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INTERVISTA

SANGUEDOLCE GIUGNO 2019 - N°80

LA MOZZARELLA PUGLIESE GUARDA ALL’ORIENTE

INTERVISTA

ANNAMARIA BRINDICCI UNA DONNA DURA CHE PERÒ NON PERDE MAI LA TENEREZZA

INTERVISTA

GIUSEPPE ARMENISE IL DESIGNER CHE PROGETTA LA BELLEZZA


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Voglio raccontarvi una notizia scomoda e una confidenza vera. Della notizia probabilmente ne avrete già sentito parlare: si tratta della recente “Pace fiscale” voluta da questo governo e che ha fatto emergere ben 12,9 milioni di cartelle rottamate e 38,2 miliardi di euro di imposte a vario titolo non versate. È vero, è un mare di soldi (una maxi manovra finanziaria) che lo Stato non incasserà del tutto, ma è fin troppo facile dipingere gli italiani - come mi è capitato di leggere su alcuni autorevoli giornali - come un popolo di “poeti, navigatori ed… evasori”. Vi racconto dunque la confidenza che, come detto, è anche una storia vera. È la vicenda di un artigiano del Barese, una persona che conosco personalmente, costretto a licenziare un suo dipendente per non dover pagare più tasse di quante non ne possa sopportare. Il paradosso più sconcertante è che parliamo di un piccolo imprenditore che non solo investe in tecnologia e marketing, ma che dà anche lavoro a giovani ragazzi con regolare contratto di lavoro. Insomma un piccolo produttore moderno, in regola con previdenza, sicurezza sul lavoro, registratore di cassa digitale e tutto il resto. L’attività per di più funziona, addirittura registra un +10% di fatturato su base annua. Eppure gli hanno spiegato che il carico di costi sostenuto alla voce personale dipendente, in rapporto al fatturato, comporta un carico fiscale pressoché insostenibile. In altre parole, dovrebbe aumentare le sue entrate del 30% per starci dentro. «Ma io lavoro già 18 ore al giorno, che altro devo fare! Lo Stato è un socio occulto che si prende il 63%, così non è possibile andare avanti. A questo punto mi costringono a togliere il contratto a uno dei miei ragazzi e a pagarlo a nero». C’è poco altro da aggiungere. Al netto delle facili opinioni firmate da facili intellettuali, le storie vere spiegano meglio le notizie difficili. COSIMO DE GIOIA RUBRICHE

PAGINA 46 Mimmo Cormio

SANGUEDOLCE LA MOZZARELLA PUGLIESE GUARDA ALL’ORIENTE

INTERVISTE

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Fabio Romano

SCONTRINI ELETTRONICI: INIZIA L’OBBLIGO DELL’INVIO TELEMATICO DEI CORRISPETTIVI

Nicola Pugliese

AVVIARE UNA NUOVA ATTIVITÀ A TRANI, BISCEGLIE O MOLFETTA? ECCO«START & GO»

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PAGINA 52

GIUSEPPE ARMENISE

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PAGINA 48

PAGINA 50

ANNAMARIA BRINDICCI UNA DONNA DURA CHE PERÒ NON PERDE MAI LA TENEREZZA

UNA VACANZA NEL SEGNO DELLA VELA

IL DESIGNER CHE PROGETTA LA BELLEZZA

Sabrina Laurora

UN BON-TON PER OGNI CERIMONIA

PAGINA 54 Paolo D’Ambra

IL VALORE DELLA DIVERSIFICAZIONE NEGLI INVESTIMENTI

OLTRE - rivista iscritta nel registro dei giornali mensili del tribunale di Trani n.8/12 del 13/02/2012 EDITORE Gio Group DIRETTORE RESPONSABILE Cosimo de Gioia PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Cream - Creativi Mediterranei FOTOGRAFIA Stefania Pastore - Nicola Pappalettera STAMPA GESCOM SPA COLLABORATORI Mimmo Cormio, Nicola Pugliese, Fabio Romano, Paolo D’ambra, Irene Cristallo CONTATTI Commerciale 349 1149247 / Distribuzione 320 4088892 / Redazione 393 9434349 info@giogroupcomunicazione.it Le collaborazioni sono a titolo gratuito. La riproduzione anche parziale di immagini e contenuti è vietata.

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INTERVISTA

SANGUEDOLCE LA MOZZARELLA PUGLIESE GUARDA ALL’ORIENTE Sanguedolce di Andria ha appena compiuto 100 anni e si prepara a realizzare un nuovo stabilimento con un occhio alla Cina e all’India di COSIMO DE GIOIA

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Una foto di famiglia in formato gigante ci dà il benvenuto nello stabilimento Sanguedolce, nella periferia di Andria. È un’immagine storica non solo perché celebra i 100 anni di questo storico caseificio pugliese, quanto perché è uno dei pochi fotogrammi che ritrae papà Leonardo Sanguedolce (scomparso qualche anno fa) in compagnia dei tre figli maschi che oggi guidano l’azienda: Tommaso, Luca e Antonio. Un secolo di storia tutto racchiuso in una foto. In quel fotogramma c’è il racconto di un’azienda che si sviluppa su 15 mila metri quadri, conta 180 dipendenti e quest’anno punta ai 40 milioni di euro di fatturato. Sanguedolce distribuisce i brand Saporosa, Dolcerosa e la burrata andriese nei principali supermercati italiani ed europei, oltre alla produzione per le private label. A raccontarci questo secolo di storia è Luca Sanguedolce, 60 anni, deus ex machina di questa realtà imprenditoriale di successo.

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Scommetto che oggi quello spazio in più sarebbe tornato utile... Dottor Sanguedolce avete da poco festeggiato il primo secolo di vita di quest’azienda: possiamo fare un passo indietro di 100 anni per raccontare come nasce tutto questo? Questa avventura nasce con il papà della buonanima di mio nonno, Tommaso Sanguedolce, il «Casaro» come lo chiamavano tutti, che già nei primi anni del ‘900 si prese una mucca e cominciò questa sua passione per la lavorazione del latte. All’epoca erano tutti contadini, la produzione era di qualche litro di latte, qualche formaggio, una piccola ricottina fatta in casa, preparazioni artigianali per lo più destinate a un consumo casalingo. Poi, al ritorno dalla Prima Guerra Mondiale, mio nonno seguì le orme di suo padre e avviò una piccola attività casearia a conduzione familiare: dei suoi tre figli l’unico a proseguire l’attività fu mio padre che purtroppo dal 2015 ci manca. Oggi invece siete tutti e tre i fratelli a portare avanti l’azienda. Quella di mio padre era una piccola bottega sotto casa e quando noi tre figli siamo cresciuti è stato naturale avvicinarsi a questa realtà. È vero che, fra i tre fratelli, lei era il più ambizioso, quello che aveva capito che si poteva andare oltre la bottega...

E sì, infatti abbiamo comprato una segheria dismessa non lontano da qui, una struttura di 10 mila metri quadri destinata a ospitare una nuova tecnologia più moderna, una linea di produzione «frozen» per soddisfare la domanda sempre più crescente che ci arriva dai paesi dell’oriente. Si tratta di un progetto di ampliamento importante, per un investimento del valore di 20 milioni di euro. In questa sede, invece, resterà la tecnologia artigianale per la distribuzione in Puglia e in Italia.

intervista _ SANGUEDOLCE

In realtà questo capannone all’inizio era di 30 mila metri, io lo feci dividere in due parti. Ancora oggi mio fratello mi rimprovera per la scelta di non aver acquistato quegli altri 15 mila metri. In quel momento però non bastava comprare, bisognava anche riempire.

Quanti anni aveva quando ha cominciato a maturare l’idea di prendere in mano la gestione? Io e mio fratello più grande lavoriamo nel caseificio dall’età di dieci anni. Il massimo dello studio per noi era la terza media. Quando mio padre veniva a scuola per ritirare la licenza elementare, i professori dicevano «Leonardo, suo figlio ha le capacità e le qualità per andare avanti con lo studio» e tutte le volte lui rispondeva, in dialetto andriese: «e le mozzarelle chi le deve fare?». Non smettevamo mai di lavorare, il lavoro ce l’avevamo nel dna: all’epoca quando finiva la scuola al pomeriggio si andava a lavorare e quando c’erano le vacanze andavo a consegnare le mozzarelle col vespino o in bicicletta. La nostra era una piccola azienda familiare, ci si aiutava l’uno con l’altro, anche mia madre dava una mano. Però quello che fra tutti non si accontentava ero io.

Volevo qualcosa di più, volevo sempre crescere, avevo delle ambizioni… mi dicevo perché quello sì e noi no? E così iniziammo a pensare di Si spieghi meglio, cos’è che non le andava stravolgere un po’ tutto. Tanto è vero che mio giù? padre un giorno ci disse: per cortesia aiutatemi Mi sentivo stretto. Se dovevamo lavoraprima a sposare vostra sorella più piccola, dopore 100 quintali di latte in più, lì in quella botdiché quello che vorrete fare farete. Di lì è cotega non lo potevi fare. La nostra zona storica minciato il nostro percorso. era Barletta-Margherita-Trinitapoli. Barletta è Qual è stato il primo passo? sempre stata una zona storica per mia madre: lui Passammo dal piccolo laboratorio di 100 avrebbe voluto realizzare lì il suo primo caseimetri quadri sotto casa di mio padre a un capan- ficio, ma all’epoca, per i genitori di mia madre, none di 3 mila metri quadri, in una traversa di era come se sua figlia dovesse trasferirsi a New via Barletta. Lì iniziò l’attività allargata, i primi York e allora rimase ad Andria. Quando però mi giorni ci sembrava di stare in un aeroporto. Poi accorsi che il mercato ormai era troppo circoabbiamo capito che se volevi essere presente scritto, ebbi l’idea di spostarmi su Bari. nella grande distribuzione, se volevi ambire ai mercati esteri, allora dovevi avere una struttura idonea per far sì che il prodotto attraversasse tutte le fasi di lavorazione. Così cominciammo a pensare di venire nella sede attuale e dal capannone di 3 mila metri quadri ci siamo ritrovati in questo di 15 mila. Un bel passo avanti...

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In che modo quell’episodio ha segnato la I vostri clienti all’epoca erano le piccole sasua esperienza? lumerie, vero? Quell’episodio è solo per dire l’importanza Sì, all’epoca i supermercati non esistevano ancora, mio padre trasportava le mozzarelle del lavoro. Oggi qui in azienda ci sono i miei fidentro i secchi in sella a una lambretta. Il primo gli, i figli di mio fratello, i figli dell’altro fratello supermercato lo abbiamo servito nel 1975, si e poi ci sono i generi. Oggi però i giovani non chiamava Mega Market a Barletta: era il primo hanno la stessa fame che avevamo noi alla loro età. Non hanno la stessa ambizione. All’epoca il supermercato Dok-Famila di oggi. nostro sogno era avere la macchina, 20 milioni Torniamo all’evoluin banca e la casa. Il Signore grazie a Dio ci ha BARI, OLTRE AD ESSERE zione di Sanguedolce... dato quelli e altro. I nostri figli hanno avuto già UNA CITTÀ GRANDISSIMA, Spostarsi su Bari e nel tutto. CI APRÌ LE PORTE DI UN sud barese fu per me come Questa è una bella riflessione che accomuMERCATO CHE APPREZZAVA entrare in un altro mondo. na tante altre realtà aziendali: che si fa? Bari, oltre ad essere una MOLTO IL NOSTRO PRODOTTO città grandissima, ci aprì Abbiamo chiesto la consulenza dello studio Ambrosetti, una società esperta nei passaggi gele porte di un mercato che apprezzava molto il nostro prodotto. I clienti ci facevano i compli- nerazionali all’interno delle aziende: abbiamo scritte delle regole per il futuro e per far sì che menti, caricavo il furgone e andavo a vendere. l’azienda continui sempre a vivere e a crescere Andava lei stesso a fare la vendita, non passando da una generazione all’altra. avevate distributori o rappresentanti? Insomma, la sfida è quella di riscoprire la Noi qui abbiamo sempre lavorato tutti. Lei stessa umiltà da cui siete partiti. adesso mi vede in giacca e cravatta, ma se veNoi siamo stati sempre umili. Mi hanno innisse la notte mi troverebbe con il camice bianco insieme con gli operai a lavorare. Gli operai segnato che bisogna sempre tenere i piedi per sono tutti bravi, ma hanno bisogno sempre di terra. Talvolta, invece, mi capita di vedere gente che non ha niente eppure si gonfia. Io, tipo, ho essere guidati. una macchinina e sono due-tre anni che non la Poi però cosa è successo? prendo più perché mi dà quasi fastidio il fatto Il 26 luglio del 1989 mi stavo recando a Boja- che qualcuno possa vedermi e pensare che vono, in Campania, per incontrare dei nuovi ac- glio ostentare qualcosa. quirenti. Ci andai con un mio distributore che Una «macchinina» importante, mi pare di aveva organizzato l’appuntamento, era lui alla capire... guida: a Vallata andammo a ficcarci sotto un Sì, una Ferrari 612 Scaglietti. camion e passai cinque giorni in rianimazione. Sono tornato in vita perché lassù qualcuno mi disse che non era ancora giunta la mia ora e così sono tornato indietro. Avevo 30 anni, due figlie e un terzo figlio in arrivo.

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paura a più di una persona.

La vostra azienda ha 100 anni di età, ma direi che non li dimostra: prodotti all’avanguardia, investimenti in tecnologia, investimenti nella comunicazione e nella pubblicità. Del resto lei mi ha subito risposto al telefono e dopo ventiquattro ore eccoci che facciamo l’intervista: ho avuto subito la sensazione di un imprenditore che non se la tira. Eppure lei mi dice di avere solo la terza media: come si fa a stare al passo coi tempi? Se vuoi crescere devi studiare, ti devi aggiornare, devi sempre confrontare con ciò che sta fuori. Ricordo ancora la gioia negli occhi dei miei figli quando mi regalarono il primo iPhone: mi dissero che era uno dei primi modelli in assoluto e che non erano in tanti ad averlo. Io dopo due giorni lo buttai via e dissi ridatemi il mio Nokia. Poi pian piano me lo sono ripreso e ho dovuto imparare. Oggi non posso fare più a meno di leggere le email sul mio iPhone, di inviare messaggi via WhatsApp o di fare videoconferenze quando non posso partecipare a Parma alle riunioni di Assolatte, di cui facciamo parte.

In Cina fino a qualche tempo fa non bevevano latte, poi si sono accorti che tutti soffrivano di osteoporosi al punto che il governo cinese ha obbligato a bere latte ogni giorno. All’inizio importavano latte in polvere dalla Germania, mentre di recente hanno cominciato a realizzare le stalle e i primi impianti di produzione di latte. Tenga conto che se i cinesi iniziassero a consumare mediamente un litro di latte pro capite, tutta l’Europa intera non basterebbe a dare il latte alla Cina. E se i cinesi iniziassero a mangiare un solo bocconcino di mozzarella a testa, non basterebbe tutto ciò che produciamo per rifornire quel mercato. È certamente un’opportunità, ma loro copiano tutto e se impareranno a produrre anche la mozzarella sarà un problema. Il nostro vantaggio è che la mozzarella la facciamo e la mangiamo al momento. I cinesi potranno spedirla qui solo surgelata.

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In che senso?

A proposito quanto latte trasformate in questa sede? Trasformiamo dai 1.000 ai 1.500 quintali di latte al giorno, fatturiamo oltre 35 milioni di euro e nel 2019, se Dio vuole, ci avvicineremo ai 40 milioni di euro. Il prossimo traguardo?

Come le dicevo prima abbiamo tutto pronSi ricorda un momento in cui ha sentito to qui accanto per un nuovo impianto. Si tratta forte il peso di una una scelta importante? di un investimento pensato per crescere ancora. Quando comprammo il primo capannone. Realizzeremo un impianto di nuova generazioLo acquistammo da un barlettano che produ- ne che ci permetterà di produrre mozzarella con ceva profilati di alluminio e non avevamo una una chef-line di 40 giorni, con una tecnica partilira. Senza saperlo ci siamo ritrovati con 300 colare di surgelazione, in questo modo potremmilioni di debiti che aveva quel signore e che mo trasportarla dappertutto, a costi ragionevoli abbiamo dovuto pagare noi. È stato un momen- che oggi non ci vengono garantiti dai trasporti to difficile. In quei giorni ti sedevi a tavola, ci via aerea. guardavamo in faccia e non sapevamo cosa fare. In cento anni come sono cambiati i gusti Ti veniva da piangere. Il nostro obiettivo, però, dei consumatori? era di mantenere alto il nome di nostro padre e Siamo stati i primi a fare la mozzarella sensolo questo ci ha spinti ad andare avanti, a lavoza lattosio e oggi offriamo tutta la gamma comrare h24, giorno per giorno, fino a raggiungere pleta di senza lattosio autorizzata dal Ministero il risultato. Del resto, potevamo contare su un della Salute. Abbiamo anche lanciato il prodotto prodotto eccezionale che piaceva al mercato, abbiamo avuto un pizzico di fortuna che ci ha «bio» perché oggi il consumatore è molto attenpermesso di lavorare e da lì in poi è stato tutto to alla qualità, quindi a noi tocca stare sul pezzo e seguire con attenzione i gusti che cambiano. in discesa. Per esempio oggi si fa più attenzione alla linea Oggi Sanguedolce distribuisce in Italia e e se una volta a tavola si mangiava anche un un anche all’estero. chilo di mozzarella, oggi 100 grammi sono pure Siamo presenti in tutta Italia e abbiamo ini- tanti. ziato da poco con la Spagna. Produciamo molLei come la gusta la mozzarella? to per un’azienda che si chiama Nuova Castelli La mozzarella deve essere sempre stempeche distribuisce in Francia, Inghilterra, Olanda. Siamo presenti anche all’estero tra il 10-20 per rata e consumata a temperatura ambiente, non cento. A New York come a Hong Kong, dove in aver paura se all’esterno ci sono 40 gradi e fa calun ristorante italiano, un giorno, trovai la mia do. La mozzarella non si rovina, anzi la mozzarella nasce già a 80 gradi. Mangiato appena tiraburratina. to fuori dal frigorifero, qualsiasi alimento perde In Medio Oriente? ogni sapore. L’Oriente è il mercato che se scoppia farà 16

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EN

SANGUEDOLCE

But then what happened? Dr. Sanguedolce, you have just celebrated the first century of life of this company: can we take a 100 years step back to tell how it all began? This adventure was born with the father of my grandfather, Tommaso Sanguedolce, the “Casaro” as he was called by everyone, who already in the early ‘900 took a cow and began his passion for milk processing. At that time, they were all farmers, the production was of a few liters of milk, a few cheeses, a small homemade ricotta, homemade preparations mostly for home consumption. Then, after returning from the First World War, my grandfather followed the footsteps of his father and started a small family dairy business: of his three children the only one to continue the business was my father who unfortunately left us in 2015. Today, all three brothers are running the company. My father’s business was a small shop under our home and when we three children grew up it was natural to approach this reality. Is it true that among the three brothers, you were the most ambitious, the one who understood that you could go beyond the shop... I wanted something more, I have always wanted to grow, I had ambitions... I wondered why the others did it and we should not? And we began to think about changing everything. So that one day my father told us: please help me first to make your youngest sister get married, then you do what you want. That’s when our journey started. What was the first step? We moved from the small 100-square-metre workshop under my father’s house to a 3,000-square-metre shed on a side street in Via Barletta. There the extended activity began, the first days we felt like being in an airport. Then we realized that if we wanted to be present in the big distribution, if we wanted to target foreign markets, then we needed to have a suitable structure to ensure that the product went through all stages of processing. This is how we started to

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On July 26, 1989, I was on my way to Bojano, Campania, to meet new buyers. I went there with a distributor of mine who had organized the appointment, he was driving... in Vallata we went to get stuck under a truck and I spent five days in reanimation. I came back to life because someone told me, up there, that my time had not arrived yet. I was 30 years old, two daughters and a third son coming.

think about moving to the current location and from the shed of 3 thousand square meters we found ourselves in this of 15 thousand. A good step forward... Actually this shed at the beginning was 30 thousand meters, I made it split into two parts. Even today my brother blames me for the choice of not having bought those other 15 thousand meters. At that time, however, it was not enough to buy, it was also necessary to fill.

How did that episode mark your experience?

I bet today that extra space would have been useful... Yes, in fact, we bought a disused sawmill not far from here, a 10,000-square-metre structure destined to host a new, more modern technology, a “frozen” production line to satisfy the ever-increasing demand that comes from the Eastern countries. This is an important expansion project with an investment of 20 million euros. Here, however, will remain the technology for distribution in Puglia and Italy. How old were you when you began to mature the idea of taking over the management? My older brother and I have been working in the dairy since the age of ten. The highest level of study for us was the third grade of middle school. When my father came to school to collect the elementary school certificate the professors said “Leonardo your son has the skills and qualities to go on with the study” and every time he used to answer, in the dialect of Andria: “ and who will be supposed to make the mozzarella then?” We never stopped working, we had work in our DNA: at that time when we finished school in the afternoon we went to work and when there were holidays I went to deliver the mozzarella with the vespino or by bicycle. Ours was a small family business, we helped each other, even my mother helped out. But the one who wasn’t satisfied with it was me. Explain yourself, what was the matter with you? I felt tight. If we had to process an extra 100 quintals of milk, you couldn’t do it there. Our historical area was Barlet-

ta-Margherita-Trinitapoli. Barletta has always been a historic area for my father: he wanted to make his first dairy there, but at that time for my mother’s parents it was as if her daughter had to move to New York and then they stayed in Andria. But when I realized that the market was already too crowded, I had the idea of moving to Bari. Your clients at that time were the little delicatessens, right? Yes, at that time supermarkets did not exist yet, my father transported the mozzarella in the buckets riding a Lambretta. We served the first supermarket in 1975, it was called Mega Market in Barletta: it was the first Dok-Famila supermarket of today. Let’s go back to the evolution of Sanguedolce... Moving to Bari and the South of Bari was for me like entering another world. Bari, besides being a very big city, opened the doors of a market that appreciated our product very much. The customers complimented us, I loaded the van and went to sell. You went to make the sale yourself, you didn’t have any distributors or representatives?

That episode is just to say the importance of the work. Today here in the company there are my children, the children of my brother, the children of the other brother and then there are the sons in law ... But today the young people are not as hungry as we were at their age. They don’t have the same ambition. At that time our dream was to have the car, 20 million in the bank and the house. God gave us those and more. Our children already had everything. This is a beautiful reflection that connects many other business realities: what can be done? We asked for the advice of the Ambrosetti studio, a company expert in generational changes within companies: we have written rules for the future and to ensure that the company continues to live and grow from one generation to the next. In short, the challenge is to rediscover the same humility from which you started. We have always been humble. They taught me that you always have to keep your feet on the ground. Sometimes, however, I see people who have nothing and yet swell up. For example, I have a car and I don’t drive it since two or three years because it almost bothers me that someone can see me and think that I want to show something off. An important “little car”, I understand... Yes, a Ferrari 612 Scaglietti. Your company is 100 years old, but I would say it doesn’t show it: cutting-edge products, investments in technology,

investments in communication and advertising. You answered my call immediately and after twenty-four hours we are now doing the interview: I immediately had the feeling of an entrepreneur who is not showing off. You told me you only have the eighth grade: how do you keep up with the times? If you want to grow you have to study, you have to update, you always have to compare with what is out there. I still remember the joy in the eyes of my children when they gave me my first iPhone: they told me that it was one of the first models ever and that not many people had it. After two days I threw it out and I asked back my Nokia. Then slowly I got it back and I had to learn. Today I can’t avoid reading the emails on my iPhone, to send messages via WhatsApp or to make video conferences when I cannot participate in Parma to the Assolatte meetings to which we belong. Do you remember a time when you felt heavy the weight of an important choice? When we bought the first shed. We bought it from a man in Barletta who produced aluminum sections and we didn’t have a penny. Without knowing it we found ourselves with 300 million of debt that that gentleman had and that we had to pay for him. It was a difficult moment. In those days we were sitting at the table, looking each other without knowing what to do. We wanted to cry. Our goal, however, was to keep our father’s name high and that’s all that made us move on, work 24 hours a day, until we achieved the result. After all, we could count on an exceptional product that the market liked, we had a pinch of luck that allowed us to work and from then on it’s all been downhill. Today Sanguedolce distributes in Italy and abroad. We are present throughout Italy and we have just started with Spain. We produce a lot for a company called Nuova Castelli, which distributes in France, England and Netherlands. We are also present abroad between 10-20 percent. In New York as well as in Hong Kong where one day I found my burratina in an Italian restaurant. In the Middle East? The East is the market that if it explodes will frighten more than one person. In which way? In China until a short time ago they didn’t drink milk, then they realized that

everyone suffered from osteoporosis to the point that the Chinese government forced them to drink milk every day. At the beginning they imported powdered milk from Germany, while recently they started to build stables and the first milk production plants. Bear in mind that if the Chinese started to consume an average of one liter of milk per capita, the whole Europe would not be enough to give milk to China. And if the Chinese started to eat a single morsel of mozzarella each, it would not be enough everything we produce to supply that market. It is certainly an opportunity, but they are copying everything and if they learn how to produce mozzarella too, it will be a problem. Our advantage is that we make the mozzarella and we eat it fresh. The Chinese would only be able to send it here frozen.

interview _ SANGUEDOLCE

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THE APULIAN MOZZARELLA LOOKS AT EAST

Here we’ve all always worked. Now you see me in my suit, but if the night came, you’ d find me in a white uniform working with the workers. All workers are good, but they always need to be guided.

How much milk do you process here, by the way? We process from 1,000 to 1,500 quintals of milk a day, we make over 35 million euros and in 2019, if God wants, we will approach 40 million euros. The next milestone? As I told you before, we have everything ready for a new plant. It’s an investment designed to grow further. We will build a new generation plant that will allow us to produce mozzarella with a 40 days chef-line, with a particular technique of freezing, in this way we could transport it everywhere at reasonable costs that today are not guaranteed by air transport. How have consumer preferences changed in 100 years? We were the first to make lactose-free mozzarella and today we offer the full range of lactose-free products authorized by the Ministry of Health. We also launched the “organic” product because today the consumer is very concerned about quality, so it’s up to us to stay on the piece and carefully follow the changing trends. For example, today we pay more attention to the diet and if once at the table we were used to eat a kilo of mozzarella, today, 100 grams is a lot. How do you like mozzarella? Mozzarella must always be tempered and consumed at room temperature, don’t be afraid if it’s 40 degrees outside and it’s hot. Mozzarella does not get ruined, on the contrary, mozzarella is already born at 80 degrees. When eaten as soon as taken out of the refrigerator, any food loses its taste.

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INTERVISTA

ANNAMARIA BRINDICCI UNA DONNA DURA CHE PERÒ NON PERDE MAI LA TENEREZZA Lo showroom di arredamento nella zona artigianale di Terlizzi prende il nome da questa donna forte e coraggiosa, sempre pronta a cominciare da zero insieme con le figlie di COSIMO DE GIOIA

Annamaria Brindicci è tante cose. È una donna dai capelli corti e guai se alzi più di tanto il tono della voce. È una tosta che ha cresciuto da sola due ragazze, Caroline e Noemi, non senza tante difficoltà. È una «interior design» di Terlizzi che crea e disegna spazi da abitare, offre soluzioni di arredo e porta con sé un biglietto da visita lungo trent’anni. Annamaria Brindicci è soprattutto un’imprenditrice coraggiosa che cominciò da un garage per poi arrivare in vetta. Lei è tutto questo. È un esempio di donna che ne ha passate tante nella vita, ma che ogni volta ha saputo rialzarsi e ricominciare da zero. Superando l’inciampo di un matrimonio finito troppo presto, due figlie da tirare su da sola, una casa ogni volta da reinventare. E poi, ancora, l’ennesimo strappo familiare, l’addio all’azienda di famiglia che aveva contribuito a creare. E di nuovo la voglia di ricominciare. Annamaria Brindicci, un brand. Una a cui non piacciono i riflettori. Quando le chiediamo l’intervista lei dice subito di sì, ma alla fine resta dietro le quinte. Davanti ai microfoni c’è sua figlia, Caroline Piacenza, non ancora trentenne, studi in marketing e comunicazione, tornata nella città dei fiori per dirigere l’azienda concepita nel soggiorno di casa insieme con sua madre e sua sorella. Lo showroom nasce nel 2018 nella zona artigianale di Terlizzi e subito si afferma come uno degli showroom di arredamento più apprezzati del nord barese. Un «laboratorio», lo chiamano. Uno spazio per coltivare design, fare innovazione e aiutare i clienti a creare la casa migliore per loro. Il concept è quello di una sartoria dell’arredamento, impreziosita con la firma di Annamaria, arredatrice già nota in zona, fondatrice, diversi anni fa, di un’altra azienda del settore molto nota. Attraversiamo pavimenti e rivestimenti, arredo bagno, soluzioni d’arredo per giardino. Qui ci lavorano otto persone, otto donne e un solo uomo. Questa è la storia di tre donne forti, una mamma e le sue due figlie, con le proprie vite sparse in giro per l’Italia, che un giorno hanno deciso di tornare insieme per costruire un sogno.

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intervista _ BRINDICCI

Allora Caroline, iniziamo dal nome che avete dato all’azienda: «Annamaria Brindicci», una scelta che è già tutto un programma. È stato molto difficile scegliere. All’inizio avevamo tirato fuori tante idee: avevamo pensato a un nome in inglese adatto anche per l’estero, oppure a un nome che facesse pensare al concetto di casa. Le idee ci piacevano tutte e ci sembrò difficile optare per l’una o per l’altra. Però, poi, a un certo punto ci siamo chieste: cos’è che spinge il cliente a venire qui da noi nel nostro showroom? La risposta è venuta naturale: Annamaria Brindicci, mia madre. I clienti che si rivolgono a lei lo fanno proprio per la sua reputazione, per la sua competenza, per tutto ciò che lei ha fatto di buono durante la sua carriera. Perché lei non ha mai preso in giro un cliente, se dice che qualcosa non si può fare allora vuol dire che non si può fare. È una donna schietta che non cerca mai facili scorciatoie. Da dove viene questa sua competenza? La sua reputazione e la preparazione si sono formate nel tempo, È PROPRIO DA QUEL GARAGE all’interno di un’azienda familiare che ha contribuito a fondare. InsieCHE È NATA UNA DELLE a suo fratello cominciò un’attiviREALTÀ IMPRENDITORIALI PIÙ me tà commerciale in un garage sempre IMPORTANTI DELLA PUGLIA qui a Terlizzi. Avevano un sottoscala come ufficio, credo di poterlo definire proprio così. Ed è proprio da quel garage che è nata una delle realtà imprenditoriali più importanti della Puglia.

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Oggi questa azienda è un sogno che si realizza. È un sogno che tutte e tre custodivamo nel cuore da tempo. Io e mia sorella, sin da piccole, siamo cresciute osservando la dedizione al lavoro da parte di mia madre, guardavamo a quel suo impegno come a qualcosa direi di poetico. Abbiamo sempre abitato la nostra casa in tre. Per tante volte nella nostra vita abbiamo anche dovuto cambiare casa. Ogni volta era un dover ripartire da capo. Eppure, mia madre ogni volta riusciva innamorare IL GIORNO DEL SUO CINQUANTESIMO adi farci nuovo di quello COMPLEANNO, DURANTE UNA CENA, spazio: ogni volta la nostra vita cambiava CI HA ANNUNCIATO CHE AVEVA e di nuovo ci semFIRMATO PER UN NUOVO CAPANNONE brava che quella fosse la casa più bella di tutte. Ogni volta sapevamo che non sarebbe stata nemmeno l’ultima. Il 16 dicembre del 2016, il giorno del suo cinquantesimo compleanno, durante una cena, ci ha annunciato che aveva firmato per un nuovo capannone nella zona artigianale di Terlizzi. Tu e Noemi come avete reagito? Tutta la passione che ci ha trasmesso ci ha spinti a seguirla in questo sogno. Così è successo che mia sorella non ha più firmato quel contratto di assunzione per un’importante azienda di Roma (oggi nostra competitor) e io ho lasciato il mio lavoro di libera professionista a Milano nel mondo del marketing e della comunicazione. E quindi cosa avete fatto subito dopo? Se uno mi dovesse chiedere qual è stato il tuo primo giorno di lavoro in azienda, risponderei il 15 gennaio 2017, nel soggiorno di casa nostra: clienti, appuntamenti, decisione sul nome da dare al brand, formazione, tutto è partito dal sog-

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Annamaria Brindicci è una persona molto dura che però non perde mai la tenerezza. Questo suo tratto lo intuisci subito tanto nella vita privata, quanto nella vita professionale. Se c’è una cosa che lei non sbaglia mai è l’ascolto della persona che ha di fronte, la capacità di comprendere tutto subito. Se tu pensi di nasconderle qualcosa hai sbagliato perché lei l’ha già capita. Le vostre collaboratrici sono tutte donne: cos’è, una forma di emarginazione al contrario?

La casa è donna. Tutto ciò che si trova in casa è tenerezza, a prescindere da chi ci sia ad abitarla. A proposito di tenerezza, noi non ci conosciamo ma tu dai l’impressione di essere una ragazza molto dolce. C’è qualcosa che hai preso da tua madre? In tanti mi dicono che sono dolce, a dire il vero non saprei dire da dove viene fuori questa dolcezza (sorride, ndr). Sono una persona molto persuasiva. Da mia madre ho preso sicuramente la capacità di comprendere le persone, ascoltarle e comunicare con loro. Quando sono stata a Londra mi sono ritrovata a lavorare con persone diversissime tra loro, sono passata dalla principessa del Kuwait che doveva acquistare scarpe da 1.200 sterline per lei e le sorelle, a clienti senza volto a cui dovevo vendere qualcosa tramite teleselling. Target diversi, eppure sia con l’uno che con l’altro mi sono sempre trovata nella mia zona di comfort. Mia madre è una persona che riesce a

intervista _ BRINDICCI

giorno di casa nostra. Lì sul tavolo dove io, mia madre e mia sorella facevamo colazione, c’erano computer, cataloghi e campioni. E sempre lì, in soggiorno, abbiamo accolto i nostri primi clienti: mi è persino capitato di dover aprire la porta in pigiama e di trovarmi di fronte dei clienti ai quali ho chiesto di attendere qualche minuto per Un bel giorno avete deciso di ricominciare cambiarmi. da zero: avete preso il meglio di voi stesse e vi Mi racconti un po’ chi è tua madre? siete messe in gioco.

parlare con tutte le persone del mondo e io questa cosa l’ho imparata da lei. Non posso dire invece di essere una persona riflessiva perché agisco col cuore. Questa “zona di comfort”, come la chiami tu, l’hai avvertita anche quanto sei tornata a Terlizzi? Come si sta qui dopo aver fatto esperienze importanti a Londra e a Milano? La voglia di tornare a casa ce l’avevo anche quando ero a Londra. La routine di Londra o Milano avevano un non so che di figo. La verità è che la vita lì non è stata così facile. Lavoravo tutto il giorno, avevo tre diverse attività, la mattina lavoravo in un negozio di lusso, la sera lavoravo in un ristorante argentino e nel weekend scrivevo articoli per dei grandi brand della moda italiani. Dovevo pagarmi la casa, non avevo il tempo per dire che bella Londra. A Milano ho vissuto un’esperienza completamente diversa, lavorando in un’azienda di trading e investimenti finanziari: dopo un anno che ero lì mi sono accorta che non avevo mai visto i famosi Navigli. Non avevo tempo per andare a fare passeggiate. Tornare a Terlizzi per me significava tornare a casa, potersi sedere davanti alla tv in compagnia di qualcuno, incontrare le persone a cui vuoi più bene, non essere più da soli. Come è fare impresa nel Sud Italia, in particolare in un paese della provincia? È un passo molto complesso e un investimento importante anche sotto il profilo economico-finanziario. Però devo dire che se fai bene il tuo lavoro il passaparola funziona: le persone che vengono qui a trovarci si trovano bene e la loro soddisfazione facilita tantissimo il nostro lavoro. Io voglio puntare su questo, non ho bisogno di particolari strumenti pubblicitari, io desidero che la persona racconti l’esperienza che ha avuto con Annamaria Brindicci. Questo per me è il miglior bigliettino da visita.

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intervista _ BRINDICCI

La tua è la storia di una ragazza che lavorava per altri e che all’improvviso si è ritrovata con un’azienda tutta sua. Hai paura qualche volta di non essere all’altezza delle attese di tua madre? Se prima lavoravo per realizzare i sogni di altre persone, oggi avverto la responsabilità di dover lavorare tutti i giorni per realizzare un sogno che non appartiene solo a me, ma è anche il sogno di mia madre e di mia sorella. La sensazione di non essere mai all’altezza della propria madre c’è e ci sarà per sempre: come capita a tutti i figli del mondo, dentro di noi resta una vocina che ci ricorda che la mamma ha sempre ragione. Cosa vuoi fare da grande? È una domanda alla quale non ho ancora dato una risposta nemmeno a me stessa, quindi non penso di poterla dare adesso. Anche perché ogni giorno cambio idea su quello che voglio fare da grande. La mia idea non è sicuramente quella di aprire tanti showroom in giro per il mondo, piuttosto vorrei portare il “concept” di quello che noi facciamo qui anche in altri ambiti, penso magari, chissà, a un b&b esperienziale... Vorrei che il nome di Annamaria Brindicci diventasse l’esempio di un’esperienza.

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ANNAMARIA BRINDICCI ANNAMARIA BRINDICCI, A STRONG WOMAN WHO NEVER LOSES HER SWEETNESS…

So, Caroline, let’s start with the name you gave the company: “Annamaria Brindicci”, a choice that is already a whole program. It was very difficult to choose. At the beginning, we had come up with a lot of ideas: we had thought of a name in English that would also be suitable for foreign countries, or a name that would make you think about the concept of home. We liked all the ideas and it seemed difficult to choose one or the other. But then at a certain point we asked ourselves: what is it that drives the customer to come here in our showroom? The answer came naturally: Annamaria Brindicci, my mother. Customers choose her because of her reputation, her expertise, everything she has done well in her career. Because she has never taken advantage of a client, if she says that something cannot be done then it means that it cannot be done. She’s a straightforward woman who never seeks easy shortcuts.

Where does her competence come from? Her reputation and preparation have been formed over time within a family business that she helped to found. Together with her brother she started a business in a garage here in Terlizzi. They had a sub-staircase as an office, I think I can call it that. And it was precisely from that garage that one of the most important entrepreneurial realities in Puglia was born. One day you decided to start again from scratch: you took the best of yourselves and you’ve put yourselves out there. Today, this company is a dream that has come true. It’s a dream that all three of us have been keeping in our hearts for a long time. My sister and I have grown since we were little, observing my mother’s dedication to work, we looked at her commitment as something I

would say poetic. We have always lived in our house in three. For so many times in our lives we also had to change homes. Every time, it was a fresh start. And yet, my mother always managed to make us fall in love again with that space: every time our life changed and again we felt that this was the most beautiful house of all. Every time we knew that it would not even be the last. On December 16, 2016, the day of his fiftieth birthday, during a dinner, she announced that she had signed for a new warehouse in the artisan area of Terlizzi. How did you and Noemi react? All the passion that she has passed on to us has led us to follow her in this dream. So it happened that my sister didn’t sign anymore that contract of employment for an important company in Rome (now our competitor) and I left my job as a freelancer in Milan in the world of marketing and communication.

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If anyone asked me what was my first day of work in the company, I would reply 15 January 2017 in the living room of our house: customers, appointments, decision on the name to give the brand, training, it all started from the living room of our house. There, on the table where my mother, my sister and I had breakfast, there were computers, catalogues and samples. And always there, in the living room, we welcomed our first customers: it even happened to me that I had to open the door in my pyjamas and find myself in front of the customers asking to wait a few minutes to change clothes.

interview _ BRINDICCI

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So what did you do next?

Can you tell me who your mother is? Annamaria Brindicci is a very strong person who never loses her sweetness. You can immediately sense this aspect of her in both her private and professional life. If there is one thing she never fails, it is listening to the person in front of her, the ability to understand everything immediately. If you think you’re hiding something from her, you’re wrong because she’s already understood it. Your employees are all women: what is this, a reverse form of marginalization? The house is female. Everything in the house is sweetness, no matter who lives there. Speaking of sweetness, we don’t know each other, but you give the impression of being a very sweet girl. Is there anything you took from your mother? A lot of people tell me I’m sweet, I don’t really know where that sweetness comes from (she smiles, ed.). I am a very persuasive person. From my mother I definitely got the ability to understand people, listen to them and communicate with them. When I was in London I found myself working with very different people, I went from the princess of Kuwait who had to buy £1200 shoes for her and her sisters, to faceless clients to whom I had to sell something through teleselling. Different audiences, but with both I always found myself in my comfort zone. My mother is a person who can talk to all the people in the world and I learned this

from her. I can’t say I’m a thoughtful person because I act with my heart. Did you feel this “comfort zone”, as you call it, when you returned to Terlizzi? How is it here after having had important experiences in London and Milan? I also had the desire to go home when I was in London. The routine in London or Milan had something cool. The truth is that life there wasn’t so easy. I worked all day long, I had three different activities, in the morning I worked in a luxury shop, in the evening I worked in an Argentinean restaurant and in the weekend I wrote articles for big Italian fashion brands. I had to pay for the house and I didn’t have time to say how beautiful London was. In Milan I had a completely different experience working in a trading and financial investment company: after a year there I realized that I had never seen the famous Navigli. I didn’t have time to go for walks. For me, going back to Terlizzi meant going home, being able to sit in front of the tv with someone, meet the people you love the most, not be alone anymore. How is it to do business in Southern Italy, particularly in a city in the province? It’s a very complex step and it’s an important investment also from an economic-financial point of view. But I must say that if you do your job well, word of mouth works: the people who come here to visit us are happy and their sati-

sfaction makes our work much easier. I want to focus on this, I don’t need special advertising tools, I want people to talk about their experience with Annamaria Brindicci. This is the best business card for me. Yours is the story of a girl who worked for others and suddenly found herself with a company of her own. Are you afraid sometimes of not being up to your mother’s expectations? If before I was working to make other people’s dreams come true, today I feel the responsibility of having to work every day to make a dream come true that does not belong only to me, but is my mother and sister’s dream, too. The feeling of never being up to my mother is there and will be forever: as it happens to all the children of the world inside us remains a voice that reminds us that mom is always right. What do you want to do when you grow up? It’s a question I haven’t even answered myself yet, so I don’t think I can answer it now. Also because every day I change my mind about what I want to do when I grow up. My idea is definitely not that of opening many showrooms around the world, but rather I would like to bring the “concept” of what we do here in other areas ... I think maybe, who knows, to an experiential b&b ... I would like the name Annamaria Brindicci to become the example of experience.

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INTERVISTA

GIUSEPPE ARMENISE IL DESIGNER CHE PROGETTA LA BELLEZZA Giuseppe Armenise è il designer che ha progettato gli allestimenti floreali per importanti vip internazionali della musica e dello spettacolo. Lo abbiamo incontrato nel suo negozio “Botlea” a Bari. di COSIMO DE GIOIA

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Giuseppe Armenise è il flower designer che due anni fa curò gli addobbi per il compleanno di Madonna nella struttura da sogno di Borgo Egnazia a Savelletri. Per due volte ha ospitato la popstar americana nella masseria che possiede a Fasano insieme a un’altra stella del design, Pino Brescia. Le ha fatto assaggiare i panzerotti e nel frattempo si tirava pizzicotti sulla guancia per essere sicuro di non trovarsi dentro una favola. E poi ha progettato l’allestimento per il matrimonio di Justin Timberlake e l’attrice Jessica Biel, i fiori per le nozze di Alessia Marcuzzi a Londra. È stato consulente di Andrea Barzagli nella versione sposo e di altri calciatori della serie A. Ne hanno parlato tutti i giorni e con un curriculum così ti aspetteresti di trovarti di fronte uno dall’aria da vip. E invece questo fiorista di Bari, 48 anni, appassionato di viaggi, sport, peonie e ortensie, porta con sé solo un moto di semplicità. Un tipo alla mano, insomma, sobrio, con l’unico difetto, forse, di far fatica ad alzarsi presto la mattina per andare al mercato dei fiori di Terlizzi. Nel suo negozio “Botlea”, nel centro di Bari, ci fa accomodare nel suo piccolo angolo di casa ritagliato tra vasi e cactus, con tanto di specchio a forma di ovale e una fontanella che sgorga acqua più in là.

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Ho 48 anni, sono di Bari, ho studiato presso una scuola d’arte. Il mio sogno era quello di fare il grafico pubblicitario poi una serie di circostanze della vita mi hanno portato in un’altra direzione. In realtà non avevo mai pensato di fare il fiorista, né ho mai frequentato un corso da fiorista, anzi di questa cosa me ne vanto.

intervista _ ARMENISE

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Partiamo col raccontare chi è Giuseppe Armenise

Perché? Perché così come nella moda le regole per un allestimento sono le stesse: le giuste combinazioni di colori, le proporzioni, le forme. A tutto questo bisogna aggiungere il proprio gusto. La mia scuola è il viaggio: quando visiti il mondo ti si apre la mente, viaggiare ti permette di conoscere nuove realtà, nuovi profumi, nuovi colori, nuove forme che diventano poi ispirazione per un allestimento. Capita per esempio di vedere qualcosa di bello a Marrakech e magari di trasformarla in un’idea per l’allestimento di un matrimonio a cui stai lavorando in quel momento. Come è avvenuto l’incontro con il mondo dei fiori? Mi sono avvicinato a una persona che già faceva questo lavoro e quasi per gioco mi sono occupato di un primo evento e poi di un secondo ancora. A un certo punto mi sono reso conto che mi piaceva questa attività. Nella mia vita ho fatto tanti lavori, ho fatto di tutto, ho insegnato anche equitazione, ma a un certo punto ho mollato tutto. La testa mi diceva che questo era il mio lavoro. E il cuore? Anche il cuore, certo. Sia con le persone che nel lavoro faccio sempre quello che mi dice la testa ancor prima del cuore. Da quanto tempo hai questo negozio? Sono in questa sede a Bari da diciassette anni. I primi eventi li ho realizzati lavorando all’interno di strutture di altissimo livello come Masseria San Domenico e Borgo Egnazia. La famiglia Melpignano mi ha molto aiutato in questo avvio, ho iniziato i primi passi nella loro struttura e ancora oggi continuo a lavorare con loro. Grazie a questa esperienza ho avuto la possibilità di occuparmi di grandi eventi approdati anche sui giornali. Poi ovviamente ha funzionato il passaparola, si è sparsa la voce e dopo alcuni anni ho deciso di aprire questa mia attività. Concretamente di cosa ti occupi? La mia consulenza inizia con un servizio di wedding planner completo. La mia collaboratrice Pierpaola Disanto inizia con il design degli inviti, dopodiché proseguiamo immaginando quale possa essere il mood. Partiamo da un’idea di colori e di materiali, sempre trovando ispirazioni nelle stagioni ovviamente. Io, in particolare, mi dedico alla parte un po’ più creativa e passo alla presentazione dei mood-boards per indicare al cliente quale direzione vogliamo prendere con il nostro progetto. Si passa poi alla selezione dei materiali, dei fiori, dei contenitori, delle luci in base anche all’entità del matrimonio. Possiamo realizzare piccoli eventi con piccoli budget, così come allestimenti per grossi eventi che richiedono non solo l’allestimento florale quanto anche un impianto scenico e luci differenti per ogni fase del matrimonio, dall’arrivo della sposa in chiesa al taglio della torta. Insomma, ti occupi del total look di un evento. Se uno ti dovesse chiedere che lavoro fai come ti definiresti? Un fiorista. Sono una persona che ama il bello e sa dare consigli su come scegliere il bello, una persona che ama cucinare, che ama tutto quello che è decor declinato in qualsiasi contesto, dal matrimonio alla festa privata. Mi occupo anche di decorazioni di interni.

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Che cosa hai in più rispetto ad altri? Assolutamente nulla. Il mercato è diverso, io posso piacere a delle persone e non piacere ad La scelta dei fiori è fondamentale perché altre. serve ad ammorbidire i diversi materiali scenoIl tuo lavoro è quello di regalare ai tuoi grafici che scegliamo e che possono essere vetri, clienti l’effetto “wow”: c’è ancora qualcosa che specchi, zinco, rame, ottone. riesce a sorprenderti? Ancora non lo hai detto per riservatezza, Al bello non ci si abitua mai, ma la semplicità ma non dimentichiamoci che tu hai organiz- resta sempre la scelta migliore. La soddisfazione zato gli allestimenti per importanti matrimo- più grande è quando il giorno ni. dopo ricevi messaggi da parte AL BELLO NON CI SI Ho curato l’allestimento per il matrimonio dei tuoi clienti che ti ringra- ABITUA MAI, MA LA di Justin Timberlake con l’attrice Jessica Biel in ziano e ti fanno i complimenti SEMPLICITÀ RESTA Puglia a Borgo Egnazia; per le nozze di Alessia per il risultato ottenuto. SEMPRE LA SCELTA Marcuzzi a Londra e poi il mio sogno più grande Quale consiglio daresti si è realizzato quando ho avuto ospite Madon- a una coppia in procinto di MIGLIORE na per due volte a Fasano. Abbiamo organizza- sposarsi? to per lei sia la festa per i 59 anni, sia una cena Non bisogna mai farsi spaventare dalle apper dei suoi amici. Devo dire che tutto questo parenze. Io vivo con l’immagine e sull’immagine è successo grazie a una persona in particolare, e quindi cerco di vivere sempre all’insegna del Pino Brescia, la persona che ha creato tutto il decor di Borgo Egnazia. Tutto quello che è suc- bello: a volte però uno può pensare che quel necesso nel mio lavoro è stato reso possibile grazie gozio bellissimo possa essere anche caro, mentre anche qui, così come accade in un negozio di a questa scintilla. grandi firme, puoi trovare una soluzione di quaRaccontaci di più, come è avvenuto questo lità a un costo accessibile. Il consiglio alle coppie incontro con Madonna? che si accingono a preparare una festa è quelMadonna tre anni fa si trovava a Borgo lo di farsi sempre un’idea di budget, in questo Egnazia quando un giorno le hanno proposto modo anche per noi diventa più semplice poter «Ti va di visitare la masseria dell’architetto del consigliare meglio, offrendo un’ottima proposta Borgo?», lei ha accettato e quando l’ha vista è creativa. Lavoriamo con qualsiasi budget, poi a impazzita di gioia per la bellezza, la semplicità, chi chiede le stelle rispondo che non abbiamo la l’energia che trasmette questa casa, si è trova- bacchetta magica. ta subito a suo agio e abbiamo cenato insieme. Quanto è importante in questo settore inOgni tanto mi tiravo dei pizzicotti perché crede- seguire la moda? vo non fosse vero. Poi ci ha chiesto se potessimo Le tendenze sono innanzitutto dettate dalle organizzare la sua festa di compleanno proprio stagioni, poi ci sono i blogger che ormai dettano in quella masseria e così due anni fa tutti i giornali hanno parlato del suo compleanno in Pu- gli stili del momento. La gente vede il matrimonio della Ferragni e chiede di avere lo stesso alleglia. stimento anche quando non se lo può permetteHo letto che hai partecipato anche all’alle- re; vede il matrimonio della principessa e chiede stimento del mega matrimonio della figlia di lo stesso bouquet della principessa. Le riviste e un magnate indiano sempre a Borgo Egnazia. internet contribuiscono a creare dei sogni. In realtà mi sono occupato solo di una piccola parte di quel progetto. Era davvero un evento troppo grande, ho avuto anche la fortuna di essere ospite della serata ed è stata una bellissima esperienza. Insomma, non solo fiori...

intervista _ ARMENISE

Quando si rivolgono a Borgo Egnazia gli vengono presentati una serie di allestimenti offerti da vari fornitori di fiducia e loro hanno la possibilità di scegliere.

Come hanno fatto queste personalità ad arrivare a te?

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intervista _ ARMENISE

Cosa va di moda attualmente? Non certo l’allestimento minimalista. È il momento dell’abbondanza. L’abbondanza dei fiori, dei colori, dei materiali, le tendenze insomma guardano al barocco. La mia idea, tuttavia, è che bisogna sempre rispettare i luoghi: non è necessario trasformare una masseria con un allestimento indiano o super english: se uno si sposa in Puglia vuol dire che ama questo territorio, dunque la funzione dell’allestimento dev’essere quello di esaltare e valorizzare l’autenticità del territorio. Ti è mai capitato di perdere un cliente perché le sue richieste non si conciliavano con il tuo gusto? Sì, hai voglia. Non è che devi dire sempre di sì, a volte capita di dover dire “no” se vuoi mantenere dei risultati di qualità. Ti capita di lavorare anche all’estero? Abbiamo curato progetti di allestimento a Londra, Salisburgo, Barcellona. Ho anche ricevuto una proposta di lavoro a New York per “Cipriani”, la nota catena di ristoranti: sono stato lì per un mese, ma continuare significava dover mollare tutto quello che avevo costruito qui fino ad allora. Alla fine quell’esperienza di un mesetto non ha avuto un seguito. C’è un luogo qui in Italia a cui sei particolarmente affezionato? Tra le immagini dei tuoi lavori ho notato che compare spesso una piccola chiesetta bianca, intuisco che sia una delle tue preferite. Si tratta della chiesa di San Michele presso la Loggia di Pilato a Monopoli. Sono innamorato del Sud Barese, mi piace la Valle d’Itria dove ci sono ancora strutture autentiche non trasformate in sale ricevimenti. Devo dire però che tutta la Puglia è bella. Un’ultima curiosità, perché questo nome «Botlea»? Mi piaceva il significato visto che la «bodlea» è una pianta che quando fiorisce fa avvicinare le farfalle. Però non piaceva la pronuncia con la “d” e l’ho sostituita con la “t”, “Botlea”.

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GIUSEPPE ARMENISE

I was in charge of the setting for the wedding of Justin Timberlake with the actress Jessica Biel in Puglia in Borgo Egnazia; for the wedding of Alessia Marcuzzi in London and then my biggest dream came true when I had Madonna as my guest twice in Fasano. We organized for her both the 59th birthday party and a dinner for her friends. I must say that all this happened thanks to one person in particular, Pino Brescia, the person who has created all the decor of Borgo Egnazia. Everything that happened in my work was made possible by this spark. Tell us more, how did this meeting with Madonna happen?

Let’s start by telling who Giuseppe Armenise is I’m 48 years old, I’m from Bari, I studied at an art school. My dream was to be a graphic designer then a series of circumstances of life took me to another direction. I had never really thought about being a florist, nor I have ever attended a course as a florist, actually I’m proud of this thing. Why? Because just as in fashion, the rules for a setting are the same: the right combinations of colors, proportions, shapes. To all this you have to add your own taste. My school is the journey: when you visit the world you open your mind, traveling allows you to get to know new realities, new perfumes, new colours, new shapes that then become inspiration for an installation. For example, it happens to see something beautiful in Marrakech and maybe turn it into an idea for the preparation of a wedding you are working on in that moment. How did the meeting with the world of flowers happen? I approached someone who was already doing this job and, almost as a joke, I took care of a first event and then a second one again. At a certain point, I realized that I liked this activity. In my life I’ve

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done a lot of jobs, I’ve done everything, I’ve also taught equitation, at some point I’ve given up everything. My head told me that this was my job. And the heart? Even the heart, of course. Both with people and at work, I always do what my head tells me even before my heart. Since how long do you have this shop? I spent the last seventeen years in this location in Bari. I realized the first events by working in a top level structure such as the Masseria San Domenico, Borgo Egnazia. The Melpignano family helped me a lot in this start up, I started the first steps in their structure and I still continue to work with them today. Thanks to this experience I had the opportunity to deal with major events that also appeared in the newspapers. Then obviously the word of mouth worked, the rumor spread and after a few years I decided to open my own business. What do you do in concrete terms? My advice starts with a complete wedding planner service. My collaborator Pierpaola Disanto starts with the design of the invitations, after which we continue imagining what the mood might be. We start from an idea of colors and materials, always finding in-

spiration according to the seasons of course. I particularly dedicate myself to the more creative part and I move on to the presentation of the mood-boards to show the client which direction we want to take with our project. Then we move on to the selection of materials, flowers, containers, lights according to the size of the wedding. We can make small events with small budgets, as well as installations for large events that require not only the floral arrangement as well as a scenic system and different lights for each phase of the wedding, from the bride’s arrival in the church to the cutting of the cake. I mean, you take care of the total look of an event. If one asks you what job you do, how would you define yourself? A florist. I am a person who loves beauty and knows how to give advice on how to choose beauty, a person who loves cooking, who loves everything that is decorated in any context, from marriage to private party. I also take care of interior decoration. In short, not just flowers... The choice of flowers is fundamental because it serves to soften the different scenic materials that we choose and that can be glass, mirrors, zinc, copper, brass.

Three years ago, Madonna was in Borgo Egnazia when one day she was proposed “Would you like to visit the farmhouse of the architect of the Borgo?”, she accepted and when she saw it she went crazy with joy for the beauty, simplicity, energy that this house transmits, she was immediately at ease and we had dinner together. Now and then I threw myself a pinch because I thought it wasn’t true. Then he asked us if we could organize her birthday party in that farm and so two years ago all the newspapers talked about her birthday in Puglia. I read that you also participated in the preparation of the mega wedding of the daughter of an Indian magnate always in Borgo Egnazia. Actually, I only took care of a small part of that project. It was a huge event, I was also lucky enough to be a guest of the evening and it was a great success, a wonderful experience.

day you receive messages from your customers who thank you and congratulate you on the result obtained. What advice would you give a couple about to get married? Never be afraid of appearances. I live with the image and on the image and therefore I always try to live under the banner of beauty: sometimes, however, one may think that a beautiful shop should also be expensive, while here too, as it happens in a store of big brands you can find a quality solution at an affordable cost. The advice to couples who are going to prepare a party is to always have an idea of budget, so also for us it becomes easier to advise better by offering an excellent creative proposal. We work with any budget, then to those who ask for the stars, I answer that we don’t have a magic wand. How important is it in this industry to pursue fashion? Trends are first and foremost dictated by the seasons, then there are bloggers who now dictate the styles of the moment. People see Ferragni’s wedding and ask to have the same even when they can’t afford it; they see the princess’s wedding and ask for the same bouquet as the princess. Magazines and the Internet help to create dreams. What is currently in fashion? Certainly not the minimalist setting. It’s time for abundance. The abundance of flowers, colors, materials, trends in short look to the Baroque. My idea, however, is that you must always respect the places, it is not necessary to transform a farm with an Indian or super English setting: if one marries in Puglia me-

ans that he loves this territory, therefore the function of the installation must be to enhance and exploit the authenticity of the territory. Have you ever lost a customer because his requests did not match your taste? Yes, many times... you don’t always have to say yes, sometimes you have to say “no” if you want to maintain quality results.

interview _ ARMENISE

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THE DESIGNER WHO PROJECTS THE BEAUTY…

You still haven’t said it for confidentiality, but let’s not forget that you have organized the preparations for important weddings.

Do you work abroad too? We have curated installation projects in London, Salzburg, Barcelona. I also received a job offer in New York for “Cipriani”, the famous chain of restaurants, I was there for a month, but to continue meant having to give up everything I had built here until then. In the end, that one-month experience didn’t have a follow-up. Is there a place here in Italy that you are particularly attached to? Among the images of your works I noticed that there is often a small white church, I understand that it is one of your favorites. It is the church of San Michele at the Loggia di Pilato in Monopoli. I am in love with the South of Bari, I like the Valle d’Itria where there are still authentic structures not transformed into reception rooms. I must say, however, that all Puglia is beautiful. One last curiosity, why this name “Botlea”? I liked the meaning as the “bodlea” is a plant that when it blooms makes the butterflies approach. But I didn’t like the pronunciation with the “d” and I replaced it with the “t”, “Botlea”.

How did these personalities get to you? When they talk to Borgo Egnazia, they are presented with a series of fittings offered by various trusted suppliers and they have the opportunity to choose. What do you have more than others? Absolutely nothing. The market is different, I can satisfy some people and not others. Your job consists in giving your customers the “wow” effect: is there still something that can surprise you? You never get used to beauty, but simplicity is always the best choice. The greatest satisfaction is when the next 43


RUBRICHE

Mimmo Cormio

UNA VACANZA NEL SEGNO DELLA VELA Fabio Romano

SCONTRINI ELETTRONICI: INIZIA L’OBBLIGO DELL’INVIO TELEMATICO DEI CORRISPETTIVI Nicola Pugliese

AVVIARE UNA NUOVA ATTIVITÀ A TRANI, BISCEGLIE O MOLFETTA? ECCO«START & GO» Sabrina Laurora

UN BON-TON PER OGNI CERIMONIA Paolo D’Ambra

IL VALORE DELLA DIVERSIFICAZIONE NEGLI INVESTIMENTI

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GIUGNO 2019

Mimmo Cormio

UNA VACANZA NEL SEGNO DELLA VELA Ideatore e promotore del movimento culturale “iologico“ che si prefigge lo scopo di valorizzare e rispettare l’unicità della persona e del territorio. Lo fa promuovendo uno stile di vita improntato su scelte ragionate e consapevoli, rispolverando un modello sociale ereditato dal passato. In questa rubrica v’introdurrà nel mondo della nautica, cominciando dalle barche storiche. Scoprirete un mondo diverso da quello solitamente rappresentato. Non solo beni di lusso e segni di opulenza, ma tanta cultura e testimonianze della nostra identità nautica e marinara.

info@iologico.com www.iologico.com IOLOGICO

Nell’immaginario collettivo la vela, oltre a essere un’attività estiva, spesso viene considerata solo come una realtà sportiva. In realtà quello sportivo, pur essendo il più conosciuto, è solo uno dei tanti aspetti che caratterizzano questa meravigliosa realtà, popolata anche da barche storiche. Barche che spesso vengono messe a disposizione da associazioni di settore che le impiegano allo scopo di dare un futuro alla cultura nautica. Chi non avesse ancora deciso come e dove trascorrere le proprie ferie estive, potrebbe pensare a un corso di vela tradizionale. Più che corsi si tratta in realtà di percorsi esperenziali nei quali la barca è proposta senza l’ausilio di elettronica, per consentire al massimo di interagire con gli elementi della natura e con l’equipaggio. Spesso l’esperienza va oltre la navigazione e include la possibilità di apprendere l’arte marinaresca partecipando ai lavori di manutenzione della barca e dell’attrezzatura. Molte volte è addirittura possibile partecipare alla vita delle popolazioni rivierasche per meglio conoscerle. Ecco qui di seguito alcune realtà associative di riferimento per questo tipo di esperienza. •

Museo della marineria di Cesanatico, magnifica realtà già dal 1984: offre un ricco ventaglio di possibilità per rendere la vostra esperienza completa.

• Associazione sportiva dilettantistica “Vela Tradizionale” di La Spezia. Qui l’esperienza è completa perché vissuta a bordo di barche storiche di diversa tipologia e grandezza. •

Porto Museo di Tricase, centro culturale permanente dedicato alle antiche tradizioni marinaresche.

Maestro d’ascia Giovanni Cammarano, a Marina di Pisciotta, che organizza corsi di vela latina e, occasionalmente, ospita a bordo della Menaide per pescare le alici di menaica. A disposizione solo pochi posti per pochi fortunati!

Museo nautico galleggiante di Bisceglie: qui l’esperienza in barca storica è solo l’inizio di un percorso che include la fruizione della restante offerta culturale del territorio.

Lega Navale Marina di Torre Vado: Davide Botrugno è l’animatore del progetto “Il riciclo che naviga”, a bordo di una splendida “signora” del mare, recentemente restaurata e salvata da possibile oblio.

L’elenco non è esaustivo e ciascuna delle realtà indicate è facilmente contattabile sui social o tramite sito web. Buon vento!

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rubrica _ MIMMO CORMIO

Trani (BT) Via 115 Strada a Denominarsi n.4/6 nei pressi dell’ex Oleificio “La Pietra”. Aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 9:00 alle 12:00 e dalle ore 14:30 alle ore 19:30. Si riceve previo appuntamento telefonico al numero 0883.507740


GIUGNO 2019

Fabio Romano

SCONTRINI ELETTRONICI: INIZIA L’OBBLIGO DELL’INVIO TELEMATICO DEI CORRISPETTIVI Dottore Commercialista e Revisore Contabile Titolare dello Studio Romano in Via Napoli n.90, ad Andria e socio dello Studio Associato OKTO & Partners, Contenzioso tributario in P.zza Sacra R. Udienza n.8, a Trani. Specializzato in contenzioso tributario e consulenza aziendale; laureato in Economia delle Istituzioni e dei Mercati Finanziari, all’Università di Siena; iscritto all’Albo dell’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Trani; iscritto al Registro dei Revisori Contabili; C.T.U. e Curatore Fallimentare presso il Tribunale di Trani.

+39 0883 882744 info@studiofabioromano.it www.studiofabioromano.it STUDIOFABIOROMANO

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Inizia l’era dei registratori di cassa telematici. Tutti gli esercenti di attività di commercio al minuto e assimilate (commercianti al dettaglio, artigiani, alberghi e ristoranti) dovranno adeguarsi alla nuova procedura di invio e conservazione telematica dei corrispettivi e potranno farlo mediante l’utilizzo dei cosiddetti “registratori telematici”, che andranno a sostituire gli attuali registratori di cassa. L’obbligo sarà effettivo a partire dal prossimo 1° luglio 2019 per i soggetti con un volume d’affari superiore a 400 mila euro, dal 1° gennaio 2020 per i tutti gli altri soggetti, indipendentemente dal volume d’affari. Per gli stessi soggetti non sarà più necessaria la tenuta del registro dei corrispettivi. Per rendere meno gravoso l’adeguamento è stato previsto un bonus fiscale, che consiste nel riconoscimento di un credito di imposta pari al 50% della spesa sostenuta per l’acquisto dei nuovi registratori telematici, fino a un massimo di 250 euro. A partire dal 1° luglio 2019 e, a seguire, dal 2020, non vi sarà più l’obbligo di consegnare lo scontrino cartaceo dato che l’operazione sarà memorizzata e trasmessa telematicamente e a cadenza giornaliera all’Agenzia delle Entrate mediante registratori di cassa telematici. In caso di corretta certificazione dell’operazione ma ritardata od omessa comunicazione, è prevista una sanzione amministrativa da 250 a 2.000 euro. In caso di mancata emissione di ricevute fiscali o scontrini fiscali o in caso di emissione di tali documenti per importi inferiori a quelli reali, la sanzione è pari al cento per cento dell’imposta corrispondente all’importo non documentato. È palese che ormai siamo nel bel mezzo di una rivoluzione digitale: ora sarà determinante adeguarsi con la maggiore celerità possibile, cogliere ciò che di buono c’è in queste novità tecnologiche e trarne vantaggio.

rubrica _ FABIO ROMANO

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GIUGNO 2019

Nicola Pugliese

AVVIARE UNA NUOVA ATTIVITÀ A TRANI, BISCEGLIE O MOLFETTA? ECCO«START & GO» Laureato in Economia & Commercio e iscritto presso l’ODCEC di Trani. In questa rubrica e nella mia carriera professionale mi occupo di Finanza Agevolata, offrendo ai clienti e a tutti coloro che ne sono interessati la possibilità di poter sfruttare i Fondi concessi dai vari enti Regionali, Provinciali, Comunali e dagli Enti Statali ed Europei per poter Avviare o Ammodernare/Ristrutturare le proprie Aziende.

+39 333 4401047 info@nicolapugliese.it www.nicolapugliese.it http://pugliesenicola.blogspot.it DOTT.NICOLA PUGLIESE COMMERCIALISTA NICOLA PUGLIESE

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È stata pubblicata la nuova misura «Start & Go» da parte di Gal Ponte Lama rivolto all’avvio di nuove attività nelle città di Trani, Bisceglie Molfetta. L’intervento 2.1 denominato «Sostegno alla creazione di nuove attività e servizi» nasce con la finalità di diversificare l’economia rurale e costiera, sostenendo gli investimenti finalizzati alla nascita di nuove imprese e/o alla diversificazione di quelle esistenti, in tutti i settori chiave ed emergenti dell’economia locale. L’obiettivo è, dunque, favorire il rinnovamento e l’innovazione del tessuto imprenditoriale, creare nuova occupazione qualificata nell’area delle città di Trani, Bisceglie e Molfetta e sostenere gli investimenti nei settori extra agricoli/ittici. Il sostegno è a favore di imprese già esistenti o di nuova costituzione, con un contributo pari al 50% delle spese sostenute a titolo di investimento. Inoltre, per le aziende di nuova costituzione o già esistenti, che diversificano la propria attività (nuovo codice Ateco) è previsto un contributo 100% a fondo perduto delle spese ammesse, fino a un massimo di 15 mila euro. Il contributo a fondo perduto massimo riconosciuto ammonta a 35mila euro, vale a dire il 50% dell’investimento massimo che è pari a 70 mila euro. I settori che rientrano nel bando sono i seguenti: • Attività Manifatturiere (produzione e trasformazione artigianale e industriale) • Attività di Gestione Rifiuti (raccolta, trattamento, riciclaggio, rimozione amianto etc…) • Attività Commerciali (ingrosso e dettaglio) • Attività di Trasporto e Magazzino • Attività di Alloggio e Ristorazione • Servizi di Informazione e Comunicazione • Noleggi e altri servizi alle imprese • Istruzione • Sanità • Attività Artistiche, Ricreative, Sportive Le domande possono essere presentate a partire dal 3 giugno 2019 e sino alle ore 12.00 del 30 settembre 2019. La documentazione cartacea potrà essere presentata presso la sede del GAL Ponte Lama sino al 7 ottobre 2019.

rubrica _ NICOLA PUGLIESE

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GIUGNO 2019

Sabrina Laurora

UN BON-TON PER OGNI CERIMONIA Fashion buyer / branding consultant

@laurorasabrina SABRINA LAURORA SABRINA LAURORA

Avete presente quelle donne così improbabili che in pieno giorno entrano in chiesa con scarpa alta e tacco pressoché a spillo, abito lungo tutto paillettes e capigliatura così gonfia di lacca da reggerla con l’impalcatura? Ebbene, dimenticatele. Se sull’agenda avete in programma una cerimonia mattutina - che sia un matrimonio o una prima comunione - cancellate subito questo stereotipo perché anche l’outfit per le cerimonie ha un bon-ton da rispettare, a seconda che la cerimonia si tenga di giorno o di sera. Prima regola: no all’abito lungo, no alle code, no agli strascichi. Sì invece a uno stile più sobrio alla Jacqueline Kennedy o alla Carolina di Monaco con pantalone, gonna fin sotto il ginocchio o metà polpaccio. Il decoro dell’abito dev’essere leggero con fiori e colori pastello, scarpa da giorno (le decolleté vanno sempre bene) e make-up poco marcato. In una sola parola, semplicità. I capelli: uno chignon se proprio si vuole eccedere, altrimenti semplicità e stop. Anche se la cerimonia si prevede duri fino a sera (dalle nostre parti succede molto di frequente, anzi è la regola, verrebbe da dire) lo stile deve restare quello daily, preferendo abiti da cocktail. Bocciate insomma le esagerazioni, le scollature profonde o l’abbigliamento sexy, così come vietate sono scarpe e accessori inzuppati negli strass o nella vernice. Nelle cerimonie serali invece si può osare di più partendo da un trucco smokey eyes, con tonalità più forti che mettano in risalto gli occhi. Via libera di sera e di notte ai tacchi alti e allo stile sexy. Attenzione però a qualche avvertenza: le scollature devono restare sempre entro il perimetro della decenza, mentre l’abito corto va indossato solo sulle gambe che se lo possono permettere. Le forme più generose possono optare per abiti più morbidi che aderiscono un po’ di più al seno, ma lasciano più ampiezza nella parte inferiore. Okay anche al taglio di capelli ingelatinato o tirato. Le borse, invece, devono essere assolutamente piccole (le pochette vanno benissimo). Va da sé, ovviamente, che l’outfit deve coniugarsi bene non solo con il tipo di cerimonia (matrimonio civile o religioso?), quanto anche con la location che ospita la festa. Insomma, se da un lato un abito più ricercato si presta meglio quando siamo in una villa d’epoca, d’altra parte a una cerimonia in riva al mare ci andremo con scarpe comode. Allo stesso modo un look informale ed elegante va bene per un agriturismo o una masseria.

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rubrica _ SABRINA LAURORA

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GIUGNO 2019

Paolo D’Ambra

IL VALORE DELLA DIVERSIFICAZIONE NEGLI INVESTIMENTI Nato a Canosa 39 anni fa, si occupa di economia e finanza da circa 20 anni. Laureato in economia politica all’Università Cattolica di Milano, si è poi specializzato in economia pubblica e management bancario. Ha maturato esperienze lavorative a Milano, Parigi e Boston. Dal 2010 dirige filiali bancarie. Sposato e padre di due figli, nel tempo libero si occupa di politica, cultura, viaggi e organizzazione eventi.

paolo.dambra77@gmail.com

Su quali Paesi, settori o aziende è bene orientare i propri investimenti per massimizzare i profitti? Questa è una domanda che si pone sempre più spesso chi vuole investire le proprie risorse, soprattutto col venir meno delle certezze di rendimento a cui eravamo abituati. E non è raro percepire la delusione dell’interlocutore nel momento in cui un professionista comunica di non essere in grado di prevedere l’andamento dei mercati. Non a caso, le statistiche rivelano che il 90% delle previsioni in materia economico-finanziaria si rivelano errate. Consola anche la lettura della vicenda personale di Kenneth Arrow, economista statunitense, il più giovane vincitore di tutti i tempi del Premio Nobel per l’Economia, a soli 51 anni, per i suoi studi sulle decisioni in contesti incerti. Come ha più volte raccontato lo stesso Arrow, durante la Seconda Guerra Mondiale svolse il suo servizio militare nell’ufficio meteorologico dell’esercito americano. Si rese subito conto che al suo ufficio venivano richieste previsioni di lungo periodo, anche a 30 giorni, che, a detta degli stessi esperti suoi colleghi, non avevano alcun valore scientifico. Ma quando provò a sollevare il problema, l’Alto Comando rispose che era perfettamente a conoscenza dell’inaffidabilità delle previsioni a lungo termine, ma le riteneva comunque necessarie per la pianificazione. Dopo anni Arrow riuscì a trasferire questa esperienza di vita nei suoi studi sulle asimmetrie informative e le decisioni in contesti incerti, meritando il Nobel nel 1972. L’economia, al pari della meteorologia, non è una scienza esatta. I mercati finanziari sono il risultato di una serie di fattori umani e non, e ogni previsione sul risultato delle loro infinite possibili interazioni è assolutamente imprecisa. Eppure, come sosteneva l’Alto Comando americano, le previsioni sono una base per la pianificazione. Nei piani di investimento, dunque, è bene utilizzare tutte le informazioni in possesso per pianificare al meglio ma, allo stesso tempo, è consigliabile anche adottare delle strategie “paracadute”. E nei mercati finanziari il paracadute si chiama diversificazione, che ci pone al riparo dai rischi connessi alla concentrazione dell’investimento su un singolo Paese, settore o azienda.

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rubrica _ PAOLO D’AMBRA


www.giogroupcomunicazione.it


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