Narni. Cronache di una fuga

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NARNI. CRONACHE DI UNA FUgA Storie di pizzaioli, ingegneri chirghisi e sterminatori di zanzare in giro per il mondo

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orse nel cuore di Narni si nasconde un armadio. Come nel primo capitolo de Le cronache di Narnia (la serie di romanzi fantasy di C. S. Lewis) dove alcuni ragazzi lo attraversavano per arrivare appunto nel magico mondo di Narnia. Ma pare che ora lo si usi più spesso per fuggirne. Stando agli ultimi dati Istat, tra i comuni umbri sopra i 10 mila abitanti, Narni è quello che registra il peggior esodo di giovani tra i 25 e i 40 anni. Si aggiunga che stiamo parlando di una cittadina con una media d’età particolarmente alta in cui la fascia che stiamo prendendo in considerazione conta appena 3 mila persone (su una popolazione di circa 20 mila). E il 16,2% di loro, come dire uno ogni sei, se ne va. Qui tutti conoscono un amico o un parente che ha fatto le valige, così risalire a loro per capire chi sono e da cosa fuggono non è difficile. Gaia è nata a Narni il 25 maggio del 1990; qui ha fatto elementari, medie e liceo. Per studiare biotecnologie all’università è poi andata a Firenze e a Roma per la specialistica. Eppure, con una laurea a pieni voti, aveva scelto di tornare nel suo paese e, speranzosa, aveva cominciato a distribuire ovunque il suo curriculum. Gaia non è esattamente una giovane ‘choosy’, odiosa parola inglese recentemente evocata da un nostro ex ministro, ossia ‘schizzinosa’. Ha sempre lavorato, per lo più come cameriera, per pagarsi gli studi e qualche viaggio, e ha continuato anche dopo la laurea. Ma dopo un anno senza risposte ha deciso di partire: «Se dovevo continuare così, tanto valeva andarlo a fare altrove. Ho scelto Dublino quasi a

caso. Ora sono qui da un paio di mesi e già lavoro. Sì, faccio ancora la cameriera, ma stavolta è per scelta, per migliorare con la lingua inglese. Questo per me è solo l’inizio». Per ora dell’Italia le manca solo il cibo e ogni tanto si fa spedire qualche pacco di provviste dalla famiglia. Con lei a Dublino c’è David, suo coetaneo. Lui a Narni ha fatto pure l’università, l’unica che c’è: Scienze per l’investigazione e la sicurezza. «Questo corso di laurea, per quanto bello e interessante – dice ora David dall’Irlanda – non crea nessun ponte con il mondo del lavoro». Anche lui ha sempre lavorato, come pizzaiolo. E alla fine è valsa più la sua esperienza lavorativa: «Sono rimasto nel settore, adesso sono in una bakery dove ci occupiamo della produzione di basi per pizze. È il salario che è cambiato: la paga che raggiungevo in Italia non tiene minimamente il confronto con un contratto irish a tempo indeterminato». Basta spostarsi di poco e a Londra trovi Giulia, 35 anni, nata e cresciuta a Narni e laureata in Biologia a Perugia. Dopo essere passata da un laboratorio all’altro, tra progetti di ricerca e lavoro gratuito, ha accettato un internship all’Imperial College di Londra. Una volta qui però ha dovuto lavorare anche come cameriera, commessa e persino come pittrice-per-la-personalizzazione-di-scarpe. «Anche qui come dapertutto si fa gavetta, ma almeno si viene pagati – racconta Giulia – adesso da due anni sono research technician all’Imperial College, in un gruppo di ricerca che lavora per lo sviluppo di zanzare geneticamente modificate al fine di ridurre o annullare la capacità riproduttiva o di trasmettere la malaria». Quattrocolonne

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15 novembre 2017

di

NIICOLA CAMPAGNANI

@N_Campagnani


Gaia, a Dublino con un pacco di prodotti italiani

Se vai in Germania, a Friburgo trovi Lodovica, narnese di 27 anni, lì per completare la sua tesi di master sul potenziale dei collettori solari per la produzione di acqua calda in Kirghizistan, dove pure è stata tre mesi. In Repubblica Ceca c’è Alessandro, 30 anni, altro fuggito dall’università di Narni. Qui fa il consulente sulla qualità delle installazioni refrattarie, ovvero i rivestimenti interni di forni industriali (per metalli, raffinerie, centrali elettriche e così via). Un settore in declino in Italia, ma non altrove. Ora ha avuto una figlia e per il futuro guarda anche fuori dall’Europa. Alessio, altro trentenne, è invece in Svizzera con la sua ragazza al momento; ma dire così è riduttivo. Perché da quando dalle scuole di Narni si è iscritto ad Architettura a Roma è impazzito come una scheggia. Prima un Erasmus in Lettonia, a Riga, dove ha conosciuto Natacha, la sua dolce metà francese dalla quale tutt’ora non si separa; poi in viaggio da Oslo a Capo Nord, dalla Finlandia alla Polonia, da San Pietroburgo, la transiberiana. E poi ancora Francia, Svizzera, Spagna e infine il richiamo del Sud America. A Quito in Ecuador mette in pratica l’architettura che gli piace: «Ho lavorato a diversi progetti, dal centro culturale in una favela, alla ricostruzione di una scuola sulla costa dopo il terremoto, fino a un’in-

Alessio, in Ecuador durante la ricostruzione della scuola colpita dal terremoto

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stallazione per la Biennale di Venezia. Tutto aveva un unico denominatore: fare più, con meno». C’è anche poi chi come Igor a 30 anni prova a tornare a Narni. Qui aveva studiato, lavorato come bagnino, postino e pompiere. Finché di fronte alla crisi aveva deciso di trasferirsi in Germania dove aveva trovato impiego per una compagnia aerea come assistente di volo. «A marzo sono rientrato per terminare gli studi interrotti – anche lui era iscritto alla facoltà di Scienze per l’investigazione e la sicurezza – ma, non essendo cambiata la situazione, ho intenzione di partire quanto prima. Qui non solo il mercato del lavoro è stagnante, anche a livello culturale e sociale è tutto fermo e rispetto al passato». Sì, in ciascuno è palese lo stesso sconforto. Eppure alla fine tutti confessano che tornerebbero volentieri, se gliene fosse data la possibilità. Ma tornare a Narni non è facile come attraversare un armadio. E se, oltre a un’università debole e scollegata dal mondo del lavoro, si considera anche che tra queste colline verdi c’è ormai uno dei comuni più inquinati dall’Umbria, per giunta a causa di un industria spesso vecchia e stanca; se si considera che questa è una delle province italiane con il più basso tasso di natalità; in una regione ancora incapace di valorizzare adeguatamente il suo territorio e la sua storia, guardando anche al turismo. Se si considera questo e altro, non viene da paragonare Narni a un romanzo di fantasia, ma a una realtà tutta italiana. Q


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