SalutePiù - Agosto 2010

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benessere cultura costume

L’Ortopedico

IL GINOCCHIO DEL CICLISTA

Il Cardiologo

BATTICUORE

L’Angiologo

GAMBE PIÙ BELLE QUEST’ESTATE

In Sabina

TERME DI CRETONE - ROCCANTICA - DIFFERENZIAMOCI


benessere cultura costume

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Hanno collaborato con noi la medicina

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L’Ortopedico - Il ginocchio del ciclista

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Il Cardiologo - Batticuore, non solo mal d’amore

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L’Angiologo - Gambe più belle quest’estate

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Il Ginecologo - La secchezza vaginale

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L’Otorinolaringoiatra - La fibrorinolaringoscopia

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1867 - la Campagna dell’Agro Romano

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Differenziamoci

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Roccantica

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Estate alle Terme

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numero agosto 2010

terme

Miss Terme 2010

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Il Ginecologo

in sabina

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Il Cardiologo

Direttore Responsabile Fabrizio Sciarretta

Segreteria di Redazione

Filippa Valenti valenti@laboratorionomentano.it T 06 90625576

Art director e impaginazione: Alessia Gerli

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Raccolta differenziata

Editore

Laboratorio Clinico Nomentano Srl Via dello Stadio 1 00015 Monterotondo (RM) Iscritto al registro della stampa e dei periodici del Tribunale di Tivoli n. 97/2009

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C Fabrizio Sciarretta Direttore Responsabile

ontinua di numero in numero la nostra “esplorazione” della Sabina alla scoperta di una parte di Italia dove – come avviene per fortuna anche in tanti altri luoghi del nostro paese – la gente cerca prima di fare e poi di raccontare piuttosto che il viceversa. Un’esplorazione che ci porta a riflettere sull’abisso che ormai separa l’Italia dei telegiornali, dove una politica “professionale” completamente avulsa dalla realtà si combatte su argomenti lontanissimi dalla vita quotidiana, lontanissimi da quell’Italia che ogni giorno esce di casa cercando di fare qualcosa di utile e di produttivo. Lo stesso abisso separa ormai, temo, la politica “nazionale” da quella “locale”, dove è necessario trovare soluzioni ai problemi di tutti i giorni, perché le chiacchiere, si sa, sommano sempre zero. Così, parlando di Fara Sabina, completiamo il trittico delle interviste sulla raccolta differenziata nel reatino, scoprendo che l’Europa ci pone obiettivi da cui siamo ancora lontani ma che lavoriamo per arrivarci e che lo facciamo con idee anche originali. Come sono originali, ed anche brillanti, diciamolo, le idee con le quali Roccantica, uno dei gioielli della corona sabina, ha saputo rilanciare la sua comunità ed aprirsi al mondo ritrovando nel contempo la sua storia. Sono certo che chi leggerà lo speciale su questo antico borgo e scoprirà che a ferragosto vi si svolge una memorabile rievocazione storica, si lascerà tentare dal farci una puntatina anche perché la sera a Roccantica – 457 metri s.l.m. immersa nei boschi – fa anche un bel fresco ! Come abbiamo imparato a scuola, nel 1861 Torino veniva proclamata Capitale d’Italia: così nel 2011 ricorrerà quel 150° su cui nei mesi scorsi abbiamo dovuto ascoltare più di qualche osservazione avventata con battute che facevano ridere solo chi le diceva. Noi di SalutePiù abbiamo pensato che fosse nostro dovere portare un piccolo contributo, anche originale, a questa celebrazione e nel seguito vi dirò come. Anzitutto, però, mi balza agli occhi come da quei tempi il nostro senso di appartenenza alla Patria sia sceso oltre il livello di guardia: non per annoiarvi proprio con i fatti miei, ma dovete sapere che io ho l’immeritato privilegio di un trisnonno e di un prozio garibaldini i quali, poco più che adolescenti, scapparono di casa per andare a combattere con Garibaldi a Mentana fregandosene ampiamente del rischio di lasciarci la pelle a sedici anni. Invece, nel dopoguerra, un signore che si chiamava Guglielmo Giannini fondò un partito, il Partito dell’Uomo Qualunque, il cui motto era “non ci rompete le scatole” (è vero, non sto scherzando) ed inventò anche la frase “il teatrino della politica” che, diciamolo, ha avuto, purtroppo, un bel successo (la frase, s’intende, non la politica). Ora, io sono fortemente convinto che se vogliamo condannarci a morte la cosa migliore che possiamo fare è andare giù per la discesa, facile e tentatrice, del qualunquismo, del “chi se ne frega” e del “mi faccio i fatti miei”. Nasce così l’idea del nostro piccolo contributo alla celebrazione del 150° e non è stato senza una certa emozione da “tris nipote” che ho chiesto al Professor Guidotti, Direttore del Museo Nazionale della Campagna dell’Agro Romano per la liberazione di Roma, di voler inaugurare lui una serie di articoli che dedicheremo a ricordare il Risorgimento in Sabina. E sarà un ricordo poco paludato e molto “garibaldino” perché questo paese ha più che mai bisogno di gente capace di andarsene, metaforicamente, di casa e, invece di stare al calduccio del proprio qualunquismo, mettersi in gioco per costruire per sé e per tutti gli altri.

HANNO COLLABORATO

“IL GINOCCHIO DEL CICLISTA”

“LA FIBRORINOLARINGOSCOPIA”

“LA SECCHEZZA VAGINALE”

Dott. FABIO SCIARRETTA

Dott.ssa MARZIA RUGGIERI

Dott.ssa MANUELA STEFFÈ

Il Dott. Fabio Valerio Sciarretta è specializzato in Ortopedia e Traumatologia presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Chirurgo ortopedico, ha prestato servizio in qualità di dirigente sanitario presso l’Ospedale San Giovanni Battista di Roma, presso il Reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale Civile di Velletri e presso l’Ospedale Israelitico di Roma. Svolge attualmente la sua attività professionale presso diverse Case di cura romane. Ha curato l’edizione italiana di oltre 20 trattati di Ortopedia e Traumatologia americani ed internazionali ed è stato relatore in oltre 100 congressi nazionali ed internazionali. Ha al suo attivo 50 pubblicazioni. Il suo interesse professionale è concentrato verso la Chirurgia del Ginocchio e l’Artroscopia, in particolare sulle tecniche di ricostruzione del legamento crociato e di riparazione delle lesioni del menisco e, successivamente, verso la Chirurgia della Cartilagine, dedicandosi alle diverse tecniche di ricostruzione del danno cartilagineo nelle articolazioni. Nell’ultimo decennio si e’ in particolar modo dedicato allo studio dei sostituti sintetici della cartilagine.

La Dott.ssa Marzia Ruggieri si è laureata in Medicina e Chirurgia e si è specializzata in Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale presso l’Università di Roma La Sapienza Dal 2003 al 2006 ha lavorato presso la Divisione di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale dell’Istituto Tumori di Roma “Regina Elena”. Attualmente svolge attività libero professionale presso diverse strutture sanitarie ed è Responsabile della Branca di Otorinolaringoiatria del Poliambulatorio Specialistico Nomentano. Sta svolgendo inoltre un Dottorato di Ricerca in “Tecnologie avanzate in Chirurgia” presso l’Università di Roma” La Sapienza”, Dipartimento di Otorinolaringoiatria, Audiologia e Foniatria “G. Ferreri.”

Medico, specialista in Ostetricia e Ginecologia, la dr.ssa Manuela Steffè da quindici anni svolge la sua attività principale nell’ambito dell’infertilità, della diagnosi alle terapie di 1° e di 2° livello. Coautrice di 27 lavori originali pubblicati su riviste nazionali ed internazionali. Ha partecipato, quale relatrice, ad 11 congressi presentando lavori originali, tutti di interesse ostetrico-ginecologico. E’ responsabile del Centro per la Procreazione Medicalmente Assistita di 1° Livello presso il Laboratorio Clinico Nomentano

. “GAMBE PIÙ BELLE QUEST’ESTATE” Dott. MARCO DECUZZI “BATTICUORE” Dott. ANTONIO SAPONARO Il Dr. Antonio Saponaro è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Roma “Tor Vergata” e specializzazato in Cardiologia presso la seconda Facoltà di Medicina dell’Università “Sapienza” di Roma. E’ in servizio presso il reparto di cardiologia del Policlinico Militare “Celio”. Svolge la sua attività professionale presso il Poliambulatorio Specialistico Nomentano ed in altri ambulatori romani. Ha al suo attivo alcune pubblicazioni sul Giornale di Medicina Militare e su Minerva Cardiologica.

Il Dr. Marco Decuzzi, si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Bari, e successivamente si è specializzato in Medicina Nucleare. Ufficiale Medico dell’Esercito, assistente di reparto di chirurgia vascolare presso il Policlinico Militare di Roma “Celio”, ha conseguito il diploma nazionale di ecografia clinica Siumb (Società Italiana di Ecografia in Medicina e Biologia), ed ha frequentato il corso specialistico di EcocolorDoppler Siumb, il corso di ecografia di medicina di base Siumb, e si è perfezionato in dietetica e dietoterapia presso l’Università degli Studi di Padova. Ha al suo attivo 40 pubblicazioni in riviste nazionali ed internazionali su argomenti di ecografica clinica e diverse presentazioni sui medesimi temi in congressi nazionali ed internazionali.


Chi va in bicicletta regolarmente ricorda sicuramente di aver talvolta accusato dolori alle ginocchia.

Perché?

I

l ginocchio è sì molto sollecitato durante la pedalata, ma tale movimento è, di solito, regolare, ritmico e poco stressante per i tendini, i legamenti e la cartilagine. Allora cos’è che infiamma il ginocchio? Si tratta, in genere di due possibili problemi: un sovraccarico di lavoro o l’uso di una bicicletta non adatta o utilizzata in maniera errata. L’articolazione più sollecitata durante il ciclismo è quella femoro-rotulea, situata al davanti del ginocchio e composta dal tendine quadricipitale, dalla rotula e dal tendine rotuleo. Ed e proprio su queste strutture che il gesto atletico scarica la maggior parte delle sollecitazioni. Quando il ginocchio viene flesso a 130 gradi sulla rotula viene esercitata una pressione di 260 Kg, che sale a 420 kg quando la flessione del ginocchio è massimale a 145 gradi. Tali valori si innalzano ancora di molto se viene anche esercitato un carico sul piede durante l’appoggio sul terreno, potendo così raggiungere valori di pressione sulla rotula compresi tra i 500 e i 900 kg. Chi ne viene a soffrire di più? Sicuramente

Una riduzione dell’angolo ottimale di lavoro causa, infatti una maggior compressione della rotula sul femore e di conseguenza cartilagini e tendini lavorano con una tensione maggiore. Anche una posizione in punta di sella mantenuta per lungo tempo, oppure l’utilizzazione di pedivelle troppo lunghe o la scelta di rapporti molto lunghi, soprattutto all’inizio della preparazione, sovraccarica l’apparato estensore muscolo-tendineo del ginocchio. Una volta comparsi i sintomi come comportarsi? Il consiglio è quello di recarsi

prontamente a visita dallo specialista ortopedico, perché si tratta di patologie sì molto frequenti negli sportivi e soprattutto nel sesso femminile, ma anche molto subdole che possono talvolta essere difficili da differenziare dalle sindromi meniscali. La palpazione del ginocchio e l’esecuzione di alcune manovre e test specifici consentono prontamente allo specialista di indirizzarsi verso la diagnosi. Per completare quest’ultima, prima di impostare il trattamento, sarà indispensabile la collaborazione dello specialista radiologo, che, dopo aver effettuato esami semplici come quelli radiografico od ecografico o esami più complessi come la TAC o la Risonanza Magnetica (che possono essere effettuate in condizioni statiche oppure dinamiche e durante la contrazione del quadricipite), potrà prontamente rilevare eventuali anomalie presenti quali una rotula alta, una displasia della troclea femorale, una iperpressione esterna della rotula, una alterazione dello spessore del rivestimento cartilagineo della rotula o del femore o una condizione di infiammazione o di degenerazione del tessuto tendineo rotuleo. Tutto ciò influenzerà chiaramente le scelte del trattamento. Inizialmente il trattamento sarà sicuramente conservativo e consisterà nel riposo dall’attività sportiva e in un programma di riabilitazione volto a riequilibrare i rapporti fra i diversi gruppi muscolari del ginocchio, il più delle volte incentrati sul rinforzo soprattutto sul rinforzo del vasto mediale e sullo stretching dei flessori del ginocchio. Nei casi più resistenti alle terapie potrà essere necessario ricorrere ad infiltrazioni di acido ialuronico o di fattori di crescita piastrinici o ad interventi chirurgici, per lo più artroscopici di toilette del tessuto tendineo infiammato o di regolarizzazione del tessuto cartilagineo danneggiato o di riallineamento di eventuali squilibri dell’apparato estensore del ginocchio.

L’ORTOPEDICO

L’ORTOPEDICO

Dott. Fabio Sciarretta Chirurgo Ortopedico

le due strutture più deboli della triade, la rotula ed il tendine rotuleo potendo dare luogo a quelle che, in termini scientifici, vengono classificate come sindromi rotulee e sono causa del cosiddetto dolore anteriore del ginocchio. La rotula va prevalentemente incontro alla sofferenza del suo rivestimento cartilagineo, mentre il sovraccarico del tendine rotuleo produce quadri di tendinite, visto che esso viene sollecitato circa 150 volte al chilometro. Le situazioni che stressano maggiormente il tendine rotuleo e la rotula si verificano quando il livello della sella è troppo basso e obbliga il ginocchio ad operare in tensione in tutte le fasi della pedalata.


IL CARDIOLOGO

Dizionario:

Tra i sintomi che più frequentemente conducono persone di tutte le età e di entrambi i sessi dal cardiologo vi sono le PALPITAZIONI. In termini medici questa sensazione soggettiva e talvolta molto fastidiosa viene definita CARDIOPALMO. Dott. Antonio Saponaro Specialista in Cardiologia

L

e palpitazioni sono l’autopercezione sgradevole dei battiti cardiaci che una persona può avvertire in modo intenso, talvolta violento, più o meno regolari o evidentemente irregolari. Vengono comunemente definiti come sensazione di “cuore in gola”, “sfarfallio d’ali nel petto” o “mancanza di un battito”. Alcuni pazienti si limitano a riferire di sentire il cuore che, in alcuni momenti della giornata, “batte forte”. Normalmente, infatti, l’alternanza continua dei battiti cardiaci non viene percepita ed è per questo che il cardiopalmo è motivo di forte apprensione per il paziente al punto che può associarsi a numerosi sintomi tra cui l’oppressione toracica e l’ambascia respiratoria. Generalmente queste sensazioni sono causate da turbe del ritmo cardiaco (aritmie), cioè da variazioni repentine delle frequenza cardiaca dovute alla comparsa di battiti “extra” che non sempre, anzi fortunatamente in una minoranza di casi, rivestono un significato patologico.

Tra le aritmie che più spesso causano palpitazioni rientrano le extrasistoli, le tachicardie sinusali, le tachicardie parossistiche sopraventricolari, la fibrillazione, il flutter atriale e le tachiaritmie ventricolari. Delle aritmie citate non sono tutte pericolose e solo poche possono mettere in pericolo di vita il paziente. Nelle persone con un cuore normale le palpitazioni sono spesso dovute ad extrasistoli (battiti in più rispetto al regolare ritmo cardiaco) o ad un aumento assolutamente fisiologico della frequenza cardiaca riconducibili a molteplici cause: ansia, abuso di sostanze eccitanti come thè, caffè e sigarette, forti emozioni o semplicemente problemi digestivi. Questo tipo di palpitazioni si possono accusare più facilmente poco prima di addormentarsi e con i cambiamenti di posizione. Altre volte è possibile sentire le palpitazioni per malattie che coinvolgono altri organi e che si riflettono su un cuore assolutamente sano, per esempio la tachicardia

in caso di anemia o quando la ghiandola tiroidea è mal funzionante o durante una banale influenza con febbre alta. Vi sono anche tutta una serie di aritmie benigne come le tachicardie parossistiche sopraventricolari, legate alla presenza di vie anomale all’interno del tessuto di conduzione cardiaco, che possono essere responsabili del cardiopalmo. Nei pazienti con cardiopatia, al contrario, le palpitazioni sono in genere la spia di aritmie potenzialmente più gravi come la fibrillazione o il flutter atriale e le tachiaritmie ventricolari (potenzialmente letali) che necessitano di un inquadramento diagnostico il più accurato possibile e di terapie appropriate. Dalle informazioni che fornisce il paziente si possono ricavare numerose indicazioni sul tipo di aritmia in questione. E’ importante stabilire se il cardiopalmo compare a riposo o durante lo sforzo, se si tratta di cardiopalmo tachicardico o tachiaritmico, se l’inizio e la fine dell’episodio siano graduali o bruschi.

E’, inoltre, importante stabilire la durata e la frequenza degli episodi e l’orario della giornata in cui compaiono, la relazione con i pasti e la digestione o con l’addormentamento. Vanno valutati i sintomi eventualmente associati quali ad esempio debolezza, la sensazione di “venir meno”, la sincope, la difficoltà a respirare. Per questi motivi, la prima cosa da fare in un paziente che riferisca il sintomo “palpitazioni” è un’accurata raccolta di notizie seguita da un esame obiettivo completo e un elettrocardiogramma. Per stabilire la reale natura delle aritmie responsabili spesso si rendono utili esami di secondo livello come l’ecocardiogramma color-Doppler che permette di discriminare cuori morfologicamente normali da cuori sofferenti e l’Holter ECG delle 24 ore che chiarisce la reale entità e la tipologia delle aritmie, la loro frequenza e la correlazione temporale con sintomi ed attività del paziente nel corso dell’intera giornata. La terapia delle palpitazioni può essere diversa a seconda del tipo di aritmia responsa-

bile del sintomo. La stragrande maggioranza dei pazienti che soffrono di extrasistolia, per esempio, possono semplicemente migliorare la loro qualità della vita riducendo il consumo di caffeina, nicotina ed alcol oppure cercando di risolvere i loro problemi digestivi. La modulazione e la terapia degli stati d’ansia e l’astensione dagli stress emotivi riveste un altro importante ruolo nel miglioramento dei sintomi. Numerosi sono i farmaci di cui si dispone oggi per controllare gran parte delle aritmie cardiache: generalmente ben tollerati, richiedono una diagnosi certa prima di essere introdotti in terapia e necessitano di un monitoraggio nel tempo per verificarne l’efficacia e gli eventuali effetti collaterali. Infine, sono disponibili metodiche di cardiologia interventistica come l’ablazione di vie accessorie del tessuto di conduzione nelle tachicardie parossistiche sopraventricolari o l’ablazione della fibrillazione atriale che spesso risolvono definitivamente l’aritmia responsabile del cardiopalmo.

Tachicardia parossistica sopraventricolare: Tachicardia esordisce improvvisamente, di solito scatenata da un battito prematuro. La frequenza cardiaca nel corso degli attacchi varia generalmente dai 160 ai 200 battiti per minuto, e le palpitazioni sono avvertite da tutti i pazienti, anche se variamente tollerate. La durata degli attacchi è variabile fino ad arrivare a diverse ore di manifestazione. Fibrillazione atriale: È un’aritmia cardiaca, un tipo di tachicardia caratterizzato da un numero di battiti, teorico, compreso tra i 300 e 600 al minuto. In condizioni normali, a riposo, il ritmo cardiaco, definito “sinusale” è solitamente di 60-80 pulsazioni al minuto. In caso di FA, la frequenza degli impulsi atriali (sede di origine del segnapassi cardiaco) può variare tra 300 e 600 battiti al minuto (bpm). I tanti impulsi provenienti dagli atrii tentano di seguire il “circuito” elettrico che li porta ai ventricoli (responsabili dell’espulsione del sangue che passerà in circolo). Fortunatamente, il numero di segnali che raggiungono effettivamente le camere ventricolari è limitato, così che il cuore si contrae solitamente ad una frequenza compresa mediamente fra i 100 e 200 bpm. Flutter atriale: come la fibrillazione atriale, ma con un numero di impulsi atriali compreso tra 250 e 350. Tachiaritmia ventricolare: Disturbo del ritmo cardiaco che ha origine nelle camere ventricolari. La tachicardia ventricolare è caratterizzata da un ritmo cardiaco rapido, durante il quale i pazienti possono svenire, percepire vertigini, o addirittura collassare. Durante la tachicardia, il cuore non pompa sangue in modo efficiente come fa durante il ritmo normale e le contrazioni rapide non permettono che si riempia adeguatamente di sangue tra i battiti. La tachicardia ventricolare può essere pericolosa e potenzialmente fatale se non viene trattata adeguatamente. Vie anomale del tessuto di conduzione cardiaco: Il cuore, al suo interno, è dotato di alcune strutture dette vie di conduzione che servono alla propagazione degli impulsi dal punto in cui normalmente si generano spontaneamente (nodo senoatriale) all’interno dell’atrio destro fino ai due ventricoli. Generalmente queste vie sono tre e seguono dei percorsi definiti. Può succedere, in alcune persone, che siano presenti all’interno del tessuto di conduzione alcune vie “accessorie”, in più, che seguono percorsi diversi. Queste vie possono rendersi responsabili della formazione di circuiti di rientrano che generano più battiti cardiaci in continuazione (tachicardie).

1 nodo seno atriale 2 nodo atrioventricolare

Ablazione: approccio terapeutico ad alcune aritmie cardiache che consiste nell’eliminare con varie tecniche (radiofrequenza, freddo ....) le porzioni di tessuto cardiaco responsabili delle tachicardie.


gambe più belle quest’estate

L’ANGIOLOGO

Dott. Marco Decuzzi assistente di reparto di chirurgia vascolare presso il Policlinico Militare di Roma “Celio”

vene (varicoflebiti), rotture con emorragie ed ulcere varicose. Una visita ambulatoriale angiologica con l’ausilio di ecografia eco-colorDoppler permette di fare diagnosi e valutare l’entità dell’insufficienza venosa permettendo di somministrare al paziente la terapia più idonea. Fondamentale per prevenire e contrastare l’evolversi della malattia venosa è innanzitutto il controllo del peso, con un’alimentazione ricca di frutta, verdure, povera di sale, assumendo almeno 2 litri di acqua al giorno.

passeggiata. Questi semplici ma importanti consigli possono essere associati a presidi medici importanti come l’assunzione di farmaci flebotonici e la prescrizione di specifiche calze elastiche. Inoltre oggi è possibile curare gli inestetismi più diffusi, cioè le teleangiectasie, con farmaci sclerosanti che attraverso iniezioni mirate inducono la fibrosi delle pareti dei vasi, la loro chiusura, il loro progressivo riassorbimento riportando la gamba al suo colore naturale senza lasciare macchie residue. I farmaci impiegati oggi sono sempre più scevri da causare reazioni allergiche. La terapia sclerosante in genere necessita di almeno tre-quattro sedute per essere efficace e necessita di un intervallo di almeno due settimane da un trattamento all’altro. Va però detto che da sola la scleroterapia non risolve il problema dell’insufficienza venosa, ma restituisce alle gambe un aspetto

Gambe pesanti, prurito, caviglie gonfie, piccole vene dilatate (teleangectasie) sono i più frequenti fastidi che ogni anno sempre più le donne lamentano ai medici curanti e che rappresentano la spia di un disturbo circolatorio di tipo venoso (insufficienza venosa).

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ambe pesanti, prurito, caviglie gonfie, piccole vene dilatate (teleangectasie) sono i più frequenti fastidi che ogni anno sempre più le donne lamentano ai medici curanti e che rappresentano la spia di un disturbo circolatorio di tipo venoso (insufficienza venosa). Soprattutto in estate si assiste ad un aumento di incidenza di questi sintomi. Il grande caldo, con l’aumento della temperatura e dell’umidità, provoca una vasodilatazione delle vene delle gambe che appaiono più visibili e che tanto allarmano le donne. Si può assistere alla prima manifestazione o al peggioramento di dilatazioni venose che assumono un aspetto tortuoso a livello delle cosce e gambe (varici). Normalmente la tonicità delle vene e le valvole presenti al loro interno permettono la progressione di sangue dal basso verso l’alto, cioè verso il cuore, impedendo il reflusso di sangue verso il basso, quindi il ristagno agli arti inferiori. Sinergiche sono la corretta postura e l’efficacia della muscolatura del polpaccio che agevolano, contro la forza di gravità, la spinta di sangue verso l’alto attraverso le vene. Il persistere di un flusso venoso controcorrente causa il generarsi di vene varicose che se non curate possono complicarsi con edemi (gonfiore), pigmentazioni cutanee, infiammazioni delle

Praticare una regolare attività fisica, come nuoto ed acqua gym tonifica la muscolatura del polpaccio quindi agevola la spinta di sangue verso l’alto. Allo stesso modo indossare calze elastiche a compressione graduale ed utilizzare calzature che mantengano la naturale curvatura del piede, con tacchi di circa due centimetri e mezzo (dunque né troppo bassi né troppo alte) contrastano il ristagno di sangue ai piedi e gambe. E’ consigliabile, quando si va al mare, non esporre le varici al sole né fare sabbiature, ma camminare a lungo dentro l’acqua del mare immersi fino alla vita. Evitare indumenti stretti o attillati che ostacolano la risalita del sangue. Preferire la doccia con acqua tiepida-fredda. Evitare di fumare e di bere alcolici. Infine nei lunghi viaggi, in treno o in automobile, non restare a lungo seduti con le gambe a penzoloni e fermarsi almeno ogni ora per una breve

migliore; è infatti facile che i capillari e le venule post-capillari tendano a comparire nuovamente, non quelli trattati, ormai chiusi, ma altri. La scleroterapia dunque deve essere accompagnata da una idonea terapia che curi a monte il disturbo circolatorio venoso. Non ultima di importanza la terapia termale che rappresenta tutto l’anno un ottimo presidio, sia in prevenzione che in terapia. Le acque sulfuree, ad esempio, leniscono i gonfiori con effetti antinfiammatori e antidolorifici. Strutture termali forniscono percorsi vascolari, balneoterapia, ginnastica vascolare e massaggi. Due trattamenti all’anno, evitando i periodi caldi, permettono di ottenere benefici stabili e duraturi. Infine nei casi di insufficienza venosa più avanzata si può ricorrere a trattamenti chirurgici oggi sempre meno invasivi, spesso in day-surgery.

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La bellezza e’ di casa alle Terme di Cretone

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a serata, organizzata in maniera impeccabile dall’agenzia “Alemodels Promotion” di Ennio Abbondanza, è stata presentata con professionalità e brio da Francesca Brienza e Michela Tucci, entrambe già miss, indossatrici, attualmente impegnate in programmi radio e tv. Alla presenza di un pubblico numeroso e partecipe, allietato dall’ atmosfera frizzante dell’incantevole luogo (a pochi chilometri dalla calura della città) e dall’ottima musica dal vivo proposta dal duo Assy&Mario, hanno sfilato dodici ragazze, di età compresa tra i 15 e i 22 anni, che sono state giudicate per fotogenia, portamento ed eleganza. Le aspiranti miss hanno indossato gli abiti dello stilista Ivan Iaboni. A mettere tutti d’accordo è stata Letizia Saquella, romana di 16 anni, premiata, oltre che per la raffinata bellezza, anche per la personalità mostrata. La vittoria le è valsa la fascia di “MISS TERME DI CRETONE”, l’immancabile corona di reginetta della serata, un premio offerto dallo sponsor, ma soprattutto la possibilità di partecipare alla finale regionale di Ostia (in programma sabato 24 luglio) e, se la sua bellezza avrà ancora ragione, alle finali nazionali di Desenzano del Garda (sabato 18 settembre).

Letizia Saquella, sedicenne romana, del quartiere San Giovanni, miss Terme di Cretone e finalista New Model Today.

La scorsa edizione del concorso è stata vinta da Cynthia De Melo, ventiduenne italo-brasiliana, nata a Recife, approdata poi a Paperissima Sprint, trasmissione Mediaset. A Letizia e alle vincitrici delle altre tappe di New Model Today 2010 le migliori fortune! Le due presentatrici, tra lavoro e studio. Francesca Brienza (a sinistra) ha partecipato alla finale nazionale di Miss Italia 2006 e si sta per laureare in Beni Culturali. Michela Tucci è stata recentemente protagonista di “Ciao Darwin 9 (a spasso nel tempo)” su Canale 5; studia Scienze della Comunicazione.

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MODA ALLE TERME DI CRETONE

Anche questa estate il centro di cura e benessere, gestito dalla famiglia Sammartino, ha ospitato una serata di moda. Sabato 17 luglio si è svolta, infatti, l’ultima tappa del tour regionale di “New Model Today”, prestigioso concorso internazionale, la cui finalità è la ricerca di ragazze dotate di particolari attitudini alla professione di fotomodella ed indossatrice.


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Ing. Sammartin

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Fabrizio, Lorenzo Luca e Paola

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Nicole

Claudia Vale

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1° “TROFEO TERME DI CRETONE” DI CALCIO A 5 Non solo moda, ma anche sport alle Terme di Cretone. La tappa del concorso New Model Today ha avuto, infatti, un sano e gustoso preambolo in una partita di calcio a 5 tra il Team degli animatori del centro benessere, capitanati dal direttore Alessandro Sammartino, e la squadra di Centro Suono Sport 101.5 FM, emittente radiofonica della Capitale, media partner della manifestazione. In palio, il primo trofeo Terme di Cretone e…l’onore. I radiofonici, guidati dal giornalista Massimo D’Adamo, hanno inflitto un severissimo 11-0 agli animatori. A fine gara, uno sconsolato Sammartino rivelava: “Contavo sull’apporto dei due animatori brasiliani, che purtroppo non c’è stato…”. Durante la premiazione, la “stoccata” di D’Adamo: “Il direttore ha ingaggiato gli unici due brasiliani che non sanno giocare a pallone. Però, ballano bene…”.

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Elisa e Francesco

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Secchezza vaginale Dott.ssa Manuela Steffè Responsabile del Centro per la procreazione medicalmente assistita di I° livello presso il Laboratorio Clinico Nomentano

IL GINECOLOGO

UN GRAZIE AI NOSTRI ORMONI Nella lubrificazione vaginale il ruolo principale spetta agli estrogeni. Questi ormoni femminili hanno il compito di mantenere il pH locale stabile a valori leggermente acidi, cioè intorno a 4,5 e di stimolare le secrezioni vaginali in modo da avere sempre un buon livello di idratazione della zona. Questa idratazione aumenta ancora di più durante I’ eccitazíone, fase preliminare di un rapporto sessuale. Il cervello infatti ordina alle

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PERCHE’ SUCCEDE ? Nel corso della vita femminile si verificano innumerevoli cambiamenti fisici, spesso accompagnati da altrettanti stati d’animo che si possono riflettere sul proprio benessere ma le donne tendono a ricondurre tutto alla mancanza di desiderio sessuale. LA MENOPAUSA, PERIODO A RISCHIO Il momento in cui la secchezza vaginale maggiormente incide sulla perdita di libido e’ nella fase della menopausa. Quando cioe’ l’attivita’ ovarica si esaurisce e cessano definitivamente sia le mestruazioni che la capacita’ riproduttiva. Il disagio nei rapporti sessuali si accompagna ad una mucosa vaginale più sottile, bruciore, prurito e talora perdite di sangue. La caduta della libido non e’ però legata alla diminuzione dei livelli di estrogeni,poiché non avviene automaticamente con l’arrivo della menopausa. Infatti il 50% delle donne in menopausa non lamenta un calo di desiderio sessuale e solo il 20% riporta una scarsita’ del desiderio. Ma è pur vero che molto spesso c’erano problemi legati alla sessualità anche prima della menopausa, che tuttavia le donne non hanno affrontato con l’aiuto del medico.

LO STRESS FA MALE ? La secchezza vaginale può avere anche un’origine psicologica. Può essere la conseguenza di un periodo di stress. Le tensioni, quando sono protratte nei mesi, possono alterare il funzionamentodi organi e apparati, compreso l’assetto ormonale. Spesso infatti la conseguenza ad uno stato cronico di stress è un’ alterazione del ritmo mestruale, con ritardo o assenza di ciclo. Un’altra causa di stress può essere però anche di tipo psicosessuale. Ovvero, problemi all’interno della coppia. In questo caso la secchezza è l’espressione concreta di un rifiuto ad avere contatti con il partner.

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TANTE CAUSE DIVERSE Un’altra ragione può essere il fumo di sigaretta, nelle forti fumatrici. È ormai del tutto assodato, infatti, che le sostanze contenute nel tabacco possono ostacolare la regolare produzione di ormoni e in particolare degli estrogeni. Le diete drastiche, o autogestite, possono causare il blocco delle mestruazioni, per alterazioni ormonali. Non è raro che la terapia contraccettiva orale (10%) instauri un assetto ormonale inadeguato per una determinata donna, che si traduce in secchezza vaginale e spesso alterazioni dell’umore. Alcune condizioni mediche (come il diabete) , l’assunzione di alcuni farmaci comuni (antidepressivi) o chemio/radioterapie possono causare questo disturbo. Alcune malattie autoimmuni possono rendere meno elasti-

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ca la mucosa dei genitali. Una secchezza grave, associata a variabile prurito, è causata da una patologia specifica, il “lichen sclerosus”, che si associa ad una progressiva e accelerata involuzione dei genitali esterni femminili. Stili di vita: l’uso di saponi “neutri” che in realtà risultano aggressivi, più volte al giorno, oppure di frequenti lavande interne priva la cute e le mucose della vulva dello straterello microscopico, ma importantissimo, che le ricopre e che ne mantiene una idratazione ottimale. Questo “film idrolipidico” è prodotto dalle ghiandole sebacee, dalle cellule di sfaldamento della cute, da acqua e sali minerali, riversati all’esterno dalle ghiandole sudoripare durante la normale traspirazione, e dall’ecosistema vulvare. Un’igiene “iperzelante”, e/o con prodotti che non rispettano la complessità di questa struttura microscopica e preziosa, né il suo pH, causa una progressiva sensazione di secchezza, aumentando la vulnerabilità a infiammazioni, allergie e infezioni.

COME AFFRONTARE LA SECCHEZZA VAGINALE 1) è bene lasciar respirare i tessuti genitali, usando vestiario in materiali naturali (cotone, seta o lino), ed evitare l’effetto “microserra”, evitando l’uso di vestiario “a barriera” (salvaslip, slip, body, collant e pantaloni) che impedisce la traspirazione dei tessuti; 2) per la protezione intima, durante le mestruazioni, si possono alternare i tamponi interni (durante il giorno) ad assorbenti esterni, preferibilmente in puro cotone, la notte; 3) per l’igiene intima, preferire detergenti a pH acido, a base di timo o salvia. Queste sostanze hanno una dimostrata attività antibatterica selettiva, che rispetta cioè l’ecosistema vulvare; 4) il detergente va diluito in acqua. La frequenza suggerita dell’uso del detergente è di circa una volta al giorno; 5) applicare giornalmente sulla vulva una crema alla vitamina E: ha un effetto trofico e lenitivo;

6) in caso di distrofia, il ginecologo valuterà se prescrivere cicli di terapia anche cortisonica o con pomata galenica al testosterone, capace di ridare ai tessuti la freschezza perduta. LA TERAPIA ORMONALE SOSTITUTIVA In menopausa, può essere utile ricorrere alla terapia ormonale sostituiva che ripristina nell’organismo l’equilibrio degli ormoni femminili. Le nuove formulazioni sono a basso dosaggio e permettono di personalizzare la cura, riducendo gli effetti collaterali. Anche con le cure di ultima generazione però, le controindicazioni non cambiano. Non vanno bene quando c’è un rischio elevato di tumore del seno oppure in caso di gravi trombosi o epatite cronica. LA TERAPIA ORMONALE LOCALE Si tratta di creme, capsule vaginali oppure ovuli, da inserire localmente a base di estrogeni. L’effetto è quello di migliorare il tono dei tessuti e ripristinare la lubrificazione. Attenzione però:si tratta di farmaci da non sottovalutare e da prendere in base ai tempi e ai modi stabiliti dal medico specialista.

IL GINECOLOGO

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ino a qualche tempo fa si riteneva che la secchezza vaginale colpisse quasi esclusivamente le donne non più in età fertile, ma oggi si sa che è un problema che riguarda anche le giovani. I dati sono frutto di una ricerca condotta dall’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) che li ha presentati di recente al suo cinquantesimo congresso Nazionale. Il problema riguarda il 30% delle donne tra i 20 e i 39 anni e il 40% di quelle comprese tra i 40 e i 49 anni. Probabilmente però le donne che soffrono di questo disturbo sono ancora di più. La maggior parte infatti affronta in silenzio questo problema e difficilmente ne parla sia con il partner sia con

il medico. Ma tutto il modo è un paese! Da una recente indagine dell’ Istituto Louis Harris in Francia e condotta a livello europeo si è messo in luce che l’80% delle donne che riferisce dolore durante i rapporti sessuali, con un inevitabile abbassamento del livello di soddisfazione, lo attribuisce proprio alla secchezza vaginale. Il 53% ritiene che questo sia causa di problemi sessuali nel rapporto; nel 26% dei casi è anche fonte di stress e cattivo umore. In più il 57% delle donne sostiene che questa situazione possa avere un ruolo di spicco nei problemi di coppia. Il secreto vaginale e’ fondamentale per il benessere dell’ecosistema vulvare e per un buona sessualita’. Una corretta lubrificazione e’ percepita come segno di giovinezza, femminilita’ e perfetta vita sessuale. La secchezza, al contrario, e’ un argomento cosi’ intimo da essere vissuto con vergogna. Nella maggior parte dei casi le donne tendono a ricondurre tutto alla mancanza di desiderio sessuale. E non è I’approccio corretto. È invece fondamentale che si conoscano le varie situazioni che possono incidere sulle carenze di lubrificazione, affinché un cambiamento naturale non venga considerato un tabù.

ghiandole di emettere un liquido incolore e inodore, che rappresenta un vero e proprio lubrificante. Alcune situazioni oppure fasi della vita possono alterare questi meccanismi e scatenare il disturbo. I sintomi sono fastidio o dolore alla penetrazione che può protrarsi anche per ore, bruciore che si intensifica durante il rapporto sessuale, arrossamento ai genitali e talvolta anche leggero gonfiore. La carenza di lubrificazione priva la donna di una difesa naturale e favorisce la presenza di microorganismi patogeni.

DOPO IL PARTO LO STRESS NON AIUTA In questo periodo si ha una caduta transitoria dei livelli ormonali femminili,che provoca secchezza vaginale .A ciò si aggiunge anche la fatica legata all’arrivo del bebè, che può provocare uno stress legato al nuovo ruolo di mamma, che coincide con grandi cambiamenti di abitudini e di orari. Spesso quindi lo stress per il nuovo impegno attenua il desiderio sessuale, con una momentanea carenza di lubrificazione vaginale.

NESSUN IMBARAZZO PER IL LUBRIFICANTE Vale invece per tutte le età, il suggerimento di utilizzare un lubrificante, abbandonando la concezione che si tratti di un prodotto da sexy shop. Anzi, in caso di stress, oppure dopo la nascita di un bimbo, può rappresentare un utile mezzo per migliorare la sicurezza in se stesse. I lubrificanti sono in vendita in farmacia e ne esistono di due tipi, a base acquosa oppure in crema. I primi sono sottoforma di gel trasparente, il più delle volte inodore, non unge e contiene perlopiù sostanze emollienti e calmanti. Quello in crema ha le stesse qualità, con un’efficacia spesso protratta nel tempo.

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Francesco Guidotti Direttore del Museo Nazionale della Campagna dell’Agro Romano per la liberazione di Roma

Nel 2011 ricorrerà il 150° dell’Unità d’Italia. Si celebra il 1861 quando, dopo le Guerre d’Indipendenza e la Spedizione dei Mille di Garibaldi, Torino è proclamata Capitale d’Italia. Mancano però ancora nove anni al fatidico 1870 testimone della Presa di Roma e sono anni di fermento. Il 1867 vede di nuovo protagonista, questa volta sfortunato, Giuseppe Garibaldi a guidare la Campagna dell’Agro Romano che si svolge in misura importantissima in Sabina. Abbiamo perciò chiesto al Professor Francesco Guidotti, Direttore del Museo Nazionale della Campagna dell’Agro Romano per la liberazione di Roma, di voler tracciare una prima sintesi di quelle vicende per poter contribuire anche noi alla celebrazione del 150° attraverso il racconto del Risorgimento in Sabina. “La Campagna dell’Agro Romano per la liberazione di Roma”, così fu definito l’ultimo tentativo di Giuseppe Garibaldi mirato a liberare la Città dal potere temporale dei Papi, ha rischiato di finire nell’oblio nonostante che un legge approvata nel 1899 riconoscesse questo evento dandogli il nome appena citato. Il concetto, errato storicamente, che Garibaldi e i suoi Volontari combattessero contro Pio IX in quanto capo spirituale della Chiesa cattolica alimentato dagli storici dell’epoca, quasi tutti di estrazione clericale, ha favorito il tentativo di insabbiare una delle pagine più sentite e drammatiche della nostra Italia. Così è stato scritto di tutto, violentando spesso la realtà dei fatti con il sottolineare particolari marginali, quali il ruolo dei fucili francesi a retrocarica Chassepots o tentando di avallare l’ipotesi che la battaglia di Mentana del 3 novembre 1867 sia stata combattuta tra Volontari garibaldini e Francesi mentre, al contrario, furono i Pontefici a sostenere l’80% dello scontro e videro arrivare l’esercito di Napoleone III a cose fatte. Viceversa, sono stati sottaciuti i reali motivi della sconfitta: il mancato intervento a fianco di Garibaldi della Colonna Acerbi operante nel nord del Lazio e di quella di Nicotera nel Sud, il proclama del Re

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VittorioEmanuele II che all’indomani della presa di Monterotondo il 26 ottobre invitava i volontari a tornare a casa, i mille uomini agli ordini del Colonnello Paggi attestai a Palombara per un errore tattico e l’aver aspettato troppo per favorire Menotti ritardando la partenza per Tivoli. Se a tutto ciò aggiungiamo come per anni sia stato trattato in modo riduttivo il complesso monumentale realizzato dallo Stato Sabaudo a Mentana per onorare tutti i Caduti della Campagna, si ha l’idea del perché sia necessario riportare gli avvenimenti nella loro giusta collocazione. Praticamente, la Campagna dell’Agro Romano per la liberazione di Roma è rimasta per oltre un secolo “ostaggio” di una storiografia di parte e, diciamolo pure anche a voce alta, “punitiva” verso Giuseppe Garibaldi nel tentativo di non far emergere la sua volontà di onorare il patto “Roma o Morte !” contratto con il popolo italiano. In particolare, per gli episodi di Monterotondo e Mentana ci si è rifatti a testi di scrittori di grido tralasciando le tante verità nascoste nei saggi e nelle pubblicazioni prodotte dai testimoni oculari di quelle tragiche ma gloriose giornate: hanno così “bevuto” in tanti la favola del fucile che fa meraviglie, di Garibaldi che combatte la

Fede cattolica battuto dai francesi ed altre amenità. Quanto fin qui detto spiegano anche le perplessità dello storico del Risorgimento Romano Ugolini che, in un convegno promosso dall’Istituto Internazionale di Studi G.Garibaldi, ebbe a dire: “ … mi sono soffermato a lungo sulle vicende antecedente al cosidetto “episodio” di Mentana per giungere alla conclusione che su di esso era necessario porre una particolare attenzione, costituendo (esso) forse il più grave “stallo” nella storiografia garibaldina. Le considerazioni offerta da sarfatti ed alcune mie ricerche sui fratelli Cairoli lasciano presagire che Mentana non è stata assolutamente un “episodio”, ma che la sua preparazione costituisce un elemento di una strategia di Garibaldi profondamente inserita nell’ambito degli equilibri europei allora in discussione”. Lo stesso Ugolini sottolienea come il 1867 sia tra i periodi meno trattati nella vita di Garibaldi. Questa è la molla che ci spinge alla ricerca per far luce su quella che potrebbe diventare una delle più significative pagine del nostro Risorgimento per troppi anni accantonata forse perché scomoda agli ossequiosi del potere temporale sempre attuale.

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Il 1867, un anno scomodo da rivalutare:

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IN SABINA

irca 10.000 kg. di scarti tra carta, plastica e vetro conferiti ogni mese dai cittadini di Fara in Sabina sono il primo risultato del progetto sperimentale di raccolta differenziata “su strada” avviato nel corso del 2010 dal Comune. Infatti, dalla primavera di quest’anno, con un calendario settimanale prestabilito, appositi mezzi elettrici sostano negli undici nuclei abitativi in cui si articola il territorio comunale, consentendo agli abitanti di conferire al personale addetto carta, vetro e plastica ottenendone la pesatura su di una bilancia elettronica. Ogni nucleo familiare è stato poi dotato di una tessera, l’Ecocard, che permette di identificare il cittadino e registrare il peso dei vari materiali consegnati. L’idea – o meglio la promessa – è che, una volta andato a regime il sistema, i cittadini si vedranno ridurre l’imposta comunale sulla nettezza urbana in misura proporzionale a quanto ciascuno ha contribuito alla raccolta differenziata. Il progetto, finanziato dalla Regione Lazio nella sua fase sperimentale, ha una innegabile originalità: ne abbiamo così parlato con Vincenzo Mazzeo, Sindaco di Fara Sabina.

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Vincenzo Mazzeo Sindaco di Fara Sabina Sindaco, lei sta sviluppando un’idea originale e interessante, come è nata? Credo sia necessario partire dicendo l’intero ambito della raccolta differenziata è regolato da Direttive europee che le leggi nazionali e regionali ariticolano a loro volta ponendo poi ai Comuni specifici obiettivi di risultato in termini, ad esempio, di percentuali di differenziazione da conseguire. In questo ambito, poi, vengono sviluppati appositi piani di “bacino”,

Immagino che la fine della sperimentazione non significherà la fine dalla raccolta differenziata… No, evidentemente. Stiamo già lavorando alla preparazione del bando di gara per l’affidamento dei servizi di nettezza urbana comunali ad un operatore specializzato. Il bando avrà una forte focalizzazione sul tema della raccolta differenziata e sul decoro ambientale, soprattutto tenendo presente le esigenze dei piccoli centri in cui è articolato il nostro territorio. Mi auguro che il concetto di decoro ambientale comprenderà la sostituzione nei centri storici degli attuali antiestetici cassonetti con qualcosa di più consono ai nostri borghi … Si, lo comprenderà senz’altro e non dovrà aspettare moltissimo perché l’obiettivo dell’amministrazione è quello di far partire il nuovo servizio dal gennaio dell’anno prossimo. Mi lasci anche dire che ci attendiamo molto da colui che prenderà in mano il processo di raccolta e gestione dei rifiuti: vogliamo un livello di qualità superiore all’attuale, cosa che richiederà investimenti e personale in numero adeguato, ma contemporaneamente una riduzione del costo di conferimento in discarica e quindi del costo sopportato dal Comune per lo smaltimento dei rifiuti e, conseguentemente, delle imposte dovute dai cittadini. Non vorrà però terminare l’intervista senza rivelare il segreto di quale sarà l’entità dello sconto sulle imposte riservato a coloro che si impegneranno nella raccolta differenziata e che il progetto Ecocard prometteva già dal suo lancio … Mi deve dare ancora un po’ di tempo. Lo sconto infatti dipenderà da quanto saremo in grado di ridurre il costo del conferimento in discarica e da quale sarà l’entità del contributo CONAI che otterremo, quindi è ancora presto per dirlo ma ogni promessa è debito. Se mi permette, invece, vorrei dire una cosa io approfittando di questa intervista: mi lasci terminare con un ringraziamento sincero sia agli operatori economici che ai cittadini che stanno facendo con grande impegno la loro parte in questa iniziativa di raccolta differenziata e senza la cui convinta collaborazione non sarebbe possibile fare nulla di tutto questo.

IN SABINA SABINA IN

Prosegue in questo numero il servizio sulla raccolta differenziata in Sabina iniziato il mese scorso con le interviste a Giancarlo Felici, Assessore alle Attività Produttive della Provincia di Rieti e a Fabio Refrigeri, Sindaco di Poggio Mirteto. E’ ora la volta di Vincenzo Mazzeo, Sindaco di Fara Sabina.

nel nostro caso per l’intera provincia di Rieti, e da lì si parte per l’attuazione: la Provincia deve provvedere il sistema impiantistico generale per lo smaltimento dei rifiuti e i Comuni devono provvedere a gestire il proprio territorio. In realtà, il progetto sperimentale di cui parliamo oggi è l’ultima tappa di un percorso che parte da più lontano. Infatti abbiamo iniziato con l’occuparci dei rifiuti prodotti dalle aziende e dai negozi chiedendo loro di operare con attenzione il conferimento differenziato di carta, cartone e vetro e debbo dire che la risposta è stata ottima. Poi abbiamo puntato a gestire i cosiddetti rifiuti ingombranti: settimanalmente, posizioniamo dei container nelle varie frazioni dove durante i fine settimana è possibile gettare questo tipo di rifiuti. In pratica, ci siamo portati a casa due primi risultati di risparmio: il contributo da parte del Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) per la raccolta differenziata ed una riduzione dei costi per le bonifiche che l’abbandono casuale dei rifiuti ingombranti rendeva necessario. Così è arrivato il momento della raccolta domestica? Esattamente, ed è partito il progetto Ecocard il cui risultato non sta solo nel dato quantitativo, assolutamente lusinghiero, né solo nel fatto che otteniamo un rifiuto molto meglio differenziato di quanto non avvenga con l’uso della campane e quindi con costi di smaltimento minori ma anche, anzi soprattutto, il successo sta nel fatto che tutti noi ci sensibilizziamo progressivamente a questo tema e applichiamo pratiche di raccolta sempre migliori. Mi creda: l’unico modo per raggiungere traguardi importanti nella raccolta differenziata è che ciascun cittadino faccia a casa sua la sua parte di lavoro. Non ci sono scorciatoie: la raccolta differenziata si fa in casa di ciascuno di noi. Mi lasci dire che trovo anche importante il messaggio che viene dall’impiego di auto elettriche per la raccolta.. Sono d’accordo. E’ proprio una questione di messaggio. Un messaggio di attenzione all’ambiente che mi auguro sia compreso e fatto proprio da ciascuno. Poi, riguardo alle auto elettriche, c’è un altro fatto positivo: al termine del progetto sperimentale, nel maggio 2011, entreranno a far parte del parco mezzi del comune e quindi continueremo a vederle sulle nostre strade.

GFS

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IN SABINA

La Storia

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La storia di Roccantica è raccontata da Giovanni Cecchini nel libro “Roccantica, Medioevo che vive” sulla base di una puntuale ricostruzione resa possibile dal patrimonio documentale custodito nell’Archivio Storico Comunale dove sono magnificamente esposti i manoscritti che ricostruiscono la storia del borgo mentre gli antichi registri (anagrafe, imposte, ecc.) sono stati restaurati con le legature dell’epoca. Per un “cultore della materia” la visita è d’obbligo ! Venendo ai fatti, la prima testimonianza di Roccantica risale al 792 d.C. quando Palombo figlio di Rattone dona all’Abbazia di Farfa una porzione della chiesa di S. Valentino situata, appunto, sul Fundus Antiqum. Nell’840 il Fundus entra per intero nel possesso dell’Abbazia e, sotto la spinta delle razzie saracene, il borgo si circonda di mura prima del 1000 modificando il nome da Fundo in Rocca ed acquisendo l’attuale denominazione (Roccha de Antiquo). Il punto di svolta nella storia di Roccantica si ha pochi decenni dopo quando, nel corso della lotta che oppone Benedetto X e Niccolò II per assurgere al Soglio di Pietro, Niccolò, inseguito dai

Crescenzi sostenitori di Benedetto, si rifugia a Roccantica dove i roccolani oppongono in sua difesa una resistenza così eroica che quando il principe normanno Roberto il Guiscardo, raggiunge Roccantica per liberare Niccolò trova solo 12 superstiti. Niccolò, confermato Papa, non dimentica i suoi salvatori: il Guiscardo viene nominato duca di Puglia, Calabria e Sicilia mentre i roccolani si vedono premiati con l’infeudazione della Rocca ed il beneficio di molte esenzioni, immunità e franchigie che si protrarranno fino al XVIII secolo.

1326 quando, dopo più di due secoli di governo della chiesa di San Valentino, Roberto di Albarupe, Rettore della Sabina, concede agli abitanti di Roccantica una summa di leggi scritte, ovvero uno Statuto, testimonianza della capacità politica dei roccolani. Nel 1415 papa Giovanni XXIII (Baldassarre Cossa, poi antipapa, tant’è che la Chiesa non tenne conto del nome da lui utilizzato che fu ripreso da Papa Roncalli) concede il borgo in rettoria a Francesco Orsini e questa famiglia ne conserva il possesso fino alla morte di Flavio, ultimo Orsini del suo ramo, e, successivamente, della sua vedova, Maria de la Tremouille-Normoutier, nel 1722. Roccantica torna così sotto la giurisdizione della Camera Apostolica, seguendo le sorti dello Stato Pontificio fino al Plebiscito (novembre 1860) che sanziona l’ingresso del piccolo paese nello Stato Italiano.

IN SABINA

ROCCANTICA

principale. Nel seguito qualche nota sui principali monumenti. Torrione di difesa e vedetta: a sezione quadrata, campeggia su una triplice cerchia di mura. La prima cerchia con gli ancora ben visibili contrafforti, la seconda con le tre porte: il Portone (o Porta Reatina), Porta Nuova e la Porta dell’Arco. Di questa cerchia è integro un torrione e visibile un lungo tratto. La terza cerchia di mura è interamente inglobata nelle case; un tempo in quest’ultima cerchia s’apriva la Porta Romana tramutata poi dagli Orsini nell’ingresso rinascimentale detto Le Colonne. Castello - Monastero della Clarisse e Chiesa di S. Chiara: eretto nel 1583 su resti di un castello ad istanza di Flaminia della Rovere, vedova di Paolo Orsini, sotto la sovrintendenza di San Filippo Neri. E’ oggi trasformato in abitazioni private. Chiesa di S.Valentino: preesistente al 792, ricostruita nel 1300, parzialmente demolita nel 1932 e trasformata in Monumento ai Caduti. Chiesa di S. Maria Assunta in Cielo (Parrocchiale) eretta nel 1740 su preesistente chiesa. Il fonte battesimale del 1516 e la tempera di B. Torresani del 1561 provengono dalla chiesa di S. Valentino. Opere di S. Conca (1680-1764), S. Pozzi (1708-1768), A. Mattei (17201768). Chiesa di S. Caterina d’Alessandria: cappella gentilizia del Governatore Armellao de Bastoni.. Pareti interamente affrescate da Pietro Coleberti da Priverno con la Leggenda di S. Caterina. All’altare opera di un seguace di Giovanni di Pietro (lo Spagna).

Cosa vedere

Un altro momento che conta arriva nel

Roccantica, circondata da boschi e sovrastata dal Monte Pizzuto, la più cima della Sabina, offre al visitatore un dedalo di vicoli medievali che si possono percorrere, attraverso gradoni paralleli, partendo dal punto più alto contraddistinto dall’antico torrione di difesa, giù fino alla grande piazza alla base del paese che ne costituisce oggi la via di accesso

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“ROCCANTICA MEDIOEVO IN FESTA”

Riccardo Bianchini,

IN SABINA

medico, sindaco di Roccantica dal 1994 con l’interruzione di un solo mandato, è certamente un testimone unico degli ultimi quattro lustri dell’antica storia roccolana. Lo abbiamo incontrato per fare il punto sulle dinamiche del suo comune.

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Sindaco Bianchini, nel corso degli ultimi vent’anni la popolazione di Roccantica, contrariamente a quello che succede in tanti borghi che si spopolano, è cresciuta di oltre il 50% raggiungendo i 700 abitanti. Cosa accade? Direi senza mezzi termini che Roccantica è cambiata totalmente grazie alla forte coesione che caratterizza la nostra collettività ed al coinvolgimento dei più giovani. Del resto, quando si è in pochi, il detto “l’unione fa la forza” è particolarmente vero. Alla base di questo cambiamento vi è la riscoperta della nostra storia, grazie alle ricerche del nostro concittadino Giovanni Cecchini, che si è concretizzata nella realizzazione di un grande evento di ricostruzione storica, quest’anno alla quindicesima edizione, in cui dal 12 al 15 agosto il nostro passato viene rivissuto fedelmente ad iniziare dal punto di svolta della storia di Roccantica, ovvero la strenua difesa della rocca e di Papa Niccolò II contro i Crescenzi nel 1059 che vide solo 12 roccolani superstiti ma portò come ricompensa l’infeudazione della rocca con i conseguenti benefici per i suoi abitanti. Non si tratta però di una semplice, per quanto bella, manifestazione storica: grazie alla grande sinergia tra Comune e Pro Loco, abbiamo negli anni coinvolto tutto il paese, soprattutto i giovani, in un’attività che dura tutto l’anno e che è il segreto della forza della nostra comunità. Il nostro Gruppo Medievale è oggi probabilmente il più completo nel Lazio: 1.300 costumi, sbandieratori, tamburini, figuranti di ogni genere, ricostruzioni di antichi mestieri. E’ un elemento che genera una incredibile forza unificante nella comunità: i nostri ragazzi si allenano insieme tutto l’anno senza distinzione di età. Ad esempio, i 28 tamburini hanno un’età che va dagli 8 ai 34 anni ma condividono alla pari que-

sta esperienza. I costumi sono realizzati dalle donne di Roccantica in una vera e propria sartoria. E’ inutile che le spieghi la valenza educativa e comportamentale di tutto questo e le lascio immaginare le soddisfazioni: abbiamo portato il nostro gruppo in giro per tutta Italia ed in diversi paesi esteri, nel concorso di Conegliano siamo stati premiati come 3° gruppo medievale d’Italia e 1° gruppo musicale. Per finire, questa attività ci ha permesso di ottenere un finanziamento regionale per realizzare il nostro palazzetto dello sport dove il gruppo si allena confortevolmente tutto l’anno mentre Roccantica dispone di una struttura ben al di sopra di quanto generalmente è possibile per un comune delle nostre dimensioni. Certo quello che lei racconta è un esempio importante di come una piccola comunità può ritrovare una sua forza vitale anche contro le logiche dei nostri tempi. Viceversa, dal punto di vista delle attività economiche, quali soluzioni avete trovato? Evidentemente, Roccantica non è il posto giusto dove impiantare una fabbrica e, tra l’altro, non la vorrebbe nessuno di noi ! Anzi, per dirla tutta, noi siamo per uno sviluppo che passI per una forte tutela del nostro territorio, che è la nostra prima risorsa. Cerchiamo quindi soluzioni a nostra misura e, in qualche caso, è ancora la storia ad aiutarci. Lei sa che a Poggio Mirteto fu realizzata la prima vetreria industriale d’Italia. E’ meno noto che in quella vetreria lavoravano diversi roccolani che parte delle materie prime veniva da qui. Così, abbiamo pensato ancora una volta di ispirarci alla nostra storia avviando un’attività di formazione sulla lavorazione del vetro artistico. Un importante finanziamento europeo ci ha permesso di organizzare una vera e propria scuola con corsi triennali per venti giovani artisti provenienti da tutto il territorio sabino ed oggi una nostra compaesana allieva di quei corsi sta aprendo qui

XVª Edizione - 12-15 Agosto 2010

Andrea Bernabei Presidente della Pro-Loco

il suo laboratorio. Roccantica ha poi una sua vocazione turistica che le viene proprio dal suo territorio: come si sta evolvendo? Il turismo è una risorsa fondamentale per noi, sempre con attenzione alla tutela del territorio. In questi anni si è sviluppato un sistema di accoglienza articolato: ristoranti, agriturismi, bed and breakfast, attività sportive dall’equitazione piuttosto alle arrampicare nelle falesie. Poi, c’è uno dei più importanti centri per ricevimenti e congressi del reatino con un roseto che comprende oltre 5.000 varietà di rose, uno dei più vasti al mondo. E’ stata l’iniziativa di un privato a cui il Comune ha dato un fattivo supporto proprio perché si inserisce nella logica dell’arricchimento e non dello sfruttamento del territorio. Inoltre, il suo indotto è una significativa fonte di occupazione. Credo comunque che Medioevo in Festa e il nostro gruppo medievale siano una grande opportunità per far conoscere Roccantica e non ho dubbi che questo settore continuerà a svilupparsi.

La manifestazione e’ imperniata sulla rievocazione del periodo storico che va dal 1059 al 1432 partendo dalla difesa di Papa Niccolò II ad opera dei roccolani nel 1059. Grazie alla struttura medievale del paese, viene ricostruita la scenografia di quel tempo attraverso costumi, cibi, musiche, cortei, e l’apertura delle “botteghe dell’artigianato storico”. A rendere magica l’atmosfera sono le esibizioni dei gruppi, formati dai giovani di Roccantica: suonatori di chiarine, tamburini, sbandieratori, danzatrici, musici, mangiafuoco, cacciatori. Nelle quattro giornate, il programma prevede tra l’altro: la Rievocazione storica dell’assalto e incendio della Rocca che si svolge nei resti della vecchia torre la Processione dell’ Assunta in costume medievale con oltre 800 costumanti lo “spettacolo del fuoco” alla mezzanotte del 15 Agosto. Durante la festa verranno allestite due taverne dove è possibile gustare un’accurata cucina medievale. Gratuitamente vengono organizzate visite guidate al paese (con ingresso alla vecchia torre).

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LA FIBRORINOLARINGOSCOPIA Dott.ssa Marzia Ruggieri Responsabile Branca Otorinolaringoiatria Poliambulatorio Specialistico Nomentano

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L’OTORINOLARINGOIATRA

a Fibrorinolaringoscopia è un esame diagnostico endoscopico utilizzato in otorinolaringoiatria per la valutazione dei “distretti ORL” vale a dire orecchio, naso e gola. Cosi come in altre discipline, quali la Chirurgia Digestiva o la Chirurgia Toracica, viene eseguita la gastroscopia o colonscopia per valutare direttamente tramite una telecamera lo stato dell’intestino o dello stomaco o dell’albero respiratorio (bronchi e le principali diramazioni), così in campo otorinolaringoiatrico viene utilizzato un analogo strumento (con caratteristiche adeguate) per la valutazione delle prime vie aero-digestive cioè fosse nasali, rinofaringe, laringe e faringe. La fibrorinolaringoscopia (o fibroscopia nasale) è un’indagine diagnostica eseguita tramite un fibroscopio sottile e consente, attraverso una fibra ottica, di riprendere immagini degli organi di interesse e visualizzarle sul video di un computer. La parte che contiene la fibra ottica si presenta come un sondino del diametro di 3 o 4 mm. circa che viene inserito dal naso. L’esame è assolutamente indolore, si esegue senza anestesia, in ambulatorio, non richiede alcuna preparazione specifica (salvo evitare di mangiare nelle 2 ore precedenti). L’esame dura pochi minuti: il sondino viene inserito nel naso da una narice e da qui viene raggiunta la parte posteriore del naso cioè il rinofaringe. Si prosegue in basso verso la laringe e la faringe. Durante l’esame il Paziente respira normalmente senza alcuna difficoltà e può parlare, anzi proprio il parlare rappresenta un momento fondamentale nella diagnosi di laringopatie. L’esame

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è ben tollerato dalla maggioranza dei Pazienti, può risultare leggermente fastidioso (soprattutto nei soggetti che presentano una notevole vivacità del riflesso faringeo, cioè quella maggiore sensibilità al riflesso del vomito ) ma non doloroso. Ad oggi questa metodica diagnostica è diventato un esame di routine nella visita otorinolaringoiatrica data l’importanza e la completezza delle informazioni in grado di fornire rispetto all’eventuale minimo disagio apportato al Paziente. Viene utilizzato anche nei bambini per la valutazione del volume delle adenoidi evitando così l’esame radiologico del cranio o anche in presenza di importante disfonia nel caso di patologia laringea di tipo organico o funzionale (noduli, ipomobilità cordale..) Negli adulti la fibrorinolaringoscopia ha un impiego vastissimo, ad esempio per la diagnosi di: neoformazioni benigne o maligne delle corde vocali neoformazioni della faringe neoformazioni benigne o maligne del rinofaringe polipi nasali sinusiti manifestazioni faringo-laringee da reflusso gastro-esofageo Per tutti questi motivi l’esame deve essere eseguito di routine ogni volta che un Paziente si rivolge allo specialista otorinolaringoiatra per disturbi quali: abbassamento di voce che dura più di 10 gg alterazione del timbro di voce

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o affaticamento dopo abuso vocale difficoltà nella respirazione difficoltà nella deglutizione russamento ostruzione nasale persistente presenza di persistente muco nasale di colorito giallo-verdastro tosse secca, sensazione di “nodo alla gola” o di costrizione Infine oltre che nel momento della diagnosi, l’esame ed è molto utile anche nel controllo a distanza per valutare gli effetti della terapia sia essa chirurgica o medica.

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DIZIONARIO

La faringe è un organo muscolo-membranoso comune sia alle vie respiratorie che a quelle digerenti. E’ contenuta nello spazio viscerale della testa: comincia all’altezza della parte più interna del naso costituendo la porzione rinofaringea, proseguendo poi all’altezza della parte posteriore della bocca nella porzione orofaringe; termina infine con la porzione laringofaringea all’altezza della 6° vertebra cervicale, continua a pieno canale nell’esofago. Rappresenta un importante crocevia tra gli apparati digerente e respiratorio, considerato il passaggio sia di bolo che di aria all’interno del canale faringeo. La laringe è il crocevia delle vie aeree e digestive superiori, protegge le vie aeree inferiori durante la deglutizione. All’interno della laringe, si trovano le corde vocali costituite da fasci muscolari, i muscoli vocali,

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