Febbraio 2014 - Obiettivo Saviano

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Chiuso lunedi 17 febbraio 2014

CITTÀ CITTADINO CITTADINANZA ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167)

e-mail: vincenzo.ammirati@alice.it

Il Circolo PD “A. Vassallo” di Saviano organizza un Convegno il prossimo 14 Marzo

Le scelte di un’amministrazione forse poco attenta agli interessi generali della collettività.

DECRETO “TERRA DEI FUOCHI”

Gennaro Vaccariello

SOLO L’INIZIO DI UN LUNGO CAMMINO Enzo Trocchia

l Decreto Legge “Terra dei Fuochi” è stato da poco approvato dal Parlamento e siamo in attesa dei Decreti attuativi. La grande pressione esercitata sulla politica dalla mobilitazione popolare di questi ultimi mesi ha portato ad un primo significativo risultato. La battaglia per l’ambiente e per la salute dei cittadini Campani contro lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici, contro l’interramento di sostanze inquinanti e di veleni di ogni genere perpetrato per anni nelle nostre campagne dalla Camorra e dai suoi “vari” alleati, contro la combustione quotidiana dei rifiuti ovunque e dovunque come in un immenso inceneritore a cielo aperto, ha ottenuto col Decreto suddetto un primo importante successo. Questa grande lotta sociale e politica era partita anni addietro in sordina con la sola voce di alcuni movimenti ambientalisti che si sono battuti per anni come Don Chisciotte contro i mulini a vento, combattendo con determinazione contro le deviazioni, le bugie, i minimalismi delle conseguenze, la corruzione dilatata al massimo, la complicità del guadagno facile di tanti “semplici cittadini”, le immense operazioni di distrazione massa, come a mio avviso è stata la crisi dei rifiuti a Napoli di qualche anno fa, tutto questo orchestrato da un insieme di potere criminale, politico, amministrativo - burocratico e industriale, tuttora attivo, il cui scopo era ed è lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici in cambio di immensi guadagni. Ma la cosa più dura da abbattere da parte degli ambientalisti è stata a mio avviso l’indifferenza e/o la rassegnazione della gente che per anni sembrava non capire la gravità del problema, ma quando le morti per cancro, le malformazioni, le malattie croniche a tutte le età hanno raggiunto livelli insostenibili, mordendo nella carne viva il popolo, allora la gente si è mossa, i preti hanno gridato dentro e fuori le chiese, i politici, gli amministratori, le forze dell’ordine non sono stati più ciechi e sordi e si è avuta finalmente la mobilitazione, si sono organizzati i cortei, le manifestazioni e le proteste. Il Decreto Terra dei fuochi, che illustriamo in sintesi dopo, è solo l’inizio dell’immenso lavoro che c’è da fare per risanare il nostro territorio dal gravissimo inquinamento a cui è stato sottoposto in questi decenni e dal degrado in cui oggi si trova, per contrastarne le aggressioni ancora in atto quotidianamente e infine per dare una speranza di vita normale ai nostri figli e nipoti. Per fare tutto ciò ci vorranno, infatti, molti più fondi di quelli previsti nel decreto per molti anni e si dovranno approvare norme legislative, nazionali e regionali, più incisive, precise e severe. Il Circolo PD “Angelo Vassallo” di Saviano discuterà di questi argomenti il prossimo 14 Marzo con due illustri esponenti di quei movimenti che in questi anni hanno portato avanti le battaglie contro il disastro ambientale dei nostri territori, il Dott. Antonio Marfella, epidemiologo dell’Istituto dei Tumori “Pascale” di Napoli e il Dott. Enzo Matrone del Coordinamento Comitati Terra dei Fuochi e con l’On Massimiliano Manfredi, Deputato della nostra zona membro della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati che con diversi emendamenti, di cui alcuni sollecitati dal nostro territorio, ha contribuito a migliorare il Decreto durante il suo passaggio parlamentare. Saviano è uno dei paesi, purtroppo, inseriti dal decreto nell’elenco di quelli da monitorare, controllare e disinquinare, il Circolo PD “A. Vassallo” che ha sempre avuto come fari del suo agire politico l’ambiente e la legalità ha ritenuto naturale e necessario parlare con i cittadini di questo argomento, illustrando, inoltre, durante il dibattito le numerose criticità ambientali del nostro territorio. Vi aspettiamo numerosi venerdì 14 Marzo alle ore 18.00 presso il Palazzo Allocca in C/so Garibaldi. Continua a pagina 2

UN’INUTILE E COSTOSA OPERA PUBBLICA vendo un poco di tempo a disposizione, mi sono affacciato alle pagine Web del nostro comune ed ho avuto modo di prendere visione di qualche provvedimento, che la nostra civica amministrazione ha approvato recentemente. Tra questi è balzata, prepotentemente, alla mia attenzione la delibera di giunta n. 4 del 9 gennaio 2014. L’oggetto di suddetta delibera è l’approvazione progetto esecutivo relativo a “Riqualificazione urbana del tratto di strada compreso tra l’incrocio semaforizzato del Corso Italia, via Sena e l’incrocio semaforizzato di via Provinciale Fressuriello con annesso parcheggio comunale interrato”. Nella relazione istruttoria, che accompagna la delibera, si prevedono, tra l’altro, i seguenti interventi: migliorare la sicurezza veicolare ed urbana; riorganizzare la circolazione nelle intersezioni pericolose; garantire un’adeguata percorribilità veicolare e pedonale; migliorare l’illuminazione per tutta la rete stradale e nelle intersezioni; tutelare l’incolumità dei pedoni attraverso interventi diretti volti ad assicurare la piena fruibilità degli spazi posti ai margini delle carreggiate, aumentando i passaggi pedonali; realizzare un parcheggio comunale interrato. Il tutto per la modica cifra di 3.048.029,23 euro. Un’opera che, come si legge, è prevista nel programma triennale delle OO.PP. del comune di Saviano, elenco annuale 2013, approvato con delibera di C.C. n. 38 del 29/11/2013. L’opera, si legge ancora, è immediatamente appaltabile. Ora, lungi da me, fare una critica al progetto. Non ho competenza al riguardo e, soprattutto, mi rendo conto che è una scelta amministrativa figlia, certamente, di valutazioni sociali e politiche pertinenti, ad avviso della maggioranza che ci amministra. Ma desidero fare qualche considerazione da cittadino, in assenza di un pensiero, di un commento da parte di chi fa opposizione in consiglio comunale e, di conseguenza, nel paese. Il centro cittadino, con le sue strade segnate da evidenti avallamenti e ripetute buche malgrado i rappezzi, forse meritava un’attenzione prioritaria rispetto ad un’arteria periferica, sia pure importante come quella del progetto. Anche perché al centro storico si svolge la maggior parte della vita economica della nostra cittadina. Al centro storico, infatti, sono presenti la maggior parte delle attività economiche della nostra comunità. Il centro

storico è la vetrina per antonomasia che si mostra, ogni anno, ai tanti forestieri che arrivano per la nostra festa di Carnevale. Forse la stessa “modesta spesa” poteva servire per creare una nuova circumvallazione che liberasse, finalmente, il paese dalla morsa del traffico intenso che l’attanaglia, per buona parte della giornata. O, forse, poteva servire a costruire una eventuale via di fuga, nella malaugurata ipotesi di un evento climatico o sismico particolarmente grave. Mi si può obiettare che è una scelta dell’amministrazione che se ne assume la responsabilità. Io penso che un’amministrazione attenta ai veri bisogni della comunità intera avrebbe dovuto fare una scelta diversa e ammettere, con onestà che questa visione di generale interesse non ce l’ha. La vicenda, poi, del parcheggio sotterraneo merita qualche riflessione a parte. Dalle colonne di questo giornale, qualche mese fa, è stata sottolineata la incongruenza tra la relazione istruttoria dell’ingegnere capo Luigi Falco, e la realizzazione del parcheggio adiacente la villa comunale. E l’amministrazione, probabilmente perché le critiche hanno colto nel segno, sposta il parcheggio all’interno di un progetto più ampio e, certamente, non prioritario rispetto alle vere emergenze del territorio. A meno che l’opera, di cui stiamo parlando, non debba essere funzionale a qualche interesse di qualche proprietario di qualche appezzamento di terreno adiacente o funzionale all’opera. Mi pare che è prevista una somma di 44.000,00 euro per esproprio. Qualcuno nel paese parla di qualche interesse familiare di qualche ex amministratore e di qualche suo familiare, che già per il passato ha avuto modo di approfittare, per un intervento di una partecipata pubblica. Qualche altra voce fa balenare l’ipotesi di lavori per una costituita società edilizia, pare intestata ad un amministratore. Personalmente non penso che ci sia del vero in queste voci che, probabilmente, sono state messe ad arte in giro da parte di qualcuno che, all’interno della stessa compagine, è scontento. Resta, evidentemente, il fatto che ci troviamo di fronte ad un’opera che prevede una spesa eccessiva, forse un’opera non necessaria e, soprattutto, non di prima priorità per la nostra comunità. E l’opposizione e il paese rimangono inerti e in silenzio. ■

Circolo Culturale Duns Scoto di Roccarainola. La politica deve scendere dal piedistallo dell’autoreferenzialità, per ascoltare e fare proprie le istanze del territorio

D AL M AN I FES TO PER LA P O LI TI C A DE L TER RI TO RI O N O LAN O UN INVITO DISATTESO DALLA POLITICA LOCALE Gennaro Ambrosino el novembre del 2013, puntualmente pubblicato da nostro giornale, a Nola, presso una sala del seminario vescovile, fu presentato un opportuno documento, redatto dal Circolo Culturale Duns Scoto di Roccarainola, avente ad oggetto la politica locale nel territorio nolano. Un vero e proprio “Manifesto per la Politica del territorio nolano”. Tra il folto pubblico spiccava l’assenza della quasi totalità dei Sindaci del territorio, a parte qualche lodevole eccezione. Ma ben presenti erano i riferimenti politici di primo piano della nostra zona. Erano presenti, infatti, l’onorevole Paolo Russo, l’onorevole Massimiliano Manfredi e l’assessore regionale Pasquale Sommese. Continua a p. 2

L’INIQUA, INGIUSTA...

TASSA SULLA CASA Felice Romano a casa, bene di primaria necessità, che la maggioranza dei cittadini di questa Repubblica, ha realizzato con il proprio lavoro, fino agli inizi degli anni novanta non era al centro dell’attenzione del fisco, anche se la rendita catastale di essa, evidenziata in dichiarazione, costituiva un incremento di reddito, sottoposto ad aliquota progressiva. Tassazione simbolica, ma tollerabile, non a tal punto da sentirsi offesi...

Servizio a pagina 3

Comune di Nola: Il caso di un Dirigente reintegrato in servizio grazie alla Decisione del Giudice Del Lavoro del Tribunale di Nola.

UNA STORIA DI ORDINARIA (PUBBLICA) AMMINISTRAZIONE Giovanna De Sena Servizio a pagina 3

In questo numero: ● Enzo Trocchia, Decreto “Terra dei fuochi”, pp. 1-2 ● Gennaro Vaccariello, Un’inutile e costosa opera…, p. 1  Gennaro Ambrosino, Manifesto Duns Scoto, pp. 1-2  Felice Romano, Tassa sulla casa, pp. 1, 3.  Esposizione d’arte nel campanile di Saviano (v. a.), p. 2  Giovanna De Sena, Una storia di pubblica…, p. 3  Gennaro Ambrosino, È solo questione di punti…,? p. 4  Maria Nusco, PD Più Donne, p. 4  Vincenzo Ammirati, Il grande vecchio del sentir…, p. 4  Pierluigi Perretta, Qualcuno con cui correre, p. 5  SavianoMigliore, Carnevale e Fiat, pp. 5-6  Giovanna De Sena, Intervista al Preside Fr. Sepe, p. 7  Bufariello, Per un nuovo carnevale, p. 7  Gennaro Ambrosino, ’E puteche ’e ’na vota (I), p. 8  G. P. Santella-A. Sorrentino, Correva l’anno 1910, p. 9  Gerardo Allocca, Narrativa Inverno (II), p. 10  Giacomo Scotti, La civetta in croce, p. 11  Saverio Falco, “Nascita dell’Occidente”, p. 12  Strepitoso successo a Londra del Mo Cambri, p. 13  Giovanni Bovio, Giordano Bruno, dramma, p. 13  Luigi Fusco, Rassegna Stampa Arch. Nolana, p. 14  Antonio De Sena, La Lanterna, recensioni, p. 14  Alberto Falco, Giacomino ’o carrettiere, p. 15  Salvatore Allocca, Autostima, p. 15  Luigi Iroso, Casoria alla luce del sole, p. 16  Francesco Franzese, Traffico pesante e danni…, p. 16  Antonio Romano, Nu Bambeniello e tre S. Gius., p. 16  Salvatore Iervolino, San Gennaro Vesuviano…, p. 17  Alberto Falco, La paura e il rifiuto della morte, p. 17  Giuseppe Monaco, Guardie Italiane Ambientali, p. 18  Determine dirigenziali Comune di Saviano, p. 20 ■


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DAL MANIFESTO PER LA POLITICA

DEL TERRITORIO NOLANO U N I N V I T O D I S AT T E S O DALLA POLITICA LOCALE Gennaro Ambrosino l manifesto mette in risalto la condizione negativa della situazione civica dei nostri comuni. Anzitutto si pone in risalto la concreta disaffezione delle cittadinanze rispetto ai problemi civici comuni, una diffusa e, direi, molto evidente scarsa qualità culturale della maggior parte degli amministratori locali, una presenza, invadente per certi versi, della politica soltanto in occasione delle contese elettorali, con una mancanza assoluta di confronto per il resto del tempo, anche a causa, spesso, di insufficienti strutture pubbliche. Il Manifesto, come è noto a chi ha avuto modo di dargli una opportuna lettura, mette in evidenza le principali criticità rilevate, per poi proporre misure migliorative o risolutive dei fenomeni analizzati. Da allora nessuna iniziativa, a mia conoscenza, è stata presa a tal proposito. Eppure lo spunto del Manifesto era ed è interessante. Una politica attenta, che con i nuovi media, che i nostri politici conoscono ed utilizzano bene, è sotto i riflettori sempre di più, avrebbe dovuto dare seguito all’evento per coinvolgere i tanti cittadini che, malgrado tutto, si interessano delle questioni civiche delle comunità in cui vivono. Anche quando, come è avvenuto nella nostra comunità (ma la stessa cosa sta avvenendo in altri comuni del nolano) l’intera maggioranza consiliare, che amministra Saviano, passa in massa con la formazione di Alfano, il Nuovo centrodestra, si pensa bene (è un eufemismo, chiaramente) di farlo sotto silenzio e senza coinvolgere i cittadini o, in misura minore, almeno quelli che li hanno eletti. Questo atteggiamento, poco intelligente e poco opportuno, denota un vecchio vezzo dei nostri “ruspanti” politici, uno scarso rispetto per i cittadini, per gli elettori. Cosa ci vuole a comportarsi in maniera diversa e più appropriata? Poco, a mio avviso, tanto, evidentemente, per loro. Avere la capacità di coinvolgere le cittadinanze sui problemi della comunità, sulle scelte politiche, richiede intelligente umiltà che, purtroppo, scarseggia dalle nostre parti. Soprattutto è necessaria una capacità al confronto, al dialogo, all’ascolto che sono doti non comuni. Ma che, chi decide di fare politica, chi si candida e diviene amministratore di una comunità deve possedere, soprattutto se presume di essere intelligente che, è bene sottolineare, è cosa diversa dall’essere furbo. Immaginare, stupidamente, che limitarsi a fare presenzialismo, a fare passerella sia fare politica è assolutamente sbagliato e riduttivo del ruolo rivestito. Fare proselitismo amando e stimolando il dibattito delle idee, il confronto culturale, da’ maggiore risalto alla politica e a chi la fa. Prendere una volta in considerazione quanto viene dal territorio, dal punto di vista dei contenuti culturali, non è riduttivo del ruolo da svolgere nella quotidianità. Ascoltare la voce di chi per professione, passione, si occupa di cultura, di formazione e di istruzione sul territorio , è cosa buona e giusta. Soprattutto si dimostra attenzione intelligente anche a chi, per cultura e personalità, non fa il cortigiano o il pagliaccio di corte. Consente a chi fa politica, e non vive il territorio (causa il sistema elettorale) solo per le passerelle tra sagre e feste rionali, nell’ascoltare dalla viva voce dei cittadini i problemi, le ansie e le aspettative, di delineare e declinare proposte, suggerimenti, soluzioni appropriate. Cioè di fare politica in maniera intelligente. Limitarsi, come succede in diversi casi, a nominare il cortigiano di turno per un incarico per cui non ha competenze, o fare arrivare qualche contributo per qualche sagra o festa rionale, che nulla aggiunge al miglioramento(come da propaganda) del territorio, è un modo di fare politica clientelare che, come sempre più è evidente, ha fatto il suo tempo ed è per niente produttiva per le comunità che si onora di rappresentare. Uscire dal proprio particolare, per misurarsi veramente sui problemi del territorio, significa possedere la capacità del confronto, necessario requisito per far crescere le nostre comunità, che in sede prestigiose si rappresentano. Ed è quello che, modestamente, si invita a fare ai politici del territorio, che si ritengono all’altezza del compito e della sfida a loro lanciata con il manifesto prodotto dal Circolo Duns Scoto di Roccarainola. ■

ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167) Continua dalla 1ª pagina

DECRETO “TERRA DEI FUOCHI” Enzo Trocchia

DECRETO TERRA DEI FUOCHI (breve sintesi) Ambiente: il decreto Terra dei Fuochi e Ilva. Con il decreto legge sulle "emergenze ambientali", al quale il Senato ha dato l'ok definitivo dopo le modifiche della Camera, il governo Letta affronta questioni drammatiche e annose come lo smaltimento illegale e la combustione di rifiuti industriali nella Terra Dei Fuochi in Campania e l'accelerazione del risanamento dell'Ilva. Agricoltura in Campania: sicurezza delle produzioni di eccellenza. La Terra dei Fuochi è soprattutto una zona di produzioni agroalimentari di eccellenza, come le mozzarelle di bufala. Per questo l'articolo 1 del decreto prevede, in Campania, il monitoraggio dei terreni e delle falde acquifere, al fine di verificare l'eventuale presenza di contaminanti causata dallo sversamento e dalla combustione dei rifiuti. La mappatura dovrà distinguere i terreni dell'agricoltura "food" da quelli destinati ad altre colture. Gli istituti e le agenzie statali e regionali che già dispongono di alcuni dati, come l'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente della Campania, dovranno effettuare indagini, anche col telerilevamento e presentare una relazione ai ministeri dell'agricoltura e dell'ambiente, contenente proposte sugli interventi prioritari di bonifica. Bonifica dei terreni dai rifiuti e screening sanitario della popolazione L'articolo 2 riguarda le azioni e gli interventi di monitoraggio e tutela della salute nei territori della regione Campania. Viene istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri un Comitato interministeriale di coordinamento e indirizzo delle attività di monitoraggio e tutela. Un'apposita Commissione avrà il compito di adottare e coordinare un programma straordinario di interventi per la bonifica dei siti, la tutela della salute e il rilancio economico dei territori. La popolazione residente nei Comuni della Campania verrà sottoposta ad uno screening sanitario gratuito. Prevista maggiore informazione ai cittadini, anche con la pubblicazione dello studio "Sentieri" dell'Istituto Superiore di Sanità sui Siti di interesse nazionale della Campania, che verrà prolungato oltre il 2009. L'articolo 2 bis attribuisce al Prefetto della Provincia di Napoli il coordinamento del contrasto delle infiltrazioni mafiose nelle opere di monitoraggio e bonifica dei siti. Nel complesso, tra stanziamento di fondi statali, utilizzo di risorse provenienti dalla confisca dei beni alle organizzazioni criminali della Campania e recupero di fondi regionali, si mobilitano circa 500 milioni di euro per le bonifiche dei siti inquinati. Combattere i roghi: il nuovo reato di combustione illecita. L'articolo 3 riguarda la combustione illecita di rifiuti. Si introduce nell'ordinamento una specifica figura di reato che pre-

vede la reclusione da 2 a 5 anni per chi appicca il fuoco a rifiuti abbandonati o depositati in aree non autorizzate. Le pene sono aggravate nel caso che i delitti siano commessi nell'ambito dell'attività di un'impresa o di una attività organizzata. I Prefetti delle province della Campania possono avvalersi di personale militare delle forze armate, per un massimo di 850 unità di personale, mentre per agevolare le indagini viene potenziato lo stanziamento in favore del Corpo forestale dello Stato. L'articolo 4 stabilisce quando, in caso di reato ambientale e di intervento dell'autorità giudiziaria, possano proseguire i procedimenti di competenza dei ministeri dell'Ambiente, dell'Agricoltura e della Salute. L'articolo 5 proroga al 31 dicembre 2015 la gestione commissariale per la messa in sicurezza e bonifica delle aree di Giugliano (Napoli) e dei Laghetti di Castelvolturno (Caserta). L'articolo 6 semplifica e accelera il procedimento di nomina dei commissari straordinari per gli interventi contro il dissesto idrogeologico. Ilva L'articolo 7 modifica l'art. 1 del decreto legge 61/2013 convertito, con modificazioni, dalla legge 89/201. Viene cambiata la procedura di approvazione del piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria dell’ILVA di Taranto, specificando la portata dello stesso piano e le sue relazioni con le prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.). Si rafforzano i ulteriormente il ruolo e i poteri del commissario straordinario per l'attuazione delle misure del piano ambientale, definendo più precisamente tempi e modalità di esecuzione delle misure necessarie a questo scopo. Di particolare importanza è il potere assegnato al commissario di reperire le necessarie risorse, anche con il ricorso all'aumento di capitale vincolato al compimento del piano stesso e alla concreta messa in opera delle prescrizioni previste dall'Aia. L'articolo 8 prevede un'indagine supplementare sugli inquinanti dei terreni della zona Ilva e che i risultati siano comunicati alla Regione Puglia e all'Agenzia regionale per la Protezione dell'Ambiente (Arpa) pugliese. Anche in Puglia si autorizza uno screening sanitario gratuito per la popolazione. L'articolo 9 prevede misure per le imprese di interesse strategico nazionale in amministrazione straordinaria. Viene disposta la proroga dei termini di durata del programma e il potere dei commissari, nei casi in cui le vendite di aziende in amministrazione straordinaria siano oggetto di controversie di natura giudiziale, di negoziare con l'acquirente modalità gestionali volte a garantire l'ordinata prosecuzione dell'attività produttiva, nelle more della definizione del relativo giudizio. ■

“ A R T E F U O R I ” N E L C A M PA N I L E D I S AV I A N O Dal gennaio scorso, artisti di rinomata fama espongono a turno una loro opera nel piano terra del campanile di Saviano, da tempo adottato come museo estemporaneo d’arte figurativa. Ciascuna esposizione ha la durata d’un mese. Nelle foto qui sotto, a sinistra il settecentesco campanile della Chiesa di San Giacomo Apostolo in Saviano; a destra, il suo piano terra adibito a sala d’esposizione. ■


ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167)

Comune di Nola: Il caso di un Dirigente reintegrato in servizio grazie alla Decisione del Giudice Del Lavoro del Tribunale di Nola.

UNA STORIA DI ORDINARIA (PUBBLICA) AMMINISTRAZIONE Giovanna De Sena roprio così! Si tratta di una storia assurda, se non fosse, purtroppo, vera. E' una di quelle storie che ti rovina la vita, proprio come quando al mattino di una qualsiasi giornata che si prospetta normale, esci di casa e un auto ti travolge. È una storia che può succedere quando lavori nella Pubblica Amministrazione - anche se certamente non capita solamente lì - a dispetto del mito del lavoro tranquillo e del posto sicuro (forse è così, ma solo per i leccapiedi, gli inetti e i vili). Forse anche a voi sembrerà tanto più assurda proprio per il fatto che accade in quel luogo, immaginario e reale allo stesso tempo, che dovrebbe ed ha la pretesa di essere depositario di regole, certezza del diritto, trasparenza, imparzialità e buon andamento. È una storia che va raccontata, a onore di coloro cui verosimilmente è capitata la stessa cosa e perché possa giovare a coloro cui potrebbe capitare domani. È una storia con vari protagonisti, anche se ovviamente, come in tutte le storie, ci sono i primi attori e le comparse. Protagonista (nel bene), l’architetto Giacomo Stefanile funzionario tecnico dipendente del Comune di Nola e antagonista (nel male) il Sindaco Geremia Biancardi. La storia comincia nel 2010, con l'avvento della nuova Amministrazione Comunale guidata da Biancardi con la proposta di Giunta n. 47 del 09/03/2010 di conferire all’arch. Stefanile l’incarico di dirigente a tempo determinato dell’Area delle Politiche Sociali e delle Attività Culturali. Proposta che si concretizza successivamente in data 23/03/2010 con la sottoscrizione del contratto per un periodo non superiore alla scadenza del mandato sindacale e prosegue fino al 13/06/213, data in cui il sindaco emette Ordinanza Sindacale di revoca dell’incarico dirigenziale adducendo a giustifica la generica necessità di contenimento della spesa pubblica. Dico “generica” perché difatti a monte di tale decisione non si sono trovate né tracce circa l’esistenza di un atto di macra organizzazione tendente all’accorpamento dei Servizi comunali, né riscontri in direzione di una ridisegna-

zione della pianta organica dei dirigenti. L’Architetto Giacomo Stefanile, rappresentato e difeso dall’Avv. Lucia Casaburo, fa ricorso al giudice del lavoro presso il tribunale di Nola avverso il provvedimento di revoca dell’incarico conferitogli “per tutta la durata del mandato elettivo del sindaco” ma difatti interrotto un anno prima di tale scadenza. “…. Conclusivamente la domanda va accolta e, accertata l’illegittimità dei decreti sindacali n.110 del 13/05/2013 e n.128 del 13/06/2013, va disposta l’immediata reintegra del ricorrente nelle funzioni di Dirigente delle Politiche Sociali e delle Attività Culturali fino alla scadenza del mandato elettivo del Sindaco in carica e il conseguente pagamento delle retribuzioni maturate e condanna il Comune resistente al pagamento delle spese di lite come per legge…”. È quanto ha stabilito il Tribunale del lavoro di Nola in data 21 gennaio 2014 ponendo fine alla sgradevole querelle per la soddisfazione del ricorrente e soprattutto per il suo legale Avv. Lucia Casaburo, professionista seria, affidabile e competente che con il suo impegno di indiscutibile rilevanza, unito ad una decisa e inequivocabile posizione nella difesa del caso ha dato un chiaro e significativo messaggio all’attuale amministrazione nolana: “Basta col mettere in atto procedure scorrette in danno dei diritti di dipendenti moralmente e intellettualmente onesti”. E proprio a proposito di onestà, oltre alla ricostruzione riepilogativa dei fatti, sento di poter aggiungere qualche riga per amore della verità e per fare quelle necessarie precisazioni che sole possono aiutare a capire ciò che può succedere in questi tempi caotici in un’amministrazione pubblica e di quali pressioni può essere capace un politico qualora prenda di mira quelle persone in qualche modo incompatibili col “sistema”. Innanzitutto, la cosa più singolare, quella che immediatamente salta all’occhio in questa vicenda, è comunque l’imbarazzante doppio ruolo del primo cittadino: Sindaco e avvocato! Sono due logiche contrapposte, due mondi diversi che però in questo caso entrano stranamente in condivi-

sione. Fossimo in un paese normale, un sindaco che prima ancora di esercitare il “mestiere” di politico è in primo luogo avvocato, ossia colui che favorisce il rispetto e la consapevolezza del diritto, non cederebbe alla perversa logica che sempre più spesso guida gli uomini di potere, tra l’altro sempre meno in grado di guardare alla sostanza, legati come sono ai lacci di un garantismo che pare deformarsi in aberrazione. Nel caso specifico, vista la decisione del giudice, il SINDACO ha chiaramente prevalso sull’ UOMO di legge, permettendo di erigere un muro tra una questione di diritto e un maldestro provvedimento amministrativo. Infatti ci si chiede come può un tecnico della legge, di cui si apprezzano le notorie capacità professionali, non capire che stava commettendo un grossolano errore? Piero Calamandrei grande giurista sosteneva che: “Gli avvocati non sono né giocolieri da circo, né conferenzieri da salotto: la giustizia è una cosa seria”, e stavolta un giudice è stato chiamato ad applicare la legge, così come un avvocato difensore ha fatto il meglio per il suo cliente, il quale, attenzione, non è stato allontanato dal suo ruolo per negligenza o ladrocinio, ma esclusivamente per motivi discriminatori che, grazie alla puntuale ricognizione dei fatti, da parte dell’avvocato Casaburo, il giudice ha appurato e condannato. L’Architetto Stefanile, che personalmente, ho conosciuto nell’ambito delle azioni che svolgeva per la salvaguardia del territorio durante la fase critica dell’emergenza rifiuti e della bonifica dei siti inquinati ed in occasione delle numerose attività a tutela del patrimonio storicoculturale del nolano, nonché a difesa delle fasce sociali più deboli della popolazione, ha sempre dimostrato di essere persona competente e seria, abituato a svolgere il suo lavoro con la dignità e la trasparenza che le sue funzioni richiedono; egli appartiene a quella limitata categoria (ahimè) di dirigenti che sanno tener fede al giuramento prestato di rispetto della legge e del principio di imparzialità; non abituato a inchinarsi davanti al potere e agli interessi di turno per assecondarne i capricci. A Giacomo Stefanile, che esce vittorioso da questa circostanza, va tutta la mia stima, l’augurio di una serena ripresa della propria attività lavorativa presso il Comune di Nola e non ultima la dedica con una eloquente citazione di Platone, con la quale mi piace chiudere : “ Chi compie un torto è sempre meno felice rispetto a chi quel torto lo subisce”. ■

L’INIQUA, INGIUSTA, INSOPPORTABILE, INTOLLERABILE

TA S S A

S U L L A

C A S A

Felice Romano ingrazio il Sig. Lorenzo Ferrara per la chiarezza con la quale ha posto in evidenza l’esasperata incertezza delle norme, attualmente vigenti, per la tassazione sulla casa, la preoccupazione civica espressa per il minore gettito incassato dal Comune, dovuto alla rimodulazione dell’imposta dal vecchio al nuovo regime, le rassicuranti intenzioni dell’Amministrazione Locale volte ad evitare aumenti tariffari. Dal punto di vista dell’amministratore è difficile non essere d’accordo con lui, tuttavia, qualche considerazione sull’argomento si può fare. La casa, bene di primaria necessità, che la maggioranza dei cittadini di questa Repubblica, ha realizzato con il proprio lavoro, fino agli inizi degli anni novanta non era al centro dell’attenzione del fisco, anche se la rendita catastale di essa, evidenziata in dichiarazione, costituiva un incremento di reddito, sottoposto ad aliquota progressiva. Tassazione simbolica, ma tollerabile, non a tal punto da sentirsi offesi. Detto bene, comunque posseduto, si caratterizza come elemento di costo, il cui ammontare, cifra sborsata per la costruzione o l’acquisto, è già carico d’imposta per materiale e mano d’opera impiegata, costi che si ripresentano di anno in anno per spese di ristrutturazione e manutenzione del bene medesimo. Dalla casa, anche l’Ente Locale, beneficia di un sensibile introito di cassa, configurabile negli “oneri di urbanizzazione”, i cui proventi, derivanti dalle concessioni edilizie, dovrebbero essere utilizzati per le opere indispensabili per urbanizzare l'area interessata all'intervento edilizio. Il cittadino possessore di immobile, dopo aver adottato comportamenti virtuosi come lavoratore, risparmiatore, investitore in pietre senza fine speculativo, onesto contribuente per il tributo pagato allo Stato, benefattore dell’umanità per la circolazione virtuosa dei suoi talenti, perché deve essere ancora mortificato e condannato per la vita a sopportare una imposta indigesta, dovuta a cattiva amministrazione, sperperi ed alla “diligente e assennata” confusione con la quale la classe dirigente lavora? A questo punto, anche le pietre gridano un roboante: NO!

NO: perché nelle Sedi Istituzionali, tutto l’inutile viene discusso, tranne decidere di fare una riforma fiscale seria e non nelle versioni arlecchinesche cui la politica italiana ci ha abituati, con l’esercizio annuo della dilapidazione delle risorse che si raccolgono con le imposte. NO: perché le imposte pagate non vengono impiegate nella creazione di altra ricchezza, ma tendono ad arricchire una burocrazia lenta ed inefficiente, i cui costi risultano stratosferici per la sovrapposizione di competenze e il conflitto di esse porta, inevitabilmente, i conti fuori ordine. NO: perché vigono troppi Enti Statali e Locali, in teoria, creati per snellire le funzioni dello Stato, ma nel sistema Italia, hanno finito per creare tanti microstati centralizzati, con dilatazione della spesa e della rendita del parassitismo sociale. NO: perché la Costituzione chiama il cittadino a concorrere alle spese pubbliche secondo la propria capacità contributiva, intesa questa come disponibilità economica a concorrere al fabbisogno finanziario dello Stato, dopo aver sottratto quel “minimo vitale” che serve all’individuo per garantire, a sé e alla sua famiglia, una vita dignitosa. La Costituzione non fa alcun accenno a rendite catastali da rivalutare con un atti d’imperio su cui incardinarci una tassa. NO: perché siamo il paese in cui il Quirinale costa più della Casa Bianca; una sola persona copre 25 incarichi presidenziali; la corruzione costa 60 miliardi allo Stato; l’evasione annua 160; siamo pieni di falsi invalidi e finti poveri; ai legislatori piace fare le leggi, ma sono i primi trasgredirle; “un dirigente comunale di Caserta guadagna più di Angela Merkel”, (Italia Oggi del 21 novembre 2013), e quanto rappresentato è solo la punta di un iceberg, ma il materiale sommerso sicuramente è di entità maggiore. I fautori della tassa sulla casa, a parte l’invidia ed il rancore sociale covato, dicono che essa esiste in tutti gli altri paesi europei. È Vero. Ma negli altri paesi europei, non vigono gli altri ammennicoli di addizionali e sopratasse regionali, provinciali e regionali vigenti in Italia, i centri da urbanizzare vengono, prima, forniti delle infrastrutture neces-

sarie, le tasse sul reddito sono di entità minore, come pure l’IVA, i corrotti vanno in galera e ci restano per la pena stabilita, la burocrazia funziona e tende a facilitare i bisogni del cittadino e non a complicarli, in materia fiscale non vige l’incertezza ed il delirio paranoico che il fisco italiano ci propina, quotidianamente, con irriguardosa sfrontatezza ed insopportabile provocazione, rendendo ancora più pesante l’atmosfera sociale, già poco piacevole. In un momento di difficoltà, può essere, anche, comprensibile che i contribuenti siino chiamati ad un contributo straordinario, ma applicare una imposta su un bene improduttivo, deperibile e deprezzabile nel tempo, perché la “fame di soldi” dello Stato non si attenua mai, è una mortificazione continua, soprattutto per la mancanza di volontà a dar inizio ad un’azione seria di risanamento del bilancio, iniziando dall’eliminazione dalle Regioni, rivelatesi mangiatoie di ladruncoli professionisti muniti di tessera di partito, fonti di sprechi, di privilegi e vitalizi d’oro. Non so quanto il Ferrara condivida le considerazioni accennate, ma i Sindaci, che sono gli amministratori dell’Ente più vicino al cittadino, conoscendo bene “botte e bevitori,” dovrebbero astenersi dall’applicare questo tributo dannoso e impopolare preteso dallo Stato Sovrano, latrocinium magnum, secondo Sant’Agostino. Alessandro il Grande, avendo incontrato un pirata, gli chiese perché esercitasse quell’orrendo mestiere. “Faccio quello che fai tu”, rispose l’altro, “ma in piccolo. Siccome ho una sola nave, io sono un pirata; tu, perché hai una flotta, sei grande sovrano”. Ma quelli erano tempi in cui non circolavano le tavole di Mosè. (Piazzolla, 8/02/2014) ■


ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167)

La supponenza e la protervia degl’ignoranti uno dei grandi problemi di Viasano.

È SOLO UNA QUESTIONE DI PUNTI... DI VISTA? Gennaro Ambrosino l paese da qualche tempo viveva momenti di disagio. I cittadini, quasi del tutto abbandonati dalla politica locale, vivevano sempre più la condizione di sudditi. La situazione economica generale mostrava segni tangibili di crisi anche nella piccola comunità, con crescente disagio sociale, soprattutto nelle fasce più deboli che, per la verità, si ingrossavano sempre di più. I giovani, condizionati anche da una cultura modesta e da scarsa informazione, si rifugiavano sempre di più a comunicare, nel chiuso della propria stanza davanti a un pc, attraverso i social network, accentuando problemi e condizioni di disagio. La televisione commerciale, ormai imperante da trent'anni, con i suoi messaggi aveva contribuito non solo a distruggere il tessuto connettivo della società ma, anche, a creare tantissimi pseudo competenti su tutto, purché rigorosamente in possesso di scarsissima conoscenza su niente. E fu così che all'improvviso (ma, come abbiamo visto, tutto veniva da lontano) vi fu una repentina mutazione genetica. Il primo esemplare di questa mutazione fu un signore che ogni qualvolta proferiva parola, su qualunque argomento, esigeva dagli astanti la fede più assoluta. Capitava, a volte, che anche quando gli si dava ragione accusava il malcapitato di non capire niente. La mutazione lenta cominciò dalla sua testa: si trasformò in un punto esclamativo. Il viso si era allungato e un poco ristretto e il collo allungato anch'esso (alla Modigliani, per intenderci) aveva assunto la forma grafica del punto. Inizialmente furono interpellati medici e scienziati, esperite le indagini del caso, prodotte analisi i cui risultati non spiegavano, affatto, da dove prendesse piede questa sindrome. Ma, dopo qualche settimana, come per incanto, il paese di Viasano ebbe la sgradita sorpresa di vedere crescere il numero dei soggetti “punto esclamativo”. Il fenomeno cominciò a interessare la comunità intera, non solo quella scientifica. La preoccupazione cominciò a serpeggiare provocando, in alcuni casi, fenomeni preoccupanti anche di crisi di identità. Tutti erano, improvvisamente, diventati esperti di tutto con baldanza e supponenza. Tutto era aggravato e reso inspiegabile da un pauroso crollo nella vendita di giornali, riviste e libri. Quasi più nessuno leggeva o avvertiva la necessità di farlo. Tutti, improvvisamente, erano diventati dotti e ostentavano questa scienza anche con scritti sulla stampa locale, con qualche puntata “all'estero”. Si discettava di tutto immaginando di apportare notevoli benefici alla cultura cittadina. Vi era anche qualcuno tra questi “punti esclamativi” che, forte di una voce tenorinale (si dice così?), riteneva di dover obbligare anche chi era lontano ad ascoltare le sue dotte disquisizioni in merito a tutto lo scibile umano. I pochi (alcune decine di concittadini) che veramente avevano letto, studiato e continuavano a leggere dominati dal dubbio, vivevano ai margini della comunità, quasi dimenticati ed oscurati dalla virulenta presenza di questi nuovi scienziati. Tutto sembrava prendere una brutta piega per l'intera comunità. Il dibattito, che non era mai stato particolarmente brillante nel paese, si azzerò del tutto. Tutti parlavano e nessuno ascoltava più. Ognuno era preso dalla voglia sfrenata di ostentare il suo “certificato” non sapere, sovrapponendo la propria voce a quella degli altri. Nessuno era più capace di esprimere un concetto di senso compiuto. Era un continuo interrompersi e sovrapporsi nell'elargizione di quel-

le che, in tempi normali, erano considerate delle vere e proprie stronzate. Quando sembrava tutto irrimediabilmente acclarato, successe un fatto che scompaginò i piani dell'esercito dei “punti esclamativi”. Arrivò nel paese un forestiero che cominciò a prendere contatti con la comunità. Fu sorpreso di essere arrivato in un paese dove la stragrande maggioranza sproloquiava di tutto e su tutto. Era un uomo saggio che aveva studiato e letto molto. Ebbe il dubbio, di primo acchito, di essere uno sprovveduto, di avere perso tempo e, soprattutto, che il suo sapere era inutile in quel consesso. Poi, attinte le notizie relative alla mutazione che aveva caratterizzato la cittadina, quasi nella sua interezza, e ascoltato con attenzione, senza mai intervenire, gli spropositi che venivano fuori dalle intemerate di piazza, cominciò a capire che cosa poteva e doveva fare per salvare se stesso, la sua famiglia e gli altri concittadini relegati in una “riserva”. Don Saverio, così si chiamava il saggio forestiero, capì che il primo passo da compiere era quello di canzonare, prendere in giro, questi novelli soloni. Lui che era un appassionato di cinema mise mano ai suoi ricordi ed ebbe la folgorazione. Doveva comportarsi seguendo la semplice, ma efficace, filosofia di Don Ersilio Miccio, il mitico personaggio tratteggiato dal grande Eduardo, nel bellissimo “L'oro di Napoli” di Vittorio de Sica. Cominciò ad intervenire in qualche discussione ponendo soltanto delle domande che, nella semplicità, mettevano in difficoltà il saccente di turno: perché?, come mai? Queste semplici domande, unitamente ad un tono moderatamente canzonatorio, cominciarono a produrre qualche balbettio, qualche incertezza. Nel frattempo Don Saverio era riuscito a contattare un poco di cittadini veramente colti e a farli partecipare, in maniera sistematica, nei vari crocchi di discussione presenti nel paese. Piano piano, presa coscienza della propria forza, della propria competenza, questo gruppo riuscì a produrre una falla sempre più vistosa nella pretesa sicurezza dei “punti esclamativi”. Il dubbio che era alla base del proprio pensare, dei tanti studi e delle tante letture, si incuneò lentamente, ma profondamente, tra gli “scienziati”. Piano piano i toni della discussione si stemperarono, cominciò a serpeggiare qualche malumore, fece capolino qualche giornale e qualche libro, necessario ed opportuno corollario per capire un poco in più di quello che era oggetto di dispute e discussioni. La colonia, rappresentata come detto da poche centinaia di unità, degli uomini di lettura, cominciò a prendere coraggio e a sottolineare con fragorosi rumori le “stronzate” che venivano proferite dai “punti esclamativi”. La presa di coscienza del ruolo da svolgere da parte dei “punti interrogativi”, consentì alla cittadina di ristabilire un minimo di ordine sociale e culturale, con un buon ridimensionamento dei tanti “ciucci presuntuosi” ed un ritrovato equilibrio. E fu così che, come erano comparse tante persone con il volto e il collo trasformati il fenomeno si ridimensionò. Tanti, guardandosi allo specchio, una mattina ritrovarono il loro aspetto normale. Certo il fenomeno non scomparve del tutto. Restarono imperterriti nelle loro convinzioni tanti concittadini con il collo allungato e con il segno del punto esclamativo. D'altra parte se la madre del cretino, come si dice, è sempre incinta, non possiamo sperare nella scomparsa di questa specie. ■

Per una Democrazia paritaria e partecipata

GRUPPO PD, PIÙ DONNE AREA NOLANA Maria Lucia Nusco l gruppo PD, Più Donne è parte integrante del coordinamento PD Aea Nolana. Noi democratiche promuoviamo la convinzione che le donne, proprio in quanto donne, e cioè assumendo l'appartenenza ad un genere non come un puro dato di fatto ma come una decisione caratterizzante che istituisce una propria identità e valenza politica, possano dare un degno e significativo contributo all'azione del Partito Democratico in ogni ambito della vita sociale, politica e culturale. Tale contributo, acquisisce la propria peculiarità e mantiene in tal modo la sua importanza laddove ha origine dalla volontà di valorizzare la differenza di genere, pur mantenendo inalterata l'unità di vedute; nonché, di far conoscere, riconoscere e inserire nel dibattito uno specifico punto di vista, quello femminile, attraverso la ricerca, la documentazione e la sperimentazione di nuovi strumenti tesi a contrastare la discriminazione di genere in ogni ambito della politica e della società civile, e delle istituzioni Più Donne può creare un circolo virtuoso incisivo, non solo per confrontarsi in modo nuovo e positivamente differente rispetto alle logiche fino ad ora in uso con i problemi che l'attualità ci pone dinanzi, ma anche per modificare l'elenco delle priorità stesse del vivere insieme. Tra queste spicca certamente la valorizzazione di attività volte fondamentalmente alla cura delle persone, dell’ambiente, dei beni comuni, al fine di migliorare la qualità della vita e garantire gradi sempre più elevati ed efficaci di giustizia sociale. Il gruppo Più Donne, dunque, invita tutti il 9 Marzo nelle piazze di Saviano, Camposano, Marigliano e Nola per un Flash Mob organizzato al fine di ricordare, promuovere e porre all'attenzione generale i temi caratterizzanti del gruppo, dalla denuncia della violenza sulle donne in generale, alla promozione della battaglia per raggiungere pari diritti, dignità e valore tra donne e uomini nel lavoro, nella vita politica e nelle istituzioni. Tutti sono invitati a partecipare, basta indossare un qualsiasi indumento, un nastro o un simbolo rosso ben visibile. Musica e balli contribuiranno a creare l'atmosfera giusta per far risaltare la partecipazione e l'attenzione collettiva per le questioni. Insieme per una manifestazione coinvolgente, volta non solo a ricordare e celebrare, ma soprattutto a costruire. Il gruppo "Più Donne" intende istituire i seguenti servizi allo scopo di rendere concreta la propria azione sul territorio: Ascolto donna; Consulenza legale, medica e psicologica gratuita; Eventi tematici. A tale proposito il gruppo Più Donne sta organizzando una giornata di prevenzione del tumore alla mammella, in collaborazione con l'associazione Underforty. Tra poco più di un mese il dott. Massimiliano D'Aiuto dell'Istituto dei Tumori Pascale di Napoli effettuerà gratuitamente visita ed ECOGRAFIA nei Comuni di Saviano, Nola, Camposano e Marigliano a tutte le donne, dai 18 anni in su, che avranno dato la loro adesione prenotandosi presso i circoli PD dei suddetti Comuni. La presenza e l’impegno delle donne nella politica e nelle istituzioni è indispensabile per rinnovare e migliorare la politica e le istituzioni. ■

Luigi Vecchione

“IL GRANDE VECCHIO DEL SENTIR NOLANO”

Luigi Vecchione sul balcone del suo attico in Via Vivenzio, Nola 27 agosto 2006 (foto V. A.)

avevo definito così, forse in una mia nota introduttiva ad un suo libro. Perché Luigi Vecchione, seppur ultranovantenne, conservava integro e geloso l’amor per la sua Nola, e per la sua storia: città antichissima, più di Roma si dice, famosa per Augusto e per “l’acqua negata a Virgilio”, per Paolino e i Gigli, per Bruno e Tanzillo; madre di scienziati, letterati, artisti, militari e prelati di prim’ordine, culla eletta di religiosità, ma anche di rivolgimenti civili significativi per le sorti nazionali. E lui, bibliofilo d’autentica marca e di spaziosi interessi, ne custodiva le memorie, più ancor che nella sua ricca pinacoteca, nella sua vasta biblioteca di storia locale, archivio prestigioso dell’universa memoria del Territorio Nolano, tant’è che la sua panoramica casa incombente sul ’48, e che egli non senza orgogliosa compiacenza chiamava Attico di Via Vivenzio, era meta di studiosi d’ogni parte, e non solo dell’agro nolano. Era, infatti, un tenace promotore culturale, pubblicista e ispiratore di convegni di storia patria, vibrante suggeritore di studi su personaggi importanti, e tuttavia sconosciuti, della patria Nola. Era, inoltre, autore egli stesso; e talvolta editore delle sue cose. Il 28 dicembre 2013, “Il grande vecchio del sentir nolano” si congedava dagli affetti terreni, dagli amici, dai suoi libri, dal mondo. Un’altra preziosa tessera si staccava dal variegato mosaico della Cultura Nolana, ed un’altra luminosa corona s’appendeva al famedio cittadino. Il giorno dopo, familiari, amici, concittadini ed Autorità andavano a rendergli omaggio nella Cattedrale di Nola, che, ormai per tradizione, dinanzi all’altare maggiore ai piedi della Vergine coronata di luce, ospita per l’intera giornata le spoglie degli gli spiriti magni della Città paoliniana. (Vincenzo Ammirati) ■


ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167)

QUALCUNO CON CUI CORRERE Pierluigi Perretta ualcuno con cui correre è uno spot al running ma anche un libro di David Grossman. Assad e il cane Dinka corrono per le strade di Gerusalemme alla ricerca del padrone dell’animale abbandonato, che si scopre essere Tamar, una sedicenne fuggita di casa per cercare Shay, il fratello tossicodipendente, messo alla porta da genitori rigidi e impacciati nel gestire una vicenda più grande di loro. Assad e Tamar sono due anime affini che si annusano, si guardano di sottecchi, con un sentimento che li unisce e consente loro di fare loro cose difficili, pericolose e giuste per ritrovare e (forse) recuperare Shay. Allo stesso modo nello sport il lavoro di squadra può determinare risultati inimmaginabili per i singoli, con la sinergia tra persone anche sconosciute, la complicità e l’integrazione tra caratteri diversi. Il corridore ad ogni passo, solo con i propri pensieri, ripercorre la sua crescita, ricorda come era, come è stato e com’è, ognuno a suo modo ribelle e indipendente, eppure unito al “branco” accresce la disponibilità al sacrificio. La corsa ti mette di fianco qualcuno con cui poter parlare ma anche tacere, “Tamar pensò che non aveva mai incontrato nessuno con cui si sentiva tanto bene tacendo”… La corsa custodisce al suo interno la parte vergine dell’uomo, il pezzo puro ed incorrotto dell’animo che si sfida ad ogni passo con muscoli e fiato, che si congiunge alla natura senza corromperla. Tutti in fondo siamo un po’ fragili come Shay, eppure spiriti liberi come Dinka: per ciascuno la vita non è parca di problemi e insicurezze, di mezzo ad una grande voglia di esistere. Con lo sport un uomo ha cambiato il mondo. Mandela, ai mondiali di rugby in Sud Africa convinse bianchi e neri a tifare insieme per gli Spingboks, senza barriere. Quell’uomo dei miracoli, che chiamavano Madiba, è stato, fra mille cose, anche uno sportivo, il visionario che più di altri ha capito quanto nello sport il colore, l'età e la ricchezza non contino nulla, a cui più che la competizione piaceva “l’allenamento regolare e costante, l'esercizio fisico che la mattina dopo ti fa sentire fresco e rinvigorito”. “Un vinci-

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tore è un sognatore che non si è mai arreso” (cit. Mandela). Adesso che l’uomo dei miracoli ha chiuso gli occhi, tocca a tutti, a quelli che amano lo sport in prima linea, essere all’altezza dei suoi sogni. A Saviano, nel nostro paese ci stiamo provando. Un tratto dell’Alveo Santa Teresella, all’inizio di via Tappia Furignano, da via Generale Alfieri e fino alla località Tabacchi, è stato recentemente riqualificato, creando ai suoi bordi un percorso podistico inaugurato in data 14/12/2013. Dopo le denunce degli ambientalisti e dopo 2 anni dall’esondazione del Santa Teresa, un tratto di alveo di 1,5 km, finora stracolmo di rifiuti e residui vegetali di ogni genere, è stato bonificato, con l’asportazione della spazzatura che ostruiva il letto del corso d’acqua borbonico, che scende dalle pendici del Monte Somma. Quasi in concomitanza con questo evento, è stata fondata l’associazione ASD Running Saviano, presieduta pro tempore dal dott. Giuseppe Franco, grazie all’impegno profuso dall’assessore Ciccio Ferrara, dai soci Raffaele Annunziata e Nestore Nappi, dal tesoriere Giammario Meo, ed in generale da tutti i “tifosi” di Saviano appassionati di sport. L’associazione può annoverare già 60 iscritti, pur avendo iniziato l’attività agonistica soltanto ad ottobre dell’anno scorso con l’iscrizione di propri atleti alla gara podistica di

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Cosa cambia per gli stabilimenti italiani e per il nostro territorio

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Daniele De Somma a Fiat diventa Fca, Fiat Chrysler Automobiles, multinazionale dell’auto con sede legale in Olanda, tagliando definitivamente i ponti con la sua storia di storico marchio dell’auto italiana. La notizia è rimbalzata dai giornali, ai cancelli dello stabilimento Gian Battista Vico, fino alle strade cittadine di tutto il territorio della provincia di Napoli. A pieno regime infatti la vecchia AlfaSud da lavoro a circa 3mila dipendenti, senza contare tutte le ditte grandi e piccole che alimentano l’indotto, e le attività connesse, come alberghi e negozi. Un vero patrimonio del lavoro, fondamentale per tutta la nostra economia. «Non credo che cambierà qualcosa dal punto di vista della produttività – ha commentato il sindaco di Pomigliano d’Arco Lello Russo – e penso che non ci saranno ripercussioni sui siti produttivi e dunque sugli operai. Il problema vero riguarda la rappresentanza: purtroppo Fiat non è più italiana». Concetto ribadito anche da Gerardo Giannone, cassaintegrato Fiat, ex delegato Fim Cisl e fondatore dell’associazione “Classe Operaia”: «Per Pomigliano non cambia nulla: L’Fca dovrà rispondere ad eventuali vertenze in base alle leggi nazionali del paese d’appartenenza del singolo stabilimento, come già avviene ad esempio per Polonia e Serbia. La Fiat non esiste più, oggi è una multinazionale collegata a Chrysler proiettata sul mercato mondiale. Dobbiamo pensare che è come se la Volkswagen o la Ford siano venute ad investire in Italia». Per ora di certo sappiamo che ad inizio marzo partirà l’investimento per le nuove presse allo stampaggio,

preambolo della produzione del “Pandone”, la nuova Panda a 7 posti, e passaggio determinante per confermare la cassa integrazione in deroga, alla voce “ristrutturazione”. Non conosciamo ancora il nome commerciale di questa nuova vettura, ma le indiscrezioni dicono che dovrebbe competere

Somma Vesuviana. Il calendario podistico regionale prevede competizioni agonistiche ogni fine settimana, a cui puntualmente la società partecipa con propri iscritti e già apprezzabili risultati. Gli iscritti all’ASD Running Saviano hanno “adottato” il percorso podistico come punto di ritrovo ed hanno piacere nel poter vigilare che si mantenga pulito, con impegno nel denunciare alle autorità competenti eventuali abusi in tema ambientale. Il movimento quotidiano diventa non solo, dunque, antidoto contro obesità e ipertensione, ma anche strumento per riappropriarsi del proprio territorio. I dati dell’Osservatorio della Società Italiana di pediatria sfatano il luogo comune secondo il quale sport e studio non vanno d’accordo. Tale studio rivela che gli adolescenti che praticano più di 2 ore di attività fisica in orario extrascolastico hanno stili di vita più sani, vanno meglio a scuola e leggono più libri: gli “sportivi” hanno un rendimento scolastico migliore rispetto ai “sedentari”. In questa fase specifica di sviluppo l’esigenza di sport diventa, poi, ancora più necessaria considerando sia lo stile di vita sedentario, sia le abitudini alimentari spesso non corrette e sbilanciate in eccesso. Più attività fisica significa anche meno ore trascorse davanti alla tv e ad internet, che rappresenta un ulteriore elemento positivo, considerando le conseguenze negative che un utilizzo eccessivo di questi mezzi può provocare. Nella vita spesso, vuoi per il lavoro, vuoi per i mille impegni di ogni giorno, basta poco per distrarsi e perdere di vista la bellezza delle cose che possono riempire il cuore. A molti può succedere con lo sport. Con il passare degli anni si può arrivare ad un certo punto in cui credi che non c’è ritorno, in cui pensi che i vecchi traguardi non siano più alla tua portata. In queste situazioni serve una spinta, una scintilla che faccia scaturire di nuovo la passione, ed ecco che è intervenuto il percorso podistico, il poter riappropriarsi di un brandello di paese ed il ritrovarsi di vecchi e nuovi amici in un bel gruppo di persone. Tutto ciò insieme ad un pizzico di orgoglio, e non si può non cogliere questa sfida e dimostrare, prima di tutto a se stessi, quanto si valga e che risultati si possano raggiungere, a dispetto dei chili in più e del lavoro pressante. Così, dopo solo qualche mese, ci si può ritrovare a fare bilanci: chili persi, allenamenti portati a termine, chilometri macinati. L’obiettivo per lo sportivo è riuscire a continuare così, non mollare neanche con l’inverno e riuscire sempre di più a stupire se stessi, anche perché quando facciamo delle belle cose, diventiamo un po’ più belli anche noi. ■

C U R A

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P E P P E

T U F A N O

sia nel settore delle station wagon sia in quello delle suv. Dovrebbe essere prodotta a partire dal 2015. Nell’immediato allo stabilimento Vico dovrebbe arrivare a breve anche la nuova Lancia Y, che potrebbe far rientrare a lavoro almeno la metà degli attuali 1300 cassaintegrati. «Paradossalmente – racconta Giannone – nel 2016 Pomigliano potrebbe trovarsi nella condizione di dover assumere personale per produrre auto. Lo stabilimento Vico, se da un lato perde il marchio Alfa definitivamente, dovrebbe diventare il punto di riferimento italiano per la produzione di vetture di classe media». ■

TESSERAMENTO ASSOCIAZIONE PARROCCHIALE CATTOLICA “S. GIACOMO” SAVIANO - Il 6 gennaio 2014, dopo la messa vespertina celebrat a nella chiesa “San Michele Arcangelo” da Don Andrea Pesapane, ha avuto luogo, come da tradizione, il tesseramento degli aderenti all’ Associazione parrocchiale cattolica “S. Giacomo Apostolo”. Circa una trentina i tesserati della storica Associazione rinata nel 1992. (Saverio Falco). ■


ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167)

S E R V I Z I

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’ A S S O C I A Z I O N E

Meccanica di un Carnevale

S A V I A N O M I G L I O R E

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C U R A

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P E P P E

T U F A N O

Come i ragazzi di Sirico potrebbero cambiare il destino della festa e non solo…

DEV’ESSERE UN VOLANO

CARNEVALE: A SIRICO LA MUSICA È CAMBIATA

NON UN FRENO

Un esempio da seguire anche al di fuori della dimensione ludica

Editoriale di Peppe Tufano i avvicinano i giorni del Carnevale. Per quando sarà uscita questa edizione del giornale, la frenesia carnascialesca starà già facendo breccia (almeno ci si augura…) nei Savianesi, per cui è giunto il momento di riflettere sul volano e sul freno. Chi ha familiarità col concetto di meccanica sa che il volano è un piccolo pezzo del motore, destinato a “normalizzare” le spinte in modo da trasferire una accelerazione più uniforme e potente possibile alle ruote. In parole povere, secondo una metafora cara all’economia, il volano ha il compito di coagulare e coordinare al meglio le spinte per consentire una ripartenza veloce. Per lungo tempo, abbiamo pensato al Carnevale come al volano per l’economia e la cittadinanza Savianesi. Eppure, negli ultimi anni, questo volano ha smesso di funzionare o, per lo meno, non ha più portato i continui miglioramenti sperati (ed, almeno in parte, realizzati) in passato. Intendiamoci. Il momento di crisi è generale, ed è normale che lo spirito carnevalesco ne risenta, come tutto. Non è normale che ne scemi la passione e quindi va trovato rimedio: in questa stessa pagina raccontiamo la storia di uno dei comitati carnevaleschi più antichi, quello del Rione Sirico, che è riuscito a rinnovarsi, a non disperdere la passione dei giovani, a costruire un progetto per molti aspetti vincenti. Un esempio, in verità non isolato (come testimoniano gli sforzi di altri comitati), ma che abbiamo ritenuto particolarmente significativo per il Carnevale Savianese, proprio perché è uno dei rioni ritenuti (spesso a torto) più conservatori, a fornire una ricetta per il futuro, per far ripartire il Carnevale.

Fin qui il volano. Perché a ripartire deve essere anche e soprattutto Saviano, e ci si augura che il Carnevale non rappresenti addirittura un freno, un alibi per la cittadinanza. Perché sarebbe troppo comodo bilanciare l’apatia generale che da troppo tempo attraversa il nostro comune con poche settimane di impegno carnevalesco. Le iniziative sociali languono, lo spirito civico è in letargo semipermanente, l’indifferenza per il territorio e le sue sorti è lampante. Ed allora? L’invito è quello, tra un ballo ed una stella filante, di riflettere un po’ su come incanalare la passione di cui tutti siamo capaci (e che spesso esterniamo solo per Carnevale) per migliorare noi stessi, il nostro paese. 365 giorni all’anno. Non solo tra Quaresima e Pasqua. Per consentire una ripartenza veloce da questa stasi economica e morale. In fondo, è questo che fa un volano, no? ■

Peppe Tufano a un paio di anni è iniziata una minirivoluzione. Solo che in pochi, al di fuori della cerchia carnascialesca, se ne sono accorti. Un (nutrito) gruppo di ragazzi ha preso in mano le sorti del Comitato del Rione Sirico, ovvero dell’A.C.R.S. “Michela Polverino”. È stato eletto anche un nuovo presidente, Nello Franzese, appena trentenne. Si tratta di un rinnovamento deciso ma, a differenza di quanto avvenuto in passato, in situazioni analoghe, non c’è stata una rottura insanabile. Anzi. Sono stati i più “anziani” a favorire e caldeggiare questo deciso cambio generazionale e, sia pur tenendosi in disparte, non fanno mai mancare il loro apporto, quando viene richiesto. Si tratta di un laboratorio straordinario, che ci dimostra come anche nella città delle tre frecce sia possibile cambiare organigrammi ed associazioni, assecondando la passione dei giovani e responsabilizzandoli in modo da farne la nuova classe dirigente. Un esempio per il Carnevale Savianese e per Saviano in ogni ambito, ludico, lavorativo e sociale, che vogliamo sottoporre all’attenzione anche di chi finora non se ne è accorto. Abbiamo parlato con loro nel loro capannone, tradizionale centro nevralgico della vita siricana in questo periodo. E le risposte non sono state banali. D: È dai tempi della nascita dell'AGM che non si vedeva un rinnovamento simile: il Rione Sirico ha un presidente giovane e tanti giovani al lavoro; Cerreto si è incamminata sulla stessa strada; altri comitati, come Via Torre e La Vittoria, hanno, o stanno formando, gruppi di lavoro giovani, più o meno fissi; altri ancora, come il Rione Sena, hanno scelto nuovi presidenti più giovani. Si potrebbe quasi dubitare di tanta grazia: È rivoluzione vera, o sotto sotto sono sempre gli stessi di un tempo a "tirare avanti la carretta"? “Secondo noi la parola rinnovamento va di pari passo con la parola ringiovanimento, ma quello che intendiamo non è un ringiovanimento limitato alle persona, ma deve riguardare le idee; idee che dopo dovranno essere messe in pratica nei comportamenti di tutti. Siamo contenti e orgogliosi di aver fatto esplodere questa voglia di fare, ma vorremmo anche precisare che noi giovani facciamo parte del nostro comitato da sempre, forse con ruoli più marginali, ma ci siamo sempre stati; è da qualche anno che, sotto la sapiente ed esperta guida di alcuni membri più adulti del comitato, abbiamo cominciato a curare quasi tutti gli aspetti organizzativi del Carnevale, dall’ideazione alla progettazione del carro fino alla sua realizzazione che curiamo personalmente.” D: Ritenete di essere stati gli apri-pista del rinnovamento di questa generazione? Da quanto tempo portate avanti il ricambio? “Preferiremmo non si parli di ricambio generazionale, perché sembrerebbe quasi che noi giovani abbiamo soppiantato i vecchi, ma non è così: senza alcuni di loro, senza i loro consigli, avremmo commesso di certo tantissimi errori e, magari, non avremmo combinato granché. Anzi, cogliamo l’occasione per ringraziarli, per i consigli di cui abbiamo avuto bisogno, ma soprattutto per la fiducia e la responsabilità che ci sentiamo addosso, per la libertà di agire come meglio crediamo”. D: Come vi rapportate alle istituzioni? Sono state presenti? I rapporti con la fondazione? “Come già detto, crediamo che sia necessario un rinnovamento e un ringiovanimento, sia nelle idee che nelle persone, fate un po’ voi… Il Carnevale Savianese va rigenerato e riformato. Non crediamo sia utile continuare a portare avanti idee superate e stantie, e lo abbiamo fatto presente diverse volte negli anni, in diverse forme, senza paura di nessuno, in maniera magari forte, ma sempre civilmente. Eppure il nostro dissenso non ha trovato che consensi di facciata, mentre la nostra voglia di rinnovamento rimaneva per lo più inascoltata”. D: Avete idee o progetti per la crescita del Carnevale?, Intendiamoci, probabilmente senza la Fondazione, intesa come istituzione ed organizzatrice dell’evento Carnevale, non riusciremmo a rapportarci ad un evento di così grande

portata. Riteniamo evidente, però, che il nostro Carnevale stia da anni attraversando un periodo di stasi, se non di declino, perdendo passione ed appetibilità turistica. La colpa è di tutti: di chi lavora ai carri come, a maggior ragione, di chi ha la gestione del Carnevale. C’è mancanza di rinnovamento e di competenze specifiche: se non si cambia rotta c’è il rischio che la festa possa scomparire. Bisogna capire, secondo noi, che il cuore del Carnevale è rappresentato dai Comitati, non solo quei 15-20 giorni a ridosso del venerdì santo, ma tutto l’anno. Pertanto, è giusto, quasi inevitabile che della Fondazione entrino a far parte in pianta stabile persone scelte di comune accordo dai vari comitati. Questa è la nostra proposta, ma non vogliamo certo che sia una imposizione: in fondo, per usare una provocazione, con o senza queste riforme, con o senza coordinamento superiore, il Carnevale a Sirico è una passione che esisteva già prima, e che non andrà dispersa...” D: Grosso modo quanti siete? Qual è l’età media? “Siamo tantissimi, perché non ci siamo solo noi che curiamo la realizzazione del carro. Ci sono tanti altri che curano ogni aspetto correlato al carnevale, come le coreografie, gli eventi mondani, le serate a tema; partecipano praticamente tutti, indipendentemente dall’età, che, in fondo, è relativa.” D: Qual è il segreto di una simile passione, capace di attrarre giovani: cos'è x voi il Carnevale? “Il Carnevale per noi è Passione vera, tanti di noi sono nati col Carnevale a Sirico, quando erano i nostri genitori ad organizzare la manifestazione. Lo abbiamo sempre vissuto fin da piccoli. Il Carnevale per noi è anche un modo per incontrarci, rapportarci agli altri: è bello parlare con i membri degli altri comitati, confrontarci, magari anche sfotterci e sorridere insieme. Nessun segreto, quindi: basta la passione; basta capire che organizzare e realizzare un evento del genere non è solo una soddisfazione personale, ma è donare una soddisfazione anche a tutti coloro che, prima di noi, hanno lavorato benissimo e ora vedono riposta magnificamente la loro fiducia.” D: Ritenete che il vostro slancio ed il vostro coraggio nel cambiare possano essere di esempio o aiuto ai Savianesi anche in altri campi? “Non vogliamo arrogarci il diritto di poter cambiare in meglio le cose o addirittura la vita di alcune persone, ci basta sapere che la nostra passione riesce a donare un sorriso a chi ammira quello che riusciamo a realizzare; se poi il modo di vivere ed intendere il “nostro Carnevale” può servire da modello per un rinnovamento anche culturale del nostro paese, beh a quel punto saremmo soddisfatti doppiamente”. E noi, dal canto nostro, non possiamo che apprezzare, ed augurare al Comitato del Rione Sirico, l’A.C.R.S. Michela Polverino, ed agli altri che hanno seguito, o seguiranno, il loro stesso percorso, buona fortuna ed un felice Carnevale. ■


ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167) Scuola : Una riflessione sull’importanza dell’insegnamento delle materie umanistiche perché: «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza».

INTERVISTA AL PROF. FRANCESCO SEPE Giovanna De Sena biettivo Saviano incontra il Prof. Francesco Sepe, Dirigente Scolastico del liceo classico “G. Carducci” di Nola, nel suo ufficio di presidenza caratterizzato da un’atmosfera accogliente e rilassante, in grado di mettere chiunque a proprio agio. Tra libri, carte e computer si notano ai muri fotografie di tante classi e studenti , risalenti anche a tanti anni fa. INTERVISTA Partiamo a ritroso. Da quanti anni Lei è Preside di questo liceo? Questo è il terzo anno. Potrei sommare i cinque da alunno. Ma non c’è continuità tra i due periodi… Il servizio di preside e quello di docente, sebbene possano sembrare simili, in realtà, sono molto diversi. Qual è la differenza più rilevante? Questione di lente, di obiettivo. Bisogna saper usare lo zoom. Soprattutto saper aprire il campo. Alla vastità della psiche e alla complessità dell’organizzazione e dei sistemi. Però: che bello essere MAESTRO!... L’argomento scuola, in questi ultimi tempi, è più complesso e delicato che mai, anche e soprattutto in virtù di politiche di austerità che la stanno dissanguando, che stanno uccidendo la cultura e di conseguenza il futuro delle giovani generazioni. Lei ritiene che, come un’araba fenice, la scuola sarà in grado di rinascere dalle sue ceneri o continuerà a sopravvivere in questa condizione di precarietà? Nei momenti di crisi è facile intervenire sui servizi pubblici. Scuola e Sanità soprattutto. Che sono poi i pilastri di uno Stato democratico. E invece lungimiranza e visione “politica” consiglierebbero di puntare proprio su salute, formazione, educazione e ricerca…. Le fibrillazioni politiche attuali non fanno presagire niente di buono. Nondimeno siamo convinti che oltre la siepe ritroveremo forza e determinazione per riprendere il cammino. Persino Renzi parla di Scuola. Anche per la Scuola deve passare la nottata. Da un po’di tempo si va sviluppando un dibattito legato alle prospettive degli studi umanistici nel nostro paese, e segnatamente del liceo classico; dibattito che, pare, nasca da un sensibile calo d’iscrizioni. Esiste davvero una disaffezione verso l’elemento antico? Se si, qual è la chiave di lettura? E soprattutto come descrive la situazione attuale nel Liceo che Lei dirige? I dati disponibili sono di più complessa lettura: a livello nazionale i Licei sono complessivamente in crescita, con un incremento di punti 1.1 nel 2013 rispetto al 2012. Ma all’interno del sistema dei Licei il Classico perde lo 0.5 a favore dello Scientifico, indirizzo Scienze Applicate (+2.2). Come pure va rilevato che il Liceo delle Scienze Umane, con il Latino, perde (-0.6) a favore dell’Indirizzo EconomicoSociale (+0.5), senza Latino. Ma il Liceo Classico non è mai stato Scuola di massa. In particolare il “Carducci” ha stabilmente sei corsi completi e resta uno dei pochi Licei storici con un numero così elevato di allievi (circa 750) al solo Liceo Classico. La “disaffezione” ha tanti padri: il peso dell’impegno forte, la diceria che tanto, a che servono il Latino e il Greco? L’attrazione per corsi che apparentemente sono più funzionali all’inserimento nel lavoro(?). Il tentativo goffo, ma efficace, di permeare la società di pseudomodelli culturali “altri”, che attingono a piene mani alla banalizzazione e al servilismo. A che servono il Latino e il Greco? All’interno del nostro Progetto Lettura i nostri alunni si sono già incontrati con tre autori. I prossimi appuntamenti sono con Nuccio Ordine, Maurizio De Giovanni e Aldo Masullo. Di Nuccio Ordine si ragionerà del testo “L’utilità dell’inutile”, con allegato il saggio di Abraham Flexner “L’utilità del sapere inutile”. Chi volesse una risposta organica alla domanda consulti il saggio di Ordine e scoprirà quanta utilità si possa ereditare dagli inutili studia humanitatis… Il giornale per cui scrivo, diretto dal prof. Vincenzo Ammirati, ex preside del Liceo classico “ A, Rosmini” di Palma Campania, è savianese e Lei, nel passato, è stato preside della nostra scuola media; restando in tema di orientamento e di iscrizioni: quanti sono, quest’anno, gli iscritti al Carducci provenienti dalla “A. Ciccone” di Saviano? Non sono ancora disponibili i dati attuali: l’anno scorso erano dodici. Per restare nella media la quota ottimale è la decina di alunni. Ma non va trascurato il dato riferito agli emigranti della Scuola dell’obbligo. Voglio dire gli alunni della Media di paese attratti dalle lusinghe della Scuola di città. E di questo fenomeno mi sfugge l’entità specifica.

Molti ritengono importante che le civiltà classiche continuino a far parte della nostra enciclopedia culturale; sono, però, altrettanto convinti che questo legame di memoria debba passare attraverso un paradigma differente, più vicino alle esigenze culturali della società contemporanea. Cosa pensa a proposito? Non mi annoveri tra quelli che vogliono attualizzare il passato. Le condizioni culturali, il Contesto, sono irripetibili. Lo sforzo maggiore, che lasciamo volentieri agli studiosi (filologi, linguisti, etc.), sta proprio nel ricostruirne i tratti e, ove possibile, il sistema. Ma da quel sistema noi estraiamo l’essenza, il lascito, che non si può, con un’operazione superficiale di facciata, modernizzare. Non mancano metodologie innovative nell’insegnamento delle lingue classiche. Ma il problema vero è la complessità dello studio delle lingue non più in uso. Con le dovute proporzioni e differenze non capita la stessa cosa con la lettura della Commedia o di Amleto? Lingue antiche e diverse. E dovremmo pertanto rinunciare a leggere “Infandum regina iubes renovare dolorem”. Se le dicessi che abbiamo in animo di rappresentare una tragedia greca, potrebbe essere questa la risposta alla sua ansia di modernità? Premesso che sono convinta che chiunque abbia affrontato seriamente lo studio del latino e del greco non abbia dubbi sulla sua utilità, vorrei però che lei rispondesse ai detrattori delle due lingue antiche, i quali mirano alla loro abolizione, tacciandole di incompatibilità con il mondo produttivo. Chi ignora o sottovaluta il passato come può guardare serenamente al futuro? Ancora una volta la rimando al libro di Ordine e al saggio di Flexner. Ma non sfuggo alla domanda. Intanto la conoscenza del passato come preparazione al presente e progettazione del futuro è soprattutto una categoria dell’ambito storico (di cui le storie letterarie sono parte significativa). Perché le imprese nella ricerca del personale si avvalgono sempre più di esperti in psicologia e, pensa, di laureati in lettere classiche? Perché migliaia di laureati in discipline tecniche non trovano una giornata di lavoro? Penso ad intere biblioteche raccolte nel nome di Edipo. Il complesso di Edipo. E, per i docenti, l’effetto edipico della predizione. Medea ed Antigone sono dentro le mie giornate. La peste di Atene descritta da Tucidite ha ispirato schiere di scrittori fino ai nostri giorni. Nel finale della sinfonia dei Sepolcri una coppia di timpani laceranti evoca l’amor di patria e il culto della poesia, nel nome di Ettore ed Omero. E, se non fosse per ragioni redazionali, potrei continuare quasi all’infinito. E così a fronte delle fibrillazioni dell’economia e dell’industria, disoccupato per disoccupato, io preferisco tenermi i miei amici classici, piuttosto che cercarmeli su Facebook. Da studente prima e da genitore poi, continuo a sognare una scuola in cui si smetta di costringere i ragazzi a studiare una materia con l’autorità, ma si cerchi di motivarli a studiarla perché coinvolti e ammaliati dalla stessa passione dell’insegnante. Sogno professori come Robin Williams nell’”Attimo fuggente”; sarebbe una rivoluzione culturale e forse, la mia è solo un’idea utopica. Mentre continuo a sognare, mi piacerebbe sapere, si-

gnor preside, in che misura è disposto a condividere il mio sogno? Insegnare ai docenti ad influenzare positivamente il rendimento scolastico dei loro allievi è possibile? Beata lei che riesce ancora a sognare! Io invece, pensi lei, non ho mai creduto a taumaturghi come quelli che lei ha citato, buoni al massimo per una messa in scena cinematografica. Il docente invece è un professionista che, sul tronco di una intensa humanitas (ci risiamo), impianta valori, competenze e tecniche. E’ bene che la gente si renda conto che la Scuola non può essere caricata di tutte le piaghe dell’umanità. Non ne ha né le forze (risorse) né le competenze. Sarebbe già tanto se facesse modestamente il suo mestiere: informare, formare, fornire le competenze per orientarsi nel labirinto della vita con la propria visione del mondo. Nessuna Scuola può essere migliore del mondo che la circonda. Ma ha il dovere istituzionale di tentare di migliorarlo. Ma poi questo non viene inteso come “far politica”? Arrivati al termine di questo interessante colloquio, quali messaggi vuole lanciare ai suoi docenti, ai suoi collaboratori e alunni ma, in particolare, a coloro che vorranno scegliere di intraprendere studi classici? Mi sta chiedendo un’enciclopedia? Per amore di sintesi potremmo dire che il docente, prendendo a prestito dalla lezione dei classici ( ancora!) la definizione di oratore, è “vir bonus dicendi peritus”. E poi dovremmo ragionare molto sulla definizione. Quando ricordiamo, e lo facciamo per tutta la vita, le figure di autorevoli docenti che ci hanno guidato in gioventù, pensiamo non tanto alla loro competenza, che pure era elevata, non tanto alla loro auctoritas, ma soprattutto alla loro humanitas. Il docente non può ignorare che il centro del suo universo è l’alunno. Soprattutto quello più antipatico e provocatore, quello che dentro ha il magma della crescita che non sa canalizzare. E allora si prepari ad essere uomo (e donna, s’intende) a tutto tondo, e senza ostentazione offra ai giovani se stesso, come modello di coerenza e disinteresse, come umile eroe del quotidiano. In questa veste sia ricco di “simpatia”, dimentichi di essere giudice (valutazione come sentenza) e trovi tutte le tecniche di incoraggiamento, che facciano crescere l’autostima. Abbia chiaro che gli alunni, tutti gli alunni hanno un disperato bisogno di punti di riferimento certi, di persone di cui fidarsi. Sia quindi un MAESTRO, di scuola e di vita. Al supermercato dell’offerta formativa non saremo gli imbonitori che dovranno convincere i giovani che sì, forse dovranno studiare un po’, perché lo studio è sacrificio e privazione. Diremo invece che per loro si apre la possibilità di un’avventura unica: la scoperta della cultura e della libertà, che studiare è un piacere continuo, come continua e progressiva è la scoperta della vita. A quei giovani che busseranno alla nostra porta ricorderemo che il motto del “Carducci” è “VIRTUTE E CANOSCENZA” e che il nostro augurio è “AD MAIORA!”. Cui presto impareranno a rispondere con SEMPER!! Un ringraziamento sentito al Preside F. Sepe per il tempo prezioso che ha regalato alla nostra rivista accettando di rispondere alle nostre domande nell’intento di chiarire alcuni punti fondamentali sull’importanza della scelta degli studi classici. # La redazione di OBIETTIVO SAVIANO le augura un sereno proseguimento delle sue attività scolastiche. Intervista: Dott.ssa Giovanna De Sena (Membro della redazione di Obiettivo Saviano) ●

Anche se tira aria di crisi…

PER

UN

NUO VO

CARNEVALE

Bufariello Bar Tre Frecce edere e sentire il nuovo volto del “ ‘mbriacone” (nota maschera savianese), rifatto per l’occasione, con l’intervento di alta chirurgia estetica dal poliedrico artista Antonio Panico, è un momento speciale. Seguito dalle note sonore e celestiali della “Leggenda del Pianista sull’Oceano” di Ennio Morricone, il “tutto” diventa veramente eccezionale. Come l’ottima iniziativa avuta dal comitato della “Cantina del Carnevale”, il “Trenino Speciale”, che quest’anno trasporterà i bambini e i loro genitori alle postazione ove saranno allocati i carri allegorici nella loro prima uscita. Ben vengano queste novità, che serviranno in questo periodo

buio, tetro, oscurato e attanagliato dalla furiosa crisi imperante che ancora oggi imperversa. Meno male che c’è il Carnevale Savianese! Tra pochi giorni arriveranno quei momenti tanto attesi; bambini, giovani e anziani tutti uniti in una miscela dinamica sana ed effervescente, che riesce a darci il nostro amato carnevale. A tutti i savianesi, al presidente Pasquale Napolitano, ai vari comitati rionali di questo nobile e verde paese, va il mio riconoscimento e sentito ringraziamento. GODI

AMO CON IL CARNEVA-

LE DI SAVIANO


ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167)

Poesia di Saverio Falco

Ritratti di una Saviano antica

’E PUTECHE ’E ’NA VOTA (I) Gennaro Ambrosino uando ero piccolo, avevano il sapore delle fino a circa 10 anfavole. ni, abitavo in via Soprattutto quanAntonio Ciccone, angolo do ci raggiungeva la vicolo Ciccone, nella simpatica “Rosina 'a proprietà De Rosa. Apspagliocca”, anziana pena fu possibile (i temzitella che abitava nei pi, comunque, erano più pressi. “Peppì, che te tranquilli) fui incaricato vuò mangià?”, chiedeva di recarmi presso qualzia Mmaculata (era cugiche bottega per delle na di primo grado di mio piccole commissioni. I padre) al marito. negozi più vicini e, co“Damme 'na bella mozmunque, più utilizzati zarella”, era la risposta per queste commissioni, che dava zio Peppino furono, chiaramente, quasi ogni sera. Col quelli che prevedevano tempo scoprimmo che la uno spostamento minimozzarella era una cimo e, quindi, più vicino polla che veniva tagliata casa. Ho ricordi vivissimi e mangiata cruda con il Nola. Antica “Bottega del Popolo” (foto V. Ammirati 8 gennaio 2008) di alcuni di questi che pane. Un ruolo simpatico hanno rappresentato un'epoca della mia vita e del paese e nei racconti, attorno al braciere, era svolto da Enzo, unico di cui, purtroppo, s'è persa un poco la memoria. figlio della coppia, dopo la tragica e improvvisa morte del Di fronte casa vi era, anzitutto, il Sali e Tabacchi de giovane Luigi, l'altro figlio seminarista. Enzo raccontava, “i Salaiuoli”. Un piccolo locale pieno, per noi bambini, di quasi sempre, episodi simpatici accaduti presso la scuola leccornie. All'ingresso, quasi sempre, e soprattutto di poche frequentava. Di fronte, affianco alla mia abitazione, vi meriggio, vi era il professore Felice Iovino, alto e sempre era la salumeria di Ida 'a sparatora, coadiuvata nell'attività elegante. Il cipiglio severo incuteva, a prima vista, sopratdal marito, il simpatico Vicienzo. Gli odori del pane fresco, tutto in noi ragazzi, molta soggezione ma, al contrario, alla di qualche buon affettato e di qualche formaggio si espanprova dei fatti, si rivelava un uomo di estrema simpatia. devano nell'area circostante. Qualche volta gli faceva compagnia il fratello Carlo, più Ai lati del banco, sul quale facevano bella mostra piccolino ma altrettanto simpatico. Dentro il negozio, dietro l'affettatrice e la bilancia con i vari pesi, vi era di solito, un il banco, vi era, in qualità di gerente, la sorella del professacco di farina, quello dello zucchero, dei legumi secchi e sore. Qualche volta faceva capolino la signorina Ausilia, quello d' 'a pasta ammischiata. In un angolo, sopra un ripiagiovane rampolla della famiglia. no, vi era un grande recipiente di latta con il tonno sottolio e Ci si recava nel negozio, soprattutto, per acquistare uno di conserva, il famoso “buattone”. Dietro il banco, in un il sale, la scatola di fiammiferi e qualche sigaretta per i nomobile, facevano bella mostra di sé i pezzi di pane e i vari stri genitori. Qualche volta entravamo per fare qualche tipi di pasta che, allora, erano quasi sempre ricoperti di un acquisto per noi bambini. “Signora, per favore, mi date 5 colore azzurro. lire 'e barchetelle?”. Queste erano dei dolci di liquirizia, Dall'altro lato vi era un contenitore per l'olio di oliva e appunto a forma di piccola barca. Era un delizioso spassaun altro per l'olio di semi. Malgrado a quei tempi non vi eratempo di quei giorni. Oppure: “Signorì, per favore, mi date no, ancora, brioscine e merendine varie, il negozio era me10 lire 'e ciuciù?”. Simpatiche caramelle gommose ricoperta frequente di noi bambini, non solo per le commissioni di te di zucchero. Il banco, davanti al quale ci fermavamo, era rito ma, soprattutto, per ammirare e toccare la “mucca caropieno di contenitori di vetro o di cristallo pieni di delizia per lina”, e “ercolino sempre in piedi”, simpatici oggetti gonfiabii nostri occhi e i nostri palati. Caramelle, cioccolatini, liquirili, premio per la raccolta dei punti della Invernizzina e dei zie (vi erano anche le rotelle), caramelle gommose. Il desiformaggini “Mio”. (Continua) ■ derio di queste leccornie, visto i tempi, veniva esaudito non frequentemente. Accanto al Sale e Tabacchi vi era un altro negozio storico di via Antonio Ciccone, la bottega di Ottavio Benvoluto, detto “Cecchetiello”, a causa, credo, della sua cecità figlia di un incidente che lo aveva colpito. La bottega era un piccolo emporio dove si vendevano detersivi, candeggina, quaderni, penne, pennini, inchiostro, ecc. Soprattutto “Cecchetiello” era un bravissimo artigiano nella rilegatura di libri e nella lavorazione di sedie viennesi. Era coadiuvato dalla moglie, bravissima donna, e, qualche volta, dalla giovane figlia. Il figlio, il grande Carmine, spesso partiva con la sua bici e il suo zaino per delle misteriose escursioni. Dietro la bottega di Ottavio c'era una piccola stanza, dove faceva bella mostra di sé un grande televisore sopra un tavolino molto alto. Era il periodo della fortunata trasmissione “Campanile sera”, presentata dal compianto Mike Bongiorno. Era trasmessa, se non ricordo male, il giovedì sera. Cecchetiello molto generosamente ospitava alcune delle famiglie, tra cui la mia, sprovviste dell'apparecchio. Qualcuno si portava la sedia da casa. Mentre noi piccoli eravamo rigorosamente seduti su qualche piccolo sgabello. Accanto, angolo via Nazario Sauro (Orto grande), vi era il negozio di scarpe di Immacolata Iovino, “Mmaculata 'a scarpara”. Il negozio aveva una grande vetrina di esposizione su via Antonio Ciccone e due ingressi, uno sulla stessa via, l'altro da via Nazario Sauro. In un piccolo retrobottega, di tardi pomeriggio, svolgeva la sua abituale attività di “solachianiello” Peppino Tufano, consorte di Mmaculata. Durante il giorno, fino alle ore 17.00, Peppino lavorava come operaio presso il calzaturificio De Risi in via Roma. Soprattutto nelle serata d'inverno ci recavamo nel negozio e, attorno ad un caldo braciere, passavamo qualche ora a sentire raccontare fatti e vicende che, per noi bambini,

D A R E N Signore, io non so pregare. Mai nessuno me l’ha insegnato. Chi non ha conosciuto un padre e una madre non riesce ad immaginare un Dio che gli voglia bene. Mi dicono che i fiori, il mare, i monti, le stelle Parlano di Te, ma io non so vederti, Signore. Mi hanno anche detto che l’amore È una prova della tua esistenza… Ecco perché non ti ho mai incontrato, Signore… Non ho conosciuto un amore che mi potesse parlare di te. Signore, fammi incontrare un amore vero, generoso, disinteressato, fedele, che sia un po’ l’immagine tua. (senza saperlo, invocava meramente la famiglia, una famiglia tutta sua, cellula della società, culla dell’amore). Da bambino, i miei compagni, tutti, attendevano il Natale, con i tanti doni e la magia dell’albero e di Gesù bambino nascente nel presepio. Il Santo Natale, la festa della famiglia. Per me il Natale è sempre stata la peggiore delle feste che ci siano proprio perché mi ricorda la famiglia, la famiglia che io non ho mai avuto e che mai avrò. Signore, io sono figlio di una meretrice E non conosco mio padre, io dubito anche di te, Signore, mi dà fastidio sperare perché a me è stato tolto anche quello, sono stato privato di ciò che avrei desiderato con tutto il cuore. Talvolta io vado per le strade e Guardo le madri che baciano i figli E i figli che baciano le madri E cerco di immaginare Quello che io non potrò mai avere. Signore, tu hai avuto una madre, anche una madre, su misura per Te, a me ne bastava una, semplice, che nutrisse per me un minimo d’affetto, ma non c’è stata. Vergine Benedetta, stasera vieni, vieni a prendermi, tanto nessuno piangerà e nessuno se ne accorgerà, perché io NON ESISTO. *Giugno 2010. Alla memoria dell’indimenticabile e indimenticato Daren, che mi ha offerto una semplice ma immensa lezione di vita e mi ha fatto comprendere quanto io sia fortunato. ■

ADDOBBO STRADALE PER IL CARNEVALE DI SAVIANO 2014


ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167)

Obiettivo

S c r i t t o r i

Pregevole recupero d’antica stampa locale. Volume pubblicato da Michelangelo 1915 Editore, Palma Campania, Novembre 2013. Ne proponiamo lettura di qualche brano.

CO RRE VA L’ AN NO 1 9 1 0 CRONACHE DI POLITICA, AMORI E GUERRA NEI GIORNALI DI PALMA CAMPANIA DEL PRIMO NOVECENTO di Pasquale Gerardo Santella - Angela Sorrentino PALMA - «L’Iride ci permette di conoscere le abitudini, le aspettative e i costumi della popolazione dell’epoca. Gli articoli di cronaca locale spaziano dai consumi alla scuola, dall'acqua potabile ai trasporti, ma non tacciono anche fatti inquietanti, come la scomparsa di un uomo fuggito da una casa di cura e la violenza di un individuo che spara colpi di fucile contro degli ignari fanciulli che giocano. Le notizie, nel loro insieme, ci restituiscono l’immagine di una comunità di provincia attenta alle proprie esigenze, che si apre alla modernità, si adegua alle ristrettezze dell'economia di guerra e si riconosce nei valori della religione e della tradizione, rappresentate dalla devozione al santo patrono e dal Carnevale, che in quegli anni di sacrifici e lutti passa del tutto inosservato. Quanto costa fare la spesa? (anno I, n. 7, aprile 1917) Per avere un’idea dei prezzi possiamo prendere spunto da una tabella dell’aprile 1917. Un chilo di farina “abburattata” (setacciata) acquistata all'ingrosso a L. 43,95 al quintale viene venduta a L. 0,46 al chilo, mentre quella integrale comprata a 40,50 si vende a 0,42. In base al tipo di farina usata nell’impasto, un chilo di pane costa L. 0,43 o L. 0,40; la pasta si compra a L. 0,85 al kg ed è fatta solo con farina abburattata. Un chilo di riso fino tipo “Camolino” costa L. 0,60. Tre le qualità di zucchero di uso comune: Pilè, a quadretti o rosso, il cui prezzo va dalle 2,50 alle 2,70 lire. La carne è più cara: quella vaccina supera le 4,00 lire al chilo per i pezzi più buoni, ma dell’animale non si sciupa nulla ed anche i piedi hanno i loro acquirenti, che comprano a 0,70 lire il pezzo. A 4,50 lire al kg va la carne di maiale; tra il capretto e l’agnello è più caro il primo (3,20 lire e 2,40 lire); i salami vanno da 6,00 a 8,00 lire. L’olio costa circa 3,00 lire, il lardo 4,60, lo strutto 5,00. Non vi è differenza di prezzo tra un litro di latte di capra o di mucca: il latte si compra a 0,60 lire. Tra i formaggi sono diffusi il caciocavallo, stagionato o fresco, il pecorino, lo svizzero, il romano, le provole, le mozzarelle e le “ricotte palmesi senza fuscello”, vendute a L. 2,50 l’una. Un litro di petrolio costa 0,80 lire, mentre un chilo di carbone 0,26 lire. Se consideriamo che alla fine del 1917 la retribuzione media giornaliera di un operaio era di L. 3, una famiglia di quattro persone poteva comprare un chilo di pane, mezzo chilo di came, un litro di latte. I libri ingialliscono aspettando che qualcuno li compri... - (anno II - n. 12, 16-30 giugno 1918) Ed intanto aumenta anche it prezzo del cibo per la mente: quello dei libri. Nel 1918 la carta costa circa quattro volte di pia rispetto a prima della guerra; editori e librai sono costretti ad aumentare il prezzo dei libri. L’aumento di per sé non dovrebbe destare sconcerto (ci si e abituati all’economia di guerra...), se non fosse che viene ritoccato anche it prezzo del prodotto finale. Enrico Grimaldi dell’Iride paragona questo comportamento a quello dei “salumai” che rivendono a otto o dieci lire l’olio acquistato “ante bellum” a due o tre. Visti i costi, ora leggere è diventato un piacere per pochi. Da un lato gli editori tutelano i propri interessi, dall’altro i librai, “fanno il contropelo”, cercando di guadagnare sulle giacenze, sostituendo i vecchi prezzi con i nuovi. A farne le spese sono i lettori. I libri richiesti sono soprattutto quelli scolastici che “volere o volare si è costretti a comprare” e che, proprio perché necessari, “dovrebbero costare meno degli altri”; su questi libri c’è una forte speculazione, che grava sulle famiglie. La biblioteca di uno studente delle scuole medie inferiori costa “parecchie decine di lire”, mentre quella di uno delle superiori arriva a costare circa 100 lire. Il prezzo dei libri dunque è proibitivo, ma questo non vuol dire che chi sa leggere si privi di tutto: chi “può spendere qualche soldo” compra “il giornale quotidiano o quello illustrato a due soldi”. C’è anche un piccolo commercio di libri sui “muriccioli” o sulle “bancarelle”, ma in questi casi le edizioni sono piuttosto scadenti. Intanto nelle vetrine dei librai “i libri ingialliscono aspettando che qualcuno li compri...”. “Manchevolezze” ferroviarie.. .e qualche proposta (anno I, n. 6, 1-15 aprile 1917; anno I, n. 9, 16-31 maggio 1917; anno I, n. 11, 1-15 luglio 1917; anno II, n. 8, 1-15 maggio 1918) - I palmesi si recano spesso a Napoli o nelle vicine Sarno e Nola per affari o per studio. Con l’arrivo della bella stagione il transito per Corso Ferrovia, che dal centro del paese porta alla stazione, è tutt’altro che piacevole perché “il sole comincia ad essere più cocente e la polvere sollevata dai veicoli in transito è molto fastidiosa”. Ma da alcuni articoli del giornalista Ruy Blas apprendiamo che i disagi dei pendolari sono ben altri: dall’inizio della guerra, infatti, le corse quotidiane per il capoluogo sono state dimezzate: da sei a tre treni (andata e ritorno). La soppresRONACHE DI

sione dei treni, in realtà, è stata accettata con un “austero contegno” dai palmesi perché, si sa, l’Italia è in guerra e “la vittoria si conquista col sacrificio di ognuno”. Purtroppo, però, oltre alle corse è stato ridotto anche il numero delle vetture, che sono appena due per ogni convoglio. Una volta a bordo si fa a gara per “contendersi” i posti a sedere e pure quelli in piedi e, dal momento che vige una disposizione per cui è vietato salire sui treni “completi”, puó capitare che, nel rispetto delle regole, rimanga a terra tanto lo studente quanto l’uomo d’affari. Di solito i treni arrivano a Palma con un’ora di ritardo e, comunque, gli orari non tengono conto delle esigenze di “professionisti, commercianti e studenti”. Chi si reca a Nola o a Sarno (località a pochi km da Palma) per le proprie attività non se la passa meglio: quando non ci sono calessi si deve intraprendere la strada del ritorno a piedi, anche se due treni per Palma ci sarebbero, nel tardo pomeriggio. Il problema si potrebbe risolvere se la Direzione Cornpartimentale delle Ferrovie di Stato aggiungesse qualche vettura viaggiatori ai treni merci delle prime ore pomeridiane. L’acqua potabile non è più un sogno - (anno II, n. 8, 1-15 maggio 1918) - L’acqua potabile nel 1918 è ancora “un privilegio di pochi fortunati”; beneficiarne è un’opportunità, averla migliora la qualità della vita e puó fare “la differenza tra la vita e la morte”. Finalmente, qualcuno si sta adoperando per portare l’acqua potabile a Palma Campania: a breve l’Amministrazione dovrebbe stipulare con la Società Romana per condotte d’acqua un contratto d’acquisto per una ramificazione dell’acquedotto Ausino, da derivarsi dal “bottino” principale di Nocera Inferiore (SA). Palma dovrebbe entrare a far parte di un consorzio intercomunale già esistente, ma a sua volta - dietro suggerimento opportuno del Regio Governo costituirà un sub-consorzio con i Comuni di San Marzano sul Sarno, San Valentino Torio e Poggiomarino; la collaborazione consentirà di ripartire le spese in proporzione alle esigenze dei Comuni. Complessivamente occorreranno L. 1.417.600, di cui L. 396.000 per la fornitura d’acqua e L. 1.021.600 per l’esecuzione dei lavori necessari. In dettaglio, il Comune di Palma pagherà L. 165.000 ed avrà 5 litri d’acqua al minuto, quello di Poggiomarino pagherà L. 99.000 ed avrà 3 litri d’acqua al minuto, mentre i Comuni di San Marzano e San Valentino pagheranno L. 66.000 ciascuno ed avranno, ognuno, 2 litri d'acqua al minto. Saranno, invece, diversi i costi delle condutture: San Marzano pagherà L. 68.800, San Valentino L. 111.800, Poggiomarino L. 246.000 e Palma 595.000. A Palma ci sarà una spesa aggiuntiva perché è opportuno che l’acqua arrivi anche a Vico: includere la frazio-

p a l m e s i ne “nel godimento dell’inestimabile beneficio” costerà L. 91.600, cioè L. 74.600 per maggiore contributo sui lavori e L. 17.000 per la diramazione Palma-Vico. Il Comune di Palma, dunque, sosterrà una spesa totale di L. 851.600. Qualora qualcuno degli altri tre Comuni del sub-consorzio rinunciasse al progetto, Palma potrà chiedere una propria conduttura separata. Dove prendere i soldi per realizzare il sogno dell’acqua potabile per tutti? Il costo è elevato ed il modesto bilancio del Comune non puó permettersela, ma l’Amministrazione potrà contrarre un mutuo presso la Cassa Depositi e Prestiti che potrà essere estinto in 35 rate annuali di L. 24.314,28. Ma c’è anche una certa urgenza: se si verserà la cifra entro il 30 giugno 1917 non verranno applicati gli interessi di mora del 5% sulla somma fino al suo effettivo e totale pagamento. Per questa “grandiosa” opera oltre che all’Amministrazione lungimirante “ogni buon cittadino dev’esprimere il plauso incondizionato all’Amministrazione e al Deputato On. Della Pietra”. I profughi a Palma - Nel novembre 1917, su decisione dell’autorità governativa, giungono a Palma alcune decine di profughi veneti “dalle terre per breve tempo invase dall’aborrito nemico”. L’Amministrazione individua i locali per l’alloggio (ma il giornale non li indica) e fornisce loro i viveri necessari; non si è provveduto, invece, ad informare i palmesi a mezzo di manifesti, forse per non destare curiosità. I “fratelli veneti” sono uomini e donne “dai volti offuscati ma non scomposti”, che portano il dolore per il tetto natio abbandonato e che, “in questa tragica ora”, sentono più che mai la “profonda fierezza” di sentirsi italiani. Alfonso Vito dà alla notizia anche una connotazione allusiva: la sorte dei profughi -non solo di quelli giunti a Palma - rappresenta un motivo in più per sperare nella “riscossa”, per “resistere e persistere negli sforzi necessari”; i profughi sono l’immagine dei sacrifici dell’Italia in guerra: guardare i volti della gente che ha lasciato la propria induce ad odiare di più i tedeschi, gli ungari, i turchi e i bulgari, i nemici del momento. Ma l’ospitalità dei palmesi, come rileva lo stesso Vito, prescinde dall’odio per il “teutonico” nemico. L’accoglienza dei palmesi è un “sincero e fraterno gesto di solidarietà”, una salutare “ondata di caldi comuni sentimenti che uniscono ospitanti ed ospitati”. Scomparso - (anno II, n. 12, 16-30 giugno 1918) - E nell’Iride c'è anche un caso di scomparsa. Il ventottenne dottore Pasquale Franco già dall’inizio della guerra aveva dato segni di squilibrio mentale; affidato alla casa di salute “Villa Giordano” per manifesti segni di alienazione mentale, elude la sorveglianza e si allontana, facendo perdere le proprie tracce. Familiari ed amici, preoccupatissimi, lo cercano ovunque, ma alla fine a trovarlo, morto, è un “montanaro”. La macabra scoperta in una grotta in territorio di Bracigliano. Il caso commuove tutti; al funerale intervengono le autorità di Sarno e tutti coloro che hanno conosciuto ed apprezzato la bontà d’animo dello sfortunato dottore. San Biagio - (anno 1, n. 3, 1 febbraio1917) - Durante la guerra la festa religiosa in onore del santo patrono è un’occasione per raccogliersi in preghiera e rafforzare la speranza. A Palma la popolazione è devota a san Biagio, per il quale nella chiesa madre di San Michele Arcangelo si preparano “solenni festeggiamenti”. Questo avviene certamente nel 1917, dal momento che L’Iride annuncia che i giorni della festa saranno tre, dal 2 al 4 febbraio, che le funzioni religiose saranno accompagnate dalla musica dell’orchestra del cav. De Prisco e dalle belle voci di un tenore ed un baritono; l’omelia sarà tenuta da un oratore che giungerà da Napoli. Nulla sappiamo sulle celebrazioni dell’anno successivo, mentre non passa inosservato l’onomastico dell'avv. Biagio Vito, padre di Alfonso, redattore dell’Iride. Per l’avvocato c’è sempre un augurio sincero, come, di tanto in tanto, per tutti gli amici dei redattori. Un pensiero gentile per fidelizzarli alla lettura del periodico. Carnevale - (anno I, n. 4, 16-28 febbraio 1917) - Durante la guerra la popolazione ha altre preoccupazioni e non si accorge nemmeno del Carnevale che bussa alla porta. “Il Carnevale è tornato, ma questa volta quasi inavvertito perché nessuno o pochi l’attendevano. Come nello scorso anno, anche in questo, il vecchio dalla barba candida e fluente noti ha trovato un amico che gli tendesse le braccia o gli sorridesse ed è rimasto così, immobile, sotto il rovaio, forse pentito di essere tornato a turbare la religiosa quiete di tante anime in pena. Povero vecchio... Egli non sa e torna. Avrebbe voluto ancora una volta effondere la sua pazza allegria nel mondo, far fiorire dovunque, nel suo breve soggiorno, la spensieratezza e la gioia della vita e, invece, si è rinchiuso nel suo palazzo di cristallo anelando al momento dell’addio, per allontanarsi, silenzioso e triste, come è venuto, in una prossima alba invernale. Carnevale!... C’è tanto dolore quaggiù, tanta afflizione che nessuno puó schiuderti l’uscio per darti il benvenuto. Anzi, da tutti si vorrebbe che la tua effimera vita durasse di meno perché la tua presenza, in quest’ora di raccoglimento virile, è una irrisione pungente per i loro pensieri. Va, perciò, nell’ignoto dal quale sei venuto e pensa a tornare soltanto quando, all’orizzonte di questo mondo, ora devastato dall’immane flagello, si affaccerà sorridente l’alba della pace e dell’amore”» (pp. 86-93). ■


ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167)

Obiettivo

S c r i t t o r i

s a v i a n e s i

Il mondo è tutto ciò che accade (Tractatus logico-philosophicus

I N V E R N O

(II puntata)

Gerardo Allocca - Salve, Luigi, come sta? - Quello scosse il capo e lo introdusse nell’atrio, mentre la moglie andava incontro a Flora e Tommaso - Dentro c’è il medico -. Ascesero le scale fino al secondo piano, dove in una camera semioscurata giaceva la moribonda assistita dal dottor Giaffetta, assiso accanto al letto. Compiuti i convenevoli, Giaffetta spiegò – Una crisi renale ha scombussolato tutta la fisiologia. Non c’è più un organo che funzioni normalmente. Data l’età, credo ci sia poco da sperare. - Guido, lui di clinica non era esperto, propose – Se provassimo in ospedale… - e Giaffetta - Giungerebbe cadavere -, al che lui non si oppose, ritenendo quel medico, che conosceva da anni, all’altezza del suo compito. Discussero ancora sul da farsi. Intanto Flora era rimasta di fuori, al piano terra con il figlioletto, per fargli compagnia e risparmiargli la vista della prozia agonizzante. Quella era la casa paterna di Guido. Giancarlo Resta aspettò quella domenica l’arrivo dell’amico inutilmente, giacché quegli si era dimenticato, confuso dagli eventi di avvertirlo. A mezzogiorno, stufo, scese e raggiunse Caterina, sua moglie, andata a trovare sua sorella Berta. Egli era assai rincresciuto, Guido non aveva mai fatto così con lui. Davanti alla farmacia Alessio, Giancarlo ebbe quasi un moto di rabbia, ma di lì a due tre ore il disappunto era sfumato e quasi non se ne ricordava più. Le allegri comari di Windsor riportarono uno strabiliante successo la sera, ci furono vibranti applausi e ovazioni dal pubblico, la stampa locale osannò la recita, gli attori furono invocati ripetutamente sul palcoscenico. L’attore più acclamato fu il celebre Rubatti, mazzi di fiori vennero offerti alla chiusura del sipario e sul retroscena alle interpreti femminili, tra cui la celebre e affascinante Gioia Miletto. La direzione del teatro fece affari d’oro quella volta, fu il pienone. - Ho architettato in questo libro entità biologiche al momento fittizie, foggiato una natura ex-novo, non per dilettarmi di fole, bensì per illuminare con il mio contributo il cammino della scienza. Il Circolo di Vienna ha posto le basi di una critica logica della fisica in senso aristotelico e presocratico, abolendo ogni indagine che esulasse dai confini di quella, che poi sono gli stessi del sensibile. “Ciò di cui non si può parlare, si deve tacere“ è scritto nel Tractatus logicometaphisicus. Ciò che non si può verificare, è gratuito, avrebbe detto Sclick. E Neurath come Carnap gli avrebbero fatto eco. La filosofia con il neopositivismo è ridotta all’analisi linguistica della scienza, logica, epistemologia e matematica ne sono al giorno d’oggi i campi di studio privilegiati e sovrani. Questa metascienza è l’unica superstite del terremoto che ha travolto i gloriosi sistemi di pensieri della storia, Hegel e Vico, Tommaso e Platone. Bene, io, pur avendo condotto una trattazione ampiamente al di là dei dati di fatto oggettivi, al di là, cioè di quella “totalità dei fatti” di wittgwnsteiniana memoria, non ho contravvenuto, io sostenitore appunto di questo indirizzo di idee, ai dettami del risorto empirismo e positivismo, perché la scienza è anche ciò che, frutto di procedimento rigoroso, pur non essendo per i nostri occhi presenti, potrebbe esserlo domani – (pag. 5 della prefazione a “Un’altra idea della vita”). Zia Lucia è trapassata alle 23. Non ho pianto, perché sono divenuto di pietra. La neve, stamane è caduta a tenui fiocchi, che a terra si scioglievano subito e la corona di alture circostanti è tutta impellicciata di ermellino. Le piante si sono anchilosate per l’aria ghiaccia, sono come bruciate da un’ala di fuoco. Ho visto vari nasi arrossati e visi infiammati, venuti a rendere omaggio alla defunta. Ora non ho più radici, ma solo foglie, legno e un seme. Lei era l’ultimo braccio di radice che mi restava, io sono il legno, Flora le foglie, Tommaso il seme. Al camposanto i rintocchi della campanella mi hanno riportato a quando bambino mi aggiravo tra le tombe, guidato per mano da mia madre. “Come pure alla morte, il mondo non si altera, ma cessa”. Mia moglie e mio figlio sono ripartiti per casa, io sono ancora qui. - Tuo padre, pover’uomo ha lavorato tutta una vita nella sua piccola azienda agricola. Tu eri la sua unica speranza. Te ne andasti troppo presto per compiere gli studi all’università. Da allora, quando ti stabilisti, estate esclusa, nel capoluogo, perdemmo quasi ogni diritto su di te -. - Storia antica, zia -. - E’ bene rammentare il passato. Un po’ serve, un po’ è bello. Io sono stata per te una madre. La tua vera, mia sorella, ci lasciò che avevi dieci anni e io ne presi il posto anche nel cuore di tuo padre -. - Perdonami se non ti ho mai chiamata mamma, non mi ci avete abituato, ecco tutto -. - Tuo padre non lo volle mai, sul principio per nasconderti il decesso di Irene, poi andò così. Te, ti ha tirato

su come un principe, per quel che poteva. I suoi averi sono passati tutti nelle tue mani, questa casa, qualche terreno, l’azienda che hai liquidata… -. - Non potevo certo improvvisarmi agricoltore, nove anni fa, all’epoca della dipartita di papà. Avevo una famiglia, una posizione acquisita -. - Né io te lo chiesi, Guido, non c’era che disfarsi di tutto, i sacrifici di tanto sudore. Io, Lucia Saredo, mi disposi a passare gli anni senili che ancora mi avanzano tra queste mura in aperta campagna, dove tu periodicamente facevi tappa, come a un santuario… -. - Certo, il santuario delle mie origini -. - E ora, sei qui a chiedermi di far fagotto e venire a stare a casa tua. No, caro mio a settantacinque anni non si ricomincia una vita daccapo. A me bastano Luigi e sua moglie, stanno con me e mi accudiscono un po’ come fossi un pezzo d’antiquariato un po’ come fossi una parente -. – Se è questo che desideri, fa come credi -. Flora Alessio: che sbandata che prese allora! Pensavo non l’avrei più riconquistato, Guido, e se ne andasse con quella. Partì per un congresso di microbiologia a Stoccolma. Doveva rientrare nello spazio di dieci giorni, ma non rientrò. Susanna Olberghi: stette via, invece un mese e più da casa. L’avevo letteralmente imbambolato. Ero lì come relatrice al congresso. Discutevamo di metodiche d’avanguardia nel laboratorio clinico di batteriologia. Per tutto il tempo che durò l’incontro di studi mi tallonò come un segugio. Un giapponese riferì allora una tecnica rivoluzionaria ed economica per allestire un antibiogramma. (Streptococchi, bacilli di Koch, clostridi, enterobatteri, stafilococchi etc., Gram+ e Gram-, compreso il diplococcus pneumoniae e il meningococco cominciarono ad essere studiati, chi prima chi dopo nel XIX secolo e Pasteur fu il caposcuola in queste ricerche. Allora erano già due secoli che Hooke aveva introdotto il concetto di cellula, l’olandese Leeuwenhoek aveva allestito il primo microscopio degno di questo nome e individuato cellule vive, Redi respinto l’idea della generazione spontanea. Già Spallanzani aveva scoperto i globuli bianchi. Vesalio fu il padre dell’anatomia a Padova e Virchow affermò: omnis cellula e cellula. Chi coniò la teoria cellulare, però furono Schleiden e Schwann. Oggi sappiamo che i batteri sono anch’essi dotati di sessualità). Floria Alessio: non mi ha mai raccontato, pudore o riservatezza?, quel che avvenne in quel periodo fuori da casa. Non è difficile immaginarlo, comunque. Io gli ho lasciato sempre campo libero in queste cose. Però, rischiare di perderlo per sempre! Lui mi ha consigliato di leggere Matrimonio e morale. Quello che di allora mi consta lo so da rivelazioni fattemi da colleghi di ritorno da Stoccolma, da me interpellati per notizie di lui e da sue vaghe e sparute dichiarazioni, strappate al suo chiuso riserbo. Non capisco, io, Susanna Olberghi, come poté succedere. Un abbaglio, certo. Mi si appiccicò addosso, una carta adesiva. A Stoccolma, nelle ore di riposo dai lavori del congresso, se in albergo, si faceva annunciare dal portiere con qualche scusa, se fuori, in strada mi pedinava e abbordava. Cercavo di liberarmene, ma lui tornava alla carica. Era proprio perduto di me. Scaduto il termine del simposio, dalla Svezia ebbe l’ardire di seguirmi in Sicilia, adducendo a pretesto certi suoi affari a Palermo. Mi circondò per le settimane successive di tante cure e premure che alla fine mi arresi e quasi mi innamorai anch’io e vivemmo un po’ insieme come maritalmente. Di colpo, poi si ricordò di avere una famiglia e un lavoro altrove e scappò via. Fu un mistero, quella cosa, ma non ne serbo molta nostalgia. Accennai di lui a un microbiologo di Napoli, uno scienziato collega e mi disse che per lui era un nome non nuovo, ma alquanto oscuro tra gli specialisti. Non mi sono mai più interessata di lui e quasi me ne sono scordata. “Avrà avuto altre storie, forse. Però, quella volta il nostro legame vacillò seriamente e fu sul punto di crollare. S’era infatuato a puntino. Pare fosse molto bella e anche un pò importante nel campo della ricerca. Speriamo non si ripeta” (F.A.) “Avrà avuto altre storie, forse. Però, quella volta il nostro legame vacillò seriamente e fu sul punto di crollare. S’era infatuato a puntino. Pare fosse molto bella e anche importante nel campo della ricerca. Speriamo non si ripeta” (F. A.) Il laboratorio di campagna del dottor Guido Fiorentini, sito in una camera adibita a studio al piano terra della sua casa paterna, immersa nel verde, alle porte della sua località di nascita si compone così: la vetreria canonica richiedeva di rito provette di vario calibro e misura, inoltre cuvette di

vario tipo, cilindri diversi, beute diverse, becker diversi, vetrini coprioggetto, vetrini portaoggetto, una congrua gamma di pipette da bocca, l’utensileria di base imponeva non mancassero pipette manuali automatiche a vario carico, i portaprovette e –cuvette, ci voleva poi lo strumentario fisico protocollare, cioè un paio di microscopi ottici binoculari, uno spettrofotometro (anno di costruzione 1980) a raggi, uno a fiamma (più vecchio, tradotto lì vario tempo addietro dal gabinetto di analisi cliniche privato che Fiorentini gestiva nella città di residenza, perché sostituito da uno più efficiente, ed era ancora in buono stato), una camera elettroforetica, centrifughe, termostato, il materiale chimico e batteriologico, infine consisteva dell’occorrente q.b., in altri termini coloranti, quali blu di metilene, eosina, ematossilina, serie di Gram etc., fissativi, tipo alcol metilico e formaldeide, reagenti da inclusione, ad esempio xilolo (+ affettatore istologico), capsule Petri e terreni di coltura solidi e liquidi, perciò agar, agar sangue, agar cioccolato… la testa ci ha traditi, come sempre: c’è un superstite: lampada germicida a ultravioletti, acquattata solitaria in uno spigolo. Sì, era il giorno di Ognissanti: - Tu vivi di tautologie, caro Giancarlo -, ho sempre pensato di lui: un tipo troppo teorico, pieno di filosofia antica e logica moderna. Io ho, invece un temperamento più applicativo, mi pasco di scienza e da un po’ mi sono buttato sull’epistemologia. Ho scoperto Popper and company. Resta era a due passi da me e camminava nel suo soggiorno, che prospetta sulla villa comunale, su e giù, pensieroso - Che vuoi che mi resti, Guido? La metafisica è morta, l’etica pure, il mio mestiere è pur sempre pensare - Alludeva ai contenuti-chiave della speculazione dell’empirismo contemporaneo. Inglesi e Austriaci, e lui con loro, loro seguace, me compreso, avevano fatto a gara nel suonare il de prufundis alla teoria pura e assoluta. I grandiosi sistemi del passato, da Aristotele a S. Agostino, da Descartes a Kant e a Bruno d’ora in poi sarebbero stati un’anticaglia per studiosi di storia, non ne sarebbero più sorti di nuovi. Per Wittgenstein non c’erano che fatti esistenziali, cioè il sensibile che accade e il linguaggio che lo descrive, il resto non è che il mistico, ciò che non si può dire epperò si mostra e “l’enigma non esiste”. - Ti preferirei più concreto e spicciolo - gli obiettai, e lui - Più di così? Io che mi affaccendo in ogni modo per far piazza pulita di qualsiasi astruseria, per liberare il campo da tutte le insensatezze rifilateci dai grandi sapienti che trovano posto nei manuali di scuola e da quelle che ancora dovessero capitarci tra i piedi nelle opere concettuali e nel sapere scientifico odierni! Io vigilo, per quel che sono capace sulle cose che accadono, per cogliere le storture di giudizio, correggere la mira nelle espressioni culturali dell’uomo, mi occupo di forme del pensiero. I Principia mathematica e gli altri libri del maestro d’oltremanica sono il mio sale, i neopositivisti viennesi il pepe. E tu mi muovi giusto l’accusa inversa! – Giancarlo Resta si era infiammato alquanto nel parlare e s’era messo a sedere, come impuntandosi in quella posa in una poltrona di velluto paglierino. Io, dinanzi a lui in direzione obliqua ero assiso intorno al tavolo centrale e rimasi lì per lì senza parole. Era Ognissanti, certo e due giorni dopo partii per Dortmund. Non ho mai capito questa storia, i miei ricordi a volte sono nitidissimi e altre confusissimi, sarà che invecchio. C’era allora da sollecitare l’inoltro di acqua distillata, di cui avevamo enorme bisogno al Provinciale, e mi ci spedirono di persona alla ditta fornitrice. Ciò che mi urta in Giancarlo è il suo distacco dal reale, quel suo ragionare su entità troppo dichiaratamente trascendentali come la simbologia logica del linguaggio e la matematica, e glielo dissi quella volta. Perciò io annacquo questi medesimi interessi, o forse li condisco, con l’epistemologia, almeno lì c’è aria di praticità, e si è a contatto con i fenomeni naturali e vivi. (Continua) ■

Saviano, giovedi 19 febbraio 2009. Frasso e neve sui monti.


ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167)

Obiettivo

S c r i t t o r i

s a v i a n e s i

Racconto di famiglia, del 1964

LA CIVETTA IN CROCE Giacomo Scotti l 28 marzo 1941, una settimana prima che venisse a casa il messo comunale col telegramma, avevamo già capito dalla notizia ascoltata alla radio, che in casa nostra c'era uno di meno. Mio fratello Umberto non sarebbe più tornato, né il suo corpo avrebbe avuto altra sepoltura all'infuori di quella meravigliosa, immensa, azzurra del mare presso Capo Matapan. Era stato in licenza a casa pochi mesi prima, mentre la sua nave entrava nei cantieri per essere rattoppata di parecchi buchi. Aveva avuto una lite con mio padre, se n'era andato dicendo: “Non metterò più piede nella tua casa” e mio padre, adesso, non si dava pace. Nello stesso anno, il 14 dicembre, all'ospedale di Napoli, quello degli Incurabili, i medici non riuscirono a salvare mio padre che aveva la cistifellea perforata dai calcoli biliari. Meno di due anni dopo, verso la fine di settembre del 1943, i tedeschi si presero un altro fratello; era biondo, era bello, aveva preso in casa il posto di nostro padre. Nostra madre era morta da tempo. Già, questo racconto comincia con mia madre. In fondo è un poco la storia della mia vita e la mia vita comincia da mia madre. Erano in cinque nella sua famiglia, tre fratelli e due sorelle. Genoveffa era l'ultima e fu l'unica a non aver trovato marito. Certo, non era la più bella delle due sorelle, ma il fatto è che lei di maritarsi non ne voleva sapere. Sua sorella Maria fu sposata da mio padre. Maria morì dopo aver messo al mondo tre figlie e tre figli - Carmela, Rosina, Pietro, Umberto, Lino e Nunziatina. Mio padre, dopo aver tirato il carro da solo per alcuni anni, andò dai suoceri e disse: "Sei ragazzi ho, hanno bisogno di una madre. Non è che ci tenga a riprendere moglie, ma per i ragazzi una donna in casa che faccia da madre ci vuole". I suoceri dissero: "Sposati Genoveffa, se ti vuole". Genoveffa quella volta volle e prese il posto di sua sorella Maria accanto a mio padre. Per cominciare diede a mio padre una figlia, che chiamarono Maria, ma morì ancora in fasce. Poi nacque un maschio e gli diedero il nome di Mario. Poi nacqui io. Sull'arco del portone di casa, tanto vecchio da starsene lì sgangherato e sempre spalancato con due porte di castagno robusto, nero e secco, c'era una data scalfita e una civetta inchiodata in croce contro il malocchio. Il cortile è chiuso tutto intorno dalle mura e dalle case, selciato da sassi bianchi e neri di lava vesuviana, sconnessi. Ci stanno anche oggi, come allora, come sempre, i carri dalle ruote enormi, dipinte, con le stanghe rivolte al cielo. Mia madre, quando si sposò, entrò in questo cortile in abito nero, per il lutto di sua sorella morta sette anni prima. perché da noi, quando muore uno di casa, le donne si mettono i vestiti neri e non li smettono più. In un angolo del cortile c'è il pozzo; tutto il giorno si ode lo stridio delle carrucole e il tonfo dei secchi che battono sul fondo nero dell'acqua. Il cortile in cui venne a vivere mia madre racchiude il mistero di generazioni. Sull'arco del portone, quella data scolpita, 1795, si dice sia stata messa lì da un antenato della nostra famiglia, quando era una famiglia che si faceva rispettare. Poi, invece, decadde e a malapena mio padre riuscì a conservare la casa con quel cortile. Ora, fra tanti segreti antichi, il cortile conserva i pettegolezzi, non sempre innocenti, delle vecchie nonne, i contrasti delle suocere e delle nuore, i sospiri delle ragazze da marito, le baruffe dei ragazzini. C'è nel cortile un tanfo di piscio di cani e gatti, vi razzolano le galline, vi fanno la ruota i tacchini, vi grufolano i porci. In quel cortile si spande, ogni domenica, il saporito profumo del pane fresco che si cuoce nel forno comune (è comune a tutte le famiglie del cortile anche il lavatoio, come il pozzo); si spande in quel cortile il profumo dei pasticcini nelle feste; si spandono le risate, i pianti; conosce i grossi guai della gente, le brevi felicità, le morti e i matrimoni. E tante cose ancora. È sempre stato così il nostro cortile sul quale si affaccia la casa mia con tre finestre ed un balcone all'ultimo piano. Mia madre e mio padre stavano al primo piano, sopra la stalla. Mia madre un cortile così non lo aveva visto mai. Era vissuta in una masseria di campagna, dove le case hanno solo il pianoterra ed i vani sono messi in fila: la camera da letto vicino alla stalla, la stalla vicino al magazzino degli attrezzi agricoli, poi la camera dove si mangia, si ricevono gli ospiti e si fanno i matrimoni. E fuori, davanti e di dietro, la campagna, la campagna soltanto. Il nostro cortile era diverso. Spesso ci scendevano le acque che straripavano dai torrenti; spesso ci scendevano i suonatori ambulanti a strimpellare mandolini ed a cantare la storia dei briganti o quella di Orlando e dei Paladini di Francia, o quella delle ragazze che si erano uccise per amore e gelosia. O quella di Guerrin Meschino, illustrata con pitture rozze su grandi cartelloni e detta in versi che confondevano storia, invenzione, aneddoto e miracolo. Gran poeti quei poveracci napoletani. Raggranellavano pochi soldi e se ne andavano in un altro cortile a ripe-

La madre di Giacomo Scotti, Genoveffa Fuschillo (1890-1931)

tere le storie delle donne, di Orlando, dei Paladini, dei briganti. Oppure venivano gli zingari a vendere arnesi da cucina (pentole di rame, per lo a riparare ombrelli, a predire la buona fortuna. Erano le zingare che facevano le indovine, con pappagalli e senza pappagalli, e dicevano sempre le stesse cose: un fidanzato per le ragazze, una bella ragazza per i giovanotti, figli maschi per gli sposi, una ricchezza per i poveri. Quel cortile mi e rimasto sempre caro, anche nel ricordo, anche con gli scurrili pitali denudati del manico e col buco sul fondo che, sui davanzali delle finestre, servono da vasi per fiori, sicché ingentiliscono, nonostante la ruggine. In altri secchi, invece, fioriscono il basilico, la menta, il prezzemolo. Le donne, a concime dei fiori e delle piante odorose, versano negli ex pitali il liquido grasso dei pitali nuovi ma certamente meno gentili. Uso il presente nel ricordo, ma dovrei dire al passato. Oggi come oggi sono di plastica, i vasi e - ahimé - di plastica anche i fiori. Restano i secchi di una volta e le pentole sfondate, però, a dare ancora alloggio al sedano, al basilico, al prezzemolo, alla menta, al rosmarino. Era bello guardare le finestre. Ci si vedevano, nella stagione adatta, anche collane di cipolle, serti di uva secca e di frutti del ‘legno santo', i cachi gialli. Facevano bella figura nel cortile. Una volta (una delle tante) ci vennero i carabinieri ad arrestare mio padre; io non ero nato. Aveva picchiato qualcuno, lo portarono via e mia madre era incinta. Ma non pianse. Dicono I w fosse coraggiosa e superba. Ogni volta che mio padre tornava dal carcere o da lunghi viaggi (mio padre faceva il contadino e il carrettiere), mia madre restava incinta. Quando io nacqui, mio padre era già tornato dalla prigione. Dopo di me nacque ancora un figlio, ma mori dopo un anno. Mia madre fu di nuovo incinta quando io finivo due anni; era ormai sciupata e stanca, ma con mio padre non si lagnava mai. Io non lo so per esperienza diretta. Se gli altri, che hanno conosciuto mia madre lo dicono, sarà stato cosi, ci credo. Dicono the fosse magrissima ma resistente come l'acciaio. Mia madre la ricordo come in un sogno. Mori quando io avevo meno di tre anni. Per quel poco che ricordo scavando nella nebbia dell'infanzia, per quel tanto che di lei mi hanno raccontato in seguito in casa ed i vicini di casa, per quello che mi può dire una fotografia ingiallita, mia madre era una cara donna di campagna, segaligna, dal petto asciutto, il volto solcato, come tante donne contadine del Sud che diventano vecchie a trent'anni per la troppa fatica e i molti figli. Una volta la sognai. Avevo cinque anni. Quell'anno mio padre si era sposato per la terza volta e questa volta sua moglie non era dei nostri paesi; non era magra e asciutta come mia madre, non era stata contadina. Forse ci avrà anche voluto bene, ma noi non riuscimmo mai a voler-

le bene come forse meritava. Un giorno, proprio quell'anno, arrampicandomi sulla sedia, volevo togliere un vaso di marmellata dall'armadio, ma il vaso cadde a terra e si ruppe. La matrigna mi diede qualche sculaccione; piansi molto, non volli nemmeno cenare. Quella notte sognai mia madre che mi porgeva il pane e mi baciava. Mia madre mori in settembre. E quel giorno lo ricordo bene. È l'unico ricordo nitido, chiaro, che riesco a strappare alla nebbia di quei primi anni della mia vita. Era un mese quando anche il nostro cortile buio metteva colori: colori di uve, colori di vino, colori di feste matrimoniali; ma quel settembre non fu cosi. Mi trastullavo presso le grandi ruote dipinte dei carri e ogni tanto presso il deschetto di mastro Giuliano. Questo calzolaio, che stava nel nostro cortile, mi era caro per molte cose: raccontava barzellette e favole, ci faceva ridere e piangere, sapeva cantare tarantelle e canzoni, sapeva essere con noi bambini sempre allegro, battendo e ribattendo tutto il giorno il martello sulla suola. Io non ci devo aver capito molto, perché ero troppo piccolo, di quello che raccontava mastro Giuliano, ma vedevo che gli altri ridevano e ridevo anch'io battendo le manine. Poi venne una donna a prendermi in braccio, io non volevo, mi dibattevo fra le sue braccia, ma quella prese a baciarmi, a carezzarmi, e allora stetti buono. Mi rimise a terra, mi prese per mano e mi condusse sopra, nella camera al primo piano, nella camera di mia madre. La stanza era piena di gente, pareva quasi ci fosse una festa, con i compari e le comari, i parenti, gli zii, tutti insomma, anche quelli del vicinato. Ma non parlavano come al solito, molti erano silenziosi. Solo qualche donna, ogni tanto, singhiozzava. Anche mio padre, presso la porta, se ne stava con la testa china sul petto, la barba che non si era fatta da una settimana. Quando gli fui vicino mi tirò a sé per il braccio e mi strinse fra le gambe, carezzandomi i capelli. Anche la gente nella stanza mi gettava qualche occhiata, qualcuno cercava di sorridermi ma poi sotto it ciglio scorrevano lagrime. Mia madre se ne stava distesa, vestita di nero come sempre, vestito che aveva adesso luccicava di seta, sopra il letto alto, sotto la finestra da dove veniva dentro un gran fascio di luce. Era da tanti giorni a letto, lo sapevo, ma non l'avevo vista a letto, prima, con quel vestito nero, sopra le coperte. E con le scarpe lucide di lacca. C’era ancora una cosa strana. Mia madre, ogni volta che entravo nella sua camera, mi faceva avvicinare al Ietto, per farsi carezzare e farsi ripetere per l'ennesima volta che le volevo bene: “Mi vuoi bene, quanto?”. “Da qua fino al cielo”. Dicevo sempre, come lei mi aveva insegnato a dire. Mia madre stavolta, non mi chiamò per farmi avvicinare, non mi sorrise. Continuava a fissare in alto lo sguardo, uno sguardo di cera, senza sorriso. Dormiva, era profondamente addormentata. Me ne stavo lontano, con la mano nella mano di mio padre. La gente si scostava dal letto ogni tanto e vedevo tutto: il letto, mia madre sul letto vestita di nero con le scarpe di lacca, lucide e nuove come non ne aveva mai portato. Ai piedi del letto ardevano due candele, sulla coltre erano sparsi dei fiori. Il letto era aIto. Una donna venne a sollevarmi in braccio, mi accostò a mia madre, mi disse: “Baciala, su”. Io la baciai ed era fredda. Era freddo e duro quel viso. Scoppiai a piangere, non era quella mia madre, anche se le assomigliava. Mia madre aveva guance così morbide, così calde, mi avrebbe sorriso... Oh, non era quella, non era lei. “Povero piccino”, dissero le donne. Qualcuna pianse, le altre si misero a strillare, mio padre mi prese per mano e mi portò, via. Mi volsi indietro prima di varcare la soglia. Era sempre lì la morta, sul letto alto, vestita di nero. La bambina che era nata da lei, due giorni prima, fu chiamata Genoveffa, come lei. (da Giacomo Scotti, Racconti fra due mondi, EDIT, Fiume 2013, pp. 20-25). ■

Via Tommaso Tufano, Sirico 27 ottobre 2007


ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167)

Un libro di Alessandro Corneli. “Nascita dell’Occidente”, con un saggio introduttivo di Marta Sordi. Milano, Fondazione Achille e Giulia Boroli, 2008. Pagine 263 Collana “Homo Sapiens” - Edizione fuori commercio.

“ N A S C I TA D E L L’ O C C I D E N T E ” Saverio Falco Nessuno di noi, credo, considera oggi la storia quale terreno di verifica per le sue scelte ideologiche o come il fondamento di particolari valori etico-politici. Per tale ragione è necessario riportare la giustificazione dell’insegnamento dello studio della storia non tanto in una sua fuggente valenza genericamente educativa, ma nella sua capacità di renderci comprensibile il passato, fornendoci argomenti idonei alla lettura del presente in cui viviamo. Proprio perché sembra il caso di insistere sulla sua dimensione “conoscitiva”, si avverte tutta la carenza e l’inadeguatezza di modelli teorici che fondino o rendano ragione della “scientificità” dell’attività storiografica. Si sono registrati in passato antesignani di questo genere: l’ultimo, in ordine cronologico, è stato forse il paradigma degli “Annales”,1 imperniato sulla convinzione che la storia potesse divenire scienza realizzandosi quale storia sociale, nutrendosi dei contributi di svariate dottrine. Oggi, però, quei modelli, pur così fortunati presso di noi, appaiono logorati, mentre una ricognizione anche sommaria dei percorsi effettuati dalla storiografia consente di scorgere una stupefacente varietà di indirizzi, di temi, di metodologia. La verifica che oggi possiamo avere del valore conoscitivo della storia riposa soltanto nella costatazione di una certa crescita del sapere storico, motivo per cui ritengo che la ricostruzione dei tempi, dei modi, delle scelte, attraverso cui questa crescita si è attuata sia, oggi, il solo modo per accostarsi a cogliere la dimensione di “conoscenza” che è propria della disciplina. Queste le ragioni del lavoro che si offre agli esimi lettori e ai colleghi studenti. Elemento cardine della lettura che mi è stata proposta è la nascita della civiltà occidentale, evidentemente forgiata su antiche radici greco-romane, che, a loro volta, presentano elementi di continuità con le anteriori civiltà vicino-orientali, dalle quali inevitabilmente hanno finito con il mutuare i concetti basilari relativi all’organizzazione economica attraverso il mercato (vedasi pag. 122), della convivenza civile tramite il celebre slogan “Ubi homo, ibi societas. Ubi societas, ibi ius. Ergo ubi homo, ibi ius”, ossia laddove vi è una società, intesa come un complesso di esseri umani, allora lì vi è giocoforza diritto. (Pag. 129 e sgg.). Processo estremamente vasto e complesso di cultura e civiltà, quello relativo alla nascita dell’occidente, attraverso cui i popoli alieni alla civiltà occidentale, ossia, per utilizzare un aggettivo più recente, europea, si accostano ad essa in varie misure fino a farla propria nei suoi aspetti esteriori più assimilabili (moda, costumi, tecnica, tradizione, usanze, ecc.) oppure più profondi, in genere riservati all’élite intellettuali (musica, letteratura, teatro, ecc.). Tale processo ha investito e tende ad investire, secondo la nota dinamica della globalizzazione,2 tutti i popoli della terra. Esso sorse, non dimentichiamolo, quale conseguenza del distacco, operatosi a partire dal ‘500 in avanti, tra l’Europa, così come uscita dalla crisi del Rinascimento e dalla riforma protestante e ormai avviata alle scoperte scientifiche, e la rimanente parte del mondo confinato in una posizione di estraneità rispetto a tale sviluppo. Dalla Mesopotamia ad oggi (l’archetipo di ordine cronologico-temporale è scelto dall’autore Alessandro Corneli) molte cose sono mutate, ma è, tuttavia, possibile scorgere quasi un filo nascosto che collega tante avventura umane. Tutto questo non può che affascinare, ma non credo che in ciò risieda l’unico motivo per cui valga la pena leggere “Nascita dell’Occidente”. Per prima cosa, come accennato in sede introduttiva, ci viene chiesto di comprendere il senso della storia e il saggio di Maria Sordi sembra proprio invitare il lettore a dare un significato più denso alla conoscenza del passato (pgg 15 e sgg.). Corneli ci accompagna, invece, in un viaggio nella storia dai tratti a volte inattesi, in totale antitesi con taluni luoghi comuni che la nostra cultura ha troppo spesso sedimentato. Storia e lettura curiosa e attenta degli accadimenti, delle vicende, degli aneddoti legati ad un personaggio eminente o ad una figura del passato di particolare rilievo costituiscono tramite principe per una fruizione consapevole del presente e, forse, anche per un’autonoma progettazione del futuro. Ad Henri-Irénée Marrou3 era toccato di scrivere una premessa: “Che cos’è la storia” e una conclusione: “Come intendere il mestiere di storico”, ed è qui, nel paragrafo intitolato “Oggettività e soggettività della conoscenza sto-

riografica” che si può leggere: “Appena si entra nelle sfere della realtà propriamente umana il passato non può più essere isolato allo stato puro e còlto in qualche modo da solo. Esso è racchiuso all’interno di una miscela indissolubile dove entrano, ad un tempo, intimamente associate, la realtà del passato, sì la sua realtà oggettiva vera, e la realtà del pensiero attivo dello storico che cerca di rintracciare la prima[…]”. La storia possiede un tempo oggettivo e uno soggettivo: è il passato appreso nella sua autenticità così come visto dallo storico. Di questo ormai siamo persuasi. Ed è una convinzione che spinge in primo luogo alla modestia, impedendo così di cedere ai miraggi del positivismo. Certamente non deve attenuarsi lo sforzo di stabilire i fatti con la più rigorosa precisione, ma mi sembrano ormai caduti i paraocchi che impedivano di considerare lucidamente il carattere per forza sbilenco delle nostre sistemazioni, il fatto che non raggiungeremo mai se non più di una trascurabile porzione del passato - non sempre vero cui tende il nostro desiderio - che la verità assoluta è fuori portata. Un’altra scoperta ha conseguenze più gravi: si tende a misurare l’influenza esercitata dal modo in cui si formulano le domande e in cui si ci mette in cerca di dar loro una risposta, dalla storia cosiddetta immediata, ossia tumultuoso presente. Poiché queste sono le contraddizioni della nostra epoca, e la posizione che si assume di fronte ad essa che, nella più larga misura, contribuisce a far uscire la ricerca dal tran-tran nel quale si rischierebbe ben presto di impantanarsi. Il volume esaminato non offre risposta (è detto nella presentazione!) ma fornisce elementi utili perché ciascuno le trovi soprattutto in sé stesso, riflettendo su quel passato di cui è ineluttabilmente parte e che è permanente fonte di identità. Ecco un altro pregio del libro: non una verità professata in maniera accademicamente dogmatica, ma una serie di quesiti con diverse possibilità di risposta. Un continuo e per niente sterile invito alla riflessione e alla ricerca. Non riduciamo la storia ad una mero ricordo o ad una semplice elencazione di conflitti, battaglie, paci, rivoluzioni e matrimoni politici, sembra essere questo il monito e l’invito del Corneli, docente di Storia delle Relazioni Internazionali e Geopolitica presso la Luiss di Roma, e di Marta Sordi, compianta professoressa emerita di Storia greco-romana presso l’università Cattolica di Milano. Dal volume in esame emerge una visione della storia intesa ciceronianamente come Magistra vitæ (De Oratore,II): scienza degli uomini nel tempo che ci aiuta a comprendere il presente mediante il passato e il passato mediante il presente. La storia non è altro che un profeta con lo sguardo rivolto all’indietro, da ciò che fu annunzia ciò che farà. “Nescire autem quid ante quam natus sis acciderit, id est semper esse puerum” [Ignorare quanto è avvenuto prima della nostra nascita significa rimanere sempre un bambino] Cicerone, Orator 120. ___________________

NOTE. 1 Da non confondere con le opere di Quinto Ennio o di Publio Cornelio Tacito. Qui il riferimento è all’École des Annales (La scuola degli annali in italiano), il più importante gruppo di storici francesi del XX secolo e che divenne celebre per aver introdotto rilevanti innovazioni metodologiche nella storiografia. Il nome deriva dalla rivista, fondata nel 1929 da Marc Bloch e Lucien Febvre, Annales d'histoire économique et sociale, tuttora esistente e pubblicata dal 1994 con il titolo di Annales.Histoire. Sciences sociales. 2 Il lettore non si meravigli dell’utilizzo del termine. È bene rammentare che una prima “globalizzazione”, seppur rudimentale, si ebbe con Alessandro Magno allorquando il sovrano macedone unì la civiltà greca con quella orientale con la costituzione dei cosiddetti regni ellenistici. Tale “globalizzazione” è conosciuta come Koiné culturale, un complesso processo di fusione delle due cultura e un fenomeno di formazione di tratti comuni in ambito storico, linguistico, artistico, culturale. 3 Si tratta di uno storico francese, specialista in storia del Cristianesimo antico. ■

TEATRO-AUDITORIUM di Saviano, domenica 2 febbraio 2013, Il C. I. C. Vinny Max Animation da Sant’Anastasia (NA) ha interpretato la commedia “Mi faccio da solo… e non solo” di E. Catalano, per la regia di E. Catalano. Per iniziativa del gestore del Teatro Giovanni Palladoro, lo spettacolo è stato introdotto dalla piccola Andreana Napolitano, la cui presentazione è stata apprezzata come eccellente dal pubblico che gremiva la sala. Ottima, secondo noi, l’idea di fa sentire importanti i più piccoli, anche in occasioni del genere. Speriamo che, individuando di volta in volta sia piccole vallette che valletti, la cosa perduri nel tempo. Nella foto, la valletta Andreana riceve le congratulazione del sindaco dott. Carmine Sommese, e del gestore signor Giovanni Palladoro. ■

Trebbo di Reno, 23.01.2014

A MIO NIPOTE DALLE SPIGHE D'ORO PER CAPELLI Biondino, arrivi alla vita come le messi di grano che giugno propizio nel nostro sito ubertoso regalò al popolo nolano. Hai l'oro per capelli. Tanti granelli di cereali piluccati dalle inchinate spighe bionde!... Da noi “i paoli” s'ingannarono in San Paolino. Questi sfamò i poveri di spirito ed i bisognosi. Ora lì la cinciallegra primavera preconizza. Quando accarezzò i tuoi capelli scorrendo le dita sulle morbide guance per percepirti con un pizzicotto, ti rifuggi nel soave petto della mamma assaporando il calore di un viscerale amore. Gusti il miele sublime dell'affettuosità sicura, pago e memore di pristine poppate. La tua prossemica augura agli esseri l'indispensabile per giuliva umanità riverberando nel tuo sguardo speranzosi dì. (Felice Antonio Biondi). ■

OBIETTIVO SAVIANO Periodico di Informazione e Cultura edito dall’Associazione “Obiettivo Saviano” onlus, Via degli Orti, Saviano (NA). Autorizzazione del Tribunale di Nola N°550 del 22/06/1995 Direttore Responsabile Vincenzo Ammirati Posta elettronica: vincenzo.ammirati@alice.it Per la redazione di questo numero hanno collaborato: Gennaro Ambrosino, Giovanna De Sena, Antonio Romano. Diffusione: E. Caccavale, D. Fabozzi, A. Iervolino, L. Liguori, A. Napolitano, F. Simonetti. Elaborazione computerizzata a cura della Direzione, con la collaborazione di Antonio Simonetti di F. e Paola Ammirati. Cura sito web Antonio Simonetti di L. Soluzione grafica dei caratteri di testa di Felix Policastro. Collaborazione aperta a tutti a titolo di volontariato gratuito che esclude l’instaurarsi di qualsiasi rapporto di lavoro. Gli scritti pubblicati riflettono l’opinione dei rispettivi autori, dei quali son le relative responsabilità rispetto alla legge. Conformemente allo spirito dello Statuto associativo, il giornale è espressione d’attività culturale di natura non commerciale: offerte volontarie provenienti da lettori durante la sua distribuzione s’intendono a titolo di solidarietà ed esclusivamente come contributo per le spese di produzione. Stampato dalla Tipolitografia Meo - Saviano (NA)


ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167)

In coppia con il jazzman Toni Concina

STREPITOSO CONCERTO A LONDRA DEL MAESTRO RICCARDO CAMBRI nterminabili applausi e spettacolo concluso ben oltre l’orario massimo consentito dalla ferrea tradizione britannica, nonostante il pubblico continuasse a gran voce a reclamare musica: questo il resoconto stringato del concerto che il M° Riccardo Cambri (un affezionato lettore di Obiettivo Saviano) ed il Sindaco di Orvieto Toni Concina hanno tenuto presso la superba Sala degli Incontri dell’Istituto Italiano di Cultura in Londra. L’occasione è stata rappresentata dal Tribute Concert to Luttazzi, Trovajoli e Ferrio che la direttrice dell’IIC londinese, la dott.ssa Caterina Cardona, ha voluto organizzare per ricordare i tre talentuosi compositori italiani recentemente scomparsi. Un grande onore per i due artisti orvietani che hanno così partecipato alla prestigiosa stagione culturale dell’IIC di Londra, che quest’anno annovera, fra gli altri, personaggi del calibro di Bernardo Bertolucci, Rossella Falk, Simone Pedroni. Il Maestro Cambri (studi coltivati presso il Conservatorio “Morlacchi” di Perugia, il Mozarteum di Salisburgo, l’Accademia Franz Liszt di Budapest e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, e poi a seguire una carriera fulgida come concertista in-

ternazionale, come richiesto didatta ed instancabile operatore musicale) ha confermato l’altissimo livello esecutivo che gli si riconosce ormai da vari anni suonando mirabilmente brani di Mozart, Scarlatti, Chopin, Liszt/Schubert, Mancinelli e Debussy; la sapienza del tocco e l’assoluta padronanza tecnica di Cambri hanno sorpreso e conquistato i fortunati spettatori invitati all’evento. Nella seconda parte, il Sindaco Concina ha dato vita ad un gradevolissimo show, eseguendo un emozionante medley composto dagli indimenticabili successi di Lelio Luttazzi, Armando Trovajoli e Gianni Ferrio; poi, attingendo al proprio sterminato repertorio di oltre quattrocento canzoni (italiane, francesi, inglesi, americane, napoletane e jazz), al pari di un jukebox in carne ed ossa ha accontentato le numerose richieste pervenute, deliziando la platea con buona musica melodica e swing. Il successo dell’evento è stato clamoroso, tale da strappare alla direttrice Cardona - senza troppa fatica, a dire il vero - la promessa di invitare nuovamente i due pianisti orvietani in una prossima occasione. ■

Nell’anniversario della morte del grande pensatore Nolano bruciato come eretico a Campo dei Fiori in Roma il 17 febbraio 1600, presentiamo un dramma pubblicato da Giovanni Bovio nel 1871. L’azione è ambientata nel carcere dell’Inquisizione romana. Personaggi: Bruno e Hennequin.

N AS C E A N OL A IL FESTIVAL BRUNIANO

GIORDANO BRUNO: SCENA DRAMMATICA

unedì 17 febbraio, 414° anniversario del rogo di Giordano Bruno a Campo dei Fiori in Roma, s’è tenuto a Nola un convegno di presentazione del “Festival Bruniano”. L’iniziativa è partita dall’intesa tra la Fondazione Giordano Bruno e l’assessorato ai Beni Culturali del Comune di Nola. Oltre alla presentazione del Sindaco dott. Geremia Biancardi, relatore del convegno è stato il Prof. Aniello Montano nella sua qualità di Presidente della Fondazione nonché del Certame Bruniano svolto annualmente presso il Liceo “Carducci” di Nola, e giunto alla XII edizione nel 2013. Il Montano ha evidenziato la contemporaneità del pensiero di Giordano Bruno, la sua coetaneità con i giovani d’oggi, e dunque la bontà dell’iniziativa finalizzata a porre stabilmente al centro dell’attenzione, anche internazionale, della figura del Filosofo Nolano, che fu anche il più geniale pensatore del nostro rinascimento. Il convegno ha illustrato modi, tempi, contenuti e finalità del Festival, che ha avuto inizio il 20 del corrente febbraio, con durata fino a domenica 23, fra momenti di cultura e attività varie. Il riconoscimento dell’UNESCO sarà garanzia dell’apprezzamento mondiale sia del festival che della figura del nolano martire del libero pensiero. ■

A cura di V. A. Henn. Bruno Henn. Bruno Henn. Bruno Henn. Bruno Henn. Bruno

Henn. Bruno

Henn. Bruno

Henn. Bruno Henn. Bruno

Henn. Bruno

Maestro mio, consenti ch’io ti baci / quella fronte pensosa? Al petto vieni, / generoso Francese! Di’, chi mai, / chi t’assentìa varcar la soglia iniqua? Il Dotto Aldobrandin che preme il soglio / del maggior Piero. Pier non ebbe soglio. / Che vuol colui? Che ti disdica e tosto. / Vita forse otterrai. L’ottenni; eterna. / A me stesso la deggio. Oh che parole! / Il rogo è pronto già. Pronto son io. Mio Bruno, deh!... Francese, a questo premio / nascon gl’itali sofi. Io corsi troppo / le vie del Sole; or chiuso m’è il ritorno / alla materna terra. Ma… Ma dunque? / Troppo dicesti a disdegnoso spirto (silenzio) / Non t’accorar: a questo santo giorno / tu mi ricordi un giovanil mio canto / che un dì ripeteran meravigliose / l’ alme gentili d’ogni terra; Vieni: / Io lo ti vo’ ridir, unico amico. / Oh quante volte nel morir de’ giorni / l’ho ripetuto in questo carcer tetro / con musica simile al metro lento / degli augelli notturni. Udirlo vuoi? Tutto ho nel cor, ch’oltre l'usato t’ama, / i santi detti tuoi. Gli ultimi accogli, (Con modo solenne e spontaneo il Filosofo dirà quest suoi versi) / «Ch’io cadrò morto a terra ben m’accorgo; / Ma qual vita pareggia al morir mio? / La voce del mio cor per l’aria sento: / Ove mi porti, temerario? china, / Che raro è senza duol, troppo ardimento. / Non temer, rispond’io l’alta ruina! / Fendi sicur le nubi e muor contento, / se il Ciel sì illustre morte ne destina!». Oh tu sai dirlo e sai morir! Io resto / nel sacro e venerabile animale / non minor di me stesso. E l’alma errante / or perché via la menerai? Sta scritto / nei miei volumi; ed io starò con quelli / sino a quando dal foco riman salva / qualche fibra parlante del cerèbro. / Quan do nulla più resta, vivrò in essi. / Così il tuo Bruno si disdice. Questo / a Papa Aldobrandino oggi dirai. (Il carnefice affacciasi alla soglia e dice: Filippo Bruno! Si ritira} Ahimè, che orrenda voce! Voce d’un infelice più d’assai / che io non mi sia. Lo crederesti, amico? / Ei sol mi compiangea ne’ miei tormenti! / In me l’umanitade sì ravvisa: / de’ miei furori esulta; del mio pianto / ella si piange; sul mio rogo muore; / meco dalla mia polve ella rinasce! / L’ora-s’appressa. Nel tuo cor depongo / una

Voce Henn. Bruno

Henn. Bruno

preghiera. (Hennequin non potendo parlare fa cenno di assentimento) Ben ricorderai / che a recar un sol verbo, da Parigi / movemmo un dì tu ver Marburgo ed io / verso Inghil terra. Oggi moviamo ancora / tu per Parigi ed io... per Campo Fiore! / Tu ’Anglo rivedrai. Digli che un giorno / Nel segreto del mondo ei sarà grande: / questo segreto io primo gliel recai; / di Filolao ridissi io primo il Verbo / ridesto da Copernico. Deh! in nome / della mia morte, l’Anglo un dì non sia / sconoscente all’Italia e mai non gravi / la forte mano sulla dolorosa! / Rivedrai l’Alemanno, e forse alcuno / ti chiederà dell’Elba in sulla riva: / «Dov’è quel Bruno che a mirarne apprese / i mondi innumerabili?». E tu digli: / «Bruno è disperso tra quei mondi. Voi / allargherete gli ardimenti suoi / e diverrete grandi. Venerate / la terra ov’egli nacque e non riposa!». / E al Franco che dirai? Saluta il Sasso / del Terzo Arrigo, il re che m’assentia / schiudere i primi lampi del pensiero / sotto l’arte di Lullo. Oh quel pensiero / educherà l’altare... alla Ragione, / e fia temuto il Franco! Pera il giorno / che sconoscente all’Italo egli scenda / giù giù per l’Alpi a divorare i figli / del mio pensiero e suo! Tutte le genti / onor denno al mio suolo: a tutte il Verbo / io recai della vita, ramingando / di terra in terra e fui la peregrina / voce del mondo. Questo rogo è altare: / il secondo olocaustro oggi si compie / del pensiero e d’Amor. Filippo Bruno! Ahi!... Ti seguo. - Visiterai tu Nola? / Là del monte Cicala ai pié vedrai / poche macerie. Salutammo troppo / i mondi innumerabili: negare / alla casa materna noi vorremmo / un postumo saluto? Sovra quelle / macerie siederò! Di là si riede / per Napoli incantevole. Rimira / dal suo lido il Vesuvio e lo saluta / quando la luna la sua faccia vela / entro il fumo del monte! Genitore / d’alme bollenti è quel divino foco! / Agli eroici furori di quel Monte / Prometeo audace io tolsi una scintilla / ch’oggi si spegne. Ma dal rubro fondo / sorgerà la seconda, ch’io già veggo / romper la notte ed eternar la Luce! (Porge la mano ad Hennequin e muove rapidamente verso la parte onde venne la voce. Hennequin lo segue lentamente. Cala il sipario).

V. A.

*Il dramma fu pubblicato sul fascicolo dal titolo “Giordano Bruno”, Numero Unico, Nola 10 giugno 1888. ■ Nola. M onumento a Giordano Bruno (foto V. A.)


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Comunicato Stampa Nola, 6 Febbraio 2014

RASSEGNA STAMPA ARCHEOLOGIA NOLANA iovedì 27 Febbraio 2014, alle ore 18,00, nella Chiesa di San Biagio, a Nola, Piazza Giordano Bruno, Luigi Fusco Maresciallo della Guardia di Finanza in congedo, presenta il terzo volume sulla rassegna stampa sull'archeologia dell'area nolana dal 2009 al 2013. Un'opera originale, raccoglie 542 articoli delle principali testate (33) nazionali, estere e locali, nonché quotidiani, riviste mensili e settimanali, riportati in un grosso volume stampato dallo stesso autore in poche copie. Sono trascorsi 15 anni dalla prima raccolta di notizie (dal 2000), che riguardano l'archeologia dell'area nolana, vi è l'ennesima dichiarazione d'amore verso la propria terra, a dimostrazione che è ancora possibile cimentarsi in uno straordinario lavoro che ne ripercorra la storia e ne offra un'immagine che va oltre ciò che gli occhi possono vedere in superficie, attraverso la raccolta delle testimonianze di chi ha saputo vedere,

denunciare, suggerire, ammonire. Si compone così. Dinanzi a noi un ritratto di vita del nostro territorio fatto di mille sfumature, di nuove prospettive, che restituiscono freschezza e vivacità alle immagini della memoria. L'impegno e la speranza di preservare le testimonianze del passato richiedono una maggiore consapevolezza dell'istimabile valore del lascito. Alla presentazione del volume interverranno al dibattito: Generale di Divisione Dott.Roberto Conforti Già Comandante Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale, Prof. Luigi Simonetti, Sig. Angelo Amato de Serpis, Dott. Michele Napolitano Presidente dell'associazione Meridies, Dott. Antonia Solpietro Responsabile dell'Ufficio Beni Culturali Diocesani di Nola, M.llo Luigi Fusco Autore del testo. coordinerà: Prof. Giovanni De Angelis. Si ringrazia per l'attenzione . M.llo Luigi Fusco ■

Cose lette e commentate da Antonio De Sena

L A

L A N T E R N A

re autori italiani, due uomini ed una donna, tre punti fermi del nostro panorama letterario. Sono qui insieme soltanto perché il caso ha voluto che leggessi i loro libri uno dopo l’altro. Non è quindi nelle mie intenzioni di creare confronti, anche perché sono convinto che le emozioni, che la lettura produce, sono un fatto personale e sicuramente differenti da lettore a lettore. ENRICO CAROFIGLIO – Il bordo vertiginoso delle cose - Edizioni Rizzoli Nell’ultima pagina si scopre che il titolo è un verso di Robert Browning, poeta inglese dell’Ottocento, ma rimane incomprensibile il rapporto con tutta la narrazione. Può darsi che il nesso sia sfuggito al sottoscritto, che ha avuto nel cuore il primo libro di Carofiglio, Il passato è una terra straniera,ma che non ha trovato alcun coinvolgimento emotivo o intellettivo in questa ultima fatica letteraria dello scrittore pugliese. Enrico Vallesi, il protagonista, ritorna, dopo trenta anni nella sua città, Bari, a cui più niente lo lega. Ritrova una città distante, che non lo emoziona, nonostante che egli rievochi l’ inquietudine di un’adolescenza alla continua ricerca di un senso positivo dell’esistenza. Nel ricordare l’amica del cuore, a cui ha dato il primo bacio o l’amiciziadipendenza con Salvatore Scarrone, che lo iniziò alla violenza ed al terrorismo, non c’è nostalgia né sensazione di vuoto per una mancanza. Il ricordo però di una giovanissima insegnante, supplente di filosofia al liceo, Celeste, lo turba ancora e forse inconsciamente è ritornato solamente per rivederla, ora che lei insegna all’università di Bari. Il libro si legge a fatica e confesso che sono arrivato alla fine solo perché me lo sono imposto. La ricostruzione minuziosa delle lezioni di filosofia di Celeste appesantisce notevolmente la narrazione e stanca il lettore. Anche il doppio registro narrativo’ che l’autore mette in atto, proponendo una diversificazione dei capitoli, differenziandoli tramite numeri progressivi o con la dicitura Enrico,a seconda se descrivono situazioni del presente o di trenta anni prima, non aiuta il lettore. MAURIZIO DE GIOVANNI - Buio per i bastardi di Pizzofalcone - Einaudi editore Dopo le quattro stagioni del commissario Ricciardi (L’inverno o Il senso del dolore, La primavera o La condanna del sangue, L’estate o Il posto di ognuno e L’autunno o Il giorno dei morti) con indagini ambientate nella Napoli fascista, Maurizio De Giovanni ha inaugurato un nuovo filone sul commissariato di Pizzofalcone. In questo secondo libro di questa nuova serie i bastardi di Pizzofalcone, cioè i poliziotti, sono alle prese con tre indagini: sul primo caso, il principale, sarà fatta piena luce, del secondo la soluzione s’intravede soltanto ed il terzo caso, già accennato nel precedente libro della serie, rimane sospeso, non essendo partita l’indagine. Un bam-

bino di dieci anni viene rapito, mentre è in corso una visita guidata al Castel dell’ovo della scolaresca, a cui egli appartiene. Le indagini partono immediatamente, ma il caso si presenta subito di difficile soluzione. La richiesta del riscatto di cinque milioni di euro arriva al nonno, ricchissimo imprenditore della borghesia napoletana. I colpi di scena si susseguono e solo l’intuizione di due poliziotti, un uomo ed una donna, scioglierà l’ enigma. Le indagini si intrecciano con le vicende private dei poliziotti, tirati fuori dai clichè, a cui la televisione ed il cinema ci hanno abituato. Essi costituiscono un’umanità particolare,perché il coinvolgimento emotivo nelle vicende raccontate, li fa soffrire o gioire . Lo stile di De Giovanni é il suo solito, asciutto, essenziale e lontano da qualsiasi sbavatura. Ecco la ragione per cui anche questo nuovo libro si legge con piacere. MARGARET MAZZANTINI – Splendore - edizioni Mondadori Margaret Mazzantini è diventata una presenza di rilievo nella narrativa italiana. Dopo Non ti muovere, dove scava nel passato di un chirurgo famoso, per trarne fuori una storia di miseria umana, raccontata senza lacrime ma con dolore profondo ad un’adolescente in coma da un padre afflitto; dopo Venuto al mondo, ambientato a Serajevo, città ferita da una lunga rivoluzione ed in cui si narra il lungo e tortuoso cammino di una donna verso una maternità a lungo agognata, intravista, vissuta e messa in crisi da eventi estranei: ora scrive di un lungo rapporto omosessuale. I protagonisti si chiamano Guido e Costantino; costruiscono la loro relazione da quando sono adolescenti fino alla vecchiaia. Vivono ognuno per conto proprio in città diverse; a Londra Guido, docente di storia dell’arte all’università, sposato con Izumi dolcissima giapponese, di cui è teneramente innamorato, a Roma Costantino, divenuto uomo d’affari, legatissimo ad un figlio portatore di handicap. Si ritrovano di tanto in tanto nel corso di tutta l’esistenza in incontri fortuiti, a cui fa da sfondo la città di Roma “quella vecchia ragnatela di degrado e splendore” o la campagna inglese silenziosa ed indifferente. Ma l’incidente, che cambierà le loro vite, avviene su una spiaggia calabrese, in seguito al quale il rapporto s’interrompe. Il senso profondo della separazione finale sta nelle parole di uno dei protagonisti. “Un giorno ho smesso di soffrire”, dice, lui che è stato sul punto di morire, mentre l’altro, per lenire il dolore del distacco, si tuffa nella natura, che ha amato più di tutta l’arte, di cui ha goduto grandemente, lui che l’ha insegnata a migliaia di giovani. La conclusione arriva inaspettata ed il lettore rimane interdetto difronte a tanta normalità; ma l’autrice chiarisce che la vita “non è un fascio di speranze perdute, un puzzolente ricamo di mimose, la vita raglia e cavalca nel suo incessante splendore”. ■

Poesia di Giacomo Scotti UN VIAGGIO SULL'ALA DEL PENSIERO L'occhio dell'anima corre sul mare, va oltre il mare, scala l'altra sponda per scendere al tramonto e leggero atterrare. Scopre il Tirreno e lungo la sua costa non so se più gioconda, discende a Mezzogiorno, alla prima ferita della mia vita. Scende sull'alba, scende nei mattini di là degli Appennini. Quando l'occhio, ora azzurro, della terra natale s'apre al canto, di quella nera terra fecondata dal cuore di un vulcano, riscopre il rude incanto della memoria, della fantasia. E nell'occhio di amici, nella mano che un'altra stringe, scivola e si immerge nell'alveo di una flluida poesia. È forse questa l'ultima visione di quell'oasi del cuore: ala che albeggia in un cielo infinito, anche se, forse, è l'ultima canzone. (gennaio 2014) FIORI, FIORI... La violetta, l'ortensia, la mimosa, la camelia, il geranio, la rosa, i fiori nei giardini e sulle finestre, fiori di ricordi e stagioni fino a quella delle ginestre. I fiori delle mie prigioni, i fiori del male con aculei e spine, i fiori del silenzio, i fiori sul davanzale e amari dell'assenzio. I fiori bianchi, i gialli, i rossi come creste e bargigli dei tacchini e dei galli. I fiori, i fiori, i fiori cosparsi sui sentieri della vita dai colori scandita e dai dolori. VIVERE COME IL MARE Vivere come il mare. Ma sarebbe già bello essere mare. Mare che corre e scorre al largo e lungo i lidi anfrattuosi con l'onda lenta o i violenti marosi. Il mare nel cui seno i pesci nascono e guizzano nutrendosi di mare. Vivere come il mare. Ma sarebbe già bello essere mare asilo d'ogni bandiera, insieme calmo e forte, vestito di prodigiosi colori, mare che ignora la propria morte. Vivere come il mare. Mare di fiumi e piogge, acqua inviolabile, il mare inestinguibile, acqua tetra e lucente, un mare sempreverde, un'acqua viva acqua furente, acqua giuliva. LONTANA È LA MIA VOCE È lontana e dimessa la mia voce mentre, con parole gia' spoglie, racconto i cirri, gli alberi, i pennuti svirgolanti sul mare, e disegno radici e foglie di immaginari nidi segreti sui rari abeti radicati su questo suolo riarso tra le pietre del Carso. Ma nulla mi trattiene dal confondermi in quel nido dell'anima che, tenera, si cela nei colori quitidiani, o nelle stanze della mia infanzia in corsa negli anni lontani. ■


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Storie Savianesi

GIACOMINO ’O CARRETTIERE E IL DUCE Alberto Falco i’ Cuncetta Bencivenga, nonna del prof. Antonio Romano, abitava alla Teglia, al civico 182. Suoi vicini di casa erano le famiglie di Falco Anfilochio, Luigi Ambrosino e Vincenzo Caracciolo. Correva l’anno 1915 e zi’ Cuncetta, in prossimità della Pasqua, faceva le pulizie straordinarie con l’aiuto di una collaboratrice di nome Carmela, della “’a Caracciolo” che però non era parente della famiglia omonima ivi residente. Zi’ Cuncetta era, quel che si dice, una santa donna mite e paziente ma di carattere fermo. Dispensava consigli e incoraggiamenti ma anche conforto, a seconda delle occasioni. Ebbene un giorno Carmela si fece premura di confidare a zi’ Cuncetta che la figlia Rosinella aveva ricevuto l’”imbasciata” di un giovane santermese, un certo Giacomino che apparteneva a una famiglia di maniscalchi residente nel vicolo delle campane, quello, per intenderci, che costeggia la chiesa di Sant’Erasmo a cominciare dal corso Vittorio Emanuele per spuntare poi in via Trieste e Trento. A metà del percorso c’era un largo detto della “Caprara”, in quanto quella donna vi allevava capre. Nello stesso largo c’era la famiglia del maniscalco, forse di cognome Caliendo, il quale aveva tre figli, due dei quali lo aiutavano nel suo lavoro, mentre il terzo, Giacomino, aveva scelto il mestiere di carrettiere, come Compare Alfio. Su quella famiglia, la “Caracciolo” fornì le brevi informazioni in suo possesso, poi chiese: “Vuje che dicite?” Zi’ Cuncetta rispose: “se è ‘nu bravo giovane, pecchè no?”. Era la via libera per il fidanzamento. Da quel giorno fu stabilito che Giacomino poteva visitare Rosinella ogni domenica sera alla presenza della madre e di Cecchina, la sorella minore. Giacomino era un po’ rozzo di maniere ma schietto

di parole e forte di fisico. Forse perché mal sopportava il puzzo delle capre, aveva rinunciato a fare il “ferrocavallo” col padre a favore di un mestiere all’aria libera. Amava le carovane dei “vatecari” che andavano a caricare il grano o altre derrate in Irpinia e in Puglia. Amava cantare stornelli e schioccare la frusta quando passava per il corso di Saviano. Il che gli aveva procurato multe per disturbo alla quiete pubblica e soprattutto una certa ostilità delle guardie e dagli sbirri. Scoppiò la guerra e Giacomino partì per il fronte dove fu destinato a un reparto di fanteria posizionato in una località del goriziano denominata Doberdò. Dopo qualche settimana di addestramento fu assegnato come “servente” a un gruppo di quattro fanti addetti a una mitragliatrice. Il capo di quella squadra-mitraglieri era un caporale di nome Benito Mussolini. Costui era un tipo autoritario ma anche generoso nell’amicizia. Giacomino non sapeva scrivere, ma Rosinella riceveva qualche lettera dal suo fidanzato il cui autore, però, era l’amico Benito. Poi successe che un giorno, vuoi per un incidente o vuoi per lo scoppio di una granata nemica, la postazione della mitragliatrice saltò in aria e i fanti finirono per le terre. Il più malconcio appariva Mussolini e Giacomino si adoperò a trasportarlo fino al posto-ospedale dove fu ricoverato e curato con successo. Passò il tempo e finì la prima guerra mondiale. Giacomino rientrò a Saviano e finalmente sposò la sua amata Rosinella. Andarono a vivere in vicolo del “Trubbiano”, in una casa di cui si è persa traccia. Il dopo guerra aveva sprofondato il paese in una crisi nera. La vita era difficile e il lavoro scarseggiava: anche quello del carrettiere. Il malcontento alimentava dimostrazioni contro il governo e il povero Giacomino che non sapeva niente di politica era tenuto in sospet-

to dalle guardie perché si professava socialista. Un giorno don Nicola sciò-sciò, che era un liberale, gli domandò: “Giacumì, ma tu pecchè sei socialista?” Rispose: “e che ne saccio. Sotto le armi io tenevo ‘nu caporale che parlava sempe ‘e socialismo, e siccome eravamo amici sono diventato pure io socialista”. Nel 1922 ci fu la “marcia su Roma” e mentre scarseggiava il pane e il lavoro, aumentarono però le forze dell’ordine. Infatti accanto alla Polizia, ai Carabinieri, alle guardie comunali, alla Finanza, ecc. si aggiunse la milizia fascista. Il che significò che non si poteva “sgarrare” più: addio scazzottate e “petriate” tra i ragazzi, e anche addio agli stornelli e “scurriate” ‘e carrettiere. Poi un giorno arrivò il Federale. Chi era il Federale? Eh era un pezzo grosso dei fascisti. Accompagnato dal segretario politico, dal Podestà e dal Maresciallo dei Carabinieri, cercava un certo Giacomino Caliendo (?), che aveva fatto la guerra e aveva salvato la vita al Duce. Quando Giacomino fu portato alla sua presenza, il gerarca gli domandò: “siete voi stao commilitone del nostro Duce (e scattò portando la mano alla visiera) a Doberdò di Gorizia? Giacomino rispose: “no!” e aggiunse “io non conosco nessun Duce e il mio capoarma si chiamava Benito, Benito Mussolini, e non so se è morto o è vivo”. Il gerarca scoppiò a ridere e disse: “E’ vivo, eccome è vivo. E lo è anche per merito vostro. Per suo ordine sono qui a soddisfare qualsiasi vostro desiderio”. La gente intorno pressava Giacomino e gli diceva: “circale ‘nu posto, ‘na penzione”. Ma Giacomino non raccolse quei consigli e rispose “ringraziate il mio amico Benito e ditegli che Giacomino ‘e Saviano desidera solo e fa ‘o carrettiere cantando stornelli e schioccando “scurriate” senza essere disturbato dagli sbirri. Si tramanda che il Duce gli fece avere una “carta” a sua firma, che intimava a tutte le forze di polizia di consentire al carrettiere di cantare stornelli e schioccare la frusta durante il suo lavoro. Di questo documento non risulta traccia. Ma, carta o non carta, da questa vicenda emerge la verità storica di una richiesta di libertà al potente “amico” da parte di un umile carrettiere di Saviano. ■

L’autostima è un modo di pensarsi, di vedersi, di giudicarsi.

L’ AUTOSTIM A Dott. Salvatore Allocca he cosa significa autostima? L’autostima è un’autovalutazione di sé ed è collegata alla propria immagine e percezione. L’autostima è la più importante credenza sulla propria identità, è ciò che ognuno pensa di essere e di valere come persona. L’autostima è l’atteggiamento che ciascuno di noi ha nei confronti di se stesso. Riguarda le opinioni su di sè, sul proprio aspetto fisico, sulle proprie emozioni, sulla propria vita lavorativa e affettiva e anche sulla propria moralità. È un’esperienza molto soggettiva ed è legata più all’idea che ci siamo fatti di noi stessi che a quello che pensano gli altri. L’autostima è un modo di pensarsi, di vedersi, di giudicarsi. L’autostima è formata da convinzioni che le persone hanno circa la loro efficacia personale di organizzare e dirigere le loro abilità e risorse per raggiungere i propri obiettivi. L’autostima è l’idea che ognuno ha di sé e, per questo motivo, essendo un concetto-giudizio soggettivo, un osservatore esterno, spesso, lo ritiene scorretto non condividendolo affatto. Le persone che soffrono di bassa autostima sono perfezioniste e ipersensibili alle critiche, hanno spesso paura di fallire e per tale ragione evitano ogni attività in cui è presente il giudizio perché si offendono facilmente. Tendono ad essere eccessivamente compiacenti perché hanno un bisogno continuo di essere accettate dagli altri; sono indecise e non sanno mai cosa fare; si prendono poco cura della propria persona e dedicano parecchio tempo a cercare di apparire perfette perchè così pensano di piacere agli altri e soprattutto credono che in tal modo non subiranno le critiche che tanto temono. È proprio questa la caratteristica principale di chi soffre di bassa autostima: la difficoltà ad “ammortizzare” le critiche. La bassa autostima può causare sensi di colpa perché può aumentare la percezione dei propri errori. Le persone con un basso livello di autostima, oltre a criticare se stesse, tendono a farlo anche nei confronti degli altri e delle situazioni. Tendono all’ira anche per cose insignificanti. Purtroppo quando si soffre di bassa autostima, la qualità della propria vita è pessima perché si ha la convinzione di non essere capaci, di non essere come gli altri, insomma si ha una sensazione di inferiorità. La caratteristica principale della bassa autostima è la vulnerabilità al giudizio degli altri e per questo che ci si sente sempre osservati e si può vivere un’esistenza isolata dagli altri, lontani da rapporti che potrebbero provocare dolore o sofferenza. Sono pro-

ITALIA DELLE IDEE SCENDE IN CAMPO CONVEGNO SULLA FAMIGLIA La famiglia al centro del Convegno “Abitare la Città, il ruolo sociale della Famiglia”, promosso dal Movimento politico “Italia delle Idee”, che si è tenuto venerdì 7 febbraio 2014 a Nola nella settecentesca Villa Feanda. Relatori il Dott. Nicola Montanino, Presidente del Movimento, il Dott. Vincenzo Carbone, Sindaco di Palma Campania, Don Aniello Tortora, responsabile Ufficio Diocesano “Problemi Sociali e Lavoro”, il Preside Vincenzo Ammirati, Direttore responsabile del periodico “Obiettivo Saviano”. Saluto del Vescovo Arcivescovo di Nola, S. E. Mons. Beniamino Depalma (A. G.) ■ prio le difficoltà nelle relazioni che fanno apparire freddi, distanti, timidi, insicuri con un marcato senso di inferiorità nei confronti degli altri; facili alla frustrazione, tendono ad avere una rabbia non espressa, si sentono stanchi, hanno una facile esauribilità e remissività, dipendono e si sacrificano troppo per gli altri, hanno la sensazione di non essere capiti ma nel contempo hanno difficoltà nel rapportarsi serenamente con gli altri per la paura eccessiva del giudizio negativo. Possono essere molto gelosi. Sono incapaci a controllare le emozioni e hanno difficoltà nel parlare in pubblico. Tutto ciò, si ripercuote sulla loro vita e rende difficile la crescita personale perché tendono a evitare situazioni di confronto o di potenziale successo. La bassa autostima spesso viene mascherata manifestando comportamenti di aggressività con scatti di rabbia. Spesso tendono alla competizione e manifestano falsa sicurezza, ostentazione, perfezionismo. Chi è affetto da bassa autostima ha molta difficoltà ad affrontare le sfide della vita con un atteggiamento positivo. Hanno molti dubbi e spesso affrontano le proprie incertezze con sentimenti che possono spaziare tra la rabbia (spesso rivolta verso se stessi), la tristezza, l’ansia, il senso di colpa e la frustrazione. Tendono a squalificare ogni cosa corretta che fanno e si soffermano solo sui loro errori e debolezze; si scusano spesso ed evitano situazioni in cui c’è bisogno di mettersi alla prova. La mancanza di autostima produce un bisogno costante di appoggio esterno perché si sente il bisogno di essere stimati dagli altri. Invece, i segnali di una buona autostima si possono rilevare quando si provano delle piacevoli emozioni verso se stessi e soprattutto ci si prende cura

di sé. Si prova un profondo rispetto e un sano amore per se stessi. Una persona che ha una buona considerazione di sé crede nei propri valori e principi ma è disposta anche a modificarli se nuove esperienze o apprendimenti gli mostrano che è in errore; agisce liberamente, come ritiene giusto e non si sente colpevole se qualcuno non è d’accordo con lei; non si preoccupa eccessivamente del futuro ed è più orientata al presente; ha pienamente fiducia nelle propri capacità ma, se ha bisogno, chiede aiuto senza preoccuparsene troppo; ama il confronto con gli altri e cerca sempre di imparare non sentendosi assolutamente né inferiore, né superiore; ritiene di aver valore per le persone con le quali ha rapporti di amicizia ma se ritiene che la relazione non la soddisfa, la interrompe; non si fa manipolare dagli altri nonostante ami la loro collaborazione; è sensibile ai bisogni e desideri degli altri; si accetta anche quando prova emozioni negative. Le persone che hanno una buona autostima, scelgono uno stile di vita in armonia con i propri sentimenti e valori più profondi; sviluppano una propria identità e credono in se stesse; non hanno paura del rifiuto ed esprimono pienamente la loro individualità. Tollerano il rifiuto perché hanno un senso di stabilità interiore che li sostiene, indipendentemente dalle opinioni degli altri. Chi ha una buona stima di sè percepisce con orgoglio i propri pregi ma nello stesso tempo, ammette con serenità i propri limiti e cerca di migliorarsi. Il pensiero prevalente di una persona che si stima è: “Amo me stessa per come sono ma posso migliorare”. *Psicologo Clinico, Specializzato in Psicoterapia Cognitivocomportamentale, Counseling, Tecniche di rilassamento e Ipnosi terapia - mail: dr.allocca@libero.it ■


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Pregevole ricerca di storia locale condotta dal noto Studioso di San Giuseppe Vesuviano Preside Luigi Iroso.

“ C AS O R I A AL L A L U C E D E L S O L E ” CRO NISTO RI A DI C ASO RI A DAL 1 500 AL 1750 AT T R AV E R S O I N E D I T I D O C U M E N T I D I A R C H I V I O uesto libro nasce in casa delle mie due cognate Consiglia e Anna De Angelo, cittadine casoriane da parecchi lustri. Tra le loro pareti domestiche gli interrogativi e i quesiti, sollecitati dalle loro scolaresche nel vivo coinvolgimento delle unità didattiche incentrate sulla storia locale, hanno costituito una parte importante dei nostri canonici incontri settimanali con spunti, risposte e rimandi per ulteriori approfondimenti, dal momento che rimane fermo in tutti il desiderio di conoscere la cittadina di Casoria nella dinamica articolazione delle sue espressioni comuni e quotidiane, al fine di stabilire un contatto diretto ed immediato con l'uomo concreto, colto nel vissuto della sua effettiva esperienza di vita. In tale ambito occupano un posto primario il tipo di organizzazione "politica" cittadina, la vera entità delle condizioni popolari, la caratteristica di essere casale di Napoli nella duplice dimensione sottesa dei costi e dei benefici, il rapporto tra il governo centrale e quello periferico, il ruolo del clero e delle classi abbienti nella gestione del potere, le dinamiche sociali effettive e il prezzo pagato per conservare la propria autonomia amministrativa, insomma il ritmo interno alle principali scansioni individuali e collettive, dispiegatesi dal 1500 al 1750. Siffatto indirizzo, però, essendo poco privilegiato nella produzione generale e in quella specifica, finora edita sull'argomento, ha imposto lo scavo individuale d'archivio da esperire con certosina pazienza su fondi diversi e, talora, addirittura, intonsi. Il che ha significato una procedura cauta e controllata in un terreno ancora inesplorato e. talora. irto di insidie interpretative. Alla luce di tali difficoltà di rinvenimento documentario le risposte hanno richiesto tracciati

impervi e tempi lunghi, anche perché onestà intellettuale impone il principio della verifica puntuale e probante su quanto ipotizzato in prima battuta. Dopo un difficile percorso di scavo memoriale, protrattosi per alcuni anni, la scrittura, in forma di cronistoria, è stata un atto dovuto al rinvenimento della notevole sequela di fatti, avvenimenti, personaggi. gesta. errori, voci, silenzi, tutti degni di essere liberati dalla coltre dell'oblio. Del resto l'impegno finale mira a trasmettere la fierezza del casoriano che, con intrepido ardore, ha superato indicibili prove per conquistare la propria identità civica. E le pagine del libro, dischiudendone la forza d'animo, ne mostrano continue testimonianze che concorrono a palesarne l'identità non in forma cristallizzata, ma nel suo fieri, quindi nella veridicità esperienziale a tutto tondo. Certamente non presumo di aver risolto in maniera esaustiva tutti gli aspetti connessi alla suddetta tematica la quale richiede ulteriori indagini. Posso, però, affermare in fede di aver speso le migliori energie intellettive per contribuire ad avviare una meditata e serena riflessione sulla storia casoriana lungo le direttrici del confronto a più voci in omaggio al nobile principio democratico della cultura. In tale contesto si innerva il fine ultimo del libro consegnato alla comunità casoriana nelle persone dei rappresentanti istituzionali, il sindaco dottor Vincenzo Carfora, l'assessore alla cultura prof.ssa Luisa Marro e gli altri componenti l'amministrazione comunale, ai quali va il mio profondo ringraziamento per la carica di fiducia accordatami e per l'incisivo sostegno finanziario con cui hanno permesso la pubblicazione delle presenti note memoriali» (L’Autore, pp. 9-10). ■

Saviano - Teatro Auditorium Rassegna Festival Città di Saviano X edizione. La compagnia teatrale “ Raffaele Reppucci” di Marigliano ha presentato

“ NU’ BAMBINIELLO E TRE SAN GIUSEPPE” Antonio Romano

«… interi immobili sono pieni di crepe e lesioni a causa del continuo passaggio – vietato tra l’altro - di autocarri e/o camion. Il passaggio di tali automezzi provoca, quotidianamente e per diverse volte al giorno e di notte, movimenti sussultori che stanno indebolendo gli immobili posti ai lati delle strade». Francesco Franzese

ul palcoscenico savianese una commedia di Gaetano e Olimpia Di Maio; un adattamento in tre atti di Antonio Cerciello. ”Nu’ bambiniello e tre San Giuseppe” è stato presentato, in questa occasione, per ricordare il ventennale della dipartita di una grande attrice di teatro, Luisa Conte, che fu tra i protagonisti, a suo tempo, di questa rappresentazione. Prima dell’inizio dello spettacolo vi è stata la presentazione dell’opera da lì a poco in scena, da parte della direzione artistica nella persona di Nicla Spiezia: nella sua lettura è stata ricordata una frase di Libero Bovio “ A Eduardo De Filippo affinché Napoli gli perdoni il suo grande impegno”. Si potrebbe riassumere, in questo concetto, la filosofia della compagnia Reppucci di Marigliano nel proporre questa rappresentazione al pubblico. Un gruppo che nasce nel 1970 e dopo alterne vicende ha partecipato, nel 1988 in poi, a rappresentazioni a carattere sacro. In seguito la compagnia si è cimentata in diverse opere di autori vari: Petito, Scarpetta, Eduardo De Filippo, Viviani, fino a Di Maio. Sempre nell’anteprima dello spettacolo vi è stato l’intervento di Padre Josè Ignazio Blandon dei Missionari della Divina Redenzione che ha spiegato l’iniziativa di solidarietà in cui il gruppo è coinvolto infatti continua l’opera meritoria di padre Arturo D’Onofrio presso lo storico istituto di Marigliano, con la realizzazione della casa famiglia “ Anselmi” il centro di formazione ed il centro giovanile “ Padre Arturo”. Grande consenso di pubblico che ha affollato la sala Auditorium. Una trama si svolge in un ambiente agricolo, una casa di campagna in un ambiente urbano di un piccolo paesino. La vicenda si svolge intorno agli anni 60 e si apre con l’arrivo in scena con tanto di valigia del personaggio di Filiberto interpretato da Ciro Esposito. Al centro della vicende scenica,una famiglia composta da genitori Pasquale Buttiglione e Lionora, interpretati da Antonio Cerciello regista del gruppo teatrale e Rosalia Paone, e figlia. Appunto la figlia, di nome Carmelina interpretata da Nicoletta Esposito, assume un ruolo di protagonista della vicenda; dalla sue vicende scaturisce tutta una serie di situazioni comiche e grottesche. Partita per Roma per entrare nel mondo cinematografico e fuggire dalla monotonia quotidiana e provinciale si ritrova al centro di un fatto di cronaca visto da tutto il paese in maniera negativa e scandalistica. Durante le riprese cinematografiche vi è stata una breve sequenza hard. Ha un fidanzato di nome Giovannino interpretato da Enrico Maria De Angelis che si trova, al momento della vicenda scenica, in Germania. È anche la storia di un dissidio generazionale tra una mentalità più antica legata a determinati valori, e una più moderna fatta di speranze e ambizioni artistiche.

Spett. Sindaco del comune di SAVIANO Spett. Procura di NOLA - E p.c. Obiettivo Saviano SAVIANO OGGETTO: Danneggiamenti provocati agli immobili ubicati in Via E. Gianturco, Piazza Gianturco, Via Parrocchia e zone limitrofe a causa del transito di autocarri di grossa mole. Questa lettera viene scritta per manifestare ancora una volta la superficialità della classe dirigente politica locale a garantire la tutela degli interessi dei cittadini. Si vuole sottolineare come sono ormai anni che nella zona indicata in oggetto vi è un crescente malessere dovuto al fatto che interi immobili sono pieni di crepe e lesioni a causa del continuo passaggio – vietato tra l’altro – di autocarri e/o camion. Il passaggio di tali automezzi provoca, quotidianamente e per diverse volte al giorno e di notte, movimenti sussultori che stanno indebolendo gli immobili posti ai lati delle strade. In epoca storica fu varato un percorso alternativo per garantire in tali vie il passaggio solo delle autovetture e dei motoveicoli, ma tale divieto non è mai stato rispettato. A tale proposito si fa presente che nel corso degli anni sono state fatte altre denunce (ad es. vedi denuncia del 28/4/1998 prot.4257, ecc. ecc.) riguardante questo problema,

Nel piccolo paesino tutti hanno visto il film dello scandalo con tutte le conseguenze che ne possono scaturire; la famiglia in questione comunque cercherà di salvaguardare la propria onorabilità. La protagonista di nome Carmelina nello stesso tempo aveva intessuto rapporti con tre giovani del suo paese restando successivamente incinta: questa vicenda da il titolo alla commedia appunto “ Nun’ bambiniello e tre San Giuseppe”. Nell’epilogo un press agent che viene da Roma proporrà al personaggio di Carmelina una grande opportunità cinematografica, un contratto milionario con una serie di film con un personaggio, addirittura, come Marlon Brando. La valigia pronta per la partenza della ragazza già pronta per la partenza è ritrovata vuota, dopo una serie di eventi e imprevisti! È un segnale per i genitori, che capiscono o intuiscono forse le reali intenzioni della ragazza sognatrice sì di essere famosa nel mondo cinematografico, ma anche, in un certo senso bisognosa di affetto dei genitori. Pasquale e Leonora, in tal modo, partono anche loro per Roma con l’intenzione di ritrovare la loro figlia e riportarla alla vita semplice precedente. Su questa intenzione si chiude il sipario. Completano il quadro degli attori: Roberto Rea, Antonio Manna, Sandro Barisano, Carmine Conelli, Marcello Esposito, Giovanni Monda, Francesca Mautone, Carmine Vaia, Alfonso Villano, Rosamaria Lombardi e Infine Antonio Passaro. ■

Riceviamo e pubblichiamo.

TRAFFICO PESANTE E DANNI ALLE CASE

ma fino ad ora nessuna autorità politica locale si è degnata di dirimerlo o di farsi portavoce del disagio dei cittadini locali, manifestando la più totale indifferenza di fronte a tale problema. Gli immobili siti nei pressi di tali strade sono stati ristrutturati varie, volte ma dopo alcuni mesi il problema si è ripresentato con nuove crepe e nuove somme di denaro consistenti spese dei proprietari e questo solo a causa della male gestione in tale problema urbanistico. Va sottolineato, inoltre, che tali strade sono molto strette e frequentemente, a causa del passaggio dei camion, oltre al continuo sussultare degli immobili con ampliamento delle lesioni, si verificano incidenti che coinvolgono auto, persone e muri posti ai lati della carreggiate. Tutto ciò premesso, si chiede un rimedio efficiente grazie al quale si possa garantire la tutela degli interessi dei cittadini coinvolti in tale problema, evitando continui lavori di riparazione degli immobili e continui incidenti. La presente è a nome di tutti i cittadini locali, le cui firme sono state apposte e allegate nelle precedenti denunce. Distinti saluti Franzese Francesco. Saviano li 16/01/2014 ■


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Per il 400° Anniversario della Fiera di San Gennaro Vesuviano, pubblicata dal sangennarese Prof. Salvatore Iervolino una specifica ricerca, Michelangelo 1915 Editore, Palma Campania, settembre 2013, pp. 172.

SAN

GENNARO

VESUVIANO

D AL L’ AC Q U A A N O L A AL L’ AU T O N O M I A er tutto il periodo romano e per l’intero arco del medioevo, il territorio sangennarese era parte integrante dell’ager nolanus, prima di entrare a far parte del territorio dell’Università di Palma Campania. In quei secoli, il nostro territorio si presentava interamente boscoso, selvaggio e quasi disabitato. Insomma, lo scorrere del tempo e l’avvicendarsi dei secoli non coincidevano per niente con i pur minimi progressi di civilizzazione. Anzi dalla lettura dei testi e dalla consultazione dei documenti si ricava l’impressione che, sotto molti aspetti, le condizioni sociali dei suoi abitanti fossero col tempo peggiorate e che nel Medioevo si viveva in condizioni peggiori che al tempo di Augusto. Non migliore si presentava la situazione ancora all’inizio del settecento, come si legge nell’interessante libro di G. M. Galanti “Della descrizione geografica e politica delle Sicilie”, Napoli 1969, pp. 191-192: “Le case del contadino in quasi tutte le terre baronali non sono che miserabili tuguri, per lo più coperte di legno o di paglia, ed esposte a tutte le intemperie delle stagioni. L’interno non offre ai vostri sguardi che oscurità, puzzo, sozzure e squallore. Un letto tapino insieme col porco e coll’asino formano per lo più tutta la di lui fortuna. I più agiati sono quelli che hanno tugurio diviso dal porco e dall’asino, per mezzo di un graticcio, impasticciato di fango. Chi il crederebbe? In seno di Terra di Lavoro vi è un villaggio (San Gennaro di Palma), quindici miglia lontano da Napoli, dove una popolazione di 2000 contadini abitano nelle pagliaie e non ha modo di fabbricarsi una casa. La prima volta che io vidi questo luogo, immaginai di trovarmi tra selvaggi. I Nolani, i Sanniti, i Luca-

ni non avevano spettacoli cosi orribili a riguardare, perché non avevano leggi feudali”. Tralasciando tutto quel periodo, cerchiamo ora di delineare la storia essenziale della lunga e travagliata battaglia che questa nostra martoriata popolazione ha dovuto combattere per affrancarsi dall’oppressione feudale e baronale del capoluogo palmese, fino al raggiungimento dell’agognata autonomia giuridica ed amministrativa, sancita con it Regio Decreto borbonico del 6 dicembre 1840 che istituì il nuovo Comune: San Gennaro. Dal testo del decreto del Re Ferdinando II di Borbone, pubblicato in data 10/12 1840, si ricava quanto segue: “A partire dal primo gennaio del 1841 il borgo di San Gennaro, in provincia di Terra di Lavoro, separatosi dal Comune di Palma, formerà da solo un Comune con amministrazione isolata ed indipendente (art. 1)”… L’affrancamento da Palma fu non solo una vittoria politica, ma rappresentò una svolta sociale ed economica ed il riscatto morale di una popolazione che per anni era stata ingiustificatamente discriminata dal potere centrale, molto di più di come venivano trattati gli altri due casali di Vico e di Carbonara. Per questo lavoro occorre partire dal 17 dicembre 1613, giorno in cui Scipione Pignatelli, Marchese di Lauro e di Palma e, per dote di sua moglie Vittoria della Tolfa, Conte di San Valentino, fa una ricca donazione al Vescovo di Nola Mons. Fabrizio Gallo, a favore dei Padri Minori Riformati di San Francesco che devono trasferirsi, in numero non inferiore a sedici, in loco “nelle pertinenze di Palma, dove si dice San Gennaro”. Quell’atto puó essere considerato il primo seme dal quale nascerà la chiesa e il Convento francescano e intorno al quale si formerà, lentamente, il primo nucleo di case in pietra lavica vesuviana o in pietra calcarea bianca delle cave del vallone d’Ajello, dando vita al “borgo di San

LA PAURA E IL RIFIUTO DELLA MORTE Alberto Falco arlare della fine della vita dell’uomo è un argomento capitale. Forse è il tema di fondo di ogni esistenza, cosciente dei propri limiti e cieca sul proprio destino. Ci sono innumerevoli testimonianze di uomini che hanno visto o intravisto la morte e ne hanno raccontato l’esperienza in dichiarazioni, libri e dossier. Eppure oggi è il tema più volutamente trascurato, spesso ignorato e posposto ad altre ragioni su cui fondiamo la nostra quotidianità. All’insegna della “bandiera della felicità” la nostra civiltà moderna ha iniziato un movimento rovesciato, preferendo nascondere, tacere, rifiutare la morte. Philippe Ariès, storico e filosofo francese della fine del secolo scorso, nella sua “Storia della morte in Occidente. Dal Medioevo ai giorni nostri” rileva che ciò che un tempo costituiva l’oggetto sacro delle attenzioni e delle preoccupazioni, oggi è difficilmente rintracciabile nei pensieri quotidiani. La morte deve essere taciuta, con l’illusione che il silenzio serva a cancellare per sempre il motivo eterno di quell’ineluttabile evento. Basta scorrere gli annunci funebri: non si dice più che chi è trapassato è morto. Si usano espressioni o perifrasi che fanno pensare a una partenza o a una vacanza momentanea. Ma la cosa più grave è che è stato tolto alla morte il suo carattere sacro. E facciamo anche il possibile perché tutto venga inghiottito dal silenzio. Ma il silenzio non è che un modesto stratagemma per non tradire il nostro vero stato d’animo. Esso infatti “tiene” fino al momento in cui il tarlo del mistero ricomincia il suo lavoro e ci ritroviamo sull’orlo di un abisso che rimette a nudo i nostri limiti, special-

mente se non ci assiste il dono della fede. La stessa filosofia che un tempo veniva considerata come l’avvio al discorso sulla morte, ha tradito la sua antica vocazione e mostra la corda della superficialità, se non della rinuncia, rispetto la tema. Perché non basta il silenzio a rimuovere il problema che apre e chiude i nostri giorni. Allo stesso modo è preoccupante che anche alcuni teologi che si definiscono nuovi, preferiscono sorvolare sul principio tutto e soltanto religioso secondo il quale la morte è soltanto un semplice momento di passaggio alla seconda e vera vita. Sono lontani i tempi in cui il morente si congedava da familiari e amici, voltandosi verso il muro e aspettando di esalare l’ultimo respiro. Perché a partire dal XIX secolo la morte è diventata un tabù. Il trapasso viene in tutti i modi nascosto e il malato, o il vecchio, da protagonisti diventano comparse, succubi dell’altrui volere. Il che porta il morente a finire i suoi giorni per lo più in ospedale o in una casa di riposo, pur di liberare la casa da una presenza imbarazzante. La verità è che il mistero non subisce affronti e a ben poco valgono le astuzie e gli accorgimenti di chi intende limitarne o negarne l’esistenza. Ariès ricorda come nel primo medioevo la morte fosse un evento familiare ove il morente era al centro di una cerimonia avente lo scopo di addomesticare la morte. Poi l’influenza cattolica (X-XIV secolo) introdusse lo spettro del “giudizio”. E l’uomo ebbe paura. Da allora ebbe paura. Per finire non posso fare a meno di ricordare che di fronte a questo mistero, oltre al silenzio non vale neanche la grattatina. ■

Gennaro”. Tra i beni donati dal Pignatelli, “si annovera una cappella, dedicata a San Francesco, un piccolo romitaggio, ove già vive un’eremita di nome Paolo da Norcia, e trentasei moggi di terreno incolto, di cui sedici a settentrione del convento, venti nella parte anteriore, nonché ottanta ducati, derivati dagli usufrutti delle sue proprietà di Lauro, denaro da utilizzare per il restauro del convento e per la costruzione di una chiesa “maestosa” la cui realizzazione costa sedicimila ducati: a destra di chi vi entra vi sono tre cappelle, dedicate a San Antonio, San Francesco e all’Immacolata; a sinistra gli altari di marmo, dedicati a San Gennaro, San Alessio e Santa Filomena; bellissimo e di vaste dimensioni risulta il quadro in tela (la morte di San Alessio, di cui si ignora l'autore)”. In cambio di tutto ciò, il benefattore chiede la celebrazione di una messa diurna “in perpetuum et in mundo durante” e due messe cantate in perpetuum, di cui una nel giorno di San Gennaro e una nel giorno di San Francesco, onde raccomandare la sua anima a Dio... Il convento diventa cosi un centro di attività religiose, culturali ed assistenziali di fama nazionale. Sale agli onori della cronaca già nel 1680, quando vi giunge un monaco di origine corsa, in odore di santità. Egli ingaggia una dura lotta per esorcizzare i demoni presenti nei corpi degli abitanti di San Gennaro e poi insediati nello stesso convento a molestare la pace dei monaci, con urla e strepiti. Alla fine sarà la solenne processione, dietro l’immagine della Madonna della Grazia, ad avverare il miracolo: la pace e la serenità ritorna negli animi di tutti… Nell’atto di donazione del Pignatelli, redatto dal notaio nolano G. Galeota, è chiaramente espressa la volontà e la disposizione che, nelle venti moggia di terreno incolto antistante il Convento, è da allestire una Fiera annuale da svolgersi dal 16 al 19 settembre, festa del Santo Gennaro… Sull’anno d’inizio della famosa “Fiera di San Gennnaro”, è sorta da tempo una sterile polemica tra organizzatori e studiosi dell'’evento. Se dobbiamo tener fede alla data dell’atto di donazione (17 dicembre 1613) del notaio nolano G. Galeota, la prima fiera ufficiale si tenne dal 16 al 19 settembre del 1614 e non del 1613!» (pp. 27-31, 33, 35-36). ■

Saviano

PENTAC COMUNICATION COS’È

? IL FUTURO DEI NOSTRI RAGAZZI

ome ogni anno, grazie ai progetti dell’IGS, alcuni studenti degli istituti superiori di gran parte dei comuni italiani hanno la possibilità di affacciarsi per la prima volta al mondo del lavoro. Nel caso specifico dall’impegno della 5 c turistico dell’ISIS Saviano nasce la PentaC Comunication, agenzia di comunicazione volta a sponsorizzare i prodotti dei suoi clienti. In questo momento l’attenzione è tutta rivolta a “ Ciniglio Casa”. Quest’ultima leader nel settore sposi nell’ambito dell’oggettistica e dell’arredamento , si è rivolta alla pentaC Comunication per pubblicizzare le sue liste di nozze. La pentaC Comunication agenzia di comunicazione creata dagli alunni della 5c Turismo dell’ISIS Saviano il giorno 22 febbraio 2014 presenterà un evento al fine di sponsorizzare i prodotti dell’impresa “Ciniglio Casa”. “Massima qualità nel controllo e nella gestione della tua lista di nozze”. Su invito dell’agenzia concorrerà alla realizzazione della fiera l’atelier “ Le spose di Antonio Romano” che presenterà per l’evento i propri abiti da sposi con i quali sarà effettuata una sfilata coreografica da Federico Esposito e animata dalla “One Star Animation”. Saranno presenti alla fiera il preside dell’ISIS Saviano Dott. Domenico Ciccone e una rappresentanza del Comune di Saviano. La fiera si svolgerà sul terrazzo antistante la suddetta scuola alle ore 10.30 (A. R.). ■


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È nata a Saviano l’Associazione

GUARDIE ITALIANE AMBIENTALI Avv. Giuseppe Monaco l giorno 11 Febbraio 2014, nell’Ufficio del Sindaco del Comune di Saviano, Dott. Carmine Sommese, hanno prestato giuramento le prime cinque guardie giurate volontarie particolari del locale reparto operativo dell’Associazione G.I.A. (GUARDIE ITALIANE AMBIENTALI). I nominativi delle nuove Guardie Volontarie sono i seguenti: Giuseppe Monaco, Maria Lina La Marca, Giuseppe Pernice, Francesco Strocchia, Carmela Amorino.

L’Associazione si è costituita il 29 ottobre 2012 con atto pubblico e nasce dalla volontà di sette soci fondatori che hanno voluto continuare a perseguire finalità di volontariato ed impegno sociale, nonché ambientale, già profuso negli anni addietro in altri sodalizi sociali. Di fatto, gli scopi statutari delle G.I.A. si rivolgono, in ossequio alle normative vigenti, in tre settori: a) volontariato; b) Protezione civile; c) Guardie Giurate particolari nei settori ittico, zoofilo, venatorio ed ambientale. Particolare attenzione è attualmente rivolta proprio alle problematiche ambientali del territorio, offrendo supporto alle locali autorità di Polizia Giudiziaria e ai comuni interessati dal devastante fenomeno della cosiddetta “Terra dei Fuochi”. I soci sono altamente addestrati e qualificati da corsi formativi da svolgersi secondo le direttive regionali. Il logo sociale è costituito da un leone, simbolo dell’ambiente e dello spirito risoluto nel prestare la propria attività nella realizzazione degli scopi sociali. L’Ass. G.I.A. opera con propri mezzi dotati di contrassegni distintivi, nonché di divisa sociale e pettorine. I soci sono individuati da tesserino identificativo personale con foto. Ad oggi, sono state istituite tre unità operative nei comuni di Saviano, Scisciano, Boscoreale, ma è prevista l’apertura di altre sedi. Tutti coloro che sono interessati a far parte del gruppo, per le iscrizioni o per maggiori informazioni, possono consultare la pagina Facebook denominata “Guardie Italiane Ambientali Saviano” oppure rivolgersi ai seguenti recapiti: e-mail: infogia2012@libero.it, fax: 081/19309924, cell: 3925596315 (Presidente Avv. Giuseppe Monaco) - 3347049805 (Segretaria Dott.ssa Maria Lina La Marca). ■

Saviano - La RAC, agenzia del grafico pubblicitario per il futuro dei giovanissimi nel mondo lavorativo

UN TRAMPOLINO DI LANCIO Antonio Romano a RAC, agenzia del grafico pubblicitario creata dagli alunni della 4c del Grafico Pubblicitario dell’ISIS Saviano, il giorno 22 febbraio 2014 alle ore 10.30 presenterà un evento al fine di sponsorizzare i prodotti dell’impresa “Ciniglio Tessuti ”. Un appuntamento annuale come da ogni anno a questa parte nell’ultimo periodo, grazie all’agenzie IGS, alcuni studenti degli istituti superiori di gran parte dei comuni italiani, hanno la possibilità di affacciarsi per la prima volta al mondo dell’ impegno lavorativo, sperimentare un eventuale grado d’innovazione. Una mera contraddizione sicuramente! Da tempo l’opinione comune non pare che abbia altri argomenti se non parlare di crisi economica e scarse prospettive per il futuro. In realtà sembrerebbe che la fase peggiore sia passata, ormai alle spalle; c’è un Pil in ripresa già dall’ultimo trimestre 2013, anche se le nubi non sono diradate del tutto. Questi progetti dell’IGS sembrano andare controcorrente verso un sostanziale ottimismo e offrire una reale opportunità ai giovani, classe dirigente del futuro occupazionale, far in modo che abbino un etica negli affari o almeno dar un piccolo esempio di quello che potrebbe essere l’insieme delle strategie e delle sfide per una futura riforma del mercato del settore. Nel caso specifico dall’impegno della 4 c turistico dell’ISIS Saviano nasce la RAC, agenzia del grafico pubblicitario volta a sponsorizzare i prodotti dei suoi clienti. In questo momento, specifico dell’iniziativa, l’attenzione è tutta rivolta a “ Ciniglio Tessuti ”. Quest’ultima leader nel settore nell’ambito dell’oggettistica e dell’arredamento, si è rivolta alla RAC, agenzia del grafico pubblicitario per pubblicizzare le sue coperte e tessuti per camere da letto vale adire “ Bianco latte” di Ciniglio Tessuti. La parola d’ordine è un impegno per esprimere la “Massima qualità nel controllo e nella gestione nel settore coperte e tessuti”. Su invito dell’agenzia la RAC concorrerà alla realizzazione dell’esposizione dei prodotti del settore. Saranno presenti all’esposizione espositiva con stand e quant’altro, a far gli onori di casa, il Preside dell’ISIS Saviano Domenico Ciccone e una rappresentanza amministrativa del Comune di Saviano. Ora fervono i preparativi per l’evento espositivo che si svolgerà e si organizzerà nel parcheggio comunale antistante la suddetta scuola dell’ISIS Saviano che fa, da un lato , ingresso principale alla struttura scolastica, dove è in allestimento tutto l’apparato di presentazione al grande pubblico. ■

P R E S E N TAT O A B A I A N O IL VOLUME “ L A F E S TA D E L M AJ O E LA COMUNITÀ DEL BAIANESE” l convegno s’è tenuto nell’aula consiliare del Municipio di Baiano, mattinata di domenica 23 dicembre 2013, vigilia della locale Festa del Majo. Autore dell’opera il dott. Antonio Vecchione, noto studioso locale, autore, anche in collaborazione del compianto Orazio Bocciero, d’altre pregevoli pubblicazioni sulla storia di Baiano. La relazione di merito è stata tenuta dal Prof. Francesco Barra dell’Università di Salerno, mentre l’Autore stesso lesse alcuni brani dal libro. La Prof.ssa Luisa Bocciero, a sua volta, parlò del majo di Baiano come bene culturale degno del riconoscimento dell’UNESCO. Saluti del sindaco Enrico Montanaro presente in sala. Ha coordinato i vari interventi una esponente della Pro Loco di Baiano. ■

Saviano, 14ª edizione della giornata della ricerca AIRC

L A G I O R N ATA D E L L E AR A N C E l Primo Circolo Didattico di Saviano, organizzatrici le Maestre Irene Scotto e Anna Caramiello, e con la partecipazione dell’intera scolaresca che indossava il tipico berretto arancione e la consueta mantellina, ha celebrato la Giornata delle Arance all’insegna del Progetto AIRC. A turno, gli scolari delle varie classi hanno intonato graziose canzoni, esibendosi anche in danze diverse di fronte ad un pubblico presente nell’area esterna alla scuola. Ovviamente, anche la festa di quest’anno ha previsto la distribuzione delle note reticelle d’arance, il

ricavato delle cui offerte è destinato all’Istituto di Ricerca contro il Cancro. Coordinatore delle varie fasi del festevole nonché educativo evento l’Insegnante Salvatore Falco, il quale ha fatto anche da Maestro per l’interpretazione dei brani musicali da parte dei bambini. D’interesse notevole, infine, lo stimolante dibattito sulle tematiche correlate all’evento, svoltosi nell’aula consiliare del Municipio tra gli scolari delle ultime classi e la Dottoressa A. Chiara De Luca intervenuta in qualità di ricercatrice del Centro Nazionale per le Ricerche di Napoli, e gratificata con una pergamena offerta dal Sindaco dott. Carmine Sommese e dal sentito grazie espresso dal Dirigente scolastico dott. Ernesto De Santis. ■.


ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167) Dalla nostalgia canaglia dei segni premonitori del '68 (continua dal numero scorso)

RICORDI DI UN VECCHIO SCOLARO (3ª parte) Antonio Felice Biondi uando nella notte dei tempi l'uomo si impossessò del fuoco quale energia multifunzionale, disponeva dell'acqua per spegnerlo, senza violentare irreparabilmente la biosfera. Per di più riusciva a riutilizzarla “ a passi tardi e lenti”, melensi con limitato impatto ambientale e/0 catastrofismi. Purtroppo l'uomo con l'impiego dell'energia nucleare fece il folle volo di Icaro. I lai dell'opinabile terra ferita dalla proliferazione atomica del '61 preconizzati da molti non suscitarono la pietà dell'opulenza, la superbia dell'avidità, l'individualismo esacerbato, l'arrivismo. Si preferì vivere un giorno da leoni, anziché cento da un gregge fino ad ieri mansueto, poi impazzito dalla feritas del bruto, dell'agiatezza a tutti i costi, della fugace felicità dei beni. Si colse l'attimo fuggente della vita senza preservare il fior del verde di un radioso domani per la prole. La latinitas in senso bivalente aveva ammonito: spero, promitto ed iuro reggono l'infinito futuro. Ed il futuro si avviava a finire con il boom. Le energie minori come quella solare, la geotermica, quella ricavabile dal riciclo dei rifiuti, rispettosa della seconda legge della termodinamica, l'energia eolica, quella delle maree e del gradiente termico degli oceani risultarono di limitato impiego. Si puntò sul petrolio e sul nucleare aprendo le viscere della Terra e tenendo sotto la spada di Damocle gli esseri, l'ecosistema, la biosfera con scorie, pericolosissime ed apocalittiche esplosioni. La scienza non aveva preso coscienza sia del perfezionamento delle centrali nucleari, sia della possibile metabolizzazione delle scorie. Essa si distaccava sempre di più dall'efficienza bio – fisico – naturalistica sotto la cui egida vive la biosfera. Le nostre bisnonne in modo pessimistico esagerato sostenevano: “quando usciranno le carrozze senza i cavalli, verrà la fine del mondo”. In effetti con l'invenzione della macchina a vapore non si ebbe più la regolarizzazione evolutiva dei sistemi viventi. Le macchine, le sofisticate protesi tecnologiche con i loro indotti ed infrastrutture però non sono riuscite a dominare la natura e tantomeno a rendere l'uomo autonomo ed indipendente dalla biosfera. Oggigiorno le marcate sofferenze della biosfera per le ferite inquinanti prodotte dall'uomo rischiano di inglobare il funzionamento della macchina planetaria fonte di vita. La latinitas insegna: “chi di spada ferisce, di spada muore”. Nel sociale la violenza genera violenza. Essa è figlia biologicamente della selezione delle specie. Si illude di raggiungere la perfezione che in natura non esiste. Don Geppino Vecchione querelava Iddio, essere perfettissimo, che però aveva fatto l'uomo col cesso in corpo; ma non scorgeva il transeunte, né il soffio dell'anima. E la fede sbarra tutti i confini in quanto palpita nei cuori. Socialmente la violenza nell'uomo parte dall'egocentrismo e sfocia nell'egoismo. Esula dal gruppo dei pari producendo frutti velenosissimi. L'egomet allora si veste di prepotenza, di litigiosità, di impazienza, di omertà e di maltrattamenti. Misconosce l'ombra del destino ignoto riservato alla vanagloria dei beni materiali della terra, rendendola atomo opaco del male. L'uomo commette, allora, ingiustizie, indifferenza, minacce, soprusi ed irrazionale sfruttamento persino delle risorse dell'alma terra. Trae fuori l'Es ammantato da animaleschi istinti. Fugge dal frutteto paradisiaco dell'Eden che gli aveva riservato questi prodotti: genuinità, giustizia, legalità, collaborazione, amicizia disinteressata, comprensione, disponibilità, impegno, gentilezza, solidarietà e sostenibilità. Agli inizi degli anni '60 la produzione di energia nucleare prospettava una fase fluida a basso costo dell'elettricità, motrice del tecnotromico, che affrancava dal duro lavoro manuale artigiani, massaie, facchini, contadini, operai e quant'altro. Il mito del “moto perpetuo” veniva virtualmente raggiunto dall'uomo che non paventava il rischio del funzionamento della biosfera. L'automazione produceva lavoro e benessere. Sul pianeta Terra si poteva viaggiare con carrozze paradisiache. Fummo allora incantanti da uno sviluppo non sostenibile. Le quattro mura domestiche furono violate con accattivanti bombardamenti pubblicitari di beni superflui dai media caldi. Beni indispensabili si rivelarono gli elettrodomestici nelle faccende di casa. La vita quotidiana che era stata fino ad allora una lezione di umiltà continua con naturale trasparenza ci proiettò come ebeti condizionati da beni voluttuari.

Albeggiò lo sfrenato consumismo. L'emergenza egoistica pertanto del si vive una sola volta sconquassò i nidi speranzosi di balbettii di bimbi facendoci diventare arruffoni. Seguimmo la falsariga di Popper per cui gli asserti della scienza sono falsificabili, oppure sono solo congetture speculative in attesa di cambiamento e metamorfosi dal mondo delle congetture a quello delle falsificazioni. Pertanto ognuno si ingeFelice Biondi 1960 gnava, in alcuni casi, come poteva per approvvigionarsi di risorse energetiche a basso costo. I tralicci allora non erano ricoperti dalla plastica e passavano sopra i balconi o sul frontale delle chiesette. In tutte le abitazioni erano stati disattivati vecchi contatori e sostituiti da quelli moderni più sensibili e precisi. E la necessità aguzzava gli ingegni. Parecchi concittadini clericali o laici pertanto potevano fornirsi di energia elettrica pagata con bollette irrisorie. Due ganci accostati ai tralicci o ai fili portanti staccati dai contatori in disuso potevano fornire gratuita energia elettrica illuminando chiesette, case ad azionando elettrodomestici. L'avvedutezza consisteva nel non accendere contemporaneamente tutti gli elettrodomestici in quanto i fili portanti d'anteguerra erano ricoperti di cotone, facilmente infiammabile, cagionando un corto circuito, se sottoposti ad eccessiva intensità di corrente. S'intende che in qualche giorno della settimana si disattivavano i ganci, usufruendo del circuito del nuovo contatore per un ingannevole consumo. Usufruendo di questo truffaldino sistema,.alcuni esercenti nel viciniore istituirono addirittura docce pubbliche con acqua calda. La chiesetta della “Libera” di rione Teglia, pertanto, era sempre ben illuminata durante le funzioni religiose. La spiritualità oltretutto era l'essenza delle festive ricorrenze. A tal pro si questuava presso tutte le case e le masserie. I contadini ossequienti e premurosi facevano le loro offerte sperando in una buona riuscita della festa. Avevano figlie da maritare e le festività paesane costituivano occasioni di incontri con futuri mariti. La gioventù allora mirava ed era mirata rallegrandosi nel cuore, come sostiene Leopardi. Le ragazze vestite a festa affascinavano i giovani che iniziavano il corteggiamento. Le donzelle prima dei vent'anni erano molto attraenti per cui potevano maritarsi anche senza panni (corredo e dote). Il fascino irresistibile della ridente giovinezza affrancava dal contratto bilaterale facendole convogliare a nozze per impulsivo legame sentimentale. Il famoso colpo di fulmine abbagliava persino la tempesta del burrascoso e faticoso avvenire coniugale. L'amore vinceva ogni cosa cogliendo fiori intattissimi di gioventù. Allora il voto augurale più propizio rivolto ai giovani era quello di vedere il letto con le “nocche” come sosteneva il caro Salvatore D'Angiò. La “nocca” era la nappa, ovverosia la farfalla da sciogliere: la lacerazione dell' imene. E il concetto della verginità tanto errato quanto diffuso era quello consistente da parte del marito di mostrare alla propria mamma le macchie di sangue su un fazzoletto fuoriuscite dal primo completo rapporto sessuale con la moglie quale segno di purezza. Non esisteva allora in modo così diffuso l'impotentia coeundi o l'impotentia generandi. Raramente si rivelavano uomini potenti ma sterili o altri fecondi ma impotenti. Non esisteva allora la banca del seme, né l'inseminazione indiretta. Per la prima notte di nozze ci si attrezzava adeguatamente con una dieta sostanziosa da parte del partner. N. A. aveva sorbito molti zabaioni prima di sposarsi. Comunque esistevano anche coppie alla Kelloggs con matrimoni putativi. La proposta di un amore felice ed eterno per tutta la vita quale patto di una santa amicizia sporadicamente veniva disattesa. Anche se quello che dice una donna al desideroso amante conviene scriverlo sempre nel vento, nell'acqua veloce di un fiume e nelle nuvole d'agosto. Non esisteva allora in Italia l'istituto divorzio, l'adulterio costituiva reato e la moglie seguiva il marito nella scelta del nido. I coniugi stavano insieme fino a quando la morte non li separasse. Nel trapasso le anime, secondo la nostra cristiana credenza, pervenivano alla perfetta unione salvifica, con Dio in gloria. Avveniva il “consummatum est” ovverosia il matrimonio tra Dio e l'umana natura avallato, pronosticato e preconizzato dai patriarchi e dai profeti per promesse di future

incarnazioni ratificato momentaneamente dalla morte. Il nucleo familiare, il fulcro del sociale futuro, nato da una fede innamorata, da una passione travolgente, dalla feritas istintiva codificata dal vincolo mondo naturale – anima si sublimava nella divinitas con un impulso di adorazione. E al di là del semplice livello simbiotico psico – biologico – fisiologico si coglieva la spiritualità. Il parroco I. P. pertanto parecchie volte era costretto per il ridotto ricavato delle questue a festeggiare le ricorrenze di Santa Maria, Virgo fidelis, oltretutto con un triduo solenne di sante messe, poche luminarie e senza fuochi d'artificio. Ho avuto il piacere di frequentarlo quasi quotidianamente nei primi anni '60 poiché mi recavo di pomeriggio in un'abitazione sita sullo stesso suo pianerottolo al primo piano di c.so Umberto I a far da ripetitore ad un ragazzo di scuola media, suo condomino. Questo ragazzo viveva con i nonni e con due zie dalle mani di fate che fantasiosamente cucivano vestitini per negozianti di Napoli. Allora il lavoro si poteva pagare con un altro lavoro. Comperavo stoffe o gomitoli di lana che venivano trasformati in camicie e maglioni dalle provette mani di sarte delle signorine. Era questa la mia prebenda. La perspicacia delle donne non ha avuto mai confine, né limiti superando qualsiasi ostacolo in quanto ha sempre impersonificato la filogenesi attiva dell'esistenza. Le donne anche fisiologicamente risultano scattanti. Fare la pipì e quant'altro costituiscono per l'uomo un bisogno fino a cinquant'anni che si può rimandare e trattenere. La donna, invece, quando è arrivato il momento clou la fa subito. Aveva allora urgente necessità di finanziamento per riattare la mia vecchia casa e renderla decentemente accogliente alla platea di alunni di ogni ordine e grado scolastico. Porgevo ad essi venalmente o in cambio di qualche dono volontario per i ceti meno abbienti la mia consulenza di doposcuola, di ripetizione e di preparazione agli esami anche per gli alunni rimandati a settembre in alcune discipline. In quel tempo andavano di moda le cambiali del “pagherò” per cui le signorine, dietro loro suggerimento e disponibilità, si finsero mie debitrici firmando alcune cambiali. Le girai all'impresario don Michele Romano che aveva il fido in banca. Il mallevadore mi diede la liquidità corrispondente con cui pagai l'impresario muratore Carlo Fortunato. Alla scadenza dei quattro mesi delle cambiali saldai il conto in banca ritirandole con i proventi degli alunni rimandati e finalmente promossi. Allora si pensava a sbarcare il lunario giornaliero: era meglio l'uovo del giorno che la gallina del domani. Pertanto anche sull'orizzonte del quotidiano si riaffacciava l'emergentismo. Il rebus di sempre focalizzato nella parola “vita” sorretta dal tempistico necessario pane quotidiano. Il falegname, mestiere di mio padre, era stato fagocitato dall'industrializzazione che sfornava prodotti belli e fatti accattivanti ed economici in breve tempo. Non si poteva competere con la meccanizzazione. Gli arnesi non contavano più, non si era padroni di essi. L'artigiano, in genere, faceva prevalere l'anima nelle sue opere; essa non era tecnologica. Ma non veniva apprezzato in quanto il suo operato richiedeva perizia, estetica da ipersensibilità, lunghi giorni di duro lavoro manuale pertanto costava troppo. Corrado Mastro Pasqua, i Tortora, Annunziata Antonio, Biondi Giuseppe, Filippo Cantalupo, Francesco Ciccone, Notaro Gabriele ed Andrea Pierro e tanti altri, come gli artisti, erano scultori del legno. Essi lo rivitalizzavano animandolo, dandogli un vitalismo da resurrezione. L'estetica è figlia dell'etica. “Se fai il bravo ti darò una bella cosa” - un tempo così si ammansiva la prole. La virtù era insegnabile. Tutta la realtà non era colta come “spettacolare” a tutti i costi spingendo nel tritacarne della droga vittime sacrificali come superatleti da primati o nella categoria di apparenza il simulacro delle veline e dei calciatori. Le gambe non contavano più del cervello. E' indubbiamente vero che lo sport e la bellezza, slegati da combine o mercificazione, assurgono a linguaggio fraterno universale, nel contesto planetario fagocitando l'ossimoro odio – amore nella sublimità dei valori e delle regole del dialogo umano globale cogliendo l'inconscio collettivo di un comune antenato. Oggigiorno si cerca di barattare l'energia della cultura nostrana e del bel sito con le risorse delle viscere dell'Artico, terra promessa, manna che, se colta, scombussolerà ancora di più la biosfera. Ma il presupposto della conservazione della civiltà e del patrimonio artistico del popoli è sotteso da un ciel sereno, terso, limpido, radioso che illumina le menti ed estasia i turisti lungi dal burrascoso dei cataclismi. Ieri il clima non era in coma, scatenando funesti rantoli. Il bello, come un tramonto che indora l'aurora, l'arte, la religione, la filosofia e le scienze, in genere, diventate umanamente coscienti, configuravano l'assoluto lealmente corsaputo che incantava l'energia del reale. ■ (Continua sul prossimo numero)


ANNO XX NUMERO 2 ● febbraio 2014 (167)

LA VOCE DEL PALAZZO D e t e r m i n e 678 / 13 gen. 2014 Impegno di spesa per lavori di eliminazione delle buche presenti su alcune strade del territorio comunale. Affidamento alla ditta "SO.CO.GEL. S.r.l." con sede in Nola (NA) alla Via De Siervo c.n € 6.930,00 679 / 13 gen. 2014 Liquidazione per lavori di pulizia di parte delle caditoie stradali del territorio comunale a favore della ditta "F.lli Giordano s.r.l." con sede in Saviano (NA) alla Via Tappia Furignano n. 12 € 5.000,00 680 / 13 gen. 2014 Liquidazione alla ditta Alpasoft srl per fornitura firma digitale € 122,00 692 / 14 gen. 2014 Liquidazione contributo economico R. R. n.° 748/27 e s. m. i. 3° trimestre 2013 a 13 madri nubili aventi diritto € 6.045,00 701 / 14 gen, 2014 Affidamento di incarico per la progettazione esecutiva relativa a "Interventi di sistemazione e adeguamento della rete fognaria cittadina” all'ing. Ettore Bruno con studio in Aversa (CE) € 39.548,00 702 / 14 gen, 2014 Impegno di spesa per pulizia di alcune strade oggetto di allagamento € 4.000 703 / 14 gen, 2014 Liquidazione a Nuova Segnaletica con sede in Via Conte a Pignataro Mag giore (CE) per la fornitura e posa in opera di segnaletica verticale ed orizzon tale € 5.096,31 704 / 14 gen, 2014 Rettifica D.D. Settore P.M. N. 79 del 22.10.2013 ed affidamento ai Fratelli Balsamo con sede a Torre Del Greco dei servizi afferenti ai rifiuti cimiteriali CER 20.02.03 (altri rifiuti non biodegradabili). € 25/tonn. 705 / 14 gen, 2014 Impegno di spesa e affidamento alla ditta SO.CO.GE.A. con sede in Saviano Via Tappia Furignano per lavori urgenti di disostruzione ponti sull'alveo Som ma € 5.490 706 / 14 gen, 2014 Liquidazione alla società srl Fratelli Balsamo con sede legale in Torre Del Greco per conferimento rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata ottobre 2013 € 45.588,18 707 / 14 gen, 2014 Liquidazione alla ENI S.P.A. per la fornitura di buoni carburante € 6.134,41 708 / 14 gen, 2014 Liquidazione alla ditta SO.CO.GE.A. con sede in Saviano Via Tappia Furigna no per lavori di disostruzione dei ponti sull'Alveo Somma alla € 5.490,00 709 / 14 gen, 2014 Liquidazione alla SO.CO.GE.A. con sede in Saviano Via Tappia Furignano per lavori di pulizia e sanificazione, causa presenza di detriti, fango e melma maleodorante sulle carreggiate e lungo i margini delle strade urbane, nonché ad ostruzione di fogne e caditoie per effetto di forti piogge, € 3.904,00 710 / 14 gen, 2014 Aggiudicazione definitiva gara d'appalto per affidamento del "Servizio di smaltimento/recupero della frazione organica derivante dalla raccolta dei rifiuti". Gara n. 5158240 - GIG N. 5275490012, aggiudicata alla Soc. HE LIOS s.r.l. con Sede in SCAFATI (SA) - che ha offerto il ribasso unico e in condizionato del 8,6% sull’importo posto a base di gara di euro 130/tonn. Iva esclusa, corrispondente al prezzo di € 118,82 711 / 14 gen, 2014 Approvazione perizia di variante tecnica e suppletiva dei lavori di "Realizzazione di un impianto solare termico con solar cooling a servizio del 1° Circolo Didattico - Maria di Piemonte" € 380.414,26 712 / 14 gen, 2014 Liquidazione alla ditta “Fioreria Liguori” con sede in Saviano alla Via Antonio Ciccone per lavori relativi alle siepi della villa comunale, dei giardinetti del Piazzale 11 agosto 1867 ed area Direzione Didattica Scuola Elementare Ma ria di Piemonte, Iva inclusa, € 1.430 713 / 14 gen, 2014 Liquidazione fattura per fornitura energia elettrica dell'I.P.I. di Via Pigna Spaccata alla Soc. S.N.I.E. spa - periodo settembre/ottobre 2013 € 382,57 714 / 23 gen, 2014 Oggetto: Attività accertamenti ICI anno 2008. Euro 173.183,91 a titolo d'im posta, Euro 67.129,31 per sanzioni ed interessi, Euro 2.869,44 per diritto di notifica. Importo totale € 243.182,66 715 / 23 gen, 2014 Impegno di spesa e proroga alla Società Fratelli Balsamo s.r.l. con sede in Torre Del Greco per il servizio di conferimento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani € 37.950,00 716 / 23 gen, 2014 Impegno di spesa ai sensi del D.lgs. 626/94 e ss.mm.ii., per incarico di Medi co Competente e sorveglianza sanitaria del personale del Comune alla So cietà “626 Lavoro sas” con sede in Scisciano (NA) alla Via Palazzuolo n. 53 per l’anno in corso. € 4.700 717 / 23 gen, 2014 Impegno di spesa per rimozione e trasferimento di tutto l’arredo ed archivio del 2° Circolo Didattico sito in Piazza Musco presso l'Istituto Comprensivo "A. Ciccone" sito in Viale L. Sciascia. Affidamento alla ditta Balestra s.a.s. di Balestra Luigi & C. con sede in Saviano alla Via Penta 29, per la somma complessiva, Iva inclusa, di € € 550,00 718 / 23 gen, 2014 Rimborso spese alla U.I.L.D.M. - Sezione di Saviano per interventi urgenti eseguiti al quadro elettrico generale della struttura socio-educativa di Via Mazzini € 1.162,81 719 / 23 gen, 2014 Interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria da eseguirsi in vari plessi scolastici comunali. Impegno di spesa ed affidamento alla ditta Panico Fran cesco con sede in Saviano alla Via Tappia Furignano n. 227 per la somma, Iva inclusa, di € 3.700,00 720 / 23 gen, 2014 Lavori di fornitura e posa in opera di tappeto erboso presso la villa comunale nei giardinetti di Piazza 11 Agosto 1867. Liquidazione a favore della "Società Agricola Vivai Vesuviani s.n.c." con sede in Ottaviano (Na) alla Via Vecchia Sarno n.10, della somma, lva inclusa, di € 3.300,00 721 / 23 gen, 2014 Liquidazione per lavori relativi alle siepi della villa comunale, giardinetti del "Piazzale 11 Agosto 1867" ed area Direzione didattica "S. E. Maria di Pie monte", a favore della ditta "A. G." di Ambrosino Giovanni, con sede in Savia no (NA) alla Via Molino n. 106. € 990,00 Iva inclusa 722 / 23 gen, 2014 Ulteriore impegno di spesa per interventi urgenti di manutenzione straordina ria ad alcune centrali termiche in uso agli edifici scolastici. Affidamento alla ditta di manutenzione Geom. Antonio De Giulio con studio in Saviano alla Via Fratelli Tufano n. 3/A. Iva esclusa € 3.730,59 723 / 23 gen, 2014 Aggiornamento Conto del Patrimonio Beni Mobili e Beni Immobili del Comu ne di Saviano. Impegno di spesa ed affidamento delI'incarico alla Società Archivia Solution con sede legale in Scafati (SA) alla via Lepanto n° 323 per complessivi € € 4.270,00 724 / 23 gen, 2014 Consumo energia elettrica per alimentazione dell'impianto di pubblica illumi nazione del territorio comunale. Impegno di spesa € 66.971,06 725 / 23 gen, 2014 Pagamento alla GORI S.P.A. per fornitura acqua € 4.244,00

726 / 23 gen, 2014 Impegno di spesa per servizio di accoglienza di un minore ed erogazione contributo ad integrazione del reddito per pagamento di retta di ricovero per due cittadini in strutture di accoglienza € 20.075.00 727 / 23 gen, 2014 Liquidazione alla Società “Fratelli Balsamo srl.” con sede legale in Viale Eu ropa. 7 - Torre Del Greco, per servizio di recupero dei rifiuti derivanti dalla raccolta differenziata presso impianto autorizzato, periodo novembre 2013, la somma complessiva di € 34.887,80 728 / 23 gen, 2014 Liquidazione per il recupero di rifiuti contenente amianto alla Soc. Sud Ene gineering srl via Castrista 102, Torre Annunziata (NA) € 4.000,00 729 / 23 gen, 2014 Supporto servizio vigilanza durante trasporto scolastico 2013-2014; rimborso spese all'Associazione di Volontariato dei Carabinieri Sez. di Saviano € 195,20 730 / 23 gen, 2014 Trasferimento fondi per l’anno 2013 alla Direzione Didattica ed All'Istituto Comprensivo 2° "A. Ciccone". Alla Direzione Didanica € 5.140,00; all'Istituto Comprensivo, relativamente alle classi Primarie, € 2.860,00; all'Istituto Com prensivo, relativamente alle classi secondarie di I° grado € 5.000,00 731 / 23 gen, 2014 Impegno di spesa assistenza ai cittadini disabili per prestazioni socio-sanita rie erogate dalle residenze sanitarie assistenziali ciclo continuativo e diurno, € 62.119,35 732 / 23 gen, 2014 Impegno di spesa per manutenzione ordinaria e straordinaria dei plessi sco lastici e immobili comunali € 12.0000,00 733 / 23 gen, 2014 Impegno di spesa per lavori di costruzione marciapiedi alla Via San Felice e di sistemazione di quelli siti in Piazza € 24.432,07 734 / 23 gen, 2014 Impegno di spesa per lavori di manutenzione straordinaria I.P.I. al C.so Euro pa, Via Aliperti, Via L. Giordano, Via Stigliola, ecc. - Affidamento € 2.542,43 735 / 23 gen, 2014 Acquisto programma triennale delle Opere Pubbliche 2014-2016. Impegno di spesa ed affidamento € 254,50 736 / 23 gen, 2014 Liquidazione per interventi urgenti di manutenzione straordinaria eseguiti al l'impianto elevatore del centro Polifunzionale di Piazza A. Musco, a favore della Società Euroimpianti srl, con sede in Saviano alla via T. Tasso n. 23/b. Somma complessiva € 2.970,00 737 / 23 gen, 2014 Lavori di manutenzione straordinaria nell'ampliamento e nel parcheggio del Cimitero Capoluogo. Liquidazione a favore delÌa Società "GMC Termotrans Società Cooperativa" con sede in Nola (NA) alla Via San Gennaro n. 59. Complessivi € 2.500,00 738 / 23 gen, 2014 Rimborso quota parte al Comune di Marigliano per fitti locali Centro per l'Im pego di Marigliano. Impegno di spesa anno 2013 € 10.000,00 001 / 14 gen, 2014 Servizio di refezione scolastica - Ai sensi dell'art. 125 comma 10 Lett. c. D.lgs. 163/06. Affidamento alla ditta RI. CA. il servizio di refezione scolasti ca per il periodo 7 gennaio 2014 - 31 gennaio 2014 agli stessi patti e condi zioni di cui al contratto già sottoscritto con la suddetta ditta, per un imporlo presunto, oltre IVA, di € 20.000,00 002 / 14 gen, 2014 Servizio di raccolta spazzamento dei rifiuti. Liquidazione alla Società Buttol S.R.L. con sede in VAS (Belluno) Zona Artigianale, n. 6 , per il servizio di raccolta e di trasporto dei rifiuti solidi urbani, dei rifiuti differenziati, dei rifiuti indifferenziati, del servizio di spazzamento manuale e meccanizzato e di servizi vari nel Comune di Saviano (Na) - Somma relativa in parte al canone mese di dicembre 2013, per complessivi € 48.831,12 003 / 14 gen, 2014 Concessione lotto di suolo cimiteriale nell'ampliamento del Cimitero Capoluo go al Sig. Nunziata Aniello € 2.788,92 004 / 14 gen, 2014 Rettifica alla determina dirig. n. 5 del 05.01.2014 "Servizio di raccolta spaz zamento dei rifiuti, liquidazione alla Società Buttol S.R.L. canone mese di dicembre". Nella predetta determina dirigenziale settore P.M. n. 5 del 05 /11/2014 laddove è scritto “ € 48.837.72” leggasi “€ 43.831.12 " 005 / 14 gen, 2014 Impegno e liquidazione fattura TIM 1° bimestre 2014 € 1238,89 006 / 24 gen, 2014 Liquidazione diritti di rogito al Segretario Generale Dott. Giuseppe Sgariglia Periodo dall'1.7.2013 al 31.12.2013 € 1.794,80 007 / 24 gen, 2014 Servizio fornitura e sostituzione lampade impianto di pubblica illuminazione (Periodo gennaio-Febbraio-Marzo 2014). Impegno ed affidamento all'impre sa “CO.ME.TE. Impianti S.r.l.” con sede in Saviano Via V. Narni n. 61/A, servizio di fornitura e sostituzione di lampade dell'impianto di pubblica illumi nazione comunale, per il periodo gennaio-fèbbraio -marzo 2014. Impegno di somma presunta di € 6.270,00 008 / 24 gen, 2014 Liquidazione alla "OPEN SFTWARE Visual Polcity" con sede in Via G. Gali lei 2/C/2 Mirano (VE) per la fornitura di moduli autoimbustanti € 829,60 009 / 24 gen, 2014 Servizio di raccolta spazzamento dei rifiuti. Liquidazione alla Società Buttol S.R.L. con sede in VAS (Belluno) Zona Artigianale, n. 6, per il servizio di raccolta e di trasporto dei rifiuti solidi urbani, dei rifiuti differenziati, dei rifiuti indifferenziati, del servizio di spazzarnento manuale e meccanizzato e di servizi vari nel Comune di Saviano (Na) - relativa in parte al canone mese di dicembre 2013, la somma complessiva di € 55.000,00 010 / 24 gen, 2014 Liquidazione al canile "Dog Kannel Service s.n.c." con sede operativa in Via Cupa loc. Cianciulli - Nola (Na) per "Servizio di ricovero, mantenimento e cura dei cani randagi'', relativamente ai mesi di ottobre, novernbre e dicem bre 2013. Sornma complessiva, iva inclusa, di € 6.140,55 011 / 24 gen, 2014 Liquidaz.a Società “Fr.i Balsamo” per conferi. rifiuti differenziati € 25.868,25 012 / 24 gen, 2014 Ai sensi del punto/Art. 17 del capitolato speciale d'appalto. Applicazione sanzioni ed addebito all'impresa inadempiente Soc. Buttol S.R.L. con sede legale in VAS (Belluno), e sedo operativa in Sarno (Salerno) al Corso Vittorio Emanuele nr. 106. € 700,00 013 / 24 gen, 2014 Ammissione all'utenza del servizio di informatica del centro elaboraz. dati ex Direz. Generale della Motorizzazione - Impegno e liquidazione € 1.177,54 014 / 24 gen, 2014 Impegno di spesa per "il servizio di raccolta spazzamento dei rifiuti solidi urbani" del territorio comunale 2014. € 1.185.973,49 015 / 24 gen, 2014 Liquidazione alla Campania Energia S.R.L. con sede legale in Napoli alla via Carlo De Cesare 64, per il recupero smaltimento imballaggi multimateriali derivante dalla raccolta diffèrenziata. Somma complessiva € 6.913,76 016 / 24 gen, 2014 Concessione lotto di suolo cimiteriale, nell'ampliamento del cimitero Capol uogo, alla Sig.ra De Sena Filomena € 2.788,92 017 / 24 gen, 2014 Concessione lotto di suolo cimiteriale, nell'ampliamento del Cimitero Capo luogo, al Sig. Sommese Giuseppe € 871,54 018 / 31 gen, 2014 Seminario "Le nuove competenze del SUAP e processo di liberalizzazione delle attività economiche". € 350,00 ■


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