Il benedettino che misura lo stress della terra - Nicola Campagnani

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Padre Martino Siciliani: dal 1971 è il direttore dell’Osservatorio Sismico “Andrea Bina”. Tra i più antichi d’Italia, l’osservatorio è all’interno della millenaria Abbazia Benedettina di S. Pietro, a Perugia

IL BENEDETTINO CHE MISURA LO STRESS DELLA TERRA Ha dedicato la sua vita allo studio dei terremoti. Padre Martino Siciliani spiega quello che ha chiamato il “mega-sisma”

È

di

Nicola Campagnani

@N_Campagnani

una linea benedettina quella che dal terremoto delle terre native di S. Benedetto da Norcia porta all’Osservatorio sismico “Andrea Bina” di Perugia. Qui, in una cantina sotto il complesso della Basilica di S. Pietro, oscilla ancora il sismografo a pendolo inventato nel 1751 da Padre Andrea Bina, l’autore della prima pubblicazione scientifica sul terremoto. “I Benedettini hanno due scopi nella vita e il primo è lavorare” racconta Padre Martino Siciliani, direttore dell’osservatorio dal 1971, e cita in latino S. Benedetto. In questo strano museo sotterraneo (un vero e proprio bunker antisismico Quattrocolonne

intatto dal 966), tra aghi che registrano scosse dall’altra parte del globo e sembrano tracciare l’elettrocardiogramma della terra, Padre Martino spiega con pazienza il terremoto a chi glielo chiede. “Semplice – è il suo intercalare – il terremoto non è che uno stress della roccia. Le placche tettoniche non sono del tutto rigide ma si frantumano, si spezzano, si accavallano l’una all’altra”. Su uno dei lunghi fogli, accanto al punto dello spartito in cui pare veder suonare i tamburi, c’è scritto: 30/10/2016, 6:40 GMT, long. 13.11, lat. 42.84, Norcia. Magnitudo: 6.5. “Nella lunghissima struttura

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15 gennaio 2017

appenninica c’è un complesso sistema di faglie che tracciano il confine tra due grandi zolle: quella adriatica e quella tirrenica. Per un fenomeno di compressione della parte adriatica su questa struttura sismo-tettonica è come se la parte tirrenica scivolasse verso il Tirreno”. La spaccatura che si è prodotta sul monte Vettore mostra esattamente questo fenomeno. Padre Martino cita una lunga serie di eventi sismici, dal terremoto di Norcia del 1879 a quello dell’Aquila del 2009, per arrivare a concludere che mancava proprio il pezzo che va da Amatrice a Tolentino. “Questo tratto di Appennino non era ancora stato interessato da forti terremoti. C’è stata Amatrice e sembrava finisse lì, ma poi si è attivato anche l’ultimo settore di questa fascia, a nord di Norcia”. E pur sapendo che non è possibile fare previsioni, vuole rassicurare: “Come dissi nel 1997 potremo star tranquilli per altri vent’anni. Ora è il momento di ricostruire e ricostruire bene”. Q


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