Il governo della beneficenza in Tirolo secoli XVIII-XX_3

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mentazione a base di sola polenta, ricavata da questo cereale. A fine Ottocento-inizio Novecento il 20% dei ricoverati presso il manicomio di Pergine Valsugana era costituito da pellagrosi10. Le condizioni di vita e la scarsa igiene erano peraltro causa anche di altre malattie, le quali assumevano spesso carattere endemico (tifo, vaiolo, scrofola, rachitide, ecc.). E colpivano soprattutto i malnutriti bambini. Casimira Grandi ha studiato la popolazione rurale di quel tempo e ne fornisce un quadro rattristante11. Nei piccoli aggregati urbani i contadini vivevano addossati gli uni agli altri, in vicoli fangosi e stretti. Le loro case ospitavano, a piano terra, le stalle, senza finestre, le fuligginose cucine, prive di camini, i vani per la battitura del grano e i porticati per la conservazione dei commestibili. L’ambiente generale era igienicamente negativo e depresso. I contadini più poveri abitavano in veri tuguri: una stanza, una stalla, un tetto in paglia, un pavimento in terra battuta. D’altra parte le autorità non promuovevano l’industria, né allentavano le linee daziarie che appesantivano i commerci. Così la ruralità aumentava la sua assoluta preminenza e, ad un tempo, i suoi limiti dati dalla scarsità del terreno coltivabile e dalla arretratezza delle tecniche agronomiche12. Uno dei rimedi alla povertà delle famiglie fu, sino alla metà dell’Ottocento, un’emigrazione stagionale legata al ciclo dei lavori agricoli. Anche minorenni della val Venosta e della vicina Alta Valle dell’Inn si impiegavano presso contadini della Svevia e dell’Allgäu per custodire gli animali o lavorare i campi, nei mesi estivi. Negli ultimi anni dell’Ottocento l’emigrazione divenne permanente e spesso portava al di là dell’oceano; e interessava anche le donne, che trovavano lavoro nelle fabbriche tessili e nelle filande13.

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accentuò la coltivazione del castagno (si mangiava polenta di castagne) e del nocciolo; si iniziò il commercio della resina (dalla quale la trementina, la pece, ecc.) e del carbone; si aprirono i mercati con la Padania (legname, cereali, ecc.) si introdusse la patata, perché si palesava integrativa alla segale nella coltivazione. Insomma il Settecento trentino fu aperto alle innovazioni e alla circolazione dei mestieri, e questo evitò una povertà senza speranze (COPPOLA 2002). Nel 1898 fu aperto a Rovereto un «pellagrosario», la cui terapia era quella di contrastare con una dieta varia gli effetti dannosi della monofagia maidica. GRANDI 1978: 15 sgg. GRANDI 2005. GROSSELLI 1998.

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