4 Primo Piano
IL GIORNALE DI VICENZA Sabato 28 Novembre 2020
IlVenetoelalottaalvirus Gli“attualmente positivi” adessosonosalitia 77.528
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I padovani di Vò sono chiamati per la 4 volta a collaborare allo screening condotto dal prof. Andrea Crisanti: oggi e domani si svolgerà un nuovo test su 160 residenti che a maggio, dopo un prelievo venoso, avevano manifestato la presenza degli anticorpi per verificare, dopo seimesi, sehanno ancoral’immunizzazioneequantosia efficace.
SULL’IMMUNIZZAZIONE
Crisantiesamina ancoraabitantidiVò
IL VENETO RESTA IN “FASCIA GIALLA”. L’Iss ha riconosciuto che non c’è troppa tensione negli ospedali e ha indicato un rischio «moderato con probabilità di divenire alto»
Zaia:«Oggiriaprononegozigrandie“medi”» Piero Erle
«Ricordatevi che ci sono anche moltissime persone che ci chiedono di chiudere tutto. Ma noi abbiamo un obiettivo: restare sempre in fascia “gialla”». L’ha detto chiaro più volte, il governatore Luca Zaia, negli incontri quotidiani on line e con la stampa sulla gestione della pandemia. È una posizione criticabile, lo sa, da parte di chi ritiene che non sia stata fatta una barriera sufficiente per proteggere gli ospedali dall’afflusso di “ricoveri Covid” che non ha paragoni con la primavera (a ieri sera i ricoveri totali sono 2.888 contro il picco di 2.074 di marzo) e che crea problemi anche all’assistenza sanitaria per tutte le altre persone che hanno problemi di salute. Ed è criticabile anche da parte di chi ritiene che la “fascia arancione” avrebbe favorito un maggiore afflusso di ristori governativi per quanti sono stati penalizzati dalle restrizioni da “gialla plus”. TRE RISULTATI. Queste criti-
che non sono infondate. Ma Zaia ha sempre dimostrato che quando vuole raggiungere un obiettivo non si fa fermare, e anche oggi bisogna riconoscere che almeno per ora il suo obiettivo è pienamente centrato. Su tre fronti. Primo, anche ieri sera il Veneto è rimasto in “fascia gialla”, evitando le chiusure generalizzate della “arancione”, anche se adesso ci sarà da fare i conti - lo sottolinea lui stesso - con il nuovo dpcm che sarà varato entro giovedì. Secondo, ha ottenuto l’altra sera dal ministro Francesco Boccia l’assicurazione che il Governo sta pensando a un fondo da 250 milioni per i ristori legati alle ordinanze più restrittive prese dalle sole Regioni (il Veneto e in parte altre 4): «Cifra fiacca», dice però Zaia. Terzo, ieri finalmente il dato dei ricoveri nei reparti ospedalieri non è salito, e l’Iss Istituto superiore di sanità ha riconosciuto che il Veneto è tra le sole 5 regioni in cui non c’è sovraccarico oltre la soglia critica del 30% nelle terapie intensive. Ed è tra le sette Regioni in cui non c’è neanche sovraccarico di posti letto negli altri reparti. In entrambi i casi è al limite, ma il Veneto resiste. E ieri sera Iss e Ministero della salute hanno assegnato al Veneto un indice Rt di 1,2: è un valore leggermente superiore a quello della settimana scor-
«Inizialavera battaglia:sitratta colGovernoperil nuovodpcm,specie perl’economiadella montagna»
ds: admvi
sa. Va detto che ora il Veneto è quasi la Regione con l’Rt maggiore. Ma quello che conta è che il Ministero ha di fatto confermato che qui il rischio è «moderato, pur con probabilità di diventare alto». Ma come sempre Zaia, pur centrando di nuovo l’obiettivo prefisso, non si ferma e avverte tutti: «Proibito cullarsi nelle illusioni. I prossimi giorni saranno decisivi per il futuro della sanità pubblica veneta. Come ho detto infinite volte, questa non è una gara e non si vince niente. Non posso dimenticare che stiamo fronteggiando ben 3 mila ricoveri. Rivolgo a tutti un forte appello alla responsabilità perché si rispettino al massimo il distanziamento sociale senza alcun tipo di assembramento, l’uso costante della mascherina, l’igiene continua delle mani. Serve un’attenzione totale alla salute pubblica, sia in chiave generale, che personale». NUOVE APERTURE. Ma non
c’è solo questo. Ieri nel suo incontro con la stampa a Marghera infatti Zaia ha tradotto in fatti quella novità che aveva lasciato presagire: un allentamento della stretta sulle attività commerciali. Il governatore ha infatti varato una nuova ordinanza con una modifica che mette assieme le ultime due. In sostanza, oggi vale il famoso limite («siamo gli unici ad averlo previsto») di non fare entrare nei negozi più di un cliente ogni 20 metri quadri, e quindi Zaia ha deciso di permettere che oggi, sabato, restino aperte le medie e grandi strutture di vendita, oltre i 250 metri quadri di superficie, purché non siano inserite nei centri commerciali (perché per quelli vale la chiusura nei week end decisa dal governo). Morale: tutti aperti oggi, eccetto i centri commerciali, e tutti chiusi domani, eccetto alimentari, edicole, tabaccherie e farmacie. L’ordinanza chiarisce anche che i gestori delle strutture di vendita non sono multabili per code che si creino all’esterno, purché abbiano indicato con cartelli i limiti massimi di clienti e l’obbligo che non si creino assembramenti. Tutto questo vale per oggi e domani, oltre allo stop alle passeggiate in centro, perché l’ordinanza scadrà con il dpcm il 3 dicembre. E Zaia sottolinea tutta la sua preoccupazione per il nuovo decreto dpcm che uscirà la settimana prossima e detterà le regole per il Natale, anche perché «c’è grande preoccupazione per tutti i lavoratori dell’economia montana: va tenuto aperto il più possibile quello che può esserlo. Puntiamo a tutti i costi a un confronto tra Stato e Regioni per giungere a un provvedimento che garantisca norme e tutele idonee per tutti». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Infetti:+3394
L'andamento dei "ricoveri Covid" nei reparti ospedalieri in Italia e in Veneto 60%
Ricoveri calati Primavolta dopo2mesi Casigravi:+4 L’ultimo report di ieri sera conferma la tendenza sottolineata dal governatore Luca Zaia: il numero dei nuovi casi positivi è alto (ieri +3.394) ma il trend ormai da un po’ di tempo è a tracciare una curva di nuovi casi scoperti che si ferma a un plateau (una sorta di pianoro o “altopiano” della curva): non inizia a scendere ma almeno non sale. Inoltre, come noto, l’alto numero di nuovi casi dipende anche dall’alto numero di nuovi tamponi: ieri il Veneto ha portato a risultato 16.870 tamponi molecolari, e sono quelli finiti anche nel report nazionale di ieri pomeriggio, ma come ogni giorno bisogna aggiungere anche circa 29 mila tamponi rapidi, per cui la percentuale di positivi rispetto al totale dei tamponi in Veneto per la giornata di ieri si aggira attorno al 7,5%. RICOVERI. Il dato più positi-
vo è quello dei ricoveri: ieri per la prima volta dopo circa due mesi (tolto un episodio anomalo del 6 novembre) il report serale ha indicato un calo di “malati Covid” nelle corsie dei tanti reparti ospedalieri ormai dedicati alla pandemia: 2.565, cioè otto in meno rispetto al dato della sera prima. A influire su questo dato, ovviamente, anche il fatto che ieri risultano essere state dimesse dagli stessi ospedali 119 persone che erano entrate come “malati Covid” e sono ormai in via di guarigione. E i “negativizzati” ieri sono stati in tutto 1.678. Saranno i dati dei giorni prossimi a dire se negli ospedali veneti finalmente si può dire che l’ondata di arrivi si è fermata (Zaia ieri ha segnalato anche una certa riduzione, in questi ultimi giorni, degli arrivi ai Pronto soccorso del Veneto per sospetti di SarsCov2). C’è però da rilevare un leggero aumento di ricoveri nelle terapie intensive: con il +4 di ieri si è giunti a 323, che è comunque un dato inferiore a quello che c’era martedì sera quando si toccò quota 326. Insomma, si spera che anche lì sia ormai stato raggiunto il picco. DECESSI. Purtroppo ieri è
stato invece un altro giorno con un picco di decessi legati al Covid: +90 tra tutto nel Veneto. Oltre al picco dei 25 lutti vicentini vanno segnalati i 24 del Veronese, i 15 del Veneziano, gli 11 trevigiani e i 10 del Padovano. • P.E.
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% posti letto in area non critica occupata da pazienti Covid-19
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L’EGO-HUB
L’indiceditrasmissionedelvirus saledipoco. Econ ilvincolo diun solocliente ogni 20metri quadri ilgovernatore allentai divieti
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Fonte: agenzia Agenas
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CONSIGLIO VENETO. Approvatiil bilancioconsuntivoel’assestamento. IlPd: «Nienteveriaiuti»
LaRegione perla pandemia perde274 milioni diincassi Diminuiti igettitida bollo auto eaccise delgas:cifre risistemate Cristina Giacomuzzo
Ammonta a 274 milioni di euro la stima del mancato introito di gettiti tributari a causa del Covid-19 nelle casse regionali. A fronte di questo, il bilancio di assestamento approvato ieri in consiglio regionale con i soli voti della maggioranza, chiude con un margine di manovra di 36,4 milioni. Una cifra che è stata destinata a varie voci di spesa della politica regionale. Voci fortemente contestate dalle opposizioni (Pd, Veneto che vogliamo ed Europa Verde) perché - è in sintesi la loro posizione - non sono stati distribuiti aiuti alle imprese e alle famiglie colpite dall’emergenza. La maratona dei conti a palazzo Ferro Fini è solo iniziata. Si sta lavorando nelle commissioni per portare in aula entro Natale il bilancio di previsione. Con una anticipazione: nel collegato si punta a sospendere il pagamento del bollo auto per un periodo ancora da definire. I DUE BILANCI REGIONALI. In-
tanto, ieri il primo passo con il conto consuntivo 2019 e quello dell’assestamento. La giornata ha segnato anche il debutto del neo assessore al bilancio, Francesco Calzavara, che ha dovuto seguire da casa i lavori perché positivo. In aula, a presentare i due provvedimenti, ci ha pensato Luciano Sandonà, Lista Zaia, presidente della commissione bilancio. Sul consolidato Calzavara commenta: «Anche quest’anno possiamo confermare la crescita complessiva del patrimonio netto della Regione che passa da 213 milioni a 346. Merito anche di 28 società consolidate che so-
Unoscorciodell’aula delConsiglioregionale. ARCHIVIO
no solide e che portano segni positivi ad eccezione di 4». Su questo provvedimento il Pd si è astenuto. Nell’assestamento le entrate sono state aggiornate a causa di una previsione di minori introiti. «In particolare - snocciola Sandonà - meno 12 milioni per l’Irap, 2 per l’addizionale Irpef, 255 per la tassa automobilistica regionale e 5 per l’addizionale regionale all’accisa sul gas. A compensazione ci sono i 135 milioni di euro che arrivano dallo Stato per l’emergenza, prima tranche dei 500 promessi». Poi la politica ha inquadrato: è stato deciso di ridurre l’accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità (163 milioni) che, insieme alla rinegoziazione di alcune linee di credito (8 milioni), consentono di trovare 36,4 milioni. Fondi così divisi: 980 mila euro alle Olimpiadi del 2026 e 1 milione
per la promozione turistica «per contrastare le ricadute negative della pandemica», si legge. Poi 6,6 milioni per le bonifiche dei siti inquinati e 2,8 milioni per l’eliminazione di passaggi ferroviari, 10 milioni tra infanzia e nidi e la residenza delle persone con disturbi psichiatrici. LE OPPOSIZIONI. Il vicentino
Giacomo Possamai, capogruppo Pd, stronca: «Il nostro no all’assestamento ha due motivazioni: una tecnica, di distribuzione delle risorse, e l’altra politica. Il Parlamento ha approvato uno scostamento votato da tutte le forze politiche. Qui invece ci siamo trovati un pacchetto preconfezionato impossibile da votare a partire dai fondi del turismo: ma se non aprono neppure le piste da sci cosa promuoviamo?». Vanessa Camani affonda: «Di fatto è
un copia e incolla dell’assestamento 2019. Qui non ci sono ristori straordinari per le imprese e aiuti ai lavoratori». Elena Ostanel, Veneto che vogliamo: «In questa emergenza serve intervenire in modo tempestivo e arrivare alle persone con aiuti concreti». Lo speaker delle minoranze, Arturo Lorenzoni, si dice deluso: «Non si può rispondere con strumenti ordinari a momenti straordinari». A differenza di altre Regioni, il Veneto non ha stanziato fondi ad hoc per l’emergenza. Anche ieri Zaia, dall’unità di crisi, ha ricordato di aver scelto di non prelevare tasse dai veneti da oltre 10 anni. Su questo Possamai legge un pentimento: «Meglio tardi che mai. Dopo anni il presidente abbandona la retorica e recita il mea culpa. Ora rimedi: lo aspettiamo in consiglio». DIRETTORE DI AREA. Sonia
Brescacin, Lista Zaia, presidente della commissione sanità, ha presentato la legge che allinea lo stipendio del Direttore dell’area sanità a quello dei direttori generali delle Ulss. Si tratta del posto lasciato vuoto dal vicentino Domenico Mantoan, ora a capo di Agenas. «La norma aggiorna sotto l’aspetto dell’età massima di 65 anni per la nomina - dice - che sul trattamento economico». Lo stipendio minimo andrà da 155 mila euro fino ad un tetto di 254 mila euro. «Un modo per rendere appetibile l’incarico a chi arriverà», aveva dichiarato Zaia. Il bando è pubblicato. Il Pd boccia: «È una legge ad personam. Si tratta di una nota stonata in piena emergenza». Ma la maggioranza approva. • © RIPRODUZIONERISERVATA