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giugno.2009
Il cerchio si è chiuso di Attilio Galmozzi
La Grande Abbuffata
Quando il "Gius" Andò negli USA • pagina 2 Un albergo a quattro "stalle".Il destino degli Stalloni di Crema • pagina 3 Le mani sulla Città! • pagina 4 Le mani sulla Provincia! • pagina 5 «venite ancora a trovarmi» intervista a Renato Ancorotti • pagina 6
Moni Ovadia
«La Sinistra diffonda i propri Valori: alziamo la voce!» • pagina 7
Caccia e Politica
Quando il parlamento calpesta l'opinione pubblica • pagina 8
Forza Panino!
Apre "Feiez Sound" la sala prove dedicata a Paolo Panigada • pagina 10
Artshot 2009
L'estate cremasca apre con l'Arte • pagina 11
Bandiera Rozza
La nostra intervista ad Anna Rozza • pagina 12
La Bambina Libica il nuovo libro di Nino Antonaccio. • pagina 14
Pergo: una un vita in trasferta cantiere Sempre aperta la aperto questione del campo di gioco • pagina 15
Vendola rilancia per la Sinistra unita • pagina 16
Salini vince al primo turno e conquista la Provincia di Cremona. Il cerchio dell’egemonia politica del centrodestra nella nostra realtà, per ora, si chiude: Regione Lombardia, Provincia di Cremona e Comune di Crema. Quello scenario tetro che non volevamo vedere nel nostro territorio ci si è presentato in un concitato pomeriggio elettorale tardo primaverile: con l’arrivo dei primi dati dai seggi già si respirava aria grama. Il verdetto è arrivato verso le 19.40: Salini Presidente della Provincia di Cremona. Giovane 36enne, sponsorizzato da Formigoni in persona, fido uomo di Comunione e Liberazione ha dunque battuto Torchio e il centrosinistra provinciale nel suo complesso. Un centrosinistra che è apparso bolso, guidato da un PD definitivamente incapace di riempire il vuoto a sinistra. Torchio, che si è battuto come un leone, ha cercato di coprire anche questo vuoto, ma non era il suo ruolo. Il razzismo della Lega Nord, s’abbatte anche in Provincia, con particolare forza nella Città di Crema. Le percentuali da capogiro del Carroccio nel Nord Italia ci devono indurre ad una riflessione seria e approfondita, ma soprattutto all’elaborazione di una proposta politica alternativa che sia all’altezza della situazione. Il PDL frena, la Lega sfonda, il PD crolla, la Sinistra resta al palo. Il laboratorio politico della Sinistra segna qualche acuto importante ma non sufficiente. Tutto da buttare a mare? Sarebbe la fine della ricerca di forme nuove di “fare Sinistra”, di fungere da pungolo nella società e, lasciatemelo dire, per la società. La domanda “che fare?” è in campo, con il suo carico di incertezze e disillusioni. Ma ad una conclusione bisogna arrivare. Il “colpa mia, colpa tua” non funziona: serve coraggio, servono scelte importanti che ci rimettono in discussione dal cuore alla punta delle dita. Altrimenti chi ci guarda con interesse andrà altrove a cercare facili risposte. Se, come ci dicono i risultati, il bipartitismo è incrinato, esiste ancora una chance per la Sinistra: confrontarsi per un progetto forte che includa culture ed identità diverse, figlie di storie diverse, ciascuna legittima e ognuna dignitosa.
■ giugno 2009
la grande abbuffata
Nel 1965 il “buon” don Luigi Giussani fu spedito negli Usa in esilio a studiare teologia protestante. Sapete chi c’era dietro questa cosa? L’allora vescovo di Crema, monsignor Franco Costa
posta indisposta
lettere a NumeroZero
lettere@numerozero.info
Caro direttore, ho visto il mese scorso, sulla sua rivista, la mia automobile fotografata sulla ciclabile di via Treviglio. Mi preme dirLe che io non voto nessun “partitodellalibertà”, come Lei maliziosamente vorrebbe far intendere. Io non vado proprio a votare; e questo da molti anni. Ho parcheggiato sulla ciclabile semplicemente perchè dovevo andare a prendere il figlio a scuola. Una mamma premurosa Cara mamma premurosa, c'è gente che parcheggia sulle ciclabili, sui marciapiedi e financo sulle aiuole. C'è chi lo fa per prendere il caffè, chi per prendere il giornale e chi per prendere la nonna. L'impressione è che tutti lo facciano per prendere per il culo il codice civile e quelli che lo rispettano.
numerozero Direttore responsabile Manuela Antonia Della Nave Editore LINFA scrl via Tensini, 11 • Crema Stampa Arti grafiche cremasche divisione grafica Cartotecnica Cremasca • Crema Progetto grafico e impaginazione, illustrazioni francescoguerini.it Richiesta registrazione depositata presso il Tribunale di Crema in data 16/04/09
quando il “Gius” andò negli USA (e non vi rimase)
Bruno Mattei
Aiuto, aiuto… i “bordiani” hanno avuto l’ardire di attaccare a testa bassa Comunione e Liberazione, o cielle, come la chiamano loro. Sacrilegio. Salini vede in Sinistra e libertà il fulcro per il Quarto Reich, il quotidiano Libero, bava alla bocca, porta i “compagni” (di merende magari?) cremaschi all’onore delle cronache nazionali. Ma non è che i “bordiani” abbiano detto quello che in tanti, anche e soprattutto in ambiente cattolico, pensano dello strapotere ciellino? Non è dato saperlo, ma il sospetto che i “giussanini”, o gli abitanti della “mauritania” come dice con sarcasmo un cremasco non proprio di sinistra (Dossena docet), non stiano simpaticissimi, per usare un eufemismo, a tutto l’ambiente cattolico cremasco, e non solo, sorge. D’altronde non sarebbe la prima volta che accade. Facciamo un po’ di controinformazione e raccontiamo una notizia “fresca”. Nel 1965 il “buon” don Luigi Giussani fu spedito negli Usa in esilio a studiare teologia protestante. Sapete chi c’era dietro questa cosa? L’allora vescovo di Crema, monsignor Franco Costa, (sempre sia lodato), che per un lustro fece pressione su papa Montini perché intervenisse a limitare lo strapotere che GS (Gioventù studentesca, la mamma di CL) stava assumendo in diversi ambiti della chiesa. Circostanziata la sua accusa: “GS non è un movimento della Chiesa, ma di un uomo, destinato a scomparire con lui”. Per placare la polemica Montini inserì CL in Azione cattolica come movimento d’ambiente e cercò di levarsi di torno Giussani spedendolo negli Stati Uniti, ma guarda caso il pretone tornò dopo solo 5 mesi per un intervento alla cistifellea, che si sa gli Usa sono terzo mondo a livello di strutture sanitarie, e dallo Zio Sam non tornò mai più. Lo piazzarono allora ad insegnare Introduzione alla teologia alla cattolica di Milano. Una bella idea no? Dare possibilità di “traviare” i giovani direttamente a scuola ad un uomo che si voleva levare di mezzo. Il buon “compagno” Franco Costa non la prese bene, lui che fu esponente di spicco di Azione Cattolica e collaboratore di Vittorio Bachelet al cammino post-conciliare dell’associazione. Proseguì il suo lavoro preparando un documento su GS, che nel frattempo era diventata CL. L’etichetta che Costa appiccicò a CL fu quella di “integrismo” cioè fondamentalismo alla cattolica. Secondo Costa il movimento di CL aveva la pretesa che i principi religiosi dovessero diventare al tempo stesso modello di vita politica e fonte delle leggi dello Stato. Quanto ci aveva visto lungo quest’uomo? Per questa sua “profezia” finì esonerato dal Fuci, oramai CL era diventata davvero potente… Per una profezia azzeccata una era Clamorosamente cannata: la scomparsa del movimento alla scomparsa del suo fondatore. CL non è scomparsa con la scomparsa di Giussani.
Anche perché da allora di “uomini forti” in CL ne sono arrivati altri, e poi danno del nazistone Bordo, ma lo avete visto che tenerezza che fa in giro in biciCLetta per la città… Uno dei più rappresentativi, secondo nel movimento solo don Julian Carron, lo conosciamo molto bene. È ovviamente don Mauro Inzoli. Sigaro alla bocca, macchinoni che lo portano in giro, “il prete”, come lo chiamano i suoi adepti, ha da sempre il culto della persona e della posizione ed è da sempre “personaggio politico”, con i suoi “legami” alla Compagnia delle Opere e al Banco Alimentare. Eh, come si fa a lasciare un organizzazione che controlla 34 mila imprese e 1000 associazioni no profit come la CdO e un’altra che ha un giro economico di diversi milioni euro come il Banco Alimentare/ Farmaceutico? La risposta pare scontata… Impossibile districarsi dalla politica per CL, e adesso anche in provincia è chiarissimo. Come dicono i “nazisti dell’Illinois” della banda Bordo: Salini è un candidato ciellino. Quanto hanno ragione? Date un occhio al suo curriculum: parla da solo!!! Nota bene, molto bene… Prima che scattino le conferenze stampa per smentire queste parole e per dare del boia allo scribacchino sottolineiamo che le informazioni sono reperibili in rete facendo semplici e veloci ricerche che anche un “incompetente di sinistra” sa fare. ■
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Bruno Bruttomesso, a quanto si legge, chiede scusa a destra e manca. Bene, bravo; gran signore. Adesso però mi aspetto che comincino a chiedere scusa quelli che l'hanno votato.
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Un albergo a quattro "stalle" Stalloni, ridati alla Città o ceduti al business immobiliare?
Franco Bordo
Stalloni. Cuore verde della città. Così negli anni ottanta migliaia di cittadini cremaschi, coordinati da un comitato spontaneo, definirono quest’area urbana nel chiederne la messa a disposizione della comunità intera, proponendo di trasferire l’attività relativa alla riproduzione del cavallo in una struttura esterna, tipo cascina. Erano gli anni in cui si stavano trasferendo le competenze, e la proprietà, dallo Stato alla Regione Lombardia, un Ente che dovrebbe essere più attento alle esigenze, alle richieste che provengono dal proprio territorio. Ma la Regione fece orecchie da mercante. E continuò a farle anche negli anni a seguire, quando le giunte G i o v i n e tti (cento per cento lega) e, in modo più deciso, le giunte Ceravolo (centrosinistra) cercarono di rappresentare quella richiesta popolare avanzando proposte per un utilizzo dell’area più adeguato ai bisogni della città. Niente da fare. Dalla
Regione, dal Presidente Formigoni e dal consigliere Rossoni, ancora disinteresse e orecchie da mercante. I colori politici locali non coincidevano con quelli regionali. E venne il 2007, l’anno in cui i cittadini di Crema decisero di fotocopiare la mappa del potere lombardo anche sulla nostra Città. Tralasciamo i commenti e rimaniamo in argomento. Nell’anno successivo l’Assessore Beretta dichiara che sta lavorando per restituire l’area all’utilizzo dei cremaschi. Beh, ho pensato, sarà il solito giochino politico: ora che la destra comanda in Regione come a Crema si fanno belli e portano avanti il progetto. Un po’ mi faceva girare le scatole, però ero fiducioso e dicevo: dove non siamo arrivati noi, per un niet! politico, arriveranno loro con “se po fà”, altrettanto politico, ma almeno Crema potrà utilizzare appieno l’area Stalloni. All’inizio di quest’anno, Beretta non parla più di riutilizzo dell’area ma di una sua “valorizzazione”. Tant’è che pochi mesi prima la Regione la inserisce in un elenco/delibera di aree, di proprietà regionali da “valorizzare”. Si potrebbe pensare cosa c’è di male? Un ente pubblico valorizza la sua proprietà rendendola più consona alle sue potenzialità, in questo caso, anche con l’ausilio di soggetti privati, la apre, la mette a disposizione della città. E invece no! Loro per “valorizzare” intendono proprio “farne aumentare il valore, metterla a valore”. Business, business centre, business park, vedete un po’ voi. Cosa c’è di meglio per fare business che cementificare un po’?
ci vogliono fare un albergo quattro stelle, sono proprio amanti degli alberghi, si vede che rendono bene…
il Comune di Crema deve tirar fuori 6 milioni di euro cedendo aree edificabili (altro cemento) di pari importo fotografia di Francesco Guerini
E così dentro agli Stalloni ci vogliono fare un albergo quattro stelle, sono proprio amanti degli alberghi, si vede che rendono bene… Ci vogliono fare un parcheggio di 500, si avete letto bene, posti auto di cui buona parte privati, in un’area tutelata dalla Soprintendenza e senza nessun studio approfondito circa la reale necessità, dopo che tutte le aree di sosta del centro storico sono state messe a pagamento. E magari metterci dentro anche il mercato! E perché l’operazione regga da un punto di vista finanziario il Comune di Crema, che secondo l’Ass. Beretta si sarebbe trovato gli Stalloni “sistemati a gratis”, deve tirar fuori 6 milioni di euro, cedendo aree edificabili (altro cemento) di pari importo. Ecco qual è il valore che vogliono dare a quest’area. Palazzinari, costruttori d’alberghi con amici comuni ciellini, stanno mettendo le mani sugli Stalloni, sul cuore verde della nostra città. Cosa facciamo per impedirlo? ■
■ giugno 2009
A me pare che Crema stia diventando un grande supermarket, dove i ciellini – e non solo loro – girano tranquillamente riempiendo i carrelli. Senza passare dalla cassa!
le mani sulla Città!
colonia di finalpia
Uno dei primi atti di rilievo della Giunta Bruttomesso è stato quello di permettere la trasformazione dell’edificio, di proprietà della comunità cremasca, da casa per ferie per persone in difficoltà o gruppi, in albergo di lusso. L’albergo potrà essere gestito da qualsiasi soggetto privato. Gli utili andranno a beneficio del gestore, la ICOS, che fa parte della galassia ciellina.
pierina
Stanno mettendo le mani sulla Pierina: la Società sportiva Crema Volley, presidenza e proprietà ciellina, ha avanzato la proposta al Comune per avere in gestione tutta l’area, su cui intende costruire un palazzetto dello sport. Privato, ovviamente. La domanda che ci si pone è la seguente: perché affidare direttamente a questo soggetto privato, senza fare una regolare e trasparente gara pubblica?
scuola privata di cielle
La Fondazione Charis l’anno scorso ottiene dalla Regione Lombardia, grazie all’interessamento personale di Gianni Rossoni, quattro milioni e mezzo di euro a fondo perduto per costruire una propria scuola, definita la scuola di cielle. La Charis è l’unico soggetto privato che riceve un finanziamento di tale entità in tutta la regione. L’operazione si è resa possibile grazie al fatto che il Comune di Crema,giunta Bruttomesso, rinunciando ad altri finanziamenti per gli edifici scolastici pubblici, ha indicato la priorità per questa operazione.
lavori per la rete di teleriscaldamento
stalloni
Per la destra “valorizzare” il cuore verde della città significa portarci dentro metri cubi di cemento. Vogliono farci un albergo a quattro stelle e un parcheggio di 500 posti auto. (vedi pagina 3)
CL pigliatutto
transustanziazione e controindicazioni
La Società pubblica chiamata a gestire il teleriscaldamento, ora controllata da amministratori di destra, non procede più per step nella realizzazione dei lavori, come previsto dal precedente programma. Affida direttamente, senza nessun tipo di gara ad evidenza pubblica, lavori per oltre 15 milioni di euro. Una procedura assolutamente non trasparente, su cui gravano pesanti ombre ed un ricorso al magistratura contabile. ■
simbiotico a quello religioso. Il problema è che questa condizione pesa non solo sulla storia passata, ma grava come un macigno sulla nostra contemporaneità, in particolare nella sfortunata Italia, dove una politica senza nerbo Ci arrovelliamo di continuo su questo punto ma non se ne esce. Su cosa? e una religione bulimica fanno a gara ad usarsi l’un l’altro (si pensi alle uscite Sul fatto che la religione, oltre ad essere un (legittimo) luogo mentale e “spi- mistiche e alle puerili fregnacce bipartisan dell’establishment politico – e relirituale”, sia usata come strumento politico tra i più efficaci da parte di coloro gioso – sul caso Englaro). che la governano. Il capolavoro in quest'ambito possiamo vantarlo noi lombardi, governati da La fede, per definizione, non spiega le ragioni per cui bisogna lustri da un patto di “transustanziazione” pocredere: si crede e basta. E quando credi, ti fidi. E quando ti litico-religiosa fra amministrazione e fidi fai quello che ti dicono di fare. O credi a quello che ti diambienti di fede. Un capolavoro che cono di credere. attraverso la politica arriva ad occuEcco che si comincia a capire perchè religione e potere pare interi settori economici (altro sono spesso andati a braccetto – a conferma si legga un che religione) nei quali può operare qualunque passo di un qualunque serio libro di storia. solo chi sta dentro il "Movimento" (CL). Ahinoi, quando il potere politico è gerarchico allora è E chi sta fuori s’arrangia. ■
la grande abbuffata
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così la signora sessantenne, cattolica praticante, senz’altro moderata, che conosco da tempo si è avvicinata al banchetto elettorale de La Sinistra davanti agli Stalloni, aggiugendo: «State dicendo pubblicamente quello che in molti pensano o commentano nel loro privato».
le mani sulla Provincia!
dopo Crema anche la Provincia in mano a cielle
Franco Bordo
Con lo slogan “CIELLE TI HA ROTTO LE PALLE?” coniato dalla lista “La Sinistra per la Provincia”, la campagna elettorale per le provinciali a Crema si è surriscaldata. La destra nostrana, per difendere la setta dall’attacco subito ha schierato le sue corrazzate, sparando, però, grosse… cazzate. Chi ha osato toccare il quartier generale è stato definito, a più riprese dai berluscones e dai legaioli padani, «volgare, razzista e nazista». Una reazione spropositata, direi persino inaspettata. Come mai? Forse perché è stato toccato un “santuario” di quelli intoccabili. Oppure la risposta la troviamo negli atteggiamenti, nei commenti, nella soddisfazione dei tanti che, leggendo il manifesto hanno voluto commentare positivamente questa iniziativa, quasi con un senso liberatorio. «Si, magari non possiamo fare altro, ma almeno gridiamolo insieme che ci hanno rotto, che ci stanno rompendo», così la signora sessantenne, cattolica pratican-
te, senz’altro moderata, che conosco da tempo si è avvicinata al banchetto elettorale de La Sinistra davanti agli Stalloni, aggiungendo: «State dicendo pubblicamente quello che in molti pensano o commentano nel loro privato». Insomma in questa occasione La Sinistra ha interpretato un sentire comune che aveva bisogno di essere esternalizzato e socializzato. Ha fatto il suo dovere. E quando la Sinistra fa il suo dovere, interpreta e rappresenta un opinione diffusa e popolare, e lo fa senza vergogna, senza paura, può tornare, lavorando con costanza su questo versante, ad essere un punto di riferimento popolare chiaro, alternativo al modello di governo locale e nazionale che oggi sta dominando. La Sinistra, facendo il suo dovere, ha incominciato anche ad incrinare il consenso elettorale della destra cittadina che, per la prima volta dopo anni, a Crema è andata sotto il 50%. Un piccolo segnale, ma incoraggiante. E il nostro dovere lo dobbiamo fare anche, e soprattutto, raccontando e documentando alla Città e a tutto il territorio le malefatte degli amministratori pubblici comunali che stanno aiutando e favorendo gli affari e gli interessi di tutte quelle strutture economiche e sociali legate al “mondo di cielle”. La Sinistra va avanti nel suo lavoro di denuncia pubblica, senza dare del mafioso a nessuno, perché, come tutti sanno, a Crema e in Lombardia la mafia non esiste… La Sinistra va avanti raccontando i fatti alla Città, ai suoi cittadini. E sui fatti nessuno della destra, nessun Bruttomesso, Rossoni, Beretta o Salini ha saputo o potuto replicare rispetto al merito delle accuse a loro rivolte. Leggete questi “focus” pubblicati qui a fianco e fatevene un’idea. A me pare che Crema stia diventando un grande supermarket, dove i ciellini – e non solo loro – girano tranquillamente riempiendo i carrelli. Senza passare dalla cassa! E nel carrello, tra poco, ci vogliono mettere anche la Pierina e – perchè no? – anche la Folcioni. Ne parleremo sul prossimo numero. ■
fotografia di Elisa Tagliati
■ giugno 2009
la grande abbuffata La Lega è la vera vincitrice di queste elezioni
Sono cattolico ma dico che business e religione sono incompatibili
Venite ancora a trovarmi... Intervista a Renato Ancorotti
di Attilio Galmozzi
Salini conquista la poltrona di Presidente della Provincia e a Crema qualche “testa” inizia a rotolare. Parliamo delle dimissioni da Assessore alla Cultura di Renato Ancorotti; imprenditore nel campo della cosmesi, da sempre laico di destra, non ha mai nascosto di essere un uomo “senza peli sulla lingua”. Ha dichiarato pubblicamente a più riprese di essere ospite sgradito in giunta, uomo libero che alla nomenclatura del PDL e dei suoi alleati proprio non è andato giù. Già dalle Amministrative del 2007 il suo nome è stato accostato a mal di pancia da parte di qualcuno: Agazzi, Presidente del Consiglio Comunale nonché novello Consigliere Provinciale ha più volte sbattuto i pugni sul tavolo per ottenere il posto di Assessore alla Cultura, dovendosi “accontentare”, visto l’ingombrante collega, di ricoprire quello di Presidente dell’assise cittadina.
La scelta di dimetterti dall’incarico di Assessore Comunale alla Cultura l’hai maturata alla luce della sconfitta elettorale e della tua scelta di non candidarti col PDL oppure era in cantiere da tempo? Era già in cantiere da tempo ma l’ho tenuta congelata per non inficiare la buona riuscita di CremArena: avevo solo 60 mila euro mentre gli spettacoli costano molto di più. Dovevo organizzarmi per non lasciare il cerino in mano a chi mi avrebbe sostituito. Col sindaco ne avevo già parlato: c’era uno stato di malessere da tempo. Non c’è mai stata grande sintonia con la giunta, fin dal principio di questa esperienza e quindi ho deciso di lasciare. Anche se avessi preso 300 voti in più alle Provinciali mi avrebbero comunque chiesto le dimissioni. Non potevano sbarrarmi la strada all’inizio dopo le numerose preferenze prese nel 2007, ma fin da subito ho percepito di essere ospite sgradito. In ogni caso auguro al Sindaco e alla Giunta buon lavoro. Lo strapotere di Cielle ha influito sulla tua scelta? Sì, non sono mai stato gradito a Cielle. Non ho nulla contro di loro, sia chiaro: sono una componente del PDL ma non possono essere il PDL. Personalmente credo che il dibattito sul potere temporale e quello spirituale discusso da secoli sia ancora attuale. Sono cattolico ma dico che business e religione sono incompatibili. Devo però dire che nel PDL
Non c’è mai stata grande sintonia con la giunta, fin dal principio di questa esperienza
ci sono persone laiche non in sintonia con CL: in Lombardia il Ministro Tremonti ha avviato una serie di ispezioni per chiarire alcuni aspetti amministrativi. Nel PDL c’è diversità tra laici e Cielle ma mi sembra che i primi siano stati scippati della Rivoluzione Liberale. La verifica di maggioranza chiesta a gran voce da Martelli – capogruppo PDL, ndr – sarà vera oppure manderanno qualcuno a Cremona in Giunta e tutto verrà messo a tacere? Il neo ero io: estirpato il neo probabilmente non sussiste più il problema. Hai avuto qualche dissapore con Simone Beretta in Giunta o sbaglio? I dissapori con Beretta non gli ho avuti in Giunta ma nel Partito. Probabilmente non ero gradito fin dall’inizio. Quando un sasso nella scarpa da fastidio cerchi in tutti i modi di togliertelo, capisci? Ed è quello che hanno fatto. Comunque dissapori a parte, penso di aver operato bene con le risorse che avevo: dico solo che qualcuno, prima di dire certe cose anche pubblicamente, dovrebbe guardarsi dentro. Le accuse tra colleghi di Giunta sono state scorrette. L’interlocutore era il Sindaco: a lui dovevano essere esposte le criticità.
Quando un sasso nella scarpa da fastidio cerchi in tutti i modi di togliertelo
Insomma: più che una questione amministrativa, la tua decisione è dettata dalla politica... Non lo nego, era la situazione politica che andava chiarita, ma ora che lascio il chiarimento è giunto. E degli altri dissidenti che mi dici? Più che dissidenti mi sembrano dissenzienti: non ho mai concepito la democrazia come un qualcosa nel quale se dici di no ti emarginano. Uno non può essere d’accordo su tutto e tutti possono esprimersi liberamente. Se non posso più farlo me ne vado, come succede in ogni Partito. Guarda: eravamo arrivati ad un punto in cui se eri favorevole al sovrappasso eri di destra, se eri contrario eri di Sinistra. Io guardo alle opere pubbliche sulla base della loro utilità sociale. Diedi mandato a Beretta per trovare la miglior soluzione viabilistica.
Lega ha vinto e il PDL ha ridotto la sua importanza e consistenza.
Come giudichi l’esplosione di consensi della Lega? Non vorrei risponderti con parole dure [... piccola pausa con qualche sorriso]; diciamo diplomaticamente che la Lega ha vinto e il PDL ha ridotto la sua importanza e consistenza. La Lega è la vera vincitrice di queste elezioni. Ti riconosco di essere una persona simpatica e sarcastica: ti lascio l’onere di una battuta finale... ... E come disse Nikita Chrushov dopo esser stato fatto fuori dal PCUS: comunque venite ancora a trovarmi! ■
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7 Moni Ovadia a Pianengo L'esortazione al popolo della Sinistra: «Alziamo la voce!»
È stato un Moni Ovadia frizzante, capace di conquistare il pubblico, ironico, in alcuni momenti persino critico nei confronti della stessa Sinistra. Arrivato con un’ora di ritardo giustificato da un appuntamento elettorale precedente a quello di Pianengo a sostegno della lista “Sinistra per la Provincia” e del candidato del collegio Alex Corlazzoli, si è subito fatto perdonare intervenendo con un discorso appassionante di oltre un’ora. Sessanta minuti che sono trascorsi rapidamente visto l’interessante monologo messo “in scena” dall’attore ebreo.
Accolto da Corlazzoli e da un numeroso pubblico, Ovadia non si è risparmiato tra aneddoti e storie ebraiche, accentuando la sua verve quando ha toccato i temi del razzismo, della sicurezza. «Dobbiamo imparare a rispondere all’avversario alzando la voce. Perché noi sappiamo di avere i valori a differenza loro. Se dovessi andare io da Vespa porterei venti persone tra truccatori, cameraman e deciderei io quando inquadrare gli ospiti, quando suonare il campanello della porta. Oggi è una campagna elettorale dove bisogna imparare a comunicare». Ovadia ha chiesto al “popolo della Sinistra” di essere più allegro, di sorridere, di schernire gli avversari. Ha attaccato il qualunquismo della gente del Centro Destra, ha parlato della necessità di fare una lotta che sappia passare il testimone alle generazioni future. Non ha risparmiato gli amici Ferreriani: «Il loro linguaggio non è più quello della gente nonostante pure io venga dall’epoca Berlinguer. Ma non c’è più. Non è più possibile». Pesanti le critiche nei confronti del Partito Democratico e di Walter Veltroni. Elogi a Vendola, nonostante un viso troppo triste sui cartelloni elettorali secondo Ovadia. L’attore milanese si è soffermato anche sul tema dell’economia. Si è infervorato parlando di razzismo. Ma anche un richiamo alla responsabilità che in ebraico etimologicamente significa “andare verso l’altro”. Alle 23.30 ha salutato il pubblico con tre poesie greche. Ma prima di ripartire per Milano si è intrattenuto a parlare con il pubblico presente, senza risparmiare fotografie e dispensando un’ultima pillola di saggezza ormai in macchina. ■
■ giugno 2009
ambiente
Nazione
Anche il più recente sondaggio (fonte Eurisko del 2005) ha evidenziato che oltre il 74% degli italiani è contrario alla caccia, il 10% indifferente e solo il 15 % a favore
Italia Francia Spagna Danimarca
Fonte: Gaia Italia
caccia all'Orsi
n° uccelli migratori uccisi/anno 150 milioni 80 milioni 50 milioni 1milione
la proposta di legge sulla liberalizzazione della caccia
Alvaro Dellera
Il nuovo disegno di legge sulla caccia, del Senatore Franco Orsi (PDL), è una lista di orrori che non ha fine. Dal senato della Repubblica è partito uno dei più feroci attacchi alla natura, agli animali selvatici, alla nostra sicurezza, ai Parchi. La liberalizzazione della caccia nella nuova proposta di legge fa a pezzi l’unica legge esistente in materia venatoria la 157/92. Contro questa proposta sono già insorte tutte le organizzazioni ambientaliste ed animaliste e anche le organizzazioni venatorie e del mondo agricolo non sembrano schierate a favore, anche se per ragioni diverse, della nuova proposta. Il testo di legge presentato in data 11 febbraio 2009 in commissione ambiente del senato è un testo antistorico e antieuropeo che propone una caccia senza limiti e soprattutto senza controlli, messo a punto dal Sen. Orsi e che raccoglie una dozzina di altri testi provenienti da parlamentari della destra, della PDL e della Lega, che prevede l’uso degli animali come zimbelli, la riduzione dei parchi, delle riserve naturali, la caccia aperta in ogni stagione dell’anno anche in presenza di neve, e l’abbattimento di animali protetti.
La lista delle assurdità però è lunghissima a partire dal permesso di sparare a 16 anni, all’uso senza limiti di richiami vivi, alla liberalizzazione di sterminare orsi, lupi, cervi, cani e gatti vaganti, fino alla possibilità di cacciare molte specie lungo le rotte migratorie. Saranno cancellate associazioni prestigiose come il club alpino italiano CAI e l’ente protezione animali ENPA, dal Comitato Tecnico Nazionale oggi presenti nella Lg.157/92. E saranno punite le Regioni che proteggono oltre il 30% del proprio territorio. Ridotta la vigilanza, le guardie zoofile e venatorie non potranno più avere compiti di controllo. Se volevamo una ulteriore prova di quanto i governi di centrodestra siano contro l’ambiente eccola! Fortunatamente molti cittadini, giovani e meno giovani, uomini e soprattutto donne, si sono mobilitati contro questo DDL, su facebook e su molti blog, si stanno raccogliendo decine di miglia di commenti contro l’idiozia di questa proposta che ci riporta al medioevo. Anche il più recente sondaggio (fonte Eurisko del 2005) ha evidenziato che oltre il 74% degli italiani è contrario alla caccia, il 10% indifferente e solo il 15 % a favore. Poco si è fatto politicamente, per far conoscere meglio e di più l’inciviltà racchiusa in questo DDL anche se le prese di posizione “contro”, la sinistra, le ha già espresse. Il livello nazionale, locale ed istituzionale però, ancora non si è mosso, la Provincia, ad esempio, potrebbe con il proprio settore Caccia & Pesca, con la partecipazione nei Parchi Regionali, gli ambiti territoriali di caccia, le guardie venatorie e la commissione ambiente, prendere coscienza di quanto sta per essere proposto e fornire il loro punto di vista, formalizzando presso il governo e la una decisa contrarietà a tutto ciò. Piccoli segnali di stop agli attacchi della lobby venatoria e degli armaioli stanno fortunatamente arrivando, grazie all’impegno profuso anche in sede europea dove alcuni europarlamentari di sinistra e libertà, hanno inviato un appello urgente al commissario europeo Stravos Dimas per segnalare il rischio di un completo stravolgimento degli obiettivi previsti dalla Direttiva uccelli di cui la legge 157/92 è la trasposizione. Soddisfazione anche per la bocciatura da parte della Camera dell’emendamento che avrebbe voluto liberalizzare la stagione venatoria aprendo la caccia per tutto l’anno. Il 23 aprile scorso la commissione agricoltura della Camera ha respinto l’emendamento introdotto da alcuni esponenti della maggioranza durante il passaggio del testo al Senato che modificava l’art. 16 com-
Nazione
Italia Olanda Belgio Germania Lussemburgo Francia Spagna
cacciatori / km² 2,5 0,6 0,64 0,95 0,66 2 1,9
Aggiornamento 2007 (source CIA world factbook)
ma 3 della legge 157/92 cancellando di fatto le date d’inizio e fine della stagione venatoria. La notizia di scampato pericolo non ci deve far dimenticare che il nostro paese è già stato condannato dalla Corte europea di giustizia, ragion per cui la legge è attualmente in corso di revisione, che tuttora la Commissione ha delle procedure d’infrazioni aperte con l’Italia in merito ai regolamenti regionali che derogano ai periodi di caccia, e che numerose sono le Regioni che continuano ad approvare regolamenti venatori in contrasto con la Direttiva uccelli. Bisognerà continuare ad essere vigilanti in nome del rispetto delle regole europee e della tutela della fauna selvatica italiana a fronte dei continui tentativi della lobby delle doppiette, espressione di una parte minoritaria dei cittadini, di aprire ad una caccia indiscriminata. L’appello però, è quello che nonostante qualche timido segnale di avversità il DDL Orsi è tuttora presente nell’ordine del giorno di questo governo e che le lobby interessate alla sua approvazione stanno facendo un pressing spietato sui commissari di governo, affinché la commissione preposta dia semaforo verde all’approvazione della legge: siamo ancora in tempo, mobilitiamoci e diffondiamo in massa queste informazione, prima di vedere impagliato anche l’ultimo animaletto e trasformati in poligoni di tiro le nostre campagne: fermiamoli! ■
cacciatori (n°) 750.000 26.500 20000 340000 2000 1313000 980000
Superficie (km²) 301000 42000 31000 357000 3000 643000 501000
fotografie di it1315922 e apesara, da flickr.com
http://www.numerozero.info Pubblichiamo un estratto da un dossier, redatto da Paolo Ricci, che nasce Paolo Ricci è uno scrittore e artista in risposta alla recente proposta di legge Orsi per la liberalizzazione della italiano residente in Gran Bretagna, nel caccia. Devon. Attivista politico da decenni, ha fondato le sezioni del PCI di Londra ed Il dossier, molto più ampio, mette in evidenza il contrasto netto fra le politiche Amsterdam. Il suo impegno recente è recenti rispetto alle tendenze sociali. Purtroppo per motivi di spazio sono diretto alla costruzione di una struttura omesse ampie parti del dossier che può essere scaricato integralmente da politica di difesa dei diritti degli animali. www.ahimsa.it
dossier sulla caccia
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scarica il dossier completo da http://www.ahimsa.it
perchè 700mila cacciatori contano più di milioni di italiani?
Paolo Ricci
Quanti sono i cacciatori in Italia? Come hanno risposto gli italiani all’autorizzazione alla caccia di altre specie attualNel 2006 il numero dei cacciatori in Italia era di 765.404 mente non cacciabili? unità: 271.904 nel Nord, 255.766 nel Centro, 237.734 nel (Sondaggio Ipsos 11 marzo 2009. La Repubblica) Mezzogiorno. Nel 2009 i cacciatori sono circa 700.000.
FAVOREVOLI
Cosa pensano gli italiani della caccia? DOMANDA: Media PDL + PD + IdV Altri Non (Indagine Eurisko) Otto italiani su dieci vogliono abolire la caccia, contro Siete favorevoli a: italiana Lega partiti risponde le doppiette soprattutto le donne e i giovani sotto i 25 anni. A favore soltanto il 5,9%. Assolutamente contrari alla caccia quasi otto italiani su dieci che si oppongono autorizzare la 7% 5% 7% 16% 5% strenuamente anche a ogni ipotesi di liberalizzazione del caccia ad altre settore venatorio. Lo zoccolo duro del popolo anti-doppiette specie attualmente sono le donne, in special modo le casalinghe, seguite dai giovani, soprattutto gli under 25, particolarmente sensibili non cacciabili? all’ambiente e determinati a difendere a spada tratta la natu- autorizzare la caccia 6% 3% 6% 8% 5% ra. Ecco l’Italia anti-caccia così come è stata fotografata agli uccelli migratori? da un sondaggio commissionato a Eurisko. Contraria 6% 5% 7% 4% 5% alle doppiette è il 74,1% della popolazione, favorevole rilasciare licenze un esiguo 15,2%. Molto favorevole uno sparuto 5,9%; per cacciare ai quest’ultimo baluardo della caccia si compone, per lo più, giovani di 16 anni? da cacciatori e individui che rappresentano l’indotto (ex-doppiette, familiari, simpatizzanti, chiunque abbia interessi economici al riguardo). A osteggiare un’ulteriore liberalizzazione Quante sono le vittime della caccia in Italia abbattute dal fuoco “amico”? del settore venatorio è l’82,5% del campione, d’accordo solo DATI DAL 1 SETTEMBRE 2008 AL 31 GENNAIO 2009 il 9,8%. I più convinti della liberalizzazione rappresentano il (Periodo corrispondente alla stagione venatoria) 4,3%. Tra coloro che sono contrari alla caccia il 76% sono donne, il 78% sono laureati, l’83% sono dirigenti o liberi vittime da armi cacciatori gente totale professionisti. Alla domanda se andrebbero a votare in comune vittime caso di un referendum l’ 81% ha risposto si, il 14% no, da caccia e il 5% che non sa. morti 25 17 42
feriti totale vittime (morti e feriti)
67 92
27 44
94 136
morti feriti totale vittime (morti e feriti)
22 65 87
3 13 16
25 78 103
morti feriti totale vittime (morti e feriti)
2 3 5
14 14 28
16 17 33
I numero dei cacciatori cresce o diminuisce? I cacciatori calano con una continuità impressionante: nel 1980: 1.701.853, nel 1990: 1.446.935, nel 2000: 801.835, nel 2006: 765.404, nel 2009 circa 700.000 dal 1980 al 2006 hanno subito un calo vertiginoso di 936.44 unità. Quasi un milione in meno.
di cui, in ambito venatorio
Quanti sono gli animali uccisi durante la stagione venatoria? In Italia con una popolazione di 58.000.000 abitanti si massacrano 150.000.000 di animali, negli Stati Uniti, con una popolazione di 299.000.000 di abitanti se ne uccidono 134.000.000.
in ambito extra venatorio
E il referendum sulla caccia? Un punto di riferimento è il referendum del 1990. Nel 1990: gli italiani aventi diritto al voto erano 49.000.000, se non erro, per raggiungere il quorum erano necessari 24.033.209 votanti. Il quorum non fu raggiunto per la mancanza del 7,7 % dei voti. Evitiamo riflessioni sul non raggiungimento del “quorum” per non spargere sale su ferite ancora aperte. Lo sappiamo: il 23% degli italiani non votano per protesta, il 44,4% per apatia. Inoltre nel 1990 esisteva ancora un esercito di elettori defunti o irreperibili nelle liste “Aire”: circa 1.200.000 persone.(...) Analizziamo il voto del 1990, e cerchiamo di interpretare le cifre: il 43,3% degli aventi diritto al voto votarono per il referendum (21.070.000). Di questo 43,3% il 92,3% si espresse contro la caccia (19.447.610). Il 7,7% si espresse a favore della caccia (1.622.390). Se ne deduce che circa 19.447.610 italiani erano potenzialmente contro la caccia. Non è difficile intuire che chiudere i terreni privati ai cacciatori equivaleva ad una specie di morte venatoria. Nel 1990 i cacciatori erano 1.446.935 ora sono meno della metà. Se ne deduce che il sentimento degli italiani verso la caccia ha raggiunto livelli di negatività abissale. Conclusione: i partiti li difendono e li corteggiano. Perché?
Fonte: Associazione Vittime della Caccia - info@vittimedellacaccia.org Conclusione. Domanda da un milione di dollari ai politici. Considerando che:
»» otto italiani su dieci vogliono abolire la caccia; »» che contraria alla caccia è il 74,1% della popolazione e favorevole è un esiguo 15,2%; »» che i vegetariani (...) crescono esponenzialmente e sono diventati nel 2006 sei milioni, il 10,4% della popolazione secondo l’eurispes, mentre i cacciatori sono calati dal 1980 al 2009 di quasi un milione di unità; »» che il numero degli italiani contrari ai cambiamenti effettuati dal governo berlusconi riguardo la nuova legislazione sulla caccia sono l’88% della popolazione; »» considerando quello che sta accadendo nel mondo riguardo la devastazione del pianeta e il massacro delle specie; Perché sostenete sempre i cacciatori e ignorate la massa di persone che hanno a cuore il problema della sofferenza del non umano che non vi votano perché considerano il sostegno politico alla caccia e alla vivisezione offensivo? È strategicamente intelligente perdere tutti questi voti? È etico? È giusto? Perchè lo fate? ■
■ giugno 2009
musica e spettacolo è nata la Feiez Sound!
attiva la sala prove che la città attendeva da anni
La sala prove di Crema ha per nome uno dei mille nomi di Paolo Panigada ma parla sempre della sua musica. L’Associazione a lui intitolata ha finalmente raggiunto il suo obiettivo: la sala è aperta, funzionante, con un’ottima strumentazione a disposizione.
È stato difficile e costoso in termini di tempo, energie e denaro ma con l’apporto fondamentale delle Amministrazioni comunali, che hanno dedicato alcuni locali all’interno della Cittadella della Cultura e con l’aiuto di tante persone, associazioni e attività, la gioventù cremasca ora ha uno spazio per fare musica (ma anche gli anziani stranieri, naturalmente). È uno spazio pubblico che l’Associazione Paolo Panigada gestisce senza scopo di lucro, con l’unica ambizione di
È possibile sostenere l’Associazione Paolo Panigada anche attraverso la donazione del 5x1000. Il codice fiscale è: 01202660195
MERCOLEDì - GIOVEDì – VENERDì dalle 17.00 alle 23.00 SABATO e DOMENICA dalle 15.00 alle 21.00 Informati e prenota al 345.6043580 durante gli orari di apertura La Sala Prove Feiez Sound è in Vicolo Rino a Crema (CR)
mantenere vivo e vitale il servizio per la città. La strada però è ancora lunga, ci sono nuove sale da allestire al piano di sopra e nuove idee che verranno alla luce col tempo (la possibilità di registrare; una discoteca da consultare, seminari da frequentare…). Servono ancora teste, mani, soldi e nuovi entusiasmi: le iniziative che hanno visto in questi anni protagonista l’Associazione con concerti, spettacoli, premi, continueranno. Inoltre, per sostenere il progetto, chiediamo agli utenti della
Sala e a chiunque fosse interessato di associarsi (le quote annuali vanno da 8 euro a più infinito...). Nel frattempo lavoriamo con l’Assessorato alle Politiche Giovanili che favorirà in futuro l’accesso con particolari convenzioni. Tom Waits ha detto che le canzoni esistono già, ti volano intorno come farfalle bellissime e a te non resta che afferrarle. È così che ci piace immaginare FEIEZ SOUND: un posto pieno di farfalle che diventano musica. Insomma: veniteci a trovare! ■
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alla rassegna organizzata dalla Consulta dei Giovani di Crema, partecipano Alice nella Città, Amenic, Laboratorio La Soffitta e Tazebau. Tra le novità di quest'anno la parceipazione del progetto 7note della Provincia di Cremona
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L'estate apre con Artshot
in calendario una settimana di spettacoli e partecipazioni Dal 2004 a Crema l’estate apre con Artshot, l’iniziativa della Consulta dei Giovani che accende la città di iniziative che coinvolgono tutte le forme d’espressione artistica. La rassegna occuperà l’ultima settimana di primavera, dal 13 al 21 giugno. Nel corso degli anni la manifestazione si è irrobustita e ha raggiunto un livello degno di nota sia per selezione delle opere e degli spettacoli, sia per la qualità degli allestimenti che dallo scorso anno occupano anche
l’utile cittadella della cultura. A conferma della solidità della rassegna, riconosciuta ormai anche fuori dal territorio cremasco, Artshot è stata selezionata per ospitare alcuni eventi del progetto 7Note, promosso dalla Provincia di Cremona con la collaborazione di altri enti tra cui il Comune di Crema. 7Note nasce come occasione di lancio, di sperimentazione e di partecipazione per gli ambienti giovanili dell’arte ed è strutturata in workshop in cui collaborano musicisti ed artisti visivi, sotto la guida di due curatori, con l’obiettivo di realizzare un evento multidisciplinare di interazione artistica fra l’ambito sonoro e quello visivo, plastico, performativo e teatrale. Il progetto, di sicuro interesse, trova nell’ambiente di Artshot il suo habitat ideale, grazie all’innata pluralità degli eventi e si esibirà in tre spettacoli in una location dedicata e allestita per l’occasione dall’Associazione Culturale Tazebau, il referente cremasco del progetto. Le esibizioni coinvolgeranno gli ambiti della musica, nelle sue diverse coniugazioni linguistiche, la pittura, l’installazione e il teatro. ■ maggiori informazioni e programma della manifestazione su: • www.myspace.com/artshotcrema • www.consultagiovanicrema.it/
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■ giugno 2009
l'intervista bandiera Rozza
la donna senza confini
Giancarlo Molaschi
Francesco Guerini scatta tutte le foto possibili nella casa di Anna Rozza. Alle pareti sono appesi i quadri degli amici pittori ma anche una serigrafia di Guttuso che la padrona di casa mostra con giusto compiacimento. A me, invece, piacciono di più gli immancabili poster del Che, le locandine teatrali di Franca Rame e Dario Fo e un manifesto del Faust a Crema, anni ‘70, Piazza delle Erbe, regia di Angelo Dossena (un giorno o l’altro glielo rubo, ora so come si arriva a casa sua). La casa di Anna ha molte porte. Mentre mi chiedo se siano valvole in uscita piuttosto che in entrata, lei ci racconta del senso di soffocamento provato, negli ultimi tempi trascorsi in Rifondazione Comunista. Anna ha appena cambiato partito (oggidì i politici usano i partiti come gli armadi quattro stagioni le massaie di un tempo). Anche la politica ha bisogno di porte. In entrata e in uscita. Appena prima di accomodarci per l’intervista, ci racconta il suo gusto particolare per l’abbigliamento: «Io non porto scarpe, mai avuto tailleur. Solo una volta ho indossato una gonna aderente, con spacchi vertiginosi. L'ho fatto perché mia figlia mi diceva: ma tu perché non mi accompagni a scuola vestita come le altre mamme?». Anche Gloria, come tutti noi, sperava in un mondo migliore. O almeno in un abbigliamento diverso.
MOLASCHI • ascolta questo elenco di onorevoli soubrette televisive: Gabriella Carlucci, Daniela Santanchè, Mara Carfagna, Alessandra Mussolini,Irene Pivetti, Iva Zanicchi. ROZZA • ho ascoltato. E allora? MOLASCHI • quando sento parlare di quote rosa mi girano le palle. Tu che reazione hai? ROZZA • ne prendo in prestito un paio affidabili, da un amico di sinistra, e me le faccio girare anch’io. MOLASCHI • molto spiritosa, ma, facezie a parte, non trovi che invece di parlare di quote rosa e ricambi generazionali obbligati sia meglio che la gente possa votare semplicemente chi ha passione e onestà, siano essi donne, uomini o ragazzi? ROZZA • Credo anch’io che debba essere così e credo anche che le donne vengano usate, quando non strumentalizzate. MOLASCHI • a proposito di donne. Quando questo giornale venne concepito, la madre era Rifondazione Comunista. Quando è nato, la partoriente era diventata Sinistra e Libertà. Che tipo di fecondazione è questa: in vitro, assistita o altro? ROZZA • altro: un O.G.M. MOLASCHI • ma tu non avresti dovuto dimetterti da assessore provinciale, per correttezza, non appena lasciata Rifondazione? ROZZA • custodisco una lettera, mai inviata ai compagni di Rifondazione. Ogni tanto la rileggo e somiglia, solo nel titolo naturalmente, a “Lettera ad un bambino mai nato” (un libro di Oriana Fallaci, ndr.) e penso a Rifondazione, dopo Chianciano (Fiuggi, Chianciano e altre amene località sono tutti luoghi dove si fanno e si disfano partiti come si giocasse col Lego, ndr.) come ad un partito chiuso in un involucro senza vie di fuga. MOLASCHI • molto romantico, ma questo che c’entra? Tu sei stata eletta come rappresentante di R.C. . A proposito, sei stata nominata a furor di popolo o scelta dal partito? ROZZA • no, no, io non ho manco avuto preferenze a sufficienza. Io sono stata chiamata da Torchio alle otto di sera e ho avuto dieci minuti di tempo per decidere se accettavo l’incarico in Provincia. MOLASCHI • chissà quanto dev’essere stata sofferta la decisione. ROZZA • Ho parlato con Gloria, mia figlia, poi ho deciso. MOLASCHI • non mi hai ancora spiegato perché non ti sei dimessa una volta cambiata gabbana. ROZZA • ma io mica son diventata democristiana! Io ho condiviso, approvato e lavorato su un progetto politico che è rimasto lo stesso! MOLASCHI • leggo sul tuo onnicomprensivo biglietto da visita che sei stata anche assessore all’integrazione sociale. In pratica ti sei occupata di extracomunitari? ROZZA • a dispetto di troppi, si. MOLASCHI • te lo chiedo perché mi risulta che in alcuni paesi del cremasco ammassino ogni sera le biciclette rubate e sgozzino capretti vivi nelle loro case avute gratis e dove non si peritano di pagare alcuna bolletta. È la traversata dolorosa che han fatto per venire in Italia che li ha resi adusi a tutto e refrattari a qualsiasi regola?
col fratello
con la sorella
con Giorgio Bettinelli
guarda, torva, la pipa. non le piace il fumo senza l'arrosto
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foto di Francesco Guerini
ROZZA • puoi completare la domanda aggiungendo che sono arrivati in luoghi dove già prima di loro, erano in molti refrattari ad ogni regola. E pensa che al massimo avevano traversato il Po sulla Stradivari, oppure gli Oceani sulle navi Costa Crociere; oltre ad essere adusi, a loro volta, a non pagare le tasse. MOLASCHI • domanda completata, ma tu sei “benaltrista” nelle risposte. ROZZA • questa è la risposta che merita uno che fa queste domande! MOLASCHI • ti risulta che in alcuni Istituti scolastici professionali di Crema le bidelle non escano volentieri dal loro gabbiotto per paura di una coltellata, eventualmente inferta da figli di extracomunitari che non riconoscono alle donne (insegnanti comprese) alcuna autorità? Ti si può considerare in qualche modo corresponsabile di queste situazioni limite? ROZZA • certo. Soprattutto se si tratta della trama di un film diretto da Borghezio, io lì sarei responsabile di vendere ai ragazzi stranieri, coltelli corredati di istruzioni per l’uso. MOLASCHI • è tutto molto simpatico, però comincio a capire perché perdiamo sempre le elezioni. Mettiamola così: sul piano dell’integrazione c’è ancora molto da fare. Sei d’accordo? ROZZA • di sicuro l’autorità femminile è poco riconosciuta a partire dagli uomini italiani, studenti e non. MOLASCHI • c’è sempre ben altro per te, questo s’è capito, ma io sto facendo domande relative agli extracomunitari. ROZZA • queste sono persone che si portano appresso il loro bagaglio di tradizioni, oltre a tutto il resto. Ci sono emigranti stranieri portatori di una cultura dove l’intreccio tra politica e religione ha un’importanza fondamentale. MOLASCHI • spaventoso. ROZZA • ma è così! E ci sono migranti che non hanno ancora raggiunto la capacità di mediare. Giovani compresi. E per quanto ti sembri fuori argomento, anche molti adolescenti italiani sono nello stato di chi non sa ancora mediare. Ci vuole da tutte le parti la volontà di integrazione fra diverse culture. MOLASCHI • tu sei buonista? ROZZA • no, e non sono neanche particolarmente buona. Né con gli italiani, né con gli stranieri. Cerco di essere giusta e continuo a dire che non abbiamo bisogno di cittadini buoni, ma di buoni cittadini. MOLASCHI • Tu sei stata più volte in Palestina o comunque sui luoghi del conflitto arabo-israeliano. Immagino i passi avanti nel processo di pace del mediooriente. ROZZA • infatti, appena dopo l’ultima missione, Israele ha invaso Gaza! A parte l’ironia, esserci serve per capire per poi tornare ed impegnarsi a diffondere ciò che si è compreso, visto e ascoltato. Tutto ciò aiuta la gente che incontri a costruirsi opinioni proprie su questo conflitto eterno. Dovremmo andarci in molti, servirebbe a renderci meno schiavi dell’informazione di regime. MOLASCHI • è presumibile pensare che tu non vada al cinema se non proiettano come minimo un film armeno o pakistano. Insomma più Bollywood che Hollywood. O no? ROZZA • comincia a presumere che io non vada più al cinema, è più vicino alla realtà. Se ne avessi il tempo, riprenderei i vecchi, interminabili colloqui sul cinema con Massimo Lori e andrei a vedere tutti i films che lui mi consiglia. MOLASCHI • il tuo errore più grave. ROZZA • non ho una graduatoria. So che il mio comportamento in generale, è un errore: vivo senza preoccuparmi di proteggermi le spalle; è lì che si affondano i coltelli. Ora, ad esempio, ne sto commettendo uno: cedo all’ironia delle tue domande, perché è il mio luogo naturale, ma so già che questo comportamento avrà un piccolo prezzo. MOLASCHI • la domanda che non ti ho fatto. ROZZA • quella che avrebbe potuto rivelare che sono una persona seria e compresa nel proprio ruolo. Sarebbe stata inutile: io sono una persona seria e molto rispettosa del mio ruolo ■
■ giugno 2009
cultura
La Bambina Libica il nuovo libro di Nino Antonaccio Cosa unisce Jesolo a Bengasi, la Libia a Capergnanica, la colonia di Finalpia alla seconda guerra mondiale, Crema a Italo Balbo (“Andate a far la guerra a Tripoli, nel cielo vanno i cori dei soldati. Ma ho scritto già una lettera al governatore della Libia”, cantava Battiato). Fin dove arriva la realtà e dove inizia l’invenzione nella storia della famiglia Zanatta? Basterebbe chiederlo all’autore de “La bambina libica”, il romanzo di cui stiamo parlando, tanto è facile incontrarlo in città. Si chiama Nino Antonaccio, fa il professore, e per hobby lo storico ed il romanziere. Il suo secondo libro l’ha presentato davanti ad una cinquantina di persone presso la libreria Il simposio delle Muse, che con questo libro si butta anche nell’avventura di essere libreria editrice, in una serata di ricordi e letture, con gli stralci del libro ottimamente interpretati dalla voce di Ambra Azzoni. La bella foto virata seppia di una bambina con cappellino spicca sulla copertina che racchiude le 200 pagine che raccontano la vita di Linda Zanatta. Figlia di un contadino di Jesolo partito con tutta la famiglia per la Libia. inseguendo il sogno “inventato” dal terzo uomo forte del nascente fascismo. Quell’Italo Balbo cacciato in esilio dal Duce che si era inventato la Libia, fondendo Tripolitania e Cirenaica, e aveva irretito i fittavoli italiani col sogno di terra e casa. E allora via, si parte. Sulle ali del sogno. Quando gli echi della guerra ancora non si sentono. Tra viaggi in nave e approccio alla nuova vita. Ma il precipitare è dietro l’angolo. L’occhio asciutto dell’autore che narra in maniera “professorale” come se tutti i lettori fossero la sua personale classe a cui spiegare la lezione del giorno, segue le vicissitudini della piccola Linda, che intanto cresce e diventa una donna. Spaventata eppur sicura. Sbatacchiata in luoghi che a Crema conosciamo bene. Quanto ci sia di vero nel romanzo di Antonaccio, forse, lo capiamo nella paginetta dei ringraziamenti che se ne sta nascosta sul fondo. Una Linda esiste. Si chiama Linda Susigan, vive a Settala e ha vissuto questa storia, si legge, insieme a 13 mila bambini. “I frammenti dei suoi ricordi sono incastonati nella trama del romanzo”. Ma rimaniamo nel dubbio. Non ci importa scoprire fin dove realtà e fiction si spingono. Ci importa sapere se la formazione di Linda la porterà a reincontrare la sua famiglia o meno. E intanto viaggiamo con lei sul ritmo serrato del racconto che spesso si apre a descrizioni puntuali di luoghi che ci pareva di conoscere ma che nelle pagine di Antonaccio impariamo a reinterpretare. Costa 14 euro, è di un autore cremasco. È edito da una libreria cremasca e racconta una storia cremasca. Ci sembrano ottimi motivi per acquistarlo… e leggerlo.
Nino Antonaccio La bambina libica il Simposio delle Muse edizioni, 2009, Crema
sport
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Anche quest’anno la squadra gialloblu è stata costretta a fare la spola tra Crema e Cenate Sotto, nella profonda provincia orobica, dove sorge un funzionale centro sportivo privato che fa capo alla dirigenza di viale De Gasperi
Pergo, una vita in trasferta sempre aperta la questione del campo di gioco Archiviata la prima stagione in Lega Pro Prima Divisione (la vecchia Serie C\1), quella che ha visto il ritorno del derby con la Cremonese dopo ventinove lunghi anni, in casa del Pergocrema, la prima squadra calcistica cittadina, tiene banco una questione annosa e mai risolta: l’assegnazione delle strutture per gli allenamenti settimanali e relativa gestione. Anche quest’anno, infatti, la squadra gialloblu è stata costretta a fare la spola tra Crema e Cenate Sotto, nella profonda provincia orobica, dove sorge un funzionale centro sportivo privato che fa capo alla dirigenza di viale De Gasperi. Per il presidente Stefano Bergamelli, costruttore edile bergamasco, look e spirito da rocker, disponibilità finanziaria di assoluto rilievo per la categoria, le prime grane sono cominciate all’inizio dell’ultima stagione, quando l’amministrazione comunale ha assegnato il manto del “Voltini” anche ai “cugini” del Crema (campionato dilettantistico di Promozione) per le partite casalinghe e trovato spazi con il contagocce per l’utilizzo del Polisportivo “Bortolotti” di Santa Maria della Croce, dove il Pergocrema è riuscito a svolgere alcuni allenamenti e rifiniture, ma dove si allenano e giocano decine di squadre dilettantistiche, giovanili e non. Il “tira e molla” tra il Pergocrema e l’amministrazione comunale risale già alla fine dello scorso campionato quando, ottenuta la
promozione nella categoria superiore, la società gialloblu ha cominciato a rivendicare, nemmeno troppo velatamente, maggiore attenzione da parte di Palazzo Comunale. L’assessore allo Sport Luciano Capetti non ha quasi mai assecondato le richieste, andando dritto per la propria strada, ovvero quella, a suo dire, più conveniente per salvaguardare la diffusione dello sport agonistico cittadino a tutti i livelli e presso tutte le numerose società sportive. A dire il vero, la querelle Pergocrema-Comune, di qualunque colore fosse quest’ultimo, risale alla notte dei tempi. Passata la gestione Andreini degli anni ’80 (il leggendario Erasmo era proprietario di un personale centro sportivo e non ha mai infastidito i sonni degli amministratori dell’epoca), sin dalla gestione dei fratelli Bianchi, il rapporto tra calcio e politici in città è stato controverso. Nemmeno dopo il rilancio della società ad opera di Max Aschedamini, operazione fortemente sponsorizzata dagli allora assessori Anna Rozza e Agostino Alloni, la tregua è stata firmata. Il sindaco Ceravolo è stato più volte contestato dalla tifoseria gialloblu e l’assessore Maini e lo stesso Aschedamini hanno dato vita per anni a battaglie a colpi di veleno e ironia tagliente sulle pagine di tutti i giornali locali. Ora la storia si ripete, con la piccola differenza che un Pergocrema nella vecchia C\1, a confrontarsi con città del calibro di Verona, Padova, Reggio Emilia, Venezia, Cesena, è un’opportunità di rilancio d’immagine per tutta la città. Calcoli puramente numerici potrebbero anche dare ragione al Palazzo: in fondo, la media spettatori dell’ultimo campionato è stata di 1.437 persone a partita. Una cifra dignitosa e superiore agli anni precedenti, ma “gonfiata” dal pienone del “Voltini” in occasione del derby con la Cremonese. Se accantoniamo, infatti, i 3.983 paganti del derby e gli oltre duemila spettatori delle gare interne contro Verona e Cesena (con forte presenza ospite), la media spettatori si attesta su un modesto migliaio. Ragion per cui, in termini elettorali, il centrodestra può tranquillamente proseguire a glissare. Rimane da sperare che il patron Bergamelli, vicino al presidente del Genoa Preziosi, non decida di andare a investire altrove, relegando, come già successo in passato con la Reima quando il Comune negò il palazzetto costringendo la formazione di volley a rinunciare all’A\1, un’altra esperienza positiva dello sport cittadino al proprio anonimato e spegnendo ulteriormente la luce su questa città ancora troppo spenta.
fotografia tratta da uspergocrema.it - immagine di sfondo di turydddu da flickr.com
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un cantiere aperto
Vendola rilancia per la Sinistra unita fotografia di Sinistra e Libertà da flickr.com
Nichi Vendola
Il risultato di Sinistra e Libertà alle elezioni europee fotografa una storia che è ricominciata, un cantiere che è partito, una mobilitazione che significa accumulo di energie intellettuali e di passioni civili. Soprattutto tra le giovani generazioni, cioè tra i veri protagonisti della nostra campagna elettorale. Un soggetto politico neonato, spesso oscurato mediaticamente, con un rodaggio di poche settimane, ha raggiunto quel 3.1% che è un risultato importante, segno di una domanda di sinistra che vive, sia pure dispersa e frustrata, nel nostro Paese. Il risultato è ancora più incoraggiante se lo si legge con le lenti del nostro Mezzogiorno, dove la proposta di Sinistra e Libertà ha avuto affermazioni persino straordinarie. Nel Sud si è cominciato ad avvertire il segno reale della politica economica e sociale delle destre, si è cominciato a intendere quanto la “questione settentrionale” sia una minaccia per l’universalità dei diritti e per l’unità del Paese. Gli sconfitti di questa tornata elettorale sono tre. Il bipolarismo innanzitutto, cioè l’idea di poter ridurre ai due antagonisti (PDL e PD) la ricchezza culturale e politica che ha animato la storia italiana. Poi ha perso Berlusconi, si è creata la prima crepa, la prima incrinatura nel rapporto con il suo popolo: una sorta di “idillio infranto” che rende visibilmente vulnerabile il volto arrogante dell’egemonia berlusconiana. E infine il PD, che ha perso moltissimi voti, soprattutto al Sud. È, secondo me, la sconfitta della vaghezza di chi crede di poter riempire il vuoto a sinistra ma è strutturalmente, politicamente e culturalmente impossibilitato a farlo. Il 10% degli italiani che hanno votato a sinistra del Pd e non saranno rappresentati nel Parlamento Europeo ci dicono quanto sia necessario proseguire il nostro lavoro, chiedere a ciascuno e a ciascuna di continuare a tenere in piedi questo sogno utile che è la ricostruzione di una sinistra che abbia senso, che abbia significato e utilità, che abbia il coraggio di costruire mobilitazione ed esperienza politica, di occuparsi di questioni scomode, di coniugare innovazione politico culturale e progetti autorevoli. Si ricomincia quindi, da parole d’ordine chiare: la questione sociale, la difesa della laicità dello Stato, il rilancio della scuola pubblica, la centralità della sicurezza del lavoro e sul lavoro, la tutela dell’ambiente e poi i diritti civili, sociali e umani. Col nostro 3,1 abbiamo inaugurato il cantiere della nuova sinistra italiana. Noi quel cantiere non lo chiuderemo ■
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