Notiziario Aprile 2014

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Lettera dell’Ispettore

L’esperienza del CG27

Carissimi Confratelli, eccomi a voi, dopo aver vissuto, insieme al Delegato ispettoriale Don Marcello Mazzeo, l’esperienza del CG 27. In questo numero di “Insieme”, desidero comunicarvi alcuni flash che guardano a questi due mesi passati a Torino e a Roma (22 febbraio – 12 aprile) e annunciarvi qualche appuntamento del prossimo futuro. G u a r d a n do a l s u r f Inizio con un’immagine che mi è rimasta impressa, riferita dal “facilitatore” del discernimento per l’elezione del Rettor Maggiore e dei Membri del Consiglio generale, p. José Cristo Rey Garcìa Paredes, cmf, e tratta dalla “buona notte” di saluto alla sua partenza; un invito alla “fedeltà”, nonostante gli sconvolgimenti possibili: «Lo abbiamo sentito tante volte in questi ultimi anni: ci troviamo in una “società liquida”. É un tratto della postmodernità. Non ci troviamo nella cultura degli impegni definitivi, degli obblighi fino alla morte. É bene, per noi, percepire la fluidità della realtà. É da intelligenti vivere come coloro che fanno surfing: sempre preparati ad affrontare onde imprevedibili. Tutto è liquido nel surfing, eccetto la tavola. É questa la base che permette di danzare, spostarsi sulle onde. É questa la tavola della salvezza. Non siamo persone condannate ad affogarsi nella società liquida. Abbiamo bisogno di una certa solidità che ci permetta di incontrare la ragione della nostra vita». L’esperienza del CG 27 e i m o l t e p l i ci ap p e l l i Il CG 27, iniziato con la visita ai luoghi salesiani, ci ha riportato visibilmente alle radici e alle origini. Tra gli innumerevoli appelli captati e ricevuti, il card. Severino Poletto ha così sintetizzato nell’omelia al TemInsieme

pio Don Bosco, il senso dell’esordio dell’esperienza capitolare, affermando: «In questo luogo, parafrasando un versetto del Salmo 87, potreste dire con riconoscenza al Signore e a don Bosco: “Tutti qui siamo nati” (cfr. Sal 87,4). Ripartire da qui significa tenere viva la fiaccola dell’ardore apostolico di don Bosco così ben espresso nel suo “da mihi animas, cetera tolle”, che in pratica si estende a tutti coloro ai quali è rivolto il vostro apostolato, ma in modo del tutto speciale lo si deve riferire ai giovani, che sono stati per il vostro Fondatore il campo quasi esclusivo del suo lavoro educativo e che ancora oggi, anzi soprattutto oggi, essi devono essere anche per voi l’oggetto privilegiato del vostro impegno apostolico nella Chiesa e nel mondo». L’esperienza della fraternità salesiana vissuta tra confratelli provenienti da tutte le parti del mondo è stata di per se stessa una profezia di come Don Bosco nel nome di Gesù Cristo possa radunare insieme e creare comunione tra persone così diverse per nazionalità, cultura, sensibilità, caratteri e temperamenti. È stata, nonostante i limiti, una rinnovata Pentecoste. N e l g io r n o d e l l ’ A n n u n c i a z i on e : l ’ « e c c o m i » di D o n Á n g e l Il clima di discernimento ha raggiunto il suo acme nell’elezione del X Successore di Don Bosco il 25 marzo. Nella prima “Buona Notte” Don Ángel ha detto: «Mi è stato chiesto parecchie volte, nel corso di questa giornata: “Come ti senti? Come stai?”. Posso dirvi: sto molto bene e mi sento bene. Allo stesso tempo devo aggiungere che oggi, più che mai, ho compreso tanti passi vocazionali della Bibbia dove i chiamati sentono che il Signore chiede loro quel che supera le loro forze. Ma alla fine si compie questa realtà di fede: Ti basta la mia grazia, ci basta la Sua grazia. Credo, cari confratelli, che tutti noi stiamo vivendo oggi un giorno di profondo abbandono nel Signore nella Fede. Nel mio caso, per il motivo che ben cono-

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