Nuova Finanza n.6/2016

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REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE

LE RAGIONI DEL “SÌ” Luigi Zanda*

I

l 4 dicembre è un appuntamento molto importante per la storia delle nostre istituzioni e per il futuro del Paese: i cittadini italiani si esprimeranno con il Referendum confermativo su una riforma che tocca seconda parte della Costituzionale. La discussione sta assumendo contorni spesso confusi. Dovrebbe essere rigorosa, riguardare la riforma costituzionale e i suoi obiettivi, le ragioni che ne suggeriscono l'approvazione o la bocciatura. Non è sempre così. Spesso al merito della riforma si sovrappongono argomenti di bassa politica, la sopravvivenza del governo, la tenuta della maggioranza e, persino, gli equilibri interni del Partito democratico. Il contenuto della riforma è però chiaro ed è importante arrivare al 4 dicembre informati, consapevoli che la scelta che siamo chiamati a compiere ci carica di una grande responsabilità. La prima parte della nostra Costituzione, quella in cui sono sanciti i principi fondamentali, i valori nei quali ci riconosciamo come popolo italiano non viene cambiata, non viene toccata in nessuna sua parte, neanche una virgola. La revisione modifica punti della seconda parte che riguardano l’organizzazione dello Stato. Per anni i cittadini hanno chiesto una riforma che rendesse l'apparato pubblico più efficiente e più veloce. Il Parlamento, dopo sei letture, ha finalmente votato una riforma che decreta la

fine del bicameralismo perfetto, rende più semplice e chiaro il procedimento legislativo, prevede una corsia preferenziale e un tempo definito per i provvedimenti più rilevanti del Governo, innalza il quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica, supera la confusione della competenza concorrente e restituisce allo Stato le competenze su energia e grandi reti di trasporto. È una riforma che garantirà meglio i nostri diritti e aumenterà gli spazi di partecipazione dei cittadini attraverso, ad esempio, l’abbassamento del quorum per i referendum abrogativi e l’introduzione di referendum propositivi e di indirizzo. È una riforma che abolisce il Cnel e supera definitivamente le Province. E', in poche parole, una riforma che potrà rendere il nostro Paese più stabile, più semplice e più efficiente. Se ci domandiamo il prim o

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motivo della revisione costituzionale, dobbiamo partire dalla crisi sempre più grave della democrazia rappresentativa nelle società occidentali negli ultimi decenni. Ezio Mauro ha scritto che "tutta l'impalcatura - culturale, istituzionale, politica - che ci siamo costruiti nel dopoguerra è entrata in crisi". È in crisi il presidenzialismo americano con Obama sin dal novembre 2014, quando ha perso la maggioranza al Congresso. La nomination di Trump, conferma l'avanzata delle forze antisistema persino nella solida democrazia americana. Il fenomeno è molto vasto. Da alcuni decenni cresce l'astensionismo. In molte nazioni le percentuali del "non voto" viaggiano tra il 40% e il 50%. Sono i delusi, gli arrabbiati, gli indifferenti che non credono più all'utilità della politica e al valore della democrazia. Con l'indebolimento dei sistemi politici, nelle democrazie europee sono entrate in crisi anche molte architetture istituzionali. In Francia le difficoltà economiche, sociali e il crescente consenso al radicalismo xenofobo della Le Pen hanno fortemente indebolito il semipresidenzialismo. Il parlamentarismo tedesco mostra segni di incertezza. Dal


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