Notiziario della Marina giugno 2021

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perficie e 113,3 tonnellate in immersione mentre la lunghezza fuori tutto restava di 24,4 m e la larghezza 2,90 m per una capacità di immersione media di 2,78 m. Il battello raggiungeva una velocità massima in superficie di 6 nodi mentre in immersione si attestava a 5 nodi ed aveva un’autonomia di 165 miglia a 6 nodi. Dunque una macchina che per i primi del Novecento suscitava forte interesse sotto il profilo militare e tecnologico diventando addirittura oggetto di studi e di conferenze come quella dal titolo Sommergibili e Sottomarini tenuta a Mantova il 14 dicembre 1907 dall’allora tenente ingegnere del Genio Navale Giorgio Rabbeno. Una riflessione in cui l’ufficiale del Genio navale ripercorreva la storia dell’arma subacquea dalle origini fino ai primi del Novecento, testimoniando anche la sua esperienza a bordo del nuovo sommergibile Glauco. Nei confronti della piccola unità che contava un equipaggio composto da un ufficiale e sette uomini

tra sottufficiali e marinai, Rabbeno riservò parole di elogio: “In Italia si costruì allora sui piani geniali dell’ingegnere Pullino, il nostro Delfino, il quale fu così felicemente ideato, che non solo riuscì ottimo fra i suoi contemporanei, ma, grazie alla attitudine dimostrata a ricevere successivi perfezionamenti, è ancora oggi uno dei migliori, v’è chi dice il migliore, dei nostri sottomarini”. Rabbeno nella sua ampia analisi partì dalle origini, cioè da una data significativa come il 17 febbraio 1864 quando la corvetta Housatonic della flotta federale era colata a picco durante la Guerra di secessione americana a causa di una mina “posata” da un piccolo sottomarino tipo “David”, chiamato così perché destinato ad abbattere i giganti del mare. L’arrivo del

Nel 1910, grazie al sostegno dell’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, la flotta dei sommergibili italiani venne potenziata con l’entrata in linea del Foca e di otto unità classe “Medusa” da 250 tonnellate dotati di due tubi lanciasiluri. A questi si aggiunse l’Atropo, due unità classe “Nautilus” e due unità classe “Pullino” e “Argonauta”

N OT I Z I A R I O

D E L L A

M A R I N A

motore elettrico e in seguito anche del motore a scoppio costituì un altro grande progresso per i sottomarini. Se i primi esemplari come il David, infatti, secondo Rabbeno, “potevano contare sulla potenza motrice e i muscoli del loro equipaggio che usavano remi speciali o eliche mosse a braccia, non appena si diffuse la navigazione a vapore anche gli ingegneri e i progettisti navali di sottomarini ne approfittarono”. E’ il caso dello svedese Nordenfeldt e di quattro sottomarini costruiti fra il 1885 e il 1887 “tutti simili con motore a vapore che utilizzavano nella navigazione subacquea, a fuochi spenti, il calore ac-


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