ODISSEO 7

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Neosnet è una testata registata dalla NeosGiornalisti, Fotografi, Operatori Culturali di Viaggio AssociazioneMilano N. 7 2025

Odisseo n. 7

© Neosnet.it

Piazza Castello 9 - 20121 MILANO

www.neosnet.it

Finito di stampare nel mese di ottobre 2025

Direttore: Luisa Espanet

Progetto grafico e impaginazione: Fabrizio Lava

A questo numero hanno collaborato:

Cristina Corti, Luca Guzzo, Fabrizio Lava, Gloria Vanni, Fabrizio Ventura

In copertina: Wuhan, Cina

Editoriale

Viaggiare non significa solo visitare un luogo nuovo e sconosciuto, vicino o lontano che sia. E’ trovare, anche per lo stesso luogo, una chiave di lettura diversa, che coinvolga ed emozioni. Così nella Patagonia argentina, terra di steppe, montagne e ghiacciai, sulla strada che porta a uno dei più famosi, il Perito Moreno, abbiamo incontrato i gauchos e siamo stati partecipi della loro vita nella quotidianità. Si è provata l’ebbrezza di vivere in un pezzo di Francia, in India, a Pondicherry, tra strade a griglia come nelle città del Mediterraneo e i riti dell’ ospitalità coloniale. Siamo andati a Wuhan, nota nell’Occidente per essere stata il luogo da cui si è diffuso il Covid e abbiamo scoperto, con meraviglia, una vera metropoli con festival artistici, intensa vita culturale e una perfetta armonia fra tradizione e futuro. In Romania, nella Bucovina, ci siamo lasciati sorprendere dagli incredibili colori degli affreschi di chiese e monasteri. Per “la tappa italiana” siamo stati nel Parco della Maremma toscana, camminando in mezzo a boschi con piante straordinarie, habitat ideale di gatti selvatici e lupi.

Luisa Espanet Direttore Odisseo

Patagonia autentica, tra natura e gauchos

Testo e fotografie di Cristina Corti

Nella pagina accanto, Estela prepara il suo cavallo per una cavalcata: andrà a radunare gli altri cavalli sparsi tra valli e boschi.

Nella doppia pagina seguente: un meritato momento di riposo per Adan che sogna a occhi aperti, senza guardare continuamente il cellulare.

A pochi chilometri da El Calafate, sulla strada per il ghiacciaio Perito

Moreno, c’è l’Estancia Río Mitre, un luogo dove la vita ruota attorno alla natura, agli animali e all’ospitalità dei gauchos.

“Essere gaucho fu il suo destino” scrive Jorge Luis Borges nel poema “El gaucho”, pubblicato nella raccolta El oro de los tigres del 1972. A l’Estancia Río Mitre, fondata negli anni ’50 e tuttora a conduzione familiare, il tempo sembra scorrere più lentamente.

Si trova nella Patagonia argentina, una delle regioni più affascinanti e selvagge del Sud America: un’immensa distesa di steppe, montagne, ghiacciai e laghi che si alternano in paesaggi spettacolari. Il clima è tanto imprevedibile quanto affascinante. Nel giro di poche ore il cielo può passare dall’azzurro limpido a nubi cariche di vento, pioggia o neve. Le temperature sono fresche anche d’estate e le giornate invernali spesso rigide, ma sempre accompagnate da un’aria cristallina.

Le distanze in Patagonia sono notevoli. Per raggiungere i punti d’interesse principali occorrono molte ore di viaggio in auto o in pullman. Proprio per questo

trascorrere qualche giorno in una estancia permette ai viaggiatori di entrare in contatto con la vera vita patagonica, senza dover rincorrere continuamente una meta.

All’Estancia Río Mitre, per esempio, è possibile partecipare alle attività quotidiane dei gauchos, dalle cavalcate al raduno del bestiame, condividere i pasti cucinati nel grande camino e ascoltare i racconti della famiglia che da generazioni custodisce queste terre.

La lingua parlata è lo spagnolo, ma non è raro incontrare chi parla anche in inglese per accogliere i turisti. Più che le parole, tuttavia, qui contano i gesti e la convivialità: un bicchiere di vino condiviso, un mate che passa di mano in mano, una milonga improvvisata con la chitarra.

Visitare una estancia come Río Mitre significa vivere la Patagonia non solo come spettatore ma come ospite, scoprendo il legame profondo tra l’uomo e una natura tanto dura quanto generosa. Un’esperien-

za che va oltre il turismo tradizionale e che lascia impressa la sensazione di aver toccato l’anima autentica del Sud del mondo.

Gauchos Gen Z

La mia esperienza a Río Mitre si è arricchita grazie all’incontro con i fratelli Ailén, Adan, Ceferino e Mayra e i loro amici

Estela e Victor: gauchos della Generazione Z che lavorano nell’Estancia. Solitari nelle loro cavalcate, ma amichevoli attorno al tavolo, ascoltano rapper e suonano milonghe, bevono birra e condividono il mate, non mancano mai di indossare le boinas e i sorrisi.

Qui aleggia un’atmosfera di pura magia; senza Wi-Fi né segnale telefonico, ogni

momento è intriso di un profondo senso di connessione con la terra. Perché la vita nell’Estancia significa trovare gioia nei piccoli momenti che la rendono davvero significativa. Eppure, in mezzo alla tranquillità, si respira anche un senso di avventura che infiamma lo spirito. In Patagonia, le emozioni sono vaste e selvagge quanto la terra stessa, e spaziano dalla meraviglia e la quiete all’ avventura e lo stupore.

All’Estancia, i tre regni della natura, animale, vegetale e minerale, si intrecciano con l’essere umano in un equilibrio perfetto che dura da secoli e che lo stile di vita gaucho incarna. Ceferino, Adan, Ailén e gli altri sono una testimonianza vivente dello spirito dei gauchos: fieri, resilienti e

Nella pagina accanto, latte appena munto. In alto, una delle finestre che connettono il fuori e dentro: le nuvole, come i pensieri e i sentimenti, entrano ed escono in un continuum.

Nella pagina precedente, la sala da pranzo con vista sul Lago Argentino. Accanto, paesaggio andino. Sotto, animali della fattoria e il proprietario dell’Estancia, Esteban, mentre prepara la carne per l’asado

profondamente radicati nella terra che orgogliosamente chiamano casa. Questi giovani gauchos lavorano in armonia con la natura e in intima connessione con la terra, guidati da una saggezza innata

tramandata di generazione in generazione, pur restando ragazzi del loro tempo. Sono un ponte tra le antiche tradizioni e i comportamenti della Generazione Z.

Una delle tante sale dell’ampio e interessante Stadel Museum con centinaia di opere dei più grandi maestri della pittura di varie epoche.

Per saperne di più

Dove

Patagonia argentina, provincia di Santa Cruz. A circa 53 km da El Calafate (40–45 minuti in auto) e circa 30 km dal Ghiacciaio Perito Moreno.

Caratteristiche

•Estancia a conduzione familiare, attiva da generazioni. Gestita principalmente per allevamento di ovini e bovini, ma anche per accogliere visitatori e far conoscere la vita rurale patagonica.

•Vista spettacolare sul Lago Argentino, le Ande e la Penisola di Magallanes.

Attività

• Cavalcate (brevi o lunghe) attraverso steppe, colline e rive del lago.

• Escursioni a piedi per osservare flora e fauna locali (guanachi, volpi, condor).

• Esperienza culturale: racconti della famiglia proprietaria, dimostrazioni di attività da gaucho.

Dormire

• Non sempre l’estancia funziona come hotel; alcune stagioni offre camere rustiche per pernottare, altre solo visite giornaliere con pranzo.

• Stile semplice, autentico e immerso nella natura, senza lusso ma con atmosfera genuina.

Mangiare

Pranzi o merende tipiche: asado patagonico, mate, dolci casalinghi.

Quando andare

• Alta stagione, novembre–marzo (estate australe): temperature più miti e giornate lunghe.

• Inverno (giugno–agosto): può essere freddo e ventoso, e alcune attività sono limitate.

Info

Sito ufficiale: cabalgatasencalafate.com.ar

Telefono (Argentina): +54 2966 512172

Email: info@cabalgatasencalafate.com.ar

Nella doppia pagina precedente, i giovani gauchos, con due volontari francesi, si ritrovano intorno al tavolo

Una carezza francese nel cuore dell’India

Testo e fotografie di Gloria Vanni

Scorci della White Town: In basso, Chintz Boutique e la Bouche Sucree, panetteria francese; a destra, Le Jardin Suffren, Garden Cafè & Guest House.

A Pondicherry la gioia di vivere non è solo eredità coloniale. È uno stile di vita che ha trovato il suo ritmo tra sari svolazzanti e boulevard fioriti, mercati brulicanti e silenzi mistici.

Chiudi gli occhi e immagina di sorseggiare un “café au lait” sotto una veranda color pastello, mentre il profumo del curry danza nell’aria insieme a quello dei croissant appena sfornati. È l’atmosfera di Pondicherry, dove l’India incontra la Francia in un valzer di colori, sapori e sorrisi che sanno di libertà e dolce vita.

Fondata nel 1674 dalla Compagnia Francese delle Indie Orientali, Pondicherry fu disegnata con mente razionale e mano francese: somiglia più a una città mediterranea che a un caotico centro indiano, con strade a griglia e quartieri ben separati. Una circonvallazione delimita la città e un canale artificiale, il Grand Canal (con più sporcizia che acqua), traccia un confine netto tra due mondi. Da una parte la White Town, la “città bianca” abitata in passato dai francesi e oggi un po’ da tutti. Dall’altra la Black Town, la “città nera”, anche detta Tamil Town dove vive la popolazione locale. Due anime divise

da un canale e unite dal destino di creare un crogiolo culturale sorprendente. Cosa resta dell’anima francese di Pondicherry, chiamata Puducherry dal 1952 quando entra a far parte della Federazione Indiana? Cerco risposte tra le vie della White Town, tutt’ora ricca di edifici coloniali dalle mille sfumature di giallo, il colore prediletto dai francesi. Tra negozi come Galerie Surcouf, Chintz Boutique, Meraki Shop con proposte moda che conquistano viaggiatori edonisti. Tra hotel e ristoranti dove il tè è un rito di eleganza e ospitalità millenaria. Al Jardin Suffren, un Masala Chai, il tè con spezie, latte, zucchero è una coccola speziata per l’anima.

E ancora, tra gli edifici di colore grigio che circondano l’Ashram di Auribondo, uno dei complessi più importanti della città. È una tappa imprescindibile per una esperienza spirituale dove il poeta, scrittore, rivoluzionario maestro di yoga Sri Aurobindo (1872-1950) condivise i suoi insegnamenti. Entro nell’Ashram rigorosamente scalza e mi siedo tra i fedeli attorno al “samadi” ricoperto di fiori, non è una tomba, è uno spazio di memoria, di Aurobindo e della Mère, Mirra Alfassa, la sua compagna spirituale. Il tempo qui è meditazione in assoluto silenzio, interrotto solo dal canto

degli uccelli. C’è una energia straordinaria. Esco e a quel punto è d’obbligo una visita ad Auroville, situata a una manciata di chilometri da Pondicherry. Nata nel 1968 da una visione della Mère, Auroville non è solo un progetto e una città nascosta tra alberi antichi e polvere rossa del Tamil Nadu. È un invito a vivere diversamente, con più cuore, consapevolezza, rispetto per sé stessi, per gli altri e per la Terra. Un luogo dove non si compete ma si collabora. Dove non si possiede ma si condivide. Dove l’essere conta più dell’avere. Purtroppo è difficile percepire i significati profondi di questo laboratorio vivente. Infatti, il tempo concesso è poco e il percorso obbligato porta al Matrimandir, la monumentale sfera dorata che invita a meditazione e quiete. Torno a Pondicherry per un tramonto alle spalle di Goubert Avenue, il lungomare prospiciente la baia del Bengala con il faro e il monumento a Gandhi alto 4 metri. Domenica è un giro in bicicletta per il quartiere musulmano e in quello Tamil con sosta alla Basilica del Sacro Cuore di Gesù e al mercato in Mahatma Gandhi Road. Pondicherry non è spiagge e mare e non si visita. È un invito a rallentare, a sorridere senza motivo, a lasciarsi sorprendere. Perché Pondicherry si vive.

Sala del Coromandel Cafe, White Town, Pondicherry.
Odisseo

Nelle pagine precedenti, a sinistra in alto, il Matrimandir, simbolo di Auroville; sotto, scorcio del quartiere Tamil a Pondicherry. Nella pagina a fianco, un angolo di Le Jardin Suffren, Garden Cafè & Guest House, Pondicherry.

In queste pagine, architetture e colori coloniali, White Town.

Nella pagina a fianco, scorcio di una strada nella White Town. In questa pagina, da sinistra a destra, piatto di verdure al ristorante Villa Shanti; foto ricordo a Pondicherry, una donna al mercato dei fiori nel quartiere Tamil, Sant Martin Street White House Pondicherry.

Per saperne di più

Quando andare

Il momento ideale per visitare il Tamil Nadu è la stagione secca, da novembre a febbraio. Il clima è gradevole, con giornate asciutte e temperature miti tra i 20 e i 30 gradi centigradi.

Come andare

• Con Etihad via Abu Dhabi da Milano Malpensa a Chennai. etihad.com/

• Pondicherry dista da Chennai 165 chilometri, circa 4 ore di auto con autista. Merita una sosta il centro religioso Mamallapuram. Tushita Travel è l’agenzia cui mi sono affidata per l’organizzazione del viaggio.

Dal 1977 è pioniere nel turismo sostenibile in India. tushita.travel

• Pondicherry è raggiungibile anche in treno e in bus, circa 3 ore e 40 tnstc.in/OTRSOnline/

Fuso orario

L’Italia è 3 ore e 30 minuti indietro rispetto a Chennai/Pondicherry, 4 ore 30 minuti con l’ora legale.

Informazioni e visto

Ufficio Nazionale del Turismo Indiano a Milano indienaktuell.de/

Dal 2021 è possibile richiedere l’e-visa per Turismo. Il visto è rilasciato con doppio ingresso per un soggiorno non superiore a 30 giorni e ha una validità di 1 mese dalla data di rilascio, non è estendibile o modificabile dopo l’ingresso in India. indianvisaonline. gov.in/

Dove dormire

Les Hibiscus Old Charm Guest House, 49 Suffren St, White Town, Puducherry. Tel. +91-94420 66763. leshibiscus.in/

Dove dormire e mangiare

• Maison Perumal Hotel & Restaurant, 44-58 Perumal Koil St, Heritage Town, Puducherry. Tel.+91 75940 12555. cghearth.com/maison-perumal

• Villa Shanti Hotel Restaurant, 14, Suffren St, White Town, Puducherry. Tel.+91 413 420 0028. lavillashanti.com/

Le Jardin Suffren Hotel & Restaurant,56, Suffren St, White Town, Puducherry. Tel. +91 77084 38458. Coromandel Cafe, 8 Romain Rolland St, White Town, Puducherry. Tel. +91 94892 14332.

Restaurant La Maison Rose, 8 Romain Rolland St, White Town, Puducherry. Tel.+91 94892 14332.

Shopping

• Galerie Surcouf, 6 Rue Surcouf, White Town, Puducherry.instagram.com/galerie_surcouf.Arredamento per la casa di ispirazione internazionale con tessuti, oggetti, antiquariato, collezionismo e abbigliamento provenienti da diverse culture.

• Chintz Boutique, 28 Romain Rolland St, White Town, Puducherry. Tel. +91 97910 06710. instagram. com/chintzpondicherry/. Il paradiso per chi ama gli abiti colorati firmati Anupamaa e Tilla, design, sculture, stampe artistiche, testi d’arte e per bambini.

• Meraki Shop, 9 Rue, Surcouf St, White Town, Puducherry. Tel.+91 93639 36156. instagram.com/merakilifestylestore. Moda, gioielli, accessori artigianali e arredamento per la casa firmati da designer indiani.

• Fabindia, Mahatnma Gandhi Road Door No. 388, 390, 392, MG Road Area, Puducherry. Tel.+91 73388 21340. fabindia.com/Moda uomo, donna, bimbi e arredamento per la casa di qualità Made in India.

Meditazione e spiritualità

Ashram Sri Aurobindo, 9 Marine Street, White Town, Puducherry. Tel.+91 413 223 3604. sriaurobindoashram.org/Auroville, auroville.org/

Nella pagina a fianco, una coppia al mare per una foto ricordo.

Wuhan: oltre i ricordi

Testo e fotografie di Fabrizio Lava

Il nome Wuhan, per anni associato al Covid, ha evocato un’eco di tristezza e incertezza globale. Ora la città cinese è una metropoli dinamica, resiliente e incredibilmente all’avanguardia.

A maggio sono stato a Wuhan per il Festival C’art. L’esperienza è andata ben oltre l’evento artistico. Ho avuto la possibilità di scoprire la vera essenza di questa metropoli che ha saputo non solo rinascere, ma reinventarsi, proiettandosi verso un futuro sostenibile senza dimenticare le proprie radici. Il primo impatto è un’idea rivoluzionaria che sta plasmando il futuro di molte città cinesi: il progetto della “città spugna”. Wuhan è una delle diciotto metropoli pioniere in questo ambizioso piano, che mira a trasformare l’ambiente urbano in un sistema idrico naturale in grado di assorbire, filtrare e riutilizzare l’acqua piovana. Il risultato è un’esperienza urbana fatta di ampie aree del centro prive di veicoli a motore, che cedono il passo a pedoni, ciclisti e mezzi elettrici. L’asfalto è stato sostituito da pavimentazioni porose, i tetti degli edifici sono diventati giardini pensili e gli spazi pubblici si sono arricchiti di laghetti, canali e aree verdi che fungono da veri e propri polmoni

idrici. Camminare per queste strade è un’immersione in un’oasi di pace, una dimostrazione tangibile di come l’ingegneria e il design possano lavorare in armonia con la natura.

Questa visione di sostenibilità s’intreccia con una straordinaria vena di avanguardia culturale di cui il Festival C’art ne è un tassello. E’ un evento internazionale che ha richiamato artisti e fotografi da tutto il mondo, trasformando

Arte pubblica sullo Xi Lake
Interni del Qintai Art Museum
A sinistra: Qintai Art Museum, Tra gli stand e i fan della mostra C’Art
Arte pubblica al Qintai Art Museum, Tai Chi al parco

Wuhan in una galleria a cielo aperto. I musei, enormi, non sono semplici contenitori di storia, ma spazi vibranti che raccontano il passato e celebrano il presente attraverso mostre internazionali. L’intera città sembra un’opera d’arte in divenire con sculture, architetture audaci e progetti di riqualificazione, che testimoniano un forte investimento nella creatività e nel benessere dei cittadini.

Ma sarebbe un errore considerare Wuhan solo una metropoli futuristica. Al di là dei grattacieli e dei giardini hightech, qui pulsa il cuore della tradizione. I suoi mercati sono un’esplosione di vita, colori e profumi. Tra bancarelle ricolme di spezie, verdure fresche e cibi esotici, si respira un’autentica atmosfera popolare. È il luogo in cui gli artigiani continuano a tramandare i mestieri antichi, dove il rumore delle botteghe

e il vociare delle persone raccontano una storia millenaria, che non è stata soffocata dal progresso. L’incontro tra il passato e il futuro è costante e affascinante: un’anziana signora che prepara il cibo di strada accanto a un chiosco con il pagamento QR code, oppure un artigiano che scolpisce il legno all’ombra di un palazzo di vetro.

Wuhan si rivela così una città dai mille volti, una sinfonia di contrasti che suona in perfetta armonia. È un luogo che ha saputo affrontare la propria storia con dignità e che oggi si propone al mondo come un modello di innovazione, sostenibilità e rinascita culturale. Visitare Wuhan significa andare oltre i pregiudizi, scoprire una metropoli complessa e affascinante che non solo guarda al futuro, ma lo sta attivamente costruendo, un passo alla volta, tra un giardino spugna e un antico mercato.

Hubei Arts Gallery
Odisseo n.
Avventori al bar della mostra C’Art Xibeihu Square

Panorama dalla Yellow Crane Tower, L’attuale struttura fu costruita tra il 1981 e il 1985, ma la torre esisteva in varie forme già a partire dal 223 d.C.

Qintai Art Museum gioca una parte importante della zona centrale a Wuhan, nella provincia dello Hubei. È il più grande edificio monolitico in calcestruzzo a vista in Cina, con forma simile ai “terrazzamenti d’argento”. La sua superficie è ricoperta da piante e percorsi sinuosi, che si integra perfettamente con il panorama naturale circostante

Per saperne di più

Come arrivare

Voli Internazionali: Non ci sono molti voli diretti dall’Italia a Wuhan, ma è possibile trovare collegamenti con uno scalo (o più) partendo dai principali aeroporti italiani come Roma Fiumicino (FCO) o Milano Malpensa (MXP). Le compagnie aeree più comuni operano scali in altre città europee (come Parigi o Mosca) o in grandi hub asiatici e cinesi (come Shanghai, Pechino, Hong Kong o Seul).

Quando andare

Il periodo migliore per visitare Wuhan è la Primavera e l’Autunno, quando il clima è più mite e piacevole per le attività all’aperto. Wuhan ha un clima subtropicale umido con quattro stagioni distinte, ma le temperature estive e invernali possono essere estreme.

Siti web basici

• www.turismocinese.it

• english.wuhan.gov.cn/travel/...

Consigli

A partire dal 30 novembre 2024 e fino al 31 dicembre 2025, i cittadini italiani in possesso di passaporto ordinario possono beneficiare di una politica di esenzione dal visto per soggiorni di breve durata, (30 giorni)

Tutte le transazioni economiche, i taxi e molti altri servizi sono presenti sull’app Alipay.

mobile.alipay.com

Notturno allo Xi Lake

Parco della Maremma, un mondo da scoprire

Testo e fotografie di Fabrizio Ventura

Nella pagina accanto, le volpi, curiose e affamate, al tramonto si avvicinano alle auto e alle persone alla ricerca di cibo.

Primo Parco Regionale istituito in Toscana nel 1975, il Parco della Maremma è una moltitudine di ecosistemi diversi, habitat ideale per svariate specie di piante e animali.

Si estende per 18 mila ettari il Parco della Maremma, di cui poco meno della metà sono protetti e il restante ne compone la fascia attigua. Trenta chilometri di costa, per la maggior parte composta da spiagge, permette il formarsi di dune ricoperte da una fitta e varia vegetazione. Questa linea costiera è interrotta verso nord dalla foce del fiume Ombrone che, con le sue improvvise e violente piene, ne modifica il disegno. Dietro alle dune, nelle zone pianeggianti, si trovano vaste aree “pinetate”, risultato di un’ intensa opera di forestazione operata nei secoli dall’uomo per proteggere il suo interno dai venti e della salsedine che arrivano dal mare. Ne è uno splendido esempio la piana Granducale che ricopre ben 600 ettari del territorio che va dalla foce dell’Ombrone fino alle pendici dei monti dell’Uccellina. Oppure ci sono zone umide come la Trappola dove la fauna selvatica si mischia all’allevamento delle vacche maremmane.

In basso, alcuni daini, presenza costante e facile da avvistare nelle radure che si aprono improvvisamente nella fitta boscaglia.

Verso sud, dove il mare arriva fino alle pendici dei monti, subito dietro le dune, troviamo la garitta con cespugli profumati e fioriti come l’erica, il rosmarino, il lentisco e il cisto, prima che inizi la vera e propria macchia mediterranea. I Monti dell’Uccellina non presentano altitudini

La Piana dei Cavalleggeri, oltre seicento ettari di sabbia e terreno affacciata sul mare e delimitata dai monti dell’Uccellina. A dominare il bosco, la Torre di Collelungo.

Nella pagina accanto, quel che resta delle piante che delimitavano la Pineta Granducale dell’Uccellina. Con le loro silhouette, fanno spesso da soggetto ai tramonti sulla spiaggia di Marina di Alberese.

importanti, arrivando al massimo a 417 metri sul livello del mare con Poggio Leggi, ma sono interamente ricoperti da un fitto manto di alberi e arbusti composto da macchia mediterranea e boschi di lecci. Non mancano il corbezzolo e il lentisco, oltre alla roverella e al biancospino. Sui versanti rocciosi, meno occupati dalla fitta vegetazione, è facile vedere la palma nana, unica specie indigena italiana che qui trova il suo limite più settentrionale. Macchia mediterranea e bosco di lecci, sono l’habitat ideale del lupo e del furtivo gatto selvatico. Attualmente si contano ben cinque branchi di lupi che, anche se non particolarmente numerosi, sono un ottimo rimedio naturale al proliferare eccessivo negli anni passati della popolazione di cinghiali e caprioli.

Questi, con le loro scorribande fuori dal limite del parco, causavano non pochi danni alle numerose coltivazioni presenti nella fascia attigua. Infatti, mentre prima si doveva intervenire con l’abbattimento selettivo nei confronti dei cinghiali che

non sempre portava a risultati positivi, ora la popolazione dell’ungulato si mantiene stabile in modo naturale, diventando preda dei lupi.

L’ultimo ecosistema che troviamo all’interno e nella fascia attigua al parco è l’ambiente agricolo con una fiorente e qualitativamente alta produzione di vino, olio e frutta, oltre a campi coltivati e ampie praterie, come la Piana dei Cavalleggeri e la Piana delle Caprarecce, dove si coltiva erba medica e pascolano allo stato brado le vacche maremmane con le tipiche e scenografiche corna a lira. La presenza dell’uomo nella zona del Parco della Maremma risale all’età paleolitica ed è testimoniata da numerosi reperti facilmente visitabili lungo i numerosi sentieri che percorrono il parco e che vanno dalle grotte ai resti d’insediamenti nelle diverse epoche romane fino alle torri di avvistamento risalenti all’epoca medioevale e alla imponente abbazia benedettina di San Rabano.

In basso: vacche maremmane, dalle caratteristiche corna a lima, nella pineta della Piana dei Cavalleggeri. Piccole aeree, durante i mesi più piovosi, si allagano e diventano siti per uccelli acquatici. Una folaga galleggia negli stagni che si formano dopo le precipitazioni primaverili. Nella pagina accanto, pesca fluviale con vecchi sistemi nelle acque dell’Ombrone, ricche di pesci.

Odisseo

Per saperne di più

Quando andare

I due momenti migliori sono l’inverno e la primavera. In inverno sia la zona umida della Trappola che le praterie vicine, si popolano di numerose specie di uccelli svernanti o di passo. In primavera da non perdere la marchiatura dei giovani vitelli a opera dei butteri che lavorano nelle diverse aziende agricole.

Dove dormire

Non ci sono veri e propri alberghi all’interno del Parco, ma solo agriturismi, affittacamere e foresterie, più o meno tutti allo stesso livello di servizi e comodità di spostamento. Se si vogliono strutture alberghiere, bisogna spostarsi a Grosseto, oppure nella stagione estiva lungo la costa che va da Principina a mare a Talamone.

Dove mangiare

All’interno del parco o nella fascia attigua, si trovano ristori e agriturismi che offrono prodotti e piatti tipici del territorio. Ristoranti veri e propri sono a Grosseto, oppure nelle stazioni balneari durante la stagione estiva.

Nei dintorni

A pochi chilometri dal Parco Regionale della Maremma si sono numerosi luoghi da visitare sia d’ interesse naturalistico, come le Oasi del WWF della laguna di Orbetello o del lago di Burano, sia archeologico come i siti di Vetulonia, Roselle, Cosa, Ansedonia e Vulci. O borghi tipici come Magliano in Toscana e Capalbio. O zone termali come Saturnia.

In basso, all’interno dei monti dell’Uccellina, è facile imbattersi in torbiere e laghetti ricchi

di avifauna, insetti, rettili e anfibi.

Viaggio nei colori della fede

Testo e fotografie di Luca Guzzo

A destra il Monastero di Sucevita. Nel piccolo riquadro un particolare di pittura murale esterna del Monastero di Moldovita.

Nel nord della Romania, tra boschi fitti e dolci colline, c’è la regione della Bucovina con incredibili chiese e monasteri dipinti, riconosciuti dall’Unesco patrimonio dell’Umanità.

A prima vista sembrano semplici edifici in pietra con tetti spioventi, ma basta varcare il cancello di un chiostro per trovarsi di fronte a pareti che sono libri di pietra, veri catechismi a cielo aperto.

Gli affreschi, realizzati tra il XV e il XVI secolo, coprono non solo gli interni ma anche le facciate esterne, con una vivacità cromatica che il tempo ha sorprendentemente preservato. Ogni monastero sembra legato a un colore dominante, che lo rende unico.

Voroneț è il più celebre: il suo “blu di Voroneț” è una tonalità così intensa e luminosa da essere spesso paragonata al misterioso blu di Giotto. Non a caso la chiesa è soprannominata la “Cappella Sistina d’Oriente”.

Humor è un trionfo di rosso caldo, che avvolge santi, martiri e scene bibliche con un’energia quasi terrena.

Moldovița affascina con i suoi gialli dorati, brillanti come la luce che filtra tra le mon-

tagne vicine, mentre Sucevița si distingue per il suo verde profondo, che dialoga con i boschi circostanti e accompagna le figure di angeli, patriarchi e profeti.

Gli affreschi non sono semplici decorazioni. Raccontano episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento, il Giudizio Universale, le genealogie e le battaglie della cristianità. Erano il modo con cui la fede parlava anche a chi non sapeva leggere,

Il Monastero di Moldovita
Un dhoni ancorato a Guraidhoo.
Il Monastero di Moldovita

trasformando i muri in un’enciclopedia illustrata, potente ed emozionante.

Per chi conosce la Romania di Bucarest o delle mete più note, la Bucovina rappresenta una scoperta inattesa, un luogo in cui la fede ha saputo trasformarsi in colore, e dove ogni muro diventa un invito a fermarsi, osservare e lasciarsi attraversare dalla bellezza.

Passeggiando tra i cortili silenziosi e sostando davanti a quegli affreschi consumati dal tempo, si ha la sensazione che ogni colore custodisca un segreto. Visitare i monasteri dipinti della Bucovina è un incontro con la memoria viva di un popolo, che ha trasformato la fede in immagini universali.

In basso, pittura murale esterna del Monastero di Sucevita
A destra, sacerdote nel Monastero di Humor.

In basso, nel mosaico di quattro fotografie, particolari dei Monasteri di Voronet, Sucevita, Humor e Moldovita. A destra, fedele nel Monastero di Humor.

Il Monastero di Sucevita.

Per saperne di più

Come

L’auto è il modo migliore per visitare i monasteri, sparsi tra villaggi e foreste. I quattro più famosi si visitano in un solo giorno con un itinerario circolare, anche se è meglio dedicargli almeno due giorni. Un itinerario più esteso, sempre con base a Suceava, può includere il Monastero di Putna, che ospita la tomba di Stefano il Grande, e altre meraviglie naturali e culturali, come il villaggio di Marginea, famoso per la terracotta, e il meraviglioso museo delle uova decorate Vama Egg Museum https://www.muzeuloului-vama.com/ ).

Tour guidati

Ci sono diverse opzioni per tour guidati e alloggi in appartamenti o residence per chi desidera esplorare la regione più approfonditamente. https://boutiqueromania.com/it/giro/tour-dei-monasteri-della-bucovina/ https://www.travelwiththewind.org/bucovina-tranatura-uova-e-monasteri-dipinti/.

Dove dormire

Marwell Residence a Sucevita (https://marwellresidence.directstays.com/)

Complex Touristic Bucovina a Sucevita (https://www.popas.ro/)

Best Western Bucovina a Humorului (https://bestwesternbucovina.ro/)

Particolare di pittura esterna del Monastero di

Sucevita.
San Juan de Gaztelugatxe, Paesi Baschi

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