Cultura
23 maggio 2008
Intervista ad Alda D’Eusanio, conduttrice del programma tv “Ricomincio da qui”
Quello che le donne non dicono
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Sogni, desideri, aspirazioni e problematiche dell’universo femminile
C
di Mafalda Bruno
osa pensano, cosa vogliono, a cosa aspirano le donne? Ne abbiamo parlato con Alda D’Eusanio, giornalista e conduttrice televisiva di tanti programmi di successo. Signora D’Eusanio, alla luce della sua esperienza nel programma “Ricomincio da qui”, in onda su RaiDue, che idea si è fatta delle reali necessità delle donne? “In occasione dell’8 marzo abbiamo trasmesso una puntata interamente dedicata alle donne. Si raccontava la storia di cinque ragazze, cinque vittime di violenza. Due di loro furono uccise dal proprio fidanzato (in trasmissione erano presenti le madri), due erano state violentate dal proprio medico mentre erano narcotizzate, l’ultima era stata vittima per anni di violenze da parte dell’ex marito (Adele Sanfilippo sequestrata e apparsa durante il sequestro alle telecamere di Raidue, perché il suo rapitore, e marito, ha chiesto di essere intervistato ndr). Dopo aver trasmesso queste storie ed averne affrontate molte altre nel corso della mia carriera, la domanda che mi pongo è: ma quando si festeggia l’8 marzo, perché c’è in giro un alone di allegria e leggerezza? C’è davvero da festeggiare? Io credo che la risposta sia no. Poco da festeggiare e ancora molto da conquistare. Nel mondo, le statistiche lo confermano, ogni giorno due donne perdono la vita a causa delle violenze subite. Purtroppo la donna è ancora una vittima”. Non trova paradossale che le donne a volte, pur forti in mille campi di azione, poi
soggiacciono anni e anni senza reagire a situazioni di vita familiare e sociale psicologicamente mortificanti? “Trovo paradossale che molte donne denuncino gli abusi che subiscono, e queste denuncie calino nell’indifferenza. La non legge sempre tutela le donne. Le violenze, nell’80 per cento dei casi, avviene tra le mura domestiche e questo sì che è un vero paradosso.
Quando una donna è vittima di stupro viene subito guardata con sospetto, quasi se fosse lei stessa il carnefice e non la vittima. La prima volta che venni a conoscenza della storia del medico di Rieti, che ha stuprato e fotografato l’atto di violenza su alcune pazienti mentre erano anestetizzate, mi sono resa conto che le donne non sono tutelate: di sette vittime solo due hanno trovato il coraggio di portare avanti la battaglia legale, mentre questo medico non è neanche stato sospeso dall’attività.
Io personalmente sono andata in tribunale durante il processo e dopo aver assistito all’interrogatorio dell’avvocato della difesa, mi sono resa conto che queste ragazze sono state stuprate due volte”. C’è una storia che non dimenticherà facilmente tra quelle raccontate nel programma “Ricomincio da qui”? “Sicuramente la storia del medico di Rieti di cui parlavo prima. Ma anche quella di un settantenne che è venuto per cercare sua madre. “Voglio poter dire mamma anche solo ad una tomba - mi disse - ho bisogno di sapere”. Ascoltai quelle parole commoventi e mi resi conto di quanto sono importanti le origini e la famiglia. E’ stata una puntata molto toccante e con un bellissimo lieto fine. Infatti, grazie all’intervento del pubblico a casa, siamo stati in grado di rintracciare la madre”. Se venisse istituito un Ministero per la Donna e lei avesse voce in capitolo, cosa metterebbe all’ordine del giorno come priorità? “Il fatto che io non riesca a dare una risposta immediata fa capire che le priorità sono moltissime. Credo che la prima cosa riguardi i diritti. Poiché le donne devono ancora lottare, hanno fatto molto ma non abbastanza, siamo ancora discriminate”. Quanto conta per lei la terra d’origine? “Sono nata a Tollo, in Abruzzo e mi sento totalmente abruzzese: orgogliosa di esserlo. Credo che Dio abbia proprio scelto la Regione giusta dove farmi nascere!” Un consiglio alle lettrici di Re p o r-
Rosa&Nero
Felici in famiglia
Agguerrite sul lavoro
Vittime di violenze
ter su come giostrarsi al meglio nella battaglia quotidiana nella cura della famiglia, della casa e nell’efficienza sul lavoro, rimanendo “Donne” nel senso più completo del termine? “Di non fermarsi mai e di lottare per affermarsi nel mondo del lavoro e nella vita sociale. Dobbiamo essere consapevoli di una cosa fondamentale: siamo forti, abbiamo una marcia in più, abbiamo grinta, siamo donne!”