CAMPANIA STYLE - N2

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Napoli di notte di Diego De Silva

Naples at night

C

i sono città che, all’arrivo della notte, smontano. Smettono di lavorare, letteralmente; e non c’è verso di convincerle a fare dello straordinario. Allora mettono a letto gli abitanti (a casa, alla stazione, al dormitorio, in ospedale, sulle panchine all’addiaccio), lasciano accesa solo qualche lampadina che stenta a dare luce, e dormono. Non c’è fatica, indugio, agitazione, addolcimento, pensamento o sospiro: nessuno dei preliminari tipici del sonno adulto. L’addormentamento è cronometrico, sentenziale. Come quei bambini che passano il giorno a sfrenarsi e la sera, ma proprio da un momento all’altro, vengono colti da un sonno greve che li immortala dovunque si trovino, anche in piedi, col pupazzo preferito ancora stretto nella mano. Come se fra la città e chi l’abita vigesse un patto rigoroso, in forza del quale la città si accende all’ora prevista, apre gli uffici e i mercati, mette i lavoratori al lavoro, offre i servizi e le opportunità che può dare e poi, finito il turno, chiude le casse, spegne gli interruttori e non fa eccezione per nessuno, affrancandosi dal sistema dello scambio sul quale, di giorno, fonda la sua sopravvivenza e sospendendo il valore del denaro (il mercato è chiuso, non si può comprare, dunque i soldi non servono). In questo modo, com’è inevitabile, toglie occasioni alla notte. La svuota. La rende accessoria, inagibile. Inservibile. Una lunghissima ora d’aria per fantasmi malandati. È� la categoria a cui appartengono le città dove anche i delin-

Diego De Silva è nato a Napoli nel 1964. Tutti i suoi libri sono pubblicati da Einaudi. Diego De Silva was born in Naples in 1964. All his books are published by Einaudi.

quenti, di notte, dormono. Dove puoi andare in giro a tutte le ore senza che ti succeda niente. Quelle di cui si sente dire, con stizzito rammarico (lo stesso di chi nostalgicamente evoca i tempi in cui i treni arrivavano in orario): “In quella città le donne possono tornare a casa a piedi da sole, di sera tardi, pure ben vestite, e magari con i gioielli addosso”. Ma una città dove non può succederti niente, nemmeno di notte, ha poco della città. E non sa niente della notte. Una città di notte non è tale se non allenta la vigenza della legge. Se non circolano malintenzionati, commercianti di sesso e di altre merci vietate. Se non vagano automobili che puntano, accostano, contrattano o prendono con la forza e poi ripartono di corsa o impunite, compiaciute della propria lentezza. Se non girano alcolizzati, espulsi, innamorati impazziti nell’attesa delle braccia che non li hanno più voluti, lasciati con una falsa promessa a cui non hanno mai smesso di credere, rimasti fedeli alla faccia degli anni, dell’ingenuità, della malora e dell’umiliazione, invecchiati nell’incapacità di allontanarsi dai posti dove una volta li ha toccati la felicità che mai più hanno voluto sostituire con un’altra; truffatori, amanti che si fanno beffa del pudore e si prendono dove capita, divulgatori di filosofia alla disperata ricerca di qualcuno che li ascolti, lampadine di piccoli uffici di questura accese sulla testa dell’arrestato che il commissario interroga colpendo la scrivania con il palmo della mano a ogni sua risposta omertosa o evasiva, perdendo sempre più la pazienza o fingendo di perderla perché la rappresentazione del-

There are cities that, upon arrival of the night, clock out.They literally stop working and there’s no way of convincing them to do some overtime.They put their residents to bed (at home, at the station, in a dorm, in hospitals, on a bench outside), they only leave some random lights on and go to sleep. There’s no strain, no hesitation, agitation, mitigation, thought or sigh: none of the typical preliminaries of an adult sleep. Going to sleep is a chronometric matter, as for those kids that spend all day romping around and then at night, at any moment, they are captured by a heavy sleep that will immortal them wherever they are, even standing, with their favourite stuffed animal still tight in their hand. It is almost as if the city and its citizens have a strict pact between them, for which the city switches on at a certain hour, opening offices and markets, putting workers to work, offering all the services and opportunities that it can and then, as the shift ends, it closes the registrers, turns off the switches, making no exception to anyone. The city gets rid of the exchange system on which, during the day, its survival depends, suspending that value of money (the market is closed, you cannot buy anything, therefore money is not necessary). This way, and it is inevitable, it takes away opportunities from the night, it makes her empty, optional, unusable, useless.The longest hour of air for ghosts in bad conditions. This is the category that includes cities where even criminals sleep, at night.Where you can wander around at any hour and nothing would happen to you.The ones of which people say, with angry regret (the same of who nostagically recalls the time when trains were on time): “In that city, women can go back home alone, late at night, even well-dresses and wearing jewelery.” However, a city where nothing can happen to you, not even at night, has little to do with the actual city. And knows nothing about night. A city at night is not such if it doesn’t weaken the force of law. If criminals, dealers of sex and other illegal goods do not wander around. If you cannot see cars pulling over, aiming at something, negotiating or taking things with force, leaving fast or unpunished, pleased of their own slowness. If there are no alcoholics, expelled, lovers gone crazy waiting for someone that does not want them anymore, left with a false promise to which they have never ceased to believe, faithful in spite of the years, ingenuity, failure and humiliation, grown old with their inability to move away from those places where they have once been happy, a happiness they had not wanted to replace; crooks, lovers mocking decency wherever they can, philosophy populisers, desperately searching for someone that would listen to them,

46 | Focus d'Autore


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