Gennaio 2011, n. 131

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Chiuso martedi 18 gennaio 2011

CITTÀ CITTADINO CITTADINANZA ANNO XVII NUMERO 1 ● gennaio 2011 (131)

e-mail: vincenzo.ammirati@alice.it

Il Villaggio Preistorico di Nola, epicentro dal quale s’irradiano i cerchi della Storia, è anche l’epicentro del terremoto della nostra civiltà.

TRA LE ROVINE E LA MACERIE DEL NOSTRO TEMPO Anna Pia Franzese e rovine che diventano macerie. Uno scacco al tempo. Una disfatta per la storia della civiltà. Un mondo senza rovine è un mondo in cui il tempo sarà azzerato e che, per tale ragione, non avrà più storia. «Abbiamo es eridi bisogno di ritrovare il tempo per credere alla M sito storia», scriveva l’antropologo Marc Augé qualFoto che anno fa (MARC AUGÉ, Rovine e macerie. Il senso del tempo, Bollati Boringhieri, Torino, 2004). È il tempo, il “tempo puro”, ce lo donano le rovine. È un tempo non databile, la presenza “qui ed ora” di un frammento del passato, l’epifania di una lontananza in una vicinanza. Per quanto ci sia la mano dell’uomo, stranamente le rovine hanno sempre qualcosa di naturale, sono uno scrigno della natura, una “quintessenza del paesaggio”, perché offrono allo sguardo lo spettacolo del tempo nelle sue diverse profondità. Esse «non sono il ricordo di nessuno, ma si presentano a chi le percorre come un passato che egli avrebbe perduto di vista, dimenticato, e che tuttavia gli direbbe ancora qualcosa. Un passato al quale egli sopravvive». Ma le rovine lasciano intuire l’esistenza del Tempo e hanno significato solo per lo sguardo che le sa scoprire e per chi ha consapevolezza del presente, cura del passato e senso di responsabilità per il futuro. Altrimenti “Capanne di Nola” invase dall’acqua esse restano mute come un cumulo di pietre, non rivelano nulla. che era finito anche tra le immagini del sito di Repubblica Stiamo perdendo tempo, ma soprattutto stiamo persubito dopo la vicenda del crollo di Pompei. dendo il tempo. Il nostro mondo produce macerie che non In realtà, il problema dell’esondazione della falda hanno più il tempo di diventare rovine. La nostra distruziosottostante al Villaggio era emerso quasi da subito. Dopo ne creatrice produce non luoghi (centri commerciali, aeroun primo allagamento nel novembre del 2005, arginato con porti, stazioni ferroviarie, etc.) - identici e indistinguibili tra l’intervento dei vigili del fuoco, la Soprintendenza e l’assoloro, troppo pieni di passanti, troppo vuoti di abitanti - che ciazione Meridies fecero installare due pompe idrovore, ma in futuro saranno macerie. E non si cura delle rovine. Le entrambe risultarono di scarsa e inadeguata capacità. Nel macerie accumulate dalla storia recente non somigliano febbraio del 2006 il problema venne “tamponato” con delle alle rovine del passato. Le macerie non sono che un inpompe idrovore, installate dalla G.O.R.I. su sollecitazione di gombro, le rovine sono un racconto. C’è un grande scarto Meridies e della Soprintendenza. Per l’aggravarsi della sifra il tempo della distruzione, che rivela la ripetitiva follia tuazione negli ultimi tre anni, il 7 giugno 2009 Meridies si della storia (ieri gli orrori dei bombardamenti e dei campi di era vista costretta a sospendere le visite al sito, che erano sterminio, oggi le macerie delle Twin Towers o delle vie di state fino ad allora oltre 12 mila all’anno. Kabul) e il tempo puro, «il tempo in rovina, le rovine del Attualmente, la portata dell’acqua della falda è di tempo che ha perduto la storia o che la storia ha perduto». circa 85 litri al secondo, mentre le pompe idrovore riescono Ma se le rovine sono il tempo perduto che esse ad assorbirne pressappoco la metà. «In buona sostanza il stesse fanno ritrovare, cosa succede quando perdiamo Villaggio giace costantemente sotto oltre un metro di melanche le rovine? È l’incubo notturno, raccontato da Pasolima, un acquitrino dove vivono rane e diverse specie di ucni (1969), in cui aveva visto sgretolarsi tutto quello che gli celli acquatici», aveva avvertito Angelo Amato de Serpis, ex era sempre sembrato “perenne”: «Le cose sono assolute e rigorose come i bambini e ciò che esse decidono è definitivo e irreversibile. Se un bambino sente che non è amato e desiderato - si sente “in più” - incoscientemente decide di ammalarsi e morire: e ciò accade. Così stanno facendo le cose del passato, pietre, legni, colori. E io nel mio sogno Antonio l’ho visto chiaramente, come in una visione». Associazione Meridies ha comunicato che nei giorni È accaduto ancora. Avevamo negli occhi le immagiscorsi è stato riscontrato un cedimento della parete ni brutali e sconcertanti delle rovine, divenute ineluttabilorientale della sezione di scavo del Villaggio Preistorimente macerie, della Casa dei Gladiatori di Pompei, quanco di Nola. La frana ha provocato lo spostamento delle tetdo ci siamo trovati di fronte ad un altro cedimento franoso toie di copertura delle capanne e probabilmente lo schiacdella storia, più precisamente: ad un altro fallimento ignociamento delle strutture della capanna. “Un’altra pagina minioso dell’uomo. Si tratta dell’altra Pompei, la nostra nera - ha dichiarato Michele Napolitano, presidente di Meri“Pompei della Preistoria”: il Villaggio dell’età del Bronzo dies - viene scritta nella storia della tutela dei Beni Culturali Antico di Nola, sito archeologico di rilevanza mondiale per del nostro territorio. Gli sforzi della nostra associazione, di la sua eccezionalità. Un cedimento della parete orientale Giuseppe Vecchio e della Soprintendenza Speciale per i della sezione di scavo del villaggio ha provocato lo spostaBeni Archeologici di Napoli e Pompei, non sono serviti ad mento delle tettoie di copertura delle capanne e probabilevitare quanto da tempo si temeva. Abbiamo perso probamente lo schiacciamento delle strutture della capanna 4. bilmente in modo definitivo la “Pompei della Preistoria”. Il primo allarme è arrivato dall’associazione MeriSi succedono, nel tempo, diverse precisazioni da dies, di cui è presidente il nostro giovane lodevole concittaparte delle locali autorità amministrative per vedere evendino Michele Napolitano, dottore in Storia dell’Arte. L’assotuali soluzioni, fare il punto della situazione, delle compeciazione, nata nel 1997 dalla ferma volontà di un gruppo di tenze e giustificazioni, attenuanti: In merito alla frana abbatgiovani di valorizzare l’immenso patrimonio monumentale tutasi sul Villaggio Preistorico di Via Croce del Papa, il Sine culturale della propria terra, ha profuso un grande ed daco di Nola Geremia Biancardi ha dichiarato in un comuniencomiabile impegno per la cura, la conservazione e la cato: “Premesso che la salvaguardia del Villaggio non rienfruibilità del sito fin dal suo ritrovamento nel 2001, sotto la tra nelle specifiche competenze dell’Ente Comune, credo sorveglianza del funzionario archeologo della Soprintenche sia inutile chiedere risorse per salvare il Villaggio, se denza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, prima non si accertano, definitivamente e con cognizione Giuseppe Vecchio. E ormai da tempo aveva portato all’atscientifica, le cause che ne stanno pregiudicando l’esistentenzione di tutti il problema del suo allagamento, dovuto za. È inutile chiedere fondi e finanziamenti, senza un’idea o all’innalzamento dell’acqua di falda sottostante al sito. Uno un progetto. Per questo, si dovrà condurre uno studio geospecchio d’acqua stagnante, prevaricatrice e irriverente,

presidente di Meridies, che segue la vicenda da anni con grande zelo e passione . Recentemente si è appreso che il problema dell’innalzamento dell’acqua di falda riguarderebbe, in realtà, tutto l’agro nolano. Per questo, è stata sottolineata la necessità che i quattro soggetti istituzionali (Regione, Soprintendenza, Provincia e Comune) compiano un’analisi complessiva del fenomeno, al momento preso in considerazione solo dagli archeologi. Prima dello smottamento della parete dello scavo, da più parti sociali e politiche si era sollevato un grido di protesta contro l’indifferenza dello Stato e delle istituzioni locali, auspicando uno sforzo condiviso per la salvaguardia di questo patrimonio archeologico di straordinario valore. Nell’aprile del 2009 la precedente Amministrazione regionale firmava un protocollo d’intesa con tutti i Comuni per il Piano strategico di valorizzazione dei beni culturali nell’area del Nolano – Vesuviano. Venivano stanziati 21,2 milioni di euro, di cui 100 mila destinati al Villaggio Preistorico. Ma con il blocco delle delibere, l’intervento sul Villaggio veniva irresponsabilmente procrastinato per altri lunghissimi mesi. Nel novembre del 2009, il ministro della Cultura Bondi, rispondendo a un’interrogazione parlamentare, presentata dal deputato Idv Franco Barbato, garantiva significativi interventi - per eliminare il problema degli allagamenti - che in realtà non sono stati mai attuati. Il 23 novembre 2010 l’on. Antonio Amato (PD) interrogava il Vice - Presidente della Regione Campania, On. Giuseppe De Mita, per sapere principalmente «se è stato interessato della situazione il Governo Nazionale e se sono state individuate delle misure urgenti per scongiurare i rischi legati alla presenza della falda acquifera che ha già invaso la zona delle capanne, se verrà confermato lo stanziamento già previsto e destinato al Villaggio di Nola». Nel Consiglio regionale del 25 novembre l’on. Carmine Sommese (Pres. Del Gruppo Misto alla Regione) presentava un question time rivolto agli onorevoli Giuseppe De Mita ed Ermanno Russo «per conoscere i finanziamenti, le iniziative e gli interventi che intendono porre in essere per salvaguardare un bene archeologico inestimabile, tra l’altro di proprietà della Regione Campania». Continua a pagina 2

Nola - Ora frana anche una parete di contenimento dello scavo.

CONTINUI PROBLEMI AL VILLAGGIO PREISTORICO Romano logico serio che faccia luce sul fenomeno, altrimenti perderemo altro tempo prezioso, ma soprattutto, non otterremo alcun finanziamento. Il Comune, ovviamente nei limiti delle proprie competenze, come sempre fatto da questa Amministrazione, non si tirerà indietro, investendo della questione, eventualmente, la Facoltà di Geologia”. “Poi, smettiamola ha proseguito il sindaco secondo il suo parere, di fare polemiche sui fondi stanziati, sui famigerati 21 milioni di euro della passata amministrazione regionale, perché solo una piccolissima parte di quei soldi, appena 100.000 euro, era stata destinata al Villaggio, che, considerato il problema, non sarebbe servita a nulla”. Altre note in merito le dichiarazioni del segretario provinciale, Massimiliano Manfredi. “Mi meraviglia apprendere che solo in data, 6 gennaio 2011, assisteremo ai funerali del Villaggio Preistorico a Nola, quando il rito funebre è già stato celebrato oltre un anno fa. …”ha commentato il capo gruppo, Michele Cutolo. La notizia del funerale del prezioso sito archeologico dell’età del Bronzo: “Una pagina bruttissima per i Beni Culturali dell’area nolana scritta illo tempore” ha continuato e commentato l’Assessore al ramo, Maria Grazia De Lucia, aggiungendo: “oggi improvvisamente viene rispolverata la questione con continue ed estenuanti strumentalizzazioni. Tutto ciò crea solo amarezza in chi realmente si adopera per la tutela del sito”. ■


ANNO XVII NUMERO 1 ● gennaio 2011 (131) Continua dalla 1ª pagina

TRA LE ROVINE E LA MACERIE DEL NOSTRO TEMPO Anna Pia Franzese Le risposte di De Mita e Russo venivano definite da un comunicato di Meridies molto deludenti e tali da confermare «il disinteresse dell’ente regionale per un proprio bene di immenso valore archeologico e turistico che sta scomparendo». Per denunciare questa drammatica situazione e per sensibilizzare l’opinione pubblica, nel novembre 2010, a seguito di un incontro presso la Chiesa dei SS. Apostoli di Nola, è nato il Comitato “Salviamo il Villaggio preistorico di Nola”, costituito da numerosi cittadini, associazioni e partiti. Nella riunione del 6 dicembre 2010 presso la sede dell’Arci Masaniello di Saviano, associazione componente del Comitato, si è cominciato a riflettere, in particolare, sulla necessità di allacciare i primi contatti istituzionali ed estendere la raccolta firme. Ma il successivo incontro del 21 dicembre, disertato dalla maggior parte degli amministratori della Regione Campania, ha creato una profonda amarezza. Durissime le parole di Salvatore Velardi, responsabile della Cgil Zona Nolana e membro del Comitato: «Giudichiamo negativamente l’assenza di ogni segnale di disponibilità ad incontrarsi ed a discutere da parte del Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro e degli assessori competenti Giuseppe De Mita ed Ermanno Russo. Essi dimostrano, in tal modo, di non avere alcun interesse ad affrontare i temi relativi alla tutela e salvaguardia di uno dei siti archeologici più importanti d’Italia. Tutto ciò, naturalmente, pesa negativamente sui destini del Villaggio Preistorico. Le responsabilità e le insensibilità, da qualunque parte provengano, non possono essere sottaciute». Intanto da ogni angolo del mondo sono giunte centinaia di adesioni alla petizione on line indirizzata al Presidente della Repubblica per fare appello alla sua indispensabile attenzione (attualmente le adesioni sono circa 500 ma ne occorrono 1000, è possibile firmare al seguente indirizzo: http://www.petizionionline.it/petizione/salviamoil-villaggio-preistorico-di-nola/2455). A Giorgio Napolitano sono state inviate in questi giorni anche 3500 cartoline-petizioni, raccolte dal Comitato. Nonostante la mobilitazione di cittadini, associazioni, forze politiche e sociali, a dicembre è accaduto l’irreparabile. Cede una parte del terrapieno nell’area archeologica sotto lo sguardo attonito di quanti hanno appena visto crollare la sua “sorella maggiore” Pompei. Subito dopo il comunicato di Meridies, il 3 gennaio interviene la Procura di Nola diretta da Paolo Mancuso e l’area archeologica viene sequestrata dai carabinieri. Solo dopo il disastro, la vicenda del Villaggio Preistorico ottiene il rilievo necessario, ricevendo spazio anche sulle più importanti testate giornalistiche e nei tg nazionali. Troppo tardi. Il terremoto è già avvenuto. E, come sempre, si poteva evitare. Ora si ragiona sulle possibili soluzioni. Secondo la Soprintendenza Speciale di Napoli e Pompei non resta altro da fare che interrare l’area archeologica per preservarla. Al di sopra dello strato di terra, si riproporranno capanne identiche alle originali, i cui calchi saranno eseguiti tenendo conto dei rilievi laser-scanning. Tra le altre soluzioni, nel novembre 2010, durante l’incontro presso la Chiesa dei SS. Apostoli di Nola, la geologa Gabriella Vadalà, illustrando il dossier stilato per conto della Soprintendenza, aveva proposto l’allestimento di quattro pozzi che, in sinergia con delle pompe, avrebbero convogliato le acque nel sistema fognario o nel letto degli alvei di via Madonnelle e di Somma. Ma aveva anche sottolineato la dispendiosità dell’intervento (il sistema di pompe non consuma meno di 20-25euro l’ora). Una soluzione alternativa e non invasiva è stata successivamente illustrata dal geologo Giuseppe Chiera: prima di tutto, bisognerebbe rilevare i pozzi presenti nell’area di interesse e stabilire la direzione del flusso delle acque sotterranee, dunque intercettare la falda a monte del sito archeologico con opere di drenaggio da realizzare negli alvei limitrofi, a debita distanza dallo scavo. Il 7 gennaio, nel Consiglio Comunale Straordinario a Nola, gremito di cittadini, si è deciso di affidare al sindaco Biancardi il compito di convocare una Conferenza di Servizi con la Regione e la Soprintendenza ai Beni Culturali; affidare alle Università il compito di ricercare le cause dell’innalzamento della falda per elaborare un progetto di recupero e di valorizzazione; avviare l’iter per porre il sito sotto la tutela dell’Unesco. Intanto, negli ultimi giorni, si fa sempre più accesa la querelle sulle responsabilità della frana, che secondo Amato de Serpis «sono da ricercare a tutti i livelli e da parte di tutti gli schieramenti politici». È necessario piuttosto adoperarsi insieme per salvaguardare quel che rimane. Il Villaggio di Croce del Papa, epicentro dal quale s’irradiano i cerchi della Storia è diventato, purtroppo, l’epicentro del terremoto della nostra civiltà, perché dopo ogni “crollo” fisico, bisogna fare i conti con il crollo spirituale, etico, sociale, politico. Il giorno della scoperta di quel disastro, siamo crollati e ci siamo seppelliti anche noi dentro quelle viscere, che chiedevano al mondo di rivivere dopo millenni. Ora bisogna rialzarsi e ricominciare, con l’amara consapevolezza di aver perso qualcosa, materialmente dunque ineluttabilmente perso qualcosa. E non c’è neppure un sogno borgesiano che venga a salvarci come nel racconto Le rovine circolari del grande scrittore argentino. Parafrasando Borges, con la stessa audacia e il “minuzioso amore” del suo protagonista, dovremmo “sognare un uomo”, ma più propriamente, un uomo nuovo, una nuova civiltà: «Il proposito che lo guidava non era impossibile, anche se soprannaturale. Voleva sognare un uomo: voleva sognarlo con minuziosa interezza e imporlo alla realtà. Questo progetto magico aveva esaurito l’intero spazio della sua anima». È l’unico modo per elaborare il lutto e venir fuori da un incubo così terribilmente reale: impiegare tutti i nostri sforzi per imporre un sogno diverso alla realtà. Ha ragione il filosofo Edgar Morin quando scrive che se fossimo guidati solo dal lume della ragione, dovremmo dire che il mondo va verso la catastrofe, che siamo sull’orlo dell’abisso. Eppure si dichiara ottimista, perché nella storia dell’umanità esiste l’imprevisto. Siamo nella terra in cui nacque il filosofo Giordano Bruno, l’auspicio è che essa pulsi ancora - in modo del tutto imprevisto - del suo “eroico furore”. Perché ci può salvare solo quello slancio intrepido ed appassionato. Ci può salvare solo il sogno di uomini davvero capaci di perfezionare se stessi, il mondo e l’umanità, di vivere nel profondo il presente, custodire il passato e creare l’avvenire. Un compito che ci riconnette alle generazioni che ci hanno preceduto. Dunque, alla storicità. Al cammino della nostra civiltà. ■

IL VILLAGGIO PREISTORICO DI NOLA tra inadempienze istituzionali e iniziative civiche (Tabella a cura di Anna Pia Franzese) Date 2001 3 Dicembre 2004 2004 26 Febbraio 2005

2005

Novembre 2005

Dicembre 2005 20 Febbraio 2006

27 Febbraio 2006

9 Aprile 2006 30 Agosto 2006

31 Agosto 2006

10 Settembre 2006 29 Gennaio 2007 15 Aprile 2007 11 Giugno 2007

7 Ottobre 2007 4 Gennaio 2008

15 Gennaio 2008 Giugno 2008

23 Febbraio 2009 7 Giugno 2009 16 Aprile 2009

16 Luglio 2009

Novembre 2009

3 Novembre 2010

Novembre 2010 23 Novembre 2010

Eventi Ritrovamento del Villaggio Preistorico di Nola. La Giunta Regionale della Campania approva l’acquisto delle aree archeologiche del Villaggio Preistorico (785.949 euro). Prima apertura al pubblico del Villaggio Preistorico per pochi mesi. La Regione Campania e il Comune di Nola aderiscono alla proposta di Meridies di chiedere l’inserimento del Villaggio Preistorico nell’elenco dei beni tutelati dall’UNESCO. Dopo un’apertura straordinaria (4 settembre), il Villaggio resta aperto tutte le domeniche, e gli altri giorni su prenotazione, grazie ai volontari dell’associazione Meridies. Dopo un primo allagamento del Villaggio Preistorico, intervengono i vigili del fuoco. La Soprintendenza fa installare una pompa idrovora, l’associazione Meridies ne fa installare una seconda; ma entrambe risultano di scarsa e inadeguata capacità. Chiusura al pubblico del Villaggio preistorico per l’esondazione della falda acquifera sottostante al sito. La G.O.R.I. S.p.A., su invito dell’associazione e della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta, interviene presso il Villaggio per una prima operazione d’emergenza per il drenaggio dell’acqua. Dopo gli interventi preliminari, iniziano i lavori da parte della G.O.R.I. S.p.A., per l’istallazione delle pompe idrovore fisse che dovranno svuotare dall’acqua il Villaggio e garantire il mantenimento del livello della falda acquifera al di sotto del piano di calpestio dell’area. Riapertura al pubblico del Villaggio Preistorico. L’Associazione Meridies comunica che il Villaggio Preistorico, a partire da settembre annullerà l’apertura al pubblico domenicale e proseguirà esclusivamente con visite su prenotazione. «La decisione è scaturita dalle enormi spese di gestione del servizio che sono gravate esclusivamente sui volontari dell’associazione (oltre 2.700 euro da settembre)». Il sito rischia di chiudere per mancanza di fondi. La Provincia raccoglie l’appello del Presidente di Meridies e promette d’impegnare i finanziamenti necessari. Riapertura al pubblico del Villaggio Preistorico grazie all’intervento della Provincia di Napoli. Arriva un concreto aiuto (donazione di 750 euro) da Londra per la conservazione e la fruizione dell’area archeologica del Villaggio. Nuova chiusura del Villaggio Preistorico per l’innalzamento della falda. Grazie ad un altro intervento tecnico della G.O.R.I. (sostituzione di una delle pompe idrovore), sollecitato da Meridies, la falda acquifera sottostante il Villaggio Preistorico ritorna nuovamente sotto controllo. Riapertura al pubblico del Villaggio Preistorico. Con propri fondi, l’associazione Meridies fa installare una pannellatura turistico-didattica, con la collaborazione dell’Assessorato ai Beni Culturali della Provincia di Napoli. Grazie ad un intervento privato, si realizza un prato verde nell’area archeologica. Chiusura al pubblico del Villaggio Preistorico per importanti lavori di abbellimento dell’area realizzati dalla Soprintendenza Archeologica di Napoli, che hanno interessato la recinzione esterna ed interna e la scala d’accesso al sito. Riapertura al pubblico del Villaggio Preistorico. Chiusura al pubblico a tempo indeterminato del Villaggio Preistorico per innalzamento acqua di falda sottostante al sito archeologico. L’Amministrazione regionale firma un protocollo d’intesa con tutti i Comuni per il Piano strategico di valorizzazione dei beni culturali del nolano. Vengono stanziati 21,2 milioni di euro, di cui circa 100 mila euro destinati al Villaggio Preistorico. Ma con il blocco delle delibere, l’intervento sul Villaggio viene procrastinato per altri lunghi mesi. Dopo l’intervento d’emergenza della protezione Civile “Le Aquile” di Nola per far riemergere il Villaggio dall’acqua (4 luglio), viene convocato un primo tavolo di concertazione, su sollecitazione dell’Associaz. Meridies e su iniziativa del Comune di Nola, per affrontare l’emergenza idrica che ha allagato l’area delle capanne del Villaggio Preistorico di Nola. Il ministro della Cultura Bondi, rispondendo a un’interrogazione parlamentare, presentata dal deputato Idv Franco Barbato, garantisce interventi per eliminare il problema degli allagamenti. Viene creata una petizione on line al Presidente della Repubblica on. Giorgio Napolitano, che attualmente conta circa 500 firme. È possibile firmare all’indirizzo: http://www.petizionionline.it/petizione/ salviamo-il-villaggio-preistorico-di-nola/2455 Nell’incontro tenuto nella Chiesa dei SS. Apostoli di Nola si propone l’idea di dar vita ad un Comitato per salvare il Villaggio Preistorico. L’on. Antonio Amato (PD) interroga il Vice–Presidente della Regione Campania, On. Giuseppe De Mita, per sapere «se è stato interessato della situazione il Governo Nazionale e se sono state individuate misure urgenti per scongiurare i rischi legati alla presenza della falda acquifera che ha già invaso la zona delle capanne, se verrà confermato lo stanziamento già previsto e destinato al Villaggio di Nola». Continua a pag. 3


ANNO XVII NUMERO 1 ● gennaio 2011 (131)

IL VILLAGGIO PREISTORICO DI NOLA tra inadempienze istituzionali e iniziative civiche

S A LV E R E M O L A N O S T R A “POMPEI DELLA PREISTORIA”?

(Tabella a cura di Anna Pia Franzese)

Nola. Comunicato stampa dell’Associazione Meridies sulle condizioni precarie delle “Capanne di Nola”.

25 Novembre 2010

26 Novembre 2010

29 Novembre 2010

Dicembre 2010

6 Dicembre 2010

17 Dicembre 2010

18 Dicembre 2010

21 Dicembre 2010

3 Gennaio 2011

3 Gennaio 2011 6 Gennaio 2011

7 Gennaio 2011

8 Gennaio 2011

11 gennaio 2011

12 gennaio 2011

In Consiglio regionale l’on. Carmine Sommese (Pres. Del Gruppo Misto alla Regione Campania) presenta un question time rivolto all’ Ass. ai Beni Culturali On. Giuseppe De Mita e all’Assessore al Demanio e Patrimonio On. Ermanno Russo, «per conoscere i finanziamenti, le iniziative e gli interventi che intendono porre in essere per salvaguardare un bene archeologico inestimabile, tra l’altro di proprietà della Regione Campania». Nella risposta, gli assessori Giuseppe De Mita e Ermanno Russo precisano che l’area è stata acquistata dalla Regione proprio perché interessata da fenomeni d’innalzamento della falda acquifera ed è stata dotata di un sistema di sollevamento delle acque emergenti a mezzo di pompe idrovore fornite dalla stessa Regione. Successivamente l’area è stata affidata alla Soprintendenza, su specifica richiesta della medesima, ai fini della sua migliore conservazione. «Risultava, dunque, pacifico che la stessa Sopraintendenza, custode del bene, avrebbe attivato all’occorrenza l’impianto di sollevamento delle acque di cui era stato dotato il sito». Meridies comunica che le risposte di De Mita e Russo all’interrogazione dell’on. Carmine Sommese «appaiono molto deludenti e confermano il disinteresse dell’ente regionale per un proprio bene di immenso valore archeologico e turistico che sta scomparendo». Presso la sala riunioni della Cgil della Zona Nolana si riuniscono le Associazioni del territorio nolano per costituire ed insediare il Comitato “Salviamo il Villaggio Preistorico di Nola”, costituito da numerosi cittadini, associazioni e partiti. Vengono allestiti gazebo nelle piazze principali di alcuni paesi, tra i quali Saviano (5 dicembre), Palma Campania (7dicembre) e Nola (8 dicembre), per firmare in favore della mozione indirizzata al Presidente della Repubblica. Presso la sede dell’Arci Masaniello di Saviano, il Comitato “Salviamo il Villaggio Preistorico di Nola” si riunisce per riflettere, in particolare, sulla necessità di allacciare i primi contatti istituzionali ed estendere al massimo la raccolta firme, sensibilizzando l’opinione pubblica. Presso la Galleria Umberto I di Napoli viene presentato il fumetto “Il Villaggio Preistorico di Nola”, edizioni Michelangelo 1915 Editore, una graphic novel per avvicinare i giovani campani alla storia del territorio. Anche in quest’occasione si raccolgono le firme per salvare il Villaggio. L’albo contribuisce alla raccolta fondi ed è possibile acquistarlo presso le edicole del territorio. Si tiene presso il Museo Storico Archeologico di Nola la “Giornata della Preistoria”, organizzata dall’Associazione Meridies, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, il Comune di Nola e la Rete delle Associazioni. Il Comitato “Salviamo il Villaggio preistorico di Nola” promuove un incontro con gli amministratori della Regione Campania, che si conclude con l’assenza della maggior parte degli amministratori invitati. L’associazione Meridies lancia l’allarme: riscontrato un cedimento della parete est dello scavo del Villaggio Preistorico di Nola. La frana ha provocato lo spostamento delle tettoie di copertura delle capanne e probabilmente lo schiacciamento delle strutture della capanna 4. Sequestro cautelativo dell’area archeologica da parte della Procura di Nola. In piazza Duomo viene allestito dal Comitato un nuovo banchetto per continuare la raccolta firme e per portare a conoscenza la cittadinanza degli ultimi avvenimenti. Un corteo organizzato dal PD di Nola raggiunge il Villaggio per smuovere l’opinione pubblica. Si tiene un Consiglio Comunale Straordinario a Nola, per discutere sulle problematiche legate al Villaggio Preistorico. Ampia presenza della cittadinanza. Si decide di affidare al sindaco Biancardi il compito di convocare una Conferenza di Servizi con la Regione e la Soprintendenza; affidare alle Università il compito di ricercare le cause dell’innalzamento della falda per elaborare un progetto di recupero e di valorizzazione; avviare l’iter per porre il sito sotto la tutela dell’Unesco. La Regione risponde alle accuse del Pd: «Più che di assenza della Regione, sarebbe corretto parlare di non competenza della Regione. La tutela e la conservazione del Villaggio rientrano nelle competenze del Mibac», afferma l’assessore al Turismo De Mita che convoca una Conferenza dei servizi. Riguardo alla richiesta di sbloccare i finanziamenti di 21,2 milioni di euro per il nolano «il provvedimento non aveva la necessaria copertura finanziaria». L’Associazione Meridies, su iniziativa del suo ex presidente Angelo Amato de Serpis, invia una lettera aperta agli imprenditori Diego Della Valle, Luca Cordero di Montezemolo e Gianni Punzo per chiedere un loro «aiuto e interessamento in favore del Villaggio Preistorico di Nola, sia perché tutti e tre ben conoscete l’area nolana, visto che vi state investendo tanto con il progetto NTV, sia perché la classe politica e imprenditoriale locale si è mostrata, fino ad oggi, piuttosto sorda ai nostri ripetuti appelli». Il sindaco di Nola Biancardi, con una dichiarazione alla stampa, esprime dispiacere per le parole usate da Amato de Serpis contro la classe politica locale e ribadisce la massima disponibilità dell’Amministrazione Comunale, annunciando un tavolo tecnico tra la fine del mese di gennaio e l’inizio di febbraio al quale parteciperà anche un rappresentante del Ministero.

Con la presente, si comunica che quest’oggi l’Associazione ha inviato, su iniziativa del suo ex presidente Angelo Amato de Serpis, una lettera aperta agli imprenditori Diego Della Valle, Luca Cordero di Montezemolo e Gianni Punzo in merito alla triste vicenda dello stato di grave rischio che sta correndo il Villaggio Preistorico di Nola. Angelo Amato de Serpis, nella sua missiva, oltre a presentare ai noti imprenditori la straordinarietà del sito di Nola, si è appellato alla loro sensibilità culturale, già dimostrata in particolare da Diego Della Valle, che ha dato la sua disponibilità a contribuire al restauro del Colosseo. “Il Villaggio Preistorico di Nola non ha avuto fino ad oggi l’attenzione che meriterebbe - ha esordito Amato de Serpis - e, il crollo della parete dello scavo verificatosi qualche giorno fa, ne è stata la logica conseguenza. In questi anni Meridies si è impegnata a rendere fruibile il sito a migliaia di visitatori che sono rimasti affascinati dalla straordinarietà del luogo, tutto vanificato dall’allagamento dell’area causato da una falda e dalla recente frana, nonostante gli sforzi dell’associazione e della soprintendenza, nella persona di Giuseppe Vecchio, che non ha mai avuto fondi sufficienti per affrontare l’emergenza. La querelle politica di questi giorni sulle responsabilità della frana mi ha molto amareggiato, perché tali responsabilità sono da ricercare a tutti i livelli e da parte di tutti gli schieramenti politici. Il villaggio di Nola merita un comportamento più serio da parte di tutti e, per questo, ho pensato di scrivere una lettera aperta a Della Valle, Montezemolo e Punzo, sperando che, almeno da parte loro, il sito di Nola possa trovare orecchie più attente e sensibili. È brutto vedere le istituzioni cercare di fare da scaricabarile sull’accaduto, è mortificante per chi ha impegnato in modo volontaristico tempo, risorse economiche proprie e tanta volontà percepire che tutto questo lavoro è destinato a finire nel nulla, è oltremodo triste comprendere che un sito archeologico di tale importanza è considerato più un fastidio che una risorsa. La perdita delle capanne di Nola -ha continuato l’ex presidente di Meridies - non è solo un grave danno archeologico e scientifico, ma è anche e soprattutto una mancanza di rispetto nei confronti delle persone che le hanno costruite, le hanno abitate, le hanno vissute con gioie e dolori e che poi sono morti in quel tragico giorno di circa 4000 anni fa, lasciandoci questa meravigliosa testimonianza che noi stiamo volgarmente cancellando. Come ultima ipotesi concordo con la soprintendenza che è meglio sotterrare di nuovo le capanne, se non si è capaci di trovare i finanziamenti idonei a salvarle, per evitare che possano rovinarsi ancora di più, ma, se ciò avverrà, sarà una bruttissima figura che farà innanzitutto il nostro paese. Magari, un giorno, ci saranno persone più degne di noi che potranno scavarle di nuovo e darle il lustro che si meritano”.

Nola 11 gennaio 2011. Testo della Lettera-Appello di Angelo Amato De Serpis al dott. Diego Della Valle; al dott. Luca Corsero di Montezemolo ed al cav. Gianni Punzo sul Villaggio Preistorico di Nola. Preg.mi dott.ri Diego Della Valle, Luca Corsero di Montezemolo e cav. Gianni Punzo, con grande entusiasmo e gioia ho appreso alcune settimane fa dell’intenzione del dott. Diego Della Valle di voler contribuire a restaurare il grande Anfiteatro Flavio di Roma, più conosciuto col nome di Colosseo. Nello stato disastroso in cui versa il nostro patrimonio archeologico e monumentale che, molto indegnamente, i nostri avi e la storia di questo paese hanno provveduto a far giungere fino a noi, vedere un imprenditore serio e di successo che si propone di venire incontro, da privato, alle difficoltà vergognose dello stato nel salvaguardare un bene inestimabile come il Colosseo, non può non riempire il cuore di gioia e di speranza. Purtroppo l’esempio di Della Valle è un’encomiabile, ma ancora troppo rara testimonianza di spirito civico e partecipazione attiva e non egoistica alle vicende del proprio paese. Chi vi scrive è stato, fino a qualche mese fa, responsabile dell’Associazione Meridies di Nola che, con grande fatica e sforzi sovraumani, senza l’aiuto di nessuno, ha cercato di mantenere in vita e di rendere fruibile il più possibile la cosiddetta “Pompei della Preistoria” (vedi www.areanolana.): lo straordinario e unico al mondo sito archeologico di Nola, noto come il Villaggio Preistorico di Nola. Tale area archeologica ha restituito, per la prima volta, un abitato di quasi quattromila anni fa circa (1800-1700 a.C.) intatto nel suo calco in negativo nel fango, con le capanne chiaramente leggibili dal tetto fino alle fondamenta, seppellite dall’eruzione del Vesuvio detta “delle Pomici di Avellino”. Oggi questo unicum archeologico, visitato in questi anni da migliaia di persone, ancora per la gran parte da scavare, rischia la distruzione totale a causa di una falda acquifera sottostante che ha allagato l’area e, da più di un anno, ha sommerso le fragili strutture che si sono nel frattempo, sicuramente, già gravemente danneggiate e che rischiano di scomparire del tutto. Pochi giorni fa, a questa già deprecabile situazione, si è aggiunto anche il crollo di una parete dello scavo che ha, probabilmente, distrutto parzialmente una capanna e che ha avuto un triste risalto a livello internazionale e nazionale. Purtroppo, gli appelli lanciati da Meridies e dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei che, nonostante gli sforzi, non ha mai avuto mezzi sufficienti per intervenire in modo idoneo, e dal Comitato per la Salvezza del Villaggio Preistorico di Nola, fino ad oggi sono caduti nel vuoto, sia a livello istituzionale, sia a livello privato. Ho pensato così oggi di scrivere alle SS.VV. per chiedere un vostro aiuto e interessamento in favore del Villaggio Preistorico di Nola, sia perché tutti e tre ben conoscete l’area nolana, visto che vi state investendo tanto con il progetto NTV, sia perché la classe politica e imprenditoriale locale si è mostrata, fino ad oggi, piuttosto sorda ai nostri ripetuti appelli. La perdita delle capanne di Nola non è solo un grave danno archeologico e scientifico, ma è anche e soprattutto una mancanza di rispetto nei confronti delle persone che le hanno costruite, le hanno abitate, le hanno vissute con gioie e dolori e

che poi sono morti in quel tragico giorno di circa 4000 anni fa, lasciandoci questa meravigliosa testimonianza che noi stiamo volgarmente cancellando. Nella speranza di un Vs riscontro alla presente invio i miei più cordiali saluti e ringraziamenti per l’attenzione che vorrete dedicare al “nostro” villaggio di quattromila anni fa. Angelo Amato de Serpis (già presidente di Meridies). ■


ANNO XVII NUMERO 1 ● gennaio 2011 (131)

Il Villaggio preistorico di Nola. Comunicato Stampa Nola, 7 gennaio 2011. Al governo di città!: Aspetta e spera che l’ora s’avvicina...! L’ora è arrivata!!! L'incapacità di salvaguardare e tutelare un bene inestimabile di 4 mila anni fa, che il mondo ci invidia...

“IL VILLAGGIO PREISTORICO DI NOLA? D I AM O L O I N C O M O D AT O A D U N ’ A LT R A R E G I O N E ” ola - Sono inammissibili i ritardi, le promesse, le false attenzioni che continuano a protrarsi, delle varie istituzioni succedutesi nel tempo; è poca l'attenzione e la conoscenza di un sito archeologico, “il villaggio preistorico dell'età del bronzo antico del 1860-1680 a.C.”, una scoperta senza precedenti, un ritrovamento che, secondo gli archeologici, non ha uguali nel mondo. La Rai, la stampa nazionale, locale ed estera, nonché riviste e mensili, hanno dato ampia divulgazione a tale scoperta. Oggi, che dire... il villaggio è sommerso dalla falda acquifera, che non si riesce a far defluire, è abbandonato e coperto da erbacce per l'incuria, di chi dovrebbe tutelarlo: ultimamente è stato costruito un recinto in muratura con cancellata.Non si può che ringraziare l'associazione “Meridies” di Nola, per la tenacia di tutti questi anni e per l'abnegazione con cui ha sempre curato l'interesse del villaggio, le visite guidate e l'informazione turistica. A tutt'oggi tutto questo è svanito... sempre che non si cerchi di svegliare gli uomini di buona volontà. Nella nostra città millenaria ci è stato donato tutto, tra arte e storia; non siamo capaci di gestire niente ed ecco perché l'assoluta

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O . S.

“Capanne di Nola”, cedimento.

L’ I M P E G N O P E R O B I E T T I V I C O M U N I NELLA QUESTIONE RIFIUTI Carmine Strocchia l sistema impositivo attuale che, come si diceva in un precedente intervento, continua ad insistere forzatamente sulla TARSU e, inoltre, ha preso a colpire ciecamente anche la logica della “Tariffa Ronchi”, somiglia ad un cane che si morde la coda: più pagheremo per le ricorrenti emergenze, più queste saranno angoscianti componenti del nostro territorio. C’è allora da chiedersi: qual’è l’obiettivo che come società e istituzioni vogliamo porci insieme in questa quotidiana guerra dei rifiuti? Credo sia ormai abbastanza acclarato che, anche rispetto alla raccolta differenziata, prioritaria sia la riduzione dei rifiuti prodotti, elemento fondante ma anche essenzialmente e profondamente etico. Se infatti è importante fare raccolta differenziata, (impegno che, anche a Saviano, è innegabilmente portato avanti con buona responsabilità) occorre al contempo consumare in modo più sobrio, gestire in modo responsabile le risorse naturali, trasformarsi davvero in “sentinella del creato”. Ovviamente non si intende qui dare ricette preconfezionate al problema. Sappiamo anzitutto che l'aumento dei rifiuti, se può essere indice di crescita economica, è anche causato da stili di vita consumistici basati sull'usa e getta, da scelte industriali e globali poco lungimiranti, dominate quasi esclusivamente da interessi economici. Sappiamo anche che rispetto ai tre sistemi di trattamento oggi prevalenti (raccolta differenziata e riciclaggio, discarica controllata, termovalorizzazione e impianti di Combustibile da Rifiuti (CdR) è ampiamente cresciuta la sensibilità per la raccolta differenziata. Ci sono ormai numerosi esempi a livello nazionale, soprattutto in Lombardia e in Veneto, che ci dimostrano la reale possibilità di arrivare a livelli di raccolta differenziata molto alti, pari al 50-60%. Ma la raccolta differenziata da sola non basta, bisogna anche costruire una serie di impianti – di compostaggio, di selezione, di incenerimento – per trattare e ridurre il volume dei rifiuti. E qui ci si scontra con il problema della localizzazione: le troppe leggerezze commesse nel passato pesano ancora, rendendo la gente quanto mai diffidente quando si parla di impianti per rifiuti. Prevale talvolta così il rifiuto pregiudiziale di soluzioni per lo smaltimento o il riciclaggio sul territorio in nome del cosiddetto fenomeno NIMBY (acronimo di “Not in my backyard” -“non nel mio giardino”). A questo va aggiunto che in Campania tutto l’enorme dibattito sulla mancata attivazione del ciclo integrale dei rifiuti (e quindi sul funzionamento a singhiozzo dei CdR, dei termovalorizzatori, dei siti di compostaggio e degli impianti di selezione esistenti o sulla mancata attivazione di quelli progettati) tocca interessi la cui portata e pericolosità frena l’adozione di interventi risolutivi. Secondo stime ad es. del Sole 24 h la valorizzazione dei rifiuti

convinzione d'invito al sindaco, avv. Geremia Biancardi, di far gestire in comodato d'uso i beni archeologici alla regione Friuli Venezia Giulia? Che ha la competenza e l'attenzione che merita per la propria terra e la sua eterna storia. Invito il primo cittadino a convocare nella sua straordinarietà il consiglio comunale per tale inadempienza e trascuratezza verso il patrimonio storico-archeologico, e ci si invochi “l'ordalia” (detta anche giudizio di Dio). Grazie f.to M.llo Luigi Fusco e-mail: rassegnastampafusco@hotmail.it ■

“vale” oggi circa 70 €/ t, per un giro d’affari annuo di complessivi 15 miliardi di € mentre il caso Napoli è costato alla comunità ben 2268 miliardi in 10 anni. In definitiva, riciclare è un sistema validissimo per ridurre il volume di questo enorme volume di rifiuti che ci circonda (ogni anno finiscono nelle discariche italiane oltre 26 milioni di tonnellate di rifiuti), ma non basta. Circa l’80% dei rifiuti prodotti dalla società moderna è di origine agricola, industriale o mineraria, il restante e non trascurabile 20% è di origine domestica. Ciò significa che il problema va affrontato all’origine: ad es. il 40%in peso ed il 60% in volume dei rifiuti che produciamo è generato da imballaggi. Occorrerebbero perciò soluzioni che partano dalla selezione dei rifiuti alla fonte del riciclo. Questa azione di prevenzione è l’azione fondamentale che deve costituire la priorità assoluta per qualsiasi valida politica di gestione dei rifiuti. È vero che una parte importante spetta all’industria che ha un ruolo fondamentale nella riduzione del volume dei rifiuti perché può agire alla fonte, cioè in fase di progettazione e fabbricazione del prodotto. Anche però il nostro comportamento negli acquisti ed il modo in cui eliminiamo i prodotti usati può avere effetti notevolissimi. Tutti noi dovremmo assumere l’abitudine di selezionare i nostri rifiuti, scegliere i prodotti di lunga durata, preferire i prodotti riciclati e riciclabili, limitare gli imballaggi e riutilizzarli, metterci in discussione su molti nostri comportamenti. Per altro verso, gli interlocutori istituzionali devono mostrare credibilità, lungimiranza e rigore nei loro compiti e competenze. In altre parole, il cittadino campano che si trova a dover scontare il peso economico di gestioni dissennate e innegabili inefficienze, deve trovare anche stimoli adeguati a ridurre consapevolmente la sua produzione di rifiuti e dare così il suo essenziale contributo in questa guerra. Constatiamo che in queste settimane Saviano e altri Comuni della zona hanno tenuto sicuramente lontana l’invasione dei rifiuti che invece ha sommerso Napoli. Nessuno può mettere in dubbio che su questo versante i Comuni locali da anni lottano disperatamente, anche con grandi sacrifici del personale, contro ogni sorta di difficoltà. E’ proprio per questo, però, che è obiettivamente il momento di guardare in prospettiva, operare una inversione di rotta, un salto di qualità con le forze che le comunità locali hanno alla loro portata. Il motivo principale che spinge in questa direzione è proprio quello che non premiare il cittadino per i comportamenti virtuosi che egli potrebbe attuare – ripeto qui il principio chi meno inquina meno paga - ed anzi addossargli, attraverso l’aumento dei costi di gestione, parte di quelle responsabilità che certo vengono da molto lontano, non conviene a nessuno. Non conviene agli Enti locali perchè con questa produzione di rifiuti non si fa altro che aggravare lo stato di emergenza costringendo gli utenti, che si sentono come

polli da spennare, a continuare a percepire la parte istituzionale come antagonista e non come soggetto interlocutore di partecipazione civile. Non conviene ai cittadini che persisteranno nell’impegnarsi in una raccolta differenziata sì lodevole ma, nella sua attuazione, non me ne voglia nessuno, non in grado di farne avvertire ai cittadini la sua vera portata: trasformare il rifiuto in vera risorsa cioè bene economico ma anche sociale. Questo è senz’altro un punto su cui ci si soffermerà, per la sua assoluta centralità, in un prossimo intervento. Intanto, occorre puntare concretamente (sarebbe auspicabile e utilissimo anche il contributo dei lettori al riguardo) su obiettivi comuni e su scelte condivise che possano cominciare a far calare nella nostra provincia la produzione di rifiuti e con essa l’opzione discariche a favore del tanto sospirato ciclo integrale. Si impongono scelte: ● economiche: far pagare i tributi in una intelligente e trasparente ottica tariffaria; applicare a livello locale sistemi di recupero energetico e – ad es per l’edilizia – di riutilizzo dei materiali; promuovere tra i cittadini il riuso e lo scambio di oggetti e materiali dismessi; far partecipare senza fini di lucro i cittadini alla commercializzazione del materiale riciclabile; “fare cassa” anche applicando con rigore e severità provvedimenti sanzionatori contro ogni comportamento ostile alla civiltà e alla salvaguardia ambientale … ● di partecipazione civile per ciò che concerne i cittadini e i pubblici esercizi: adeguare, laddove possibile, i consumi ad uno stile di vita responsabilmente sobrio e limitare al minimo gli sprechi alimentari cui siamo troppo abituati; già in questa fase usare per la spesa le borse, le buste biodegradabili o di carta senza aspettare (come prescritto dal decreto emesso finalmente lo scorso dicembre) il completo smaltimento delle buste di plastica ancora in circolazione; limitare l’uso delle acque minerali, non usare confezioni monouso (marmellate, burro ecc.); non cedere per tante occasioni al facile ricorso a piatti, bicchieri, posate di plastica e tovaglioli di carta; optare, se possibile, per i contenitori di cartone anzichè di plastica (v. detersivi); ridurre l’uso di contenitori e imballaggi ingombranti; sostituire le vaschette di polistirolo con quelle di cartone; contribuire attivamente a tenere puliti i centri urbani, mettere fine al triste e anonimo spettacolo della dispersione di rifiuti più o meno ingombranti per le strade del centro e per i terreni delle zone periferiche; non riversare sempre e comunque tutte le responsabilità sulle Istituzioni;.... ● di scelte ambientali su scala cittadina: informare e sensibilizzare i cittadini; sulla limitazione dei rifiuti; promuovere il compostaggio in zone periferiche o con iniziative condivise in singoli quartieri, strade o condomìni (la sperimentazione di qualche anno fa merita di esser ripresa!); incentivare l’uso del vetro a rendere; introdurre l’uso del cauzionamento nell’uso delle lattine; poter disporre di Mater-Bi per il rifiuto organico e di adeguate isole ecologiche; creare incentivi per limitare i rifiuti superflui; valutare seriamente l’opportunità, per le ragioni dette prima, di formulare una diversa, più articolata e razionale raccolta differenziata. ■RICI E


ANNO XVII NUMERO 1 ● gennaio 2011 (131)

L’OLOCAUSTO DIMENTICATO; I GENOCIDI NELLA EX YUGOSLAVIA. Maria Teresa Iervolino egli ultimi tempi, per questioni personali e anche scaturite dalla salda amicizia con Giacomo Scotti, mi sono avvicinata allo studio delle lingue e letterature dell’Ex Jugoslava, in particolare a quella serba, croata, bosniaca e montenegrina. Questa curiosità mi ha portata a conoscere più da vicino aspetti sicuramente importanti di questi contesti letterari e di un universo, quello dell’Olocausto, assolutamente sconosciuto, spesso dimenticato, probabilmente anche perché la storia di questi popoli è stata successivamente crudele e violenta, tramandando vittime innumerevoli, incolpevoli. In occasione di “Tradurre (in) Europa” - festival a Napoli - svoltosi dal 22 al 29 novembre, mentre ero a sostegno dalla traduttrice Susanna Glavaš e mi occupavo della pubblicazione di alcuni articoli relativi all’evento svoltosi presso il Palazzo Du Mesnil, Rettorato de “L’Orientale”, ho avuto la possibilità di leggere un magnifico romanzo contemporaneo “Rebecca nel profondo dell’anima” di Jasminska Domaš. Un romanzo tradotto in italiano con amore e passione e compenetrazione perché, come ha dichiarato la stessa Glavaš “ritrovo in esso tratti biografici che accomunano le vicende dei protagonisti a quelle della mia famiglia”. “Rebecca” è un romanzo in ventinove capitoli che affronta in modo originale e personale il tema della Shoah e ci fa inevitabilmente ripensare ai classici della letteratura dell’Olocausto, ma c’è da dire che l’autrice caratterizza il suo lavoro di una “volontà di resistere” non comune. La protagonista, Rebecca, depone tutto quello che le resta in un baule, l’abbigliamento essenziale e il violoncello, i ricordi e la speranza di poter superare il trauma dell’eccidio della sua famiglia da parte dei Fascisti Croati a ridosso del 1941. Rebecca si salva grazie all’aiuto di un’amica che le offre rifugio in una soffitta, luogo in cui rimane per quattro anni, sola col violoncello, sola col suo dolore muto. E così si sviluppa una storia che l’autrice narra in prima persona, descrivendo un presente di pietra, un solenne silenzio, un percorso dell’anima e nei sentimenti, la parte più difficile da esprimere. Le parole, i nomi dei personaggi, nascondono e rivelano tutti una magnifica simbologia sintetizzata nella cabalistica compiutezza della croce di David. Le relazioni di affetto taciuto ma svelato, Rebecca e Jelena, Rebecca e i suoi cari, persi per sempre; Rebecca e la città in guerra, la paura e l’orrore, il senso di sconforto, l’inferno dell’olocausto e una Zagabria che “con la sua anima mitteleuropea, è luogo dell’anima”. Rebecca e il violoncello, il suo alter ego, il suo mezzo per dimenticare, per ritrovare il proprio cammino ed aprirsi di nuovo agli affetti, alla luce di zaffiro degli occhi di Luca Sonnenshein. Rebecca è a sua volta l’alter ego della Domaš, ma anche il nostro: nel confronto con la morte, nella perdita di persone care, nella ricerca di un bene prezioso difficile da raggiungere, per superare il silenzio che a volte urla troppo forte. Questo è solo un aspetto intimo e familiare della piaga lasciata dal rogo della storia, dal rogo che con la sua “memoria” ci ha cambiati e ci fa vedere gli eventi in maniera più coinvolta e partecipe. La Jugoslavia durante la seconda guerra mondiale è stata teatro di genocidi indicibili, di abusi compiuti nei confronti dei serbi di confessione ortodossa, ebrei, rom e oppositori politici dal 1939 al 1945 da parte delle milizie locali e delle forze di occupazione fasciste e naziste. Durante la Seconda guerra mondiale, con lo Stato Indipendente di Croazia, sotto il regime degli Ustasci, vennero trucidate da 330.000 a 700.000 persone, mentre 250.000 furono espulse e 200.000 furono costrette a convertirsi al cattolicesimo. Le vittime, per la maggioranza serbe, includevano 37.000 ebrei. La United States Holocaust Memorial Museum riporta che le autorità croate sterminarono dai 330.000 ai 390.000 abitanti di etnia serba in Croazia e Bosnia durante il periodo del governo Ustascia; di questi dai 60.000 ai 70.000 sono stati uccisi solo nel campo di concentramento di Jasenovac. Jasenovac è il più grande campo di concentramento costruito nei Balcani durante la seconda guerra mondiale, voluto dallo Stato Indipendente di Croazia e retto da Ante Pavelić, alleato delle potenze dell'Asse. Il campo si trova nei pressi dell'omonimo paese sulle rive del fiume Sava (destinazione finale per molti corpi senza nome), a sud-est di Zagabria, non lontano all'attuale confine croato-bosniaco. Jasenovac, comandato dal francescano Miroslav Filipovic-Maistorovic detto Frà Satana, fu edificato

tra l'agosto '41 e il febbraio '42. I primi 2 campi, Krapje e Bročica, furono chiusi nel novembre del 1941, mentre i 3 campi più nuovi continuarono a funzionare fino alla fine delle ostilità, nell'aprile 1945: Ciglana (Jasenovac III), Kozara (Jasenovac IV) e Stara Gradiška (Jasenovac V). In questo campo furono sterminati ebrei, serbi, zingari, musulmani e oppositori politici croati. Molti erano bambini di età compresa fra i tre mesi e i quattordici anni. Le vittime degli Ustasci nel campo di Jasenovac variano da cifre dai 700.000 ai 1.000.000; numeri che vanno associati al contesto più generale di tutti i massacri avvenuti nello Stato Indipendente di Croazia fra il 1941 e il 1945, quando vennero soppressi quasi 1.500.000 serbi. Tra le barbarie maggiori di Jasenovac è doveroso ricordare quella eseguita da Petar Brzica, uno studente di legge, che nella notte del 29 agosto 1942, per una scommessa, uccise 1360 prigionieri sgozzandoli con lo srbosjek (“falciaserbo” o "tagliaserbo"), un'arma appositamente creata dagli ustasci per la rapida uccisione di prigionieri nei campi di concentramento. Costui fu a ragione nominato "Re delle gole tagliate". Il monumento-memoriale di Jasenovac elenca i nomi di 75.159 uccisi. Per meticolosità storica è doveroso dire che purtroppo il genocidio in Croazia prese avvio prima ancora che i nazisti decidessero di eliminare gli ebrei. Dunque gli eccidi nei campi di sterminio jugoslavi costituiscono il primo esempio di assassinio sistematico della storia e durante la seconda guerra mondiale. Il numero totale delle vittime della guerra in Jugoslavia è compreso tra 947.000 e 1.8 milioni, secondo quanto riportato da diversi storici. Dopo l'invasione il Regno di Jugoslavia nel 1941 fu diviso in diverse zone di occupazione, ovvero domini controllati dagli stati più forti. Ai comandi del leader, Ante Pavelić, i nazisti croati iniziarono la persecuzione e le uccisioni di serbi, ebrei e rom. Le stime sul numero dei serbi uccisi nella seconda guerra mondiale varia da 500.000 a 1.200.000. Tra i campi di concentramento e siti di esecuzione dell’area ricordiamo, oltre a Jasenovac, Stara Gradisca, Jadovno, Ðakovo, isola di Arbe, isola di Pago, Jastrebarsko (un campo di concentramento per bambini), Loborgrad, Gornja Rijeka; per citarne solo alcuni. Una cifra imprecisata di vittime serbe e rom è stata registrata, al di fuori dei campi di concentramento in vari luoghi di esecuzione. I corpi sono poi stati gettati in pozzi, fiumi o altrove. In Serbia non si stimano grandi episodi di uccisione di civili, tranne che quello che risale all'ottobre 1941, quando l'esercito tedesco uccise fra 2.500 e 5.000 persone nel massacro di Kragujevac. Le forze dell'Asse non risparmiarono crimini contro la popolazione civile in Vojvodina, dove nei quattro anni di occupazione sterminarono circa 50.000 persone e circa 280.000 furono arrestate, torturate o internate. Le vittime erano in maggioranza serbi, ma caddero anche ebrei e rom, oltre a slovacchi, romeni. Durante la seconda guerra mondiale, gli Italiani annessero il Kosovo al Regno di Albania. La nuova annessione del Kosovo in un'entità geo-politica albanese fu seguita da ampie persecuzione di non-albanesi (soprattutto serbi) da parte fascisti albanesi. La maggior parte dei crimini di guerra sono stati perpetrati dalle SS Skenderbeg Division e dalla Kombëtar Balli. Dai 10.000 ai 30.000 serbi sono stati uccisi e altri 100.000 furono espulsi. Nel mese di aprile 1943, Heinrich Himmler creò la 21. Waffen-Gebirgs-Division der SS "Skanderbeg" presidiata da volontari albanesi e kosovari. Dall'agosto 1944, la divisione partecipò alle operazioni contro i partigiani jugoslavi e serbi, massacrando impietosamente la popolazione locale. La storia ha insegnato che la violenza e l’odio non possono portare a nessun dialogo costruttivo, a nessuna mediazione, a nessun compromesso. Un popolo non può essere migliore o peggiore di un altro e nessuna persona è diversa dall’altra. Con questa testimonianza ho voluto provare a sviscerare un lato oscuro della storia che, seppure spesso dimenticato, si intreccia inequivocabilmente con il destino di tanti Italiani e della storia italiana. Una storia fatta di massacri. Una storia vicina e non trasmessa. Una memoria che non è tale perché ancora sconosciuta. Infatti, per citare Gustav Meyrink, solo quando arriva la conoscenza, arriva anche la memoria. Nel prossimo luglio mi recherò a Zagabria e al campo di Jesenovac, per conoscere quello che per molti è stato ricordo, incubo, tomba e fine di tanta sofferenza. Riconoscerò l’odore forte del sangue che negli anni non è mai an-

dato via, perché lo ricordassimo innocente ed eterno, perché fosse simbolo di vita nella memoria. Riconoscerò zolle senza erba nella suggestione delle urla di bambini, di donne e uomini; e poi… la musica di un violoncello che Rebecca suonerà per sempre, solitario, per sfuggire alla memoria! ■

Località Cerreto - Saviano (NA)

Q U A N D O T R AT TA S I DI PERIFERIA … PASSI IN SECONDO PIANO.

a circa due mesi, la provinciale che collega il Comune di Scisciano a quello di Saviano, esattamente Via Aliperti in località Cerreto è stata chiusa per smottamento della sede viaria, creando grosse conseguenze all’abitazione del signor Ambrosino Giulio. Come facile immaginare i problemi hanno interessato l’intera comunità e danneggiato seriamente l’aspetto economico dei pochi esercizi commerciali presenti in zona in quanto per percorrere i 200 metri ove è capitato lo smottamento, bisogna percorrere almeno 5 km per raggiungere Via Palazzuolo e viceversa. Come in tutti i casi del genere, i vari enti contattati si palleggiano le responsabilità : il Comune di Saviano dapprima ha riferito che c’erano problemi burocratici e dopo tempo ha riferito che la responsabilità effettiva era della GORI. Il Comune di Scisciano ha riferito che stava colloquiando con il Comune di Saviano e la GORI per risolvere al più presto il problema anche se era interessato solo marginalmente. La GORI, a loro detta, dopo esaminata la situazione, stava trattando con l’assicurazione per risolvere al più presto il problema. Si capisce da solo che il palleggiamento dei vari enti interpellati sono solo un serio danno per i cittadini, che non solo affrontano problematiche di vita quotidiana da sempre (scuola elementare soppressa, fogne inesistenti, viabilità carente, luogo d ritrovo inesistente, etc.), adesso quanto altro tempo dobbiamo aspettare per poter raggiungere le zone confinanti per la normale vita quotidiana? Ricordandovi il pericolo imminente e permanente di qualche tragedia, sfiorata solo per fortuna nel giorno dell’accaduto. Credo che se il problema si fosse verificato in zone centrali, la soluzione sarebbe stata risolta a stretto giro. Essendo noi periferici, veniamo considerati come al solito in secondo piano. Ora chiediamo agli enti interessati, quanto tempo credete di abusare della nostra pazienza? Essendo recidivi e insolventi nei nostri confronti. Saviano, lì 18/12/2010. In Fede Associazione Cerreto Paolo Bruscino. ■


ANNO XVII NUMERO 1 ● gennaio 2011 (131)

NUOVO DIRETTIVO DELLA FONDAZIONE E DINTORNI Felice Falco opo la elezione del presidente, vice presidente e tesoriere della Fondazione ad opera dell’Amministrazione comunale con delibera n. 28 del 30.11.2010 e l’elezione dei due consiglieri - espressione dell’Assemblea della Fondazione - eletti appunto dai e tra i suoi membri, si è completato, per quanto riguarda i membri elettivi, il rinnovo del Direttivo cui spetterà il compito di organizzare il carnevale nei prossimi cinque anni. Con l’integrazione dei membri di diritto di cui all’art. 9 dello Statuto: 1) l’Assessore con delega al turismo e spettacolo o segnatamente il Delegato al carnevale, 2) il presidente della Pro Loco (o un suo delegato), nonché 3) il presidente del Forum dei giovani (o un suo delegato) e 4) il presidente della fondazione uscente, -questi ultimi due senza diritto di voto-, (giuste le modifiche apportate allo Statuto dal Consiglio Comunale nella seduta del 30.11.2010), il nuovo Direttivo è a tutti gli effetti costituito e risulta composto come di seguito riportato: Nominativo Napolitano Pasquale Caccavale Mario D’Agresti Salvatore Annunziata Raffaele Falco Michele Ferrara Gianfonso Baggiani Antonio Trocchia Giovanni

Allocca Donato (partecipazio ne.dubbia?)

Carica Presidente Vice Presidente Tesoriere Consigliere Consigliere Membro di diritto Membro di diritto Membro di diritto Senza diritto di voto Membro di diritto Senza diritto di voto

Estremi Nomina Delibera Comunale n°28 del 30/11/10 Delibera Comunale n°28 del 30/11/10 Delibera Comunale n°28 del 30/11/10 Assemblea generale del 23/12/2010 Assemblea generale del 23/12/2010 Assessore turismo e spettacolo Art 9 dello statuto Delegato per il Forum dei giovani (modifica art. 9 dello Statuto) Presidente della Fondazione uscente

Fin qua il dato di fatto. Ma il dovere di cronaca ci induce, se non altro, a richiamare le modalità con le quali sono state effettuate le due elezioni, sia quella di competenza del Consiglio Comunale (presidente, vice presidente e tesoriere), sia quella di competenza dell’assemblea (due consiglieri membri dell’assemblea stessa). Lungi da noi ogni spirito di polemica, però, per quanto riguarda la elezione dei membri di sua competenza, non riusciamo proprio a capire le ragioni che hanno spinto il Consiglio Comunale a mettere in atto procedure per così dire, farsesche. Per tacito accordo delle forze politiche in Consiglio Comunale il Presidente e il tesoriere della Fondazione sono espressione della Maggioranza, mentre il vicepresidente è espressione dell’Opposizione. In presenza di accordi interni ai due gruppi di maggioranza e di opposizione sui rispettivi nominativi, perché, ci siamo chiesti e ci chiediamo, ricorrere ad una procedura che ha del tutto disatteso le regole fondamentali proprie della elezione di un organismo elettivo? Per quanto riguarda la elezione dei due membri di competenza dell’Assemblea le modalità seguite avrebbero poi ignorato le disposizioni dello Statuto. L’articolo 9 dello Statuto, relativo alla composizione del Direttivo, infatti, dopo aver citato gli altri componenti aggiunge che fanno parte del Direttivo “ n. 2 consiglieri eletti dall’Assemblea, tra i propri componenti”. L’espressione “tra i propri componenti” ci rimanda all’art. 13, quello relativo all’Assemblea,- e qui al punto 1) recita: “L’Assemblea è così costituita: - un rappresentante di ogni Comitato carro” (omissis) e al punto 2) aggiunge: “L’Assemblea viene nominata dal Consiglio Comunale con apposita deliberazione che dovrà contenere i nominativi comunicati dagli organismi di cui al comma precedente (i rappresentanti dei singoli comitati, delle associazioni etc.). Ecco dalle informazioni in nostro possesso non sembra che l’Assemblea generale del 23 dicembre 2010 fosse costituita nel rispetto delle norme statutarie e quindi legittimata ad eleggere i suoi due membri in seno al Direttivo. In buona sostanza la deliberazione del Consiglio Comunale con i relativi nominativi comunicati dagli organismi in propria rappresentanza nell’assemblea della fondazione doveva sancire ed ufficializzare la composi-

«Speravo che per tale elezione non si procedesse con la stessa superficialità…».

zione dell’assemblea e solo dopo questo passaggio istituzionale (giusto o errato che sia, ma previsto dallo Statuto) i membri dell’assemblea così costituita erano legittimati (ed essi soli o quelli delegati con delega scritta) a svolgere la funzione di elettori dei due membri di cui all’art. 9 dello Statuto, e solo tra di essi (tra i nominativi di cui alla deliberazione del Consiglio Comunale) potevano essere individuati i due membri da eleggere. Quali le ragioni che hanno spinto a operare in difformità delle regole statutarie o in maniera superficiale non ci interessa più di tanto. Se abbiamo sollevato la questione è solo per un dovere di cronaca e per una esigenza di chiarezza. Lungi da noi, peraltro, la pretesa di esprimere un giudizio in ordine alla idoneità dei membri del nuovo Direttivo. Al momento possiamo solo esprimere la speranza che ci sia la volontà oltre che la capacità di rimettere il carnevale sui binari giusti per un suo possibile rilancio e l’augurio che i nostri amministratori (quelli di oggi e quelli che verranno nei prossimi anni) prendano finalmente coscienza che al di là degli interessi politici di parte, è in gioco l’immagine stessa del nostro paese e che l’evento del carnevale non va sentito solo come opportunità per una promozione personale ma come occasione di prestigio di tutto il paese, come momento di crescita sociale, culturale ed artistica e come elemento di aggregazione sociale della comunità tutta nonché come risorsa economica della cittadinanza e dell’intero territorio. A noi era sembrato di cogliere negli ultimi anni una sorta di fase calante del nostro carnevale, uno scemare degli entusiasmi, una evidente sofferenza di natura economica dei vari Comitati, sofferenza denunciata anche da un calo di qualità delle costruzioni allegoriche degli ultimi anni, per non parlare delle problematiche di natura organizzativa che si ripropongono pari pari ogni anno se non in misura sempre più preoccupante. Ecco noi ci auguriamo che l’entusiasmo del nuovo Direttivo, tradotto in una organica pianificazione dei suoi compiti, ed una politica più attenta alle esigenze proprie di un evento così importante per il paese e per l’intera cittadinanza possano rappresentare altrettanti strumenti di novità e di concretezza capaci di rinnovare entusiasmi e passione, elementi essenziali e condizioni indispensabili per aprire nuovi orizzonti di sviluppo e di crescita per il nostro carnevale. ■

NOZZE D’ORO

AS S EM B L E A FO N D AZIO N E C AR N E VAL E 23 DICEMBRE 2010 Luigi Liguori n qualsiasi associazione la elezione di determinate cariche è regolata da precise norme previste nello Statuto dell’associazione stessa. Ed è così pure per la Fondazione. All’assemblea della Fondazione carnevale, formata dai rappresentanti delle associazioni iscritte, spetta il compito di eleggere due suoi componenti in seno al Direttivo. L’assemblea per questa operazione si è tenuta il 23 dicembre 2010. Speravo che per tale elezione non si procedesse con la stessa superficialità con cui erano avvenute le nomine del presidente, vicepresidente e tesoriere da parte del Consiglio comunale. Speranze vane! Nell’assemblea del 23 dicembre, dunque, Dopo i convenevoli di rito il presidente dell’assemblea invitava a procedere alla votazione. Ma dal momento che il sottoscritto ravvisava nelle procedure qualcosa difforme da quanto previsto dallo Statuto, sollevava la questione e faceva presente che l’assemblea così come costituita non poteva procedere alla elezione dei suoi due membri. Sostenevo infatti che non era stato rispettato l’articolo 13 punto 2 dello Statuto, quello che prescrive che L’assemblea deve essere nominata dal Consiglio Comunale con apposita deliberazione contenente i nominativi comunicati dagli organismi associati. Insomma ricordavo che non era stato effettuato il passaggio istituzionale, quello attraverso il quale i nominativi comunicati dagli Organismi associati venivano ufficializzati dall’Ente Comune e acquisivano così il diritto di elettori attivi e passivi in seno all’assemblea. Visto che mancava la deliberazione del Consiglio Comunale e verificato che alcuni membri dell’assemblea si apprestavano ad esercitare il diritto di voto, a mio avviso, senza averne diritto in quanto non rappresentanti designati né delegati

con delega scritta, il sottoscritto chiedeva, quindi, che il tutto venisse rinviato. Inutile dire che alla mia contestazione è seguito un coro di oppositori. Sia il sindaco, che l’assessore alla cultura, con statuto alla mano, sollecitavano comunque a procedere. Dal canto suo il preside della Scuola Media, ignorando probabilmente quanto disponeva lo statuto in merito, affiancava il sindaco e l’assessore nelle loro posizioni dando in qualche modo ad intendere con le sue parole che, se lo diceva lui, era senz’altro così. Contestato così da più parti ed essendo unica voce nel silenzio generale degli altri rappresentanti, il sottoscritto decideva di non insistere ripromettendosi di ritornare sulla questione in altre sedi. Nei giorni successivi ho letto e riletto gli articoli specifici e, confortato dal parere di più persone, ma soprattutto da quello di un uomo di legge, ribadisco con maggiore convinzione e con forza dalle colonne di questo giornale che l’elezione dei due rappresentanti dell’assemblea eletti nella seduta del 23 dicembre è del tutto illegittima in ragione del fatto che l’assemblea non era costituita secondo quanto prescritto dall’art. 13 dello Statuto. Si riportano i passaggi degli articoli dello statuto che possono chiarire al lettore quanto sopra esposto: art. 9 consiglio Direttivo: il Consiglio Direttivo è composto: (omissis) n. 2 consiglieri eletti dall’Assemblea tra i propri componenti. Art. 13 l’Assemblea: 1) L’assemblea è così costituita: un rappresentante di ogni comitato carro, o gruppo mascherato (omissis). 2) L’Assemblea viene nominata dal Consiglio Comunale con apposita deliberazione che dovrà contenere i nominativi comunicati dagli organismi di cui al comma precedente. ■

L a trad izio n e s i rin n o v a: M A IE TTA E M P O R I O IL T U O N E G O Z IO D A T R E G E N ER A Z IO N I B iancheria-M erc eria M aglieria- Intim o B ijou tteria-P ro fu m iP elletteria

V ia Na zario S a uro (S A VIA NO ) Do ve o gn i nuo vo ac q uisto è la co nferm a d i u na F id uc ia An tic a.

Il 27 Giugno 2010 Giuseppe Fuschillo e Virginia Mensorio hanno celebrato il loro 50° Anniversario di Nozze. Auguri!


ANNO XVII NUMERO 1 ● gennaio 2011 (131)

Presentato il recente lavoro di Antonio Tafuro. «La figura femminile [di Beatrice], che guida il pellegrino in questo percorso di ritrovamento di se stesso e, insieme, diventa ragione e finalità dell’elevazione del canto, non può essere vista come il prodotto di una fantasiosa immaginazione e nemmeno come il risultato di un’astratta speculazione» (p. 10).

“BEATRICE DONNA DI DANTE”. AMORE DOTTRINA ESTASI Paola Ammirati ultimo lavoro del prof. Antonio Tafuro, “Beatrice donna di Dante” edito da Libreria Dante & Descartes di Napoli, novembre 2010, è stato presentato il 29 dicembre scorso a Saviano nell’aula consiliare della casa comunale. Moderata dal dott. Nello Fontanella e inaugurata dai saluti della sindachessa di Saviano prof.ssa Rosa Buglione e dell’assessore alla cultura prof. Alfonso Giovanni Ferrara, la serata è stata condotta da due stimati relatori: il dott. Lucio Tufano Bibliotecario presso l’Università Federico II di Napoli, e il prof. Aniello Montano, Ordinario di Filosofia all’Università di Salerno, e conclusa dall’intervento del nostro autore. Il saggio, come svelato dal dott. Tufano, nasce da un primigenio progetto di passare dettagliatamente in rassegna tutte le figure femminili che si affollano nella Divina Commedia; ma data la vastità della complessa materia, l’autore ha preferito, per ora, pubblicarne questo primo importante tassello, dedicato alla figura emblematica di Beatrice. Analizzando il contenuto dei quattro fluidi capitoli del libro, composto complessivamente da 180 pagine bianco patinato in formato A5, ha poi evidenziato la scrupolosità scientifica (che d’altro canto è nota caratterizzante di tutti i precedenti lavori del Tafuro) con cui sono stati elaborati, scrupolosità testimoniata dalle sette

pagine di bibliografia iniziali e dalle numerose e corpose note, alla fine di ogni capitolo, che occupano all’incirca un terzo dell’impianto. Il prof. Montano, dopo un piacevole e dotto excursus storico-sociale sulla condizione della donna nella società a partire dall’antichità, ha ben sottolineato come il presente saggio apra la porta delle nostre reminiscenze dantesche a un nuovo concetto di Beatrice, pensata quindi non più solo come artificio retorico nell’immaginario poetico e intellettuale di Dante ma anche come donna in carne ed ossa conosciuta dal fiorentino e formalmente materializzata già nella sua prima opera “Vita Nova”. Dunque, come ribadito dallo stesso prof. Tafuro alla fine della manifestazione, la Beatrice dantesca, studiata a scuola come il simbolo della saggezza cristiana e apparsa al poeta come vivente immagine di Cristo, allegoria di tutta la teologia cristiana, etimo di colei che “dà la beatitudine” chiarendo a Dante tutti i dubbi e i misteri della fede, e infine rappresentando per antonomasia l’angelo ideale dello stilnovista tradizionale, ora invece è vista come “donna vera, realmente amata dal poeta e poi sinceramente rimpianta nella dolcezza del ricordo” (p. 11 del saggio). Che fosse poi la figlia di Folco Portinari o di qualche altro notabile fiorentino è ancora azzardato sostenerlo scientificamente. Saviano 10 gennaio 2011 ■

pe iusep G o t Fo

o Falc

Una “scena” del suggestivo Presepe vivente che dal 26 dicembre 2010 al 6 gennaio 2011 i cittadini di Fressuriello hanno allestito nella storica contrada di Saviano per iniziativa dell’ “Associazione Prospettive”. La foto, inviata dal signor Giuseppe Falco, ritrae un’antica «suppressa», ovvero un torchio vinario altrimenti denominato «’a cerqua» in quanto costruito con robusto legname di quercia. Nel territorio di Saviano esistono anche altri esemplari di quest’antico “ingegno” contadino, che documenta un aspetto importante della locale industria agricola dei secoli scorsi. ■

Associazione Combattenti e Reduci Sez. di Saviano. Il Sergente Maggiore dei Bersaglieri Arturo Grilletto.

L A G R AN BO N AC C I A

U N E R O E N O L A N O D I M E N T I C AT O !

Aniello Franzese

Raffaele Grilletto

era una volta lo Zio Donald, un vecchio lupo di mare che preferiva per temperamento e carattere un clima tempestoso e burrascoso. Ogni qualvolta Nettuno, eterno padrone degli abissi, offriva ancore di salvezza, zio Donald le rigettava al mittente tuffandosi con la propria nave nell’immensità dell’oceano. La flotta però era sempre divisa e sparpagliata e il Capitano (O Capitano! Mio Capitano! Risorgi, odi le campane?) preferiva convergere con la sua flotta scansando i Papisti. Dopo tanto valutare queste balzane manovre, zio Donald cominciò a nutrire un dubbio cioè che l’ammiraglio Drake volesse tutto fuorchè il bene della “ditta”. Questo pensiero si faceva sempre più fitto e l’ansia, che si annidava attorno a quello che ormai diveniva “L’ultimo teorema di Fermat”, soffocava la ciurma dello Zio Donald e quella di alcune navi corsare che del Capitano erano fiere alleate. Questi pirati d’altri tempi, eterni sognatori e romantici rivoluzionari, portavano sempre nel cuore il poter annientare i Papisti e giammai piegarsi alle loro regole di baratti; con delle navi scassate quanto le famigerate carrette del mare (descritte in ogni salsa da popoli celtici), visto che da alleati dei Papisti non avevano tratto vantaggi per la “causa” (sempre la stessa! Quella di annientare i Papisti stessi!) trovarono che le acque del Mar Rosso si aprirono. Zio Donald, attento osservatore, chiamò tutta la flotta a raccolta (ovviamente l’ammiraglio Drake sapeva tutto poichè il vento del mare era sempre favorevole al suo poter cambiare rotta all’occorrenza) e pose la questione al Capitano. Tra un anno e qualche mese il Mar Rosso aprendosi travolgerà la flotta facendola ristagnare in una bonaccia senza possibilità di scampo. Dove virerà il nostro Capitano? L’ammiraglio Drake cosa farà? e in tutto questo Zio Donald?... Coming soon! Postum Scriptum: ▪ Il riferimento a fatti e persone è puramente “acasuale” ▪ Si attende una risposta dal titolo “la gran caccia delle Antille Savianesi” ▪ L’ammiraglio Drake è al contempo due persone distinte ma delle quali una è solo “the dark side of the moon”. ■

L'Italia, in mezzo secolo copertasi di gloria, fu addotta alla Vittoria dal prode Bersagliere». Così recita una poesia pattriottica. Ebbene, il Sergente Maggiore dei Bersaglieri Arturo Grilletto, nato a Nola l’11 febbraio del 1879, ardimentoso di tutte le ore, Combattente ed Eroe della prima guerra mondiale, tenendo fede ai versi su accennati, durante la grande guerra, si coprì di gloria tanto da meritare elogi ed attestati non solo dai propri superiori, ma addirittura da parte di Casa Savoia. Il suo sentimento patrio, il suo ardimento e la sete di libertà e democrazia, spinsero il nostro conterraneo ad imprese sempre più audaci tanto da guadagnarsi una ricompensa al Valor Militare (Medaglia di Bronzo). Il nostro Eroe, consegnato all’oblio dalla terra natia, a distanza di circa un secolo, è rinato in terra lombarda nel ricordo di chi, rivangando il passato, tende a ridare voce a coloro che, per vari motivi non hanno potuto o saputo reclamare i propri diritti. L'operato di uomini meritevoli di ricordo, può sfuggire alla memoria, perchè confuso tra le comuni vicissitudini umane; può essere avvolto dall’oblio per vari motivi, ma le gesta di un Eroe, anche se sopite, non soccombono facilmente all’inclemenza del tempo; perchè l’Eroe è l’essere privilegiato dalla divinità che racchiude nella sua anima il soffio inconscio di tutta una stirpe e che può incarnare visibilmente le vertù latenti di tutto un popolo. Il suo spirito palpita ed incide le tavole della morale imponendole ai posteri. È proprio il caso dell’Eroe nolano Arturo Grilletto. Infatti, le notizie qui riportate, sono state fornite dall’Associazione Nazionale Bersaglieri “Capitano Felice Meregaglia” Sez. di Tradate facente

capo al glorioso 3° Reggimento Bersaglieri di stanza in Milano. Il Sodalizio predetto si è rivolto all’Associazione Combattenti di Saviano alla quale ha fornito le notizie su riportate, sperando di venire in possesso di ulteriori ragguagli circa il nostro eroico Sergente Maggiore copertosi di gloria nelle fila del Reggimento più decorato d’Italia: “il 3° Bersaglieri”. Purtroppo, Nola e la Campania, non hanno potuto fornire notizie utili all’Associazione lombarda perchè presso i competenti organismi militari ed i vari comparti dell’archivio di stato, per le note rappresaglie nazi-fasciste, all’indomani dell’8 settembre 1943: incendi e conseguente distruzione di documenti, nulla è stato reperito in merito al Serg. Magg. Arturo Grilletto né si può far capo a ricordi diretti per la naturale assenza di testimonianze dell’epoca. La vicenda di questo nostro onorabile conterraneo, noto e venerato più al nord che al sud, appare, comunque, rincuorante poiché evidenzia la testimonianza di italianità fornita dall’Associazione Bersaglieri varesina che, in un’Italia soggetta ad un angoscioso “tiro alla fune” tra il nord ed il sud, senza distinzione di provenienza, si sia preoccupata di un figlio del sud che con il suo operato ha onorato la Campania e l’Italia rinnovando il ricordo di Arturo Grilletto e custodendone con orgoglio, nel proprio medagliere, il colore del Valore dell’Eroe nolano dimenticato. (Al fine di soddisfare la richiesta dell’Associazione lombarda ove qualche discendente dell’Eroe o cultore di memorie di guerra fosse in possesso di documentazione atta ad acclarare ulteriori trascorsi militari di questo nostro illustre conterraneo potrà rivolgersi al Presidente dell’Ass. Combattenti e Reduci di Saviano). ■

DELLE ANTILLE SAVIANESI


ANNO XVII NUMERO 1 ● gennaio 2011 (131)

Una nuova opportunità per i furbi o un reale vantaggio per i cittadini?

QUARTO COMANDAMENTO: L’ABOLIZIONE DEI CONTROLLI E L A S E M P L I F I C A Z I O N E A M M I N I S T R AT I VA Pasquale Trocchia ol primo comandamento ci siamo occupati dell’illusione del sistema elettorale maggioritario. Con il secondo, abbiamo ragionato del mito del taglio dei costi della politica. Con il terzo è stata la volta del pericoloso federalismo trionfante. Seguendo, nella saga della politica delle “mode”, un altro must degli italiani a cavallo della fine del secolo, è stato ed è ancora quello dell’abolizioni dei controlli, che poi, altro non è se non il rovescio di un altro mito dei nostri tempi e dei nostri politici: la semplificazione. Ancora una volta l’autoflaggellazione è venuta dalla sinistra riformista, quella che guarda all’estero, per capirci e che ritiene sempre le altre nazioni più avanti e meglio organizzate dell’Italia, senza mai dubitare che, se ciò fosse vero (ed è tutto da dimostrare), quasi sempre si potrebbe verificare che ciò è dovuto agli uomini e non agli strumenti utilizzati nelle altre nazioni. In altre parole, gli altri Paesi funzionano meglio in certi settori, come la pubblica amministrazione, non perché i loro modelli organizzativi sono migliori dei nostri, ma semplicemente perché gli uomini che la impersonificano sono migliori di quelli che lo fanno in Italia e le risorse che questi hanno a disposizione (per lavorare negli uffici, non la spesa pubblica in generale) sono superiori, spesso di molto a quelli che ci sono nel nostro Paese. Che a commettere questo errore lo faccia il centro destra, ce lo si può anche aspettare e forse neppure di errore si tratterebbe, considerato che da quella parte il principio fondamentale tipico dell’ideologia liberale è quello di far fare tutto il possibile al “privato” e di relegare la cosa pubblica a quelle (poche) attività che al privato proprio non potrebbero interessare, per lo scarso o del tutto assente tornaconto che le stesse possono regalare. Ma per il centro sinistra è imperdonabile sacrificare alla moda del momento e all’esterofilia dominante, un sistema di valori che è stato costruito sulla base dell’esperienza politicoamministrativa italiana, dell’evoluzione storica dei cittadini italiani e sul perseguimento dell’obiettivo primario della tutela dei più deboli e meno preparati. Infatti, è di tutta evidenza che un sistema basato su controlli puntuali e su un procedimento che coinvolge più operatori, è sinonimo di maggiore garanzia di trasparenza e di rispetto delle regole, che a loro volta sono solitamente poste a difesa dei più deboli. Certamente un procedimento più complesso e l’esistenza di vari livelli di controllo, allunga i tempi dell’azione amministrativa e al risultato ci si arriva probabilmente in un tempo più lungo, ma con maggiori probabilità che la legge è stata rispettata e che tutti gli interessi in gioco siano stati adeguatamente ponderati. C’è da chiedersi se sia preferibile avere il risultato dell’attività amministrativa in tempi più rapidi, ma probabilmente a danno di qualcuno e forse col privilegio illecito di qualcun altro, oppure, in tempi più lunghi, ma con la garanzia che nessuna sopraffazione sia stata compiuta e nessun diritto calpestato. Certa la risposta, è ovvio: in tempi rapidi e con la giusta tutela di tutti gli interessi in gioco. Ma allora, se l’obiettivo non è il buono bensì l’ottimo, questo non lo si può raggiungere semplicemente eliminando dei passaggi nient’affatto secondari, piuttosto cercando di rendere più rapidi tutti i necessari passaggi, aumentando i mezzi a disposizione dell’amministrazione ed i poteri decisionali di chi deve decidere. Ora se facciamo una serena disamina dei motivi principali delle grandi disfunzioni del sistema amministrativo italiano, ci accorgiamo subito che le colpe maggiori non sono certo delle procedure, ma dell’organizzazione. Nel senso che a fronte di procedimenti, giustamente complessi, abbiamo una pubblica amministrazione da terzo mondo. Prima di tutto, il personale ha un livello relativamente basso di qualificazione reale, in quanto gli stipendi pubblici sono mediamente assai bassi, non solo rispetto a quelli degli impiegati degli altri Stati sviluppati e non, ma anche degli stessi dipendenti privati italiani, che, a parità di livello di inquadramento, percepiscono stipendi nettamente superiori, anche se si tratta di piccole imprese meridionali. Un ragioniere di una “ditta” prende molto di più di un impiegato pubblico. Si dirà che il primo lavora molto di più del secondo, ma ammesso che sia vero ed invece è tutto da dimostrare, non è certo l’impiegato pubblico che ha deciso di lavorare di meno, ma l’ente pubblico che lo ha assunto che non ha i soldi per farlo lavorare di più (pagandolo, naturalmente). E la riprova è il fatto che se agli impiegati pubblici si da la possibilità di fare lo straordinario, la stragrande maggioranza non solo lo accetta ma lo fa anche volentieri. E con l’introduzione, oramai da anni, dei sistemi informatizzati di controllo delle presenze negli uffici pubblici, la facile ironia sul fatto che i dipendenti pub-

blici non lavorerebbero realmente le ore che vengono loro pagate, trova scarso riscontro nella realtà della stragrande maggioranza di essi. Anche se non può negarsi che una parte di furbi c’è e va giustamente perseguita ad ogni costo. Per non parlare, poi, dei dirigenti pubblici, il cui stipendio è inferiore a quello di qualunque dirigente privato anche dell’impresa più piccola e sgangherata. Tutto ciò, al di là della possibile mancanza di motivazione dei pubblici dipendenti a lavorare bene, fa si che la stragrande maggioranza dei giovani più qualificati e promettenti scelga l’impiego privato e solo quelli con minori prospettive d’impiego o con minore disponibilità di tempo da dedicare al lavoro e alla carriera (donne) scelgano la pubblica amministrazione, con buona pace per l’eccellenza del lavoro pubblico. Per non parlare, poi, della funzione di ammortizzatore sociale data al pubblico impiego, destinato ad assorbire cassaintegrati, lavoratori socialmente utili e tutti gli espulsi a vario titolo dal mondo del lavoro privato, spesso senza alcuna qualificazione professionale, adeguata al compito affidato. Questo per quanto riguarda il personale. Poi, chi non conosce la cronica carenza di mezzi tecnici e perfino di cose elementari come la carta, la benzina e altra minutaglia, indispensabile per il lavoro quotidiano negli uffici pubblici? L’informatica è ancora molto sottodimensionata, l’utilizzo di internet ancora a livello embrionale, ma soprattutto, l’aggiornamento professionale è ancora affidato quasi esclusivamente all’iniziativa del singolo dipendente, che autonomamente si procura le leggi e i testi necessari a svolgere decentemente il proprio lavoro. Computers portatili e telefoni di servizio sono ancora rarità e la mobilità con i mezzi di trasporto è ancora improntata a direttive ottocentesche. Mancano i soldi per la manutenzione ordinaria dei luoghi di lavoro e delle apparecchiature, perfino per i carburanti ed il riscaldamento, la carta per le fotocopie. In queste condizioni è naturale che i procedimenti complessi si arenano e le risposte al cittadino-utente arrivano troppo tardi. Ma la soluzione non sarà mai quella di eliminare passaggi, spesso importanti del procedimento. Spesso il risultato continua comunque a tardare e non di rado è assai più scadente di quello che si aveva in passato. Certi controlli intermedi o finali consentivano di accorgersi di errori e di correggerli in tempo, prima che il provvedimento venisse adottato e giungesse al cittadino. Oggi che la fretta la fa da padrona, perché si sono solo ridotti i tempi per arrivare alla fine, ma si è fatto ben poco per mettere in condizione gli uffici di fare bene il proprio lavoro, non di rado i provvedimenti sono sbagliati o da correggere ed integrare. Perché sono superficiali o basati su una sommaria disamina delle problematiche interessate. Addirittura, in molti casi, se l’amministrazione non riesce ad adottare in tempo un provvedimento, il passare del tempo determina un effetto a vantaggio del cittadino: il silenzio-assenso, l’autorizzazione implicita di tanti procedimenti, cosiddetti “semplificati”, indipendentemente dal fatto che esso sia giusto e legittimo. I danni per gli altri soggetti non più tutelati indirettamente dalla pubblica amministrazione che adottava il provvedimento, sono sotto gli occhi di tutti e l’unica difesa è quella di ricorrere al tribunale. Ma per gli interessi generali, della collettività, che prima venivano tutelati dai procedimenti ora “semplificati” non c’è più nessuna possibilità reale di salvaguardia: non c’è il tempo e forse neppure più la competenza. Molti pareri, che sono atti di natura tecnica che valutano aspetti molto complicati e particolari, sono stati eliminati o sottoposti a scadenze impossibili da rispettare. Ma soprattutto, quasi tutti i controlli sono stati eliminati o resi per lo più inefficaci. Basta pensare alle decisioni degli enti locali: le delibere dei Comuni e le determinazioni dei dirigenti non sono sottoposte ad alcun controllo preventivo e diventano subito efficaci. I larvati controlli interni creati sono quasi inesistenti. I revisori esaminano gli atti dopo che sono già entrati in vigore e prodotto effetti ed il loro esame è del tutto eventuale, perché è prescritto dalla legge solo un controllo a campione. Inoltre, essi non sono dotati di poteri di sospensione degli atti illegittimi, né tantomeno di annullamento e, poi, sono scelti dalla stessa maggioranza che governa l’ente controllato. L’unica difesa contro gli atti illegittimi è il ricorso al giudice, con costi e tempi del tutto proibitivi per il cittadino danneggiato. Neppure il difensore civico può fare gran ché di fronte alle denunce dei cittadini. Prima, invece, le delibere dovevano essere inviate tutte in Prefettura o al Co.Re.Co. e diventavano efficaci solo dopo il visto favorevole o dopo un certo periodo di tempo destinato al loro esame e all’esame degli eventuali ricorsi. La grande rivoluzione dei “semplificatori” è stata l’invenzione dell’autocertificazione. Per eliminare tutta la massa di certificati richiesti per una pratica amministrativa, si è pensato che il diretto

interessato potesse certificare direttamente il possesso di una serie assai ampia di requisiti, di condizioni, di iscrizioni in pubblici registri e, perfino, la conoscenza di fatti e circostanze essenziali per la decisione della pubblica amministrazione. Così i tempi per gli atti con la pubblica amministrazione sarebbero diventati brevissimi e per il cittadino ci sarebbero stati tanti sacrifici in meno per recarsi agli uffici che rilasciano le certificazioni. E i controlli? In teoria ci dovrebbero essere, da parte delle amministrazioni riceventi le autodichiarazioni, ma nella pratica praticamente nessuno li effettua: non c’è il tempo ed i mezzi per farlo e così, se il cittadino è onesto e dichiara il giusto, bene, ma se è furbo ed ha capito che il rischio di essere scoperto dichiarando il falso è praticamente minimo, può ottenere tutto quello che vuole, anche se non ha i requisiti e con ciò scavalca chi, al contrario, avrebbe diritto a certe prestazioni. La semplificazione non è solo un premio per il cittadino corretto, è anche un autostrada per quello disonesto. E che i rischi siano alti lo dimostra paradossalmente proprio il mondo “privato”. Provate a chiedere qualche servizio alle banche o alle imprese, presentando una autocertificazione, nella maggior parte dei casi vi diranno che loro non l’accettano e che vogliono i certificati. Non perché sono dei pazzi che vogliono vessare i cittadini, ma solo perché sono consapevoli che certi traguardi di civiltà non si raggiungono a colpi di legge, dalla sera alla mattina, ma con la crescita morale e civile di un popolo che avviene attraverso secoli e con il raggiungimento di livelli di efficienza della pubblica amministrazione preposta ai controlli, assai avanzato. Non è un discorso razzista, ma di semplice analisi sociologica. Nei “famosi” Paesi avanzati, che prendiamo a modello, esistono livelli di controllo assolutamente capillari ed efficienti, per cui chi vuol fare il furbo, ha altissime probabilità di essere scoperto ed il gioco non vale la candela: per cui tutti i cittadini rispettano le leggi. Ma quando si sa che i controlli sono inefficienti o addirittura non esistono, la tentazione prende tanti, specie in stato di bisogno, che non si fanno tanti scrupoli a dichiarare il falso per ottenere vantaggi. Infatti, i “famosi” tedeschi così ligi nel rispetto delle leggi in patria, si lasciano facilmente prendere la mano quando vengono in Italia e di infrazioni ne commettono di tutti i colori. Sono sempre le stesse persone, solo che conoscono bene i severissimi controlli nella loro nazione, mentre sanno che in Italia facilmente la fanno franca e si adeguano e spesso fanno anche peggio di noi. Dunque non è un problema di razza ma di organizzazione. Allora il problema italiano non era ed è quello di ridurre o abolire i controlli, bensì quello di renderli effettivi, efficienti e rapidi e in questo senso bisognava lavorare. E’ sbagliato prendere atto dell’inefficienza della pubblica amministrazione e rendere sommari i procedimenti, affidare alla responsabilità del cittadino la corretta applicazione delle norme, col meccanismo del silenzio-autorizzazione. Bisognerebbe investire nell’ammodernamento della macchina burocratica, nella formazione del personale, nell’adeguamento tecnologico dell’organizzazione. Sarebbe giusto adeguare e rendere dignitosi gli stipendi pubblici, facilitando, al contempo, la possibilità per la dirigenza di punire ed allontanare le “mele marce”; rendere appetibile il posto pubblico, ma al tempo stesso, sottoporlo alla costante valutazione del cittadino-utente. Del resto con i progressi enormi che ha compiuto l’informatica, la velocizzazione dei procedimenti complessi è possibile, se si mettono in rete tutti i soggetti interessati, se li si fanno dialogare in tempo reale, eliminando o riducendo il flusso cartaceo e favorendo lo scambio di informazioni e di documenti tra gli enti interessati, attraverso la rete elettronica della pubblica amministrazione. La conferenza di servizi tra tutti i soggetti coinvolti in un procedimento oggi è una opportunità che dovrebbe diventare la regola, consentendo la quasi contestuale assunzione delle decisioni dei vari soggetti interessati e la forte riduzione dei tempi complessivi. Piuttosto che far autocertificare le cose dai cittadini senza controlli, sarebbe molto meglio mettere le amministrazioni in condizioni di poter acquisire direttamente, via rete, i certificati o comunque le notizie di cui hanno bisogno, attingendo direttamente dalla banca dati dell’ente che possiede le informazioni certificate. Ma per favore, reintroduciamo i controlli, consentiamo a chi ritiene di aver subito un torto di poter chiedere a qualcuno di intervenire rapidamente sull’atto illegittimo per fermarne gli effetti; consentiamo nuovamente a chi è più debole e meno informato di avere una tutela indiretta, che realizza il precetto costituzionale dell’uguaglianza dei cittadini, che non ci potrà mai essere, se si da la possibilità a chi è più dotato di mezzi e di soldi di sfruttare le opportunità che le norme oggi offrono e di lasciare indietro o addirittura penalizzare chi è meno dotato, più onesto, minoritario nelle sue posizioni. Semplificazione non può significare eliminazione di momenti di salvaguardia dell’interesse pubblico, ma deve significare maggiore efficienza della pubblica amministrazione, maggiore rapidità del lavoro d’ufficio, ma anche dei controlli, che devono esistere come all’estero: capillari, per tutti, tempestivi e seguiti da vere sanzioni. ■

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ANNO XVII NUMERO 1 ● gennaio 2011 (131)

O b i e t t i v o

C u l t u r a

SCRITTORI DI SAVIANO: Antonio

Dall’ultimo volume di Antonio Tafuro, “Beatrice donna di Dante”.

BEATRICE NELL’OPERA DI DANTE … Ritornano, in questa fase, i rilievi della luminosità della vista e della preziosità del sorriso, non come semplici dati fisici riemergenti nella memoria del poeta, ma come forme di rivelazione della sapienza richieste dalle stesse virtù cardinali e teologali, che invitano Beatrice a volgere a Dante “gli occhi santi” (per confermargli le verità dimostrabili) e a mostrargli la “seconda bellezza” della sua bocca (per avvicinarlo all’idea di altri misteriosi veri). La capacità dimostrativa e la forza persuasiva di Beatrice-teologia non escludono che il poeta si senta tuttora attratto nell’ “antica rete”, ma la donna ormai ha acquisito un’immagine che rende la sua bellezza superiore e distante rispetto a quella ammirata sulla terra (“vincer parìemi più sé stessa antica”), perciò insostenibile per la “veduta” debole de confuso penitente (“sanza la vista alquanto esser mi fée”). Eppure, solo pochi canti prima, nel girone dei lussuriosi, Virgilio ha fatto appello non alla ragione, ma ancora al cuore, per disporre la volontà del suo allievo a superare il muro di fuoco che consuma ogni residuo di mondanità (“tra Beatrice e te è questo muro”); ha utilizzato il ricordo dell’amabile sguardo come ulteriore stimolo durante la difficile traversata (“li occhi suoi già veder parmi”); e ha, infine, terminato il suo ruolo di guida nel segno dell’enorme impressione lasciatagli da quegli occhi che nel Limbo già vide segnati da divina bellezza, da celestiale letizia e da pietosa umanità (“mentre che vegnan lieti li occhi belli / che, lacrimando, a te venir mi fenno...”). La differenza sta nel fatto che, prima del canto XXX, l’immagine di Beatrice viene solo evocata, per cui il suo aspetto non può che essere descritto con i tratti fisici e morali presenti nel ricordo del poeta, i quali rimandano sempre all’esperienza sentimentale e lirica della giovinezza, anche perché sono affidati al racconto di Virgilio e, quindi, sono strettamente connessi al recupero del mondo reale mediante l’umana razionalità. Un ricordo della giovinezza, e della dimensione realistica, è anche la citazione che Dante fa della gentilissima alla presenza dell’amico Forese (certamente consapevole di vicende ed emozioni un tempo condivise), quando nel canto XXIII per la prima volta è egli stesso a nominare Beatrice. Nei quattro canti finali del Purgatorio, l’arte progressiva della Commedia impone che l’emersione della mondanità sia controllata, perché deve prepararsi l’apparizione trionfale della donna beata e deve così intensificarsi l’aspirazione dell’uomo alla visione beatifica di Dio. Allora, Beatrice non può essere più colei che dalla terra invia ricordi alla memoria dell’amante, ma deve diventare colei che dal paradiso scende a portare, con caritatevole umiltà, il messaggio dell’amore e della verità. Ecco perché, nell’Eden ella è vista già circonfusa di luce accecante, che sarà un connotato crescente tra le sfere celesti, dove la luminosità sfolgorante della mulier virtutis o assorbe completamente o esalta enormemente gli attributi della fisicità. A ciò corrisponde la dichiarata insufficienza della mente umana che, intesa come limitatezza anche dell’artista nella comprensione ed esposizione del mistero, diventa il dato qualificante che, attraverso le parole di Beatrice, collega l’ultimo canto del Purgatorio al primo del Paradiso… Nel Paradiso, il poeta concentra il fascio di luce ancora sul viso di Beatrice, la cui bellezza si fa evidente attraverso il lampeggiare del sorriso, che si staglia prevalentemente negli occhi, dove appare il segno percepibile della beatitudine, che è appunto visione di Dio, sicché diventa ricorrente l’immagine della donna che “sorridendo ardea nelli occhi santi”. Questo dato della fisicità apparente (esaltato da prodigioso climax, che scandisce il sorprendente procedere verso l’Empireo) è avvertito dal pellegrino come crescente difficoltà dell’itinerario salvifico, che impone un progressivo adattamento della vista per la finale fruitio divini aspectus. E Beatrice stessa a parlare

della sua bellezza “... che per le scale / dell’etterno palazzo più s’accende”; ma anche Dante registra con ammirazione la medesima gradualità: “... la sua sembianza / vinceva li altri e l’ultimo solere”. Il poeta, però, non si limita a segnalare l'intensità del sorriso e della luce, che esalta la forma sensibile della bellezza; con la stessa tecnica del climax sostanzia quell’intensità, che da sola resterebbe un elemento puramente esornativo, di profondi significati dottrinali. Fino al canto IV, si premura soltanto di annotare che “ella

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sorrise alquanto...”, che “... quella folgorò nel mio sguardo”, insomma che “Beatrice mi guardò con li occhi pieni / di faville d'amor così divini”, volendo in tal modo rappresentare lo splendore, insieme accecante e amorevole, della sua donna, diventata elemento luminoso del mondo celeste. Dal canto V in poi, il cambiamento è determinato dal fatto che a spiegare la natura e la genesi della sua accresciuta luminosità è Beatrice stessa, che intellettualizza l’aspetto esteriore della propria figura, depurandolo di ogni scoria terrena, in modo che dalla lettura teologica risulti chiaro come a generare la luce sia l’ardore di carità e che ad accendere la fiamma dell’amore sia la perfetta visione della trascendenza divina… La medesima articolazione concettuale si ritrova nelle parole con cui Salomone, nel cielo del Sole, trattando della perenne felicità dei beati, estende a tutte le anime la spiegazione sull’origine della veste luminosa, rapportandola al livello dell’amore, sempre proporzionato al grado della cognizione del vero… Procedendo con rigorosa gradualità argomentativa, il poeta ripropone lo stesso spunto tematico nel discorso di Beatrice sugli ordini celesti fatto nel Primo Mobile, dove però subentra un certo vigore polemico, evidentemente con l’obiettivo di correggere l’errore di qualche pensatore; e ciò legittima l’uso della negazione, che sgombra il campo da un certo equivoco e sancisce la perfetta verità… Con il fulgore del sorriso e con il fervore della parola, in cui s’intrecciano tensione lirica della poesia e certezza dogmatica della dottrina, Beatrice svolge nel paradiso il ruolo di “duca”, “segnore” e “maestro”, conducendo il pellegrino ad acquisizioni di verità sempre più profonde e guidando il poeta alla conquista di un’espressione sempre più feconda. Come guida, la donna beata accompagna il suo assistito da un cielo inferiore a uno superiore con tanta miracolosa velocità che l’atto non ha durata nel tempo: “è Beatrice quella che si scorge / di bene in meglio sì subitamente, / che l’atto suo per tempo non si sporge”. Ed è sempre Beatrice colei che sostiene l’umore del viandante, ora “deliro”, ora “anelo”, con il suo soccorso sapiente e caritatevole, per cui, ad esempio, quando Dante nel cielo di Saturno rimane sconvolto dalla scena che accompagna la severa invettiva di Pier Damiani contro i cardinali, l’atteggiamento dell’uno viene descritto come quello di un figlio disorientato e l’immagine dell’altra diventa quella di una madre rassicurante… La preziosità della guida, per quanto attiene all’efficacia pratica del viaggio, si mostra nei frequenti inviti a osservare lo spettacolo che di volta in volta si apre con una singolare carica di novità e di esemplarità. Dante, così, è sollecitato a guardare le anime redente dal sacrificio del Figlio (“le schiere del triunfo di Cristo”), a contemplare l’ordine

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Tafuro

delle sfere e il cielo più vicino a Dio (“quel cerchio che più li è congiunto”), a constatare il potenziamento ulteriore della sua vista (“apri li occhi e riguarda qual son io”) e a verificare il definitivo distacco dal sottostante mondo fisico, nel momento in cui la sua mente si sta preparando all’intuizione dell’ “ultima salute”… Come “segnore”, poi, Beatrice è colei che dà l’assenso alle scelte desiderate da Dante e da lei considerate necessarie per la completa realizzazione della metànoia mistica. La sua riconosciuta preminenza si attua soprattutto come fonte di autorizzazione a parlare con le anime, sia quando è il suo assistito a dichiarare tale bisogno, sia quando è lei a interpretarne la volontà inespressa, in modo che sia gradualmente arricchito il processo ascensionale dello spirito mediante successive acquisizioni intellettuali ed etiche. Trattandosi, perciò, di un percorso che attraversa un mondo di verità, la premessa che Beatrice tiene continuamente ferma riguarda l'assoluta credibilità delle luci sante, come so. O. S stiene quando presenta le ombre del cielo della Luna (“però parla con esse e odi e credi”) e come ripete quando autorizza Dante a parlare con i beati del cielo di Mercurio (“... di’ di’ / sicuramente, e credi come a dii”). Statuaria appare, in queste circostanze, la figura della donna, che con la sua maestà sovrasta la persona del pellegrino. Il poeta, nel canto di Cunizza, la fissa con un’immagine lapidaria chiusa in tre versi, stretti da significativa epistrofe: “Li occhi di Beatrice, ch’eran fermi / sovra me, come pria, di caro assenso / al mio disio certificato fermi”. Anche per rispondere all’interrogazione di San Pietro sulla fede (e spandere “l’acqua di fuor del mio interno fonte”), Dante ha bisogno dell’assenso del “segnore”… sicché il rapporto tra i due può ben essere immaginato come quello confessato dal poeta dopo la presentazione delle anime della croce luminosa nel cielo di Marte… Il ruolo maggiore svolto da Beatrice, però, è quello di “maestro”. Esso si attua con diverse procedure: con la risposta a domande formulate da Dante; con l’interpretazione di dubbi inespressi; con l’invito a manifestare bisogni; con la verifica della preparazione spirituale. La prima procedura, che pur comincia subito con lo stupore dichiarato dal pellegrino per il suo trascendere i corpi leggeri, si realizza poche volte in materia teologica, poiché la dimensione celeste, troppo remota rispetto alle facoltà umane, non si presta a comprensione immediata da parte dell’uomo e, di conseguenza, non può generare in costui l’accensione di spunti tematici. Questo limite della mente è espressamente sancito alla presenza significativa degli spiriti sapienti nel cielo del Sole, dove Salomone è invitato a chiarire a Dante il problema dello splendore perenne delle anime e quello dell’eventuale danneggiamento degli organi visivi dopo la riassunzione dei corpi. L’anima sapiente risponde a una precisa sollecitazione di Beatrice, che tocca il dato dell’insufficienza cognitiva dell’uomo, incapace di assecondare con i suoi pensieri e con i suoi quesiti la progressione argomentativa… Sulla ragione di questa incapacità sono ancora più esplicite le parole pronunciate dall’Aquila nel cielo di Giove, dove l’atteggiamento perplesso del pellegrino… è così spiegato: “Fai come quei che la cosa per nome / apprende ben, ma la sua quiditate / veder non può se altri non la prome”. Per questa sua condizione, raramente dalle parole dei beati Dante trae stimolo a esporre dubbi e richiedere spiegazioni. Ciò avviene dopo il racconto di Piccarda sui voti inadempiuti: “io vo’ saper se l’uom può sodisfarvi / ai voti manchi sì con altri beni”. La circostanza si ripete in qualche occasione successiva: “udir convienmi ancor come l’essemplo / e l’essemplare non vanno d’un modo”, chiede Dante a Beatrice che sta esponendo l’apparente contraddizione tra il mondo sensibile dei cieli e il modello sovrasensibile dei cerchi angelici (i primi tanto più veloci quanto più si allontanano dal centro, che è la terra, e aumentano di diametro; i secondi tanto più rapidi quanto più si avvicinano al centro, che è Dio, e diminuiscono di diametro). La vera trattazione teologica, però, quasi sempre si articola con gli altri criteri, il più frequente dei quali è l’autonoma lettura da parte di Beatrice delle incertezze inconfessate del viandante, che poi ella s’incarica di soddisfare con la sua stessa parola o con verità richieste ad altri beati» (Cap. III, Beatrice nell’opera di Dante, pp. 103-112, sensa riporto di note bibliografiche). ■


ANNO XVII NUMERO 1 ● gennaio 2011 (131)

PROSA DI GERARDO ALLOCCA - “UN RACCONTO” Leggeva da un’ora, allorché smise e, guardando di fuori che pioveva a più non posso, decise che quella sera non si sarebbe mosso di casa”: no, era troppo banale quella frase e quella circostanza, era meglio escogitarne un’altra, più solida e concentrata. Attendeva a quel racconto da tre giorni, lo cuciva e lo scuciva, senza riuscire a venirne a capo. Certo che ne aveva di strada alle spalle come narratore, sei romanzi e centinaia di racconti, ma quella volta le cose avevano preso una brutta piega ed egli non arrivava all’epilogo, a sviluppare il suo scritto. Che la sua vena poetica si fosse isterilita? Ne dubitò fortemente. Ad ogni buon conto tanto valeva, a quel punto insistere e vedere se si poteva concretizzare anche quell’ennesima prova letteraria. Il fatto era, come egli riconobbe, che non gli veniva in mente come tirare le somme di quella narrazione. Sì, la storia di un impiegato di una ditta di navigazione che, non lontano dai cinquant’anni, si rendeva conto di avere sbagliato tutto nella sua vita e si scervellava su come riparare ai suoi errori. Insomma, si disse l’autore, costui è uno che, già in età matura, vorrebbe tornare indietro e rifarsi una vita. Ma è ancora in tempo, gli è più lecito? Ha oramai creato intorno a sé tutta una vicenda umana, dei figli e una casa, delle amicizie stabili, un lavoro abbastanza soddisfacente con delle relazioni professionali avviate, un’immagine nella società di stimato funzionario contabile aziendale e responsabile capo famiglia. Può egli infrangere queste mura che lo circondano e strapparsi al suo mondo, che gli è stato modellato addosso dal destino? Egli, l’autore, si dibatteva tra questi interrogativi, senza sapere dove battere la testa. La sua figura fantastica, il suo personaggio - Filippo Stazza, tra parentesi, era il nome che gli aveva assegnato - venuto in collisione con la sua realtà effettiva, come poteva uscire da quello stallo che lo paralizzava? Due settimane che lo Stazzi ormai mancava dal lavoro, rinchiuso in casa a cagione di uno stress nervoso che gli impediva di svolgere le sue mansioni. Perfino in seno alla famiglia non era più lui, irriconoscibile dalla coniuge, insegnante di liceo, che pure lo conosceva da venticinque anni, e dai suoi due ragazzi, che si rifiutavano di credere che quello fosse il loro padre: un uomo corrucciato, intrattabile, ispido, un orso insomma, senza un minimo della delicatezza e affettuosità che aveva sempre mostrato nei loro confronti e della pasta d’uomo ch’era sempre stato con tutti. L’autore lo aveva dipinto come un selvaggio in gabbia, che sembrasse aver smarrito i connotati della civiltà: barba lunga (si rifiutava di radersi), capelli in disordine, sguardo torvo, indumenti sudici (si rifiutava persino di cambiarseli), taciturno e collerico se si provava a distoglierlo da quella specie di follia in cui era incappato e di riportarlo alla ragione. Ma ammattito non era, quant’è vero che era cosciente di non essere se stesso, solo diceva non mi sento bene, lasciatemi stare, passerà. E così, la moglie, sperando che tutto si aggiustasse, non interferiva e i due loro nati, uno di quindici e l’altro di diciassette anni, dopo i primi scontri con il genitore, spinti in ciò dalla madre, avevano assunto il partito di stare in disparte con lui. Egli stesso capiva che quella storia non poteva trascinarsi troppo a lungo, che doveva venire fuori da quella sorta di incubo che lo irretiva e scuotersi da quel torpore avvilente. Pareva essersi esiliato dal suo mondo, Filippo, ma nemmeno poteva viverci dentro così. O doveva uscirne per sempre fuori o rientrarci di nuovo a pieno titolo. Intanto, quando non pensava o dormiva, leggeva. Come quella sera, appunto, in cui lo aveva sorpreso il narratore nel suo racconto rimasto in sospeso. E aveva in animo, lo Stazza, dopo la lettura di quelle pagine di Sthendal, vale a dire certi passi della Certosa di Parma, tra quell’intreccio in cui si ripercorrevano all’epoca di Napoleone tanti episodi tenebrosi e aberranti degni della peggiore storia italiana, del genere Lucrezie Borgia, Poppee, concili del cadavere, romani Tigellini, romane Messaline, romani Neroni e parmensi prelati peccaminosi, il tutto condito con avvelenamenti ed amori insani, di mettersi per strada e girare, per la prima volta dopo giorni e giorni di ritiro domestico, senza mèta. All’autore, però, quella frase “leggeva da un’ora, allorché smise” e tutto il resto suonò male, cosicché interruppe la composizione e rifletteva come continuare stralciando ed espungendo quel pezzo, ma come non sapeva. E sì che erano già chi sa quante volte che era ritornato sui suoi passi nel contesto di quel racconto, rimaneggiando passi già scritti e poi scartandoli ancora. Come riferito, lo aveva già scucito e ricucito più volte quel testo e non era in grado di condurlo in porto. Dunque, il suo personaggio, rimuginava tra sé il novelliere, forse era preferibile non uscisse di casa quella sera, perché fuori pioveva? Oppure, meglio ancora, doveva trovare le frasi giuste per farlo metter piede fuori, bensì con qualche soluzione narrativa diversa, più originale. E qui era il punto: come? Pensò alla

fine che, nel portarlo all’esterno della sua abitazione, avrebbe imbroccato la via appropriata per sbrogliare la matassa di quel racconto e arrivare ad una conclusione. Si aspettava pertanto il narratore che, se avesse avuto l’agio di tirar fuori di casa quella sua figura letteraria, avrebbe risolto il suo problema compositivo. Egli studiava il sistema per farlo, intanto. Per quel giorno, niente; dovette arrendersi: non gli si affacciò alcuna idea su come cavarsela in quella storia. Pertanto basta. Allora uscì lui, l’autore, alzandosi dal suo scrittoio e saltando in macchina, per recarsi da Saviano, sua residenza e luogo di origine, fino a Caserta, dove aveva da regolare una faccenda riguardante i beni di una sua zia deceduta in quella graziosa città due anni prima. Trattò quella faccenda, dopodiché si trasferì, sempre in automobile via autostrada, a Sperone, dov’era ad attenderlo un amico, presso il quale era già inteso che quell’oggi avrebbe pranzato. Il pomeriggio rimase poi presso l’amico, intrattenendosi piacevolmente in conversazione con lui, che era un intenditore di letteratura e suo estimatore. Verso sera, si congedò dall’ospite, desideroso di rincasare, con quel chiodo fisso in testa del racconto da terminare. Lungo il percorso, un lampo lo illuminò: passando per Nola, in direzione di Saviano, si accorse che per la destinazione che aveva da raggiungere, poteva prendere diversi itinerari: per il centro della cittadina bruniana, per la circumvallazione SS 7 bis, per Casamarciano, oppure fare il giro lungo per S. Vitaliano e Scisciano: quasi come per Roma, dove tutte le strade vi portano, sempre lì sarebbe arrivato, a Saviano. Ed ecco, la soluzione che cercava gli balenò al pensiero. Per far uscire il suo personaggio del racconto dal vicolo cieco in cui era finito, piombato com’era in quella specie di paralisi mentale da mentecatto, non v’era che quel sistema: suggerire tutte le possibili strade in alternativa, senza specificarne una in particolare, ma lasciando al lettore di immaginarsele tutte contemporaneamente e scegliere poi di volta in volta quella che più gli andasse a genio, o meglio, che più ragionevolmente e obiettivamente facesse al suo caso in quel momento. Tornò a casa e si mise all’opera. Il suo personaggio divenne così, dopo essere scappato di casa di nascosto quella sera in cui l’aveva lasciato che leggeva Sthendal, tutt’insieme: colui che rientrò come niente fosse accaduto, serenamente nell’ambito della sua famiglia, del lavoro e della società così come una volta era stato e sarebbe stato

per sempre; colui che si staccò definitivamente dal suo ambiente, ruppe con i suoi e con la sua professione, partendo per l’Uruguay, dove divenne un altro e si ricostruì un avvenire del tutto estraneo ed avulso dal suo passato; colui che non superò il difficile momento di malessere che attraversava e precipitò nell’insania; colui che visse da allora fino alla fine infelice la sua solita e antica esistenza, riprendendo col cappio alla gola il posto nella vita e nella realtà che prima della sua crisi possedeva; colui che, pur permanendo quel che era e con chi viveva, i suoi congiunti cioè, cambiò attività ed ebbe fortuna negli affari, arricchendosi in un’impresa di legnami esotici; colui che, conservato il suo vecchio impiego, si divise dalla coniuge e, andato a stare con un’altra donna, trovò la sua pace interiore; colui che, partito per sempre con tutta la famiglia alla volta della Grecia, lontano dall’Italia finalmente, vi visse per il seguito felice e contento; colui che, presi i voti religiosi, si ritirò solitario in un convento presso Firenze; colui che, datosi al gioco e alla dissipazione, finì in un giro di malavita e perì in uno scontro a fuoco con la polizia. Questo ed altro ancora che non riferiamo, rimandando chi vuole alla lettura del libro “Il mio mondo” del nostro autore narrativo, da poco pubblicato, uscì dalla sua fertile fantasia, che descrisse minutamente tutti i possibili sviluppi che avrebbe potuto assumere, presumibilmente e senza precisare con quanta fondatezza ed assennatezza, l’impasse in cui si era arenato Filippo Stazza, la sua figura letteraria. Affidò alla fine al lettore il compito di decidere quale destino tra quelli assegnare allo Stazza, avvisando che tutti quei destini molteplici, com’era stato per la sua coscienza narrativa, potevano anche convivere promiscuamente nella mentalità di chi leggeva, a seconda delle sue scelte del momento. A ciascuno poteva servire in una data circostanza un certo epilogo, in un’altra un epilogo diverso, in un ulteriore momento ancora uno ancora diverso e così via, fermo restando fosse anche padrone di adottarne, volendo e potendo (a lui no, che pure aveva la paternità di quel racconto, non era in fede riuscito altrettanto), uno solo ultimativamente. Non essendo stato, dunque in grado il nostro autore di destinare a quella sua narrazione una sola conclusione univoca, ma cento fingendosene alla sua mente, così come le aveva tutte descritte e rappresentate, andasse per tutte e cento, e che ognuno la prendesse come voleva. Si era messo a scrivere perciò tutta la notte e la mattina appresso il racconto era finito. ■

Presepe vivente organizzato dai giovani dell'Associazione Prospettive.

BENVENUTI A BETLEMME Teresa Savio envenuti a Betlemme è questo il titolo che si è dato al Presepe vivente che si è tenuto quest’anno nei giorni 26 dicembre 2010 e 2 gennaio 2011 a Fressuriello. Questo evento è stato organizzato dai giovani del rione in collaborazione con l’Associazio. S. ne Prospettive, ma c’è da lco O a F . F sottolineare che tutti i Foto residenti hanno dato il loro contributo. Il Presepe è stato allestito in via Giovanni da Nola fino ad arrivare nei pressi della Chiesa SS Maria del Rosario, ci sono voluti circa due mesi per organizzare il tutto per cercare i personaggi e scegliere le varie postazioni. I partecipanti sono stati più di cento, molti ragazzi armati di immaginazione Fressuriello, Presepe vivente dicembre 2010-gennaio 2011 hanno allestito la scenografia cercando di creare un’atmosfera incantata e suscidare una nuova immagine al nostro rione, tutti i cittaditare emozioni come solo il Natale può regalare. ni hanno accolto con entusiasmo questa iniziativa è Guardandolo sembrava proprio di essere stati catastata un‘esperienza unica e colgo l’occasione per rinpultati in un’altra epoca il tutto accompagnato da voci e graziare tutti coloro che hanno reso possibile ciò, un suoni di antichi mesteri. «È stato un modo per ritornare grazie di cuore all’Associazione e ai ragazzi sperando alle vecchie tradizioni» - dice il presidente dell’Associazioche questo sia l’inizio di un nuovo appuntamento per ne Prospettive Domenico Ambrosino; sua infatti è stata l’anno prossimo». Ascoltando queste parole non posl’idea di coinvolgere i ragazzi in questo progetto: siamo far altro che augurare buona fortuna a questi «Quest’anno si è creato un nuovo gruppo per cercare di ragazzi. ■


ANNO XVII NUMERO 1 ● gennaio 2011 (131)

C u l t u r a

SCRITTORI DI SAVIANO: Giacomo

Scotti e Gerardo Allocca

POESIA DI GIACOMO SCOTTI - DA “VERSI DI UNA VITA” ANTOLOGIA POETICA (Fiume 2010) Giacomo Scotti «poeta, narratore, favolista, saggista, storico, traduttore dalle lingue slave e giornalista, nasce a Saviano (Napoli) nel 1928. Nel 1947 si trasferisce a Trieste e più tardi in Istria e nel Quarnero. Il bilancio creativo di Scotti presenta una trentina di raccolte di poesie, numerose opere di narrativa (romanzi, racconti, favole ecc.), di storiografia, opere di pubblicistica e saggistica varia dedicate soprattutto all'Adriatico e alla valorizzazione della presenza della cultura italiana sulla sponda orientale dell'Adriatico, senza contare le traduzioni di opere poetiche e di narrativa dal serbo, croato, sloveno, macedone. Accanto a numerosi premi letterari nazionali e internazionali, nel 2006 gli è stata conferita l'onorificenza di Commendatore della Stella Italiana per il contributo dato all'affermazione della cultura e letteratura italiana nel mondo». U N P A E S E DI F A NC I U L L E Z Z A Tutti abbiamo un paese di fanciullezza, un luogo in cui torniamo irrequieti; quel paese, quell'angolo di purezza, è l'unico a dirci vivi e a farci lieti. Bello come se fosse inventato, per me è il paese dove son nato. Fra l'odore di terra e il richiamo del mare, laggiù ogni donna si chiama comare. Ogni comare attinge l'alba al pozzo, e l'alba viene su col fiato mozzo, gocciolante nel secchio, in mezzo al cortile. La notte, invece, si spegne tutto a un tratto negli occhi del gatto che dorme sul fienile. A mezzogiorno, in piazza, alla fontana si ricordano i morti e gli emigranti. Qualcuno, fra tanti, parla di me, di questa terra lontana. C'è mia madre laggiù, in un cimitero bello come un disegno fatto col gesso: l'erba, alcune case-cappelle, un cipresso. Mia madre aspetta un'Ave, aspetta un cero o una lacrima almeno sul suo letto che è verde e largo quanto un fazzoletto. Devo tornare un giorno in quel paese. Forse ci tornerò nel più bel mese quando sbocciano i gigli. Ci tornerò col passo allegro dei miei figli, con l'occhio splendente, le mani tese: mi accoglieranno canti e ragazze in fiore quando sbocciano i peschi e si fa l'amore. L E G G E N D O G I OR D A N O B R U N O Io non mi fermo, Bruno, alle tue fiamme mai spente, alla tua cenere mai dispersa dai venti, non domata. Le parole fioriscono, negli occhi si rincorrono gli uomini e le ceneri oh, le ceneri orrende che ricadono come pioggia sul nostro corpo ignudo e fecondano il sangue, lo incoraggiano a resistere ai roghi. Come fiorisce libero il pensiero dopo che dalla tua pazzia riemersero i molteplici mondi, Bruno Nolano. RIFLESSIONI AL BUIO Si spengono le luci in lontananza. Siamo all'alba, c'è nebbia. La donna che si pettina al balcone, il bimbo che piange nel suo letto, l'uomo che vende ortaggi ed è già in strada nel buio non si vedono. Sono l'uomo che all'uomo non risponde, sono l'uomo strozzato dal fragore dei tuoni. Il mare non ha voce, la fuliggine è il colore del mondo che si sbrana. O R A , G I U NT O A L L A S E R A Trasalisco a un pensiero: sulla terra che mi ha dato la vita mi sento un forestiero, appena un ospite che guarda, passa e parte nel dolore. Ecco, stupisco: amaro è in me il silenzio che nutre lo stupore. Rifiorisco o indovino nei passi un tentativo di fuga? Irrequieto anche fuggendo da questo o da quel mare non so dove sostare; ma gonfiarmi vorrei dei più diversi paesi e d'acque: quelli che conquistai, quelli che persi

dall'aurora al tramonto di una vita meravigliosa, faticosa ed unica che ancora imploro per l'ansia di trovare una bandiera, una luce. Ma a chi appartengo ignoro ora, giunto alla sera. “S E ” Se un giorno di pace, se un cielo fiorito, se un uomo che ride, se donna in amore conoscono me all'ombra di un albero, sul greto di un fiume, su questo o sull'altro mare, in uno scorcio di strada oppure nel suono strano di una parola, in una stretta di mano oppure in una notte che non ha eguali, se riconoscono me nei figli miei dirò questa vita benissimo spesa. V I AG G I A R E NE L L A Viaggiare nella vita è subire il dolore della propria presenza non richiesta, è vivere tenacemente avvinti all'albero doloroso che amiamo al primo istante, nonostante il pianto.

Corre il cielo sul vento e gli alberi sprofondano nel mio mare lontano. AMARO AL MIO TRAMONTO Ho chinato la testa davanti all'anima mia: un abito nero di pena, un altro tramonto. Paese mio, ti lascio e chiedo sonno al mare. Ora tutta una montagna mi pesa sulle spalle, anche l'onda di questo mare ha il sapore di lacrime e chiama amori implacabile la notte.

VIT A

Raramente sgomento ora che arrivo al termine del giro, ignaro se uscirò nella luce o affonderò nel tunnel del nulla, rivisito le cicatrici della memoria e benedico il dolore che mi strappò al silenzio che mi rese fecondo nella misura della mia pazienza, del mio limite umano. E gioisco al ricordo degli attimi felici del passato. Sian lodati la vita e il suo dolore. I NV E NT AR E A L M E N O U N V E R S O L'importante è resistere nel tempo tenacemente. Perché sempre c'è qualche bugia di troppo in chi si esercita con le parole vuote che si scrivono o dicono (le immagini) da immagini respinte. Bello e importante è conservare il segno, scegliere questa resistenza libera che moltiplica il sogno (forse l'unica ed ultima risposta al nostro vivere). Respingere, resistere: salvare quel che resta di magico nelle cose incredibili che accadono ogni giorno dentro di noi. L'importante è inventare almeno un verso perché si possa vivere la vita mutandola e inventandola ogni giorno diversa ogni giorno da capo. UN GIORNO BUONO È un giorno buono, questo. Il cielo va col vento e gli alberi sprofondano nel mare, alle radici. Il fiume è ancora limpido, scorre tranquillo. Altro non chiederei per questo giorno che scorre come il cielo tra le nuvole che scorre come l'onda

che tutta in sé raccoglie la sua gioia. Ma poi verrà la notte, stanotte sarà più chiaro il mio tormento, antico più dell'alba e più del sole. La notte e un paesello da presepe che non mi scordo, che mi ha già scordato sono più di vent'anni.

Ma è tardi ormai per nuovi sogni verdi di pozzi gorgoglianti, di trifoglio... Laggiù al paese un sole, ma che sole! Laggiù nel sud i canti del miracolo, dolci laggiù anche i lupini amari, e subito veniva il sonno buono. Sorella era sorella e dolce il pane. Donna mia, ho chinato la testa davanti al figlio, mi semino in lui cercando nuove terre, e sono nero, amaro al mio tramonto. I M OR T I S OT T O S P E C I E I morti sono sparsi dappertutto e di loro ha il colore questa terra. Anche quelli risaliti dagli abissi dell'acqua, restituiti all'unica forma che ci affratella. Ed a pensarci, è bello. Perché la terra è fatta pure d'erba e se l'è meritata con quella sua costanza millenaria di digerire i morti e restituirli sotto specie di fiori.

DI F I OR I

Pensarci, all'erba: noi ce ne nutriamo per vivere. E portiamo nella bocca soffio e sale di terra, un sapore di morte che chiamiamo profumo. PREGHIERA ALLA VITA O vita che cammini confusa nel brusìo di questa terra calpestando gli spini di guerra in guerra, fa che la croce mia fatta di amore sia la rosa dei venti e la tua gloria abbia pure una perla del mio dolore che, solo, non ha storia. Diversamente come potrei splendere in qualche stella come vita mia? Tra tante schegge che mi dilaniano qualcuna è di poesia. O vita, dammi il pane quotidiano e il linguaggio dell'onde. E benedetto sia quel gabbiano che sorvola le sponde, che mi somiglia. O vita, meraviglia del debole e del forte, dammi una dolce morte, ultima cosa mia. E così sia. ■


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Obiettivo

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Dalla nostalgia canaglia dei segni premonitori del ’68 alla postuma luce del 2010 inoltrato (XII - 3ª parte).

L’ AS S O C I A Z I O N I S M O Felice Biondi ll’indomani dell’istituzione in Italia della scuola materna statale (1963) sorse a Nola in via Pietro t Vivenzio, palazzo Bottiglieri, il C.D.S. da me geo.i stito. Il centro di studi si proponeva di preparare didascalin a v i camente in un anno le future maestre d’asilo per il consea s guimento del diploma presso gli istituti statali. Il C.D.S. vo i t dunque non era un diplomatico. L’esame statale fungeva iet da crivello del grado di preparazione delle allieve. Moltissiob me donne così si inserirono nell’organico delle scuole materne statali realizzando il loro sogno di educatrici. In seguito il C.D.S. operò a Saviano vuoi come centro didattico savianese, vuoi come scuola recupero, vuoi, infine, come centro d’istituzione sociale finalizzato all’innalzamento del grado di istruzione popolare con il conseguimento da parte di alcuni utenti del diploma di quasi tutti gli indirizzi scolastici della temperie. Sono stato gestore del C.D.S. di Saviano dal ’65 al ’72. Il rapporto economico era regolato secondo le possibilità degli utenti: alcuni studenti pagavano un’esigua retta, altri frequentavano gratis o facevano qualche dono ai professori dopo aver sortito un esito positivo all’esame di Stato. I libri erano forniti gratis dal C.D.S. Li reperivo sulle bancarelle di piazza Cavour, di via San Biagio dei Librai e di via Mezzocannone a Napoli. Comperavo vari testi usati al costo di 100 lire cadauno per tutte le discipline. Venivano poi distribuiti agli allievi secondo le proprie inclinazioni, le aspettative e gli indirizzi di studio. Per quanto attiene l’espletamento delle pratiche burocratiche atte ad ottenere il rinvio militare di alcuni alunni con obbligo di leva, erano Alunni in gita a Scanno, 1965 note dolenti. Trovavo questo espediente: precettati o coprofessoressa Iovino Lina, dottoressa Pucci Romano, prof. scritti venivano iscritti presso istituti di Napoli autorizzati Sebastiano Monda, perito Saverio Caccavale, prof. Fucci dal ministero della pubblica istruzione. A questi istituti paSalvatore, geom. Vairo Nicola ed a tanti altri che svolsero gavano le parcelle come alunni frequentanti. A quell’epoproficuamente ed alcuni anche volontariamente la loro misca per gestire una scuola recupero legalmente riconosciusione di docenti. Per quanto concerne l’associazionismo ta dal ministero della P.I. bisognava avere trent’anni comfinalizzato tramite strutture al bene comune ed ad uno stanpiuti. dard di vita accettabile come qualità per tutti i cittadini ora Moltissimi conseguirono il diploma grazie al C.D.S. mi resta qualche rammarico. Anni fa, disponendo di più di di Saviano. La rimembranza riconoscente ora va ai prof. un ettaro di terreno disgraziatamente suolo edificatorio alle avv. Erasmo Fuschillo, ing. Masi di Baiano, ing. prof. Caporte del centro storico di Nola, avevo in animo di porre in staldo Tuccillo Raffaele, ing. De Falco Giuseppe di Nola, essere una polisportiva come microcosmo salutare e di-

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stensivo per gli abitanti del circondario. Avallò la mia idea l’amico di sempre, il prof. Antonio Basilicata di Palma Campania, uomo integerrimo che ha consacrato la sua vita allo sport, all’emancipazione dei retti costumi, al comunicativo ed a rapporti amicali disinteressati. (Come abbiamo precedentemente analizzato l’amicizia vera è figlia della natura che incondizionatamente dà). Ma questo sogno nel cassetto restò irrealizzabile vuoi perché mi ammalai, vuoi perché in ogni famiglia comanda sempre la moglie. Ora l’acqua passata non fa più macinare molino. Bisogna accettare il transeunte ed affrontare il presente con la sua crudele realtà. Don Pasquale Iovino ebbe un’esistenza fortunata in quanto trascorse gran parte della sua vita in Toscana. Io ho scoperto questa regione in età avanzata con sommo piacere. Il caso ha voluto che durante l’estate scorsa fossi ospite di mia figlia Antonella, ingegnere delle telecomunicazioni residente per motivi di lavoro da sposa nel paesino di Campoluci distante 6 km da Arezzo centro. Al margine settentrionale di Arezzo su un blando declivio, sito ai piè del Casentino, un grappolo di paesini, pennellato da un’invaiatura rubiconda, offre ai visitatori una grazia limpida, serena ed armoniosa che solo il fascino suggestivo di una natura incontaminata sa dare. Le contrade: Quarata, Venere, Campoluci e Castelluccio, solcato dall’Arno, ossigenate da un’aria sottile, tersa, pura e vivificatrice offrono un non so che di quiete e di sublime. Zona amena, aprica e lieta con abitanti laboriosissimi ed ospitali. A Campoluci, per quanto concerne l’associazionismo, è stato posto in essere nel 2008 il Circolo Noi “All Star” finalizzato alla solidarietà civile, culturale e sociale. In questo circolo si respira la gentilezza diafana ed armoniosa del collettivismo. La rettitudine, la benevolenza e la preghiera rappresentano le cariatidi che lo sorreggono nell’espletamento di soccorrevoli relazioni sociali. Spira amore in ogni cuor gentile. In definitiva: l’associazionismo impedisce che si verifichino alterazioni nella corrispondenza tra cosmo ed individuo, tra mondo della natura e mondo morale, tra l’io ed il noi. Lavora per il bene comune considerando la politica al servizio dei cittadini e non in balia dei capricci dei politici. Nella città di tutti persevera un familismo morale, civico ed ecocompatibile. ■

I PENSIERI AUTOMATICI IN PSICOLOGIA Dott. Salvatore Allocca* olte sono le strade per conoscere il funzionamento della nostra mente. Nella nostra struttura psichica, esiste una particolare forma di pensiero definito “pensiero automatico”. Nella moderna psicologia rivestono un’importanza sempre maggiore i pensieri automatici perché, attraverso la loro individuazione e successiva analisi, possono emergere molte caratteristiche della nostra personalità. Cosa sono i pensieri automatici? Si tratta di pensieri che affiorano in modo automatico nella mente nel corso della vita quotidiana. È come se avessero vita propria. Vediamo insieme di approfondire meglio questo concetto. I pensieri automatici possono essere concetti verbali, immagini visive, parole, insomma tutto ciò che, come un lampo, attraversa la nostra mente; possono anche essere il ricordo di situazioni specifiche. I pensieri automatici sono come dei flash, sono anche definiti elementi del nostro pensiero di “superficie”. Vengono attivati da schemi della mente e sono giudizi ed interpretazioni di eventi; sono sotto la soglia della coscienza e per tale ragione, per rintracciarli occorre attenzione e determinazione, insomma sono individuabili solo attraverso un percorso di indagine attenta e meticolosa. Nonostante, apparentemente, siano il livello di cognizione più superficiale, sono elementi fondamentali per permetterci di conoscere l’inconscio. Ogni situazione ha il potere di richiamare specifici pensieri automatici. I pensieri automatici sono prodotti da qualcosa di molto profondo, nascono dalle “credenze di base”. Questo genere di pensiero può essere positivo o negativo, può dirci: “ce la farai” o “non provarci nemmeno tanto non ce la farai mai”; possono manifestarsi come

una specie di commento interno quando si è impegnati in una determinata situazione (es.: “Non riuscirò mai a finire in tempo questo lavoro; Cosa potrò fare?; “non sei abbastanza bravo”, ”ti va sempre tutto male”, “nessuno ti vuole bene”, “sei perseguitato dalla sfortuna”, “non passerai mai l’esame”). Dai pensieri automatici negativi nascono le emozioni spiacevoli. I pensieri automatici possono essere solo di passaggio o diventare assillanti e fastidiosi. In particolare la tendenza della persona a farli propri e a rimuginare su di essi può amplificarne a dismisura l’impatto emotivo causando ansia o depressione. I pensieri automatici negativi sono prodotti della nostra mente, creati a partire dalle nostre convinzioni profonde sul rapporto tra noi, le altre persone, il mondo. Queste convinzioni, derivano a loro volta in larga parte dalla nostra esperienza di vita e sono radicati nella nostra memoria. I pensieri automatici si attivano solo in determinate condizioni e nascono da schemi ad essi collegati. Se uno schema viene attivato i pensieri automatici negativi, ad esso connessi, affiorano alla mente della persona. Non essere consapevoli della loro presenza, prenderli come dati di fatto, può far sì che l’influenza (emotiva, cognitiva e comportamentale) che hanno sulla persona sia massima. Nei casi più estremi i pensieri automatici negativi possono letteralmente colonizzare la mente: in questi casi la persona non vede più una via di uscita, viene sopraffatta dalle emozioni spiacevoli, tende a chiudersi in se stessa isolandosi dal mondo. I pensieri automatici negativi sono essi stessi la causa principale dell’ansia, infatti, possono diventare meccanismi della nostra mente disfunzionali che mantengono il disturbo ansioso. È molto importante considerare l’ansia, al pari del dolore,

come un segnale importante in grado di avvertire l’individuo di minacce presenti reali o presunte e metterlo in grado, quindi, di porre in essere modalità finalizzate a produrre azioni adeguate per fronteggiare tale pericolo. L’ansia diventa patologica quando, partendo da questo principio, assume connotazioni di gravità in quanto l’individuo seleziona solo alcuni elementi presenti dalla realtà, li analizza e ne coglie gli aspetti minacciosi e innesca, nello stesso momento, modalità fisiologiche primitive e disfunzionali per risolvere i problemi. Le distorsioni cognitive e percettive, nell’elaborazione delle informazioni, sono determinanti per generare e mantenere l’ansia nei soggetti predisposti. I sintomi di un disturbo da ansia nascono e si basano su una stima eccessiva del grado di pericolo in una data situazione e su una sottovalutazione della capacità della persona di fronteggiarli. È proprio partendo da queste premesse che il lavoro psicoterapeutico affronta gli aspetti della realtà psichica del paziente: individuazione, rielaborazione, autoconsapevolezza. È fondamentale, quindi, per esplicitare le assunzioni e gli schemi della nostra psiche, l’analisi dei pensieri automatici. È proprio partendo da questa analisi che la conoscenza di sé può diventare sempre più profonda. * Psicologo Clinico, Specializzato in Psicoterapia Cognitivo - comportamentale, Counseling, Tecniche di rilassamento e Ipnosi terapia. mail: dr.allocca@libero.it ■


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Servizi a cura di Pasquale Iannucci

F E S T E G G I A M E N T I P E R I L N AT A L E 2 0 1 0 NELLA CASA DI RIPOSO “S. GIOVANNI BATTISTA” SIRICO - SAVIANO li abitanti della Casa di Riposo “S.Giovanni Battista” Sirico di Saviano per il Natale 2010 hanno ricevuto la visita dei bambini e hanno festeggiato in allegria il Super Natale 2010. - Martedì 14 Dicembre 2010 i bambini della Scuola d’Infanzia “Plesso Allocca” del 1° Circolo Didattico di Saviano si sono incontrati con gli anziani ospiti della casa di Riposo in attuazione del Progetto “Amare l’altro”. E’ stata una mattinata piena di allegria e gioia, con momenti di commozione suscitati dall’intensa carica emotiva trasmessa dall’incontro di due generazioni. Momenti di emozione e di festa grazie allo scambio reciproco di poesie, canti, doni e Auguri di un sereno Natale. L’obiettivo è stato quello di promuovere l’interazione tra le due generazioni e sensibilizzare ulteriormente i bambini, guidati dall’Ins.di Religione Maria Nappi e le Insegnanti del plesso, al rispetto e all’amore verso le persone della terza età, fonte di ricchezza per l’intera società. Il contatto con i bambini è stato per i nonnini un momento speciale e prezioso perché hanno rievocato gli episodi della propria infanzia, con un po’ di nostalgia ma con tanta tenerezza. Al termine di questa coinvolgente mattinata i bambini,le insegnanti e i collaboratori hanno ringraziato tutto il personale della casa che li ha accolto, con la certezza di ripetere spesso queste giornate piene di gioia e sorrisi che riempiono il cuore e arricchiscono l’anima. - Domenica 19 Dicembre 2010 la grande Festa di Natale degli Anziani della Casa di Riposo “S.Giovanni Battista” che nonostante le loro mille fatiche e i loro mille pro-

blemi sono riusciti a rendere speciale questo bellissimo giorno. Quest’anno a differenza di quelli passati si è voluti organizzare uno spettacolo ancora più bello dove i protagonisti “i vecchietti” hanno interagito con tutto il personale della casa, emozionando il caloroso pubblico con canti, balli arricchiti dall’atmosfera natalizia. La Festa organizzata dall’animatrice Annalisa Caccavale insieme ai Dirigenti e tutto il personale ha offerto un messaggio di solidarietà, di speranza e di scoperta di quanto sia bello entrare nel cuore delle persone che soffrono. Per il giorno di Natale l’umanità dovrebbe rendere grazie a Dio, vivere serenamente e sorridere alla vita e a chi sorridere più non può. Una lettera sospirata con emozione da una nonnina ha fatta sgorgare dagli occhi una lacrima a quasi tutti i presenti: “ il fascino del Natale avvolge la mente e il cuore di tutte le persone, creando ispirazioni altrettanto impossibili che molti manifestano con canzoni, colori e poesie lasciando una traccia indelebile nel cuore di tutti. Arriva lasciando alle spalle un autunno freddo e spento di colori e coinvolge desideri, speranze e ricordi sempre presenti per un Natale da non dimenticare. Quest’anno nella nostra casa di riposo abbiamo fatto addobbi speciali: sulla porta d’ingresso abbiamo messo l’ottimismo e su tutte le finestre l’allegria; sul nostro grande albero al posto delle luci abbiamo appeso speranze e piccole coccarde di serenità. Da non dimenticareuna candela accesa per far si che la sua fiammella si accenda lentamente ardendo i nostri cuori e arricchendoli d’amore”. L’evento si è concluso con un brindisi collettivo e con gli Auguri a tutti di Buon Natale e Felice 2011 ricco di amore e di pace. ■

USD GIOVENTÙ S AVI ANO Esordienti 2010-2011 di Carmine MAURO

gliano che, con la netta vittoria contro il Belsito Soccer grazie alle reti di Aiello e Falhani, hanno ottenuto la terza affermazione consecutiva in campionato e raggiunto cosi la vetta della classifica staccando le dirette inseguitrici. La formazione di mister Giugliano, grazie ad un gioco spettacolare che abbina tecnica e grande organizzazione tattica, ha impresso al campionato un’andatura notevole e marcia spedita verso la conquista dell’ambito trofeo provinciale. Nella grande organizzazione della squadra, spiccano dei veri e propri talenti come Capacchione, centrocampista moderno capace di abbinare alla forza fisica una grande qualità tecnica e Aiello mezzala di tecnica sopraffina e di spiccato senso del goal. Soddisfazioni arrivano anche dai giovanissimi provinciali guidati dall’ex giocatore dell’ASC Saviano Salvatore Falco. La squadra agli ordini di mister Falco regge il passo alle squadre leader con intatte speranze di vittoria e può contare su una serie di campioncini tra i quali spiccano il difensore centrale Bruscino, l’esterno destro Fuschillo e il mediano Coppola. Da segnalare gli ottimi risultati ottenuti dagli esordienti 2010/2011 di mister Mauro, una vera e propria covata di piccoli campioncini che promettono molto bene. Infine altre liete affermazioni sicuramente arriveranno con l’inizio dei campionati dei pulcini, allenati da Maccaro e Giugliano. ■

USD Gioventù Saviano (Sponsorizzata dalla Ditta: Zeus veste gli Dei) marcia spedita verso l’olimpo del calcio. I ragazzi di Saviano, infatti nelle varie categorie di pertinenza stanno ottenendo risultati molto lusinghieri grazie alla qualità tecnica e alla pregevole opera di insegnamento dei tanti tecnici agli ordini di Carmine Mauro. Un elogio va agli allievi provinciali di mister Giu-

Premiazione presepe più bello. MOSTRA “NATALE IN OGNI CUORE 2010” SIRICO - SAVIANO I 6 gennaio 2011 nella chiesa di S.Anna a Sirico di Saviano si è conclusa la Mostra “Natale in ogni cuore 2010” con la premiazione dei Presepi più votati dai visitatori. Alla Mostra, organizzata da Padre Attilio, dal Dott. Arcangelo Strocchia e da alcuni giovani volontari, hanno partecipato 41 presepi di artisti presepiali, Istituzioni Scolastiche e Associazioni, che hanno prodotto, singolarmente o a gruppi un lavoro natalizio. La votazione dei visitatori alla mostra ha dimostrato che quasi tutte le opera lavorate a mano hanno riscosso notevole consenso; quelli che sono stati votati maggiormente sono: 1° Posto–Scuola dell’Infanzia plesso“Strettola” sez.04 – I.C.“T. De Rosa”S. Anastasia, Insegnante Rullo Bianca. Il Presepe vincente, a parte le dimensioni cm 120x70 si sviluppa in senso orizzontale e presenta un fascino originale non solo per la composizione, colore e luci, ma per l’utilizzo di oggetti e materiale umile e riciclabile trovato presso laghetti, stagni e sulla spiaggia del mare. Le decorazioni dei personaggi (pastori) sono state puntinate e incollate con il decupages su tronchetti ritagliati a fasce e posti su una struttura ondulata e colorata. 2° Posto,per la semplicità,la dolcezza e l’idea della composizione, assegnato a tre giovani ragazze: Milena Maurano, Annagioia Strocchia e Donata Strocchia; 3° Posto ottenuto, dal nostro talento e Maestro Presepiale Savianese Andrea Pierro, con un esemplare presepe Napoletano ricco di particolari e colorazioni scenografiche. La Fondazione Carnevale “Rione Sirico, L’associazione “Domina Nostra e la Biblioteca “P. Tommaso Bartolomei” Servi di Maria – Sirico, ringnaziano e Augurano un felice anno 2011 a tutti gli intervenuti, sperando di rinnovare e migliorare la manifestazione anche l’anno prossimo. ■

L’illustrazione dei bambini è stata seguita dalle letture riflessive delle maestre tratte dai passi del Vangelo...

L’ARTE A NATALE 2010 giorni 15 e 20 Dicembre 2010 le Insegnanti dei plessi “Allocca” e “Musco” della Scuola d’Infanzia del 1° Circolo Didattico di Saviano, coordinati dall’Ins. di Religione Maria Nappi e con la grande disponibilità di Don Paolino Franzese, nella Chiesa dell’ immacolata Concezione – Saviano, hanno ricordato e sviluppato, attraverso l’audio e il video, la storia della natività con l’esposizione di alcune opere d’arte di pittori famosi di varie epoche. La spiegazione dei bambini è stata lineare e dolce e molto apprezzata e gradita dal numeroso pubblico presente che ha riempito tutti i posti della navata della chiesa. I Capolavori presi in considerazione sono stati: - Dio chiama l’angelo Gabriele (Giotto) – Annunciazione (Beato Angelico) – Viaggio a Betlemme (Joseph Brickey) – Annuncio dell’Angelo ai pastori (Bourdichan, Luini) – Natività (Ghirlandaio, Reni, Caravaggio) – Visita di Magi (Gentile da Fabriano). L’illustrazione dei bambini è stata seguita dalle letture riflessive delle maestre tratte dai passi del Vangelo e dai canti del coro composto dalle mamme dei bambini. Le melodie cantate sono state: la più bella del paese – a Betlemme – l’angelo e i pastori – quando nacque il Signore. La manifestazione ha avuto un grande successo tra il pubblico ma soprattutto per l’iniziativa di stimolare i fanciulli alla conoscenza del Bello e delle Opere d’Arte. ■


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Marigliano - Presentato il libro di Maria Antonietta Napolitano

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SENTIERI

DELLA VITA”

Antonio Romano ala consiliare del Comune come quella delle grandi occasioni. Notevole partecipazione di pubblico e di consenso. Al tavolo dei relatori, Alessandra Mauro, Giuseppe Caliendo Comandante della Polizia Municipale di Marigliano, Rossella Auriemma, L’on Paolo Russo, Enzo Mauro Tenente della Polizia Municipale di Napoli. L’introduzione è stata affidata ad Alessandra Mauro: ”quello dell’autrice Maria Antonietta Napolitano è un libro di amore vissuto, un libro autobiografico”. Il libro narra le vicende di due personaggi Antonio e Antonietta, personaggi veri, reali: il racconto della propria esistenza, il parlare di se stessi. All’inizio della presentazione è stata citata una frase significativa di Elbert Hubbard, riportata sulla copertina del libro: “Si può avere il dolore da soli, ma bisogna essere in due per provare gioia”. A seguire l’intervento di Giuseppe Caliendo, Comandante della Polizia Municipale di Marigliano e quello dell’Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Marigliano in sostituzione del Sindaco impegnato altrove. L’on Paolo Russo, nel suo intervento, ha ribadito che il volume presento è un gradevole scritto, si legge, in senso figurato, si divora; questo per descrivere la lettura del testo. Un testo autobiografico e multibiografico nello stesso tempo. Il libro ha una sensibilità sociale articolato in un territorio vasto; un intenso rapporto tipico del nostro mondo. Una comunità che cresce e si arricchisce ha precisato l’on. Russo. In sintesi il libro potrebbe essere considerato un piccolo manuale di come ci si comporta bene. Nel libro sembra che ci sia, nel senso positivo del termine, una

condizione provinciale e rappresentativa del nostro territorio. Le incertezze del territorio si possono riscontrare nel rapporto famiglia, nel disegno d’amore. Il libro ha un messaggio, ha parere dell’On. Russo: una risposta alla crescita, un cemento permanente della nostra condizione sociale. Un libro in sintesi, mai celebrativo, sicuramente riflessivo. Enzo Mauro Tenente della Polizia Municipale di Napoli, nel suo intervento, ha ricordato, con molto affetto, quello che era un suo collega di pattuglia, ligio al dovere ma allo stes-

ULTIMI BOTTI DEL 2010 !!

Nella Cattedrale di Nola

CONCERTO

DI

N AT A L E

2010

Pasquale Iannucci a “The Bruno’s Boys Orchestra” dell’I.C. “G.Bruno – Fiore” di Nola, composta da alunni ed ex alunni della scuola, si è esibita lunedì 20 Dicembre 2010 alle ore 19,00 nella sesta Edizione del Concerto Natalizio effettuato nella splendida cornice della Cattedrale di Nola. E’ stato presentato dall’Esimio Prof. Giuseppe Cassese che, nella pausa tra un brano e l’altro, ha recitato alcune sue poesie napoletane pubblicate nel testo “Nu Natale assaie speciale”. Ha riscontrato notevole successo una sua poesia recitata “Buon Natale”: - Bammeniello, ceceniello, Uocchie d’oro, alleccatiello, Ogge ‘o core mio se schianta: Nnitto’nfatto è notte santa! N’ata strata, vecchia e nova, Abbrancata a na memoria, Tutt’ammore, fede e gloria! ‘A speranza ‘osole trova, Là, int’a grotta fredda e scura E se ‘nchiova a Dio criaturo! – Il carisma e la preziosità del D. S. Tommaso Arpaia, che dopo aver ringraziato tutti gli alunni strumentisti presenti, il personale della Scuola, il Sindaco di Nola Biancardi Geremia, il Presidente del Club Lions ”G.Bruno” di Nola Antonio Porcaro e tutte le scuole di Nola intervenute, ha sottolineato il grande lavoro delle varie attività che l’I.C. “G.Bruno – Fio-

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so tempo di grande umanità: il libro è anche e sopratutto la sua storia, raccontata dalla moglie nel suo ricordo. A seguire l’intervento di Rossella Auriemma: “all’inizio ha ammesso che non conosceva il protagonista del libro e quindi è stata l’occasione per conoscere questa favola moderna. La quale favola non è condizionata da un tempo illimitato, non infinito, e spesso non finisce sempre con “ e vissero felice e contenti!” C’è, afferma Rossella Auriemma, bellezza anche nella sofferenza, anche se sembra un paradosso! Una linea guida per tutti per tutte le persone sul sentiero della vita, per cercare di capire come avvengono le cose e per cercare di comprendere quell’amore con la “A” maiuscola. In chiusura della manifestazione l’autrice, Maria Antonietta Napolitano, che, brevemente, ha descritto la sua prima opera come un qualcosa nato in un particolare momento intenso e triste. Afferma: “chiudevo le porte ed allora ho scritto”. Sulla poltrona di casa, che gli ricordava il posto preferito, in alcune occasioni, dal coniuge non più di questo mondo, rimaneva senza dormire per tutta la notte. Allora pensava e ricordava, rivedeva vecchi film di famiglia, ascoltava canzoni che, per loro coppia, avevano significato. Ecco spigato, in sintesi, questo scritto che poteva essere solo un ricordo per i suoi figli ma che poi si è preferito, vista la sua veemenza espositiva e descrittiva nella narrazione, divulgare anche ad altri. Giuseppe Caliendo, Comandante della Polizia Municipale di Marigliano ha menzionato, in chiusura, tra altro, un celebre pensiero manzoniano:”.. che i guai vengono bensì spesso…ma possono essere utili per una vita migliore”. Ha concluso la manifestazione il figlio dell’autrice: “Un eroe”, era scontato ma significativo ribadirlo, per lui il protagonista del libro che era suo padre. L’autrice, ha precisato che già sta pensando ad un'altra pubblicazione forse meno autobiografica ma di eguale intensità emotiva. ■

O. S ucci n n a I

Preside Tommaso Arpaia e Prof. Giuseppe Cassese

re” svolge ogni anno per i suoi ragazzi. Nella Cattedrale, colma di persone per tutte le navate della chiesa, è stato un incontro piacevole con alunni protagonisti che hanno sprigionato energia, capacità ed entusiasmo nei vari strumenti musicali, nella rappresentazione della Natività,nei balletti e nei canti. La manifestazione, dopo i vari Auguri e Saluti della Prof.ssa Carmela Napolitano Direttrice del 1° C.D. “T.Vitale”, della Profssa Nicoletta Albano Direttrice del 2° Circolo Didattico “M.Sanseverino”, di Don Pasquale Capasso Direttore della Scuola Paritaria “Santa Chiara” e di Suor Assunta Matrone Dirigente della Scuola Paritaria “Remoti”, si è sviluppata in un mistico silenzio, durante il quale si è potuto osservare, ascoltare ed applaudire le diverse esibizioni: la “Natività” espressa, coreograficamente, dai bambini della Scuola d’Infanzia “T.Vitale” con sottofondo musicale:Tu scendi dalle stelle; “Le Missioni nel Mondo” , balletto dei bambini della Scuola Paritaria “Remoti” sulle note: Caro Gesù Bambino; la “Natività” sfilata dei bambini della Scuola Paritaria “S. Chiara” con le musiche: Astro del Cielo; “Angeli” balletto effettuato dai bambini del 2° C.D. “M.Sanseverino” sotto le note di: Alleluya di Haendel. L’Orchestra, guidata magistralmente, dai due Professori di Strumento: Pasquale Acierno e Antonio Francesco Comune, ha fatto ascoltare le seguenti melodie: Eine Klaine nachtmusik (serenata) W.A. Mozart, White Christmas – Irving Berlin, Still Nacht, helige nacht – Franz Gruber , Happy Christmas – J.Lennon, Quanno nascette ‘o ninno , Last Christmas – Geoge Micael, Jingle Bells mix. Un plauso va anche agli altri Professori di Strumento per la loro collaborazione: Viscardi (Violino) – Fresegna e D’Alterio (Pianoforte) – Sosto e Napolitano (Chitarra) – Solopete (Flauto). Auguri a tutti ed un arrivederci a Natale 2011. ■

Saverio Napolitano a scuola calcio club “Piccoli Amici” fa colpo grosso! Al 2° Torneo M. Lanzara Roccarainola. Al torneo di Natale, a cui hanno partecipato otto società del nolano e del baianese, il club “Piccoli amici” ha impresso il proprio marchio di qualità aggiudicandosi quattro finali con le seguenti categorie: 2000/ 2001/ 2002/2003. I ragazzi hanno tenuto testa a team sportivi già collaudati e con diversi anni di esperienza nei settori, comportandosi da veri leoncini, non risparmiando nessuna energia, ma mettendo solo appieno le loro forze atletiche e podaliche. Il team savianese non nuovo a questa impresa al suo secondo anno di attività, si è sempre distinto per la volontà, e la qualità del gioco espressa sui campi in erba. Tutto questo, naturalmente, nel giusto spirito sportivo e nel pieno rispetto degli avversari e delle regole a cui si ispira tutta l’attività sportiva-agonistica della società. Un bravissimo ai ragazzi del club piccoli amici ed un incoraggiamento a continuare su questa strada, mantenendo sempre gli stessi valori comportamentali e sociali. ■

Ultimi suggerimenti del trainer Michele Arianna prima di una partita.


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Saviano - L’Associazione culturale Laboriosi.it - Uno Spazio aperto, in collaborazione con l’associazione Arci Masaniello ha organizzato la presentazione del film -documentario “Le Dame e il Cavaliere - Sesso e potere, una storia italiana” per la regia di Franco Fracassi.

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C AV A L I E R E

Antonio Romano a presentazione di un film documentario e il relativo dibattito. È quanto proposto. La manifestazione si è tenuta nella sede dell'Arci Masaniello. Durante la serata è stato proiettato il documentario della Telemaco Srl, società produttrice. Successivamente e seguito un dibattito, alla presenza di Giorgia Pietropaoli della Telemaco Srl, sulle tematiche affrontate con molti interventi e curiosità, nonostante l’ora tarda. Erano presenti un discreto numero di persone. “Una corsa contro il tempo”: così il regista Franco Fracassi e gli altri giornalisti che hanno realizzato 'Le dame e il Cavaliere. L’intento della manifestazione è riflettere su alcuni aspetti del nostro tempo; è quanto sostenuto da un gruppo di giornalisti e cineasti indipendenti:”Franco Fracassi, Andrea Annessi Mecci, Stefania Creatura, Andrea Petrosino e infine Luisa Sgarra”. Dopo aver realizzato un film - inchiesta sulle realtà tra vita privata e politica del presidente del Consiglio si sono imbattuti contro inconvenienti nel periodo di distribuzione e diffusione de “Le dame e il Cavaliere”. È in gioco, a loro dire, il proprio diritto di libertà di espressione, i valori universali della democrazia e dell’indipendenza. Il lavoro cinematografico “è il risultato del lavoro di quasi un anno di raccolta di notizie, di retroscena e di immagini, di interviste esclusive in tutta Italia con i protagonisti.”Un film in cui si potranno ascoltare le intercettazioni telefoniche, ed in cui saranno rese note delle registrazioni effettuate da Patrizia D’Addario a Palazzo Grazioli, delle quale forse non è stato dato gran risalto nei circuiti informativi nazionali.“ Ovviamente, non è un film di

gossip, ma un documentario d'inchiesta, sottolineano i realizzatori. Il loro intento è far arrivare a più persone possibili, attraverso internet e altri mezzi di comunicazione, il loro film inchiesta sull'intreccio “di vicende private e politiche di alcuni aspetti della politica del nostro contemporaneo”. Il documentario ha per sottotitolo “ Sesso e potere una storia italiana”. Nel film, autoprodotto dalla Telemaco anche in compartecipazione popolare, 100 minuti ricavati da decine di ore di riprese, ci sono anche gli audio di molte intercettazioni, da quelle di Vallettopoli con l'ex direttore di Rai Fiction Agostino Saccà, e altri dialoghi telefonici. Con un blog e una pagina su facebook che ha già oltre 7800 iscritti, propongono la vendita online del dvd e organizzano proiezioni ovunque. “Sembra che il diritto d'informazione, è questo è paradossale, in questo Paese è sempre più un'utopia”. Questa l’osservazione che potrebbe venire, per prima in mente, ai più perplessi. Altri critici potranno magari farsene tutt’altra idea. Assicura, comunque, Giorgia Pietropaoli: non è l’unica realtà di cui ci occuperemo; nell’immediato futuro sono in progetto documentari, sulle realtà politiche internazionali. In programma diverse realizzazioni, documentari filmati, che sono, per ora, allo stato di partenza progettuale. Secondo gli intenti, ad esempio, viaggi sulla realtà al-qaida, su scenari internazionali dell’Afghanistan ed altro. Non entrare nel merito delle questioni con preconcetti ed altro ma raccontare la verità dei fatti, quella da cronista. ■

PIOVONO UCCELLI: GOVERNO LADRO Guido De Pietro e allarmanti notizie sulle morie degli uccelli verificatesi negli Stati Uniti, in Svezia e in Italia, hanno scatenato la fantasia dei frequentatori di numerosi blogs. Tutti si sono subito cimentati nella formulazione delle ipotesi più varie sulle probabili cause del fenomeno, raggiungendo certe volte degli altissimi livelli di creatività. Hanno detto praticamente di tutto! Si è parlato di virus sconosciuti, della insostenibilità del grado di inquinamento attuale dell’aria, dell’acqua e giocoforza della catena alimentare. Alcuni si sono sbizzarriti pensando perfino a degli esperimenti segreti con le onde elettromagnetiche, collegati ancora alle scoperte del fisico Nicola Tesla che, peraltro, già ce l’ha cambiata molto la vita. Altri, molto più semplicemente, hanno ipotizzato che le stragi potrebbero essere state causate da traumi dovuti ai botti di Capodanno, e non sono mancati nemmeno di quelli che, forse troppo impressionati dal valore simbolico che ha sempre avuto la caduta di qualcosa dal cielo, hanno intravisto negli inconsueti fenomeni i nefasti presagi della solita imminente fine del mondo, ovvero, del cosiddetto Giudizio Universale. Ma a che serve arrovellarsi per ricercare le cause occasionali di queste nuove stragi? Tanto già lo sappiamo chi è il responsabile! È fuor di dubbio che le responsabilità di quanto è successo non possono che essere dell’uomo. Al punto in cui siamo è proprio la sua presenza che è diventata troppo in-

gombrante per i delicati equilibri della natura! E’ da questo che hanno origine le morie degli uccelli ed anche dei pesci, e questi nuovi episodi si aggiungono, nella indifferenza quasi totale della gente, al già lungo elenco delle infamanti forme di sterminio degli animali messi in atto dal cosiddetto homo sapiens sapiens. È lui che ha sconvolto definitivamente l’ordine plurimillenario dei processi evolutivi della vita, configurandosi sempre di più come un’imprevista variabile impazzita nei disegni della natura. E’ lui, che assoggettando ai suoi fini sia la flora che la fauna e che attingendo senza alcuna parsimonia alle risorse naturali, ha sconbussolato per sempre gli equilibri dell’intera biosfera. E’ per questo che è sempre lui il responsabile, diciamo così, a scatola chiusa, di tutto quello che è e che sarà in futuro. I disastri che lui ha provocato sono sotto gli occhi tutti. Basta alzarsi la mattina e osservare l’aria stratificata in delle innaturali gradazioni di grigio, più o meno scure, a seconda della densità dello smog. Basta guardare i fiumi che sono ormai dei collettori di fogne, e il mare, aggredito sempre di più dal mantello della morte, e la campagna, che non ha più i suoi soliti profumi. Basta guardare pure i sarcofagi delle discariche abusive e non, disseminati in tutto il globo, che stanno lì a custodire i segreti di un moderno Klondike, come se fossero dei nuovi filoni d’oro generatori di incommensurabili ricchezze, tutte a danno della collettività di cui si mercanteggia non solo la salute, ma anche la vita.

UN PENSIERO PER I BAMBINI DELLA SHOAH Carolina Esposito ei primi giorni di novembre, assieme a mia figlia Mariteresa ho fatto un viaggio, destinazione Repubblica Ceca, “Praga”. La Repubblica Ceca è la terra che molte volte ho odiato, perché aveva rubato diversi anni alla giovinezza di questa mia figlia. Giovanissima aveva intrapreso gli studi universitari per la conoscenza delle lingue straniere: l’inglese e il Ceco. Tutte le sue partenze, dovute a borse di studio e, in seguito, per il piacere di rafforzare sempre più le competenze linguistiche, erano per me periodi bui, fatti di ansie, tristezza e tanta preoccupazione. Neanche i suoi ritorni mi portavano gioia, sapevo che dopo non molto sarebbe ripartita. Dopo anni di tanta insistenza affinché visitassi quei luoghi a lei tanto cari e tanto amati, Mariateresa mi ha convinta a partire. Di questo popolo avevo poche conoscenze, solo qualche informazione acquisita con letture e documentari. A Praga ho conosciuto diverse persone di grande cultura. Tra queste persone ricordo con piacere e nello stesso momento con tristezza il più grande scrittore del luogo: prof. Ivan Clima, autore di romanzi di fama mondiale, racconti e opere teatrali, noto anche per le sue prese di posizioni durante il totalitarismo, nella primavera di Praga. Clima è l’unico bambino sopravvissuto assieme a suo fratello minore, al campo di concentramento di Terezin, ove è stato per quattro anni. Oggi ha 80 anni, un grande carisma e gli occhi pieni di luce; mentre gli parlavo mi si formava un nodo alla gola, volevo piangere. Mi chiedo: come hanno potuto i bambini sopportare tanta sofferenza! So che Ivan Clima per quanto abbia scritto di amore, della psicologia delle donne, di situazioni quotidiane di tutti, non ha mai voluto affrontare la questione legata alla sua triste esperienza, sicuramente per lui troppo dolorosa da raccontare. Oggi sembra sereno; sarà vero? Ho visitato la sinagoga, il cimitero ebraico ecc. Ho pensato: quanto orrore! È indescrivibile! Vedere i disegni di tanti bambini, i nomi di tutte le persone morte nei vari Lager per un numero di svariate migliaia, ti si straziava il cuore. Ho pensato di scrivere queste righe non perché volevo descrivere il mio viaggio, ma solo per ricordare in questi giorni della memoria ciò che è stato fatto a milioni di bambini massacrati senza pietà e motivo. Comunque oltre alle cose tristi sopra descritte, c’è da dire che Praga è bella. È una città da visitare per la sua bellezza artistica, per i luoghi, per la sua storia e per la grande cultura di questo popolo. ■ Forse è questo il capitolo più drammatico in questa immane tragedia, quello di certe malattie che ormai costellano la nostra vita di dolore e di sofferenze indicibili! L’incremento esponenziale dei tumori, delle leucemie e delle altre forme di neoplasie, come si sa, è riconducibile in gran parte al dissolvimento del sistema delle difese dell’organismo, gravemente compromesse da nuovi fattori inquinanti, sia chimici che biologici, sempre più subdoli e perniciosi. Siamo su una brutta china! E se non saranno assunte delle iniziative veramente valide, tali cioè da modificare profondamente i meccanismi della produzione e soprattutto gli stili di vita, la strada imbroccata potrebbe diventare senza ritorno. E poi, non è proprio più possibile permettersi un così vasto spreco delle risorse come quello attuale! E neppure continuare a porsi come obiettivo prevalente il semplice profitto! Purtroppo però questi problemi si preannunciano di non facile soluzione, anche perché sono aggravati dalle stridenti ingiustizie che si registrano a livello planetario. Ma come si fa a chiedere a chi non ha mai inquinato di non perseguire la propria parte di sviluppo? Ed anche se già si sa che questo comporterà ulteriori dosi di veleno per l’intera biosfera? Sarebbe necessario un governo mondiale! E subito! Un potere concentrato! Non frantumato, come è adesso, in tanti piccoli governi e governicchi, mossi solo da ciechi interessi nazionali e qualche volta pure da quelli delle multinazionali. E poi così potremmo almeno sfogarci gridando ai quattro venti: Piovono uccelli, governo ladro! Volete mettere la soddisfazione? “Colui che non rispetta la vita, non la merita” (Leonardo da Vinci) ■


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Saviano - Teatro Auditorium.

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L I B E R T À

C O N L A C O M PA G N I A S TA B I L E S I A N E S E Antonio Romano l terzo appuntamento della stagione teatrale è per la compagnia proveniente da Siano in provincia di Salerno. Il gruppo, diretto da Sebastiano Ascoli, ha presentato un lavoro dal titolo “Risate in liberta”. Sono tre atti unici riuniti in un unico spettacolo cercando un filo diretto di unione. I tre componenti scenici hanno per titolo frasi alquanto tipiche, napoletane: “È morta mugluerema”, “Miseria bella”, e “Ammore ’e mamma”. Quest’ultima parte è tratta da un monologo di Concetta Barra. Anche in questa parte conclusiva, come le due che la precedono, si tende al recupero di certe tradizioni e la ricerca di un linguaggio vero, per Foto quanto molto duro nei contenuti. In una nota di regia, distribuita al pubblico all’ingresso, era segnata a caratteri distinti, una celebre frase di Beaumarchais per dare una spiegazione introduttiva all’argomento di scena che integralmente riportava: “Affrettatevi a ridere di tutto, per la paura di essere costretti a piangere”. La nostra intervista al regista Sebastiano Ascoli: All’esordio nella Rassegna Teatrale città di Saviano la compagnia proveniente da Siano ( SA). Per conoscersi e per presentarsi sul palcoscenico savianese, diciamo, esponiamo brevemente un’introduzione dello spettacolo e del vostro gruppo teatrale? Prima di tutto voglio ringraziarvi per questa opportunità che ci è stata data; mi rivolgo, ovviamente, agli organizzatori. La compagnia Stabile Sianese: ormai sono parecchi anni. Un esempio è nel campo della scuola, essendo la mia professione di Vicepreside. Orami da venti anni a questa parte, abbiamo lavorato molto spesso con altre scuole, dove abbiamo messo su degli spettacoli che interessavano le ragazze di quarta e quinta perché argomento degli Esami di Stato: abbiamo presentato “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello e altri tipi di spettacolo che ben si confacevano con i

programmi che le scuole svolgevano. Abbiamo partecipato a diverse rassegne; noi per tre anni siamo stati ospiti del Teatro Giffoni Valle Piana, dove, senza falsa modestia, abbiamo avuto un ottimo successo; sono piaciute molto le nostre rappresentazioni. Questa sera presentiamo “Risate

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in libertà”. Come ho scritto, nelle note della regia che ho dato al pubblico, è una miscellanea di tre momenti: non li chiamo atti! Il primo è tratto da un piccolo dialogo di Raffaele Viviani che presentò nel 35 e che poi non ha più rappresentato; vi ho lavorato sopra cercando di recuperare linguaggi e tradizioni che ormai stanno scomparendo. Abbiamo creato delle situazioni che, è chiaro, viste con l’occhio del teatro sono amplificate, però non sono tanto lontane dalla realtà. Il secondo atto, “ momento”, è Miseria Bella di

Per il Napoli un Dicembre di soddisfazione nel segno del 1-0 Antonio Iannucci dal Blog su Napoli www.fantapazz.comm ultimo mese dell’anno, come il precedente, si apre con una gara di Europa League: al cospetto dei papaveri dell’Utrecth (0-0 al San Paolo). La gara non sembra neppure iniziata quando nell’algido freddo olandese un raggio di sole colpisce l’umidità sovrana nell’aria disegnando, con tutte le sue lunghezze d’onda, i colori dell’iride che coccolano quel pallone calciato dal Matador in una traiettoria tanto inattesa quanto impensabile, deponendolo in un angolino dove l’estremo olandese non può arrivare neanche con l’immaginazione. I padroni di casa si riorganizzano, e complice una sciagurata fase difensiva azzurra il primo tempo si chiude 3-1. Nella ripresa è un altro Napoli che riesce prima a dimezzare con un’azione caparbia dell’uruguaiano e poi a pareggiare su penalty con lo stesso Cavani che mette a segno la sua tripletta personale. Al 92’ ci sarebbe anche l’opportunità per il 3-4, ma Cribari spreca tutta questa grazia. È il turno del campionato: nella notte del San Paolo del Lunedì sera gli occhi di tutti gli sportivi sono puntati sullo scontro del tempio partenopeo che restituirà il verdetto della compagine pretendente al terzo posto in classifica. Il San Paolo ospita i siciliani di Palermo e gli azzurri, investiti da tale responsabilità, se ne fanno carico e regalano uno spettacolo esemplare ormai merce rara nel campionato italiano. La gara è perfetta, la supremazia è schiacciante, e poco importa se la rete arriva solo al 91’ grazie a Maggio, fondamentali sono i 3 punti messi in cascina. Da segnalare un brutto infortunio alla caviglia a Lavezzi che lo terrà fuori fino alla fine dell’anno solare. Bisogna correre, correre e scappare forte quando si infrange una legge tanto radicata nelle menti al punto di diventare tabù. Bisogna correre per non farsi raggiungere o punire da pseudi paladini della giustizia che, nascondendosi dietro una regolamentazione non scritta, ma accettata da tutti per quiete vivere, si ergono a portatori di giustizia ed equità. Quest’anno è l’anno dell’annientamento dei tabù in quanto il Napoli ha deciso di correre veramente forte. La legge del Marassi

non è più in vigore in quanto abrogata dal D.M. (Decreto Mazzarri) del 11/12/2010, infatti, dopo la proposta pervenuta in seguito alla splendida prestazione fornita contro i blucerchiati sampdoriani, è stata ratificata alla luce della ripetizione degli eventi. Gli azzurri portano a casa, seppur con qualche sofferenza, altri 3 punti pesantissimi dal catino genoano grazie allo 0-1 firmato Marek Hamsik. È di nuovo tempo di coppa: alle volte verrebbe da chiedersi il perché di tanta sofferenza. Non ce ne sia abbastanza nel mondo e nella vita di tutti i giorni? Altre volte verrebbe da chiedersi il perché di tanta gioia. Che la vita di tutti i giorni non ne conceda abbastanza da riempirne i cuori? L’appuntamento a cui non possono mancare tutti i seguaci del credo azzurro è il match decisivo di Europa League. Il match più importante del corso De Laurentiis fino ad oggi, il match che darà il responso se dentro o fuori, il match che dirà se i partenopei sono tra le prime 48 squadre d’Europa o no, il match contro lo Steaua Bucarest del San Paolo. Gli azzurri non riescono ad esprimersi al meglio, grazie anche all’esperienza internazionale messa in campo dagli avversari. Quando tutto sembra perso e ancora una volta il nostro Cavani a mettere tutti d’accordo con un colpo di testa in un movimento innaturale del corpo e che i 60.000 spingono in fondo al sacco nella consapevolezza che il primo obiettivo dell’anno è stato raggiunto ancora una volta al 92’. È l’epilogo. È l’ultima di un anno strabiliante. Un anno che ha portato tante gioie e soddisfazioni a Mazzarri al timone della truppa azzurra, che se pur contestato, criticato, a volte anche giustamente, è riuscito a trovare la forza dentro di se per restare fedele al suo credo calcistico, che da sempre porta avanti e che, probabilmente, lo accompagnerà per tanto tempo ancora. È un appuntamento, quello con il Lecce al San Paolo, con la propria autostima e la convinzione di essere coscienti di ciò che si sta costruendo non fallendo uno dei soliti esami di maturità. Il risultato finale è ancora una volta 1-0, manco a dirlo del solito Matador che sembra trovarci gusto a colpire mortalmente, e questa volta quasi magicamente, l’avversa-

Peppino De Filippo; l’ho abbiamo incastonato, in questi due momenti, perché si attaglia bene con il tema della fame della disperazione della morte: temi, in somma, cari al Neorealismo sul quale abbiamo contaminato per quel che potevamo, ma anche per rispetto all’autore, è rappresentato, così come l’ho ha rappresento e scritto Peppino De Filippo. Il terzo è molto più forte sia nel linguaggio che nel modo recitazione. L’amore di mamma è qui surreale tra la madre è un figlio particolare. È il recupero di certe tradizioni: le famose ninna nana, anche le bestemmie, il linguaggio molto forte che era molto vicino al popolo dei “vasci”, “(bassi di abitazione, ndr)”. Il gruppo da quanti anni è costituito? Da quando questa bella avventura… il teatro è anche una bella avventura? È vero! Abbiamo iniziato 15 anni fa poi si sa bene …le compagnie cosiddette ” amatoriali “ devono pur cambiare; c’è il cambio di qualche attore ed altro. Sono fortunato: questo gruppo sta lavorando da ben 10 anni, insieme. Si è creato un gruppo omogeneo con il quale si lavora con molta facilità. Non solo nel vostro paese! ma in quelli circostanti. Una vita dedicata al teatro oltre la sua attività di insegnate di inglese? Attualmente insegno. Già quando frequentavo l’Università è nato in me questo interesse per il mondo dello spettacolo, per il teatro. Allora, all’epoca che frequentavo, avevo un professore eccezionale; il prof, Ferrara: ogni anno presentavamo una commedia all’Orientale di Napoli; erano la maggior parte opere shakespeariane. Da allora scoppiò questa passione, sono andato sempre avanti. Siamo appena all’esordio, ma quale è una sua opinione su questa Rassegna, su questo teatro? Ho rispetto massimo per le rassegne sono le occasioni giuste per persone come noi che lavorano in silenzio di nascosto. Talvolta si celano veri e propri attori con la A maiuscola che però, ed è un peccato, restano nell’anonimato; questo è brutto! Rimane comunque un’arte molto bella anche con qualche inconveniente? Noi in prima persona ci gratifichiamo, siamo gratificasti perché abbiamo questa possibilità, di recitare, di avere gente che ci vede e ci ascolta. ■ rio di turno al 92’. In queste 3 giornate di campionato il Napoli è passato dal 4° posto a 6 punti dalla capolista Milan al 2° posto a 3 punti dallo stesso ed a braccetto con la Lazio. il bilancio totale è ampiamente positivo sia dal punto di vista dei punti (9 su 9 in campionato e 4 su 6 in Europa) che del gioco. ■

A U G U R I

Il 4 Novembre 2010 la signora Carmela Tufano, vedova Rainone, ha festeggiato il novantesimo compleanno, circondata dall'affetto di tutta la sua famiglia. Auguri.


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S ALI E RNO

Michele Fedele Mercoledì 5 gennaio 2011 ore 15,30 un manipolo di coraggiosi sale su un pullman che parte in direzione Salerno; scopo della spedizione: andare a vedere ’a ‘llummata di cui tutti parlano per evitare di essere tagliati fuori dal jet set locale ed essere considerati dei pezzenti o, peggio ancora, dei tifosi del Milan. Il viaggio verso l’ignoto è stato organizzato dall’ARCI (non l’ACI, l’ARCI !) di Saviano che, approfittando dell’onda lunga dei travolgenti successi del PD, sia a livello locale che nazionale, tenta di rilanciare la propria immagine sul territorio. Prima di partire si apre un’ampia discussione tra i temerari viaggiatori sulla bontà della decisione di viaggiare in pullman piuttosto che in treno; la discussione, naturalmente, non produce alcun orientamento condiviso (non dimentichiamo che la maggior parte dei soggetti vota PD). Si decide così di partire con nella testa una serie di “ma anche” e con la convinzione che andrà tutto per il verso giusto, dal momento che il Cicerone è, nientemeno, il buon vecchio Donato prof. Allocca (e chi se no?) il quale, avendo compiuto la gran parte degli studi (cioè i cinque anni di scuola elementare) proprio a Salerno, conosce la città, i suoi vicoli, le sue chiese, i suoi monumenti, in una parola le sue bellezze ed i suoi misteri, così come Di Pietro conosce la lingua italiana. Lungo il viaggio il nostro Cicerone si profonde in spiegazioni appassionate sull’origine di Salerno, sulle varie dominazioni da essa subite e sull’influenza che le stesse hanno avuto sulla vita ed in special modo sull’arte ed i costumi locali nel corso dei secoli, con particolare riferimento ai vari stili che connotano chiese, monumenti, abitazioni e strade. L’ampia e documentata, almeno si suppone, illustrazione delle visitande beltà è seguita con vivo interesse dai viaggiatori, almeno da quelli seduti nei primi posti in quanto quelli delle ultime postazioni sono dediti alle canzoni popolari napoletane accompagnate dal suono di putipù e scetavajasse fatti vibrare dai fratelli Mauro e da Gigino Fedele sotto la guida di Patrizio De Simone. Giunti finalmente a Salerno inizia la visita a cui fa da filo conduttore l’appassionata illustrazione del buon Donato. Si elencano di seguito le tappe salienti (non so cosa diavolo significhi ma il termine mi piace molto) della visita con l’aggiunta di qualche dettaglio che risulterà senz’altro inutile: - la Cattedrale normanna, la cui costruzione risale all’undicesimo secolo d.c., fu fondata dal duca normanno Alberto il Guiscardo e dedicata a Matteo Evangelista, Santo Patrono di Salerno, le cui spoglie si conservano all’interno della Cattedrale. Di romanico restano solo l’atrio, circon-

dato da un porticato retto da ventotto colonne (che nel medioevo, tolte da edifici romani, furono posizionate nell’atrio) ed il campanile di stile arabo-normanno. Nell’interno, sugli affreschi medioevali furono successivamente dipinti affreschi di stile seicentesco; in gran parte degli ambienti interni si possono osservare opere di stili diversi e risalenti a vari periodi storico-architettonici (ma che sto dicendo, non so neppure di cosa sto parlando!). Nella cattedrale sono custodite le tombe di importanti personaggi : quella del Papa Gregorio VII (ricordate i pallosissimi canti gregoriani ? si, era proprio lui!) nell’abside di destra e quella del figlio di Alberto il Guiscardo e quella di della Regina Margherita di Durazzo (lasciate perdere qualsiasi tentazione di rima) nella navata di sinistra . Nella cripta, tutta rivestita di marmi barocchi si trovano le spoglie del Santo Patrono e di altri importanti martiri ed uomini di fede. La Cattedrale possiede una particolare caratteristica:è l’unica chiesa romanica, a parte quella di S. Ambrogio a Milano, nella quale si può osservare un quadriportico. - della scuola medica salernitana, della cui sede è stato possibile ammirare solo i muri esterni poiché era chiusa, vi dirò in altra occasione(!?!); per ora vi dico solo che risale al IX-X secolo ed ha rivestito una notevole importanza storicoscientifico-religiosa, ma non chiedetemi perché in quanto sarebbe troppo lungo spiegarlo e poi, diciamolo francamente, non ne so un accidente. - la chiesa del Santissimo Crocifisso, situata nel Centro storico di Salerno in via dei Mercanti, si affaccia su piazzetta Portanova; costruita prima del Duecento in origine si chiamava chiesa di "Santa Maria della Pietà di Portanova"e deve il suo nome attuale al fatto che vi era custodita una croce su tavola, dipinta nel Duecento ed attualmente custodita nel Museo Diocesano. La facciata, quasi completamente distrutta dall'alluvione del ’56, è stata rifatta tre anni dopo. All’interno si osservano tre absidi e tre navate, due ordini di archi, sorretti da colonne di epoca romana. Il moderno mosaico dell'abside centrale riproduce quasi esattamente l'affresco della Crocifissione che si trova nella cripta.La cripta, facente parte di una chiesa anteriore all'anno Mille sulla quale fu successivamente costruita quella attuale è stata scoperta solo nel 1950; vi si osservano i resti di alcuni affreschi; il più rilevante raffigura una grande Crocifissione, probabilmente della prima metà del Duecento, che presenta alcune particolarità, la più rilevante delle quali riguarda la figura del Cristo crocifisso che è raffigurato con gli occhi chiusi come Cristo Sofferente, mentre nella tradizione bizantina veniva di solito rappresentato vivo e con gli occhi

aperti, come Cristo Trionfante. L'umidità della parete ha provocato nel tempo lesioni nell’affresco. Usciti dalla bellissima chiesa del Crocifisso (finalmente, two balls, non se ne poteva più!), andiamo a godere, nel corso di una lunga passeggiata, della vista di spettacolari illuminazioni a tema; c’è lo spazio riservato a stelle e pianeti, quello delle renne, insomma una meravigliosa ‘llummata distribuita lungo tutta la città e soprattutto nelle strade del centro storico; l’effetto cromatico di maggiore impatto è destato dalla visione dello spettacolare albero di Natale illuminato più grande d’Italia, alto circa 25 mt. Si dice che i famosi cartapestai leccesi si siano formati, molti secoli or sono, proprio presso la scuola di cartapestai di Salerno, successivamente caduta nell’oblio. Questa notizia non c’entra una mazza con quanto stavo dicendo ma tant’è, mi era avanzata e ve l’ho data. Alla fine della molto lunga ma altrettanto piacevole passeggiata arriviamo finalmente al “Giardino Incantato”, allestito nella villa comunale con delle vere e proprie opere d’arte luminose che rappresentano fate, fiori, vegetali, animali (farfalla, salamandra, coccinella, pavone etc.), tante figure stilizzate in un caleidoscopio (aridajje con parole di cui non conosci il significato!) di luci e colori. Il castello medievale di Arechi, oggi museo, che dall’alto dei suoi circa trecento metri sul livello del mare, domina il golfo e la città non l’abbiamo potuto visitare vuoi per l’ora avanzata, vuoi ( ma chi diavolo usa più, oltre a me, espressioni arcaiche tipo “vuoi…vuoi) perché il grosso della truppa era costituito da membri del glorioso circolo “Amici della prostata”; d’altra parte la strada che si inerpica (ma dài, ancora!) al castello era troppo stretta per la stazza del pullman. A questo punto corre (mica cammina, corre) l’obbligo di ringraziare l’ARCI per la perfetta organizzazione del viaggio,a parte la presenza di Ciccio Francese ma, si sa, non si può avere tutto nella vita (naturalmente si scherza, Ciccio, c’erano anche altri problemi). Pensate, ci è stata fornita una busta contenente cibo e bevande cioè una bottiglina d’acqua e dei crackers e, udite udite, nessuno ha tentato di venderci una batteria di pentole. Dimenticavo: al termine del viaggio abbiamo assistito ad un tentativo di omicidio di massa, il nostro; infatti, all’uscita dell’autostrada un tit ci ha improvvisamente tagliato la strada con iuna manovra degna di un Gasparri e solo la prontezza del nostro autista, il buon Perretta figlio di Perretta, ha evitato una strage ( mavalà, direbbe Ghedini, le solite esagerazioni dei comunisti, in fondo è stat solo una manovra azzardata). Ringraziando chi ha avuto la pazienza di leggere tutta questa ciofeca di articolo e scusandomi per la serie di parentesi, ma è un mio vezzo (vezzo?!) saluto tutti, compresi i tifosi del Milan. ■

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE DOTT. LEONARDO PERRETTA SI RIPETE

Alfonso Raiola, Fortuna Simonelli, Dennis Erasmo Trentin, Severina Tufano. Una opportunità, quella della istituzione delle borse di studio, data ai ragazzi e voluta dal Presidente come l’istituzione del Forum Giovani che, conclude Perretta, “oggi è una realtà che vede impegnati molti giovani che tra varie e numerose iniziative si propongono attivamente sul territorio. Molte altre attività verranno proposte nel nuovo anno che ci accingiamo a vivere e si augura di viverle insieme, per poi parlarne con vivo piacere”. Così ha concluso il Presidente, augurando a tutti un sereno Natale, che ormai è trascorso, e un felice anno nuovo… ■

Giovanni Trocchia

RICORDO D’UNA FIGLIA SPIRITUALE DI PADRE PIO

Grazie all’iniziativa del dott. Leonardo Perretta, Presidente del Consiglio Comunale, consegnate per il terzo anno consecutivo borse di studio ad alunni meritevoli della locale Scuola Media.

artedì 21 dicembre 2010, il Dott. Leonardo Perretta, presidente del consiglio comunale di Saviano, in occasione del “Concerto di Natale” presso l’Auditorium, ha consegnato dodici borse di studio agli alunni più meritevoli della Scuola Media Statale “A. Ciccone”. Questo è il 3° anno consecutivo che il dott. Perretta Leonardo mette a disposizione degli alunni più meritevoli il suo compenso in qualità di Presidente del Consiglio Comunale del nostro paese. È questo un gesto, secondo Perretta, che nasce dalla convinzione, oggi più che mai, che la preparazione, lo studio, l’impegno, la dedi-

zione, rappresentino il presupposto indispensabile, per raggiungere traguardi importanti, di riflesso i giovani vanno sempre stimolati per poter sempre fare meglio. Aiutare i ragazzi è sempre positivo, sottolinea, in qualsiasi modo, bisogna far capire loro, che il mondo che li circonda è positivo anche se le circostanze di qualche momento non lo dimostrano. Bisogna dare loro fiducia. A loro, nel suo intervento, durante la premiazione, ha detto di credere nello studio, a ciò che fanno, di dare un significato al tempo che trascorrono sia a casa che a scuola. L’impegno nello studio premierà sempre, importante è avere fiducia nel futuro, essere sempre preparati ad affrontarlo. I meritevoli di quest’anno sono stati Francesco Cremato, Annalisa D’Alia, Michele De Sena, S. . O alco F Annarita De Somma, Maria Gi. F Foto raldi, Giovanna Maione, Vincenzo Maione, Daniela Napolitano,


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Data 17.12.10 17.12.10 17.12.10 17.12.10

Oggetto Feste Natalizie – Impegno e affidamento servizi. € 7.596,00 Liquidazione fatture enel. € 991,58 Liquidazione fatture GORI III trimestre 2010. € 572,00 Liquidazione fattura SICURAN. € 1.150,00

Pubbl. 23.12.2010 21.12.2010 21.12.2010 21.12.2010

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Liquidazione fattura KIBERNETES. € 16.221,45 Impegno di spesa per la partecipazione al corso di formazione ASMEZ. € 800,00 Servizio integrato gestione rifiuti. Liquidazione Buttol per canone straordinario (ore di sosta) periodo 2.11.10 al 16.11.10 e liquidazione indennità trasporto scarrabili. € 15.055,00

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Erogazione contributo economico straordinario. € 746,00

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Impegno di spesa per seminario Dott. Ambrosino Salvatore. € 600,00 Liquidazione alla Kuwait petrolium Italia s.p.a. per la fornitura di buoni carburanti. € 6.120.00 Incarico legale Avv. Angela Carrella per la difesa dell’Ente nel giudizio promosso innanzi al TAR Campania del Sig. Moduglio. € 1.000,00 Pagamento n° 1 avviso di liquidazione dell’Agenzia delle Entrate Nola per registrazione sentenza 414/08 del Tribunale di Nola nel giudizio Capasso Orsola. € 212,00

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Concessione patrocinio e contributo per stampa e presentazione opera letteraria “Beatrice donna di Dante” del Prof. Antonio Tafuro. 1.600,00 Liquidazione somme assegnate con ordinanza Rep. 982/09 del G.E. del tribunale Nola nella procedura esecutiva promossa da Buglione Lucrezia. E2.353,75

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Progetto “Lo sguardo sulla città” L.R. 12/03 interventi in materia di progetti integrati di sicurezza urbana anno 2008. Approvaz. Revoca determina n° 948 del 17.12.2010. Liquidazione fattura alla ditta Palma Nicola. € 292,92 Rendiconto delle spese economato del IV trimestre ottobre – novembre – dicembre 2010. Concessione contributo per attività culturali, ricreative, oratoriali e catechiste della Parrocchia “M.SS.Immacolata”. € 500,00 Liquidazione fatture ad Enel Energia e ad Enel Servizio elettrico per fornitura energia elettrica. € 4.477,00 Conduzione e manutenzione ordinarie e straordinaria delle centrali termiche degli edifici scolastici com.li Impegno ed affidamento. € 9.500,00 Liquidazione per fornitura e posa in opera di infissi interni presso la struttura socio educativa per non abili. € 6.974,00 Servizio di registrazione sbobinamento seduta consiliare. Impegno spesa ed affidamento al Centro Studi “Mimì Romano”. € 180,00 Concessione contributo per attività culturali, ricreative, oratoriali e catechiste della Parrocchia “San Giovanni Battista”. € 500,00

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Lavori di completamento I.P.I. di Via della Madonnella. Impegno di spesa ed affidamento. € 19.218,00 Interventi di manutenzione straordinaria di alcuni tratti di IPI sul territorio comunale. € 10.164,00 Affidamento alla ERG petroli per la fornitura di buoni carburanti. Impegno di spesa . € 4.397,00 Integrazione sociale anziani. Ammissione utenti Impegno di spesa servizio accoglienza minori su disposizione di TPM e di soggetti in istituto. € 3.756,00

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LA VOCE DEL PALAZZO Determine Dirigenziali N. 899

Data 06.12.10

Oggetto Legge 448/98 art. 66 e ss.mm.ii. Concessione beneficio.

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Incarico legale avvocato Vincenzo Simonelli per la difesa dell’Ente nel giudizio promosso innanzi al TAR Campania dalla sig.ra Iovino Angela. € 1.000,00 Incarico legale avv. Ingrossi per la difesa dell’Ente nel giudizio promosso da Troisi Rosanna c/Comune di Saviano. € 400,00 Approvazione verbale di somma urgenza per lavori di costruzione recinzione area esterna ex mattatoio comunale. € 8.314,59 Liquidazione redazione perizia giurata di prevenzione incendi scuola materna Tommasoni € 2.448,00 Liquidazione fattura Enel Energia e SNIE. € 17.928,99

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Liquidazione fatture Enel energia. Conguaglio € 473,00

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Impegno di spesa incarico e liquidazione per pubblicazione gara ricoveri cani randagi. € 451,00 Servizio di refezione scolastica. Affidamento redazione piani di autocontrollo. € 1.200,00 Impegno di spesa per erogazione contributo economico ad ex detenuto. € 350,00 Pagamento n. 4 avvisi liquidazione imposta all’agenzia delle entrate. € 865,88 Incarico legale avv. Giovanni De Luca per la difesa dell’Ente nel giudizio promosso innanzi al TAR Campania dalla sig.ra Rega Clorinda c/Comune di Saviano. € 1.000,00 Concessione patrocinio morale per la manifestazione “i nonni si raccontano” nell’ambito de “Il Natale di casa nostra” Servizio assistenza domiciliare d’ambito agli anziani ed ai disabili. Ammissione utenti Liquidazione compenso accertamento ICI. € 4.651,59 Annullata Incarico legale avvocato Nunzio D’Amico per la difesa dell’ente nel giudizio promosso innanzi al Giudice di pace di Nola dal sig. Nappi. € 400,00 Impegno e affidamento servizio sistemazione, pulizia rimozione erbe e rifiuti da aiuole e piantumazione di piante. € 3.500,00 Adesione servizio telematico SUAP. € 2.000,00

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Liquidazione fatture Enel energia e Gori. € 223,06 Incarico legale avvocato Annunziata Loredana per la difesa dell’ente nel giudizio promosso innanzi al Giudice di pace di Nola dal sig. Manzi Pasquale. € 400,00 Incarico legale avvocato Saporito Carmela per la difesa dell’ente nel giudizio promosso innanzi al Giudice di pace di Nola dai sig. Andrea De falco e Alfieri Bianca. € 400,00 Liquidazione compenso professionale avvocato Carla Basileo. € 400,00 Concessione patrocinio morale serata beneficenza organizzata dalla Fondazione Cuore Immacolato di Maria Centro sociale anziani – Liquidazione polizza assicurativa. € 2.260,00 L. 328/00 progettazione di dettaglio – Piani sociali. € 14.399,29

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Servizio refezione scolastica affidamento dell’esecuzione e del servizio dei prelievo e controllo microbiologico come da piani di autocontrollo comunali. € 13.800,00

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Erogazione contributo economico ad ex detenuto. € 350,00 Servizio trasporto scolastico fino al 31.05.2011 – Atti consequenziali alla delibera di Giunta 111/10. Impegno di spesa per erogazione contributo economico a famiglia di detenuto. € 350,00 Erogazione contributo economico. € 21.593,84

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Fornitura e distribuzione pandorini agli alunni, docenti e personale ata del I° e II° circolo e scuola media ciccone. € 2.983,00 Determina di liquidazione fattura tipografia Meo. € 1.002,00 Servizio recupero rifiuti biodegradabili di cucine e mense. Liquidazione alla società Gesco novembre 2010. € 26.577,69 Servizio recupero rifiuti di imballaggio di materiali misti. Liquidazione alla società campania energia e società Buttol periodo ottobre-dicembre 2010. € 68.608,32 Rettifica determina 831/10 Liquidazione lavori sistemazione fontana artistica villa comunale. € 5.887,93 Liquidazione lavori manutenzione straordinaria I.P.I di numerose strade. € 13.805,58 Impegno di spesa sistemazione dell’IPI del secondi vicolo Sant’Antonio e contrada Sparacisti. Affidamento. € 13.445,08 Lavori costruzione piscina comunale nel viale Leonardo Sciascia. Liquidazione saldo competenze D.L. € 706,77 Interventi urgenti di manutenzione straordinaria di alcuni tratti IPI del territorio comunale. Affidamento. € 13.351,02 Impegno di spesa per acquisto luminarie natalizie. Affidamento. € 38.398,68 Impegno di spesa per installazione, rimozione, deposito e custodia di luminarie natalizie anno 2010. Affidamento. € 14.671,44 Liquidazione per lavori di somma urgenza per realizzazione recinzione area esterna ex mattatoio comunale. € 8.314,59 Liquidazione lavori urgenti riparazione e sistemazione impianto idrico plesso polifunzionale. 3.572,47 Liquidazione a saldo competenze tecniche per coordinamento sicurezza in fase di esecuzione lavori completamento e ampliamento plesso fressuriello. € 2.423,89 Servizio recupero rifiuti ingombranti. Liquidazione alla Soc.De F.Am periodo luglio/novembre 2010. € 26.854,38 Impegno di spesa per fornitura sacchetti in polietilene per N.U. – Affidamento. € 4.752,00

Liquidazione fattura servizio assistenza domiciliare anziani all’ATI Irene 95 e Mobil service. €7.357,12 Servizio nazionale civile. Pagamento fattura per consulenza, gestione e formazione. Impegno di spesa .€ 3.900,00 Materiale per laboratorio alunni disabili II° circolo didattico. Liquidazione alla ditta CDL per fornitura libri agli alunni della scuola primaria € 15.497,48 Rimborso spese per riscaldamento al sig. manzo per plesso scolastico Tommasoni.

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Il signor Giuseppe Ambrosino, Cav. della Repubblica, festeggia in famiglia il suo 90° anniversario.


ANNO XVII NUMERO 1 ● gennaio 2011 (131)

Nel 50° della scomparsa, solenne cerimonia nella chiesa di San Nicola di Bari a Castello di Cisterna in onore dell’Abate curato nato a Sant’Erasmo di Saviano.

COMMEMORATO L’ABATE DON RAFFAELE NAPOLETANO Carmen Cerbone ubblico imponente, sabato sera 15 gennaio 2011, nella chiesa di Castello di Cisterna, dove, nel 50° della scomparsa, si è tenuta la commemorazione dell’Abate curato don Raffaele Napoletano, nato a Sant’Erasmo di Saviano nel 1889, scomparso nel 1960. Il nostro “Signor Abate” fu non solo sacerdote votato alla cura della sua parrocchia, ma anche scrittore di rilievo, autore di diverse opere che vanno dal campo letterario a quello scientifico, da quello storiografico a quello pastorale. Per l’evento, a cura della Pro Loco “Castrum” di Castello di Cisterna e della locale Accademia Internazionale Vesuviana, ma soprattutto per impulso di Ferdinando Calabrese Coordinatore di Ricerche Cisternensi e di Gianni Ianuale, sono stati pubblicati due distinti volumi: 1. la ristampa anastatica delle “Notizie storiche di Castello di Cisterna”, libro pubblicato postumo a Parma nel 1961 dal fratello dell’Abate, Almerindo Napolitano; 2. “Una vita, una storia in memoria di Mons. Raffaele Napoletano”, dove è riproposta la stessa opera in formato moderno e con abbondanza di foto, ma soprattutto arricchita da diverse pagine introduttive scritte dai seguenti autori: Ferdinando Calabrese Coordinatore di Ricerche Cisternensi, Arcivescovo Beniamino Depalma Vescovo di Nola, Mons. Filippo Strofaldi Vescovo d’Ischia, don Franco Capasso Abate di Castello di Cisterna, Prof. Francesco D’Episcopo dell’Università Federico II di Napoli, Preside Vincenzo Ammirati storico dell’agro nolano, Prof. Gianni Ianuale scrittore e Presidente International Vesuvian Academy, Prof. Francesco Grillo autore e critico. Gremita fino alla gradinata d’ingresso la bellissima chiesa, presenti numerose Autorità, scrittori e giornalisti fra

la comunità cittadina e parrocchiale, autorevoli i relatori che si sono susseguiti nella rievocazione sia della vita che dell’opera dell’Abate. Particolarmente apprezzati gli interventi di autori e studiosi presenti al tavolo del convegno: Il Prof. Ianuale ha illustrato vicende culturali e percorsi operativi che hanno consentito la felice riuscita delle celebrazioni; Mons. Don Prezioso De Giulio di Saviano, carte alla mano ha ricordato alcuni momenti pastorali della vita del reverendo Commemorato; il Prof. D’Episcopo con fine acume critico ha tracciato un’ampia panoramica del libro ristampato e del suo significato morale; il Preside Ammirati di Saviano ha condotto una lucida e precisa disamina della vita del nostro Abate e soprattutto delle diverse sue opere che ha mostrato di apprezzare per sua conoscenza diretta; il Vescovo Depalma ha concluso il giro delle rela-

CONCER TO DI N ATAL E 2010 dell’Orchestra della S.M.S.”A.Ciccone” Saviano Pasquale Iannucci n data 21/12/10 presso l’Auditorium di Saviano, l’Orchestra della S.M.S. “A.Ciccone” con il coro del 1° Circolo Didattico ha presentato il Concerto di Natale 2010. L’Orchestra composta dagli alunni strumentisti del Corso I, da 4 alunni della classe prima B:Ferrara A., Furino V., Galluccio A., Lauro A. e da un alunno della prima F:Meo F.,diretti abilmente dal Prof. Ciro Perris e il Coro composto da un gruppo di alunni scelti delle classi quinte della Scuola Primaria 1°Circolo Didattico coordinati dal Prof. Salvatore Falco e dalla collaborazione dei Professori di strumento: Botta P.(Clarino), De Stefano P. (Batteria), Esposito A.(Violino), Marino L.

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(Pianoforte) si sono esibiti in melodie, canzoni e musiche natalizie: Inno di Mameli - Quanno nascette Ninno – Silent Nait – Happy Christmas – Jingle Bells – Tu scendi dalle stelle – Happy Days – White Christmas – Inno alla gioia – Pregherò – A Natale puoi – Vitti na crozza sciuri – Mix Napoli. Lo spettacolo è stato presentato da: Di Domenico Valentina e Giugliano Angelo entrambi della terza F e sono intervenuti per i saluti e gli auguri di Buon Natale il Sindaco di Saviano Prof.ssa Rosa Buglione, La Prof.ssa Rosa Franzese, l’Assessore alla Cultura Prof. Giovanni Alfonso Ferrara, il Presidente del Consiglio Dott. Leonardo Perretta e il Dirigente Scolastico Paolino Scotti. Il D.S. della S.M.S.”A.Ciccone”, dopo aver ringraziato i cittadini presenti, i suoi collaboratori: Vice Preside Prof. Pietro Botta e P. Iannucci O. S. la Prof.ssa Prignano Rosanna, insieme al Dott.Leonardo Perretta ha premiato i seguenti 12 alunni Eccellenti della Scuola Media (Licenziati con il voto 10/10 nell’anno scolastico 2009/2010): Cremato F.- D’Alia A. – De Sena M. – De Somma A.R.- Girardi Maria – Maione G. – Maione V. – Napolitano D. - Raiola A. – Simonelli F. – Trentin D.E.-Tufano S. La manifestazione è continuata con un delizioso balletto effettuato dalle ragazze del progetto Pon 2009/2010 della scuola Media diretto dall’esperta esterna Maestra Tania Fusco e dulcis in fundo con la voce melodiosa di un talento savianese Francesca Vitale accompagnata da due chitarristi: Francesco Meo e Francesco Sepe. Il sipario è calato con il saluto del Dirigente, dei Docenti e Amministratori e l’augurio di rivedersi in ottima forma anche l’anno prossimo. ■

zioni con una breve e vibrante rievocazione dell’Abate Napoletano specialmente sotto il rispetto della sua attività culturale e pastorale. È stato un susseguirsi d’interventi di alto profilo culturale e scientifico, coronato da altri interventi di saluto, come quello del sindaco di Castelcisterna Dott. Aniello Rega, del Dirigente scolastico Giovanni Napolitano per il sindaco di Saviano, purtroppo assente per impegni istituzionali, e come quelli di poeti locali sia in vernacolo che in lingua. Alla cerimonia, degnamente coordinata dalla Prof.ssa Fiorella Chirollo, presenti anche i nipoti dell’illustre Commemorato, sia da Sant’Erasmo che da Busseto; fra questi ultimi c’è stato chi ha portato un saluto particolare e un grazie accorato e commosso per quanto la Città di Castelcisterna ha fatto e continua a fare per il suo indimenticabile Abate, suo zio paterno. Al convegno ha fatto seguito lo scoprimento di un busto marmoreo dell’Abate”, allocato sulla facciata del campanile, opera egregia del Maestro Luigi Minichino; una doviziosa mostra fotografica a cura dell’Artista e fotografo Maurizio Di Domenico; il tutto concluso da un Buffet a cura della Pasticceria AN.GI.NU. di Giovanna Ianuale. ■

Busto marmoreo eretto all’Abate Raffaele Napoletano

PARTENNO ’NZIEME Giovanni Taufer Partenno ’nzieme treno pigliato cchiù niente teme p’’a cammenata. Iurnata chiara sole lucente quanto sì ccara te tengo mente. Chistu ritratto bella iurnata mo chistu fatto nun c’ha lassate. ’Nfunn’a lu core lla sta stipato, quann’esce fora gioia ha purtato. Gioia p’’a vita ienno p’’o munno, ’sta calamita nun porta ‘nfunno. Comm’ê picciune ncielo vulanno chisti guagliune senz’a ll’affanno. ‘Nzieme partenno ’nzieme arrivanno ’stu munno pare ch’è ccomm’a ttanno. Munno cuntento canto d’ammore nun nc’è cchiù ggente c’’o male ’e core. ■


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Investitura e Commemorazione del 116° anniversario di Francesco II.

caratterizzati da due elementi: dignità ed onore tanto che visse il proprio esilio privatamente senza grandi mezzi economici perché il Regno d'Italia aveva confiscato tutti i beni dei Borbone, proponendone la restituzione a Francesco II, ma solo al patto di rinunciare ad ogni pretesa sul Grilletto trono del Regno delle Due Sicilie, cosa che egli non acad Arco di Trento dove soggiornava per problemi di salute, cettò mai, rispondendo sdegnato: “Il mio onore non è in venne definito “primo emigrante napoletano” da quel 14 vendita”. febbraio del 1861 (giorno della caduta di Gaeta e della fine Per meglio comprendere la personalità del giovane del Regno). Durante il suo esilio si faceva chiamare “Signor Sovrano di seguito si riporta un articolo tratto dal Il Mattino Fabiani” per timidezza e riservatezza o solo per evitare di del 28 dicembre 1894, dal titolo “Il Re di Napoli”, a firma riaprire vecchie ferite. Amante del diritto e della storia, Frandella famosa scrittrice e giornalista italiana Matilde Serao : «Don Francesco di Borbone è morto, cristianamente, in un piccolo paese alpino, rendendo a Dio l'anima tribolata ma serena. Giammai principe sopportò le avversità della fortuna con la fermezza silenziosa e la dignità di Francesco secondo. Colui che era stato o era parso debole sul trono, travolto dal destino, della ineluttabile fatalità, colui che era stato schernito come un incosciente, mentre egli subiva una catastrofe creata da mille cause incoscienti, questo povero re, questo povero giovane che non era stato felice un anno, ha lasciato che tutti i dolori umani penetrassero in lui, senza respingerli, senza lamentarsi; ed ha preso la via dell'esilio e vi è restato trentaquattro anni, senza che mai nulla si potesse dire contro di lui. Detronizzato, impoverito, to t e restato senza patria, egli ha piegato la sua l l i Gr testa sotto la bufera e la sua rassegnazione faele f a R ha assunto un carattere di muto eroismo... Foto Galantuomo come uomo e gentiluomo come principe, ecco il ritratto di Don Francesco di Borbone». cesco II passò alla storia con il nome di “Franceschiello” La salma di Francesco II, vestita con abiti civili su usato in modo dispregiativo e ironico. Egli, invece, fu un cui spiccavano le decorazioni, e fra queste la medaglia al buon Re, profondamente cristiano, devoto ai suoi Popoli, a Valor Militare per la difesa di Gaeta, restò esposta nella sua moglie (la famosissima Maria Sofia di Baviera passata camera ardente fino alla sera del 29 dicembre. Le spoglie alla storia come “l'Eroina di Gaeta”) e alla sua famiglia. Podi Francesco II, di Maria Sofia e della loro figlia Maria Crise in essere una politica saggia e proficua nei lavori pubblici stina, ultima famiglia reale napoletana, riunite dopo varie come valorizzazione e difesa dell’economia e del territorio. I vicissitudini, riposano oggi nella Basilica di Santa Chiara a suoi pochi giorni di governo, quelli dell’estrema e vana difeNapoli dal 18 maggio 1984, dove sono state portate in sa del Regno e quelli successivi del tragico esilio furono forma solenne. ■

I CAVALIERI COSTANTINIANI Raffaele abato 18 dicembre 2010 presso la Chiesa dell’Ascensione a Chiaia, alla presenza di Autorità civili e religiose, si è svolta la solenne cerimonia d'investitura dei neo cavalieri del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio. La Liturgia è stata celebrata dal Cappellano dell’Ordine della delegazione di Napoli e Campania, Padre Vincenzo Branno e dal Cappellano della Rappresentanza di Nola, Mons. Sebastiano Bonavolontà. In tale circostanza i due prelati hanno ricevuto anche loro le insegne. A fare gli onori di casa è stato il Delegato di Napoli e Campania, il Cavaliere di Giustizia Marchese Avv. don Carlo de Gregorio Cattaneo di Sant'Elia, il quale ha di fatto proceduto al rito dell’investitura. Tra i neo cavalieri, solo due dell’Agro nolano, sono stati investiti con il grado di Cavaliere di Merito: l'Ing. Nunzio De Falco ed il Dott. Giuseppe Russo ambedue di Nola. Successivamente, Martedì 28, in occasione del 116° anniversario della morte di Francesco II, ultimo sovrano del Regno delle Due Sicilie e VII Gran Maestro del prefato Ordine Cavalleresco, la Rappresentanza di Nola del S.M.O.C. di San Giorgio ha commemorato, presso la Chiesa cattedrale di Santa Maria Assunta di Nola, il transito del Sovano del Sovrano con una messa solenne presieduta da Mons. Domenico De Risi, parroco del Duomo, a ricordare la figura del giovane Re è stato il Delegato Costantiniano della Rappresentanza di Nola Cav. Prof. Antonio De Stefano. Per l’occasione è intervenuto anche il Cav. Avv. Gesualdo Marotta Rappresentante dell’Associazione Culturale “Nola 13 giugno 1799”. Francesco II di Borbone, nato a Napoli il 16 gennaio 1836, battezzato con il nome di Francesco d'Assisi Maria Leopoldo, morì il 27 dicembre 1894

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Presepe vivente Ass. Prospettive, Fressuriello.

OBIETTIVO SAVIANO Periodico di Informazione e Cultura edito dall’Associazione “Obiettivo Saviano” onlus, Piazza Vittoria Saviano (NA). Autorizzazione del Tribunale di Nola N°550 del 22/06/1995. Direttore Responsabile Vincenzo Ammirati

Il “fucarone” del rione Sant’Erasmo, Saviano, lunedi 17 gennaio 2011

Posta elettronica: vincenzo.ammirati@alice.it Redazione: G. Ambrosino, F. Cappiello, Giovanna De Sena, F. Falco, G. Fedele, Anna Franzese, Anna Pia Franzese, A. Romano, P. Trocchia, V. Trocchia. Diffusione: E. Caccavale, D. Fabozzi, A. Iervolino, L. Liguori, P. Mirra, A. Napolitano, F. Simonetti. Soluzione grafica dei caratteri di testa di Felix Policastro. Elaborazione computerizzata e impaginazione a cura della Direzione, collaborazione dei cugini Antonio & Antonio Simonetti, e Paola Ammirati. Stampato dalla Tipolitografia Meo - Saviano (NA)


ANNO XVII NUMERO 1 ● gennaio 2011 (131)

L’autore del Monumento ai Caduti in Saviano.

LUIGI DE LUCA SCULTORE NAPOLETANO DELLA LIBERTÀ T R A S T O R I A E A R T E Vincenzo Ammirati ell’ottobre 2004, su questo giornale, trattammo del Monumento ai Caduti eretto dal nostro Comune nel 1920. Rispetto all’Autore del monumento, tuttavia, ci limitammo a dir che «In cima alla colonna, uno sferoide anch’esso bronzato… reca inciso posteriormente il nome dello scultore De Luca»; e, in edizione ampliata del saggio, aggiungevamo che «Non conoscendosi al momento il nome di questo scultore De Luca, è probabile che si trattasse di quell’ “artista dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli”, che, proprio verso la metà degli anni ’20 del Novecento, aveva scolpito una statua lignea di S. Filomena per il Santuario di Santa Maria della Pazienza alla Cesarea di Napoli…». Or, finalmente, parliamo dell’Autore del nostro Monumento ai Caduti in maniera più distesa, confermando che si trattava dello scultore Luigi De Luca, nato a Napoli nel 1856, che fra l’altro fu docente nell’Accademia delle Belle Arti della città partenopea, dove chiuse i suoi giorni nel 1938. Ma, volendo dar qualche maggior notizia circa il nostro Maestro di scultura, opportuno un breve antefatto storico per meglio comprenderne la poetica sculturale. Il De Luca, dunque, era nato a Napoli da genitori d’origine cilentana, a loro volta di ramificata famiglia borghese che, nel 1829, s’era trasferita “in esilio coatto” nella capitale del Regno. Ciò, in seguito al fallimento dell’insurrezione carbonara scoppiata nel villaggio cilentano di Bosco il 28 giugno 1828, ispirata, e in gran parte condotta, proprio dall’ampia e prospera famiglia De Luca, un cui ceppo rilevante, oltre che a Bosco, era a Licusati, località allora autonoma, ma che dal 1928 sarebbe diventata frazione del Comune di Camerota. E, dunque, a rivolta domata, ben quattro membri di quell’ampio parentado, alla pari di un’altra ventina di congiurati, furon giustiziati, o esiliati, o perseguitati, e comunque tutti spogliati dei beni: fra essi il canonico Domenico Antonio De Luca, e un suo nipote; quindi un Giovanni De Luca, anch’egli prete liberale sull’esempio del nolano abate Minichini. Il canonico De Luca, infatti, era affiliato ai carbonari Filadelfi, una sorta di società massonica diffusa nel Cilento e in Irpinia, e con adepti nella stessa Monteforte, sede dell’omonimo processo ai carbonari dei moti nolani del 1820. Nel contempo, a Napoli teneva una prospera bottega altro Domenico Antonio De Luca, nipote del citato canonico, e anch’egli associato ai Filadelfi, il cui movimento rivoluzionario era guidato da altro canonico della famiglia, Antonio Maria De Luca, già deputato al Parlamento napoletano per il distretto di Vallo della Lucania durante i moti del 1820, poi esiliato a Napoli nel 1821 insieme ad altri membri della famiglia. Con la repressione dei moti cilentani, condotta dal colonnello siciliano Francesco Saverio Del Carretto, il canonico De Luca, dopo aver esortato gl’insorti a scioglier le rispettive bande per salvar dalla distruzione Bosco, si consegnò alla polizia borbonica insieme al nipote Giovanni. Il processo che ne seguì, il 17 giugno 1829 lo fece salire al patibolo insieme ad altri otto congiurati, fra i quali padre Carlo da Celle dei Cappuccini di Camerota. Come detto, furon quattro i De Luca cilentani condannati a morte per i fatti del giugno 1828. Sul punto di morte, il canonico De Luca, a guisa di testamento morale, pronunziò i versi che Virgilio poneva sulla bocca di Didone morente: «exoriare aliquis nostris ex ossibus ultor». E l’auspicato “vendicatore” effettivamente sorse, proprio da un ramo della sua famiglia esiliata a Napoli nel 1829. Questi, scultore rinomato non solo nella capitale del Regno, ma in numerose città italiane dalle Alpi alla Sicilia, della vaticinata vendetta imbracciò un’arma ben più efficace e duratura del moschetto carbonaro: quella dell’arte consegnata al bronzo e al marmo, il cui genio ispiratore fu sempre e comunque quella della libertà civile, politica e morale, elevata a valore universale mediante il timbro d’una significante classicità. L’anamnesi dell’ambiente familiare testé accennata è elemento fondante per contestualizzar istanze ideali, pulsioni interiori, motivi ispiratori e proposizioni estetiche dello scultore Luigi De Luca, la cui prima formazione artistica ebbe luogo nella scuola di Stanislao Lista (18241908) che ebbe il merito di scoprirne il talento e d’incoraggiarne l’attività; né al de Luca fu estraneo l’esempio del simbolismo realistico di Domenico Morelli, il quale, peraltro, da eccellente Maestro del colorismo pittorico, nell’esprimere lusinghieri giudizi sui pittori della scuola di Posillipo, aveva elogiato anche la pittura interpretata da Pasquale De Luca, congiunto del nostro Luigi in linea ascendente. Or, com’è evidente, nella statuaria sia bronzea che marmorea del nostro scultore convergono da un lato gl’influssi estetici della scuola listiana (per il «verismo minuto e gustoso» del Lista, si vedano per esempio i quattro leoni in marmo di Piazza dei Martiri, eloquente monumento proprio ai moti carbonari del 1820), dall’altro, seppur in maniera implicita, le istanze liberali, insite nella tradizione

familiare, percepibili, per esempio, nei due leoni bronzei collocati sui due podii che affiancano la scalea del Palazzo della Borsa in Piazza Giovanni Bovio a Napoli, opera realizzata nel 1895 da Alfonso Guerra e Luigi Ferrara; i due leoni, scolpiti dal De Luca, son simbolo del Genio che domina la forza. La sua scultura, infatti, seppur di gusto simbolista, è tutta improntata ad una sorta di verismo neoclassico, dove il verismo attiene all’intrinseco messaggio tematico, e, per così dire, ai motivi sottesamente “politici” delle varie opere, mentre l’istanza neoclassica è del tutto scoperta nell’imponenza e levigatezza delle forme armoniche, solo apparentemente prive d’emotività interiore, e nei ritmi lievi del panneggio, che le librano in un’amosfera come dir metafisica, oltre le categorie di spazio e tempo. Il Maestro Luigi De Luca, oltre che a Napoli, fu docente di scultura in diverse Accademie di Belle Arti d’Italia,

I Monumenti ai Caduti di Saviano e di San Giovanni Rotondo, opera dello scultore napoletano Luigi De Luca. tant’è che in diverse città italiane, esistono svariate sue opere d’arte: statue, busti o bronzetti vari, che s’ammirano in chiese come in palazzi nobiliari, in pubblici Musei come su prospetti d’antiche residenze patrizie: tutte, e sempre, in maniera più o meno scoperta, icone eloquenti del genio interiore, di libertà e di rinascita civile. Oltre ad opere già accennate, per esempio, nell’Istituto “Giannone” di Foggia è esposto un superbo busto dell’omonimo e più famoso storico del regno di Napoli, mentre sulla facciata del cosiddetto “Palazzaccio”, com’è comunemente chiamato il Palazzo di Giustizia di Roma, del De Luca s’ammira un pregevole busto bronzeo del filosofo e giurista napoletano Giambattista Vico: come dir storia e filosofia della libertà civile, tema risaltante specialmente nelle sue Vittorie alate, come furon definiti i numerosi monumenti ai Caduti della prima guerra mondiale, diversi dei quali, segnatamente in Campania, furon commissionati proprio al De Luca, mentre altri, sempre in figura di Vittoria alata, furon commissionati a scultori diversi: il momumento ai Caduti di Nola, per esempio, fu eseguito nel 1924 da Giuseppe Pellegrini; quello di Castellammare di Stabia, innalzato nel 1925, fu opera dello scultore Giuseppe Renda; quello di San Giuseppe Vesuviano, opera dello scultore viterbese Francesco Nagni, del 1938, raffigurava la Vittoria alata in marmo in postura statica a guisa di patria vestale. Come dicevamo nel 2004 nel nostro saggio sul Monumento ai Caduti di Saviano, solo Teverola inaugurò il monumento ai suoi Caduti nel 1920, l’anno stesso in cui fu eretto quello di Saviano, mentre altri centri viciniori, anche importanti, lo fecero alquanto più tardi: Marigliano nel 1922, quindi nel 1925 Baiano, nel 1935 Somma Vesuviana. Fra le Vittorie alate scolpite dal De Luca, senza dubbio spicca quella scolpita per Saviano nel 1920, non solo per essere stato, probabilmente, il primo monumento del genere nella nostra regione, ma anche per essere certamente tra i più notevoli sotto il profilo estetico. Riproduzione fedele del nostro monumento sembra quello che il De Luca eresse nel 1924 a San Giovanni Rotondo («il monumento rappresenta la memoria e il ricordo della Città ai caduti delle due guerre mondiali», sembra d’aver letto da qualche parte!), la cui esecuzione, con delibera di quel Consiglio Comunale del 1922, veniva similmente affidata «allo scultore Luigi De Luca, docente presso l’Accademia delle belle Arti di Napoli, artista di grande notorietà e valore», che pe-

raltro, insieme con gli scultori Beniamino Natola e Ottavio Mucelli, era stato già attivo in Capitanata nel decennio precedente. Nel monumento di San Giovanni Rotondo, si può notar che non solo la statua della Vittoria alata è sostanzialmente identica a quella del monumento savianese, ma perfino i fregi bronzei, le lastre marmoree con incisi i nomi dei Caduti, la forma architettonica del piedistallo e del basamento, riproducono da vicino quelli del monumento savianese, senza dir dell’artistica ringhiera di cinta, che si vede nel monumento della cittadina foggiana, mentre a quello di Saviano, solo pochi decenni addietro veniva vituperosamente rimossa dalla locale amministrazione locale per finir chissà dove. Stesso discorso, quanto ad affinità iconografica con l’antecedente monumento savianese, vale per la bronzea Vittoria alata che sorge a Spadafora (Messina) nelle vicinanze del castello medievale, opera che il De Luca, come mi scrive lo storico locale Giuseppe Pandolfo, scolpì nel 1929, mentre in quello stesso periodo eseguì anche il monumento ai Caduti di Licusati. Oggi, a buon diritto, lo scultore Luigi De Luca, insieme ad altri artisti della sua scuola, occupa posto rilevante nella tradizione italiana della statuaria bronzea come di quella marmorea: egli era appena ventisettenne quando esordì a Roma con “Lalla”, scultuta simbolista ispiratagli dalla lettura di Èmile Zola (similmente “Lalla” si sarebbe intitolata ai primi del ‘900 una poesia di Marino Moretti). Il De Luca espose poi a Torino il busto marmoreo del generale Enrico Morozzo della Rocca, destinato alla salita al Pincio di Roma; quindi nel 1886, due piccole sculture bronzee, anch’esse di gusto simbolista, intitolate “A scuola” e “Filone”, ed esposte a Milano. Diverse altre opere del nostro scultore seguirono nel tempo. Infatti, nel Museo Nazionale d’Arte Moderna di Roma, si conserva un raffinato medaglione marmoreo che porta l’erma di Saffo, scolpito nel 1890; due bronzi dal titolo “Ad murenas” e “Schiava in vendita” sono esposti a Napoli nella Galleria Nazionale di Capodimonte, mentre nel museo di San Martino, sempre a Napoli, di Luigi De Luca s’ammirano preziose statuine presepiali. La sua opera compare anche fra i monumenti dell’architettura monumentale del cimitero comunale di Viareggio, dove, nella cappella della famiglia Spremolla, a sorreggere un’ampia vetrata che raffigura un suggestivo Cristo, è un paramento marmoreo che porta scolpiti in posizione simmetrica due angeli che sorreggono una lampada votiva, opera appunto dell’eminente scultore napoletano, il quale, ancor nel 1922, realizzò per i giardinetti di Piazza Dante a Napoli un maestoso busto di Domenico Martuscelli, “fondatore dell’Istituto dei ciechi di Caravaggio”. Con la scomparsa del De Luca, tuttavia, non s’estinse l’attività artistica della famiglia. Giulio De Luca, infatti, nato nel 1912 a Napoli dove chiuse i suoi giorni nel 2004, eccellente architetto ed urbanista che molto contribuì al “risanamento” urbanistico di Napoli, dove fu anche docente universitario di Composizione architettonica, era appunto figlio del nostro lodato scultore. Non senza ragione, dunque, in suo onore e a sua perenne memoria, ancor oggi vengon celebrati convegni e seminari, e condotti studi d’interesse crescente, anche a livello universitario. Tra gli allievi di Luigi De Luca presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, fu Giuseppe Fortunato Pirrone, nella cui scultura, come in quella del Maestro, la figura femminile, spesso dall’aspetto enigmatico come soffuso da un primigenio mistero, ha significato centrale, ed occupa ruolo predominante. ■

I Monumenti ai Caduti di Spadafora in provincia di Messina, opera dello scultore napoletano Luigi De Luca.


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FRA NATALE E CARNEVALE. SAVIANO FRA FOLCLORE ARTE E DEVOZIONE

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Saviano, Piazza Musco 17 /01/ 2011. Il tradizionale Carro di Sant’Antonio, allestito dall’Ass. Radici Cristiane di Fressuriello.

Saviano. Presepe Natale 2010, allestito nella chiesa dell'Immacolata Concezione.

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Sirico. Presepe Natale 2010, allestito nella chiesa di San Giovanni Battista.

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Saviano 17 gennaio 2011. Il “fucarone” del rione Sant’Erasmo.

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Saviano 17 gennaio 2011. Il “fucarone” di Via San Paolino.

Saviano 17 gennaio 2011. Il “fucarone” di Via Crocifisso.


ANNO XVII NUMERO 1 ● gennaio 2011 (131)

NO AD ALTRE DISCARICHE NEL NOLANO INCONTRO SEGRETARI DI CIRCOLO DEL PD DEL NOLANO CONTRO DISCARICA Il Segretario del Circolo P D di Saviano Vincenzo Trocchia a alcuni giorni su molti organi di stampa e televisioni viene annunciata come soluzione all'ultima crisi dei rifiuti di Napoli l'apertura di una discarica nel Nolano. Il Presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, ha fatto trapelare vari nomi di località della nostra zona (Visciano, Tufino. Casamarciano, Roccarainola) come sede della ipotetica discarica, per poi smentirlo appena il sindaco di turno ha alzato la voce. È chiaro che tale atteggiamento denota la mancanza di una chiara e precisa strategia per uscire dall'emergenza, e ripropone la tipica politica del blitz, cioè quella di scegliere un sito e annunciarlo senza spiegazioni o discussioni, senza dialogo con le istituzioni e le popolazioni locali, politica che ha già portato nel passato ad esacerbare gli animi, acuire i conflitti, e a favorire in definitiva chi vuole che l'emergenza rifiuti si perpetui all'infinito. Il coordinamento dei Segretari di Circolo del PD del Nolano, col documento sopra riportato, dicono un no chiaro ed inequivocabile ad una nuova discarica sul nostro territorio, dicono no alla monnezza di Napoli e del suo circondario, pretendono, invece che parta senza indugi, direi ad horas, la raccolta differenziata, i siti di compostaggio per la frazione organica, le isole ecologiche per gli ingombranti, la plastica, il vetro, le lattine, la carta e il cartone. Queste soluzioni di cui tutti i protagonisti vecchi e nuovi della crisi dei rifiuti, da anni si riempiono la bocca definendole soluzioni finali del problema, devono diventare al più presto realtà. I Comuni del Nolano che da anni fanno la più alta raccolta differenziata della Provincia di Napoli hanno il diritto e il dovere di opporsi ad una megadiscarica sul loro territorio e di pretendere che la città capoluogo e il suo hinterland avviino al più presto quelle soluzioni che prima abbiamo indicato. La scelta di dar luogo ad una discarica sul nostro territorio, deve essere anche un punto di riflessione e di discussione per tutte le forze politiche e sociali della zona e in particolare del PD del Nolano. Questa scelta è infatti l'ultima di una lunga serie, frutto di anni di assoluta passività della classe dirigente del nostro territorio, dove dall'alto, senza un minimo processo democratico, è stato calato di tutto: fabbriche, centri commerciali e di servizi, insediamenti abitativi spropositati, discariche autorizzate e abusive, senza avere nulla in cambio: strade, trasporti, servizi, scuole, sanità, tutto è rimasto come prima, inadeguato, insufficiente alla nuova realtà sociale creatasi. Credo che il PD del Nolano, proprio in questa fase in cui siamo all’opposizione nelle varie istituzioni centrali e locali, svincolato da lacci e laccioli locali e napoletani, debba e possa prendere l'iniziativa politica e portarla avanti nelle sedi istituzionali e nel partito stesso, affinché i nostri paesi diventino finalmente protagonisti attivi nelle scelte e negli indirizzi di sviluppo del proprio territorio. ■

L’Assocampaniafelix rilancia la proposta di un sito di compostaggio e il trattamento a freddo dell’indifferenziata nell’area nolana.

“NESSUNA DISCARICA NEL NOLANO O SCENDEREMO IN PIAZZA” isciano - In merito al susseguirsi di notizie circa l’apertura di uno sversatoio nel territorio di Visciano, questa Federazione di associazioni rilancia le proposte già presentate un mese orsono per contribuire a risolvere la questione rifiuti in provincia di Napoli. Sito di compostaggio anaerobico per produrre compost dall’umido e un sito di trattamento a freddo dell’indifferenziata per produrre ‘sabbia sintetica’. Queste le proposte concrete. “Ogni altra supposta soluzione – ha ribadito il delegato Gennaro Esposito - non ci trova d’accordo. Questo territorio ha ampiamente dato alla causa dei rifiuti con due discariche e uno Stir, senza contare l’inquinamento da tossici industriali sversati in queste discariche, con conseguenze drammatiche sulla salute dei cittadini residenti”. “Come buoni profeti avevamo ipotizzato,

NO AD ALTRE DISCARICHE NEL NOLANO! l Partito Democratico dell’Area Nolana segue con grande apprensione la vicenda dei rifiuti in Campania. Il centrodestra di Cesaro, Caldoro e Berlusconi, che ha vinto le ultime tornate elettorali, facendo leva su una forte azione propagandistica sulla crisi rifiuti e promettendo mirabolanti soluzioni, è oggi incapace, pur governando ovunque, di gestire la situazione. La crisi rifiuti è ancora più drammatica rispetto a qualche tempo fa. In questo marasma l’unica soluzione che il PDL indica è di aprire nuove discariche nella nostra area! Si parla di “minidiscariche” di bacino, ma, con una gestione commissariale sempre possibile e senza un piano concreto di smaltimento nel napoletano,le nostre discariche rischiano di diventare uno sversatoio a dimensione provinciale. Il territorio nolano ha già dato tanto, anzi troppo, in termine di discariche e non può accettare di venire nuovamente usato come pattumiera, inquinando le nostre terre ulteriormente! Una delle tante promesse fatte e mai rispettate, infatti, era quella della bonifica dei nostri territori! Ad oggi tutto ciò e ancora aldilà da venire e con una eventuale nuova discarica questa azione non sarà mai intrapresa! Il P D quindi sostiene con forza: NO AD ALTRE DISCARICHE NEL NOLANO! Chiede, inoltre, che vengano adottate idonee misure, a breve e lungo periodo, che consentano di uscire definitivamente dall’ emergenza, come: RACCOLTA DIFFERENZIATA SPINTA AL MASSIMO LIVELLO: programma capillare di informazione, di sensibilizzazione anche con incentivi economici e di controllo, affinché la cittadinanza possa attuarla nel miglior modo possibile. COMPLETAMENTO DEL CICLIO INTEGRATO DEI RIFIUTI: Creazione di un sito di compostaggio per la frazione organica nel perimetro dello STIR di Tufino, di isole ecologiche in ogni comune; riciclo dei prodotti adatti, quali vetro, plastica, banda stagnata, carta etc.; maggiore utilizzo delle nuove tecnologie sviluppate nel campo del trattamento dei rifiuti. BONIFICA DEI TERRITORI: Pur essendo consapevoli della difficoltà di una operazione di tal tipo, visto il grande numero di aree “contaminate”, riteniamo che sia tuttavia doveroso partire con un processo che consenta di riportare alla normalità il nostro territorio. LE PROMESSE DEL CENTRODESTRA SONO STATE TRADITE. PER CESARO, CALDORO E BERLUSCONI IL NOLANO È SOLO UNA PATTUMIERA, DA SFRUTTARE E METTERE IN GINOCCHIO! SÌ ALLA RACCOLTA DIFFERENZIATA, SI AL RICICLO, SI ALLA BONIFICA, NO ALLA DISTRUZIONE DEL NOSTRO TERRITORIO! IL COORDINAMENTO DEI CIRCOLI DEL PD DEL NOLANO. ■

Cava di Casamarciano nelle settimane scorse, ciò che puntualmente si vuole decidere di fare: aprire un invaso in un territorio virtuoso, che ha già ampiamente dato alla causa dei rifiuti in questi ultimi quindici anni e che non è più disposto a tollerare scelte calate dall’alto, che di ragionevole non hanno niente”. “Abbiamo presentato al tavolo dei Comuni dell’area nolana – ha proseguito Gennaro Esposito – un progetto per il trattamento a freddo dell’indifferenziata prodotta solo dai comuni dell’area e che chiuderà il ciclo senza ricorrere a discariche ed inceneritori. Attendiamo un segnale dai sindaci e da Cesaro”. Questa Federazione esprime, inoltre, sostegno al documento dei sindaci nolani per giungere ad ottenere un’autonomia gestionale nello smaltimento e recupero dei materiali, ma avverte che non sosterrà ipotesi di apertura di mini-discariche di tal quale o per l’umido biostabilizzato dei rifiuti da sversare nelle cave dismesse e ha proposto ai primi cittadini l’attivazione immediata dell’Unità di Crisi per impedire che questo efferato disegno possa consumarsi ai danni di un’area virtuosa. Infine la Federazione Assocampaniafelix lancia un appello alle altre organizzazioni ambientaliste regionali e a tutti i cittadini affinchè nemmeno il sito di Macchia Soprana debba riaprire. “Aprire discariche solo per tranquillizzare il sindaco di Napoli – ha concluso Esposito - è pericoloso, perché in esse si sversa di tutto, anche i rifiuti tossici che ogni ‘spariscono’ senza alcun controllo”. ■

Gennaro Allocca (Comitato Difesa Agro Nolano): «Egregio dottore, la raccolta differenziata in provincia è al 25%”».

LE BUGIE DI FORTINI… LETTERA APERTA ALL’AMMINISTRATORE DELEGATO DI “ASIA” gregio Dott. Fortini, ho ascoltato, stupefatto, la Sua intervista andata in onda su Radio 24 questa mattina intorno alle ore 8,30; ha detto, tra l’altro, che Napoli oggi raggiunge il 19% di raccolta differenziata, quasi fosse un obiettivo ragguardevole. (cfr. anche “il Fatto Quotidiano” del 27/12/10, articolo di Vincenzo Iurillo dal titolo: “Emergenza rifiuti: Caldoro scarica tutte le colpe su Comune ed Asìa.”). Mi permetto di ricordarLe che l’art. 11, primo comma, della legge 14 maggio 2008, n° 123, fissa, solo ai comuni della Regione Campania, l’obiettivo minimo di raccolta differenziata al 35% da raggiungere entro il 31 dicembre 2010, mentre la normativa nazionale (d. lgs. 152/2006) fissa, per tutti gli altri comuni d’Italia, l’obiettivo del 50% entro il 31/12/2009 e del 60% entro il 31/12/2011. Per giustificarsi (sic!) ha detto che in provincia di Napoli la raccolta differenziata è pari al 5% (cfr. “il Fatto Quotidiano” cit.). Salerno (comune capoluogo della Regione Campania) ha già raggiunto una percentuale di raccolta differenziata di poco superiore al 74%. MI VERGOGNO DI ESSERE NAPOLETANO! Il medesimo art. 11 statuisce che «Ai comuni della regione Campania che non raggiungano l'obiettivo minimo di raccolta differenziata pari al 35 per cento entro il 31 dicembre 2010 … è imposta una maggiorazione sulla tariffa di smaltimento dei rifiuti indifferenziati pari … al 25 per cento… dell'importo stabilito per ogni tonnellata di rifiuto conferita agli impianti di trattamento e smaltimento». Chi paga per le incapacità di Asìa? Resto in attesa di risconto. Gennaro Allocca Presidente Comitato per la Difesa dell’Agro Nolano. ■

Rifiuti. Esposito: «Scegliendo Visciano si dà il colpo mortale ad un territorio virtuoso».

L’ASSOCAMPANIFELIX ESPRIME SOLIDARIETÀ AL SINDACO MONTANARO E ATTIVA L’UNITÀ DI CRISI PER EVITARE LO SCEMPIO isciano - Questa Federazione di associazioni reputa deplorevole la scelta del Governo e delle Autorità regionali di aprire una discarica nel territorio di Visciano. Come buoni profeti avevamo ipotizzato, nelle settimane scorse, ciò che puntualmente si è deciso di fare ieri sera a Palazzo Chigi: aprire un invaso in un territorio virtuoso, che ha già ampiamente dato alla causa dei rifiuti in questi ultimi quindici anni e che non è più disposto a tollerare scelte calate dall’alto, che di ragionevole non hanno niente. “Come è possibile decidere di aprire un invaso a Visciano - dichiara il delegato di Assocampaniafelix Gennaro Esposito - se in questo comune non esistono aree idonee e facilmente accessibili? Restiamo allibiti di fronte a cotanta arroganza! La solita decisione strampalata gettata così senza criterio”. “Se la notizia riportata dagli organi di stampa dovesse essere confermata - continua Gennaro Esposito saremmo di fronte ad una decisione che ha dell’incredibile, perché tecnicamente sarebbe impossibile sversare rifiuti su una collina che non possiede strade d’accesso adeguate ed ospita una cattedrale religiosa e un parco naturalistico”. Questa Federazione esprime, dunque, solidarietà incondizionata al sindaco di Visciano Domenico Montanaro, a tutto il consiglio comunale e all’intera comunità viscianese, e ha proposto al primo cittadino l’attivazione immediata dell’Unità di Crisi per impedire che questo efferato disegno possa consumarsi ai danni di una cittadina virtuosa, incontaminata e che vive di agricoltura e tradizioni culturali solide e secolari. Infine la Federazione Assocampaniafelix lancia un appello alle altre organizzazioni ambientaliste regionali e a tutti i cittadini affinchè nemmeno il sito di Macchia Soprana debba riaprire. ■


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NON FINISCE NATALE CHE COMINCIA IL CARNEVALE

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Nella foto in alto: Il 17 gennaio 2011, fatidico giorno di Sant’Antuono, il tradizionale Carro di Sant’Antonio, allestito dall’Associazione “Radici Cristiane” di Fressuriello ad apertura del Carnevale di Saviano, arriva in Piazza Adolfo Musco. Di qui, scortato dal gruppo festoso del comitato, di ragazzi in costume, di membri della Fondazione Carnevale di Saviano, e di curiosi, partirà per il giro del paese con corteo di musiche e danze, e dispensando il tipico tortano di pane. La foto in basso, invece, ritrae la magnifica mostra di presepi che nei giorni natalizi è stata allestita nei locali del Convento dei Servi di Maria in contrada Alberolungo a Sirico; si tratta di decine di presepi artigianali, di diverse dimensioni e gusti, che, oltre a coronare una festività specificamente cristiana, danno anche la misura di un’arte devozionale abbastanza diffusa sul nostro territorio. Assidua e numerosa l’affluenza di visitatori fin dall’inizio della mostra. ■


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