Claudia Augusta
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Duemila anni di storia dall’Adriatico al Danubio: ecco i siti da visitare I luoghi da visitare Area Archeologica di Piazza Duomo a Feltre
L’area è visitabile da marzo a ottobre il sabato e la domenica dalle 10:00 alle 13:00 dalle 15:30 alle 18:30 (ora solare), dalle 16:00 alle 19:00 (ora legale). * Tutto l’anno su prenotazione Informazioni: telefonare al “Fondaco per Feltre” tel. 0439 83879
Museo Civico Archeologico Di Lamon Tel. Pro Loco 0439.96393 Cell. 328.3118336
di Daniele Dalla Valle
NORDEST - 350 miglia romane che attraversano l’Europa. Da Altino, dove vede il suo inizio, sino a giungere a quella che, allora, veniva chiamata Augusta Vindelicorum, l’attuale Augsburg. Questa è la Via Claudia Augusta, tracciata da Druso, figliastro di Augusto , nel 15 d.c. durante le sue campagne di conquista e, successivamente, consolidata dall’imperatore Claudio. Una strada militare, dalle caratteristiche improntate all’efficienza e alla percorrenza veloce, atta al passaggio delle legioni, che in periodo imperiale contavano circa 6000 effettivi, dall’Adriatico ,a quello che ,allora, era il limes, il confine dell’impero, il Danubio. Tante le ipotesi sulla tratta di percorrenza di questa autostrada che attraversa il nostro continente. Dalle più fantasiose alle più probabili. Nell’attribuzione della valenza ai vari percorsi che, costituiscono, nella varietà delle interpretazioni degli studiosi, che nel corso del secolo scorso si sono cimentati nell’ardua impresa di individuarne il tragitto , il tratto più impegnativo da definire è, certamente , quello che dal trevigiano, raggiunge la Valsugana.Le ipotesi, più o meno valide, unite a quelle archeologicamente fondate, non si sono fatte attendere, da quella d Alberto AlpagoNovello, a quella del Bosio, passando attraverso le interpretazioni di studiosi meno noti, si è giunti alla ricerca e pubblicazione di Vittorio Galliazzo, vero e proprio esperto a livello mondiale, sullo studio dei
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ponti romani. La più accreditata, rimane, tuttavia, quella dell’architetto e archeologo bellunese Alpago Novello. Ipotesi ricca di fascino, corredata da elementi fondanti di sicuro valore scientifico. Due, tuttavia, le sole certezze dell’esistenza della via, il cippo miliare rinvenuto a Rablat, presso Merano, e quello conservato nella villa delle Centenere a Cesiomaggiore. In alcuni tratti, specie nel trevigiano, complice la tipologia di costruzione delle “Viae glara stratae”, cioè quelle militari, molto diverse, dalle vie consolari o da quelle che entravano nelle città, chiamate “Viae silicae stratae”, cioè lastricate, della via si è perso traccia. La strada militare, veniva preparata realizzando un fondo molto curato e solido, finito da uno strato di ghiaia ben battuta. Ma il tempo, la caduta dall’impero e la mancanza di manutenzione ,fu , ed è ancora complice della difficoltà di individuazione del tragitto. In genere la larghezza variava. Sei metri, per permettere il passaggio di due carri che percorrevano sensi inversi di marcia ma, spesso il corso di restringeva, quando si raggiungevano le montagne. Allora, pur rimanendo famosi i cosi’ detti “ tagli nella roccia” e, molto spesso , le testimonianze non