Speciale Enada

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I concessionari punto di forza di People’s: il gioco è davvero alla portata di tutti

Per bar, sale giochi e tabaccherie un’opportunità commerciale da non perdere

Un modello di business semplice e vincente di Giulio Poggi Il nuovo miracolo economico è colorato di verde, viaggia nell’etere e ha trovato le carte giuste per battere la crisi: si chiama Poker Online, e raggruppa attorno ai tavoli virtuali giocatori in carne e ossa che puntano, rilanciano, vincono e perdono con un semplice tocco di mouse. La versione che va per la maggiore si chiama Texas Hold’Em e offre il miglior compromesso tra fortuna e abilità. Gli italiani ci hanno preso gusto, e sono diventati i secondi giocatori al mondo, dietro solo agli americani. Gioco e scommesse online valgono ormai il 3 per cento del Pil, e il Poker da solo fattura il 60 per cento di questo mercato. A dicembre 2009 ha superato i 241,3 milioni di euro, battendo il precedente primato di 234,1 milioni fissato a ottobre. Tra gennaio e dicembre la raccolta ha quindi infranto il muro dei 2,3 miliardi di euro, e tutte le previsioni assicurano che il picco non è ancora raggiunto. Dentro questo miracolo economico c’è un miracolo tutto italiano che si chiama Microgame, una società fornitrice di servizi internet che ha generato il People’s Poker Network, un gigante che in meno di due anni ha conquistato più del trenta per cento del mercato ed è saldamente la prima poker room in Italia e fra le

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Servizi in comune e libertà d’azione per una “collaborazione competitiva” prime cinque nel mondo. L’altro punto di forza, diciamo il propellente nel serbatoio, è stata una geniale intuizione commerciale, il People’s Network, ovvero una rete capillare di concessionari sparsi in tutta italia che da un lato

sfruttano servizi comuni a partire dalla piattaforma - e dall’altro competono fra loro per soddisfare l’utente. Ogni concessionario, a sua volta, può costruire una propria rete di “punti a terra”, vere stanze reali dove si gio-

Una strategia vincente parte anche dalla presenza assidua nelle fiere e nelle manifestazioni di settore. In alto la dimostrazione a un tavolo virtuale, a sinistra il presidente microgame Fabrizio D’Aloia e il direttore commerciale Massimiliano Casella

Il poker restituisce ai giocatori il doppio di Lotto e Totocalcio Meglio il Poker on line o il Superenalotto? Dipende naturalmente dai gusti. E’ certo, invece, che se i giochi sono quelli “classici di agenzia” il banco non solo vince ma stravince. Col Superenalotto, ad esempio, solo il 34,6 per cento della raccolta torna come vincite ai giocatori. Ecco come si spartisce la torta: il 65,4 per cento si divide tra ricevitorie (in media l’8%), concessionario (tra il 2 e il 10% a seconda dei casi) e Governo, che quindi incassa la fetta più grande. Con il Lotto va un po’ meglio ma non di molto: il «pay out» è variabile, ma la media dei primi dieci mesi dell’anno si ferma al 56%, che arriva al 70% nel nuovo 10eLotto. Idem per i concorsi pronostici (50% per Totocalcio, Totogol e Totomatch) e per il nuovissimo «Win for life», dove tra l’altro la vincita è differita nel tempo. Più generoso il Gratta e Vinci, che assegna una vittoria ogni quattro giocate circa. Il banco, in questo caso, trattiene appena il 27 per cento. Questi dati, visto che arrivano dai monopoli di Stato, sono ufficiali. La musica cambia se passiamo a skill games e poker online, dove la suddivisione è molto più favorevole ai giocatori. La filiera del gioco, per legge, si deve accontentare del 20 per cento della raccolta. Ma questo è appunto un limite di legge, ulteriormente migliorato dalla concorrenza. Nel caso del nostro People’s Poker Network, ad esempio, si assiste a un ulteriore spostamento a vantaggio dei giocatori, ai quali tocca bel l’89 per cento del raccolto. La filiera del gioco si accontenta dell’11 per cento, tasse comprese. Il che significa che, statisticamente, chi gioca con noi ha molte più probabilità – indipendentemente da abilità e fortuna – di incassare una vincita.

ca virtuale. Invenzione felice e nello stesso tempo democratica, perché consente il gioco anche a persone che non sono a proprio agio col computer di casa oppure, semplicemente, vogliono un luogo “fisico” dove condividere con gli amici questa elettrizzante esperienza. Anche qui, si sono create occasioni di lavoro e buone opportunità di nuovo business a imprenditori con le spalle solide ma anche a una vasta platea di piccoli esercenti - bar, tabaccherie, sale giochi e altro - che grazie al poker online hanno incrementato i profitti e raggiunto la tranquillità dei bilanci.

Il tutto, s’intende, in un contesto perfettamente legale dove le regole del gioco sono dettate dal Monopolio di Stato. MORALE E MORALISMO In questo quadro di buona economia e buona occupazione, dove una volta tanto la parola recessione è bandita dal vocabolario, stridono le periodiche crociate lanciate contro il gioco online da giornali di varia ispirazione e gruppi di pressioni più o meno autorevoli. Totale e costante, in queste pulsioni integraliste, la confusione tra il gioco e l’azzardo, tra

la poker room e la bisca, tra la compulsività e la passione sportiva. Alla base dei pregiudizi, nella maggior parte dei casi, la totale ignoranza dei meccanismi del gioco virtuale quando viene praticato sui siti legali. Vediamo di stimolare qualche riflessione. Primo: il Poker online si gioca solo con la “formula torneo”. Ogni concorrente paga un’iscrizione (buy-in in gergo tecnico) a fronte della quale riceve un certo numero di chips. In partenza, tutti dispongono delle stesse risorse. Man mano che si finiscono le chips si viene eliminati. Alla fine si premia un vincitore e i migliori classificati, in proporzione al numero dei concorrenti e al montepremi raggiunto. Un torneo può costare pochissimo (si gioca già con 50 centesimi, ma esistono persino competizioni gratuite che mettono ugualmente in palio qualcosa) e durare molte ore. Col valore di un pacchetto di caramelle o di un sms si può trascorrere una splendida serata di gioco senza troppi pensieri, vi-

sto che mal che vada si perde solo il buy-in. Per chi si sente pronto alle grandi sfide, esistono naturalmente tornei più impegnativi: in nessun caso, però, si possono superare i cento euro di iscrizione, limite fissato dalla legge italiana. Tutto il contrario insomma da un casinò (per non dire di una bisca clandestina) dove si può mettere sul tavolo, e perdere in istante, l’intero conto in banca. Intendiamoci: su centinaia di migliaia di appassionati che ogni giorno accedono al gioco, qualche esempio

di “compulsività”, innegabilmente esiste. Sono giocatori che saltano da un torneo all’altro, non indovinano una giocata perché puntano in modo irrazionale e alla fine perdono più di quanto avrebbero potuto. La domanda che ci si deve porre, però, è questa: cosa sarebbe di costoro se fossero lasciati ai casinò o alle bische clandestine, dove tra l’altro quando si finisce il contante ci si indebita inevitabilmente con qualche usuraio che volteggia fra i tavoli? Risposta fin troppo facile. “Noi - spiega Fabrizio D’Aloia - di fatto diamo una risposta legale e non pericolosa all’enorme bisogno di gioco che pervade la società italiana. Leviamo questo pubblico dalla clandestinità, teniamo sotto controllo le sue pulsioni, anche intervenendo per bloccare gli eccessi, e lo rendiamo fiscalmente visibile: la Stato trattiene subito alla fonte il tre per cento delle giocate, cifra fra l’altro che non ha uguali al mondo, dove in genere ci si contenta di un decimo”.

(G.P) - Il poker on line è ormai entrato stabilmente nel costume degli italiani, che sono i più numerosi giocatori al mondo subito dopo gli americani. Il poker è anche il gioco on line più praticato in Italia: da solo vale il 62 per cento del mercato del games, con incassi che sono il doppio delle scommesse sportive telematiche. Da quando sono partiti, nel settembre 2008, i tavoli verdi virtuali hanno superato i 2,5 miliardi di raccolta. Infine, Il poker on-line è fra le poche attività economiche che non hanno minimamente risentito della crisi: a dicembre 2009 ha superato i 241,3 milioni di euro contro il precedente primato di 234,1 milioni di ottobre. Tra gennaio e dicembre la raccolta ha quindi infranto il muro dei 2,3 miliardi di euro. Più del 30 per cento di questo enorme business è saldamente nelle mani di People’s Poker Network, il principale operatore italiano del settore. Fra i motivi di questo successo c’è sicuramente un modello commerciale vincente, fondato su una rete capillare di concessionari che a loro volta possono organizzare - e in molti casi organizzano - una maglia commerciale di punti “a terra” dai quali è possibile far giocare i clienti a poker on line in modo facile e immediato grazie a semplici totem o tavoli virtuali, sempre di facilissima installazione. Per tabaccherie, sale giochi, bar, agenzie di scommesse e altre tipologie, si tratta di un’opportunità commerciale da valutare con attenzione, in quanto capace di assicurare un buon profitto con investimenti tutto sommato modesti. L’unico requisito è avere un minimo di spazio a disposizione e una presa telefonica per il collegamento internet. Proprio per favorire l’incontro con le tabaccherie ed esercizi assimilabili, People’s Poker inizierà un vero e proprio tour e sarà presente in sei fiere che riguardano la categoria. Gli stand di People’s saranno in grado di fornire agli interessati tutte le informazioni necessarie per avere una panoramica del settore e delle procedure da attivare nel caso si fosse interessati a entrare in questo mondo . E sarà possibile conoscere da vicino People’s Poker, capofila di un’organizzazione complessa e funzionale, capace di vantare numeri ai limiti dell’incredibile: settantamila giocatori al mese che si collegano, 3 milioni di euro di raccolta giornaliera, 40mila eventi pokeristici generati in un giorno e tante altre cifre da Guiness dei primati. Entrare in questo Eldorado non è difficile. Per chi cerca nuovi spunti imprenditoriali visitare gli stand di People’s è come giocare una mano di Poker dove non si perde nulla e si può vincere molto.

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