Altre storie guerrafredda

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PECIALE

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PUBBLICITÀ AI TEMPI DELLA GUERRA FREDDA luglio 2013

Pubblicità ai tempi della Guerra Fredda

Supplemento al n. 40 di Altrestorie - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) - art. 1, comma 1, D.C.B. Trento - Periodico quadrimestrale registrato dal Tribunale di Trento il 9.5.2002, n. 1132. Direttore responsabile: Sergio Benvenuti - Distribuzione gratuita - Taxe perçue - ISSN 1720 - 6812


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per informazioni: informazioni: perper informazioni: PUBBLICITÀ AI TEMPI DELLA GUERRA FREDDA tel. tel. 0461 0461 944888 944888 | www.museocaproni.it | www.museocaproni.it 0461 944888 | www.museocaproni.it collezione ditel. pubblicità aeronautiche di Luigino Caliaro cell. cell. 348 348 9736327 9736327 ||www.basetuono.it | www.basetuono.it cell. 348 9736327 www.basetuono.it Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni, Trento – Base Tuono, Passo Coe, Folgaria 7 luglio – 1 settembre 2013 inincollaborazione in collaborazione con collaborazione con con

Comune Comune Comune didiFolgaria di Folgaria Folgaria

Iniziativa espositiva organizzata da Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni, Base Tuono, Comune di Folgaria, Fondazione Museo storico del Trentino, MUSE In collaborazione con Gruppo Modellistico Trentino di studio e ricerca storica (GMT) Da un’idea di Luigino Caliaro Curatela scientifica Luigino Caliaro con Neva Capra Coordinamento organizzativo Neva Capra e Luca Gabrielli Testi di Luigino Caliaro, Neva Capra, Alberto Mario Carnevale, Luigi Carretta, Flavio Chistè, Marco Giovanella, Maurizio Struffi Realizzazione grafica e stampa Publistampa, Pergine (Trento) Collaborazione all’allestimento Ermanno Bragagna ed Erminio Bucella del Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni Comunicatori scientifici Paola Bottaro, Ilaria Postinghel, Roberta Tarabelli con Franca Ducati e Giovanni Spagnolli del Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni Servizio di custodia, biglietteria e bookshop Erminio Bucella con Luciano Bonvecchio, Ermanno Bragagna, Mario Dalsasso, Rodolfo Gius, Marco Murgia, Mariastella Tangari

Via Torre d’Augusto, 35/41 38122 TRENTO Tel. 0461.230482 Fax 0461.1860127 info@museostorico.it www.museostorico.it

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La mostra, allestita in parte presso il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni di Trento e in parte presso Base Tuono, Folgaria, propone per la prima volta una parte – limitata, ma significativa – della collezione di pubblicità aeronautiche del periodo della Guerra Fredda raccolta da Luigino Caliaro. Appassionato di storia dell’aviazione e, in particolare, di quella militare, Luigino Caliaro iniziò per caso questa raccolta nel 2002 nel corso di un AirShow negli Stati Uniti, quando acquistò una copia originale del 1943 di The Saturday Evening Post contenente l’inserzione pubblicitaria di un caccia P-38 Lightning della Lockheed. Da allora la collezione si è notevolmente arricchita e si compone oggi di oltre 2.500 pagine pubblicitarie, riguardanti un periodo che spazia dal secondo conflitto mondiale alla caduta del muro di Berlino nel 1989. L’esposizione, rappresenta un valido supporto nella ricostruzione del periodo storico della Guerra Fredda, con riferimento a quanto accaduto nel settore aeronautico. In particolare, la sezione velivolistica – allestita presso il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni di Trento – fornisce una panoramica di alcuni dei principali velivoli da combattimento. La scelta delle pubblicità esposte e la conseguente trattazione dei velivoli illustrati segue un ordine cronologico e tipologico, raggruppando velivoli della stessa classe, oppure trattando velivoli che hanno caratterizzato particolari momenti della storia aeronautica. La sezione missilistica del percorso – allestita presso Base Tuono, Folgaria – si sviluppa invece offrendo una panoramica di alcuni dei principali armamenti, raggruppati per categoria e impiego, che componevano l’arsenale occidentale. La mostra “Pubblicità ai tempi della Guerra Fredda” nasce da un’idea di Caliaro stesso che l’ha patrocinata con generosità e competenza, scegliendo il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni e Base Tuono quali primi soggetti istituzionali dove esporre la sua collezione, già divenuta motivo di grande interesse anche negli Stati Uniti.

ALTRESTORIE – Periodico quadrimestrale di informazione Periodico registrato dal Tribunale di Trento il 9.5.2002, n. 1.132 ISSN 1720-6812 Comitato di redazione: Paola Bertoldi, Giuseppe Ferrandi, Patrizia Marchesoni, Rodolfo Taiani (segretario) Direttore responsabile: Sergio Benvenuti Numero speciale a cura di Rodolfo Taiani Progetto grafico e impaginazione: Graficomp – Pergine (TN). Stampa: Publistampa – Pergine (TN) La rivista, o gli arretrati, possono essere richiesti, fino a esaurimento delle copie, presso i recapiti della Fondazione Museo storico del Trentino. I lettori interessati ad acquistare o a informarsi sull’insieme della pubblicazioni della Fondazione Museo storico del Trentino possono collegarsi all’indirizzo internet http://edizionimuseostorico.it o scrivere all’indirizzo di posta elettronica editoria@museostorico.it


L’espressione Guerra Fredda deLa Guerra Fredda ti Uniti, Unione Sovietica e Gran Bretagna si riunirono più volte signa convenzionalmente il pedi Marco Giovanella per discutere l’assetto politico riodo che, dalla fine della Secone territoriale da dare all’Europa da guerra mondiale all’inizio dedopo la sconfitta delle forze nagli anni novanta, ha visto gli Stati zifasciste. Questi vertici misero in Uniti e i paesi aderenti alla NATO luce inconfutabilmente il superacontrapporsi all’Unione Sovietica mento dell’ordine multipolare ed e ai paesi aderenti al Patto di Varsavia su ogni piano, da quello politico a quello eurocentrico che aveva contraddistinto i deceneconomico, da quello diplomatico a quello mi- ni precedenti. Due superpotenze erano pronlitare, per arrivare fino ai livelli sportivo, tecno- te a contendersi l’intero pianeta: da una parte logico e culturale. Il termine pare sia stato uti- l’Unione Sovietica, dall’altra gli Stati Uniti. Per lizzato nel 1945 dal celebre romanziere George quanto unite nella lotta contro il nazismo, esse Orwell il quale, ragionando sugli effetti deva- avevano, infatti, una visione del mondo diverstanti della bomba atomica, previde un panora- sa, evidenziata da sistemi politici, economici e ma in cui USA e URSS, non potendosi fronteg- sociali opposti. E tra il 1945 e il 1953 una serie giare in una sfida diretta e concreta, avrebbero di episodi accentuò le contrapposizioni: la morfinito per dominare e assoggettare tutti gli altri te di Roosevelt, il rifiuto statunitense di concedere prestiti a Mosca, l’esplosione della prima paesi del mondo. Fu però nel 1947 che Guerra Fredda divenne bomba atomica americana, l’avanzata sovietica ufficialmente sinonimo della situazione in cor- in Europa occidentale, il blocco di Berlino, l’istiso, da quando cioè fu usato da Bernard Baruch, tuzione della NATO. Inoltre, l’irrigidimento delconsigliere del presidente americano Franklin le posizioni si espresse nell’utilizzo da parte sia D. Roosevelt, e dal giornalista Walter Lippmann orientale che occidentale di toni fortemente ideper delineare e segnalare l’emergere di ostili- ologici. Solo la fine del conflitto coreano (1953) tà tra le due superpotenze alleate durante il se- e la morte di Josip Stalin aprirono una parziale condo conflitto mondiale. Nel corso della fase fase di distensione tra gli antagonisti. conclusiva della Seconda guerra mondiale, Sta- Ormai in grado di colpire gli Stati Uniti con i pro-

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pri missili, Chruščëv volle però spostare la contesa su altri piani, in particolare su quelli ideologico e tecnologico, proprio per evitare il rischio di un confronto nucleare. Da questo punto di vista, il lancio dello Sputnik I non fu che la prima tappa di quella corsa allo spazio che costituirà elemento portante della Guerra Fredda almeno fino al 1975, anno della missione congiunta Apollo-Sojuz. Le relazioni fra le due superpotenze conobbero vari momenti difficili. Quello sicuramente più critico si verificò nell’ottobre del 1962, quando la popolazione mondiale visse nella paura dello scoppio di una terza guerra mondiale nucleare. Chruščëv aveva, infatti, deciso l’installazione a Cuba di missili a testata nucleare rivolti contro gli Stati Uniti. La risoluzione della crisi cubana, negoziata dal leader sovietico stesso e dal presidente americano John F. Kennedy, pose finalmente le premesse per il superamento della fase di più acceso confronto. Verso la fine degli anni sessanta si assistette a una graduale riduzione delle tensioni tra USA e URSS, la cosiddetta «distensione». Il dialogo fu favorito da alcune condizioni: il raggiungimento della parità strategica nonchè l’incapacità di USA e URSS di mantenere il loro ruolo di potenze egemoni se non con la forza e il conso-

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lidamento di nuovi soggetti economici come il Giappone e la Comunità Economica Europea. Nonostante un periodo quasi decennale di accordi antiatomici, gli anni ottanta si aprirono all’insegna della corsa agli armamenti e del riarmo atomico. Negli Stati Uniti, il presidente Ronald Reagan si adoperò per alzare sensibilmente il livello di sfida tecnologica e militare con l’Unione Sovietica. Questa costante escalation del terrore fu accompagnata dalla decisione della NATO di schierare in Europa, entro il 1983, missili Pershing e Cruise come risposta all’ammodernamento sovietico in materia missilistica. L’ascesa al potere di Michail Gorbačëv nel 1985, segnò il punto di svolta: il nuovo leader sovietico mutò radicalmente le linee guida della politica estera e di sicurezza sovietica, accettando di fatto le condizioni americane in materia di controllo degli armamenti. Più di tutto, però, fu la decisione di non intervenire ulteriormente con la forza per mantenere al potere i regimi comunisti dell’est europeo che segnò una completa ridefinizione degli interessi vitali sovietici. Con la caduta del muro di Berlino, nel 1989, ma soprattutto con la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991, la Guerra Fredda poteva dirsi terminata.


Cronologia essenziale della Guerra Fredda 1945 Ai vertici di Jalta (4-12 febbraio) e Potsdam (17 luglio-2 agosto), Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica, potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale, gettano le basi per il futuro assetto politico-territoriale dell’Europa. 8 maggio: viene firmato a Berlino l’atto di resa militare della Germania. Per la fine della Seconda guerra mondiale bisognerà attendere la resa del Giappone (14 agosto). 1947 12 marzo: il presidente USA Harry Truman annuncia una strategia di politica estera che si propone di contrastare le mire espansione dell’avversario comunista nel mondo (Dottrina Truman). 5 giugno: il segretario di stato USA George Marshall annuncia un piano straordinario di aiuti per la ricostruzione dell’Europa noto come European Recovery Program (Piano Marshall). 22 settembre: viene istituito il Cominform, organismo politico internazionale d’informazione e collaborazione tra i partiti comunisti europei. 1948 24 giugno: l’Unione Sovietica blocca l’accesso via terra a Berlino Ovest. Ha inizio il blocco di Berlino, che terminerà il 12 maggio 1949. 1949 4 aprile: dodici paesi ratificano il Patto Atlantico. Con la firma del Patto s’istituisce l’Organizzazione del Trattato del Nord-Atlantico (NATO) volta a sviluppare la cooperazione politica ed economica degli Stati membri e a favorire la consultazione multilaterale in materia di sicurezza. 23 maggio: nasce la Repubblica federale tedesca (RFT) (Bundesrepublik Deutschland o BRD). 1 ottobre: nasce la Repubblica popolare cinese (RPC). 7 ottobre: nasce la Repubblica democratica tedesca (RDT) (Deutsche Demokratische Republik o DDR) 1950 25 giugno: la Corea del Nord invade quella del Sud. Ha inizio la guerra di Corea, che terminerà il 27 luglio 1953 e che determinerà una delle fasi più acute della Guerra Fredda.

4 novembre: intervento militare sovietico a Budapest per stroncare la rivolta scoppiata a fine ottobre. 1957 25 marzo: vengono ratificati i trattati di Roma: nasce la Comunità Economica Europea (CEE). 4 ottobre: l’URSS lancia il satellite Sputnik I, primo satellite artificiale a essere messo in orbita attorno alla terra. Quattro mesi dopo (31 gennaio 1958) gli americani lanceranno l’Explorer I. Sono le prime tappe di quella che sarà una vera e propria corsa alla conquista dello spazio che impegnerà fino al 1975 i due contendenti. 1958 novembre: il leader sovietico Nikita Chruščëv decide di aprire una crisi su Berlino chiedendo a Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia di ritirare i propri soldati entro sei mesi o di riconoscere il governo dell’Est. In caso contrario, sarebbe stato bloccato l’accesso alla città e ogni violazione avrebbe costituito un’azione di guerra. 1961 12 aprile: il cosmonauta sovietico Jurij Gagarin è il primo essere umano a raggiungere lo spazio sulla navetta Vostok I. 13 agosto: Il governo tedesco-orientale decide di erigere il muro di Berlino, che dividerà la città fino al 9 novembre 1989. 1962 15-28 ottobre: crisi dei missili di Cuba. Per tredici giorni, sei in particolare ad altissima tensione, il mondo trattiene il fiato per la paura di una terza guerra mondiale nucleare. La risoluzione della crisi rappresenta un passaggio cruciale della Guerra Fredda. 1963 5 agosto: USA, URSS e Gran Bretagna siglano un trattato che mette al bando gli esperimenti atomici nell’atmosfera e nello spazio (ma non quelli nel sottosuolo).

1955 9 maggio: la Germania Occidentale entra a far parte della NATO. 14 maggio: nasce il Patto di Varsavia, alleanza militare tra i paesi socialisti dell’Europa orientale, sotto la guida di Mosca.

1964 2-4 agosto: incidenti nella Baia del Tonchino. Alcuni giorni più tardi, il Congresso americano autorizza l’intervento militare americano in Vietnam. Solo il 27 maggio 1972 Stati Uniti e Vietnam del Nord sigleranno un accordo di pace. La guerra terminerà il 30 aprile 1975 con l’entrata a Saigon delle truppe nord-vietnamite.

1956 29 ottobre: Gran Bretagna, Francia e Israele attaccano l’Egitto. Ha inizio la crisi di Suez, che terminerà ventiquattro ore dopo grazie alle pressioni di USA e URSS all’ONU, evitando così un conflitto internazionale.

1968 20-21 agosto: l’invasione sovietica in Cecoslovacchia pone fine alla «Primavera di Praga» e al «socialismo dal volto umano» promosso dal presidente Alexander Dubček.

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1969 20 luglio: l’astronauta americano Neil Armstrong è il primo uomo a mettere piede sulla Luna. 1970 12 agosto: grazie alla Ostpolitik di Willy Brandt, RFT e URSS ratificano un patto di non aggressione. Bonn accetta i confini segnati dalla Seconda guerra mondiale. 1971 aprile: l’URSS invia la prima stazione spaziale in orbita attorno alla Terra, la Saljut I. 2 agosto: la Repubblica popolare cinese entra a far parte delle Nazioni Unite. 1972 26 maggio: USA e URSS ratificano il trattato SALT I (Strategic Arms Limitation Talks) per la riduzione degli armamenti: la prima parte dell’accordo limitava il numero di sistemi di missili anti-balistici ABM (Anti-Ballistic Missile) a un massimo di due per parte, la seconda fissava una soglia alle armi strategiche offensive degli USA e dell’URSS. 1974 23 novembre: vertice tra il leader sovietico Leonìd Brežnev e il presidente americano Gerald Ford. Si raggiunge l’accordo per emendare il trattato SALT I: le due parti si sarebbero potute dotare di un solo sistema ABM. Inoltre, fu ridefinito il tetto massimo di vettori permessi. 1975 15 luglio: missione congiunta USA-URSS nello spazio. 1 agosto: trentacinque paesi ratificano gli accordi di Helsinki, atti finali della prima Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE). I firmatari s’impegnano ad astenersi dall’uso della forza e a rispettare la reciproca sovranità e l’inviolabilità delle frontiere. 1979 8 giugno: Brežnev e il presidente statunitense «Jimmy» Carter ratificano il trattato SALT II. L’accordo fissa un tetto al numero complessivo di missili intercontinentali e a quelli di missili dotati di testate nucleari multiple. 27 dicembre: invasione sovietica in Afghanistan contro il governo di Hafizullah Amin, considerato amico degli americani. In risposta all’azione di Mosca, Carter ritira il trattato SALT II (3 gennaio 1980).

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1983 Diviene operativa la decisione del presidente USA Ronald Reagan, adottata in sede NATO nel 1979, di stanziare sul territorio europeo missili nucleari di media gittata (Pershing e Cruise) in risposta al dispiegamento da parte di Mosca di missili intermedi SS20. 23 marzo: Reagan annuncia la decisione di dotarsi di un sistema di difesa strategica capace di proteggere il paese da un eventuale attacco nucleare (Iniziativa di difesa strategica o SDI-Strategic Defense Initiative) violando di fatto l’accordo SALT I sui sistemi difensivi ABM. 1985 11 marzo: Michail Gorbačëv è il nuovo segretario del Partito comunista sovietico. novembre: non sortisce nessun accordo il primo incontro a Ginevra tra Gorbačëv e Reagan per porre fine alla corsa agli armamenti. 1986 15 gennaio: Gorbačëv propone pubblicamente un piano di riduzione graduale e bilanciata delle armi nucleari che porti alla loro definitiva rimozione entro il 2000. 11-12 ottobre: il secondo incontro a Reykjavík tra URSS e USA si conclude senza accordi. 1987 8 dicembre: USA e URSS ratificano il trattato INF (Intermediate Nuclear Forces) che prevede la rimozione dei missili a media gittata presenti in Europa (SS20, Pershing, Cruise). 1988 8 febbraio: Gorbačëv annuncia il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan. 29 maggio-2 giugno: vertice tra Reagan e Gorbačëv a Mosca. 1989 9 novembre: le frontiere di Berlino vengono aperte. Crollo del muro di Berlino. 1990 3 ottobre: la Germania viene ufficialmente riunificata. 1991 1 luglio: scioglimento del Patto di Varsavia. 31 dicembre: dissoluzione dell’Unione Sovietica e nascita della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI).


SEZIONE ESPOSITIVA PRESSO BASE TUONO FOLGARIA MISSILISTICA

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8 MISSILI

A 1.543 m di quota, nel Comune di Militare sono stati ripresi dalla giunta Base Tuono Folgaria (Trentino), la Base NATO nell’autunno dello stesso anno, passo Coe-monte Toraro fu una delle e i missili testimoni sostenuti dalla Fondazione Museo dodici basi missilistiche dell’Aero- della Guerra Fredda storico del Trentino. I risultati hanno nautica Militare dispiegate nel Nord superato le attese perché è emersa di Maurizio Struffi Italia negli anni sessanta nell’ambito la possibilità di riportare a Passo Coe del sistema di difesa aerea NATO del i missili e gli apparati di una delle tre Sud-Europa. È stata operativa dal sezioni di lancio di cui era compo1966 al 1977. sta l’Area. Un programma Facente capo al 66° ambizioso che tuttavia, Gruppo Intercettori Telegrazie al sostegno finanguidati del 7° Reparto di ziario della Provincia autoVicenza, dipendente dalla noma di Trento, ha preso 1a Aerobrigata, la base corpo rapidamente. secondo uno schema Ora la zona appare tracomune a tutte era articosformata grazie a un lata su tre aree. A Tonezza ammirevole intervento di del Cimone, in territorio recupero ambientale. Un vicentino, c’era l’Area laghetto alpino e pendii Comando e Logistica; sul verdi hanno cancellato monte Toraro (1.897 metri ogni traccia di manufatti di quota) nel comune di e piazzali in rovina, ed ai Arsiero (VI) c’era l’Area margini, sulle prime penControllo; mentre a Passo dici di monte Maggio, Coe c’era l’Area di Lancio, si stagliano le sagome che occupava 16 ettari di pascolo nella zona di malga imponenti di tre missili Nike-Hercules in rampa di Zonta, teatro dell’eccidio nazista del 12 agosto 1944. lancio di quella che, un tempo sezione Alpha, ora è La malga fu abbattuta perché compresa nel perime- diventata Base Tuono, all’epoca nome in codice Nato tro della base ed a poca distanza, nel 1962, fu edi- dell’intera Base. Oltre all’hangar della sezione in cui ficato il Sacrario che ospita la commemorazione erano alloggiati i missili, l’unico manufatto rimasto annuale. è il corpo di guardia, in prossimità del bacino, che Le dodici basi avrebbero dovuto contrastare even- diverrà il centro di accoglienza dei visitatori e di tuali attacchi aerei da parte dei paesi del Patto di Var- gestione dell’intera zona. savia. Il loro sistema d’arma era basato sul missile Base Tuono, unica in Europa Nike-Hercules (superficie-aria) armato con testate Base Tuono, esposizione museale unica in Europa, convenzionali e con testate nucleari. La Base NATO testimonia una pagina di storia. di passo Coe-monte Toraro è stata dunque uno dei Vi sono esposti: presidi difensivi propri di quel periodo storico che • tre missili Nike-Hercules ricollocati in posizione di ha preso il nome di Guerra Fredda, il conflitto idelancio sulle loro rampe; ologico, economico e politico tra l’Est e l’Ovest che • un missile “didattico” collocato sul binario nell’hanha segnato il secondo dopoguerra fino al crollo del gar (l’A.M. lo usava per addestrare il personale); muro di Berlino, nel 1989. • tre carri elettronici, che ospitavano i computer cui La conversione ad usi civili spettava l’elaborazione dei dati inviati dai radar; L’area della base Nato è stata riconsegnata al • quattro grandi apparati radar, dedicati all’intercettacomune di Folgaria oltre dieci anni dopo la chiuzione del nemico ed alla guida dei missili; sura, ed è stata subito utilizzata come deposito e • la strumentazione per il lancio dei missili (nel magazzino di attrezzature e materiali di ogni tipo, bunker); subendo un rapido e completo degrado. Nel 2009, • un missile Nike Ajax, precursore dell’Hercules; nell’imminenza della trasformazione di gran parte • il generatore ed il gruppo di continuità che assicuradella ex base in un grande bacino per l’innevamento vano energia alla sezione di lancio; programmato (realizzato dalla società degli impianti • una “torre di guardia”, grande altana che presisciistici di Folgaria), l’amministrazione comunale ha diava le sezioni di lancio abilitate alla presenza delle ripreso con determinazione l’idea abbozzata vari testate nucleari; anni prima ma poi abbandonata, di riportarvi un mis- • pannelli illustrativi della Guerra Fredda, della dislosile a documentazione storica. cazione dei missili in Italia, della sequenza di lancio, I contatti con lo Stato Maggiore dell’Aeronautica delle caratteristiche della Base.


il missile come deterrente

pu del bbli la cit gu a a err i t a f emp red i da

A metà degli anni ’50, grazie agli stanziamenti per lo sviluppo di nuove armi (passati da qualche milione di dollari, nel 1953, a oltre un miliardo nel 1957), nacque la forza balistica intercontinentale americana. Venne così a crearsi una nuova forza strategica deterrente, basata su missili con capacità nucleare e diverso raggio d’azione. Missili denominati rispettivamente SRBM-Short Range Ballistic Missile, con gittata entro i 1.000 km; MRBM-Medium Range Ballistic Missile, gittata tra i 1.000 e i 3.000 km, con capacità di lancio sia da postazione fissa che mobile; IRBM-Intermediate-Range Ballistic Missile, gittata tra i 3.000 e i 5.500 km, e ICBM-Intercontinental Ballistic Missile quelli a lungo raggio, ossia con gittata oltre i 6.000 km e con lancio esclusivamente da appositi siti fissi o da silos sotterranei.

9 Immagine pubblicitaria anno 1960 - rivista TIME

MISSILI


l’atlaS: primo missile balistico intercontinentale

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Nonostante uno sviluppo a dir poco travagliato, il CONVAIR ATLAS fu, nel 1960, il primo missile balistico intercontinentale a divenire operativo. Ne furono costruiti circa 350 in varie versioni e furono ritirati dal servizio nel 1965.

Il missile, a due stadi, era lungo – a seconda delle versioni – tra i 23 e i 27 metri, pesava tra i 115.000 e i 120.000 kg e aveva una gittata di oltre 15.000 km. Successivi sviluppi del missile portarono all’impiego dell’ATLAS come vettore di lancio per le imprese spaziali, con successo superiore a quello militare.

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In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1960 - rivista NEWSWEEK In basso a destra: immagine pubblicitaria anno 1959 - rivista TIME


i missili balistici lanciati da sottomarini

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Nei primi anni ’60 entrarono in servizio i primi missili SLBM-Submarine-Launched Ballistic Missile, concepiti per essere lanciati sia da navi di superficie che da una nuova categoria di sommergibili. Il primo fu l’SSM-N REGULUS, prodotto dalla Vought che però, dopo pochi anni, fu sostituito dall’UGM 27 POLARIS della Lockheed. Quest’ultimo, perfezionato in varie versioni, rimase operativo fino alla metà degli anni ’70. Anche la Marina Militare italiana, nel corso dei primi anni ’60, modificò l’incrociatore lanciamissili “Giuseppe Garibaldi” e la “Vittorio Veneto” in funzione di tali armi, tuttavia i missili destinati all’Italia non vennero mai consegnati.

11 In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1960 - rivista NEWSWEEK In alto a destra: immagine pubblicitaria anno 1963 - rivista TIME In basso a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1956 - rivista TIME

MISSILI


il tHOr: primo missile balistico

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Sviluppato a metà degli anni ’50, il Douglas THOR è stato il primo dei missili balistici a medio raggio a diventare operativo con l’USAF nel 1957 e il primo a essere consegnato alla RAF inglese, unica Forza Aerea occidentale a dotarsene. I THOR furono ritirati nel 1963. A differenza del missile contemporaneo pariclasse JUPITER, il THOR aveva dimensioni ridotte; la possibilità di trasportarlo sui velivoli cargo dell’USAF ne consentiva inoltre un veloce posizionamento. Lo JUPITER, costruito dalla Chrysler, fu fornito anche all’Italia, che ne dispiegò una trentina nel 1960 presso alcune basi decentrate in Puglia, assoggettate al comando della 36a Aerobrigata Interdizione Strategica di Gioia del Colle. I missili furono ritirati dopo soli tre anni di attività.

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In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1959 - rivista TIME In alto a destra: immagine pubblicitaria anno 1959 - rivista MISSILE & ROCKETS In basso: immagine pubblicitaria anno 1958 - rivista SCIENTIFIC AMERICAN


il titaN: primo missile strategico operativo

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Con il Martin TITAN, nel 1959, l’USAF arrivò a disporre di un missile intercontinentale realmente effettivo a lungo raggio, capace di portare testate nucleari. Ciò contribuì a far conseguire agli USA – per alcuni anni – la superiorità sull’URSS nel campo strategico missilistico.

13 Immagine pubblicitaria anno 1960 - rivista TIME

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pu del bbli la cit gu a a err i t a f emp red i da

il titaN oltre l’atmosfera terrestre

Il TITAN aveva la caratteristica di essere lanciato direttamente da un silos sotterraneo, evitando così la lunga e delicata manovra di sollevamento verticale, com’era invece necessario per gli altri missili dell’epoca. La sua validità, oltre che dalla consistente produzione (ne furono costruiti oltre 350 in varie versioni) e dalla lunga permanenza in servizio (oltre quarant’anni), fu ulteriormente ribadita dal successo come vettore di lancio spaziale.

Infatti, grazie alla loro affidabilità e capacità di carico variabile a seconda del tipo di utilizzo, i missili TITAN potevano immettere in orbita fino a venti tonnellate di materiale scientifico. Per il loro lancio furono utilizzati i silos della base militare di Vanderberg, in California. Per la cronaca, l’ultimo lancio spaziale in cui è stato utilizzato il vettore TITAN 4B risale al 19 ottobre 2005.

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In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1962 - rivista SPACE DIGEST In basso a destra: immagine pubblicitaria anno 1962 - rivista WESTERN AVIATION


il miNutemaN: l’evoluzione del missile strategico

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La famiglia dei missili MINUTEMAN rappresentò l’estrema evoluzione del concetto di vettore strategico a lungo raggio lanciato dal continente americano. Operativo dal 1963, questo missile fu continuamente aggiornato. Attualmente l’USAF ne conta 500 circa, tutti della versione MINUTEMAN III, la più potente sia come gittata che come potere distruttivo, potendo portare tre testate nucleari indipendenti (MIRV-Multiple Independently targetable Reentry Vehicles), in grado di colpire altrettanti obiettivi simultaneamente.

15 In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1959 - rivista SCIENTIFIC AMERICAN In basso a destra: immagine pubblicitaria anno 1959 - rivista TIME In basso a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1958 - rivista NEW YORKER

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i missili nucleari lanciati da rampa mobile

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Il Martin MGM-1 MATADOR fu il primo missile da crociera nucleare guidato a corto raggio a entrare in servizio con l’USAF (nel 1953). L’SM-62 SNARK, della Northrop, fu invece un missile a lungo raggio che divenne operativo nel 1958. Il missile poteva essere lanciato da rampe mobili ma dopo soli due anni venne sostituito dai missili ICBM-Intercontinental Ballistic Missile. L’MGR-1 “HONEST JOHN”, lanciato da un autocarro appositamente modificato, è stato invece il primo missile d’artiglieria tattico con capacità nucleare, o convenzionale, con gittata oscillante tra i 10 e i 50 km. Venne fornito a numerosi Paesi europei, tra cui l’Italia, che mise in linea l’arma con la 3ª Brigata Missili dell’Esercito Italiano.

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In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1957 - rivista FORTUNE In alto a destra: immagine pubblicitaria anno 1959 - rivista NEWSWEEK In basso a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1958 - rivista FORTUNE


lo SKYbOlt: missile balistico aviolanciato

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Sviluppato a partire dal 1960, il Douglas AGM-68 SKYBOLT è stato il primo rappresentante della nuova classe di missili balistici aviolanciati ALBM-Air-Launched Ballistic Missile. Venne concepito per essere utilizzato dai grandi bombardieri strategici come l’americano B-52 e l’inglese Avro Vulcan, tuttavia, dopo una prima serie di lanci senza successo e in considerazione degli alti costi di sviluppo, nel 1962 l’intero programma venne cancellato. Ne erano stati costruiti 100. Sia gli Stati Uniti che il Regno Unito preferirono concentrarsi sullo sviluppo del programma missilistico Polaris il quale, grazie al fatto di essere lanciato da sottomarini in immersione, consentiva tra l’altro una flessibilità e “furtività” d’impiego indiscutibilmente più elevata rispetto a un missile lanciato da un velivolo.

17 In alto: immagine pubblicitaria anno 1962 - rivista TIME In basso a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1960 - rivista FLIGHT In basso a destra: immagine pubblicitaria anno 1960 - rivista TIME

MISSILI


i missili da crociera

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Un missile da crociera (italianizzazione dell’inglese “cruise missile”), propulso da un motore per tutta la durata del volo, a differenza di un missile balistico percorre una traiettoria guidata da un proprio computer che ne controlla autonomamente la rotta. Uno dei principali rappresentanti di questa categoria è il MDD TOMAHAWK, tutt’oggi operativo. Tuttavia, pur potendo imbarcare una testata nucleare, grazie alla sua estrema precisione di guida asservita da GPS, il TOMAHAWK – lanciato da navi della flotta americana – è utilizzato esclusivamente con testate convenzionali. I recenti conflitti che hanno impegnato le forze NATO hanno infatti dimostrato l’efficacia e la precisione di questi missili, utilizzati per colpire selettivamente bersagli particolarmente importanti.

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In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1983 - rivista AVIATION WEEK & SPACE TECHNOLOGY In alto a destra: immagine pubblicitaria anno 1984 - rivista AVIATION WEEK & SPACE TECHNOLOGY In basso: immagine pubblicitaria anno 1982 - rivista AVIATION WEEK & SPACE TECHNOLOGY


il ridimensionamento del missile nucleare

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Verso la fine degli anni ’80, con il diminuire della tensione tra le due superpotenze, anche i costosissimi e ambiziosi programmi missilistici nucleari subirono un certo ridimensionamento. è nota la vicenda dei missili balistici PERSHING II, di gittata superiore ai 1.500 km, schierati per un breve periodo presso alcune basi in Europa. Anche l’Italia venne interessata dal programma e, non senza numerose polemiche, un certo numero di PERSHING venne schierato a Comiso, in Sicilia. Nel 1991 però, con il crollo dell’impero sovietico, l’importanza strategica della base venne meno e i pochi missili presenti furono ritirati. Progettato come arma stand-off (ossia utilizzabile senza entrare nel raggio d’azione della difesa antiaerea nemica) per i bombardieri strategici dell’USAF, l’AGM-69 SRAM è stato un missile a testata nucleare con un raggio d’impiego di circa 200 km. Entrato in servizio nei primi anni ’70, ha equipaggiato i bombardieri B-52, B-1B e FB111A della Forza Aerea americana e fu ritirato negli anni ’90.

19 In alto: articolo pubblicitario anno 1966 - rivista NEWSWEEK In basso a destra: immagine pubblicitaria anno 1973 - rivista TIME

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l’avvento dei missili antiaerei

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Verso la fine degli anni ’50, nel panorama aeronautico iniziarono ad apparire i primi missili ariaaria lanciati dai velivoli da caccia. Ci si era infatti resi conto come l’armamento basato su mitragliatrici e cannoni dei caccia dell’epoca fosse assolutamente insufficiente per contrastare le grandi formazioni di bombardieri. Furono così messi a punto missili a corto raggio a guida infrarossa (a inseguimento del calore), a medio raggio radar-guidati oltre a complessi missili aria-aria nucleari come l’AIR-2 GENIE, con l’intento di compensare l’eventuale scarsa precisione dello stesso con la potenza dell’esplosione nucleare.

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In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1950 - rivista FLYING In basso a destra: immagine pubblicitaria anno 1958 - rivista SPACE AERONAUTICS In basso a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1955 - rivista PROCEEDINGS


i missili aria-aria americani

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L’armamento principale dei velivoli intercettori pilotati odierni è rappresentato da una combinazione di missili aria-aria a corto raggio (tra gli 8 e i 20 km) e medio raggio (oltre i 20 km). Il missile a corto raggio dispone di autoguida a sensore infrarosso IR-Infra Red a inseguimento del calore e tra questi il miglior rappresentante è l’AIM-9 SIDEWINDER, missile entrato in servizio negli anni ’60 e declinato poi in una serie di versioni sempre più perfezionate e precise, fino ad arrivare ai giorni nostri. Il missile a medio raggio consente invece di colpire il velivolo avversario oltre il raggio visivo del pilota. Tra questi missili l’AIM-7 SPARROW a guida radar è stato sicuramente il più efficace, essendo stati usati, con versioni sviluppate allo scopo, come missili antiaerei lanciati da terra e imbarcati su navi.

21 In alto: articolo pubblicitario anno 1983 - rivista AVIATION WEEK & SPACE TECHNOLOGY In basso a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1957 - rivista FORTUNE In basso a destra: immagine pubblicitaria anno 1982 - rivista PROCEEDINGS

MISSILI


i missili aria-aria europei

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Parallelamente all’industria americana, anche l’Europa ha sviluppato propri sistemi missilistici imbarcati su velivoli da caccia. La Francia, per l’impiego sui velivoli di progettazione nazionale Mirage, ha sviluppato il MATRA MAGIC R550 a corto raggio e guida infrarosso e il MATRA R530 a medio raggio, il primo missile europeo di questa categoria progettato e divenuto operativo. Il SELENIA ASPIDE è stato invece un valido missile a medio raggio costruito in Italia e rappresenta un’evoluzione dello SPARROW americano. è stato impiegato sui caccia della difesa aerea fino a qualche anno fa ed è tuttora utilizzato per la difesa contraerea di aeroporti e di navi.

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In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1980 - rivista AVIATION WEEK & SPACE TECHNOLOGY In alto a destra: immagine pubblicitaria anno 1978 - rivista AVIATION WEEK & SPACE TECHNOLOGY In basso a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1976 - rivista INTERNATIONAL DEFENCE REVIEW


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i missili aria-suolo

A partire degli anni ’60, con l’avvento della tecnologia che consentiva un’efficace precisione di guida, iniziarono a essere impiegati armamenti missilistici aria-suolo guidati. L’AGM-12 BULLPUP, della Martin, è stato il primo missile aria-superficie radio-guidato prodotto in larga scala e fu utilizzato durante la guerra del Vietnam. Tuttavia, a causa della limitata efficienza del sistema di guida, le sue prestazioni non risultarono particolarmente efficaci e fu poi sostituito da missili aria-suolo più perfezionati come il MAVERICK, o specializzati come l’AGM-88 HARM (concepito per la distruzione dei siti radar antiaerei) o ancora come il francese EXOCET, particolarmente efficace nel ruolo antinave.

23 In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1960 - rivista NEWSWEEK In basso a destra: immagine pubblicitaria anno 1983 - rivista AVIATION WEEK & SPACE TECHNOLOGY In basso a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1983 - rivista AVIATION WEEK & SPACE TECHNOLOGY

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i missili terra-aria

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Nel pieno della Guerra Fredda e con la possibilità di un attacco di massa da parte dei bombardieri, oltre agli intercettori pilotati furono sviluppati potenti missili lanciati da terra con raggio d’azione di decine di km. Questi missili dovevano rappresentare il primo e immediato baluardo difensivo a protezione dai bombardieri nemici, con tempistiche di lancio estremamente ridotte. Il NIKE AJAX (MIN-3A), costruito in quasi 14.000 esemplari da un pool di aziende americane, risultò essere il primo efficace sistema missilistico superficie-aria teleguidato del mondo a entrare in servizio. Il missile era armato con tre testate esplosive convenzionali a frammentazione, installate nel “muso”, al centro e in coda; aveva una portata di una cinquantina di km e raggiungeva una velocità di Mach 2.3.

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In alto: immagine pubblicitaria anno 1956 - rivista NEWSWEEK Sotto: foto di missili Nike Ajax-Hercules


l’aJaX in europa

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Le possibilità di difesa offerte dal sistema missilistico AJAX, guidato sul bersaglio da un complesso sistema di apparecchiature di scoperta e guida, risultavano decisamente interessanti per la difesa contro un ipotetico attacco di sorpresa del Patto di Varsavia e per questo motivo numerose batterie di missili vennero fornite a nazioni della NATO quali Francia, Germania Occidentale, Olanda, Norvegia, Danimarca, Giappone e Turchia che le impiegarono per lo più lungo i propri confini con i paesi del Blocco Comunista. Il sistema d’arma NIKE AJAX venne fornito anche alla nostra Aeronautica Militare andando a equipaggiare 12 Squadriglie dei Gruppi Intercettori Teleguidati della 1ª Brigata Aerea di Padova.

25 In alto: immagine pubblicitaria anno 1956 - rivista NEWSWEEK In basso a destra: immagine pubblicitaria anno 1960 - rivista SPACE AERONAUTICS

MISSILI


il NiKe HerculeS

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Già prima dell’entrata in servizio dell’Ajax fu deciso di sviluppare un nuovo sistema di difesa missilistico che, pur utilizzando parte dei complessi sistemi di comando e guida dell’Ajax, risultasse più flessibile, preciso e letale. Fu così sviluppato il sistema NIKE HERCULES, direttamente derivato dall’Ajax ma con prestazioni generali migliorate e armabile anche con testata nucleare.

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Immagine pubblicitaria anno 1957 - rivista SPACE AERONAUTICS


l’impiego del NiKe HerculeS con la NatO

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Il sistema NIKE HERCULES dimostrò di avere prestazioni veramente interessanti, soprattutto in termini di gittata e di quota, al punto che contribuì a mettere in ombra l’imperante filosofia dei grandi bombardieri pilotati stratosferici supersonici. Grazie poi a strutture di lancio composte da rampe in acciaio profilato e sistemi di comando e scoperta mobili, il sistema dimostrò una – seppur relativa e limitata – possibilità di movimento rispetto alle strutture fisse necessarie per l’Ajax. In considerazione delle sue ottime caratteristiche antiaeree, a partire dalla metà degli anni ’60, il missile fu quindi fornito dagli americani a tutti i Paesi della NATO, a Giappone, Corea del Sud e Taiwan e costantemente aggiornato nella sua componente elettronica.

Gli ultimi missili furono ritirati dal servizio negli USA nel 1974, mentre con le nazioni amiche il missile si dimostrò molto più longevo rimanendo operativo fino agli anni 2000, trovando impiego, grazie alla sua flessibilità, anche come missile da contro-bersagli terrestri. Anche l’Italia ne acquistò un certo numero, alcuni con capacità di lancio di testate nucleari, che furono rischierati presso varie basi sparse tra Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino, allo scopo di creare uno scudo difensivo a protezione dei propri confini orientali.

27 In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1956 - rivista TIME In basso a destra: immagine pubblicitaria anno 1959 - rivista MISSILE & ROCKETS

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Sabato 14 agosto 1986, siamo al sponsabile dell’autenticazione degli Blazing Skies 79° Gruppo I.T. di Zelo, in Polesine, ordini e delle operazioni di appronsimulazione d’attacco uno dei Gruppi armati con il sistema tamento al lancio. Un servizio di viin una base Nike al missilistico di difesa aerea Nike-Hergilanza armata era costantemente cules, dotato anche di capacità nu- tempo della Guerra Fredda attivato per garantire la sicurezza sia cleare. Un normale ed afoso sabato del sistema d’arma che degli uomini testimonianza di un di vigilia del Ferragosto ai tempi delad esso preposti. Comandante di squadriglia Il sistema di difesa locale era articola Guerra Fredda. All’epoca le unità Nike dell’Aeronaulato su sentinelle, ronde, squadre di Alberto Mario Carnevale tica Militare contribuivano con turni d’intervento tenute costantemente di prontezza alla difesa dello spazio armate e pronte ad entrare in azione aereo del nord-est d’Italia, sotto il diretto comando in pochi minuti per garantire la sicurezza dei missili della NATO. La “prontezza” consisteva nel mante- con testate nucleari presenti nei depositi della Base. nere lo stato operativo del sistema d’arma in modo Un servizio di grande delicatezza che veniva svolto tale da essere in grado di lanciare, entro 30 minuti dai nostri ottimi avieri di leva, congiuntamente con dall’allarme, tre missili Hercules contro un potenzia- i militari professionisti dell’US Army Detachment le attacco aereo portato di sorpresa dalle forze del presenti in Base. Torniamo al nostro sabato di metà Patto di Varsavia. agosto: il Capitano comandante la 79a Squadriglia, La prontezza, nominativo in codice “November”, ve- sapendo che alle ore 12 la sua batteria avrebbe doniva svolta a rotazione con turni di 24 ore alternati a vuto iniziare il turno di prontezza November, si reca turni di maggiore attesa dedicati all’addestramento nell’area operativa per un aggiornamento sulla sie alla manutenzione del sistema Nike. Praticamente, tuazione. L’ufficiale TCO di turno gli riferisce che si un ciclo continuo di attività operative, addestrative stanno terminando i controlli del sistema e che, a e tecniche che lasciava poco spazio a periodi di cal- meno di imprevisti guasti, alle dodici assumerà la ma e che non teneva assolutamente conto dei giorni prontezza. Passano così le poche ore mancanti e il di festa. Ma tutto il personale era ben consapevole Capitano viene informato che la prontezza è regolardell’importanza del compito assegnato, che aveva di mente assunta. fatto assicurato la pace per lunghi anni, seppur in un Da questo momento la 79a Squadriglia, erede delcostante stato di tensione. le glorie della 79a Squadriglia Caccia formatasi nel In conseguenza a questo stato di cose, il Gruppo lontano 1917, è responsabile per le successive 24 Nike era sempre presidiato dalla squadra operativa ore della difesa aerea del suo settore di competenza in turno di allarme, diretta da un ufficiale, il TCO, re- contro eventuali ed improvvisi attacchi da parte del

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Patto di Varsavia. Le ore passano veloci perché la squadra di servizio è comunque chiamata alla routine giornaliera, che vede alcune prove di integrazione nel sistema di difesa aerea della NATO, controlli periodici sugli apparati elettronici per mantenere i parametri minimi di efficienza, partecipazione ad attività d’ingaggio simulate contro bersagli aerei “di opportunità”. In Area Lancio, dove sono custoditi i missili, il sistema di sorveglianza e difesa è sempre attivo e tenuto costantemente all’erta mediante ispezioni ai posti di guardia, briefing al personale, esercitazioni di pronto intervento contro simulazioni di intrusioni di sabotatori e attacchi con aggressivi chimici. Insomma, il motore funziona come al solito a pieni giri, come tutti i giorni, indipendentemente dal fatto che è la vigilia del Ferragosto. Improvvisamente, verso le diciassette, l’afa pomeridiana è scossa da un battito di ali d’elicottero in avvicinamento alla Base. Immediatamente si attiva un piano di sicurezza previsto per questo evento. La squadra antincendio e l’ambulanza raggiungono in pochi secondi l’eliporto, dove si trova già dispiegata una squadra di fucilieri perché “non si sa mai” chi possa scendere dall’elicottero: siamo o no in Guerra Fredda? Dall’elicottero, ormai atterrato e riconosciuto, scende velocemente il team ispettivo della 1a Aerobrigata. Un nucleo di militari che hanno il compito di verificare senza preavviso l’effettivo stato di prontezza della batteria Nike e la sicurezza della Base. Insomma, un “controllo qualità” vero e proprio. Il team simula, perciò, che ci sia un attacco aereo in corso

e mette in allarme la batteria con l’ordine, per noi fatidico, di BLAZING SKIES. Da questo momento parte il conteggio dei 30 minuti a disposizione per il lancio simulato. Il TCO dopo aver svolto le previste procedure di autenticazione degli ordini, allerta la squadra operativa in turno ed appronta il sistema d’arma. Al termine, dopo il lancio simulato, il team verifica che gli apparati elettronici rispondano ai requisiti minimi previsti dalla prontezza. Il Capitano, subito informato di ciò che sta avvenendo in Base, ha raggiunto nel frattempo l’area operativa. È con la famiglia, ma sa che in qualsiasi momento, giorno e notte (a parte i periodi di licenza), è suo dovere raggiungere la Base in meno di 40 minuti perché anche questo è Guerra Fredda. Ma lo ha fatto con tranquillità, consapevole che la squadra di turno è perfettamente addestrata e che gli apparati sono costantemente tenuti sotto controllo nel pieno rispetto dei requisiti. Una tranquilla normalità. Al termine delle verifiche, il capo del team, un ufficiale superiore del Comando 1a Aerobrigata, rilascia al TCO un circostanziato rapporto che attesta l’arrivo del Capitano nei limiti di tempo, il pieno rispetto dei requisiti della prontezza operativa e del servizio di vigilanza e difesa della Base. Risalito in elicottero, il team lascia la Base con i suoi membri soddisfatti sia di aver compiuto il loro dovere di verifica, ma anche di aver riscontrato che la difesa dello spazio aereo era assicurata al meglio. Anche per quel giorno, il Patto di Varsavia avrebbe avuto vita difficile.

Il Generale di Brigata Alberto Mario Carnevale, nato a Viterbo nel 1950, è entrato in Accademia Aeronautica nel 1970. Al termine del ciclo formativo è stato qualificato sul sistema Nike-Hercules. Ha prestato servizio nel 67° Gruppo “Intercettori Teleguidati” di Monte Calvarina, nel 79° Gruppo I.T. di Zelo e nel 72° Gruppo I.T. di Bovolone. In questi reparti ha avuto responsabilità di impiego, controllo e addestramento di testate nucleari montate sui missili antiaerei. È stato in servizio anche presso il Comando della 5a Forza Aerotattica della NATO (5a ATAF) ed il Comando Operativo delle Forze Aeree dell’Aeronautica con incarichi attinenti alla Difesa Aerea nel settore dei missili anti-aerei, ricevendo la qualifica di valutatore tattico della NATO. Ha partecipato alle operazioni aeree NATO sui Balcani e sul Kosovo. Laureato in Scienze Aeronautiche, è qualificato Capo Controllore della Difesa Aerea di terzo livello. Dall’aprile 2010 ha lasciato il servizio attivo per raggiunti limiti di età transitando in posizione di “ausiliaria”. Attualmente collabora allo sviluppo di Base Tuono, mettendo a disposizione le proprie conoscenze tecniche e operative.

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SEZIONE ESPOSITIVA PRESSO il MUSEO CAPRONI VELIVOLIstica

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Fondato nel 1927 da Gianni Caproni e faticose tappe della nuova invenMuseo dalla moglie Timina Guasti, il Museo zione rimangano sempre vive nella dell’Aeronautica memoria dei posteri”. Nel 1934 si dell’Aeronautica Gianni Caproni raccoglie ed espone una collezione di tenne al Palazzo dell’Arte a Milano Gianni Caproni aeromobili storici originali di rilievo l’Esposizione dell’Aeronautica Itala storia e l’avventura mondiale. Aperto a Trento nel 1992 liana, spettacolare rassegna di oltre del volo nel più antico e successivamente inserito nella rete vent’anni di evoluzione aeronautica dei musei scientifici facenti capo in Italia, progettata e allestita sotto museo aeronautico al Museo delle Scienze, il Museo la guida di alcuni fra i più talentuosi al mondo dell’Ae­ronautica Gianni Caproni opeartisti del momento, e premiata da di Neva Capra ra per promuovere la diffusione della un enorme successo di pubblico. cultura storica e aeronautica presso Gianni Caproni vi espose importanti tutte le fasce di pubblico. L’impegno di divulgazione cimeli del Museo come il biplano Ca.6, il monopladel Museo si esplica attraverso mostre temporanee no Ca.18 e il bombardiere biplano Ca.36. Dalla riuinterattive, esposizioni permanenti, l’editoria storica scita dell’Esposizione nacque l’ipotesi di costituire e scientifica, attività educative per le scuole e propo- proprio a Milano un Museo Nazionale Aeronautico, ste di animazione culturale per il pubblico. ma la sua mancata realizzazione fece sì che il Museo Ai velivoli in esposizione si affiancano cimeli stori- Caproni rimanesse per diversi decenni l’unica realtà ci, documenti e oggetti personali che concorrono a in Italia impegnata nella raccolta, conservazione ed tramandare la memoria e le gesta di molte fra le più esposizione di reperti di storia aeronautica. Nel fratimportanti figure di pionieri, progettisti, costruttori e tempo, sul finire degli anni trenta, il Museo trovò il aviatori della storia aeronautica nazionale. Il Museo suo primo allestimento aperto al pubblico in un cacustodisce importanti collezioni di motori, strumen- pannone delle officine di Taliedo. Durante la Secontazioni di bordo ed equipaggiamenti in dotazione a da guerra mondiale fu attuato il decentramento dei velivoli e piloti lungo tutto il Novecento e innume- materiali più delicati, ma il patrimonio museale subì revoli testimonianze materiali della pluridecennale ugualmente importanti perdite. Nel dopoguerra gli attività delle officine Caproni. aeroplani rimasero depositati a Venegono SuperioIl Museo racconta inoltre le storie dei pionieri dell’a- re, mentre tutta la parte documentaria fu conservata viazione, nei primi anni del Novecento, e quelle di a Roma. Negli anni sessanta gli aeroplani sopravvispiloti e apparecchi utilizzati durante gli anni della suti alla guerra, cui nel frattempo si erano aggiunte Grande Guerra. La narrazione prosegue attraverso i importanti acquisizioni, furono nuovamente esposti cimeli e i protagonisti della riconversione industria- al pubblico all’interno delle officine di Vizzola. L’aple, nell’immediato dopoguerra: dalla nascita del tra- prodo del Museo all’attuale sede deriva da un accorsporto passeggeri in Italia, nei primi anni venti, per do siglato nel 1988, con cui la famiglia Caproni – a arrivare agli aeroplani della Regia Aeronautica, du- seguito della chiusura delle Aziende e, conseguenterante la Seconda guerra mondiale. mente, del Museo di Vizzola – affidò la collezione in comodato alla Provincia autonoma di Trento affinché La storia del Museo Sin dai suoi primi anni di attività, Caproni decise l’ac- la esponesse in una nuova struttura museale intitocantonamento all’interno delle officine di Vizzola e lata al grande pioniere dell’aviazione trentino. Il MuTaliedo di alcuni fra i suoi aerei più importanti, anzi- seo dell’Aeronautica Gianni Caproni, nella sua nuova ché procedere alla loro dismissione e al riutilizzo dei sede presso l’aeroporto di Trento, aprì al pubblico il 3 ottobre 1992. materiali per altre costruzioni. Nel 1927, grazie alla moglie Timina Guasti, questa Nel 2012, in occasione del ventesimo anniversario scelta maturò nella fondazione del Museo: il più anti- dalla riapertura del Museo a Trento, la Provincia auco esempio di museo aziendale nazionale e al tempo tonoma di Trento ha concluso un accordo con la stesso la più antica istituzione aeronautica al mondo. famiglia Caproni per l’acquisto della Collezione “CaPersonaggio di raffinata cultura, Timina Caproni af- proni”, divenuta così patrimonio pubblico non più fiancò agli aeroplani le prime raccolte di documenti, alienabile. libri, immagini e cimeli. Cenni biografici e breve storia delle aziende Caproni Nel 1931, nella prefazione al volume “Francesco Giovanni Battista Caproni nacque a Massone di Arco Zambeccari aeronauta”, descrisse così la missione il 3 luglio 1886, da Giuseppe, geometra e agrimendel Museo: “L’ingegno e l’attività umana non hanno sore, e da Paolina Maini. Compiuta l’istruzione elelimiti, e la vittoria d’oggi, per gli ardimenti di un nuo- mentare, il giovane Gianni frequentò la Scuola Reale vo aviatore, si trasforma domani in ricordo storico. Elisabettina di Rovereto, per poi iscriversi al PolitecÈ ufficio quindi del Museo curare la ricerca di libri, nico di Monaco di Baviera dove nel 1907 si laureò in stampe, disegni, medaglie, modelli, e di quanto si ingegneria civile. L’anno seguente si trasferì a Liegi, riferisca a queste successive conquiste, perché le dove conseguì la specializzazione in ingegneria elet-


trotecnica: è in questo periodo, anche grazie all’incontro con l’ingegnere franco-rumeno Henri Coanda, che Caproni compì i primi studi ed esperimenti sul volo. Rientrato ad Arco nel 1909, iniziò la costruzione del suo primo biplano, con l’aiuto del fratello Federico e di alcuni artigiani del luogo. Questo prototipo, in seguito battezzato Ca.1, volò per la prima volta il 27 maggio 1910, presso la Cascina Malpensa, nella brughiera di Somma Lombardo. Dopo il trasferimento dell’attività nella vicina Vizzola Ticino, alla fine del 1910, iniziò per Caproni un triennio di serie difficoltà economiche che imposero diverse modifiche della ragione sociale dell’azienda e infine, nel 1913, la vendita delle officine allo Stato. Tuttavia, l’attività di questi primi anni fu caratterizzata da uno straordinario fervore di costruzioni e dalla transizione dalla formula biplana a quella monoplana. Restano, a testimonianza di questo periodo, il biplano Ca.6 e il monoplano Ca.9, entrambi esposti presso il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni. Nel biennio 1913-14, Caproni portò a termine i progetti per un bombardiere strategico biplano trimotore, che sembrava tradurre nella realtà le altrettanto preveggenti dottrine sul dominio aereo formulate negli stessi anni da Giulio Douhet, allora Comandante del Battaglione Aviatori. Le commesse militari giunte per la costruzione di mezzi come questo, a partire dall’ingresso dell’Italia in guerra nel 1915, richiesero l’ampliamento delle officine di Vizzola e la costruzione di quelle di Taliedo, presso Milano. Ne derivò una massiccia fornitura di bombardieri biplani e triplani che, con il progredire degli eventi bellici, orientò sempre più l’utilizzo del mezzo aereo in senso strategico, influendo in misura significativa sull’esito del conflitto per l’Italia. La fine della Grande Guerra impose la riconversione della produzione bellica per impieghi civili, in particolare, orientandola al trasporto passeggeri: fra gli esiti più originali in questo ambito, merita senz’altro una citazione il gigantesco e profetico progetto del Ca.60 “Transaereo”, concepito per collegare le due sponde dell’oceano. Il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni conserva gli unici pezzi giunti fino a noi del gigantesco prototipo destinato a trasportare cento passeggeri seduti. Gli anni venti segnarono la ripresa dell’Azienda, grazie a nuove commesse statali, e il passaggio dalle strutture in legno a quelle in tubi saldati. Furono gli anni in cui Caproni avviò un sistema di produzione e distribuzione che dall’Italia si allargava a diverse filiali estere, fra cui quelle negli Stati Uniti e in Bulgaria. L’azienda si trasformò così in quel “gruppo Caproni” di cui sarebbero entrati a far parte, negli anni trenta, marchi gloriosi come la “Isotta Fraschini”, le “Officine Meccaniche Italiane Reggiane” e i “Cantieri Aeronautici Bergamaschi”, arrivando a contare diverse decine di migliaia di dipendenti. L’enorme produzione di aeroplani Caproni

di quel periodo spaziò dai giganteschi bombardieri (quale il Ca.90) e dai mezzi da trasporto, appoggio e soccorso sanitario fino ai piccoli aeroplani da turismo e addestramento dei quali il Ca.100 è senz’altro il più famoso: uno splendido “Caproncino” idrovolante è oggi esposto all’ingresso della sala espositiva del Museo di Trento. Vanno poi ricordati i molteplici interventi promossi dall’industriale trentino a sostegno dell’economia nella sua terra natale, come il grande stabilimento aeronautico sorto a Gardolo alla fine degli anni trenta e la sua succursale di Arco, dove Caproni aveva aperto negli anni precedenti una scuola per operai meccanici e un calzaturificio. L’entrata dell’Italia nella Seconda guerra mondiale, alla quale Caproni fu nettamente avverso, costrinse a un importante accrescimento dell’attività a scopi bellici. Si ebbero allora ulteriori esempi dell’eccellenza della produzione aeronautica del gruppo, una fra tutti la serie di caccia nati dalle “Officine Reggiane”, dei quali sopravvivono oggi pochissimi esemplari. Il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni conserva l’unico caccia Reggiane RE.2000 (in prestito da Aeronautica Militare) ed espone la parte posteriore della fusoliera di un Reggiane RE.2005, unico frammento rimasto al mondo del famoso “Sagittario”. La guerra vide la distruzione sotto i bombardamenti alleati di diversi stabilimenti e, dopo l’armistizio del 1943, le requisizioni delle truppe tedesche, cui Caproni cercò in ogni modo di opporsi difendendo maestranze e impianti dalla deportazione. Nonostante questi meritori sforzi, il gruppo industriale non poté più risollevarsi dalle macerie del conflitto. Nel 1946, Gianni Caproni uscì pienamente assolto da una denuncia per collaborazionismo, ma le conseguenze del procedimento interferirono negativamente sulla riconversione del sistema produttivo. Benché i progetti intrapresi fossero contraddistinti dalle consuete caratteristiche di tenuta qualitativa e di anticipo sui tempi, come dimostrano i casi dell’aerotaxi Ca.193 o del Caproni Trento F.5 (entrambi esposti oggi presso il Museo), il gruppo fu progressivamente avviato a un drastico ridimensionamento, terminato con la cessione dello stabilimento di Trento nel 1955. Non mancarono comunque le ultime luminose affermazioni, come la moto “Capriolo”, prodotta negli stabilimenti trentini, che conquistò importanti successi sportivi in Italia e all’estero. Il fondatore e protagonista di questa epopea industriale morì a Roma il 27 ottobre 1957, appena tre mesi dopo aver ricevuto dal Presidente Dwight Heisenhower il riconoscimento della “American Aeronautical Society”. Il Caproni-Vizzola C22J, bireattore per addestramento, oggi esposto in Museo, rappresenta l’ultima testimonianza della parabola dell’imponente apparato industriale creato da Gianni Caproni e terminato nel 1983, con la concentrazione nella “Giovanni Agusta”.

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PU DEL BBLI LA CIT GU A A ERR I T A F EMP RED I DA

I primi aviogetti

Nel 1943 iniziarono a volare i primi prototipi di aviogetti e alcuni di questi, come il tedesco Messerschmitt ME 262 e il britannico Gloster Meteor, riuscirono anche a prendere parte agli ultimi combattimenti della Seconda guerra mondiale, dimostrando la netta superiorità del nuovo sistema propulsivo sull’elica. Contemporaneo del Meteor fu il De Havilland Vampire, che riscosse un grandissimo successo nel dopoguerra – con oltre 3.200 velivoli prodotti – e fu esportato in quasi una trentina di nazioni, tra cui anche l’Italia. Quasi contemporaneo dei velivoli inglesi, il Lockheed F-94 Starfire era invece un caccia intercettore biposto impiegato anche in Corea, dove ottenne la prima vittoria notturna in un combattimento tra aviogetti, contro un MiG-15.

34 velivoli

In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1947 - rivista THE AEROPLANE In alto a destra: immagine pubblicitaria anno 1954 - rivista AERONAUTICS In basso a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1952 - rivista AMERICAN AVIATION


La Guerra di Corea

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Uno dei momenti principali della Guerra Fredda fu sicuramente la Guerra di Corea, scoppiata nel 1950 a seguito dell’invasione della Corea del Sud da parte dell’esercito nordcoreano. L’invasione determinò una risposta dell’ONU, che diede mandato agli Stati Uniti, affiancati poi da altri 17 paesi, ad un intervento militare per liberare il paese occupato. Questo conflitto segnò definitivamente il tramonto del velivolo a pistoni, sostituito progressivamente da aviogetti come il Grumman F-9F Panther ad ala diritta e quindi dal Cougar ad ala a freccia della US NAVY, mentre l’USAF mise in servizio il F-80 Shooting Star e l’F-84G Thunderjet, che proprio con l’attività bellica del conflitto coreano ottenne consensi come uno dei migliori cacciabombardieri del dopoguerra. Il Thunderjet equipaggiò inoltre numerose aviazioni amiche, tra le quali anche l’Aeronautica Militare italiana, che ne ricevette oltre 250.

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I caccia della “serie 80”

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L’F-86 Sabre scrisse la pagina di storia che lo ha reso immortale proprio nel corso del conflitto coreano, dove fu inviato in gran fretta, per controbattere la superiorità dei MiG-15. Velivolo da caccia puro, il Sabre aveva tutti i requisiti desiderati da un pilota di caccia: potenza, manovrabilità e affidabilità. Ne furono costruiti quasi 10.000 esemplari, appartenenti a varie serie. L’Aeronautica Militare adottò sia l’F-86E Sabre sia il successivo l’F-86K, che si differenziava dalla versione originale americana radar-equipaggiata F-86D per avere l’armamento composto da quattro cannoni. L’alter ego del Sabre, per l’attacco al suolo, fu l’F-84F Thunderstreak, costruito poi anche come RF-84F Thunderflash per la ricognizione. Il Thunderstreak fu il primo velivolo capace di lanciare armamento nucleare a entrare in servizio con le nazioni della NATO.

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La “Century series”

Con il termine “Century series” (“serie 100”) viene identificata una serie di velivoli da caccia americani operativi dopo la metà degli anni ’50. Il primo di questi velivoli a entrare in servizio fu l’F-100 Super Sabre, impiegato principalmente per l’attacco al suolo e lo strike nucleare. Per la difesa aerea la Convair sviluppò in quegli anni l’F-102 Delta Dagger, primo intercettore supersonico ad entrare in servizio, e il successivo F-106 Delta Dart, che venne impiegato fino alla metà degli anni ’80. Altri velivoli del periodo furono il McDonnell Douglas F-101 Voodoo, usato come caccia intercettore a lungo raggio e come velivolo da ricognizione durante il conflitto del Vietnam, e il Republic F-105 Thunderchief, poderoso bombardiere tattico nucleare che fu convertito, durante il conflitto del Vietnam, alla missione di attacco al suolo convenzionale.

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Il “Cacciatore di Stelle”

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Conosciuto anche come “missile con un uomo dentro” per via della sua forma affusolata, fu disegnato nei primi anni ’50. L’F-104 Starfighter, introdotto in servizio dall’USAF nel 1958, presentava eccezionali doti di velocità e ascensione, indispensabili per riuscire ad abbattere nel minor tempo possibile eventuali bombardieri che fossero riusciti a passare le maglie delle difese missilistiche a lungo raggio. Non è quindi un caso che lo Starfighter sia stato il primo caccia operativo a superare agevolmente Mach 2 e a conquistare numerosi record di velocità e altitudine. Lo Starfighter riuscì inoltre a superare simultaneamente i record del mondo di velocità, altitudine e tempo di salita. Stati Uniti e altre nazioni appartenenti alla NATO ne ricevettero oltre 2.500 esemplari; anche l’Aeronautica Militare italiana se ne dotò e li tenne in servizio operativo fino al 2005.

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I grandi bombardieri strategici americani

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Negli anni ’50, la principale forza di deterrenza dell’Occidente era rappresentata dai grandi bombardieri strategici, capaci di portare armamento nucleare fino all’interno del territorio sovietico. Nel dopoguerra i quadrimotori a pistoni Boeing B-29, usati per lo sgancio delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, vennero ben presto sostituiti da velivoli molto più grandi e complessi come il Boeing B-36, il più grande aereo da bombardamento mai usato, con oltre 70 metri di apertura alare, caratterizzato dalla propulsione mista a pistoni e turbogetti. Con l’avanzamento del progresso tecnologico, il B-36 venne ben presto reso obsoleto dall’apparizione dei nuovi jet da caccia e furono pertanto sviluppati nuovi bombardieri – come i Boeing B-47 e B-52 – propulsi esclusivamente da turbogetti.

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Boeing-B-52 e Convair B-58

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Vera e propria icona della Guerra Fredda, il Boeing B-52 Stratofortress fu senza dubbio il più importante bombardiere costruito negli Stati Uniti dal dopoguerra, capace di portare a oltre 10.000 km di distanza un carico bellico di quasi 30.000 kg, a una velocità superiore ai 600 km/h. A distanza di oltre cinquant’anni dal suo primo volo, rappresenta ancora oggi il principale bombardiere a lungo raggio dell’arsenale dell’aviazione americana. La ricerca della massima velocità per i bombardieri si concretizzò invece verso la fine degli anni ’50 con il Convair B-58 Hustler, primo bombardiere supersonico turbogetto a diventare operativo e primo velivolo capace di volare a Mach 2 con un carico di testate nucleari.

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L’Avro Vulcan: bellezza e potenza

Anche la Gran Bretagna sviluppò una propria schiera di bombardieri strategici nucleari, progettando la serie dei “V bombers”. Con tale termine si identificano tre velivoli: il Vickers Valiant, l’Avro Vulcan e l’Handley Page Victor, entrati in servizio fra il 1955 e il 1956. A seguito di problemi strutturali, il Valiant fu presto ritirato dal servizio mentre sia il Vulcan che il Victor ebbero una lunga carriera con la RAF (Royal Air Force). Il canto del cigno del Vulcan fu rappresentato dalle missioni di bombardamento eseguite durante il conflitto delle isole Falkland nel 1982, mentre alcuni Vulcan, convertiti in aerei cisterna, presero parte alla prima guerra del Golfo, nel 1991.

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I bombardieri della Regina

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La Royal Air Force sviluppò nel dopoguerra una propria forza tattica di attacco convenzionale e nucleare. Uno dei più celebri velivoli costruiti fu il Canberra della ditta English Electric, in servizio dal 1951 e prodotto in numerose versioni. Questo fortunato velivolo ebbe una lunghissima carriera con la RAF e fu ritirato solamente nel 2006. Fu inoltre costruito su licenza anche negli Stati Uniti, a conferma della sua effettiva validità. Un altro velivolo da attacco estremamente valido fu il Blackburn Buccaneer, concepito nei primi anni ’60 come velivolo da attacco ognitempo imbarcato, ma utilizzato con profitto dalla RAF anche come velivolo incursore a bassa quota, fino a metà degli anni ’90. Componente fondamentale della forza d’attacco della RAF fu l’Handley Page Victor che, sviluppato come bombardiere nucleare strategico della “V bombers force”, fu trasformato in velivolo cisterna dopo la cessazione delle missioni nucleari.

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I grandi caccia inglesi

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Circa 400 Gloster Javelin servirono negli anni ’60 con la RAF nel ruolo di caccia intercettore ognitempo, armati con missili Firestreak. La necessità di imbarcare un radar di grandi dimensioni portò alla progettazione di un poderoso velivolo biposto propulso da due turbogetti di costruzione nazionale e caratterizzato dall’ala a delta e dall’ampio impennaggio a T. Inizialmente concepito come velivolo da caccia, l’Hawker Hunter si dimostrò invece un validissimo velivolo da attacco al suolo, utilizzato da numerose nazioni europee e reso famoso, per le sue qualità, da pattuglie acrobatiche inglesi ed europee. Sicuramente poco convenzionale, con i suoi due motori sovrapposti, l’English Electric Lightning si dimostrò un eccellente velivolo da caccia, con ottime prestazioni di salita e velocità unite a una buona maneggevolezza e relativa facilità di pilotaggio.

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Lo sviluppo dell’aviazione navale

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La Seconda guerra mondiale consacrò l’importanza dell’aviazione imbarcata e nel dopoguerra furono riprogettati i ponti di volo delle portaerei in modo da consentire le operazioni dei caccia a reazione. Uno dei primi aviogetti americani imbarcati fu il Grumman F-9F Panther, che rappresentò il passaggio dai grossi caccia a pistoni ai nuovi jet e che ebbe il suo battesimo del fuoco nel corso del conflitto coreano. Quasi contemporaneo fu l’Hawker Sea Hawk, primo caccia a reazione britannico di successo tra quelli specificatamente progettati per l’impiego imbarcato. Il velivolo fu impiegato nelle missioni di attacco al suolo nel corso della guerra arabo-israeliana del 1956, partendo dalle portaerei inglesi Albion, Bulwark ed Eagle. Progettato come velivolo da caccia ognitempo per la Royal Air Force e la Royal Navy, il De Havilland Sea Vixen fu impiegato solamente da quest’ultima, poiché la prima gli preferì il Gloster Javelin. Disegnato sull’esperienza base del DH 100 Vampire, di cui vagamente conservava l’impostazione, il Sea Vixen era equipaggiato con un potente radar e con missili aria-aria, con il compito di assicurare la difesa della flotta britannica operando dai ponti delle portaerei inglesi.

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La potenza delle portaerei americane

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Le dimensioni delle portaerei americane aumentarono moltissimo nel giro di pochi anni, in concomitanza con l’introduzione di aeroplani sempre più potenti e dalle dimensioni ragguardevoli. La difesa della flotta fu così affidata a velivoli altamente specializzati quali il Grumman F-11 Tiger, primo caccia supersonico a operare dalle portaerei della US NAVY, ancora oggi ricordato soprattutto per le esibizioni della pattuglia acrobatica dei Blue Angels che volò con il Tiger dal 1957 al 1969. Un altro velivolo supersonico concepito per la difesa della flotta americana fu il Vought F-8 Crusader, utilizzato dai ponti delle portaerei come caccia ma anche per l’attacco al suolo, come avvenuto durante il conflitto vietnamita. Di dimensioni ridotte ma con possibilità di carico bellico elevate, il Douglas A-4 Skyhawk è tuttora in servizio sia per l’attacco che per l’addestramento avanzato presso alcune forze aeree nel mondo. Lo Skyhawk, che poteva anche essere caricato con una bomba nucleare tattica, fu estesamente impiegato durante la guerra del Vietnam operando dai ponti di volo delle portaerei americane incrocianti nel Golfo del Tonchino.

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Il crogiolo del Vietnam

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La seconda metà degli anni ’60 fu, purtroppo, caratterizzata dal conflitto del Vietnam, nel corso del quale un ruolo fondamentale lo ebbe il Republic F-105 Thunderchief, velivolo della “Century series”, inizialmente progettato per l’attacco nucleare in profondità in territorio nemico, a velocità supersonica e bassa quota. Per dare un’idea della gravosità dell’impegno portato dagli F-105 nel conflitto del Vietnam, quasi la metà degli oltre 800 costruiti furono persi nel corso delle operazioni di guerra. Il conflitto vietnamita mise in rilievo anche le eccellenti qualità di un velivolo biposto bireattore, disegnato come velivolo da caccia per la US NAVY ma successivamente rivelatosi uno dei migliori velivoli da combattimento mai usati dall’USAF. Si tratta del McDonnell Douglas F-4 Phantom, prodotto in oltre 5.100 esemplari e ancora oggi in servizio con numerose forze aeree. Il Phantom fu utilizzato per una incredibile diversità di missioni, dimostrandosi sempre un eccellente velivolo per la difesa aerea, per la ricognizione tattica e per l’attacco al suolo e dei siti antiaerei. Il Phantom fu inoltre utilizzato dalle pattuglie acrobatiche dei Thunderbirds dell’USAF e dei Blue Angels della US NAVY.

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I nuovi velivoli da attacco

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A metà degli anni ’50 la Northrop avviò il progetto di un nuovo caccia multiruolo. Tali studi si concretizzarono nell’F-5 Tiger, velivolo bimotore, semplice ma efficace, per missioni di attacco e di difesa aerea. Le sue buone prestazioni, unite a un relativamente basso prezzo d’acquisto, lo resero interessante sia per l’USAF che per numerose forze aeree estere, presso le quali trovò la sua maggior fortuna. Sempre pensato per l’attacco al suolo, l’Hawker Siddeley Harrier fu sviluppato dall’industria inglese per fornire un velivolo che, grazie alle sue capacità di decollo e atterraggio verticale, potesse operare a ridosso del fronte di combattimento. Progettato nei primi anni ’70 come velivolo caccia-carri, il Fairchild-Republic A-10 Thunderbolt fu disegnato attorno al cannone GAU-8 Avenger da 30 mm. Con il diminuire della minaccia rappresentata dalle ipotetiche formazioni di carri armati nemici avanzanti sui campi di battaglia, l’A-10, grazie alle sue capacità di carico e robustezza strutturale, dimostrò più volte la sua efficacia come velivolo d’attacco e oggi è considerato uno dei migliori della sua categoria, indispensabile strumento a supporto delle forze d’attacco americane.

47 In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1976 - rivista INTERAVIA In basso a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1975 - rivista AVIATION WEEK & SPACE TECHNOLOGY In basso a destra: immagine pubblicitaria anno 1977 - rivista INTERNATIONAL DEFENCE REVIEW

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La difesa della flotta

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Dopo il fallimento del programma F-111B, la Grumman, in risposta al requisito della US NAVY per un caccia da superiorità aerea a lungo raggio imbarcato, presentò l’F-14 Tomcat che entrò in servizio nel 1974, al termine del conflitto vietnamita e che fu per oltre trent’anni il principale velivolo da caccia da superiorità aerea e intercettore per la difesa della flotta. Negli anni ’80 divenne inoltre il sistema di ricognizione tattico primario della Marina Militare americana, mentre negli anni ’90 ebbe modo di farsi valere anche come aereo da attacco al suolo. Velivolo d’attacco imbarcato per eccellenza, il McDonnell Douglas F/A-18 Hornet è uno degli aerei più versatili tra quelli attualmente in servizio. Lo dimostra il fatto che, con la scomparsa dai ponti di volo del Tomcat e del Prowler, tutte le missioni richieste dalla US NAVY sono oggi eseguite da Hornet con i Gruppi Aerei Imbarcati americani diventati monovelivolo. Inoltre, grazie all’avanzata avionica, l’Hornet è in grado di effettuare nel corso dello stesso volo missioni di tipo diverso, offrendo un’incredibile flessibilità operativa che, unita a un’eccellente affidabilità e semplice manutenzione, lo rende il velivolo ideale per le operazioni imbarcate.

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L’Aquila domina incontrastata

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Dopo quasi 30 anni di servizio, il Boeing F-15 Eagle è tutt’oggi uno degli aerei più importanti dell’aviazione americana. Concepito come velivolo da superiorità aerea con un solo pilota a bordo, grazie all’avionica estremamente avanzata, l’Eagle ha dato dimostrazione della sua potenza e letalità. Maneggevole e armato con missili a corto e medio raggio a guida infrarossi e radar, è stato il sogno del pilota da caccia degli ultimi anni, grazie all’eccellente rapporto spinta-peso superiore all’unità. L’Eagle, infatti, assieme al contemporaneo Tomcat, fu tra i primi velivoli progettati seguendo il concetto energy maneuverability (energia di manovra), che considera il mantenimento del valore dell’energia specifica dell’aereo come un vantaggio nel combattimento. Oggi solamente le macchine di ultimissima generazione come l’F-22 Raptor e l’Eurofighter, che hanno volato più di vent’anni dopo il primo volo dell’F-15, riescono a migliorare le sue prestazioni. La bontà e la polivalenza del progetto iniziale hanno permesso di sviluppare anche l’F-15E Strike Eagle, una versione ottimizzata per l’attacco al suolo grazie a una nuova avionica, la cui gestione ha però richiesto un secondo membro di equipaggio.

49 In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1974 - rivista FLIGHT In alto a destra: immagine pubblicitaria anno 1975 - rivista INTERAVIA In basso a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1977 - rivista SPACE DIGEST

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Il “falcone combattente”

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A metà degli anni ’70 fece la sua apparizione il General Dynamics F-16 Fighting Falcon, monoposto vincitore di un concorso per un velivolo da caccia leggero, estremamente avanzato. Prodotto in quasi 4.500 esemplari, è uno dei più venduti alle forze aeree di oltre una ventina di nazioni. L’F-16, costantemente aggiornato negli anni, si è dimostrato particolarmente polivalente, ideale sia per la difesa aerea che per l’attacco al suolo, capace di trasportare gran parte dell’arsenale bellico di nuova generazione dell’USAF. Il progetto del Fighting Falcon si caratterizza esternamente per la grande presa d’aria posta sotto il cockpit del pilota, che siede su un seggiolino eiettabile insolitamente reclinato di 30° per meglio far sopportare le accelerazioni del combattimento al pilota e con una assolutamente non convenzionale barra di comando, posizionata sul lato destro della consolle del pilota, azionata come il joystick di un videogioco. Questa soluzione è stata resa possibile dall’adozione di comandi di volo detti flyby-wire, operanti per mezzo di segnali digitali inviati dal computer e non più da cavi o comandi meccanici. L’F-16 è stato utilizzato anche dall’Italia, nell’ambito del programma “Peace Caesar” che ha visto la fornitura in leasing all’Aeronautica Militare di 34 velivoli, in attesa della consegna degli Eurofighter Typhoon.

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Obiettivo: “non farsi vedere”

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Il periodo della Guerra Fredda fu caratterizzato dalla spasmodica necessità, da ambo le parti, di essere costantemente aggiornati sul livello delle forze avversarie. Il compito di assicurare un’efficace ricognizione strategica diventò quindi un elemento essenziale per le forze occidentali e, allo scopo, furono sviluppati il Lockheed U-2, velivolo spia per eccellenza, e il Lockheed SR-71 Blackbird. Quest’ultimo volò per anni quasi impunemente per il globo, a 25.000 metri di quota a oltre Mach 3, e tutt’oggi la sua attività è in parte ancora tenuta segreta, nonostante il suo ritiro dal servizio sia avvenuto nel 1999. Il Lockheed F-117 Nighthawk fu un aereo da attacco costruito con tecnologia stealth, cioè con vernici e disegno della fusoliera ottimizzate per la massima riduzione della traccia radar. Il Northorp B-2 Spirit, il più avanzato bombardiere stealth in servizio con l’USAF, è attualmente anche il più costoso velivolo della storia e proprio per questo motivo ne furono costruiti solamente 20.

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L’industria europea non sta a guardare

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L’industria europea è sempre riuscita a fornire ottimi velivoli da combattimento. La Dassault, in particolare, produsse una famiglia di aeroplani, i Mirage, che grazie alle eccellenti prestazioni e alla caratteristica configurazione alare divennero simbolo della produzione aeronautica francese. Costruito in numerose versioni – tutte contraddistintesi per l’estrema polivalenza – il Mirage ottenne un grandissimo successo di esportazione, distinguendosi in vari conflitti combattuti tra gli anni ’60 e ’80. Attualmente, sono ancora operative diverse centinaia di velivoli, in carico a forze aeree di tutto il mondo. Uno dei prodotti di maggior successo dell’industria inglese fu invece l’addestratore BAE Hawk, entrato in servizio nel 1976 e ancora in produzione, con quasi un migliaio di esemplari consegnati alle forze aeree di tutto il mondo. Il piccolo addestratore è anche molto apprezzato per l’acrobazia collettiva e numerose sono le pattuglie acrobatiche montate su questo monoreattore, tra le quali i famosi Red Arrows della RAF.

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A difesa del nord Europa

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La Svezia, da sempre considerata allineata con il blocco occidentale, ha potuto disporre di un’industria nazionale di prim’ordine che ha sviluppato negli anni velivoli estremamente validi e innovativi come nel caso del Saab J-35 Draken: caccia leggero diurno, caratterizzato dall’ala a doppio delta con leggero angolo a freccia nelle semiali esterne ed eccellenti prestazioni di manovra e di atterraggio, necessarie per consentire al velivolo di operare da tratti stradali appositamente predisposti. Il Draken fu inoltre il primo velivolo bisonico costruito in Svezia, nonché il primo ad impiegare armamento missilistico. Il Saab J-37 Viggen, successore del Draken, si caratterizzò invece per l’adozione della configurazione ala a delta-canard. Nel corso della sua lunga carriera, questo velivolo si dimostrò un eccellente multiruolo, utilizzato sia per l’attacco al suolo e marino che per la ricognizione e la difesa aerea.

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L’Europa si unisce

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Concepito alla fine degli anni ’60, il Panavia Tornado nacque per mettere in linea un unico velivolo capace di svolgere missioni di attacco al suolo, ricognizione, difesa aerea e antinave, e sostituire così i vari aerei allora in servizio presso le forze aeree della NATO in questi ruoli. Il Tornado fu il risultato del primo vero tentativo, a livello europeo, di integrazione del lavoro tra la British Aerospace, la tedesca MBB e l’Aeritalia (oggi Alenia Aermacchi) che costituirono, allo scopo, il consorzio Panavia. Il Tornado è un cacciabombardiere bimotore biposto, caratterizzato dall’ala a geometria variabile che consente di conciliare manovrabilità e velocità in funzione della configurazione e dell’assetto di volo. Del velivolo furono sviluppate tre versioni distinte: la IDS (Interdictor/Strike), per l’attacco al suolo, l’ECR (Electronic Combat/Reconnaissance), per la soppressione delle difese aeree, e l’ADV (Air Defence Variant), intercettore a lungo raggio. Le tre nazioni partecipanti al programma costruirono e ricevettero oltre 1.000 velivoli, mentre l’unico successo di esportazione risale al 1985, quando l’Arabia Saudita firmò un contratto per l’acquisto di 48 Tornado IDS e di 24 Tornado ADV. L’Aeronautica Militare acquistò 100 velivoli IDS, 15 dei quali furono successivamente convertiti in ECR.

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Il “saper fare” italiano

La volontà dell’industria italiana di risollevarsi dopo il conflitto mondiale si concretizzò con la vittoria del FIAT G-91 al concorso europeo indetto in risposta al requisito NATO per un caccia tattico dotato di buona velocità, capace di operare da piste non preparate e in grado di trasportare una carico bellico di 450 kg. Il “piccolo Sabre”, come fu soprannominato, fu utilizzato dall’Aeronautica Militare, dalla Germania e dal Portogallo sia come velivolo da attacco che da ricognizione, ma la versione biposto G-91T si rivelò anche un valido addestratore e fu utilizzata dalla Scuola Volo Basico Avanzato Aviogetti di Amendola (Foggia) fino al 1995. Un altro fortunato progetto fu quello del Macchi MB-326, velivolo biposto da addestramento, realizzato in ottemperanza al programma dell’Aeronautica Militare che prevedeva l’utilizzo di aviogetti sin dalle prime fasi dell’addestramento. L’AMX fu sviluppato a seguito di un requisito dell’Aeronautica Militare e della Força Aérea Brasileira per un aereo di dimensioni ridotte da appoggio tattico, interdizione ravvicinata e ricognizione. Questo velivolo, tutt’oggi in servizio con l’Aeronautica Militare in due reparti operativi, è impegnato in periodici rischieramenti in Afghanistan per assicurare la missione di ricognizione per le forze della NATO.

55 In alto a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1963 - rivista FLYING REVIEW In basso a sinistra: immagine pubblicitaria anno 1990 - rivista AIR INTERNATIONAL In basso a destra: immagine pubblicitaria anno 1973 - rivista INTERAVIA

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Una rassegna modellistica, come La Guerra Fredda anni, ossia il MiG-21 di cui viene prequella organizzata presso il Museo sentato un modello dell’Aeronautica in scala dell’Aeronautica Gianni Caproni in Indiana che lo impiegò contro il Paoccasione della Mostra “Pubblicità kistan in quelli che allora venivano di Luigi Carretta ai tempi della Guerra Fredda: colledefiniti “conflitti minori”. zione privata di Luigino Caliaro” ha Se di conflitti minori dobbiamo parsolitamente una doppia valenza. lare, non si può non citare quello che Se da un lato permette ai realizzatoper antonomasia è assurto nel corso ri delle riproduzioni dei velivoli esposti, di mostrare degli anni, come il principale tra l’Est e l’Ovest, comquanto siano stati capaci di realizzare grazie alle loro battuto per procura in una terra bellissima e martodoti manuali, dall’altro fornisce un prezioso, talvolta riata: il Vietnam. indispensabile, colpo d’occhio al visitatore digiuno Tra le macchine protagoniste degli accaniti scontri di “cose aeronautiche”, soprattutto quando ci si con- tra l’aeronautica degli Stati Uniti e il piccolo Nord fronti con un tema complesso come quello general- Vietnam si possono ammirare in mostra esemplari di mente noto sotto il termine “Guerra Fredda”. diverso tipo. Primo tra tutti il possente F-4 Phantom Argomento complesso per la varietà dei protagonisti che venne impiegato sia dalla Marina degli Stati Uniin campo che si sono confrontati senza esclusione ti, in una spettrale livrea bianca e grigia, sia dall’aerodi colpi per più di quattro decenni in una corsa tec- nautica militare vietnamita, destinato a confrontarsi nologica tesa alla supremazia militare – e in ultima con i molto più piccoli, ma assai più agili MiG-17 che analisi anche politica – e che proprio nel peculiare diedero filo da torcere ai piloti USA, beffandoli con settore aeronautico ha visto la sua massima espres- manovre ardite, giungendo così vicino da potersi sione con una varietà di modelli di aerei da caccia, permettere di salutare dal proprio abitacolo gli esterda bombardamento o da ricognizione sempre più refatti americani, come fece il Colonnello Nguyen sofisticati e dalle caratteristiche talmente avanzate Toon. da costituire in assoluto la vetta tecnologica di ogni Un periodo di guerra e anche di continua ricerca nel nazione impegnata nella corsa. mondo dell’aviazione. Ecco quindi la teoria e la praEcco quindi che, a fianco di modelli più datati, frutto tica della “regola delle aree” che diede vita ad aedell’ultimo lavoro degli scienziati tedeschi, come l’F- rei dalla fusoliera peculiare come l’F-106 e l’F-105, 86 Sabre, esposto in questa occasione in vari model- anch’essi presenti in esposizione, che divennero li, si presenta anche il frutto della ricerca aeronautica note come “le fusoliere a coca-cola”, per via delle più segreta e avanzata degli anni cinquanta come forme sinuose date loro dai progettisti che ricordaquell’F-104 Starfighter che fa bella mostra di sé in vano la bottiglietta della popolare bevanda. Giorni un esemplare già dell’Aeronautica Militare al di fuori di tensione, di scontri e di corsa tecnologica. Forse del Museo, ma anche al suo interno con la collezione fu proprio per esorcizzare il pericolo supremo insito di modelli, di diverse versioni e nazionalità. L’F-104 in uno scontro tra la NATO e gli alleati del Patto di fu, per un certo periodo, il più diffuso caccia occi- Varsavia, che i piloti decoravano allegramente i loro dentale e l’aereo destinato a battersi, nell’ipotesi di mezzi, quasi a scacciare la lunga ombra della guerra un conflitto, con l’altro grande protagonista di quegli per cui questi aerei erano stati costruiti.

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Ecco, quindi, un altro esemplare di F-104, opera di uno dei soci del GMT, Mirko D’Accordi, questa volta in grande scala a riprodurre il primo “missile con dentro un pilota”, come l’F-104 era soprannominato, in una coloratissima livrea bianca, rossa ed argento, che fa da stridente contrasto con il grigio chiaro degli aerei concepiti e realizzati nell’ultima fase del confronto Est-Ovest, come il Tornado e il Typhoon qui esposti. Colori diversi, perché con diverso impiego. L’F-104 concepito per colpire e allontanarsi mentre il Typhoon utilizzato per la conquista e il manteni-

mento dello spazio aereo, ecco quindi che non serve nascondersi nelle nubi, dipinti di grigio come un fantasma, se devi intercettare un bombardiere sovietico volando a 2000 chilometri l’ora. La rassegna modellistica del GMT, inserita nel contesto della Mostra “Pubblicità ai tempi della Guerra Fredda: collezione privata di Luigino Caliaro” presso il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni ripercorre tutto questo, con l’intenzione di rappresentare, ove possibile, attraverso “il più piccolo del vero”, un lungo e fondamentale periodo della nostra storia recente.

idee e informazioni sul modellismo Il Gruppo Modellistico Trentino (in siQualche notizia e sulla ricerca. Sono invece tutte del gla GMT) si è costituito nel 1980 con sul Gruppo secondo periodo le pubblicazioni uno statuto redatto in forma privata da un gruppo di appassionati di momonografiche che il Gruppo ha reaModellistico dellismo statico. Fin dall’inizio l’attivilizzato con la collaborazione di stuTrentino (GMT) tà è stata caratterizzata da un doppio diosi italiani di primaria importanza. indirizzo: quello modellistico vero e Nel frattempo, si è provveduto alla proprio, mediante l’allestimento di creazione e all’ampliamento dell’armostre, e quello della ricerca attraverso la pubblica- chivio fotografico, iconografico e documentale enzione di un Notiziario riservato ai Soci. Tale attività trando in contatto con personale qualificato dell’Uffinon si è modificata fino al 1989, quando, ritenendo cio Storico dello Stato Maggiore Esercito, del Museo esaurita la fase puramente modellistica, l’Associazio- della Guerra di Rovereto, del Museo dell’Aeronautica ne ha deciso di puntare maggiormente sull’attività di Gianni Caproni di Trento e di altre istituzioni museali ricerca. C’è comunque da sottolineare che nel cor- e non, anche estere, con le quali esiste un rapporto so dei primi nove anni, il Gruppo ha partecipato a di reciproca collaborazione. numerose mostre nazionali e ha organizzato in pro- Dal 1990 in poi il Gruppo ha così potuto realizzare prio rassegne di assoluto rilievo che hanno visto la oltre venti monografie (mentre altre sono in preparapresenza di modellisti provenienti dal Nord e Centro zione) e, ogni anno, tre numeri della rivista Notiziario Modellistico. Le monografie sono studi particolarItalia. Risalgono a questo periodo anche i primi e proficui mente accurati a carattere esclusivamente storico su rapporti con moltissimi altri gruppi italiani, con i qua- mezzi militari, su aerei e navi e sul figurinismo. li tuttora il Gruppo è in contatto per lo scambio di Ormai da diversi anni il Gruppo gestisce anche un

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proprio sito internet, che presenta sia le varie attività associative realizzate da e per i Soci (assemblee, manifestazioni, editoria, ecc.) nonché articoli di approfondimento sulle novità modellistiche ed editoriali. Il sito propone anche l’elenco di tutte le pubblicazioni realizzate dal Gruppo oltre a un’ampia e articolata galleria fotografica con i modelli e le ricerche dei Soci. Dal 2008 il Gruppo aderisce anche al Coordinamento Italiano Modellismo Statico (CIMS) associazione di secondo livello che gestisce l’attività di coordinamento fra i vari club italiani. Nel 2010 il GMT ha festeggiato il proprio 30° anniversario di fondazione. Un evento di assoluta rilevanza che per essere degnamente celebrato ha visto l’uscita di diverse nuove monografie e la realizzazione di una mostra-concorso di modellismo statico presso il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni di Trento. Da tale iniziativa è scaturita, dal settembre 2010, una proficua collaborazione proprio con il Museo dell’Aeronautica Gianni Caproni di Trento, nata sulla scia degli ottimi rapporti e risultati conseguiti con la mostra di modellismo, che ha portato ad una partnership con l’ente museale per la realizzazione di numerose attività (presentazione di eventi storico-modellistici, libri ecc.). Per finire ricordiamo che con il 2011 il GMT ha dato inizio alla realizzazione di una nuova collana editoriale “GMT Monografie”. Questa nuova serie è stata ideata per offrire l’opportunità ai soci e

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agli appassionati di avere a disposizione del materiale, inedito, su particolari soggetti modellistici o mezzi reali poco trattati dalla pubblicistica ufficiale ma comunque particolarmente interessanti. Dal punto di vista tecnico, questa collana si pone l’obiettivo di realizzare una serie di piccole opere (massimo 72 pagine di testo), a prezzo contenuto pur nel rispetto della qualità grafica e fotografica che da sempre contraddistingue tutte le opere editoriali del Gruppo, sia la rivista quadrimestrale Notiziario Modellistico che i molti volumi sin qui realizzati. Con quest’anno, inoltre, si sono attivati anche i primi corsi di modellismo a carattere aeronautico rivolti principalmente ai ragazzi delle scuole medie e dei primi anni delle scuole superiori. Lo scopo è, ovviamente, quello di far avvicinare più ragazzi possibili al mondo del modellismo per far loro scoprire un diverso, avvincente e intelligente modo di utilizzo del tempo libero. Per il prossimo semestre sono in programma diverse altre iniziative, la partecipazione a mostre nazionali, la stampa di nuovi volumi e l’organizzazione di una mostra di qualche giorno a Trento in collaborazione con gruppi modellistici di altre province viciniori; iniziativa alla quale verrà abbinato anche un “Open Day”, una giornata aperta a tutti gli appassionati che potranno vedere da vicino come i soci del Gruppo realizzano i propri lavori attraverso le tecniche più diverse. Chi fosse interessato ad approfondire la conoscenza del Gruppo Modellistico Trentino può visitare il sito <www.gmtmodellismo.it> oppure inviare una richiesta alla casella di posta elettronica: info@gmtmodellismo.it.


Gli oltre quarant’anni di Guerra che nel giro di pochi anni raddopGuerra Fredda Fredda videro la revisione, più e piarono la loro lunghezza adottando e aviazione più volte, delle filosofie d’impiego altresì sistemi di propulsione nucledel mezzo aereo, per ragioni riconare, divenendo così veri e propri di Luigino Caliaro ducibili sia agli scenari socio-interstrumenti di deterrenza, a supporto nazionali succedutisi al progresso della politica estera americana. tecnologico. Da questo punto di Verso la fine degli anni sessanta, vista, l’evento più importante fu, a complice anche la miniaturizzazione partire dalla fine del secondo condegli impianti radar e dell’avionica, si flitto mondiale, l’avvento del motore ebbe lo sviluppo di nuovi velivoli di a reazione che nel giro di pochi dimensioni relativamente ridotte ma anni, con riferimento ai velivoli da con capacità di attacco fortemente combattimento, si sostituì complesviluppate, concepiti per volare a tamente alla propulsione a elica. quote particolarmente basse ed eviCon la comparsa dei veloci caccia tare così le difese radar avversarie. MiG-15 e Sabre, durante la Guerra Nello stesso periodo, l’importanza di Corea, venne progressivamente dei missili crebbe al punto di farli meno l’importanza dei grandi bomdiventare uno degli elementi portanti bardieri strategici, indiscussi protadella politica di contrapposizione tra gonisti fino a quel momento. Infatti, USA e URSS, con una vera e proallo scoppio della Guerra Fredda, pria corsa alla costruzione di vettori sia da parte americana che da parte sempre più letali, aventi capacità di sovietica, il riarmo si era basato su attacco convenzionale e nucleare, una grande flotta di velivoli bombartattici, balistici o lanciati da sommerdieri a lungo raggio, capaci di lancio gibili. Da ricordare inoltre come lo di armamento nucleare da utilizzare sviluppo del settore missilistico fu di in gran quantità in caso di attacco. fondamentale importanza per l’altra Nel corso degli anni sessanta, con grande “partita” che vide contrapl’introduzione di nuovi velivoli da posti Stati Uniti e Unione Sovietica: caccia altamente specializzati, come la conquista dello spazio. Non è, quelli della “Century series” ameriinfatti, un caso se molti missili svicani e lo sviluppo di missili antiaerei luppati per il settore militare furono e di vettori balistici capaci di portare testate nucleari successivamente convertiti per i lanci spaziali, con(potenzialmente più letali del carico trasportato dai tribuendo così anche allo sviluppo del gigantesco bombardieri pilotati), questa teoria di impiego del Saturn V, vettore con il quale gli americani, sbarmezzo aereo mostrò i suoi limiti. Nel giro di pochi cando per primi sulla luna, vinsero la competizione anni scomparvero così dalle linee di volo i grandi con i sovietici. I missili fecero inoltre il loro ingresso bombardieri come il Convair B-36, il Boeing B-47 e nel settore dell’aviazione e gli aria-aria soppianil Convair B-58; furono altresì abbandonati progetti tarono per un periodo il cannone. Tuttavia, dopo i avveniristici come il North American B-70 Valkirie. primi combattimenti aerei in Vietnam, dove i PhanL’unica eccezione fu il Boeing B-52, progettato in tom americani, armati di soli missili, si trovarono a quegli anni e tuttora uno dei più importanti velivoli mal partito con gli agili MiG-21, la filosofia del caccia da bombardamento impiegato dall’USAF, rivela- “tutto missile” fu sconfessata. Non è quindi un caso tosi particolarmente utile – per il “bombardamento se praticamente tutti i caccia entrati in servizio dagli a saturazione d’area” – nei recenti scenari bellici anni settanta in poi, tra i quali il Tomcat, l’Eagle e l’Fdesertici come l’Iraq e l’Afghanistan. L’avvento dei 16, pur disponendo di missili aria-aria decisamente velivoli a reazione comportò inoltre una modifica migliorati ed affidabili, furono dotati di un cannone sostanziale del potere aereo navale poiché i ponti di da 20 mm imbarcato. Sul finire della Guerra Fredda, volo diritti, risalenti alla Seconda guerra mondiale, si iniziarono infine ad apparire i primi caccia stealth, rivelarono insufficienti a garantire lo svolgimento in progettati con tecnologie e materiali assolutamente sicurezza di operazioni di volo sul mare. Ecco quindi non convenzionali, capaci di rivoluzionare le filoche comparvero le grandi portaerei con ponte di sofie d’impiego del mezzo aereo d’attacco. Ultimo volo angolato e nuovi sistemi di aiuto per l’appon- sussulto di un periodo della storia umana, estremataggio, funzionali alle velocità di avvicinamento dei mente lungo, nel corso del quale la strategia della nuovi velivoli, radicalmente diverse rispetto a quelle tensione e della deterrenza nucleare, nella minaccia dei caccia a pistoni. Ovviamente, con l’impiego di incombente di un olocausto nucleare, permisero pur mezzi aerei a reazione, molto più grandi e complessi, tuttavia all’Occidente di vivere un periodo relativaaumentarono anche le dimensioni delle portaerei, mente lungo di prosperità e sviluppo.

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Poster pubblicitario “Republic Aviation” - 1957 Collezione privata Luigino Caliaro

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MUSEO DELL’AERONAUTICA GIANNI CAPRONI TRENTO

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per informazioni: tel. 0461 944888 | www.museocaproni.it cell. 348 9736327 | www.basetuono.it in collaborazione con

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