Skialper 117

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PERSONAGGI: ERIC HJORLEIFSON, DAVIDE MAGNINI | ESCLUSIVO: CRANS MONTANA RANDO PARC | ITINERARI: 50 PROPOSTE DI PRIMAVERA

inspired by mountains

R A C E

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T O P

6 EURO NUMERO 117

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APRILE 2018 BIMESTRALE

9 771594 850005

AT T E N Z I O N E : L EG G E R E C O N M O D E R A Z I O N E , C R E A D I P E N D E N Z A

80117

S K I A L P

R U T O R

Poste Italiane S.p.A. Sped. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1. LO/MI

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E D I T O di Davide Marta

©Federico Ravassard

Meltin pot è chi va in montagna a sciare e chi si occupa di chi va in montagna a sciare. Noi siamo i secondi, in questo elenco, anche se le nostre sciate non ce le facciamo mancare. Però questo lavoro ci impone di osservare con occhio attento quello che gli altri tendenzialmente fanno per divertirsi. Gli altri che poi sareste voi, che state leggendo l’articolo. E c’è una riflessione che mi va di condividere proprio con voi. Solo una stagione ricca di neve come questa poteva sedimentare i cambiamenti che ci sono stati negli ultimi tre-quattro anni nel modo di interpretare lo sci di montagna, o chiamiamolo pure scialpinismo se volete. Prima era mancata la neve, in certe zone si sciava a singhiozzo, tanti dovevano fare di necessità virtù e non riuscivano a dare sfogo alla propria voglia di sperimentare. Questi tre anni di limbo sono iniziati con una netta divisione tra chi andava in giro con uno stile e chi con un altro, le famose tutine e braghe molli, per non parlare di chi sciava in pista e chi fuori. Ho l’impressione che con il tempo l’ambiente sia maturato e che un po’ tutti abbiano capito che una cosa non esclude l’altra, che si può essere freerider con sci da 80 sotto il piede oppure salire veloci con aste da 110. O semplicemente che ci si può allenare per le gare e poi quando nevica cambiare assetto e andare per boschi, o viceversa. Aggiungiamo che nei gruppi che si incontrano in giro sempre più spesso si mischiano tavole splitboard agli sciatori e il meltin pot è

fatto. C’è stato modo di sciare tanto, di salire e scendere, di sperimentare, di capire. Di rendersi conto che tante proposte che vengono dalle aziende non sono solo marketing ma possono anche aiutare ad allargare i propri orizzonti. E che uno stile non è necessariamente meglio di un altro. Magari rimane la battutina detta tra i denti con gli amici del branco di origine, ma ho visto sfumare la tensione e la polemica che prima era piuttosto esacerbata. E gli eventi che nascono sono lì a testimoniarlo. Il Big Up&Down a Les Arcs (di cui leggerete in questo numero) mette tutti sullo stesso piano, purché ci sia da salire in montagna per poi sciare. E mentre stiamo chiudendo questo numero (cioè, proprio adesso che scrivo queste righe) abbiamo un inviato e due lettori special guest a La Sentinelle e altrettanti al Tour du Rutor. Due eventi che più distanti non si potrebbe, uno è il manifesto di quello scialpinismo new-age, di tendenza, che ha in Bruno Compagnet il guru supremo, l’altra è la gara di skialp race che tocca i vertici per professionalità, livello tecnico e organizzazione. Entrambi hanno scelto gli stessi giorni e - un po’ curiosamente - lo stesso luogo, la Valgrisenche. Stesso teatro, stessa neve, stessa voglia di fare fatica, di stare insieme, di divertirsi. Magari con approcci diversi, magari con qualche inevitabile sfottò e polemica. Ma senza divisioni, senza fastidio reciproco. E questo merita un gran bel ‘mi piace’, altro che facebook. #inspiredbymountains

C'

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S S O M M A R I O

PROPOSTE

C’era una volta il West Continua il nostro viaggio alle radici della passione per lo sci di montagna: questa volta siamo andati ad Ovest, sul Monte Rosa, per renderci conto che il freeride non è soltanto una moda di Federico Ravassard

72 44 PEOPLE

Eric Hjorleifson Il visionario

Primo freerider a saltare con gli attacchini, ski movie star, sviluppatore di scarponi freetouring. Chi è veramente Hoji? di Federico Ravassard

Tracce

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Ormai avete imparato a conoscerlo… il nostro inserto dedicato agli itinerari escursionistici con sci e pelli è arrivato alla terza uscita. In questo numero vi proponiamo 47 itinerari sulle Alpi pensati per un finale di stagione alla grande grazie alla tanta neve caduta in questi mesi. DA PAG. 145

EVENTI

Siamo tutti figli dello stesso dio Garisti e freerider, atleti top e principianti, pellate notturne e gare molto particolari, sci stretti e larghi: in Francia c’è un evento che unisce tutte le anime dello skialp e del freeride di Luca Giaccone

Vi aspettiamo in edicola a inizio giugno!

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indice PROPOSTE

Crans-Montana Rando Parc

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40 chilometri di itinerari per lo skialp segnalati, controllati e divisi per difficoltà. Siamo andati alla scoperta di un comprensorio con 8.000 metri di dislivello positivo voluto fortemente da Séverine Pont-Combe e dal marito e allenatore di Tatiana Bertera

IN COPERTINA spot: Punta Flambeau Monte Doravidi rider: Michele Boscacci Davide Magnini fotografo: Stefano Jeantet Questo mese per la scelta della foto di copertina abbiamo dovuto aspettare fino all’ultimo e... incrociare le dita! Avevamo deciso di optare per un’immagine di skialp race, che da un po’ non utilizzavamo, e ci sembrava che il Tour du Rutor fosse l’occasione giusta per uno scatto tecnico, in ambiente di alta montagna. Così, giorno per giorno, Stefano Jeantet ci ha mandato una selezione delle migliori foto e la nostra scelta è caduta su questa.

64 PEOPLE

Determinazione Magnini Ventenne, già campione del mondo e vincitore della Coppa, stella della corsa in montagna, futuro ingegnere. Quello che in tanti considerano il nuovo Kilian sa dove vuole arrivare

L'ALTRA COPERTINA

di Luca Giaccone

110 GREATEST ITALIAN TREKS

Contro vento Le isole Eolie prendono il loro nome dal dio dei venti. E il modo migliore per scoprirle, lontano dai clamori del turismo mondano, è fuori stagione e con uno zaino in spalla di Ruggero Bontempi

Rubriche Edito

Altri servizi Non sono un eroe, è stato un bel gioco

40

La mia prima Sellaronda

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Contributors

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Backstage

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Bar Valeruz 88

Aku Spirit 118

Login

Millet Tour du Rutor Extrême 98

No train, no game

Controcopertina

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BACKLAND 95

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Direttore editoriale DAVIDE MARTA davide.marta@mulatero.it Direttore responsabile CLAUDIO PRIMAVESI claudio.primavesi@mulatero.it Il nostro team ANDREA BORMIDA LUCA GIACCONE EMILIO PREVITALI FEDERICO RAVASSARD GUIDO VALOTA Amministrazione SIMONA RIGHETTI simona.righetti@mulatero.it Segretaria di redazione ELENA VOLPE elena.volpe@mulatero.it Progetto grafico e impaginazione NEXT LEVEL STUDIO info@nextlevelstudio.it Cartografia Marco Romelli Webmaster skialper.it Silvano Camerlo

PHOTO Hansi Heckmair

Collaboratori Luca Albrisi, Leonardo Bizzaro, Caio, Gianluca Gaggioli, Danilo Noro, Luca Parisse, Andrea Salini, Flavio Saltarelli, Davide Terraneo Hanno collaborato a questo numero Tatiana Bertera, Ruggero Bontempi, Jacopo Da Campo, Chiara Musso, Andrea Salini

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Hanno fotografato Alfredo Croce, Marc Daviet, Stefano Jeantet, Federico Ravassard, Alice Russolo, Andrea Salini I nostri tecnici Igor Chiambretti, Renato Cresta, Alessandro Da Ponte, Eros Grazioli, Massimo Massarini, Fabio Meraldi

dedicato a Matteo Tagliabue, per sempre uno di noi

Distribuzione in edicola MEPE - Milano - tel 02 89 5921 Stampa STARPRINT Srl - Bergamo Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 4855 del 05/12/1995. La Mulatero Editore srl è iscritta nel Registro degli Operatori di Comunicazione con il numero 21697.

Pensa a quante sciate nel bosco in più potresti fare senza tutti gli alberi abbattuti per produrre nuova carta!

© copyright Mulatero Editore - tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa rivista potrà essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge

MULATERO EDITORE | Via Giovanni Flecchia, 58 - 10100 - Piverone (TO) tel 0125.72615 - mulatero@mulatero.it - www.mulatero.it



c C O N T R I B U T O R S

QUELLI BRAVI, PRIMA O POI, PASSANO TUTTI DA SKIALPER E se non ci sei ancora passato, fatti una domanda (o scrivici una mail…)

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1. TATIANA BERTERA Capelli rossi, lentiggini, nella bergamasca la conoscono tutti perché, appena ha qualche ora libera, sale e scende con sci e pelli. E anche perché è come il prezzemolo, dai social agli eventi outdoor, eccola comparire. Il verbo non le manca, ma neppure la capacità di scrivere di personaggi e luoghi, sulla carta stampata o sul suo blog cordadoppia.com. E neppure il coraggio di lasciare un posto da insegnante per inseguire il sogno outdoor. 2. MARC DAVIET Originario di Annecy, la capitale della Alpi francesi, si considera attore e regista al tempo stesso. Attore perché è istruttore di arrampicata e ha fatto parte della nazionale francese di climbing. Per questo quando scatta una foto sa cosa si prova a stare dall’altra parte dell’obiettivo. A Marc piacciono i dualismi. Ecco perché ritiene il suo lavoro il più bello del mondo: quando scatta le action picture in montagna è anche un po’ fotografo di paesaggi. Meglio che andare a scattare su un campo di calcio…

3. ALICE RUSSOLO È laureata in giurisprudenza, ma ha capito ben presto che i codici non facevano per lei. La strada da seguire era quella della fotografia: e forse avrebbe dovuto capirlo già quando a 13 anni le hanno regalato la prima macchina fotografica. Ha girato il mondo come protagonista prima e responsabile della post-produzione video poi del programma tv Donnavventura. Poi è partita per la California per affinare la sua tecnica fotografica. Ora ha la base a Trento ma è cittadina del mondo, tra viaggi, action photo e still life. 5. ALFREDO CROCE Milanese di nascita, stremato dai ritmi metropolitani, si è trasferito a Trento nel 2005 dove ha trovato la pace dei sensi ultimando i suoi studi in Sociologia. È un fotografo e videomaker professionista ed è socio fondatore di Pillow Lab, laboratorio specializzato in comunicazione e creazione di contenuti legati al mondo outdoor. Segni particolari? Telemarker, barbuto, non tatuato.

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5. CHIARA MUSSO Non capita tutti i giorni di fare un Tour du Rutor in coppia con Gloriana Pellissier, ma non capita neppure tutti i giorni di scrivere un articolo su Skialper, proprio su quella esperienza. Cuneese, appassionatissima di montagna e sport outdoor, infermiera… non si può dire che la vita di Chiara sia noiosa. Ora però, dopo avere vinto le selezioni dell’iniziativa Rise Up with Millet & Gloriana, fatto il Tour du Rutor e scritto l’articolo un po’ di riposo se l’è meritato proprio! 6. JACOPO DA CAMPO Quando si dice colpo di fulmine. Aveva messo da parte gli attrezzi per anni, poi all’improvviso la voglia di andare a vedere un’alba proprio con gli sci. Solo che non li aveva: è stato lo zio a prestarglieli, gli ha spiegato come fare ed è partito. Amore a prima vista, tanto da iniziare a far gare… e partecipare per noi alla Sellaronda Skimarathon! Ps: lo zio è anche il suo capo, visto che con suo padre e un altro fratello gestisce l’albergo di famiglia a Voltago Agordino, dove vive e lavora.


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B B A C K S T A G E

Storie dietro ai servizi che leggerete su Skialper di aprile 1

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1. Ad Arêches si fa così

2. Senza chiavi

3. A gambe all’aria

Siamo o non siamo nella culla dello scialpinismo agonistico? Sì, va bene, o voler fare i pignoli gli attacchi non sono proprio da skialp, però al pub Chez Dede, a pochi metri dalla partenza della Pierra Menta, le idee su come appendere gli abiti le hanno chiare, eccome se le hanno chiare... Forse non sarà un attaccapanni tra i più comodi, forse qualche designer storcerà il naso, forse a casa vostra non lo mettereste. Però sempre meglio... sempre meglio di un anonimo appendiabiti che potreste trovare in qualsiasi pub, o no?

Che il rapporto tra Federico Ravassard e la sua Toyota non fosse proprio idilliaco già lo sapevamo. Ma a questo giro si è particolarmente impegnato: appena arrivato a Gressoney ha perso le chiavi, trascorrendo il pomeriggio successivo con Zeo cercando di scassinare la propria auto. Provvidenziale è stato poi l’aiuto della comunità locale, che si è manifestato sotto forma del benzinaio Geppo, che in pochi minuti è riuscito là dove ore di tentativi dei due avevano portato solo a buchi nell’acqua. Poi si è proceduto a farsi spedire le chiavi di riserva da Torino…

Su e giù, all’inseguimento di Séverine Pont-Combe e di Nicolas, che entusiasti mostrano a Tatiana Bertera le bellezze di Crans-Montana. Sono bravi a sciare, loro! Lei è una campionessa, mentre lui è il suo allenatore e maestro di sci. Talvolta, per essere più veloci, si scende su pista senza togliere le pelli, oppure a tallone libero. Ecco, il telemark invece non è proprio la specialità di Tatiana… e i risultati si sono visti! E naturalmente, quando cadi e ruzzoli a gambe all’aria, c’è sempre un fotografo pronto a scattare.

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4. Skitouring is not a crime Tutto il mondo è paese. Anche gli skialper francesi devono fare i conti, come quelli di casa nostra, con mille divieti. D’accordo, lo scialpinismo classico non prevederebbe divieti se vai a pellare in una valle sperduta, ma non sempre trovi le condizioni giuste o hai il tempo per farlo. Lo skialp, secondo quelli di Les Arcs, non è altro che uno dei tanti modi per andare a scivolare sulla neve. Tanto che non guardano cosa hai sotto i piedi, è solo skitouring. E skitouring is not a crime…


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©Andrew Burr

Save the blue heart of Europe 700 milioni di euro stanno per riversarsi sui Balcani per deviare il corso degli ultimi fiumi selvaggi d’Europa con oltre 3.000 dighe. Ecco perché un manipolo di attivisti, sostenuti da Patagonia, sta lottando contro governi e banche

Rok Rozman ha un passato di vogatore olimpico, ma è anche biologo, kayaker professionista, amante della pesca alla mosca. E nel maggio 2016 è stato il leader del Balkan Rivers Tour: 35 giorni in kayak lungo 23 fiumi dei Balcani, per un totale di sei Paesi attraversati e quasi 390 chilometri percorsi. Un altro exploit sportivo? Non proprio. Un’avventura per risvegliare le coscienze. Una discesa tra i flutti e le acque verdi di alcuni dei più selvaggi fiumi europei per evitare che si trasformino in poco tempo in un ricordo ingiallito.

©Andrew Burr

potrebbe venire distrutto dalle dighe di Poçem e Kalivaç. Ecco perché Rozman ha guidato questa curiosa marcia di kayaker sul parlamento di Tirana, che si è chiusa con tanto di canoe in piazza, polizia e una petizione al primo ministro albanese.

Oltre 3.000 progetti di dighe e centrali idroelettriche rischiano di stravolgere l’ecosistema di tutta la regione. Il Vhlosa è l’ultimo fiume selvaggio dell’Europa, se si esclude la Russia. Nasce sulle montagne del Pindo, in Grecia, e si getta nell’Adriatico, attraversando l’Albania. Duecentosettantachilometri incontaminati, come Dio l’ha creato. O quasi. Un prezioso laboratorio naturale per tutta l’Europa che presto

Da allora la coscienza collettiva sui rischi derivanti dai progetti idroelettrici nei Balcani è cresciuta e anche un marchio paladino della difesa ambientale come Patagonia spinge sempre più sull’acceleratore di una campagna nella quale ha creduto fin dall’inizio. Ecco perché ora si passa alla fase due, quella che

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©Andrew Burr

NUMBERS

3.000 i progetti di dighe nei Balcani

700 milioni di euro i soldi necessari alla costruzione

118 le dighe previste nei parchi

©Andrew Burr

nazionali

riguarda la finanza. Le dighe previste sui fiumi balcanici sono tutte piccole e non richiedono pratiche di valutazione dell’impatto ambientale. Il flusso di 700 milioni di euro che si riverserà sulla regione e servirà alla loro costruzione (dati del report Balkanwatch) però qualche impatto ambientale l’avrà: un terzo degli impianti sorgerà in aree protette e 118 in parchi nazionali. Il 16 marzo Patagonia ha lanciato il sito web Blue Heart e una petizione che esorta le banche internazionali a porre fine agli investimenti, oltre a un'anteprima del documentario Blue Heart. Il lungometraggio completo uscirà ad aprile.

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Gli attivisti locali che vivono lungo questi fiumi si stanno battendo per salvare le loro case, i fiumi e le terre che li delimitano. Nel villaggio di Krušcica, in Bosnia ed Erzegovina, donne attente e molto determinate hanno protestato pacificamente per proteggere i fiumi delle comunità e la loro unica fonte di acqua potabile, subendo persino violenze fisiche. Le ONG europee e locali guidate da RiverWatch ed Euronatur si oppongono agli investimenti esteri che alimentano questa corsa all'oro idroelettrico e alla corruzione che la favorisce. «Credo che questo luogo incontaminato richieda e meriti protezione» ha dichiarato Yvon Chouinard, fondatore di Patagonia. «Alcune delle più grandi istituzioni finanziarie del mondo hanno adottato questa tecnologia obsoleta e sfruttatrice e stanno finanziando nuove dighe in alcuni degli ultimi posti incontaminati in Europa. Questo non è altro che uno spreco di denaro e una farsa morale. È una battaglia troppo importante da ignorare». Mentre il movimento per lo smantellamento delle dighe dannose a favore di fonti di energia realmente pulite sta crescendo in tutto il mondo, il numero di progetti proposti nella regione balcanica è raddoppiato dal 2015, ma il 91% delle dighe, molto costose da costruire e mantenere, fornirà pochissima energia.


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fauna

©Shutterstock

Rosso o grigio, è il funambolo dei boschi Lo scoiattolo in arrivo dall’America rappresenta una minaccia per gli esemplari europei, che si possono trovare nei boschi ma anche nei parchi cittadini di Ruggero Bontempi

Lo scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) è un piccolo roditore appartenente alla famiglia degli Sciuridi. Presente in Europa da oltre centomila anni, nell’antichità era chiamato l’animale che si fa ombra con la coda. Oggi rappresenta l’unica specie nativa in Italia ed è uno degli animali più facilmente osservabili negli ambienti forestali. La sua diffusione dalle zone di pianura si spinge fino a quote prossime al limite superiore della vegetazione arborea.

frutti e funghi. Ha la consuetudine di conservare scorte di cibo nel terreno o tra i rami bassi degli alberi, per fare fronte a periodi difficili. Questa strategia è finalizzata a incrementare il tasso di sopravvivenza, ma rappresenta allo stesso tempo anche un supporto al rinnovo e alla diffusione del bosco, in quanto non sempre queste scorte vengono utilizzate. La sua lunghezza si aggira attorno a 20-22 centimetri, mentre la coda è di poco più corta. Il colore della pelliccia varia dal marrone intenso al rosso, fino al grigio e talvolta al nero. L’insieme di queste caratteristiche fornisce degli ottimi elementi per poter distinguere lo scoiattolo rosso dallo scoiattolo grigio americano (Sciurus carolinensis), che mostra un caratteristico alone bianco nella parte esterna della coda. Quest’ultima specie, dalla forma più tozza e priva dei ciuffi di pelo sulle orecchie, è stata introdotta in Europa dall’uomo e rappresenta attualmente una forte minaccia nei confronti dello scoiattolo nativo.

Anche se viene chiamato scoiattolo comune, alcune sue caratteristiche lo rendono decisamente speciale. L’abilità con la quale si destreggia arrampicandosi velocemente sugli alberi, scendendo a testa in giù lungo il tronco, oppure ancora saltando da un ramo all’altro, è una di queste. Le sue doti di funambolismo sono favorite dalla presenza di una coda lunga e ricoperta da folti peli, utilizzata come bilanciere. Nel mantello sono posti alcuni gruppi di vibrisse, una sorta di baffi come quelli del gatto che gli consentono di orientarsi e di evitare gli ostacoli. I grandi salti di cui è capace sono resi possibili dalla potenza delle zampe posteriori, dotate di dita in grado di ruotare di 180 gradi e per questo particolarmente funzionali ad aggrapparsi alla corteccia. Nella dieta dello scoiattolo rientrano in prevalenza semi di alberi (sia di conifere, sia di latifoglie), ma anche germogli, gemme, insetti,

L’attitudine dello scoiattolo grigio di saccheggiare le scorte di cibo di quello rosso, la sua maggiore efficienza nell’occupazione dello spazio e la capacità di raggiungere densità anche dieci volte superiori, rendono molto vulnerabile anche nel nostro Paese lo Sciurus vulgaris, a difesa del quale sono stati avviati specifici progetti di conservazione col supporto dell’Unione Europea.

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fotografia

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zaini

a prova di fotografo 02

a cura di OUTDOOR STUDIO

Per portarsi l’attrezzatura fotografica in montagna bisogna trovare soluzioni comode e che proteggano obiettivi e corpo macchina dalle cadute e dagli eventi atmosferici

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Abbiamo tutti la necessità e il desiderio di documentare le nostre imprese alpinistiche o semplicemente di avere qualche immagine ricordo delle nostre gite in montagna. L’evoluzione degli smartphone ci porta sempre di più a utilizzare proprio la fotocamera del cellulare per scattare foto ogni giorno: l’abbiamo sempre in tasca, è comodo ed è velocissimo condividere le foto sui social. Noi però, che siamo uomini di montagna, sappiamo che ci sono diversi lati negativi nel fotografare con lo smartphone: la batteria si scarica nei momenti più inaspettati, la qualità dell’immagine ha i suoi limiti e l’acqua, il freddo e la neve possono dare problemi di varia natura.

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Per queste ragioni sempre più alpinisti si stanno rivolgendo verso fotocamere compatte oppure mirrorless. Una fotocamera ci permette di controllare ogni parametro di scatto, scattare con poca luce, zoommare o cambiare ottica. Allora è deciso: valutiamo l’acquisto e piazziamo l’ordine. Pochi giorni e abbiamo tra le mani il nostro nuovo gioiellino. Ecco il dubbio: come lo trasporto? Non possiamo certo metterlo in tasca... Le possibilità sono infinite, dalle classiche borsette a tracolla ai ganci sullo zaino. Ma qual è la soluzione ideale per noi? Qui in Outdoor Studio, facendo fotografia e video in montagna tutti i giorni, abbiamo avuto modo di sperimentarne parecchie, un po’ per tutte le esigenze: dai giorni in cui siamo in giro con gli amici solo con una macchinetta compatta, a quelli in cui siamo nel mezzo di un grande shooting commerciale e dobbiamo trasportare decine di migliaia di euro di attrezzature sulle spalle.

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1. Lowepro Whistler BP 450 AW

3. Lowepro Flipside AW

Uno zaino pensato al 100% per i professionisti. È stato sviluppato da Lowepro insieme a fotografi della British Columbia, Canada. È un modello di grandi dimensioni, che permette di trasportare fotocamere o videocamere professionali insieme a diverse lenti e accessori. È assolutamente orientato alla fotografia, ma è a tutti gli effetti uno zaino per l’outdoor. Lo schienale e gli spallacci sono quelli che siamo abituati ad avere su un prodotto da montagna (Lowepro è un marchio di Lowa Alpine). Presenta un’apertura posteriore per l’attrezzatura fotografica (fondamentale per non sporcare o bagnare lo schienale sulla neve o sul fango) e ha già predisposti diversi spazi per portare sci, ciaspole, ramponi, giacche e cibo. Non è sicuramente uno zaino che consiglieremmo a un fotografo occasionale, ma è un prodotto davvero di altissimo livello, sia per la fotografia che per la montagna, senza compromessi. Si trova a prezzi a partire da 270 euro circa.

La serie Flipside di Lowepro è ormai un grande classico e da sempre un’ottima soluzione anche per un fotografo occasionale. Uno zaino da montagna dalle dimensioni e peso ridotti, molto comodo per muoversi. Anche in questo caso c’è l’apertura posteriore ed è studiato per permetterci di togliere le spalline, ruotarlo attorno alla vita e accedere alla nostra attrezzatura senza doverlo appoggiare per terra. È una soluzione comoda e piuttosto economica, che ci sentiamo di consigliare a chi ha esigenze fotografiche più limitate: avrete un prodotto semplice da utilizzare, ma con gli spazi giusti, sia per la fotografia che per la montagna. I modelli della serie AW II si trovano a partire da circa 120 euro (il 200), mentre la serie AW costa un po’ meno

4. PER I CLIMBER: Lowepro Slingshot Edge 250 AW

Uno zaino a singolo spallaccio che Lowepro propone come modello da viaggio. Ruota attorno alla spalla, in modo che l’apertura laterale sia accessibile direttamente davanti. Sicuramente una comoda borsa travel o da città, la parte inferiore ha lo spazio per una piccola fotocamera e una o due lenti, mentre quella superiore per una giacca e qualche effetto personale. Quando l’abbiamo visto, tuttavia, abbiamo subito pensato che sarebbe potuto diventare un ottimo zaino da parete! La parte critica quando si fanno foto di arrampicata in falesia è sempre quella di accedere all’attrezzatura e cambiare le lenti senza rischiare di far cadere qualcosa. E poi le dimensioni sono abbastanza contenute da non dare mai fastidio all’imbrago e all’attrezzatura che teniamo in vita. Consigliato a tutti i climber! Si trova a partire da circa 70 euro.

2. F-Stop Ajna / Tilopa

Gli zaini F-Stop sono da sempre la nostra scelta professionale. F-stop è un’azienda orientata al 100% al mondo outdoor e ha individuato delle soluzioni estremamente interessanti. La serie Adventure presenta modelli che vanno dai 32 litri agli 80 litri, in modo da incontrare tutte le esigenze. Anche questi prodotti sono veri e propri zaini da montagna, resistenti e con un eccellente comfort. Una delle cose che apprezziamo di più degli F-stop è la leggerezza: lo zaino Tilopa da 50 litri, vuoto, pesa solo 1.9 kg (quando devi muoverti con 15 kg di attrezzatura, ogni grammo conta!). La cosa più interessante è il sistema ICU. Gli ICU sono i moduli in cui riporre l’attrezzatura fotografica, si inseriscono nello zaino e vi si può accedere dallo schienale, come in un qualunque zaino fotografico con apertura posteriore. In ogni modello è possibile inserire ICU di diverse dimensioni: in questo modo possiamo valutare quanto spazio assegnare all’attrezzatura fotografica e quanto a quella da montagna. In uno zaino Ajina da 40 litri puoi inserire un ICU XL, in modo da trasportare una fotocamera di grandi dimensioni e tre o quattro lenti, oppure un ICU M, in modo da avere spazio libero per ramponi e parecchia attrezzatura da montagna. Questo tipo di modularità ci ha convinto: possiamo avere sempre lo zaino perfetto per le nostre esigenze.L’ostacolo può essere quello del prezzo: essendo un marchio molto specializzato, F-stop non propone soluzioni particolarmente a buon mercato! Si trovano a partire da circa 250 euro (Ajna) ma non sono inclusi i moduli ICU, che possono costare anche più di 100 euro in funzione delle dimensioni.

5. PER I FREERIDER: Evoc Zip-On ABS CP 26l

Il mondo del freeride è uno degli ambiti in cui lavoriamo maggiormente. La problematica maggiore che dobbiamo sempre affrontare è quella della sicurezza. Per una ragione o per l’altra, il fotografo è esposto a rischi maggiori in uno shooting in neve fresca: basti pensare a quante volte siamo costretti a fermarci in mezzo ai pendii per ottenere lo scatto che abbiamo in mente. Abbiamo cercato da subito una soluzione che ci permettesse di limitare i rischi, almeno dove possibile. Appena Evoc ha proposto lo Zip-On per ABS siamo corsi in negozio. È uno modello da 26 litri pensato apposta per i freerider. Ha spazio per pala e sonda e nasce come modulo per gli zaini ABS, così non dobbiamo più rinunciare alla massima sicurezza anche mentre scattiamo. È molto solido e spazioso, con la possibilità di accedere velocemente alla fotocamera tramite un’apertura laterale. I lati negativi sono il peso e l’ingombro: pieno di attrezzatura la lancetta della bilancia si ferma attorno ai 20 kg, quindi è veramente difficile utilizzarlo in situazioni in cui bisogna muoversi molto o fare salita… Si trova a partire da circa 230 euro, naturalmente senza modulo ABS.

Tips & tricks CARATTERISTICHE FONDAMENTALI

Comfort Deve essere uno zaino da montagna, non ci possiamo accontentare della tipica borsa fotografica o di un modello da città. Gli spallacci devono essere comodi, così come lo schienale, il peso ben distribuito e sono necessari i lacci sulla cintura e sul petto.

Spazio Ci deve essere il giusto spazio sia per l’attrezzatura fotografica, che per quella da montagna. Esistono diverse soluzioni grazie alle quali possiamo evitare di infilare alla buona la nostra costosa attrezzatura in un normale zaino da trekking.

Peso È importante avere un occhio di riguardo anche per il peso. Se dobbiamo tenerlo sulle spalle per ore, è meglio evitare un modello troppo strutturato e pesante.

OUTDOOR STUDIO WE SHOOT MOUNTAIN SPORTS Andrea Salini, autore di questo articolo, fa parte di Outdoor Studio, un’agenzia specializzata in fotografia e video di sport di montagna. «Siamo nati e cresciuti in montagna e, quando ci siamo avvicinati al mondo delle immagini, ci siamo resi conto che è molto complesso unire la capacità

di muoversi in quota a quella di produrre immagini di qualità – dice Andrea -. Ci è sembrato da subito naturale mettere insieme queste due nostre passioni, per poter produrre contenuti sempre credibili ed efficaci. La maggior parte dei fotografi e film-maker professionisti 23

non sono abituati ad andare in montagna, e questo non ti permette di ottenere un risultato all’altezza. Noi abbiamo deciso di specializzarci al 100%, con la convinzione che solo chi conosce questo ambiente così particolare lo può raccontare. www.outdoorstudio.it


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splitboard

Splitboard Valcamonica. Un punto di riferimento

un’azienda. Lavoro a parte, ho una grande passione, ma credo abbiate già capito quale sia…». Nicola: «Io invece sono Nicola Squassina, anni 43, vivo a Brescia e sono un artigiano nel settore dell’edilizia modulare. Nel tempo libero pratico mountain bike e trekking ovviamente nell’attesa della stagione invernale per dedicarmi anima e corpo allo splitboarding».

Nato nel 2008 dalla passione per la tavola in versione alpinistica, il gruppo di splitboarder della valle bresciana organizza clinic sulla sicurezza, pellate in compagnia e vacanze in luoghi suggestivi come l’Etna

Da quanto tempo fate split e come siete entrati in contatto con questa disciplina? Maurizio: «Pratichiamo snowboard tutti e due dall’età di 15/16 anni anche se all’epoca non ci si conosceva. Il mio primo contatto con il mondo splitboard è avvenuto nel 2008 insieme all’amico Max Fontana, nato dalla voglia di esplorare le montagne nel loro lato più selvaggio». Nicola: «Per me invece il primo contatto con questo nuovo attrezzo è avvenuto perché ero stanco delle solite uscite con gli impianti e avevo quindi cominciato a girovagare con la tavola sulle spalle e le ciaspole ai piedi; un giorno per caso ho trovato il gruppo Splitboard Valcamonica su Facebook e, dopo vari messaggi con richiesta di informazioni, ho deciso di provare a noleggiare una split e da subito ho capito di aver trovato quello che cercavo».

di Luca Albrisi Condividere le esperienze con persone che nutrono le nostre stesse passioni è di per sé qualcosa di importante e utile per chiunque, sia per chi è alle prime armi che per chi è già a un livello avanzato. Non sono pochi i rider che si stanno dando da fare per far crescere la scena split, così anche gli splitboarder solitari potranno avere dei riferimenti per qualche splittata in compagnia… Anche se spesso sono loro a specificarlo per primi - non sono Maestri di snowboard o Guide alpine, ciò non toglie che possano essere un buon riferimento per confrontarsi con qualcuno e, perché no, per condividere una bella gita in amicizia. Uno dei primissimi gruppi nati nelle valli alpine è quello di Splitboard Valcamonica: Maurizio Garatti e Nicola Squassina sono i due leader.

Come sono state le prime esperienze in split e quali sono i ricordi migliori che conservate di quelle prime volte? Maurizio: «I ricordi belli sono tanti, dalle prime uscite con l’amico Max in cui si aveva una splitboard sola e si faceva un po’ ciascuno mentre l’altro ciaspolava, fino ad arrivare poi all’acquisto definitivo di un’altra tavola. Ricordo bene l’emozione delle prime volte, mi è difficile spiegare quelle sensazioni, ma il senso di libertà che si prova è impagabile: il bello è che tutto questo è rimasto intatto anche dopo tante stagioni». Nicola: «Vi racconto la prima uscita che poi corrisponde anche

Ciao ragazzi e intanto complimenti per tutto quello che organizzate. Come prima cosa vorrei chiedervi di presentarvi. Chi siete e cosa fate nella vostra vita reale, oltre lo splitboarding? Maurizio: «Sono Maurizio Garatti, ho 38 anni e vivo a Ceto (BS), sono sposato e ho due figli. Nella vita mi occupo di logistica e spedizioni in 24


a quando ho conosciuto Maurizio. Era inizio stagione e la neve veramente poca, la nostra meta era Cima Barbignaga. Viste le condizioni, ci siamo dovuti sparare ben due ore di split a spalle per assenza di neve e venti minuti scarsi di pellata. In vetta il classico cinque di rito con il compagno di gita, diventato poi un grande amico, cinque minuti scarsi di discesa in split e un’altra ora e mezza con la tavola in spalla. In pratica si potrebbe dire un disastro ma invece, per quanto questo possa sembrare paradossale, per me è stato il clic definitivo che mi ha portato ad amare questo attrezzo e questo genere di esperienze».

che in Italia stenta a essere percepita di primaria importanza come dovrebbe, anche grazie all’aiuto delle Guide alpine della zona, diventate ormai buoni amici.Altre persone successivamente sono diventate parte attiva di questo gruppo come Luca Milani, il nostro amico fotografo/splitboarder, e Simone Foglia, per citarne qualcuno». Ho visto che recentemente vi siete proposti anche per attività estive. Da cosa è nata questa volontà? Stare insieme viene prima di tutto, anche delle stagioni? Maurizio: «Splitboard Valcamonica è sostanzialmente un gruppo di amici e penso che essere compagni di escursioni in splitboard aiuti a mettere nero su bianco come siamo in montagna. Parecchi di noi vivono la montagna a 360 gradi ed è quindi logico che ci si ritrovi anche in altre attività come l’enduro mtb, molto simile come filosofia alla splitboard, ma anche praticando trekking che vanno dalle scampagnate fino a escursioni più impegnative. Anche qui la nostra filosofia è la stessa, amiamo organizzare giornate in cui riunire più persone con la stessa passione nel condividere esperienze. Il tutto solo per il gusto dello stare insieme, non abbiamo infatti mai pensato a guadagni, quelli li lasciamo ai vari professionisti del settore».

Quali sono le zone in cui operate principalmente e com’è stata recepita l’attività split dalle vostre parti? Maurizio: «La zona in cui operiamo principalmente - lo dice il nome stesso del gruppo - è la Valcamonica, una valle che ha veramente tanto da offrire a livello di itinerari. Ovviamente ci piace anche spostarci parecchio durante la stagione, rincorrendo le situazioni di migliore innevamento o, a volte, solo per il piacere di scoprire e conoscere altre montagne; la scorsa stagione ci siamo spinti fino all’Etna, tanto per intenderci… Diciamo che dagli inizi molto è cambiato e dal guardarci come marziani non capendo bene cosa avessimo ai piedi siamo passati ad avere molta gente interessata a questo nuovo attrezzo e ora non è più così raro vedere altri splitboarder sui nostri itinerari. Ci tengo a sottolineare che il nostro gruppo è sempre aperto e ci piace conoscere gente nuova con cui scambiare quattro chiacchiere e condividere qualche gita».

Quali sono le attività che organizzate? Maurizio: «Una due giorni sulla sicurezza in montagna con le Guide alpine locali. Le giornate vengono suddivise fra teoria e pratica con prove di ricerca singole, multiple, individuali e in gruppo. Inoltre lavoriamo sull’individuazione di percorsi di salita e di zone pericolose e tante altre nozioni. Nelle scorse edizioni abbiamo avuto fino a 45 partecipanti. Poi organizziamo anche delle due giorni di splitboard vagabondando in zona Adamello: siamo appena rientrati proprio da una gita di questo tipo con ben 25 iscritti provenienti da tutta Italia… è stato fantastico! Anche in occasioni come questa ci piace dare la possibilità ai neofiti di avvicinarsi a questi sport, sempre grazie al sostegno delle Guide alpine».

Come è nata l’idea del gruppo e qual è stata la sua evoluzione in questi anni? Maurizio: «L’idea del gruppo è nata nel 2008 dalla voglia di condividere la nostra passione per questo nuovo modo di andare in montagna con uno snowboard allora sconosciuto ai più. Così, quasi per gioco, abbiamo iniziato a pubblicare su Facebook foto e qualche piccola clip video delle nostre escursioni ignari dell’interesse che tutto questo, da lì a breve, avrebbe suscitato. Si è passati infatti ben presto dai semplici mi piace a richieste di informazioni in un crescendo che mai avrei creduto possibile. Cresceva di pari passo anche il tempo da dover dedicare a questa pagina e così ho coinvolto anche altri amici come ad esempio Nicola, conosciuto proprio tramite questo gruppo FB, per aiutarmi a far fronte alle tante richieste. Poi da cosa nasce cosa e ci siamo trovati anche a organizzare piccoli eventi. Durante queste attività c’è un occhio di riguardo alla sicurezza in montagna,

Per concludere, una frase o citazione che faccia capire davvero lo spirito del vostro gruppo? Maurizio: «Enjoy the splitboard!». Nicola: «Chi più in alto sale, più lontano vede…». Splitboarding with friends is way more fun Splitboard Valcamonica 25


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in libreria

NELLE FOTO \\ Abbiamo preso un bel po' di appunti per recensire L'arte di sciare oltre le piste

L'arte di sciare oltre le piste di Paolo Caruso Perché il nuovo libro pubblicato da Versante Sud non può essere paragonato al più fortunato L’arte di arrampicare di Enrico Marta

La passione per la tecnica sciistica mi porta a leggere tutto quello che viene pubblicato in materia e quando ho saputo di questo nuovo manuale sullo sci fuoripista a firma di Paolo Caruso non ho esitato a comprarlo. L'autore è molto conosciuto e apprezzato nell'ambiente delle Guide alpine e dell'arrampicata, il suo metodo è da anni punto di riferimento per la didattica nei corsi roccia: dal 1994, quando scrisse L'arte di arrampicare, ha continuato a divulgarlo anche attraverso corsi aperti agli appassionati. La tecnica dell'arrampicata va di pari passo con alcune considerazioni fondamentali sulla respirazione che si fondano su discipline orientali quali il Tai Chi Chuan. Tuttavia a incuriosirmi, oltre che la caratura del personaggio, sono state alcune affermazioni dello stesso Caruso in occasione di un suo corso in Val di Mello in cui, oltre a parlare di arrampicata, si era lasciato andare a disquisizioni sulla tecnica sciistica. Quella che mi aveva colpito maggiormente riguardava Alberto Tomba: secondo lui il nostro indiscusso campione era in possesso di una grande tecnica che funzionava soprattutto nei tratti più difficili e ripidi dei tracciati, ma non appena affrontava un falsopiano sarebbe stato battuto persino dai concorrenti degli ultimi gruppi… È risaputo che Tomba abbia determinato una svolta importante nella tecnica sciistica proprio per quella sua capacità di trasformare le pressioni in curva in accelerazione, un maestro in questo che gli permetteva di arrivare sul traguardo con velocità nettamente superiori rispetto agli avversari. Così mi sono avvicinato a questo manuale con 26

grande curiosità e con qualche pregiudizio. Si tratta di 220 pagine suddivise in 18 capitoli. Nella parte introduttiva c'è tutto un rincorrersi di terminologie comuni a quelle usate nella tecnica dell'arrampicata: doppio peso, omologo, incrociato, ambio, isolamento etc. A pagina 19 scrive «…mi ha portato a sviluppare il Metodo il fatto di essere riuscito a mettere a fuoco con chiarezza e semplicità i principi e le tecniche che regolano l'apprendimento senza limitare il campo d'azione alla pista…». Quest'affermazione lasciava presupporre un lavoro tutto volto al fuoripista, ma continuando la lettura mi sono ritrovato a pagina 165 senza aver visto un esercizio in neve fresca, bensì un delirio di esercizi propedeutici da fermi, in movimento, senza bastoncini avvalorati da sequenze fotografiche di pessima qualità e dal gesto tecnico approssimativo e a volte persino imbarazzante. I concetti di biomeccanica mi paiono eroici, tali da portare il Caruso ad affermare che «è opportuno individuare due centri di massa all'interno del corpo… mentre il baricentro secondario coincide con un punto all'interno del petto in prossimità dello sterno… questo è il centro di massa della parte superiore del tronco, comprende il busto, la testa e le braccia…». Proseguendo leggiamo anche che «il bacino grava maggiormente sui talloni, mentre le braccia, il petto e la testa caricano principalmente l'avampiede». A pagina 41 un lampo: «il lavoro attivo dell'alluce permette di ampliare la base d'appoggio…» e questo lascia presupporre che si inizi a parlare delle sensazioni dei piedi e dell'intimo


e fondamentale rapporto fra pianta del piede-sci-neve e invece no: si riprende con esercizi propedeutici della parte alta del corpo. Verso pagina 70 ho già ingurgitato una serie di strafalcioni che farebbero impallidire chiunque si occupa di biomeccanica e di tecnica sciistica, ma il bello deve ancora arrivare: ecco i quattro tipi di angolazione con un contributo fotografico al limite del ridicolo. L'angolazione di testa mi mancava… A pagina 82 afferma che «nell'esperienza dell'insegnamento… ho notato che esiste un errore…». Ma non faceva la Guida alpina? A metà volume due capitoli dedicati ai non vedenti, poi si prosegue. Qui si inizia con il capitolo della Tecnica di base e nella parte dedicata allo spazzaneve si legge che «per frenare sposteremo il carico sulle code, per riprendere la scivolata al centro e per aumentare la velocità porteremo il peso sull'avampiede (punte).» Direi esattamente al contrario di quello che si insegna nelle scuole di sci ma se Metodo deve essere la controtendenza è d'obbligo. Si potrebbero riportare decine di frasi pressoché incomprensibili, ma passiamo oltre e arriviamo alla prima curva in neve fresca e siamo a pagina 166. Diciotto fotogrammi per illustrare un concetto che impone di iniziare la curva in neve fresca con il peso completamente sulle code e spatole sollevate dalla neve per poi portare il peso in avanti nella seconda metà della curva. Falsa partenza: ritorniamo alla neve battuta. «Quando gli sci cominciano a orientarsi verso il basso, pur rimanendo in avanti, il peso si sposta al centro tra le due punte e, raggiunta la massima pendenza, comincia ad arretrare». Facile no? Semplice soprattutto e comprensibilissimo. A pagina 180 c'è solo più un baricentro, e l'altro?

Perso per strada? Parlando di parallelo in neve polverosa si dice fra l'altro che «è importante chiarire che per iniziare correttamente la curva è opportuno coinvolgere con il carico soprattutto la coda dello sci a monte in modo da non rischiare di perderlo nella curva». Va da sé che se Metodo deve essere non può mica ripercorrere tecniche che derivino dalle mode dello sci alpino - così le chiama lui -. Moda della valanga azzurra, moda degli sci larghi e avanti di questo passo. E così eccoci al capitolo sulla salita con le pelli, qui termina la parte dalla discesa. Facendo una considerazione su quanto letto posso affermare che lo sci di Caruso rende complicato un gesto piuttosto semplice e naturale che dovrebbe partire dalle sensazioni dei piedi e di qui ai segmenti corporei che si adattano a seconda dei carichi e delle pressioni in curva: pressioni e alleggerimenti sono sufficienti per iniziare una curva per lo più in perfetta centralità. Ma se Metodo deve essere che Metodo sia. Difficilmente potrà avere il seguito del precedente lavoro sull'arrampicata. E per fortuna, verrebbe da aggiungere. Nemmeno la parte sulla salita e sulle virate ne esce indenne. Il passo incrociato simultaneo evoluto ci dà un'altra lezione di Metodo: Caruso ha scoperto il segreto per non faticare in salita e in una sequenza di inchini e sollevamenti procede lungo la china che si fa sempre più ardua. A pagina 212 due pagine di dimostrazione dell'inversione dinamica simultanea ed evoluta: Stephane Brosse si rigira nella tomba… Meno male che l'autore ha fatto tutto da solo vista la assoluta assenza di bibliografia.

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biblioteca

Sei libri assolutamente da leggere davanti al caminetto di Leonardo Bizzaro

La lezione del freddo

Lissy

Le Alpi

di ROBERTO CASATI (Einaudi, 180 pagine, 18 euro)

d i L U C A D ’A N D R E A (Einaudi, 432 pagine, 9,99 euro)

di STEPHEN O’SHEA (Piemme, 288 pagine, 18,50 euro)

Dopo un anno come il 2017, il terzo più caldo degli ultimi due secoli e mezzo, almeno nel nord-ovest, La lezione del freddo è al tempo stesso un monito e una speranza. Casati, filosofo, docente alla Sorbona, si trasferisce nel New Hampshire a fine autunno per un ciclo di lezioni. L’inverno, sotto l’influsso dei grandi laghi, mette alla prova lui e la sua famiglia. Ed è un’occasione per ripensare a quel che ci stiamo perdendo: il freddo, la neve, il ghiaccio.

È passato un anno dal primo thriller di D’Andrea e già ci mancavano le sue atmosfere, il suo Sudtirolo reinventato. Lissy non è il sequel di La sostanza del male, nessun personaggio è passato dalle pagine di quello a queste, pure l’epoca è diversa, qui è il 1974, la guerra dei tralicci è sullo sfondo, appena accennata. Ma la vicenda è raccontata benissimo, la tensione sale di continuo, i personaggi sono tracciati con precisione. D’Andrea è il nostro Jo Nesbø, o forse Stephen King.

Molto apprezzato nell’edizione originale, tradotto in italiano questo viaggio ai piedi della grande catena che incorona l’Italia lascia un filo perplessi. O’Shea è sicuramente un bravo giornalista, ma forse per capire le Alpi occorre qualche conoscenza in più. Le vicende scovate da una valle all’altra si fanno però leggere volentieri e i personaggi scelti come testimonial (Annibale e Napoleone, Heidi, Sherlock Holmes e tanti altri) sono azzeccati.

Percorsi

Il cammino dell’acqua

di ROBERT MOOR (Corbaccio, 360 pagine, 19,90 euro)

di RICCARDO FINELLI (Sperling & Kupfer, 278 pagine, 16 euro)

Messner La montagna, il vuoto, la fenice

C’è l’eco dei libri di Robert MacFarlane in questi percorsi esplorati da Moor, per il Sierra Club the best outdoors book of the year. Ma l’autore non si limita a descrivere la fondamentale importanza dei sentieri nella storia dell’uomo. Va oltre, molto più indietro, fino alle tracce lasciate da vermi nel fango dell’isola di Terranova 565 milioni di anni fa. I 3.500 km dell’Appalachian Trail, con cui si apre e si chiude il libro, sono solo l’approdo finale di una storia antichissima.

Da Milano a Roma lungo le vie d’acqua: il Naviglio Pavese, il Po, il Trebbia, l’Elsa, fino al Tevere. Finelli racconta, attraverso la storia dei fiumi, quella del territorio, dei paesi e delle città, soprattutto della gente. Un lungo cammino tra pianure e montagne per rileggere l’Italia sotto un’altra veste, per scoprire cosa ci sarà oltre quel ponte, quelle case, quella collina.

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di MICHELE PETRUCCI (Coconino Press, 88 pagine, 17 euro) La montagna a fumetti è sempre un azzardo, anche perché sugli scaffali ci sono classici antichi, come i diari disegnati da Elisabeth Tucker, e moderni come i manga strepitosi ambientati in Himalaya di Sakamoto e Taniguchi. Non è del tutto riuscito questo graphic novel di Petrucci che vuole raccontare il re degli ottomila. Ma qualche ingenuità si perdona volentieri e l’albo si sfoglia con interesse.



film

Photo © Philipp Reiter

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Arriva The Clean Approach «Possono un paio di sci d’alpinismo o una splitboard contribuire a farci percepire come parte del tutto? E appoggiando le mani sulla roccia possiamo arrivare a intuire la nostra posizione nel mondo?». Proprio nei giorni in cui questa rivista arriva nelle edicole esce The Clean Approach - Essere outdoor un documentario sulla scoperta del profondo rapporto tra uomo e natura attraverso la pratica di attività outdoor sostenibili. Realizzato da Pillow Lab con la regia di Luca Albrisi e Alfredo Croce, il film pone domande sia al mondo dell’outdoor che a quello dell’ambientalismo cercando di andare oltre i sentieri battuti. «Nel film il viaggio di tre appassionati di clean outdoor attraverso le quattro stagioni e attraverso alcune aree naturali protette accompagna una riflessione filosofica, antropologica ed emozionale sull’appartenenza umana all’ecosistema e sul concetto di limite nelle sue diverse forme» dice Luca Albrisi. Un’avventura alla scoperta di quei luoghi dove uomo e natura si incontrano senza maschere per conoscersi in modo più profondo e riconoscersi l’uno nell’altra. Info: www.facebook.com/TheCleanApproachMovie/

Errata corrige

POLE TOUR RACE COMP Lunghezza

120-140 cm

Peso

170 g (130 cm) Carbon Composite 60% Ø 16 mm

Materiale

WWW.LEKI.COM

Speed Nose Dynafit

Zanier Zenith GTX

Su Skialper 116 di febbraio-marzo, nell’articolo di pagina 100, abbiamo definito il muso dello scarpone Hoji Shark Nose… ma il nome corretto è Speed Nose. Riportiamo qui correttamente la frase incriminata: «A colpire è anche la punta liscia, come quella del TLT 7, ribattezzata Speed Nose. In pratica, a costo di perdere la compatibilità con attacchi step-in e ramponi automatici, gli innesti per gli attacchini (e quindi il fulcro della nostra rullata) vengono spostati poco più indietro, migliorando visibilmente la fase di camminata».

Saranno i nomi simili e la grafia non perfettamente leggibile, ma l’abbiamo combinata grossa. A pagina 141 di Skialper 116 di febbraio-marzo abbiamo pubblicato un box del guanto Zenith ZTX di Zanier. Peccato che nell’articolo Zanier è diventato Ziener. Si tratta di due aziende realmente esistenti, ed entrambe produttrici di guanti. Ce ne scusiamo con gli interessati e i lettori.



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Outdoor Guide State of the art È in uscita a fine aprile la guida test con le migliori scarpe da trail, skyrunning, trekking e alpinismo. E non solo…

Correre e camminare sono le attività più antiche che l’uomo abbia fatto. I nostri antenati camminavano per ore e chilometri tutti i giorni per andare alla ricerca del cibo. E correvano, per cacciare o scappare. D’altra parte l’uomo, al contrario degli animali, non ha il pelo e questo gli permette di fare respirare la pelle durante un’attività sportiva intensa come la corsa. Ritornare a fare quello che abbiamo sempre fatto è il migliore antidoto contro lo stress della vita moderna. Ecco spiegato il successo delle attività outdoor nella natura. Tutte attività che passano per il piede… Perché il segreto è la scarpa giusta. Per il secondo anno Skialper pubblica Outdoor Guide: 400 pagine con i test delle migliori calzature da skyrunning, da trail, da hiking, da trekking, da approach e da media e alta montagna. Oltre 100 modelli provati da skyrunner e trail runner top ma anche dalle Guide alpine e suddivisi in tre mondi ben distinti: running, walking, mountain. Perché chi corre tutti i giorni e porta i clienti in cima al Monte Bianco sa cosa serve veramente anche all’atleta di media classifica o al semplice appassionato. E capisce subito perché un modello funziona o no. Per ogni scarpa è stata realizzata una scheda analitica con tutti i dati tecnici e i nostri rilevamenti, ma soprattutto le indicazioni di utilizzo, i terreni più adatti, i pro e contro.

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C H I C C H E L I B R E R I A

Riscoprire le Valli di Lanzo sci ai piedi Una guida tanto curata quanto innovativa, con gli itinerari suddivisi in cinque blocchi a seconda dei periodi dell’anno in cui è consigliabile percorrerli «Quattro valli (di Viù a sud, d’Ala al centro, Grande a nord, del Tesso a est) nelle Alpi Graie meridionali, estese per circa 650 kmq dai 500 m del fondovalle ai 3.676 m dell’Uja di Ciamarella, vicine alle autostrade e alla città di Torino (30 km a Lanzo, 60-70 km alle rispettive testate), ancora in larga parte in condizioni di notevole naturalità, con pochi impianti di risalita e strutture di accoglienza in via di rinnovamento e adeguamento alle esigenze del turismo moderno. Così si presentano le Valli di Lanzo al visitatore del nuovo millennio, dopo essere state testimoni degli esordi dello scialpinismo italiano (Kind, Roiti e soci, da Balme al Pian della Mussa nel dicembre 1896) e averne a lungo connotato lo sviluppo. Riservando agli scialpinisti terreni mediamente impegnativi e di soddisfazione, ma anche tutta una serie di percorsi adattissimi ai neofiti: e che i frequentatori non manchino è documentato dalle innumerevoli relazioni di gite effettuate in zona che compaiono sui siti internet dedicati, anche se spesso sono concentrate su pochi itinerari, a breve distanza dai quali ne esistono di altrettanto validi e interessanti, assai meno conosciuti e percorsi; in particolare proprio per aiutare a conoscere questi ultimi è nato il presente libro». Dall’introduzione dei due autori, Pier Luigi Mussa ed Ezio Sesia, appare chiaro l’impianto di questa

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Valanghe, quello che devi sapere Un sistema pratico, da seguire passo passo, per riconoscere il pericolo in ambienti a rischio valanghe. (192 pagine, 17 euro) La nostra collana di manualistica Easy si arricchisce di uno dei best-seller americani in materia di valanghe. Un testo estremamente pratico, di rapida e immediata fruizione, per aiutare tutti a osservare con occhi critici l’ambiente montano invernale. Traduzione di Renato Cresta, adattamento a cura della commissione tecnica di AINEVA.

guida scialpinistica della storica collana Tracce della nostra casa editrice, che abbiamo deciso di rinnovare e rilanciare in grande stile. A breve si aggiungeranno numerosi altri titoli legati a scialpinismo, trekking, trail running con il minimo denominatore comune della cura nei dettagli, della qualità delle immagini, delle cartine e delle foto tracciate. Nelle migliori librerie oppure direttamente sul sito mulatero.it. F L AV I O S A L T A R E L L I

SCIALPINISMO NELLE VALLI DI LANZO 68 itinerari scelti, dal tardo autunno a fine primavera di Pier Luigi Mussa ed Ezio Sesia

Una montagna di responsabilità Le leggi che regolano la pratica delle attività outdoor e l’organizzazione di

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Un manuale unico nel suo genere, un compendio delle leggi che regolamentano l’outdoor estivo e invernale, firmato e commentato dal principale conoscitore in materia, l’avvocato Flavio Saltarelli. Adatto a organizzatori di eventi, professionisti, appassionati e chiunque voglia approfondire ciò che in termini di legge regola l’attività sportiva in natura. w w w . m u l a t e r o . i t

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in edicola

ALVENTO o ci vai, o ti lasciano Da giugno parte una nuova grande avventura per la nostra casa editrice: la rivista Alvento dedicata al ciclismo da strada e alla cultura della bicicletta, andrà ad affiancarsi alle storiche Skialper e Race ski magazine. Ecco il manifesto, a firma del direttore Emilio Previtali. Quello che la scienza e i calcoli matematici non potranno mai dirci sul ciclismo, è una delle sue variabili più importanti: la trasformazione della fatica e della sofferenza in gioia, un processo misterioso e apparentemente paradossale nella sua essenza. Pedalare in salita sui tornanti di un passo alpino con la pendenza media del dieci per cento e a una velocità di - facciamo per dire - venti chilometri all’ora significa sostenere quasi cinquanta minuti di sforzo massimale senza un secondo di tregua. In pochi possono scalare una grande salita a queste velocità. La ricompensa per essere uno dei migliori, uno di quei pochi che sono in grado di riuscirci non significa soffrire di meno, al contrario significa essere in grado di soffrire di più. Saper fare più fatica. Tenere duro più a lungo degli altri. Più un ciclista è bravo, più un atleta è forte, più diventa grande la sua capacità di sopportare lo sforzo e di trasformarlo in qualcos’altro. Velocità. Avanzamento. Vento in faccia. Urlo della folla. Soffrire andando in bicicletta in fondo, è una scelta. È gioia. Privilegio. Lusso. Questa possibilità di trasformare qualcosa in qualcos’altro mette sullo stesso piano il ciclismo e la vita di tutti i giorni, il lavoro e lo sport, l’agonismo e il viaggiare senza fretta in bicicletta, in definitiva tutto resta in bilico tra le possibilità di successo e quelle di insuccesso di ciascuno di noi. Nel momento del massimo sforzo fisico un ciclista professionista e un amatore sono esattamente la stessa cosa. Soffrono nello stesso modo, pensano nello stesso modo. Sono identici. Quando fanno fatica gli esseri umani sono tutti uguali. Sentono tutti le stesse cose. Non conta la velocità a cui sali. Non conta il cronometro. Non contano i watt. Non conta la bici che hai. Non conta se sei un campione oppure se sei una mezza cartuccia. Non conta la vittoria. Anche l’urlo della folla, il fatto che a bordo strada ci sia qualcuno che urla e che applaude oppure che non ci sia proprio nessuno, non è importante. Conti tu e quel mezzo metro di asfalto che hai davanti alla ruota anteriore. Chiunque abbia sperimentato questa sensazione di andare, stando Alvento, è un ciclista. Ed è a queste persone che è dedicata la nostra rivista.

Uscita in edicola: giugno 2018 Cadenza: bimestrale Prezzo di copertina: 6 euro Info: alvento.cc

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personaggi

Facts & Figures di Tatiana Bertera

NICOLA BASSI Unico finisher della Black Bajkal Race, Nicola Bassi è uno di quelli che passa dal caldo estremo del deserto (a ottobre 2017 si è classificato secondo alla 400 km del Gobi) ai meno 40 gradi delle distese siberiane. Ci sono voluti 3 giorni, 6 ore e 30 minuti per tagliare il traguardo della gara sul lago Bajkal (240 km), che quest’anno è stata contraddistinta da venti che, come ci ha raccontato lui stesso, «buttavano per terra». Quello che gli è rimasto più impresso? «I crepitii del ghiaccio sotto ai piedi che fanno gelare il sangue nelle vene». Già, fanno gelare il sangue, e sicuramente fanno anche allungare il passo!

MARTA PORETTI

JETHRO DE DECKER

MASSIMILIANO MARTA

C’è chi balla coi lupi e c’è chi, invece, coi lupi ci canta! Questa citazione per raccontare uno degli aneddoti riportati da Marta Poretti, che ha tagliato il traguardo della Iditasport, 550 km in Alaska. Prima donna e seconda assoluta, ha affrontato per 8 giorni le insidie della natura selvaggia e temperature che hanno toccato i -35 gradi. Con lei anche un iPod sul quale gli amici avevano caricato della musica. «A un certo punto, in piena notte, vedendo il sentiero davanti a me attraversato da orme di animali (evidentemente lupi), mi sono messa a cantare ad alta voce, per scacciare la paura e far percepire agli animali la mia presenza».

Ha finito la gara più dura al mondo proprio nell’anno in cui le condizioni sono state le peggiori di sempre. Nelle precedenti edizioni - lo hanno raccontato gli organizzatori della Yukon Arctic Ultra che hanno deciso per ragioni di sicurezza di tagliare il percorso da 300 a sole (si fa per dire!) 240 miglia - la gara era stata sempre e comunque estrema, ma un po’ meno… Non è un caso che tutti gli altri concorrenti si siano ritirati! Nella stessa prova il cagliaritano Roberto Zanda ha perso, a causa di un gravissimo congelamento, mani e piedi. Che dire, natura padrona che a volte regala e a volte esige il suo obolo.

Massimiliano, Max per gli amici, è uno che ama le avventure estreme e in Alaska si è classificato terzo alla Iditarod 130 miglia. Oltre 200 chilometri in totale autonomia, con il solo obbligo di passare da due check point (uno al novantesimo e uno al centocinquantesimo chilometro). «Un punto di partenza e uno di arrivo - ha raccontato Max – e poi la strada te la fai da te, con l’aiuto del tuo GPS. Dal sacco a pelo al fornelletto, tutto nella mia pulka. Accendere il fuoco a mano, perché a -30 gradi gli accendini smettono di funzionare, e dormire sotto una fitta nevicata. Un'esperienza che è andata ben oltre ogni aspettativa!».

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Ci sono maglie e giacche traspiranti mentre gli zaini da montagna lasciano spesso la schiena inzuppata… È quello che hanno pensato in Salewa quando hanno progettato lo zaino MTN Trainer 25, uno dei più attesi della stagione, studiato per escursioni in montagna in giornata e vie ferrate. Come funziona? Il sistema di carico e gli spallacci sono basati sul principio di ridurre l’area a contatto diretto col corpo e integrare un sistema di micro ventilazione meccanica in grado di favorire la circolazione dell’aria sulla schiena.

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2. Split Shoulder Straps, gli spallacci sdoppiati vestono in modo più preciso lasciando libertà di movimento e una maggiore superficie traspirante 3. I canali 3D nella schiuma dell’imbottitura lasciano passare l’aria verso la zona centrale della schiena 4. Il design dell’imbottitura riduce la superficie a contatto con la zona centrale della schiena, dove si genera un micro effetto-camino 5. Cintura ventrale sdoppiata per avere una maggior superficie traspirante 6. Twin Compression System, la cinghia di compressione che elimina il volume inutilizzato per stabilizzare e sollevare il carico

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storie

Non sono un eroe, è stato un bel gioco Siamo stati a trovare Zen, il cane del Soccorso Alpino che lo scorso 6 marzo ha salvato una persona travolta da valanga nel Cuneese testo di LUCA GIACCONE - foto di FEDERICO RAVASSARD

i chiamo Zen, anche se il mio nome è Jeet Kune Do della Maschera di Ferro. Sì, ho il pedigree, sono un pastore belga Malinois nato tre anni fa a Bricherasio, in provincia di Torino. Quando avevo sessanta giorni mi sono trasferito con il mio padrone Seba a Pontechianale in alta Valle Varaita, nel Cuneese; quassù di neve ce n’è sempre tanta. E a me piace giocare nella neve. Seba mi ha insegnato un gioco nuovo, cercare le persone sotto la neve. E se le trovo, mi dà un manicotto per giocare, una cosa che mi diverte tantissimo. A qualche mio amico danno una pallina o un wurstel, io preferisco il manicotto.

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Certo, non è stato facile trovare le persone: c’è voluto tempo e tanta pazienza, ma alla fine ce l’ho fatta. Io sono un po’ miope, come tutti i cani, ma in compenso il mio fiuto funziona eccome. Prima mi hanno fatto le radiografie per vedere se le mie zampette erano in ordine, poi ho dovuto fare due esami insieme a Seba per vedere se ero capace, e li abbiamo superati entrambi: posso andare a cercare le persone sia d’estate che in inverno. Tecnicamente, dicono quelli del CNSAS, sono bivalente, ovvero abilitato alla ricerca in valanga e in superficie. Quasi sempre quando arriva la chiamata partiamo con l’elicottero. Quando ero piccolo Seba mi portava vicino a quel bestione di ferro, vedevo girare le pale, sentivo il rumore del motore e così non ho avuto paura quando sono salito sopra con lui la prima volta. Sono sempre insieme a Seba. Andiamo a correre, ma sulla neve è meglio in salita. Una volta in discesa andavo troppo forte e mi sono fatto male: così mi ha portato dal veterinario che mi ha fatto una cosa che si chiama tecarterapia e mi è passato il dolore. Ma dal veterinario ci vado spesso: mi dice cosa e quanto devo mangiare per stare in forma, ogni anno mi fa una visita completa come fossi un atleta. Diventando grande è stato più facile

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storie

scavare nella neve. Seba e i suoi amici mi fanno sempre degli scherzetti per mettermi in difficoltà. Scavano delle tane dove si nascondono e spesso le creano con il gatto delle nevi per non darmi indicazioni con i loro odori. Cercano di farmi sbagliare, lasciando loro tracce un po’ ovunque, mettono altre persone intorno per confondermi, ma quando Seba mi grida cerca! io parto diretto sull’obiettivo, annuso e scavo. Abbaio per chiamare Seba. Siamo una bella squadra insieme. Lui sugli sci è forte, faceva l’allenatore, anche di una ragazza che adesso è andata alle Olimpiadi, continua a insegnare sci, va in neve fresca e scala. Ed è volontario nel Soccorso Alpino. Martedì 6 marzo ero di turno con Seba alla base dell’e-

lisoccorso: è scattato un allarme, c’era una persona sotto una valanga. Mi ha messo l’imbrago e la pettorina con dentro una piastrina che si chiama Recco, e siamo partiti con un medico e un infermiere. Mi ha detto cerca! e sono volato a razzo in un punto preciso, ho scavato nel posto giusto, Seba mi ha dato una mano a estrarlo dalla neve. Abbiamo avuto la fortuna di trovarlo vivo. Dicono che erano tanti anni che un cane non salvava una persona sotto una valanga. Mi sono divertito: è stato un bel gioco, non sono mica un eroe. Quella volta Seba non mi ha dato il manicotto, ma era felice, si vedeva nei suoi occhi. L’ho capito ed ero felice anche io. Quella è la sua vita, il suo stile di vita con me.

L’INTERVENTO La storia di Zen che avete letto è quella di un cane che ha recuperato davvero una persona sotto una valanga. E Seba è Sebastiano Faraudo, il suo conduttore che fa parte del gruppo delle unità cinofile da valanga del Soccorso Alpino e Speleologico del Piemonte, della quattordicesima delegazione, la Monviso. Martedì 6 marzo Zen e Sebastiano erano di turno alla base elisoccorso dell’aeroporto di Levaldigi, in provincia di Cuneo, dove, durante il periodo invernale, oltre a medico, infermiere, pilota, tecnico verricellista e tecnico di soccorso alpino, c’è sempre un’unità cinofila, pronta ad intervenire in caso di valanga.

Scattato l’allarme, la centrale operativa di Torino ha disposto l’invio in quota dell’elisoccorso. Seba e Zen hanno raggiungere il monte Viridio, nella zona di Castelmagno in Valle Grana. Zen con il fiuto, Seba con l’utilizzo dell’Artva, hanno ritrovato vivo uno scialpinista che era rimasto sotto la valanga per oltre tre ore. Un lavoro prezioso quello delle unità cinofile, fatto di sacrifici e costanti esercitazioni. Fatto da persone che amano il loro animale. Se volete vedere come si allenano inquadrate il QR code! Abbiamo colto quest'occasione per mettere in luce l'importanza del lavoro dei cani e dei loro conduttori, a volte un po' trascurato, ma fondamentale per la sicurezza di chi frequenta la montagna.

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people

Eric Hjorleifson I L

V I SIONA R IO

Primo freerider e saltare con gli attacchini, ski movie star, sviluppatore di scarponi freetouring. Chi è veramente Hoji? testo e foto di FEDERICO RAVASSARD

difficile stabilire in che modo un freeskier possa essere considerato più forte rispetto a un altro. Questo perché il freeski per sua stessa natura non presenta una performance misurabile con valori numerici oggettivi: vale di più una discesa a velocità supersonica e poche curve o una più lenta, scandita da salti e acrobazie? Lo sciatore più bravo è quello che fa poche curve ma tecnicamente perfette o quello che ne fa semplicemente di più?

to bello, ma probabilmente vi starete chiedendo a quale scopo fare tutto questo pasticcio. La risposta sta nello stile di sciata di Hoji: linee brevi ma tecniche, sequenze di pillow nelle quali bisogna controllare la posizione del corpo tra un salto e l’altro e sfruttare i piedi per dare direzione agli sci. Linee che sono accessibili perlopiù con le pelli, perché sono nel bosco e un elicottero sarebbe a dir poco eccessivo. Linee nelle quali confluisce tutto il suo background: l’infanzia tra i pali in pista, l’adolescenza trascorsa nei primissimi snowpark sotto il mentoring degli assi della New Canadian Air Force, gli anni passati a fare big mountain filmando come star di grandi case di produzione. E, per finire, i metri di dislivello macinati in salita. Poco alla volta anche altri atleti hanno seguito il suo esempio e oggi i freeskier - che sono prima di tutto atleti fatti e finiti - che sanno girare trick da park dopo essersi guadagnati una linea di salti con le pelli, non sono pochi e probabilmente molti di loro sono più allenati di tanti (presunti) puristi dello scialpinismo. Ero estremamente affascinato dalla figura eclettica che Hoji rappresentava e dal contributo che aveva dato al mondo dello sci, tanto sulla neve quanto chiuso in laboratorio a trafficare con brugole e frese, e quando mi si è presentata l’occasione di conoscerlo non me la sono fatta mancare. L’appuntamento era fissato in concomitanza con il press-event per il lancio del nuovo scarpone di Dynafit che porta il suo nome, sviluppato assieme al gran guru Fritz Barthel.

È

Una cosa però la si può fare. Si possono individuare gli innovatori, gli sciatori colpevoli di aver peccato lanciando sassi nello stagno e lasciando che i cerchi si diffondessero. Gli iniziatori, mezzi geni e mezzi matti, che hanno cambiato il nostro modo di sciare con le ore passate a un banco in cantina o prendendosi schiaffi sulla neve. I manuali di comunicazione dicono che la creatività consiste nel prendere due idee già esistenti e combinarle insieme per crearne una nuova. Eric Hjorleifson, negli anni, si è macchiato più volte di questo reato: ha rubato gli attrezzi agli scialpinisti e ha cominciato a usarli da freerider: nel 2010, quando iniziarono a girare i primi video di un canadese che saltava con gli attacchini, la gente non pensava che fosse possibile. Poi, poco alla volta, ci siamo arrivati tutti: il freeride e lo scialpinismo erano in fondo la stessa pratica, con proporzioni variabili di salita e di discesa. Per arrivare alla neve più bella bisognava usare le pelli e per sfruttarla a dovere bisognava mettere da parte gli stecchini e sciarla con assi fat. E, soprattutto, fidarsi dell’attrezzatura, la stessa che Eric - soprannominato Hoji, il cognome islandese era indigesto per la pronuncia complicata - metteva a punto nella sua cantina. Prima di arrivare al mitico Dynafit Vulcan, Hoji il pazzo smontò e riassemblò altri scarponi per capire cosa gli servisse: lo scafo era quello dei Titan; le leve erano state smontate da tre calzature diverse; il linguettone, rubato da dei Dalbello Krypton e tenuto su da uno snodo preso dai Garmont Adrenaline; la membrana che gli stava sotto, concessa dallo sponsor Arc’teryx; per irrigidire il tutto, il gambetto era stato laminato con una piastra Head da pista. Tutto mol-

Ciao Eric. Chi è Hoji, esattamente? Un freeskier, uno sviluppatore, uno scialpinista? «Mi considero semplicemente uno che scia da una vita e che continuerà a farlo. Ho iniziato da piccolino, con mio padre, poi ho fatto agonismo per un po’. Mi sono dato al freestyle proprio quando questo stava esplodendo e io ero un teen-ager. Poi sono arrivato al freeride e alla partecipazione ai film, mi sono spostato verso discese su linee più tecniche su pillow line e spine. E infine questa storia dello sviluppo di prodotti con Dynafit. Insomma, da sempre lo sci continua a offrirmi nuovi spunti, nuove direzioni verso le quali dirigermi e sperimentare. Appunto, sono solo uno che scia da una vita».

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ŠMattias Fredriksson

NELLE FOTO \\ Alcuni momenti dell'intervista on the snow a Hoji e una linea alla Hoji (sopra)

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Qual è stata la tua evoluzione come sciatore? «Il mio percorso è stato molto spontaneo e naturale. Tra gli anni ‘90 e i 2000, saltare in park con gli sci era qualcosa di completamente rivoluzionario, avevo sedici anni ed erano appena usciti i primi twin-tips, i Salomon Teneighty, e l’intero movimento era trainato da persone arrivate lì con il timing perfetto: la New Canadian Air Force (un manipolo di ribelli facenti base a Whistler, composto da Mike Douglas, JP Auclair, JF Cusson, Shane Zocks e Philou Poirier) e stranieri come Candide Thovex e Julien Regnier. Il Freeride World Tour non esisteva ancora, al massimo c’erano competizioni a livello locale. Per filmare si utilizzavano perlopiù risalite meccanizzate, con impianti, elicotteri e motoslitte. Poi, in concomitanza con i primi soggiorni nei rifugi in Canada, abbiamo iniziato ad adoperare anche la rudimentale attrezzatura scialpinistica adatta al freeride, per risalire e scendere su pillow line e linee tecniche di lunghezza ridotta, per le quali il motore più pratico da utilizzare erano le proprie gambe. Tuttavia non mi ci trovavo assolutamente bene, soprattutto a causa del peso. Più o meno nello stesso periodo, Dynafit ha prodotto i primi scarponi da freeride lowtech, i Titan, e iniziai a usarli assieme a degli attacchini Radical. All’epoca in Canada si usavano già, ma perlopiù per lunghe gite scialpinistiche, quando c’era da andare leggeri: sulle prime discese ero convinto che abusandone in quel modo li avrei distrutti in poco tempo. E invece ciò non accadde, a confermare quanto l’idea di Fritz Barthel fosse tanto semplice quanto efficace e robusta. Era il gennaio 2010 e stavo filmando per The Way I See It».

Ti interessano lo sci ripido e il muoversi in ambiente tecnico? «Negli ultimi cinque o sei anni ho utilizzato molto le pelli per filmare nel backcountry canadese, su linee completamente differenti da quelle viste sulle Alpi. Per dire, il mio pane sono le linee di pillow, che richiedono una sciata tecnica ma molto divertente. Ho sciato molto anche in stile big-mountain, su pendii aperti e spine, grazie all’uso dell’elicottero, ma è estremamente costoso sia in termini economici che di tempo investito nell’attendere le giuste condizioni. Magari faccio qualcosa di simile al ripido in primavera, quando scio per me stesso con amici: canali che hanno bisogno di essere sciati con le giuste condizioni, ma di sicuro non con lo stile di Heitz. Arrivare a quel livello richiede un bagaglio di capacità enormi». E il freeride in luoghi remoti e in quota, magari sullo stile del gruppo di Eder, Anthamatten e Slemett in Georgia? «Ho fatto qualcosina sui 4.000 metri. È stato faticosissimo, li rispetto davvero tanto! (ride) Per me, per il mio sci, l’andare in alto o lontano non rappresenta un obiettivo sul quale focalizzarmi. Preferisco concentrarmi su linee più corte, magari più tecniche e giocose, sulle quali spingere i miei limiti riguardo a velocità, controllo e fluidità». Ci sono degli sciatori che ti ispirano più di altri al momento? «Ce ne sono stati un sacco nel corso della mia carriera e anche oggi in giro ne vedo tantissimi in gamba, più giovani di me di almeno dieci anni. Markus Eder è uno di questi: molto completo, riesce a essere stiloso sia sulla neve che in aria, grazie alle sue capacità in park. Abbiamo cominciato a sciare insieme due anni fa e per me è stata una grande fonte di ispirazione: spalava salti per completare linee naturali e poi obbligava scherzosamente anche me a farli: o tutti o nessuno. Poi c’è un gruppetto di giovani canadesi molto forti, tra cui Kye Petersen e Logan Pehota. L’ultimo progetto di Kye, Numinous, è molto enjoyable: ha una sciata aggressiva ma controllata allo stesso tempo, sembra che stia per schiantarsi da un momento all’altro, ma in realtà sa perfettamente quello che sta facendo. Ripensando al passato, invece, mi viene in mente Hugo Harrison: se dovessi confrontare i suoi video di inizio anni 2000 con quelli che usciranno l’anno prossimo, beh, probabilmente darebbe ancora la paga a molti. In Canada la sua sciata fu veramente rivoluzionaria».

L’evoluzione dei materiali ha influenzato la tua sciata? «Direi di sì. Mi sono unito a 4FRNT nel 2004 e da subito ho avuto la possibilità di sviluppare sci che assecondassero i miei gusti, cosa che ha portato a migliorare il mio stile. E man mano che la qualità della sciata migliorava, lo stesso succedeva alle aste: si erano innescati un circolo divertente e un’evoluzione naturale. L’esperienza con 4FRNT mi convinse poi a iniziare a smanettare anche con scarponi e attacchi, prima in modo rudimentale, poi più approfondito, studiando tutte le fasi fin dallo stadio iniziale. Da questo punto di vista lavorare al progetto Hoji con Fritz è stato illuminante perché, se prima le mie conoscenze erano piuttosto pratiche, con lui ho acquisito un know-how decisamente più tecnico e scientifico. All’inizio mi limitavo a smontare i pezzi che mi servivano da altri scarponi, con Fritz ho imparato a progettarli da zero». Credi che il futuro del freeride sarà sempre più vicino allo scialpinismo? «Dipende soprattutto da dove lo si pratica. Per esempio, in Canada l’obiettivo principale di chi sale con le pelli è trovare polvere vergine, perché ci sono pochi comprensori e sono molto affollati, mentre al di fuori c’è tantissimo spazio disponibile. Oggi però abbiamo la libertà di poter utilizzare lo stesso setup sia fuori che dentro gli impianti, in un modo molto naturale. Insomma, se vuoi sciare su neve bella, l’utilizzo delle pelli viene da sé». Cosa ne pensi degli sciatori che coniugano il mondo del freeski con quello dello sci ripido, come Jérémie Heitz e Sam Anthamatten? «Stanno spingendo i limiti di cosa è possibile, sia da un punto di vista atletico che di accettazione del rischio. Bisogna saper sciare e bisogna saper gestire la testa. Ho molto rispetto per loro, ma non lo raccomando a nessuno! Ho appena rivisto La Liste, impressionante e spaventosa allo stesso tempo, freeride al massimo livello. Io non lo farei mai!».

IN CANADA L’OBIETTIVO PRINCIPALE DI CHI SALE CON LE PELLI È TROVARE POLVERE VERGINE, PERCHÉ CI SONO POCHI COMPRENSORI E SONO MOLTO AFFOLLATI, MENTRE AL DI FUORI C’È TANTISSIMO SPAZIO DISPONIBILE.

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Avete terreno tecnico sciabile in Canada, come le Alpi? Grandi pareti innevate, ghiacciai? «Tecnicamente parlando sì, soprattutto nel nord del British Columbia e nelle Rockies. Ci sono montagne enormi e ripidissime, il problema però è l’accesso: nelle Alpi in un paio di giorni riesci a fare tutto partendo da casa; in Canada, senza elicottero, ti servono due o tre settimane solo per l’avvicinamento. Nonostante ciò, c’è comunque gente che ci va (complete animals, li definisce): per sciare da quelle parti, se non hai i soldi per volare, ci vuole davvero tanta dedizione per organizzare una spedizione in cerca di una discesa. E anche con l’elicottero, le cose non sono poi così semplici: anni fa abbiamo fatto una prima discesa su una vetta di seimila metri utilizzandolo per l’accesso e anche così, dalla cima, ci abbiamo messo due giorni».

poi passati di moda: è stato fisiologico sbilanciarsi da un estremo all’altro, prima di trovare gli equilibri attuali. Oppure il twin-tip, che una volta era d’obbligo, mentre adesso ci si limita a un rocker in coda, molto più funzionale. Banalmente, è più pratico nelle inversioni in salita e anche per caricare gli sci nelle rastrelliere in funivia. Adesso ci sono un bel po’ di assi che vanno bene e, grosso modo, le geometrie di questi ultimi sono molto simili tra loro». Ci sono modelli che invidi ad altri brand? «Ogni tanto testo altri prodotti, sia per diletto che per lavoro, ma alla fine torno sempre con piacere sui 4FRNT. Il fatto di svilupparli io stesso, spesso anche divertendomi, significa molto per me, sia a livello tecnico che a livello personale. Mi piace lavorare sui piccoli dettagli». Penso al buco per agganciare le pelli che si è creato sui suoi, una spanna sotto la talloniera.

Quali sono i tuoi setup? «Per quello che riguarda gli scarponi, negli ultimi anni ho sempre sciato con i Dynafit Vulcan e i successivi prototipi che hanno poi portato all’Hoji. Come attacchi, utilizzo i Beast 14, anche per le sciate più aggressive, mentre non considero più gli step-in classici. Per giornate più scialpinistiche, uso il puntale del Beast 14 con una classica talloniera Radical senza ski-stopper: è molto pratica e resistente quanto basta. Come sci, in condizioni di neve polverosa uso il 4FRNT Renegade da 122 millimetri al centro. Per condizioni più variabili passo al 4FRNT Hoji da 112 millimetri, per finire in primavera con il Raven da 104 millimetri. Le geometrie di tutti e tre sono molto simili, essenzialmente cambia solo la larghezza, variabile importante soprattutto per l’uso in salita. Non scio su niente di più stretto, essenzialmente perché cerco sempre condizioni di neve ottimali. Questi setup li ho utilizzati anche per giornate molto lunghe, con dislivelli fino a 3.000 metri, ma la norma per me è tra i 500 e i 2.000 metri».

L’ultima domanda è decisamente meno tecnica, fatta non con la testa di un giornalista ma con quella di un fanboy cresciuto a pane e skimovie. Qual è la tua interpretazione preferita tra i numerosi film ai quali hai preso parte? Secondo me, Attack of la Ninã. E secondo te? «Beh sì, in effetti quello fu davvero un anno super per le condizioni. Ma guardando indietro negli anni mi viene difficile pensare a quale video fu il migliore, riesco solo a pensare a quanto sono stato fortunato a vivere tutte quelle giornate sulla neve divertendomi. Ci sono tantissime esperienze che significano molto per me. Una delle più belle in assoluto è stata la bonus part di Ruin and Rose: l’ho girata con Markus (Eder, ndr) e, come ti dicevo prima, è stato esaltante perché ho ricominciato a fare trick nei salti ed è stato un po’ come tornare indietro nel tempo e sentirmi di nuovo giovane e forte». Ridiamo entrambi, questa volta.

Credi che siamo vicini a un punto morto nello sviluppo dei materiali invernali? «Negli ultimi 15 anni il mondo dello sci è cambiato enormemente: twin tips, rocker davanti e dietro, attacchini, scarponi sempre più performanti… Per quello che riguarda gli sci, mi viene difficile pensare a qualcosa di migliore, perché con quelli attuali mi ci trovo davvero bene e non saprei su cosa lavorare, specialmente per le prestazioni nella powder. Si può sempre migliorare, ma bisogna capire in che modo. Qualche anno fa c’erano in giro fat davvero grossi, over 130 millimetri, che sono

Il tempo per l’intervista è finito, dietro di me ci sono altri giornalisti che pressano per saperne di più sull’Hoji - non lo sciatore, ma lo scarpone - e devo farmi da parte. Io dello scarpone ho chiesto poco o niente, per la scheda c’è già la presentazione in Powerpoint. Quello che non si può scrivere con i numeri, però, è la storia dello scarpone, che è anche un po’ quella di Eric stesso. Un’evoluzione continua, senza mai dire di no a nessuna possibilità e a nessuna categorizzazione. In altri ambiti la chiamerebbero multidisciplinarità, ma nel nostro mondo basta una parola più semplice: sciare.

GLOSSARIO Big mountain: la massima

di sovversivi canadesi da cui ebbe

oltre che fondatore del marchio

raccomandate: All I Can, Valhalla,

espressione della sciata freeride:

inizio il moderno sci freestyle,

Armada.

Claim, Attack of La Niña. Manco a

grandi pendii, grandi curve e grandi

composto da JP Auclair, JF Cusson,

salti. L’accesso di solito è svolto

Vincent Dorion, Philou Poirier, Mike

Pillow line: una sequenza di salti in

tramite elicottero. Avete presente

Douglas e Shane Szocs. Introdussero

successione su terreno ripido. Per

l’Alaska? Ecco.

importanti elementi di novità, tra

una pillow line da sogno servono

Spine: dorsali molto accentuate,

cui il primo sci twin-tip (il Salomon

molti sassi, molta neve e parecchia

ad angolo acuto, che vengono

Fritz Barthel: l’ingegnere e

Teneighty), rotazioni in aria rubate

gamba.

sfruttate per scendere su pendii

scialpinista austriaco che rivoluzionò

agli snowboarder, l’uso dell’half-

lo skialp inventando gli attacchini

pipe e molto altro, sciando sia in

Ski movie: i classici lungometraggi

neve inevitabili oltre certe pendenze.

low-tech.

park che in neve fresca. JP Auclair,

di freeride, quelli che parenti e amici

Una volta iniziata a sciare una spina

in particolare, è stato una colonna

sono costretti a sorbirsi quando

conviene fermarsi solo alla fine della

portante del freeride new school,

glieli sottoponiamo eccitati. Visioni

stessa.

New Canadian Air Force: il gruppetto

dirlo, Hoji è presente in ognuno di essi.

ripidi evitando le colate (sluff) di

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trend

Siamo tutti figli dello stesso dio testo e foto di LUCA GIACCONE - foto di MARC DAVIET/CTC

Garisti e freerider, atleti top e principianti, pellate notturne e gare molto particolari, sci stretti e larghi, clinic per ragazzi e per donne: in Francia c’è una manifestazione che mette insieme tutte le anime dello skialp e del freeride. Si chiama BIG uP & Down

cordatevi tutina e cronometro, la parola d’ordine è tranquille. «Ci vediamo domani alle 9, anche 9.30, tranquille; vuoi fare un’uscita tranquille fuoripista?». La vera performance è finire tutta la tartiflette che ti hanno messo nel piatto. Benvenuti alla BIG uP & Down. Siamo a Les Arcs, Savoia, patria di un po’ di tutto, dal KL al freeride, fino al turismo internazionale. Inizio febbraio. Hai un paio di pelli e un attacchino perché un po’ bisogna salire con le tue gambe? Sei dei nostri, ma non importa quanto pesi o quanto sia largo sotto il piede il tuo sci, oppure ancora se la tutina da gara non ce l’hai: tutti insieme appassionatamente. E se pelli e attacchino non ce l’hai, tranquille, te li danno loro.

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ce n’erano almeno una decina e siamo andati a provarlo più di un’ora in salita, in pista e fuoripista. E ancora: in quello della Black Crows c’erano almeno tre nuovissimi Solis da ripido, in arrivo direttamente dall’ISPO.

Loro sono la Community Touring Club, la comunità creata da Gino Decisier e Guillaume Desmurs che mette insieme Kilian Jornet e Cédric Pugin, Mathéo Jacquemoud ed Enak Gavaggio, Laetitia Roux e l’ex campionessa di skicross Meryll Boulangeat. Skialper e freerider: alla francese i freerando. Tre gare che gare vere e proprie non sono, nel senso che l’importante è esserci, non vincere. Ed esserci, però, non vuol dire appartenere a una comunità chiusa, anzi. Lo spirito è completamente diverso, è quello di allargare i numeri dei freerando. Tre giorni dove nel village puoi provare gratuitamente tutto il materiale che vuoi, che tu sia già skialper, freerider e sciatore. Nessuna distinzione. Abbiamo visto ragazzi con la divisa dell’Equipe de France di sci mettere in un angolo un gigante da gara per provare un bel 100 sotto il piede, cercando di capire prima di tutto come funziona il pin dell’attacco; bambini partire in gruppo con una guida per iniziare le discese fuoripista e conoscere come funziona l’ARTVA per la Première Trace. E poi c’erano quelli pronti per una uscita in neve fresca in big mountain, anche una banda tutta al femminile, le Girls Only. Basta andare e divertirsi fuoripista. Nella massima sicurezza, senza necessariamente la massima prestazione. Intendiamoci, non immaginatevi chissà quali numeri o un village smisurato. Ma tutto di qualità. Per capirci: nello stand Salomon abbiamo trovato il nuovo attacco Shift che andrà in commercio a settembre 2018. Come rivista siamo riusciti a vederne in anteprima uno solo, a Les Arcs

I momenti clou sono due: La Belle Montée e Big Nak. Il primo appuntamento non è nulla di più di un raduno, o meglio, di una salita al rifugio alla chiusura degli impianti. Saranno in trecento, salgono tutti senza fretta, anzi. Parata iniziale con i big e si parte. Ci sono anche io, a mio agio con i miei 108 sotto il piede, uno dei tanti. C’est joli mi dice Jean-Pierre che vede laggiù in fondo la sua Bourg-Saint-Maurice tutta illuminata. Perché è qui? Perché è bello, perché anche lui preferisce la discesa alla salita: e allora uno sci più largo, non troppo pesante, per non fare chissà quanti metri di dislivello, ma poi godere dopo. Lo spirito freerando francese è tutto qui. Ci passa Anna, va veloce: avrà di sicuro più gambe, ma anche solo un 90 sotto il piede. E ci supera anche Mathéo Jacquemoud: non fa più le gare, ha deciso di diventare subito allenatore, ma il suo passo è un’altra cosa. Tanto che al collo ha un bel megafono per sostenere chi incontra in salita. Ci chiama, ci dice: «visto il mio nuovo lavoro? Il clown…». Fa freddo, ma la salita scalda. Alla fine proprio banale non è, con quasi 500 metri di dislivello. Dopo il couloir iniziale in pista, si avanza su una bella strada forestale nei pini, poi la rampa finale, ma si vede già il rifugio. Mi prende anche

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S M A R T Tutto gratis Per il materiale a disposizione da testare non si paga nulla. Si va al tavolo degli organizzatori, si presenta un documento d’identità e ti consegnano una tesserina. Con quella puoi fare tutto: con il telefono le aziende leggono la tua tessera, il tuo nome va nella pagina Facebook e sempre con il telefono leggono il codice che hanno messo con un adesivo sul materiale che ti danno. In due minuti sanno cosa esce e a chi.

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I N F O Community Touring Club, c’est quoi? Nella pagina della Community Touring Club (www. communitytouringclub.com) troverete la foto di Kilian Jornet con gli sci da gara insieme ad Enak Gavaggio con quelli da freeride. Una associazione, o meglio una comunità, che vuole mettere insieme tutti i modi dello ski de randonnée. E unire appassionati, aziende, stazioni… Con la BIG uP & Down tra gli eventi top che organizzano.

Antoine, un ragazzino di 14 anni accompagnato da papà Gregory. Arriviamo insieme su: finalmente si mangia. Passano anche a chiederti se stai bene mentre ritiri le pelli: sì, sto bene, c’est joli… Per fortuna basta raclette e tartiflette, ma pizza e birra e qualche fetta di jambon de Savoie. «Siamo partiti con qualcosa di nuovo due anni fa - mi racconta Guillaume, che nello staff organizzativo si occupa di comunicazione - che unisse tutti i mondi del salire in montagna, senza distinzioni tra chi fa dislivello per la prestazione, chi per una gita, chi per godersi la discesa. C’è anche una prova vera il venerdì, a cronometro, proprio per coinvolgere tutti. Ogni anno siamo sempre di più, perché alla fine è un modo come un altro per stare insieme. E vedrai domani». Intanto scendo a valle: la pista, ma anche il fuoripista a fianco, è illuminato a giorno da dei palloni giganteschi. Della frontale puoi fare a meno. La festa continua nella birreria di Arcs 1800, molto local direi. Ma cosa sarà mai ‘sta Big Nak? Se ci mette la mano Rancho… Qualche idea me l’ero fatta: in fondo nulla di più di un vecchio rally, quattro prove cronometrate, due in salita e due in discesa. Niente piste però, o magari porte da gigante. Tutto fuori. Pettorali di carta che svolazzano oppure sono nascosti dagli zaini: e va bene. Ma la partenza proprio no, non me l’aspettavo così: tutti schierati in linea, alle 10 il via, anzi no, alle 10.15 perché devono arrivare ancora un po’ di rider. Tre, due, uno, go. Nessuno dice nulla ai turisti in pista, neanche a quelli che stanno prendendo gli impianti. Così per arrivare alla partenza della prima prova speciale, quelli della Big Nak prendono d’assalto la seggiovia. Di corsa, una mandria imbizzarrita… in una domenica di febbraio. Solo qui possono fare una cosa del genere mi viene da dire. La gara continua, finisce nel primo pomeriggio: chi vince si porta a casa una testa di cinghiale. Finta, state tranquilli.

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Crans-Montana Rando Parc 40 chilometri di itinerari per lo skialp segnalati, controllati e suddivisi per difficoltà. Un comprensorio con 8.000 metri di dislivello positivo voluto fortemente da Séverine Pont-Combe e dal marito e allenatore. Due guide perfette per partire alla scoperta del nuovo eldorado dello scialpinismo in resort

testo di TATIANA BERTERA - foto di STEFANO JEANTET

fficio del Turismo di Crans-Montana, Svizzera, Vallese. Ampie vetrate che danno sulla strada. Nonostante sia un giorno infrasettimanale c’è comunque chi, sci in spalla, si affretta in direzione della cabinovia. «Nei week-end - mi racconta Jenny, responsabile dell’area comunicazione qui è tutto un brulicare di sciatori, snowboarder e ciaspolatori, di famiglie coi bambini e di giovani che passano la giornata sulle piste e la concludono con l’après-ski. La scorsa settimana abbiamo ospitato le atlete di Coppa del Mondo». Esita un attimo, ma poi continua, aprendo il viso in un sorriso: «Ha vinto la vostra Brignone». Probabilmente avrebbe preferito commentare il successo di un’atleta della squadra elvetica, ma d’altro canto le vittorie, quelle vere, vanno riconosciute. Non posso che ricambiare quella mezzaluna felice, che mette in evidenza i denti bianchissimi e fa da cornice agli occhi azzurro chiaro.

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Nicolas, al mio fianco, annuisce e a tratti allunga lo sguardo oltre i vetri. Scruta in attesa di vederla arrivare. E lei, finalmente, arriva. Preceduta da una trottolina dagli occhi grandi, chiusa nel suo cappottino e con le guance tempestate di puntini rossi. I capelli biondi, come quelli della mamma, sono nascosti dal berretto di lana. Gli occhi, invece, sono quelli del papà. Mi guarda dal basso dei suoi quattro anni e mezzo, mentre addenta un panino. Dietro di lei, Séverine ci viene incontro con passo leggero. Si scusa per il ritardo, sfoderando il sorriso di chi sa farsi perdonare. Lei è Séverine Pont-Combe. Scialpinista, campionessa, ma anche mamma

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La traccia c’è, ma è quella fatta dal primo che è salito dopo la più recente nevicata. Quando fiocca, si cancella, come in ambiente, ma i cartelli rimangono. Il primo che si alza la mattina e mette le pelli sotto gli sci, batte anche per tutti gli altri

e lavoratrice. Essere tante cose contemporaneamente non è semplice e questa mattina il suo essere mamma ha avuto la meglio. «Si è svegliata con questi puntini rossi su tutto il corpo e quindi siamo dovute andare dal dottore» esordisce indicando la figlia e quel rossore sulle gote che, se non me lo avesse detto, avrei imputato al freddo. Uno sfioro di labbra sulla guancia a Nicolas, suo marito, che mi ha tenuto compagnia fino a questo momento. Nicolas è uno a cui piace ridere e sorridere, si vede. Ex allenatore della nazionale svizzera di scialpinismo, ex maestro di sci, la storia di Séverine non potrebbe essere raccontata senza di lui. Vivono a Crans-Montana da circa una decina d’anni, insieme alle due figlie. I genitori di entrambi abitano lontani. La scelta di non mandare le bambine alla scuola materna li ha portati a dover essere costantemente presenti, a turni, per occuparsene. Una scelta non semplice, che dimostra carattere e determinazione, le stesse caratteristiche che ci vogliono per vincere le gare. Contro ogni previsione oggi non nevica. Il cielo non è azzurro ma, a tratti, si scorgono dei buchi di sereno. «È tutto merito del microclima di questa zona - spiega Nicolas mentre sistema lo zainetto sulle spalle della figlia - spesso all around nevica, ma qui no». Si sforza di parlare italiano, per mettermi maggiormente a mio agio, e a volte inciampa in qualche costrutto che fa sorridere. E quando l'italiano non basta più, parla inglese. Con Stefano, il fotografo, la lingua è invece il francese. Io non capisco il francese, Stefano non capisce l’inglese: il tutto prende i connotati di una allegra scenetta poliglotta, che sfiora il comico. La Babele viene interrotta da Séverine, che riprende le redini della situazione. Uno scambio veloce di battute per decidere da dove partire per iniziare la nostra visita al Rando Park. Crans, Barzettes e Aminona sono i tre starting point possibili e, da questi, una miriade di varianti. Mi sento una privilegiata, nel nuovo paradiso dello scialpinismo e accompagnata da una campionessa della disciplina. Quindici itinerari poco distanti dalle piste, su oltre di 40 chilometri di sentieri, con un dislivello positivo di 8.000 metri. Sono queste le dimensioni del gigantesco trekking park inaugurato questo inverno e voluto dall’intero comprensorio, con la preziosa collaborazione di Nicolas e Séverine. Perché se in un posto ci vivi, se lo ami, vorresti che lo amassero anche gli altri e soprattutto vorresti che fosse valorizzato al meglio. Beh, qui a

Crans-Montana hanno saputo farlo. Turismo intelligente, turismo per tutti, non solo per i pistaioli; a me piace chiamarlo così. Mentre aspettavamo Séverine, Nicolas mi ha raccontato con entusiasmo di questo progetto. Gli brillavano gli occhi. «Un’idea che è nell’aria già da quattro, cinque anni. Il popolo degli scialpinisti, che ora è composto anche da quelli che risalgono le piste, è sempre più numeroso. Lasciarli su pista diventava quindi pericoloso, sia per loro sia per gli sciatori. Dare sanzioni a chi risale, non piaceva. Perché escluderli? E allora ecco l’idea, che piano piano e grazie all’aiuto di tutti ha preso forma». E quando le idee sono buone, poco ci vuole perché si trasformino in realtà. «Tre anni fa i primi due itinerari: Petit Loup e Grand Loup, partendo da Aminona. A dicembre 2017 abbiamo inaugurato altri 13 tracciati. I percorsi possono essere utilizzati da tutti e il dispositivo ARTVA (anche se è sempre meglio averlo!) non è obbligatorio. Con una app, aggiornata dalla società che gestisce gli impianti, è poi possibile verificare i tracciati aperti e quelli chiusi, esattamente come accade per le piste. Il park può essere utilizzato da chiunque, liberamente. C’è un biglietto, da 5 franchi (giornaliero) o da 50 franchi (annuale), per chi vuole usufruire anche degli impianti per spostarsi all’interno del comprensorio». «E funziona?» Sono curiosa e non posso fare a meno di domandare. «Eccome. Da quando abbiamo aperto il park non ci sono più scialpinisti in pista. Tutti lo preferiscono». Ma ora pare giunto il momento di mettere gli sci ai piedi e di vedere qualcuno di questi tracciati. Séverine ci fa strada. I percorsi scialpinistici, rappresentati su un cartellone a poca distanza dall’ingresso della funivia, sono ben segnalati. Ognuno di essi ha un numero, una scala di difficoltà, lunghezza e dislivello. Sbagliare è praticamente impossibile. Sono segnati con frecce e cartelli… qui l’ordine è proprio svizzero! E se mi ero immaginata delle specie di piste battute dal gatto delle nevi, beh, mi ero sbagliata. La traccia c’è, ma è quella fatta dal primo che è salito dopo la più recente nevicata. Quando fiocca, la traccia si cancella, come in ambiente, ma i cartelli rimangono. Il primo che si alza la mattina e mette le pelli sotto gli sci, batte anche per tutti gli altri.

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NELLE FOTO \\ SĂŠverine e Tatiana in una pausa lungo un percorso del Rando Parc (in alto). Un itinerario con vista su Crans-Montana (a sinistra) e la app per gli itinerari di skialp (sopra)

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Séverine monta e smonta le pelli velocemente. Dopo un primo pezzo che si allontana dalle piste, a tratti costeggiandole e a tratti risalendo nel bosco, arriviamo nella parte alta, sgombra dalla vegetazione. Lo sguardo ha così modo di spaziare. Dalla case di Crans-Montana, formiche sotto di noi, fino alle cime sopra le nostre teste. Di tanto in tanto incrociamo qualche scialpinista, gente del posto, che usa il tracciato per allenarsi. Qui Sèverine è la padrona di casa. Una padrona cortese, che saluta tutti sbracciandosi, urlando, chiamandoli per nome e regalando dirompenti sorrisi. Rimaniamo distanti dalle piste, che possiamo comunque utilizzare per la discesa. Questo è interessante, soprattutto quando la neve non è poi così bella. Guardando i percorsi mi rendo conto che sono tutti piuttosto lineari e che la difficoltà è data, più che altro, da dislivello e lunghezza. Le salite sono continue, uniformi e mai troppo impegnative. Mi mostra la diga del Lac de Tseuzier e poi, là in fondo, dietro le nubi, la corona di cime che si estende dal Breithorn al Monte Bianco, passando per il Weisshorn e il Cervino. Prendo le piccole pause per incalzare e la tempesto di domande sulla sua vita. Come si fa a fare l’atleta, la mamma e contemporaneamente anche l’insegnante a scuola? Come, e soprattutto quando, ci si allena? «Non potrei fare nulla senza Nicolas. Addirittura la mia vita non sarebbe come è ora, se non l’avessi conosciuto. Fino a 23 anni non praticavo scialpinismo, sciavo in pista e neanche troppo bene! Poi ho conosciuto Nicolas, maestro di sci. Lui ha perfezionato il mio stile e insieme a lui ho iniziato anche a fare scialpinismo». E quando non c’è la neve? «Amo correre e faccio anche qualche gara di trail-running. A dirla tutta corro da sempre, da che mi ricordi. Ho iniziato con l’atletica leggera all’età di 5 anni e sono stata anche membro della nazionale svizzera. Correvo. Correvo in pista! Una buona base per lo scialpinismo. In estate mi piace fare lunghi giri in mountain bike e anche a piedi. Dove? Basta guardarmi attorno. Qui ho tutto quello che mi serve».

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NELLE FOTO \\ Un itinerario nella parte alta del comprensorio con la diga del Lac de Tseuzier sullo sfondo (in alto) e il cartellone con la mappa degli itinerari (a destra)


MEDIO

FACILE

Wildstrubel 3244 3243

2 La Ligne Bleue 760 m D+ 5,3 km

8 Colorado 780 m D+ 4 km

6 L’Arnou d’Er 550 D+ 4,1 km 7 La Violette 720 m D+ 4,7 km

12 Vache Noire 880 m D+ 5 km 14 Grand Loup 880 m D+ 6,3 km

3 Summit 250 m D+ 1,4 km 5 Rookies 210 m D+ 1,8 km 10 Rookies-bis 280 m D+ 3,3 km

Les Faverges 2968 2945

Mont Bonvin P.te de la 2995 Plaine Morte laine Morte P a l e d r e i c Gla 2927 Tubang 2826

11 La Dame 490 m D+ 3,5 km 13 Petit Loup 320 m D+ 2,7 km

Petit Mont Bonvin 2412 Bella Lui 2543

3

12

Cry d’Er 2263 M. Lachaux 2140

14

9 8 7

13

10

AMINONA 6 1

11

LES BARZETTES

2 5

DIFFICILE

MONTANA CRANS

CONCATENAMENTI

1 Zamoureux 760 m D+ 4,8 km 4 Le 1000+ 1000 m D+ 6,5 km (2+3) 9 La Plume 720 m + 6,3 km 15 La X’Trème 3080 D+ 36 km (4+8+12+11)

SÉVERINE PONT-COMBE Atleta, mamma e donna. Classe 1979, è stata sette volte campionessa svizzera di scialpinismo, seconda al Mezzalama 2015 e ha collezionato sei podi alla Pierra Menta. Quattro volte vincitrice della Patrouille des Glaciers e record in 7h27’, tre medaglie mondiali nel 2015 e vincitrice di numerose altre competizioni. Anche se non fa più parte della nazionale del suo Paese, non ha lasciato le gare e il 2017 è stato segnato da importanti successi: seconda alla Pierra Menta, prima alla Patrouille des Aiguilles Rouges e ancora seconda al Muveran Trophy. Nel 2018 un terzo posto al Tour du Rutor e alla Sellaronda.

stagione e non li tolgo più fino alla fine. Andare, andare, andare, questo è il punto. Unitamente a un po’ di palestra, qualche peso, tanti addominali. Ma non credere che io vada in una palestra vera e propria. Qui a Crans-Montana non c’è! Faccio tutto in casa».

Quando e come ti alleni? «Ci si allena quando si riesce, in tutti i ritagli di tempo. Fondamentale, non mi stanco di ripeterlo, è il supporto di mio marito. Soprattutto con le bambine: è un super baby sitter e un papà presente. Indosso gli sci a inizio

Non solo gare. Non solo sport. Quello che mi interessa scoprire è anche la persona, nel pochissimo tempo che ho a disposizione e tra una pellata e l’altra. E così Séverine mi racconta, si racconta. «Mi piace immergermi nella natura. Le lunghe camminate, insieme a Nicolas e alle bambine, che stanno imparando ad amare quello che le circonda. Vivere insieme le belle esperienze, anche sportive. Il Trofeo Sellaronda, ad esempio, è l’occasione per una vacanza di famiglia».

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Il setup di Tatiana Salewa Sesvenna Light Shell Jacket Dal design semplice e pulito, la Sesvenna è un guscio super-leggero, per nulla ingombrante e che lascia grande libertà di movimento. Ideale per lo skialp e l’alta montagna. Grazie agli innovativi laminati Gore Windstopper è resistente all’acqua, al vento e incredibilmente impermeabile.

Salewa Sesvenna Light Shell Pant Come Sesvenna utilizza laminati Gore Windstopper con resistenza all'acqua. Comodissime le zip sui lati, da aprire nel caso si desideri una maggiore ventilazione. Le ghette integrate e i ganci per lo scarpone, oltre alle cerniere a fondo gamba, permettono di regolarlo in modo perfetto e impedire il passaggio della neve, anche quando si scia in powder. Oltre alle tasche laterali, comoda anche quella sulla gamba… per avere il cellulare sempre a portata di mano!

Salewa Sesvenna Alpha Jacket Può essere utilizzata sia come strato intermedio sia come giacca esterna (sotto il guscio), a seconda delle necessità. L'imbottitura sintetica Polartec Alpha e il resistente ripstop esterno Pertex Quantum garantiscono una eccellente protezione, anche quando il freddo è inteso. Leggera, garantisce grande libertà di movimento e può tornare utile anche nello speed hiking e nelle attività alpinistiche. Il materiale isolante non è uniforme ma intelligentemente posizionato in base alle esigenze delle diverse zone del corpo.

E quando ti devi davvero rilassare? Quando vuoi staccare la testa? «Una tazza di caffè bollente, sulla mia bella terrazza al sole, e magari un buon libro. Queste sono le piccole, semplici cose che mi fanno stare bene e sentire in pace, con me stessa come con gli altri». La vita di una mamma-atleta-lavoratrice è piena di impegni e così, nel pomeriggio, continuo a esplorare l’area insieme ad una Guida alpina. Nel frattempo il sole si è nascosto dietro le nuvole e ha iniziato a scendere un nevischio leggero, ma fittissimo. L’atmosfera è da favola, quasi surreale. Risaliamo il tracciato partendo da Barzettes e arriviamo in una zona solcata da spettacolari rocce, qui lo chiamano il canyon e capisco subito il perché. La neve ora scende bene, punge la pelle già arrossata dal sole mattutino, ma la visuale rimane buona. Altro miracolo del famoso micro-clima di Crans-Montana? Passiamo tra una roccia e l’altra, il paesaggio si allarga e poi si restringe. Mi tiro giù la maschera, davanti agli occhi, e mi pare di guardare dentro a una macchina da presa. La neve ai lati del canyon forma cornici e meringhe. Usciamo dal tracciato, che passa proprio a ridosso di questa spettacolare area, e ci addentriamo tra le rocce calcaree. Normalmente sono striate di giallo e di grigio, oggi la neve uniforma tutto. Non ci sono più tracce. Solo noi, sul manto ghiacciato e nel silenzio ovattato, a lasciare quel segno che, a breve, non ci sarà più. Come fanno le onde del mare sulla sabbia, anche la neve cancella tutto. Ma proprio tutto. Cancella le orme degli animali. Le nostre. Capita che cancelli persino i pensieri brutti. Tutto.

Salewa Vert Il Vert è un casco leggero, robusto, ma soprattutto versatile: combina i vantaggi del classico casco da arrampicata a quelli del casco da freeride (ha infatti doppia certificazione, per sci e arrampicata, EN 12492 ed EN 1077). Il plus? Finalmente una fibbia sotto al mento, magnetica, che permette di agganciarlo e sganciarlo con una sola mano e persino con il guantone da sci!

Salewa Couloir 26 Insostituibile! Ventisei litri di zaino per lo scialpinismo, ma anche freeride, escursionismo e alpinismo. Il fit è perfetto grazie al sistema di trasporto Contact Fit, che lo rende sempre aderente alla schiena. Togliendo la placca ISB e la cintura ventrale, si trasforma in uno zaino capiente da arrampicata, compatibile con l’imbrago. Ha ganci per piccozza e bastoncini e gli sci possono essere trasportati sia in diagonale che in parallelo e in entrambi i casi rimangono bilanciati. All’interno ha una zona ad accesso rapido per il kit di sicurezza valanghe, con comparto per pala, sonda e pelli. Porta casco e una tasca sulla cintura per gli oggetti da tenere a portata di mano.

Torniamo sul tracciato e lo seguiamo fino in cima. Sopra di noi langue, a quota 2.927 metri, lo sconfinato ghiacciaio del Plaine Morte. Una cabinovia porta fino a su, dove si trovano un rifugio e una pista per fare sci di fondo. La nevicata si intensifica, sale la nebbia ora, e decidiamo di tornare alle auto. Consapevoli, più che mai, di essere stati graziati dal meteo. Crans-Montana si è aperta, svelata, lasciata guardare. Se il sole fosse ancora alto ora continueremmo a salire. Invece togliamo le pelli e scendiamo a capofitto lungo le piste, tirate ad arte. Respirando forte nel bavero della giacca, per sentire quel calore tiepido che accarezza il viso, ai lati della bocca. Ascoltando il rumore delle lamine in curva. Pensando che qui bisogna per forza tornare. 62

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DETERMINAZIONE M AGNINI Ventenne, giĂ campione del mondo e vincitore della Coppa, stella della corsa in montagna, futuro ingegnere. Quello che in tanti considerano il nuovo Kilian sa dove vuole arrivare testo di LUCA GIACCONE - foto di ALICE RUSSOLO

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NON SONO COSÌ SECCHIONE SOLO CHE LE MATERIE CHE HO SCELTO MI INTERESSANO E LA COSA NON MI PESA. FIN DA PICCOLO SMANETTAVO A DESTRA E MANCA: SMONTAVO E RIMONTAVO DI TUTTO. ADESSO LO FACCIO ANCORA UN PO’ CON IL MATERIALE DA GARA.

ncontrando la scorsa estate una mia compagna di scuola da anni trasferitasi in Trentino, dove insegna matematica, siamo finiti sul discorso per caso. «Cosa fai di bello?». «Sempre in giro a vedere le gare, adesso anche quelle di scialpinismo». «Davvero? Io avevo uno studente che faceva le gare». «Ma dai, e chi?». «Davide. Davide Magnini: bravissimo, preciso e determinato».

rientrare, lui ha già un amico che lo aspetta per un’uscita con le pelli nella pausa. «Mio padre è appassionato della neve. Della montagna, ma della neve in particolare. Tutti gli sport sulla neve. A nove anni mi portava in giro con le pelli, era solo divertimento: una goduria. Quando c’è stata l’occasione di poter partecipare a una gara di scialpinismo sono stato io a chiedergli di poterla fare. Un amore a prima vista e adesso eccomi qui». «Me la ricordo ancora quella gara - racconta il tecnico azzurro Stefano Bendetti, che lo ha seguito dall’inizio nel Brenta Team -; non poteva ancora gareggiare con i Cadetti, ma ha fatto di tutto pur di essere al via, anche se lo avessero messo fuori classifica. Già allora un agonistica nato».

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Già, le stesse impressioni che ho avuto quando ho incontrato Davide a casa sua. Anzi, il primo aggettivo che mi ha detto quando gli ho chiesto di parlarmi del suo futuro è stato determinazione. Determinazione a fare tutto nel miglior modo possibile. Perché stiamo parlando di un classe 1997 che fa lo skialper di professione, veste la maglia azzurra di corsa in montagna, è conteso dalle aziende, studia all’Università di Trento, guarda caso in ingegneria dei materiali… E come se non bastasse dà una mano anche nel negozio di articoli sportivi di famiglia, Lodosport, nella sua Vermiglio. «Adesso sono nell’Esercito e faccio il professionista, ma voglio lasciarmi aperte tutte le strade possibili per il futuro». Un’idea precisa ce l’ha, in realtà. Si illuminano gli occhi quando ti fa vedere le tante medaglie conquistate, ordinate una di fianco all’altra su un vecchio tronco, pronte a fare bella mostra nella malga tra i boschi. «Sono quelle conquistate a livello giovanile, adesso proviamo a realizzare un altro tronco da Senior. Voglio arrivare ai massimi livelli in Italia, che vuol dire essere tra i più forti al mondo. E se poi lo skialp arrivasse alle Olimpiadi…». Poteva arrivarci nel fondo, nel salto o nella combinata, magari nello sci alpino, poi si è stufato e ha iniziato con lo scialpinismo. Colpa di papà, si potrebbe dire. Quando ci salutiamo sotto casa è ora di pranzo, io devo

A Piancavallo, al via della sprint dei Mondiali 2017, Davide era preoccupato per il vertical del giorno dopo. Di fianco a lui un certo Kilian che gli rispondeva di star sereno che con il suo motore non avrebbe avuto problemi. E infatti ha vinto tra gli Junior con un tempo che lo avrebbe fatto salire sul podio Espoir, a meno di due minuti dallo stesso Kilian, campione del mondo. «Sono sempre un po’ insicuro prima di una gara, penso che avrei potuto fare qualcosa in più in allenamento per dare ancora di più in gara. Che ogni volta ci sono delle incognite». Quasi alla ricerca della perfezione, della performance perfetta. Come Kilian. Non è un segreto che il catalano lo abbia cercato per fare insieme la Pierra Menta 2018. Davide dice di no, che non è vero, ma sa che Kilian lo stima come uomo e come atleta. «Non facciamo paragoni, però: anche io sono nato in montagna, ma a tre anni non vivevo a 3000 metri. E non credo di avere neppure le sue doti. Finora sono riuscito a gestire due stagioni agonistiche, in estate e in inverno, solo perché da Junior il calendario finisce prima, c’è meno dislivello, puoi organizzarti al meglio, sei più libero di testa. Per me questo è il primo anno assoluto, ad aprile ci sono anche le gare di ski-alp: alla fine capirò cosa posso e voglio fare in estate. Ci sono tanti skialper che hanno le potenzialità per tutto, come per esempio Michele Boscacci». Ma lui, Davide, finora ha fatto il pieno di risultati nello skialp e nella corsa in montagna. «Però sono più uno skialper. Quando è arrivata la chiamata in azzurro nella corsa in montagna era impossibile dire di no, ma la prima convocazione in Nazionale mi è arrivata nello scialpinismo, anche se forse un po’ per caso. E poi nell’Esercito sono stato arruolato come scialpinista». Eppure le aziende se lo coccolano proprio perché sa andare forte dappertutto. Lo hanno mandato negli States, a gareggiare in Scozia. Per lui questo è un po’ il momento delle scelte. Chissà, magari tra qualche anno lo vedremo alla Pierra Menta e poi all’UTMB. Come Kilian. «Perché alle gare lunghe non ci ho ancora pensato, ma se le prepari…».

500 mila. I metri di dislivello nel 2017

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560 ore di allenamento nel 2017

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BIO Davide Magnini è nato a Vermiglio il 31 agosto 1997. Nel 2015 è stato arruolato nel Centro Sportivo Esercito. Tante le vittorie a livello Juniores, su tutte la Coppa del Mondo overall e le medaglie d’oro nell’individuale e nel vertical ai Mondiali 2017. Nell’estivo in bacheca il titolo italiano Promesse nella corsa in montagna, la vittoria al vertical Trentapassi, il secondo posto alla Dolomites Skyrace. Nello sci utilizza sci Ski Trab, scarponi Scarpa, bastoni e guanti Leki, meteriale Camp, occhiali Adidas, intergratori Kratos ed è sostenuto da Trentino, Adamello Ski Ponte di Legno e Val di Sole; per la corsa Salomon e Suunto.

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«Quest’estate in ghiacciaio, dopo l’allenamento al mattino, Davide il pomeriggio lo passava sempre sui libri. Una macchina». Chi parla è ‘Lillo’ Invernizzi suo coach dell’Esercito. «Ma non sono così secchione - scherza Davide - solo che le materie che ho scelto mi interessano e la cosa non mi pesa. Fin da piccolo smanettavo a destra e manca: smontavo e rimontavo di tutto. Adesso lo faccio ancora un po’ con il materiale da gara. Anche per questioni pratiche: per esempio ho un piede piccolo (porta il 41), magro e sottile, così sto sperimentando soluzioni personali per avere il massimo comfort del mio scarpone». Sarà, ma anche in quel campo resta la parola chiave: determinazione. Perché potrebbe essere un’altra, futura, anzi futurissima, strada a fine carriera: entrare in qualche azienda del settore per lo sviluppo dei materiali con le conoscenze sui libri e un background da atleta top. Intanto però resta con i piedi per terra, con grande semplicità. «A Vermiglio certo mi conoscono, ci conosciamo un po’ tutti, ma non c’è poi chissà quale grande tradizione per lo scialpinismo. Il pezzo forte resta lo sci alpino. Fa piacere quando qualcuno passa in negozio perché sanno che ci sono e posso dargli un consiglio sullo scialpinismo, in paese mi chiedono come stanno andando le gare, ma non sono certo una star.

C’è un fans club che mi segue, ma non sono il re di Arêches come Bon Mardion. In fondo va bene così. Anche perché sono piuttosto riservato. Dovrei cambiare un po’, lo so. Ormai bisogna essere social, bisogna raccontare al mondo tutto. Io sono molto attivo nel mio quotidiano, ma tante volte mi sembra di essere ripetitivo, che dire a tutti, sempre, ogni cosa non possa interessare granché». Adesso fa tutto da solo, ma anche qui, chissà se tra qualche anno non lo vedremo come star del web? Davide mi fa vedere il ginocchio. Ha preso una botta nell’ultima uscita sulle nevi di casa. È gonfio, succede. Non si risparmia mai. «Perché la salita mi piace, la fatica mi piace. Certe volte quando ho una tabella dura, penso a chi me lo fa fare, ma se sto fermo come oggi non mi passa più. Sento la necessità di uscire ad allenarmi. Lavoro molto su me stesso: è un consiglio che mi dato la mia coach nella corsa, Sara Berti. Il miglior modo per prepararsi è quello di conoscersi a fondo. Finora è stato perfetto: vedo che riesco a dare il massimo facendo più intensità e meno ore e continuo su questa strada. Alberi a parte, come l’ultimo che ho preso con il ginocchio». I suoi punti di riferimento sono due: il papà

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e Michele Boscacci. «Beh, è fondamentale avere una famiglia che ti aiuta, che ti supporta nei momenti delicati. Mio padre è quasi sempre presente alle gare: i suoi incitamenti sono importanti. Con Miky si è creato un ottimo rapporto: oltre all’Esercito e alla Nazionale ci alleniamo spesso insieme. I suoi consigli sono preziosissimi, proprio in questo anno che è quello del salto di categoria tra i grandi. Sembra una frase fatta, ma è la verità: non si finisce mai di imparare. Puoi sempre migliorare in tutto: la tecnica di discesa, l’efficienza in salita. E poi devo incrementare la potenza». Una spugna lo chiama Miky Boscacci. «Ascolta sempre con grande attenzione tutto quello che gli dico, anzi continua a chiedere in continuazione cosa faccio, come mi alleno, i miei programmi. Ma è molto intelligente: non prende a scatola chiusa, adatta i consigli al suo fisico. Quando mi chiede quante ore mi alleno per una gara La Grande Course, non è che

dopo fa tutte le ore che faccio io, piuttosto studia un piano per le sue esigenze». Ma ce l’avrà mai un difetto questo Davide Magnini? «Non farmi passare come un perfettino! Ne ho tanti anche io. Se devo dirtene uno? Sono un golosone. Mi piacciono i dolci e mangio tantissimo». Ci salutiamo. L’Adamello è carico di neve, vorrebbe andarci su a mille, ma deve rimanere a casa. Studierà qualche ora. Magari anche domenica, visto che deve saltare i Campionati italiani. Voleva farli: sarebbe stata la prima individuale tricolore assoluta. E avrebbe voluto dimostrare di poter subito andare al massimo. La sensazione è quella di aver incontrato uno di quelli forti, di quelli che non vorrebbero fermarsi mai, che puntano dritti all’obiettivo che hanno in testa. A vent’anni la strada è ancora lunga, ma Davide sembra davvero aver preso quella giusta.

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NELLE FOTO \\ Abbiamo passato una giornata con Davide nella sua Vermiglio e sulle montagne attorno al Passo del Tonale. Appuntamento all'alba per una pellata e poi rientro a casa


C ’ER A

UNA

IL

VOLTA

WEST

Continua il nostro viaggio alle radici della passione per lo sci di montagna: questa volta siamo andati ad Ovest, sul Monte Rosa, per renderci conto che il freeride non è soltanto una moda testo e foto di FEDERICO RAVASSARD

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onaco di Baviera, Ispo 2018. Ormai da qualche anno, se vai all’Ispo, vedi freeride ovunque. Non c’è marchio, non c’è padiglione in cui almeno una delle foto utilizzate negli stand non ritragga uno sciatore immerso nella polvere con un completo colorato addosso. Qua e là product manager impacciati che parlano di rocker e sci larghi a clienti che li ascoltano annuendo, ignorando il fatto che fino a ieri per loro lo sciatore di riferimento era Alberto Tomba, mica Shane McConkey. I più ribelli, al massimo, tifavano Bode Miller. Nei comprensori la scena non cambia molto: appena nevica spuntano sciatori che in settimana si fanno la barba ogni mattina prima di andare in ufficio e che nel weekend, da un paio di stagioni, girano a bordo pista con le braghe larghe e i twin tip rubati ai figli ululando steep and deep, ma alla fine le tracce che lasciano sono le stesse serpentine che si facevano già negli ’80. Tutti che fanno i freerider, ma pochi in fondo accetterebbero di esserlo per davvero. A tanti, invece, del destino del freeride frega poco o niente, il suo spirito può essere sacrificato in nome di qualche like sui social.

A fine febbraio ho deciso di curarmi. La meta del mio rehab era una valle nell’Ovest, dove il freeride esiste da più di vent’anni e non è stato inventato ieri da un marketing manager di una multinazionale, dove lo sci libero non lo si pratica, lo si vive in tutti i suoi eccessi e i sacrifici che ti richiede. Dove tra l’essere e l’apparire si sceglie lo sciare, e se la neve è bella magari al lavoro ci si va un’altra volta, pazienza se il conto in banca a fine mese piange. Così sono andato a disintossicarmi a Gressoney da Zeo e i suoi amici, alla Baitella.

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The Baitella State of Mind La storia della Baitella è legata strettamente a quella di Zeo, che a Ondro Lommato, la frazione nella quale si trova, ci arrivò nel 1994. All’epoca frequentatore dell’ambiente dei centri sociali, il milanese Zeo si innamorò del posto e assieme agli amici cominciò poco alla volta a trasformarla in una specie di casa comune, dove trascorrere l’inverno e ospitare chi passava di qua per sciare. È impossibile tenere la conta di chi ha soggiornato nel corso degli anni, magari risvegliandosi con la testa che rimbombava dopo una serata di bisboccia. La leggenda della Baitella si è accresciuta quando il proprietario, inconsapevolmente, si è ritrovato a ricoprire anche il ruolo di local di riferimento dei rider stranieri che venivano a filmare ski movie sul Monte Rosa, innamorandosi a loro volta della Valle del Lys. Appena dopo la porta di ingresso c’è un muro sul quale gli ospiti lasciano una dedica, seria quanto basta. In alto a destra ci sono quelle di Chris Bentchetler, di Sean e Callum Pettit (ski you later, ha scritto), quella di Eric Pollard che ha anche disegnato uno dei suoi alberi, gli stessi presenti sulle serigrafie dei Line Skis, quando era stato qui per alcune scene di After the Sky Fall. E poi ci sono quelle della troupe di DPS, che qui ha filmato il cortometraggio Reverie in condizioni nevose da antologia. Gli amici italiani, poco più in là sullo stucco bianco, gli hanno detto ciao firmandosi come Riders de noartri. La Baitella è stata per me il posto giusto da cui ricominciare la disintossicazione. Se dovessi pensare a quali sono i valori del freeride, ammesso che li si possa definire tali, beh, tanti di questi li ritrovo in Zeo.

SCKREEECH. Freniamo tutti un attimo, per favore. Consumatori, brand, addetti ai lavori, anche noi giornali. Intendo proprio tutti. Che se si continua così il freeride muore per davvero. Abbiamo perso la bussola, ci siamo dimenticati quali sono le cose che contano quando si va a sciare. Abbiamo cominciato a preoccuparci più degli abbinamenti tra gusci e pantaloni piuttosto che di come arrivare a quel pendio rimasto vergine dopo l’ultima nevicata. O a imparare a memoria le geometrie degli sci che usciranno fra cinque anni, scordandoci che quelli dell’anno scorso vanno ancora benissimo e un paio nuovo costa almeno quanto lo skipass stagionale di una qualunque località. Tranquilli, ci sono anche io tra di voi, ci si fa compagnia nello smarrimento causato dalle insidie del marketing e dall’ansia da follower su Instagram, che se alla domenica sera non si pubblica una foto di deep powder abbiamo sprecato il weekend e potevamo anche starcene a casa.

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GRESSONEY IN PRATICA Ecco i riferimenti utili per organizzare al meglio la vostra missione scivolatoria in terra gressonara. Per dormire e accoglienza in generale c’è il Consorzio Gressoney Monterosa (tel. 0125 356670 - info@gressoneymonterosa.it). Per scoprire al meglio monti e valli, potete rivolgervi alla Società Guide Gressoney Monte Rosa (tel. 347 5898120 - www.guidemonterosa.info) o alle Guide Monte Rosa (tel. 0125 366019 / 349 3674950 - www.guidemonterosa.com). Per quanto riguarda attrezzatura sportiva, noleggi, ma anche ristoranti, bar e molto altro, il sito di riferimento è www.visitmonterosa.com, dove troverete inoltre tutte le informazioni sugli impianti di risalita, web cam, offerte e pacchetti promozionali. E per finire, per una panoramica completa sui tracciati e itinerari freeride o con le pelli, non possiamo che consigliarvi la guida Polvere Rosa di Andrea Gallo (edizioni Idee Verticali), arrivata alla sua terza edizione.

NELLE FOTO \\ Merenda con il pane appena sfornato a Ondro Lommato, nella più pura tradizione Walser. Infatti ogni villaggio ha il suo forno (in alto a destra). I calendari di Zeo su cui segna, da anni, i dettagli di ogni giornata di sci, dalla qualità della neve alle sensazioni in discesa (in basso a sinistra). Diego il Camicia Margiotta (in alto a sinistra) e Zeo (in basso a destra)

La condivisione, prima di tutto: condividere con qualcuno le proprie idee e i propri luoghi. Portare i nuovi amici nei propri secret spot, sperando che poi l’ubicazione di questi ultimi venga divulgata solo ai più meritevoli (a proposito: in questo reportage non troverete i nomi delle discese fotografate, sarebbe troppo facile leggerle su un giornale e andare a ripeterle dopo una nevicata. Mi spiace, ma i local mi hanno detto che sanno dove abita la mia famiglia…).

starsene a poltrire a casa senza sentirsi in colpa, lasciando gli ossessionati a perdersi nella nebbia al posto nostro. Ho poi conosciuto l’ecosistema di Gressoney del quale Zeo fa parte: una tribù eterogenea di indigeni della Valle del Lys della quale fanno parte Maestri, Guide, aspiranti Guide, fotografi di montagna, ma anche amatori che nella vita fanno tutt’altro. Età indefinita, dai venti agli over sessanta. Se li vedi da fuori non lo diresti neanche che passano le giornate a sciare insieme: qualcuno gira con padelloni da 120 millimetri sotto il piede, altri con degli assi che avranno sì e no quindici anni e oggi andrebbero bene per le gare. Abbigliamento, idem: si va da un estremo all’altro, dal tutone alla tutina. Ad accomunarli, però, sono le scelte che hanno fatto per arrivare fin qui, tutte mirate al poter trascorrere il maggior tempo possibile in montagna, rinunciando magari ai lussi di una vita e di un lavoro normali in cambio del potersi svegliare col Monte Rosa fuori dalla finestra. Era qui che volevo arrivare: il freeride non è una pratica e nemmeno un modo di vestirsi o di sciare. Il freeride è un percorso di vita.

Ma anche la consapevolezza dell’ambiente che ci circonda, l’essere consci che le Alpi non sono messe bene, e che tutti dovremmo impegnarci un pochetto per preservarle. Perlomeno per permettere ai nostri figli di provare l’ebbrezza della powder nei boschi sotto i 2.000 metri, ecco. E, soprattutto, l’essere presi bene. Che è una forma più forte dell’essere entusiasti, senza sfociare tuttavia nell’essere ossessionati. Essere presi bene significa fare l’ultima pellata partendo alle cinque del pomeriggio, per il semplice godere della luce e della neve, e non perché bisogna accumulare dislivello a tutti i costi. E poi magari, i giorni in cui fa brutto, 77


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NELLE FOTO \\ Larici e polvere: apparentemente Weissmatten non ha molto da offrire rispetto a La Trinitè, ma la soddisfazione della sciata ripaga ampiamente la scelta di quest'area, appannaggio dello slow ski

1. Weissmatten Zeo in discesa nei boschi di Weissmatten. Spesso trascurata a favore degli impianti di Gressoney La Trinité, quest’area dispone di una sola seggiovia biposto e, apparentemente. di pochi pendii accessibili dalla cima. Ma basta aver voglia di mettere le pelli anche solo per pochi minuti che si sblocca un mondo fatto di ripidi lariceti, riparati dalla folla che gira a Punta Jolanda, decisamente più frequentata. Prima regola del freeride, cercare sempre il pendio vergine, giusto?

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2. Il trasformista Andrea Gallo Climber, fotografo, pioniere giornalista, sciatore-autore, videomaker della scena rap italiana: Andrea Gallo è stato ed è tutto questo. Negli anni ’80 Andrea fu uno dei più forti arrampicatori italiani, autore delle prime salite di pietre miliari del freeclimbing sparse tra Piemonte e Liguria. Basti pensare che la sua Hyaena, gradata solo 8b+, fa notizia ancora adesso quando viene ripetuta. Fu poi uno dei primi a credere nel paradiso outdoor di Finale Ligure, contribuendo attivamente al suo sviluppo e aprendo il primo negozio di attrezzatura da montagna in quella che era una cittadina della riviera ligure. Poi tornò su nelle montagne di casa, a Gressoney, dove partecipò alla stesura della prima guida di freeride della zona, Polvere Rosa. Come il serpente dell’Eden, Andrea continuò a tentare il resto del mondo rompendo gli schemi. Intramontabile lo speciale Freeride che curò per la rivista Alp nel 1999, dove scrisse delle attività libere dagli schemi che in futuro sarebbero state catalizzatrici dello stantio mondo della montagna: in quel numero si parlava di bouldering, di skibum a Chamonix, di drytooling e, ovviamente, di Gressoney.

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NELLE FOTO \\ Andrea con alcuni cimeli d'epoca: i mitici sci Volant con serigrafia in alluminio e l'imbrago leopardato con il quale scalava negli anni pionieristici dell'arrampicata sportiva

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3. Una Malfatta ben fatta

Il Vallone della Malfatta è una delle discese più conosciute che da Punta Indren scendono sul lato valsesiano del Monte Rosa. Solitamente vi si accede tramite un canale che richiede una calata, o perlomeno di essere disarrampicato. Solitamente. Con Zeo e il Camicia l’abbiamo sciato in tutto il suo splendore, accedendoci sci ai piedi e lasciando le nostre firme nello zucchero, in una giornata in cui il cielo era quello che gli americani - che hanno un neologismo figo per qualsiasi cosa - definirebbero bluebird. Discese classiche come questa in queste condizioni richiedono essenzialmente un requisito: essere lì, in settimana, dopo una nevicata e alla prima funivia… tutto il resto sono chiacchiere da bar.

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NELLE FOTO \\ Certi giorni il mondo si colora solo di bianco e azzurro come quello in cui abbiamo sciato la Malfatta in condizioni perfette

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4. Il Circo Barnum al Lago del Labiet

Più si è, meglio è. Un giorno ci siamo ritrovati a pellare dalla diga del Labiet in undici, in una bolgia colorata con poche idee in testa ma molto chiare: trovare abbastanza pendii immacolati per tutti. In testa il solitario Camicia, che non solo voleva battere tutta la traccia da solo, ma respingeva anche chi si offriva di dare il cambio a questo intagliatore che un giorno, da solo e per sfizio, aveva pellato per 5.100 metri di dislivello. Dietro, a seguire, il carrozzone del Circo Barnum: il più giovane era il ventunenne rasta Mattia, che per l’occasione aveva un paio di Dynafit al posto dei twin-tip da park; il più, ehm, saggio era Paolo, ormai in pensione. Gente che aveva fatto il Mezzalama mischiata ad altri che in salita facevano le pause a suon di sigarette e vin brulé, mischiata ad altri ancora che le pause non le facevano proprio perché erano i giorni di Burian e la temperatura a dir poco tonica. Chiedetelo a Zeo, che si è dovuto far prestare un phon al bar per scaldare le pelli ghiacciate.

NELLE FOTO \\ Casse appese allo zaino in salita, vin brulè nel thermos, ma allo stesso tempo metri di dislivello macinati con le pelli e grandi sciate: anche oggi il freeride rimane uno strano cocktail di cazzeggio e dedizione totale

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5. Sciare la luce

È successo anche di partire per l’ultima pellata all’ora in cui il sole stava per scomparire, salendo con il filo dell’ombra che seguiva poco più a valle. Faceva così freddo che i cristalli di neve non si legavano l’uno all’altro, ma rimanevano lì, sospesi nell’aria a luccicare come polvere d’oro. Davanti a me a battere la traccia c’erano il Camicia e i fratelli Thedy, dietro Zeo e Mattia. Con me era rimasto Francio, che saliva con calma trascinandosi dietro scarponi da pista e sci da 124 mm al centro. Abbiamo spellato proprio mentre il sole stava calando, il primo a danzare nella luce è stato il Camicia, mentre Francio si gustava una sigaretta rollata a meno venti.

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B A R VA L E R U Z «Ciao! Sono Tone, leviamoci da qui, vi porto in un posto… nella mia tana! È anche l’ora dell’aperitivo, no?». Metti un’oretta con l’uomo simbolo dello sci estremo tra gli anni Settanta e Novanta. Con le gambe sotto il tavolo.

testo di ANDREA BORMIDA - foto di ALICE RUSSOLO

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er quelli come me nati all’inizio degli anni Ottanta, il suo nome è sempre stato associato in maniera quasi naturale allo sci estremo. A dire il vero non riesco nemmeno a ricordare quando l’ho sentito per la prima volta, forse mai, quasi fosse stato inserito direttamente in quel particolare software che ci viene installato alla nascita. Tone Valeruz, naturale. Lo sciatore estremo. Valeruz, per tutti Tone. Il suo modo di sciare ha da sempre trasceso la ristretta cerchia dei praticanti di scialpinismo e del mondo dello sci libero. Tone è diventato, grazie alle sue imprese, alla spettacolarizzazione di alcune di esse, un personaggio trasversale. Conosciuto sia dalla massaia di Torino, che apostrofava le sue imprese urlate da qualche notiziario con un secco Oh

basta là!!! È propi fol col li, sia dal mazinga pistaiolo tutto Moncler che, quando vedeva dalla seggiovia un versante particolarmente scosceso, lo mostrava al figliolo infagottato infarcendolo con un Da lì ero sceso una volta con Tone Valeruz, però oggi prendiamo la pista che ho voglia di sciare più veloce…

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Per la massa, in Italia, lo sci estremo è sempre stato molto più associato a Tone rispetto ad altri nomi che come lui potevano vantare un curriculum confrontabile. Contattare Tone sapevo che non sarebbe stato facile, nonostante i canali social oggi facciano sembrare questo aspetto immediato. Siamo dovuti passare attraverso telefonate, conoscenze comuni, ambasciatori, proprio

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SE FAI LA GUIDA NON È SOLO ACCOMPAGNARE QUALCUNO, UN ESTRANEO, MA PORTI IL TUO CLIENTE A VIVERE UN’ESPERIENZA. È QUALCOSA DI MOLTO PROFONDO, SPECIE PER LUI. POI TI DEVI FAR PAGARE E IL DENARO, A MIO AVVISO, CAMBIA TOTALMENTE IL RAPPORTO CHE SI POTREBBE INSTAURARE.

come si faceva per le interviste fino a qualche anno fa. E sinceramente non ci è dispiaciuto, anzi, la cosa mi ha parecchio intrigato perché iniziava a trasparire il personaggio. Ma nessuna mancanza di disponibilità, ci mancherebbe! Tone è uno vero che preferisce le parole faccia a faccia. Genuino nel suo modo di sciare così come nel modo di vivere. Padrone al cento per cento della sua vita. Dopo una telefonata, ci si è dati appuntamento davanti alla scuola sci di Canazei. Arriva anche Alice per le foto. È pomeriggio e il cielo sta diventando scuro, fa freddo, ma Tone oggi teneva lezioni di sci. Il periodo delle vacanze è assai frenetico per chi lavora con i turisti in Dolomiti. Stiamo fantasticando su come sarebbe averlo come maestro, poi vediamo un’ombra che ci si avvicina.

la a 360 gradi. Ho iniziato ad avvicinarmi e appassionarmi alla geologia completamente da autodidatta. Ho incominciato a conoscere le rocce che possono contenere i cristalli. È una passione e come tale non ci vedo nulla di venale. Non mi è mai riuscito di guadagnarci qualcosa. Anche se dietro al mondo dei cercatori di cristalli e dei minerali si nasconde un giro d’affari difficile da immaginare. Pazzesco». Tornando alla tua specialità più nota a tutti, ci piacerebbe capire se ti ritrovi ancora nel mondo dello sci di oggi dove - ormai è evidente - si tendono a far passare come eroiche anche prestazioni che non hanno certo titolo di esserlo. «Guarda, per quanto mi riguarda tutti possono fare ciò che vogliono e possono vendere come estreme prestazioni che certo non lo sono. Sono fermamente convinto che poi la cosa importante per dare il giusto valore al tutto sia il livello culturale di chi giudica. Cioè da chi viene il giudizio. Il problema, se di problema vogliamo parlare, è che spesso oggi chi giudica una prestazione, il pubblico, spesso non è in grado di comprendere il vero valore di una discesa. Il problema non sta in chi vende una discesa che di epico non ha niente, ma sta nel livello di preparazione di chi osserva. Un occhio esperto sa sempre dare il vero valore alle cose».

Ci tende la mano, ci fissa con due occhi azzurrissimi: «Ciao! Sono Tone, leviamoci da qui, vi porto in un posto… nella mia tana! È anche l’ora dell’aperitivo, no?». Ci siamo, si parte! Lo seguiamo in macchina scendendo la valle per alcuni chilometri, passiamo Campitello e poi parcheggiamo su uno spiazzo in curva vicino a un bar tutto rivestito in legno all’esterno. La finitura delle pareti all’interno non cambia. Il vociare che si leva dagli avventori (a una prima occhiata tutti professionisti del gioco delle carte) all’ingresso di Tone ci fa capire che siamo arrivati. La sua crew, la sua tana. Alcune foto sulle pareti, con gli amici di una vita e con il corpulento proprietario che prima si esserci seduti ci porta un paio di spritz e dello speck locale. Due parole per fiutarsi, un sorso, un clima sincero, cento per cento Tone!

A questo proposito, un po’ di tempo fa mi ricordo di una tua reazione ironica al video di una discesa ripida classica nelle Alpi Centrali sul Monte Pasquale che girava in rete come se fosse una discesa pazzesca. Entrambi sappiamo che si trattava di una prestazione sì ripida, ma assolutamente classica e percorsa con regolarità ogni anno, specie in primavera. «Sì, esatto. Lì era proprio successo quello di cui parlavamo sopra. C’è stato un problema di giudizio. Uno che pratica quel tipo di sci ben sa che non era niente di particolare. L’errore stava in chi la giudicava una cosa estrema. È per questo che, se devo essere sincero, a me non me ne frega niente dei giudizi». Ride.

Più che un’intervista ci piacerebbe fare una chiacchierata, libera, magari partendo da chi è Tone oggi, cosa fai? «Tone oggi è pensionato, pertanto ci terrei a specificare che Tone non fa assolutamente niente!». Ah! Decisamente categorico, però sei Maestro di sci e Guida alpina? «Sì è vero, per lo sci ho sempre avuto una predisposizione. Oggi lavoro ogni tanto come Maestro. È sempre stata la mia unica occupazione. In realtà non ho mai aspirato a fare la Guida alpina. Se fai la Guida non è solo accompagnare qualcuno, un estraneo, ma porti il tuo cliente a vivere un’esperienza. È qualcosa di molto profondo, specie per lui. Poi ti devi far pagare e il denaro, a mio avviso, cambia totalmente il rapporto che si potrebbe instaurare. Il far parte di un’esperienza così particolare come l’andare in montagna può portare a un’amicizia, con i soldi di mezzo… non lo so».

Domanda quasi classica che ci piace rivolgere a chi pratica o ha praticato: esiste ancora per te lo sci estremo? «Secondo me oggi no, o per lo meno, in pochissimi sono in grado ancora di fare qualcosa che valga la pena considerare estremo. Scendere dalla cima del Cervino sarà ancora estremo. Come è stato estremo scendere il Lyskamm in meno di tre minuti negli anni in cui lo avevo fatto». Oggi si può continuare a praticarlo, magari qui in Dolomiti? «Penso che siano in pochi a poterlo veramente fare. E qui in Dolomiti rimangono un sacco di cose da fare».

So che hai anche altre passioni in montagna, una che mi incuriosisce molto è quella per i cristalli. «È vero, è la mia passione più grande! Forse perché mi permette di avere un rapporto tutto particolare con la montagna. Mi offre l’occasione di viver-

Chi sono quelli che l’hanno praticato davvero? Vivevi una sorta di competizione nei loro confronti? «Certamente Tardivel, Boivin, Vallençant, De Benedetti, Saudan, Holzer.

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Su nomi più recenti non mi sento di esprimermi. Competizione per quanto mi riguarda non ce n’era, nonostante si ragionasse come in ambito alpinistico». L’aumento dei praticanti su terreni ripidi è certamente dovuto ai materiali. Adesso è più facile? «Certo che è più facile! Però bisogna vedere dove ci sono sempre più praticanti. Se parliamo per esempio del canale Holzer qui sul Pordoi, sono d’accordo. Però sono tutti lì. Conta sempre l’atteggiamento di chi si avvicina a questo tipo di sci». Occorre comunque allenarsi? «Quando praticavo sci estremo mi allenavo facendo di tutto. Niente di specifico, ma ero in continuo movimento. Mi allenavo muovendomi! Passavo dalle salite soltarie di arrampicata come lo Spigolo Giallo, alle salite sull’Ortles e poi in Marmolada fatte di fila! Ero anche alpinista, anche se mi ritengo più uno sciatore». Caspita! A proposito di aneddoti, ci piacerebbe che ce ne raccontassi uno sullo sci. Alcune tue imprese hanno spesso suscitato scalpore. A volte anche polemiche per l’uso dell’elicottero. «È vero, a volte ho usato l’elicottero. L’ho sempre detto e mai nascosto. Non vedo il perché dovrei. Come quella volta sulla parete nord della Presanella. L’ho fatta quattro volte in un giorno la discesa: sono stato portato in cima e l’ho scesa per capire le condizioni e se c’era ghiaccio. Poi di nuovo in cima e me la sono scesa con un fascio di pali sulle spalle, piantando le porte per tutto il tracciato. Poi ho fatto il gigante. Quindi di nuovo in cima con l’eli per smontarmi da solo tutte le porte. Sì, ok l’eli, ma mi sono fatto un mazzo tanto!».

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Le discese a cui tieni di più? «Mah, ci devo pensare un attimo. Forse la parete Nord-Est del Civetta. Sciata tutta con sole due doppie in basso. E forse anche la Nord-Est del Sassolungo». Invece qualche linea che ti senti di consigliare? «Qui in valle, nei dintorni di Canazei, senza dubbio la Nord della Marmolada è sempre una bella sciata. Così come i canali del Pordoi. Altrimenti più lontano i versanti Nord-Ovest o Sud dell’Ortles». Il tuo è spesso stato un approccio di rottura per certi versi. Pensiamo alla discesa del Cervino in frack o alla parete Nord-Est del Lyskamm in meno di tre minuti. Voleva esserci un messaggio dietro a tutto questo? «Posso essere sincero? Perché volevo solo dimostrare che ho due palle così quando ho gli sci nei piedi! Dico la verità, scrivilo! (ride e ci fissa con quegli occhi azzurri che non lasciano spazio a dubbi) Tutto quello che ho fatto l’ho fatto perché mi andava di farlo».

TONE VALERUZ

Dunque qual è la cosa più bella per te nella vita? «Guarda, da tutto ciò che ho fatto ho guadagnato solo un’assoluta libertà personale. Non ho mai preso in seria considerazione il discorso sponsor proprio per questo. Avere degli sponsor significa prendersi degli impegni e personalmente lo ritengo folle in un’attività come questa. Ognuno deve solo saper valutare un paio di cose: come è stata fatta una discesa, lo stile. E poi la ragione per cui si è ingaggiato per farla: se per il puro gusto o per riceverne una notorietà. Dalla mia vita ho solo ricevuto la libertà di fare ciò che voglio, sempre. Per farvi capire: sono un tipo che già solo quando vado a cena spera di mangiare subito, così poi posso decidere io quando andare via. Ad esempio, ora è meglio andare, non ho più voglia di parlare!».

Tone Valeruz, è nato ad Alba, frazione di Canazei, nel gennaio del 1951. Maestro di sci, Guida alpina, ha sempre mantenuto un posto speciale nell’olimpo dello sci ripido grazie alle sue discese e a un carattere vulcanico. Vivendo in Val di Fassa ha presto iniziato a sognare di scendere con gli sci tutte le pareti che gli stavano intorno, frantumando il vecchio preconcetto che le Dolomiti fossero poco adatte allo sci. A 19 anni inizia con la parete Nord della Marmolada. Diversi i suoi itinerari sulla Nord del Gran Vernel, sulla parete Nord-Est del Sassolungo, sulla Nord-Est del Civetta, per rimanere in Dolomiti. Tra gli anni Settanta e Ottanta porta a termine discese di assoluto pregio in tutto l’arco alpino, dalla Est del Cervino (spalla a 4.200 m sulla cresta Hörnli), al Gran Couloir della Brenva nel centro alla parete Est del Monte Bianco (tra le vie Mayor e Sentinella Rossa), dalla via Lauper sulla Nord-Est dell’Eiger, alla Nord-Ovest dell’Ortles, solo per citarne alcune. La sua attività negli anni Ottanta conta anche diverse discese in Sud America tra le quali la prima dell’Alpamayo (5.947 m) e la parete Sud del Cerro Don Bosco in Patagonia. Nell’ambito di una spedizione himalayana è riuscito anche a posare gli assi sul Makalu da quota 8.100 metri. Vive ancora in Val di Fassa, continua a fare il Maestro e a coltivare le sue

Tone, senza compromessi. Sempre!

passioni: ricerca di cristalli e, ovviamente… lo sci!

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Tris di Boscacci, Antonioli e Tomatis Italia ok alla Pierra Vittoria sull'ultima discesa per gli alpini, successo in coppia con la Mollaret per l'azzurra Era dal 2012 che non c’erano almeno tre italiani sul gradino più alto del podio della Pierra Menta. Tutti e tre per la prima volta davanti a tutti, tutti e tre emozionati. Michele Boscacci e Robert Antonioli si sono aggiudicati lo scorso 17 marzo la classica di Arêches, l’ultima tappa, con un finale emozionante e doloroso per l’uscita di scena di Kilian nella penultima discesa. Più netto il successo di Katia Tomatis insieme ad Axelle Mollaret: oltre undici minuti sulla coppia Roux-Forsberg. 9h57’54’’ il tempo di Boscacci-Antonioli, 12h11’04’’ quello di Tomatis-Mollaret. Sul podio maschile, nell’ordine, Xavier Gachet-William Bon Mardion e Valentin Favre-Didier Blanc. Al terzo posto femminile Mireia ©Stefano Jeantet

Mirò e Marta Garcia Farrés.

Oh no Kilian! L’immagine forse più significativa è stata quella di Jakob Herrmann al traguardo con i Salomon di Kilian sullo zaino. L’austriaco ha voluto onorare una Pierra Menta che ormai pensava di aver vinto. Con il catalano era al comando della generale ed era al comando anche nell’ultima tappa. Poi l’imprevisto: Kilian cade e gara finita, ma si dimostra il signor campione qual è: prima dice go go agli avversari che si erano fermati per capire cosa fosse successo, poi dal letto del centro medico di Beaufort manda messaggi per tranquillizzare un po’ tutti: frattura sì, ma tra qualche settimana tornerò a correre. In realtà lo stop sarà di un paio di mesi… La diagnosi è: doppia frattura al perone e al legamento fibulare anteriore della gamba sinistra. Good luck Kilian! ©Stefano Jeantet

No Grand Mont? Yes party! Anche nel 2018 niente passaggio sul Grand Mont, anzi tagliato pure il Col de Forclaz. Troppo alto il rischio valanghe con così tante persone sul tracciato. Si è rimasti in basso al Cuvy, all’arrivo della prima seggiovia. Neve, nebbia, freddo: niente ha fermato gli appassionati che non hanno voluto rinunciare alla festa. Al massimo si sono risparmiati la salita alle cinque del mattino, ma sono partiti comunque presto, perché la maggioranza è salita con le pelli, anche se la seggiovia è free per tutti fino alle otto. Poi si canta e si balla, si mangia e si beve: il solito grande party della Pierra.

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©Ufficio stampa Sellaronda

3h04’31’’

3h38’00’’

Che Sellaronda! Un doppio record non si vedeva da anni. Al maschile Martin Anthamatten e Werner Marti sono arrivati al traguardo di Canazei dopo 3 ore, 4 minuti e 31 secondi, solo 10 (secondi) in meno del record precedente.

Alba De Silvestro e Jennifer Fiechter hanno fatto decisamente meglio dei maschietti: 3 ore e 38 minuti, il nuovo tempo da battere al femminile. Ben 15, questa volta minuti, meglio del precedente primato. Chapeau.

©Ufficio stampa Sellaronda

©Ufficio stampa Sellaronda

La strana coppia E tra le tante squadre in gara alla Sellaronda Skimarathon c’era anche la strana coppia, quella con Martina Valmassoi e Anton Krupicka. Chi sono lo sapete. E non l’hanno fatta per gioco: hanno vinto la classifica delle miste….

Sellaronda da record

Il ranking Cadetti è azzurro

Da Canazei a Canazei, per i tradizionali 43 chilometri e 2.700 metri

Al termine degli Europei si guarda il ranking Cadetti, quello che conta per definire il

dislivello. Come sempre, anche l’edizione numero 23, andata in scena il

contingente per i Giochi olimpici invernali giovanili di Losanna 2020. Non è definitivo

16 marzo, è stata sold-out. Lo testimoniano i numeri: 586 coppie al via

ovviamente, visto che sarà ‘completato’ dopo i Mondiali del 2017 (che andranno in scena

per il solito lungo serpentone sulle piste dolomitiche. Sul podio maschile,

proprio in Svizzera e proprio sulle stessi nevi che saranno il palcoscenico di quelle degli

dietro ai vincitori, nell’ordine, la coppia Reichegger-Magnini e quella

YOG, a Villars), ma era importante partire bene in Sicilia. Italia in testa con 860 punti e

Bonnet-Boffelli. Sul secondo gradino di quello femminile le austriache

cinque medaglie (tre d’oro, una d’argento e una di bronzo), tallonata dalla Svizzera a quota

Erhart-Mayerhofer hanno beffato le svizzere Pont-Combe/Kreuzer.

827 (ma ben nove medaglie conquistate…), quindi Spagna (589), Francia (434) e Austria (235).

Italia top sull’Etna Azzurri protagonisti agli Europei sull’Etna dal 22 al 24 febbraio. Stesso numero di medaglie per Italia e Svizzera, 21 (18 quelle francesi), ma in testa al medagliere ci sono saldamente gli italiani con 11 ori, 5 argenti e 5 bronzi, rispetto ai 4 ori, 8 argenti e 9 bronzi degli svizzeri. Di ori ne ha più la Francia, cinque. Due per Spagna e Russia. A livello assoluto i campioni europei sono due: Robert Antonioli nell’individual (con argento per Michele Boscacci) e Nicolò Canclini nella sprint (la gara, lo ricordiamo, è stata fermata dopo le qualifiche e sono stati considerati validi i tempi proprio delle qualifiche). Tra gli Espoir, oro ovviamente per Canclini nella sprint, due titoli per Davide Magnini (nell’individual e nel vertical, dove ha chiuso secondo assoluto alle spalle di Kilian) e per Alba De Silvestro (ancora individual e vertical, dove si è piazzata terza assoluta).

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“The Legend” e 20 guerrieri al tuo fianco nei Trail. Scopri l’ingrediente segreto del progetto di Fabio Meraldi. Ogni sport ha le proprie leggende. La leggenda nel Trail è italiana e si chiama Fabio Meraldi. Fabio è stato il primo negli anni ’90 ad alzare l’asticella, lui è stato il primo ad infrangere record e tradizioni, lui è stato il primo a farci sognare. Fabio, vanta vittorie e record come pochi altri. Vittorie alla Everest marathon, al Trofeo Kima e la Dolomity sky race. Record allo Shisha Pangma, Monte Kenya, Monte Rosa da Alagna e il mitico da Courmayeur M.te Bianco e ritorno, imbattuto per oltre 20 anni. “The Legend”, questo è il nome scelto per la sua collezione di abbigliamento; la troverai solo in 20 selezionati negozi tecnici, i 20 guerrieri che saranno al tuo fianco nei trail! Studiata a quattro mani con Valeria Colturi, titolare e stilista di Crazy Idea. Lei che per prima, nel 1995 ha inventato una collezione apposta per lo Sky e il Trail. L’obiettivo del progetto “The Legend” è quello di sensibilizzare la sicurezza e puntare al confort. La collezione perfetta, un connubio di scelte tecniche di altissimo livello, partendo dai tessuti, passando attraverso le più dettagliate soluzioni tecniche. L’ingrediente segreto: Lo slip, internamente è diviso in due per separare e sostenere lo scroto. Le alte temperature, e le vibrazioni, sono tra le cause che possono provocare il Varicocele, salute e confort.

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gare

M I L L E T

T OU R DU RU T OR E X T R Ê M E SK I A L P SAU VAGE

L’edizione 2018, grazie a tre giornate fredde ma con il cielo blu, ha messo ancora più in evidenza le migliori caratteristiche della gara regina dello scialpinismo in alta montagna testo di LUCA GIACCONE - foto di STEFANO JEANTET

accontare il Millet Tour du Rutor Extrême è un po’ raccontare la Valle d’Aosta più autentica. Per salire in Valgrisenche bisogna affrontare più di trenta tornanti, a bordo strada trovi i bidoni del latte pronti per essere portati a valle. Aosta non è lontana da Arvier, saranno una decina di chilometri, ma qui è un altro mondo rispetto a quello classico delle piste valdostane. Qui siamo in montagna, qui vivono e lavorano i montanari.

ci ha detto Camandona «è un dovere sociale verso i ragazzi di questa valle insegnare a tutti a sciare, per avere le basi giuste per andare poi in montagna con gli sci». E allora non è un caso che la maggioranza dei tracciatori siano della valle, gente che conosce le singole pietre, si potrebbe dire. Che non si perde, anche se il gps è fuori segnale e ti trovi nella nebbia più fitta che non vedi a due metri, come è successo due anni fa. Nel 2018 la Valgrisa grisa non è stata: tre giorni di sole. Freddo, ma sole. Così da farsi vedere e conoscere per quello che è. Una valle con persone appassionate di skialp, legate alla gara di casa. «Siamo una piccola comunità - ancora Camandona - che ha mantenuto valori importanti, che mette davanti a tutto il bene della comunità. Che è soprattutto il rispetto e la valorizzazione dell’ambiente. Anche perché la terra resta la principale attività lavorativa nei nostri tre valloni. Quelle che adesso sono le discese del Rutor, d’estate sono pascoli per le nostre reines…». Fontina, il vino Enfer, il drap, i caratteristici tessuti della valle. Non solo scialpinismo tra queste vette. «Il Tour du Rutor - conclude Camandona - è uno di quei momenti che compattano la nostra gente. Senza l’aiuto di tutti non sarebbe possibile farcela. Ci crediamo e vogliamo tramandare questa tradizione anche alle nuove generazioni: non a caso portiamo tutte gli alunni delle elementari delle nostre valli a vedere la prima tappa, soprattutto per capire il valore dello sport e dello skialp».

R

Quelli veri, quelli che non hanno paura della neve, quelli che hanno un grande rispetto delle loro montagne. Che sono tante, alte e impegnative. I nomi ormai gli atleti che hanno vissuto la tre giorni del Rutor li conoscono (la Tête, Châteaux Blanc…). Questo è quello che Marco Camandona chiama il suo parco giochi, suo e degli altri quaranta volontari (e pensate che a Valgrisenche ci sono poco più di un centinaio di residenti) che ogni due anni salgono e scendono per tracciare. Un leader, un gruppo affiatato, ecco la soluzione per realizzare una gara in alta montagna che piace, soprattutto ai concorrenti. E dove non ci sono funivie. Qui si può tracciare da una parte oppure dall’altra e il risultato non cambia. Dislivello e discesa, quota, sempre. E chi - e sono tanti -, sale a vedere la gara deve mettere le pelli, perché in Valgrisa di impianti che salgono in alto non ce ne sono. O meglio, ce n’è uno solo perché, come

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gare

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NELLE FOTO \\ Bel tempo e freddo, panorami sconfinati, creste, ripide salite, metri di neve, discese nella powder: ecco la ricetta per un perfetto Tour du Rutor, come quello del 2018

LA GARA Tre giorni intensi, come sempre. La Tête du Rutor, quella con il passaggio dalla Madonnina, subito il primo giorno. Tanto per gradire. E far capire che 7.000 metri di dislivello, anche se in tre giorni, non sono una passeggiata. Michele Boscacci e Davide Magnini hanno imposto la loro legge fin dalla prima giornata. Volevano gareggiare insieme, loro che spesso e volentieri si allenano insieme: conoscevano le potenzialità, ma qualche dubbio ce l’avevano. Per Miky era la dodicesima gara nel mese di marzo, per Davide il debutto in una LGC, e per di più di tre giorni. Invece spediti e concentrati, dal primo all’ultimo metro. Hanno sofferto un po’ solo il secondo giorno, anche se alla fine sono arrivati al traguardo prima di tutti. Non hanno fatto calcoli, pur partendo con un vantaggio di oltre tre minuti l’ultimo giorno. Ancora davanti per poi nel finale fare passerella con i compagni dell’Esercito, Matteo Eydallin e Nadir Maguet. Prima e seconda, le due squadre degli alpini al Millet Tour du Rutor Extrême 2018, edizione numero diciannove. Sul terzo gradino del podio i francesi Bon Mardion-Gachet, poi il treno Herrmann con Barazzuol dopo l’infortunio di Kilian. Nella gara rosa bagarre vera solo il primo giorno: poi Axelle Mollaret e Jennifer Fiechter hanno fatto il vuoto, vinto le tre tappe e il TdR, davanti ad Alba De Silvestro e Katia Tomatis con Lorna Bonnel e Séverine Pont-Combe al terzo posto.

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Guarda tutte le classifiche nel calendario di Skialper


iniziative

R I SE

U P

C H I A R A !

Ti prepari per la gara della vita, il Millet Tour du Rutor Extrême, insieme al tuo idolo, Gloriana Pellissier. E poi arriva il grande giorno e proprio lei, l’atleta top, deve ritirarsi perché non sta bene. Succede, anche ai migliori. Ma la vincitrice del contest Rise Up with Gloriana & Millet non si è persa d’animo. Ecco il suo racconto della gara testo di CHIARA MUSSO

uesto contest l’ho sentito fin da subito mio. Una mattina di dicembre, nel periodo che ero a casa dal lavoro per una malattia, stavo comunque fantasticando di partecipare al Millet Tour du Rutor Extrême, a marzo. Per quella data speravo proprio di essermi ripresa dalla malattia. Mi mancava, però, la socia e la prima cosa che mi è apparsa quando ho aperto Facebook sul mio telefonino… è stato proprio il post di Rise Up with Gloriana & Millet con la candidatura per diventare la compagna di Gloriana Pellissier al Tour du Rutor. Naturalmente volevo esserci proprio io in squadra con lei!

©Stefano Jeantet

Q

Non ci ho pensato un attimo, ma avevo solo un mese di tempo per la selezione di fine gennaio e non ero al top.... Invece a Valgrisenche ce l’ho fatta, ero al settimo cielo! Un sogno che si avverava. Mi sono messa sotto con la preparazione, non c’era molto tempo, ma entusiasmo e aspettative crescevano ogni giorno di più. Finché è arrivato il momento tanto atteso. Appena giunta ad Arvier ho incontrato Gloriana e insieme siamo andate a ritirare il pettorale e al briefing. Poi in albergo abbiamo preparato e controllato il materiale per la gara: tutto ok, ma un po’ di pressione saliva. La notte è stata lunga, ho dormito poco. Però alle 8 mi sono presentata in griglia di partenza e in prima fila… quasi mi scappava una lacrimuccia di gioia. Ma non c’è tempo per questi pensieri: 3, 2,1 il mio primo Millet Tour du Rutor Extrême iniziava. Siamo partite subito con un ritmo forte e mi sono ricompattata con Gloriana al primo cambio assetto. La prima la tappa è lunga, con 2.700 metri di dislivello, per questo ho cercato di

salire con regolarità, senza forzare troppo. Gloriana era sempre davanti, con un ritmo più forte del mio, ma ai cambi mi aspettava. Abbiamo continuato a macinare metri di dislivello, mancava poco all’ultima salita e già assaporavo il piacere della discesa finale. Nel tratto a piedi Gloriana, che era davanti a me, ha diminuito il passo. L’ho raggiunta e le ho chiesto come stava. Lei mi ha detto che non andava, che le girava la testa. Io le ho consigliato di alimentarsi e bere qualcosa, sono passata davanti, ho rallentato ancora, l’ho incitata. Abbiamo scollinato in zona cambio, ma alla fine Gloriana mi ha detto che non se la sentiva di proseguire.

3 MARZO

5 MARZO

12 MARZO

Dopo giorni di maltempo godiamoci questo cielo

Polvere ne abbiamo?

Ieri al Periplo del Monte Rosso: seconda assoluta

azzurro e il tramonto.... la gara è stata rinviata ma

femminile!!

un buon allenamento lo abbiamo fatto comunque!

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NELLE FOTO \\ Ritiro pettorali e pacco gara, briefing prima del via della tappa numero uno. Sembrava tutto a posto, invece il Millet Tour du Rutor Extrême di Chiara e Gloriana è finito poco dopo...

Vedevo la cima del Rutor trecento metri sopra di me: le ho chiesto di non fermarsi, che l’avrei aiutata in qualsiasi modo. Per me era importante concludere la prima tappa. Ma Gloriana proprio non ce l’ha fatta e ha deciso di ritirarsi nel bivacco. Il mio Millet Tour du Rutor Extrême era finito. Non mi sembrava vero, in pochissimi secondi il sogno era svanito, la felicità dei giorni precedenti era solo più un ricordo e prevaleva una grande amarezza. Visto che mancava poco alla vetta del Rutor, ho deciso di proseguire da sola e concludere la tappa anche se ormai ero fuori gara. L’arrivo al traguardo doveva essere un momento molto felice, invece non lo è stato. Nelle mie aspettative, pensavo di finire il Millet Tour du Rutor Extrême insieme a Gloriana, fare una bella e nuova esperienza, ma ho dovuto accettare questa sconfitta. Lei è tornata a casa, io invece ho deciso di rimanere per percorrere le due successive tappe da sola, anche se purtroppo senza più il pettorale. Da quel momento è cambiato il mio modo di vivere il Millet Tour du Rutor Extrême: ho vuluto godermelo! L’ho affrontato con un’altra prospettiva, senza più l’ansia del cronometro e della prestazione, tutto in assoluta tranquillità. Mi sono goduta il panorama, ho scattato un

po’ di foto e fatto pure qualche chiacchiera con due coppie in gara. Sul percorso ho ritrovato anche Linda (Menardi, ndr) che aveva partecipato alla selezione di Rise Up with Gloriana & Millet, e ho fatto un po’ di strada con lei, in gara con il marito. Mentre salivo ho riflettuto sull’hashtag del contest e ho trovato una nuova chiave di lettura di questa esperienza. Rise Up inteso come elevarsi, rialzarsi: mi piace questa filosofia e mi rispecchia un po’. Nelle cose in cui credo e nella vita di tutti i giorni cerco sempre di non mollare, rialzarmi dopo le sconfitte, proseguire per migliorarmi e cercare di elevarmi. Questo è successo anche al Millet Tour du Rutor Extrême: non mi sono persa d’animo e ho trovato altre motivazioni. Rise Up appunto! p.s. Al termine di questa bella esperienza ci tengo a ringraziare l’organizzazione della gara, che mi ha trattato come una regina, naturalmente Millet (anche per il bellissimo abbigliamento e zainetto!) e Skialper, oltre a Movement e ATK Bindings, che mi hanno fornito sci e attacchi top per affrontare la gara al meglio.

18 MARZO

21 MARZO

24 MARZO

25 MARZO

Oggi alla Sampeyre Skialp Race porto a casa

-1 giorno . Un sogno che si

Seconda tappa Tour du

Terza ed ultima tappa del Tour du

un buon terzo posto assoluto femminile dietro

sta avverando: la mia prima

Rutor, lascio da parte la

Rutor, la tappa regina con la salita

alla fortissima Tatiana Locatelli e alla mia

partecipazione ad una gara de La

competizione e continuo su

al Chateau Blanc 3408. Dura, ma

‘socia’ Chiara Giovando!!

Grande Course.

questo bellissimo percorso!

con scenari meravigliosi!

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gare

La mia prima Sellaronda Solo un anno con gli sci da alpinismo ai piedi, qualche garetta. Poi partecipi al contest di Skialper e Dynafit e ti ritrovi al via della regina delle gare su pista. Ecco la serata perfetta del nostro inviato speciale testo e foto di JACOPO DA CAMPO

i può portare a termine una Sellaronda Skimarathon avendo iniziato a fare skialp da solo un anno e giusto con qualche garetta nel curriculum? La risposta è sì! Ma torniamo indietro di qualche settimana… Qualche tempo fa sulla pagina Instagram di Skialper vedo una foto con una lunga scia luminosa, la discesa in notturna dal passo Pordoi a Lupo Bianco tutta illuminata dalle frontali degli atleti: come non riconoscere l'evento? La Sellaronda Skimarathon. La didascalia non lasciava dubbi: «vuoi essere l'inviato di Skialper da dentro la Sellaronda Skimarathon?».

S

Ho letto velocemente come fare per partecipare al contest. Tre semplici step: raccontare una mia gara di scialpinismo, pubblicarla su Instagram con un hashtag, taggando Dynafit e chiaramente Skialper, infine attendere fino al 23 febbraio. Semplice no? Dopo qualche ora di riflessione, ho deciso di partecipare al concorso, le iscrizioni erano ormai sold out e Dynafit mi presentava un'occasione imperdibile: così ho pubblicato il mio articolo. Giusto il tempo di metabolizzare l’iniziativa che un giorno, mentre arrivo al lavoro, mi squilla il cellulare. Controllo, è la notifica più bella che abbia mai ricevuto: and the winner is... Jacopo

Da Campo. Il mio nome! Ero al settimo cielo perché la Sellaronda era la gara che puntavo quest’anno e, visto che non ce l’avevo fatta a iscrivermi, riuscirci attraverso questo contest è stato il top. La scelta del compagno non si è rivelata così facile, perché è da solo un anno che pratico questo bellissimo sport. Ma la fortuna è stata dalla mia parte: non sono stato io a trovarlo, ma lui a trovare me! Diego Detomaso si è proposto prima di ricevere la notizia, dopo una gara di un circuito locale. Tra allenamenti, gare, lavoro, in un attimo è arrivato il 16 marzo: il tanto atteso giorno della gara. Appuntamento a Canazei con Diego: ci siamo diretti allo stand Dynafit dove abbiamo ritirato i nostri pettorali. E poi, con i pettorali, di nuovo allo stand per le foto di rito. Non siamo certo abituati: emozionati come non mai, ci siamo preparati per essere pronti sulla linea del via. Ore 17:30, abbiamo attraversato il cancelletto di punzonatura, mai visti tanti scialpinisti tutti insieme. Ci siamo schierati, in attesa della partenza. E quasi senza accorgersene sono arrivate le 18.05: si parte. Lo abbiamo fatto tenendo i bastoncini alti e vicini perché eravamo tantissimi, anche se solo salendo al Sella ho iniziato veramente a ren-

TIMELINE

Passo Brocon, 26 dicembre, la gara che è stata oggetto del post su Instagram galeotto per Jacopo

Selfie di rito prima del via, ma l'emozione è già tanta

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Before the start, adrenalina a mille!


NELLE FOTO \\ Diego Detomaso e Jacopo Da Campo allo stand Dynafit prima del via della gara

dermi conto di quanti atleti partecipino a questa magnifica gara. Una volta arrivati in cima, al primo cambio assetto, mi prendo un attimo per ammirare attraverso l'ultima luce del giorno l'imponenza del Sassolungo e del Sassopiatto, poi giù a tutta verso Selva di Val Gardena. In fondo, in valle, bisogna correre in piazza, ma la fatica non la senti con tutte quelle persone che ti incitano fino alla pista che sale al passo Gardena. Si riparte: abbiamo continuato a superare una coppia dietro l'altra fino in cima. Altro cambio assetto e via veloci come il vento verso Corvara, dove sembrava attenderci una festa più che il cancelletto per tornare a salire verso il passo Campolongo. Una volta in vetta, dopo aver bevuto e mangiato qualcosa al punto di ristoro, abbiamo ritolto le pelli e iniziato a scendere verso Arabba in

Si parte! «Non avevo mai visto così tanta gente in gara»

mezzo alla nebbia, che per nostra fortuna non è durata a lungo. Ahimè, quasi in fondo alla pista, su un tratto pianeggiante, sono caduto, un po' per la stanchezza accumulata, ma anche per esser finito in una chiazza di neve morbida. Fortuna vuole che non ho perso gli sci e in un attimo, anche se un po' dolorante, mi sono rialzato e ho recuperato Diego in fondo alla pista prima del cambio assetto. In quel momento abbiamo sentito che erano appena arrivati i primi concorrenti a Canazei… Ci tocca l'ultima salita, lunga, poco ripida, ma con qualche cambio pendenza: a Ponte Vauz ho visto il mio compagno un po' in difficoltà e ho deciso di dagli una mano ad affrontare l'ultima metà salita, tirandolo con il cordino. Arrivati in cima non sono mancate le emozioni: togliere le pelli per l'ultima volta, tirare gli scarponi, mettere la frontale al massimo. Inizia la discesa, godiamocela. Come ci siamo goduti l’arrivo a Canazei: che effetto in mezzo a tutta quella gente. Io e Diego ci siamo abbracciati e fatti i complimenti per quel 4h09’14”. C’è voluto un po’ di tempo per riprenderci. Poi è arrivata la fame: ci siamo cambiati ancora frastornati e subito veloci al pasta party. Ce lo siamo meritato. È stata la mia prima gara a coppie e così lunga: non vedo l'ora che arrivi il prossimo anno per rifarla e, perché no, magari andare più forte ancora.

Su e giù per ben tre volte dai passi dolomitici. «E ad Arabba sono pure caduto».

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Finisher! Beh, anche in questo caso la foto non può mancare...


Wayback, per chi si vuole divertire La rinnovata linea da skialp di K2, sviluppata con i consigli delle Guide alpine, propone sci no problem per i professionisti della montagna e per chi li segue. Insomma, quasi per tutti

testo e foto di FEDERICO RAVASSARD

K2

serious fun. Il claim dell’azienda è chiaro, si va a sciare per divertirsi. E questa filosofia si riflette anche nella rinnovata linea Wayback, presentata in anteprima a fine febbraio sulle nevi di Madonna di Campiglio in una due giorni alla quale siamo stati invitati.

I Wayback sono da anni una delle colonne portanti dello scialpinismo, sinonimo di affidabilità e sciabilità. Li abbiamo visti sotto i piedi di tutti, dalle Guide agli amatori della domenica, dallo sci ripido ai lunghi tour di più giorni. Sono il classico sci che si può consigliare a occhi chiusi all’80 per cento degli sciatori, gli unici esclusi sono i due estremi: i top di altissimo livello che vogliono spingere tanto in discesa e gli esordienti assoluti, che a favore di un prezzo economico possono chiudere un occhio su tutte le altre caratteristiche. Per chi va in montagna sono l’equivalente della vecchia Panda 4x4: magari non eccellono, ma fanno tutto bene, senza lamentarsi, passando a testa alta sopra qualsiasi terreno. Certamente in discesa ci sono sci più adatti a tirare curvoni tra un drop e l’altro, ma sono i classici attrezzi che, una volta arrivati in cima con le gambe stanche, non si riescono a sfruttare perché i quadricipiti non hanno più forza. Con i Wayback, invece, in cima ci arrivi alla grande anche su grandi dislivelli e poi in discesa ti diverti a cuor leggero, se vuoi spingere spingi, se vuoi farti trasportare verso valle, un sorriso a fine curva ti esce lo stesso. Allo stesso modo, ci sono anche sci più leggeri, ma sono poi quelli che sulla neve brutta ti fanno rimpiangere quei 150 grammi in più dei Wayback e che al primo sasso si spezzano. Insomma, i Wayback sono gli sci di chi in montagna ci va tutti i giorni per sciare e non per fare il fenomeno all’uscita della funivia. Per ribadire questo concetto, per la nuova collezione si è introdotto il progetto Guide Inspired: allo sviluppo ha partecipato attivamente un team di Guide alpine internazionali, tra le quali spiccano Gilles Sierro, Francesco Tremolada e Miles Smart. Perché Guide e non atleti? Perché sanno sia cosa serve a loro, sciatori

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materiali

NELLE FOTO \\ La gamma Wayback al completo e alcuni particolari. Abbiamo messo ai piedi i K2 a Madonna di Campiglio

in Titanal migliorano il flex, assorbono le vibrazioni e allo stesso tempo rinforzano il punto di collegamento con gli attacchi, scongiurando così la possibilità di strapparli. Cambiato anche l’orientamento delle fibre in carbonio: non è più incrociato, ma ora sono disposte longitudinalmente lungo l’asta. Ci sono poi i dettagli intrinsechi della linea Wayback: i fori, presenti in punta e coda, per alloggiare le pelli ma anche per poter usare gli sci per costruire una barella d’emergenza; il topsheet, rifinito in modo da accumulare meno neve possibile; le lamine, che sono di quelle vere, abbondanti, resistenti tanto alle rocce quanto all’usura dei passaggi a macchina.

di altissimo livello, che quello che serve ai loro clienti, magari un po’ più impacciati. La sfida era quindi di trovare la formula giusta per fare felici entrambi: per la nuova linea si è andati a lavorare sulle geometrie (sempre valide nonostante fossero vecchie di cinque o sei anni, ma al mercato piacciono le novità…) e sulla struttura, adesso infarcita di nuovi inserti metallici in Titanal nella zona degli attacchi. Queste modifiche hanno toccato tutta la linea, dall’essenziale Wayback 80, agli intermedi Wayback 88 e 96, fino al nuovo Wayback 106, erede aggiornato del mitico Coomba, capostipite degli sci da freetouring. C’è poi il Wayback 84, sempre con uno shape rinnovato ma una costruzione più semplice, senza carbonio e metallo, pensato apposta per avere un prezzo aggressivo senza perdere eccessivamente in prestazioni. Lo sviluppo è stato portato avanti su numerosi test distribuiti nell’arco di due anni, con due obiettivi principali: renderli più maneggevoli e allo stesso alleggerirli quanto bastava per non snaturarli. Basti pensare che si era anche arrivati ad avere sci notevolmente leggeri, salvo poi, una volta toccato l’estremo, fare marcia indietro e appesantirli con metallo perché, appunto, in K2 il leit motiv è divertirsi in discesa. Le estremità sono state sfinate, il camber è diminuito, il rocker si è fatto più lungo ma rimanendo comunque basso: in questo modo la spatola fa il suo lavoro sulla neve morbida, mentre su quella dura lo sbatacchiamento rimane sotto controllo; allo stesso tempo, a bassa velocità, si riesce a girare lo sci anche senza deformazione. Gli inserti

Oltre alle misure classiche 88/96/106 per degli sci da scialpinismo e freetouring, spunta poi l’anomalia dell’80. All’inizio non era in progetto, ma in seguito alle richieste delle Guide è stato messo in cantiere. Il capriccio consisteva nel volere uno strumento leggero - la carta parla di 960 grammi - che tuttavia mantenesse una sciabilità fuori dalla media del settore, per gite fuori dal comune. Non un giochino da pellate notturne, quindi, ma un ragazzaccio da portare a spasso per concatenamenti e sciate ingaggiate in quota. A risaltare, anche in questo caso, sono il camber pressoché piatto e la stabilità su nevi compatte. Da notare, poi, l’intaglio sulla spatola per l’aggancio race delle pelli, come a voler strizzare l’occhiolino ai garisti che cercano uno sci con il quale trasgredire un po'! E sulla neve? A Madonna di Campiglio abbiamo sciato con il 96 e il 106. Beh, che dire, sono gli stessi Wayback di sempre, ma con un pizzico di simpatia in più. Si fanno portare in giro come vuoi tu, all’andatura che vuoi tu. Nonostante il flex medio, anche sul duro se la cavano alla grande, la prova che ciò che conta di più è la rigidità torsionale, non quella longitudinale. Basti pensare che non sono pochi gli sciatori che li usano anche nei canali e sul ripido. Sulle curve lunghe sono lì, che corrono stabili sotto i tuoi piedi. Nel lento la leggerezza e le nuove geometrie ti danno una pacca sulla spalla e ti sussurrano tranquillo, a girare ci pensiamo noi. A voler fare i pignoli, a spingere tanto mostrerebbero i loro limiti, ma per quel genere di sciatori - che arrivano dal mondo dei pali e che impostano le curve con il coltello tra i denti - ci sono altre aste per lottare con la forza centrifuga e le vene pulsanti sulla fronte. I Wayback sono, appunto, per chi si vuole divertire.

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materiali

CREST la novità sta dietro Un nuovo ski-stopper posteriore e tanti piccoli accorgimenti per la novità in casa ATK Bindings. Con un prezzo davvero interessante…

ifficile innovare quando i tuoi prodotti rappresentano l’eccellenza nel settore. Questa è un po’ la situazione in cui si trova ATK, i cui attacchi da scialpinismo hanno via via raggiunto lo stato dell’arte in fatto di precisione nelle finiture e nel dettaglio. Peso ridottissimo, funzionalità collaudata, immediatezza di utilizzo. Se si vuole stare sotto un certo peso, qui si trova la garanzia di prodotti curati nei minimi dettagli. Difficile innovare, si diceva, ma si può sempre migliorare. Oppure esplorare nuovi segmenti di mercato.

D

La prossima stagione vedrà infatti l’esordio sul mercato del Crest, il nuovo attacchino da touring che si affianca allo storico RT, recentemente aggiornato alla versione 2.0. Perfetto per un range di sci che vanno da 80 a 95 sotto il piede, Crest eredita il puntale del Logic, minimale ed efficace, con un blocco di sicurezza in modalità walk e stabilizzatore nella posizione di discesa e valore di sgancio 5/10. Le novità vengono tutte dietro: la talloniera è infatti montata su una slitta che ospita uno ski-stopper potente ed efficace, di chiara derivazione alpina. I materiali plastici necessari per la realizzazione del freno posteriore permettono di abbattere sia il peso che i costi: ne risulta così un attacco dal sistema frenante efficace e più leggero alla bilancia e anche al portafogli. La slitta che ospita lo ski-stopper oltretutto consente un movimento della talloniera di 20 mm: per intenderci se si monta nella posizione centrale per uno scarpone 27 MP (a parità di calzatura) l’attacco può ospitare anche un 26 o un 28. Ma se invece si vuole semplicemente utilizzare lo stesso sci con scarponi diversi, c’è un range di spostamento che consente al sistema di lavorare sempre nel modo migliore. Il nuovo ski-stopper è facile e intuitivo, basta entrare nell’ordine di idee e ripetere sempre la stessa procedura. Per andare all’insù si schiaccia il tasto trasversale premendo con l’altra mano lo skistopper, che va a bloccarsi in un perno. Per attivarlo in vista della discesa è sufficiente premere nuovamente lo stesso tasto e lo ski-stopper è libero, operazione molto pratica (e saggia) da farsi prima di togliere lo sci, così da escludere il rischio di dimenticarsi una volta tolte le pelli. La talloniera, sempre dotata del CAM Release System che ha fatto le fortune di ATK in quanto a stabilità in fase di sciata e rigidità torsionale,

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«SIAMO ATTENTI AI NUOVI PRATICANTI»

NELLE FOTO \\ Alcune immagini del nuovo ATK Crest durante la nostra prova sulla neve

è dotata di alzatacco che può essere utilizzato (oltre che a zero) in modalità sportellino da gara ribaltato in avanti tra le spine (3,7 cm), oppure - ruotata la talloniera - nella seconda posizione a 5,1 cm. Altro vantaggio della slitta su cui è fissata la talloniera è il sistema di ammortizzazione che consente uno spostamento antero-posteriore di 4 mm che,

sommato ai 4 mm della distanza scarpone-attacco, assicura un'escursione di 8 mm. Questo vuol dire libera deformazione della struttura dello sci in fase di discesa a tutto vantaggio della performance e del divertimento. Dulcis in fundo, il prezzo: con 399 euro si porta a casa un attacco da touring tra i più leggeri in assoluto, con tutti i plus della nuova talloniera. Non è nemmeno da trascurare il fatto che la slitta con ski-stopper è disponibile anche come accessorio, compatibile con tutti gli attacchini ATK da gara e touring (in pratica tutta la collezione ad esclusione di Raider 12 e Freeraider 14). Si chiama Touring Ski Brake, ha un range di spostamento della talloniera di ben 25 mm (5 in più ancora della slitta del Crest) e un prezzo inferiore ai 100 euro. Con questo anche un RT prima versione può rigenerarsi in un moderno attacco touring con tanto di ski-stopper posteriore e piastra.

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Dopo aver diffuso in tutto il mondo l’attacchino leggero made in Italy, in casa ATK si guarda con interesse al mercato dei nuovi scialpinisti, quelli che si stanno avvicinando a questo settore con curiosità. Ne abbiamo parlato con Davide Indulti. «È sicuramente importante fornire a chi viene dal mondo della pista elementi a cui sono già abituati e lo ski-stopper posteriore è senz’altro uno di questi». Dunque il nuovo attacco strizza l’occhio a questo pubblico, anche in termini di prezzo? «Il Crest non deve ingannare: è un attacco più economico, ma ugualmente tecnico rispetto ad RT o altri modelli in collezione. Semplicemente l’uso della plastica nella slitta e nello skistopper hanno richiesto meno ore macchina nella lavorazione C.N.C., consentendoci di uscire con un prezzo più aggressivo». Un modo per attingere ad un pubblico nuovo, ma anche ad una fetta di mercato che considerava questi attacchi dei pezzi da gioielleria. «È una media gamma di qualità, che non intacca le vendite dell’alto livello. Sono due mondi che viaggiano di pari passo. Semplicemente cerchiamo soluzioni per diffondere maggiormente tecnologie che di per sé sono costose per i materiali utilizzati e per l’artigianalità e la cura in tutti i dettagli». La novità dell’anno è sostanzialmente il passaggio allo ski-stopper posteriore, una prima volta in casa ATK. «È una bella scommessa, in cui crediamo molto. Personalmente rimango convinto che lo ski-stopper anteriore non sia meno efficace, anche se so che qualcuno non lo ama. Abbiamo implementato e perfezionato anche questa versione del freno e sfrutteremo la prossima stagione come test, per renderci conto di cosa preferiscono gli scialpinisti. In fondo sono i consumatori a decretare se è meglio puntare su un sistema o su un altro».


greatest italian treks

C O N T R O

Le isole Eolie prendono il loro nome dal dio dei venti. E il modo migliore per scoprirle, lontano dai clamori del turismo mondano, è fuori stagione e con uno zaino in spalla testo di RUGGERO BONTEMPI - foto di ALFREDO CROCE/PILLOW LAB

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V E N T O

è un posto dove le acque del Mediterraneo si uniscono al cielo e il vento soffia con moto libero, ancestrale e potente tra le pietre e il fuoco. E non è un modo di dire. Questo posto si trova nel mare Tirreno meridionale ed è rappresentato da sette isole principali (e da altri numerosi isolotti) che compongono l’arcipelago delle Eolie: Alicudi, Filicudi, Lipari, Panarea, Salina, Stromboli e Vulcano. La formazione di tutte queste isole va ricondotta alle attività vulcaniche avvenute nel corso del Quaternario, il periodo più recente della storia della terra. Di questi complessi vulcanici Panarea rappresenta la manifestazione più antica, mentre quelli più recenti, e attualmente ancora attivi, sono Stromboli e Vulcano. Un viaggio alle isole Eolie può quindi regalare la possibilità di vivere da vicino l’esperienza di una terra che vive e pulsa, e che mostra alcuni dei suoi elementi costitutivi e primordiali. Ambienti naturali che delineano paesaggi interiori, suggestioni e metafore dell’esistenza umana che per il loro carattere di unicità hanno offerto più di uno spunto a poeti e scrittori, tra i quali anche Jules Verne, che a Stromboli ambientò la conclusione del suo celebre romanzo Viaggio al centro della terra.

C'

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greatest italian treks

«PURE A ME MI PIACEREBBE FARE IL POETA». «NO, È PIÙ ORIGINALE CONTINUARE A FARE IL POSTINO. ALMENO CAMMINI MOLTO E NON INGRASSI MAI. NOI POETI SIAMO TUTTI OBESI» DIALOGO TRATTO DAL FILM IL POSTINO

L IPA R I - Cave di Caolino e Terme di San Calogero La geologia complessa di quest’isola permette di ammirare formazioni di caolino, ossidiana e pomice. Una bellissima passeggiata che si addentra nell’isola consente di scoprire insieme agli aspetti geologici anche quelli storici e paesaggistici. Con partenza da Quattropani (raggiungibile in taxi) si segue il percorso che conduce alle cave di caolino, piccolo canyon dalle pareti con i colori cangianti. Mantenendosi sul sentiero si raggiungono le Terme di San Calogero, antico sito romano nel quale l’acqua calda scorre ancora oggi. Una magnifica vista su Salina accompagna tutta la passeggiata. Durata: quattro ore circa Dislivello -300 m/+200 m Poiché il percorso non è segnato si consiglia, se non si è accompagnati, di effettuare l’escursione all’Osservatorio geofisico, che risulta molto più accessibile.

Anche il mondo del cinema ha tratto ispirazione dalle Eolie, diventate un set cinematografico per famosi registi: Roberto Rossellini con Ingrid Bergman a Stromboli nel 1948, Nanni Moretti per il suo Caro Diario nel 1993, e Massimo Troisi con la sua ultima interpretazione ne Il postino del 1994. Il paesaggio delle Eolie attira i turisti attivi e gli amanti dell’outdoor con suggestioni diverse e offre motivi di richiamo in ogni stagione dell’anno. Ovviamente è diffusa la pratica degli sport acquatici: snorkeling, kayak e barca a vela (il nome delle Eolie deriva da Eolo, dio dei venti), ma anche quella del parapendio e della mountain bike. Per i più arditi, e per quelli che non sanno proprio staccare gli sci dai piedi anche in assenza di neve, si può anche solo immaginare la possibilità di sciare sulle sciare. Un gioco non solo di parole, praticato nel 1979 anche da un certo Giorgio Daidola, che i lettori di Skialper ben conoscono, con la discesa della Sciara del fuoco di Stromboli. Però c’è un altro modo, insolito, di scoprire le Eolie, lontano dal brusio di spiagge e locali frequentati dai vip, l’escursionismo. Ci sono itinerari praticabili su tutte le isole, con diverso livello di segnaletica. Ecco qualche consiglio da local per una vacanza con zaino e scarpe da hiking dalla più vicina Vulcano alla più lontana Alicudi.

SA L INA - Monte Fossa delle Felci Salina, che da lontano sembra composta da due isole distinte, è l’isola verde, la più ricca di piante e di uccelli e la più elevata di quota (962 metri). Dal santuario di Val di Chiesa (340 m) è possibile raggiungere la vetta del Monte Fossa delle Felci addentrandosi nella riserva naturale che sorprende per il suo ambiente boschivo. Oltre alla tipica macchia mediterranea, qui particolarmente fitta, la vetta si caratterizza per la presenza di lecci, querce e castagni. Dal porto di Santa Marina Salina si può raggiungere il santuario con il bus pubblico o in taxi. Si consiglia un giro dell’isola e una sosta a Pollara, magnifica baia che al tramonto regala uno spettacolo mozzafiato. Durata: 5 ore circa Dislivello: +622 m/-622 m

V U L CA NO - Cratere della Fossa Un’escursione da non perdere. Il cratere è ben visibile all’arrivo sull’isola e la sua sommità è raggiungibile agevolmente percorrendo la strada asfaltata che attraversa il bordo del centro abitato. Dal porto, usciti dall’aliscafo, andare a sinistra fino a prendere il sentiero ben indicato sulla sinistra che conduce all’inizio della salita. Raggiunto il bordo del cratere si può osservare lo spettacolo dell’attività fumarolica permanente, che è prova della vivacità del vulcano solo apparentemente dormiente. L’ideale è godersi il momento in compagnia di una guida locale che racconti la storia dell’ultima grande eruzione, quella del 1888, ammirando il tramonto e la bellissima vista sulle altre isole. Durata: tre ore circa Dislivello: +390 m/-390 m Consigliato l’uso delle ghette; torcia obbligatoria per rientrare dopo il tramonto.

PA NA R E A - Pizzo Corvo Panarea è la più antica e la più chic delle Isole Eolie. Il percorso che conduce sulla cima ha inizio attraverso il dedalo di stradine che si snodano tra le tipiche case bianche ornate da bouganvillee dai colori

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DUE VULCANI DIVERSI L’origine del termine utilizzato per indicare tutti i vulcani nel mondo deriva dalla più meridionale delle Isole Eolie. Il suo cratere attivo, conosciuto con il nome di Cono della Fossa, si è formato nel corso degli ultimi 5.500 anni ed è attorno a questo che sono avvenuti i cicli eruttivi più recenti. L'ultima eruzione di Vulcano si è svolta fra il 2 agosto 1888 e il 22 marzo 1890. Per la sua tipologia questo evento si è affermato come eruzione di riferimento e ha introdotto nell’ambito scientifico internazionale l’utilizzo del termine di attività vulcaniana, caratterizzata da esplosioni distinte molto forti, con emissione di frammenti di lava in stato quasi solido. L’attività di Stromboli è invece oggi caratterizzata da esplosioni frequenti di energia medio-bassa, con lancio di brandelli di magma che ricadono nella zona craterica. Saltuariamente ci può essere anche un’attività eruttiva inconsueta, con emissione di colate di lava e forti esplosioni.

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greatest italian treks

LA SCIARA DEL FUOCO

Giorgio Daidola è stato uno dei primi a calare i propri assi sulla distesa lavica di Stromboli. «Ai tempi si poteva fare tutto, ma è stata una delle volte che ho avuto più paura in vita mia, perché a intervalli di 13-14 minuti c’era un’esplosione e veniva giù di tutto» ricorda Daidola. «Avevo bivaccato in vetta, scendendo all’alba e cercando di terminare la discesa in quello stretto lasso di tempo tra un’esplosione e l’altra, ma quando sono arrivato nella parte bassa non sapevo più dove scendere perché era pieno di grandi pietre». Quella sciata da Daidola è la sciara sul versante occidentale del vulcano, mentre ce ne sono altre più sabbiose sull’altro versante.

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Il setup di Ferrino Acadia Per affrontare il clima primaverile delle Eolie, una giacca in tessuto tre strati leggera e resistente. Le tasche laterali fungono anche da aerazione grazie al doppio cursore e al sacco tasca in rete che permette il passaggio dell’aria. Colonna d’acqua 10.000, a prova di acquazzone, e traspirabilità 10.000. Costa 224,90 €

Samburu Il pantalone da trekking e da viaggio perfetto grazie al taglio molto comodo e al tessuto HL Getdry ad asciugatura rapida. L’umidità scivola via e il sudore viene eliminato rapidamente. Ha inserti elastici in vita, tasca zip posteriore e sul ginocchio oltre che le due frontali. È disponibile anche nella versione da donna. Costa 89,90 €

Dry Hike 48 + 5 Il più capiente degli zaini della fortunata serie completamente waterproof, grazie alla membrana Outdry. Non c’è più bisogno del rain cover, anche sotto il diluvio. Capienza 48 + 5 litri, peso 1,85 kg. C’è anche lo scomparto per la sacca idrica. Costa 249,90 €

Transalp 60 Lady

accesi. Attorno alla vetta del Pizzo Corvo volano rari uccelli rapaci e si ammira una magnifica vista sul resto dell’arcipelago eoliano. Rientrando si ha la possibilità di visitare il villaggio preistorico sul promontorio di Cala Junco, la spiaggia più bella e più celebre delle Eolie. Durata: quattro ore circa Dislivello: +421 m /-421 m S T ROM BOL I - Salita al cratere La regina delle isole è di certo la più sorprendente. La proposta ideale è quella di dedicare la mattinata a un giro in barca alla scoperta di Ginostra e Strombolicchio e il pomeriggio alla salita del vulcano, a quota 950 metri. L’accompagnamento di una guida vulcanologica offre la possibilità di approfondire la conoscenza di uno dei vulcani più noti al mondo, che sorprende per la frequenza delle sue esplosioni e si trova in uno stato eruttivo permanente da circa due millenni. Il rientro in tarda serata attraverso i canaloni sabbiosi arricchisce l’escursione di ulteriore fascino. Durata: cinque ore circa Dislivello: +800 m/-800 m

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Studiato per la morfologia femminile, la forma e la costruzione degli spallacci e la fascia a vita risultano ergonomicamente ideali per le donne. È uno zaino da trekking di grande robustezza e con molteplici dotazioni, doppio accesso alla parte centrale e inferiore. Costa 144,90 €

Spantik Per scaricare bene il peso anche sul terreno vulcanico di Stromboli, un bastone a cinque sezioni telescopiche in lega di alluminio con manopola anatomica e antiscivolo e punta in tungsteno. Pesa 590 grammi al paio ed è regolabile 110-125 centimetri. Costa 54,90 €


greatest italian treks

A L ICU DI - Chiesa di San Bartolo Quest’isola dalla forma quasi perfettamente arrotondata è una delle più piccole e la più selvaggia dell’arcipelago, un piccolo angolo di paradiso dimenticato dal mondo dove il solo mezzo di trasporto è l’asinello. Una bella escursione è quella che conduce alla Chiesa di San Bartolo (403 m), unico monumento storico dell’isola che risale al 1821. Da qui si ammira una magnifica vista sul mare e sulle altre isole. Poche case, molti falchi pellegrini e della regina e tanta tranquillità. Durata: tre ore e mezza circa Dislivello: +403 m/-403 m

L'accesso ai sentieri è soggetto a regolamentazione da parte della Protezione Civile e può variare in funzione dello stato di attività del vulcano. Per motivi di sicurezza le quote superiori sono vincolate all'accompagnamento da parte delle guide autorizzate. Opportuno disporre di abbigliamento adeguato ad ambienti di mezza montagna. F IL ICU DI - Monte Fossa delle Felci Una delle isole più remote e incontaminate. La salita sulla vetta del Monte Fossa delle Felci, che trae il nome dalle piante prive di fiori che la ricoprivano nell’antichità, avviene oggi attraverso una distesa di erica e boschi di castagno circondati da altre specie mediterranee come il lentisco, il corbezzolo e le gialle ginestre. Dalla cima la vista spazia su Alicudi e sullo scoglio de La Canna. Durata: cinque ore circa Dislivello: + 771 m/-771 m

Il trekking delle Eolie fa parte dei Greatest Italian Treks, percorsi particolari nel Belpaese selezionati da Skialper in collaborazione con Ferrino. Tutte le escursioni verranno inserite in una raccolta finale.

ISOLE EOLIE

INFORMAZIONI GENERALI

CONSIGLI UTILI

CO NTAT TI LO C A LI P E R LE E S C U R S I O N I

Il periodo migliore per vivere

Nonostante le mete isolane siano

Mediterranea Trekking è un tour operator fondato nel 2005 e specializzato

attivamente le Eolie, pur non

considerate da molti marittime è

nell’incoming a vocazione sportiva e naturalistica.

escludendo l’inverno, è quello che si

opportuno attrezzarsi adeguatamente

Punto di riferimento da dodici anni di Terres d’Aventure, principale tour

estende dalla fine di marzo alla fine

con zaino, scarpe da trekking,

operator francese del settore voyages d’aventure, realizza pacchetti

di ottobre. Tuttavia, considerando

bastoncini e abbigliamento leggero,

dedicati al trekking coprendo tutto il territorio della Sicilia e anche quelli di

che le temperature in agosto possono

con l’aggiunta di una buona giacca

Calabria, Puglia, Basilicata e Campania.

superare i 30-35 gradi e che in questo

antivento per l’escursione sullo

I viaggi proposti vengono realizzati per piccoli gruppi e sempre

mese sono una meta molto frequentata,

Stromboli.

accompagnati da una guida locale, ma sono offerti anche pacchetti per

si consiglia a chi è alla ricerca di

Nello zaino inserire anche una lampada

clientela individuale supportati da una dettagliata scheda tecnica, tracce

natura e di tranquillità di raggiungere

frontale, poiché in alcune isole le strade

gps, cartografia relativa ed eventuale assistenza h24 da parte dello staff.

l’arcipelago fuori stagione.

non sono illuminate.

Il prodotto di punta è un tour di otto giorni che si snoda tra l’Etna e le Isole

Per l’escursionismo il periodo ideale

Non dimenticare assolutamente

Eolie, permettendo un’immersione completa nel mondo dei vulcani italiani.

è quindi quello compreso tra marzo e

protezione solare, cappellino e borracce

luglio e tra settembre e ottobre.

per garantirsi un’adeguata scorta idrica.

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Info: mediterraneatrekking.it



Aku spirit Il nome è quello dello spirito benigno delle statue giganti dell’Isola di Pasqua. E da più di 50 anni il calzaturificio di Montebelluna fa scarpe made in Europe, comode e resistenti nel tempo. Oltre che amiche dell’ambiente

testo di CLAUDIO PRIMAVESI

foto di ANDREA SALINI/OUTDOOR STUDIO


storie

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storie

marzo 2018. Come ogni mattina, anche se ha passato le 80 primavere da un pezzo, Galliano Bordin prende in mano una calzatura, la osserva, la lavora nelle linee di produzione. Difficile vederlo con il grembiule, più facile con un elegante pullover. Non fa un lavoro sporco, piuttosto sembra sussurrare alle scarpe. E spesso il suo credo non va d’accordo fino in fondo con le leggi del mercato. Un prodotto deve andare in negozio solo quando è davvero perfetto, perché la calzatura, da montagna o da usare tutti i giorni, deve essere prima di tutto comoda e poi durare. Tanto. Sono più di 50 anni che, come un giapponese della marca trevigiana, ha in testa questi due concetti e li mette in pratica fino all’ossessione.

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A furia di sussurrare alle scarpe Galliano ha sviluppato un sesto senso più forte di controlli di qualità e certificazioni. «In azienda il ritorno di una scarpa danneggiata non viene vissuto bene, anche se magari si è rovinata durante l’utilizzo in ambienti dove è possibile che succeda» dice Vittorio Forato, responsabile marketing e comunicazione di Aku. Però Galliano, se un prodotto ha qualche imperfezione, lo capisce prima che arrivi in negozio. Prima che Guide alpine o trekker lo provino per i test di valutazione interna. Capisce che non va e perché. Dal lontano 1967. 2013. È una mattina come le altre di un mese come gli altri nella quale Galliano sussurra alle scarpe e le due linee di produzione dello stabilimento Aku di Montebelluna lavorano a pieno ritmo. Cinquanta persone si aggirano tra macchinari, computer per il design, magazzini, uffici. Vittorio Forato e Giulio Piccin sobbalzano sulla sedia quando aprono la rivista tedesca Stiftung Warentest, organo ufficiale della fondazione pubblica creata nel 1948 dal parlamento tedesco a tutela del consumatore. Schadstoffe. È questa la parola indigesta che aggiunge pathos a una tranquilla mattinata lavorativa. Letteralmente vuol dire agenti inquinanti. Trekker Lite GTX, un grande classico Aku, è stato premiato come la migliore cal-

zatura trekking e la meno inquinante fra i modelli in test. «Hanno fatto tutto loro, hanno comprato la scarpa, l’hanno provata, l’hanno smontata per valutare quanto fossero inquinanti i materiali usati e, a sorpresa, siamo risultati, oltre che i più confortevoli, i meno inquinanti rispetto alle 15 marche testate» dice con una punta di soddisfazione Vittorio Forato. Pilgrim. Si chiama così, ma non c’entra niente con i pellegrini della Mayflower che nel 1620 salparono da Plymouth alla volta degli Stati Uniti. Però nella campagna inglese è un’uggiosa mattinata. Sono più o meno 1.500 chilometri a nord di Montebelluna, siamo in un tranquillo villaggio della campagna inglese. Alcuni soldati delle forze speciali dell’esercito della Gran Bretagna entrano in un negozio e comprano proprio la Pilgrim, manco a dirla prodotta da Aku. La scarpa piace, è comoda, resistente, a prova di missione speciale. Così dal ministero della difesa inglese parte una lettera per Montebelluna. Invitano Aku a partecipare al concorso per la fornitura ufficiale delle scarpe dell’esercito della regina. La richiesta è semplice: vogliamo la migliore calzatura. Non la più economica. E Aku vince. Isola di Pasqua. 8.000 chilometri a ovest di Montebelluna. Da secoli centinaia di Moai, statue di pietra giganti alte da cinque a dieci metri, osservano la natura selvaggia di questo arcipelago. Voltano le spalle al mare, quel mare che nel 2100 potrebbe inghiottirle, a causa dei cambiamenti climatici e dello scioglimento dei ghiacci dei poli. Eppure il loro sguardo è rivolto all’interno, verso la terra. Perché hanno il loro Aku-Aku, lo spirito benigno che le protegge. È questa l’origine del nome dell’azienda della marca trevigiana e non è un caso. Negli anni ’80 la Dinsport, il primo marchio fondato da Galliano Bordin, specializzato nella produzione di scarpe da sci nordico, dovette cambiare nome. Il motivo era semplice: la Germania era uno dei mercati più importanti e non si volevano correre rischi di confusione (ma anche di azioni legali) con le norme di standardizzazione DIN. Allora Galliano e i suoi colleghi pensarono a un nome,

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NELLE FOTO \\ Paolo Bordin, general manager di Aku (sopra). Galliano Bordin e un assortimento delle varianti Bellamont per la stagione estiva (doppia di apertura)

keting a stelle e strisce: do it well, but tell it. «Produciamo in Italia e a Cluj Napoca, in Romania, dove abbiamo formato le maestranze grazie alla presenza di un modellista di 60 anni che lavora con noi da quando ne aveva 16. Niente far east e il motivo è semplice, vogliamo mantenere il controllo della filiera per assicurare qualità, durata e garantire il più possibile la sostenibilità ambientale dei nostri prodotti» dice Paolo Bordin, figlio di Galliano e general manager dell’azienda. Se una scarpa è comoda non la cambi facilmente, però deve durare. Perché sia comoda e duri deve utilizzare materiali di qualità ed essere prodotta impiegando più tempo. E se la tieni tanto, inquini di meno. il più semplice possibile, che fosse pronunciabile in tutto il mondo allo stesso modo, come Kodak, per esempio. L’idea venne proprio leggendo un libro dell’antropologo ed esploratore norvegese Thor Heyerdahl. Tor Heyerdhal, l’Isola di Pasqua, l’esercito della regina, Stiftung Warentest. Nella testa di un ostinato imprenditore dell’Italia del miracolo economico probabilmente, senza usare le parole del marketing, senza avere mai sentito il termine sostenibilità ambientale o kaizen, era già tutto chiaro fin dal 1967. E le parole attorno alle quali ruota tutto sono comodità e durata. Quando a Montebelluna è arrivata una rivista tedesca che scriveva che le scarpe Aku sono poco inquinanti hanno capito che avrebbero dovuto andare avanti seguendo quella stessa strada percorsa per anni. Ma il fatto più importante è che hanno capito che quelle parole erano il marchio di fabbrica che aveva permesso ad Aku di ritagliarsi il suo spazio in un mercato sempre più competitivo e che avrebbero dovuto essere sempre più i loro valori e l’identità. Come dicono gli strateghi del mar-

Giulio Piccin sulla targhetta ha scritto Product Manager. Occhiali da vista con montatura in legno, sguardo diretto, è uno dei volti della nuova generazione di Aku. Modi nuovi per guardare a un futuro dal cuore antico. Se Galliano è l’uomo che sussurra alle scarpe, Giulio è l’uomo che sussurra ai materiali che le compongono. Anzi, che ne compongono una in particolare, la Bellamont Plus. Si chiamano pelle pieno fiore o scamosciato, collanti, mescole. In questo modello ci sono almeno 20 parti, per un totale di 1.295,80 grammi. Ora la parola indigesta non è schadstoffe, ma EPD, Environmental Prodouct Declaration, Dichiarazione Ambientale di Prodotto. Bellamont Plus è la prima e unica calzatura per la quale sia mai stato calcolato l’impatto ambientale dell’intero ciclo di vita, dalla produzione delle materie prime allo smaltimento del prodotto a fine vita. Fa parte della linea Mountain Inspired, prodotti lifestyle, da mettere nella vita di tutti i giorni, ma con elementi d’ispirazione alpina. Aku ha costruito la sua reputazione su modelli come Tengu GTX o sul glorioso Slope

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storie

per il trekking, ma ora una delle linee più importanti è proprio quella che porta lo stile della montagna in città. In 30 Paesi del mondo, con Germania, Austria, Italia e Belgio in prima fila. «Ci forniamo anche dalla conceria Dani di Arzignano, nel distretto della pelle del Vicentino. Loro sono alla costante ricerca di metodi di produzione a minor impatto e le due strade si sono incontrate: perché non certificare dalla culla alla tomba una scarpa che utilizza pellami sostenibili?». La provocazione di Piccin non fa una grinza, ma tra il dire e il fare ci sono stati anni di lavoro, bandi europei, probabilmente qualche notte insonne e tante sorprese. «International EPD System è il metodo di calcolo che permette di determinare l’effetto sull’ambiente di qualsiasi prodotto in accordo con lo standard internazionale ISO 14025». In pratica la vita di un prodotto viene divisa in tre grandi tronconi: upstream, core e downstream. Upstream è la culla e comprende l’estrazione e la preparazione di materie prime e semi-lavorati; core riguarda la produzione, include il trasporto delle materie prime, la produzione e il confezionamento; downstream l’uso e la fine del prodotto e include anche il trasporto e la vendita. Mettendo insieme i numeri si è scoperto che circa due terzi dell’impatto ambientale e dell’uso delle risorse riguardano l’estrazione delle materie prime, la fase cioè della culla… «In particolare gli allevamenti bovini sono la principale problematica ambientale, non soltanto riguardo alla produzione di pellami ed emettono molto metano che contribuisce all’effetto serra» aggiunge Piccin. Sicuramente una delle parti più inquinanti di una scarpa riguarda i pellami. Il primo problema è la conservazione, che avviene normalmente con il sale che, come quello gettato sulle strade in inverno, è molto inquinante e corrosivo. Poi le pelli vengono trattate con la calce per sfoltire il pelo e infine lavate con i metalli pesanti come il cromo. In Dani hanno pensato a tutto a partire dalla conservazione in celle frigorifere e i pellami usati per Bellamont Plus sono salt-lime-chrome free… Non sempre però eco o riciclato è la soluzione migliore per essere sostenibili. La suola impiegata inizialmente, con mescole di riutilizzo, conteneva delle impurità, dei pallini neri. Quando capitavano sul bordo, rischiava di rovinarsi e alla lunga avrebbe dovuto essere sostituita. Ecco perché al suo posto è stato utilizzato un modello meno eco in partenza, ma che dura di più. Così, quando Bellamont Plus non sarà più bella potrà sempre tornare utile come scarpa da giardinaggio. Ecco la differenza tra eco-marketing ed eco-sostanza. Che può contribuire a salvare i Moai dell’Isola di Pasqua. Già, quelli dell’Aku-Aku.

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LA CARTA D’IDENTITÀ DI BELLAMONT PLUS Vita utile stimata: 3,5 anni Utilizzo: viaggio, tempo libero a contatto con la natura Cura e manutenzione durante l’utilizzo: ingrassaggio con crema Aku impermeabilizzante. Certificazioni: ISO 9001 per stabilimento Cluj Napoca - Romania. ISO 9001 e ISO 14001 per lo stabilimento Montebelluna - Italia Distanza media percorsa dal prodotto: 1.846 km dalla fabbrica al punto vendita. COME È FATTA BELLAMONT PLUS Risorse non rinnovabili impiegate: 5,55 kg di cui 4,49 per upstream, 0,59 per core e 0,49 per downstream Risorse rinnovabili: 0,94 kg di cui 0,90 per upstream, 0,03 per core, 0,01 per downstream Consumo di acqua: 1.202,88 litri, di cui 896,42 per upstream, 294,76 per core e 11.70 per downstream Produzione di rifiuti: 6,009 kg, di cui 4.080 per upstream, 0,559 per core e 1,369 per downstream Fonte: Report EPD Bellamont Plus 2017. Consultabile on line: www.environdec.com


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materiali

NELLA FOTO \\ Christian Modena in azione con le Summit Unknown sulle colline liguri

New Balance Summit Unknown Verso nuovi confini Deriva dalla collaudata Vazee Summit ma, rispetto all’antenata, ha più cushioning e allarga un po’ la fascia di utilizzatori. Anche se rimane sempre una delle scarpe più cattive in circolazione. L'abbiamo fatta provare a Christian Modena testo di CLAUDIO PRIMAVESI - foto di FEDERICO RAVASSARD

arafrasando il nome, si potrebbe dire che è una scarpa che porta verso i confini sconosciuti della corsa in natura. Summit Unknown, la novità tra le novità New Balance nell’anno del lancio di Hierro v3 e Summit King of the Mountains, in vendita a partire da questo mese, è una scarpa ricca di sorprese. Pensata per confrontarsi con modelli molto prestazionali come la Salomon S/Lab Sense, è figlia della fortunata Vazee Summit, arrivata alla seconda versione chiamata Summit Trail. «Come la Vazee Summit, molto apprezzata per gare e runner cattivi, per sgasate veloci e relativamente corte, anche su terreni abbastanza tecnici, è una scarpa leggera e rapida, che darà soddisfazione a chi cerca la prestazione nei vertical, nelle skyrace e nei trail corti» dice Christian Modena, che ha utilizzato molto in gara la Vazee.

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NELLE FOTO \\ Summit Unknown utilizza suola e mescola New Balance che si sono comportate bene ovunque

Però… però Summit Unknown rappresenta un ulteriore step dell’evoluzione di questo fortunato modello. La principale differenza è nell’intersuola, in schiuma REVLite, materiale che accentua la sensazione di cushioning, sicuramente migliore rispetto alle precedenti Vazee (e naturalmente alla maggior parte delle concorrenti, che hanno nella secchezza la loro principale dote). «Summit Unknown è davvero reattiva e leggera, una bella scarpa, ma amplia leggermente il range di utilizzo del prodotto a qualche runner in più proprio grazie al migliore cushioning che la rende molto equilibrata» aggiunge Modena. Ecco, i confini sconosciuti della corsa

NEW BALANCE SUMMIT UNKNOWN

Peso: 244,5 gr (209,3 versione femminile)

Drop: 10 mm

Suola: mescola Hydroesion con chiodi da 4 mm Intersuola: REVlite

Prezzo: 146,4 euro www.newbalance.it

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materiali NELLE FOTO \\ In rosso la seconda colorazione di Summit Unknown, sotto la Vazee Summit Trail V2

in natura che si ampliano. Naturalmente più il runner è di livello, più potrà allungare le distanze, se si pensa che Modena ha utilizzato l’antenata di Unknown anche su distanze superiori alla maratona. Non c’è dubbio però che le distanze d’elezione del nuovo modello sono quelle delle skyrace o dei trail corti e che il livello di runner di riferimento vada dal top a quello di medio-alta classifica con una dinamica di corsa evoluta. La suola ha chiodi da 4 millimetri ed è in una mescola abbastanza morbida e all terrain, che si comporta bene un po’ su tutte le superfici sulle quali abbiamo provato Summit Unknown. L’abbiamo portata al limite sull’anello di test della nostra Outdoor Guide, sopra Finalborgo, proprio dopo qualche giorno di pioggia, schizzandola di fango ma anche cer-

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cando di farla slittare sui liscissimi ciottoli delle antiche salite, ma non ha mai mostrato esitazioni. La forma dei chiodi non è diversa da Vazee, però cambia la disposizione in funzione della trazione e dell’equilibrio. A proteggere da sassi appuntiti un rock plate non troppo invasivo, che garantisce la giusta sensibilità. Novità, forse le più evidenti all’occhio, anche nella tomaia, ora in un materiale più leggero e flessibile, e nella protezione in punta, che prevede un bumper più resistente. La linguetta avvolge bene il collo del piede e garantisce una discreta protezione dall’entrata di sassolini o terra. «Nonostante un drop non da minimalista, di 10 millimetri, si ha la sensazione di correre bassi sul terreno, una impostazione che è garanzia di sensibilità e controllo» aggiunge Modena. S/Lab Sense e Spin… vengo a prendervi!


Speed hiking Asciutti dentro e fuori

LA SPORTIVA QUASAR GTX

Zip frontale YKK - VT9 laminated Vision Aqua Guard® Membrana: Gore-Tex® Active Shell Due tasche frontali

Con la membrana Gore-Tex® Active e la tecnologia Gore-Tex® Surround® corpo e piedi sono protetti dall’acqua e lasciano uscire il sudore, anche durante le passeggiate primaverili

Prezzo: 349 euro

Cappuccio compatibile con casco

Tasca interna in mesh

Cohaesive stopper: sistema di regolazione in vita ad alta precisione

rimavera, tempo delle prime escursioni a piedi e di speed hiking. La camminata veloce è una delle attività più salutari in montagna e in collina ma non c’è dubbio che, con la velocità, aumenta anche la sudorazione, per questo bisogna scegliere il giusto abbigliamento e un buon paio di scarpe. Se i piedi sudano troppo arrivano le fastidiose vesciche. E poi è meglio evitare che si bagnino non solo da dentro ma anche da fuori. Se in estate è sempre possibile incappare in un acquazzone, in primavera il meteo è ancora più variabile e più che un temporale c’è il rischio di affrontare diverse ore sotto l’acqua. Impermeabile però spesso non fa rima con traspirante. «Quando si va in montagna per un’escursione è importante avere tutto l’abbigliamento necessario, perché il clima può cambiare improvvisamente, ma è

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NELLA FOTO \\ Spire GTX (a sinistra) e Stream GTX (a destra)

fondamentale anche non avere troppo caldo e coprirsi quando si è sudati e il tempo peggiora, non c’è dubbio però che in caso di pioggia i primi a bagnarsi sono i piedi» dice Elisabetta Caserini, Guida alpina.

LA SPORTIVA SPIRE GTX SURROUND E STREAM GTX SURROUND Peso: 410 gr (Spire) e 425 gr (Stream)

Prezzo: 189,90 euro (Spire) e 199,90 euro (Stream)

UNA GRIGLIA PER I PIEDI Ci sono due categorie di prodotto Gore-Tex® che vengono in Fodera: Gore-Tex® Extended Comfort aiuto all’escursionista. Le membrane della casa americana sono da sempre sinonimo di impermeabilità e già quella più Plantare: Mountain Hiking 5 mm semplice garantisce una migliore traspirazione del classico sacchetto di plastica infilato dentro la scarpa. La tecnologia Tomaia: Mesh ad alta resistenza all’abrasione, struttura Nano-Cells 2.0 Gore-Tex® Surround®, invece, è la migliore in assoluto nei climi miti e caldi, perché abbina alla membrana più traspirante Intersuola: EVA a compressione ammortizzante della famiglia Gore-Tex®, la Extended Comfort, dei fori nella parte laterale-bassa della scarpa, all’altezza della pianta del piede. Si tratta di una vera e propria griglia, ben visibile nella struttura della scarpa. Così il piede, oltre che dalla tomaia, traspira anche dalla suola. In alcuni modelli, non per utilizzo outdoor, i fori possono essere posizionati sotto la suola. Va inoltre detto che i fori della membrana Gore-Tex® sono 20.000 volte più piccoli di una goccia d’acqua e 700 volte più grandi di una molecola di vapore acqueo. La Sportiva, pioniera di questa tecnologia con i modelli Nucleo, Primer (quest’ultimo non più in produzione) e Genesis, che adottano la griglia sulla tomaia, con la scarpa low Spire GTX Surround® e la mid cut Stream GTX Surround® la migliora ancora inserendo il Gore-Tex® Surround® di nuova generazione nell’intersuola. «Spire è ideale per escursionismo in giornata su terreni poco tecnici, mentre con Stream ci si può spingere un po’ oltre grazie alla sicurezza del taglio midcut che fascia discretamente la caviglia» dice Elisabetta Caserini.

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Elisabetta Caserini Ligure, Guida alpina di Bluemountain di Finale Ligure, è anche testatrice della nostra Outdoor Guide per le scarpe da hiking, trekking e approach.

ABBIGLIAMENTO PER CHI È ATTIVO Se Surround è la tecnologia più traspirante, ideale anche per attività aerobiche, il prodotto che garantisce le stesse prestazioni sul lato dell’abbigliamento è Gore-Tex® Active, impermeabile nel tempo, antivento e con grande capacità di fare respirare il corpo. Ora c’è anche il New Gore-Tex® Active per capi ancora più leggeri, morbidi ed estremamente traspiranti. Il New Active è più morbido al tatto e molto confortevole sulla pelle durante e dopo attività sportive intense. Il tessuto ha una densità da 13 a 30 denari per un peso potenzialmente inferiore a 200 grammi in un capo a tre strati facilmente comprimibile. I valori di traspirazione RET sono inferiori a quattro e resiste a parametri di pressione d’ingresso dell’acqua superiori a 28 metri. Per la nostra escursione primaverile abbiamo scelto un capo packable La Sportiva che l’azienda indica per attività ad alto impatto aerobico come lo scialpinismo, valido anche per escursioni in climi più caldi, ma la gamma di prodotti Active è molto ampia. 129


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No train No game foto di CLAUDIA ZIEGLER

Sette anni fa La Sportiva lanciava la sua prima linea di abbigliamento. Oggi arriva nei negozi la Training Collection, per un pubblico giovane e urbano che si ritrova nelle palestre indoor o nelle proprie case, dove ognuno è climber a modo suo. E il servizio fotografico per la campagna pubblicitaria tra pan gullich e travi è risultato talmente reale che l’azienda trentina ne realizzerà un magazine con consigli su come allenarsi

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ono soprattutto della generazione enti ed enta. Nella vita di tutti i giorni sono dirigenti d’azienda, artigiani, studenti, operai. Si allenano con dure sessioni sui pan gullich e sulle travi, nei sottotetti, nei sottoscala, nelle stalle, nei garage. Non si parla più solo di amanti della montagna e dell’arrampicata in falesia che nei mesi invernali si tengono in forma arrampicando all’interno, ma di un pubblico più vasto, urban, che si avvicina all’arrampicata proprio grazie alle palestre indoor e come alternativa, più divertente, sana e social, alla sala pesi o ad altre attività puramente fitness. Da qui l’esigenza di avvicinarsi a questo pubblico con altri tipi di prodotti e linguaggi, anche visivi, che strizzano maggiormente l’occhio all’athlesure e al lifestyle. Come? Con la nuova Training Collection La Sportiva. Il climbing oggi è alla portata di tutti e l’appartenenza alla nuova society può avvenire anche attraverso la scelta dei marchi con cui affrontare allenamenti e gare che non sono i classici che vediamo nelle palestre fitness, ma quelli crossover con il mondo outdoor. Crossover tra mondo climbing puro e lifestyle anche se elementi quali trattamenti anti batterici e inserti elastici in poliestere o ancora le fasce elastiche del girovita dei pantaloni e le tasche a scomparsa derivano dall’ambito running. E poi meno utilizzo del cotone e più spazio a materiali in

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NELLE FOTO \\ Alcuni scatti del servizio fotografico per mostrare l'utilizzo dei capi Training Collection nella vita di tutti i giorni

sintetico, prodotti stretch come quelli per l’arrampicata outdoor ma con un’attenzione ancor più marcata all’estetica che prende ispirazione dall’abbigliamento lifestyle da palestra. Una t-shirt apparentemente semplice come il modello Workout, ad esempio, è realizzata con inserti in tessuto elastico sotto alle braccia, per permettere fluidità ed elasticità nei movimenti. Allo stesso tempo adotta un sistema di costruzione body-mapping e il trattamento anti-odore e anti-batterico Polygiene che consente di indossare più a lungo i capi grazie anche alla rapida asciugatura. Nuovi toni di blu/ruggine/rosso/giallo, ma sempre coerenti con la palette colori La Sportiva. Per contaminare il mondo del climbing con concetti derivanti da quello del fitness, del running e del lifestyle ci vuole coraggio e un pizzico di follia, come per tutte le proposte audaci che La Sportiva ha saputo lanciare negli anni nel mondo della calzatura. A volte sono soluzioni e proposte in anticipo sui tempi, altre sono in grado di sintetizzare lo zeitgeist, lo spirito del proprio tempo. Ma sempre 100% for your mountain.

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must have

Suggestioni di primavera Dolomite Crodarossa Scarpa da avvicinamento veloce, nel più puro concetto dell’approach moderno. Rivestimento interno elasticizzato e linguetta sovrapposta per una calzata migliore. Tessuto estremamente resistente e protezione nella zona dell’avampiede. Grip al top grazie alla gomma con mescola Vibram Megagrip. Pesa 230 grammi a scarpa. Costa 165 €. www.dolomite.it

Vaude Bormio Una linea di abbigliamento con tagli slim fit che seguono perfettamente la fisionomia dei corpi, anche grazie agli inserti elastici. Parte della collezione Green Shape, la giacca termica è pensata per lo skialp e utilizza Polartec Alpha, materiale avanzato che garantisce una straordinaria combinazione tra calore, leggerezza e traspirabilità. La linea Bormio include anche la Hybrid Vest (nella foto), smanicato termico e traspirante, la Bormio Halfzip, un pullover ibrido ed elastico a rapida asciugatura, e i pantaloni Touring Pants. Costano 110 € la Vest, 250 € la giacca, 110 € la Halfzip. www.panoramadiffusion.it

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Scott Kinabalu Completamente rinnovata la scarpa faro per il trail running di Scott. Una calzata migliore, un drop più basso per una posizione di corsa più dinamica e una tomaia più leggera la rendono molto versatile, dalle corse corte sui trail ai lunghi allenamenti outdoor. La geometria eRIDE aumenta l’efficienza della corsa per coloro che corrono di tacco, di plantare o sulle punte. Costa 155.00 €. www.scott-sports.com


1 0 0 % M A D E I N I TA LY Tutti i bastoni Masters sono progettati e prodotti in Italia. Inoltre, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i bastoni sono un concentrato di tecnologie e soluzione brevettate. Per esempio il BS Blocking System e la sua evoluzione SBS Super Blocking System, entrambi realizzati con plastiche DuPont. Anche per supporti e punte Masters dà la possibilità di scegliere tra due diversi sistemi: il brevettato RBS Replacement Basket System che permette di sostituire la rotella a seconda delle condizioni del terreno o il più comune supporto filettato, sempre con plastiche DuPont.

Tre Cime di leggerezza Il bastone di Masters, disponibile in versione regolabile e fissa, punta su peso piuma, praticità e robustezza

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grammi a bastone, vale a dire 340. È questo il peso piuma di Masters Tre Cime Carbon, un classico dell’azienda veneta pensato per il trail, ma che non starebbe male neppure nello zainetto di un tradizionale trekker.

Chi ha detto infatti che leggerezza e minimo ingombro, fondamentali per trail runner e corridori del cielo, non possano essere un plus anche per chi va tra i monti a camminare? Realizzato in cinque sezioni in fibra di carbonio 100 per cento con finitura HM e diametro 16, 14 e 12 millimetri, questo modello a sonda punta tanto sulla leggerezza, ma non solo. Praticità e robustezza sono le altre doti che si notano subito. Regolabile da 110 a 135 centimetri grazie alla chiusura push/pull, chiuso misura solo 35 centimetri. «Per questo è pratico da riporre nei gilet-vest da trail, ma anche nello zaino da trekking» dice Yulia Baykova che, oltre a essere una delle ultra-trailer che usa di

più i bastoni in gara, è anche istruttrice di nordic walking, attività per la quale l’utilizzo dei bastoncini è fondamentale. La manopola è più lunga della media ed è facile da manovrare anche quando ripiegato. Nell’utilizzo su sentiero o nel prato è stabile e supporta bene. Tra le altre caratteristiche anche l’interno del passamano in materiale assorbente e il puntale lungo in tungsteno, che lo rende affidabile anche su neve. La regolazione esterna con sistema Clamper è pratica e facilmente utilizzabile anche con i guanti. Tre Cime Carbon è solo uno dei modelli top di gamma di Masters, tra i quali il gemello Tre Cime Fix, che è a sonda ma a lunghezza fissa di 110, 120 e 130 centimetri. «Questo secondo modello permette di ridurre di una decina di grammi il peso e di togliere il sistema di chiusura Clamper nella parte alta, rendendo ideale il modello Fix per chi non vuole avere qualche grammo in più di peso nella parte alta del bastone: a ognuno la sua scelta» conclude Yulia. Tre Cime Carbon costa 140 euro, mentre Tre Cime Fix 130 euro. www.masters.it


eventi

Lo spirito del Giappone al Trento Film Festival

NELLE FOTO \\ Un fermo immagine da Trace of Breath, che verrà presentato nella sezione dedicata al Giappone

Il Paese nipponico sarà protagonista nella sezione Destinazione… della sessantaseiesima edizione della più importante rassegna cinematografica di montagna, dal 26 aprile al 6 maggio

al 26 aprile al 6 maggio prenderà il via la sessantaseiesima edizione del Trento Film Festival che si preannuncia già, come ormai tradizione, ricchissimo di film, eventi, appuntamenti con gli autori, mostre, escursioni alla scoperta della natura e delle tradizioni alpine. Nell’edizione di quest’anno si è raggiunto già il numero record di 700 film iscritti, a testimonianza di come la rassegna cinematografica, la prima e più antica al mondo dedicata alla montagna, all’esplorazione e all’avventura, rappresenti un punto di riferimento internazionale per tutti gli amanti della pellicola. Il festival è vissuto, infatti, anche come un momento d’incontro tra gli appassionati di alpinismo, di montagna e dei grandi viaggi alla scoperta di Paesi lontani. Non a caso una delle rassegne che riscuotono sempre più successo è proprio quella dedicata al Paese ospite.

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«Dopo Finlandia, Russia, Turchia, Messico, India, Cile e Islanda - spiega il presidente del festival, Mauro Leveghi - quest’anno la sezione Destinazione... avrà come protagonista il Giappone, di cui si andrà alla scoperta. Un vero e proprio viaggio, attraverso un ricco programma cinematografico di mostre ed eventi che metteranno in luce tutti suoi affa-

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scinanti aspetti sociali e culturali, non tralasciando i postumi di un trauma come quello della catastrofe nucleare di Fukushima, e soffermandosi soprattutto sul profondo e straordinario legame spirituale dei giapponesi con le montagne e le foreste. Temi, questi, del rapporto spirituale tra l’uomo, la montagna e la natura, molto cari al festival che saranno trattati anche durante la sessantaseiesima edizione, confermando l’impegno della manifestazione nei confronti del nostro ambiente, stimolando riflessioni, dibattiti, incontri, con l’obiettivo di coinvolgere sempre più il territorio, di cui il festival stesso è espressione, laboratorio di idee e luogo d’incontro». Legato al Giappone, sotto molti aspetti, è anche il tema del manifesto del festival, realizzato dall’illustratore e graphic designer Philip Giordano. Madre


filippina, padre svizzero, Philip Giordano è nato a Savona nel 1980 e da qualche anno vive, infatti, in Giappone. «Se dovessi descrivere con una parola il manifesto di quest’anno, direi freschezza - evidenzia la direttrice della rassegna, Luana Bisesti -. Il tratto di Philip Giordano, artista italiano, ma per la sua formazione artistica e di vita appartenente al mondo, è infatti sempre fresco e leggero, riuscendo a esprimere nello stesso momento i sentimenti di gioia e stupore provati da un bambino o da un adulto al cospetto di un cielo stellato o di una montagna. L’artista vive in questo momento in Giappone e il manifesto di quest’anno, che per i colori e la levità delle linee ci riporta alla cultura di questo Paese, ci propone un viaggio immaginario e avventuroso alla scoperta del mondo che si apre oltre i confini delle montagne, proiettandoci in un cielo costellato di futuro, speranza e sogni». Il Trento Film Festival, che anche quest’anno avrà come main sponsor Montura, dedicherà al Giappone numerosi eventi, mostre, laboratori, appuntamenti con gli autori, riguardanti argomenti legati alla cultura e all’ambiente del Sol Levante, per trovare paralleli e simmetrie con le persone e i territori di questo Paese, lontano fisicamente, ma vicino idealmente. Un Paese che da decenni fa parte della nostra vita quotidiana per quanto riguarda la tecnologia elettronica, l’automotive e la cultura popolare e di cui il festival racconterà il volto meno noto, ma più tradizionale e il rapporto secolare dei giapponesi con un territorio in gran parte costituito da boschi, montagne e vaste aree rurali. Si andrà alla scoperta di questo legame in una fase particolarmente critica e insieme rivelatrice, in cui il Paese fa per l’ennesima volta i conti con le forze della natura che non l’hanno mai risparmiato, tra terremoti e tsunami, e in particolare con i postumi di un trauma come quello della catastrofe nucleare di Fukushima che l’ha fatto ripiombare nell’incubo atomico di Hiroshima. In questo momento particolarmente difficile diventa ancor più significativo il legame profondamente spirituale dei giapponesi con le loro montagne e foreste, spesso investite di ruoli e valori mistici, sia dalle religioni scintoista e buddhista, che da tradizioni e rituali pagani. Questo filo conduttore della selezione metterà inoltre più che mai Destinazione... in dialogo con il resto del programma cinematografico e non del festival che da sempre mette l’accento sulla montagna come luogo dello spirito. Il programma cinematografico e di eventi dedicato al Giappone è realizzato con il patrocinio dell’Ambasciata del Giappone in Italia e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto.

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NELLA FOTO \\ La locandina della sessantaseiesima edizione del Trento Film Festival realizzata da Philip Giordano


materiali

Dynafit Limit.Less Un chilo e mezzo per tutto In meno di 1.500 grammi l’equipaggiamento perfetto per avventure senza limiti

n chilo e mezzo. Né un grammo di più, né uno di meno. È questa la scommessa (vinta) da Dynafit per l’estate 2018: un chilo e mezzo per un outfit completo per la montagna. La campagna Limit.Less, fondata sul principio less is more, mette al centro un completo da Speed Mountaineering che risponde a tutte le esigenze di funzionalità e performance ed è composto da giacca protettiva, short, zaino, bastoncini, fascia, calzini e una scarpa protettiva e versatile. Peso minimo e massima funzionalità, per una libertà illimitata e senza compromessi.

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VETRINE E BILANCE NEI NEGOZI Il concept Dynafit Limit.Less coinvolge non solo la collezione Speed Mountaineering, ma anche la linea Alpine Running in una trasversalità che sottolinea come leggerezza, performance e tecnologia siano alla base di ogni proposta della casa del leopardo. Da marzo 2018 presso i rivenditori europei sono state allestite vetrine ad hoc per promuovere la campagna e i prodotti della linea e sono previste iniziative dedicate nei punti vendita e online. Per rendere l’allestimento ancora più efficace a livello visivo i prodotti saranno esposti su delle bilance per sottolineare la leggerezza del Limit.Less set up. Sul web la campagna sarà promossa con un micro-sito dedicato, arricchito da video e immagini. www.dynafit.it

SPEED MTN GTX, PER ANDARE LONTANO Protettiva, leggerissima e comoda è il prodotto icona della collezione Limit. Less. Solo 390 grammi di peso per questo versatile modello di scarpa con membrana Gore-Tex. La suola garantisce un rapporto bilanciato tra grip e trazione, per una tenuta perfetta sia su roccia che su terreni morbidi. Adatta a percorsi su lunghe distanze e a tour impegnativi con molti metri di dislivello, mantiene inalterate le sue performance in ogni condizioni meteo. La grande attenzione dedicata a stabilità e protezione non ha lasciato in secondo piano il comfort: la calzata della Speed MTN GTX è infatti un po’ più larga del normale Athletic Fit di Dynafit. Per proteggere al meglio il piede dalle asperità dei terreni alpini, ma anche per aumentare la durata della scarpa, i designer hanno inserito sulla parte anteriore della calzatura un materiale arricchito da fibra aramidica particolarmente resistente. Tech Leather anti-abrasione per le due zone laterali della tomaia. Completano la Speed MTN GTX alcuni dettagli intelligenti come il sistema di allacciatura rapida, la linguetta elastica per riporre i lacci, protezione delle dita in TPU e soletta interna Ortholite. Sarà disponibile da marzo 2018 in due varianti colore da uomo e due da donna. 138


TRANSALPER LIGHT 3L, MENO DI 200 GRAMMI Hardshell traspirante e impermeabile da appena 199 grammi, peso minimo se paragonato ad altri capi altrettanto pregiati presenti sul mercato, con Dynashell triplo strato e una colonna d’acqua di 20.000 mm. Il materiale è altamente traspirante e, in combinazione con le perforazioni laser sotto le ascelle, consente all’aria di circolare perfettamente e mantenere una temperatura gradevole sul corpo, anche quando la salita si fa più faticosa. Il taglio è sportivo, aderente e minimal. Cuciture incollate, zip frontale su tutta la lunghezza e due grandi tasche sul davanti. I fondi elastici aumentano il comfort e migliorano la vestibilità sui fianchi, anche quando ci si muove molto. Per essere visibili al buio o al tramonto Dynafit ha dotato la giacca di strisce riflettenti. Disponibile in due varianti colore da uomo e due da donna.

TRANSALPER T-SHIRT, SECONDA PELLE Un altro capo di spicco della collezione Limit.Less è la t-shirt Dynafit Transalper S/S Tee, un base layer funzionale perfetto per le attività endurance in montagna: è traspirante e leggera, si caratterizza per un fit atletico che segue tutti i movimenti di chi la indossa. Questa maglia con protezione UV aggiunge appena 105 grammi al peso complessivo della collezione. Il materiale in parte riciclato asciuga rapidamente e veste come una seconda pelle. Grazie alle cuciture piatte può essere indossata anche con lo zaino, senza il rischio di ulteriore attrito. La vestibilità è atletica e aderente, così il sudore viene trasportato rapidamente lontano dal corpo e la temperatura si mantiene sempre gradevole. Sviluppata per essere indossata con la giacca Transalper 3L, questa maglia è disponibile in tre varianti di colore da uomo e tre da donna.

TRANSALPER 18, COMFORT E FUNZIONALITÀ Un’altra novità dell’estate 2018 è lo zaino Transalper 18. Grazie al peso ridottissimo di appena 220 grammi è perfetto per le salite veloci e conquista per la vestibilità atletica ed ergonomica. Comodo sulla schiena, garantisce una perfetta ripartizione del peso. Il Transalper 18 è dotato inoltre di tanti intelligenti accessori: un supporto per fissare rapidamente i bastoncini, un comparto di sicurezza accessibile dall’esterno e una tasca impermeabile per lo smartphone o altri oggetti delicati. Non può mancare il porta borraccia, per avere sempre a portata di mano acqua o bevande isotoniche e idratarsi senza interrompere la marcia. Si può scegliere di acquistarlo in tre diverse varianti colore. 139


sicurezza

Estate fa rima con sicurezza I corsi Safety Academy invernali di Ortovox per imparare le tecniche di auto-soccorso in valanga hanno fatto scuola. Ecco perché ora l’azienda tedesca propone anche dei clinic estivi foto di HANSI HECKMAIR

La sicurezza come filosofia, prima di tutto. Imparare a fare scialpinismo in sicurezza, prima ancora che imparare a fare scialpinismo. Anzi, imparare la progressione insieme alle tecniche di safety. È questa la vera rivoluzione se si vuole ripensare il modo di andare in montagna. In inverno e in estate. Sì, perché il concetto può essere facilmente esportato all’arrampicata e all’alpinismo: migliorare la propria tecnica di salita su vie e difficoltà classiche insieme alle pratiche di sicurezza in parete. Ecco la novità per la prossima stagione estiva targata Ortovox. Il marchio di attrezzatura e abbigliamento tedesco, infatti, ha creato da sei anni dei veri e propri percorsi di promozione della sicurezza, le Safety Academy, avvalendosi della competenza e dell’esperienza delle Guide alpine UIAGM. Finora, però, si è trattato solamente di corsi invernali. «Dopo anni di lavoro sulla prevenzione e formazione in ambiente invernale, è stata quasi una logica conseguenza pensare di dedicare sforzi ed energie anche alle tematiche della sicurezza nella montagna estiva e l’attenzione si è focalizzata in particolare sull’arrampicata su roccia in ambiente» dice Manuel Lugli, responsabile marketing e comunicazione di Orotovox Italia. Sono nati così i corsi Safety Academy Rock che vengono proposti su due livelli, base e avanzato e sono tenuti sempre da Guide alpine UIAGM che fanno parte del team tecnico Ortovox. Anche i corsi estivi hanno prezzi contenuti, nell’ottica di promuovere sempre più un approccio attento e sicuro all’attività in montagna. A integrazione dei corsi è stato realizzato inoltre il Safety Academy Guidebook Rock, piccolo testo che raccoglie le principali nozioni di tecnica di arrampicata, assicurazione, meteorologia, prevenzione e programmazione delle uscite. Le date dei corsi Safety Academy (estivi e invernali) vengono pubblicate sul sito Ortovox, dove si trovano anche i link ai siti delle Guide alpine responsabili dell’organizzazione. www.ortovox.it

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Le proposte invernali La proposta di corsi e manuali Ortovox per la prevenzione e sicurezza legate alle attività invernali è ormai ampiamente collaudata e prevede prima di tutto i corsi di formazione Safety Academy per lo scialpinismo di tre livelli (base, intermedio e avanzato), che si svolgono su tutto l’arco alpino. Ci sono poi le Safety Nights, eventi serali gratuiti di formazione base sulla sicurezza e un sito interattivo, il Safety Academy Lab, che raccoglie concetti, nozioni, informazioni e video. Da segnalare anche un libretto divulgativo sulle basi della sicurezza su neve, il Safety Academy Guidebook. Tutte le informazioni sono disponibili nelle specifiche sezioni del sito www.ortovox.com

LA SCHEDA SALVA VITA

Le proposte estive La partecipazione al corso di primo

Ogni zaino da parete e da alpinismo Ortovox, come Traverse, Peak e Trad, integra la scheda d’emergenza che contiene informazioni importanti sull’infortunato oltre ai numeri di telefono da chiamare e alle informazioni personali come allergie, vaccinazioni o precedenti problemi sanitari. Tutti dati utili per consentire ai soccorritori professionisti un intervento più veloce.

livello (Alpine Climbing Basic) è riservata a chi ha le conoscenze base di arrampicata in falesia o sportiva e la padronanza delle principali tecniche di assicurazione e dei principali nodi (mezzo barcaiolo, nodo delle guide, prusik), oltre a essere in grado di scalare da primo sul V grado in falesia. L’obiettivo è quello di apprendere le conoscenze base dell’arrampicata in ambiente e acquisire la competenza per affrontare vie d’ambiente su difficoltà di III e IV grado. Si tratta di una full immersion di due giorni con lezioni teoriche e prove pratiche e costa circa 239 euro (prezzo indicativo inclusa sistemazione per una notte in mezza pensione). Per partecipare al corso Alpine Climbing Advanced, invece, bisogna avere le conoscenze di base del corso di primo livello, padronanza delle principali tecniche di assicurazione e dei principali nodi per vie di salita a corda singola, esperienza da primo di cordata su vie d’ambiente (difficoltà III-IV grado). L’obiettivo è quello di arrampicare su vie protette di più tiri (difficoltà IV-VI grado) e l’uso di protezioni mobili. Dura tre giorni e il costo indicativo è di 349 euro.

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XL MAGAZINE LE ULTIME NEWS DAL NEGOZIO SPECIALIZZATO XL MOUNTAIN Aperti tutte le domeniche

XL MOUNTAIN IN TOUR Ci è sempre piaciuto provare in anteprima i nuovi sci e scarponi prima di decidere cosa proporre in negozio. Da quest’anno abbiamo deciso di coinvolgere anche i clienti. Il nostro non è un classico ski test per promuovere le aziende. Vogliamo che chi partecipa ci dica cosa ne pensa, le valutazioni di tutti sono importanti per noi. Poi ovviamente andiamo a farci delle belle sciate tutti insieme, non si ‘lavora’ solo… La tappa con DPS a La Thuile del 17 marzo è stata un successone, si replica a Courmayeur con Völkl il 7 aprile e a Gressoney con Scott l’8 aprile. Le altre date sulla pagina facebook di XL Mountain.

PHANTOM ALLA PROVA

CONFERMATA LA PARNERSHIP CON SKIALPER

Negli USA sono bastate 24 ore perché Phantom superasse i 35.000 dollari di foundrising su Kickstarter: questo per dire quanto sia stata accolta con entusiasmo la nuova formula di sciolinatura lanciata dall’azienda di Stephan Drake. Pulizia della soletta, prodotto 1, tre ore al sole, prodotto 2, altre tre ore al sole, una spazzolata e scorrevolezza al top garantita per sempre, senza mai più sciolinare. La speciale formula di Phantom penetra nella soletta e modifica i polimeri stessi che la compongono. A noi piace verificare e abbiamo preparato numerosi sci con Phantom. Il primo impatto è di grandissima scorrevolezza, ora vedremo se i risultati si mantengono costanti nel tempo. Vi faremo sapere!

Anche quest’anno Danilo e lo staff di XL Mountain avranno un ruolo di primo piano nella realizzazione della Buyer’s Guide 2019 di Skialper, con valutazione al banco di sci e scarponi e attacchi, preparazione e montaggio degli sci.

VOCAZIONE CUSTOM Sperimentare per capire dove si possono spingere i migliori prodotti. Abbiamo voluto vedere come può sciare un Alien RS di Scarpa montato Booster (molto bene, specialmente sul duro) e come si comporta il nuovo Dynafit Hoji con una scarpetta overlap di Intuition. Venite in negozio che ne parliamo.

NUOVE SCARPE, NUOVI ORIZZONTI Inizia la stagione del trail e come sempre la collezione Hoka fa già bella mostra sui nostri scaffali. Le immancabili scarpe per correre in montagna, apprezzatissime dai trail runner, i modelli da speed hiking e la novità delle scarpe da strada e per il tempo libero. Occhio alla nuova collezione On, marchio svizzero emergente, ma non mancano i modelli top di La Sportiva, Saucony e Scarpa.

OCCASIONI DI FINE STAGIONE

Fine stagione per modo di dire, viste le condizioni! Ma dato che numerose aziende hanno effettuato un restyling dei loro modelli (a volte cambia solo il colore), vale la pena di correre in negozio per sfruttare i super prezzi di fine serie. Si può trovare qualche scarpone top da sfruttare ancora un bel po’ da qui a giugno (magari con un boot-fitting deluxe di Danilo…).

XL Mountain - SS 26, 76 Settimo Vittone (TO) a pochi chilometri dal casello di Quincinetto della A5 - tel 0125 659103 - aperto tutti i giorni eccetto lunedì

Segui la nostra pagina facebook per iniziative e aggiornamenti!


ABBONATI A SKIALPER Vi invitiamo a cercare la nostra rivista in tutte le migliori edicole. Non fosse disponibile, ecco le nostre proposte per riceverla direttamente a casa 6 numeri - 1 anno - 35 â‚Ź 12 numeri - 2 anni - 60 â‚Ź Info e ordini sul nostro sito www.mulatero.it

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controcopertina

P E RV E R S I O N I

... e quando hai finito scrivi anche una relazione su gulliver?


T R AC C E 47 ITINER ARI Gite di primavera

©Federico Ravassard

L E NOST R E P ROP OST E


14 6

INTRO

INDICE GEOGRAFICO PER ZONE

Dove si trovano i 47 itinerari La suddivisione in macro aree e un quadro di insieme per orientarsi nella scelta della gita Inserto a cura di Andrea Bormida

ZONA 1

ZONA 2

ZONA 3

ZONA 4

ZONA 5

Marittime -Val Chisone

Val Susa -Valle d'Aosta

Val Sesia- Lombardia

Prealpi Venete-Trentino AA

Alpi Carniche e Giulie

1

Gran Guglia

10

Tout Blanc

20

P.ta Grober

30

Marmolada

39

Mangart

2

Marguareis

11

Sommeiller

21

Leone

31

Cevedale

40

M.te Peralba

3

Maledia

12

L'Albaron di Savoia

22

Basodino

32

Cima Tuckett

41

M.te Coglians

4

Tablasses

13

Colle Perduto

23

Sengchuppa

33

Punta Oberettes

42

Costone del Tiarfin

5

Ischiator

14

Becca di Gay

24

Pizzo Dosdè

34

Cima Tosa

43

Creta di Collina

6

Testa dell'Ubac

15

M.te Glacier

25

Pizzo Tambò

35

Pizzo Rosso Piccolo

44

Creta Forata

7

M.te Ciaslaras

16

Grande Rousse

26

M.te Disgrazia

36

Cima Cadin di Senes

45

Ržv Val Vrata

8

Viso Mozzo

17

Tour du Tignet

27

Diavolo Malgina

37

46

Stenar

9

Rognosa del Sestriere

18

Grande Rochère

28

Cima de' Piazzi

Forcellone del Latemar

47

Huda Paliza

38

Civetta

19

Vélan

29

Trav. Bormio -Livigno

29 22

21 23 19 17

20

18 15

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13 12 11 9

1 8 7 6 5

4

3

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CONTRIBUTORS

Ci hanno aiutato nella scelta di alcuni itinerari VA L SUSA-VA L L E D'AOSTA Rocco Perrone 47 anni, piemontese ma residente in Valle d’Aosta da 22 anni, appassionato di montagna a 360 gradi. Nel suo lavoro di Guida alpina ‘part-time’ ricerca la varietà, divertendosi a cercare di trasmettere un po’ della propria passione a chi accompagna. www.mountainguidesaosta.com

OSSOL A-LOM BA R DI A Giacomo Meneghello Nato in provincia di Verona, dal 2007 vive tra le montagne dell’Alta Valtellina. Fotografo freelance e socio fondatore dell’agenzia fotografica ClickAlps dal 2010. Sportivo e amante della montagna si occupa soprattutto di fotografia outdoor dal paesaggio agli eventi sportivi, fino alle avventure bike&ski / bike&climb. Mattia Varchetti Nato in provincia di Milano nel 1988, da sempre è amante delle montagne e dello sci su pendenze sostenute. Adora girovagare per le Alpi in cerca di posti nuovi e poco frequentati. Un esempio? La sua ripetizione della parete nord del Monte Disgrazia nel 2013 o nuovi itinerari come sul versante nord del Pizzo del Ferro. Senza contare ripetizioni di pregio delle più classiche nord del Gran Paradiso, Lenzspitze e Monviso.

PR E A L PI V EN ET E-DOLOM I T I Tommaso Cardelli Nato a San Marino nel 1983, Guida alpina, Maestro di sci, Tecnico del Soccorso Alpino Alta Val di Fassa. Cresciuto con la passione per i viaggi, poi anni di gare di sci, quindi fuoripista e arrampicata. Amante di quella sensazione di libertà che vive lasciando la prima traccia su un pendio o durante una nuova salita. Ha al suo attivo vie di riferimento in tutte le Alpi e diverse discese estreme, dal Monte Bianco alle Dolomiti.

A L PI CA R N ICH E E GI U L I E Saverio D’Eredità Classe 1980, palermitano di nascita, ma in Friuli dall’età di 12 anni. Qui ha imparato ad amare le montagne e le Giulie in particolare. Autore, insieme ad Emiliano Zorzi e Carlo Piovan della guida Alpi Carniche, gestisce il blog e la pagina Facebook dei Rampegoni (rampegoni.wordpress.com).


ZONA 1

©Andrea Bormida

sostenuti ma alla portata di buoni scialpinisti. La vera discriminante sono le condizioni del ripido traverso che porta nella conca alta del Vallone del

V

.

primavera. La chiave di questo itinerario non è la difficoltà dei due canali, P.ta Rasin 2973

Freibugio. Attenzione se duri, da evitare se troppo carichi o in giornate calde. Superato questo punto, vi potrete godere una magnifica gita primaverile alle porte di Torino, che offre due canali sostenuti ideali per concatenare curve.

2819 Gran Guglia Rif. Lago Verde

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testata della Valle Germanasca, pur con soli 2.800 m vanno affrontati in piena

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C. Frappier 3003

Va l l o n e d

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in primavera. I canali del versante nordorientale della Gran Guglia, nella

ne

Ci sono montagne che pur non appartenendo all’alta quota vanno sciate solo

P.ta Cianagli 2093

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Gran Guglia - canali Nord-Est e Nord 2.819 m

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Bout du Col

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VALLE GERMANASCA (TO)

di V iafi

©Andrea Bormida

Co st a

14 8

P.ta P.ta Fiunira Cerisira 2776 2822

L'ideale è salire dalla normale (che regala un non banale tratto finale per la vetta, abbastanza alpinistico) e percorrere in boucle uno dei due canali.

ACCESSO Torino - Pinerolo - risalire la Val Chisone - Perosa Argentina - a sinistra per la Valle Germanasca - Prali - frazione Giordano - sterrata fino all’alpeggio Bout du Col

I T IN ER A R IO Con strada sgombra da neve, una volta raggiunto l’alpeggio Bout du Col, seguire la strada sino a prendere la pista forestale (quando visibile) che sale nei boschi della Costa di Viaforcia, fino a un piccolo ripiano a 2.135 m. Quindi per l’intaglio dell’Eitrangoulòuu (strozzatoio), con un lungo traverso sui ripidi pendii settentrionali (molto valangosi) della Costa di Viaforcia, si raggiunge una selletta che immette nella parte alta del vallone di Freibugio. Di qui o si risale uno dei due canali, oppure s’imbocca l’ampio vallone sulla sinistra che conduce al Baraccone di S. Giacomo, fino a deviare per un evidente pendio sulla destra. In breve si giunge sulla cresta, da cui si imboccano i due canali. Per la vetta vera e propria, percorrere con ramponi e piccozza la cresta spesso rocciosa e non facile (attenzione in discesa). Discesa per uno dei due canali, quindi per l’itinerario di salita (da evitare con il calco il traverso sotto la Costa di Viaforcia), oppure con buon innevamento percorrere la gorgia del fondo del Vallone delle Miniere, fino a un pianoro sotto l’alpeggio Bout du Col, che si raggiunge con una breve risalita.

DI ET RO L’A NGOLO Dalla vera punta è anche possibile percorrere l’ampio scivolo nord-ovest, con pendenze simili a quelle dei canali (4.1 E2), ma con esposizione un po’ superiore.

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.100 m Difficoltà: 4.1 E1 Esposizione: nord Periodo ideale: aprile -maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: alpeggio Bout du Col (1.750 m)

©Andrea Bormida


ZONA 1

VALLE PESIO (CN)

PIAN DI GURRE

Punta Marguareis canalone dei Genovesi 2.651 m

Gias Fontana

Colle del Prel

soleggiati, prima in salita sugli altipiani carsici dopo il Passo del Duca, poi con una stupenda discesa esposta a nord in un ampio canalone.

Passo del Duca

IT IN ER A R IO Da Pian delle Gorre, raggiungere il Gias Fontana lungo il torrente Pesio, salire verso sud fino a Gias degli Arpi (1.435 m). Proseguire nel vallone fino al Col del Prel (1.835 m). Da qui (attenzione alle condizioni del manto nevoso) tagliare verso destra il sostenuto pendio ombroso sotto la Testa del Duca, fino all’omonimo passo (1.989 m). Perdere quota verso il fondo della conca delle Carsene e, rimanendo sotto la linea della cresta, raggiungere il Passo Scarason (2.353 m). Puntare all’ultimo sostenuto pendio occidentale della Punta Marguareis risalendolo da destra verso sinistra (ramponi se neve dura). Dalla punta scendere per un centinaio di metri la cresta nord-ovest, fino all’evidente imbocco del canalone. Possibile breve saltino roccioso appena sotto la cresta. Scendere il canalone e l’enorme conoide fino al fondo del vallone. Tenere quindi la sinistra verso il Gias Sottano Sestrera e di qui a Pian delle Gorre.

DI ET RO L'A NGOLO In alternativa, si può percorrere il più semplice Canale dei Torinesi e ricongiungersi all’itinerario di discesa.

lle di

M. Co lo

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Pra del Rasur

P. della Siula 2672

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P.ta di Sestrera 1946 Rif.

Garelli

IT

FR

Passo Scarason

2651

P.ta Marguareis

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.700 m Difficoltà: 4.1 E2 Esposizione: tutte Periodo ideale: marzo-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Pian delle Gorre (992 m) Accesso: Torino - A6 Mondovì - Roccaforte Mondovì - Chiusa Pesio - SP42 - Certosa Pesio - carrozzabile Pian delle Gorre

VALLE GESSO (CN)

Va

P. Fenestrelle 2701

Serp

Rif. Sestrera Sottano

Itinerario ad anello. Bellissimo e lungo, attraversa scenari sempre diversi e

SAN GIACOMO DI ENTRACQUE

Va l l e

149

Gias Peirabroc

Cima della Maledia 3.061 m Una delle più belle cime delle Alpi Marittime, da affrontare in primavera avanzata. L'itinerario proposto è quello che risale la Valle di Monte Colombo. Nessun punto d'appoggio intermedio custodito, ambiente selvaggio su pendii sempre sostenuti. Una gita d'altri tempi, assai ambita da scialpinisti allenati e preparati.

Rif. Soria

P.so dei Ghiacciai Cima dei Gelas 3143

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Rif. Pagarì FR

C. della Maledia 3061

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.811 m Difficoltà: 4.2 E3 Esposizione: nord-est Periodo ideale: maggio - giugno Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: San Giacomo di Entracque (1.250 m) Accesso: Cuneo - Borgo San Dalmazzo - Entracque San Giacomo di Entracque

IT IN ER A R IO Da San Giacomo di Entracque, seguire la carrozzabile che si inoltra nella Valle di Monte Colombo, fino alla lunga spianata di Pian del Rasur. Proseguire in direzione sud-est fino al Gias Peirabroc (1.578 m), dove si abbandona quello che è il sentiero per il rifugio Pagarì. Risalire la sinistra idrografica del torrente Pantecreus fino al di sotto del Lago Bianco. Risalire i sostenuti pendii di quel che rimane del ghiacciaio della Maledia, fino al Lagarot e di qui al Passo della Maledia (2.925 m). Calzare i ramponi e risalire il canale sinistro che vince la pala terminale e conduce in vetta. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO Se si vuole spezzare la gita in due giorni, è possibile pernottare al rifugio Soria e raggiungere la parte alta dell’itinerario descritto attraverso il ripido Passo dei Ghiacciai.


1 50

ZONA 1

VALLE GESSO (CN)

La conca del Valasco in primavera diventa una vera e propria Mecca per lo

Va

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TERME DI VALDIERI

Rif. Valasco

Piano di Valasco

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scialpinismo. Numerose le possibilità, tutte con comodo accesso (a patto che Rif. Questa

La proposta della Testa di Tablasses permette anche di valutare se scendere dal bel canale nord-ovest, per un primo approccio ai terreni più ripidi. La foto FR

IT

Va

lle

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Testa di Tablasses -Nord 2851 2830

I T IN ER A R IO Da Terme di Valdieri proseguire per il Pian del Valasco (6 km), seguendo la strada sul versante orografico destro del vallone fin dove pulita (occhio alle valanghe negli anni molto nevosi). Dalla ex casa reale di caccia, imboccare sulla sinistra la Valle Morta. Risalirla fin verso quota 2.150, quindi tenere la destra su terreno via via più ripido, fino al passo di Tablasses. Quindi proseguire, prima in leggera discesa verso destra e poi di nuovo in salita, fino alla vetta della Testa di Tablasses. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO Una bella alternativa, che permette un approccio ai primi terreni ripidi, consiste nel percorrere in discesa il bel canalone nord-ovest (4.1 E2, 45° max), che si può imboccare un centinaio di metri sotto alla vetta, in direzione del vallone del Prefouns. La discesa in tal caso proseguirà sul fondo del vallone di Prefouns, fino al piano superiore di Valasco, quindi a quello inferiore.

C. Valcuca 2605 or ta C.tto di Valasco

ns

della copertina di Tracce si riferisce a questo itinerario.

V. l e d e l P r e f o u

la strada sia già pulita), che sapranno sfamare anche gli skialper più famelici.

-Sud 2820

Testa di Bresses-

Va l l e d e l l a Va l l e

Testa di Tablasses 2.851 m

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.060 m (dal Valasco) Difficoltà: 3.2 E2 Esposizione: nord-est Periodo ideale: aprile-giugno Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Piano del Valasco (1.760 m) Accesso: Cuneo - Borgo San Dalmazzo - Terme di Valdieri

VALLE STURA (CN) o r i a t c h s I Testa della l ’ 2760 Costabella e l BESMORELLO del Piz d e n BAGNI DI VINADIO o B.co Alto l l d’Ischiator V a Rif. Migliorero 2996

Gita né eccessivamente lunga, né faticosa, che percorre un bellissimo vallone con bel terreno per lo sci. Panorama di vetta meritevole e non inferiore a quello del vicino e più gettonato Becco Alto. Una bella gita di primavera

de

sulle Marittime!

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M. Laroussa 3010 2905 C. di Corborant

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2700 M. Saletta

Cima Sud d’Ischiator 2.929 m

IT IN ER A R IO

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C. d’Ischiator 2929

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Rif. Zanotti

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.480 m Difficoltà: 3.1 E1 Esposizione: nord-est Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso Loc. partenza: Besmorello (1.450 m) Accesso: Cuneo - Borgo San Dalmazzo - SS21 per Colle della Maddalena - Pianche - Bagni di Vinadio - Besmorello

Dal parcheggio, seguire la strada fino a immettersi nel lungo vallone dell’Ischiator: percorrere il piano, superare il Rifugio Migliorero, sino al Lago Ischiator di mezzo (2.410 m). Risalire il canalone in direzione sud-ovest, deviando leggermente verso sinistra quando la pendenza si fa più forte, fino a raggiungere la conca del Lago Superiore d’Ischiator (2.755 m). Svoltare in direzione nord-ovest verso il Passo d’Ischiator (2.860 m), sullo spartiacque principale tra la valle Stura e la valle della Tinée. Dal passo, piegare decisamente a destra e guadagnare in pochi minuti la cima su terreno ripido. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO Nello stesso vallone d’Ischiator, una valida alternativa è offerta dal vicino Monte Laroussa (2.905 m), per il suo versante nord-ovest. Itinerario che vanta pendii sostenuti e con una certa esposizione nella parte finale, da affrontare con neve sicura ed eventualmente con piccozza e ramponi.


ZONA 1

1 51

VALLE STURA (CN) PONTEBERNARDO

2796 M. Peiron

Testa dell’Ubac 2.991 m

Rif. Talarico

Se in primavera non avete ancora voglia di alzarvi troppo di quota, la Testa dell’Ubac propone una salita interessante e un panorama di prim’ordine. I pendii da sciare sono magnifici, soprattutto dal colle della Lausa fino al vallone superiore di Pontebernardo. A stagione inoltrata, è a volte possibile proseguire in auto per la stradina che porta al rifugio Talarico fino al primo ponte su Rio di Pontebernardo, evitando 300 m di dislivello.

2599 Costabella del Piz

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M. Vallonetto 2951 Rif. della Lausa

2726

C. della Lausa 2930

IT IN ER A R IO Parcheggiare poco prima di Pontebernardo sulla SS21, imboccare a sinistra la strada che conduce al pianoro dei Prati del Vallone, fino a raggiungere il rifugio Talarico (1.712 m). Continuare nel fondovalle, poi verso destra lungo un ripido pendio, ad aggirare uno sbarramento. Proseguire sino alla base di un secondo sbarramento, che si supera sempre sulla destra, e giungere ai piani del vallone superiore di Pontebernardo. Risalire in direzione dell’evidente pendio-canale sulla sinistra, fino al colle della Lausa. Con un lungo traverso verso sinistra, portarsi sulla dorsale nord-ovest, quindi fino in vetta.

DI ET RO L'A NGOLO Per chi volesse raggiungere la Testa dell'Ubac con itinerari più ripidi, il versante sud-est da Pietraporzio offre ben tre canali dal 4.1 fino alla direttissima, un 4.3 E3 con entrata diretta dalla punta decisamente… sostenuta!

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M. Lausa 2883

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M. Ciaslaras 3005

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Tête de l’Homme

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3143 Tête de la Fréma

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M. Pertusa 2738 M. La Ciarm 2580

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C.le d. Infernetto

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M. Cerello 2808

C.le della Lausa

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B.chi d. Scolettas Becco Alto del Piz 2912

Testa dell’Ubac 2991

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.679 m Difficoltà: 3.2 E1 Esposizione: nord-est Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso Loc. partenza: Pontebernardo (1.312 m) Accesso: Cuneo - Borgo San Dalmazzo - SS21 per Colle della Maddalena - Pontebernardo

VALLE MAIRA (CN)

Monte Ciaslaras 3.005 m Itinerario primaverile alla testata della Valle Maira, che offre una bella sciata nella Valle dell’Infernetto e un ripido pendio finale da percorrere con innevamento assestato. Ottimi scorci sulla Tête de l’Homme e sulle vette di confine verso l’Ubaye.

to Grange Ciarviera

M. Baueria 2960

IT IN ER A R IO

Biv. Stroppia CHIAPPERA

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.391 m Difficoltà: 2.3 E1 Esposizione: sudest-sud Periodo ideale: marzo-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso Loc. partenza: Chiappera (1.614 m) Accesso: Cuneo - Caraglio - SP422 per Dronero e la Val Maira - Acceglio - Chiappera

Da Chiappera, dal ponte Soubeyran seguire la strada che risale il fondovalle (destra orografica) fino nei pressi delle Grange Ciarviera (1.904 m). Verso sinistra, su ripido pendio addentrarsi nel Vallone dell’Infernetto, fino a un pianoro a quota 2.391, alla confluenza dei due rami del vallone. Proseguire nel ramo di sinistra e per ripidi pendii (attenzione a eventuali accumuli) pervenire ai Laghi dell’Infernetto (2.602 m). Proseguire in direzione nord sul fondo del valloncello e risalire il ripido pendio che scende dal Colle del Ciaslaras (2.973 m), tenendosi a destra delle rocce. Per cresta fino in cima. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO In alternativa, giunti nuovamente al Colle del Ciaslaras, è possibile compiere un interessante anello, sciando il Vallone del Maurin per ricongiungersi all’itinerario di salita nei pressi di Grange Ciarviera.


152

ZONA 11

VALLE PO (CN) Pian del Re

Viso Mozzo 3.019 m

Rif. Giacoletti

Il Monviso è forse la montagna più riconoscibile di tutte le Alpi Piemontesi. Attira lo sguardo degli appassionati di montagna e non quasi da ogni angolo

P. Roma 3070

Pian d.la Regina L. Fiorenza

della pianura. D’estate come d’inverno, quando la sua bianca piramide domina il panorama in fondo ai viali delle città come Torino. Raggiungere la cima del Viso Mozzo, consente di addentrarsi alle pendici del Re per ammirare da vicino tutta la sua grandezza magari monitorando anche linee più audaci!

L. Chiaretto P. Gastaldi 3214 3348 Visolotto Monviso 3841

I T IN ER A R IO Dal parcheggio di Pian della Regina, scendere leggermente fino ad attraversare un ponticello sul Po, percorrere la stradina accanto ai vecchi impianti fino all’imbocco del Vallone del Rio dei Quarti. Con salita via via più ripida, guadagnare un piccolo pianoro (2.300 m) da cui, con andamento verso destra, ci si porta alla base di Costa Piatta Gelata. Superarla e inoltrarsi verso sinistra nello stretto vallone, dominato sulla sinistra dalla bastionata del Viso Mozzo, che conduce al Colle del Viso (2.650 m). Risalire in direzione nord-est la dorsale via via più ripida, cercando le zone con le pendenze più dolci fino in vetta. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO La zona del Monviso è una miniera di itinerari di canale e ripidi. Sempre restando sul Viso Mozzo, date un’occhiata al Canale dei Campanili sul suo versante nord-est (4.3 E2, 400 m).

2469 M. Ghincia Pastour

Viso di 3781 Vallanta

3019 Viso Mozzo C.le d. Viso

Rifugio Q. Sella

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.305 m Difficoltà: 2.3 E1 Esposizione: nord-ovest Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso Loc. partenza: Pian della Regina (1.714 m) Accesso: Torino - A6 uscita di Marene - Saluzzo Paesana - Crissolo - Pian della Regina

VALLE CHISONE (TO) 2701 M. Fraiteve

Punta Rognosa del Sestriere 3.280 m

Borgata

La Punta della Rognosa del Sestriere, raggiunta per il suo versante nord, SESTRIERE

M. Banchetta 2823

M. Sises Sauze di Cesana

2658

M. Querellet 2726

P.so della Banchetta

rappresenta un valore sicuro per chi cerca una gita comoda, dove la neve rimane anche a fine stagione. I pendii alti e la dorsale sono ideali per una bella sciata e la punta è panoramica, senza dimenticare che è possibile, specie in primavera, regalarsi il canalone nord con partenza diretta dalla punta!

P.ta Rognosa 3280

IT IN ER A R IO SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.440 m Difficoltà: 3.1 E1 Esposizione: nord Periodo ideale: marzo-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso Loc. partenza: Borgata del Sestriere (1.840 m) Accesso: Torino - Pinerolo - Perosa Argentina Pragelato - Borgata del Sestriere

Da Borgata Sestriere si segue il fondo del vallone del torrente Chisonetto in direzione sud, fin oltre lo sbarramento della diga. Risalire il ripido pendio che scende dal Colle della Rognosa, facendo attenzione alla stabilità del manto nevoso (a sinistra del Monte Sotto Rognosa). Dal colle procedere verso sinistra per l’ampio e sostenuto crestone, fino in vetta. A inizio o fine stagione o in caso di scarso innevamento, si può partire anche dal primo piazzale di Sestriere provenendo da Pinerolo e seguire la strada sterrata che si inoltra a mezza costa nel vallone del Chisonetto: il dislivello si riduce di 200 m.

DI ET RO L'A NGOLO Dalla punta è anche possibile, con buon innevamento, imboccare l’ampio pendio canale nord-ovest. Sciata che flirta con i 40° su pendii ampi (4.1 E2, max 40°).


ZONA 2

VALGRISENCHE (AO)

153

©Rocco Perrone

Tout Blanc - spalla 3.363 m Rampa Est Sui piani del Nivolet in inverno e primavera sembra di trovarsi in un mondo sospeso, lontano dalla folla delle gite classiche, dai rumori dei fondovalle. Il gruppo del Gran Paradiso fa da sfondo a questo altipiano tra Piemonte e Valle d’Aosta. Il versante piemontese, infatti, è quello che in estate - con la strada aperta - si raggiunge dalla Valle del’Orco. Il Taou Blanc, nota meta escursionistica, riserva agli appassionati, sul versante est, un itinerario molto bello su pendii sostenuti; ottima alternativa, più tecnica rispetto ad altre gite dei dintorni. Durante l'avvicinamento, la particolare conformazione di questo itinerario lascia immaginare

©Rocco Perrone

pendenze ben più severe di quelle che poi si scoprono quando si approccia la rampa. L’esposizione in gran parte molto solare consente di trovare facilmente ottima neve primaverile. La rampa invece è esposta a nordest e conserva spesso, sul suo lato destro idrografico, neve di tipo più invernale. Altro punto a favore è la scarsa frequentazione di questi luoghi che potrebbe regalarvi il sapore di quelle giornate di sci ante era internet e social. Buon test per chi volesse provare i propri nervi in vista di qualcosa di più impegnativo o di un bel traguardo per la propria stagione scialpinistica.

ACCESSO Torino - A5 fino a Aosta - Aymavilles - Villeneuve - Introd - Rovenaud – Valsavaranche - termine della strada Pont Valsavarenche

IT IN ER A R IO Da Pont si sale alla Croix de la Roley calcando più o meno il sentiero estivo, quindi, a seconda dell’innevamento, per pendii sostenuti e canali si perviene al pianoro di Plan Borgnoz, da cui la rampa è ben visibile. Raggiungerne la base con largo giro a sinistra. Risalire la rampa prima in sci, poi a piedi, fino al colletto; infine, per breve e facile cresta alla spalla, a quota 3.363. Il dislivello della rampa è di circa 400 m, 35-40° il primo terzo, poi s’impenna un po’ e si mantiene sui 40° abbondanti, con un breve tratto prossimo ai 45° poco sotto al colletto. In discesa, una volta arrivati al piano del Nivolet, conviene, anziché ritornare alla Croix, risalire lungo il costone N della Pointe de la Roley fino a 2.450 m, da qui è possibile scendere lungo un bellissimo pendio di 250 m con esposizione Nord, che consente di evitare la parte ripida e spesso poco sciistica del sentiero estivo.

DI ET RO L'A NGOLO Il Taou Blanc dalla Valsavaranche offre anche una bella, assolutamente non banale, via normale da percorrere con manto nevoso del tutto assestato. La testata della Valsavaranche, poi, rappresenta una vera e propria miniera di itinerari ripidi e impegnativi. A partire dalle molteplici e famose pareti della cima principale del Grampa, per poi passare alle diverse pareti delle cime minori del gruppo. Comparabile per estetica e difficoltà, anche se leggermente superiore, rispetto all'itinerario della rampa del Taou Blanc, la discesa della Becca di Monciair (3.544 m) per il canale nord-est e la cresta est (4.3 E4, 45° max) rappresenta una buona alternativa. L'itinerario vi consente di calzare gli sci direttamente in punta, il percorso è vario, aereo forse anche più che la parete nord vera e propria.

ille Crê te d ’ Ao u Aouille

Cima di Entrelor 3426 P.te de l’Aouille B o r an Pl 3438 Mont Tout Blanc

gn

oz

3445

PONT

Croix de la Roley

3363

L. Nero

Plan de Nivolet

Pointe de la Roley 2996

Grand Collet

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.400 m Difficoltà: 4.2 E2 Esposizione: nord-est Periodo ideale: aprile -maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Pont Valsavarenche (1.960 m)


154

ZONA 2

VALLE SUSA (TO)

Punta Sommeiller 3.333 m

IT

L. di Rochemolles

Nell’era pleistocenica dei magici anni ’80 sulle pendici del Sommeiller si

Gros Peyron 3047

FR

Rognosa d’Etiache 3382

praticava ancora lo sci estivo. Se riuscite a superare lo sgomento di questa

Rif. Scarfiotti

notizia, che mostra quanto i cambiamenti climatici siano stati inclementi negli

Pian dei Morti

ultimi lustri, questo itinerario rappresenta una classica primaverile dell’Alta Val Susa, al confine con l’Haute Maurienne. Ampi panorami e bello sci! 3031

P.ta Valfredda 3051

Tête Pierre Muret

Punta Sommeiller 3333

P.so dei -Sett. Forneaux-Mer. P.so Galambra

I T IN ER A R IO Con carreggiata pulita, parcheggiare lungo il lago di Rochemolles e proseguire lungo la strada fino al pianoro del rifugio Scarfiotti, a 2.156 m (in auto in stagione avanzata). Seguire la strada o i pendii su cui si inerpica nel vallone principale, fin verso i 2.500 m di Pian dei Morti. Proseguire in direzione est lungo il vallone di Rio di Fond e risalire i pendii più sostenuti che conducono al Passo dei Forneaux Settentrionale (3.159 m). A sinistra, per dolci pendii fino in vetta. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO Con buon innevamento e se disponete di due auto (o se siete partiti dal paese di Rochemolles), è possibile dopo il primo pendio della cima risalire al passo Galambra (3.057 m), per poi ridiscendere tutto il bel vallone della Valfredda, fino alle Grange La Croix e quindi a Rochemolles paese.

L’Albaron 3637 Selle de l’Albaron M. Collerin 3475

3262 Petite Ciamarella 3540

Pi

an

Gia

Dislivello: 1.359 m Difficoltà: 2.2 E1 Esposizione: ovest, sud-est Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso Loc. partenza: Lago di Rochemolles (1.974 m) Accesso: Torino - A32 per Bardonecchia Rochemolles - con strada pulita fino al lago di Rochemolles

VALLI DI LANZO (TO)

L'Albaron di Savoia 3.637 m Vero scialpinismo primaverile, alla testata della Val d'Ala. Tra i percorsi più consigliabili delle valli di Lanzo, raggiunge la cima, in territorio francese,

s

Uia Bessanese 3604

Ref. d’Avérole

P.ta Albaron 3676 di Sea Uia di Ciamarella

SCH EDA T ECN ICA

Rif. Città di Ciriè

Pian della Mussa

de L’Albaron di Savoia. Gli scorci sulla Bessanese e sulla Ciamarella che incombono sulla salita sono fantastici. Il tracciato è vario e lungo, da non sottovalutare. Assolutamente da non perdere… specie con neve trasformata!

Rif. Gastaldi FR

IT

IT IN ER A R IO

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.827 m Difficoltà: 3.2 E2 Esposizione: sud-est Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Pian della Mussa (1.800 m) Accesso: Torino - Venaria - Lanzo - Ala di Stura Balme - Pian della Mussa (con strada pulita)

Dal fondo del Pian della Mussa, seguire il tracciato del sentiero estivo per il rifugio Gastaldi, tenendosi a sinistra del Canalone delle Capre (valutare se percorribile in discesa). Verso quota 2.180, svoltare a destra per portarsi allo sbocco del Canalone, percorrere tutto il vallone del Pian Gias fino a raggiungere verso destra la Sella dell’Albaron (3.327 m). Risalire fin dove possibile con gli sci la cresta sud-est de L’Albaron, quindi a piedi in vetta.

DI ET RO L'A NGOLO È anche possibile raggiungere la Sella dell’Albaron con partenza dal lato francese, dal Vallone d’Averole, con percorso classico e meritevole. In tal caso, potete valutare anche la possibilità di scendere la ripida e sospesa parete Est del L'Albaron (5.1 E3, 50° max, 400 m): ski de pente raide e vista sulla nord della Ciamarella!


ZONA 2

VALLE DELL’ORCO (TO)

1 55

VILLA

Lago di Ceresole Reale

Colle Perduto 3.290 m Rif. Jervis

Se risalite la Valle dell’Orco e imboccate le gallerie che da Noasca portano a Ceresole, una volta sbucati fuori, non potrete che rimanere folgorati dalla

Pouvens

2607 Corbassera

C.le di Nel

vista del Colle Perduto. Intaglio netto, lineare, gigantesco nelle proporzioni, incastonato tra la vetta della Levanna Orientale e la Levannetta.

C. delle Fasce 2860

Il Colle Perduto con partenza dalla diga di Ceresole Reale è la gita della Valle Orco! Punto.

Levannetta 3439

Trucco

Biv. Leonesi

Colle Levanna Orientale Perduto 3555

IT IN ER A R IO Poco dopo la casetta, imboccare il sentiero per il bivacco Leonesi, seguirlo mantenendo la sinistra fino a reperire nei pressi di un torrente un bel vallone ripido con larici e cascatelle (poco evidente se buio e innevato), quindi seguire in direzione nord fino a sbucare sul pianoro dell’Alpe Trucco (2.098 m). Da qui, con percorso evidente risalire l'ampio vallone tra le morene e raggiungere la parte più ripida del canalone. Facendo attenzione agli accumuli in uscita, raggiungere il Colle Perduto.

DI ET RO L'A NGOLO Se vi chiedete se sia possibile sciare la parete sospesa della Levanna Orientale alla sinistra del canalone, dal 2017 la risposta è sì! Ingaggio, esposizione, pendenza per una parete non facile, da trovare in condizioni (5.2 E4, 50°).

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.710 m Difficoltà: 4.1 E1 Esposizione: nord-est Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: lungodiga Ceresole Reale (1.580 m) Accesso: Torino - SP460 per Rivarolo - Cuorgnè - Locana - Noasca - Ceresole Reale - seguire la strada fino alla fine del lago - a sinistra, portandosi sull’altra sponda fino a casetta bianca sulla sinistra

VALLE DELL’ORCO (TO) Becca di Gay 3621

Roccia Viva 3650

P.ta d’Ondezana 3492

Biv. Carpano

C.le della Losa

B.co di Valsoera

Becca di Gay 3.621 m 3369

A. Muanda di Teleccio

3360 Becco di Tribolazione C.le di Rif. Pontese Noaschetta Lago di Teleccio

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.700 m Difficoltà: 3.3 E2 Esposizione:sud-est Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Diga di Teleccio (1.917 m) Accesso: Torino - SP460 per Rivarolo - CuorgnèLocana - Rosone - a sinistra per Vallone di Piantonetto - Diga di Teleccio termine della strada (con carreggiata pulita).

Valle dell’Orco, Vallone di Piantonetto, pareti di granito, ambiente Gran Paradiso… lato piemontese, selvaggio. Un rifugio che è una casa. Itinerario vario, pendenze sostenute, percorso lungo, panorama grandioso... serve altro per invogliarvi ad andare a provare la scialpinistica della Becca di Gay? IT IN ER A R IO Dalla Diga di Teleccio, percorrere il sentiero sul lato destro del lago che taglia alcune valanghe e seguire il percorso estivo per il rifugio Pontese. Dal rifugio percorrere il retrostante, enorme pianoro fino all’alpe Muanda di Teleccio (2.217 m). Sul fondo del pianoro, salire a sinistra il vallone sempre più ripido, percorso dal Rio Piantonetto. Quando la pendenza diminuisce, proseguire nella valletta con di fronte il Colle della Losa (3.129 m). Tenere la direzione del Ghiacciaio di Roccia Viva, quindi dirigersi a sinistra verso il conoide dell’evidente pendio canale con salita ripida (è il primo dei due canali). Rimontarlo con attenzione in caso di neve dura e raggiungere l’intaglio sommitale (3.337 m). Traversare in diagonale verso destra, in direzione ormai della vetta e raggiungerla per roccette (ripido). Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO Se si desidera misurarsi con qualcosa di più impegnativo, la vicina Roccia Viva può essere raggiunta per il suo ripido canale sud-est, conosciuto come canalone Coolidge (4.2 E3, 45°). Piccozza, ramponi e concentrazione in discesa.


1 56

ZONA 2

VALLE DI CHAMPORCHER (AO)

Monte Glacier 3.186 m La vetta del Mont Glacier è un punto panoramico privilegiato sull'arco alpino: dalla cima si può godere una vista che spazia dal Monviso e passa da Gran Paradiso, Grand Combin, Cervino e Monte Rosa. Per questa gita occorre un buon manto nevoso nel periodo primaverile (vista l’esposizione), ma è meglio attendere

Colle Gran Rossa

M. Glacier 3186

2866 Gran Rossa

Col Fussi M. Delà

3139

L. Gelato

che la strada sia pulita fino a Dondena per evitare un lungo portage in piano.

L. Raty L. Giaset Gr. Giasset

Bec Raty 2417 2382

Dondena Rif. Dondena

I T IN ER A R IO Da dove si è parcheggiato, raggiungere il termine della strada nei pressi di Dondena, proseguire lungo la destra del torrente Ayasse. Poco prima del risalto roccioso a quota 2.377, abbandonare il vallone, tenere la destra e risalire un primo pendio molto ripido e malagevole, quindi su terreno migliore e più aperto dirigersi verso il Col Fussi (2.912 m). Contornare il Lago Gelè e, poco prima del colle, svoltare a destra e risalire la comba verso la vetta del Monte Glacier. Raggiungere la spalla a 3.047 m, quindi la vetta. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO Il versante nord-est del Monte Glacier riserva almeno due itinerari decisamente sostenuti: uno che sbuca sulla cresta a sud della vetta (4.3 E2, 50° max) e l'altro che dalla vetta percorre la calotta sospesa e una ripida rampa (5.1 E3, 50° max). Per monitorare le condizioni è meglio risalire tali itinerari passando dal Colle Gran Rossa (2.766 m).

CHAMPORCHER

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.086 m Difficoltà: 3.2 E2 Esposizione: sud-est Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Dondena (2.100 m) Accesso: Torino - A5 fino a Pont Saint Martin Donnas - Champorcher - Dondena

VALGRISENCHE (AO) BONNE Usellières

Rif. Epée

B.ca di Tei 3186

Arolla

B.ca Refreita 2612

Grande Rousse - Punta Sud 3.516 m Una gita classica grandiosa, su pendii ripidi e sostenuti, fatti per sciare.

A. di M. Forciaz

Obiettivo ambito per coronare una stagione scialpinistica che abbina dislivello, 3261 Biv. Ravelli

B.ca di Giasson 3215

P.ta di Rabuigne -Nord 3607

ambiente e pendenze da affrontare tecnicamente preparati. Giunti al fondo della diga, l’itinerario si sviluppa in modo lineare impennandosi gradualmente verso il colle che separa le due punte. Scialpinismo marchio Valle d’Aosta DOCG!!!

G.de Rousse-Sud 3577

IT IN ER A R IO

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.731 m Difficoltà: 4.1 E2 Esposizione: nord-ovest Periodo ideale: aprile-giugno Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Uselleres (1.785 m) Accesso: Torino - Aosta - Arvier - Leverogne Valgrisenche - Bonne (fino al termine della strada, se pulita) - Uselleres

Con strada pulita, da Uselleres seguire il tracciato del sentiero verso Arolla (1.921 m) per il rifugio Epée, giungere alle baite Forclaz attraverso il ripido bosco, quindi proseguire nel vallone con alcuni tratti ripidi, fino alle morene che scendono dal ghiacciaio dell’Invergnan. Risalire i pendii che portano alla base del versante nord della montagna, tenendosi il bivacco Ravelli (2.860 m) sulla sinistra. Risalire la parete con i ramponi fino al colle che separa le due punte. Svoltando a destra, si raggiunge la P.ta Sud. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO In funzione delle condizioni, valutare la salita anche alla Punta Nord (3.607 m), cima principale della Grande Rousse, che si presenta come un percorso di cresta, con alcuni tratti affilati e decisamente alpinistici. In caso di neve non sicura, la vicina Becca di Giasson rappresenta una validissima alternativa.


ZONA 2

157

VALLE D’AOSTA

Tour du Tignet o Torre del Tighet Parete Nord-Est 2.976 m

CHABODEY Arpille

2293 Croix du Folliet

Nialet Dailley

Gita molto bella e completa, viene qui proposta con la boucle per il colletto quota 2.640 m (la parte più ripida di tutto il giro) e il vallone del Tillac. In

Tillac

questo modo, si ha l’opportunità di visitare due valloni incantevoli e selvaggi. Il portage della prima parte di salita, attraverso un bosco ripido, sarà

2357 M. Brouillat

certamente dimenticato al termine della giornata. 2523 M. Valletta

IT IN ER A R IO Partendo da Arpille, percorrere circa 1,5 km in piano fino al bivio a destra per Tillac, imboccarlo, quindi proseguire fino al quarto tornante (1.722 m). Risalire il ripido bosco in direzione Sud verso la Tour de Tignet, visibile da quota 2.000. Proseguire nel vallone limitato sulla destra dalla parete est alla quota 2.630, giungendo alla parete nord-est della Tour e risalirla fino in cima (300 m, 40° max). Discesa: dalla cima scendere la bella pala fino a quota 2.550 circa, quindi risalire brevemente a sinistra al colletto quota 2.640. Scendere il ripido canale sul versante ovest (150 m, 45° pieni), fino al vallone di Tillac. Scendere il vallone fino alla frazione Tillac (1.836 m), in un vasto pianoro. Per poderale fino al punto di partenza.

DI ET RO L'A NGOLO In alternativa, si può percorrere in salita la via di discesa.

La Grande Rochère 3326 C.le Battaglione Aosta Bonalex

2632 2640 Tour du Tignet 2976

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.550 m Difficoltà: 4.1 E2 Esposizione: varie Periodo ideale: aprile -maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Arpille (1.550 m) Accesso: Torino - A5 fino ad Aosta - La Salle Chabodey - poderale (divieto) fino a Lazey - Arpille

VALLE D’AOSTA

Grande Rochère - Couloir Est 3.326 m Estetica non ordinaria per questo canale, che parte direttamente dalla cima poco frequentata della Grande Rochère. Itinerario completo, non estremo ma

Tête Noire 2785

impegnativo, da intraprendere con neve assestata. Vista l’esposizione a est, Eculés

calcolate bene gli orari!

Chambave

PLANAVAL

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.560 m Difficoltà: 4.2 E2 Esposizione: est Periodo ideale: aprile Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Planaval (1.772 m) Accesso: Torino - A5 fino a Aosta - Aymavilles Villeneuve - Arvier - La Salle - a destra per La Ruine - Planaval.

IT IN ER A R IO Da Planaval seguire il fondo del vallone, portandosi verso lo sbarramento roccioso a quota 2.100. Superatolo al meglio, a destra o a sinistra in funzione delle condizioni, dirigersi verso il conoide dell’incassato canale est della Grande Rochère. Risalirlo con piccozza e ramponi fino in vetta, facendo attenzione alle condizioni del manto nevoso. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO In alternativa, è anche possibile risalire i pendii sempre molto sostenuti (valangosi), che adducono al Col de la Rochère e che costituiscono l’itinerario normale della Grande Rochère. Dal colle, proseguire verso la vetta poco distante, quindi in discesa in boucle per il canale, direttamente dalla punta.


1 58

ZONA 2

VALLE DEL GRAN SAN BERNARDO (AO)

Mont Vélan 3.708 m

Col d’Annibal

CH

È primavera, il momento giusto, per chi si è allenato tutta la stagione, per

IT

Mont Vélan 3708 Col de Faceballa

Moline

mettere in cantiere qualche gitone più impegnativo. La voglia di andare in P.te de Barasson 2963 Arvus

quota poi sale, specie a maggio. Il Mont Vélan è una gita da più di 2.000 m di

Mont Chenaille

dislivello, severa, in alta montagna, che vi porterà ad affrontare pendii molto

3144

sostenuti, che richiedono condizioni assolutamente stabili. Il panorama è

M. Paglietta 2476

grandioso dal Monte Bianco al Vallese! I T IN ER A R IO Seguire la strada che risale il vallone di Menouve, fino al termine. Tenere i pendii sulla destra fino all’alpeggio di Arvus (1.983 m). Risalire il pendio ripido verso destra, quindi il valloncello delimitato da una morena. Verso quota 2.400, tenere la destra e puntare in direzione del canalone del Col Facceballa: risalirlo (ramponi) fino a un ripiano a quota 3.000, quindi iniziare a piegare verso sinistra a reperire la conca del ghiacciaio del Velan. Risalire la rampa finale, spesso a piedi, costeggiando le rocce a quota 3.678, fino alla calotta sommitale. Da qui, in vetta. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO Nel caso di ripiego, il vicino Col d’Annibal (2.992 m), rappresenta una facile alternativa. Vi è mai capitato di osservare il versante sud del Velan, sopra a Glacier, salendo in Valle d’Aosta? Una miniera di canali da 1.000 m esposti a sud, belli impegnativi. Sveglia presto obbligatoria!

ST.-OYEN

Prailles

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 2.153 m Difficoltà: 3.3 E2 Esposizione: sud-ovest, sud Periodo ideale: maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Prailles (1.555 m) Accesso: Torino - A5 fino ad Aosta - Valle del Gran San Bernardo - Etroubles - Bezet - Prailles

Sulle Tracce di Coomba La storia di Doug Coombs uno sciatore leggendario d i RO B E RT C O C UZ Z O Traduzione di Lucia Prosino, edizione italiana a cura di Emilio Previtali

Disponibile in libreria o su www.mulatero.it


ZONA 3

PECETTO Rifugio A. Burki Saronno Belvedere MACUGNAGA

VALLE ANZASCA (VCO)

e re

Punta Grober 3.497 m

del B elved

Itinerario primaverile in ambiente glaciale (non esente da pericoli oggettivi), al cospetto della meravigliosa parete est del Monte Rosa.

Gh.

Obiettivo di pregio per scialpinisti allenati e preparati, affronta pendii sostenuti da intraprendere con condizioni assolutamente stabili. Un must della zona!

L. delle Locce

Colle d.le Locce

IT IN ER A R IO Da Pecetto, seguire la seggiovia del Belvedere fino all’arrivo, quindi raggiungere il rifugio Zamboni-Zappa. Da qui percorrere la conca di Pedriola con direzione sud, passando sotto l’evidente canale del Pizzo Bianco, fino alla morena del ghiacciaio nord delle Locce. Tenersi per lo più sulla sinistra fino all’estremità di uno sperone, quindi cercare un passaggio nel ripido canalino dalla cui sommità si inizia a traversare il ghiacciaio: prima gradatamente verso destra, poi leggermente verso sinistra rimontando (ripido) a lato di un evidente seracco. Dalla sua sommità dirigersi all’evidente sella del Colle delle Locce, a quota 3.334 (crepaccia terminale). Dirigersi a sinistra verso lo sperone roccioso della vetta, contornarlo verso destra e su ripido pendio in cima. Discesa per l’itinerario di salita.

B.tta d’Aurona

P.SO DEL SEMPIONE SIMPLONPASS Ospizio Hospiz

Rif. Zamboni-Zappa

.ta 2754 PC. Battisti

2738 Pizzo Nero

Pizzo Bianco

Gh. Nord d.le Locce

Wasenhorn P.ta Terrarossa 3246

1 59

3215

Punta Grober 3497

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.650 m Difficoltà: 3.2 E2 Esposizione: varie Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Pecetto (1.362 m) Accesso: A4 Torino-Milano - A26 per Gravellona Toce - SS33 Passo del Sempione - Pieve Vergonte - SS549 Macugnaga - Pecetto piazzale parcheggio seggiovia

VALLE D’OSSOLA - PASSO DEL SEMPIONE (SVIZZERA)

CH IT

Monte Leone 3553

Monte Leone 3.553 m Itinerario di respiro, giustamente frequentato in primavera, permette di raggiungere la cima più elevata delle Alpi Lepontine, da cui si gode un panorama sul Vallese e le cime circostanti non facile da dimenticare.

Breithornpass

3192

Discesa bella e remunerativa.

Hübschhorn

3366 Breithorn

IT IN ER A R IO

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.556 m Difficoltà: 3.2 E1 Esposizione:sud, nord-ovest Periodo ideale: maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Ospizio del Sempione (1.997 m) Accesso: A4 Torino-Milano - A26 per Gravellona Toce - Domodossola - Varzo - Confine di Stato Passo del Sempione

Dall’Ospizio del Sempione (2.005 m), risalire verso est i pendii che costeggiano la base del versante nord-ovest dell'Hübschhorn, fino nei pressi di un caratteristico masso (a circa 2.363 m). Aggirare la base della cresta verso destra, prestando attenzione al ripido traverso che permette di raggiungere il vallone che scende dall’Homattu Gletscher. Risalirlo procedendo in direzione sud-est e raggiungendo la morena del ghiacciaio, quindi rimontare poi il fronte del ghiacciaio, fino al Colle del Breithorn (3.372 m). Dal colle traversare verso est in direzione della vetta del Monte Leone, perdendo circa un centinaio di metri di dislivello e puntando a un evidente intaglio sulla cresta sud, ove si depositano gli sci. Per cresta in vetta. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO Il Monte Leone offre una discesa ripida, seppur corta, sul suo versante nord (4.3 E3, 50° max 250 m). Itinerario dallo sviluppo più diretto. Si consiglia di risalire la parete per controllare l'eventuale presenza di tratti ghiacciati.


160

ZONA 3

VALLE FORMAZZA (VCO) 2862

Monte Basodino 3.273 m

C.no Brunni

Splendida gita classica di scialpinismo, tipica del periodo primaverile,

L. del Toggia

IT

2962

P.ta del Termine Marchhorn CH

B.tta di Valmaggia

Rif. Maria Luisa

che unisce un buono sviluppo, tratti sostenuti e una parte di cresta più alpinistica. Se intrapresa al giusto momento, con condizioni stabili,

RIALE

L. di Morasco

non vi lascerà delusi!

LA FRUA

I T IN ER A R IO Da Riale, seguire le indicazioni per il rifugio Maria Luisa (2.157 m) prendendo, a seconda delle condizioni di innevamento, o la strada carrozzabile o il sentiero estivo che la taglia. Poco prima del rifugio, che non va raggiunto, deviare a nordest verso la Bocchetta del Castel, proprio di fronte (2.714 m), facendo particolare attenzione alle condizioni del manto nevoso. Perdere quota sul ripido versante ticinese con un lungo traverso, immettendosi nel ghiacciaio. Risalirlo tenendosi sotto la vetta della cima Castel, fino ad aggirare il costone del Pizzo Cavergno per mettere piede sull’ampio pianoro glaciale e, di qui, sulle rocce della cresta est. Risalirle per circa 130 m, fino in vetta. Discesa per l’itinerario di salita, con un breve ripello verso la Bocchetta del Castel.

B.tta del Castel

L. Castel

3128 P.ta del Castel 3223 P.zo di Cavergno

Ghiacciaio del Basodino 3273 Basodino

L. Nero

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.650 m Difficoltà: 3.1 E1 Esposizione: varie Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Riale (1.740 m) Accesso: A4 Torino-Milano - uscita per Gravellona Toce - Domodossola - Crodo - Valdo - Riale

PASSO DEL SEMPIONE (SVIZZERA) EGGA

3269 Böshorn Rauthorn

Rossbodenstafel

Senggchuppa - parete Nord-Est 3.607 m La parete nord-est del Senggchuppa rappresenta una classica dello ski de

SIMPLONDORF

pente nella zona del Sempione: ripida e abbastanza esposta su salti rocciosi, è un itinerario di sci magnifico. Da intraprendere preparati e nelle giuste

3607

condizioni nivo-meteo. Panorama al top!

Biv. De Zen

Wenghorn

Senggchuppa Fletschhorn 3985

3108

2588

Rothorn

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 2.007 m Difficoltà: 4.2 E3 Esposizione: nord-est Periodo ideale: maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Egga (1.600 m) Accesso: A4 Torino-Milano - A26 per Gravellona Toce - Domodossola - Varzo - Confine di Stato - Egga - strada per l’alpeggio Rossboden fin dove possibile

IT IN ER A R IO Seguire la strada fino al torrente Senggibach, quindi il vallone fino alla base del Griessernugletscher (2.600 m). Risalire la lingua del ghiacciaio tenendo la sinistra, fino alla spalla rocciosa (3.014 m) dove si trova il bivacco De Zen in lamiera (possibile pernotto), proprio alla base della cresta nord-est della Senggchuppa. Rimontando i canali a lato di uno sperone roccioso, raggiungere i grandi pendii della parete nordest della Senggchuppa, al di sopra delle barre rocciose. Risalire questi pendii per 200 m, poi piegare gradatamente verso sinistra, in direzione della cima. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO Beh, uno sguardo alla parete nord del Fletschhorn l’avrete dato no?


ZONA 3

VALTELLINA - VAL VIOLA (SO) P.zo della Valle 2986

i

Alta Valtellina, Val Viola. Un bacino scialpinistico ancora non molto

a

l

B.te Altumeira

conosciuto. Destinato però a crescere, anche grazie alla recente apertura primaverile del rifugio Dosdè, gestito da Adriano Greco, che completa l’offerta

V

P.zo Bianco 2827

l

a

V

Pizzo Dosdè 3.280 m

o

161

M. Verva 2826 P.zo di Selva 2991

A. Dosdè Rif. Federico

del vicino Agriturismo Caricc, aperto quasi tutto l’anno. Sono molte le cime

Pizzo di Dosdè

di rilievo che superano i 3.000 metri e il Pizzo Dosdè è una facile proposta per

3280

conoscere la zona!

Corno Dosdè 3233

Biv. Caldarini

IT IN ER A R IO Dal parcheggio, seguire la Val Viola fino al bivio per il rifugio Viola (2.150 m), svoltare verso sinistra fino all'Alpe Dosdè (2.130 m), risalire la vallata mantenendo la sinistra orografica per poi oltrepassare il torrente nella parte alta del fondovalle. Quindi risalire i pendii occidentali del pizzo di Selva, sempre in direzione sud, tra radi larici e fino a un pianoro verso il ghiacciaio del Dosdè. A 2.600 m, risalire la morena occidentale sci ai piedi, fino a guadagnare i pendii sud-occidentali del pizzo Dosdè e passando ai piedi del canale della Cima Sud dei Sassi Rossi (2.800 m circa, 2 h). Tenere sempre la sinistra e con ampio arco risalire in direzione della cima, già visibile. Discesa per l'itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO Una buona alternativa in zona può essere rappresentata dai bei pendii della Puntta d’Avedo.

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.211 m Difficoltà: 2.3 E2 Esposizione: varie Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso Loc. partenza: Altumeira (2.070 m) Accesso: Milano - Lecco - Morbegno - SS38 Sondrio - Tirano - Sondalo - Bormio - SS301 Isolaccia - San Carlo - tornante di Arnoga a sx per la Val Viola fino al termine della strada (4 km) - Altumeira

VALCHIAVENNA (SO) CH

SPLÜGENPASS

P.zo Tamborello 2669 PASSO DELLO Lattenhorn SPLUGA 2862 Pizzo 2522 Tambò 3096 IT P.zo della 3279 Casa 2690 Motto del Belvedere

Pizzo Tambò 3.279 m Itinerario su una delle vette più importanti delle Alpi Centrali, che non presenta particolari difficoltà. È una classica molto sciata, con partenza direttamente dai pressi del Passo dello Spluga, dove finiscono le Alpi Lepontine, di cui la nostra vetta, il Tambò, è l’avamposto più orientale.

Montespluga

P.zo Zoccone 3092

V a l

L o g a

L. di Montespluga

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.379 m Difficoltà: 3.1 E2 Esposizione: sud-est Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Montespluga (1.900 m) Accesso: Milano - Lecco - SS36 dello Spluga Chiavenna - Campodolcino - a Pianazzo a sinistra - Stuetta - lago di Montespluga

IT IN ER A R IO Da Montespluga percorrere la SS 36 fino al valico dello Spluga, abbandonarla verso sinistra e salire l’ampia dorsale che costituisce il prolungamento della cresta est-nordest del Tambò. Mantenersi sul versante meridionale poco sotto il crinale, compiendo una serie di traversi mezzacosta al di sotto di tratti rocciosi della cresta, della vetta del Tamborello poi e quindi anche della quota 3.096 m, fino a raggiungerla. Da qui dirigersi alla sella ai piedi del tratto terminale verso il Tambò. Quindi in vetta, salendo con gli sci in funzione dell’innevamento e poi per cresta. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO Si può abbandonare la strada per il Passo dello Spluga presso la Casa Cantoniera (2.065 m), svoltando a sinistra in direzione ovest. A quota 2.300 circa, superare un tratto più roccioso, molto ripido, per un canalino che lo incide. Per terreno meno ripido ricongiungersi con l’itinerario descritto, nei pressi della vetta del Pizzo Tamborello o Lattenhorn (2.858 m).


16 2

ZONA 3

VAL MASINO (SO)

Monte Disgrazia - canalone Schenatti 3.678 m a l

P.ta Romilla 2332

montagna, a tal punto che un giorno un mendicante stanco e affamato chiese loro un po’ d’ospitalità ma essi lo cacciarono, intenti com’erano a rimirare quello splendore. Il mendicante maledisse la montagna: le fiamme l’avvolsero, bruciandola fino alla vetta e il grande bagliore accecò i pastori. Da allora è chiamata Disgrazia. Montagna da leggenda, per una classica imperdibile.

P.zo dell’Averta 2853 P.zo Vicima 2687

Preda Rossa

V.

M. Disgrazia 3678

3180 C.ma di Corna Rossa

Rif. Ponti

di

S.la di Pioda

sa

che lo coprivano. I pastori non si stancavano mai di guardare la bella

V

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M. Pioda 3431

V. Ai 3114 Corni ra le Bruciati

os

La leggenda narra che il suo nome era Pizzo Bello, per i pascoli lussureggianti

M e l l o

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I T IN ER A R IO Dalla piana di Preda Rossa, salire per il sentiero al rifugio Ponti (possibilità di spezzare l’itinerario su due giorni). Proseguire verso destra puntando alla morena e risalirla fino ad arrivare sotto a un’evidente bastionata (3.000 m). Rimontare il ghiacciaio di Preda Rossa in direzione della Sella di Pioda, fino all’evidente rampa che permette di raggiungere verso destra il canalone Schenatti (3.300 m). Risalirlo con i ramponi, fino a raggiungere circa a metà la cresta ovest-nord-ovest. Con passi di II grado, fino in cima. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO È anche possibile raggiungere facilmente la Sella di Pioda e percorrere senza sci tutta la cresta ovest-nord-ovest fino, in cima.

La Paiosa

B.te Carro

Val

B.te Campo

B.te Colombini

d’Arigna

B.ta la Valle B.ta Paltani

Dislivello: 1.723 m Difficoltà: 4.2 E3 Esposizione: ovest Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Piana di Preda Rossa (1.955 m) Accesso: Milano - Lecco - Morbegno - a sinistra per Val Masino - Cataeggio - a destra per Piana di Preda Rossa

VALTELLINA (SO) Val Bond one

Ferrari

SCH EDA T ECN ICA

Pesciola 2344

Pizzo del Diavolo della Malgina Canalone della Malgina 2.926 m Tra gli itinerari più conosciuti e ambiti delle Orobie Valtellinesi, permette una lunga sciata anche in primavera avanzata, in un ambiente selvaggio e suggestivo. Spesso, vista la bassa quota ove si arriva in auto, la partenza è obbligatoria a piedi. Ma la lunga sciata saprà assolutamente ripagarvi… Da evitare se i pendii che insistono nel canalone fossero carichi.

P.so della P.zo del Diavolo 2926 Malgina della Malgina

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.895 m Difficoltà: 3.3 E2 Esposizione: nord Periodo ideale: aprile-giugno Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Baite Colombini (1.030 m) Accesso: Milano - Lecco - Sondrio - San Giacomo di Teglio - a dx per Castello dell’Acqua - a sx Paiosa/ Val Malgina - Baite Colombini

IT IN ER A R IO Da Baite Colombini, seguire il sentiero fino a località Baita la Valle (1.176 m). Proseguire e attraversare il torrente (ponte) e lungo il sentiero passare poco sotto la baita Paltani (1.215 m). In leggera ascesa, ormai in vista del Canalone della Malgina, guadagnare il centro della valle a circa 1.300 m. Risalire l’enorme canale: a quota 2.550 m, nei pressi dell’appuntito obelisco roccioso dell’Omo, piegare a destra per un ripido pendio, salire in direzione della cresta spartiacque con la Bergamasca. Seguirla, aggirando sul versante meridionale un torrione, per poi tornare in cresta. Per roccette, fino in vetta.

DI ET RO L'A NGOLO Per gli amanti delle linee dirette che partono dalla vetta, solo con condizioni sicure, a circa 2.420 m è possibile deviare a destra e rimontare tutta la parete nord-est del Pizzo del Diavolo (4.2 E2).


ZONA 3

ISOLACCIA Presedont

VALTELLINA - VALDIDENTRO (SO)

Cima de' Piazzi 3.439 m

è

di gran classe. Appagante!

don

considerarsi una delle più regali vette della Lombardia e una scialpinistica

a le Li Va l

Forse sottovalutata a livello scialpinistico e alpinistico, per alcuni è da

M. Masucco 2366

Dosso le Pone 2556

Car V. d i

La Cima de' Piazzi è una delle vette simbolo dell’Alta Valtellina.

16 3

Alpe Borron P.zo Borron

Biv. Ferrario

2713

Corno di S. Colombano 3022

Biv. Cantoni

IT IN ER A R IO Da Isolaccia o dove si è parcheggiato, seguire la strada (7 km) per la Val Lia e raggiungere l’Alpe Borron. Proseguire fino in fondo alla Val Lia, quindi imboccare sulla destra il ripido canalone che scende dalla Piazzi. Salire circa 200 m e tenere la destra ai piedi di una zona rocciosa, più ripida. Giunti in corrispondenza della cresta, piegare nettamente a sinistra e superare un cambio di pendenza ripidissimo, quindi verso destra alla dorsale e alla cima. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO

Giuliano Bordoni, Bruno Mottini, Ph: Daniele Molineris

Sempre dallo stesso versante è possibile scendere tenendosi verso destra e affrontare direttamente il versante nord-est della montagna (4.2 E2, 45° max).

3009 Corno Sinigaglia M. Rinalpi 3315 3439 Cima de’ Piazzi

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 2.000 m Difficoltà: 3.3 E2 Esposizione: nord Periodo ideale: aprile-giugno Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Isolaccia (1.400 m) o strada della Val Lia fino a dove pulita Accesso: Milano - Lecco - Morbegno - SS38 Sondrio Tirano - Sondalo - Bormio - Isolaccia

il negozio di fiducia SCI ALPINISMO - TELEMARK SCI DI FONDO - DISCESA ASSISTENZA E VENDITA CON MAESTRI SPECIALIZZATI Borgo San Dalmazzo (CN) - Via Cuneo, 13 - Tel 0171.269309 - www.cavallosport.it - info@cavallosport.it


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ZONA 3

©Giacomo Meneghello

VALTELLINA (SO)

Traversata Bormio - Livigno

LIVIGNO

V. l e

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È primavera e l'Alta Valtellina diventa il terreno ideale per lo sci libero. Un territorio che conta più di 300 itinerari tra tutte le valli che lo compongono. Così devono aver pensato il CAI, le Guide alpine e Ski Trab quando hanno deciso di ideare un percorso che valorizzasse itinerari e ambienti poco frequentati. Quasi 40 km per 3.500 m di dislivello, per scialpinisti preparati

reportage che dedicheremo alla nuova haute-route sul numero di giugno di Skialper. ACCESSO Milano - Lecco - Morbegno - SS38 Sondrio - Tirano - Sondalo - Bormio - Oga (chiesetta)

va

rifugi sul percorso. Ecco le informazioni pratiche, in attesa di leggere l’ampio

BORMIO

Ps.o d.la Vallaccia M. Forcellina S. Colombano 3087 l a Oga io V C.le delle A. Borron Corno di S. l Mine a Colombano V 3022 Caricc 3439 IT Cima de’ Piazzi CH

r Ve

di suddividere il percorso su due giorni, trovando accoglienza in uno dei

VALDIDENTRO

2883 M. delle Mine

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e alla ricerca di nuovi scorci alpini da percorrere con i loro sci. Possibilità

Tresenda


ZONA 3

©Giacomo Meneghello

©Giacomo Meneghello

©Giacomo Meneghello

IT IN ER A R IO

©Giacomo Meneghello

Dalla chiesetta di Oga (1.474 m), raggiungere per la traccia solitamente presente il Forte di Oga. Da qui, prima per la stradina estiva e poi per traccia, raggiungere la malga di San Colombano. In assenza di traccia, percorrere il tratto a bordo pista. Alla malga si è costretti a toccare la pista e percorrere il collegamento in piano, fin sotto il pendio che porta alla chiesetta di San Colombano. Da qui, discesa in Val Lia all’Alpe Borron. Proseguire sulla strada estiva che si porta sul lato opposto della vallata e che in falsopiano conduce dapprima alla Val Cardonè, aggirando lungo costa il dosso che separa le valli, e poi allo stesso modo la Val Verva. In Val Verva prendere nuovamente la strada estiva, di solito battuta dal gatto, e scendere fino al fondovalle. Qui si tiene la sinistra e con due possibilità di percorsi più o meno simili (a destra e a sinistra del torrente Viola) si arriva all’Agriturismo Caricc (1.990 m circa), sulla sinistra idrografica, ove si pernotta. Il secondo giorno procedere all’inizio a ritroso, per poi salire a sinistra seguendo una strada. A un incrocio tenere la destra in leggera discesa e poco oltre, sulla sinistra, seguire il cartello per malga Funera e la Val Minestra, con i passi di Vallaccia e delle Mine. Addentrati nella valle, arrivare al bivio tra i due passi. Tenere la sinistra e rimontare l’evidente Colle delle Mine e da qui scendere sulla sponda destra tutta la vallata, per prendere più in basso la strada che porta fino alla Tresenda. Da qui bus oppure sci, sulla pista di fondo, fino al paese.

DI ET RO L'A NGOLO L’itinerario si presta in generale a molte varianti e combinazioni. Il secondo giorno, in alternativa al Colle delle Mine, si può raggiungere facilmente il Passo Vallaccia, rimontando la vallata e tenendo man mano la destra senza farsi ingannare dallo scollinamento a sinistra. Dal passo, lunga discesa, cercando di perdere meno quota possibile con un lungo traverso, fino ad arrivare nei pressi della malga di Vallaccia. Ripellare e rimontare il pendio, restando tra il monte della Neve e il monte delle Mine a sinistra. La prima parte di discesa è su ampi pendii, poi prima del bosco bisogna portarsi a destra a prendere le piste.

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.895 m Difficoltà: 3.3 E2 Esposizione: varie Periodo ideale: marzo-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Bormio - frazione Oga (1.474 m)

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ZONA 4

©Andrea Bormida

PASSO FEDAIA (TN)

CANAZEI

L. di Fedaia

Marmolada - Punta Penia 3.343 m La Marmolada, regina delle Dolomiti, unica a possedere un ghiacciaio

Col dei Bous 2494

di dimensioni significative, è il gruppo più alto di tutto l’arco dolomitico. Punta Penìa, vetta di confine tra la provincia di Trento e quella di

Rif. Pian dei Fiacconi

Belluno, fu conquistata per la prima volta il 28 settembre 1864 dal viennese Paul Grohmann, il pioniere dell'alpinismo dolomitico, con le guide

M.GA CIAPELA

Pian dei Fiacconi

Sasso delle Dodici 2722 2801 Sasso delle Undici

3025

cortinesi Angelo Dimai e Fulgenzio Dimai, lungo l'attuale via normale che si snoda sul ghiacciaio. Percorso sciistico famoso e frequentato in primavera, offre la possibilità di una discesa ripida e sostenuta, ma al contempo classica. Attenzione ai possibili lastroni da vento e a eventuale ghiaccio affiorante. Un must! ACCESSO Trento - Val di Fassa - Canazei - passo Fedaia fino all’impianto

I T IN ER A R IO Dall’impianto di Pian dei Fiacconi, risalire il tracciato della pista fino a quota 2.500 circa, dove con un lungo traverso verso destra ci si porta nel grande catino sotto la parete nord di Punta Penìa. Risalire un evidente ripido canale (ramponi a volte utili) per portarsi sul marcato costone che scende dalla punta. Risalire verso sinistra il pendio aperto, fino alla croce di vetta. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO La parete nord vera e propria (5.1 E3, 300 m 50° max) è a portata. Un itinerario classico di iniziazione allo sci estremo in Dolomiti. Pur di facile accesso, richiede buone capacità tecniche e di valutazione. Il percorso è evidente ma esposto e può presentare diversi tratti ripidi. Risalitela se siete in dubbio sulle condizioni e se non volete avere problemi con il punto di ingresso. Neve assestata obbligatoria. La polvere di aprile e maggio potrebbe concedere una sciata da sogno.

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P.ta Rocca 3343 3309 P.ta Penia a r m o l a d a

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.269 m Difficoltà: 3.2 E2 Esposizione: nord Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Lago di Fedaia (2.074 m)

©Andrea Bormida


ZONA 4

VAL VENOSTA (BZ)

Rif. Città di Milano

Monte Cevedale 3.769 m Ambiente glaciale per eccellenza, difficoltà contenute, terreno ideale per uno scialpinismo di respiro e numerosi rifugi a servizio degli alpinisti,

3851 Gran Zebrù Königsspitze

fanno di questa cima la classica per eccellenza del gruppo Ortles-Cevedale,

3376 C. di Solda Suldenspitze

nel Parco Nazionale dello Stelvio. Sci di primavera at its best!

3230 Eisseespitze P. del L. Gelato

Rif. Casati

Zufallspitze C. Cevedale 3757

Rif. Pizzini

IT IN ER A R IO Da Solda, con la funivia, raggiungere la stazione al di sopra del rifugio Città di Milano (aperto fino a inizio maggio). Procedere verso sud nella vedretta di Solda (attenzione ai crepacci) verso la Cima di Solda (3.376 m). Prima della rampa finale della cima, dirigersi a sinistra a un’evidente sella sulla sua cresta nord-est. Scendere in traverso perdendo leggermente quota e portandosi nel piano sotto al rifugio Casati. Rimontare i dolci pendii in direzione sud-est, verso la cima del Cevedale fino all’ultimo pendio, spesso crepacciato. Risalirlo, a volte a piedi, quindi raggiungere la cima. Discesa per l’itinerario di salita. Con buon innevamento sulla pista, si può scendere fino al parcheggio della funivia di Solda, con altri 700 m di discesa!

STILFSER JOCH

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Hot. Franzenshöhe

M. Pasquale 3553

3769 M .Cevedale

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.188 m (dal rif. Città di Milano) Difficoltà: 2.3 E1 Esposizione: sud-est, sud Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Maso Corto (2.011 m) Accesso: Bolzano - Merano - Naturno -Spondigna Gomagoi - Solda

VAL VENOSTA (BZ)

Cima Tuckett 3.462 m

PASSO DELLO STELVIO

Itinerario primaverile, con partenza sopra i 2.000 m al di sotto del Passo -di Fuori 3104 Madaccio Madatschsp.-di Mezzo 3313

Rif. Livrio

P.ta degli Spiriti Geister Sp. 3467 M. Cristallo 3446 Hohe Schneide P.ta Payer 3434 Payersp.

-di Dentro 3428 3462 C. Tuckett

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.273 m Difficoltà: 2.3 E1 Esposizione: nord-est Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: SS Passo dello Stelvio fino Hotel Franzenshöhe (2.189 m) Accesso: Bolzano - Merano - Prato allo Stelvio - Trafoi - SS Passo dello Stelvio fino Hotel Franzenshöhe

dello Stelvio. Esposizione nord e bei pendii. Una classica della zona, giustamente frequentata per i bei pendioni di discesa. Terreno aperto e grandi curve! IT IN ER A R IO Dall’albergo, seguire una mulattiera con indicazioni per il ghiacciaio, fino a reperire la morena con una sbarra (2.260 m). Quindi verso sinistra, nel grande vallone glaciale da risalire tra la Cima Tuckett a sinistra e la Punta degli Spiriti a destra. Arrivati al circo glaciale, a circa 2.850 m, attraversarlo verso sinistra con massima attenzione ai crepacci, fino a reperire verso 3.300 m la cresta nord della cima. Per ripido pendio in vetta. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO La vicina Punta degli Spiriti è giusto lì davanti e attende una vostra ripellata.


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ZONA 4

VAL VENOSTA (BZ) Punta di Oberettes Schwemser Sp.

Punta Oberettes 3.459 m

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nevi primaverili ben assestate. Magnifica la vista sulle cime della valle e su quelle oltreconfine. Una proposta meno battuta rispetto ad altri itinerari

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Entusiasmante e impegnativo itinerario scialpinistico, da effettuarsi con 3296 P.ta di Oberettes Sud

ga salun Forc. del Santo Fo s l Bildstöckjock a t ub gr g n La P.so di Fossalunga Langgrubjoch Alpe di Lazaun Lazaun Alpe

della zona. Da non perdere.

I T IN ER A R IO Dallo Sporthotel a Maso Corto, salire per la pista da slittino fino al terzo tornante (2.275 m). Con un lungo traverso verso destra, immettersi nel lungo vallone che scende dalla forcella del Santo (Langgrubjoch/Passo di Fossalunga). Puntare all’enorme dosso a mo’ di schiena di mulo, che fa da spartiacque tra i due canali che salgono verso la vedretta di Oberettes. Imboccare generalmente quello di sinistra e risalire il ghiacciaio fino a un netto cambio di pendenza verso destra, che porta al pendio terminale. A piedi per 100 m di dislivello, si raggiunge la cima. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO Sempre con partenza da Maso Corto, si può valutare la classica e più lunga scialpinistica alla Palla Bianca.

S. ANTONIO DI MAVIGNOLA Rif. Casinei

a Rif. Tuckett

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SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.448 m Difficoltà: 3.2 E1 Esposizione: sud-est, sud Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Maso Corto (2.011 m) Accesso: Bolzano - Merano - Naturno - a destra per Val Senales - Maso Corto

Cima Tosa - Canalone Neri 3.173 m Bellissimo itinerario alla cima più alta delle Dolomiti di Brenta.

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P.te di Campiglio

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2876

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MASO CORTO KURZRAS

GRUPPO DI BRENTA (TN)

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P.ta delle Frane Steinschlagsp. 2861

Rif. Brentei

Una classica con un canale di quasi 900 m, in alcuni punti con pendenze fino a 50°. Ambiente meraviglioso e imponente fra pareti altissime, con un tratto tecnico nel primo terzo. Il Ginocchio costituisce la chiave della salita e

Crozzon di 2673 Val d’Agola Crozzon C. Nardis di Brenta 3135 2616 C. di Valstretta 3173 2880 Cima Tosa

Rif. XII Apostoli

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.970 m Difficoltà: 5.2 E2 Esposizione: nord Periodo ideale: marzo-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Sant'Antonio Mavignola termine strada per Val Brenta (1.150 m) Accesso: Brescia - Salò - Pinzolo - S. Antonio Mavignola - termine strada per Val Brenta

discesa. Prima discesa sci: Heini Holzer e Ander Tscholl, il 21 giugno 1970.

IT IN ER A R IO L'itinerario è evidente e con sviluppo lineare: percorrere tutta la Val Brenta, passando per il vivaio forestale, oltrepassando il bivio per la Val d’Agola e la partenza della teleferica del Brentei. Passare a destra della stazione e attraversare il ponte continuando verso destra, sino a imboccare una cengia ascendente (Scala della Val Brenta). Al suo termine, sopra il salto roccioso, procedere verso sinistra, attraversando il bosco in direzione del Crozzon di Brenta. Procedere in direzione dell’evidente canalone, quindi risalirlo. Prendere il canale sulla sinistra e oltrepassare il risalto ghiacciato del Ginocchio sulla sinistra, per uno stretto e ripido canalino (50°) non sempre in neve. Poi riprende in maniera lineare e su pendenze sostenute costanti (45°), sbucando in vetta. Discesa per l’itinerario di salita con eventuale tratto a piedi o doppia nel canalino a lato del ginocchio, in funzione delle condizioni. In alcune stagioni è possibile spezzare la salita dormendo al rifugio Brentei.


ZONA 4

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VALLE AURINA (BZ)

Untere Rötspitze (Pizzo Rosso Piccolo) 3.290 m

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PREDOI PRETTAU

particolarmente impegnativa da un punto di vista tecnico, ma con un

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P.ta Merbe Merbspitze 3090

Rötspitze, 3.495 m.

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DI ET RO L'A NGOLO Andando dritti nel Vallone del Vento, una piacevole alternativa è data dalla Cima del Vento (3.050 m).

V. d i F o res ta Wa l d t a l

L. di Braies Pragser Wildsee M.ga Foresta Grünwaldalm

P.ta della Quaira di Sennes Sennes Karsp. 2659 Forc. Riodalato Seitenbachscharte

W

in

d

C. del Vento t a Ahrner Kopf 3051

Rif. Giogo Lungo Lenkjöchlhütte

IT IN ER A R IO Seguire la strada per circa 1 km fino a Santo Spirito/Heilig Geist, passare il ponte a destra, addentrarsi per un tratto nella valle e tenersi a destra della malga Labesau (1.757 m), quindi reperire e risalire tutto l’ampio Vallone del Vento tenendosi sempre sulla destra. Salire ancora a destra per la valle, fino al rifugio Giogo Lungo (2.550 m). Salire direttamente a sinistra del giogo su ripido pendio, poi in obliquo a destra, portandosi nell’avvallamento della Vedretta Rossa/Rötkees. Procedere per questo avvallamento in moderata pendenza fino alla sella, poi per cresta alla spalla denominata Piccolo Pizzo Rosso (Untere Rötspitze/Rötschulter). Discesa per l’itinerario di salita.

o

M. Sella Sattelspitz V.

dislivello non sottovalutabile. Belli gli scorci sul più elevato Pizzo Rosso/

nt

l

Piacevole scialpinistica di inizio primavera, bene esposta e non

Casere Kasern

S. Spirito Heilig-GeistKirchlein

Ve

al

Untere Rötspitze 3290

3495 P.zo Rosso di Predoi Rötspitze

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.690 m Difficoltà: 2.3 E1 Esposizione: nord-ovest Periodo ideale: marzo-aprile Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso Loc. partenza: Centro visite Parco Naturale Casere (1.600 m) Accesso: Bolzano - Bressanone - Brunico - Campo Tures - Valle Aurina - Centro visite Parco Naturale Casere

VAL PUSTERIA (BZ)

Cima del Cadin di Sennes canalone della Lavina Rossa 2.659 m Un tour molto vario nella parte alta della Val di Braies. Gita fattibile anche in inverno, ma che conserva neve nel periodo primaverile grazie alla sua

2810 Croda del Becco Seekofel Rif. Biella Seekofelhütte

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.170 m Difficoltà: 3.3 E2 Esposizione: nord Periodo ideale: febbraio-aprile Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Lago di Braies (1.494 m) Accesso: Bolzano - Bressanone - Brunico Monguelfo - Val di Braies per 12 km, fino al lago

esposizione. Escursione con percorso ad anello, vario e non banale, con un tratto di cresta e una discesa in canalone dolomitico. IT IN ER A R IO Dal parcheggio, proseguire sulla sponda occidentale del Lago di Braies e poi prendere a destra fino a malga Val Foresta, sotto l’incombente versante settentrionale della cima. Da qui mantenere sempre la sinistra, prima risalendo la Val Riodalato e poi il vallone dei Cadin di Sennes, fino alla forcella di Riodalato. Quindi, per pendio ripido, in cima. Dalla cima, proseguire sulla cresta o appena al di sotto sul lato destro, fino a raggiungere la piccola sella sotto alla cima della Piccola Croda del Becco, da cui inizia la nostra discesa per il canalone della Lavina Rossa.


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ZONA 4

GRUPPO DEL LATEMAR (BZ)

Forcellone del Latemar 2.589 m La salita al Forcellone del Latemar è una classica dello scialpinismo sulle

P.ta Chiesa Kirchtagsweide 2616

OBEREGGEN

Dolomiti. A causa della propensione valanghiva delle pareti della Cima C. del Forcellone Erzlahnspitze 2719

Forcellone e del Corno d’Ega ai lati del grande canalone, questo itinerario viene percorso verso la fine della stagione invernale e comunque con neve assestata. Grazie alla sua esposizione non è raro poterlo percorrere anche in M.ga Laner Epircher Laner

primavera avanzata.

Corno d'Ega Eggentaler Horn 2799

Forc. Forcellone Erzlahnscharte

I T IN ER A R IO Dal parcheggio degli impianti, risalire la pista fino ad arrivare alla Malga Laner (1.826 m). Da qui proseguire a sinistra per una strada forestale quasi pianeggiante, che conduce all’imbocco del canalone. Risalirlo al meglio, puntando direttamente al Forcellone del Latemar. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO In periodo di apertura, la salita può essere aiutata dagli impianti di risalita di Obereggen. Per i più allenati è possibile salire in vetta alla vicina Cima del Forcellone o al Corno d’Ega (2.799 m).

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.035 m Difficoltà: 3.2 E2 Esposizione: nord-ovest Periodo ideale: marzo-aprile Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Obereggen (1.550 m) Accesso: Bolzano - Ponte Nova - Obereggen

GRUPPO CIVETTA (BL) Torre di Alleghe 2649 P.ta Civetta 2920 M. Civetta 3220 Rifugio Torrani

Torre Coldai 2600

PECOL

Torre di Valgrande 2715

Civetta 3.220 m La Civetta, come viene chiamata dai locali, è forse per la bellezza

Crep di Pecol 1811 P.so del Tenente Col Grand 1927

Forc. della Moiazzetta

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.850 m Difficoltà: 4.3 E4 Esposizione: est, sud-est Periodo ideale: marzo-aprile Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Pecol (1.385 m) Accesso: Belluno - Longarone - Forno di Zoldo Pecol

dell’ambiente e le caratteristiche più prettamente sciistiche uno degli itinerari scialpinistici più interessanti delle Dolomiti. Non si può rimanere indifferenti a una presentazione che suona così! Itinerario alpinistico mitico, difficile, per scialpinisti completi abituati a pendii sostenuti, esposizione e a muoversi e gestire le logistiche richieste da un terreno complesso. Discesa tecnica al limite dello scialpinismo, pur non sconfinando mai nello sci estremo.

IT IN ER A R IO Dal parcheggio degli impianti, risalendo le piste o attraverso carrareccia (pulita a fine stagione) raggiungere la Forcella Grava (1.784 m). Traversare verso destra su ripido pendio con mughi, raggiungendo un anfiteatro sotto alle pareti, che si traversa sempre verso destra, puntando al Passo del Tenente, fascia di roccia che si raggiunge con i ramponi per un pendio esposto su salti, e ai cavi della ferrata. Reperire un ripido canalone da risalire verso sinistra (tratti di ferrata) e poi, per una esposta cengia orizzontale, verso destra, raggiungere un altro canalone che conduce alla meno ripida zona del rifugio Torrani. Con un arco dapprima verso sinistra risalire la calotta fino alla croce di vetta.


ZONA 5

©Marco Battistutta

17 1

©Marco Battistutta

Laghi di Fusine

Colrotondo 1486

LAGHI DI FUSINE (UD)

-Sup.

Mangart 2.677 m Non sono poi molte le cime delle Giulie interamente sciabili dalla vetta alla base. Ma quando questa felice combinazione avviene, l'esperienza è indimenticabile. Tra queste il Mangart occupa un posto di prestigio. La sua

A. del Lago

Picco di Mezzodì

cupola non solo è la quarta cima in ordine d'altezza delle Giulie, ma la più

M. Buconig

alta che si possa sciare (senza sconfinare nel campo dello sci estremo vero

2076

e proprio) direttamente dalla vetta. E se questo non bastasse, il Mangart primeggia senz’altro per l’eccezionale panorama offerto dalla sua vetta, che abbraccia tutte le Giulie e permette di spingere lo sguardo dalle Dolomiti ai Tauri e al… mare! Si tratta di una salita impegnativa, ambita e non banale, che richiede anche capacità alpinistiche e con un paio di punti da non sottovalutare per pendenza e soprattutto esposizione: c’è tutto per rendere questa scialpinistica davvero imperdibile. Non resta che andare!

IT IN ER A R IO Dal Lago Superiore di Fusine seguire la forestale per l’Alpe del Lago che si attraversa interamente, addentrandosi poi nel bosco. Si prende la traccia (sent. 516) nel bosco o, se possibile, sul fondo del greto del torrente che scende dal canalone della Forcella della Lavina. Usciti dal bosco si risale l’evidente vallone che con pendenza regolare e un ultimo strappo porta alla suddetta forcella. Qui si piega a sinistra (direzione est) portandosi alla base della cupola sommitale del Mangart con un ampio giro prima sul filo del crinale poi traversando alla base della parete e guadagnando la Forcella Mangart. Si inizia a salire un ripido pendio che porta alla base di una fascia rocciosa che si supera (talvolta si rintracciano i cavi della ferrata che agevolano la salita) portandosi all’inizio di una larga cengia inclinata che taglia la cupola sommitale. La si attraversa con cautela verso sinistra in direzione est: la cengia è larga, ma esposta sopra la vertiginosa parete nord alta quasi mille metri! Ci si porta verso l’ampio crinale della cresta est e la si segue sul filo (o lungo il percorso del sentiero estivo, sul versante sud) toccando la panoramicissima cima (non di rado la grande croce è è sepolta dalla neve!). Discesa per l’itinerario di salita, facendo attenzione all’attraversamento della cengia e all’esposto pendio sopra la fascia rocciosa.

DI ET RO L'A NGOLO Già solo la salita alla Forcella della Lavina rappresenta un classico itinerario nella conca di Fusine che si svolge in uno splendido scenario, proprio a lato della parete Nord del Mangart. Consigliabile soprattutto in primavera con neve assestata, è uno scivolo di quasi settecento metri di dislivello che presenta due rami: il più frequentato è quello di destra, più al riparo dalle pareti e con pendenze simili a quello di sinistra.

M. Privat Rif. Zacchi 1296

2063

M. Traunig/Travnik 2204 Forc. Mangart

Forcella della Lavina

IT

2677 M. Mangart

SLO

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.748 m Difficoltà: 4.2 E2 Esposizione: varie Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: lago superiore di Fusine (929 m) Accesso: Udine - Tarvisio - Fusine - Lago Superiore ©Marco Battistutta

©Marco Battistutta


17 2

ZONA 5

GRUPPO PERALBA - AVANZA (BL)

Monte Peralba 2694

Monte Peralba - cresta Ovest 2.694 m

Rif. Sorgenti del Piave

Col di Caneva

magnetica, arioso e diretto. Nel 1982 la prima discesa, ad opera dello sciatore

M. Lastroni 2449

estremo Luciano De Crignis, che ha portato a termine un capolavoro e Cr es Fe ta de rro l

un’impresa lungimirante. Un’occasione per confrontarsi con pendenze severe e un’esposizione onnipresente.

I T IN ER A R IO

DI ET RO L'A NGOLO È anche possibile raggiungere la vetta per la via normale attraverso il Passo Sesis. Anche in questo caso la discesa dalla cima con gli sci ai piedi, seppur per un tratto più breve, è ripida ed esposta e da intraprendere solo se preparati e con buone condizioni di neve.

M. Capolago Seekopf 2554

Wolayer Pass P.so Volaia

M. Coglians Hohe Warte 2780

Rif. Tolazzi

2489

Passo Avanza

M. Chiadin 2287 Rif. Piani del Cristo

1780 M. Chiaine CIMA SAPPADA

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.417 m Difficoltà: 4.2 E4 Esposizione: ovest Periodo ideale: marzo-aprile Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Cima Sappada (1.277 m) Accesso: Udine - Tolmezzo - SS355 Cima Sappada

GRUPPO COGLIANS (UD)

Valentintörl

Rif. Lambertenghi Romanin

M. Canale 2540

COLLINA

M. della Piana 2162

SAPPADA

Dai pressi della chiesa di Cima Sappada, prendere la strada per Sorgenti del Piave. Seguire per 9 km le indicazioni fino a raggiungere il rifugio Sorgenti del Piave. Superare una zona boscosa e portarsi sulla evidente spalla ovest. Calzare i ramponi e risalire tutto il costone fino in cima, facendo attenzione alle condizioni del manto nevoso. Discesa per l’itinerario di salita.

Wolayerseehütte

1939

e di Sesis

se si decide di affrontarla lungo lo spallone ovest. Itinerario di un’estetica

Rif. Calvi

Va l l

La vetta del Monte Peralba è una meta tecnicamente impegnativa, sopratutto

Monte Avanza

Monte Coglians 2.780 m

AT IT

Il Monte Coglians è una delle cime principali del Friuli e allo stesso tempo anche una delle mete scialpinistiche più belle e frequentate delle Alpi

V.ne del Ploto

Carniche. La discesa dalla cima è particolarmente impegnativa e da evitare Pic Chiadin 2302

Rif. Marinelli

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.417 m Difficoltà: 4.2 E3 Esposizione: sud Periodo ideale: marzo-aprile Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Rifugio Tolazzi (1.350 m) Accesso: Udine - Tolmezzo - Villa Santina - Ovaro Rigolato - Forni Avoltri - Collina - Rifugio Tolazzi

con condizioni di neve non assestata o eccessivamente dura, in quanto l'esposizione non è sottovalutabile. Discesa lunga e regolare con esposizione solare: scegliere il giusto momento per trovare la neve perfettamente trasformata!

IT IN ER A R IO Dal rifugio Tolazzi percorrere la mulattiera per il rifugio Marinelli. Oltrepassare Casera Moraretto e continuare sulla strada sino a un netto tornante: abbandonare la strada e dirigersi verso nord in un vallone. Proseguire lungo il bel vallone del Ploto tenendo sempre un po’ la sinistra, superare una fascia rocciosa e giungere alla base delle rocce terminali. Quindi a piedi, eventualmente lasciando gli sci, percorrere l’ultimo ripido pendio (100 m 45° max) fino in vetta. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO Un’alternativa meritevole è anche l'anello della Cima di Mezzo. Pendii sostenuti e ambiente tipico delle Carniche non vi deluderanno.


ZONA 5

GRUPPO BIVERA (UD)

PIEVE DI CADORE Casera Razzo

Costone del Tiarfin 2.272 m

OVARO

17 3

1966 Col di Rioda M.

Proporre l’itinerario del Costone del Tiarfin tra le gite primaverili è forse un po' forzato. Viste le sue caratteristiche, viene in realtà percorso a partire dai

2079

mesi invernali. Tuttavia presenta alcune caratteristiche che lo rendono ideale

Col Marende 2313

per un neofita che sceglie proprio i mesi primaverili per provare lo skialp: dislivello contenuto, partenza a quota relativamente alta, esposizione nord e

1950 Casera Mediana

2329 2272

percorso easy. Non si può mica sempre soffrire!

Forc.la della Croce di Tragonia

IT IN ER A R IO

Casera Tragonia

Da Casera Razzo, seguire la pista di fondo verso Casera Mediana, abbandonarla e risalire un pendio boscoso sulla destra e portarsi sull’evidente costone che si percorre fino in vetta (preceduta da un tratto di cresta più affilata), poco prima di un risalto roccioso. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO Per la discesa è possibile anche valutare il più diretto e sostenuto versante nord.

Col di S. Giacomo 2058

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 533 m Difficoltà: 1.2 E1 Esposizione: sud Periodo ideale: dicembre-inizio aprile Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso Loc. partenza: Casera Razzo (1.739 m) Accesso: Tolmezzo-SS35 per Ovaro-bivio a sinistra per Val Pesarina-Casera Razzo

GRUPPO COGLIANS (UD) Creta di Collina Kollinkofel 2689

Creta di Collina - parete Est 2.689 m

Creta di Collinetta Cellon 2238

P.SO DI MONTE CROCE CARNICO PLÖCKENPASS

AT

È una classica dello sci ripido friulano. Prima discesa di Luciano De Crignis, nel 1976. Si contano discese sia in periodo invernale sia in primavera non troppo avanzata. Ambiente solare, un po’ di esposizione, panorama: tutti gli

IT

ingredienti per una bella sciata di soddisfazione, da cogliere non troppo tardi in stagione.

C.ra Val di Collina

Va l G r a n d e

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.329 m Difficoltà: 4.2 E3 Esposizione: est Periodo ideale: febbraio –inizio aprile Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Passo di Monte Croce Carnico (1.360 m) Accesso: Udine - Tolmezzo - SS52bis Arta Terme Paluzza - Timau - Passo di Monte Croce Carnico

IT IN ER A R IO Dal passo, seguire la forestale che si inoltra nella valle del Rio Collinetta. Raggiungere il pianoro a quota 1.640, quindi rimontare un canale sulla destra e procedere in obliquo verso sinistra, in direzione della base della parete. Tenersi nella parte sinistra della stessa, a lato di un evidente canale, e raggiungere la cresta sud-est. Seguire la cresta verso destra in direzione della cupola finale. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO La parete è ampia e lascia spazio a diverse possibilità di discesa in funzione di innevamento e condizioni. Con un riempimento ottimale è anche possibile percorrere il canalone centrale.


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ZONA 5

DOLOMITI PESARINE (UD)

1521 Col dei Mirtilli

CIMA SAPPADA

Creta Forata 2.462 m Lunga, severa, impegnativa con passaggi esposti su cenge, il tutto in luoghi isolati. Se siete scialpinisti esperti e tecnicamente preparati, la Creta Forata

Pian dei Larici

con gli sci potrebbe soddisfare i vostri appetiti. Le pendenze sono molto sostenute ed è pertanto necessaria un'ottima capacità di valutazione delle condizioni della neve. Itinerario da godere appieno nel periodo primaverile,

C. Dieci 2151

M. Siera 2443

in anni nevosi.

2430 Piccolo Siera Forc. Creta Forata

e V.n

de

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r Fo ta Cre

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2462 M. Creta Forata

I T IN ER A R IO Dal parcheggio della seggiovia, attraversare le piste da sci verso sinistra e proseguire dapprima su poderale seguendo il segnavia 320, fino a uscire dal bosco nei pressi di Pian dei Larici, alla base di Cima Dieci. Proseguire verso sinistra su pendii sospesi (Terrazze del Pra Sartor), fino in corrispondenza delle rocce della Cresta del Pettine, dove reperire una cengia attrezzata che immette in un valloncello che, attraverso una sella (1.915 m), permette di raggiungere il Vallone della Creta Forata. Risalirlo fino a quota 2.200, dove si imbocca verso sinistra il cengione che taglia tutta la parete nord della montagna. Percorrerlo con massima attenzione fino alla selletta tra le due cime: verso destra per cresta fino in cima. Discesa per l’itinerario di salita.

Poldov Rovt

MOJSTRANA

Turkov Rovt

2864 Triglav

VAL VRATA (SLOVENIA)

Altro itinerario primaverile: quando la strada è pulita, è proprio da sfruttare om

Cm

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2393 Cmir

Triglavski dom

Dislivello: 1.186 m Difficoltà: 4.1 E4 Esposizione: nord Periodo ideale: marzo-aprile Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Cima Sappada (1.276 m) Accesso: Udine - Tolmezzo - SS355 Cima Sappada

Rž 2.538 m

Aljažev Dom

Begunjski vrh 2461

SCH EDA T ECN ICA

questa bella valle in territorio sloveno. Vista magnifica sul gruppo del Triglav e buon punto per studiare altri itinerari. Da effettuarsi con neve assestata.

Za Rjavina Begunjska 2532 Vratca Dom Valentina Stanica

Rž 2538

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.588 m Difficoltà: 2.3 E2 Esposizione: nord-est Periodo ideale: aprile-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso Loc. partenza: Val Vrata ponte Turkov Rovt (950 m) Accesso: Tarvisio - confine italo sloveno di Fusine Kranjska Gora - Mojstrana - a destra per Val Vrata per 10 km - ponte Turkov Rovt

IT IN ER A R IO Dal ponte, risalire su sentiero i pendii ricoperti di faggi sulla sinistra (direzione sudest), fino a uscire dal bosco verso 1.200 m. Risalire la conca in direzione sud-ovest, fino all’altipiano dello Za Cmiron (2.050 m), che si rimonta fino alla forcella Begunjska (2.342 m). Da qui raggiungere brevemente il rifugio Valentin Stanic (2.332 m) e puntare all’evidente forcella a destra della cima del Rž. Per cresta in vetta.

DI ET RO L'A NGOLO La cima del Rž è raggiungibile anche passando dalla Val Kot. La soddisfazione non cambia!


ZONA 5

Stenar 2.501 m

Križ 2410 2501 Stenarska Stenar vratca

Classica gita primaverile da effettuarsi con neve assestata: una delle poche

Dovška vrata

e

Bovški Gamsovec

Bu

direttamente sopra la Vrata, i cui profili rocciosi offrono una possibilità sul versante sud-ovest: la discesa è magnifica e collega pendii sostenuti.

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Proprio davanti alla maestosa parete nord del Triglav, il percorso si sviluppa

Aljažev dom

at

cime delle Alpi Giulie che si possono scendere interamente con gli sci ai piedi.

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2392

MOJSTRANA

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VAL VRATA (SLO)

17 5

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Bivak pod Luknjo

Luknja

Triglavska seve na rna ste

Triglav 2864

IT IN ER A R IO Dal rifugio, imboccare la mulattiera verso la testa della valle. Quindi seguire sulla destra le tracce del sentiero per Stenar attraverso il bosco, fino a dove inizia il vallone della Sovatna. Risalirlo nel centro e superare nella parte alta uno stretto e ripido canale, quindi prendere verso sinistra verso un canalino che permette di raggiungere un’ampia conca. Dirigersi verso sud fino a poco sotto la Stenarska Vratca (2.295 m), poi in diagonale verso destra sotto pareti rocciose. Raggiungere un’evidente spalla e per questa, su pendenze sostenute, arrivare alla vetta. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO In discesa, giunti al termine del vallone della Sovatna, è consigliabile compiere un lungo traverso verso destra in leggera salita verso il bivacco Pod Luknjo, sino a raggiungere l’ampio vallone che scende dalla Luknja, quindi costeggiando la grandiosa parete nord del Tricorno rientrare sul fondo dell’alta Val Vrata.

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.514 m Difficoltà: 3.3 E2 Esposizione: sud-ovest Periodo ideale: marzo-maggio Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Aljazev Dom (1.015 m) Accesso: Tarvisio - confine italo sloveno di Fusine Kranjska Gora – Mojstrana – a dx per Val Vrata – in primavera per 11 km fino all’Aljazev Dom.

VAL SAISERA (UD) MALGA SAISERA

1691 M. Nabois Piccolo M. Nabois Grande 2313 Modeon del Montasio 2573

Sp

C. di Terrarossa 2420

Cima di Terrarossa - canalone di Huda Paliza 2.420 m Itinerario severo e magnifico, che percorre la grande classica dello sci di canale delle Giulie: 750 sono i metri di dislivello dell’Huda Paliza, il re dei canali

ragna

Jôf Fuart 2666

Biv. Mazzeni

Cime Castrein 2502 Forc. Lavinal dell’Orso

Modeon del Buinz

2554

SCH EDA T ECN ICA Dislivello: 1.416 m Difficoltà: 4.3 E2 Esposizione: nord Periodo ideale: febbraio-aprile Materiale: n.d.a. e kit di autosoccorso, ramponi, piccozza Loc. partenza: Malga Saisera (1.004 m) Accesso: Udine - Pontebba - Ugovizza - Valbruna - a destra per Val Saisera fino a termine strada

dell’alta Spragna, circondato dalle pareti del Jof Fuart e del Montasio. L'Huda Paliza è una discesa mitica per i local: pendenza costante di 40-45° anche se l'impegno è, come spesso accade, legato alle condizioni del manto nevoso. Il dislivello in discesa dalla cima è di circa 1.400 m fino a Malga Saisera (1.004 m). Da non perdere… magari in polvere tra primavera e inverno. IT IN ER A R IO Dal parcheggio, seguire tutta la pista da fondo della Val Saisera fino in fondo alla valle. Da qui seguire pressappoco il tracciato del sentiero estivo che risale la Spragna, fino alla verticale del canalone stesso. Risalirlo nella sua interezza, facendo attenzione alle condizioni della neve e alla temperatura per via delle pareti laterali incombenti. Dalla forcella, risalire i pendii sommitali fino in cima. Discesa per l’itinerario di salita.

DI ET RO L'A NGOLO In caso di troppa neve, in Spragna è anche possibile raggiungere in boucle la Cima di Terrarossa e l'imbocco del canalone, con partenza da Sella Nevea attraverso la Forca Palone e un canalino a destra, che porta in cima. Prevedere due auto.


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INSTASKIER

Il nostro occhio digitale: ecco le tracce più battute a marzo Questa breve sezione si pone l’obiettivo di tracciare ogni due mesi un piccolo bilancio sull’andamento della stagione dal punto di vista delle condizioni e segnalare alcune delle discese più belle portate a termine nei periodi che precedono l'uscita della nostra rivista. A questo proposito contattateci attraverso i nostri canali social per indicarci le vostre uscite in cui tutto è stato perfetto: le più meritevoli verranno prese in considerazione!

La stagione sta proseguendo nella sua normalità disarmante. Erano anni che a febbraio non nevicava in pianura. Poi ovviamente tutto è spettacolarizzato e reso eclatante da tg e siti meteo: Burian, cicloni chi più ne ha, più ne metta. Dal canto nostro continuiamo a scivolare. In fondo è inverno, anzi quasi primavera ed è meglio farsi trovare preparati. Specie in anni come questo dove la neve non sembra mancare. La prima metà di febbraio è stata caratterizzata da condizioni a dir poco fantastiche pressoché ovunque. Temperature nella norma, qualche perturbazione senza vento e un manto nevoso abbondate e stabile. Su alcuni pendii sud la neve aveva iniziato a trasformarsi, mentre dove regnava l'ombra la povere la faceva da padrona. Stabile, profonda e leggera. Una delizia. Diversi si sono mossi. Da ovest a est. Le gite classiche sono state percorse abbondantemente e alcuni si sono potuti spingere anche su belle uscite più impegnative e in valloni meno battuti d'inverno. Un esempio sono state le numerose gite nei bei valloni delle Orobie valtellinesi: in particolare ottime condizioni in quello della Centrale dell'Armisa dove è stato sceso in almeno due occasioni a partire dal 18 febbraio il canalone nord-ovest del Pizzo di Coca. Meta forse più primaverile ma che ha saputo regalare ai fortunati una sciata di duemila metri in polvere pressoché perfetta. In zona Bianco sciate a ripetizione tutte le linee classiche a portata di impianti e diverse puntate nel bacino del Miage a opera di local e team oltreconfine. La voglia di sciare già annunciata nel nostro precedente report del numero di febbraio ha continuato a trionfare. Gli exploit su qualcosa di veramente difficile si sono registrati per lo più oltralpe, nella zona degli Aravis: tra i tanti la Guida alpina Paul Bonhomme,

nell’ambito della preparazione del suo ambizioso progetto 4 Faces (concatenare sciando tutti i quattro versanti delle Aiguille Vertes) ha letteralmente macinato tutte le discese di riferimento del piccolo massiccio degli Aravis. Partito dalle ripetizioni del maestro Pierre Tardivel, ha sciato in diverse giornate tutti gli itinerari di 5.4 e 5.5 su Blonnière (Les Jardins Suspendus), Tardevant, Paré de Joux (Arav’Extrem), per poi dedicarsi a disegnare altri tre itinerari dello stesso livello sulle maggiori cime della zona (Trelod, Charvin, Aiguilles du Mont). Sci e alpinismo sempre su 50° abbondanti, non ideali per i deboli di cuore. Da segnalare purtroppo diversi incidenti: anche con condizioni eccezionali la montagna continua a essere lei la vera local e noi soltanto ospiti. In Dolomiti grande affluenza per tutti gli itinerari e canali classici spesso in grandi condizioni di neve farinosa. Da segnalare nelle Alpi Giulie una bella discesa della Pattuglia Acrobatica, nome con cui è conosciuto il gruppetto di local di Enrico Mosetti, Zeno Cecon e Davide Limongi che ha portato a termine la prima discesa di un vero e proprio budello sospeso in perfetto Giulian style: il bellissimo canale della Cernuschi-Premuda alla Veunza. Nel frattempo tra fine febbraio e i primi di marzo è arrivato il Burian, accompagnato da diverse perturbazioni più calde ma sempre polverose. Se per dieci giorni si è sciato su polvere giapponese, sono le condizioni valanghive più delicate delle prime settimane di marzo, dovute proprio a strati deboli indotti dall’alto gradiente termico instauratosi nel periodo di gran freddo, che ci hanno riportato bruscamene alla realtà. I boschi sono pertanto tornati di moda. E la voglia di primavera sale. L’occhio vede!


Foto di Giampaolo Calzà

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Outdoor Running 2018

SUPPLEMENTO A SKIALPER N. 117 - APRILE 2018

T R A I L , S K Y RU N N I N G , C O R S A I N M O N TA G N A

4 0 8 G A R E D A P ROVA R E + C A L E N DA R I O I TA L I A N O E I N T E R N A Z I O N A L E + I C I RC U I T I TO P + G L I A P P U N TA M E N T I P I Ù I M P O RTA N T I


SENSE RIDE

©SALOMON SA. All Rights Reserved. Photo: Christoffer Sjöström


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EDITORIALE

©Roberto Ganassa/VUT

OUTDOOR RUNNING,

CONTRO IL LOGORIO DELLA VITA MODERNA di Claudio Primavesi 408. Di solito il capolettera, quando si tratta di cifre, lo scriviamo per esteso, in parola: quattrocentootto. Ma questa volta volevamo mettere in risalto proprio la cifra, abnorme. Sono le gare che troverete nel calendario all’inizio di questo allegato al numero di aprile di Skialper. Un nome vecchio per un prodotto nuovo. Outdoor Running è la testata che, fino al 2015, riuniva gare di trail, skyrunning e corsa in montagna oltre ai test delle scarpe e che veniva venduta a parte, nel mese di maggio. L’anno scorso abbiamo realizzato una sezione con le principali gare e il calendario direttamente all’interno della rivista, quest’anno abbiamo ridato vita alla testata ed è nato un magazine di 48 pagine che regaliamo al lettore. Crediamo che possa essere uno strumento utile, senza che il costo di questa rivista sia aumentato di un solo centesimo. Il variegato mondo del correre tra i monti e nella natura è sempre in fermento e il numero delle gare aumenta, tanto che 408 sono le manifestazioni che abbiamo recensito e rappresentano sicuramente una buona summa del panorama italiano e straniero, ma mentre scriviamo ne stanno nascendo sicuramente altre e qualcosa può essere sfuggito. Secondo alcune statistiche i trail runner nel mondo sono circa 8 milioni, dei quali quasi

6 milioni in Europa. Come sempre le cifre vanno prese con le dovute cautele, ma quello della corsa outdoor è sicuramente un mondo in crescita anche in Italia. La natura e lo sport sono i due più potenti antidoti contro lo stress della vita moderna e cosa c’è di più naturale e salutare di una corsetta tra i monti? Però si vede qualche piccolo campanello d’allarme, con calendari sempre più affollati e una concorrenza che a volte concentra negli stessi giorni troppi eventi che si rubano pettorali tra di loro. Così qualche organizzatore storico inizia a scoraggiarsi e altri annullano eventi. Non è solo la concorrenza, ma anche l’esigenza di un’organizzazione sempre più professionale e quasi a tempo pieno a fare gettare la spugna a qualcuno. Ma, come in un ultra-trail, si vince con la testa e non bisogna mollare mai. Così hanno fatto Luca Giaccone, che ha curato il calendario di questo allegato, e Tatiana Bertera, autrice delle schede delle gare. Ah, dimenticavamo, naturalmente non hanno corso solo per chiudere in tempo Outdoor Running, ma lo fanno anche nella vita: Luca ha portato a termine la Maratona di New York, Tatiana l’anno scorso è stata finisher alla CCC. ;)

SUPPLEMENTO A SKIALPER N. 117 - APRILE 2018 MULATERO EDITORE | VIA GIOVANNI FLECCHIA, 58 10100 - PIVERONE (TO) - TEL 0125.72615 MULATERO@MULATERO.IT - WWW.MULATERO.IT

CALENDARI A CURA DI LUCA GIACCONE SCHEDE GARE A CURA DI TATIANA BERTERA COORDINAMENTO REDAZIONE CLAUDIO PRIMAVESI IN COPERTINA FOTO DI SAMUELE GUETTI /SKYGHEZ


Burattik - ph SamueleGuetti

COMANO MOUNTAIN CIRCUIT 30 luglio 2018

4 agosto 2018

22 settembre 2018

3,2 km - 1100 m d+

58 km - 4580 m d+ 34 km - 2400 m d+

20 km - 2200 m d+

www.comanomountainrunners.it


THE DREAM RACES GOLDEN TRAIL SERIES - WWW.GOLDENTRAILSERIES.COM Zegama-Aizkorri (Spagna) Mont Blanc Marathon (Francia) Sierre-Zinal (Svizzera) Pikes Peak Marathon (Stati Uniti) Ring of Steall Skyrace (Scozia) The Otter Trail (Sud Africa)

27/05/2018 01/07/2018 12/08/2018 19/08/2018 15/09/2018 20/10/2018

SKYRUNNER WORLD SERIES - WWW.SKYRUNNERWORLDSERIES.COM Yading Skyrun (Cina, Sky Classic) 30/04/2018 Transvulcania Ultramarathon (Spagna, Sky Extra) 12/05/2018 Zegama-Aizkorri (Spagna, Sky Classic) 27/05/2018 Ultra Skymarathon Madeira (Portogallo, Sky Extra) 02/06/2018 Livigno Skymarathon (Italia, Sky Classic) 16/06/2018 Olympus Marathon (Grecia, Sky Classic) 23/06/2018 Buff Epic Trail (Spagna, Sky Classic) 01/07/2018 High Trail Vanoise (Francia, Sky Extra) 07/07/2018 Dolomyths Run (Italia, Sky Classic) 22/07/2018 Skyrace Comapedrosa (Spagna, Sky Classic) 29/07/2018 Tromsø Skyrace (Norvegia, Sky Extra) 04/08/2018 Matterhorn Ultraks Sky (Svizzera, Sky Classic) 25/08/2018 Kima Trophy (Italia, Sky Extra) 26/08/2018 The Rut (Stati Uniti, Sky Classic) 01/09/2018 Salomon Glen Coe Skyline (Gran Bretagna, Sky Extra) 16/09/2018 Salomon Ultra Pireneu (Spagna, Sky Extra) 29/09/2018 Pirin Ultra Skyrace (Bulgaria, Sky Extra) 06/10/2018 Limone Skyrace (Limone sul Garda, Sky Classic) 13/10/2018 ULTRA-TRAIL WORLD TOUR - WWW.ULTRATRAIL-WORLDTOUR.COM Marathon des Sables (Marocco) 06/04/2018 Madeira Island Ultra-Trail (Portogallo) 28/04/2018 Ultra-Trail Mount Fuji (Giappone) 28/04/2018 Penyagolosa Trails HG (Spagna) 11/05/2018 Ultra-Trail Australia (Australia) 18/05/2018 Mozart 100 (Austria) 16/06/2018 The North Face Lavaredo Ultra Trail (Italia) 22/06/2018 The Western States 100 Mile Endurance Run (Stati Uniti) 23/06/2018 Eiger Ultra-Trail (Svizzera) 14/07/2018 TDS (Italia-Francia) 29/08/2018 CCC (Italia-Svizzera-Francia) 31/08/2018 UTMB (Francia-Italia-Svizzera) 31/08/2018 Harricana Ultra-Trail (Canada) 07/09/2018 Salomon Cappadocia Ultra-Trail (Turchia) 20/10/2018 Javelina Jundred (Stati Uniti) 27/10/2018 Ultra-Trail Cape Town (Sud Africa) 01/12/2018 VERTICAL KILOMETER WORLD CIRCUIT - WWW.VKWORLDCIRCUIT.COM Trentapassi Vertical Race (Italia) 06/05/2018 Transvulcania Vertical Kilometer (Spagna) 10/05/2018 Zegama-Aizkorri Vertical Kilometer (Spagna) 25/05/2018 Santana Vertical Kilometer (Portogallo) 01/06/2018 Kilomètre Vertical Face de Bellevarde (Francia) 06/07/2018 DoloMyths Run Vertical Kilometer (Italia) 20/07/2018 Red Bull K3 (Italia) 28/07/2018 Blåmann Vertical (Norvegia) 04/08/2018 Les KM de Chando (Svizzera) 22/09/2018 Vertical du Grand Serre (Francia) 30/09/2018 Grèste de la Mughéra Vertical Kilometer (Italia) 12/10/2018 5 LEGENDS Transpyrenea (Spagna) Tor des Géants (Italia) Transomania (Oman) Spine Race (Gran Bretagna) Yukon Arctic Ultra (Canada)

01/08/2018 09/09/2018 25/11/2018 gennaio 2019 03/02/2019

4


©Stefano Jeantet/Tor des Géants

5


CALENDARIO

TUTTE LE GARE ITALIANE E LE TOP ALL’ESTERO NOME

DATA LOCALITÀ

DISTANZE

APRILE

Trail del Perforatore Marathon des Sables Vertikal Penice Vetta Trail della Riva Bvg Trail Valtellina Vertical Tube Patagonia Run 100 Miles of Istria Vignale Monferrato Trail La Scarpa della Val Trebbia Traversata dei Colli Euganei Trail del Patriarca Trail delle Valli Etrusche Ossola Trail Trail delle Farfalle Ultra-Trail Via degli Dei Trail dei Gorrei Trail del Poggio Amalfi Trail delle Ferriere Maratona Alpina di Val della Torre Trail Val Bisenzio Miniera in Trail Vertical Vogogna Villacidro Skyrace Colmen Trail TraiLaghi Gargano Raid Laives Trail Tuscany Crossing Trail del Brac Trail delle 5 Vette La Via del Mare DiVinNosiola Ecorunning Trail della Pizzuta ​Trail delle 5 Vette Ecomaratona Collio-Brda Orna Trail Trail delle Rocche Trofeo Adelfio Spreafico Valzurio Trail DueRocche The Abbots Way Vertical Fénis Madeira Island Ultra-Trail Ultra-Trail Mount Fuji Lake 66 Trail Aschero Val Bregaglia Trail Ultra Trail del Mugello Yading Skyrun

02/04/18 Gropparello (PC) 20 km / 990 m D+ 06/04/18 Sahara (MAR) 250 km (6 tappe) 07/04/18 Bobbio (PC) 5 km - 1000 m D+ 07/04/18 Roccamalatina (MO) 34 km - 1900 m D+ / 20 km - 1000 m D+ 07/04/18 Limone sul Garda (BS) 75/50/25 km - 4350/3450/950 m D+ 07/04/18 Montagna in Valtellina (SO) 1 km - 500 m D+ (2700 gradini) 07/04/18 San Martin de Los Andes (ARG) 145 km - 8000 m D+ 07/04/18 Umag (CRO) 161 km - 7210 m D+ 08/04/18 Vignale Monferrato (AL) 45 km - 1100 m D+ 08/04/18 Bobbio (PC) 36,5 km - 1910 m D+ 08/04/18 Villa di Teolo (PD) 42 km - 2000 m D+ / 21 km - 1100 m D+ 08/04/18 Villa di Cordignano (TV) 25 km - 1400 m D+ 08/04/18 Castiglion Fiorentino (AR) 50/32/14 km - 2700/1400/500 m D+ 08/04/18 Mergozzo (VB) 27 km - 1900 m D+ / 17,5 km - 1200 m D+ 08/04/18 Bordano (UD) 22 km - 1800 m D+ / 14 km 1000 m D+ 14/04/18 Bologna/Fiesole (FI) 125 km - 5100 m D+ / 55 km - 2000 m D+ 15/04/18 Ponzone (AL) 25 km - 1100 m D+ / 55 km - 2400 m D+ 15/04/18 Rustigazzo (PC) 25 km - 1100 m D+ 15/04/18 Amalfi (SA) 17 km - 1050 m D+ 15/04/18 Val della Torre (TO) 42 km - 2600 m D+ / 22 km - 1550 m D+ 15/04/18 Prato 19 km - 1000 m D+ 15/04/18 Rio Marina (LI) 47 km - 2400 m D+ / 23 km - 900 m D+ 15/04/18 Vogogna (VB) 3 km - 1000 m D+ 15/04/18 Villacidro (SU) 21 km - 1640 m D+ 15/04/18 Morbegno (SO) 19,7 km - 1250 m D+ 15/04/18 Chiaverano (TO) 50,5 km - 2220 m D+ / 24,8 km - 1140 m D+ 21/04/18 Mattinata (FG) 80/34/14 km - 3050/1850/600 m D+ 21/04/18 Laives (BZ) 51 km - 2750 m D+ / 21 km - 1500 m D+ 21/04/18 Castiglione d’Orcia (SI) 103/53/15 km - 3200/1350/450 m D+ 22/04/18 Valmareno di Follina (TV) 24 km - 1590 m D+ (coppie) 22/04/18 Cuasso al Monte (VA) 28,4 km - 1550 m D+ 22/04/18 Torriglia (GE) 40 km - 2000 m D+ 22/04/18 Valle dei Laghi (TN) 42 km - 860 m D+ / 21 km - 590 m D+ 22/04/18 Serre della Pizzuta (PA) 20 km - 1150 m D+ 22/04/18 Cuasso al Monte (VA) ​33,4 km - 1940 m D+ 22/04/18 Cormons (GO) 46,2 km - 1219 m D+ / 24,4 km - 881 m D+ 22/04/18 Ornavasso (VB) 34 km - 2400 m D+ / 17 km - 1200 m D+ 25/04/18 Montà (CN) 21 km - 900 m D+ 25/04/18 Versasio (LC) 5,25 km - 790 m D+ 25/04/18 Nasolino (BG) 23 km - 1500 m D+ 25/04/18 Cornuda (TV) 48 km - 2300 m D+ / 21 km - 1000 m D+ 28/04/18 Bobbio (PC)/Pontremoli (MS) 125 km - 5500 m D+ 28/04/18 Fénis (AO) 7,6 km - 1450 m D+ 28/04/18 Funchal (POR) 115 km - 7100 m D+ 28/04/18 Fujisan (JPN) 170 km - 7500 m D+ 29/04/18 Campogalliano (MO) 66 km (tre tappe) 29/04/18 Vado Ligure (SV) 30 km - 1700 m D+ / 20 km - 1100 m D+ 29/04/18 Chiavenna (SO) 42,1 km - 2758 m D+ / 22,5 km - 1032 m D+ 29/04/18 Badia di Moscheta, Firenzuola (FI) 24 km - 1280 m D+ / 60 km - 2800 m D+ 30/04/18 Yading (CHN) 29 km - 2345 m D+

MAGGIO

Krash Trail 01/05/18 Brisighella (RA) KM Verticale Cossogno 01/05/18 Cossogno (VB) Trofeo Dario & Willy 01/05/18 Valmadrera (LC) Erbaluce Night Trail 05/05/18 Candia Canavese (TO) Garda Trentino Trail 05/05/18 Arco (TN) 100Elode 05/05/18 Villaverla (VI) Trofeo Valli Bergamasche Mem. Castelletti 05/05/18 Leffe (BG) Trail Becca di Viou 05/05/18 Valpelline-Roisan (AO) Ecomaratona dei Marsi 06/05/18 Collelongo (AQ) Trail dei Monti Martani 06/05/18 Cesi (TR) Gran Trail Rensen 06/05/18 Arenzano (GE) Trail Soave Bolca 06/05/18 Soave (VR) Valsanmartino Skyrunning 06/05/18 Erve (LC) Trail del Vesuvio - Vesuvio SkyMarathon 06/05/18 Ottaviano (NA) Trail de le Longane 06/05/18 Lozzo di Cadore (BL) Trentapassi Vertical 06/05/18 Marone (BS)

6

44/22/14 km - 2000/700/300 m D+ 5,5 km - 1000 m D+ 23 km - 2010 m D+ 30 km - 800 m D+ (coppie) 60/42/29 km - 3500/2400/1500 m D+ 100 km - 4220 m D+ 24,9 km staffetta masch./ 8,3 km individuale femm. 21 km - 1350 m D+/31 km - 1720 m D+ 44 km - 2300 m D+ 13 km - 1100 m D+ 45/23/12 km - 3000/1300/600 m D+ 21/33/45 km - 900/1950/2400 m D+ 28,8 km - 1900 m D+ 42 km - 2600 m D+ / 21 km - 1130 m D+ 15 km - 1100 m D+ 3,5 km - 1050 m D+


NOME

DATA LOCALITÀ

DISTANZE

Lago Maggiore International Trail 06/05/18 Maccagno con Pino e Veddasca (VA) Trail del Motty 06/05/18 Armeno (NO) Trentapassi Skyrace 06/05/18 Marone (BS) Cronoscalata al Monte San Giorgio 09/05/18 Piossasco (TO) Transvulcania Vertical Kilometer 10/05/18 Tazacorte (SPA) Tor des Châteaux 11/05/18 Aosta Vertical Nasego 12/05/18 Casto (BS) Transvulcania Ultramarathon 12/05/18 La Palma (SPA) Penyagolosa Trails 12/05/18 Castellon (SPA) Diga Trail 13/05/18 Nibbiano (PC) Let’s Trail! 13/05/18 Formia (LT) Cornizzolo Vertical 13/05/18 Suello (LC) Strafuso Trail Running 13/05/18 Scurano (PR) Trail dello Zu Pardo 13/05/18 Mistretta (ME) Trofeo Nasego 13/05/18 Casto (BS) Trail del Segredont 13/05/18 Vertova (BG) ValleVaraitaTrail 13/05/18 Brossasco (CN) Madruk Trail 13/05/18 Vittorio Veneto (TV) Amorotto Trail 13/05/18 Carpineti (RE) Fontana degli Alpini 16/05/18 Porte (TO) Sardinia Trail 18/05/18 Cardedu (OG) Ultra-Trail Australia 18/05/18 Katoomba (AUS) Sbarua Trail 19/05/18 Talucco Frossasco (TO) Le Porte di Pietra 19/05/18 Cantalupo Ligure (AL) JamaRun 19/05/18 Bagnoli della Rosandra (TS) Quart Trail des Alpages 19/05/18 Quart (AO) Miranda Trail 20/05/18 Miranda (TR) Trail del Mulinaccio 20/05/18 Scandicci (FI) Esino Skyrace 20/05/18 Esino Lario (LC) La Velenosa 20/05/18 Bolzano Bellunese (BL) Vertical Monte Finestra 20/05/18 Cava dei Tirreni (SA) Trail delle 5 Querce 20/05/18 Gravina in Puglia (BA) Giglio Trail 20/05/18 Campese (GR) Gran Raid delle Prealpi Trevigiane 20/05/18 Segusino (TV) Trail delle Malghe 20/05/18 Forni di Sopra (UD) Quattro Passi di Casa Nostra 20/05/18 Sondalo (SO) Elba Trail 20/05/18 Marciano Marina (LI) ½ KVR 23/05/18 Roure (TO) Zegama-Aizkorri VK 25/05/18 Zegama (SPA) Salomon Gore-Tex MaXi-Race 25/05/18 Annecy (FRA) Ultra Trail dell’Asinara 26/05/18 Isola di Asinara (SS) Grignone Vertical Exteme 26/05/18 Pasturo (LC) Trail Sacred Forests 26/05/18 Badia Prataglia (AR) Vertical Monte Pin 26/05/18 Bresimo (TN) Trail del Monte Soglio 26/05/18 Forno Canavese (TO) Marcia dei Tori 27/05/18 Ospitale Fanano (MO) Trail dell’Orsa 27/05/18 Brentino Belluno (VR) Etrurian Trail 27/05/18 Cerveteri (RM) Trail del Salame 27/05/18 San Michele Tiorre (PR) Trail Alta Val Nure 27/05/18 Bettola (PC) Alpago Ecotrail 27/05/18 Farra d’Alpago (BL) Monza Montevecchia Ecotrail 27/05/18 Monza C.I. staffette corsa in montagna 27/05/18 Arco (TN) Trail 3 Castelli 27/05/18 Venzone (UD) Trail del Viandante 27/05/18 Colico (LC) Amalfi-Positano Ultra Trail 27/05/18 Agerola (NA) Zegama - Aizkorri 27/05/18 Zegama (SPA) Palamont 28/05/18 Giais Aviano (PN)

GIUGNO

Santana Vertical Kilometer Valsusa Trail Sky Trail Tre Cime del Covigliaio Antico Trail del Contrabbandiere Monte Prampa Trail Monviso Vertical Race Storm The Castle

01/06/18 02/06/18 02/06/18 02/06/18 02/06/18 02/06/18 02/06/18

Santana (POR) Chiusa San Michele (TO) Firenzuola (FI) Bassano del Grappa (VI) Villa Minozzo (RE) Crissolo (CN) Baratti (LI)

7

50,6 km - 3510 m D+ / 25,6 km - 1630 m D+ 40 km - 2500 m D+ 17,5 km - 1280 m D+ 1,950 km - 460 m D+ 7,3 km - 1203 m D+ 170 km 3,7 km - 1000 m D+ 75 km - 4350 m D+ 109 km - 5600 m D+ 42 km - 1610 m D+ / 21 km - 750m D+ 16 km - 900 m D+ 3 km - 1000 m D+ 21,4 km - 970 m D+ 20 km - 1180 m D+ 21,5 km - 1300 m D+ 23 km - 1700 m D+ 36 km - 2220 m D+ 25,6 km - 1700 m D+ 12/20/48/68 km - 450/1000/2200/3200 m D+ 1,760 km - 284 m D+ 100 km (tre tappe) 100 km - 4200 m D+ 20 km - 1400 m D+ 108/71/44/15 km - 6200/4000/2200/400 m D+ 15 km - 800 m D+ 50 km - 4200 m D+ 22 km - 1100 m D+ 29 km - 1000 m D+ / 14,5 km - 500 m D+ 25 km - 2000 m D+ 14 km - 1000 m D+ 4,2 km - 950 m D+ 28 km - 1000 m D+ 26,4 km - 1350 m D+ / 10,6 km - 550 m D+ 72 km - 4600 m D+ / 25 km - 1700 m D+ 20 km - 1400 m D+ 21 km - 1600 m D+ 40 km - 2140 m D+ 3 km - 1015 m D+ 117/85/42 km - 7300/5200/2600 m D+ 71/42/25 km - 2400/1400/700 m D+ 7,5 km - 1800 m D+ 50/24/14 km - 3000/1500/800 m D+ 5 km - 1390 m D+ 66/35/16 km - 3600/2000/900 m D+ 21 km - 1200 m D+ 100 km - 8000 m D+ (a coppie) / 50/30 km - 3000/2000 m D+ 13 km - 350 m D+ 23 km - 850 m D+ / 36 km - 1600 m D+ 60/42/21 km - 3300/2200/1200 m D+ 50 km - 2900 m D+ / 21,3 km - 990 m D+ 33,5 km - 700 m D+ 50/25/15 km - 4000/2000/1300 m D+ 28 km - 1400 m D+ 17/35/55 km - 1050/2050/3050 m D+ 42,195 km - 2736 m D+ 17 km - 1400 m D+ 4,8 km - 1003 m D+ 42 km - 2800 m D+ / 21 km - 1100 km 23 km - 1430 m D+ 40 km - 2500 m D+ / 20 km - 1200 m D+ 22 km - 1300 m D+ 3,930 km - 1000 m D+ 16 km - 500 m D+


CALENDARIO NOME

DATA LOCALITÀ

Orobie Vertical 02/06/18 Valbondione (BG) ResegUp 02/06/18 Lecco W Ultra 60 02/06/18 Tirano (SO)/Poschiavo (SUI) Ultra SkyMarathon Madeira 02/06/18 Madeira (POR) Pentro Tail 03/06/18 Miranda (IS) Trail Pan e Formai dell’Alta val Stirone 03/06/18 Pellegrino Parmense (PR) Trail degli Altipiani 03/06/18 Casnigo (BG) Cortina-Dobbiaco Run 03/06/18 Cortina d’Ampezzo (BL) Trofeo Jack Canali 03/06/18 Albavilla (CO) Maratona della Valle Intrasca 03/06/18 Verbania Li Viol di Ramie 06/06/18 Pomaretto (TO) Saslong Half Marathon 09/06/18 Santa Cristina (BZ) Grignetta Vertical 09/06/18 Pian dei Resinelli (LC) Supermaratona dell’Etna 09/06/18 Marina di Cottone (CT) Durona Trail 09/06/18 Chiampo (VI) Dolomiti Extreme Trail 09/06/18 Val di Zoldo (BL) Alvi Trail Liguria 09/06/18 Dolceacqua (IM)/Portovenere (SP) Castione Vertical 09/06/18 Castione della Presolana (BG) Bella Dormiente Skyrace 09/06/18 Castelnuovo Nigra (TO) Licony Trail 09/06/18 Morgex-La Salle (AO) Proai Gölem 10/06/18 Provaglio d’Iseo (BS) Trail Madonna del sito alto 10/06/18 Sala Consilina (SA) SkyRace Alta Valtellina Val Viola 10/06/18 Valdidentro (SO) Ultra Serra di Celano 10/06/18 Celano (AQ) Trail del Falterona 10/06/18 Pratovecchio Stia (AR) C.I. individuali e società corsa in montagna 10/06/18 Saluzzo (CN) Ledro SkyRace 10/06/18 Ledro (TN) Salita a Pertusel 13/06/18 Villar Pellice (TO) Rando Trail 3V 15/06/18 Gardone Val Trompia (BS) Magraid correndo nella steppa 15/06/18 Cordenons (PN) Clusone Vertical Sprint 16/06/18 Clusone (BG) Ultraktrail 16/06/18 Corniglio (PR) Livigno SkyMarathon 16/06/18 Livigno (SO) Mozart100 16/06/18 Salzburg (AUT) Garbagna Trail Montebore 17/06/18 Garbagna (AL) Pragelato Running Tour 17/06/18 Pragelato (TO) Auronzo Vertical Contest 17/06/18 Auronzo di Cadore (BL) International Skyrace Carnia 17/06/18 Paluzza (UD) Grand Bucc Race 17/06/18 Trasquera (VB) Trail Oasi Zegna 17/06/18 Trivero (BI) Cour al Pian del Loup 20/06/18 Bagnolo Piemonte (CN) The North Face Lavaredo Ultra Trail 22/06/18 Cortina d’Ampezzo (BL) Monte Rosa Skymarathon 23/06/18 Alagna Valsesia (VC) Olympus Marathon 23/06/18 Dion (GRE) The Western States 23/06/18 Squaw Valley (USA) Rally Valtartano 24/06/18 Morbegno (SO) Prea Trail 24/06/18 Roccaforte Mondovì (CN) MMM Majella Mother Marathon 24/06/18 Piana delle Mele Guardiagrele (CH) Berglauf 24/06/18 Tarvisio (UD) Stragranda Monterosa 24/06/18 Piedimulera (VB) Trofeo Monte Chaberthon 24/06/18 Cesana (TO) Vertical Becca di Viou 24/06/18 Valpelline (AO) Skylakes 24/06/18 Laghi (VI) WMRA Long Distance 24/06/18 Karpacz (POL) Amount per la Voouta 27/06/18 Pramollo (TO) Valandro Vertical Race 30/06/18 Stenico (TN) Trail dei Monti Simbruini 30/06/18 Subiaco (Roma) La Thuile Trail 30/06/18 La Thuile (AO)

LUGLIO

Brenta SkyRace 01/07/18 Etna Trail 01/07/18 Trail delle Apuane 01/07/18 Alpe di Siusi Half Marathon 01/07/18 Sentiero 4 Luglio La Maratona del Cielo 01/07/18 Marathon du Mont Blanc 01/07/18 Buff Epic Trail 01/07/18 European Mountain Running Champ. 01/07/18 Crono Rocca 04/07/18 Courmayeur Mont Blanc SkyRace 04/07/18 Cro Trail 06/07/18 KV Face de Bellevarde 06/07/18

Campodenno (TN) Ragalna Serra La Nave (CT) Gorfigliano (LU) Alpe di Siusi (BZ) Corteno Golgi (BS) Chamonix (FRA) Barruera (SPA) Skopje (MKD) Cavour (TO) Courmayeur (AO) Limone Piemonte (CN) - Mentone (FRA) Val d’Isère (FRA)

8

DISTANZE 3 km - 1000 m D+ 24 km - 1800 m D+ 60 km - 4700 m D+ 55 km - 4000 m D+ 20,3 km - 1200 m D+ / 11,5 km - 600 m D+ 22,6 km - 906 m D+ 61 km - 3400 m D+ / 32 km - 1700 m D+ 30 km 6,7 km - 900 m D+ 35 km - 1634 m D+ 21 km - 900 m D+ 3,5 km - 905 m D+ 43,150 km - 3000 m D+ 60/39/15 km - 3200/1850/750 m D+ 103/53/23 km - 7150/3800/1000 m D+ 400 km - 17000 m D+ (otto tappe) 29 km - 2100 m D+ 25 km - 1650 m D+/70 km - 5000 m D+ 30,1 km - 1600 m D+ 20 km - 1100 m D+ 20,8 km - 850 m + 83 km - 5700 m D+ / 16 km - 1400 m D+ 36 km - 2000 m D+ / 13 km - 600 m D+ 19 km - 1610 m D+ 2,389 km - 464 m D+ 93/48 km - 5150/3700 m D+ (team) 100 km (tre tappe) 1,650 km - 320 m D+ 18,5 km - 1150 m D+ / 30 km - 2100 m D+ / 62 km - 4300 m D+ 34 km - 2500 m D+ 105 km - 4600 m D+ 42 km - 2200 m D+ 20 km - 1100 m D+ 5 km - 780 m D+ 24,5 km - 2004 m D+ 31 km - 2823 m D+ / 22 km - 2369 m D+ 59 km - 3600 m D+ / 29 km - 1400 m D+ 119 km - 6000 m D+ 35 km - 4554 m D+ / 22 km - 3260m D+ 44 km - 3200 m D+ 161 km - 5486 m D+ 26 km - 1700 m D+ 18 km - 1200 m D+ 42 km - 2850 m D+ 11 km - 1200 m D+ 45 km - 2850 m D+ / 32 km - 1950 m D+ 25,5 km - 2000 m D+ 9 km - 1900 m D+ 21 km - 1550 m D+

3,3 km - 1111 m D+ 90,2/29,2/16,3 km - 6230/1270/575 m D+ 25 km - 1500 m D+ 21 km - 1900 m D+ / 13 km - 1200 m D+ 50 km - 2200 m D+ / 18 km - 750 m D+ 45/23/13 km - 2900/1800/800 m D+ 21,097 km - 601 m D+ 42 km - 2700 m D+ 42 km - 2780 m D+ 42 km - 3200 m D+

11 km - 2200 m D+ 115/80/35 km - 7000/5400/1700 m D+ 3 km - 970 m D+


NOME

DATA LOCALITÀ

DISTANZE

Vertical Monte Stino 07/07/18 Idro (BS) Brixen Dolomiten Marathon 07/07/18 Bressanone (BZ) Matterhorn Cervino X Trail 07/07/18 Breuil – Cervinia (AO) Rosengarten Schlern Skymarathon 07/07/18 Tires al Catinaccio (BZ) Fregona Trail Fest 07/07/18 Fregona (TV) Primiero Dolomiti Marathon 07/07/18 Fiera di Primiero (TN) Verticale del Cornon 07/07/18 Tesero (TN) Val Resia Vertical Kilometer 07/07/18 Stolvizza di Resia (UD) High Trail Vanoise 07/07/18 Val d’Isère (FRA) Valle Elvo Skyrunning 08/07/18 Sordevolo (BI) Skyrunning Valdinferno 08/07/18 Garessio (CN) Ecomaratona del Ventasso 08/07/18 Busana (RE) Trail del Pratomagno 08/07/18 Cetica (AR) K42 Italia 08/07/18 Terminillo (RI) Pizzo Stella SkyMarathon 08/07/18 Fraciscio di Campodolcino (SO) Matterhorn Cervino X Trail 08/07/18 Breuil-Cervinia (AO) Stava Mountain Race 08/07/18 Tesero (TN) Eiger Ultra-Trail 13/07/18 Grindelwald (SUI) Ortler Mountain Challenge 14/07/18 Solda (BZ) Gran Trail Courmayeur 14/07/18 Courmayeur (AO) BUT BettelmattUltraTrail 14/07/18 Formazza (VB) Dolomyths Run Sellaronda Ultratrail 14/07/18 Canazei (TN) Classic Trail Torcole 15/07/18 Piazzatorre (BG) Transcivetta Karpos 15/07/18 Alleghe (BL) Aosta Becca di Nona 15/07/18 Aosta Trofeo Sky Race Orsiera Rocciavrè 15/07/18 Roure (TO) Raidlight Etna Trail 20/07/18 Linguaglossa (CT) VUT Valmalenco Ultradistance Trail 20/07/18 Chiesa in Valmalenco (SO) Dolomyths Run Vertical Kilometer 20/07/18 Alba di Canazei (TN) Hardrock 100 20/07/18 Silverton (USA) Stralivigno 21/07/18 Livigno (SO) Trans D’Havet 21/07/18 Piovene Rocchette (VI) Cima Tauffi Trail 21/07/18 Fanano (MO) St.Barthelemy Trail 21/07/18 Saint Barthélemy-Nus (AO) Vertical Km Col di Lana 22/07/18 Pieve di Livinallongo (BL) Trail del Monte Baldo 22/07/18 Ferrara di Monte Baldo (VR) Pantelleria Trail 22/07/18 Pantelleria (TP) C.I. individuali e società corsa in montagna 22/07/18 Tavagnasco (TO) Cansiglio Run 22/07/18 Cansiglio (BL) Canin Skyrace 22/07/18 Sella Nevea (UD) Val Brevettola Skyrace 22/07/18 Montescheno (VB) Dolomyths Run Skyrace 22/07/18 Canazei (TN) Monterosa Walser Trail 27/07/18 Gressoney-La-Trinité (AO) Südtirol Ultra Skyrace 27/07/18 Bolzano Orobie Ultra Trail 27/07/18 Bergamo Night Trail Praia San Domenico 28/07/18 Praiano (SA) Ferriere Trail Festival 28/07/18 Ferriere (PC) Red Bull K3 28/07/18 Susa (TO) Giro delle Creste 29/07/18 Pisogne (BS) Monterosa EST Himalayan Trail 29/07/18 Macugnaga (VB) Bagolino Alpin Run 29/07/18 Bagolino (BS) Giir di Mont 29/07/18 Premana (LC) Trail delle Orchidee 29/07/18 Ampezzo (UD) At Zalut 29/07/18 Premia (VB) SkyRace Comapedrosa 29/07/18 Arinsal (AND)

AGOSTO

Super Vertical del Monte Rosa Gran Sasso Vertical Run La Via dei Lupi Comano Ursus Extreme Trail PizTriVertikal Blåmann Vertical Tromsø SkyRace FlettaTrail Memorial Giovanni Bianchi Mozzafiato Skyrace Gran Sasso Skyrace Cervino VK Vertical Carezza Run Lussari Trail Sierre-Zinal Roa Marenca Race MonteCampione SkyRace

02/08/18 Macugnaga (VB) 03/08/18 Fonte Cerreto (AQ) 04/08/18 Limone Piemonte (CN) 04/08/18 Comano Terme (TN) 04/08/18 Malonno (BS) 04/08/18 Tromsø (NOR) 04/08/18 Tromsø (NOR) 05/08/18 Malonno (BS) 05/08/18 Cannobio (VB) 05/08/18 Fonte Cerreto (AQ) 11/08/18 Breuil Cervinia (AO) 12/08/18 Carezza (BZ) 12/08/18 Tarvisio (UD) 12/08/18 Sierre (SUI) 14/08/18 Prato Nevoso (CN) 18/08/18 Pian Camuno (BS)

4,6 km - 1070 m D+ 42,195 km - 2450 m D+ 55 km - 3400 m D+ / 27 km - 1600 m D+ 36 km - 2000 m D+ / 45 km - 3000 m D+ 82/45/22 km - 4600/2400/1600 m D+ 42 km - 1242 m D+ / 26 km - 448 m D+ 5 km - 1080 m D+ 4,6 km - 1050 m D+ 70 km - 5400 m D+ 11 km - 1650 m D+ 15 km - 1200 m D + 42 km - 2300 m D+ / 19 km - 1000 m D+ 28 km - 1600 m D+ / 14 km - 800 m D+ 44 km - 3310 m D+ / 21,8 km - 1200 m D+ 35 km - 2650 m D+ / 20 km - 1700 m D+ 55 km - 3400 m D+ / 27 km - 1600 m D+ 24,9 km - 1750 m D+ 101 km - 6700 m D+ 43,5/33,1/22 km - 2620/2080/1250 m D+ 105/55/30 km - 7000/4700/2000 m D+ 50/35/22 km - 3140/1940/750 m D+ 61,5 km - 3378 m D+ 27 km - 2500 m D+ 22 km - 1200 m D+ (coppie) 13,2 km - 2617 m D+ 26 km - 2700 m D+ 94/52/24 km - 4800/2600/1400 m D+ 90 km - 6000 m D+ 2,6 km - 1000 m D+ 161 km - 10000 m D+ 21 km - 600 m D+ 80 km - 5500 m D+ / 40 km 2500 m D+ 12 km - 350 m D+ / 30 km / 60 km 25 km - 1500 m D+ 2 km - 1000 m D+ 25 km - 1250 m D+ / 40 km - 2200 m D+ 50/21/3 km - 2200/880/490 m D+ 34,2 km - 1121 m D+ / 23,6 km - 745 m D+ 18 km - 1500 m D+ 20,8 km - 1800 m D+ 22 km - 1750 m D+ 114/50/20 km - 8240/3940/85 m D+ 121/69/42,2/27 km -/ 7554/3930/2863/1067 m D+ 140 km - 9500 m D+ / 70 km - 4200 m D+ 11 km - 868 m D+ 54/30/20 km - 3100/1560/840 m D+ 9,7 km - 3036 m D+ 19,3 km - 1300 m D+ 60/25 km - 4450/1850 m D+ (35+25 km staffetta) 16 km - 1200 m D+ 32 km - 2400 m D+ / 20 km - 1110 m D+ 20/46/120 km - 1650/3000/8200 m D+ 5,43 km - 1111 m D+ 21 km - 2280 m D+ 6 km - 1600 m D+ 3,5 km - 1000 m D+ 11,4 km - 650 m D+ 58 km - 4580 m D+ / 34 km - 2380 m D+ 2,7 km - 1044 m D+ 50 km - 4600 m D+ 21 km - 1100 m D+ 36 km - 2175 m D+ / 26 km - 1365 m D + 21,6 km - 2226 m D+ 1000 m D+ 3,8 km - 900 m D+ 21 km - 2000 m D+ 31 km - 2200 m D+ 27 km - 1700 m D+ 18,5 km - 1150 m D+

9


CALENDARIO NOME

DATA LOCALITÀ

Trail della Luna Rampigada San Fermo Trail Pikes Peak Marathon TrailDoloMitica Trofeo Panarotta Maddalene SkyMarathon Matterhorn Ultraks Tour Monviso Trail Memorial Partigiani Stellina Skyrace Dolomiti Friulane Trofeo Kima TDS Faito Vertical Kilometer CCC UTMB

18/08/18 Caltavuturo (PA) 19/08/18 San Domenico (VB) 19/08/18 Borno (BS) 19/08/18 Manitou Springs (USA) 25/08/18 Padola (BL) 25/08/18 Pergine Valsugana (TN) 25/08/18 Madonna di Senale (BZ) - Rumo (TN) 25/08/18 Zermatt (SUI) 26/08/18 Crissolo (CN) 26/08/18 Susa (TO) 26/08/18 Forni di Sopra (UD) 26/08/18 Val Masino (SO) 29/08/18 Courmayeur (AO)-Chamonix (FRA) 31/08/18 Montepertuso - Positano (SA) 31/08/18 Courmayeur (AO)-Chamonix (FRA) 31/08/18 Chamonix (FRA)

SETTEMBRE

DISTANZE 14/16 km - 965-1065 m D+ (due tappe) 18 km - 1100 m D+ 23 km - 1500 m D+ 41,18 km - 2382 m D+ 42 km - 2150 m D+ / 22 km - 1100 m D+ 7,5 km - 1300 m D+ 45 km - 2905 m D+ / 25 km - 1500 m D+ 49 km - 3600 m D+ 43/23,3/11 km - 3066/1825/450 m D+ 11 km - 1450 m D+ 21 km - 1650 m D+ 52 km - 4200 m D+ 119 km - 7250 m D+ 2,9 km - 1030 m D+ 101 km - 6100 m D+ 170 km - 10000 m D+

Transpelmo 01/09/18 Zoldo Alto (BL) 18 km - 1300 m D+ VKE 01/09/18 Prali (TO) 1,7 km - 1000 m D+ AVP501 Endurance Trail 01/09/18 Pennabilli (RN) 501 km - 30000m D+ La Via di Annibale Sky Marathon 01/09/18 Usseglio (TO) 42 km - 3300 m D+ The Rut 01/09/18 Big Sky Resort (USA) 28 km - 2375 m D+ Marcialonga Running 02/09/18 Moena/Cavalese (TN) 26 km - 182 m D+ Trail 165 Cascata delle Marmore 02/09/18 Terni 21 km - 1100 m D+ Trail della Pietra 02/09/18 Castelnovo ne’ Monti (RE) 22 km - 1300 m D+ Valtrolla Trail 02/09/18 Vezzolacca (PC) 25 km - 1200 m D+ Gore-Tex Transalpine-Run 02/09/18 Garmisch (GER) - Bressanone (BZ) 255,4 km - 16398 m D+ (sette tappe) Faito X Trail 02/09/18 Vico Equense (NA) 19 km - 1700 m D+ Strafexpedition 02/09/18 Asiago (VI) 50/34/24 km - 2350/1426/926 m D+ Maga Skymarathon 02/09/18 Zorzone (BG) 50 km / 39 km - 3000 m D+ / 24 km - 1400 m D+ Trail Oropa 02/09/18 Oropa (BI) 22 km - 2000 m D+ International Rosetta Skyrace 02/09/18 Rasura (SO) 22,4 km - 1740 m D+ UTMR Ultra Tour Monte Rosa 06/09/18 Grächen (SUI) 170 km - 11300 m D+ / 100 km - 6420 m D+ Harricana Ultra-Trail 07/09/18 La Malbaie (CAN) 125 km - 4000 m D+ Frasassi Skyrace 08/09/18 San Vittore di Genga (AN) 21 km - 1350 m D+ / 11 km - 650 m D+ Trail dell’Abbazia 08/09/18 Zola Predosa (BO) 15 km - 500 m D+ Dolomiti di Brenta Trail 08/09/18 Molveno (TN) 64 km - 4200 m D+ / 45 km - 2850 m D+ GranParadiso Vertical 08/09/18 Valsavarenche (AO) 3,6 km - 1000 m D+ Trofeo Marmitte dei Giganti 09/09/18 Chiavenna (SO) Valle Maira SkyMarathon 09/09/18 Marmora (CN) 30 km - 2000 m D+ Trail Golfo dei Poeti 09/09/18 La Spezia 43,8 km - 2500 m D+ / 20 km - 1200 m D+ Moscato di Scanzo Trail 09/09/18 Scanzorosciate (BG) 20 km - 900 m D+ Misurina SkyMarathon Cadini SkyRace 09/09/18 Misurina (BL) 42 km - 3000 m D+ / 20 km - 1600 m D+ Michelangelo Trail 09/09/18 Caprese Michelangelo (AR) 28 km - 1700 m D+ / 13 km - 600 m D+ Trail della Val Meduna 09/09/18 Meduno (PN) 24 km - 1400 m D+ La Veia SkyRace 09/09/18 Valle Bognanco (VB) 31 km - 2600 m D+ / 22 km - 1700 m D+ Tor des Géants 09/09/18 Courmayeur (AO) 330 km - 24000 m D+ Tot Dret 11/09/18 Gressoney-Saint-Jean/Courmayeur (AO) 130 km - 12000 m D+ Salomon Mamores VK 13/09/18 Kinlochleven (SCO) 5 km - 1000 m D+ Salomon Ben Nevis Ultra 14/09/18 Kinlochleven (SCO) 65 km - 4300 m D+ Südtirol Drei Zinnen Alpine Run 15/09/18 Sesto (BZ) 17,5 km - 1350 m D+ Ring of Steall Skyrace 15/09/18 Kinlochleven (SCO) 29 km - 2382 m D+ WMRA World Mountain Running Champ. 15/09/18 Canillo (AND) Ivrea-Mombarone 16/09/18 Ivrea (TO) 20 km - 2100 m D+ Corno alle Scale Trail 16/09/18 Lizzano in Belvedere (BO) 18 km - 1000 m D+ Summer Trail del Prosciutto di Parma 16/09/18 Sala Baganza (PR) 21,5 km - 900 m D+ Montanaro Trail 16/09/18 San Marcello Pistoiese (PT) 58 km - 2700 m D+ / 24 km - 1700 m D+ Trail di Marettimo 16/09/18 Marettimo - Isole Egadi (TP) 17 km - 900 m D+ Lago Maggiore Zip Line Trail 16/09/18 Alpe Segletta (VB) 25 km - 1200 m D+ / 11 km - 450 m D+ ZacUp Skyrace del Grignone 16/09/18 Pasturo (LC) 27,5 km - 2650 m D+ Salomon Glen Coe Skyline 16/09/18 Kinlochleven (SCO) 55 km - 4750 m D+ Viaggio degli Eroi 21/09/18 Feltre (BL) 100 (3 tappe)/46/26 km - 3400/2500/1600 m D+ Adamello Ultra-Trail 21/09/18 Vezza d’Oglio (BS) 180 km - 11500 m D+ / 90 km - 5.700 m D+ Marathon Trail Lago di Como 22/09/18 Menaggio (CO) 119/60/31 km - 7500/4000/2200 m D+ SkyGhez 22/09/18 San Lorenzo Dorsino (TN) 20 km - 2200 m D+ Campo dei Fiori Trail 22/09/18 Gavirate (VA) 65/45/25 km / 4100-2200-1200 m D+ Ert Rommel Trail 22/09/18 Claut (PN) 34 km - 1500 m D+ / 64 km - 3300 m D+ Delicious Trail Dolomiti 22/09/18 Cortina d’Ampezzo (BL) 38 km - 2360 m D+ / 21 km - 1400 m D+ Les KM de Chando 22/09/18 Chandolin (SUI) 7,7 km - 1970 m D+ Trail del Moscato 23/09/18 Santo Stefano Belbo (CN) 54 km - 2800 m D+ / 21 km - 1100 m D+ Mare Montagna 23/09/18 Cala Gonone (NU) 10 km

10


Il calendario è stato chiuso il 20 marzo. Alcune gare non state inserite perché non c’era ancora la data ufficiale 2018, per altre potrebbero esserci modifiche di data. Tutti gli aggiornamenti (e le classifiche) sulla pagina dedicata al calendario outdoor running del sito www.skialper.it

NOME

DATA LOCALITÀ

San Galgano Run Salomon Running Milano Skyrace Monte Dimon Trail delle Grigna Sud Grivola Trail Salomon Ultra Pirineu Trail degli Invincibili Podone SkyTrail Trail dei Due Golfi UTPM Parco Maremma Vertical Mottarone Verticale du Grand Serre This Is Vertical Race

23/09/18 23/09/18 23/09/18 29/09/18 29/09/18 29/09/18 30/09/18 30/09/18 30/09/18 30/09/18 30/09/18 30/09/18 30/09/18

DISTANZE

Chiusdino (SI) Milano Ligosullo (UD) Mandello del Lario (LC) Aymavilles (AO) Bagà (SPA) Bobbio Pellice (TO) Nembro (BG) Montelepre (PA) Alberese (GR) Omegna (VB) Cholonge (FRA) Valgoglio (BG)

OTTOBRE

Supramonte Seaside Morenic Trail Arrancabirra Lake Garda Vertical Mountain Race Ultra Trail degli Etruschi Pirin Ultra SkyRace Orsa Pravello Trail 6 Comuni PresolanaTrail Montepulciano Run Kilometro Verticale Lagùnc Ecotrail della Penisola di Muggia Trail del Calvario Tartufo Trail Ultra Skymarathon VertikalTovo Grèste de la Mughéra VK Vigolana Trail Traverse Trail Limone Extreme SkyRace Trail del Monte Picaru Sant’Olcese Trail Tulin Skyrun Rampigada Vertical Diagonale des Fous UTLO The Otter Trail NSCk1 Vertical Sardinia Ultramarathon Km Vertical de Fully Salomon Cappadocia Ultra-Trail Arquato Trail Trail Città della Ceramica Forum Iulii Trail Stivo On The Rock Bellagio SkyRace Javelina Jundred Amalfi Positano Wine Trail Roccaraso Trail Trail del Monte Casto Trofeo Ezio Vanoni

06/10/18 Baunei (NU) 06/10/18 Brosso (TO) 06/10/18 Courmayeur (AO) 06/10/18 Malcesine (VR) 06/10/18 Bettona (PG) 06/10/18 Bansko (BUL) 07/10/18 Saltrio (VA) 07/10/18 Castione della Presolana (BG) 07/10/18 Montepulciano (SI) 07/10/18 Chiavenna (SO) 07/10/18 Muggia (TS) 07/10/18 Domodossola (VB) 07/10/18 Calestano (PR) 07/10/18 Oropa (BI) 12/10/18 Limone sul Garda (BS) 13/10/18 Vigolo Vattaro (TN) 13/10/18 Arnad (AO) 13/10/18 Limone sul Garda (BS) 14/10/18 Cisano sul Neva (SV) 14/10/18 Sant’Olcese (GE) 14/10/18 Montenars (UD) 14/10/18 San Domenico (VB) 18/10/18 Réunion (FRA) 19/10/18 Omegna (VB) 19/10/18 Nature’s Valley (RSA) 20/10/18 Bellagio (LC) 20/10/18 Macomer (NU) 20/10/18 Fully (SUI) 20/10/18 Urgup (TUR) 21/10/18 Castell’Arquato (PC) 21/10/18 San Lorenzello (BN) 21/10/18 Cividale del Friuli (UD) 21/10/18 Mori (TN) 21/10/18 Bellagio (LC) 27/10/18 Fountain Hills (USA) 28/10/18 Furore (SA) 28/10/18 Roccaraso (AQ) 28/10/18 Andorno Micca (BI) 28/10/18 Morbegno (SO)

NOVEMBRE

Vertical Ornavasso Trail dell’Ulivo Tresino Trail Trail di Monte Pellegrino Valtellina Wine Trail Scalata del Maniero Trail del Grifone VertiKal di Punta Martin Calvario Alpin Run Trail del Cinghiale

01/11/18 04/11/18 04/11/18 04/11/18 10/11/18 18/11/18 18/11/18 18/11/18 18/11/18 24/11/18

Ornavasso (VB) Brisighella (RA) Agropoli (SA) Palermo Sondrio Montalto Dora (TO) Giffoni Valle Piana (SA) Acquasanta - Mele (GE) Lucinico (GO) Palazzuolo sul Senio (FI)

DICEMBRE

Ultra-Trail Cape Town Trail dei Nebrodi Rupert’ Urban night race Trail della Ficuzza

01/12/18 02/12/18 08/12/18 16/12/18

Città del Capo (RSA) Cesarò (ME) Amalfi (SA) Ficuzza (PA)

50 km - 2000 m D+ / 22 km - 670 m D+ 25 km 25 km - 1100 m D+ 38 km - 3600 m D+ / 19 km - 1800 m D+ 46 km - 3600 m D+ 110 km - 6800 m D+ 20 km - 1300 m D+ 24 km - 1780 m D+ 23 km - 1240 m D+ 60 km - 2011 m D+ 4,5 km - 1180 m D+ 1,8 km - 1000 m D+ 1,87 km - 1000 m D+ 90/43/23 km - 4500/2500/1600 m D+ 118 km - 2770 m D+ 18 km - 1400 m D+ 12,3 km - 2000 m D+ / 9 km - 1700 m D+ 48 km - 2000 m D+ 66 km - 4200 m D+ 32 km - 2000 m D+ 24 km - 800 m D+ 25/14 km 3,298 km - 1000 m D+ 10 km - 400 m D+ / 21 km - 1100 m D+ 17 km - 950 m D+ 17/28/50/68 km - 930/1273/2337/3500 m D+ 2,9 km - 1000 m D+ 3,7 km - 1080 m D+ 42-21 km 22 km - 1800 m D+ 29 km - 2500 m D+ 44,9 km - 3010 m D+ / 25,9 km - 1620 m D+ 42 km - 2430 m D+ 17 km - 1200 m D+ 3,57 km - 1063 m D+ 173 km - 9996 m D+ 1120/82/57/34 km - 7300/5400/3240/2200 m D+ 42,195 km - 2600 m D+ 4,5 km - 810 m D+ 80 km (due tappe) 1,920 km - 1000 m D+ 119 km - 3730 m D+ 22 km - 1100 m D+ 22 km - 1263 m D+ 12,5 km - 300 m D+ / 23,5 km - 1100 m D+ 36 km - 2700 m D+ / 26 km - 1700 m D+ 28,1 km - 1850 m D+ / 14,3 km - 1080 m D+ 161 km - 1800 m D+ 30 km - 1680 m D+ / 20 km - 1250 m D+ 20,5 km - 1100 m D+ 46 km - 2200 m D+ / 21 km - 900 m D+ 21,750 km staffetta masch. / 5 km individuale femm. 3,7 km - 1000 m D+ 45 km - 2800 m D+ / 25 km - 1500 m D+ 14 km - 630 m D+ 16 km - 985 m D+ 42,2/21/12,4 km - 1731/914/551 m D+ 12 km 16 km - 1100 m D+ 4,73 km - 897 m D+ 17,7 km - 650 m D+ 90/60/30 km - 6000/4700/3000 m D+ 100 km - 4250 m D+ 66 km - 2850 m D+ / 20 km - 880 m D+ 12 km - 630 m D+ 23 km - 940 m D+

11


25 APRILE

6 MAGGIO

www.duerocche.com

www.traildelmotty.it

TRAIL DEL MOTTY

DUEROCCHE CORNUDA (TV)

ARMENO (NO)

LUNGHEZZA

48 km

LUNGHEZZA

39 km

DISLIVELLO+

2.300 m

DISLIVELLO+

2.100 m

FINISHER 2017

597

FINISHER 2017

PERCHÉ FARLA Perché è una gara storica, che da sempre si svolge in data 25 aprile ed è nata per emulazione della Cinque Molini di San Vittore Olona nel 1972. Gli ideatori decisero di unire con un percorso di circa 11 km attraverso i colli la Rocca di Asolo con la Rocca di Cornuda: le due rocche appunto da cui prende il nome. Esordisce come gara non competitiva di cross country, mentre oggi ci sono ben due percorsi trail di 21 e 48 km.

383

PERCHÉ FARLA Si corre su uno dei migliori balconi panoramici delle Alpi, con lo sguardo che va dal Lago Maggiore, al Lago d’Orta e al Monte Rosa, su terreno senza troppe difficoltà tecniche. Un’occasione per mettersi alla prova non solo sulla più impegnativa distanza classica dei 39 km, ma anche sul Trail del Motty... no di 18 km o nel prologo di sabato con 22,5 km e 1.500 m D+.

PER CHI Quarantasettemila atleti negli ultimi otto anni, tra cui i migliori specialisti del trail nazionale. Ma è una gara aperta a chiunque desideri scoprire luoghi solitamente inaccessibili come le miniere di lignite, le risorgive di Monfumo e il medievale bosco del Fagarè.

PER CHI Viste le distanze non proibitive e il terreno prealpino mai troppo tecnico sono prove affrontabili da tutti o quasi. Bisogna solo mettere in conto la variabilità del clima primaverile, ma se ci sarà il sole potrebbe essere anche l’occasione per portarsi dietro la famiglia per una gita su una delle vette più panoramiche di tutte le Alpi.

LO SAPEVI CHE… Per ben 17 volte (su 46 edizioni) la Duerocche è stata vinta dal Campione del Mondo di corsa in montagna Lucio Fregona.

LO SAPEVI CHE… Il nuovo percorso del Motty 2 Laghi introduce anche la possibilità di correre su due giorni, unendo i 22,5 km del prologo ai 39 della gara principale.

SCHEDA GARA

SCHEDA GARA Circuito: Gran Prix Iuta Affiliazione: Aics Quota massima: 473 m Costo iscrizione: 50 € (26 € per la 21 km) Altre distanze: 21 km (1.000 m D+), 12 km (400 m D+), 6 km (100 m D+), 14 km (600 m D+) Tempo record maschile: 4h02’39” (Matteo Pigoni, 2017) Tempo record femminile: 4h51’08” (Francesca Pretto, 2017) Tempo limite: 8h30’ (per la 48 km)

Circuito: VCO Top Race - Piemonte Challenge 2018 - ITRA - Camp. Ita. IUTA Affiliazione: Quota massima: 1.491 m Costo iscrizione: 20 € - 30 € (due tappe) - 15 € Altre distanze: 22,5 km - 1.500 m D+ (Motty 2 Laghi, 5 maggio) 18 km - 600 m D+ (Trail del Motty... no, 6 maggio) Tempo record maschile: Tempo record femminile: Tempo limite: 10 ore

12


29 APRILE

www.ultratrailmugello.it

SCOTT ULTRA TRAIL MUGELLO BADIA DI MOSCHETA - FIRENZUOLA (FI) LUNGHEZZA

60 km

DISLIVELLO+

3.180 m

FINISHER 2017

267

PERCHÉ FARLA Le gare si svolgono all’interno del parco regionale Giogo-Casaglia, habitat naturale di molte specie, con la presenza diffusa del lupo, dell’aquila reale e del falco pellegrino. Ricco di corsi d’acqua, il territorio è un vero e proprio alveare di canyon e cascate. Cento per cento trail, cento per cento natura è da sempre stato lo slogan ed è quello che troveranno i partecipanti insieme a un’accoglienza fatta da persone autentiche che vivono il proprio territorio come il bene più prezioso.

©AAVV/Ultra Trail Mugello

PER CHI La 60 km è una competizione impegnativa che richiede allenamento e un po’ di esperienza, anche se per partecipare non è necessario nessun curriculum o punteggio, però i cancelli che ci sono potrebbero risultare stretti per chi non si è preparato adeguatamente. LO SAPEVI CHE… I due percorsi, che toccano ben sette tra rifugi e bivacchi, sono geo-referenziati dal soccorso Alpino Italiano con 63 cartelli e punti di chiamata di soccorso che li rendono fruibili tutto l’anno con le proprie famiglie e amici.

SCHEDA GARA Circuito: Skyrunning Italty Series - Appennino Trail Cup Affiliazione: FISKY - CSEN Quota massima: 1.148 m Costo iscrizione: 70 € Altre distanze: 24 km, 1.280 m D+ Tempo record maschile: 5h50’53’’ (Luca Carrara, 2017) Tempo record femminile: 7h01’01’’ (Cristiana Follador, 2016) Tempo limite: 13h

CLASSIFICA 2017 Luca Carrara Michael Dola Enrico Bonati

5h50’53’’ 6h01’55’’ 6h25’48’’

Cristiana Follador Sonia Locatelli Katia Fori

7h04’15’’ 7h16’39’’ 7h25’31’’

CURIOSITÀ I tracciati lungo i quali corre il trail sono percorribili a piedi, in MTB e a cavallo.

13


6 MAGGIO

13 MAGGIO

www.traildelelongane.com

TRAIL DE LE LONGANE KARPOS

gav.vertova.it

TRAIL DEL SEGREDONT

LOZZO DI CADORE (BL)

VERTOVA (BG)

LUNGHEZZA

15 km

LUNGHEZZA

23 km

DISLIVELLO+

1.100 m

DISLIVELLO+

1.700 m

FINISHER 2017

n.d.

FINISHER 2017

PERCHÉ FARLA Percorso di grande fascino tra alcuni dei luoghi più caratteristici del Cadore, compresa la Chiesetta di Loreto, luogo caro a Papa Wojtyla per una gara che cresce di anno in anno con tetto massimo di iscritti a quota 350. È un percorso perfetto per chi non ama le lunghe distanze e per chi cerca trail veloci e poco tecnici nel panorama delle Dolomiti.

289

PERCHÉ FARLA Siamo alla settima edizione di una gara nata per celebrare i 60 anni del Gruppo Alpinistico Vertovese e che non si è mai svolta sullo stesso identico percorso. Il tracciato si è man mano perfezionato, sono ad esempio stati aggiunti dei punti di interesse sia storico che paesaggistico. Quella di quest’anno dovrebbe essere la versione definitiva. PER CHI Si svolge su un sentiero siglato come escursionistico. Il dislivello tuttavia non è da sottovalutare e quindi è meglio arrivare alla partenza con un po’ di chilometri nelle gambe.

PER CHI Ritmi veloci su percorso quasi tutto in single track, con alcune salite distribuite nella parte centrale della gara. Il finale invece è pianeggiante per chiudere il circuito a Lozzo di Cadore.

LO SAPEVI CHE… Quest’anno la gara viene corsa in senso orario, mentre l’anno prossimo il verso sarà l’opposto. In entrambi i sensi il giro rimane comunque ad anello e il bivacco Testa è il giro di boa. La prima edizione di questa gara (non veniva ancora utilizzata la parola trail e neppure skyrace) nasce per scommessa, tra un gruppo di amici e appassionati di corsa, nel lontano 1952.

LO SAPEVI CHE… Le longane sono creature mitologiche dall’aspetto di splendide fanciulle con i piedi caprini. Lungo il percorso si trova anche una località con un enorme masso che si chiama Peron de le Longane. Ecco perché il leit motiv della gara è: correndo con i piedi di capra…

SCHEDA GARA

SCHEDA GARA

Circuito: Affiliazione: FISKY Quota massima: 1.520 m (Cima Segredont) Costo iscrizione: 20 € Altre distanze: no Tempo record maschile: Tempo record femminile: Tempo limite: 5h

Circuito: Affiliazione: Quota massima: Costo iscrizione: 25 € Altre distanze: 10 km nordic walking Tempo record maschile: 1h06’13’’ (Abdoullaha Bamoussa, 2013) Tempo record femminile: 1h21’13’’ (Silvia Rampazzo, 2016) Tempo limite: 5h

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12-13 MAGGIO

www.amorottotrail.it

AMOROTTO TRAIL CARPINETI (RE)

LUNGHEZZA

68 km

DISLIVELLO+

3.200 m

FINISHER 2017

310

PERCHÉ FARLA L’Amorotto offre a tutti, sia atleti alle prime armi che esperti, la possibilità di confrontarsi su un percorso misto, corribile ma a tratti tecnico, in un paesaggio tipicamente appenninico. Il tracciato ripercorre antichi sentieri e attraversa contesti storici unici, aperti per l’occasione e con rievocazioni rinascimentali. Un viaggio nella natura e nella storia. Fa parte del Trofeo BPER Agisko Appennino Trail Cup e contribuisce ad aumentare il punteggio valido per la classifica finale. PER CHI La gara, nelle diverse distanze, mette nella condizione i concorrenti di poter scegliere quale obiettivo e impegno possa risultare più congeniale o sfidante. Su un terreno tipicamente appenninico. Carraie, single track, guadi e mulattiere rappresentano le tracce da seguire per poter essere titolato finisher. LO SAPEVI CHE… Domenico Amorotto era un brigante vissuto a Carpineti all’inizio del 1500. Nel corso degli anni in cui ha dominato le terre di Carpineti, vivendo all’interno del castello omonimo, ha imperversato con la sua banda lungo gli stessi sentieri che il concorrente andrà a percorrere, rimasti intatti e segnati per oltre cinque secoli. Una corsa nella storia.

CLASSIFICA 2017 Giulio Piana Claudio Chiarini Matteo Maselli

7h19’19” 7h50’09” 8h36’18”

Katia For Federica Zini Francesca Fanizza

8h48’54” 10h10’22” 10h25’07

SCHEDA GARA Circuito: Trofeo Agisko BPER Appennino Trail Cup Affiliazione: Fisky Quota massima: 980 m Costo iscrizione: 45 € (dal 01.04 al 30.04) 60 € (dal 01.05 al 13.05) Altre distanze: 1,6 km (260 D+) / 12 km (450 D+) 24 km (900 D+) / 48 km (2.120 D+) Tempo record maschile: 7h19’19” (Giulio Piana, 2017) Tempo record femminile: 8h48’54” (Katia Fori, 2017) Tempo limite: 13h

CURIOSITÀ Per atleti che arrivano dall’Appennino ma anche da molto più lontano. Proprio per venire incontro anche a questi ultimi sul sito della gara potete trovare anche dei vantaggiosi pacchetti soggiorno.

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26 MAGGIO

PANTONE 2252 C CMYK: 88 0 86 0 RGB: 0 167 74 HEX: #00A74A

26 MAGGIO

www.trailmontesoglio.it

TRAILMONTESOGLIO FORNO CANAVESE (TO)

www.teampasturo.it

GRIGNONE VERTICAL EXTREME

PASTURO (LC)

free-range trailrunning race

GRIGNONE

PASTURO

Tutt d’un fiàa Memorial Antonietta

LUNGHEZZA

71 km

LUNGHEZZA

7,5 km

DISLIVELLO+

4.900 m

DISLIVELLO+

1.800 m

FINISHER 2017

148

FINISHER 2017

225

©Pantacolor

PERCHÉ FARLA Decima edizione di una gara che ha saputo evolversi nel tempo. Per il Gir Lung sono stati aggiunti alcuni chilometri e un po’ di dislivello a rendere il percorso paesaggisticamente più interessante. Mentre per il Gir Curt, a grande richiesta degli atleti, è stato aggiunto il passaggio in vetta al Monte Soglio e questo ha contribuito a elevare i chilometri a 37 con un dislivello positivo di 2.160 metri.

PERCHÉ FARLA Per mettersi alla prova su un quasi doppio vertical e in un ambiente altamente spettacolare come quello del Grignone, un ambiente in stile skyrace ma solo… only-up. Partenza in linea dal centro di Pasturo e poi tutti con lo sguardo verso la vetta e il rifugio Brioschi. Se non avete ambizioni di classifica è comunque una bella sgambata. E poi c’è la collaudata organizzazione del team Pasturo, quello della ZacUp.

PER CHI Per tanti. Il Gir Lung per l’ultrarunner esperto che ama i dislivelli importanti, ma anche per chi si vuole cimentare con una distanza non ancora estrema. Il Gir Curt per chi predilige le skyrace, ma anche per chi desidera provare una media distanza. Mentre il Gir Vulei è adatto a chi si avvicina alla corsa in natura e per le prime esperienze di trail runnig.

PER CHI Iniziano ad aumentare i doppi e tripli vertical in calendario, questo potrebbe essere un passaggio graduale dal dislivello tradizionale. Potrebbe… perché il percorso non è banale a dispetto magari di qualche centinaio di metri di dislivello in meno. LO SAPEVI CHE… Questa gara riprende in parte la tradizione del Trofeo Antonietta, organizzato per anni dal gestore del Rifugio Pialeral, Dario Pensa.

LO SAPEVI CHE… La gara si svolge grazie all’impegno di 25 associazioni e 250 volontari.

SCHEDA GARA

SCHEDA GARA

Circuito: Affiliazione: CSEN Quota massima: 2.410 m Costo iscrizione: 15 € (fino al 07/05) - 20 € (fino al 25/05) 25 € (mattina gara in caso di pettorali disponibili) Altre distanze: Tempo record maschile: 1h11’05” (Michele Boscacci, 2017) Tempo record femminile: 1h30’17” (Raffaella Rossi, 2016) Tempo limite: 3h

Circuito: Piemonte Trail Challenge 2018 Affiliazione: Quota massima: 2.010 m, Alpe dell’Uia, al km 40 Costo iscrizione: 55 € fino al 30/04 poi 65 € fino a chiusura iscrizioni Altre distanze: Gir Curt 37 km - 2.300 m D+/ Gir Vulei 16 km - 900 m D+ Tempo record maschile: 6h41’39’’ (Stephan Hugenschmidt, su percorso da 66 km) Tempo record femminile: 8h16’11’’ (Cristiana Follador) Tempo limite: 16h30’

16


19 MAGGIO

www.quartrail.it

QUARTRAIL DES ALPAGES QUART (AO)

LUNGHEZZA

50 km

DISLIVELLO+

4.100 m

FINISHER 2017

©Carmine Troise

-

PERCHÉ FARLA Perché è molto più di una gara! Oltre ad ambienti e paesaggi molto belli, che non hanno niente da invidiare a molte altre gare blasonate, è anche una splendida occasione per fare un gesto di solidarietà (per ogni iscrizione effettuata, infatti, due euro verranno devoluti all’AIRC, a favore della ricerca sul cancro). Per i runner, ma anche per chi accompagna, grazie al patrocinio dell’Assessorato Regionale Istruzione e Cultura, sarà possibile visitare gratuitamente il castello di Quart, punto di partenza e arrivo di tutti i tracciati. PER CHI La gara è aperta a tutti, dai bambini agli amatori fino agli agonisti, e la grandissima varietà dei percorsi è stata voluta dall’organizzazione affinché ognuno possa trovare formula e distanza preferite. Saranno inoltre presenti anche due k-bike, speciali ausili, acquistati appositamente dallo CSAIn Valle d’Aosta, che consentono anche alle persone che non possono camminare di spostarsi lungo i sentieri trasportati da abili accompagnatori. LO SAPEVI CHE… La famosa Fontina (formaggio DOC valdostano) è nata proprio dall’alpeggio Fontin, uno dei sei che il tracciato della competizione ha collegato.

SCHEDA GARA Circuito: Tour Trail VDA Affiliazione: CSAIN Quota massima: 2.600 m Costo iscrizione: 50 € (la competitiva) da 25 a 35 € (le distanze non competitive) Altre distanze: Kids 3 km (167 m D+) / 6 km (300 m D+) 14 km (1.000 m D+) /25 km (2.000 m D+) / 42 km (3.200 m D+) Tempo record maschile: prima edizione Tempo record femminile: prima edizione Tempo limite: 14 ore

CURIOSITÀ La gara vale 4 punti ITRA ed è qualificante per l’UTMB. Inoltre il Quart Trail aderisce al progetto Io non getto i miei rifiuti.

17


27 MAGGIO

2 GIUGNO

www.amalfipositanoultratrail.it

AMALFI POSITANO ULTRA TRAIL

www.fly-up.it

OROBIE VERTICAL

AGEROLA (NA)

VALBONDIONE (BG)

LUNGHEZZA

50 km

LUNGHEZZA

4,3 km

DISLIVELLO+

3.050 m

DISLIVELLO+

1.000 m

FINISHER 2017

39

FINISHER 2017

168

©Fabrizio Servalli

PERCHÉ FARLA La Costa d’Amalfi è Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO. Da tutto il mondo arrivano per vistarla. La stagione primaverile, poi, è la migliore! Ed è appunto a maggio che si corre questa gara, nella quale i trail runner si trovano sospesi tra cielo e mare, lungo il suggestivo Sentiero degli Dei, lambiscono il mare all’interno del Fiordo di Furore e percorrono la splendida Valle delle Ferriere. Una vera gara, dal retrogusto trail ma dal sapore assolutamente plaisir (per i panorami mozzafiato), nella quale si toccano anche borghi storici.

PERCHÉ FARLA Chi frequenta le Orobie lo sa bene: la salita che da Valbondione porta al rifugio Coca è una delle più dure che ci siano. Mille metri per quattro chilometri di sviluppo totale, senza mai mollare. E proprio su questa salita spaccagambe Mario Poletti ha pensato di organizzare la Orobie Vertical. È una corsa contro il tempo e una prova contro se stessi. Quanto ci metterete a tagliare il traguardo? PER CHI Per gli amanti delle only up veloci, leggere e nervose. Per chi non ha paura di arrivare con il fiato corto.

PER CHI Il percorso di gara è caratterizzato da continue variazioni di altitudine, con discese e salite tecniche e numerosi scalini.

LO SAPEVI CHE… È una vera classica del vertical, che ha già salutato nel proprio albo d’oro alcuni dei maggiori interpreti della specialità: da Golinelli a De Gasperi, da Bernard Dematteis a Pedergnana a Elisa Desco fino a Boscacci.

LO SAPEVI CHE… Agerola è famosa per i suoi prodotti caseari quali il Provolone del Monaco e il Fior di latte. Inoltre è conosciuta per la Fresella di pane integrale e per la Pera Pennata, dalla quale si produce un’ottima marmellata da abbinare ai formaggi.

SCHEDA GARA

SCHEDA GARA

Circuito: Trofeo BPER - Agisko Appennino Cup Affiliazione: AICS Quota massima: 1.100 metri Costo iscrizione: 60 € Altre distanze: 35 km (2.150 m D+)/ 17 km (1.060 m D+) Tempo record maschile: 5h40’26” (Emanuele Ludovisi, 2017) Tempo record femminile: 7h17’03” (Katia Fori, 2017) Tempo limite: 12 ore

Circuito: Fly-Up/Scott Affiliazione: FSA Quota massima: 2.000 m Costo iscrizione: 25 € Altre distanze: Tempo record maschile: 39’37’’ (Marco De Gasperi, 2013) Tempo record femminile: 49’07’’ (Francesca Rossi, 2016) Tempo limite: nessuno

18


2 GIUGNO

www.doppiaw.com

DOPPIAW ULTRA60 TIRANO (SO)

LUNGHEZZA

60 km

DISLIVELLO+

4.700 m

FINISHER 2017

©Giacomo Meneghello

- (prima edizione)

PERCHÉ FARLA Parlando con Elena Solteggio, una delle ideatrici, ci siamo resi conto che i motivi sono davvero tantissimi. Innanzitutto perché si tratta di una prima edizione e quindi, in questo caso, a vincere è la curiosità per una nuova gara trail. Poi c’è il fatto che si svolge sui sentieri di confine tra Italia e Svizzera, gli stessi dei contrabbandieri, che facevano la spola tra i due Paesi con pesanti sacchi (spesso di caffè) sulle spalle.

©Giacomo Meneghello

PER CHI Il percorso è stato pensato sia per gli ultra-trailer che se la vogliono correre tutta, sia per coloro che scelgono di farne solamente un pezzo partecipando con la formula staffetta. Dopo una partenza tra vigneti e meleti, iniziano già le salite impegnative, che portano fino alla quota massima di gara, i 2.660 metri del Passo Portone (istituito il gran premio della montagna per il primo che giungerà in questo punto). La gara si svolge in buona parte sopra i 2.000 metri e termina con una lunga discesa da affrontare lasciando andare le gambe (se ne avete ancora!).

©Giacomo Meneghello

LO SAPEVI CHE… Organizzare una gara del genere richiede una doppia organizzazione. In questo caso: per la parte italiana troviamo Castelraider, capitanato da Rinaldo Antoniazzi, e per la parte svizzera la Società Ginnastica di Poschiavo del presidente Sandro Albasini. La doppia W sta per VV, iniziali delle valli che ospitano la gara. Proprio per rinsaldare la neonata partnership tra i comitati dei due paesi ad anni alterni si invertiranno sede di partenza e arrivo.

CURIOSITÀ

SCHEDA GARA

Il pacco gara comprende un biglietto per usufruire del trenino rosso del Bernina, l’ideale per vivere la gara da spettatore e aspettare i corridori al traguardo (a Le Prese, vicino a Poschiavo). Lo speaker sarà la voce degli sport outdoor Silvano Gadin.

Circuito: Skyrunner Italy Series Affiliazione: CSEN Quota massima: 2.630 m Costo iscrizione: 80 € Altre distanze: Staffetta 3/Staffetta 2 Tempo record maschile: ­prima edizione Tempo record femminile: prima edizione Tempo limite: 16 ore

19


9 GIUGNO

www.belladormienteskyrace.com

BELLADORMIENTE SKY RACE CASTELNUOVO NIGRA (TO) LUNGHEZZA

29 km

DISLIVELLO+

2.100 m

FINISHER 2017

116

PERCHÉ FARLA Perché è un percorso mai banale, da vera skyrace e ancora poco conosciuto, vista la giovane età della gara. Si corre a fil di cielo su un tracciato spettacolare nel cuore della montagna simbolo del Canavese, tra le nubi e la pianura. E proprio il percorso aereo e panoramico è stato molto apprezzato dai concorrenti delle due prime edizioni. Una menzione anche per l’organizzazione, l’assistenza lungo il percorso e il dopo gara, dove non ci si accontenta di un piatto di pasta… e dove la birra non manca! Quest’anno il montepremi si arricchisce ancora grazie alla collaborazione con Karpos. PER CHI Per chi ama gare in stile skyrace, con qualche tratto tecnico lungo il percorso. Una vera sky race per runner-alpinisti consapevoli del fatto che alla fine... non sei tu che decidi se arrivare ma è lei, ‘la Bella’ , che te lo consente. LO SAPEVI CHE… Bella Dormiente è il nome della catena montuosa che, partendo dalla punta Quinzeina Sud e passando per la punta Quinzeina Nord, fino ad arrivare alla punta Verzel, forma il profilo di una donna che dorme. Da qui il nome della gara.

SCHEDA GARA Circuito: FSA/FISKY Affiliazione: FSA/FISKY Quota massima: 2.406 m Costo iscrizione: 30 € Altre distanze: Tempo record maschile: 3h07’ (Alberto Claudio, 2017) Tempo record femminile: 3h55’ (Raffaella Miravalle, 2016) Tempo limite: 7h

CURIOSITÀ Una leggenda racconta che il malvagio alchimista Nesthor, non potendo avere l’amore di Eloise, una bella ragazza figlia di un contadino, una notte la rapì e la pose su un dirupo, trasformando il suo sonno in pietra. Ogni volta che qualcuno la guarda rende più potente l’incantesimo, che non potrà mai svanire...

CLASSIFICA 2017 Alberto Claudio Stefano Castagneri Maurizio Fenaroli

3h07’24” 3h14’00” 3h22’04”

Raffaella Miravalle Anna Biasin Iva Borgesio

4h03’26” 4h20’13” 4h20’26”

20


16 GIUGNO

www.ultraktrail.com

ULTRAKTRAIL CORNIGLIO (PR)

LUNGHEZZA

62 km

DISLIVELLO+

4.300 m

FINISHER 2017

38

PERCHÉ FARLA Terza edizione di una gara che si svolge nella zona del Parco nazionale dell’Appennino ToscoEmiliano, riserva naturale patrimonio dell’Unesco. L’emozione di correre in un paesaggio alpino, anche se siamo in Appennino. Dall’alto del crinale che divide la Romagna dalla Toscana, nelle belle giornate di cielo terso, è possibile vedere il golfo di La Spezia con le sue navi. I tre tracciati accontentano tutti: la 62 è la gara per i più coraggiosi, la 30 è impegnativa ma assolutamente fattibile, la corta è un collinare da non prendere troppo sotto gamba. PER CHI Per tutti quelli che oltre che atleti sono anche buongustai. Per tutti quelli che corrono per mangiare (e non mangiano per correre!), cominciamo con l’informarvi che il pasta party è a base di tortelli di erbetta, prosciutto di Parma e ovviamente parmigiano reggiano! LO SAPEVI CHE… L’edizione 2016 è stata vinta da Michele Quagliaroli, decimo al Tor des Geants 2017; nel 2017 invece da Galeati, secondo all’edizione 2016 del Tor… Chissà, che convenga farla?

SCHEDA GARA Circuito: BPER Banca - Agisko/Appennino Trail Cup Affiliazione: UTMB, ITRA, UISP Quota massima: 1.852 m (Monte Marmagna) Costo iscrizione: 40 € (fino al 14 maggio 2018), 50 € (dal 15 maggio 2018) Altre distanze: 30 km (2.100 m D+), 18 km (1.100 m D+) Tempo record maschile: 7h24’52” (Michele Quagliaroli, 2016) Tempo record femminile: 9h30’39” (Katia Fori, 2017) Tempo limite: 14h

CURIOSITÀ

CLASSIFICA 2017 Gianluca Galeati Gianluca Caimi Nicola Pizzorini

7h36’19” 8h04’46” 8h45’20”

Katia Fori Francesca Fanizza Laura Terzoni

9h30’39” 12h00’25” 12h42’02”

L’organizzazione ha sottoscritto un accordo col CAI per la tracciatura, affinché non sia invasiva: tutti i segnavia sono infatti amovibili e non vengono utilizzate vernici o spray.

21


17 GIUGNO

www.skyracecarnia.it e www.aldomoropaluzza.it

INTERNATIONAL SKYRACE CARNIA PALUZZA (UD)

LUNGHEZZA

24,5 km

DISLIVELLO+

2.004 m

FINISHER 2017

210

PERCHÉ FARLA Undici edizioni di questa gara che nasce per valorizzare il territorio di alta montagna della Carnia Centrale. Il percorso, di grande bellezza, mette infatti in evidenza le vecchie casere, riqualificate, e il Museo all’aperto della Grande Guerra del Pal Piccolo e Pal Grande. Si corre a fil di cielo, tra le vecchie trincee recentemente ristrutturate. Insomma, come dire, se non punti al podio vale davvero la pena perdere un secondo a guardarsi attorno e respirare il fascino della storia. E poi perché non capita tutti i giorni di trovare una gara di corsa in montagna con una salita unica di 1.281 metri di dislivello da affrontare tutti d’un fiato!

©Uff. Stampa Int. Skyrace

PER CHI La gara è decisamente tosta, e lo si capisce fin dall’inizio: un tirata dalla pista di Fondo Laghetti di Timau fino alla cima del monte Floriz (a quota 2.184), per poi rimanere in quota, su un tracciato tecnico e impegnativo, fino al Rifugio Marinelli (a 2.122 metri). LO SAPEVI CHE… L’Unione Sportiva Aldo Moro, che organizza la manifestazione, esiste dal lontano 1946 con sede a Treppo Carnico ora a Paluzza. Aldo Moro fu uno sportivo di Treppo Carnico, maestro elementare e, durante la Seconda Guerra Mondiale, tenente di fanteria. Caduto sul fronte Balcanico (Dobrepolje - Casello di S. Antonio) il 16 marzo 1943, fu decorato con medaglia di bronzo al valore militare. I suoi compaesani, per ricordarlo, fondarono l’Unione Sportiva in un periodo, il secondo dopoguerra, in cui si respirava nell’aria la voglia di rinascita, che passava anche attraverso l’attività sportiva.

©Uff. Stampa Int. Skyrace

CURIOSITÀ La gara è valida come prova unica del Campionato Italiano Master FISKY. La staffetta, inoltre, è alla sua prima edizione.

SCHEDA GARA

CLASSIFICA 2017

Circuito: FVG Trail Running Tour 2018 Affiliazione: FISKY e FIDAL Quota massima: 2.184 Costo iscrizione: 35 € Altre distanze: Staffetta della Carnia (15 km + 9,5 km) Tempo record maschile: 2h28’49” (Tadei Pivk, 2014) Tempo record femminile: 3h11’00” (Silvia Serafini, 2013) Tempo limite: 6h30’

22

Matteo Piller Hoffer Michael Galassi Paolo Lazzara

2h44’51” 2h49’03” 2h49’09”

Lavinia Garibaldi Anna Finizio Ana Cufer

3h19’53” 3h29’05” 3h35’30”


23 GIUGNO

www.monterosaskymarathon.com

ALAGNA INDREN SKYRACE ALAGNA VALSESIA (VC) LUNGHEZZA

22 km

DISLIVELLO+

2.000 m

FINISHER 2017

-

PERCHÉ FARLA Per provare le emozioni dello skyrunning delle origini su un percorso di alta montagna, tra roccia e neve, meno impegnativo dal punto di vista della lunghezza e del dislivello della gloriosa Skymarathon fino al Monte Rosa (per la quale è già stata raggiunta la quota massima di iscrizioni). È necessaria un’ottima preparazione fisica ed esperienza ad alta quota. PER CHI Atleti allenati e amanti della quota piuttosto che dei terreni tecnici. Sono previsti passaggi impegnativi in salita e in discesa con tratti innevati o esposti, ripidi pascoli e pietraie, in condizioni meteorologiche e ambientali severe LO SAPEVI CHE… La Monterosa Skymarathon riprende i fasti di una delle primissime gare di Skyrunning, corsa nel 1993, a ben 25 anni di distanza. Il percorso fino alla vetta, a quota 4.554 m prevede 7.000 m di dislivello positivo e negativo e uno sviluppo di 35 km, riservati a coppie in cordata. Negli anni ‘90 alla gara prese parte anche un non ancora maggiorenne Marco De Gasperi agli albori della sua fortunata carriera: per partecipare fu necessaria la liberatoria del padre... Per informazioni scrivere a info@ monterosaskymarathon.com o contattare Manuel Gambarini al 339.6055166.

SCHEDA GARA

CURIOSITÀ

Circuito: Affiliazione: ISF Quota massima: 3.260 m Costo iscrizione: 70 € Altre distanze: Monterosa Skymarathon (coppie) 35 km - 3.500 m D+ Tempo record maschile: 4h24’27’’ Fabio Meraldi (Monterosa Skymarathon) Tempo record femminile: 5h34’40’’ Gisella Bendotti (Monterosa Skymarathon) Tempo limite: 6h

Per la gara simbolo dello skyrunning delle origini, ecco nel pacco gara un gilet dell’azienda che ha inventato l’abbigliamento per lo skyrunning: Crazy Idea. Il Vest Fjord Powerdry è un gilet tecnico con tessuto Polartec Powerdry, altamente traspirante, leggero e di facile manutenzione.

23


30 GIUGNO

7-8 LUGLIO

www.comanomountainrunners.it

VALANDRO VERTICAL RACE

www.stavamountainrace.it

STAVA MOUNTAIN RACE

SEO (STENICO - TN)

TESERO (TN)

LUNGHEZZA

3,24 km

LUNGHEZZA

24,48 km

DISLIVELLO+

1.111 m

DISLIVELLO+

1.750 m

FINISHER 2017

97

FINISHER 2017

135

©Samuele Guetti

PERCHÉ FARLA È la gara più vecchia, la prima ad essere stata organizzata, dai ragazzi dell’associazione Comano Mountain Runners. Nonostante ciò ha visto solamente due edizioni e quella del 2018 sarà la terza. Gli ultimi due chilometri (ricordiamo che la vertical misura poco più di tre chilometri) è la cresta che corre sulla dorsale della cima Brugnol (che a sua volta fa parte del più articolato monte Valandro).

PERCHÉ FARLA Il percorso si snoda tra boschi, pratoni e alta montagna, con passaggi in un contesto naturale dalla flora molto varia. Qui a farla da padrone sono però le conifere e, nello specifico, il pino mugo. Tra l’ottavo e il nono chilometro si passa dal Dos dei Branchi, una piccola cima con vista sull’intera Val di Fiemme e ricca di questa specie. Dalla Marmolada, alla Cima d’Asta fino al gruppo del Latemar: il panorama è mozzafiato!

PER CHI? Per chi vuole vivere un’esperienza vertical (quindi only up) divertente, non troppo tecnica e che si svolge per la maggior parte del percorso su una panoramica dorsale erbosa.

PER CHI Per professionisti e amatori, ognuno nel rispetto delle proprie capacità e dei propri tempi, ovviamente! La Verticale arriva al monte Cornon (come la Stava) ma percorrendo un tracciato molto più ripido e impegnativo.

LO SAPEVI CHE… L’associazione Comano Mountain Runners è stata fondata a febbraio 2016 e a giugno dello stesso anno già si correva la prima edizione della vertical e l’edizione zero della Comano Ursus Trail. Anime dell’associazione e organizzatori dell’intero circuito sono 10 giovani con la passione per la corsa e per il loro territorio.

LO SAPEVI CHE… Nel mese di agosto gli abitanti del posto raccolgono le pigne del pino mugo, il cui estratto resinoso, sapientemente preparato secondo la ricetta dei nonni, pare essere un toccasana contro la tosse e i malanni di stagione tipici dell’inverno.

SCHEDA GARA

SCHEDA GARA

Circuito: Comano Mountain Circuit Affiliazione: FISKY Quota massima: 2.222 m Costo iscrizione: 20 € Altre distanze: Tempo record maschile: 41’56” (Patrick Facchini) Tempo record femminile: 56’53” (Corinna Ghirardi) Tempo limite: -

Circuito: Affiliazione: FIDAL Quota massima: 2.325 m Costo iscrizione: 30 € (Per la Stava), 20 € (per la Verticale) Altre distanze: 5 km (1.050 m D+) per la Verticale del Cornon Tempo record maschile: 2h19’04” (Tadei Pivk, 2015) Tempo record femminile: 2h55’35” (Elisa Sortini, 2015) Tempo limite: 5 ore

24


1 LUGLIO

www.maratonadelcielo.it

MARATONA DEL CIELO CORTENO GOLGI (BS) LUNGHEZZA

42 km

DISLIVELLO+

2.700 m

FINISHER 2017

165 (42 km), 148 (23 km)

PERCHÉ FARLA Perché è stata la prima skymarathon italiana e giunge quest’anno alla ventitreesima edizione! Tecnica, impegnativa, con cancelli orari che non sono proprio per tutti, da qui sono passati i migliori skyrunner di sempre. È la gara ideale per prepararsi, inoltre, al mitico Kima! PER CHI Non è una gara per i deboli di cuore: il sentiero è sempre in quota, molto aereo e ovviamente panoramico. Il tetto della gara è cima Sellero (a 2.744 metri di quota), dove si trova anche il cancelletto orario (4h10’ dopo la partenza per la categoria maschile e dopo 4h 5’ per la categoria femminile). Segue una discesa molto esposta con tratti attrezzati con catene fisse. Per la mezza maratona invece non ci sono particolari difficoltà alpinistiche e non c’è cancelletto orario. LO SAPEVI CHE… La ventitreesima edizione è campionato italiano skymarathon FISKY. È dal 2003 che il record di Mario Poletti rimane imbattuto.

SCHEDA GARA Circuito: = Affiliazione: FISKY Quota massima: 2.744 m Costo iscrizione: 45 € (per la maratona) e 35 € (per la mezza maratona) Altre distanze: 23 km Tempo record maschile: 4h08’24” (Mario Poletti, 2003) Tempo record femminile: 5h10’43” (Manuela Brizio, 2005) Tempo limite: viene classificato, in entrambe le gare, solo chi arriva al traguardo entro le ore 15.30

CURIOSITÀ Il record del bergamasco Poletti pare imbattibile. Per invogliare gli atleti a mettercela tutta la gara ha istituito quest’anno un premio speciale per chi riuscirà a terminare la gara in un tempo inferiore a 4h08’24”. Sotto ad allenarsi… basta un solo secondo per diventare il nuovo best time ever.

CLASSIFICA 2017 Marco De Gasper Tadei Pivk Andrei Palici Viorel

4h16’46” 4h16’47” 4h49’24”

Denisa Ionela Dragomir Silvia Serafini Cristiana Follador

5h15’55” 5h57’09” 6h13’35”

25


14 LUGLIO

www.bettelmattultratrail.it

BUT VAL FORMAZZA RIALE FORMAZZA (VB) LUNGHEZZA

52 km

DISLIVELLO+

3.296 m

FINISHER 2017

©Paolo Sartori

-

PERCHÉ FARLA Innanzitutto perché, anche se la gara non è nuova, il tracciato da 52 chilometri invece lo è. Per la prima volta la competizione passa proprio a fianco della cascata del Toce, un vero spettacolo naturale. Un altro passaggio classico, che però vale sempre la pena ricordare e che trovate anche sulla 35 chilometri, è quello dal rifugio 3A (il punto più alto della gara!) posto a circa 3.000 metri e dove è facilissimo trovare neve anche in estate. PER CHI La 52 è una gara decisamente impegnativa, per runner allenati e capaci di muoversi in montagna. Gli stessi organizzatori l’hanno definita molto selettiva, che alterna lunghe salite a discese altrettanto lunghe e impegnative. Il terreno di gara è vera montagna! La 22 è invece perfetta per chi vuole approcciarsi al trail, perché il terreno è comunque severo, l’ambiente regala emozioni ma lunghezza e dislivello sono limitati. Le prime a nascere sono state proprio quest’ultima insieme alla media lunghezza (35 km), sulle quali ad oggi si concentrano la maggior parte dei partecipanti.

©Luigi Framarini

LO SAPEVI CHE… Riale è il lembo estremo del comune di Formazza, una terra di confine a ridosso della Svizzera. In inverno la località è nota per lo sci di fondo e nel 2013 qui si sono svolti anche i Campionati italiani di sci nordico.

SCHEDA GARA Circuito: Affiliazione: ITRA Quota massima: 3.000 m (Rifugio 3A) Costo iscrizione: 55 € (fino al 31/05), 65 € fino al 1/07 Altre distanze: Bettelmatt Sky Race (BSR, 35 km, 1.940 m D+-), Bettelmatt Race (BR, 22 km, 750 m D+-), Bettelmatt Mini Trail La Stampa (BMT, 8 km) Tempo record maschile: percorso nuovo Tempo record femminile: percorso nuovo Tempo limite: 13 ore

CURIOSITÀ La gara passa dall’alpeggio che dà il nome al famoso formaggio, Bettelmatt appunto, e dal quale prende nome anche la competizione.

26


20-21 LUGLIO

www.ultravalmalenco.com

VALMALENCO ULTRA DISTANCE TRAIL CHIESA IN VALMALENCO - LANZADA (SO) LUNGHEZZA

90 km

DISLIVELLO+

6.000 m

FINISHER 2017

©Giacomo Meneghello

92

PERCHÉ FARLA Perché partirete alle undici di sera, con le frontali già accese e la mattina successiva, alle prime luci del sole, vi troverete nella piana dell’Alpe Fora, in salita verso il rifugio Longoni. Il verde dell’erba, le cascate, i ruscelli, le rocce di granito variopinto e, davanti a voi, il Disgrazia illuminato dal giallo caldo e intenso del primo sole. E poi perché tocca 15 rifugi, tutti bellissimi e in un ambiente super-severo, molti dei quali fungono da punto di ristoro.

©Roberto Ganassa

PER CHI Non ci piace vendere fumo: la gara è decisamente dura e molto tecnica! Se siete alle vostre prime esperienze nel mondo del trail, meglio aspettare un annetto ancora e mettere qualche chilometro in più nelle gambe se non volete lasciare le gambe nella pietraia (infinita!) che sale a Passo Ventina. Di contro ecco cosa vi possiamo dire: se la portate a termine l’avrete nel cuore per sempre. LO SAPEVI CHE... È possibile correrla anche con la formula staffetta. I tratti sono: da Lanzada a Chiareggio, da Chiareggio alla diga dell’Alpe Gera, fino al traguardo. Tre distanze diverse pensate per staffette miste i cui componenti possono avere diverse qualità e caratteristiche.

©Roberto Ganassa

CLASSIFICA 2017 Franco Collé Giovanni Tacchini Luca Schenatti

12h30’30” 13h39’42” 13h54’05”

Laura Besseghini Rosalba Fiammetta Quadrelli Guendalina Simona

15h28’33” 16h50’56” 18h42’22”

SCHEDA GARA CURIOSITÀ

Circuito: ITRA Affiliazione: CSEN Quota massima: 2.800 m (Rifugio Marinelli) Costo iscrizione: 90 € Altre distanze: staffetta a tre Tempo record maschile: 12h30’30” (Franco Collé, 2017) Tempo record femminile: 15h28’33” (Laura Besseghini, 2017) Tempo limite: 24h

Durante l’edizione 2017 la salita notturna a Passo Ventina (lunga ma soprattutto tecnica) è stata illuminata da un maxi faro fornito dalla protezione civile.

27


21 LUGLIO

www.cimatauffifanano.it

CIMA TAUFFI TRAIL FANANO (MO)

LUNGHEZZA

60 km

DISLIVELLO+

4.000 m

FINISHER 2017

113

PERCHÉ FARLA A detta degli organizzatori perché si apre davanti agli occhi l’Appennino che non ti aspetti, percorso da sentieri che si snodano tra valli popolate di castagneti, faggeti, pinete e vaste distese di mirtilli e lamponi. Una volta raggiunto il crinale potrete scorgere, se il tempo lo consentirà, a Ovest (verso la Toscana) il Mar Tirreno e a Est l’Adriatico. Anche la fauna che vive nel parco è particolarmente variegata. PER CHI Tre gare per accontentare tutti, ma proprio tutti. Dal concorrente più preparato, che si misurerà sulla distanza più lunga, fino all’esordiente! CTT - CTL - CTE sono i nomi delle gare e sono acronimi di: Cima Tauffi Trail - Cima Tauffi Light Trail e Cima Tauffi Easy Trail. Le prime due per concorrenti preparati, la easy trail per tutti. LO SAPEVI CHE… Si svolge in uno dei contesti più belli dell’Appennino Tosco Emiliano, in gran parte nel Parco del Frignano e dell’Alto Appennino Modenese, dominato dal Monte Cimone. Si corre sul crinale e si raggiunge quota di 2.165 metri. Il percorso inoltre, persino quello più lungo, è interamente corribile! 60 km da lepre? Tanta roba…

SCHEDA GARA Circuito: BPER Banca - Agisko/Appennino Trail Cup Affiliazione: Uisp Quota massima: 2.165 m Costo iscrizione: 40 € entro il 31/5 - 55 € fino al 20/7 Altre distanze: 35 km (2.000 m D+), 12 km (450 m D+) Tempo record maschile: 6h33’34” (Giulio Piana, 2016) Tempo record femminile: 7h59’36’’ (Lidia Mongelli, 2017) Tempo limite: 15 ore

CURIOSITÀ

CLASSIFICA 2017 Giulio Piana Giuseppe Marazzi Marco Pedrolini

7h05’42” 7h39’51” 8h35’55”

Lidia Mongelli Katia Fori Daniela Montelli

7h59’36” 8h34’04” 9h22’25”

Il percorso è composto per il 5% da asfalto, per il 25% da carreggiata sterrata e per il 70% da single track. Incontrerete inoltre due valli, due fiumi, tre laghi, due regioni, quattro comuni e cinque rifugi!

28


27/28/29 LUGLIO

www.orobieultratrail.it

OROBIE ULTRA TRAIL CLUSONE (BG)

LUNGHEZZA

140 km

DISLIVELLO+

9.500 m

FINISHER 2017

310

PERCHÉ FARLA Perché è l’unica competizione trail che parte dalle montagne e, di cima in cima, arriva in una città medievale. Piazza Vecchia in Bergamo Alta, appunto, è l’incredibile scenario che fa da cornice ai finisher dei tre percorsi! Le famose mura venete sono patrimonio dell’Unesco. Si ritiene che sia tra le gare tecnicamente più impegnative (forse addirittura la più dura) dell’intero arco alpino. La 70 km è da qualche anno divenuta la gara dei bergamaschi, come dire «Non sei di Bergamo se… non hai corso la GTO».

©Orobie Ultra-Trail® / Roby Bragotto

PER CHI Per chi vuole mettersi alla prova su sentieri impegnativi, ma anche vivere fino in fondo i paesaggi stupendi e selvaggi che s’incontrano attraversando il cuore delle Orobie e farsi spingere dal numeroso pubblico che affolla i punti più importanti del tracciato di gara. ©Orobie Ultra-Trail® / Roby Bragotto

LO SAPEVI CHE… Tutti i finisher della 140 km avranno accesso ai requisiti di partecipazione per la lotteria pettorali della Western States 100-Mile Endurance Run edizione 2019.

SCHEDA GARA Circuito: Grand Prix IUTA 2018 - Ultra Affiliazione: ITRA Quota massima: 2.285 m (Rifugio Baroni al Brunone) Costo iscrizione: 165 € (fino al 31/5) – 185 € (dal 01/6 al 30/6) Altre distanze: 70 km (4.200 m D+); 20 km (700 m D+) Tempo record maschile: 23h33’02” (Andrea Macchi e Paolo Rossi, 2017) Tempo record femminile: 28h07’19” (Lisa Borzani, 2015) Tempo limite: 47 ore

©Orobie Ultra-Trail® / Roby Bragotto

CURIOSITÀ

CLASSIFICA 2017 Andrea Macchi Paolo Rossi Oliviero Bosatelli

23h33’02’’ 23h33’02’’ 23h42’33’’

Lisa Borzani Moira Guerini Giulia Saggin

28h51’56’’ 29h51’51’’ 32h04’24’’

C’è una sola gara che parte dalle montagne e arriva nel cuore di una delle città d’arte più belle d’Europa e dall’anno scorso esiste anche la possibilità di esplorare città alta grazie al Bergamo Urban Trail…

29


29 LUGLIO

bagolinoalpinrun.blogspot.it

BAGOLINO ALPIN RUN BAGOLINO (BS)

LUNGHEZZA

16 km

DISLIVELLO+

1.200 m

FINISHER 2017

310

PERCHÉ FARLA Nove edizioni con quella di quest’anno, per essere ormai una classica della corsa in montagna. La gara parte dal centro storico di Bagolino (il paese del formaggio Bagoss) e del celeberrimo carnevale, per raggiungere i boschi della Valle del Caffaro. Il pacco gara comprende svariati gadget, tra i quali una maglia tecnica Montura. A essere premiati (strano ma vero… anche con qualche soldino!) non saranno solamente i primi classificati a livello individuale, ma anche le prime tre società. PER CHI Se siete runner veloci, questa è la vostra gara. In generale è molto corribile. Attenzione però a non prendere sotto gamba l’ultima salita, che mette alla prova tutti i concorrenti dopo 10 km di saliscendi. LO SAPEVI CHE… Fa parte del Grand Prix di Corsa in montagna della Valle Sabbia, con altre cinque gare che si corrono tutte in Valle Sabbia o in zone limitrofe. (grandprixcorsainmontagna.blogspot.it). E se qualcuno volesse allenarsi sul tracciato di gara? Niente paura, da qualche anno il 90% del percorso è segnalato in maniera permanente.

SCHEDA GARA Circuito: Grand Prix di Corsa in Montagna Vallesabbia Affiliazione: FIDAL Quota massima: 1.223 m Costo iscrizione: 20 € (fino al 22 luglio) Altre distanze: Mini Bagolino Alpin Run gara non competitiva di 9 km Tempo record maschile: 1h18’22” (Alessandro Rambaldini, 2015) Tempo record femminile: 1h34’17” (Sara Bottarelli, 2016) Tempo limite: 3h30’

CURIOSITÀ

CLASSIFICA 2017 Marco Zanoni Marco Filosi Andrea Bottarelli

1h22’21” 1h22’29” 1h25’21”

Ana Nanu Mariagrazia Roberti Lara Bonora

1h42’14” 1h51’24” 1h54’23”

Bagolino e la vicina Valle Sabbia sono terra fertile per la corsa outdoor. Dalle sponde del Lago d’Idro arriva infatti Alessandro Rambaldini, recordman della gara e Campione del mondo di corsa in montagna lunghe distanze nel 2016.

30


29 LUGLIO

www.giirdimont.it

GIIR DI MONT PREMANA (LC)

LUNGHEZZA

32 km

DISLIVELLO+

2.400 m

FINISHER 2016

610 (32 km), 430 (20 km)

PERCHÉ FARLA Si è sempre chiamato Giir di Mont e vanta 26 anni di storia! La primissima edizione è stata nel 1961, quando ancora il termine skyrunning non esisteva. Partecipare a questa gara significa prendere parte a un autentico pezzo di storia della corsa a fil di cielo. In questo paese della Valvarrone l’evento è davvero sentito e a dirlo sono i numeri: due anni fa, ad esempio, su una popolazione di circa 2.000 abitanti, ben 50 di loro si sono presentati a nastri di partenza. La competizione tocca i 12 alpeggi delle montagne che si innalzano severe sopra Premana e il pubblico è super-caloroso… Non è un caso che sia anche chiamata la ‘Zegama d’Italia’.

©Newspower

PER CHI Il tracciato è abbastanza impegnativo, ma di grande soddisfazione. Tre salite e tre discese sono gli ostacoli da superare per raggiungere il traguardo. «La prima salita è dura, ma è la prima e quindi passa velocemente, la seconda è tosta e la terza (lunga 10 km) sembra essere infinita!», commenta uno degli organizzatori. Una bella prova per gambe, testa e cuore. Il tracciato più corto, quello di 20 km, si sviluppa sulla terza salita.

©Newspower

LO SAPEVI CHE… Fino al 1965 le edizioni si sono ripetute con la formula della gara individuale. Successivamente, per svariati anni, la gara si è svolta con formule diverse (a coppie, a staffetta…) e infine, nel 1999 con l’avvento dello skyrunning, è stato ripreso il format originale, che è lo stesso di oggi. Premana ha sfornato ben due campioni del mondo juniores: i fratelli Gianbattista e Fausto Lizzoli, che vinsero il titolo negli anni ‘80; e Simona Fazzini, campionessa italiana categoria Cadetti degli anni ‘90.

SCHEDA GARA Circuito: Affiliazione: FIDAL Quota massima: 2.063 m (Bocchetta Larecc) Costo iscrizione: 30 - 50 €, a seconda del periodo in cui si effettua l’iscrizione Altre distanze: 20 km, 1.100 m D+ Tempo record maschile: 3h06’00” (Petro Mamu, 2015) Tempo record femminile: 3h45’50” (Kasie Enman, 2012) Tempo limite: 2h (km 9); 4h40’ (km 23)

CURIOSITÀ

CLASSIFICA 2017 Marc Launstein Gil Pintarelli Georgy Szabolc

3h05’36” 3h07’30” 3h08’46”

Ingrid Mutter Denisa Dragomir Barbara Bani

3h43’20” 3h44’11” 3h56’00”

Antonio Gianola, premanese, l’ha corsa fino all’età di 80 anni! Ora ne ha 92. Sei anni fa corse la mini skyrace di 20 km, prendendosi i complimenti di Kilian Jornet: «il campione, Toni Gianola, 85 anni, ha fatto la Mini Skyrace, chapeau bas!»

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29 LUGLIO

www.meht.it

MONTEROSA EST HIMALAYAN TRAIL - MEHT MACUGNAGA (VB) LUNGHEZZA

60 km

DISLIVELLO+

4.450 m

FINISHER 2017

©Sport PRO-MOTION ASD

prima edizione

PERCHÉ FARLA Questa gara rappresenta una prova ideale per un test di assoluta qualità in preparazione dell’UTMB oppure del TOR. Inoltre, sembra scontato dirlo ma è l’assoluta verità, lo scenario alpino è mozzafiato: sotto la parete est del Monte Rosa, sicuramente tra le più imponenti in Europa. Perché? Questa parete, con i suoi 2.600 metri di salto, è la più alta e l’unica di tipo himalayano presente nel vecchio continente.

©Sport PRO-MOTION ASD

PER CHI Distanze e conformazione dei sentieri rendono queste gare adatta a tutti, con assenza di tratti attrezzati e quindi potenzialmente pericolosi e con passaggi anche in territorio svizzero. Soprattutto la versione più corta oppure la formula staffetta sono gare ideali per il debutto nel mondo trail. LO SAPEVI CHE… Il testimonial e consulente tecnico del MEHT è Giulio Ornati, primo italiano all’UTMB 2017. ©Sport PRO-MOTION ASD

SCHEDA GARA Circuito: ITRA Affiliazione: FIDAL Quota massima: 2.868 m (Passo Monte Moro) Costo iscrizione: 65 € (dal 01.04 al 30.06) 75 € (dal 01.07 al 26.07) / 90 € (il 27 e 28 /07) Altre distanze: 25 km (1.850 m D+ staffetta 35 km + 25 km (2.600 m D+/1.850 m D+) Tempo record maschile: prima edizione Tempo record femminile: prima edizione Tempo limite: 19h

©Sport PRO-MOTION ASD

CURIOSITÀ Macugnaga, Z’Makana nell’idioma locale, è un paese di cultura walser (popolazione di lingua tedesca) che nei secoli ha mantenuto intatti la sua cultura e la bellezza delle antiche abitazioni costruite a partire dal XII secolo.

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3-5 AGOSTO

www.gransassoskyrace.it

GRAN SASSO VERTICAL RUN - GRANSASSOSKYRACE FONTE CERRETO (AQ) LUNGHEZZA

21,6 km

DISLIVELLO+

2.226 m

FINISHER 2017

128 (Skyrace)

PERCHÉ FARLA Dopo l’appuntamento nel 2016 con la rassegna mondiale giovanile, nel 2018 ecco che il ‘Mundialito’ torna per la due giorni sul Gran Sasso . Una skyrace storica, nata nel 1975, e molto sentita sul territorio. Da tradizione apertura con la vertical run e partenza sempre da Fonte Cerreto. Arrivo all’ostello di Campo Imperatore a quota 2.136 metri, un grande altopiano che si estende per 18 chilometri in lunghezza e 8 di larghezza, nel cuore del massiccio del Gran Sasso d’Italia e all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. PER CHI I passaggi tecnici non mancano perché il Gran Sasso non ha nulla da invidiare alle Alpi. Si concentrano soprattutto a metà della salita e poi nella discesa intorno Pizzo Cefalone, tetto della gara con i suoi 2.533 metri, però gli organizzatori vogliono che tutti possano arrivare al traguardo, così un cancello orario è previsto ma a un’ora dal passaggio dei primi concorrenti. Resta una prova difficile e impegnativa. Come impegnativo è il vertical con una pendenza media del 27,2 %. LO SAPEVI CHE… La skyrace è intitolata a Piergiorgio De Paulis per ricordarlo un anno dopo la scomparsa avvenuta nella prima invernale sulla Nord del Camicia. La Coppa dedicata al Corpo Nazionale Soccorso Alpino è stata istituita invece nel 1988 in memoria di Stefano Micarelli, Riccardo Nardis e Piermichele Vizioli deceduti nel 1983 durante un’esercitazione di soccorso alpino sul versante nord di Monte Jenca.

CLASSIFICA 2017 Daniele Cappelletti Eddj Nani Giacomo Forconi

2h36’34’’ 2h39’02’’ 2h44’05’’

Viviana Ricci Elisabetta Aghiana Tamara Ferrante

3h49’09’’ 3h54’37’’ 3h58’29’’

SCHEDA GARA CURIOSITÀ

Circuito: Affiliazione: FISKY Quota massima: 2.533 m Costo iscrizione: 38 € Skyrace - 16 € Vertical - 45 € due gare Altre distanze: vertical run 3,5 km/1.000 m D+ Tempo record maschile skyrace: 2h25’22’’ (Nadir Maguet, 2015) Tempo record femminile skyrace: 2h56’36’’ (Stephanie Jimenez ,2015) Tempo limite: 5h30’

Mussolini nel 1943 fu imprigionato per qualche giorno all’albergo Campo Felice, sul Gran Sasso, e successivamente liberato con un blitz tedesco utilizzando un piccolo aereo.

33


4 AGOSTO

www.comanomountainrunners.it

COMANO URSUS EXTREME TRAIL (CUET) BORGO DI RANGO (TN) LUNGHEZZA

34 km

DISLIVELLO+

2.400 m

FINISHER 2017

©Ivan Beatrici

97

PERCHÉ FARLA Siamo alla seconda edizione di una gara che si svolge in una zona assolutamente selvaggia, incontaminata, poco turistica e ricca di fauna. Non è raro, qui, trovarsi davanti a camosci e caprioli. L’orso, da cui deriva appunto il nome della competizione, vive tranquillo e senza creare alcun problema agli abitanti. Proprio in virtù della natura selvaggia del luogo, la zona di Comano e i monti del Valandro sono stati identificati come area ideale per il ripopolamento di questa specie. PER CHI Il percorso della 34 chilometri ha due caratteri distinti: dopo una prima parte (10 km) facile e corribile e dopo la prima salita di circa 8 chilometri, il tracciato si svolge su creste panoramiche e tecniche. Un sali-scendi continuo, dove non è mai possibile distogliere l’attenzione dal sentiero tortuoso. La 58 chilometri sale sul monte Casale attraversando boschi e pendii erbosi, per poi rimanere in cresta fino alla vetta del vicino monte Brento. Seguono una salita impegnativa e una discesa che permette di mollare le gambe, per poi ricongiungersi alla sorella più corta e assaporarne le bellissime creste. LO SAPEVI CHE… La zona è riserva naturale patrimonio dell’Unesco ed è possibile incontrare una flora estremamente varia: dal pino marittimo fino al larice!

SCHEDA GARA Circuito: Comano Mountain Circuit Affiliazione: FISKY Quota massima: 2.100 m Costo iscrizione: 40 € Altre distanze: 58 km (4.600 m D+) Tempo record maschile: 3h50’00” (Luca Miori, 2017) Tempo record femminile: 4h56’34” (Anna Pedevilla, 2017) Tempo limite: -

CURIOSITÀ John Beneamati, già finisher alla Lavaredo Ultra Trail, nel suo blog ha descritto le creste aeree che si incontrano lungo il percorso raccontando il timore che ha provato quando le ha viste. Per la cronaca l’atleta, dopo aver partecipato alla edizione zero, è poi tornato anche a quella dello scorso anno, vincendo la paura per… le creste aeree.

CLASSIFICA 2017

34

Luca Miori Samuele Bertò Davide Delladio

3h50’00” 4h02’37” 4h10’46”

Anna Pedevilla Giuliana Gionghi Irene Zamboni

4h56’34” 5h36’43” 5h37’51”


25 AGOSTO

www.maddaleneskymarathon.it

MADDALENE SKYMARATHON SENALE (BZ)

LUNGHEZZA

44,5 km

DISLIVELLO+

2.905 m

FINISHER 2017

120

PERCHÉ FARLA Decima edizione della gara promossa dal Maddalene Sky Team che conferma il tradizionale percorso marathon, oltre alla Mountain Race da 25 chilometri. Entrambe le manifestazioni partono dal paese di Senale e portano, attraversando il gruppo montuoso delle Maddalene, al paese di Rumo in Trentino. Percorso vario e tecnico in terreno selvaggio, ad una quota media di 2.000 metri con ampie visuali sulle Dolomiti di Brenta e sulla Val di Non. Suggestive malghe e pascoli lungo il percorso con pittoreschi laghi di alta quota. PER CHI Gara spettacolare, dura, di alta montagna, ma senza importanti passaggi alpinistici. Il percorso, infatti, è su sentieri di montagna di tipo escursionistico (tipo E), solo con brevi tratti per escursionisti esperti (tipo EE). Limite massimo di iscritti fissato a quota 250. LO SAPEVI CHE… La gara SkyMarathon festeggia i 10 anni. Nata dall’iniziativa del fondatore Leone Cirolini e un gruppo di amici appassionati di corsa in montagna per promuovere la pratica sportiva dello sky running in Val di Non. Oltre alla classica di fine agosto, in primavera lo staff organizza il Vertical sul Monte Pin (4,8 km - 1.320 m D+, il 26 maggio) e in autunno il Vertical sul Monte Luco (4,8 km 1.080 m D+), in programma il 27 ottobre.

CLASSIFICA 2017

SCHEDA GARA

Georg Piazza Roberto Dallavalle Nicola Ferrari

4h53’52’’ 5h10’04’’ 5h24’52’’

Edeltraud Thaler Serena Ioriatti Isabel Tribus

6h20’27’’ 6h57’47’’ 7h07’42’’

CURIOSITÀ

Circuito: Affiliazione: FISKY Quota massima: 2.420 m Costo iscrizione: 38 € Altre distanze: Maddalene Mountain Race 25 km Tempo record maschile: 4h27’35” (Fulvio Dapit, 2012) Tempo record femminile: 5h15’34” (Silvia Rampazzo, 2015) Tempo limite: 10h

Il percorso ripercorre in parte il sentiero CAI n. 133 Aldo Bonacossa, aperto dalla SAT di Fondo nel 1976 e dedicato al conte e alpinista milanese tra i primi esploratori del Gruppo Ortles Cevedale.

35


2 SETTEMBRE

www.magaskymarathon.it

MAGA SKYMARATHON ZORZONE - ARERA (BG) LUNGHEZZA

38 km

DISLIVELLO+

3.000 m

FINISHER 2017

1016

PERCHÉ FARLA Perché rispetta i principi per cui è nato lo skyrunning, tante gare hanno Sky davanti, ma quelle che lo sono davvero le conti sulle dita di una mano e la Maga è sicuramente tra queste. PER CHI È una gara impegnativa e non per tutti. Il percorso è davvero spettacolare e alterna tratti molto tecnici (ad esempio la cresta del Menna) ad altri veloci su sentiero, da affrontare a tutta, oltre a una salita di vera montagna fino in vetta all’Arera. Non solo gara tecnica, ma anche per amanti dei panorami: la vista spazia su tutto l’arco alpino, fino alla pianura, con in primo piano l’Alben, con le sue guglie affilate e i dolci pascoli. LO SAPEVI CHE… La distanza più lunga, la Ultra Maga, è una new entry della stagione 2018. È possibile seguire la gara e incontrare i corridori in più punti, grazie a tratti facilmente raggiungibili e con un buon binocolo si può vedere il percorso quasi integralmente. La 24 km, cioè la distanza più corta, è una vera e propria sky ed è adattissima per ‘prendere le misure’ in vista della Maga o, addirittura, della Ultra.

SCHEDA GARA Circuito: Finale Italy Series (Ultra Maga Skymarathon) Affiliazione: CSEN/FISKY Quota massima: 2.500 m Costo iscrizione: Skyrace: 25 € (fino al 31/07) - 30 € (28/08) - 35 € Skymarathon: 35€ (31/07) - 40€ (28/08) - 45 € UltraSkymarathon: 45 € (31/07) - 50 € (28/08) - 60 € Altre distanze: 50 km e 5.000 m D+ (la prima edizione della Ultra Maga Skymarathon), 24 km e 1.450 m D+ (Maga Skyrace) Tempo record maschile: 4h46’41” (Fulvio Dapit, 2013) Tempo record femminile: 5h42’41” (Emanuela Brizio, 2014) Tempo limite: in fase di definizione

CURIOSITÀ

CLASSIFICA 2017 Gyorgy Szabolcs Luca Carrara Clemente Berlinghieri Ingrid Mutter Giulia Saggin Carolina Tiraboschi

La gara, che tocca quattro importanti cime orobiche (Menna, Arera, Grem e Alben), è considerata un must per moltissimi skyrunner orobici… come dire «Se non hai fatto la Maga, non sei uno skyrunner al 100%».

4h50’50” 5h00’10” 5h01’46” 06h08’24” 07h00’28” 07h11’50”

36


2-8 SETTEMBRE

transalpine-run.com

GORE-TEX TRANSALPINE RUN GARMISCH PARTENKIRCHEN (GERMANIA) LUNGHEZZA

255,4 km

DISLIVELLO+

16.398 m

FINISHER 2017

n.d.

PERCHÉ FARLA Gara a coppie che non ha eguali al mondo. Nello spazio di sette giorni 600 runner accoppiati a squadre attraverseranno le Alpi a piedi percorrendo oltre 250 chilometri e 16.000 metri di dislivello complessivi. Considerata la migliore gara a tappe di trail running al mondo, è il sogno di molti, ma decisamente dura e non alla portata di tutti. PER CHI Ultra trailer molto ben allenati, abituati alle lunghe distanze. Questo è il requisito numero uno. Il percorso non presenta in generale particolari difficoltà, ma le distanze, gli imprevisti del meteo e di una cavalcata così lunga sul fisico umano sono le insidie più grandi. Una grande sfida endurance contro se stessi LO SAPEVI CHE… Da quest’anno c’è anche la possibilità di partecipare alle sole due prime tappe nella versione Run2. Un assaggio di quello che è la vera Transalpine Run. Quando i partecipanti alla Run2 arriveranno, agli altri resteranno ancora quasi 200 chilometri da percorrere…

SCHEDA GARA Circuito: Affiliazione: Quota massima: 2.992 m Costo iscrizione: 1.540 € a team - 390 € a team Run2 Altre distanze: Run2 – prime due tappe – 71,3 km – 4.094 m D+ Tempo record maschile: Tempo record femminile: Tempo limite: -

CURIOSITÀ

CLASSIFICA 2017 Adidas Terrex Gore-Tex Team Salomon/Dynafit Deutschland Oestersport Adelboden

29h44’03’’ 30h58’56’’ 31h07’43’’

Merrell Gore-Tex Team Skinfit Racing Team Team Viking Footwear Power Girls

34h40’25’’ 38h25’03’’ 40h55’21’’

La classifica non prevede solo una graduatoria maschile e femminile, ma anche quella delle coppie miste e i tempi del 2017 si posizionavano circa a metà tra quelli maschili e femminili.

37


16 SETTEMBRE

www.zacup.it

ZACUP SKYRACE DEL GRIGNONE PASTURO (LC)

LUNGHEZZA

27 km

DISLIVELLO+

2.650 m

FINISHER 2017

355

PERCHÉ FARLA Si corre sui sentieri della storia dello skyrunning. Anche se definire la ZacUp figlia del Trofeo Scaccabarozzi sarebbe riduttivo, lo spirito della storica gara lo si respira dalla partenza all’arrivo. E poi si corre sulle Grigne, vette prealpine che non hanno nulla da invidiare alle Alpi con la a maiuscola, con scorci unici sul Lago di Lecco e di Como. Infine… l’atmosfera e il party dopo la gara! PER CHI L’ambiente prealpino non deve trarre in inganno, le Grigne sono comunque montagne severe, da affrontare con la dovuta preparazione. Non manca qualche passaggio tecnico e tratto attrezzato. Per esempio nel tratto dell’ascesa verso il passo Zapel e la Grigna attraverso la Val Cugnoletta dove si incontrano passaggi su roccette attrezzate con catene e con alcuni punti esposti. Oppure nel sentiero della Ganda che porta al Rifugio Brioschi in cima al Grignone dopo oltre 15 chilometri, e da dove inizia la lunga discesa tra rifugi, boschi e alpeggi. Insomma, non un trail, ma una vera skyrace. I passaggi tecnici arrivano fino al terzo grado e il percorso è supervisionato da due Guide alpine assistite dagli uomini del Soccorso Alpino per garantire la massima sicurezza possibile.

CLASSIFICA 2017* Daniel Antonioli Davide Invernizzi Daniele Cappelletti

LO SAPEVI CHE… La prova è intitolata ad Andrea Zaccagni, il passaggio al Brioschi assegna il Trofeo Scaccabarozzi, il miglior crono in discesa sarà premiato con un trofeo dedicato a Darietto Busi. Un ricordo di grandi appassionati e delle loro montagne, ma anche un segnale di continuità tra il Sentiero delle Grigne e la nuova ZacUp.

Denisa Dragomir Lisa Buzzoni Francesca Rusconi

2h04’21’’ 2h06’01’’ 2h08’31” 2h26’42” 2h34’00” 2h35’17” * Percorso alternativo per meteo: 24 km

CURIOSITÀ Nel 2014 Marco De Gasperi ha portato a correre la ZacUp un giovane atleta della corsa in montagna messicano, Juan Carlos Carera, pensando che fosse il terreno giusto per una promessa del mountain running. Non aveva però fatto i conti con il terreno impegnativo di una vera skyrace e il messicano ha chiuso al diciannovesimo posto…

SCHEDA GARA Circuito: Campionato Italiano Assoluto Skyrunning - Skyrunner Italian Series Affiliazione: FISKY - CSEN Quota massima: 2.410 m Costo iscrizione: 20 € (fino al 30/06) 25 € fino al 31/08) – 30 € fino al 13/09) Altre distanze: Tempo record maschile: 2h50’24” (Marco De Gasperi, 2014) Tempo record femminile: 3h28’49” (Elisa Desco, 2014) Tempo limite: 6 ore

38


21/22/23 SETTEMBRE

www.adamelloultratrail.it

ADAMELLO ULTRA TRAIL PONTE DI LEGNO (BS) LUNGHEZZA

180 km

DISLIVELLO+

12.000 m

©Ufficio Stampa AUT

FINISHER 2017 300 (sulle tre distanze competitive)

PERCHÉ FARLA Interamente disegnata sui camminamenti della Grande Guerra, l’AUT è un tuffo nella storia. A fare da cornice a questa corsa, più estrema (quasi sopravvivenza!) nella versione lunga e decisamente più corribile sulle distanze da 90 e 30 chilometri, sono i paesaggi unici e selvaggi dell’Alta Valle Camonica e i suoi perenni ghiacciai. Se confrontarsi con se stessi è il gioco della vita, il tracciato di questo grande evento è un vero banco di prova. PER CHI Aperta a chi consapevolmente ha voglia di vivere sulla propria pelle quella fatica che poi regala gioia, quello sforzo che diventa entusiasmo, quel brivido che poi si trasforma in calore umano. Per chi ama l’autunno, stagione di transito e riflessione, momento ideale per chiudere la stagione sportiva con una competizione che appaga dal primo all’ultimo chilometro. LO SAPEVI CHE… Il ghiacciaio dell’Adamello, il più esteso delle Alpi Italiane, fu il principale scenario di quella che nell’ambito del primo conflitto venne definita Guerra Bianca. Il Passo del Tonale, a quota 1.884 metri, è famoso anche per la Torbiera del Tonale, un’area protetta di Rete Natura 2000, nome con il quale l’Unione Europea disegna un sistema di aree destinate alla tutela di habitat e di specie animali e vegetali ritenute meritevoli di protezione. Poco sotto il Tonale c’è il comune di Temù, dove è possibile visitare la sede del Museo della Guerra Bianca e, a Vione, il rifornitissimo Museo Etnografico EL Zuf.

CLASSIFICA 2017

SCHEDA GARA Circuito: Affiliazione: ITRA Quota massima: 2.600 m Costo iscrizione: 180 euro Altre distanze: 90 km (5.700 m D+) - 30 km (600 m D+) Tempo record maschile: 26h21’00” (Oliviero Bosatelli e Jimmy Pellegrini, 2015) Tempo record femminile: 37h54’40” (Graziana Pé, 2017) Tempo limite: 53 h

Tim Wortmann Guido Mossini Valerio Boninchi

30h19’57” 32h46’36” 33h49’49”

Graziana Pé Marianna Daldoss Mariateresa Ferragina

37h54’40” 45h18’16” 52h03’57”

CURIOSITÀ La Centrale Idroelettrica Enel di Edolo, costruita in caverna per mimetizzarne l’impatto ambientale, rappresenta uno dei principali impianti idroelettrici d’Europa.

39


22 SETTEMBRE

www.comanomountainrunners.it

SKYGHEZ

SAN LORENZO IN BANALE (TN) LUNGHEZZA

20 km

DISLIVELLO+

2.200 m

FINISHER 2017

©Alessia Festi

64

PERCHÉ FARLA Il monte Ghez è una specie di montagna misconosciuta. Difficile da trovare su internet, la vetta è segnata sulle cartine ma, di fatto, non viene indicato nessun sentiero di salita. Da sotto l’aspetto è quello di un ripido pendio erboso, intervallato da salti di roccia. I ragazzi della Comano Mountain Runners hanno saputo trovare un sentiero laddove il sentiero, apparentemente, non c’era. La parte finale è attrezzata con corde fisse e questo dà un’idea circa la natura del percorso. Molto tecnica è anche la discesa, soprattutto i primi 200/300 metri appena sotto la vetta, che guarda dall’alto la bellissima Val d’Ambiez.

©Alessia Festi

PER CHI Lo dicono gli organizzatori: è una gara per aquile! LO SAPEVI CHE… La Sportiva è sponsor da quest’anno dell’intero Comano Mountain Circuit ed è stato istituito un premio finisher per i partecipanti di tutte e tre le competizioni.

©Samuele Guetti

SCHEDA GARA Circuito: Comano Mountain Circuit Affiliazione: FISKY Quota massima: 2.714 m Costo iscrizione: 35 € Altre distanze: Tempo record maschile: 2h35’32” (Gil Pintarelli, 2017) Tempo record femminile: 3h03’53” (Anna Pedevilla, 2017) Tempo limite: 5h30’00”

CURIOSITÀ

CLASSIFICA 2017

Nel 2017, in vetta al monte Ghez, c’erano due ragazzi che accoglievano gli atleti suonando rispettivamente fisarmonica e clarinetto… a 2.700 m di quota! Complimenti per il fiato!

40

Gil Pintarelli Luca Carrara Luca Miori

2h35’32” 2h37’10” 2h43’18”

Anna Pedevilla Paola Gelpi Wiktoria Piejak

3h03’53” 3h04’30” 3h08’50”


22 SETTEMBRE

www.delicioustrail.it

DELICIOUS TRAIL DOLOMITI CORTINA D’AMPEZZO (BL) LUNGHEZZA

38,5 km

DISLIVELLO+

2.360 m

FINISHER 2017

347

PERCHÉ FARLA Perché è una gara unica nel suo genere che unisce storia, sport ed enogastronomia attraverso lo spettacolare paesaggio dolomitico PER CHI Percorso spettacolare dal punto di vista paesaggistico per una quasi-maratona di fine stagione, su terreno anche di alta montagna, ma con tracciato mai troppo tecnico o impegnativo. La particolarità sono i passaggi in galleria e trincea e i ristori gourmet preparati dai gestori dei rifugi: quello finale è un vero inno alla buona cucina di montagna. E poi se avete bisogno di due punti ITRA… LO SAPEVI CHE… La gara passa nel più esteso museo all’aperto della Grande Guerra, si raggiunge il rifugio più antico delle Dolomiti, il Nuvolau, costruito nel 1883. Il gran premio della montagna è posto a 2.752 m, al Rifugio Lagazuoi dopo aver risalito gran parte della montagna nella Galleria della Mina, scavata durante la guerra del 1915/18: il tempo della salita in galleria avrà anche una classifica a parte.

SCHEDA GARA Circuito: Affiliazione: ITRA Quota massima: 2.752 m per la gara lunga, 2.572 per la gara corta Costo iscrizione: da 40 € a 55 € a scaglioni di circa 110-120 iscritti. Maglietta della gara da 25 € a 40 € Altre distanze: 21 km con 1.400 m D+ Tempo record maschile: 3h58’12’’ (Nicola Giovanelli, 2017) Tempo record femminile: 4h29’16’’ (Silvia Rampazzo , 2017) Tempo limite: 10 ore

CLASSIFICA 2017 Nicola Giovanelli Nicolò Francescato Alessio Camilli

3h58’12’’ 4h03’14’’ 4h12’15’’

Silvia Rampazzo Silvia Serafini Ana Cufer

4h29’16’’ 5h10’37’’ 5h10’50’’

CURIOSITÀ Gli chef che lavorano alla realizzazione dell’evento per la parte gastronomica sono circa 20 in rappresentanza di tutti i rifugi e ristoranti toccati dalla gara.

41


7 OTTOBRE

www.tartufotrail.it

TARTUFO TRAIL RUNNING CALESTANO (PR) LUNGHEZZA

68 km

DISLIVELLO+

3.490 m

FINISHER 2017

449 (totale sulle 4 distanze)

PERCHÉ FARLA Un’occasione unica per correre nell’Appennino Parmense alla scoperta di vecchie piste e sentieri storici quali la Via Francigena, la Via degli Scalpellini, tra le guglie rocciose dei Salti del Diavolo, per una giornata di sport nelle terre del Tartufo Nero, del Prosciutto di Parma, del Parmigiano-Reggiano e dei vini dei colli..

©Davide Ferrari

PER CHI Il percorso, scorrevole ma impegnativo, con grandi saliscendi che mettono a dura prova, è da affrontare con un buon livello di preparazione. Un trail. LO SAPEVI CHE… I percorsi della Tartufo Trail Running fanno parte di quei territori dell’Appennino Tosco Emiliano che l’UNESCO ha inserito fra le 17 Riserve MaB (Man and Biosphere) presenti in Italia. ©Davide Ferrari

SCHEDA GARA Circuito: Trofeo BPER Banca - AGISKO Appennino Trail Cup Affiliazione: FISKY Quota massima: 1.305 m Costo iscrizione: 45 € (fino al 15/07) / 65 € (dal 16/07 al 2/10) Altre distanze: 17 km (930 m D+) - 28 km (1.370 m D+) 51 km (2.530 m D+) Tempo record maschile: 6h44’17’’ (Viorel Palici, 2017) Tempo record femminile: 7h50’28’’ (Denisa Dragomir, 2017) Tempo limite: 12 ore

CURIOSITÀ

CLASSIFICA 2017 Viorel Palici Luca Carrara Giulio Piana

6h44’17’’ 7h02’47’’ 7h28’10’’

Denisa Dragomir CristianaFllador Valentina Pippo

7h50’28’’ 8h23’28’’ 8h31’00’’

Una gara che vale la pensa di correre anche solo per il gustoso pacco gara, che comprende prodotti tipici locali e il premio finisher: una medaglia incisa su legno per la 17 km, la 28 km , la 51,7 km e la 67,8 km e un gilet per la 67,8 km

42


7 OTTOBRE

21 OTTOBRE

www.fly-up.it

6 COMUNI PRESOLANA TRAIL

www.bellagioskyteam.it

BELLAGIO SKYRACE

ONORE (BG)

BELLAGIO (CO)

LUNGHEZZA

22 km

LUNGHEZZA

28,5 km

DISLIVELLO+

700 m

DISLIVELLO+

1.850 m

FINISHER 2017

234

FINISHER 2017

395

PERCHÉ FARLA Dalla vetta del Monte San Primo (dove viene messo in palio il Gran Premio della Montagna) parte un sentiero su pascoli erbosi, panoramico, con vista a 360 gradi sulle Alpi e, naturalmente, sul lago. E poi giù, di corsa, spingendo sulle gambe per 14 chilometri fino a Bellagio, da dove si era partiti. Verso il super- ristoro di fine gara, che non è il classico pasta-party, ma un vero e proprio pranzo per buongustai. Lo scorso anno c’era l’arrosto. E quest’anno?

PERCHÉ FARLA La gara nasce dalla mente di Mario Poletti, con lo scopo di valorizzare i comuni dell’altipiano della conca della Presolana. Onore, Castione della Presolana, Fino del Monte, Rovetta, Songavazzo e Cerete: realtà che hanno ospitato le prime tre edizioni e che sosterranno anche la quarta. PER CHI «Sia per gli esordienti del mondo trail, per la tranquillità del percorso, che per coloro che vogliono fare un po’ di velocità. Ma questa gara, con poco dislivello, muscolare ma non troppo, potrebbe essere anche un buon allenamento per un maratoneta che si sta preparando, per esempio, per una competizione su strada» queste le parole di Poletti, organizzatore ma anche (e soprattutto) atleta di tutto rispetto.

PER CHI Gara non troppo tecnica, ideale per il runner che punta tutto sulla velocità. Con single track belli e veloci. Anche la Vertical non è troppo ripida, ma quasi tutta corribile. LO SAPEVI CHE… Sia la 28 che la 14 chilometri attraversano il bellissimo parco dei giardini di Villa Melzi, oggi monumento nazionale.

LO SAPEVI CHE… Come per la Orobie Vertical, la Zurich Assicurazioni mette in palio, a estrazione, pettorale e soggiorno per una maratona internazionale.

SCHEDA GARA

SCHEDA GARA

Circuito: Fly-Up/Scott Affiliazione: FSA Quota massima: 1.200 m Costo iscrizione: 25 € Altre distanze: Tempo record maschile: 1h 45’ (Filippo Bianchi, 2015 con partenza da Cerete) Tempo record femminile: 2h 14’ (Martina Brambilla, 2015 con partenza da Cerete) Tempo limite: nessuno

Circuito: Skyrunner Italy Series Affiliazione: FISKY/CSEN Quota massima: 1.685 m Costo iscrizione: 35 € (30 € durante le preiscrizioni) Altre distanze: 14,5 km 900 m D+ / Nsck1 Bellagio Vertical 4,5 km 870D+ Tempo record maschile: 2h26’36” (Tadei Pivk, 2016) Tempo record femminile: 2h52’00” (Ingrid Mutter, 2016) Tempo limite: 6h

43


13 OTTOBRE

www.limonextreme.com

LIMONEXTREME

LIMONE SUL GARDA (BS) LUNGHEZZA

29 km

DISLIVELLO+

2.500 m

FINISHER 2017

450

PERCHÉ FARLA È una vera skyrace in riva al lago, per chiudere in bellezza la stagione. E poi è diventata la tappa fissa del gran finale del circuito Skyrunner World Series, che ogni anno attira tutti i più forti corridori del cielo. Da non perdere la festa finale e la novità 2018, il progetto #donna4sky, con sessioni di yoga, guide e madrine d’eccezione, incontri sul benessere e salute. PER CHI Si tratta di gare impegnative, ancora di più perché a fine stagione e il terreno non di alta montagna non deve trarre in inganno. Sono prove vere, in perfetto stile sky, con salite ripide, terreno che scivola via sotto i piedi, panorami vertiginosi. Si parte dal centro di Limone ma la prima salita per Punta Larici fa già selezione e poi un tracciato nervoso non lascia mai tregua. Alla difficoltà del vertical si aggiunge il fatto di correre in notturna. LO SAPEVI CHE… La scorsa edizione della gara è stato uno degli eventi di skyrunning più seguiti con immagini trasmesse in 168 Paesi del mondo. Il percorso della skyrace e del vertical è stato disegnato da Fabio Meraldi, uno dei grandi dello sky e dello skialp.

SCHEDA GARA Circuito: Skyrunning World Series Affiliazione: FISKY Quota massima: 1.621 m. Apertura iscrizioni: 13 settembre alle ore 20 Altre distanze: il giorno 12 ottobre finale del circuito Vertical Kilometer World Series, il 13 ottobre 10 km e 20 km Tempo record maschile: 3h07’42’’ (Marco De Gasperi, 2017) Tempo record femminile: 3h31’11’’ (Tove Alexandersson, 2017) Tempo limite: -

CURIOSITÀ Lungo le creste delle montagne che sovrastano Limone Piemonte si è combattuta la Prima Guerra Mondiale e sono ancora visibili resti di caserme, trincee e ospedali in quota. Una rete di strade militari consente di raggiungere alcune delle vette più panoramiche.

CLASSIFICA 2017 Marco De Gasperi Jan Margarit Stefan Knopf

3h07’42’’ 3h07’58’’ 3h10’51’’

Tove Alexandersson Michelle Maier Ragna Debats

3h31’11’’ 3h43’03’’ 3h45’39’’

44


21 OTTOBRE

www.stivontherock.com

STIVO ON THE ROCK MORI (TN)

LUNGHEZZA

36 km

DISLIVELLO+

2.700 m

FINISHER 2017

116

PERCHÉ FARLA Una skymarathon di fine stagione, con passaggi nel bosco in stile trail e tratti più impegnativi in quota. Si passa dalle foglie autunnali ai vasti panorami di questa panoramicissima vetta di poco più di 2.000 metri dove lo sguardo spazia fino al Lago di Garda. La partenza è prevista dalla piazza centrale di Mori e il tracciato percorre le vie del centro, passando per Montalbano, per poi imboccare il sentiero delle Trincee fino a scollinare sul monte Nagià-Grom, attraversare la val di Gresta e raggiungere la vetta del monte Biaena. Si prosegue poi verso Passo Bordala e la cima del monte Stivo. Discesa prima verso la Madonnina di Cima Bassa e poi verso Passo Bordala, fino a giungere a Lenzima, Montealbano e Mori.

©Alessandro Galvagni

©Graziano Galvagni

PER CHI Skymarathon non troppo tecnica ma con qualche passaggio importante. Per esempio sul sentiero dei Geroni (ghiaioni) che offre pendenze estreme e adrenalina, coprendo in poco più di due chilometri 800 metri di dislivello. Da segnare anche la ripida discesa delle Scalette, verso la fine… LO SAPEVI CHE… Nella prossima edizione alle due distanze classiche si aggiunerà la possibilità di percorrere la gara lunga in staffetta (15 + 21 km) e ci sarà anche un contest fly & hike, con lancio in parapendio dalla vetta del Monte Stivo.

©Graziano Galvagni

CLASSIFICA 2017

SCHEDA GARA Circuito: Affiliazione: ITRA (in via di definizione) Quota massima: 2.079 m Costo iscrizione: 35-45 € Altre distanze: Staffetta 15+21 km - 2.700 m D+; 26 km - 1.700 m D+; Hike & Fly - 9 km e 1500 m D+; MiniTrail (per bambini e ragazzi sabato 20 ottobre) Tempo record maschile: 3h36’23” (Luca Carrara, 2016) Tempo record femminile: 4h24’52” (Martina Valmassoi, 2016) Tempo limite: 8 ore

Andrea Debiasi Andreas Reiterer Nicola Giovanelli

3h47’45” 3h49’29” 4h04’40”

Federica Iachelini Tina Angela Sbrissa Elisabeth Laimer

5h23’18” 5h28’53” 5h43’57”

CURIOSITÀ Si percorre anche il sentiero delle Trincee che, tra tunnel e camminamenti fortificati, ripercorre il fronte della Prima Guerra Mondiale.

45


28 OTTOBRE

LESSICO

www.amalfipositanoultratrail.it

AMALFI POSITANO WINE TRAIL

SKYRUNNING Disciplina che prevede la corsa in montagna fino a od oltre i 2.000 metri con pendenze minime del 6% e tratti fino al 30%. Non si possono riscontrare difficoltà di arrampicata oltre il II° grado UIAA. Possono essere usati bastoni, ramponi e mani per la progressione. In alcune gare possono essere obbligatori guanti tecnici e altro abbigliamento/attrezzatura.

FURORE (SA)

LUNGHEZZA

30 km

DISLIVELLO+

1.680 m

FINISHER 2017 nuovi percorsi e nuova tipologia di gara, non confrontabile

LE DISCIPLINE DELLO SKYRUNNING • Sky - Gare tra i 20 e i 40 km con un dislivello minimo di 1.300 m • Ultra - Gare tra 50 e 99 km con 3.200 m di dislivello minimo e tempo massimo sotto le 16 ore. • Vertical - Gare di sola salita con una pendenza media minima del 20% e tratti anche oltre il 33%. Lunghezza massima: 5 km. I TITOLI DELLO SKYRUNNING • Skyrace - Generica definizione di gare con una distanza minima di 20 km e 1.300 m di dislivello. • Skymarathon - Distanza minima 30 km e sotto le 5 ore per il tempo del vincitore. Dislivello minimo 2.000 m o se con passaggi oltre quota 4.000 m. • Ultra Skymarathon - Gare tra 50 e 99 km con più di 3.200 m di dislivello. • Vertical Kilometer - Gare con 1.000 metri di dislivello su terreno variabile e non oltre 5 km di lunghezza. Esistono anche i doppi e tripli Vertical Kilometer.

PERCHÉ FARLA Il Fiordo di Furore è l’unico del Mar Mediterraneo. Volete perdervi l’occasione di scoprirlo correndo? E insieme a questa meraviglia, unica nel suo genere, anche il borgo di Furore, considerato la perla dell’intera Costiera e meglio conosciuto come il paese che non c’è, infatti, più che un paese, è un abitato sparso, dove le case non stanno una accanto all’altra, ma spuntano da costoni di roccia.

TRAIL RUNNING È una gara a piedi aperta a tutti, in un ambiente naturale con il minimo possibile di strade asfaltate (che non devono comunque superare il 20% della distanza totale). La gara è idealmente, ma non obbligatoriamente, in autosufficienza o semi autosufficienza e si svolge nel rispetto dell’etica sportiva, della lealtà, della solidarietà e dell’ambiente.

PER CHI Il percorso presenta numerose salite e discese, dominate da scalini. È stato pensato per chi vuole scoprire la vera bellezza della Costa d’Amalfi, patrimonio Mondiale UNESCO, ma è anche un’occasione per mettersi alla prova su un tracciato trail di media difficoltà, anche per chi ha un allenamento discreto.

LA CLASSIFICAZIONE DELLA GARE TRAIL CATEGORIA PUNTI ITRA KM-SFORZO* TEMPO DEL VINCITORE

XXS XS S M L XL XXL

0 0-24 1h 1 25-44 1h30 – 2h30 2 45-74 2h30 – 5h 3 75-114 5h – 8h 4 115-154 8h – 12h 5 155-209 12h-17h 6 >=210 > 17h

*valore ponderato della distanza in rapporto al dislivello Fonti: International Skyrunning Federation, International Trail Running Association

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LO SAPEVI CHE… Furore oltre al suo Fiordo è conosciuta in tutto il mondo per essere la patria di uno dei migliori vini bianchi d’Italia, il Fiorduva della pluripremiata Cantina Gran Furor di Marisa Cuomo.

SCHEDA GARA Circuito: Affiliazione: AICS Quota massima: 1.100 metri Costo iscrizione: 30 € Altre distanze: 20 km (1.250 m D+) Tempo record maschile: Tempo record femminile: Tempo limite: 7 ore


18 NOVEMBRE

www.vertikalpuntamartin.it

VERTIKAL DI PUNTA MARTÌN ACQUASANTA - MELE (GE) LUNGHEZZA

4,73 km

DISLIVELLO+

897 m

FINISHER 2017

149

PERCHÉ FARLA Perché il Martìn è il Martìn… Unico vero vertical in Liguria, in programma a fine stagione. Partenza davanti alla società di mutuo soccorso Libero Pensiero di Acquasanta e, dopo aver corso nelle tipiche creuze (i viottoli), si entra nel Vallone del Rio Baiarda, per poi affrontare la salita alla cresta del Martìn da dove si domina tutto il Golfo Ligure. PER CHI Gara che si divide su tre livelli ben distinti: una prima parte corribile, poi di salita ripida oltre il 30 per cento e infine negli ultimi cento metri di dislivello c’è una bella arrampicata in I e II° grado. L’uso del casco è facoltativo ed è vietato l’uso dei bastoni. LO SAPEVI CHE… Da quest’anno il Team Martìn propone il primo vertical al mondo per soli amputati a invito. Dopo due anni in cui Moreno Fish Pesce è stato ambassador della gara, gli organizzatori hanno deciso di rompere gli schemi della disabilità e trasformare il Martin in una grande avventura anche per chi di gambe ne ha solo una.

SCHEDA GARA Circuito: FISKY (Campionato Regionale Assoluto e Master) CSEN Outdoor (Campionato Assoluto Vertical) Affiliazione: CSEN OUTDOOR - FISKY Quota massima: 1.001 m Costo iscrizione: 20-30 € Altre distanze: nessuna Tempo record maschile: 42’02” (Gabriele Pace, 2017) Tempo record femminile: 55’23” (Raffaella Tempesta, 2017) Tempo limite: 2h

CURIOSITÀ Dalla vetta si gode di un ampio panorama sui quartieri genovesi di Pra’, Voltri e sulla Riviera Ligure di Ponente fino al promontorio di Capo Mele. Nelle giornate più limpide, all’alba, si scorge anche la Corsica e il mare dista 7 chilometri in linea d’aria.

CLASSIFICA 2017 Gabriele Pace Massimo Gaggino Mathieu Brunod

42’02” 43’42” 43’56”

Raffaella Tempesta Silvia Venzano Anna De Biase

55’23” 58’05” 58’46”

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SPECIALE CAMPIONATI ITALIANI

www.skyrunningitalia.it

TUTTE LE DATE DEI TRICOLORI

CAMPIONATI ITALIANI ASSOLUTI SPECIALITÀ

DATA

CARATTERISTICHE

COMPETIZIONE

SOCIETÀ ORGANIZZATRICE

Vertical Kilometer

30 settembre

1.87Km D+1000m Alt. 1980m s.l.m.

This is Vertical Race

Sci Club Gromo Valgoglio(NG)

Skyrace

16 settembre

27.5Km D+2650m Alt.2410m s.l.m.

ZacUp Skyrace del Grignone

Team Pasturo

SkyMarathon

2 luglio

42km D+2700m Alt. 2744m.s.l.m.

Sentiero 4 Luglio

ASD Maratona del Cielo Corteno Golgi(BS)

Skyrace a Coppie

3 giugno

35km D+1634m Alt. 1530m.s.l.m.

Maratona della Valle Intrasca

CAI Verbano Intra Verbania

e fine settembre gli scudetti della Skyrace e del Vertical Kilometer. Gli assoluti valgono come selezione per le squadre nazionali, ma in aggiunta il consiglio federale ha individuato altre gare di selezione.

La FISKY, federazione italiana skyrunning, ha reso note le date dei campionati italiani assoluti nelle diverse specialità. Si parte a giugno con la Skyrace a coppie, poi a luglio con il titolo di SkyMarathon. Pausa ad agosto per assegnare poi tra metà

SELEZIONI SQUADRE NAZIONALI 6 maggio

Trentapassi

Marone (BS)

10 giugno

LedroSkyrace

Mezzolago (TN)

17 giugno

International Skyrace Carnia

Paluzza (UD)

24 giugno

Skylakes

Laghi (VI)

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