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SKI HARD OR GO HOME

ski magazine NUMERO 139 MARZO 2016 MENSILE

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LE NOSTRE INCHIESTE SULLO STATO DI SALUTE DELLO SCI GIOVANILE



©shutterstock

EDITORIALE di Davide Marta

MA DOVE STIAMO ANDANDO? Ho avuto la fortuna di salire in montagna qualche ora prima dell’abbondante nevicata del 28 febbraio. Per la prima volta quest’anno ci siamo svegliati sotto tanta neve, quasi un metro in paese. Tra i programmi della giornata c’era anche di scrivere questo editoriale - nel pomeriggio però, con calma - e stavo macinando idee da qualche giorno. Poi il classico fulmine a ciel sereno che mi ha fatto cambiare idea. Cerco di rendere al meglio la situazione. Neve dappertutto, tanta. Neve che continuava a cadere da ore. Mentre me ne stavo lì un po’ inebetito dallo spettacolo, ecco passare i vicini di casa, una famiglia di valligiani radicati sul territorio, come ce ne sono in tante località del nostro arco alpino. La mamma fa scendere dalla macchina il figlio più piccolo, avrà cinque anni. Mi sembra cresciuto, non lo vedevo da parecchi mesi. Rientra in casa con gli sci e lo zaino, ma non mi sembra molto felice. Indossa con orgoglio la giacca dello sci club. L’anno scorso non ce l’aveva, frequentava i corsi della scuola di sci. «Ehi, siamo diventati grandi, siamo nello sci club!» gli dico. Classico modo di attaccare bottone degli adulti con i bimbi, che nelle loro testoline si domanderanno perché facciamo sempre domande banali. «Sì…» risponde un po’ timido. «Bello!» incalzo io, non soddisfatto. «Oggi vi hanno portati a fare neve fresca?». Questa volta la domanda è meno banale, più spon-

tanea. Forse ovvia, ai miei occhi. In una giornata come oggi si poteva solo fare neve fresca. «No…» risponde lui. Tranciando breve con la stessa riservatezza di prima. «Lascia perdere…» interviene la mamma. «Si è alzato alle 6 per andare a fare una gara. Quando sono arrivati là non c’erano le condizioni e sono tornati indietro». «Eh capita…» la mia risposta (sono tornato sul banale andante). Tempo di saluti. «Ciao». «Ciao…». Sono rimasto basito. Dunque, rimettiamo in fila gli elementi: cinque anni, prima stagione con lo sci club, sveglia alle sei del mattino per andare a fare una gara (e già questo…). C’è un metro di neve fresca. La gara non si fa (ovviamente nessuno ha avuto l’intuizione di immaginarlo), si torna a casa, si posano gli sci in garage. Festa finita. In pratica, il primo giorno in cui c’era la possibilità di sciare per davvero, di portare i bambini nei boschetti, a bordo pista, a fare due salti… Questi si sono dovuti sorbire, nell’ordine: levataccia il sabato mattina, un’ora e mezza di pulmino su strade tutte innevate, un’ora e mezza di bar ad aspettare la decisione della giuria, un’altra ora e mezza di pulmino. Poi tutti a casa e sci ritirati. Credo che in questo racconto si possa riassumere la tristezza che caratterizza tanti (per fortuna non tutti) dei nostri sci club, in cui la fantasia degli al-

lenatori, quando c’è, è schiacciata dai programmi agonistici, dalle gare in calendario, dalle qualificazioni ai regionali, ai nazionali. Qui affondano le radici dell’abbandono precoce. Qui vanno cercati i motivi per cui i ragazzi preferiscono chattare con lo smartphone invece di fare una pista in più. Io non so cosa spinga a fare questo mestiere l’allenatore che alle sei del mattino ha caricato otto bambini di cinque e sei anni sul pulmino con tutta quella neve in pista per andare a fare una gara in un’altra vallata, ben sapendo che la gara non si sarebbe fatta. In fondo la sera prima avrebbe potuto chiamare le famiglie e dire… «Domani niente gara, si fa neve fresca!». Anzi, sì lo so. Proprio la consapevolezza che non si sarebbe gareggiato, che trascorsa un’ora al bar, si sarebbe tornati a casa e la giornata sarebbe andata via così, senza bisogno di faticare, senza nemmeno mettere gli scarponi. E se si fosse gareggiato? Cosa poteva dare di più un giro tra i pali del gigante a un gruppo di bambini rispetto allo scorrazzare nei boschi del proprio comprensorio tra un metro di neve polverosa? Facebook ha recentemente rilasciato le reactions. Manca purtroppo quello che cliccherei a commento di tutto questo: non mi piace. Non mi piace neanche un po’ e di questo passo non andremo da nessuna parte. #SkiHardOrGoHome

RACE SKI MAGAZINE - MARZO 2016

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SOMMARIO

Race ski magazine 139 - Marzo 2016 FACEBOOK FEDERICA BRIGNONE 27 febbraio 2016 Giornata incredibile! Non posso crederci… So che sono stata fortunata, ma questo è lo sci e non puoi controllare il meteo! Grazie a tutti quelli che hanno reso possibile questa vittoria!

LA GIUSTA DOSE Ci sono atteggiamenti tecnici che possono esasperare la pericolosità dei nuovi materiali di Claudio Ravetto 6

I QUATTRO CARDINI Riflessioni su metodologia ed evoluzione del gesto tecnico di alto livello di Claudio Ravetto 24

NELLA LEGGENDA DI KITZ Il dietro le quinte della vittoria di Peter Fill a Kitzbühel di Gabriele Pezzaglia 8

«SOLO CHI VINCE CONTA» A tu per tu con Eva-Maria Brem di Gianmario Bonzi 30

NADIA FANCHINI PIÙ FORTE DI TUTTO Ritratto oltre gli stereotipi di Nikky dopo la vittoria di La Thuile di Gianmario Bonzi 16 LA THUILE, APPUNTAMENTO AL 2018? Cosa c’è dietro al successo delle gare valdostane di Coppa e quali prospettive per il futuro di Andrea Chiericato 22

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SPECIALE COPPA EUROPA Emanuele Buzzi, Simon Maurberger, Guglielmo Bosca, Verena Gasslitter, Nadia Delago: conosciamo meglio gli azzurrini che hanno brillato nel circuito di Gianmario Bonzi e Gabriele Pezzaglia 36 CACCIA AL POSTO IN SQUADRA Chi e dove si può giocare vittoria al Grand Prix e promozione? di Andrea Chiericato 46 PICCOLE GRANDI EMOZIONI Due medaglie azzurre firmate Canzio alle Olimpiadi Giovanili di Gianmario Bonzi 50

RACE SKI MAGAZINE - MARZO 2016

BORRUFA E 7 NAZIONI COLORATI D’AZZURRO Buone prestazioni dei Children italiani alle due manifestazioni internazionali di Andrea Chiericato 54 ADAMELLO SKI, LA CASA DELL’AGONISMO Siamo stati sulle piste del comprensorio di riferimento per buona parte dei club lombardi e trentini di Gabriele Pezzaglia 58 TANA DEL LUPO SCI CLUB UBI BANCA GOGGI La storia, i successi, i segreti della società bergamasca di Gabriele Pezzaglia 64 MENO NEVE PIÙ COSTI E DIFFICOLTÀ Ecco come è andata la prima parte della stagione tra Piemonte e Valle d’Aosta di Andrea Chiericato 68

TANTI CHILDREN, MA QUALCOSA VA RIVISTO Lo stato di salute della categoria in Veneto, tra problemi e opportunità di Gabriele Pezzaglia 80 KEINE STRESS IN ESTATE Pochi allenamenti sui ghiacciai e niente esasperazione per i Pulcini dell’Alto Adige di Andrea Chiericato 88 CRITERIUM: CAMPANIA SU, TOSCANA GIÙ Le ultime novità dall’importante rassegna per i club appenninici di Gabriele Pezzaglia 92 LE NOSTRE RUBRICHE Editoriale The downhiller Magazine La versione di Stefania Coach’s Corner La fatina Il giornale del mercato

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LOGIN MADE IN ITALY Direttore editoriale: DAVIDE MARTA davide.marta@mulatero.it Direttore responsabile: CLAUDIO PRIMAVESI claudio.primavesi@mulatero.it Marketing e pubblicità: SIMONA RIGHETTI simona.righetti@mulatero.it

IL NUOVO RACE FA SUBITO BOOM Due mesi sono pochi per tracciare dei bilanci, ma la nuova versione del sito raceskimagazine.it ha sicuramente fatto il botto! Le statistiche di Google parlano di un 20% in più di accessi e di visitatori, con tutte le voci statistiche in netto miglioramento. Nuove rubriche, nuove proposte e un’interfaccia 100% responsive che lo rendono comodamente fruibile da tutti i dispositivi mobile. Una curiosità: il 60% delle visite viene proprio da smartphone (52%) e tablet (8%). Un dato impensabile anche solo quattro anni fa.

Segretaria di redazione: ELENA VOLPE elena.volpe@mulatero.it Responsabile sito e area agonismo: GABRIELE PEZZAGLIA gabriele.pezzaglia@mulatero.it Redazione: GIANMARIO BONZI ANDREA CHIERICATO LUCA GIACCONE Progetto grafico e impaginazione: NEXT LEVEL STUDIO Webmaster raceskimagazine.it: SILVANO CAMERLO Fotografie Coppa del Mondo: ZOOM AGENCE info@zoom-agence.fr Contributi fotografici: Ralf Brunel, Enrico Schiavi, Alice Russolo Area tecnica e opinionisti: Stefania Demetz, Kristian Ghedina, Denise Karbon, Marco Pastore, Mauro Pini, Claudio Ravetto, Andrea Schenal, Vincenzo Tondale In copertina: Nadia Fanchini in azione a La Thuile (foto Zoom Agence) Distribuzione in edicola: MEPE - Milano - tel 02 89 5921 Stampa: REGGIANI - Brezzo di Bedero (VA) Abbonamenti: 5 numeri 30 euro, 10 numeri 55 euro (raceskimagazine.it/Abbonamenti) Race ski magazine è disponibile in versione smartphone e tablet per iOS e Android

Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 4310 del 11/03/1991. La Mulatero Editore srl è iscritta nel Registro degli Operatori di Comunicazione con il numero 21697. © copyright Mulatero Editore - tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa rivista potrà essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge

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NUOVE RUBRICHE ON-LINE Avete notato le nuove sezioni del sito raceskimagazine.it a fianco dell’aggiornamento notizie? C’è il commento settimanale di Claudio Ravetto sulle tematiche più calde del weekend di Coppa del Mondo. C’è Mauro Pini che fa lo stesso per il lato rosa del circuito, con analisi profonde e sempre precise. E poi il ‘man of the weekend’ di Marco Pastore. Per non parlare del pagellone, a cura della nostra redazione e della rubrica Hall of Fame, a firma di Gianmario Bonzi, che nell’occasione di ricorrenze illustri, ci fa rivivere le gare mitiche del passato. Avete altre proposte?

VOGLIAMO PARLARNE SU FACEBOOK? Andate a cliccare ‘mi piace’ alla pagina Facebook di Race ski magazine. Troverete contenuti extra, backstage dei nostri servizi, foto e video curiosi. Ma soprattutto la possibilità di discutere con altri appassionati e con la redazione dei contenuti dei nostri articoli. Vi aspettiamo! facebook.com/raceskimagazine

TOTO-RACE, VOLATA FINALE Sulla pagina dedicata al Toto-Race abbiamo pubblicato l’elenco dei premi destinati ai vincitori delle varie tappe. In questi giorni verranno spediti a chi se li è meritati nel corso dell’inverno. Con la Coppa del Mondo che volge a termine si avvicina anche il momento in cui scopriremo il vincitore della classifica generale. Per lui ci sarà un super-premio finale!

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IL NOSTRO DT di Claudio Ravetto

LA GIUSTA DOSE I nuovi materiali non hanno risolto il problema degli infortuni, anzi. Ma ci sono atteggiamenti tecnici e posturali che possono esasperarne ancora di più la pericolosità

Che bello sport lo sci alpino, ne sono innamorato. E per fortuna sono ancora tantissimi gli appassionati di questa disciplina davvero coinvolgente. È divertente, vario e mai uguale, si svolge all’aperto, in un ambiente favoloso, interessa globalmente il fisico, è adatto a tutti, fa anche figo praticarlo, cosa possiamo pretendere di più da un’attività fisica? Purtroppo però, come avviene in qualunque ambito, sono da rilevare alcuni aspetti negativi. Nel nostro caso riassumibili in due categorie: i costi e la pericolosità. Premetto che non mi piace sottolineare le negatività di un qualcosa che amo così tanto. Non sono un esperto di marketing, ma credo che la prima regola per promuovere un prodotto sia di enfatizzarne i pregi, non calcare la mano sui difetti. Noi addetti ai lavori non abbiamo troppo l’abitudine di farlo: mi è capitato di sentire atleti di assoluto valore parlare davanti a ragazzi di club e a scolaresche sottolineando quanti siano i sacrifici necessari per emergere, quanto sia faticoso e rischioso lo sci ed elencando tutte le difficoltà che hanno incontrato nella loro carriera. Unico effetto di questa comunicazione negativa è quello di fare sorgere nel giovane che ascolta una domanda: «Ma chi me lo fa fare?». Tutte storie! La carriera sportiva è affascinante e gratificante, fortunati 6

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coloro che riescono a percorrerla. Questo è il messaggio che dovrebbe passare. Gli aspetti negativi, però, esistono, e non posso esimermi dall’analizzarli, sperando di farlo in modo costruttivo. Riguardo ai costi, effettivamente diventati eccessivi, posso aggiungere poco a quanto già si conosce, se non rimarcare (come ho già fatto in un articolo precedente) che esiste il diritto allo sport e che quindi tutti i bambini dovrebbero poter provare pressoché gratuitamente le discipline della montagna almeno una volta. Le istituzioni, in primis la FISI, dovrebbero farsi promotrici di questa iniziativa. Si scia in montagna e sulla neve, non fra i banchi di scuola! Riguardo, invece, alla pericolosità dello sci agonistico, c’è tanto da ragionare. Ha fatto molto parlare negli ultimi anni l’evoluzione del materiale e la sua incidenza sulle statistiche degli infortuni. E altrettanto si è polemizzato sulle scelte della Federazione Internazionale di regolamentare lunghezza e raggio degli sci, prima ad alto livello poi anche nelle categorie giovanili, e sugli effetti prodotti da questa scelta. Personalmente ritengo quello del materiale un argomento di primaria importanza nella prevenzione degli infortuni e nella sicurezza dello sciatore, ma non certamente l’unico o il

più determinante. Sono profondamente contrario alle sciagurate scelte della FIS, poiché il cambiamento porta a un immediato aumento dei picchi di infortunio e, dopo pochi anni (come è puntualmente avvenuto), a un adattamento da parte degli atleti che riescono ad ottenere prestazioni tecnico-atletiche pari a quelle antecedenti al cambiamento, ma a questo punto con materiale meno performante quindi più stancante e più pericoloso. Noi allenatori anche in questo caso possiamo farci poco, le decisioni sono politiche e prese sempre sopra le nostre teste, è quasi inutile contestare e protestare, bisogna per forza subirle. Tutti aspetti quindi esterni a noi, fuori dalla nostra possibilità di azione diretta. Ma anche noi abbiamo le nostre grosse responsabilità riguardo all’incidenza degli infortuni sulle carriere degli atleti e le abbiamo nella nostra sfera di competenza, quella tecnico-atletica. Ma attenzione, con aspetto atletico non intendo la preparazione fisica a secco, ma la sua incidenza sulla prestazione sciistica. Spesso, infatti, si considera lo sci solo come espressione di tecnica pura, quasi fosse arte, senza tenere conto, invece, di quanto sia notevole il carico fisico che agisce sullo sciatore. Carico, parola chiave nell’allenamento sportivo, spesso dimenticato nell’allenamen-


Certo non sono così ingenuo da credere che nel percorrere delle curve con gli sci, sottoposta a forze rotazionali, verticali, tangenti così forti, la struttura possa rimanere costantemente in asse, ma l’intenzione dello sciatore deve essere quella di stabilizzare, riallineare, non certo quella di mettersi coscientemente in una condizione svantaggiosa e pericolosa. Se poi questi consigli tecnici vengono dati a bambini, a ragazze nell’età dello sviluppo o ad atleti con problemi posturali, allora si va certamente incontro a guai.

Con quanto detto vorrei aiutare a riflettere tutti i tecnici su questi argomenti estremamente importanti per la carriera dei giovani atleti. Dobbiamo assumerci in prima persona le grandi responsabilità che abbiamo nell’avvicinare, guidare e proteggere il materiale umano che ci viene affidato. > CLADIO RAVETTO Direttore tecnico della nazionale maschile di sci alpino dal 2007/08 al 2013/14, direttore congiunto uomini e donne nel 2010/11, in FISI dal 2002/03, prima come responsabile degli slalomisti e poi dei polivalenti, in 12 anni ha collezionato 3 podi olimpici, 12 mondiali, due coppe di slalom e 111 podi con 35 vittorie, come DT 28 podi con 23 vittorie e una coppa di slalom.

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RACING

Con questo non voglio dire che bisogna sempre avere un atteggiamento corretto e in asse altrimenti ci si fa male, anzi. Non sembri un contrasto, bisogna al contrario fare conoscere e allenare il disequilibrio sia sugli sci che in atletica. Ma a piccole dosi, con la giusta gradualità e possibilmente in situazioni protette.

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Se poi noi allenatori, per primi, proponiamo adattamenti tecnici che vanno ancora di più ad accentuare i rischi, allora è chiaro che l’incidente possa essere dietro l’angolo. Mi riferisco in special modo all’esasperato uso del ginocchio in fase di curva, tanto in voga nelle proposte tecniche dell’ultima ora. Specifico meglio: molti insistono sul disassamento verso l’interno curva delle ginocchia per aumentare la presa di spigolo, e di seguito sull’anticipata uscita delle stesse a fine curva per svincolare lo sci e reinserirlo nella curva successiva. Già dal punto di vista della tecnica pura non sono d’accordo, in quanto ogni disassamento in un senso delle articolazioni centrali della catena cinetica provoca un allontanamento nel senso opposto delle estremità. In pratica, se lo scopo dell’azione appena descritta è quello di aumentare il vincolo, in realtà si ottiene l’effetto esattamente opposto. Il disassamento è gravissimo e deleterio per la struttura stessa ma è proprio nel momento di maggiore carico meccanico che potrebbe risultare

potenzialmente devastante. È semplicissimo da comprendere: regge meglio un carico verticale una colonna dritta di una colonna storta. Basta dunque un lieve piegamento con arretramento per trovarsi nella posizione più a rischio per la rottura del crociato: piegati indietro e con il ginocchio intraruotato, per recuperare l’equilibrio si contrae il retto femorale che, inserendosi sulla tibia, ne provoca lo scivolamento anteriore con relativo sovraccarico del legamento. In questo caso non proprio per colpa né del materiale né della FIS, ma esclusivamente della nostra dabbenaggine.

Foto © Gepa Pictures | Dominik Paris with LEKI Poles & Gloves

to sciistico. È indubbio che in altri sport è molto più semplice misurare il carico esterno: i chili sollevati, i chilometri percorsi, il numero di prove e di serie sono molto indicativi in questo senso; ben poco dicono, invece, nel nostro sport. Ancora più complesso se si deve valutare il carico interno, cioè l’adattamento fisiologico e le modificazioni che subisce l’organismo in seguito alla somministrazione dell’esercitazione sciistica. Proprio questo è il punto: noi non proponiamo ai nostri atleti chili sulle spalle o distanze da percorrere o lunghe serie a ritmi intensi, ma elargiamo pendenze da scendere a velocità sostenuta. In realtà il nostro allenamento è costituito da continui salti in basso da varie altezze, in curva e con forti forze inerziali laterali, il tutto ad alta velocità di percorrenza che accentua ancora di più le forze in gioco. Non è poco, anzi. Altro che una seduta in sala pesi proposta in giovane età! Il carico esterno nella nostra disciplina può essere, potenzialmente, di gran lunga superiore e di questo bisogna assolutamente tenere conto nella programmazione dell’attività.


PROTAGONISTI

PETER FILL

Nella leggenda di Kitz La vittoria sulla Streif minuto per minuto. Da dietro le quinte, perché noi eravamo lì con lui di Gabriele Pezzaglia - foto Zoom Agence

La sera della vigilia, prima del grande giorno, i suoi occhi fissavano il vuoto. Come se volesse nascondersi, estraniarsi, sparire. Come se avesse necessità di concentrazione, di ricaricare le energie, di riempirsi di forza e convinzione. Seduto a tavola con Manuela e il piccolo Leon, il taglio della torta delle 300 presenze in Coppa del Mondo, le pacche sulle spalle e i complimenti di qualche tifoso e compagno di squadra che a turno si avvicinano al tavolo. Quello sguardo quasi perso, imperturbabile, come se volesse ripassare un’altra volta, prima di coricarsi, i salti, i dossi, le traverse della Streif. La notte del trionfo Peter Fill l’ha trascorsa fra perplessità e domande, certezze e speranze. Consapevole di essere tornato competitivo, speranzoso di lasciare finalmente il segno in una classica, magari nella gara per antonomasia. LA RICOGNIZIONE I dubbi della notte lo hanno accompagnato anche al mattino. È ancora buio in questo angolo di Tirolo, quando i discesisti salgono sulla cabinovia che porta alla partenza della Streif per la ricognizione. Nevica, la visibilità è scarsa, nella parte alta del pendio soffia un vento minaccioso. Pietro si rifugia nel team hospitality a bersi un tè, per scaldare muscoli e cuore. Parte la ricognizione e si capisce subito che sarà una giornata strana, diversa. Non c’è niente di ufficiale, ma viste le condizioni meteo si intuisce subito che la partenza potrà essere abbassata e la gara martoriata da rinvii, ritardi e interruzioni. Fino alla Steilhang non 8

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si vede niente. Nevica e soffia vento, però le raffiche non spazzano le nuvole, bensì le saldano in un cielo che è un grigio da Pianura Padana più che da Alpi austriache. Peter si ferma sul dente del salto della Mausefalle, la trappola del topo, uno dei passaggi più spettacolari della mitica Streif. Intanto Markus Waldner fa intendere che si partirà da lì, quindi senza il primo salto. Corradino, Ghidoni, Staudacher, Galli. Si ferma, si confronta. Ma non sono le linee il tema delle analisi con i tecnici, piuttosto la speranza che il vento possa calare e che l’organizzazione riesca a pulire efficacemente la pista della neve fresca. Poi Fill si ferma prima dell’Hausbergkante, dove staziona Max Carca. «Ci vuole coraggio, bisogna tenere la linea alta e poi una riga fino al traguardo» si ripete più volte, come un mantra quasi ossessivo, come se quello rimanesse, al di là delle condizioni della neve e degli eventuali cambiamenti della partenza, il punto chiave per fare la differenza. Intanto smette di nevicare, il vento cala ma le condizioni rimangono proibitive. Waldner decide così di rinviare la partenza di un’ora, alle 12.45. Le tribune e il bordo pista sono gremiti già da due ore. Vessilli austriaci soprattutto, perché l’Hahnenkamm-Rennen, giunto quest’inverno all’edizione numero 76, è qualcosa più di una gara di sci, di una manifestazione sportiva. È una festa nazional-popolare, una nazione in delirio, una tradizione dal fascino invariato. Parte Georg Streitberger e taglia il traguardo sdraiato, complice una caduta proprio prima della linea di arrivo.

©FISI/Pentaphoto

IL TRIONFO Si parte con le emozioni forti e per tutta la gara nel parterre sarà un susseguirsi di silenzi e urla, di esaltazioni e sbalordimenti, di gemiti e risa. La Streif è più difficile del solito a causa di una luce maligna e ombrosa e del ghiaccio che dall’Hausbergkante fino allo Zielschuss fa infiammare i quadricipiti dei poveri discesisti. Escono di scena Maxence Muzaton e Steven Nyman: la pista fa davvero paura. Peter si tuffa dal cancelletto per quattordicesimo. È primo appena taglia il traguardo, davanti agli svizzeri Beat Feuz e Carlo Janka, staccati rispettivamente di 37 e 65 centesimi. Capisci che la Streif è un


campo di battaglia quando rovinosamente finiscono nelle reti due dei protagonisti principali, Hannes Reichelt prima e Aksel Lund Svindal dopo, e ti accorgi che la discesa di Fill può essere davvero quella vincente quando Kjetil Jansrud, Dominik Paris, Adrien Theaux temporeggiano nei passaggi più insidiosi, vanno fuori linea, si piantano nei piani. Sono pugili suonati gli avversari dell’altoatesino, sono atleti sfiniti e uomini scoraggiati. Lui no. È Achille più Ulisse, è coraggio più esperienza. Poi Hannes Trinkl, dopo Vincent Kiechmayr, il trentesimo concorrente, afferra la radio e comunica a tutti che la gara viene fermata e il risultato convalidato. Motivazione intelligente, anche perché i più giovani non hanno quella

BIO Peter Fill è nato il 12 novembre del 1982 e vive a Castelrotto (Bz). Arruolato con i Carabinieri, in Coppa del Mondo è salito 14 volte sul podio e ha vinto due discese: a Lake Louise nella stagione 2009 e quest’anno a Kitzbühel. Due medaglie mondiali: argento in superG in Val d’Isère 2009 e bronzo in combinata a Garmisch Partenkirchen 2011. Ha esordito nel Circo bianco nel superG di Altenmarkt nel 2002 piazzandosi dodicesimo e ha superato proprio a Kitz le 300 presenze. Campione del Mondo Giovani di superG a Tarvisio 2002, un successo in Coppa Europa, inoltre ha vinto 14 medaglie ai Campionati Italiani Assoluti di cui quattro d’oro. Sci, scarponi e attacchi Atomic; guanti, bastoni e protezioni Energiapura; casco e maschera Briko; main sponsor Seiser Alm - Alpe di Siusi.

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PROTAGONISTI dimestichezza nel rotolare nelle reti e da qualche incidente si poteva passare a un vero e proprio bollettino di guerra. Allora esplode la festa nella finish area. Pietro ha ufficialmente vinto la discesa di Kitzbühel e dal pendio di gara scendono in fretta e furia gli allenatori per godersi una vittoria straordinaria in una giornata indimenticabile. LA CONFERENZA Vincere a Kitzbühel, oltre la gloria e il prestigio che ti dà, è tutta un’altra storia anche per quanto riguarda i cerimoniali. Sei sempre scortato e Fill viene accompagnato al parterre nella vicina sala stampa per la conferenza di rito dopo la cerimonia dei fiori. Sembra ancora assorto. Si siede, non si leva la giacca, nonostante il caldo umido e i giornalisti che si riversano sul tavolo e lo tempestano di domande. Lo sguardo prima quasi stranito di Pietro si addolcisce quando, finita la conferenza tradizionale, tocca alla stampa italiana (o meglio, quel poco che è rimasto a seguire il Circo bianco). Il sogno è realtà, racconta le paure di una giornata bestiale, di una vittoria cercata da parecchi anni. Ride e scherza: «Ho vinto la gara più importante al mondo, ve l’avevo detto che dopo 300 gare oggi iniziava un’altra carriera, ancora più vincente». Poi racconta di quando papà Luis se ne stava andando per una pancreatite proprio nei giorni dell’Hahnekamm. «Come fai a buttarti a 140 all’ora quando non sai che fine farà tuo padre?». Il suo viso è bagnato, non solo dal sudore per il cappello di lana che ha ancora in testa e dove con orgoglio c’è scritto Alpe di Siusi, la sua terra, ma anche per una mezza lacrima. Interviste, video, foto. Non c’è tempo neanche per fare un brindisi in albergo con la squadra, ma solo per una doccia e raggiungere i piedi della Streif per la premiazione ufficiale davanti a 30.000 persone, al delirio, alla bolgia di bandiere, a fumogeni e trombe. Il rito della premiazione della discesa è unico. Per il calore e il colore della gente, per la maestosità con cui il comitato organizzatore celebra gli eroi della Streif ed esalta il vincitore. LA PREMIAZIONE Dalla terrazza di un ristorante dove si svolge il cerimoniale, ti accor10

> NELLE FOTO Dall’alto in senso orario, Fill in azione sulla Streif, l’autore dell’articolo, Gabriele Pezzaglia, con Pietro sul palco di Kitz e l’altoatesino con Arnold Schwarzenegger

gi della grandezza dell’evento, di quanto l’Austria e Kitzbühel partecipino con magia ed entusiasmo. Qui non ci sono le nostre tribunette riempite a fatica da qualche scolaresca valligiana. Qui c’è tifo vero, decine di migliaia di persone che anche in giornata, rigorosamente in treno, raggiungono il tempio dello sci per assistere alla liturgia

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della discesa sulla Streif. Si alza il sipario, inizia la festa, o meglio, la glorificazione di questi temerari velocisti che hanno avuto il coraggio di sfidare la Streif. Arriva sul podio Feuz, poi Janka ed ecco Pietro. I fiori, il trofeo del camoscio d’oro, le foto di rito, l’inno di Mameli. Pietro che prende il microfono, scalda animi e cuori, incita i

tifosi collegandosi a loro in quella magia che c’è solo a Kitzbühel e che rende tutti protagonisti, che si fa i selfie davanti alla bolgia in festa, che è una bomba di felicità. Noi siamo lì con lui, su questa balconata che ha fatto storia, per condividere e per raccontare. Soprattutto per dare senso al nostro lavoro. Esserci, sempre. Grazie Pietro.


THE DOWNHILLER di Kristian Ghedina

CARPE DIEM La vittoria sulla Streif è unica, l’emozione più grande per uno sciatore, paragonabile alla medaglia a cinque cerchi. E bisogna sapere cogliere l’attimo Quanti ricordi nel vedere le immagini di Peter Fill a Kitzbühel. Bravo Pietro, ha saputo cogliere l’attimo, il treno che passa! Una stagione incredibile che probabilmente non si sarebbe immaginata così bella qualche mese fa. Con risultati colti quando non sempre in prova è stato tra i più veloci, segno di maturità e consapevolezza. Vincere a Kitz è qualcosa di speciale. Basta pensare a Bode Miller che ci teneva un sacco: ha vinto tutto ma non sulla Streif e l’Hahnenkamm è rimasta il suo cruccio. Io purtroppo non ho avuto la fortuna di mettere al collo medaglie olimpiche ma a Kitz mi sono tolto belle soddisfazioni. Non so se sia paragonabile alla vittoria a cinque cerchi (o addirittura di più) come hanno detto altri, ma per me rimane l’emozione più forte. È diverso da qualsiasi altra vittoria sugli sci. Bello a Wengen, soprattutto gli ultimi anni che ho corso, con tanta gente e la premiazione in piazza, belle le medaglie mondiali di Saalbach, Sierra Nevada e Sestriere. Però… però rimane il fatto che di quelle medaglie, di quelle premiazioni, di quelle giornate ho dei ricordi confusi, mentre di Kitz ricordo tutto perfettamente perché sono attimi indelebili. Sono stato il primo vincitore premiato nell’arena a bordo pista, nel 1998. Prima (ero già salito sul podio e ci sarei salito un’altra volta) si andava in piazza, dove c’era tantissima gente ma non la vedevi tutta. Sono stato il primo italiano a vincere sulla Streif. È veramente particolare. E anche io ho saputo cogliere l’attimo. Quella pista, sempre ghiacciata, con curve da tirare, era più adatta a Runghi, erano troppo importanti i tratti iniziali e finali rispetto al pezzo centrale scorrevole.

Kristian Ghedina a Kitzbuehel ©Zoom Agence

Vi voglio raccontare un particolare di quella giornata che non molti conoscono. Si scendeva evitando l’Hausbergkante per mancanza di neve e passando nell’ultimo tratto sulla pista dello slalom. Ricordo che sulla stradina poco prima della variante per la pista di slalom, unica volta in tanti anni di gare, ho percepito molto bene la voce dello speaker che, in tedesco, diceva: ‘è ancora davanti’. Quando vai a quella velocità, con il casco, senti solo dei rumori e non sai mai veramente come stai andando. Allora ho capito che non poteva che parlare di me e mi sono detto che avrei dovuto fare alla perfezione l’ultima curva, una virata che non amavo troppo, perché non mi sarei mai perdonato di arrivare dietro dopo che ero stato in vantaggio all’ultimo intermedio. E ho colto l’attimo! Così anche io ho la mia cabina, la mia gondola. Sapete una cosa? Tanti vogliono vincere per la gloria, per il montepremi

più alto, ma avere il proprio nome scritto sulla telecabina è il massimo. È curioso che mi ricordano di più per la famosa ‘spaccata’ che per la vittoria. Un gesto di sfida su un salto temibile, teatro di infortuni. Probabilmente perché in tanti hanno vinto e quello rimane un gesto unico. Però in Austria si ricordano anche della vittoria, eccome. Una volta è entrato un tedesco in pizzeria da mio zio, a Cortina, dove tengo anche il famoso trofeo con lo stambecco e, quando l’ha visto, sembrava come stordito. Ha chiesto a mio zio se poteva guardarlo da vicino e toccarlo. Quando lo zio gli ha detto che poteva fare anche una foto con chi quel trofeo l’aveva vinto, non vi dico cosa è successo… > KRISTIAN GHEDINA Ventinove podi e 12 vittorie in discesa, quattro podi e una vittoria in superG, tre medaglie mondiali, dodici titoli italiani. Serve altro per presentare Kristian Ghedina?

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MAGAZINE TOP & FLOP

TOP

NADIA FANCHINI

E chi se non lei?

TOP

MAX BLARDONE

La classe non ha età…

ARTISTI IN PISTA PER AIUTARE I DISABILI

Nazionale artisti (per la precisione Nazionale Artisti Ski Team) contro vecchie glorie. La Thuile, dopo la Coppa del Mondo, ha ospitato sabato 27 febbraio la prima edizione de La Gara dei Sogni. Sulla pista Maison Blanche si è disputato un parallelo benefico per sostenere la FISIP, la Federazione Italiana Sport Invernali Paralimpici. Un'intuizione di Luca Jurman e Alberto Laurora ha portato sulla neve Alexia, Max Laudadio, Giorgio Mastrota e tanti altri che hanno sfidato le vecchie glorie dello sci e dello snowboard valdostano. Hanno partecipato Davide Vuillermoz, Margherita Parini e anche Maria Rosa Quario, la mamma di Federica Brignone. I vincitori? Tutti quanti, ma sul gradino più alto del podio sono saliti Giorgio Mastrota per lo sci alpino e Margherita Parini per lo snowboard. www.nazionaleartistiskiteam.com

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FLOP

LE SLALOMISTE

Ma come, torna la Shiffrin e sono subito tutte dietro?

VOLTE LIECHTENSTEIN Le vittorie del Liechtenstein in Coppa con il successo di Tina Weirather nel superG di La Thuile. Nono posto assoluto, davanti alla Slovenia

KARIN HARJO NELLA STORIA ©Zoom Agence

LINDSEY COSA COMBINI? FLOP

GUILLERMO FAYED

Un inizio alla grande e poi da Wengen già la top ten era diventata un miraggio… si è poi rifatto Chamonix, casa sua…

Non deve certo essere stata contenta per l’uscita di scena nella prima discesa di La Thuile. Ed ecco un video in cui prende a martellate sci e attacchi postato e subito tolto dai social, con tanto di scuse alla Head all’una di notte. E poi l’infortunio a Soldeu con tre microfratture al ginocchio e fine anticipata della stagione. Non certo un periodo facile...

È la prima donna ad avere tracciato la manche di una gara di Coppa del Mondo. È successo a Flachau, nella prima manche dello slalom di Coppa del Mondo del 15 gennaio. Un passo importante se si pensa che, per rimanere negli Stati Uniti, dove la Harjo è allenatrice del gruppo Coppa Europa, squadre di mondi dove girano molti più soldi, come i San Antonio Spurs o i Buffalo Bills, hanno tutte nello staff delle donne.

©dykster

US SKI TEAM 16 GENNAIO 2016 L’aiuto allenatrice delle discipline tecniche femminili Karin Harjo è stata la prima donna a tracciare uno slalom di Coppa del Mondo ieri sera a Flachau.


KITZ, LE CADUTE AL DARTFISH È quello che ha fatto la televisione austriaca ORF, sovrapponendo le immagini di Streitberger, Svindal e Reichelt, che sono caduti nello stesso punto della Streif. Curioso che lo strumento che solitamente viene utilizzato per vedere quanti metri di vantaggio e in quale punto hanno gli sciatori, sia stato utilizzato per vedere tre cadute tutte insieme e analizzarne le dinamiche.

GUARDA IL VIDEO DELLA ORF

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VITTORIA

Prima vittoria in una gara di Coppa del Mondo per Wendy Holdener, nel city event di Stoccolma

GMÜR, DAL PODIO ALL’OSPEDALE Non ha fatto in tempo a godersi la prima vittoria, nello slalom di Coppa Europa a Pamporovo del 9 febbraio, che ha dovuto subito mettere fine alla stagione. La ventitreenne svizzera Chiara Gmür si è infatti infortunata al piede sinistro pochi giorni dopo in allenamento…

GUARDA LA CADUTA DI BANK A VAIL - BEAVER CREEK 2015

©Zoom Agence

Bye Bye Ondrej La discesa di Wengen è stata l’ultima gara di Ondrej Bank. Il trentacinquenne ceco (nel palmarès due terzi posti in combinata) ha deciso di fermarsi dopo avere scoperto una lesione al ginocchio. Rimarrà nella storia la sua caduta nella combinata della discesa dei Mondiali di Vail Beaver Creek 2015, quando ha passato il traguardo a pelle di leone.


LA VERSIONE DI STEFANIA

di Stefania Demetz

LO SCI IN ORIENTE TRA RISCHI E OPPORTUNITÀ Il ritorno della Coppa in Corea del Sud e Giappone è in linea con il futuro di uno sport che cerca di globalizzarsi, che celebrerà le prossime due Olimpiadi in Asia e ha affidato gran parte dei diritti tv a una società cinese Va dove ti porta il business: ovvero lo sci in Asia. Ve li ricordate gli anni Ottanta quando le nostre estati erano interrotte da atmosfere invernali? Immagini di sci irrompevano nelle nostre case con gare direttamente dal Sud America. Si diceva, allora, che la Coppa del Mondo doveva - appunto - essere presente nel mondo e coinvolgere anche le nazioni dell’emisfero sud, lontanissime, ma pur sempre fatte di montagne e di neve. La cosa durò poco: lo sci in estate non interessava. D’altra parte anche oggi già da metà febbraio in poi l’interesse televisivo cede; figuriamoci come sarebbe in agosto! E poi, in fondo, nel mondo un po’ ci siamo già: America e Canada ospitano grandi classiche, inoltre ci sono i Pirenei, l’est Europa, la Russia… SEI ANNI IN ORIENTE E dunque, purché si rimanga nell’emisfero nord dove l’inverno è inverno per tutti, perché non guardare oltre e andare (o tornare) in Oriente? Unico intralcio per noi europei è il fuso orario, ma se il mercato riesce a girare comunque, pazienza. D’altra parte a eventuali levatacce notturne dovremo farci l’abitudine, per lo meno per i prossimi sei anni: le Olimpiadi del 2018 avranno luogo a Pyeongchang in Corea del Sud e nel 2022 andranno a Pechino e conseguentemente la Coppa del Mondo vi dovrà fare tappa. I puristi storceranno il naso: insomma lo sci non ha una vera tradizione in queste nazioni, né in termini sportivi, né infrastrutturali, né economici. Il punto è che ci muoviamo tra tradizione e innovazione o meglio: tra conservazione e trasformazione. La conservazione è quella relativa a uno sport di nicchia che nasce e cresce nelle nostre montagne. La trasformazione è quella di uno sport di nicchia che dentro queste montagne non ha più spazio, non può evolvere, non può crescere 14

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in termini economici perché l’ambiente e il mercato sono saturi. GRANDI EVENTI LONTANI DALLE ALPI Pensiamo agli eventi. La dimensione delle tappe FIS è tale da poter essere contenuta senza problemi nelle nostre valli. Il problema s’impone però per i Giochi Olimpici. Uno studio dettagliato di CIPRA (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi) ha mostrato come eventi di queste dimensioni sulle nostre montagne oggi non siano più sostenibili: «Traffico, sicurezza e alberghi spingono le valli alpine al loro limite». Taluni scheletri nelle valli olimpiche in Piemonte sembrano avvalorare questa tesi come pure il no dei bavaresi alla candidatura olimpica per München 2018. Ben diverso invece è il discorso per i Paesi in cui non c’è nulla! Basti pensare a quanti investimenti (molti con aziende italiane) sono stati fatti a Sochi, rinomata stazione balneare, che ha inaugurato l’esotismo delle destinazioni (olimpiche) per le discipline invernali. Anche se non sempre è detto che andare dove non c’è nulla sia un bene. Esattamente un anno fa il presidente della FIS Gian Franco Kasper sollecitava i coreani di Pyeongchang a darsi da fare, perché i ritardi nei lavori erano preoccupanti. Per il mercato, però, si aprono davvero scenari interessanti. A marzo ci sarà una spedizione di imprenditori italiani in Corea. Nel sito della Confindustria si legge: «In Corea del Sud si aspettano con ansia i Giochi olimpici invernali 2018 di Pyeongchang. La Corea del Sud non possiede un’industria degli sport invernali degna di nota. Opportunità per i prodotti di marca di alta qualità per gli sport su neve e ghiaccio in Corea del Sud rappresentano un nuovo trend». Lo stesso varrà per le Olimpiadi invernali a Pechino, la cui assegnazione ha scatenato

tanti commenti a livello globale. Pechino non è una destinazione invernale e le caratteristiche morfologiche del paesaggio sono poco adatte alle discipline alpine. Ci sarà nuovamente bisogno di costruire dal nulla. Per il mercato dello sportbusiness e per l’economia - anche delle Nazioni alpine, specializzate in infrastrutture legate alla montagna e allo sci - si offrono di nuovo grandi opportunità. Rimane certo l’indignazione per la presa di coscienza che, come scriveva il Guardian all’indomani dell’assegnazione dei Giochi Invernali alla Cina, sempre più i mega eventi andranno a Paesi a basso tasso di democrazia, dove si potrà costruire tutto ciò che serve o viene richiesto senza necessariamente rispettare persone e ambiente. L’INTUIZIONE DI STRICKER Ciò non significa che lo sviluppo del nostro sport a Oriente sia solo necessariamente un male. Mi piace pensare alla visione di Erwin Stricker, che una volta mi disse: «Noi pensiamo di essere il centro del mondo e invece siamo piccoli, piccoli e lo sci a livello globale non è nulla». Ciò nonostante era partito per la Cina con l’idea di diffondere lì il nostro sport. Lo sci non è un atomo separato dal mondo e le strategie di Nazioni come la Cina, che puntano al calcio globale, passano anche per gli sport invernali, tramite i Giochi Olimpici. D’altra parte Infront è stata acquistata da un fondo cinese e dunque guardare solo alla nostra punta dei piedi può rischiare di farci perdere di vista i grandi movimenti dello sportbusiness che girano intorno a noi e che, nostro malgrado, ci coinvolgeranno sempre più. > STEFANIA DEMETZ direttrice generale della Coppa del Mondo di Sci Val Gardena, autrice del libro ‘Lo sport va in scena. Filosofia e Management degli eventi sportivi’, Ed. Carocci blog.stefaniademetz.com


©SALOMON SAS. TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI. FOTOS: ALExIS BOIchARD / AGENZIA ZOOM / chRISTOFFER SjÖSTRÖM.

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PROTAGONISTI

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INTERVISTA

Nadia Fanchini PIÙ FORTE DI TUTTO Non è vero che si allena di meno, è umile anche quando vince e se non fosse stata ferma tre anni probabilmente avrebbe altre medaglie al collo. Ritratto oltre gli stereotipi di Nikky dopo la vittoria di La Thuile di Gianmario Bonzi - foto Zoom Agence

Il trionfo del talento puro sopra tutto il resto: la sfortuna, la potenza delle avversarie, il destino avverso. L’amore di una vita, lo sci alpino, che tanto ha voluto togliere, chissà perché, ma a volte molto sa restituire. Certo, viene naturale chiedersi dove sarebbe Nadia Fanchini da Montecampione di Artogne, classe 1986, oggi, senza almeno una parte dei numerosi infortuni che l’hanno condizionata per tutta la carriera, tenendo conto anche del trauma cranico subìto poco dopo il primo podio in Coppa del Mondo (stagione 2006-2007) e dello stop di quasi un anno per aritmia cardiaca voluto dal CONI (fino a gennaio 2008). Già, dove sarebbe? Probabilmente in doppia cifra per vittorie in Coppa del Mondo, probabilmente con al collo un oro olimpico, chissà, lei che potenzialmente nel 2009 sembrava anche in grado di poter lottare per la classifica generale della sfera di cristallo, mai vinta da nessuna italiana. Ma c’è ancora una storia agonistica da scrivere (storia che narra anche di tre ori ai Mondiali juniores tra 2004 e 2005), tutt’altro che finita a 29 anni nonostante le cicatrici, gli acciac-

chi, gli allenamenti differenziati, perché la passione per questo sport è più forte di tutto. «Ogni tanto mi capita di pensarci, perché tre anni sono volati per gli infortuni e chissà come sarebbe andata la mia carriera - dice Nadia -. Ora sono sempre in salita, le altre di certo non stanno a guardare o ad aspettare che mi riprenda dagli infortuni. Le avversarie sono forti, vincono, sono sempre costanti e non puoi permetterti di perdere un colpo. Per me è sempre stata una rincorsa in salita. Sono la stessa, quella che fa fatica a fare le cose. Dopo il primo podio a La Thuile, in discesa, terzo posto, il ginocchio non era messo molto bene e mi dicevo: ‘come faccio a fare altre due gare adesso?'. Ma ho tenuto duro lo stesso, come sempre…». Ecco, questa volta vogliamo raccontarvi una Nadia Fanchini inedita o almeno un po’ diversa rispetto a quella che tutti conoscono e di cui sempre si è parlato, dal rapporto con sorelle e famiglia, ai suoi trionfi sugli sci, passando per i tanti interventi chirurgici alle ginocchia. No, di questi argomenti sappiamo, sapete

BIO Nadia Fanchini è nata a Lovere il 25 giugno 1986, ma è cresciuta da sempre a Montecampione d’Artogne (Bs) con la famiglia, anche se adesso vive a Iseo con Devid Salvadori. Appartiene al Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle. Ha esordito in Coppa del Mondo il 13 dicembre 2003 in Alta Badia, nel gigante vinto da Denise Karbon. A livello juniores ha conquistato tre titoli mondiali: nel 2004 a Maribor in superG (ex aequo con Andrea Fischbacher) e nel 2005 a Bardonecchia in discesa e in gigante, oltre a un argento in superG. Ha partecipato a cinque edizioni dei Mondiali da Bormio/Santa Caterina 2005 (fu quarta in superG), passando per Aare 2007, Val d’Isère 2009 (bronzo in discesa), Schladming 2013 (argento in discesa) e Vail 2015. Ai Giochi Olimpici è stata ottava in gigante e decima in discesa a Torino 2006, saltando per infortunio Vancouver 2010 (così come i Mondiali di GarmischPartenkirchen 2011), mentre a Sochi 2014 ha chiuso quarta in gigante. In Coppa del Mondo ha conquistato il primo podio l’1 dicembre 2006 a Lake Louise, terza in discesa, e il 7 dicembre 2008 la prima vittoria nella stessa località, ma in superG. In totale vanta 2 vittorie e 12 podi in Coppa del Mondo, 3 podi in Coppa Europa e ben nove titoli italiani.

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PROTAGONISTI 1

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VASCO ROSSI, AMORE ETERNO Se Vasco Rossi sbarca a Milano, allo stadio Giuseppe Meazza di San Siro, possibilmente in estate, state tranquilli che sugli spalti o in mezzo al prato, ma visto la resistenza delle sue ginocchia più probabilmente sugli spalti, vi troverete anche mezza famiglia Fanchini e sicuramente Nadia. Che si porta nel cuore tante canzoni, ma quattro più di tutte le altre: ovviamente ‘Vita Spericolata', da Bollicine (1983), canzone che finì penultima al Festival di Sanremo di quell’anno ma che ha avuto poi un successo di pubblico a dir poco eccezionale, anche oggi. «Da giovanissima probabilmente sognavo di vivere una vita un po’ spericolata, proprio come si racconta nella canzone» dice Nadia. Che è poi affezionata moltissimo a ‘Canzone’, dall’album Vado al Massimo, 1982, «perché sono legati molti ricordi a quel brano». E poi gli altri due brani citati dalla camuna di Montecampione sono ‘Lunedì’ da C’è chi dice no (1987) e ‘Domenica lunatica’ (1989) da Liberi Liberi.

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già tutto. Ma la ragazza, la donna che gli amici chiamano affettuosamente Nikky, com’è? Cerchiamo di spiegarvelo noi, con il suo aiuto. Intanto sgombriamo il campo da equivoci: Nadia si allena anche più di tutte le sue colleghe, proprio perché deve farlo in maniera completamente diversa. «In effetti io in palestra ci rimango tantissimo, forse più di tutte, perché impiego molto più tempo a svolgere determinati esercizi. Non posso correre, saltare, fare squat, portare pesi sulla schiena. Ma lavoro molto nella sabbia, nei campi da beach, con 18

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circuiti costruiti appositamente, lì riesco anche a correre perché l’impatto per le mie ginocchia è molto più leggero. Poi quando sono in palestra devo riscaldarmi anche per un’ora prima di iniziare qualsiasi esercizio, mentre solitamente possono bastare 15’ sulla cyclette. In bici sulla strada ci vado, solo in piano, ma ho fatto anche mille chilometri l’estate scorsa. La salita non posso gestirla invece per via del dolore alle ginocchia. E poi mi alleno in piscina o con gli elastici. Non è vero che lavoro di meno, anzi. Ci metto di più a fare tutto…». C’è chi

sposta pesi enormi, chi suda sul campo di atletica come fosse Bolt, chi si alza alle cinque del mattino per allenarsi sulla cyclette. A volte però anche le Maze e le Vonn del caso devono arrendersi al talento puro di uno scricciolo tutto cuore e talento come Nadia Fanchini. La Nikky che non scia è invece una ragazza molto dolce, semplice, tutta amici, casa e famiglia, innamorata di Devid Salvadori, allenatore del gruppo Coppa Europa femminile con cui vive a Iseo, una ventina di chilometri a nord di Brescia. «Fuori dallo sci sono una ragazza


INTERVISTA

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PHOTOSTORY 1. La prima vittoria in Coppa del Mondo, nel superG di Lake Louise del 7 dicembre 2008. 2. Il bronzo in discesa conquistato ai Mondiali del 2009 in Val d’Isère. 3. La delusione del gigante di Sochi 2014, dove è rimasta fuori dal podio per 11 centesimi ©FISI/Pentaphoto. 4. Il terribile infortunio del 2010 a St. Moritz con rottura di entrambe le ginocchia e addio ai Giochi di Vancouver. 5. Nadia con il presidente Flavio Roda e la medaglia d’argento della discesa di Schladming 2013. 6. Con Anna Fenninger ed Eva-Maria Brem ad Åre nel marzo 2015, primo podio in gigante ©FISI/Pentaphoto.

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La scelta migliore.

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come tante, con le mie passioni che poi in realtà riguardano sempre lo sport. Anche con il mio fidanzato, che d’inverno non vedo tantissimo; d’estate amo fare cose normalissime e soprattutto seguire molto sport, persino di notte per esempio se si tratta di svegliarsi presto e tifare per Federica Pellegrini impegnata nel nuoto. Il Giro d’Italia lo guardo sempre, mi diverto a seguire anche l’atletica e soprattutto le Olimpiadi estive. Mi piacciono tantissimo, quando c’è Bolt sui 100 metri non mi perdo una sua gara». Siamo ai riti di conclusione. E lo

facciamo ricordando quella frase buttata lì in faccia a tutti nel parterre di La Thuile, dopo la vittoria del magico 20 febbraio 2016, riferita a Lindsey Vonn: «Quasi mi vergogno di averla battuta». Persino esagerata, se vogliamo. Racconta però tutto dell’umiltà e semplicità di questa ragazza. Che chiude dicendo: «Anche Lindsey è gentilissima, mi ha fatto i complimenti per la vittoria e dopo il superG mi ha invece chiesto come stavano le mie ginocchia». Solidarietà tra campionesse, anche di sfortuna. Ma più forti di tutto.

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COACH’S CORNER di Mauro Pini

IL RIMPIANTO? NON AVER VISTO LA VERA NADIA Un talento indiscusso, grande sensibilità, due piedi d’oro e purtroppo anche le sensazione di non aver mai potuto vedere la miglior Nadia Fanchini in azione, perché i troppo infortuni ne hanno condizionato in maniera pesante la carriera. È questo un grande punto critico che ha colpito anche tanti talenti svizzeri, come Beat Feuz e Marc Berthod, per non citarne altre due. Super campioni potenziali già da giovani, buttati nella mischia subito, forse troppo giovani, forse no, ma senza programmazione tecnica e fisica per sviluppare il talento in diverse situazioni. Perché? Perché si è impazienti di lanciarli nel circuito maggiore. E anche Nadia forse ha pagato una situazione simile. La vera Fanchini qual è, quella dei primi anni o quella più matura che vediamo adesso? Un talento indiscusso, ripeto, ma la Nadia consacrata campionessa, che avrebbe anche potuto lottare per la Coppa generale, ahimé non l’abbiamo mai vista per i guai fisici. E le colpe? Non so sinceramente di chi siano. Dall’esterno ho sempre avuto l’impressione che Nadia ed Elena non siano mai state al top fisicamente, da giovani. Adesso invece Nadia lo è, sta più attenta, ma probabilmente il motore non le permette più quello che le avrebbe potuto permettere qualche anno fa. A me comunque piace tantissimo il suo parallelismo di piedi, dal punto di vista tecnico. Conduce le curve sempre ad alta velocità, soprattutto in superG, da questo punto di vista, credetemi, non è da meno di Lindsey Vonn. Forse bisognava aiutarla di più nei primi anni (è arrivata giovanissima in Coppa del Mondo), an-

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Nadia Fanchini in azione nella seconda discesa di La Thuile ©Zoom Agence

che a livello tattico, nella lettura della gara, del pendio. A quell’età i giovani vengono mal gestiti, spesso buttati allo sbaraglio perché sono talenti, ma sono pure immaturi tatticamente e fisicamente. Invece vanno guidati, indirizzati, costruiti atleticamente. Da questo punto di vista il lavoro fatto su Gut e Shiffrin è stato invece perfetto. La preparazione fisica di Lara ha seguito sempre tappe molto chiare, ben precise, portate avanti con costanza.

Se ne facciamo una questione di ‘piedi’, Nadia è decisamente una delle più grandi degli ultimi dieci anni. Non sono solo io a dirlo, anche molti altri tecnici stranieri. Pochi hanno la sua posizione, la sua sensibilità e la sua capacità di far correre gli sci in superG. Appartiene all’elite! > MAURO PINI Ticinese, maestro di sci, istruttore e allenatore, ha allenato la nazionale spagnola, Lara Gut, Tina Maze ed è stato coach degli uomini e DT delle donne in Svizzera


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D IETRO LE QUINTE

LA THUILE

APPUNTAMENTO AL 2018? L’evento valdostano è stato un successo inaspettato. Quasi ventimila spettatori in tre giorni di gare, meglio di tante altre tappe. Atmosfera davvero unica e complimenti da FIS e FISI. Per il 2017 calendari chiusi, ma per il futuro… testo e foto di Andrea Chiericato

Il calore del pubblico, le bandierine sventolate dalla miriade di bambini degli sci club, gente festosa, tra applausi, urla, incoraggiamenti e qualche bicchiere di birra. La Valle d’Aosta si è scoperta amante della Coppa del Mondo di sci. Un’atmosfera particolare quella che si è respirata a La Thuile. Si è assaporato il grande evento, un po’ come accade a Wengen, Kitzbuehel, Schladming per gli uomini o a Garmisch ai tempi della Riesch per le donne. Certo, in Austria e Svizzera si parla di migliaia di persone in più, ma bisogna anche considerare la cultura dello sci in questi Paesi e la storicità delle gare. La Thuile, nel suo piccolo, ha fatto un grande botto. Alla vigilia probabilmente poche persone si sarebbero aspettate questo successo. Anche tra gli addetti ai lavori nessuno si sarebbe immaginato un tale delirio e calore del pubblico, quella voglia pazzesca di strappare un autografo con la regina Lindsey Vonn o uno scatto fotografico con Lara Gut. E poi l’esplosione di festa durante le discese di

Federica Brignone, che ha dovuto gestire un fine settimana davvero impegnativo. Le tribune naturali create ai piedi della fantastica pista Franco Berthod non ce l’hanno fatta a contenere tutti. Molti spettatori sono rimasti sotto, all’ingresso dei varchi per il personale accreditato, creando anche qualche intoppo, più che giustificato, visto il grande successo. Ma cos’ha fatto la Valle d’Aosta per portare tutte queste persone? Nulla di

eclatante, nulla di particolare. Ha fatto circolare il nome e l’evento, poi il passaparola e la pubblicità in giro per le località valdostane hanno fatto il resto. «Non avevamo responsabili per il ‘reclutamento’ di pubblico, ci siamo mossi con le scuole, abbiamo coinvolto l’ASIVA che ha sospeso le attività agonistiche e inoltrato comunicazioni ai club - ha detto Dante Berthod -. C’era comunque grande attesa per questo evento, quindi molti

> NELLE FOTO Il numeroso pubblico di La Thuile e Federica Brignone, Lara Gut e Lindsey Vonn nella località valdostana

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7.000

10.000

Le presenze del venerdì per la discesa libera che ha recuperato Crans Montana

Gli accessi alla discesa libera del sabato

Il grande risultato raggiunto nella giornata di domenica per la gara di superG

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D IETRO LE QUINTE

LARA GUT «Grazie La Thuile, che bel weekend! Spero che la Coppa del Mondo torni presto da queste parti».

appassionati sono arrivati da soli». A La Thuile l’organizzazione non ha voluto inserire un biglietto di ingresso. «Per il primo anno free entry - aveva detto Marco Mosso in conferenza stampa -. Anche perché non potevamo avere alcuna stima sulle presenze, quindi abbiamo optato per questa scelta». Anche la ricerca dei volontari è stata curiosa e sorprendente. Nel mese di gennaio l’organizzazione ha messo online la modulistica per permettere alla popolazione di entrare nello staff e vivere l’evento da un altro punto di vista. In pochissimi giorni le email della Coppa del Mondo sono state prese d’assalto: oltre 2.000 le richieste pervenute, «ben al di sopra delle aspettative». Applausi e apprezzamenti da parte di tutti, dai tecnici alle atlete. Persino le big durante le conferenze stampa. Una pubblicità migliore La Thuile non poteva averla. Il sipario sulla Coppa del Mondo in Valle d’Aosta è calato, l’adrenalina e l’emozione sono rimaste nel cuore di tutti. Dopo ventisei anni il massimo circuito mondiale è tornato in mostra nella regione più piccola d’Italia. Una regione però calorosa, forse anche molto più di alcune tappe italiane che hanno una lunga tradizione. Ora non si può che pensare al futuro. «FIS e FISI ci hanno fatto i complimenti, la voglia di riorganizzare c’è tutta, dobbiamo sfruttare l’occasione», ha detto Killy Martinet, il giovane valdostano che ha fatto il direttore di gara. Qualcuno vorrebbe il bis già nel 2017, ma Marco

LINDSEY VONN «Dopo Cortina ho trovato un’altra casa in Italia. Incredibile quanta gente».

Mosso, presidente del Comitato Organizzatore, ha subito messo le cose in chiaro. «Per il prossimo anno i calendari sono chiusi, possiamo candidarci per il 2018, ci ritroveremo e faremo le valutazioni del caso». Il posto nei calendari potrebbe esserci e la Valle d’Aosta ci sta facendo più di un pensiero. Intanto La Thuile ha passato l’esame della FIS, un esame ancora più difficile vista la terza gara presa a pochissimi giorni dall’evento. «Non potevamo tirarci indietro, è stata difficile questa scelta, è stata una vetrina internazionale che ci ha permesso di fare conoscere la Valle d’Aosta in tutto il mondo. I tanti complimenti ci incoraggiano ad andare avanti su questa strada», ha concluso Mosso. Dante Berthod, che più di tutti ha voluto la gara (corsa sulla pista intitolata a suo fratello), ha detto: «Organizzare tre prove anziché due è stato davvero impegnativo, grazie a chi ha creduto in questa iniziativa».

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FOCUS

Christof Innerhofer in azione nel tratto alto della discesa olimpica di Sochi 2014 ©Zoom Agence

I QUATTRO CARDINI

RIFLESSIONI SU METODOLOGIA ED EVOLUZIONE DEL GESTO TECNICO DI ALTO LIVELLO DI CLAUDIO RAVETTO

Ormai da anni nel mondo dello sci agonistico italiano quando si parla di tecnica si fa riferimento ai quattro movimenti fondamentali: antero-posteriore, laterale, verticale e rotazionale. Sono diventati la base di analisi, esposizione e studio durante i corsi di formazione per allenatori, infatti la STF (Scuo24

la Tecnici Federali) ha prodotto a tale scopo due DVD tecnico-didattici. Da qualche anno sono anche prepotentemente entrati nel progetto di formazione dei maestri di sci come base di tutta la progressione tecnico-didattica della COSCUMA, dall’avviamento allo sci dei bambini fino alla

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curva agonistica. Sono stati anche presentati a livello internazionale nel recentissimo Interski svoltosi a Ushuaia dove, come ha scritto il DT Giacomo Bisconti nella sua relazione, «l’Italia si è sicuramente meritata un posto di primissimo piano nel mondo dello sci, sia per l’esibizione in pista, sia per la

presentazione della proposta didattica». Insomma, quando nello sci alpino si discute di tecnica si fa sempre riferimento, in un modo o nell’altro, a questi quattro equilibri fondamentali. Personalmente non posso che essere d’accordo con questa proposta metodologica, anche e soprattutto perché ne rivendi-


co senza possibilità di smentita la paternità. In realtà, anche se vengono indicati come veri e propri fondamentali, non sono altro che i movimenti possibili sui quattro piani e attorno ai quattro assi del corpo umano. Nel caso dello sci alpino, però, semplificano enormemente l’approccio e permettono un’osservazione più mirata ed efficace, una progettazione tecnica specifica e trasversalità di utilizzo (alto-basso livello). Insomma, più che di una vera e propria progressione tecnica si tratta di una metodologia di lavoro. Banalizzando moltissimo, si è sempre sciato piegandosi e distendendosi, inclinandosi e raddrizzandosi, ruotando a destra e a sinistra, avanzando o arretrando; nel tempo però, anche per l’enorme evoluzione del materiale (sci, piastre, scarponi, preparazione delle piste, ecc.), questi semplici movimenti si sono trasformati completamente, cambiando la finalità del loro utilizzo, il verso, la tipologia della contrazione muscolare, il tempismo esecutivo. Sempre uguali - ieri, oggi e domani - le possibilità di movimento, ma completamente diversa l’organizzazione e la combinazione motoria nel gesto sciistico. Voglio ora provare ad addentrarmi di più nell’analisi dell’evoluzione che ha avuto uno di questi movimenti nelle tecnica dello sci alpino: il movimento verticale. Ormai venticinque anni fa ricordo una clamorosa discussione nella allora classica riunione di fine stagione indetta dalla FISI e aperta a tutti i tecnici nazionali sulla funzione del movimento verticale, se gli arti inferiori si distendessero o si estendessero, se il piegamento servisse ad aumentare o diminuire il carico sugli sci. Voglio dare per scontato che ora queste discussioni siano superate, che tutti, soprattutto i tecnici, abbiano verificato, magari semplicemente muovendosi su una bilancia quando si pesano al mattino, quale effetto provochi sul peso indicato muoversi verticalmente e come determinante sia anche la velocità di esecuzione di tale gesto. Voglio invece fare notare come nel tempo siano cambiate la nostra proposta tecnica e le no-

stre correzioni. Si è passati dal graduale piegamento in fase di curva, con distensione nel cambio, al non cedere in curva, con raccolta delle gambe nella fase di cambio per ottenere alleggerimento. L’opposto! Non basta, oggi gli atleti migliori addirittura spingono estendendosi in appoggio (quindi in curva) per ottenere una maggiore e anticipata deformazione dello sci, in tutte le discipline, dalla discesa allo slalom. Alle ultime Olimpiadi Christof Innerhofer ha rifilato sette decimi al resto del mondo nella prima parte della discesa utilizzando proprio questo accorgimento tecnico. Ai 120 km/h, con curve chiuse, scarsa visibilità, con tutto che sbatteva, è riuscito a spingere verticalmente, deformando lo sci fino dal primo appoggio, ottenendo così un’immediata entrata in curva del suo materiale. Stessa tecnica utilizzata da Henrik Kristoffersen quest’anno in slalom: anche lui si estende flettendo lo sci almeno un metro prima di tutti gli avversari. Come si diceva, anche la tipologia della contrazione muscolare è diversa. Per rendere meglio l’idea è come effettuare una serie di balzi su superfici differenti: sabbia, parquet, tappeto elastico. Sulla sabbia la spinta è quasi esclusivamente a carico dello sforzo muscolare concentrico, sul parquet già è possibile utilizzare l’elasticità muscolare attraverso il gesto pliometrico, infine sul tappeto elastico conviene utilizzare totalmente il rimbalzo dato dalle proprietà elastiche del tappeto, quasi senza flettere le gambe. Ecco, sugli sci oggi avviene la stessa cosa: con piste più dure e uniformi, con attrezzi più elastici che riescono ad assorbire per poi restituire l’energia accumulata, conviene di più sfruttare l’attrezzatura anziché affidarsi esclusivamente alla propria forza muscolare. Il trucco in fondo è semplice, delegare la maggior parte dello sforzo al proprio materiale. Per fare un esempio storico, già il compianto Severino Bottero insegnava ai suoi atleti - che poi hanno dato origine alla scuola francese che oggi primeggia in gigante - a estendersi sull’esterno

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> NELLE FOTO Da sinistra a destra, a confronto gli atteggiamenti di oggi e di 40 anni fa: l’incredibile capacità di sfruttare la risposta del materiale di Henrik Kristoffersen ©Zoom Agence, Henri Duvillard in azione ad Adelboden nel 1973 ©Zoom Agence, Christian Neureuther in azione nello slalom di Garmisch del 1973 ©Zoom Agence. A destra, Roberto Nani in azione sullo yo-yo, macchinario per l’allenamento isoinerziale

nell’ultima parte della curva. Gesto che ‘Seve’ chiamava contro-movimento. Attualmente questo gesto è ancora più anticipato, anzi se ben effettuato è quello che determina l’entrata degli sci in curva. Riassumendo, il movimento verticale serve per seguire il terreno modulando il carico, regolando di conseguenza anche l’efficacia del vincolo sci-neve e la deformazione dello sci. Gli arti inferiori agiscono proprio come gli ammortizzatori di una macchina, con la differenza che, essendo comandati dal cervello umano, possono essere davvero intelligenti, anticipare l’azione, forzarla, assorbirla, modularla a piacimento. Anche nella preparazione atletica bisogna tenere in dovuto conto questi cambiamenti, infatti si utilizzano sempre più macchine isoinerziali come lo yo-yo, che ho introdotto alcuni anni fa nella preparazione delle nostre squadre nazionali. Macchine che sviluppano prevalentemente la forza di tipo eccentrico. Anche qui sono solito fare notare il rapporto fra il dislivello e il numero di porte: in Badia quest’anno era di 448 metri, diviso in 53 cambi di direzione, uguale a un dislivello medio per porta di 8,45 mm. Sì, è proprio così, ad ogni porta gli atleti in Badia effettuavano un salto in basso di più di 8,5 metri e, considerando 26

solo la parte ripida, probabilmente si raggiungevano anche i 10 metri. È pur vero che facendo una curva il carico esterno viene diluito, ma comunque è facile intuire come gli ammortizzatori degli sciatori debbano funzionare più che bene per attutire un salto in basso di tre piani. Non è una leggenda che Giorgio Rocca abbia fuso una pressa eccentrica (pressa Mognoni presso

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il centro Mapei) tarata sugli 850 kg e con una gamba sola! Non ultimo l’aspetto mentale. Quando si corre veloci sugli sci in equilibrio precario si tende, istintivamente, ad accucciarsi leggermente per trovare più stabilita e perché in realtà si cade da più in basso! Questo oggi è totalmente sbagliato, è un cedimento che assorbe le ener-

gie anziché sfruttarle, soprattutto se fatto nel primo appoggio nell’inversione dello spigolo. Ripensiamo però a Innerhofer e a Kristoffersen: che ‘pelo’ che bisogna avere per spingere a quelle velocità (assoluta in discesa, relativa in slalom), su quei raggi, con quelle pressioni esterne. Quando l’istinto lo esige, l’atleta normale tende a difendersi, il fuoriclasse spinge a tutta.


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STUDI DI SPORT di Giuseppe Antonini*

ALLE ORIGINI DEL TALENTO Inizia con questo numero una collaborazione con la prestigiosa Accademia dei Maestri dello Sport diplomati alla Scuola Centrale del CONI su temi tra scienza e sci Il sogno nascosto di ogni tecnico e di ogni federazione sportiva è quello di trovare modi e metodi per individuare il talento sportivo precoce. II problema è stato esaminato da molteplici punti di vista e fattori di verifica, quali genetica, fisiologia, antropologia, neurologia, senza trascurare i fattori ambientali e sociali, oltre che quelli caratteriali. Si è arrivati persino a ipotesi che a prima vista sono apparse inverosimili, ma che, dopo un’analisi approfondita, hanno messo in evidenza correlazioni ‘astronomiche’ con i soggetti seguiti. Mi riferisco all’influenza del segno zodiacale dell’atleta, collegato alla data di nascita. Detto questo, le domande che sorgono spontanee sono: come si fa ad asserire di avere in mano una pietra preziosa o un sasso senza alcun valore? Questo problema, endemico in tutti gli sport, non è stato ancora risolto e certamente non possiamo essere così presuntuosi da pensare di avere trovato la soluzione. C’È SPORT E SPORT È forse pleonastico dire che, a seconda dello sport praticato, si debbano possedere determinate caratteristiche psicofisiche. Anche se è possibile correlare similitudini nella prestazione tra alcune tipologie di sport, possiamo affermare che, ad alto livello, dove la specializzazione raggiunge i limiti massimi, la tipologia delle capacità dell’atleta è diversa non solo tra sport e sport ma anche tra una specialità e un’altra dello stesso sport. Un ciclista vincente nelle corse di un giorno, a parità di percorsi e distanze, spessissimo non è un vincente nelle corse a tappe. Un nuotatore dei 100 metri stile libero non arriverà mai a essere competitivo nei 1.500 metri. Pure un discesista nello sci alpino che si cimenta in uno slalom appare come uno ‘sciatore della domenica’, quando si parla di combinata alpina. Tutte queste considerazioni, forse date anche per scontate, ci servono per capire due cose: la prima è che non bastano solo alcuni test funzio28

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nali, per quanto affidabili siano, per individuare un talento; la seconda è che, anche se individuato precocemente, il talento ha bisogno di molto tempo e investimenti per crescere e maturare. LA MATURAZIONE Se impostiamo la ricerca sui tempi necessari alla maturazione psicofisica, che mediamente dura dagli otto ai dieci anni, e se, come età di rendimento ottimale, prendiamo in considerazione una media di 21 anni, ci rendiamo conto che l’inizio di un percorso di crescita del giovane talento deve avvenire intorno ai 12 anni. Tranne alcune eccezioni, questa è l’età in cui, con la giusta gradualità, si dovrebbe iniziare a individuare e coltivare coloro che possano essere considerati promettenti. Anche in questo caso le problematiche sono complesse. Per essere giustamente comparati, i rilevamenti non possono tenere conto di un parametro fondamentale qual è la differenza tra età cronologica ed età biologica. ETÀ CRONOLOGICA E BIOLOGICA Due ragazzi tredicenni, uno nato a gennaio e uno dello stesso anno nato a dicembre, hanno la stessa età cronologica ma possono avere una età biologica, forse, estremamente differente. E ciò dovrà essere letto a fondo, altrimenti ci potrà dare un falso indizio sulle reali capacità future. Anche questo problema è stato ampiamente studiato da un punto di vista fisiologico e antropometrico, con proiezioni statistiche. Ad esempio, se un ragazzo di 12 anni ha una altezza molto superiore alla media e ha due genitori alti, si può presupporre che raggiungerà, da adulto, un’altezza da giocatore di pallacanestro o pallavolo, ma come facciamo a prevedere che abbia le doti psicologiche e caratteriali indispensabili per sottoporsi a anni di allenamenti e sacrifici? Un altro quesito importante è: partendo da una base di requisiti ritenuti fondamentali per lo sport in

oggetto, di quanto, attraverso un lavoro pluriennale, miglioreranno? Oppure: quando, di volta in volta, i carichi di lavoro si faranno sempre più pesanti, sia fisicamente che psicologicamente, l’atleta sarà in grado di sopportali? Non credo che ci siano risposte certe ad alcuni dei quesiti proposti, lo scopriremo solo col tempo, anche se tutto questo non è automatico o scontato. Saranno infatti importanti la giusta gradualità della crescita sportiva, i giusti insegnamenti tecnici ricevuti, la possibilità di continuare ad avere una vita normale e non schiacciata solo da allenamenti e gare e anche riuscire a dare motivazioni, nella giusta misura, e a seconda dei momenti, per permettere al ragazzo, che pian piano sta diventando uomo, di raggiungere il suo massimo livello nell’agonismo sportivo. IL PERCORSO DEL TALENTO Leggendo queste poche righe molti si chiederanno: «e allora come si può fare diventare realtà il sogno?». Ipotizziamo un tracciato di slalom gigante, lungo 5/6 anni, un’unica partenza e un unico arrivo e tante porte, ognuna con angolature e pendenze differenti. Il percorso è molto lungo, quindi, scendendo, cambiano anche le condizioni meteo e quelle della neve, insomma le insidie non finiscono mai, anzi crescono in modo esponenziale. Ogni porta equivale a una rilevazione della crescita del soggetto. A ogni scadenza prefissata si rileva l’intertempo, e quindi i progressi/regressi rilevati; si analizza e si imposta la giusta traiettoria, correlata alla giusta velocità per affrontare la porta successiva. Sarà inevitabile che molti cadano o saltino una porta. Ma non finisce qui, perché le cose si complicheranno! Una nota canzone recita: «uno su mille ce la fa». > GIUSEPPE ANTONINI Diplomato Maestro dello Sport nel 1972 con la specializzazione in ciclismo, direttore del Centro Studi della FCI e della Scuola Nazionale per velocisti, coordinatore Squadre Nazionali FCI e responsabile progetti Speciali della Preparazione Olimpica per TORINO 2006


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INTERVISTA

EVA-MARIA BREM

«Solo chi vince conta» I successi giovanili, la mancata convocazione a Schladming e Sochi, la concorrenza spietata in casa Austria e poi, nel momento più buio della carriera, la risalita al primo posto della start list di gigante di Gianmario Bonzi - foto Zoom Agence

A due anni era già sugli sci come tutti i bambini tirolesi; da giovanissima ha conquistato medaglie ai Mondiali juniores e vittorie in Coppa Europa, ma non era certo predestinata né attesa ad alto livello quanto la salisburghese Anna Fenninger, di un anno più giovane. Nel suo Paese lo sci è tutto, però emergere in mezzo a tanti talenti è difficile e ancora più impegnativo è restare al top. Ama il nuoto, la pizza italiana e non disdegna seguire concerti rock, quando possibile. Eva-Maria Brem da Münster, 27 anni, ragazza semplice e molto intelligente, la migliore gigantista al mondo al momento di andare in stampa (guida la classifica di specialità aggiornata al gigante di Maribor), vincitrice di due gare in Coppa tra le porte larghe (Aspen 2014 e Courchevel 2015) con dieci podi complessivi, è l’emblema del lavoro che l’Austria sa svolgere meglio di qualunque altra nazione nello sci alpino. Quello che consente di portare un’atleta di talento, ma non un super campione naturale, in cima al mondo, all’età di 26 anni in questo caso, grazie a metodo, organizzazione e fiducia. Particolare non da poco: i primi risultati al top di Eva-Maria sono arrivati subito dopo le mancate convocazioni per 30

i Mondiali di Schladming 2013 e soprattutto i Giochi di Sochi 2014. Successivamente alle Olimpiadi russe viste in televisione, il momento più deludente della sua carriera, Brem ha disputato 17 giganti di Coppa del Mondo senza mai uscire dalle prime dieci e ottenendo le vittorie e i podi di cui sopra. Un caso? Pensiamo proprio di no… Eva-Maria, in Italia si vive ‘solo’ di calcio. Riesci a spiegarci invece cosa significa la parola sci in Austria? «Lo sci è tutto nel nostro Paese. Anche se ultimamente i calciatori sono diventati più bravi e riescono a catturare tanti sponsor, ma... non sono preoccupata (ride, ndr): l’attenzione sul nostro sport è sempre altissima. E questo è bello, però c’è il rovescio della medaglia: una pressione inimmaginabile. Dopo l’infortunio di Anna Fenninger tutte le attenzioni si sono spostate su di me, volevano che vincessi, subito. Ho avuto una buona estate, mi sono allenata bene, ma alla prima gara, a Sölden, ho chiuso ottava e tutti erano delusi. Quindi da una parte dico che è bello che in tanti siano interessati allo sci, dall’altra è dura perché quest’anno, per esempio, si aspettano che vinca ogni gara...».

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Quant’è difficile arrivare al top per un’atleta austriaca? «È difficilissimo. Io a 18-19 anni ho ottenuto subito buoni risultati, ho vinto in Coppa Europa, conquistato medaglie ai Mondiali junior, alla quinta gara in Coppa del Mondo a Panorama, in gigante, nel 2007, ho chiuso quinta, ma poi è arrivato un periodo difficile, nel 2010 mi sono infortunata e tutto è cambiato. In Austria se arrivi quindicesima non sei nessuno, non conti niente e non vienti considerata. Solo quelle che vincono sono importanti nel nostro Paese. È deprimente: devi essere molto, molto forte per andare avanti». La competizione interna però può aiutare... «Sicuramente, ma bisogna tenere conto del fatto che le ragazze forti sono tante e possono toglierti il posto da un momento all’altro. Io non sono stata convocata per i Mondiali di Schladming 2013 e poi ancora per le Olimpiadi di Sochi, anche se non ero andata male. È stato un periodo molto duro, ho pensato anche di lasciare perché sembrava che non avessi più chance di entrare nella squadra. E adesso invece, due anni dopo, sono felice di essere ancora qui, di avere vinto, di avere ottenuto

podi e il mio posto in squadra sicuro. Quindi, per tornare alla domanda, è utilissimo avere una competizione interna forte, ti motiva, ma ti può anche deprimere perché se non vai forte non ti considera più nessuno». E forse quello che è capitato ad Hackl e Depauli è emblematico, in questo senso. Austriache, entrambe vincitrici in Coppa Europa e poi


INTERVISTA

ritiratesi molto giovani... «Credo che la questione sia semplice: in qualsiasi altro team avrebbero trovato posto, spazio, sarebbero andate bene, ma in Austria è durissima. Ribadisco, serve anche tanta forza mentale e capacità di non abbattersi e non mollare nei momenti più difficili». Torniamo a Sochi 2014: nella gara

di Kranjska pre-Olimpiadi ti piazzi ventunesima, non vai in Russia, ma subito dopo... sali per la prima volta sul podio, terza ad Åre. Da allora non hai più sbagliato nulla. Cos’è successo? Eri arrabbiata per la mancata convocazione? «Non so esattamente cosa sia successo. Sì, ero molto arrabbiata, ho pensato anche che mi sarei fermata dopo la stagione 2013-2014, ma mi sono

pure detta: ‘Basta lamentarsi, basta piangere, voglio essere solo felice da questo momento in poi. Ok, magari smetterò, ma prima di lasciare nelle ultime gare che mancano devo mettere in pista tutto quello che ho, ogni singolo giorno, tra gare e allenamenti, cercare nuovi sci, nuovi scarponi, insomma fare tutto il possibile per tirare fuori quello che posso dare veramente’. E ha funzionato. Dopo

tutta l’esperienza che ho accumulato, i tanti momenti difficili, adesso non mi faccio più condizionare da nulla e vivo la situazione più serenamente. Vado avanti senza abbattermi anche dopo una gara negativa. Devo dire la verità, mi diverto molto di più adesso di quando avevo 18-19 anni. È uno sport bellissimo e io non voglio farmi condizionare in nessuna maniera. Non più almeno».

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INTERVISTA Come hai vissuto il passaggio da Coppa Europa/Mondiali junior alla Coppa del Mondo? È davvero... un ‘altro sport’, come si dice? «È completamente un altro sport e secondo me è giusto che sia così. Puoi essere velocissima in Coppa Europa anche senza sapere sciare poi così bene tecnicamente. L’importante è essere veloci. Ma in Coppa del Mondo è diverso: devi rischiare oltre il cento per cento, avere un’ottima tecnica, gli sci migliori, il set-up perfetto dei materiali. Il livello è molto più alto, ma ritengo che sia giusto fare un passo alla volta e scalare un gradino dopo l’altro. Quindi per me va bene così».

BIO Eva-Maria Brem è nata a Schwaz, land del Tirolo, Austria occidentale, il 12 settembre 1988, ma risiede da sempre a Münster, sempre in Tirolo. Ha cominciato a sciare a due anni e tre mesi, con i genitori. A 15 anni è entrata nello ski-college, diplomandosi a 18 anni. A 16 l’ingresso in Nazionale. Il 9 gennaio 2005 ha conquistato il suo primo podio nel circuito, arrivando seconda nello slalom di Leukerbad, mentre il 29 dicembre dello stesso anno ha esordito in Coppa del Mondo nello slalom di Lienz, senza qualificarsi per la seconda manche. In Coppa Europa vanta quattro vittorie, tutte in gigante, e complessivamente undici podi, di cui due in slalom. In Coppa del Mondo ecco due vittorie e dieci podi, tutti tra le porte larghe, mentre ai Mondiali junior ha conquistato quattro bronzi tra Mont St. Anne 2006, Flachau e Altenmarkt-Zauchensee 2007, Formigal 2008, in gigante (due volte), superG e combinata. Ha partecipato ai Giochi di Vancouver 2010 (settima in gigante) e ai Mondiali di Vail 2015 (fuori nella prima manche in gigante). È stata campionessa assoluta austriaca di gigante nel 2006 a Lech.

L’Austria ha questa grande capacità di lavorare sugli atleti per trasformarli in campioni con il tempo. Non tutti possono essere subito vincenti come Shiffrin. Qual è il vostro segreto? «Dall’esterno forse sembra tutto così perfetto, ma in realtà anche noi potremmo migliorare molti aspetti. Non abbiamo nessun segreto, credetemi, tanto meno in allenamento. L’aspetto più importante è che nella nostra squadra c’è sempre un’atleta che può essere presa come punto di riferimento da tutte le altre o da chi vuole farlo. Vi porto il mio esempio: quando sono entrata nel team, giovanissima, c’era ancora Renate Götschl; poi è arrivata Marlies Schild. Ecco, io cercavo di imitarle, di seguire tutto quello che facevano, dalla preparazione alla gara. Allenarmi con loro mi ha aiutata tantissimo per trovare la mia via, quella migliore. Per me è stato così, utilissimo vedere come sono arrivate al successo loro e come si sono comportate dopo». Com’è la pressione dei media in Austria e che rapporto hai con i giornalisti? «Ho un buon rapporto, tranquillo, ma io non sono una che ama farsi vedere troppo in giro o raccontare proprio tutto. Quando non gareggio o non mi alleno, voglio passare il tempo libero in famiglia o con gli amici. Non mi interessa farmi vedere a Kitzbühel, nel tempio dello sci maschile, per dire. Ed è capitato che abbia gareggiato con qualche linea di febbre o influenzata, solo che non lo ha scritto nessuno perché nessuno lo sapeva… A qualcuno piace parlare di tutto, io credo di dedicare ai me32

> NELLE FOTO In alto, Eva-Maria Brem, in azione nel gigante di Lienz e, sotto, Lara Gut le asciuga una lacrima sul podio di Courchevel

dia il tempo necessario. Stop». Non è arrivato il momento di cambiare qualcosa in Coppa del Mondo? Si parla di iniziare la stagione in Sud America, ad agosto... «A me ad agosto piace andare al mare, a nuotare… Sinceramente non ci ho pensato granché anche se qualche volta ne abbiamo parlato tra noi atlete. Secondo me bisognerebbe lavorare su un altro aspetto. Vi porto il mio esempio: se fossi una persona ‘normale’, non un’atleta, beh al sabato e alla domenica, alle undici del mattino per dire, non sarei di sicuro davanti alla televisione, ma fuori a divertirmi. Al

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pomeriggio invece mi metterei sì comoda in poltrona a guardare le gare. Ecco quello che vorrei: molte più gare alla sera, con musica e tutto uno spettacolo di contorno. È solo la mia opinione, ma sono sicura che attireremmo più pubblico». Ci racconti come hai vissuto la tua ‘prima volta’ al comando di una manche in Coppa del Mondo, ad Aspen, il 29 novembre 2014, giorno della vittoria n. 1 nel circuito? «Ah, faccio in fretta, tra una manche e l’altra stavo letteralmente tremando! Mi sono sistemata nell’hospitality come tutte, di solito si beve un

caffè, si sta tranquilli, ma io non ero rilassata. Poi mi sono detta: ‘Hai lavorato tanti anni per questo momento, è quello che volevi, che hai sognato per una vita, non puoi sprecare tutto’. Se vi ricordate avevo un vantaggio elevato sulla seconda classificata. Ebbene, se avessi sprecato l’occasione non me lo sarei mai perdonato. È vero, per la prima volta ero in testa a una manche in Coppa del Mondo, ma mi era già capitato in gare FIS o in Coppa Europa. Ho cercato semplicemente di portare le sensazioni di quei momenti negli altri circuiti. Non avrei accettato un secondo posto, quel giorno proprio no…».


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ORGANIZZAZIONE E PRESSIONE ARMI A DOPPIO TAGLIO In Austria lo sci è tutto, nel bene e nel male e il caso Brem è un esempio di come la tanta concorrenza possa penalizzare ma anche stimolare Mi è capito recentemente di assistere a una trasmissione sportiva con Eva-Maria Brem e Viktoria Rebensburg presenti contemporaneamente. Entrambe hanno sottolineato l’importanza di essere cresciute all’ombra di grandi campionesse, come Marlies Schild e Anna Fenninger da una parte, Maria Hoefl-Riesch dall’altra. Ora possono anche accettare più serenamente il ruolo di leader in squadra. Pur avendo vinto entrambe anche nel passato, nel caso di Viktoria moltissimo, magari fino a due-tre anni fa sarebbe stato difficile essere investite di questo ruolo. In Austria lo sci è tutto: hai tante possibilità, sei seguita in ogni situazione, ma sei anche sottoposta a pressioni tremende perché contano solo i grandi risultati, dietro ci sono tanti talenti che aspettano di entrare in squadra. Già da bambini a scuola crescono con l’idea di diventare campioni. Mi chiedo solo se a quel punto il divertimento ci sia ancora. Devi sempre di-

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mostrare qualcosa, altrimenti c’è un altro in lizza per prendere il tuo posto. Scherzando ogni tanto mi capitava di pensare: «Io non so se riuscirei a sopravvivere in quella squadra, troppa ansia!». Te ne accorgi a volte anche ascoltando i commentatori locali in televisione: intanto, parlano solo dei loro atleti come se gli altri proprio non esistessero. E poi se non sono i più bravi quel giorno, la gara è totalmente un disastro. Ovviamente tutto questo accade perché lo sci è lo sport più importante ed è tutto costruito sul risultato. Certo, l’altra faccia della medaglia è che l’Austria lavora in maniera impeccabile con i suoi talenti, li gestisce, li coccola, li aspetta se si fanno male finché non sono di nuovo al top. Ognuno di loro ha una persona singola che li segue in tutto e per tutto. Ecco, da noi a volte questo manca: se uno si fa male o ha problemi con il materiale deve sperare di avere a casa qualcuno che gli

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stia vicino, lo aiuti a recuperare o risolvere i problemi. In questi casi capita di sentirsi un po’ abbandonati e trovarsi come davanti a un muro: «E ora come vado avanti?» pensi. I talenti vanno sicuramente tutelati, anche perché all’inizio, quando sei giovane, a parte rare eccezioni, manchi di costanza. Magari ottieni subito un grande risultato, ma poi vai avanti ad alti e bassi, è normale. In questo senso ribadisco quanto già espresso su Marta Bassino: il talento non si discute, dico che è persino meglio se quest’anno fa più fatica. Le serve per crescere. Non è ancora pronta per un livello più alto o forse lo può essere solo per una gara. Anche mentalmente deve fare un passo avanti, è normale che sia così. Forse se anche da noi ci fosse un’atleta che sale sempre sul podio, tipo Fenninger, Shiffrin o Vonn, probabilmente trascinerebbe tutte le altre, ma ovviamente non è facile. Pensate a un aspetto sempre sottovalutato: se una discesista

si allena per due settimane con Lindsey Vonn, poi sa benissimo a che punto si trova, perché Lindsey è al top della specialità. Non solo, ti rendi conto quanto devi ancora migliorare e dove. Tante volte pensi di dare il 100%, ma non sai esattamente a che punto sei finché non ti confronti con le migliori. E magari stai dando in realtà il 90%. È come allenarsi con i maschi, ogni tanto: funziona, è utile. Se ti rendi conto che sei al 90% e credevi di andare al 100%, ecco che nella gara successiva magari prendi più rischi, provi a spingere un po’ più in là il tuo livello. Ma solo allenandoti con un atleta top puoi capire veramente il tuo stato di forma attuale. E in Austria questo succede praticamente tutti i giorni… > DENISE KARBON altoatesina, classe 1980, ritiratasi dall’attività agonistica nel marzo 2014, è diventata da poco mamma di Pia. In carriera ha conquistato sei vittorie in Coppa del Mondo (tutte in gigante), la Coppa di specialità nella stagione 2007-2008 e due medaglie iridate: argento a Skt. Moritz 2003, bronzo ad Aare 2007, sempre tra le porte larghe.



Speciale COPPA EUROPA

©FISI/Pentaphoto

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INTERVISTA


PROTAGONISTI

Buzzi vuol dire fiducia Due vittorie in Coppa Europa e l’esperienza con i big sulla pista olimpica coreana: i tecnici credono in Emanuele e puntano su di lui per il futuro della velocità di Gabriele Pezzaglia

Dopo una stagione ai vertici in Coppa Europa grazie a vittorie e podi in superG e discesa, per Emanuele Buzzi sono arrivati anche i primi punti in Coppa del Mondo. Per il velocista veneto adesso il grande palcoscenico della massima serie e della squadra A. Una stagione davvero incredibile in Coppa Europa, tutto preventivato? «A dire la verità ero cosciente di avere fatto un altro passo avanti, ma non pensavo di potere vincere e farlo in due discipline, superG e discesa. Questa è davvero una grande stagione, anche perché sono del 1994, primo anno Senior. Così competitivo da giovane in velocità in Coppa Europa è davvero una bella soddisfazione». Cosa è cambiato rispetto allo scorso anno? «Tre aspetti fondamentali credo. Ho un approccio alla gara diverso. Ci arrivo più sereno, tranquillo, meno teso. Poi certo, l’esperienza nel circuito che ho maturato, un anno in più è importante. E inoltre tecnicamente il lavoro svolto con la squadra nazionale A. Ho avuto la possibilità di aggregarmi un mese in Sud America: in Argentina a fare gigante due settimane e altri quindici giorni di discesa in Cile. Questo lavoro ha pagato sicuramente,

BIO Emanuele Buzzi è nato il 26 ottobre 1994 e vive a Sappada (Bl). Cresciuto sciisticamente nello sci club locale e maturato nel Comitato Friuli Venezia Giulia, cinque anni fa ha fatto parte della Leva Nazionale Giovanile. Poi la squadra azzurra per quattro anni e da due in forza al gruppo B di Alexander Prosch. Arruolato in Forestale, in Coppa Europa ha vinto un superG (RadstadtReiteralm) e una discesa (Davos) ed è salito altre tre volte sul podio. Nella discesa preolimpica di Jeongseon si è classificato venticinquesimo. Quattro medaglie, una d’oro, ai Campionati Italiani Giovani. Un argento l’anno scorso nella combinata degli Italiani Assoluti.

allenarsi con tecnici esperti come Alberto Ghidoni è estremamente utile. Consigli nuovi, accorgimenti differenti, intuizioni di chi vive da tanti anni la Coppa del Mondo». E nella preparazione atletica? «Insieme al mio preparatore, Luigino Sepulcri, abbiamo cercato di mettere su più massa. Ho cinque chili in più di muscoli, una scelta azzeccata che ritengo uno degli elementi che mi hanno fatto essere protagonista». Max Carca e i tecnici della squadra A ti considerano un elemento importante. Intanto fai parte di un team vincente come il gruppo Coppa Europa. Finalmente dietro stanno arrivando i risultati, non è vero? «Da due anni siamo cresciuti tutti. Nelle prime stagioni facevamo fatica in squadra, ma il gruppo era giovane e poi è stato un fallimento quel progetto di unire C&B insieme. Troppi atleti ma soprattutto con obiettivi diversi. Adesso il team di Alexander Prosch, Stefano Pergher, Luca Vuerich e Andrea Viano è davvero compatto e riusciamo anche a individualizzare il lavoro. C’è intesa e un ruolo importante per me lo ha Fabio Vierin, lo skiman». La squadra A crede in te e alcune scelte lo confermano. Qual è il tuo

stato d’animo? «Questa attenzione mi lusinga e allo stesso tempo mi inorgoglisce. Dalla scorsa primavera c’è un interesse costante nei miei confronti e spero di ripagare questa fiducia, che comunque so che non è incondizionata. Devo meritarmela sul campo ma ho fiducia nei miei mezzi». Ti hanno portato a gareggiare sulle nevi olimpiche coreane, un messaggio forte e chiaro Carca te lo ha dato… «Già, e proprio a Jeongseon sono arrivati i primi punti in Coppa del Mondo, addirittura in discesa. Ho visto la pista, ho iniziato a prendere confidenza, ora il mio grande sogno è tornarci fra due anni. Sarebbe davvero fantastico gareggiare ai Giochi…». Intanto si sono aperte le porte della squadra A. Sei pronto ad affrontare il grande salto della tua carriera? «Sono motivato, pronto, anche curioso. So che sarà un anno difficile, sarà un inverno in cui dovrò maturare esperienza sulle piste più difficili. Tutto diverso dalla Coppa Europa, discese estremamente più veloci, terreni più insidiosi e ricchi di difficoltà. Anche i superG sono diversi perché le curve tracciate sono più veloci, con più spazi. Ma ci sta, è arrivato il mio momento…».

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INTERVISTA

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PROTAGONISTI

Nadia, strada in discesa Otto volte a punti in tre discipline all’esordio in Coppa Europa e un nono posto in discesa. Dove vuole arrivare la più piccola delle sorelle Delago? di Gianmario Bonzi

Signori, in alto i cuori. La sofferenza sui piani è terminata. Basta trepidare per la mancanza di scorrevolezza, basta aspettare con ansia che il piano finisca e che arrivi il ripido, sempre meno presente, tra l’altro, nelle piste di Coppa del Mondo. Squilli di tromba, sono spuntate le sorelle Delago. Piedini d’oro, forse ancora di più Nadia di Nicol, di cui abbiamo già parlato da queste colonne. Spazio allora al giovane rampollo di famiglia, classe 1997, che promette quanto la sorella e che all’esordio nel circuito continentale ha fatto subito vedere di che pasta è fatta, tecnica e mentale: prime undici gare in Coppa Europa, in tre discipline diverse tra discesa, combinata alpina e superG, da dicembre 2015, e subito otto volte a punti, un nono posto in discesa a Davos come migliore risultato. Il tutto a 18 anni e siamo ovviamente solo all’inizio della carriera. Mica male, o no? Ti aspettavi un esordio in Coppa Europa così brillante? «No, il mio obiettivo era entrare nelle trenta, ma che andasse così bene proprio non me l’aspettavo. Sì, sono soddisfatta soprattutto per la discesa». Il vostro gruppo sembra molto compatto, unito, ma lo sport è individuale: quanto conta la squadra? «La squadra certamente conta tanto, soprattutto è importante sentirsi bene nel gruppo». Immagino che tua sorella sia un grande esempio per te. Ma adesso che siete rivali in pista come vivete

questa situazione? «Devo dire che andiamo molto d’accordo. Certo, ognuna fa la sua gara, però ci incoraggiamo e ci aiutiamo a vicenda: una volta va meglio a una, una volta all’altra». Lo sci per Nadia è...? «Una gran passione già da piccola che ho coltivato insieme alla mia famiglia». Hobby oltre allo sci? «Incontrare gli amici, equitazione, ascoltare musica e cucinare. Frequento l’ultimo anno dell’istituto tecnico-economico, sezione sport, a Ortisei e… spero di ottenere la maturità». Si può essere amiche vere tra compagne di squadra? «Certo, perché no?». L’aspetto che ti ha colpito di più in Coppa Europa? Sogni la Coppa del Mondo con Nicol? «Il livello è sicuramente più alto e questo mi dà ancora più voglia di andare forte. Sì, di sicuro è un sogno gareggiare insieme a mia sorella nel circuito maggiore». Qual è la tua specialità preferita? In futuro ti vedi anche gigantista? «La discesa è la mia specialità preferita, perché mi piace la velocità e l’adrenalina. Devo migliorarmi sul ripido. No, come gigantista non mi vedo tanto bene, perché è la disciplina dove al momento faccio più fatica». Nicol e Nadia, nipoti di Karla De-

BIO Nadia Delago, sorella minore di Nicol, è nata il 12 novembre 1997 a Bressanone, ma risiede da sempre a Selva di Val Gardena. Papà Norbert, 48 anni, maestro e allenatore di sci, d’estate è guida di mountain bike; mamma Carmen Plancker, 48 anni, lavora all’ufficio skipass e d’estate è commessa in un negozio sportivo. Ha messo per la prima volta gli sci a tre anni, è entrata in Comitato nel 2013 e in squadra la scorsa estate.

lago… Cosa sapete di lei? «Sì, di Karla e Oscar. So che ha conquistato sette titoli italiani e in Coppa del Mondo il miglior piazzamento è stato un quarto posto. Ha avuto per anni come allenatore Flavio Roda ed è stata in squadra nazionale per otto anni».

Valgardena e sport: un legame unico. Non solo nello sci. Perché? «La mia valle è una delle più belle località sciistiche del mondo, con meravigliose montagne e collegamenti unici tra le quattro Valli Ladine (Sellaronda). E ho anche la fortuna… di abitare vicino alla Saslong!».

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BIO Guglielmo Bosca è nato il 5 giugno 1993 e vive fra Milano e Courmayeur (Ao). È il Crammont Mont Blanc la società che lo ha lanciato ad alto livello, insieme alla squadra regionale ASIVA con la quale ha vinto un Gran Premio Italia Giovani. Due anni in squadra nazionale, altrettante

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stagioni in forza al gruppo sportivo dell’Esercito, con cui è regolarmente arruolato. In Coppa Europa quest’anno è stato secondo nel superG di RadstadtReiteralm e ha centrato altre tre top sei (manca ancora un superG del circuito continentale). Ha esordito in Coppa

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del Mondo nel superG di Kitzbühel ed è attualmente vice campione italiano assoluto di superG e bronzo in combinata alpina. Due medaglie alle Universiadi, ha conquistato anche quattro podi ai Campionati Italiani Aspiranti e tre ai Giovani.


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Fate largo a Gugu Bosca Guglielmo Bosca, dopo avere pensato anche di fare un’esperienza in America, ha centrato un podio e tre top sei in Coppa Europa che gli hanno garantito il debutto tra i big a Kitz

di Gabriele Pezzaglia

Dopo due anni fuori dalla squadra azzurra, Guglielmo Bosca ha trovato finalmente la sua dimensione in Coppa Europa con un podio e diversi piazzamenti significativi. Quest’anno ha esordito in Coppa del Mondo nel tempio dello sci, a Kitzbühel, a coronamento di una stagione davvero positiva. Per la serie ‘come può cambiare la carriera in un inverno’… A Sölden sei partito con il piede giusto. Piazzamenti importanti che ti hanno rilanciato. È proprio così? «Sicuramente. Avere chiuso a ridosso del podio in Coppa Europa nei superG con un quinto e un sesto posto è stato fondamentale per affrontare il futuro con la serenità e la consapevolezza di essere cresciuto, di avere fatto un passo avanti considerevole. Era determinante riuscire a lasciare subito il segno, anche se non avevo riferimenti cronometrici con nessuno. A Sölden è cambiato subito il rapporto con Alexander Prosch e la squadra, che mi hanno fatto sentire sempre più parte di un team». Hai trascorso il secondo periodo primaverile e quello estivo senza la squadra azzurra. Come ti sei gestito? «Mi sono allenato poco sugli sci. Ho iniziato ad agosto ed ho fatto un raduno a Cervinia con l’Esercito e un paio a settembre allo Stelvio. Qualche giornata da solo, ad esempio

con Luca Rossi e lo sci club Crammont Mont Blanc e aggregandomi in un’altra occasione a un Comitato francese. Ho fatto poca velocità. Poi da ottobre due periodi con la squadra B, una settimana fra Stelvio e Pitztal, quindi a inizio dicembre tre giorni in Val Passiria per preparare Sölden». Cosa vuol dire allenarsi senza poter fare affidamento sulla squadra nazionale? «Certamente essere in squadra è tutta un’altra cosa. Certo, avevo la sicurezza di disputare la stagione della velocità, ma per un periodo consistente ho dovuto anche arrangiarmi. A volte ti capita di sentirti solo, è inutile nasconderlo. È più difficile la gestione del quotidiano, l’organizzazione, la logistica. Per caricarmi mi sono sempre detto che l’estate è una cosa e la stagione delle gare un’altra. Alla fine è stato proprio così». Due anni fuori squadra. Hai mai pensato di abbandonare l’agonismo? «Smettere mai, lasciare l’Italia per fare altre esperienze di sicuro. Dopo la fine della stagione ero un po’ confuso e anche deluso. Non ero andato assolutamente male, visti alcuni piazzamenti in Coppa Europa, la vittoria nel Gran Premio Italia sfuggita nel finale, l’argento e il bronzo ai Campionati Italiani Assoluti, ma ho constatato che non è ancora sufficiente per far parte di un progetto della federazione. Ho pensato

di raggiungere mio fratello Giulio negli Stati Uniti, insomma studiare e sciare. Ci ho riflettuto eccome, poi alla fine mi sono voluto dare un’altra chance in Italia. A conti fatti è stata una buona scelta…». E poi è arrivato il primo podio in Coppa Europa… «A Reiteralm-Rastadt, sempre in Austria. Primo Emanuele Buzzi, secondo io. Un altro passo avanti, un altro obiettivo raggiunto. Come la mia prima top ten in discesa a Sarentino e i primi punti in gigante». In questa stagione hai realizzato anche il sogno di disputare una gara di Coppa del Mondo. Anzi, la gara di Coppa del Mondo per eccellenza, Kitzbühel. «L’esordio in Coppa del Mondo non si scorda mai, tantomeno nel tempio di Kitzbühel. Ricordo tutto di quel giorno. La terribile Streifalm, la bolgia di tifosi che fanno di Kitz uno scenario unico e inimitabile, il mio Crammont che è venuto in massa a fare il tifo. Una giornata bestiale». Stai diventando specialista del superG. Che valore ha questa disciplina per te? «È tutto. È velocità, ma anche curva, è adrenalina, tattica, estro. L’interpretazione è fondamentale per questa specialità. Non tralascio gigante, discesa e anche combinata, ma è il superG quello che più mi si addice. Ed è quello su cui ho costruito la mia rinascita».

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Simon non si accontenta Vittoria a Folgaria, secondo posto a Zuoz: Maurberger è il futuro del gigante azzurro. Con un sogno: vincere a Sölden di Gabriele Pezzaglia

Comitato regionale, squadra nazionale giovanile, team di Coppa Europa, ora anche qualche apparizione con la squadra di Coppa del Mondo. Tutto in poco più di tre anni. Simon Maurberger continua a crescere anno dopo anno e a bruciare le tappe. Vittorioso nel circuito continentale e già a punti nella massima serie, rappresenta uno dei gigantisti per il futuro dell’Italia che scia. Simon, dì la verità. Ti aspettavi di vincere già quest’anno in Coppa Europa? «Vincere è sempre difficile, anche se ho fatto un programma di lavoro davvero intenso quest’estate con la squadra. L’anno scorso mi ero affacciato nei primi dieci e l’obiettivo era il podio. È arrivata addirittura una vittoria a Folgaria, un fuori programma straordinario direi. Appagato è una parola grossa per il mio carattere, ma sono sicuramente soddisfatto». E poi i primi punti in Coppa del Mondo, ventunesimo in Val d’Isère. Cosa ricordi di quella giornata? «Ero motivato più del solito quella mattina e anche emozionato. Anzi, forse troppo. Avevo dimenticato in albergo le protezioni, per fortuna prima di partire sono riusciti a portarmele, ma ho rischiato di presentarmi al cancelletto senza… La pista di Val d’Isère è davvero ripida e mossa, difficile. Ventiseiesimo dopo la prima manche, un successo. Poi mi ricordo che in ricognizione per la seconda ero un’altra persona rispetto

alla sveglia, più sereno e consapevole e ho guadagnato altri cinque posti. Una giornata indimenticabile, non scorderò mai il mio primo risultato importante in Coppa del Mondo, anche perché subito tutta la squadra mi ha fatto sentire uno di loro». Squadra B e squadra A, convivi con due realtà. Ma chi è l’allenatore su cui fai affidamento? «Alexander Prosch, il responsabile del gruppo Coppa Europa. Dopo un anno in C con Ivan Nicco, figura che è rimasta importante per me, ho lavorato molto bene con Ali. È un lavoratore instancabile ma il suo pregio è un altro: essere un motivatore eccezionale che allo stesso tempo ti lascia tranquillo e non crea quella pressione negativa che noi giovani a volte, inconsciamente, soffriamo». Nonostante tu sia ancora nella categoria Giovani stupisce il fatto che non ti accontenti mai. «È vero, ma io sono così, è il mio carattere. Del resto mi sono accorto che nell’alto livello ricerchi sempre il tuo massimo, il limite, oppure sarai pur un bravo sciatore ma mai un vincente. La differenza sta nella testa, nell’atteggiamento. Siamo tutti ottimi sciatori quando arriviamo in Coppa Europa. Ma oltre alla tecnica c’è il fattore psicologico che fa la differenza. È così in Coppa Europa, figurariamoci in Coppa del Mondo…». Il tuo difetto? «Ne ho due essenzialmente. Il primo

deriva dal mio pregio. A volte essere troppo esigenti con te stesso ti porta ad agitarti un po’ e a volere strafare. Il secondo è di natura tecnica ma con Prosch abbiamo lavorato per limarlo: mi capita di essere troppo brusco nell’inizio curva, atteggiamento tecnico che pago sulle nevi più morbide». Chi sono gli atleti della squadra di Coppa del Mondo con cui ti confronti di più? «Mi confronto parecchio con Florian Eisath e Manfred Moelgg. Mi fanno da chioccia, mi consigliano, mi spronano. Da novembre ho avuto la fortuna di allenarmi tanto con la squadra di Raimund Plancker. È sta-

BIO Simon Maurberger è nato il 20 febbraio 1995 e vive a San Pietro di Valle Aurina - Ahrntal (Bz). Dopo un anno con la squadra nazionale giovanile, è il punto di forza per il gigante del gruppo azzurro di Coppa Europa. Ha conquistato due medaglie ai Campionati Italiani Aspiranti ed è il campione in carica Giovani di gigante, titolo messo in bacheca a Pila. Una vittoria in Coppa Europa a Folgaria e un secondo posto a Zuoz, Svizzera. In Val d’Isère a dicembre i primi punti in Coppa del Mondo. È arruolato in Forestale.

ta una ghiotta occasione ed è servita a completare il lavoro impostato dai tecnici della squadra B». Oltre allo staff tecnico azzurro, a casa hai altre persone che ti danno una mano, altri riferimenti tecnici? «Sulla neve mi segue Karl Pfeifer, invece per la preparazione atletica lavoro con Marcus Maier. Però attenzione, non sono doppioni né si sostituiscono agli allenatori della nazionale, piuttosto integrazioni che mi aiutano a lavorare con più efficienza». I tuoi modelli sugli sci chi sono? «Fritz Dopfer: studio con i tecnici la sua leggerezza, la sua dolcezza, come se non incidesse mai la neve con lo spigolo. E poi Marcel Hirscher per il fatto che considera solo la vittoria un risultato positivo». L’anno prossimo sarai probabilmente integrato definitivamente in Coppa del Mondo. Timori? «No assolutamente, invece grande entusiasmo. Devo iniziare a vivere l’ambiente dei big, digerirlo, maturare in squadra A. È venuto il momento, sono pronto». Il tuo sogno? «Ne ho un po’… ne dico due intanto. Partecipare alle Olimpiadi coreane fra due anni e vincere il gigante di Sölden. È la prima gara quella sul ghiacciaio del Rettenbach, per il palcoscenico e l’evento che hanno costruito attorno è il gigante più bello». MARZO 2016

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GUARDA IL VIDEO L’allenamento della squadra Coppa Europa a Hintertux con Verena Gasslitter in versione cuoca

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Verena cavallo di razza Classe 1996, la Gasslitter si è messa in evidenza con una vittoria e cinque podi complessivi in Europa e il bronzo in superG ai Mondiali Junior di Sochi. Ama lo sci… quanto l'e quitazione, l’altra sua passione di Gianmario Bonzi

Salvate lo slalom femminile italiano, ma godete anche per tutto il resto, perché va… alla grande. Verena Gasslitter da Castelrotto, classe 1996, cresciuta inevitabilmente nel mito di Denise Karbon e Peter Fill, è diventata grande in questa stagione, al secondo anno in squadra Nazionale B, centrando una vittoria, in superG, e cinque podi complessivi, in due specialità, nel circuito continentale, con una continuità di rendimento molto alta che l’ha portata al quinto posto della classifica generale e al primo di quella di specialità in superG. Ha anche esordito in Coppa del Mondo a Garmisch-Partenkirchen, dove non è stata fortunata, con un’uscita dopo poche porte pur facendo segnare un buon intermedio su un tratto di pura scorrevolezza. Ha appena conquistato la medaglia di bronzo ai Mondiali Juinor di Sochi. Determinazione, tecnica, coraggio e ambizione non le mancano di sicuro. Verena, ti aspettavi una stagione così brillante in Coppa Europa? «Sinceramente no, però sapevo di essere in forma fisicamente e di potere andare forte, soprattutto nelle discipline veloci. Il motivo esatto di un’annata così bella, però, non lo saprei indicare nemmeno io. Il materiale è sempre lo stesso, anche lo skiman e svolge sicuramente un ottimo lavoro. Atleticamente mi sono allenata veramente bene quest’estate e mi sento particolarmente in forma. Ho terminato da poco e con successo il corso di formazione dei

Carabinieri a Roma che ho frequentato per gli ultimi tre mesi». Sport individuale, da vivere però in gruppo. Funziona? «Può funzionare, perché no? Quest’anno siamo un gruppo veramente bello. La squadra secondo me conta tanto, perché se ti trovi bene è subito un pensiero in meno ed è quasi come una seconda famiglia». Sei di Castelrotto, cresciuta nel mito di Karbon e Fill, li conosci, hai sciato con loro? «Esatto. Sì, ho fatto qualche allenamento con loro. E anche Peter Fill ha partecipato alla Cavalcata di Oswald von Wolkenstein (una manifestazione folkloristica locale,

ndr), è un hobby che pratichiamo qualche volta insieme. Peter e Denise mi danno consigli e mi aiutano là dove ho bisogno e devo dire che lo fanno veramente tanto». Lo sci per Verena è...? «Una passione». Altri hobby? «Oltre allo sci sono molto appassionata di equitazione. Già da piccolina ho passato ogni minuto libero sul cavallo e praticamente sono cresciuta in sella. Fino all’anno scorso d’estate, quando ero a casa, ho dato una mano a mio zio al maneggio se c’era bisogno e i miei impegni me lo permettevano. Il top per le gare di cavallo è sicuramente la Cavalcata di

BIO Verena Gasslitter è nata a Bressanone il 12 ottobre 1996 e vive a Castelrotto. Papà Georg, 55 anni, è contadino, mamma Eva, 47 anni, casalinga. Ha quattro fratelli: Martin, di 21 anni, Marion, 17, Johannes e Patrizia di 15. Ha messo gli sci per la prima volta a tre anni e il primo allenatore è stato Christian Krüger. Cresciuta nell’ASC Kastelruth, è entrata nel Comitato Alto Adige per la stagione 2012-2013 e in Nazionale dall’annata 2013-2014. Da due stagioni fa parte del gruppo Coppa Europa. Vanta una vittoria (superG di Davos) e cinque podi complessivamente nel circuito continentale, due podi ai campionati italiani junior (in discesa), una vittoria in gara FIS all’Abetone in gigante e ha partecipato ai Mondiali junior 2015 di Kvitfjell piazzandosi settima in discesa e nona in superG.

Oswald von Wolkenstein alla quale cerco sempre di partecipare, perché è un evento tradizionale e veramente bello che ogni anno si svolge nei vari paesi dell’area di vacanza dell’Alpe di Siusi». Si può essere amiche vere tra compagne di squadra? «Secondo me sì». Com’è stato esordire in Coppa del Mondo? «L’aspetto che mi ha colpito di più riguarda tutta l’atmosfera magica che si respira e il fatto che la mia famiglia e tutti i miei amici sono venuti a vedermi. Spero di riprovarci…». Qual è la tua specialità preferita? «Il superG, perché è una via di mezzo tra gigante e discesa». Un aneddoto, una curiosità divertente di questi anni in squadra B? «Ce ne sarebbero tante da raccontare. Una periodo molto divertente è stato il mese di allenamento a Hintertux che abbiamo trascorso insieme in un appartamento, a novembre (dove Verena si è trasformata anche in cuoca e soprattutto in… pizzaiola, immortalata in un divertentissimo video montato da Federica Sosio, sua compagna di squadra, ndr)». Salire sul gradino più alto, in Coppa Europa o altre circostanze: che sensazioni regala? «È una grande soddisfazione per l’impegno e per il lavoro che abbiamo fatto durante l’anno». MARZO 2016

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GRAN PREMIO ITALIA

SPRINT FINALE

CACCIA AL POSTO IN SQUADRA

A febbraio il circuito istituzionale è praticamente rimasto fermo. Marzo sarà il mese decisivo con gli ultimi appuntamenti e i Campionati Italiani per delineare la classifica. Chi e dove si può giocare il posto? Testo e foto di Andrea Chiericato

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GRAN PREMIO ITALIA

Una battuta d’arresto brusca, forse anche troppo. Il circuito istituzionale è passato da un gennaio intenso a un febbraio decisamente vuoto. Nel primo mese del nuovo anno i giovani sciatori dei Comitati Regionali si sono trovati catapultati da una parte all’altra per recuperare anche le gare rinviate a dicembre, poi a febbraio praticamente tutti fermi. E marzo ripeterà gennaio, con tutti i recuperi e la classica sfilza di rassegne tricolori. Il settore femminile ha corso l’ultima volta il 2 e 3 febbraio a Sestriere, quello maschile il 4 e 5 a Gressoney. Storie differenti per le due categorie. Calendari alla mano le donne non hanno stravolto nulla. Questo buco era previsto da programma, con il ritorno in pista i primi di marzo a Bardonecchia, per il secondo blocco di prove veloci, appuntamento spostato poi a Sarentino. I maschi invece avrebbero dovuto correre in Lombardia, prima a Foppolo, poi a Lizzola. Come spesso accade, le gare vengono prima annullate per la mancanza di neve, poi perché ne arriva troppa. È proprio il caso delle due località bergamasche, che a pochi giorni dall’evento hanno dovuto alzare bandiera bianca. Contro la natura non si può fare nulla e quindi anche il settore maschile è rimasto fermo fino a marzo. È anche vero che senza il Grand Prix gli atleti non sono rimasti a casa, ma ne hanno approfittato per andare all’estero e cercare di portare in saccoccia qualche punto FIS.

Alexander Prast

RILANCIO STOCCO Le ultime apparizioni hanno prepotentemente rilanciato Arianna Stocco. La friulana, in forza al Gruppo Sportivo Forestale, comanda la classifica Giovani, grazie a una serie di risultati davvero utili e importanti. Nell’ultima settimana, tra gennaio e febbraio, ha portato via ben 300 punti in tre gare. Lo ha fatto due volte in gigante e una in superG. Il Gran Premio Italia apre le porte della squadra nazionale non solo al vincitore dell’assoluta, ma anche alle ragazze che vincono gigante, slalom e velocità. C’è davvero grande bagarre e tutto si risolverà nel prossimo mese, quando arriveranno gli appuntamenti importanti: i tricolori Giovani e Assoluti. In gigante ci sono tre atlete che possono aggiudicarsi la standing. Attualmente al comando c’è l’altoatesina Miriam Kirchler, terza assoluta, inseguita a soli cinque punti dalla friulana Stocco. E poi la poliziotta Roberta Melesi che cerca di riprendersi la squadra nazionale. L’unica strada che la lombarda può percorrere è quella del gigante, dove ha già vinto una volta e chiuso seconda un’altra. Nelle altre discipline ha pochi punti e non può ambire a fare classifica. Anche in slalom è tutto da RACE SKI MAGAZINE - MARZO 2016

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GRAN PREMIO ITALIA NUMBERS - 9a FIS LIST

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18.58

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I punti di Pietro Canzio in slalom. Settimo Juniores in Italia

I punti di Alexander Prast in gigante che lo collocano ventisettesimo in Italia

I punti di Christoph Atz in discesa, per lui la posizione mondiale n. 214

delineare. Giulia Lorini, quarta, è davanti a tutte. La comasca del Madesimo, che ha esordito in Coppa del Mondo, potrebbe essere in pole position per la vittoria. Non va comunque sottovalutata l’altoatesina Vera Tschurtschenthaler, pronta a cogliere l’occasione giusta. Anche per loro le uniche chances arrivano dalle porte strette. E in velocità? C’è un solo posto per l’atleta che totalizza più punti in superG e discesa. La poliziotta Michela Speranzoni è prima, con Stocco e Oleggini subito dietro. Speranzoni non può sbagliare perché avrà l’accesso in squadra solo se vincerà questa speciale standing. La friulana può invece essere leggermente più tranquilla perché ha tre jolly da giocare: generale, gigante o velocità. SFIDA SQUASSINO-CANZIO Il Gran Premio Italia 2015/2016 maschile verrà invece ricordato per l’eterna sfida tra Pietro Canzio e Andrea Squassino. Una sfida che si fa sulle singole discipline, perché il veneto, due volte a medaglia agli YOG di Lillehammer, ha un grande margine nella generale. Non può e non deve distrarsi perché di gare ne rimangono ancora molte, dallo slalom alla discesa. Dopo le ultime prove di febbraio, il vantaggio è di 261 punti, due successi e mezzo, senza tenere in considerazione gli scarti. Canzio, portacolori dello Ski College Veneto, è al comando dell’assoluta ed è primo pari merito con Squassino in sla-

JASMINE FIORANO

Di nuovo in pista 48

lom. Entrambi hanno punti in tutte le specialità, con il veneto che ha subito fatto bottino importante nelle prime gare di stagione. «Il giovane è sempre sul pezzo - ha detto Andrea Squassino -, proverò a batterlo in slalom, anche perché le altre discipline forse sono andate. La vittoria di Gressoney, che mi ha permesso l’aggancio in classifica, è arrivata nel momento più importante. La concorrenza è molto forte e proverò a vincere». Il veneto dopo la tappa valdostana ha vissuto l’indimenticabile esperienza ai Giochi Olimpici Giovanili. Ha quindi accantonato momentaneamente il circuito istituzionale per dedicarsi all’importante rassegna giovanile. «Il mio avversario principale (Squas-

Come sta Jasmine Fiorano? L’atleta valdostana ha trascorso un’altra stagione difficile per via delle sue gambe. Si è fermata a gennaio perché praticamente non riusciva più a camminare. «Il mio ginocchio è perfetto, non mi dà alcun fastidio - ha detto -. Il problema è l’ematoma nell’osso, è tutto infiammato perché carico troppo». Il medico della FISI aveva optato per fermare la

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slalomista azzurra per tutta la stagione, ma lei non ha voluto e ha provato a fare delle punture particolari. «Ora va molto meglio, nelle scorse settimane sono riuscita a fare nuovamente slalom e a ritornare in gara». Fiorano non faceva slalom da novembre, si infilava in gigante ma a fatica. «Ora non mi pongo obiettivi, cerco di riprendere al meglio e fare il possibile».


GRAN PREMIO ITALIA

21.91

18.10

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I punti di Giulia Lorini in slalom, candidata a vincere la standing Giovani di specialità

I punti in gigante di Miriam Kirchler, la leader della classifica GPI di specialità

I punti di Michela Speranzoni in discesa; 51.70 quelli che invece ha in superG

L’OPINIONE DI ANDREA SCHENAL

CALENDARI, RAGGRUPPIAMO LE GARE

> NELLE FOTO A sinistra, in alto, Pietro Canzio e, in basso, Arianna Stocco. Sopra, Andrea Squassino

sino, ndr) vuole certamente fare bene, ma io non resto a guardare, voglio vincere e portarmi a casa questa classifica e cercherò di fare del mio meglio». In gigante e in velocità comandano le operazioni gli altoatesini. Tra le porte larghe è davanti il carabiniere Alexander Prast, incalzato dal lombardo Matteo Confortola, in velocità invece c’è Christoph Atz, con Canzio secondo. Per i due altoatesini e il portacolori del Santa Caterina non ci sono tante alternative. Devono puntare tutto sulle loro discipline perché da altre parti non hanno i punti necessari per tentare il colpaccio. Nei Senior la situazione è abbastanza statica e con ogni probabilità non ci saranno sorprese. Comanda il finanziere Stefano

VAL GARDENA

Due podi per Maurberger

Baruffaldi, seguito da Pietro Franceschetti. Il leader, anche in caso di vittoria, non potrà accedere alla squadra perché è un 1992. il poliziotto, secondo, può ritornare in azzurro ma deve vincere l’assoluta. Il terzo incomodo? È sempre Pietro Canzio, terzo assoluto, situazione forse mai vista nella vecchia Coppa Italia. Anche qui la stagione è ancora lunga, ci sono gare in calendario e tanti recuperi che potrebbero cambiare non tutto, ma tanto. Una cosa è certa: Pietro Canzio mezzo piede in azzurro potrebbe già avercelo. Quest’anno ha davvero dimostrato di essere forte. Ma, come dice il suo tecnico Andrea Schenal, «per avere la certezza della Squadra servono i punti del GPI».

È difficilissimo fare combaciare tutti i calendari. Ci sono gli appuntamenti del circuito istituzionale e poi tutta una serie di eventi importanti, vedi gli YOG di Lillehammer e i Mondiali Juniores di Sochi. Ci sono sempre concomitanze e non è giusto perché chi partecipa alle manifestazioni è penalizzato. E sicuramente chi corre queste gare non ha la certezza di entrare in squadra, deve comunque fare punti per la classifica GPI. L’ultimo febbraio è poi stato pazzo, il calendario delle donne è probabilmente stato organizzato male, quello degli uomini è cambiato in corsa. Certo che stare fermi tre settimane non è il massimo. Un gennaio intenso, un marzo da folli e un febbraio in cui molti hanno dovuto andare all’estero, con costi che inesorabilmente lievitano. Le gare della Val Gardena potevano essere inserite come Grand Prix, ad esempio. Io rimango sempre della mia idea: bisogna arrivare a fare degli eventi di più giorni. Un blocco al mese in una località, dove si fanno più gare valide per il circuito istituzionale. È vero, anche qui ci sono pro e contro, se un ragazzo sta male perde di colpo quattro gare, ma in generale si riesce forse a gestire tutto meglio, con qualche trasferta in meno. I calendari sono comunque sempre un bel problema, difficile incastrare tutto.

Il 22 e 23 febbraio la Val Gardena ha ospitato due slalom FIS, non valevoli per il circuito istituzionale. Nella prima gara ha vinto il tedesco Linus Strasser, con 44/100 su Simon Maurberger e 60 sullo spagnolo Joaquim Salarich. Nella replica successo dell’altro tedesco Dominik Stehle, con 41/100 su Andrea Ballerin e 93 su Simon Maurberger. RACE SKI MAGAZINE - MARZO 2016

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GIOVANI - EVENTI

PICCOLE GRANDI EMOZIONI A 5 CERCHI Due medaglie firmate Canzio alle Olimpiadi Giovanili. Ecco come hanno vissuto l'evento gli azzurri nelle parole di Carlotta Saracco di Gianmario Bonzi

È vero, le manifestazioni per i Giovani, nemmeno poche e per giunta prestigiose, storiche, c’erano e ci sono già, Mondiali junior su tutti, anche se hanno un target leggermente diverso. Quindi magari qualcuno storcerà il naso per un calendario troppo intasato, per una manifestazione di cui non si avvertiva il bisogno. A sentire i diretti interessati, però, la storia è un po’ diversa, anche perché molti di loro non avevano idea di cosa volesse dire partecipare a rassegne internazionali così importanti e divertenti e l’emozione, unita all’esperienza portata nel proprio bagaglio, rimane unica. NORVEGIA Per dieci giorni, e ben ventidue anni dopo, Lillehammer (12-21 febbraio 2016) con tutti i suoi siti olimpici di allora riammodernati, ha rivissuto

«Che risultato, la stagione è sicuramente eccezionale. Gara dopo gara, è sempre una bellissima sorpresa. La scorsa estate non mi sarei certo immaginato di vedermi sul podio delle Olimpiadi Giovanili. Quella del superG è una medaglia ancora più bella perché arrivata nella disciplina che ho allenato meno». Pietro Canzio 50

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di fatto una gioia a cinque cerchi infinita. La seconda edizione delle Olimpiadi Invernali giovanili, quattro anni dopo Innsbruck 2012, ha colpito ancora nel segno così come quella austriaca quattro anni fa, che già fu un successo. Numeri importanti: 70 eventi da medaglia, 15 discipline, il trionfo di Stati Uniti e Corea nel medagliere finale, un’Italia migliorata rispetto al 2012 come ‘metalli’ complessivi, nove (ma non come ori). Per noi due medaglie importanti nello sci alpino firmate Pietro Canzio, argento in superG e

bronzo in combinata, l’ottimo quinto posto di Carlotta Saracco in slalom tra le donne. Due gli atleti che si sono distinti su tutti, l’americano Radamus (tre ori) e la svizzera Danioth (due ori e due bronzi)… Ma in realtà Lillehammer 2016 è stato molto di più, si è voluto cercare in qualche modo, attraverso diverse strutture del villaggio, di educare gli atleti verso il cammino dell’agonismo e anche della vita tout court, con l’esempio di campioni quali Vonn, Bjoergen, Gisin, Jansrud, con aree tematiche dedicate a giochi,

> NELLE FOTO In senso orario, la cerimonia di apertura ©Jon Buckle for YIS/ IOC, Carlotta Saracco ©Simon Bruty for YIS/IOC, il podio della Combinata Alpina con Canzio di bronzo, l'argento dell'austriaco Traninger e l'oro dell'americano Radamus ©Josef Benoni - Ness Tveit for YIS/IOC


GIOVANI - EVENTI > NELLE FOTO QR CODE

Guarda tutte In alto, lo staff tecnico le classifiche davanti alla sede. Nella pagina di destra, inquadrando il alcuni istanticon della uno giornata QR Code trascorsa a Limone con smartphone atleti e allenatori. Nelle pagine seguenti, la squadra Children a Les 2 Alpes e altri momenti della vita societaria

Olimpiadi ‘dei grandi’, e poi anche tante strutture appositamente create per il divertimento dei ragazzi, divise per macro-aeree. «Per esempio - continua Saracco - c’era un’area social per chi voleva imparare a… autopubblicizzarsi o comunque a condividere con gli altri foto, pensieri. Poi una chat-room con tutti i campioni: Vonn, Gisin, Jansrud sono venuti a trovarci».

IL PUNTO TECNICO di Roberto Lorenzi*

«Intanto, lasciatemi dire che l’evento è stato organizzato alla grande. È sembrata davvero una mini Olimpiade con villaggio autentico e tante iniziative collaterali. I ragazzi hanno vissuto un’esperienza… diversa con un vero spirito a cinque cerchi. Dal punto di vista tecnico, una manifestazione particolare, anche per il regolamento: due atleti per Nazione, classe 1998 e 1999, ma esclusivamente per le prime otto al mondo, per le altre un solo rappresentante. Tutto ciò è un po’ riduttivo e non permette di avere un quadro reale, perché l’Austria potrebbe competere a ogni livello con 8-10 atleti, tanto per fare un esempio. Gare veramente competitive, interessanti, sulle piste dei Mondiali Junior 2015 ad Hafjell. Ho visto un Canzio super competitivo in tutte le gare, solo un po' meno nello slalom, probabilmente anche per stanchezza. Sembra l’azzurro più pronto. Tutti gli altri discreti o bravi, ma non ancora a livello top».

*responsabile tecnico settore giovanile FISI

divertimento, svago, cultura, social network, insomma con un insieme di iniziative a 360 gradi utili alla crescita globale dei giovanissimi presenti in Norvegia. Insomma, un’edizione olimpica… 3.0! DAL VIVO Carlotta Saracco, piemontese, classe ’99, rappresentante dello sci alpino femminile insieme alla padovana Sofia Pizzato, ci aiuta a spiegare meglio il concetto: «Mi sono divertita tantissimo -ammette Carlotta - ma ho anche preso seriamente la competizione, arrabbiandomi parecchio per il quinto posto in slalom visto che non ero distante dal podio. Certo, credo che sia stata un’edizione speciale per tutti. Intanto non avevo mai vissuto una manifestazione internazionale così importante, quest’anno ho partecipato alle prime gare FIS fuori dall’Italia, in Francia, Svizzera, ma ovviamente è un’altra cosa. Cerimonia d’apertura coinvolgente, già con 13.000 persone. Tutte le Nazioni hanno sfilato insieme, ovviamente divise per gruppi del Paese, mentre i portabandiera sono stati riuniti sul palco uno dopo l’altro,

in ordine alfabetico, sventolando ciascuno la bandiera della nazione d’appartenenza per circa 30 secondi. Qualcosa di diverso rispetto alle Olimpiadi tradizionali». VILLAGGIO Carlotta ci porta poi all’interno della struttura: «Villaggio olimpico vero e proprio, bellissimo, ricavato da quello del ’94, ma certo molto ridimensionato, anche perché quello di 22 anni fa è diventato oggi un polo universitario. I dirigenti delle nazioni più importanti hanno alloggiato in piccole baite, mentre gli atleti erano divisi in quattro condomini di legno, una nazione ogni due piani. Siamo stati divisi in stanze da quattro persone ciascuna e ho potuto così conoscere altri atleti italiani: io ero sì con Sofia Pizzato, ma anche con una fondista veneta e una saltatrice altoatesina. Di fatto però si stava pochissimo in stanza e… molto in corridoio a chiacchierare e divertirsi con tutti gli altri». SOCIAL Mensa in condivisione per tutti, esattamente come capita nelle

SITI OLIMPICI E GARE Organizzazione impeccabile: per gli eventi di sci alpino ad Hafjell, un pullman ogni mezz’ora e in venti minuti si era già arrivati sulle piste. «Si vedeva ancora il famoso omino disegnato nella montagna tra gli alberi del bosco - ricorda Carlotta -. Gare di alto livello, ci siamo dovuti confrontare con atlete molto forti e in alcuni casi più esperte di noi, per esempio svizzere e tedesche. La pista era tecnica, tre giorni prima della manifestazione ha piovuto, poi le temperature sono scese anche a -13 gradi e così ci siamo ritrovati con una neve molto dura, perfetta soprattutto perché naturale». BILANCIO «Per me - conclude Saracco - un’esperienza unica. Mi ritengo fortunata, non è una cosa che capita tutti i giorni, e orgogliosa di avere rappresentato il mio Paese. Peccato per lo slalom, ero molto vicina al podio, ma nella seconda manche ho un po’ sbagliato. Tutta esperienza per il futuro, quest’anno sia io che Sofia Pizzato abbiamo esordito in Coppa Europa. Il divertimento è stato grande, ma comunque siamo andate in Norvegia per gareggiare, dare il nostro meglio e lo abbiamo fatto. Sembrava un’Olimpiade vera. Certo, io non l’ho mai vissuta, ma da quello che ho visto in televisione e dai racconti di altri, è stato proprio così». Arrivederci a Losanna 2020!

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MONDIALI CITTADINI

I CAMPIONI MONDIALI

ANDREA ROSSI

Campione Mondiale gigante

ELENA DOLMEN

Campionessa Mondiale gigante

SONO CITTADINO O MONTANARO? I Mondiali di Passo San Pellegrino, dominati dagli italiani, hanno sollevato più di una domanda sullo status di Cittadino. Ne abbiamo parlato con Dario Bazzoni, da anni ai vertici del movimento

di Andrea Chiericato

Lo status di Cittadino è da sempre un argomento delicato che spesso causa malintesi, dubbi e anche qualche polemica. Le ultime interrogazioni sono arrivate dopo i Campionati Mondiali Cittadini di Passo San Pellegrino (3-6 febbraio). Perché ha vinto la medaglia un montanaro? Possono correre tutti alle cosiddette FIS CIT? Insomma, tanti punti interrogativi che peraltro non sono neanche facili da dipanare. L’articolo 3.3.13 dell’Agenda dello Sciatore prevede due punti che qualificano uno sciatore Cittadino: «Essere tesserato FISI e risiedere in modo permanente in un Comune che non sia una stazione di sport invernali oppure che non sia collegato direttamente a una stazione di sci per mezzo di un impianto meccanico di risalita». Due punti che, messi in questo modo, risolverebbero già tutti i problemi. In questo caso stiamo parlando di Mondiali Cittadini, o meglio, Criterium Mondiale, e quindi dobbiamo fare riferimento ai regolamenti internazionali della FIS. Come in tutte le gare possono partecipare atleti italiani e stranieri secondo le quote stabilite, ma non tutti devono per forza essere Cittadini. Ogni nazione può schierare al massimo 5 Juniores non CIT, che dovrebbero dichiarare la loro qualifica. A spiegare meglio la questione è stato Dario Bazzoni, presidente nazionale della Commissione Cittadini, vice-presidente della Commissione FIS e responsabile della Coppa del Mondo CIT. «Chi fa le iscrizioni è responsabile di quello che dichiara - ha detto -. Qualificare gli atleti è un problema enorme, l’unico sistema che abbiamo è quello di controllare la biografia e vedere qua52

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> NELLE FOTO In alto, la delegazione italiana, a destra, Elena Dolmen ©Andrea Chiericato

li gare hanno fatto. Si va molto sulla fiducia. Noi sulla base degli ordini di partenza effettuiamo le verifiche del caso e segnaliamo chi non può avere lo status di Cittadino». Al Passo San Pellegrino si sono presentati atleti di 29 Nazioni, Juniores e Seniores, controllare tutto e tutti è quasi impossibile. In mezzo a questo tortuoso sentiero ci sono anche alcune situazioni che fanno decadere l’eventuale status di Cittadino. Gli atleti che hanno partecipato anche solo a una gara di Coppa del Mondo perdono questo tipo di agevolazione. Lo stesso discorso vale anche per chi ha fatto Coppa

Europa, con una piccola differenza: se l’atleta ha partecipato a una gara nello stesso Paese in cui corre, mantiene lo status, se va all’estero lo perde immediatamente. NIENTE BRONZO PER IL SERBO Un caso lampante è stato quello di Marko Vukicevic. Il serbo è arrivato terzo nello slalom conclusivo, ma pochi giorni prima aveva partecipato alle gare di Coppa Europa di Sarentino: niente bronzo per lui, la medaglia è andata al tedesco Hansi Schwaiger. I Mondiali Cittadini hanno ca-


MONDIALI CITTADINI

NICOLÒ COLOMBI

Campione Mondiale slalom

denza biennale e tutte le gare sono valide anche per la Coppa del Mondo Arnold Lunn. «Vige lo stesso identico regolamento, fanno punti per la standing individuale e quella per Nazioni solo gli atleti che rispettano tutti i criteri» ha concluso Bazzoni. Al di là delle domande che in tanti si sono posti, a Passo San Pellegrino è stata una grande festa mondiale. Il team dello sci club 2000, guidato da Damiano Guidolin, ha fatto come sempre un lavoro egregio, tanto da ricevere i complimenti di tutti, anche della stazione sciistica. «Come è andata? Una sola parola: be-

SOFIA PIZZATO

Campionessa Mondiale superG

nissimo - ha detto il presidente del club -. È stato tutto perfetto, una manifestazione che ripeteremo volentieri». ITALIANI OK Al club sono arrivate iscrizioni da ogni parte. L’Italia aveva a disposizione 90 posti per le discipline veloci e 70 per quelle tecniche: «un peccato avere dovuto escludere altri 70 italiani». Gli atleti di casa anche in questa occasione si sono messi in evidenza. Nel superG femminile l’oro è stato conquistato da Sofia Pizzato, seguita a

STEFANIA CARLI

Campionessa Mondiale slalom

quattro centesimi dalla corregionale Elena Dolmen; quarto posto per la friulana Elena Graffi Brunoro. Incetta di medaglie anche nello slalom gigante con il doppio titolo di Andrea Rossi ed Elena Dolmen, l’argento in rosa di Emma Benini e il bronzo di Elena Graffi Brunoro. Dominio Italia anche tra i rapid gates: Stefania Carli si è aggiudicata la prova femminile con settanta centesimi di vantaggio sulla corregionale Matilde Minotto. In campo maschile titolo mondiale per il bergamasco Nicolò Colombi, 19 centesimi più veloce di Samuel Senkar. RACE SKI MAGAZINE - MARZO 2016

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CHILDREN

BORRUFA E 7 NAZIONI COLORATI D’AZZURRO

Gli atleti italiani hanno vinto i confronti internazionali ad Andorra e in Francia, dimostrandosi ancora una volta i più forti al maschile di Andrea Chiericato

L’Italia va all’estero, vince tutto e torna a casa con la consapevolezza di essere ancora una volta la nazione più forte. I Children del Belpaese hanno vinto due volte a distanza di pochi giorni, in altrettanti eventi. Un successo a squadre ad Andorra (25-28 gennaio), il bis a Courchevel (3-5 febbraio). Manifestazioni con format differenti, dominate ancora una volta dall’Italia. 54

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Un’ulteriore conferma che arriva con atleti diversi, da un certo punto di vista. Tra i Children infatti non c’è più il forte plotone del 1999, forse un gradino sopra tutti. Quest’anno i primi risultati sono arrivati dai 2000 e i 2001, annate comunque competitive anche in ambito internazionale. «Essere così forti nel settore giovanile è un bel segnale - ha detto Paolo Colombo, referente FISI del

mondo Children -. È stata certamente una buona esperienza, ulteriori test e confronti arriveranno poi dagli altri appuntamenti». In terra francese è andato in scena il 7 Nazioni, rassegna dedicata agli Allievi, vinta dall’Italia anche lo scorso anno sulle nevi di Oberjoch. Un gigante e uno slalom insieme ai coetanei di Francia, Germania, Svizzera, Austria, Stati Uniti, un bel confronto

che ha evidenziato un settore maschile davvero competitivo. «Siamo bravi nei maschi, sia in gigante che in slalom - ha detto Andrea Truddaiu dello sci club Livata -. Al femminile senza Saracco, Viviani e Della Mea facciamo più fatica». Le gare maschili hanno portato la firma di Riccardo Allegrini e Francesco Colombi. Non c’è stata storia per tutti gli altri. Se il laziale ha vinto per 7 centesimi lo slalom, il


CHILDREN QUOTES ANDREA TRUDDAIU

ORIANO RIGAMONTI

PAOLO COLOMBO

«Creiamo una squadra Children per unire le eccellenze»

«Ad Andorra aria di FIS Race e c’è molta, molta meno tensione»

«Children davvero bravi, specialmente i maschi, un bel segnale»

Francesco Colombi

piemontese dell’Equipe Limone ha inflitto quasi un secondo all’austriaco Sturm. Non ci sono solo gli acuti, subito dietro c’è il veneto Giacomo Dalmasso che si è piazzato due volte sesto. «Sono contento soprattutto per il gigante - ha proseguito Truddaiu -. I nostri atleti sono stati praticamente gli unici ad avere i nuovi materiali, gli stranieri hanno usato sci con il raggio vecchio». Il 7 Nazioni non è inserito come gara FIS Children e quindi non viene applicato il nuovo regolamento. «Preferisco così, diciamo che siamo stati più adeguati per poi fare il salto nei Giovani». Il settore femminile è rimasto ai piedi del podio. I migliori risultati sono arrivati dalle valdostane Sofia Brustia e Benedetta Giordani, la prima quinta in slalom, la seconda tredicesima in gigante. «Hanno patito un po’ le donne». Andrea Truddaiu da parecchi anni allena i Children dello sci club Livata. È un riferimento importante al Centro Sud e dopo Courchevel non si limita ad analizzare la prestazione, ma guarda avanti, a quello che potrebbe essere il futuro. «Questa gara ha confermato che l’Italia ha

sciatori bravi - ha detto -. La FISI dovrebbe organizzare un gruppo Children e mettere un selezionatore preparato ed esperto in grado di monitorare. Sarebbe importante unire queste eccellenze, un grande traino per tutti. Non sto dicendo di spesarli, fondamentale sarebbe creare un team, poi ogni ragazzo potrebbe pagare i quattro, cinque allenamenti che verrebbero organizzati». La dura legge italiana si è fatta valere anche ad Andorra, dove dal 25 al 28 gennaio si è svolto il Trofeo Borrufa, altra grande classica di categoria. Oltre cento punti hanno separato l’Italia 1 dalla Spagna 1, con terzo gradino del podio per la Gran

FACEBOOK MAURO RUSCHETTI 5 febbraio 2016 I due Young Talent Atomic e Salomon Allegrini Riccardo e Colombi Francesco.
Riky vince lo Slalom e Francy il Gigante al Trofeo 7 Nazioni di Courchevel. Orgoglioso di Voi.
Rusca

Nicola Moretti

Bretagna. Una vittoria targata Sansicario, Brixia e Valpalot. Un evento dal sapore particolare, unico, sotto tutti i punti di vista. Ha impressionato anche Oriano Rigamonti, esperto tecnico del Sansicario che da anni segue i Giovani. «Sembra di essere a una FIS Race, l’aria che si respira è proprio quella: ricognizione, rapporto tecnici-coach e soprattutto c’è molta meno tensione rispetto a quanto siamo abituati a vedere in Italia». Un filotto di risultati decisamente positivo, podi e vittorie che hanno contributo a raggiungere il grande traguardo finale. Il lombardo Nicola Moretti ha vinto la combinata alpina, terminando poi due volte

quarto in gigante e slalom. Il corregionale Luca Benetton ha vinto il superG Allievi (quinto in gigante), con settimo Lorenzo Beretta e ottavo Moretti. Nei Ragazzi, Leonardo Rigamonti ha concluso terzo il gigante, nono la combinata e undicesimo in superG, mentre al femminile Anna Guja Momicchioli si è imposta in gigante e in superG, chiudendo terza in combinata. Nelle Allieve la stoccata vincente è arrivata da Benedetta Marrai, brava a imporsi in superG (quarta in combinata e nona in slalom). Gaia Cattaneo si è piazzata ottava nel gigante, mentre Maria Sole Michelotti è finita ottava in slalom e quinta in combinata. «Sono rimasto stupito dalla bravura dei belgi e degli atleti dell’Est in slalom ha concluso Rigamonti -. Sono davvero strutturati, un po’ come tutti hanno una squadra under 16, c’è proprio un’altra cultura: si allenano, girano e partecipano spesso a questi eventi. È stato un bel confronto, poi è sempre bello difendere i nostri colori e vincere. Gli italiani? Mi hanno impressionato in superG, forse siamo più preparati, comunque abbiamo davvero fatto la differenza».

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WINCH di VincenzoTondale

UN SISTEMA DA MODERNIZZARE I Children strutturati in questa maniera non vanno bene. Bisogna lavorare sui circuiti, organizzare stage per i più bravi e gare anche per chi non si qualifica agli eventi importanti. E la FISI può fare la sua parte Vorrei affrontare un altro tema molto importante, quello dei Children e del sistema attualmente in vigore. Oggi a mio avviso ci sono molte gare, con altrettanti vincoli. Se pensiamo ai circuiti circoscrizionali, regionali, interregionali, capiamo subito che Ragazzi e Allievi sono sempre sotto pressione. Loro gareggiano e hanno già in testa i punteggi, un po’ come spesso accade nei Giovani, che subito dopo la gara pensano ai punti confermati o all’occasione mancata per abbassare il gigante e lo slalom. Ecco, tutto questo, in modo diverso, succede anche nei Children perché se non hai i punti non vai ai Regionali, se agli Zonali non vai forte non vai agli Italiani. E poi ci sono Pinocchio e Topolino. Insomma, si corre per fare i punti e cercare qualificazioni, senza la serenità che un atleta deve avere a questo livello per crescere e dare sempre il massimo. Vorrei fare un ragionamento proprio su questo. Bisognerebbe innanzitutto porre un limite a 25 competizioni e dedicare un periodo per le gare che va dall’Epifania a metà aprile. Prima è giusto che si faccia allenamento, in estate, in autunno e nella parte iniziale dell'inverno. Eccezione fatta per il Memorial Fosson, gara a squadre collocata nel periodo migliore. Poi inizierei a radunare i circuiti provinciali e a mettere insieme due-tre zone, così come le gare regionali, non più di nove (tre giganti, quattro slalom e due superG), un modo per creare confronto tra gli atleti di valore, con un occhio di riguardo allo slalom, disciplina in cui siamo sempre carenti. C’è poi tutto il discorso della velocità che andrebbe affrontato con la collaborazione del Comitato regionale e con stage da loro organizzati. 56

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È sempre difficile avere a disposizione piste idonee e messe in sicurezza per lavorare sul superG, per questo bisogna mettersi insieme. È poi necessario distinguere gli atleti: ci sono quelli che si giocano i titoli italiani e quelli che rimangono a casa e non si qualificano. Proprio questa seconda fascia, così come sono strutturati i calendari, rischia di finire la stagione a febbraio o metà marzo. Dovremmo iniziare a creare dei circuiti a loro dedicati, con qualche gara promozionale per non tenerli fermi. I più bravi dovrebbero invece trovarsi e confrontarsi. Parlo di quegli atleti che partecipano al Topolino, Pinocchio, al 7 Nazioni, ad esempio. Mi associo alle idee di Battista Tomasoni, dobbiamo creare una sorta di valorizzazione a fasce per fornire obiettivi ai ragazzi. Anche la FISI può fare il suo, dovrebbe portare avanti i rapporti con la scuola (c’è già una bozza), prendere accordi con gli impianti di risalita per gli allenamenti (velocità in primis) e dare dei contributi a quei club che svolgono attività di promozione dell’attività giovanile. Insomma, di cose da fare e migliorare ce ne sono, per il bene dello sci, dello sport, degli atleti più forti e di chi scia per passione. Tutti insieme si può modernizzare questo sistema. Auspico l’organizzazione di alcune riunioni con il coinvolgimento degli allenatori che seguono da vicino questo mondo, cercando di apportare delle migliorie al sistema di gestione della categoria. *allenatore Children sci club Lecco


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ADAMELLO SKI

LA CASA DELL’AGONISMO Tre stazioni collegate sci ai piedi e tante piste riservate ai club, un consorzio che gestisce le manifestazioni e dà supporto logistico e organizzativo alle società sportive. Quaranta team, ottanta gare: numeri impressionanti fra Val Camonica e Val di Sole

testo di Gabriele Pezzaglia - foto di Andrea Chiericato

Una vocazione spiccata all’agonismo, un comprensorio sciistico ideale per allenamenti e gare. Adamello Ski, che ha il suo cuore nei centri di Ponte di Legno, Temù e Passo del Tonale, è il riferimento per gli sci club locali, ma anche per quelli bresciani, bergamaschi, milanesi e trentini. Fra le presenze consolidate c’è la circoscrizione Piacenza-Cremona-Mantova che fa base qui per gli allenamenti e la maggior parte delle gare. A coordinare le manifestazioni agonistiche è Claudio Novembrini, cinquantadue anni e dal 1988 riferimento importante per il Consorzio, nato nel 1968 per promuovere il territorio. E proprio l’attività di questo ente è quanto mai importante. Ogni anno intorno al tavolo si siedono i vertici degli impianti, gli albergatori e in generale gli operatori turistici per cercare di fare sistema. SISTEMA AGONISMO «Se organizziamo le gare portiamo gente che poi consuma nei ristoranti o comunque pernotta nelle nostre strutture - ha detto Novembrini -. Creiamo movimento anche nei periodi di bassa stagione ed è quindi importante lavorare insieme». Numeri da capogiro in questo comprensorio sciistico che si snoda fra le province di Brescia e Trento. Durante l’anno vengono organizzate 80 gare che coinvolgono circa 11.000 atleti di almeno una quarantina di società. Risultati che arrivano anche grazie al lavoro pre-stagionale di Novembrini che organizza incontri con le società e 58

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> NELLE FOTO

LE PISTE FIS DELLA LOCALITÀ ROCCOLO VENTURA (Temù) CORNO D’AOLA (Ponte di Legno) BLEIS-GIULIANA (Tonale) PARADISO (Tonale) SERODINE (Tonale) CADÌ (Tonale) COTRABBANDIERI (Tonale)

A destra, Paolo Rivadossi del Brixia mentre osserva il training di Matteo Palazzin


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NASCE TONALE EVOLUTION Omar Longhi da due stagioni è il direttore tecnico dello sci club Pejo Tonale, uno dei sodalizi di casa sulle piste del Passo. Allenatore e istruttore nazionale, ha gareggiato in Coppa del Mondo e in Coppa Europa. Specialista del gigante, ha collezionato quattro podi e una vittoria nel circuito continentale, mentre nella massima serie ha partecipato a undici giganti ed è andato tre volte a punti. Nel club trentino si occupa principalmente delle categorie Baby e Cuccioli, anche se coordina attività e allenamenti di ogni categoria. Da quest’inverno inoltre ha creato l’Associazione Evolution Tonale. Organizza corsi di perfezionamento per bambini e adulti non solo in inverno, ma anche a maggio e in autunno sfruttando l’apertura del ghiacciaio del Presena.

i club: «l’agonismo è una parte importante del nostro indotto e ci aiuta a raggiungere grandi risultati, come i diciassette milioni di fatturato lo scorso anno». Adamello Ski organizza gare a tutti i livelli, dalle FIS alle sociali. Novembrini ha messo a punto un pacchetto per dare servizio e assistenza durante le manifestazioni. «Seguiamo la preparazione in ogni sua sfaccettatura, fornendo anche il cronometraggio, la tracciatura, il soccorso e tutta la parte di segreteria e gestione della gara. Un pacchetto utile per i club con meno esperienza agonistica, ma anche per i più esperti». CINQUE UOMINI RACE A prescindere dalla professionalità degli organizzatori, Adamello Ski mette sempre un uomo in pista a coordinare e sorvegliare il tutto. Le persone che occupano questo ruolo sono Mirko Mazzoleni (Scuola Sci Ponte di Legno) e Ivo Panizza (Tonale Presena). Piste e impianti di risalita sono affidate a ben tre società, così come tre sono i responsabili per i tracciati di allenamento. Salendo dal versante lombardo troviamo Temù, Ponte di Legno, il collegamento con il Tonale e le piste Tre Larici, Cadì e Serodine che sono gestite dalla SIT (Società Impianti Turistici). Il referente è Leonardo Toloni, camuno di Temù. «Riserviamo agli allenamenti la Serodine, la Cadì, la Casola Nera e la Croce - ha detto -. Rimango in continuo contatto con i club che cambiano spesso le piste per sciare su pendii differenti». Gli orari di lavoro variano. Al Tonale ci sono alcune piste sempre a disposizione dei club, a Ponte e Temù invece si stacca alle 11.30 perché poi si lascia spazio ai turisti. Spostandoci nel cuore del Passo del Tonale troviamo Alessandro Mottinelli, referente della S.IN. VAL (Società Industriale Valle Ca60

LA STAZIONE L’Adamello Ski è un vasto comprensorio sciistico che si trova a cavallo tra Lombardia e Trentino, più precisamente tra l’Alta Val Camonica e la Val di Sole. Si scia al Passo del Tonale, sul ghiacciaio del Presena, a Ponte di Legno e a Temù. In totale 28 impianti di risalita (4 telecabine, 19 seggiovie, 3 skilift e 2 tapis roulant). Le piste per lo sci alpino sono 41 per oltre 100 km di sviluppo. Non mancano zone attrezzate per i bambini e aree riservate agli snowboarder.

monica) che gestisce la seggiovia Scoiattolo alla Vittoria. «Sulla Vittoria ci si allena sempre - ha detto Mottinelli -. Anche in situazioni di scarso innevamento riusciamo a preparare questa pista per dare un bel servizio ai club che lavorano su

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diversi turni tutto il giorno, inoltre abbiamo predisposto un garage di fondamentale utilità per gli allenatori che possono depositare pali e altro materiale per il training». Sul versante trentino opera la Carosello Tonale. Ci soffermiamo a parlare

con Giacinto Del Pero che si rapporta con i club: «Contrabbandieri e Valena sono i pendii dedicati all’attività, poi ci sono anche due piste in territorio lombardo, tra le quali la Giuliana, utilizzata per le prove veloci e il ghiacciaio del


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80

11.000

7

Gli sci club che si appoggiano all’Adamello Ski

Le gare organizzate dal Consorzio

Gli atleti coinvolti nelle manifestazioni tra Ponte di Legno, Tonale, Temù

Le piste omologate FIS

RONCI, BASE AL PASSO Giordano Ronci è di casa al Tonale. Il romano, già due volte campione italiano Giovani di slalom e con una vittoria in Coppa Europa, ora è in forza alla squadra nazionale B. Quest’inverno è tornato a gareggiare in Coppa del Mondo negli appuntamenti di Kitzbühel e Schladming. Giordano, quando non si trova con la formazione azzurra, sceglie le piste fra Val Camonica e Val di Sole per allenarsi, sia con papà Antonio, sia con Riccardo Paganini, il tecnico della categoria Giovani del Pejo Tonale.

Passo direttamente alle piazzole con la nuova cabinovia» ha aggiunto Novembrini.

> NELLE FOTO Da sinistra in senso orario, alcuni atleti del Pejo Tonale , Federico Beccia, una delle moderne seggiovie del comprensorio, alcuni atleti sulla pista Vittoria e il gruppo del Vermiglio-Tonale

Presena». Il Presena è aperto solitamente durante tutta la stagione invernale e dal primo maggio si parte con lo sci estivo: quaranta giorni di attività con chiusura intorno al 10 giugno per salvaguardare questa riserva di neve. Le alte temperatu-

re e le scarse precipitazioni sono micidiali per il ghiacciaio. Da qualche anno vengono stesi teloni protettivi che mantengono gran parte della neve fino alle prime nevicate autunnali. Si cerca di aprire per i primi di ottobre perché l’autunno

è sempre molto intenso per gli sci club e il pendio perfetto per slalom e gigante. «L'ambizione è di essere ancora di più una palestra per gli allenamenti, anche in questa ottica abbiamo semplificato la risalita in ghiacciaio, potendo arrivare dal

I CLUB Sono tanti gli sci club che hanno deciso di fare base ai piedi dell’Adamello. La storia e la tradizione sono però rappresentate dal Ponte di Legno, unico club di casa. Una società storica, nata nel 1912, un club che divenne subito famoso per i risultati ottenuti nel salto (sei olimpionici: Luciano Zampatti, Igino Rizzi, Luigi Pennacchio, Giacomo Aimoni, Marcello Bazzana e Lido Tomasi) e che dagli anni ’70 si è concentrato invece sullo sci alpino. E anche in questa disciplina il Ponte di Legno si è fatto onore, grazie ai risultati di Luca Cattaneo ed Elena Tagliabue. Oggi la tradizione continua su quelle stesse piste che, oltre a ospitare i ritiri delle squadre azzurre, sono state teatro degli allenamenti di Ingemar Stenmark. La Casola è una delle tante zone riservate ai club. Anche il Ponte di Legno lavora spesso su questa pista: una parte iniziale pianeggiante, poi un bel muro, piuttosto ripido, spettacolare per fare gigante e slalom. Marco Gulberti è in pista con i

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Children e, mentre spostano le porte, si ferma a raccontare la metodologia di lavoro. «Ci alleniamo quasi tutti i giorni, con alcuni gruppi il martedì e il giovedì, con altri il mercoledì e il venerdì, una soluzione che permette ai nostri atleti di non perdere giornate di scuola. Poi chiaramente i fine settimana, tutti insieme, quando non siamo impegnati con le gare». Sulla Casola si sono anche svolti i Campionati Italiani. Nella parte alta sono al lavoro un gruppo Master in gigante e il Brixia in slalom. È Paolo Rivadossi a dirigere il training di un gruppetto di Children del club bresciano: «siamo sempre sulle piste dell’Adamello Ski, ormai il nostro quartier generale. Il comprensorio ci viene incontro, ci permette di diversificare il lavoro cambiando pendio, anche quest’anno siamo riusciti a lavorare bene nonostante i problemi di neve e la grande affluenza di club». Rivadossi sistema i pali, corregge per radio, fa video, poi una pausa e di nuovo a girare nel tracciato: «Abbiamo circa 80 agonisti, stiamo cercando di farli crescere per diventare grandi sciatori oppure maestri di sci». Il Brixia è di Brescia ma l’attività è quasi tutta sulle nevi dell’Alta Val Camonica. «In poco più di due ore siamo con gli sci ai piedi, molte famiglie hanno la seconda casa qui - ha aggiunto Rivadossi -. Poi, in caso di necessità, il club ha delle 62

strutture per ospitare gli atleti, una bella possibilità per i ragazzi». Si ritorna in pista aperta, si scende in paese e una comoda telecabina ti permette di raggiungere il Passo del Tonale. In cima è una meraviglia, un bel panorama, una giornata soleg-

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giata, turisti che si divertono e tanti atleti che sfrecciano nei tracciati. Da una parte gare, dall’altra allenamenti. C’è spazio per tutti i club, per tutte le esigenze e anche per i numerosi appassionati che non hanno nulla a che fare con l’agonismo. Giganti, sla-

lom, ciuffetti, snowboarder, di tutto e di più. È finita la mattinata e Andrea Longhi del Vermiglio-Tonale ci presenta il club: «Abbiamo una settantina di atleti che vanno dalla categoria Baby fino agli Allievi oltre a una quaran-


A BORDO PISTA

I 5 UOMINI ADAMELLO SKI

FEDERICO FRIGERI direttore di Adamello Ski

ALESSANDRO MOTTINELLI presidente della S.IN.VAL

> NELLE FOTO Da sinistra in senso orario, Stefano Paganini del Pejo Tonale, Marco Gulberti, tecnico del club locale, alcuni atleti del Ponte di Legno, un momento di pausa durante l’allenamento del Brixia e Mattia Rizzi in azione

CLAUDIO NOVEMBRINI coordinatore agonismo Adamello Ski

LEONARDO TOLONI capo servizio della SIT

tina di pre-agonisti». Tanti arrivano dalla città e i programmi sono dunque diversificati. «Chi può scia anche il mercoledì e il venerdì, chi invece non riesce, si concentra nel fine settimana, quando cerchiamo di prolungare gli allenamenti pro-

prio per dare a tutti la possibilità di fare training». Anche al Tonale lo spazio non manca. «Abbiamo a disposizione diverse piste con vari cambi di pendenza - ha aggiunto Longhi -, riusciamo a differenziare il lavoro, anche in una stagione con

poca neve come questa». Non bisogna poi dimenticarsi del ghiacciaio del Presena e dunque la possibilità di allungare la stagione. «La nostra filosofia? Solo con i Children andiamo sulla neve a maggio, i Pulcini li fermiamo» ha concluso Longhi.

GIACINTO DELPERO presidente della Carosello Tonale

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NELLA TANA DEL LUPO UBI BANCA GOGGI PRIMA LA PERSONA, POI L’AGONISTA Esasperazione e agonismo senza regole sono parole che non esistono nel vocabolario della storica società bergamasca. Si lavora su un progetto di normalità dai Baby ai Senior, questi ultimi la vera sfida del club di Gabriele Pezzaglia - foto di Andrea Chiericato

La sede di via Grumello, periferia bergamasca e zona artigianale al confine con il comune di Lallio, sembra un bunker. Al primo piano di una palazzina abitano passato e presente dell’UBI Banca Goggi. Nascono e vivono idee, staziona una passione che non ha eguali e non conosce limiti. Fuori piove a dirotto, il cielo orobico è plumbeo. Dentro invece, appena entriamo nella sede del club, si respira un’atmosfera fra entusiasmo e nostalgia, fra quello che era e quello che è. E quello che sarà. Un appartamento stipato di trofei e carte, foto di vecchie glorie che hanno reso celebre in Italia e nel mondo questo sodalizio. Pettorali di una gara circoscrizionale divisi sulle sedie della sala riunioni, uno scatto in bella vista del socio principale e presidente onorario Gustav Thoeni. Caos ma organizzato, ordine minato dagli affari dell’ultima ora, dal contingente, dai ritmi incessanti di questo pazzo inverno che si avvia alla conclusione fra rinvii di gare e programmi ballerini. Sulla porta ad aspettarci troviamo il presidente 64

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THOENI PRESIDENTE ONORARIO Il presidente dello sci club UBI Banca Goggi è Gherardo Noris. Ma scorrendo l’official guide si trova anche il nome di Gustav Thoeni. Qualcosa di strano? Assolutamente no, il campione di Trafoi è il presidente onorario della società bergamasca, insieme a Cleme Goggi Bartoli. A lui è anche stata dedicata la copertina dell’opuscolo 'Gustavo Thoeni 40 anni con noi'.

Gherardo Noris, ingegnere ottantanovenne, che fa gli onori di casa. «Questa è la sede di una famiglia che non si ferma mai. È una battaglia continua, una guerra di progetti e di sogni - ha detto il numero uno del club - L’etica prima di tutto: onestà, correttezza, lealtà. Solo dopo vengono i risultati». In una stanza in fondo Eleonora e Laura si dividono fra telefono e computer, nella frenesia delle iscrizioni delle gare last minute. Il club è nato nel 1953 con il nome di Libertas Goggi, poi ha cambiato nome accoppiando la parola Goggi al main sponsor di turno: Banca Provinciale Lombarda,


NELLA TANA DEL LUPO

GLI AZZURRI TRANSITATI DAL GOGGI

> NELLE FOTO In apertura, il riconoscimento della FIS. Dall’alto verso il basso, Gherardo Noris, alcuni tecnici e dirigenti del club e le foto che ripercorrono la storia della società

Allo sci club Goggi, che negli anni ha cambiato più volte il nome o meglio il ‘title sponsor’, sono cresciuti davvero tanti atleti che hanno successivamente vestito le divise della nazionale italiana di sci alpino: Emilio Belingheri, Alessandro Berera, Tiziano Bieller, Giuseppe Carletti, Giuseppe Compagnoni, Umberto Corvi, Diego Ferri, Carlo Gerosa, Attilio Ghilardi, Roberto Grigis, Giuseppe Lacchini, Bruno Maccari, Dino Merelli, Giuseppe Moro, Antonio Noris, Angelo Radici, Andrea Radaelli, Fausto Radici, Nicola Rota, Eberhard Schmalzl, Helmut Schmalzl, Roberto Spampatti, Gustav Thoeni, Battista Tomasoni, Patrizia Bassis, Carlo Delago, Erika Della Moretta, Lorena Frigo, Giovanna Gianera, Nives Grassi, Paola Hoter, Cecilia Lucco, Barbara Magoni, Lara Magoni, Paoletta Magoni, Sonia Magoni, Chiara May, Stefania Melotto, Alessandra Merlin, Barbara Merlin, Laura Motta, Patricia Motta, Renate Oberhofer, Bibiana Perez, Katia Santus e Claudia Tisot, Gianna Carrara nel fondo.

Creberg, Cisalfa, Regazzoni. Da dieci anni è UBI Banca Goggi Bergamo. Qui la persona viene prima di tutto. Antonio Noris, il direttore sportivo, è il faro della società bergamasca. «La nostra sfida è sempre più difficile, crescita è la parola chiave, vuoi nel gesto tecnico, vuoi nella persona - ha detto -. Insegnare a sciare è contribuire a insegnare a vivere». Una delle sfide che contraddistingue il Goggi è la lotta all’abbandono dell’agonismo. Un tema sentito, un silenzio religioso accompagna l’analisi di Antonio, mentre le altre colonne del Goggi ascoltano, annuiscono, condividono. Ci sono Battista Tomasoni e Cristina Ramorino, ancora vestiti da sci, come Antonio. Sono reduci da una giornata in pista a Spiazzi di Gromo. Ci sono Roberto Avogadro, Paolo Migliorini, Daniela Zini, Umberto Noris e Davide Lenzi. «Quasi 250 Pulcini nella bergamasca,140 Children, 35 Giovani, cinque, sei, sette Senior - ha proseguito Noris -. Crisi di numeri e di idee, l’abbandono precoce è da contrastare. Siamo l’unico sport che a vent’anni o poco più ti fa sentire finito, morto, senza futuro. Costruiamo i sogni dei bambini legati alla squadra nazionale, alla Coppa del mondo. Niente di più sbagliato, così illudiamo, mortifichiamo, esasperiamo atleti e famiglie. C’è una rivoluzione culturale che ispira il nostro essere sci club. Da quì la battaglia sui Senior, ragazzi che non mollano, che nelle mille difficoltà hanno il nostro sostegno». Gherardo Noris ci scherza su, ma non troppo: «Nicola Rota, Andrea Testa, Pierfrancesco Monaci, Nicolò Colombi - per fare qualche nome -. Se non santi, devono essere beatificati visto l’impegno e la dedizione, vista la voglia di crederci ancora contro un sistema che denigra

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NELLA TANA DEL LUPO

IL CENTRO DI AVVIAMENTO ALLO SCI Il Centro di Avviamento allo Sci, CAS, è uno dei punti di forza del Goggi. Ce ne parla Umberto Noris: «Circa 200 bambini e ragazzi, dai 4 ai 14 anni, divisi su due valli. Nei sabati di gennaio e febbraio in Val Seriana al Monte Pora con i nostri allenatori, sempre al sabato in Valle Brembana a Foppolo con le scuole sci Alta Valle

Brembana e 90. Quindi a Spiazzi di Gromo con la scuola sci locale. Da Bergamo, con accompagnatore, il trasporto diretto con i pulman». L’iniziativa è per l’avviamento allo sci ma non solo, continua Umberto: «Ogni anno c’è un tema, quest’anno Expo, perché oltre allo sport fatto sul campo, il nostro è un progetto educativo, tutti i partecipanti

vengono premiati». Nel 2008 il Goggi ha vinto il concorso Children Back To Snow, venendo nominato migliore sci club d’Italia e ricevendo una sfera di cristallo proprio dalla FIS alle Finali di Coppa del Mondo a Bormio. Nel 2010 è stata tra le migliori otto società al mondo dello SnowKidz per il progetto tecnico e formativo sul bambino.

Roberto Avogadro con alcuni Giovani

e sberleffa chi dopo la categoria Giovani ci prova ancora». E così il club cerca di portare avanti tutto il movimento, dai Pulcini ai Senior, con una linea ben precisa che di volta in volta viene discussa in riunioni fiume

dallo staff tecnico. Si lavora su un progetto definito di ‘normalità’, ovvero fare cose normali a seconda delle fasce d’età. Ma cosa vuol dire tutto questo? «Significa lasciare agli atleti il tempo giusto per

crescere, senza spingere, senza esasperare nulla - ha detto Tomasoni -. Non tutti i gruppi e non tutte le annate sono uguali. Le categorie, i ragazzi cambiano e quindi bisogna leggere i loro valori

e impostare un lavoro giusto, creando un percorso formativo ed educativo, dove trovano ovviamente ampio spazio i contenuti tecnici, la preparazione atletica e la salute dei ragazzi». Questi

NUMBERS

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I tesserati dello sci club UBI Banca Goggi

Gli allenatori che seguono l’attività agonistica e i maestri di sci delle scuole che curano il Centro di Avviamento allo Sci (CAS)

I pulmini che trasportano atleti e accompagnatori ad allenamenti e gare: costi importanti, che incidono non poco sul bilancio

Le squadre ammesse al Criterium Italiano a squadre, un evento ‘by Goggi’ giunto alla tredicesima edizione, proposto e approvato alla FISI dalla stagione 2003/2004.

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NELLA TANA DEL LUPO ultimi due aspetti sono ritenuti molto importanti, tanto da avere diversi professionisti che curano l’atletica, così come uno staff medico di riferimento e alcune palestre della zona per potere lavorare con professionalità e continuità. «I risultati arrivano perché dietro c’è un progetto che tutti quanti seguiamo - ha proseguito Tomasoni -. A volte siamo fortunati, altre volte va meno bene, ma noi andiamo avanti sulla nostra linea. Sui ragazzi più bravi poi impostiamo un progetto a lungo termine, che non si esaurisce in poco tempo». Anche nei Pulcini tutto viene fatto secondo schemi ben precisi. Alla domanda quanto gigante e slalom fanno le vostre categorie, loro rispondono «circa il 50%». Detto così sembrerebbe esasperazione pura, invece Cristina Ramorino ha raccontato l’impostazione che viene data nei dettagli. «Intanto i lavori sono diversificati perché magari ci sono solo due anni di differenza, ma a questa età è un abisso - ha detto -. Gigante e slalom, ma cambiando sempre tutto. Un allenatore che ha fantasia può proporre davvero tante cose, tante variabili: gimkana, pettini dritti, esercizi con pali alti, bassi, con misure diverse, insomma, di tutto e di più. E poi ci sono aspetti molto importanti, che sono multilateralità e multidisciplinarietà. È fondamentale il freestyle e il freeride per adattarsi a tutto: chi è bravo si allena per migliorare, gli altri imparano. Nei Baby, inoltre, è importante lavorare sull’autonomia». Ramorino ha analizzato i bambini che calzano per la prima volta sci e scarponi. Arrivano anche ragazzi «acerbi ed estranei a questo mondo». Ecco che la mission primaria è quella di «avvicinare i bambini alla montagna, allo sci e introdurli al mondo dell’agonismo».

ANTONIO NORIS

«VOGLIAMO EDUCARE GLI ATLETI E PORTARLI AVANTI NEGLI ANNI. IL NOSTRO SPORT MUORE TROPPO PRESTO» Il direttore tecnico del Goggi analizza un mondo strano che sta cambiando sempre di più. Ecco le idee per modificare le squadre nazionali e gestire il Comitato, senza escludere un apprezzamento per Gianni Morzenti di Gabriele Pezzaglia Antonio Noris, classe 1959, è il direttore sportivo dello sci club UBI Banca Goggi. Già vicepresidente vicario della FISI, oggi è uno degli attori principali della società bergamasca Lo sci sta cambiando, è sempre di più uno sport per ricchi? «Cambia per colpa nostra, dobbiamo fare un ‘mea culpa’ generale. Alziamo l’asticella dell’agonismo da una parte, perdiamo atleti dall’altra. Non sarà mai un movimento di massa, questo è ovvio, ma oggi stiamo andando nel senso opposto. L’esasperazione porta all’abbandono precoce e personalmente vedere Baby e Cuccioli che trascorrono settimane in ghiacciaio lo trovo diseducativo». Il vostro motto è educare la persona, ma nello sport non conta di più vincere? «Certo che conta, ogni atleta ha dentro quello che noi chiamiamo il sogno olimpico, l’ispirazione all’alto livello. Ma la questione va affrontata per età e per gradi. Ci deve essere il valore della progressione, ora nei Children e addirittura nei Pulcini passa il principio del risultato in senso assoluto, sempre e comunque. È difficile, ma noi vogliamo fare capire che tutto ciò è illusorio». I Giovani sono sempre meno, per non parlare dei Senior… «Purtroppo è così, il nostro sport non esiste quando dovrebbe esistere, ossia è l’unico che muore dopo i 20 anni. Ma il nostro mondo sembra sordo su questo tema…». La prima cosa che faresti se fossi presidente della FISI? «Fino a 21 anni non si entra in squadra nazionale. Così automaticamente si sgonfia quel falso sistema, illusorio e menzognero, che a 16 anni ti mette fuori gioco».

mentalità ristrette che frenano i progetti. Purtroppo troppe persone vogliono ricoprire i posti di potere per governare le convocazioni». E Gianni Morzenti? «Sono grato e lo sarò sempre a Gianni. Lui sì che delegava, aveva fiducia nelle persone, almeno parlo per me. Poi è finito tutto con un colpo di mano. Un errore il commissariamento, un atto pretestuoso di Petrucci. Non nascondo di avere sofferto quando ci è stata tolta la possibilità di lavorare». E le squadre nazionali C? «Non servono così, troppo pochi gli atleti presi in considerazione. Meglio un sistema coordinato dalla Commissione Giovani che convochi i migliori atleti a livello regionale e per discipline. Così passerebbe il significato più di Leva che di squadra nazionale. Queste C sono un tritatutto di atleti, che spesso dopo un anno difficile mollano il colpo». E l’esperienza del Comitato Alpi Centrali come la giudichi? «Al di là di qualsiasi volontà o idea, non ci sono mezzi finanziari per fare squadre regionali che vivano in maniera a se stante. Io ragiono al contrario. Il Comitato deve dare un contributo economico agli atleti guardando i risultati».

Come hai valutato la tua esperienza da vicepresidente? «Positiva, a volte mi sono scontrato con

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NORD - OVEST

POCA NEVE

CRESCONO COSTI E DIFFICOLTÀ

Questo pazzo inverno ha mandato in tilt i programmi di club e Comitati. Tante le gare annullate e reinserite a marzo, quando gli impegni si moltiplicano. E anche per gli allenamenti ci sono stati parecchi problemi testo e foto di Andrea Chiericato

Una stagione invernale davvero pazza, ancora di più della passata. La mancanza di neve ha messo i bastoni tra le ruote alla preparazione degli sci club. Anche i calendari delle gare hanno subito pesanti variazioni, cancellazioni, rinvii e reinserimenti. Questo fenomeno forse si è maggiormente verificato in Piemonte e Valle d’Aosta. Un problema sentito, che ha costretto gli sci club a rivedere tutto. Numeri alla mano i conti sono presto fatti. In Valle d’Aosta fino al 20 febbraio sono state svolte solo quattro gare NJR, oltre a quattro CIT, più volte inserite e spostate. È andata ancora peggio nel Comitato Alpi Occidentali, dove le prime NJR si sono disputate il 23 e 24 gennaio a Bardonecchia. Poi altre due gare a Claviere (13/14 febbraio) e ad Ala di Stura (20 e 21 febbraio). Un vuoto davvero impressionante, una mancanza di appuntamenti che ha colpito la maggior parte degli atleti. Sì, perché i più forti non hanno problemi, girano all’estero e hanno il Gran Premio Italia. Anzi, per gli atleti dei Comitati talvolta è forse meglio così, non si sono finora trovati a fare salti mortali per correre nel circuito istituzionale e partecipare per portare punti alle prove regionali. Una situazione davvero difficile per la neve che non è caduta, oppure per la troppa che si è posata nell’Alta Valle d’Aosta. Insomma, per un motivo o per l’altro i calendari sono stati riempiti di caselline rosse. Paolo Merlo allena lo sci club Mont Glacier di Champorcher,

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PER FORTUNA CHE C'È PILA una delle stazioni maggiormente colpite dall’assenza di coltre bianca. «Ho passato tre volte lo skipass sui nostri impianti - ha detto il tecnico -. A casa ci siamo allenati pochissimo perché non avevamo neve, non è colpa di nessuno, ma ho affrontato questa situazione». Così i pulmini del Mont Glacier hanno viaggiato tutto l’inverno nelle stazioni vicine.

> NELLE FOTO In alto, Costanza Oleggini in azione e il Comitato Alpi Occidentali al lavoro. A destra, la pista Bellevue di Pila

La località valdostana è stata una delle più gettonate per gare e allenamenti grazie al grande lavoro di Mauro Cornaz e del suo staff. Molto apprezzata, come sempre, la pista Bellevue (nella foto). Anche azzurri e norvegesi hanno raggiunto queste piste per preparare Chamonix


MEMORIAL FOSSON

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NORD - OVEST ATLETI IN PISTA

POCHE GARE

TANTE GARE

GLI SLALOM DI ALA DI STURA Due slalom FIS NJR ad Ala di Stura il 20 e 21 febbraio. Nella prima gara Giorgia Lambert ha preceduto Carlotta De Luca e Lisa Audisio, mentre il francese Alexis Blanc si è imposto su Alberto Blengini e Teddy Henry. Nella replica successo per Costanza Oleggini su Serena Viviani e Carlotta De Luca. Mirko Vallory (nella foto) si è imposto al maschile davanti a Riccardo Toppan e Stefano Cordone.

«È stata dura, anche perché i costi sono lievitati notevolmente, un impegno importante. Devo ringraziare i club della Valle d’Aosta che ci hanno ospitato». Come detto, anche le gare non si sono svolte, con marzo che si preannuncia bollente, non solo per le temperature in rialzo, ma anche per tutti gli appuntamenti da incastrare. «Sarà tutto insieme e per i club più piccoli diventa un problema, allenatori sempre in giro. Dovremmo forse sfruttare ancora di più le località ben preparate, per esempio Pila, chiaramente con un sostegno da parte di tutti gli altri club». Franco Cadin allena la squadra ASIVA femminile e in un modo o nell’altro ha cercato di organizzarsi. «È stata una situazione critica, il calendario era impostato bene, poi la mancanza prima e la troppa neve dopo hanno cambiato gli scenari. Ho provato a muovermi, ma anche nelle stazioni piccole è stato difficile lavorare». 'Beuch' ha cercato di tutelare la sua squadra e di fatto è contento della gestione. «Le ragazze dell’ASIVA hanno corso 70

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ANDREA SLAVIERO Ha corso dieci gare in tutto iniziando il 6 gennaio con le CIT di Pila e arrivando a Chamois con due superG in un giorno (26 febbraio)

ELEONORA ISIDORI Sono 22 le gare a cui ha partecipato la valdostana. Due prove in Francia e undici pettorali a Pila, contando anche il Grand Prix

POCHE GARE

TANTE GARE

GIORGIA LAMBERT Ha fatto otto gare fino al 26 febbraio, sei in Piemonte e due in Valle d’Aosta

e sono riuscito a fare gareggiare anche le migliori atlete che non fanno parte della squadra regionale - ha proseguito -. Aver fatto le FIS del Gran Premio Italia in Valle d’Aosta è stato importante, ha dato la possibilità a tante valdostane di correre lo stesso, pur con i pesanti annullamenti delle NJR». Cadin ha le idee ben chiare. Preferisce cambiare piste spesso e volentieri, sia per gli allenamenti, sia per le gare. «Certo, in una stagione nevosa è tutto più facile, i calendari non saltano e gli allenamenti li fai dove vuoi. Stare fermi un mese con il GPI però non ha molto senso, anche se ci sono altri appuntamenti importanti». In Val di Susa la situazione è stata ancora più complessa. Di neve ne è caduta pochissima e gli sci club hanno fatto i salti mortali. È andata ancora peggio rispetto alla passata

STEFANO CORDONE Il limonese ha finora corso 19 gare, iniziando a girare già il 9 novembre. Lui ha però seguito anche il circuito istituzionale

stagione, già difficile. Il Sestriere, così come tante altre realtà che girano sulle piste della Via Lattea, ha stravolto tutta la programmazione. «Durante le vacanze ci siamo addirittura trasferiti sul ghiacciaio di Les 2 Alpes - ha detto Omar Pretato -. A Prali siamo riusciti ad avere uno spazietto per fare mini prove di slalom da 16 secondi. Tanta quantità, ma poca qualità». Pretato però ci tiene a evidenziare due aspetti fondamentali, quelli che hanno fatto funzionare l’imponente macchina, anche senza la neve. «I genitori hanno fatto enormi sacrifici non solo per gli orari ma anche economicamente - ha proseguito -. E poi l’unione tra gli sci club: tutti hanno collaborato e siamo riusciti a salvarci». Ora la situazione è leggermente migliorata ma c’è comunque tanta richiesta a fronte di pochi corridoi. A Prali orari folli, allenamenti dalle 7 alle 10 e dalle 15 alle 17. Un pazzo inverno


NORD - OVEST

veramente. Qualche problemino in meno per il Comitato AOC che all’occorrenza riesce comunque a spostarsi un po’ di più per allenarsi. «Partecipando al Grand Prix abbiamo la possibilità - a volte - di raggiungere con un giorno di anticipo le località e prepararci - ha detto Fabrizio Martin, tecnico della squadra femminile -. Certo che è stata dura per tutti, i club hanno fatto i miracoli, anche perché i nostri gruppi sono ristretti, loro hanno tanti atleti da fare sciare». Poca neve, troppa neve, caldo e pioggia. Tutte condizioni che hanno complicato ancora di più la questione. «Siamo sempre ripartiti da zero, sul più bello

il caldo o l’acqua hanno distrutto tutto. Noi abbiamo avuto la fortuna della pista di Sestriere barrata per la Coppa Europa: siamo riusciti a tirare fuori delle belle sessioni di allenamento». Organizzare il lavoro in queste condizioni è difficilissimo. Uno spazietto per fare slalom di solito i club lo trovano, ma fare gigante è stato quasi impensabile: necessita di spazi maggiori e quindi problemi di chiusura piste per i turisti. E poi c’è il problema gare che non va sottovalutato. Ora il calendario sarà fittissimo: Grand Prix, Campionati Italiani, NJR. «Diventa tosto portare la squadra a fare tutte

le gare. Inoltre ho un bel gruppo per il circuito istituzionale e non posso portarle al cancelletto di partenza stanche, anche perché poi dobbiamo calcolare che per noi le trasferte vanno considerate come mezza giornata di viaggio, almeno». Martin ha poi analizzato anche la situazione economica. «I costi sono lievitati, quest’anno abbiamo fatto allenamenti e gare partendo la mattina per risparmiare una notte di albergo, le famiglie poi fanno i conti…Certo, anche per il mercato dello sci questa stagione è stata da dimenticare, speriamo che non capiti più».

> NELLE FOTO Qui sopra, Michael Tedde e, nella foto piccola in basso, Elisa Fornari

NJR A CHAMOIS DOPO OTTO ANNI Tante grandi località hanno fatto fatica con la neve. I club hanno così dovuto rimediare in qualche modo, andando a scoprire o riscoprire stazioni sciistiche più piccole e di nicchia che hanno messo a disposizione piste per gli allenamenti. E anche per le gare è accaduto qualcosa di analogo. In Valle d’Aosta l’ASIVA ha reinserito delle gare FIS NJR nella piccolissima Chamois, località che non ospitava questo tipo di manifestazioni dal 2008. Il 26 febbraio sono andati in scena due superG maschili e femminili. Partecipazione? Poco più di ottanta maschi e una quarantina di donne. Non ci sono gare in giro, ma neanche i contingenti di quelle poche vengono riempiti, questo è un altro discorso ancora. Le prove maschili sono state entrambe vinte da Paolo Bonardo, la prima gara in rosa è andata alla cuneese Carlotta De Luca, la seconda alla portacolori ASIVA, Elisa Fornari.

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SALOMON TALENT

BENEDETTA GIORDANI

Nome: Cognome: Data di nascita: Residenza: Sci club: Sci, scarponi, attacchi:

Discipline tecniche o velocità? Cosa preferisci e perché? «Mi piacciono tutte e tre le discipline. L’anno scorso preferivo lo slalom, quest’anno il gigante, mentre il superG lo amo perché anche da piccola volevo sempre andare veloce». Come riesci a conciliare scuola e sport? «Le assenze sono tante, quando torno dagli allenamenti mi metto a studiare, ormai ci ho fatto l’abitudine. La scuola comunque mi aiuta, mi permette di stare in giro, sempre nel limite consentito. La materia preferita? Ginnastica vale? Altrimenti scienze». Oltre allo sci, quali sono i tuoi hobby? «Durante la settimana faccio preparazione atletica con altri compagni di club a Milano,

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Benedetta Giordani 19.08.2001 Milano La Thuile Rutor Salomon

quando sono al mare gioco a beach volley, oppure esco a fare un giro o a mangiare con gli amici». Quali obiettivi per questa stagione? «Essendo al primo anno di categoria il mio obiettivo è quello di andare ai Campionati Italiani. Voglio fare delle belle gare ma senza aspettative: vorrei comunque arrivare tra le 20/15 assolute e prima del mio anno». Chi sono i tuoi allenatori e come ti trovi con loro? «Da quest’anno sono seguita da Marco Dovana, alla prima esperienza a La Thuile. È un tecnico molto bravo che quando lavora è serio, ci tratta come dei grandi. Poi c’è il direttore tecnico Laurent Praz che ogni tanto gira le categorie, ha una buona esperienza e ci fa capire bene i concetti».

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CAMPIONATI CANAVESANI

Il 7 febbraio si sono svolti a Valtournenche i Campionati Canavesani, giunti alla cinquantaquattresima edizione. Nei SuperBaby successo di Francesco Zamuner (Canavese), nei Baby di Sofia Cordani (Valchiusella) e Giovanni Vercelli (Valchiusella), nei Cuccioli di Aurora Catania (Valchiusella) e Leonardo Bombaci (Ivrea), nei Ragazzi di Tea Vercelli (Valchiusella) e Giorgio Larghi (Valchiusella), negli Allievi di Viola Vercelli (Valchiusella) e Davide Salto (Val d’Ayas), nei Giovani di Agnese Casetta (Canavese) e Riccardo Gregori (Ivrea), nei Master A di Alberto Perino (Valchiusella) e nei B di Giancarlo Gregori (Ivrea).

NUMBERS

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Le vittorie di Francesco Colombi dell’Equipe Limone nelle gare Allievi di Cuneo.

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I successi di Emile Boniface, Ragazzo valdostano che corre per lo Chamolé.

AOC E ASIVA IN PISTA PER I REGIONALI Dopo la Coppa del Mondo, i Regionali Children. La Thuile torna al centro dell’agonismo. Dal 17 al 20 marzo la località valdostana ospiterà i Campionati Regionali Allievi e Ragazzi di superG, gigante e slalom. Già svolta la prova di skicross, novità voluta dalla FISI. I titoli piemontesi verranno invece assegnati dal 12 al 17 marzo. Le gare si svolgeranno tra Sestriere, Sansicario, Sauze D’Oulx, Claviere e Bardonecchia.


NORD - OVEST Mariangelo Brun ©Andrea Chiericato

ROSSIGNOL HEROES Riccardo Grecchi

BRUN LANCIA L’ALLARME «Troppa esasperazione nei Pulcini» Il direttore tecnico del Pragelato cerca la ricetta giusta per non perdere atleti in basso, ma da soli è difficile Fra le realtà più solide che operano in Alta Val Susa e più precisamente a Sestriere, c’è lo sci club Pragelato, società della Val Chisone presieduta da Cesare Quaranta. A dirigere l’attività è Mariangelo Brun che si è soffermato sullo stato di salute del club e su una panoramica generale dello sci piemontese: «Se si esclude qualche problema tra i Giovani, è una regione che ha numeri fra Pulcini e Children che tengono. La mia preoccupazione è proprio di non perdere le adesioni anche nelle categorie maggiori. Per fare questo dobbiamo diversificare il messaggio che diamo alle famiglie già dai più piccoli. Nei Baby e Cuccioli a volte mi accorgo che si è innestata una forte esasperazione, una ricerca del risultato a priori: è un grave errore». Brun non lancia solo un grido di allarme ma propone anche delle risposte. «Vedo realtà che fanno quaranta giorni di sci estivo, a me sinceramente sembra fuori luogo. Non bisogna illudere le famiglie: i campioni non si costruiscono a quell’età. Attenzione, vincere è importante, ma se vinci da Cucciolo questo non ti garantisce il futuro,

deve essere chiaro». Tanti ne parlano ormai. Esasperazione dell’allenamento, giornate estive in ghiacciaio sempre più numerose, vocazione spiccata all’agonismo già da bambini. La soluzione non è facile, ma sembra che questi temi (già affrontati dal direttore tecnico del Sestriere e presidente della commissione sci alpino del Comitato AOC Maurizio Poncet nello scorso numero) stiano entrando nelle corde di molti. «Non è facile trovare risposte, bisogna farlo insieme, da soli non si va da nessuna parte» ha concluso il DT del Pragelato. Brun ha le idee chiare anche sul tema dell’avviamento allo sci: «Mi fa specie che nelle città piemontesi almeno una volta all’anno un bambino non vada a sciare, o meglio, almeno una volte nella vita. Sci club e scuole sci dovrebbero regalare un’ora di insegnamento. Che non è un regalo, ma un investimento certificato sul futuro di questo sport. Altrimenti scieranno sempre meno persone. Ora è ancora presto per accorgersene, ma in futuro ho paura che perderemo anche sotto se non cambieremo linea».

ECCO GLI EROI VALDOSTANI

5 atleti e 4 centri racing del galletto Dopo avere presentato gli atleti di Trentino, Alto Adige, Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna, il marchio Rossignol va alla scoperta degli atleti della Valle d’Aosta. Sciano con il brand francese l’azzurrina Martina Perruchon del Centro Sportivo Esercito, Martina Miceli, Riccardo Grecchi, Federico Simoni e Giovanni Zazzaro. «Lo sci da gigante è sempre stato ottimo e quest’anno sono state apportate ulteriori migliorie - ha detto Riccardo Grecchi -. Rispetto ad altri sci il Rossignol è molto facile nell’ingresso curva. Lo slalom è molto curato, uno sci davvero bello con una struttura che risponde bene. La grande novità riguarda gli attacchi rialzati che aiutano l’ingresso in curva. Il servizio race è sempre eccellente, le consegne sono puntuali come ogni anno». Anche il velocista ‘Gibo’ Simoni si trova bene con gli sci firmati dal galletto. «Sono materiali

abbastanza morbidi che rispecchiano le mie esigenze, mi aiutano in entrata curva e hanno una buona risposta - ha detto l’atleta dell’ASIVA -. Anche lo scarpone è un buon prodotto, il servizio racing è sempre disponibile, esperienza positiva». Giovanni Zazzaro scia per lo Chamolé e si trova bene con Rossignol. «Il nuovo sci è facile da girare e da tenere sotto controllo - ha detto -. Lo scarpone è abbastanza simile al precedente e quindi non ho dovuto fare particolari adattamenti. Sul servizio non ho nulla da dire, sempre disponibili a dare una mano». Ecco i concessionari della Valle d’Aosta: 4810 Sport di Courmayeur (Via Roma, 106 - 0165.844631), Sport 4 di Antagnod (Rue Pasquier, 15 - 0125.306530), Gal Sport di Aosta (Via Paravera 6/A - 0165.236134) e poi Technosport di CharvensodAosta (Frazione Pont Suaz, 51 - 0165.32829).

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Parola ai coach

INTERVISTA

DAVIDE PEDRONCELLI «È tempo di cambiare: una vera squadra di Comitato e C più grandi» Il tecnico a ruota libera sulla realtà regionale e sulla FISI per la quale lancia Alberto Beretta come timoniere di Gabriele Pezzaglia

Davide ‘Pedro’ Pedroncelli, guida tecnica del Circolo Sciatori Madesimo, la storica realtà della Val Chiavenna che ha oltre cento anni di vita, si racconta a tutto campo sui temi del mondo giovanile lombardo e nazionale e su alcune possibili soluzioni. Prima cosa, in che stato di salute è il Circolo Sciatori Madesimo? «Nonostante alcune difficoltà palesi che si registrano in tutto il movimento, lo stato di salute è buono. I numeri tengono, il presidente Domenico Melara ha cercato di puntare anche sul vivaio: sessanta bambini dei corsi pre-agonistici, oltre quaranta Pulcini. A questi si aggiungono più di venti Children e venticinque Giovani divisi in due squadre». Due squadre Giovani, perché? «Gli sci club devono offrire una proposta variegata, più appetibile, non solo votata al circuito FIS, alle prospettive di entrare in squadra regionale o nella nazionale giovanile. Con solo un’offerta i Giovani sono sempre meno, l’abbandono prende piede, tutto il movimento ne soffre. Invece un team che segue i circuiti FISI e non si allena con intensità permette di sciare a più persone». Si parla di proporre un innalzamento dell’età per diventare maestro di sci, cosa ne pensi? «È giusto, altrimenti molti lasciano l’agonismo senza fare gli ultimi due anni di categoria. Alla prime difficoltà abbandonano e si rifugiano nel corso maestri. Bisogna o alzare l’età o inserire un punteggio prestabilito per accedere alla preselezione. In questo modo gli atleti sarebbero obbligati a gareggiare di più e soprattutto non smettere appena compiono diciotto anni». In Lombardia non c’è una squadra vera e pro74

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BIO Davide Pedroncelli è nato il 4 aprile 1974 e vive a Madesimo (So). È stato atleta del Comitato Alpi Centrali, negli anni d’oro del team regionale di Giorgio Rocca e Giancarlo Bergamelli. Dal 1997 allena il Circolo Sciatori Madesimo e da otto anni è direttore tecnico della società presieduta da Alberto Beretta prima, ora numero due FISI, e da Domenico Melara oggi. In queste stagioni è stato l’allenatore di Carlo Beretta, che è entrato in squadra nazionale, e di Giulia Lorini, esordiente in Coppa del Mondo.

pria di Comitato. È tempo di cambiare o va bene così? «Forse è tempo di cambiare, si può pensare anche a squadre regionali tradizionali. C’è bisogno di aria nuova, di stimoli diversi, anche di allenatori differenti. Attenzione, non c’è niente di personale, sono mie considerazioni dettate dal fatto che i cicli iniziano e finiscono prima o poi. Certo, ci devono essere le risorse economiche, altrimenti a parole non si fa nessuna squadra». La velocità a livello giovanile? «Si fa troppa poca velocità e anche i ragazzi stanno abbandonando la discesa. Fra i fattori c’è il regolamento del Gran Premio Italia che, premiando le discipline e la generale, fa in modo che molti atleti escludano in partenza la standing di discesa e superG. In Lombardia non vedo nel calendario discese NJR e due soli superG: troppo poco davvero». Non si pensa a stazioni o piste strategiche per la discesa? «La pista Avanzi Motta di Caspoggio ce la siamo fatta sfuggire, là hanno chiuso tutto. Adesso ci sa-

rebbe da studiare qualcosa a Santa Caterina Valfurva. È un patrimonio non sfruttato, fra l’altro l’agonismo può davvero salvare la stazione della Valfurva in termini di presenze». Giulia Lorini, una bella storia: dal Circolo alla Coppa del Mondo… «È una bella favola, Giulia è migliorata tanto tecnicamente. Credo che, senza rubare il posto a nessuno, avrebbe potuto essere in squadra nazionale giovanile dalla scorsa primavera. A proposito, le nazionali C così striminzite hanno poco senso. Anche in questo caso, o fai le squadre in un certo modo con almeno otto-nove elementi o meglio evitare». Carlo Beretta, altro tuo atleta di spicco. È entrato in squadra ma non ha fatto quel salto che vi aspettavate… «Carlo ha vissuto un periodo particolare, quando, anche se in nazionale, doveva giocarsi tutto ogni giorno. Ora chi è in squadra ha una priorità sulla Coppa Europa, allora era messo subito in gioco con i militari e atleti dei Comitati. Certo, ha sofferto il salto dal circuito FIS italiano al circuito continentale, questo è innegabile. Ma non ha mai goduto di particolari attestati di fiducia…». L’ex presidente Alberto Beretta ha fatto bene ad impegnarsi in FISI? Sta cambiando qualcosa? «A livello giovanile qualcosa ha fatto, penso anche al fatto di garantire sempre i contingenti in Coppa Europa, o dare priorità e fiducia a chi entra in squadra nazionale giovanile. Tuttavia Alberto, grande manager e sincero amico, a mio giudizio, per cambiare le cose davvero dovrebbe prendere in mano la macchina FISI in prima persona. Il sistema che c’è adesso non è il suo, lui sarebbe capace di stravolgerlo e fare ripartire il tutto con più efficacia ed efficienza».


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ALPI CENTRALI - VCO

PICCOLI E VINCENTI

Jolly 360 Ski Race

Sci club con gruppi ristretti e massimo cinquanta tesserati nella provincia piemontese aggregata alle Alpi Centrali di Gianmario Bonzi

Una realtà viva, variegata e a volte, se non spesso, anche vincente. Tanti sci club piccoli, un buon numero di tesserati, in alcuni casi anche in crescita, sicuramente mille sacrifici, ma le soddisfazioni non mancano. Ecco una radiografia dello sci nel Verbano-Cusio-Ossola. La nostra panoramica parte dallo sci club 360 Ski Race e dalla sua stagione finora molto positiva: «Senza dubbio - ha detto Giorgio Ruschetti, che ha cresciuto anche il giovanissimo Max Blardone - abbiamo vinto molto a livello provinciale e anche regionale, siamo andati bene nelle Indicative ragazzi a Madesimo portando poi tre atleti al Topolino, ottimo riscontro. Credo che i risultati nascano anche dalla nostra filosofia: non siamo il classico sci club con cento bambini, vogliamo fare un lavoro più profondo, professionale. Cerchiamo di avere cinque-sei Cuccioli, al massimo ottodieci Allievi. In totale non più di 30 tesserati. Vogliamo continuare così, con pochi numeri, senza aumentare. Contiamo quattro allenatori e uno skiman che sta frequentando anche il corso maestri». Michael Francioli,

Michele Monteggia, Alessia Vaglio e Martina Marangon sono alcuni dei nomi da tenere d’occhio per il futuro… Non è stata invece «un’annata da ricordare», per usare le parole dell’allenatore Alberto Mozzanino, quella del Trubi Ski Team, anche a causa della poca neve, ma non è finita. «Abbiamo circa 25 ragazzi, il numero è calato un po’ ultimamente, comunque alleniamo tutte le categorie. Risultati? Un podio Baby e due podi Allievi con le ragazze, ma bisogna tenere presente il fatto che non effettuiamo una grande attività estiva, nel senso che la partecipazione è molto ridotta. Comunque il bilancio generale è positivo, considerando il lavoro che sono riusciti a fare gli atleti, i risultati mi danno soddisfazione». «Non ci possiamo lamentare» ha ammesso Giacomo Baldini, tecnico dell’Agonistica Domobianca. «La poca neve non ci ha fermato e durante le vacanze di Natale ci siamo trasferiti a Santa Caterina mentre ora ci alleniamo tranquillamente a Domobianca. Luca Brusa, classe 2002, e Veronica Cantonetti, classe 2000, tra gli altri,

Trubi Ski Team

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hanno fatto molto bene. Il primo bravo nell’Indicativa di slalom così come al Fosson, pure in gigante; la seconda da Allieva praticamente sempre nelle dieci nelle Indicative di gigante e tutto sommato brava anche al Fosson. Abbiamo anche noi una trentina di tesserati e gli allenatori sono quattro, due istruttori nazionali, il sottoscritto e Maurizio Feller e poi i tecnici Fabrizio Mordenti e Fabio Beltrami». Con Graziano Uttini, infine, abbiamo parlato dello Sci Club Antigorio, con 53 atleti tesserati. Lino Leoni è il presidente, Pierfranco Grugni il direttore sportivo dell’alpino, mentre Graziano, presidente fino a quattro anni fa, ora si occupa della segreteria organizzativa. «Siamo discretamente soddisfatti - ha detto - abbiamo ottenuto risultati con Raffaele Iorda, Andrea Rossi, Niccolò Balducci, Giorgio Ciniltani, Alessio Santoro e Giacomo Venturato, tutti qualificati per i Regionali. Il numero dei tesserati è aumentato negli ultimi anni, siamo all’apice dell’attività da questo punto di vista, quasi al… limite fisico. Gli allenatori sono otto per lo sci alpino e due per il nordico».

Gruppo Children Agonistica Domobianca


Alpi Centrali Ski People

INTERVISTA

Tutti pazzi per PIETRO ZAZZI Non si è scoraggiato, ha lottato, si è meritato la Coppa Europa ed è subito andato a punti. Il bormino racconta la sua seconda vita, iniziata appunto nel circuito continentale di Gabriele Pezzaglia

Pietro Zazzi ha colto l’attimo, ha sfruttato l’occasione. E così ha dato un senso alla sua carriera agonistica fra i grandi. A Pila, durante il Gran Premio Italia di velocità a metà gennaio, è arrivata la convocazione per le gare di Coppa Europa a Davos. Sulle nevi grigionesi si è subito messo in mostra, nella seconda discesa sprint ha staccato il ventinovesimo posto. Pronti, via, subito a punti davanti a diversi atleti che invece stanno facendo fatica a esprimersi e che hanno avuto più opportunità. La storia di Zazzi, classe 1994 e primo anno Senior, è una delle tante di atleti che al termine della categoria Giovani

sono davanti al fatidico bivio: andare avanti o lasciare perdere con l’agonismo? Il bormino tesserato per il Reit Ski Team ha avuto i suoi dubbi: «È vero, al termine dei Giovani ho pensato di dedicarmi solo a studiare architettura, poi in primavera ho maturato la decisione di provarci ancora - ha detto -. Oltre alla passione e alla determinazione, mi ha convinto quel diciottesimo posto in discesa ai Campionati Italiani Assoluti a Sella Nevea, quarto Giovane». Prima della scorsa stagione Pietro era essenzialmente gigantista. Fino ai Cuccioli ha sciato allo sci club Bormio, quindi il passaggio al Reit Ski Team con

Daniele e Andrea Martinelli. «Sono stato fra i primi atleti del Reit e arrivare con questo club in Coppa Europa mi fa onore - ha aggiunto Pietro -. Comitato? Sono stato inserito solo all’ultimo anno, per il resto sono sempre stato aggregato». La discreta stagione in velocità e quel risultato ai tricolori gli hanno aperto una nuova strada. Poi il risultato a Davos, ma anche a Sarentino si è avvicinato ai trenta. «Davos mi ha aperto gli occhi su una bella realtà - ha concluso -. Sono riuscito a mettermi in mostra. Certo, non ho ancora fatto il grande risultato, ma Davos rappresenta una parte importante della mia storia sciistica».

DICONO DI LUI ANDREA MARTINELLI COACH REIT SKI TEAM

ALEXANDER PROSCH TECNICO AZZURRO

«Dopo la stagione passata abbiamo provato a insistere con la discesa. Abbiamo fatto parecchio lavoro allo Stelvio, essenzialmente basato sulla scorrevolezza, un limite su cui dobbiamo lavorare, i risultati si vedono già. La velocità potrebbe essere una nuova frontiera per Pietro. Certo, è un atleta tutto da scoprire, ma intanto qualcosa si è già visto».

«Ho visto buone cose, la Federazione è sempre pronta a dare chance, l’importante è che ci sia qualche segnale, dimostrare di valere. Pietro lo ha fatto, sono proprio contento che ci siano dei Senior che grazie all’impegno e alla determinazione rispondano positivamente alle nostre chiamate».

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ON THE ROAD

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NOI C’ERAVAMO

Il Tezenis alza l'asticella testo e foto di Gabriele Pezzaglia

È affiliato in Trentino e ha sede ad Avio il Tezenis Ski Team. Il sodalizio presieduto da Angelo De Cesari è nato solo sei anni fa, raccogliendo atleti da diverse province e regioni. È infatti il riferimento principale del mantovano, raccoglie adesioni soprattutto nel veronese ma anche nel padovano e nel vicentino e tessera atleti trentini e in particolare di Trento città e della Valsugana. I numeri sono in crescita e, fra corsi e atleti in attività, conta circa 450 elementi. Numeri da capogiro, a dimostrazione di una realtà viva e solida, che si allena a Folgaria. Abbiamo seguito il Tezenis in una tipica giornata di un fine settimana con la maggior parte delle categorie al lavoro sui pendii di Fondo Grande, a Folgaria. Ragazzi e Allievi in azione sull’Agonistica tra i pali dello slalom, Baby e Cuccioli all’opera sulla Salizzona fra le porte larghe. E poi i bambini dei corsi, dai principianti sul campo scuola a chi ha già alcuni rudimenti di tecnica e girava sulla Martinella Nord. Uno sci club che ha una duplice vocazione: agonismo e progetti meno intensi. E anche le categorie tradizionali dei Pulcini, Children e Giovani si basano su gruppi a velocità differenti. 1

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PHOTOS

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1. Inizia la giornata con gli allenatori che posano davanti allo Chalet del Tezenis Ski Team a Fondo Grande 2. Il gruppo ‘race’ dei Children con il presidente Angelo De Cesari e il tecnico Davide Zanin

PEOPLE

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Presidente: Angelo De Cesari Consiglieri: Marcello Veronesi (vice presidente), Nicoletta De Cesari, Barbara Borra, Marcello Bonesi Allenatori: Marco Peterlini (direttore tecnico Giovani e Children e allenatore Giovani), Michele Bertoldi (Giovani), Luca Gheser, Alex Gheser, Davide Zanini e Cristiano Bertoncello (Children ‘race’), Filippo Buffati, Riccardo De Vittorio e Mattia Aspetti (Children ’soft’), Giorgio Manzana (responsabile Pulcini e avviamento ed allenatore Baby e Cuccioli), Nicola Scienza, Max Righi, Anna Bassan e Matteo Zandonai (Baby e Cuccioli ‘race’), Francesca Lagnerini, Federico Pallanch e Riccardo Galdiolo (Baby e Cuccioli ‘soft’), Michele Tomazzolli, Mattia Zanchetta, Fabio Vanzetta, Nicolò Bucciero, Tiziano Bianchi, Marco Bassan, Erika Lazzarini (pre-agonistica), Giovanni Carrara e Valeria Fanini (avviamento)

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3. Ecco al gran completo la compagine della pre-agonistica con gli allenatori Michele Tomazzolli e Andrea Zanchetta 4. L’azione possente di Caterina Menapace sulla Agonistica 5. Giacomo Passeroni in azione fra le porte strette 6. Ecco il pullman dei corsi promozionali Tez Education promossi per l’azienda Calzedonia, il main sponsor 7. Simone Tuminello e i Children lisciano il tracciato, per poi buttarsi ancora a tutta in slalom 8. Riccardo Guiotto in piega sulla Salizzona, la pista che ha ospitato a gennaio i giganti maschili di Coppa Europa 9. Sciare, giocando: un altro gruppo di bambini del progetto Tez Education

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10. Ai piedi della Salizzona Marta Giaretta a confronto con il tecnico Nicola Scienza 11. Deragliano dal tracciato alcuni Pulcini sfiniti… probabilmente è ora di concludere l’allenamento

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VENETO

TANTI CHILDREN MA QUALCOSA VA RIVISTO Il movimento degli Allievi e Ragazzi è in salute, però bisogna guardare oltre e rivedere un po’ regolamenti, circoscrizioni, numero e periodo delle gare per ridurre l’emorragia di atleti nei Giovani di Gabriele Pezzaglia

Uno stato di salute sicuramente buono quello dei Children in Veneto. Sono circa 470 i Ragazzi e Allievi che si confrontano in questa stagione 2016, numeri significativi e stabili rispetto agli anni passati. Club solidi che svolgono una preparazione efficiente, con un corpo allenatori all’altezza di un così importante movimento. Fa specie tuttavia il notevole ridimensionamento nella categoria Aspiranti - Giovani che, se è vero che si trova in linea con le altre regioni italiane, salta maggiormente all’occhio in una realtà come quella veneta. Dei quasi 500 atleti, solo un centinaio, poco più, poco meno, proseguono l’attività. In una FIS regionale di marzo, a Passo Monte Croce, si sono

QUOTES

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CARLO DALLA ROSA SKI TEAM VALLATA FELTRINA

MAURO BALDO SCI CLUB 18

«Potremmo fare a meno di due manche, basarci su prove secche che valgano come gare singole»

«Un’influenza ti fa perdere una stagione, soldi e voglia. L’irrazionalità dei calendari alla lunga minerà la base anche di un movimento In salute come quello dei children»

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CHILDREN

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ATTENTI A QUEGLI OTTO… RAGAZZI Marco De Pieri Maicol Comiotto

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RAGAZZE Lucia Pizzato Vittoria Cappellini

(18) (Arabba)

ALLIEVI Matteo Pizzato Zeno Dimai

(18) (Cortina)

ALLIEVE Anna Rech (Vallata Feltrina) Noemi Dalla Costa (GAB)

presentati 56 uomini e 27 donne. Poca roba. Ma questa crisi non può essere superficialmente descritta come conseguenza dell’innalzamento delle spese e dei problemi legati alla scuola, anche perché il biennio Allievi coincide con i primi due anni delle Superiori. Le ragioni devono quindi essere ricercate anche nella gestione di tutto il movimento Children regionale. Così le motivazioni sembrano più profonde e proviamo a vedere, sentendo alcune società, quali sono, oltre ai punti di forza, anche le debolezze del quadriennio Ragazzi e Allievi. Oggi le circoscrizioni venete sono cinque: Belluno Alta, Belluno Bassa, PadovaTreviso-Venezia-Rovigo, Vicenza e Verona.

SKI COLLEGE VENETO Elena Valt, che allena 22 atleti dello Ski College Veneto insieme a Simone Manfroi, punta il dito su un numero sproporzionato di circoscrizioni: «Cinque sono davvero tante, troppe, il Veneto dovrebbe essere diviso in due, in questo modo si aumenterebbe il confronto e anche la partecipazione generale - ha detto -. Un altro problema è il sistema gare che, fatto così, porta a un’esasperazione inutile, pone gli atleti in una condizione di stress che porta con sé i primi sintomi di un abbandono che poi arriverà successivamente. Il sistema è una gabbia chiusa. Le gare sono concatenate e legate

una all’altra, con l’obiettivo di qualificarsi sempre per qualcosa, perdendo il piacere di confrontarsi a priori». Valt vede l’esasperazione non nei giorni di allenamento - allo Ski College ci si allena cinque volte mediamente alla settimana fra Falcade, Passo San Pellegrino e Val di Fassa - ma in questo sistema definito «tritatutto e snervante, con solo sei gare circoscrizionali». «Tra le altre cose - ha aggiunto Valt - sarebbe ideale anticipare la stagione e gareggiare a dicembre, per dare un respiro più ampio al movimento, offrire maggiori opportunità che farebbero aumentare l’entusiasmo della sfida».

> NELLE FOTO A sinistra, Maicol Comiotto del Trichiana, a destra, gli Allievi del Cortina. Nel box, Zeno Dimai del Cortina

CLAUDIO MORO TRICHIANA

MICHELE DI GALLO SCI CLUB CORTINA

«Il movimento veneto è forte grazie alla concorrenza interna, anche se a volte ci sono troppe gare con pochi partecipanti e così si rischia di disperdere energie e talenti»

«Le circoscrizioni Verona e Vicenza per il primo anno stanno lavorando insieme ed è già un passo importante»

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VENETO

> NELLE FOTO Da sinistra, Sara Caronti dello Ski College Veneto, Federico Scussel dello Ski College Veneto, il gruppone del Druscié Cortina

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18 CORTINA Mauro Baldo, storico responsabile dello sci club 18 Cortina, allena un gruppo di categoria con 26 atleti tutti non residenti insieme a Paolo Valente e osserva che il problema delle circoscrizioni è da affrontare una volta per tutte. «Meno circoscrizioni significa più confronto indirizzato verso l’alto, se il livello generale aumenta, state sicuri che ragazzi e famiglie avranno più ambizioni e meno voglia di lasciar perdere l’agonismo alle prime difficoltà - ha detto -. Purtroppo le gelosie dei Comitati provinciali osteggiano questo rinnovamento». Per Baldo il movimento è vivo e vegeto. «I numeri ci sono perché la concorrenza è aumentata. Questa non è esasperazione, ma stimolo nuovo a crescere. I piccoli orticelli provinciali vanno in senso opposto». Anche il forestale è d’accordo per aumentare il numero delle gare: «Siamo l’unico sport che gareggia da metà gennaio a marzo. Un’influenza ti fa perdere una stagione, soldi e voglia. L’irrazionalità dei calendari alla lunga minerà la base anche di un

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movimento in salute come quello dei Children». TRICHIANA Un club che sta crescendo velocemente è il Trichiana, realtà composta da dieci Children e sotto la responsabilità di Claudio Moro. «I nostri atleti vengono essenzialmente dalla Valbelluna e come stazione di riferimento per gli allenamenti, che svolgiamo almeno tre volte alla settimana, c’è Alleghe - ha detto -. Il gruppo punta sul biennio Ragazzi ed è la conseguenza di un ciclo di Cuccioli vincente. Il movimento veneto è forte grazie alla concorrenza interna, anche se a volte ci sono troppe gare con pochi partecipanti e così si rischia di disperdere energie e talenti». Per Moro la giusta ricetta per tenere sempre alta la guardia sono i programmi di allenamento: «Una volta c’erano club di serie A e di serie B. Ora in Veneto fanno tutti un’attività importante in estate e autunno, elemento che a mio giudizio tiene saldo il nostro mondo. Non ci sono storie, per vincere,

per fare bene, devi cercare sempre il meglio. Ecco la nostra filosofia, che vedo prendere piede ormai in tutta la regione con un sano spirito concorrenziale». DRAGO Il principale club del veronese è il Drago. Sono 17 i Children sotto la responsabilità di Elia Pagani, coadiuvato da Gianmarco Menin. Il gruppo è cresciuto anche grazie all’arrivo di atleti dal vicentino. Pagani pone l’accento su un aspetto a cui tiene particolarmente e che in prospettiva futura è determinante, la velocità. «Sarà per la cultura del nostro Walter Girardi, ma la velocità è un valore aggiunto su cui insistiamo - ha raccontato -. A Polsa San Valentino riusciamo spesso a fare superG, ma anche quando siamo a Folgaria a volte non tracciamo e ci dedichiamo a esercizi propedeutici. Tanti, troppi si dimenticano che lo sci non è solo gigante e slalom». La velocità viene vista da Pagani come antidoto per l’abbandono repentino dopo gli Allievi: «Certo, perché dai la


CHILDREN

NOTTOLI Nel trevigiano uno dei poli storici è il Nottoli. Sono undici i Children alla corte di Dennis Fontana. «Rispetto alle circoscrizioni di Belluno, alta e bassa, in questo inverno difficile abbiamo fatto fatica con le gare - ha detto -. Il livello nella nostra circoscrizione è discreto, ma esagerata è la pressione che il sistema dà a questi ragazzi. Genitori e anche noi allenatori pretendiamo l’impossibile, ci immaginiamo di avere davanti atleti maturi. È il più grande sbaglio che possiamo fare e che porta inevitabilmente negli anni ad abbandonare lo sci agonistico». possibilità di cimentarti anche in un’altra disciplina, di specializzarti, di provare a scegliere e insistere per esempio solo su superG e discesa. C’è un vuoto culturale da colmare su questo aspetto». DRUSCIÈ CORTINA Per Flavio Alberti, presidente del Drusciè Cortina, è necessario già a questo livello diversificare la proposta. «Il movimento veneto sta bene. Abbiamo margini pazzeschi per aumentare ancora i numeri. Noi siamo una ventina, ma voglio crescere - ha detto -. Per farlo, e per farlo tutti insieme, bisogna offrire soluzioni differenti alle famiglie con rispettivi programmi, impegni e quindi quote. Il bacino si allarga se già da Children separi chi vuole fare agonismo di un certo tipo e chi attività più ‘easy’. Altrimenti in breve tempo si perderanno i numeri e ci sarà un’emorragia come nei Giovani». Al Drusciè è in atto un esperimento che vede un gruppo definito ‘pro’ agli ordini di Andrea Didiè e uno ‘light’ sotto la responsabilità di Simone Viotto. Il collegamento fra i due team lo fa un terzo allenatore, Denis Giacin. CORTINA Direttore tecnico e responsabile dei 35 Children del Cortina è Michele Di Gallo, che allena la categoria insieme a Edoardo Zardini, Roberto Gilarduzzi e Davide Viel. «I numeri al Cortina sono stabili e riusciamo ad avere tre quarti di atleti residenti e molti degli altri che frequentano le scuole in loco - ha affermato -.

UP&DOWN

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Numeri che tengono Tanto agonismo e programmi efficienti ed efficaci Disponibilità al confronto e a innovarsi

Troppe circoscrizioni che limitano il confronto Calendario gare troppo concentrato Scarsa cultura della velocità

Fra allenamenti e gare, cinque volte alla settimana sugli sci, in linea di massima il nostro quartier generale è l’area delle Cinque Torri». Di Gallo, che in Comitato è anche il referente della categoria, fa il punto su alcuni temi. «Le circoscrizioni Verona e Vicenza per il primo anno stanno lavorando insieme ed è già un passo importante - ha detto -. Per quanto riguarda l’organizzazione delle gare a dicembre sono favorevole in linea teorica, ma nella pratica non è fattibile perché alcuni club arrivano con poco allenamento in quel periodo. È una scelta che andrebbe a minare i buoni numeri del Veneto e allontanerebbe dall’agonismo una fetta di atleti». GALLIO Il punto di riferimento a Vicenza è lo sci club Gallio. Quattordici Children prevalentemente provenienti dalla zona dell’Altopiano di Asiago. Ecco il tecnico Ross Zampese: «Il nostro club è cresciuto negli ultimi anni, grazie anche all’innesto di un DT di valore come Giulia Gianesini - ha detto -. Se a livello circoscrizionale riusciamo a toglierci importanti soddisfazioni, a livello regionale soffriamo la concorrenza di club più solidi. Riusciamo a lavorare quattro volte alla settimana, quest’inverno principalmente al Monte Verena perché più innevato». La preparazione estiva e autunnale è limitata rispetto alla media. «Circa una ventina i giorni sulla neve da giugno a novembre, poi con l’inverno l'attività è molto più intensa e costante».

PATAVIUM Michele Cavallero è il faro del Patavium, realtà padovana che allena 16 Children sotto la responsabilità di Laura Antoniacomi. «Il gruppo è composto da cittadini che sciano a Cortina - ha detto -. C’è un rinnovato entusiasmo nel team dei Ragazzi e Allievi, anche se questi atleti e le famiglie sono sottoposti a sacrifici importanti. Questo sport costa sempre di più e tutto ciò è un freno notevole. La città oggi è un bel bacino, ma è altrettanto facile perdere pezzi per strada quando le difficoltà aumentano e i risultati non sono sempre soddisfacenti». VALLATA FELTRINA Lo Ski Team Vallata Feltrina può contare su 20 Children allenati da Carlo Dalla Rosa, coadiuvato da Cristian Zabot. «Il problema della crisi dei numeri dei Giovani è da ricercare nei Children - ha affermato Dalla Rosa -. Stressare, esasperare, sono termini con cui tutti si riempiono la bocca. Ma stress non è allenarsi con professionalità e programmi fitti, bensì il problema sta in un calendario tutto da rivedere. Lo sci è uno sport annuale ormai, però al contrario le gare sono concentrate in un paio di mesi, meno di una stagione. Ci sono pochi termini per la valutazione e i regolamenti sono vecchi. Potremmo fare a meno di due manche, basarci su prove secche che valgano come gare singole. Così avremmo metodi di valutazione più indicativi della realtà per fare scelte migliori e selezionare i talenti». RACE SKI MAGAZINE - MARZO 2016

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PEOPLE Presidente: Paolo Pertile Consiglieri: Tiziano Sansoni (vice Presidente), Bruno Finco, Mirco Plebs, Elisa Fattori, Alessandro Stona, Tiziana Rossi, Tiziano Sartori, Michele Sambugaro, Roberto Lunardi Allenatori: Giulia Gianesini (direttore tecnico e Giovani), Oscar Zampese e Ross Zampese (Children), Filippo Sartori e Ugo Pesavento (Pulcini)

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Pomeriggio a tutta per lo sci club Gallio

A - 25 FE EREN BB V E RA T N IO O M

NOI C’ERAVAMO

testo e foto di Gabriele Pezzaglia

PHOTOS 1. Giulia Gianesini, DT e coach dei Giovani, intenta a tracciare 2. Si parte. Pronti via, la prima a salire sui 2000 metri del Monte Verena è Camilla Lagnerini 3. In seggiovia Vittoria Rossi e Leonardo Alberto 4. Esercizi fra i pali nani per Filippo Sambugaro 5. Un bel passaggio di Andrea Sambugaro sulla Cima Aquila 6. Filippo Sartori corregge Giulia Pertile e Lisa Stona 7. Ross Zampese si confronta con Elisa Caregnato 8. Anna Pertile lotta tra i rapid gates

Più qualità ed esperienza allo sci club Gallio, sodalizio dell’Altopiano di Asiago, grazie all’innesto di una ex azzurra di Coppa del Mondo. Giulia Gianesini, istruttrice 10. Giulia Gianesini a consulto nazionale, è al secondo anno da allenatrice e da questa stagione è diventata direttore tecnico della società. con Mattia Frison e Riccardo Meneghini Siamo saliti al Monte Verena per seguire un allenamento pomeridiano del club di Giulia: dalle 14 alle 16.30 due 11. I coach posano a fine allenamento: Ross Zampese, ore e mezza a tutta, così due volte a settimana oltre ai week-end dedicati a gare e ancora training. Chi sale Giulia Gianesini, Filippo Sartori, il presidente Paolo da Vicenza, chi da Schio, chi dai comuni dell’Altopiano. Pertile, Oscar Zampese e Ugo Chi con i pulmini, chi in auto. Una giornata tipicamente 9. In partenza Giacomo Stoner, Christian Bonato e Andrea Pertile

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invernale, una delle poche di questo pazzo inverno: tutte le categorie schierate su una pista Cima Aquila ben innevata, impegnate in diversi lavori. Prima il consueto riscaldamento, poi la ricognizione di un tracciato di slalom. I Giovani e i Children a lottare fra le porte strette, quindi Baby e Cuccioli in un disegno con i pali nani. Gli allenatori in pista e in partenza, con Giulia a bordo pista a correggere, confrontarsi, a dare le linee guida. E con il presidente Paolo Pertile e il segretario Bruno Finco a stilare i programmi per l’ultimo mese di gare e di battaglie.

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Parola ai coach

INTERVISTA

MATTEO GUADAGNINI a tutto campo Il circuito istituzionale da cambiare, i nuovi sci che hanno ammazzato questo sport, il problema velocità e la gestione Aspiranti: ecco cosa ne pensa l’e sperto tecnico trentino

testo di Andrea Chiericato

Come procede il Progetto Trentino? «La provincia autonoma di Trento ci ha confermato i contributi per altri due anni. Il progetto funziona, non solo nello sci alpino ma anche in tutte le altre discipline, in generale c’è stata una grande crescita».

mani nei capelli. La mediocrità è forse dovuta anche a questo». In Italia ci sono problemi con la velocità, cosa si può fare? «Questo è un altro bel problema perché è inutile girarci intorno, piste non ne abbiamo, il turismo ha preso potere e pochi sono disponibili a chiuderle per fare allenamenti e gare. Bisogna quindi portare i più piccoli, già i Cuccioli, su tracciati di skicross. Anche in questo caso bisogna porre le basi per farli arrivare nei Giovani più preparati. Questa disciplina ha un po’ tutto: salti, curve in contropendenza, gobbe, coraggio e velocità, insomma belle basi per la discesa e il superG. Poi se puoi allenarti nella velocità, meglio, altrimenti un minimo di preparazione l’hai acquisita negli anni».

Avere in team Mirko Deflorian e Davide Simoncelli è un valore aggiunto? «Senza progetto non si fa nulla. Lo staff è davvero al top, con tecnici di esperienza mescolati ad ex atleti che hanno raggiunto i vertici in Coppa del Mondo. Mirko e Davide sono importanti, portano entusiasmo, hanno tanto da dare e da dire». Apprezzi questo Gran Premio Italia? «No ed è un pensiero condiviso con tanti altri tecnici. Bisogna cambiare perché è cambiata la società in cui vivono gli atleti. I ragazzi in questo momento non si divertono più, scappano dalle gare di alto livello per correre le CIT o le NJR. A Pampeago abbiamo sempre avuto tanti iscritti, anche 250 con problemi di contingente, quest’anno si sono presentati 60 atleti». Momenti difficili quindi? «Assolutamente sì, i numeri ci sono, i ragazzi si impegnano, ma forse hanno una visione troppo chiusa di questo sport. Tanti sono già mezzi professionisti, fanno solo gigante e slalom e non hanno naturalezza nel gesto, manca la base e c’è mediocrità». Colpa anche dei materiali? «I nuovi sci sono la disgrazia di questo sport: l’ho detto il primo giorno che sono state introdotte le modifiche. È uno scandalo, è stata costruita una macchina troppo forte per il fisico e la mente dei ragazzi. Se assisti a un gigante lento, ti metti le 86

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BIO Matteo Guadagnini è il direttore tecnico del Comitato Trentino. Vive a Predazzo, è nato nel 1962 e per quindici anni è stato nello staff della nazionale italiana di sci alpino, seguendo in ultimo la squadra dei gigantisti dopo Severino Bottero.

Gli Aspiranti vanno più dei Giovani, come mai? «Fino al 1995 c’è stato un gran livello, poi successivamente, forse anche per colpa dei materiali, hanno fatto fatica. Tra il 1996 e il 1998 emerge Pietro Canzio, siamo tutti d’accordo che è il più forte. I 1999 sono molto bravi, probabilmente hanno avuto il tempo necessario per abituarsi ai nuovi raggi, senza saltare subito dai 27 ai 35 metri». Sei favorevole a una squadra Aspiranti di slalom? «La FISI ci aveva già provato ma senza esito. Secondo me è un ciclo, la ruota gira e va ad annate. Il 1999 è forte, ci sono almeno sette ragazze che presto potrebbero arrivare in alto. Io sono dell’idea che sia importante creare un gruppo per aumentare il livello e la motivazione. Le più brave devono allenarsi insieme».


SCI CLUB

5 CIME PORDENONE PROTAGONISTA NEI PULCINI

di Bruno Tavosanis Ci sono pochi dubbi sul fatto che lo sci club 5 Cime di Pordenone sia uno dei grandi protagonisti della stagione nei Pulcini. Tanti infatti i successi individuali e di società nelle gare del circuito FVG, a conferma di un grande lavoro effettuato da allenatori e tecnici. Tra i risultati spiccano quelli ottenuti sulle nevi di casa, a Piancavallo, in occasione dei Campionati Regionali di fine febbraio, con due ori per Sofia Colombo ed Erik Bordon, uno per Matilde Satti. Podi anche per Lorenzo Dean, Alice Valdemarin, Marco Andrea Ferrari e Carlo Enrico Muz. «Questi risultati sono il frutto della collaborazione con lo Ski Pool, la struttura che raggruppa cinque sci club provinciali - ha spiegato Sandro Mori, tecnico del gruppo Giovani -. Così facendo i ragazzi possono essere seguiti con particolare attenzione dagli allenatori, ovvero Nicole Valcareggi nei Baby, Mattia Gianessi e Paola Zanon nei Cuccioli, Furio Cravos e Massimiliano Bertello nei Children. Ci sono poi i Superbaby seguiti da Alessio Guerrini e Vittoria Prataviera, mentre Alessandro Lazzarin e Luca Gasparin si occupano dei corsi di avviamento». La scarsità di precipitazioni nevose non ha certo facilitato il compito di sciatori,

allenatori e famiglie. «A Piancavallo la prima vera nevicata è arrivata poco prima di metà febbraio. Questa situazione ha provocato dei problemi, perché ci ha obbligato a viaggiare molto, con evidenti ripercussioni in termini di tempo e denaro». Difficoltà che si sommano a quelle tipiche di un club cittadino, come conferma il presidente Maurizio De Marchi. «Per molti lo sci è visto solo come una svago, perciò il lavoro effettuato alla base dagli allenatori e dalla società non è semplice. C’è poi il discorso economico: i numeri di chi pratica agonismo calano ogni anno, gli sponsor privati sono spariti, le istituzioni più di tanto non possono fare. Così dobbiamo puntare su volontariato, attività collaterali, organizzazione di gare, generosità delle famiglie e di alcuni amici». I pordenonesi sono protagonisti nei Pulcini, poi però si perdono. «Il primo problema è il recente blocco delle categorie - ha detto De Marchi -. La conseguenza è che vengono a coincidere i due anni Allievi con i primi due delle scuole superiori. Purtroppo molti direttori scolastici e professori della zona non vedono di buon occhio l’attività sciistica. Alcuni, sapendo che il ragazzo è assente perché deve allenarsi o fare gare, aumentano il numero dei compiti a casa o interrogano appena rientra in classe».

Racer ELAN RACER DAVID PLANCKER

GIGANTISTA E CALCIATORE DEL GARDENA David Plancker è nato il 5 dicembre del 2001, corre per lo sci club Gardena e in questa stagione il suo migliore risultato è stato il decimo posto alla selezione del Pinocchio sugli Sci disputata all’Alpe di Siusi. David, primo anno Allievi, cambia qualcosa rispetto alla categoria precedente? «Sì cambia qualcosa, le gare per esempio sono organizzate meglio». Su cosa lavori durante gli allenamenti? «Cerco di stare appoggiato bene sullo sci esterno e poi stare più fermo con il busto, con gli sci mi trovo davvero molto bene».

Quale disciplina preferisci? «Meglio il gigante perché al momento sono più in forma e poi perché è una bella disciplina». Come procede la tua stagione? «Ho iniziato bene in slalom, poi purtroppo sono uscito qualche volta di troppo. Ora spero di finire nel migliore dei modi». Hai altri hobby? «Gioco a calcio con FC Gardena, non solo allenamenti, anche alcune partite». Studi? «Sì, quest’anno sono al Raetia di Ortisei, mi trovo molto bene anche perché questo percorso di studi mi permette di allenarmi durante la settimana».

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ALTO ADIGE

KEINE STRESS IN ESTATE Baby e Cuccioli della Provincia autonoma si allenano poco sui ghiacciai, preferiscono aspettare l’apertura delle proprie stazioni e lavorare tanto sulla preparazione atletica. Gestioni diverse fra i club ma con l’idea comune di farli divertire senza troppa esasperazione. Due sci? No, ne basta uno… di Andrea Chiericato

C’è un mondo che corre sempre più veloce e un piccolo angolo d’Italia dove nulla viene fatto precipitosamente. È l’Alto Adige, terra ricca di sportivi e di sciatori, che negli anni ha portato numerosi atleti in squadra nazionale e sui podi delle più prestigiose manifestazioni internazionali. Tutti pensano che in questa regione si viva di pali e sci a tutte le età e in tutte le stagioni, invece è esattamente il contrario. Baby e Cuccioli non sciano molto, almeno nel periodo estivo. Una visione particolare di questo sport che, ultimamente, sta prendendo il volo con attività sempre più frenetiche dei bambini ed eventi sì importanti, ma non fondamentali per la carriera di un futuro professionista. C’è però una via di mezzo: né troppo, né troppo poco. E proprio su questo stanno cercando di lavorare il Comitato Alto Adige e il responsabile dello sci alpino Markus Ortler. «La nostra linea è quella di incentivare la preparazione estiva ha detto Ortler -. Invece gli sci club non rispondono, sono pochi quelli che sciano da giugno a settembre, molte realtà attendono l’apertura delle stazioni invernali». Se c’è neve si scia da fine novembre, altrimenti si parte da dicembre: questa è un po’ la filosofia in Alto Adige. Il Comitato dallo scorso anno ha iniziato a sperimentare un progetto, rivolto però ai Children, categorie dove la situazione è migliore. «Per i club più piccoli abbiamo messo a disposizione tre tecnici per effettuare 88

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RACE

FINALE UNICA In Alto Adige i Pulcini, come detto, sono divisi in quattro circoscrizioni. Alle gare partecipano però SuperBaby, Baby e Cuccioli, non vengono organizzate giornate diverse. Sono tutti impegnati negli stessi giorni di gara, salvo recuperi. Si corre in cinque prove: due giganti, due slalom e una gimkana. La finale è unica e riunisce tutte le circoscrizioni, quest’anno è in programma a Ulten il 13 marzo.

un programma estivo - ha aggiunto Ortler -. Non più di cinque ragazzi per società, a settembre sono poi rientrati sotto lo sguardo dei propri allenatori». Passo dello Stelvio e Val Senales, due palestre naturali a pochi passi da casa che, a quanto pare, non vengono così sfruttate dagli altoatesini. «Questo è un problema per il futuro, quando le quantità degli allenamenti aumenterà notevolmente, abbiamo i ghiacciai e non li sfruttiamo». Sulla cartina l’Alto Adige sembra piccolo, ma non lo è poi così tanto. Sono circa 700 i Baby,

Cuccioli e SuperBaby che sciano. E la distanza tra una località e l’altra non è cosa di poco conto. Il Comitato è quindi stato diviso in quattro zone geografiche. Non è una novità, da anni ormai è impostato in questa maniera. C’è la zona 1 che comprende Val Venosta, Passiria, Ultimo e Merano, la 2 di Bolzano, Val d’Ega e Val Gardena, la 3 della Val d’Isarco e la 4 di Val Pusteria e Alta Badia. Ortler è l’occhio del Comitato regionale, ma ogni area ha un referente solamente per le competizioni. Ricoprono questo ruolo Thomas Rungg, Thomas Maior, Christian Polig e Roland Brugger. I quattro tecnici operano sul territorio e si interfacciano poi con il responsabile regionale. «Questa suddivisione è dettata principalmente dai numeri che abbiamo - ha proseguito Ortler -, con un occhio alle trasferte: non possiamo fare viaggiare avanti e indietro i bambini e farli stare in pulmino per ore». Ognuno gareggia nella proprio circoscrizione, poi a fine stagione è in programma il Criterium Regionale, una grande finale. «È un sistema che funziona abbastanza bene». Un’altra caratteristica ‘by Südtirol’ riguarda le società sportive: tante, sparpagliate, ma incredibilmente piccole. «Abbiamo circa una cinquantina di sci club, molti hanno però

> NELLA FOTO Marlus Kroos in azione tra i rapid gates


PULCINI

10/15 atleti al massimo - ha continuato Ortler -. L’unico veramente grande è il Gardena». SCI CLUB GARDENA L’impostazione del club ladino è davvero curiosa e tutta da scoprire. L’attività agonistica parte dalla categoria Cuccioli e va fino ai tradizionali Giovani. Manca tutta la parte di Baby e SuperBaby. Come mai? Semplice, l’avviamento viene

portato avanti dalle quattro scuole sci: Ortisei, Saslong, Santa Cristina e Selva. Se guardiamo le classifiche, notiamo però tantissimi Baby tesserati Gardena Saslong. Bene, tutti gli atleti sono iscritti al club della presidentessa Lidia Bernardi, ma la gestione è differente. I quattro gruppi di piccolissimi sono composti da una trentina di sciatori che iniziano a muovere i primi passi

con i maestri di sci. Solo i più agguerriti e i più competitivi, una volta che raggiungono l’età, vengono inseriti tra i Cuccioli. «Solo i più forti entrano nelle squadre agonistiche - ha detto Georg Sommavilla, caposezione dello sci alpino -. Il prossimo anno solo una decina passeranno nei Cuccioli Race, gli altri potranno continuare a lavorare nelle scuole e negli anni successivi migliorare per entrare

nel team». Insomma, selezione all’ingresso per una delle società più grandi dell’Alto Adige. Il Gardena formato sci alpino conta circa 85 atleti, una ventina sono Cuccioli e sono gestiti da tre tecnici: Manuel Insam, Raphael Runggaldier e Wilfried Nogler Kostner. Anche qui i gruppi sono divisi per capacità tecniche. «Gli allenatori si ritrovano spesso per parlare e discutere. Riuniamo sia quelli del club, sia quelli

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ALTO ADIGE NUMBERS

700

4

20

Circa, i Pulcini che sciano in Alto Adige

Le circoscrizioni del Comitato Regionale e i referenti

I giorni di estivo fatti dal Prato allo Stelvio

delle scuole, ci diamo delle direttive e impostiamo il lavoro». Sommavilla conferma la tesi di Markus Ortler: poco sci estivo, si inizia appena aprono le stazioni invernali. «I Baby non fanno estivo, i Cuccioli non più di dieci giornate, poi si scia tre volte la settimana». Niente sci ma tanta ginnastica e attività motoria. Atletica e balzi? No, di tutto e di più, qualsiasi attività sportiva, dalle camminate all’arrampicata, dalla corsa ad altri divertimenti. «Già con i Cuccioli lavoriamo anche tre volte la settimana, fino ad arrivare ai Giovani che si ritrovano praticamente tutti i giorni». I Cuccioli iniziano a fare sul serio in questa zona: tutina da gara e doppio paio di sci. «In basso si impara a sciare, qui è già qualcosa in più». Sull’agonismo in gara 90

anche Ortler non pone un freno. Regolamenti restrittivi sui materiali non ce ne sono, inoltre il responsabile dello sci alpino auspica sempre una grande partecipazione di genitori. «È bello che siano presenti alle gare, i papà e le mamme non devono solo portare i figli al pulmino - ha aggiunto Ortler -. Se i ragazzi rimangono da soli è più facile perderli». STERZING Christian Polig è un uomo di grande esperienza. Un tecnico che prima di insegnare a sciare ha percorso la lunga e infinita piramide, dai Baby ai Giovani, dalle FIS alla Coppa del Mondo. Lui è il primo che prova a frenare il sistema. «I genitori a volte spingono troppo - ha detto l’ex azzurro -. A questa

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età i ragazzi devono imparare a sciare ed essere capaci di fare qualsiasi cosa, non è facile ma ci stiamo riuscendo». Polig è il direttore tecnico dello Sterzing e allena i Pulcini insieme ad altri cinque colleghi. I numeri sono imponenti; tra Baby e Cuccioli ci sono ben 70 atleti. I migliori proseguono nei Ragazzi in un gruppo di lavoro che unisce anche i coetanei di Racines, Ridanna e Col Isarco. Polig pone alla base di tutto il divertimento e l’insegnamento. «Per fare gli agonisti c’è tempo, già nei Baby c’è troppa esasperazione, non bisogna mangiare pali, dovrebbero correre con pantaloni e Windstopper e non con le tutine e magari anche due paia di sci - ha proseguito -. Nei Cuccioli è giusto avere uno sci da gigante e uno da slalom ben preparati,

ma ricordiamoci che si inizia a fare sul serio da Ragazzi». Anche qui di sci estivo se ne parla poco. I Baby nulla di fatto, i Cuccioli invece fanno otto giorni in estate e altrettanti in autunno. «Solo per tenere il ritmo e il gesto e solo campo libero, nessun palo». Si parla tanto di preparazione atletica, anche a questi livelli. In estate almeno tre sedute la settimana, così come in inverno si scia tre volte, fino a quattro o cinque nei periodi di vacanza. «Poi sfruttiamo il fine stagione, fino a chiusura impianti». CERMES In Val d’Ultimo si cerca l’erede del velocista Dominik Paris. E anche qui le tappe non vengono forzate. Prima il divertimento, poi l’agonismo. Lo sci club Cermes ha venti bambini


PULCINI

4

70

5

Le scuole sci dove crescono i Baby del Gardena

I Pulcini dello Sterzing

Le gare zonali a cui partecipano i Pulcini

OPINIONE

ROLAND BRENNER

EXPLOIT

Il poker di Comploj Marc Comploj è un promettente Cucciolo del Gardena. L’atleta del 2004 ha vinto tutto quello che c’era da conquistare. Nella circoscrizione tre si è imposto in tutte e quattro le gare finora disputate.

> NELLE FOTO A sinistra, in senso orario, i Baby del Prato allo Stelvio, il gruppo Cuccioli del Cermes con il tecnico Christian Tröbinger, lo sci club Val Senales e Il gruppo Cuccioli del Gardena. A destra, Felix Braun

che sono seguiti da Andreas Werth e Christian Tröbinger. «Su mille abitanti numeri importanti per la nostra realtà - ha detto Tröbinger -. Questo perché abbiamo costi contenuti e diamo la possibilità a tutti di sciare». L’attività sciistica inizia a metà ottobre con l’apertura della Val Senales, distante poco più di trenta minuti. In estate anche in Val d’Ultimo ci si concentra molto sulla preparazione atletica. Niente pesi, niente scatti, tanti lavori di coordinazione dove è importante usare anche la testa. E poi arrampicata, insieme a Wolfgang Hell, ex azzurro che oggi è maestro. «Per la prima volta ho portato i Cuccioli a Stubai, solo per fare un lavoro mirato sullo slalom» ha aggiunto Christian Tröbinger, che non vuole saperne

del doppio paio di sci perché i bambini non consumano così tanto le lamine e poi i costi sarebbero troppo elevati. «Lo scorso anno Felix Braun è arrivato quarto al Criterium di Cervinia con un paio di sci, conta la sciata, non il resto». PRATO ALLO STELVIO A Prato allo Stelvio il ghiacciaio è troppo vicino per non sciare. Il club locale così va un po’ in controtendenza rispetto ai colleghi. La trentina di Baby e Cuccioli scia già venti giorni allo Stelvio, poi subito dopo aprono le piste di Solda. Thomas Rungg segue la categoria Pulcini insieme a Niko Stricker, che in estate cura la parte atletica del Comitato Regionale. «Possiamo sciare 365 giorni l’anno e quindi cerchiamo di sfruttare questa

comodità - ha detto Rungg -. Facciamo tanto campo libero ed esercizi di vario genere, in autunno iniziamo con gigante e slalom concentrandoci sulla tecnica di base». A Prato c’è anche uno skilift gestito direttamente dal club. Una soluzione comoda che porta ogni anno cinquanta nuovi sciatori in pista. «Facciamo i classici corsi di avviamento cercando di indirizzare i più bravi verso l’agonismo - ha concluso Rungg -. Questa è la nostra politica, non esasperazione, però dobbiamo portare i ragazzi alle gare. Nei Baby parliamo di gioco e uno sci, nei Cuccioli si inizia già a fare sul serio». Al Prato allo Stelvio la tradizione non manca, tra le fila dello sci club sfrecciano anche i nipotini del grandissimo Gustav Thoeni.

Come numero di atleti non siamo messi male, i partecipanti alle gare sono tanti, specie quest’anno. Noi abbiamo il grande problema dello sci estivo, i club lavorano poco, poi nascono problemi ai fini dei risultati. Mi spiego meglio però: a questa età i ragazzi non devono vincere, c’è tempo nelle categorie successive. Però io sono convinto che un piccolino che arriva sempre trentesimo e prende dieci secondi a gara si stanca di fare questo sport e abbandona l’attività. Questo secondo me è il vero problema ed è connesso a una mancanza di allenamenti estivi. Noi che abitiamo in Alto Adige dovremmo sfruttare di più i ghiacciai vicini. Andare a sciare quando ci sono le belle giornate, fare anche pochi giri, ma sciare. E poi la tecnica, quella va fatta in estate. Molti invece arrivano a dicembre, piantano solo pali per preparare le gare. Non è il massimo questo metodo. I ragazzi devono fare sci estivo, sempre divertendosi, anche perché poi recuperare il terreno perso è difficile.

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APPENNINO

CRITERIUM: CAMPANIA SU TOSCANA GIÙ Programma dimezzato per l’importante rassegna Children riservati agli atleti del Centro-Sud Italia. Ancora una vittoria dell’Emilia Romagna, dietro tante sorprese di Gabriele Pezzaglia - foto Tam Tam

Sempre più interesse e sempre più temi intorno al Criterium Interappenninico, la rassegna riservata alla categoria Ragazzi e Allievi dei Comitati Regionali del Centro-Sud Italia. Quest’inverno è toccato allo sci club Alfonsine di Claudio Veltro organizzare a Corno alle Scale la manifestazione. Prima la penuria di neve, poi le condizioni meteo avverse per vento e pioggia: il Criterium è stato inizialmente rinviato e successivamente ‘mutilato’. Così sono stati disputati solo due giorni di gare dei quattro in agenda, sabato 20 e domenica 21 febbraio, ovvero i giganti sulla Alberto Tomba 2 e gli slalom sulla Stadio da Slalom; niente da fare per i superG e le prove di ski cross. SUPER ALLEGRINI Il Criterium è sempre più sentito dalle società dell’Appennino e il confronto molto serrato. Andrea Truddaiu, il direttore tecnico del Livata, solida realtà laziale, ne è convinto: «Crescono i numeri

dei partecipanti, aumenta la competizione e lo spirito del confronto. Se guardiamo alle passate edizioni le gare erano davvero campo di conquista per uno o due atleti, ora c’è un gruppo di Children che sta lavorando con regolarità e lo capisci dalle battaglie che bisogna fare per salire sul podio. Nello slalom maschile il livello è cresciuto, sono stati almeno sei Allievi a giocarsi il titolo». Ed è proprio così. È vero che il portacolori della Sportiva Lazio Riccardo Allegrini ha domato la Stadio da Slalom infliggendo quasi due secondi al toscano di Cutigliano Mattia Bernardi dell’Academy School Val di Luce, ma il terzo classificato Gianlorenzo Di Paolo e anche gli atleti a seguire in classifica, Tommaso Saccardi, Goffredo Mammarella e Nicolò Costella, hanno acceso la gara senza mai rendere il risultato scontato. Sembra finito il tempo dei Marco Biasci, dei fratelli Marco e Marta Giunti e dei fratelli

RACE RESULTS GIGANTE RAGAZZE 20.02.2016 1. Alice Pazzaglia (Schia) 2. Michelle Valentini (Aremogna) 3. Giulia Antonicci (Scanno) 4. Marta Ascanio (SAI Napoli) 5. Carlotta De Leonardis (Sestola)

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GIGANTE RAGAZZI 20.02.2016 58.22 1.00.29 1.01.12 1.01.53 1.01.69

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1. Alberto Cellie (Schia) 2. Francesco Costanzo (SAI Napoli) 3. Stefano Pennino (Vesuvio) 4. Federico Pinti (Scanno) 5. Matteo Boccacci (Livata)

SLALOM ALLIEVE 20.02.2016 58.73 59.56 59.80 1.00.22 1.00.33

1. Matilde Gavazzi (Ac. School Val di Luce) 2. Camilla Furletti (Cerreto) 3. Chiara Bonazzi (Schia) 4. Flavia Giordano (SAI Napoli) 5. Chiara Ferrari (21)

1.20.47 1.20.97 1.22.02 1.22.07 1.22.77


APPENNINO Giulio e Viola Zuccarini che in anni diversi sono stati assoluti padroni. Allegrini, laziale di Subiaco, si è imposto anche fra le porte larghe superando ancora il toscano Bernardi e l’emiliano Saccardi. «Riccardo in questo momento non è solo in forma, anche se fisicamente sta bene dopo i problemi dell’anno scorso legati alla mononucleosi, ma è anche più forte di testa grazie al successo del Trofeo Sette Nazioni di Courchevel e al brillante inizio di stagione al Memorial Fosson di Pila» ha aggiunto Truddaiu. Senza il superG si è deciso di assegnare comunque il titolo della combinata, vinta ovviamente da Allegrini.

MATILDE GAVAZZI «Questi risultati sono un punto di partenza, voglio una top ten ai Campionati Italiani di categoria»

SLALOM ALLIEVI 20.02.2016

SLALOM RAGAZZE 21.02.2016

1. Riccardo Allegrini (Sportiva Lazio) 1.17.58 2. Mattia Bernardi (Ac. School Val di Luce) 1.19.02 3. Gianlorenzo Di Paolo (SAI Napoli) 1.19.31 4. Tommaso Saccardi (Schia) 1.19.46 5. Goffredo Mammarella (Rocca di Cambio C. Felice) 1.20.42

1. Alice Pazzaglia (Schia) 2. Michelle Valentini (Aremogna) 3. Marta Ascanio (SAI Napoli) 4. Ginevra Simoni (Ac. School Val di Luce) 5. Noemi Pisani (Cerreto)

TOSCANA INDIETRO, SI SALVA IL VAL DI LUCE In campo femminile la vittoria del gigante è andata alla portacolori del SAI Napoli, Flavia Giordano. Un successo che sottolinea quanto di buono si stia facendo nelle società campane, con in prima fila l’associazione Vulcano Ski Race di Ferdinando Fossati, il braccio agonistico del SAI Napoli che si avvale di coach giovani e preparati come Matteo Magnani e Marco Ferrarini. «La Campania si fa spazio, non solo con delle individualità, ma con un progetto serio - ha detto ‘Ferdy’ -. La Giordano incarna questo stile, un nuovo atteggiamento che guarda con convinzione e determinazione all’agonismo. Ora la sfida è portare questa professionalità anche tra i Giovani, ancora più difficile». Già, la Campania che cresce. Ed è questo il grande dato del Criterium Interappenninico 2016. Infatti il Comitato regionale Campano (CAM) chiude al secondo posto la

SLALOM RAGAZZI 21.02.2016 1.23.53 1.26.37 1.27.66 1.27.96 1.28.12

1. Alberto Cellie (Schia) 2. Stefano Pennino (Vesuvio) 3. Matteo Boccacci (Livata) 4. Gianmarco Illariuzzi (Livata) 5. Giulio Vestrini (Academy School Val di Luce)

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1.22.53 1.23.33 1.25.21 1.25.68 1.26.56

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APPENNINO

RACE RESULTS GIGANTE ALLIEVE 21.02.2016 1. Flavia Giordano (SAI Napoli) 2. Chiara Bonazzi (Schia) 3. Matilde Gavazzi (Ac. School Val di Luce) 4. Maddalena Giunipero (Schia) 5. Chiara Carolli (SAI Napoli)

GIGANTE ALLIEVI 21.02.2016 2.00.12 2.00.86 2.02.58 2.03.03 2.03.72

classifica finale. La vittoria è andata al CAE, con la Toscana (CAT) solo terza. Solitamente la vittoria finale era una battaglia all’ultimo punto fra emiliani e toscani, con il CAE vittorioso anche nel 2015. La Toscana perde invece terreno, solo l’Academy School Val di Luce guidata da Simone Del Nista salva la baracca, ma il bilancio regionale nel suo complesso è comunque negativo. Massimo Sichi, coach del Doganaccia e responsabile dello sci alpino per la Toscana, prende atto e rilancia: «Facciamo fatica nei Ragazzi, ma è anche una questione di numeri - ha detto -. Nella nostra regione i tesserati sono in calo, tutto un altro pianeta rispetto a quando allenavo il Comitato regionale femminile. Ma non molliamo, siamo ripartiti con il progetto degli stage Children e adesso dobbiamo inventarci qualche nuova iniziativa per i Giovani». Simone Del Nista ha analizzato le prestazioni dei suoi atleti. «Negli Allievi abbiamo fatto due secondi posti con Bernardi e poi si è messo in mostra Nicolò Costella - ha detto -. Molto bene anche Matilde Gavazzi che ha chiuso al terzo posto il gigante dietro a Giordano e Bonazzi. Matilde si è aggiudicata poi lo slalom e a conti fatti anche la combinata. Come rassegna nel complesso ci tengo a sottolineare anche le buone prove di Ginevra Simoni e Giulio Vestrini». RAGAZZI, DOMINA LO SCHIA Nella categoria Ragazzi c’è l’Emilia a farla da padrona. E deve ringraziare la

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1. Riccardo Allegrini (Sportiva Lazio) 2. Mattia Bernardi (Ac. School Val di Luce) 3. Tommaso Saccardi (Schia) 4. Eugenio Santoprete (Terminillo) 5. Nicolò Costella (Ac. School Val di Luce)

CLASSIFICA PER COMITATI 1.57.88 1.59.69 2.01.27 2.01.65 2.02.05

1. CAE (Emilia) 2. CAM (Campania) 3. CAT (Toscana) 4. CAB (Abruzzo)

punti 1718 1264 986 732

punti 5. CLS (Lazio Sardegna) 470 6. CUM (Umbria Marche) 76 7. CAL (Calabria) 39 8. LI (Liguria) 0

formazione parmense dello Schia Monte Caio che cala uno straordinario poker. In campo femminile domina Alice Pazzaglia, in quello maschile Alberto Cellie. Alice, pisana di San Giuliano Terme e fino all’anno scorso tesserata con il Riolunato, è passata la scorsa primavera alla corte di Andrea Saccardi. La Toscana ha ammazzato lo slalom superando di quasi tre secondi Michelle Valentini, sci club Aremogna e Comitato abruzzese, quindi Marta Ascanio del SAI Napoli di quasi quattro. In gigante ancora davanti a Valentini e ancora CAB al terzo posto con Giulia Antonacci dello Scanno. Fra i maschi invece c’è quell’Alberto Cellie, marcantonio di Traversetolo, a fare doppietta: in slalom si è


APPENNINO > NELLE FOTO Qui, Alice Pazzaglia. A sinistra, sopra, una ricognizione, sotto, Alberto Cellie

ATOMIC TALENT

RICCARDO ALLEGRINI

ALICE PAZZAGLIA «La mia arma? Dicono che ho un buon piede, ma il margine è talmente tanto che si vedrà nelle prossime stagioni»

messo dietro Stefano Pennino del Vesuvio e Matteo Boccacci del Livata, mentre fra le porte larghe Francesco Costanzo del SAI Napoli e ancora Pennino. «Cellie sembra nato sugli sci e ha un fisico da secondo anno Allievi - ha detto Andrea Saccardi -. Un doppio colpo davvero magistrale, è un animale da gara». È al settimo cielo Alice Pazzaglia: «Sapevo di giocarmi le mie carte e di potere vincere, ma certamente mi lusinga il fatto di aver trionfato con distacco in entrambe le gare - ha detto -. La mia arma? Dicono che ho un buon piede, ma il margine è talmente tanto che si vedrà nelle prossime stagioni. Ho capito che è importante, rimanere sereni, tranquilli, non farsi prendere dal panico, siamo ancora Ragazzi…».

L’ORGANIZZAZIONE Lo staff dell’Alfonsine si è dimostrato all’altezza della manifestazione. «È stato un successo con oltre quattrocento atleti, abbiamo fatto il possibile ma, visto il meteo, abbiamo potuto organizzare solo gigante e slalom - ha detto il presidente Claudio Veltro -. Il livello tecnico espresso è stato comunque considerevole». Il Criterium è stato presentato dopo il secondo giorno di gare al Palazzetto Enzo Biagi di Lizzano in Belvedere. «Una bella festa, a cui hanno partecipato il presidente della FISI Flavio Roda, il sindaco di Lizzano in Belvedere Elena Torri e quello di Alfonsine Mauro Venturi. È sempre importante avere le istituzioni al nostro fianco».

Nome: Riccardo Cognome: Allegrini Data di nascita: 19/01/2000 Residenza: Subiaco (Rm) Sci club: S.S. Lazio Sci, scarponi, attacchi: Atomic

Un grande inizio di stagione… «L’anno scorso sono stato praticamente fermo a causa della mononucleosi e dunque mi aspettavo tanto, sono partito subito forte già al Fosson e la stagione è proseguita alla grande, vincere il 7 Nazioni vale come vincere un Campionato italiano, sono soddisfatto per i risultati ottenuti agli Interappenninici ma ora guardo avanti, ora il sogno sarebbe un podio agli Italiani a coronamento di una grande stagione». Il futuro? «Ho voglia di fare bene ma è un punto di domanda, so che tanti Allievi hanno poi fatto fatica nei Giovani, vedremo l’anno prossimo». Discipline tecniche o velocità? Cosa preferisci e perché? «Per ora sono più per le discipline tecniche perché mi attraggono di più, mi aspettavo

molto dallo slalom, ma vedo che sono competitivo anche in gigante». Come hai impostato la preparazione estiva? «Ho lavorato tanto sull’aspetto atletico, con le dovute uscite sciistiche». Oltre allo sci, quali sono i tuoi hobby? «Mi piace molto giocare a tennis e fare motocross». Quali obiettivi per questa stagione? «Non ho obiettivi particolari o appuntamenti importanti in testa, voglio però migliorare sempre di più». Chi sono i tuoi allenatori e come ti trovi con loro? «Mi allena Andrea Truddaiu, sono ormai 10 anni che mi segue e lo considero come se fosse un fratello. È importante».

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CENTRO SUD

ABETONE, DUE VITTORIE PER TINTORRI Dal 17 al 19 febbraio le piste dell’Abetone hanno ospitato due giganti e altrettanti slalom FIS Cittadini. Nella prima gara vittoria di Andrea Zampolini del Montenuda e di Michela Speranzoni delle Fiamme Oro, mentre nel secondo gigante si sono imposti Nicolò Colombi (Banca Goggi) e Giulia Tintorri, gara valida anche per la Coppa del Mondo CIT. In slalom hanno vinto l’austriaco Christoph Hofstaedter e Giulia Tintorri (Riolunato), nella seconda prova successi di Marco Biasci e Francesca Moscone.

GIOVANISSIMI A ROCCARASO Quest’anno le finali del Gran Premio Giovanissimi si svolgeranno a Roccaraso. La località abruzzese ospiterà i bambini delle scuole di sci italiane dall’8 al 10 aprile. Sarà la trentanovesima edizione della rassegna giovanile.

CAMPANIA, NASCE IL COLLEGIO MAESTRI

CRESCONO I TESSERATI CAM

Arrivano da una regione del sud, la Campania, gli unici numeri positivi per il tesseramento alla FISI. Il CAM risulta essere il solo Comitato ad avere un trend in crescita negli ultimi anni. I dati parlano di un incremento dal 2002, un +37% in Campania contro un decremento in altri Comitati di peso come Alpi Centrali (- 43 %) ed EmiliaRomagna ( - 59%). Emilia Romagna

Alpi centrali

+37%

Campania

-43%

-59%

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PINOCCHIO

DAL 2 APRILE LE FINALI

Anche la Campania ha il suo Collegio Maestri, la costituzione è avvenuta a inizio 2016 e la presidentessa è Roberta Cataldi, unica donna a ricoprire questo ruolo. Luca De Marco è il vicepresidente e Marco Izzo il tesoriere. Cataldi è anche diventata la nuova presidentessa dello sci club Napoli. Ha preso il posto di Antonio Scotti Galletta, dopo un ventennio di presidenza.

SUCCESSO PER LA FESTA SULLA NEVE

È stata presentata il 13 febbraio la trentaquattresima edizione del Pinocchio sugli Sci. Quest’anno, dopo il successo della scorsa edizione, è tornato il Villaggio di Pinocchio che ha fatto il giro in alcune località, prima di essere allestito all’Abetone, sede della fase finale. L’atto conclusivo è in

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programma dal 2 al 6 aprile. Gli internazionali, aperti solo ai Children (Ragazzi e Allievi), si svolgeranno dal 7 al 9 aprile. All’Abetone sono attesi tutti i migliori sciatori d’Italia, il main sponsor dell’evento è Enel, gli Official Partner invece saranno Rossignol, The San Benedetto e San Benedetto Acquavitamin.

Quasi 140 persone hanno partecipato alla Festa sulla Neve organizzata dallo sci club Guastalla con la collaborazione del club Amici della Neve. A Bellamonte Alpe Lusia il 21 febbraio si sono ritrovati sciatori di tutte le età provenienti da Mantova, Reggio e Parma. Hanno gareggiato in un parallelo a doppia manche, poi grande festa al villaggio, che ha coinvolto quasi 400 persone.


MASTER E CIRCUITI

IN BREVE TOMAT E VIVIAN IN TESTA ALL’AUTODRIVE

CRITERIUM MONDIALE IN REPUBBLICA CECA

Gloria Tomat del Montebelluna ed Edoardo Vivian dell’Agonistica Sportmarket sono attualmente gli atleti che comandano l’edizione 2016 dell’Autodrive. Precedono Martina Alberghini del Felsineo e Davide Grechi dello Scaligero.

Tutto pronto per il Criterium Mondiale Master di sci alpino. L’edizione 2016 si svolgerà in Repubblica Ceca dal 20 al 25 marzo. Le gare si correranno a Špindlerův Mlýn e sono in programma le prove di superG, gigante e slalom per le categorie A, B e C.

BALLABIO E DELLA MORTE CAMPIONI

Andrea Ballabio sbanca Roccaraso. La sua squadra, della quale fanno parte anche Gianfredo Puca, Giuseppe Fiordiliso e Lucio Lamberti, ha conquistato il trofeo Italo Kühne, giunto alla quindicesima edizione. Ballabio si è confermato campione regionale Master di slalom gigante (21 febbraio). Al femminile vittoria per Giorgia Della Morte dello sci club 0.40, che ha anche vinto il Trofeo Laureati Italiani, organizzato dal SAI Napoli.

Irene Castagna in azione in gigante

LA SKI RACE IN GARA A TEMÙ La Ski Race Cup si è ritrovata due sole volte nel mese di febbraio. Entrambi gli appuntamenti si sono svolti sulle nevi bresciane di Temù con prove di gigante e superG, valide per il Trofeo Energiapura. Nel primo gigante vittoria di Francesco Bertolini del Brixia e Margherita Donelli dell’Agonistica Pon. Nella replica successi per Giordano Magri (Orezzo Valseriana) e ancora di Margherita Donelli. Il superG di domenica 21 febbraio è andato a Fabio Ambrogi (Aprica) e Irene Castagna (Crocedomini), mentre nel gigante vittorie di Francesco Bertolini (Brixia Sci) e ancora Irene Castagna.

PROSEGUE LA MASTER OLD STARS Il 16 febbraio a Colere è andato in scena un superG valido per la trentesima edizione del Master Old Stars. Nei Super 80 ha vinto Giancarlo De Battisti, nelle C5 di Anna Fabretto, nelle C4 di Milli Cretti, nelle C3 di Ivana Castellini, nelle C2 di Lorena De Battisti, nei Super 75 di Cosimo Fontana, nei 70 di Giuseppe Ferri, nei 65 di Giovanni Grassi, nei 60 di Giorgio Curtoni, nei 55 di Danilo Gandossi e nei 50 di Marco Salvadori.

NUMBERS

4 150

I giorni di gare rimanenti per il circuito lombardo della Ski Race Cup

Gli atleti che solitamente partecipano ai giganti dell’Autodrive, circuito veneto

I GIGANTI MASTER DI TORGNON Due gare a Torgnon, il 5 febbraio. In Valle d’Aosta sono andati in scena due giganti sulla pista Piergiorgio Grange. Nella prima prova vittoria tra i Master A di Marco Maccecchini, nei B del valdostano Alfredo Gualla, nei C di Enrico Voyat e nei D di Clementina Jacquemod. Nella replica del pomeriggio Maccecchini, Gualla, Voyat e Jacquemod si sono ripetuti, tornando tutti quanti sul primo gradino del podio. RACE SKI MAGAZINE - MARZO 2016

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EVENTI

SONO STATO ALL’INFERNO 1.850 concorrenti, più di duemila metri di dislivello e quasi 15 chilometri di percorso: quella di Mürren è una delle gare di sci più famose al mondo. Ecco il racconto di un lettore di Race di Gianmario Iraghi - foto Inferno Rennen Mürren

È la gara di sci per amatori più antica e più importante del mondo. È stata inventata a Mürren, nell’Oberland Bernese, nel 1928. Partenza poco sotto la vetta dello Schilthorn-Piz Gloria, a 2.970 metri, arrivo a Lauterbrunnen, a 800 metri: 14,9 km di pura adrenalina, acido lattico e fiatone. Quest’anno però per mancanza di neve il tracciato è stato accorciato, con arrivo a Winterregg, a 1.578 metri. L’Inferno non è solo una gara, ma una tre giorni di festa indimenticabile. I partecipanti sono a numero chiuso e riuscire a iscriversi è già una vittoria! In questa edizione sono stati 28 gli italiani iscritti. Svizzeri, tedeschi e austriaci sono la maggioranza, ma ci sono anche americani, giapponesi, russi, solo per citarne alcuni. Il totale delle nazioni partecipanti è 25. ROAD TO MÜRREN Arriviamo a Lauterbrunnen giovedì 21 gennaio dopo circa tre ore e mezza di auto da Milano; ricerca dell’ufficio gara, ritiro dell’agognato pettorale e gadget inclusi nel pacchetto d’iscrizione. Al parcheggio auto carichiamo i bagagli su un carrello tipo aeroporto e ci avviamo verso la funivia Murrenbahn che ci porterà a Grütschalp. Con un’organizzazione perfetta, proprio alla svizzera, i bagagli, trasportati sotto la funivia, vengono sganciati e caricati automa98

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ticamente sul treno, che ci porterà, dopo 20 minuti di tragitto, a Mürren. Il paese è incastonato su un perfetto balcone panoramico che guarda le cime simbolo dell’Oberland Bernese: Eiger, MÖnch e Jungfrau. PISTA INFERNO Venerdì 22 gennaio: ok si sale, turisti giapponesi si frappongono a noi temerari dell’Inferno. In cima allo Schilthorn-Piz Gloria troviamo la terrazza 007, dove sono state girate alcune scene di ‘007 al servizio di Sua Maestà’. Ci siamo, sci ai piedi, casco e occhiali ben saldi e giù a spiare il ‘demone’. Primi 400 metri di pura follia: 40° di pendenza pari al 75%, un tuffo al cuore da prendere con le molle. Si giunge alla partenza della Downhill Race o, come si pronuncia in tedesco, ‘Inferno - Rennen’. Ispezioniamola: prima parte ripida, due gobboni, ma sciabili; si possono lasciare andare gli sci, la velocità aumenta e si giunge al primo traverso da percorrere in posizione. Un bellissimo sole illumina la pista; piccolo scollinamento e giù ancora per un lunghissimo traverso da sciare raccolti in posizione. Si scende a velocità sostenuta e la pista passa velocemente dal ripido al molto ri-

pido. Rocce a destra, montagna sulla sinistra, vuoto davanti e pista che piega a destra riducendosi a circa 15 metri di larghezza con un fondo molto sconnesso. Due tornantini ci conducono sopra un crinale dove si lasciano andare gli sci per giungere alla curva dell’Hohenluck. Piega a sinistra e via veloci il più possibile, cercando di avvantaggiarsi sul traverso nel bosco, che culmina con una salita di 250 metri circa. La salita è sicuramente molto impegnativa; si prosegue con una media pendenza e si può sciare in scioltezza fino al traguardo di Winteregg. Sicuramente è una bella pista ma molto impegnativa. Vedremo... Dalle 14.00 stop, la pista viene chiusa. La macchina organizzativa prevede per la serata balli, musica e soprattutto birra e divertimento.

> NELLE FOTO Alcuni momenti di una gara di sci molto particolare, dove i doppiaggi sono all’ordine del giorno e la fatica viene fuori tutta dopo una discesa che per molti è decisamente impegnativa


EVENTI

SABATO 23 GENNAIO THE RACE Ore 7.00: il cielo è coperto, nevica! L’organizzazione ha programmato l’orario preciso al secondo per la partenza di ognuno dei 1.850 concorrenti e la risalita in quota è regolamentata. La mia uscita dal cancelletto di partenza è prevista alle 14.41’22”, ho il pettorale n. 1.567. Ore 12.00: mi avvio alla funivia. C’è coda all’impianto, noi italiani non riusciamo a capire perché e intanto scopro che una slavina ha coperto parzialmente la prima traversa e hanno modificato il tracciato. Ore 15.00: ricevo l’ok per recarmi in zona partenza. Scendo il muro con 75% di pendenza dove 1.450 concorrenti hanno lasciato solchi profondi anche 60 cm (ieri era quasi liscio), cerco di non pensare a come

sarà la parte di pista più difficile, dove il diavolo mette le corna… Venti minuti di riscaldamento a -8. Alle 15.29 è il mio turno. All’ingresso del casotto di partenza trovo appesa una bottiglia di un non meglio precisato liquore, serve a dare coraggio a chi ne ha bisogno, c’è il diavolo in etichetta! PRONTI 3-2-1-VIA Percorro indenne la prima parte del tracciato e proseguo in posizione su un traverso basso, quello modificato: alla fine c’è da racchettare per scollinare; via col fiatone verso il lungo traverso tutto in posizione e qui i primi spilli nei quadricipiti cominciano a farsi sentire, ora la musica si fa dura. Termino il traverso e mi immetto sul ripido. Sono nella ‘bocca del diavolo’, il punto più

difficile e pericoloso. Decido di rallentare, voglio passare incolume da qui. Vengo sorpassato da un paio di missili, ma stoicamente non mollo, riesco a sciare su un lato buono e giungo ai tornanti: che buche! Vengo sorpassato ancora e lì decido di seguire la scia. Mi butto a capofitto sul crinale che precede la curva dell’Hohenlucke, ora le gambe sono di legno e l’acido lattico pizzica. Passo veloce ponendo attenzione a una grossa vasca davanti a me, riprendo la posizione, raggiungo e supero cinque concorrenti nel traverso del bosco. Finita la spinta gravitazionale inizia l’Inferno parte seconda. Arranco sulla salita, sono stravolto, il cuore batte all’impazzata, le gambe non si muovono, le braccia fanno male e… il diavolo mi guarda negli occhi. L’incitazione del pubblico è

commovente. Scollino Channelegg e mi trascino a valle cercando le ultime energie. Non guardo più nulla, ho gli occhi fissi sulle punte degli sci, la mente è annebbiata dalla fatica, respiro con la bocca, ma non è finita. Scendo a rotta di collo e arrivo alla fine dell’Inferno. Winteregg, il Paradiso, il traguardo, la fine delle mie fatiche, la gloria per noi mortali. Sento gridare il mio nome, sono i miei amici, lo speaker mi annuncia, è finita! Sono felice come un bambino. Mi complimento con Martino, uno dei due italiani che ho incontrato e adesso il mio premio, birra e patatine! 14’09”02, questo è il mio tempo. Non è un granché, ma ho rispettato l’Inferno, sono felice, ho ottenuto un ‘bronze’, che varrà l’iscrizione di diritto nel 2017. Un solo aggettivo: bellissimo.

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CIRCUITI

CAMBIO MATERIALI? UN DRAMMA PER I SENIOR

Francesco Bertolini

La normativa emessa dalla FISI spaventa Ski Race Cup e Autodrive. Se non verranno proposte deroghe, anche queste gare dovranno essere corse con sci di raggi e misure FIS, un vero problema di Andrea Chiericato

Cambio materiali atto secondo. Anzi, terzo. Ancora una volta ci troviamo a parlare di sci, caschi e scarponi. Ma in questo ambito a preoccupare maggiormente sono esclusivamente gli sci. Inutile tornare indietro e riprendere ancora una volta tutti i regolamenti, così come è inutile soffermarci sugli infortuni, tanti a tutti i livelli. Prima i nuovi raggi nelle gare

FIS, poi nelle FIS Children. Ora si avvicina l’ora x anche per tutte le gare federali, grandi e piccoli. Questo secondo la normativa materiali pubblicata dalla FISI la scorsa estate. «L’adeguamento alla normativa FIS sarà obbligatorio a partire dalla stagione 2016-2017 per tutte le categorie e per tutte le gare federali». La nota federale

spaventa i circuiti, ma anche la categoria Master. Ski Race Cup e Autodrive il prossimo anno potrebbero trovarsi ad adottare i regolamenti internazionali. Il condizionale è d’obbligo perché in questi mesi le voci hanno continuato a circolare con opinioni del tutto contrastanti. C’è chi afferma che il regolamento c’è e verrà adottato, chi invece

abbozza già una deroga. Insomma, non c’è ancora chiarezza, anche se la normativa emessa dalla federazione parla chiaro. Al di là della decisione finale, tutto questo spaventa non poco i circuiti. La Ski Race Cup in Lombardia, l’Autodrive in Veneto. Due organizzazioni che hanno puntato e puntano a raccogliere atleti che hanno sì voglia di gareggiare, ma senza troppi assilli, allenamenti, intensità nell’attività. E di conseguenza hanno voglia di divertirsi con materiali più semplici. «La risposta ufficiale non c’è ancora, non abbiamo certezze, ma sarebbe un vero dramma per noi - ha detto Andrea Vimercati della Ski Race Cup -. In questo momento abbiamo un numero enorme di Aspiranti che hanno deciso di fare il nostro circuito». Come più volte detto questi circuiti sono l’alternativa per chi non vuole correre nelle tradizionali FIS, anche solo NJR. «Se introducono i nuovi materiali cambia la filosofia del circuito, prima smettevano di fare gare, ora hanno una alternativa. Ma non sono preoccupato per i numeri, ma perché la gente smette di fare questo sport». Gli fa eco Maico Gallina, uno degli organizzatori dell’Autodrive. «Quelle due righe sono molto chiare ma dobbiamo avere risposte certe entro aprile - ha detto -. Dovranno fare una deroga, per ora siamo in stand-by, certo, sarebbe un dramma, soprattutto in gigante». Ora la Ski Race Cup viaggia con 150 atleti in gigante, stessi numeri anche per l’Autodrive, con slalom e superG che perdono qualche adesione.

NUMBERS

100

150

57

7.047

2.849

I partecipanti ai giganti della Ski Race Cup

Gli iscritti al superG di Temù del 21 febbraio

I punti del Brixia alla fine del mese di febbraio, club che comanda la Ski Race Cup

I punti dell’Agonistica Sportmarket leader attuale nel circuito Autodrive

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CIRCUITI

5 DOMANDE X 5 ATLETI

SKI RACE CUP 1. Come mai preferisci il circuito rispetto alle FIS? 2. Cosa introdurresti o cambieresti ancora nel circuito? 3. Con quale intensità scii e ti prepari alle gare? 4. Cosa faresti se cambiassero i regolamenti sugli sci? 5. Con i nuovi raggi smetterebbero tanti atleti secondo te?

FRANCESCO BERTOLINI

GIORGIO MARTINO

ALESSANDRO RATTI

GIORGIA SOLA

MATTEO VALENTI

BRIXIA SCI

CRISTAL TEAM

FOPPOLO

STELLA ALPINA

MADESIMO

1. L’ idea di seguire interamente il circuito Ski Race ce l’ho da un paio di anni perché penso sia ben organizzato per il numero di gare e la loro distribuzione durante la stagione. Quest’anno ho avuto una bella occasione: alleno il Brixia e gareggio, unisco le due cose.

1. Sono le gare più adatte al mio livello, si è creato una sorta di gruppo, ci divertiamo molto. Le FIS le lasciamo ai ragazzi più giovani e ambiziosi.

1. Le gare FIS hanno un livello troppo alto per me e sono troppo lontane dalle zone che solitamente frequento, sono un grande impegno, improponibile. Il circuito Ski Race Cup è vicino e ha più classifiche, è interessante.

1. A inizio stagione i tecnici hanno deciso di seguire la Ski Race Cup per il livello delle gare. Possiamo crescere tecnicamente e fare esperienza. Sono entusiasta della scelta che hanno fatto.

1. La Ski Race Cup permette di conciliare meglio sci e lavoro, è un buon compromesso rispetto alle FIS, dove il ‘gioco non vale la candela’ perché il livello è altissimo e ottenere i risultati è difficile.

2. Mi piacerebbe introdurre qualche gara in due manche, sarebbe una bella cosa. 3. Avendo finito le lezioni all’Università riesco a sciare anche sei giorni la settimana, ma non più di due volte nei pali.
 4. Ne sarei dispiaciuto perché anche nelle prove FISI verrebbe a mancare il divertimento, continuerei così.
 5. Credo di sì, in fondo è quello che è successo anche nei circuiti internazionali.

2. Introdurrei la start list in base ai punti realizzati nel circuito, riproporrei la Team Cup e a fine stagione la sfida Ski Race VS Autodrive, magari valevole come prova tricolore.
 3. Mi alleno tutti i weekend in cui non gareggio, purtroppo durante la settimana difficilmente riesco a sciare, quindi mi tengo in forma con altri sport.
 4. Mi adeguerei perché credo sia giusto competere tutti ad armi pari, ma non sarei assolutamente d’accordo perché non siamo professionisti e non vedo alcun motivo per cambiare.
 5. Tanti continuerebbero a utilizzare i vecchi sci, del resto è noto che tra i Senior c’è già chi usa sci con raggi inferiori.

2. Introdurrei degli eventi speciali, tipo gare in notturna o paralleli come fanno in Coppa del Mondo.
 3. Mi alleno nei weekend e qualche volta il mercoledì sera, in quanto lavorando in settimana non mi è possibile fare altrimenti. Durante la settimana alterno palestra o lavori aerobici in bicicletta.
 4. Spero fortemente che non succeda, ma se dovesse capitare non saprei davvero se smettere o cercare gare dove è ancora consentito l’uso dello sci attuale.
 5. Tra i Giovani non credo perché molti fanno le gare FIS, gli atleti più grandi faranno fatica e qualcuno potrebbe smettere.

2. Vorrei che venisse premiata anche la combinata e poi inserirei lo stesso numero di gare di superG, gigante e slalom, in modo da rendere tutto più omogeneo. 3. In estate mi alleno una quarantina di giorni, poi da settembre facciamo i fine settimana. Con l’inizio delle gare ci alleniamo in settimana e nei weekend liberi. 4. In questi anni stiamo vivendo tanti cambiamenti, ma non possiamo che adeguarci. Spero che questa scelta sia per motivi costruttivi e non di marketing. 5. Non credo che alcuni atleti possano smettere di sciare per il cambiamento effettuato nei raggi, ma sicuramente non ne saranno entusiasti, io compresa.

2. Mi piacerebbe fare qualche gara in due manche, anziché la classica formula di due gare in un giorno. Due volte a stagione renderebbero tutto più avvincente. 3. Scio nei fine settimana e durante le festività, facendo questo circuito non devo allenarmi quattro volte come per le FIS. 4. Probabilmente smetterei, abbiamo sempre sciato con questo tipo di materiale e senza allenamento ci troveremmo in difficoltà. 5. Davanti a questa scelta la maggior parte della gente non troverebbe conveniente comprare nuove attrezzature. Più che sicurezza si ottiene l’effetto contrario: mancanza di confidenza con lo sci.

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AZIENDE

Colmar

porta il grafene nello sci

Il rivoluzionario materiale migliora il comfort termico e riduce l’attrito dell’aria. Verrà utilizzato anche nella tuta da gara dei francesi Il primo capo di abbigliamento sportivo al mondo nel quale viene impiegato del grafene. È questa la novità presentata da Colmar all’ISPO di Monaco di Baviera, la più importante fiera dell’articolo sportivo, a inizio febbraio. Una novità in linea con la mission aziendale, che unisce la tradizione (l’azienda di Monza è stata fondata nel 1923) all’innovazione. Dai laboratori ricerca e sviluppo di Viale Elvezia e dall’incontro con una promettente start-up del Parco Scientifico di ComoNExT, Directa Plus, arrivano dunque alcuni capi molto innovativi: una giacca a vento, una tuta da gara, due modelli di intimo tecnico e una polo da golf. CLIMA PERFETTO E VELOCITÀ Il grafene, innovativo materiale nanotech a base di grafite, ha molte proprietà e applicazioni ma nell’ambito dell'abbigliamento sportivo è stato scelto essenzialmente per due motivi:

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agisce da filtro tra il corpo e l’ambiente esterno, assicurando sempre la temperatura ideale a chi indossa i capi e riduce l’attrito di acqua e aria. Grazie a Grafene Plus G+, il calore prodotto dal corpo umano viene disperso in presenza di climi caldi e conservato e distribuito uniformemente in climi freddi. Non solo, i tessuti trattati con Grafene G+ sono anche elettrostatici e batteriostatici. EQUIPE DE FRANCE Applicazioni dunque non solo a favore del comfort dello sciatore ma anche della prestazione in gara. I primi a beneficiarne saranno i francesi, dei quali Colmar è fornitore tecnico da diversi anni. Proprio l’introduzione del grafene dovrebbe permettere di ridurre l’attrito dell’aria, rendendo più veloci le tute. Tutti dettagli che i tecnici Colmar stanno testando. Intanto allo stand dell’ISPO faceva bella mostra una tuta grigia con i loghi della federazione di Annecy. www.colmar.it

Il grafene, materiale rivoluzionario Il grafene è costituito da un piano di grafite a struttura bidimensionale e ultrasottile. Fino a pochi anni fa era difficile pensare di ottenere un singolo strato di grafite ma nel 2004 Konstantin Novoselov e Andre Geim dell’università di Manchester sono riusciti a isolare un singolo strato di grafite ottenendo il Premio Nobel per la Fisica nel 2010. Oltre a essere il più sottile dei materiali esistenti, ha una resistenza e una rigidità superiore a quella dell’acciaio. Info PR

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AZIENDE

Level

pensa agli infortuni del pollice

Il Thumb Protector è stato studiato per prevenire la seconda lesione più comune nella pratica dello sci Si pensa al ginocchio e ai legamenti crociati, ma il secondo infortunio più comune nello sci alpino è quello alle mani e in particolare le lesioni al pollice. Secondo le statistiche gli infortuni che interessano il pollice sono tra il 5 e il 20% di tutte le lesioni nello sci alpino e interessano ogni anno tra 80.000 e 240.000 pazienti in tutto il mondo. La lesione al pollice colpisce il legamento collaterale ulnare (UCL) al metacarpofalangeo del pollice. In caduta il bastone da sci nella mano dello sciatore genera una leva che va a interessare l’articolazione del pollice, mettendo il

legamento sotto forte stress. Lo sciatore, colpendo la superficie con elevata velocità (forte trauma) porta la mano avanti come riflesso naturale per attutire l’impatto. Il pollice viene deviato verso l’esterno, provocando la frattura o la lesione del legamento collaterale ulnare (UCL). POSIZIONE NEUTRA Ecco dunque che Level, in collaborazione con Innosafety, ha studiato e messo a punto un innovativo sistema di protezione per il pollice, presentato alla fiera ISPO di Monaco di Baviera all’inizio del mese di febbraio. L’obiettivo del dispositivo

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è quello di aiutare a prevenire lesioni ai legamenti e ossa del pollice. Come? Resistendo e deviando la forza della caduta dalla mano al braccio inferiore. Questo è reso possibile perché la struttura rigida del Thumb Protector anche quando si appoggia la mano sulla neve, mantiene la posizione anatomica neutra del pollice, evitando l’apertura verso l’esterno e lo scaricamento di tutte forze. Thumb Protector sarà in vendita dalla prossima stagione invernale e può essere indossato su qualsiasi guanto. www.levelgloves.com

THUMB PROTECTOR SYSTEM GUARDA IL VIDEO

Info PR RACE SKI MAGAZINE - MARZO 2016

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AZIENDE UNA COLLEZIONE MOLTO RACE

JIMM OCTO+ PER TUTTE LE TESTE Il sistema Octo+ è stato la grande novità di questa stagione sciistica. Ora il primo sistema auto-adattante per caschi, introdotto sul modello Jakk+, viene proposto anche sul modello allmountain Jimm+ (169,90 euro). Il concetto è semplice quanto innovativo: l’interno del casco è foderato con uno speciale materiale elastico che lavora in modo simile ai tentacoli di un polipo, avvolgendo uniformemente tutto il cranio. In aggiunta, tre diverse taglie consentono di trovare veramente il fit perfetto. Insieme agli occhiali abbinati, Jimm+ costituisce un vero e proprio sistema anti-appannamento delle lenti. Grazie a dei canali di ventilazione addizionali che sfociano sul visore del casco e sono perfettamente allineati con le aperture sul lato superiore della maschera, l’aria che arriva sulla fronte del casco viene risucchiata all’interno tramite la stessa maschera, annullando ogni rischio di appannamento. Questo sistema è presente, per esempio, sul modello Big 40.

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I modelli di punta della collezione da agonismo Uvex (qui fotografati allo stand della fiera Ispo) sono il Race + e l’Helmet 5, tutti con doppia omologazione ASTM 2040 ed EN1077, da abbinare alle maschere Fire Race e Downhill, un grande classico che non tramonta mai.

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2017 Info PR

Uvex

casco auto-adattante e maschera a 186 gradi per vedere meglio

Jimm Octo+ e Big 40 sono alcune delle novità made in Germany LA MASCHERA CHE PENSA IN GRANDE Pensare e vedere in grande. Questo il motto della nuova maschera Big 40, che misura 40 millimetri tra la fronte e il naso. Una superficie maggiorata per una migliore visuale (a 186°) e con la garanzia che gli sbuffi di neve fresca scivolino via completamente quando si scia nella powder grazie al design frameless, vale a dire a tutta lente. Big è disponibile nella versione FM (149,90 euro) e VFM (199,90 euro) con trattamento Variomatic® che trasforma in automatico le lenti in funzione delle condizioni di luce da S1 (molta luce) a S3 (molto scuro). Questo modello è ideale quando si passa improvvisamente dai campi innevati aperti al bosco. Sia FM che VFM garantiscono una protezione 100% dai raggi UVA, UVB e UVC.

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www.geierdiffusion.com


AZIENDE

17 su 34: il Circo Bianco sceglie

SPM

Metà delle gare del massimo circuito sono servite dall'azienda varesina Diciassette è un ottimo traguardo per SPM: 17 su 34 sono le località che, tra le quattro aziende operanti nel settore, hanno scelto l’azienda varesina per l’allestimento completo delle piste da sci in occasione delle gare di Coppa del Mondo 2015/16. Dopo l’iniziale trasferta oltreoceano ad Aspen e Beaver Creek, SPM si è spostata in Europa: tra coloro che hanno scelto SPM risaltano molti resort che hanno fatto la storia dello sci tra cui Kitzbühel, Wengen, Cortina e Val Gardena, ma non mancano alcune località esordienti come ad esempio la coreana PyeongChang e la slovacca Jasnà. Nell’elenco ci sono anche le notturne di Campiglio e Schladming e, da SportCenter_Print.pdf 1 29/02/16 17:33 Info PR quest’anno, Santa Caterina e

La Thuile hanno preferito SPM per le loro competizioni. Il successo di SPM è frutto dell’ormai affermata alta qualità dei materiali e della solida esperienza maturata grazie a decenni di lavoro sul campo. Affidabilità, tecnici specializzati e disponibilità a soddisfare le esigenze dei clienti sono i servizi che hanno contribuito a rendere l’azienda varesina leader per numero di venues di Coppa del Mondo servite. Quella che si sta per concludere è una stagione particolarmente positiva per SPM: la buona riuscita del test event in Corea del Sud ha rafforzato i rapporti di collaborazione tra l’azienda varesina e il Comitato Organizzatore in vista dei Giochi Olimpici Invernali 2018 (durante i

quali SPM fornirà tutte le reti B e i materassi ad aria) mentre le finali di Coppa del Mondo a St Moritz saranno campo di prova per i Mondiali 2017, evento di cui SPM sarà unico Fornitore Ufficiale. Dopo i recenti complimenti da parte della FIS per l’attendibilità e la qualità dei materiali utilizzati nelle ultime competizioni, SPM sta collaborando attivamente con la Federazione Internazionale per trovare nuove soluzioni tecniche che permettano lo svolgimento in completa sicurezza di gare quali i Team Event e i paralleli di Coppa del Mondo. Attiva nel settore da oltre 60 anni, SPM è costantemente in miglioramento e, nonostante la crisi, in crescita anno dopo anno. www.spm-sport.com

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AZIENDE

Il video #rideyourcolor ha fatto il pieno di visualizzazioni e la collezione 2017 dell’azienda è all'insegna della multicromia L’inverno 2016/17 sarà quello dei colori. Almeno a giudicare dal successo ottenuto dal video di presentazione della nuova collezione Energiapura, che ha fatto il suo debutto alla fiera ISPO di Monaco di Baviera a fine gennaio. In #Rideyourcolor scorrono spettacolari sequenze di sciatori impegnati in curve al limite della forza di gravità con cortine di fumogeni colorati, che spesso fungono anche da porte di slalom. Una clip girata sulle nevi della Val Senales che ha riscosso davvero tanto successo con oltre 100.000 visualizzazioni nei primi giorni di pubblicazione sui canali social dell’azienda veneta. Anche lo stand dell’ISPO sfruttava la forza di coinvolgimento di #rideyourcolor con le 106

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immagini che scorrevano a ciclo continuo sul mega ledwall che era proprio al centro dello spazio riservato a Energiapura. #Rideyourcolor è il leit motiv della collezione Energiapura 2016/17, una tendenza trasversale che si manifesta come colore, sotto forma di fumo... che crea movimenti. Giacca imbottita, pantalone sci, felpa, pantalone felpato, gilet imbottito, wind stopper antivento con il pantaloncino scalda muscoli, guanti, zaini, protezioni schiena, berretti e snap back saranno tutti…. rideyourcolor. Intanto però da metà febbraio i più forti atleti delle categorie Ragazzi, Allievi e Giovani gareggiano già con la nuova tuta! www.energiapura.info

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Guarda il video inquadrando il QR code oppure digitando #rideyourcolor energiapura sulle pagine Facebook o Youtube

Info PR

Energiapura punta sui colori

©Ralf Brunel


AZIENDE

Protezioni intelligenti ed airbag made in

POC

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L’azienda svedese per il 2016/17 propone un base layer con inserti in VPD e back protector con pallone Tante novità firmate Poc per la stagione 2016/17. Due prodotti particolarmente interessanti sono stati presentati alla fiera ISPO di Monaco di Baviera, all’inizio del mese di febbraio, ricevendo il prestigioso award ‘Innovation’.

Info PR

POC LAYER Con i prodotti Layer, Poc ha sviluppato una serie di protezioni dedicate agli atleti alla ricerca di una protezione efficace e modulabile per tutte le discipline. Il baselayer è realizzato in tessuto tecnico e traspirante con inserti anti taglio e apposite aperture nelle quali possono essere inseriti i protettori in VPD. Il VPD è il materiale utilizzato da Poc in tutte le sue protezioni e ha la caratteristica di essere morbido e flessibile durante l’utilizzo, mentre per l’assorbimento di un impatto si irrigidisce, disperdendo le forze su una superficie maggiore, col risultato di una protezione ad altissimi livelli. Poc Layer ha riscontrato molto consenso da parte del pubblico specializzato ad ISPO e sarà disponibile nelle taglie junior e adulto dall’autunno, al prezzo di 160 euro per i pantaloni e 200 per la maglia.

www.pocsports.com

SPINE VPD 2.0 AIRBAG VEST La Poc, in collaborazione con la ditta francese In&Motion, ha sviluppato un paraschiena con airbag dedicato allo sci. Progettato insieme ai più forti atleti dello Ski Cross mondiale, è attualmente utilizzato da più di 40 atleti in Coppa del Mondo con ottimi risultati. Lo Spine VPD 2.0 Airbag è un back protector con l’aggiunta dell’airbag in modo da proteggere come un tradizionale paraschiena e attivare l’airbag quando necessario per una protezione fino a quattro volte maggiore di un tradizionale back protector. L’algoritmo di attivazione è in funzione dai dati rilevati da accelerometro, giroscopio e gps che controllano i movimenti mille volte al secondo per rilevare quando lo sciatore ha perso definitivamente il controllo, inoltre un sensore sugli scarponi permette l’attivazione anche in caso di perdita dello sci. Il peso è di 800 grammi e può essere ricaricato facilmente. Il valore massimo di gonfiaggio dura circa 10 secondi (ma viene raggiunto in meno di 100 millisecondi) e dopo 15 secondi l’airbag si sgonfia. La particolarità di questo modello è che garantisce la protezione di una zona ampia della parte alta del corpo, dal collo al torace e alla spina dorsale, fino al bacino e ai fianchi ed è disponibile in tre taglie. Sarà in commercio a partire da luglio al prezzo di 1.250 euro.

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AZIENDE

TRIone

lamine da Coppa del Mondo per tutti

L’ormai noto attrezzo professionale made in Valle d’Aosta è utilizzato nei club e dai principali skimen con tre diverse mole, perfezionate ogni anno > NELLE FOTO La nuova macchina ©Paolo Rey. Nella pagina accanto, dall’alto, Giuseppe Bianchini al lavoro sugli sci di Stefano Gross, Giuseppe Bianchini e Patrick Merlo e Patrick Merlo sugli sci del Razzo di Minozzo

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Una macchina versatile che ti permette di fare qualunque cosa. È TRIone, l’affilatore professionale che anno dopo anno continua a evolversi. Ognuno vuole avere un angolo personalizzato, ognuno vuole avere più o meno filo, più o meno aggressività. Con l’innovativo affilalamine è ora possibile fare tutto questo. La macchina è stata costruita per ogni occasione e per ogni sciatore. In base alle proprie esigenze o preferenze si può creare RACE SKI MAGAZINE - MARZO 2016

una lamina del tutto personalizzata. È questione di manualità, di gesto, di come si utilizza il gioiellino prodotto dall’azienda valdostana. Fare girare la mola a velocità più bassa e dosare la pressione ti permette di differenziare il lavoro e avere uno sci più facile o più difficile. Certo, un mago degli sci riesce a trarre il meglio da TRIone, l’azienda ci tiene però a precisare che la macchina può essere utilizzata da tutti: «chiunque può farsi gli sci, TRIone permette di avere un angolo

sicuro e preciso, più sei bravo e più usi accorgimenti nell’affilatura». Insomma è davvero una macchina perfetta per agonisti e turisti, per atleti degli sci club e quelli di Coppa del Mondo, per lo slalom e la discesa. Sì, perché l’angolo può essere più dolce o più aggressivo, a seconda anche delle nevi. L’affilalamine deve poi essere abbinato a una delle tre mole in commercio. TRIone non punta ad avere un ‘parco mole’ ampio, ma cerca di continuare


AZIENDE

ARIA PULITA Durante la lavorazione si consiglia di utilizzare l’aspiratore che consente di avere un ambiente pulito e salutare, senza metalli che circolano nell’aria. TRIone ha da poco introdotto un accessorio piccolo, ma di primaria importanza. È una speciale curva che viene posizionata al posto della calamita e che consente di attaccare il tubo di aspirazione. Due i benefici primari: si respira aria sana e la lamina si surriscalda meno durante la lavorazione.

l’evoluzione di quelle già presenti, sostituendole non appena i risultati dei test sono positivi. Gli utilizzatori dell’affilalamine possono scegliere tra la CBN1, CBN6 e CBNF. La CBN1 è consigliata quando ci sono nevi aggressive, ghiacciate o barrate, soprattutto per le discipline tecniche maschili e lo slalom femminile. Poi c’è la CBN6, utile per la preparazione degli sci da velocità in quanto crea una tempra meno aggressiva e quindi una lamina più elastica e scorrevole. La CBNF è una via di mezzo tra le due estreme, anche questa davvero funzionale. Anche in questo caso non esiste una regola ben precisa per utilizzarle. Lo sanno bene gli skimen di Coppa del Mondo: ognuno ha la sua visione e la sua ricetta, con l’unico obiettivo di arrivare in cima alla classifica. E anche TRIone ha la sua ricetta vincente: avere una macchina, con tre mole differenti, facilmente trasportabile e che ti permette di fare qualsiasi cosa. Da questa stagione è ancora più comoda e pratica. L’azienda ha introdotto sul mercato un trasformatore veramente piccolo e leggero. Un altro gioiellino che svolge esattamente lo stesso lavoro del precedente, molto più grande, pesante e ingombrante. Per uno skiman o un allenatore che viaggia tutto l’inverno, questa è la soluzione ideale. Quando prendi la comoda valigetta in alluminio sembra vuota, una leggerezza di cui non si può più fare a meno, specie se viaggi sempre carico di sci e valigie. Il nuovo trasformatore ha anche un sistema di raffreddamento diverso e può girare a 110 volt, può quindi essere utilizzato in tutto il mondo. La comodità e la precisione di TRIone la conoscono molto bene Giuseppe ‘Bianco’ Bianchini e Patrick ‘Luzzo’ Merlo, gli skimen di Stefano Gross e Giuliano Razzoli, slalomisti che hanno ritrovato insieme il podio a Wengen. TRIone è un’azienda formata da professionisti ma soprattutto da tecnici che vivono ogni esperienza sul campo, a contatto con gli atleti e i ‘service’ del massimo circuito mondiale. Tutte le evoluzioni di questi anni sono sfrutto di continui feedback, positivi e negativi, tra skimen del circo bianco e gli sviluppatori del prodotto. In Valle d’Aosta non si fermano mai, si continuano a testare soluzioni vincenti e migliorie alle mole per essere sempre aggiornati sul mercato. www.tri1.it RACE SKI MAGAZINE - MARZO 2016

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AZIENDE

Liski va veloce in Corea L’azienda italiana ha fornito le reti di protezione per il test event dello scorso febbraio a Jeongseon

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Davvero bello il colpo d’occhio della splendida pista di Jeongseon in Corea del Sud interamente protetta dal sistema di protezione Liski con più di 130 pali OB e reti Tipo A. La pista che ospiterà le discipline veloci dei Giochi invernali di Pyeongchang è stata messa in sicurezza con doppia rete in alcuni tratti ad alto tasso di pericolosità, per un totale di circa 3.600 metri. L’intero progetto, la produzione dei materiali e l’allestimento sono stati effettuati da Liski nello scorso autunno - inverno. È stata una grande sfida allestire la ‘Jeongseon Alpine Ski Venue’, la pista olimpica di discesa dei XXIII Giochi olimpici invernali Pyeongchang 2018, in così poco tempo, una sfida vinta grazie a un team di esperti che è valsa i complimenti dalla FIS e dal Comitato Olimpico per la grande professionalità dimostrata

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in una situazione di emergenza (montaggio dell’impianto a -20° e con forti nevicate). Durante la discesa e il superG sono stati usati i nuovi Teli ‘Liski Competition’, omologati per questa stagione, utilizzabili in tutte le gare FIS e adattabili a tutti i vari diametri di palo. Il telo universale è stato utilizzato in gran parte delle gare di Coppa del Mondo della stagione, grazie anche alla partnership commerciale che lega la società bergamasca a Infront, azienda che si occupa della gestione degli spazi pubblicitari del Circo Bianco. Oltre alle reti A e ai teli, sono state consegnate reti di tipo B per una lunghezza di circa 6 chilometri a Yongpyong (sede delle discipline tecniche), teli da snowboard e pali da slalom per le gare dei disabili. I pali slalom Liski e i nuovi puntali Rapid 34 cm e Rapid 27

cm continuano a garantire la solita affidabilità, riconosciuta e confermata dai complimenti della FIS e dagli organizzatori dei vari appuntamenti di Coppa del Mondo. Un risultato ancora più soddisfacente considerando i problemi e le rotture in varie altre competizioni. LILLEHAMMER Un’altra grande soddisfazione per Liski è stata la fornitura di oltre 6000 pettorali per le Olimpiadi Invernali Giovanili di Lillehammer 2016, in Norvegia; al via 1.100 atleti provenienti da 70 nazioni. Oltre ai pettorali di tutte le discipline, Liski ha fornito altri materiali di protezione e allestimento piste. L’ultimo evento in ordine di tempo sono i Campionati Mondiali FIS Junior di sci alpino a Sochi/Rosa Khutor, dove


AZIENDE

©Fend/CO Garmisch Partenkirchen

ancora una volta Liski non ha mancato di fornire i suoi prodotti per l’allestimento delle piste. Per la Russia un’altra importante manifestazione sulla scia dei Giochi Olimpici Invernali di Sochi 2014. L’azienda di Brembate da anni agisce a 360 gradi, cooperando con i comitati organizzatori di tutti gli eventi top del settore neve ed è per questo che anche gli organizzatori della MarciaGranParadiso di Cogne hanno scelto le transenne Limit Sport e la segnaletica Liski per allestire il bellissimo circuito e dare ulteriore prestigio alla manifestazione. COPPA DEL MONDO E COPPA EUROPA Tornando al circuito gare di Coppa del Mondo FIS di sci alpino, è ormai confermata la consueta fornitura ai vari Comitati Organizzatori dei pacchetti d’affitto Liski, comprendenti materassi ad aria e in gommapiuma, reti, transenne, strutture di

arrivo, barre a iniezione, frame per striscioni pubblicitari e naturalmente i pali da slalom per i tracciati gara. Alta Badia, Garmisch Partenkirchen, Soldeu, Kranjska Gora e diverse altre tappe di Coppa Europa si sono affidate a Liski.

con la FIS si è ulteriormente consolidata, grazie all’inserimento nella lista dei Fornitori Preferenziali, voluta dalla Federazione Internazionale per garantire partner di fiducia ai Comitati Organizzatori di grandi eventi a livello mondiale.

FORNITORE PREFERENZIALE FIS Continua anche la pluriennale partnership con la Federazione Internazionale di Sci. Da anni la FIS promuove gli sport invernali con la campagna internazionale Bring Children to the Snow (FIS Snow Day, FIS Snow Kidz) e anche quest’anno ha commissionato a Liski la fornitura di altri pacchetti comprendenti vari prodotti, tra i quali oltre 10.000 pali da slalom, 10.000 V-Board e centinaia di striscioni e poster pubblicitari distribuiti alle diverse località sciistiche europee e mondiali che hanno aderito all’iniziativa. Inoltre da questa stagione la cooperazione

PUNTE IN ALLUMINIO E CHIAVI IN PLASTICA Sul fronte tecnico, dopo le punte in plastica, Liski ha introdotto nella sua gamma di articoli anche le punte da trapano in alluminio e la chiave in plastica per pali slalom. I due nuovi articoli sono stati subito apprezzati dagli addetti ai lavori per la maneggevolezza e la grande praticità di utilizzo. Liski esporrà nelle più importanti fiere internazionali: Prowinter-Forum Alpitec di Bolzano (6-8 aprile 2016) e Mountain Planet di Grenoble (13-15 aprile 2016). www.liski.it

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www.prowinter.it

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Race Ski Magazine n. 139 marzo 2016

a cura di Claudio Primavesi

Prowinter 2016 a quota 200 A poche settimane dall’apertura di Prowinter (dal 6 all’8 aprile alla fiera di Bolzano), unica fiera B2B in Italia e in Europa per l’importante segmento del noleggio delle attrezzature invernali, l’adesione degli espositori si sta avvicinando a quota 200. Con l’ampliamento delle categorie merceologiche Prowinter ora apre alle proposte estive e all-seasons, ma anche alle tecnologie e ai servizi per le stazioni montane, raccolte fino a due anni fa sotto l’egida di Alpitec. Il target di riferimen-

to si allarga e si focalizza ancor meglio sugli operatori e i professionisti del settore turistico-montano ai quali, in concomitanza di date e luoghi, è offerta anche un’importante e inedita opportunità informativa: il ‘Forum Alpitec - Connecting Knowledge’. Ovvero, una piattaforma per meeting, convegni, workshop tecnologici e altri eventi, che vuole evidenziare innovazioni e tendenze, creare momenti d’incontro e confronto sulle tematiche più attuali.

Noleggio sci verso la saturazione

©MarcoParisi

©MarcoParisi

Scott Sports acquista Dolomite

ISPO a gonfie vele

Vista Oudoor, che controlla i marchi di caschi Bollé e Cebé, ha annunciato lo scorso 25 febbraio di avere raggiunto un accordo per l’acquisizione della divisione outdoor di Action Easton-Bell Sports, con in portafoglio i brand Giro, Bell, C-Preme e Blackburn.

Il marchio di Givisiez, Cantone di Friburgo, ha completato l’acquisizione di Dolomite, annunciata in autunno, dal Gruppo Tecnica, che controllava lo storico brand dal 1998. Scott aveva già acquisito il business degli scarponi da sci di Garmont.

Espositori in aumento alla fiera dell’articolo sportivo di Monaco dal 24 al 27 gennaio, da 2.585 a 2.645, per un totale di 180.000 metri quadrati di esposizione, 80.000 visitatori e 120 Paesi rappresentati. In aumento anche i visitatori dall’Italia.

PROWINTER

2016

Vista Oudoor compra Giro

Fiera internazionale per noleggio, attrezzature e tecnologie degli sport di montagna

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«Il noleggio ha subito un incremento notevole negli ultimi 10 anni. I noleggi sci in Italia sono circa raddoppiati, soprattutto nelle città e siamo arrivati a una saturazione del mercato». A dichiararlo Kurt Ladstätter, direttore di Rent and Go, la grande catena di noleggi specializzati. «I noleggi adesso devono fare grandi investimenti per accontentare il cliente - ha aggiunto

Ladstätter in una intervista rilasciata agli organizzatori della fiera Prowinter -. Devono avere sempre attrezzatura nuova, ben preparata, con macchinari sofisticati e personale preparato. Per la grande competizione sul mercato, i margini di guadagno nel settore si sono molto ristretti. Sia in Italia che all'estero alcuni esercizi di noleggio sono stati costretti a chiudere».

320.000

le transazioni nel 2014/15 nei noleggi Rent and Go

30.000

gli sci noleggiati

20.000

i caschi noleggiati

6 - 8 aprile 2016 | Fiera Bolzano

www.prowinter.it



www.energiapura.info


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