Due milioni e mezzo di passi

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due milioni e mezzo di passi Strade, sentieri e scalate per tutte le scarpe

«I

monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi» diceva Goethe, e tra quei maestri avrebbe senz’altro messo anche i monti umbri. Così, tornando a insistere sull’importante solitudine del viaggiatore, scriveva sul suo diario nell’ottobre 1786: «In un mattino incantato lasciai Perugia e provai la felicità di essere nuovamente solo. La città è in bella posizione, la vista del lago straordinariamente amena: mi sono ben impresso nella mente quelle visioni». Ma niente paura, che voi siate poeti tedeschi solitari e silenziosi, o italiani ciarlieri e compagnoni, l’Umbria avrà sempre un sentiero per le vostre scarpe. Con oltre 2500 km di vie tracciate, come dire due volte la lunghezza dell’Italia, non potrebbe essere altrimenti. Fresche passeggiate tra i boschi, agili salite in vetta e tanti cammini inseguendo laghi, ruscelli e fiumi.nnumerevoli strade che trovano i loro custodi nella Regione, nell’attivissimo Club Alpino Italiano e in tanti volontari organizzati anche in associazioni autonome. Basta uscire di casa e a due passi da ogni portone, in qualsiasi angolo di queste misteriose terre, c’è un cammino accompagnato da paesaggi che raccontano storie antichissime. Basti pensare

agli otto grandi parchi che si estendono per tutta la regione. C’è quello di Colfiorito, a est di Foligno, teatro di ampi scorci sul rigoglioso altopiano e sul lago Plestino. Proprio sulle sponde di questo lago, nel X secolo a.C. si insediò una delle prime popolazioni umbre: i Plestini, adoratori della dea Cupra, simbolo di fertilità, protettrice del ciclo delle stagioni e delle acque. Ma non è tutto, perché se da queste parti doveste imbattervi in un vecchio rudere, si tratterà sicuramente di un “castelliere”. Si tratta di costruzioni risalenti al VI secolo a.C., circondate da mura con all’interno un piccolo santuario. Da questi avamposti si poteva controllare l’intera valle e avvisare dell’arrivo di ospiti indesiderati con un’organizzatissima comunicazione di castelliere in castelliere. Il più bello da visitare è senza dubbio quello che domina il Monte Orve, proprio sopra il caseggiato di Colfiorito. Più vicino a Perugia c’è il parco del Monte Subasio, chiamato da qualcuno il monte di Francesco, con un campo base di prestigio come Assisi. Da qui, chi vuole ripercorrere le orme dei pellegrini, può partire dalla Rocchicciula per raggiungere a piedi l’Eremo delle Carceri. No, non si tratta di una prigione ma di un eremo originariamente Quattrocolonne

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di

NICOLA CAMPAGNANI

N_Campagnani


costituito da una cappella circondata da grotte. Gli eremiti venivano a meditare proprio in questi anfratti che all’epoca di San Francesco presero il nome di “carceri” dove poter ritirarsi in solitudine. Più a nord, non lontano da Gubbio, si trovano le faggete, le fonti e le cascate del Monte Cucco. Qui, salendo da Sigillo e seguendo il Torrente delle Gorghe, si può raggiungere l’impressionante Spaccatura delle Lecce, una meraviglia della natura alta 70 m, dichiarata sito d’interesse comunitario. Sull’altro lato del Monte Cucco, arroccato su una parete boscosa c’è anche l’Eremo di S. Girolamo, uno dei più antichi insediamenti religiosi della zona, ma se siete donne vi toccherà perdonare gli inquilini, perché non vi faranno entrare. La più grande area paesaggistica in Umbria è la Stina, farraginosa sigla che sta per Sistema Territoriale di Interesse Naturalistico Ambientale. Sono ben tre aree protette separate tra loro, che comprendono Selva di Meana e il Monte Peglia. È il paradiso delle cerrete, di vaste pinete e di oltre mille specie di fiori. Ma il colore del trekking umbro non è solo il verde, ben tre parchi sono dedicati alle acque. Dal parco del Lago Trasimeno, il più grande dell’Italia peninsulare che nel 217 a.C. fu anche il luogo di una delle battaglie di Annibale. Al parco fluviale del Tevere, un’area di sorprendente biodiversità

Uno scorcio del Monte Vettore nel parco dei Monti Sibillini

Quattrocolonne

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e meravigliose vedute come quella delle Gole del Forello. C’è infine il parco fluviale del Nera, una linea ricca di storia che raccoglie alcune delle mete più importanti del Grand Tour in Umbria. Una su tutte: la Cascata delle Marmore, cantata anche nei versi di Byron. Dire trekking però è soprattutto dire Monti Sibillini, il grandioso parco nazionale che custodisce leggende che qua e là prendono vita. Impossibile non citare la mitologica figura della Sibilla. Ci sono poi i glaciali Laghi di Pilato (a dire il vero sempre più asciutti) dove si narra che Pilato sia sepolto; ma è bensì vera la storia del chirocefalo del Marchesoni, un piccolo animaletto unico al mondo che resiste solo in questo specchio d’acqua. È forse questo il simbolo di queste terre, che dopo il sisma hanno dovuto fare della resistenza uno stile di vita. Eppure ora anche il trekking prova a risollevarle, con il progetto del CAI “Ripartire dai sentieri”. Itinerari che ricollegano borghi e paesi con percorsi che evitano le zone interdette. In attesa di poter veder risplendere il Grande Anello dei Sibillini, 124 km percorribili in nove giorni di cammino. Insomma strade e viottoli che danno molto da pensare. Come scriveva Guglielmo Federico Nietzsche, «Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina». Q


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