Approfondimenti Manifesto MCE - 14 Quale formazione per l'MCE di Laura Lemmi

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Manifesto pedagogico del Movimento di Cooperazione Educativa Approfondimenti

14. Quale formazione per l'MCE? di Laura Lemmi La formazione iniziale e in servizio: un quadro di riferimento Il MCE persegue un’idea complessa di Formazione che si esplica nel luogo privilegiato delle formazioni alte, l’Università, con il partenariato con istituzioni scolastiche dove sono in atto esperienze didattiche significative e il contributo di soggetti quali le associazioni professionali riconosciuti a livello istituzionale. Il tema centrale è un progetto di scuola democratica e di qualità fondamentale per la crescita culturale e lo sviluppo della società. Tenendo conto del dibattito pedagogico degli ultimi trent’anni sviluppatosi nelle Università, nelle scuole, nelle associazioni professionali, è necessario quindi porci alcuni interrogativi per elaborare un quadro di riferimento: 

A) la definizione di professionalità docente;

B) la definizione di realtà formativa

C) il ruolo delle associazioni professionali, quali l’MCE, nel contesto sia della formazione iniziale che in servizio.

Da vari anni l’MCE sulla base di buone pratiche portate avanti da insegnanti ed educatori nelle scuole e in realtà educative diversificate, si occupa di ricerca e sperimentazione di metodologie e didattiche alternative per il rinnovamento della scuola italiana, con il contributo e l’approfondimento di idee e valori educativi che si rifanno alle esperienze più significative della ricerca pedagogica attuale. Per individuare un’idea di formazione incisiva ed autentica, bisogna avere chiaro quale prospettiva educativa vogliamo realizzare, tenendo conto del confronto del nostro sistema scolastico nel contesto socio-politico che attualmente viviamo con altre realtà a livello europeo, per far fronte alle sfide che ci pone la società globale. 

Per il MCE la definizione di professionalità docente è un’idea complessa e per questo si avvale di una pluralità di parametri definibili che ci servono per identificare le competenze che si vogliono perseguire:

le esperienze

la formazione

la didattica innovativa

la ricerca pedagogica

essa si esplica nel futuro docente/educatore come un insieme di: 58


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competenze

abilità

riflessività

da acquisire e che portano a ri-pensare e a interrogarsi sul proprio agire educativo tenendo conto della dimensione sociale e collettiva della professionalità che si esplica in un team come comunità professionale (comunità di pratiche). Essenziale è l’approccio laboratoriale che consente di affrontare la dialettica tra saperi teorici e saperi pratici e definisce una formazione che parte dall’esperienza ma non si limita ad essa, costituendosi sul piano teorico come elemento di problematicità e di elaborazione del pensiero critico. E’ necessario per questo favorire con la formazione universitaria, una piena integrazione tra: 

le didattiche disciplinari

i laboratori didattici

il tirocinio

la dimensione della collegialità

il monitoraggio sistematico e la verifica della corrispondenza tra progettazione ed esecuzione.

un feedback continuo che affronta la dicotomia tra teoria e prassi, elemento negativo e distintivo della scuola italiana.

Il tirocinio all’interno dell’Università, assume quindi un ruolo centrale nella formazione iniziale in quanto luogo della formazione della competenza riflessiva che permette di riflettere sulla dialettica tra saperi teorici e saperi pratici; sulla valorizzazione del “lavoro d’aula” come luogo di discussione e dispiegamento del pensiero critico, sulla identità e la funzione del proprio ruolo, per imparare a riconoscere anche la propria “inadeguatezza” e il proprio “disagio” di fronte alle situazioni che generano problemi e insicurezze. E’ stato partendo proprio da questi elementi che nelle esperienze di tirocinio che mi hanno riguardato come supervisore, come insegnante MCE “prestato” a questo ruolo, ho potuto verificare quanto fosse importante creare con gli studenti, un ambiente di apprendimento in cui potessero emergere quei nodi problematici che caratterizzano la capacità di insegnare per farne oggetto di riflessione e approfondimento. Solo partendo da questi, è stato possibile capire dove era possibile favorire il cambiamento e il decentramento del proprio punto di vista per accogliere nuove visuali e forme di coniscenza. La richiesta di conoscenza di tecniche e strategie didattiche da parte degli studenti, di “suggerimenti pratici” ha assunto un nuovo significato, poiché inseriti in un contesto di valori e 59


Manifesto pedagogico del Movimento di Cooperazione Educativa Approfondimenti significati che ne hanno esplicitato gli obiettivi di senso del pensiero pedagogico e della pratica freinetiana.

La definizione di realtà formativa Occorre definire cosa intendiamo per realtà formativa: per il MCE l’individuazione di contesti di apprendimento nei quali si esplicano metodologie che secondo le antiche lezioni di scuola attiva, rendono lo studente attivo e responsabile dei processi di apprendimento, è l’elemento essenziale che definisce un ambiente di apprendimento come un luogo dove: 

vi è l’attenzione ai processi cognitivi e relazionali che intercorrono nell’atto di apprendimento: non solo “cosa” si apprende ma anche “come” si apprende, con quali stili, motivazioni…

si educa a comprendere, come esplicitazione dei processi concettuali che portano gli studenti a capire, con la conseguente valorizzazione della capacità di operare con le conoscenze per trasformarle in competenze sicure;

si insegnano le strategie metacognitive che rafforzano la capacità di riflettere sulle proprie conoscenze e sul proprio metodo di studio;

l’errore, “l’inciampo” costituiscono un aspetto da valorizzare per mettere a fuoco gli elementi di criticità di un problema ed elaborare soluzioni in chiave creativa ed originale;

si esplica in team la dimensione sociale e collettiva della professionalità per cui ogni docente si sente parte di una comunità professionale che si interroga sul senso del proprio agire pedagogico, su metodologie e percorsi didattici da sperimentare e da innovare;

la cooperazione valorizza l’insieme e i singoli che ne fanno parte, attraverso la costruzione della conoscenza che si realizza con il confronto di idee, il decentramento del proprio punto di vista, l’apporto specifico dei vissuti e delle esperienze di ciascuno; la dialettica e la discussione sopra agli elementi critici di una problematica affrontata;

si esplica la cura degli stili relazionali ed educativi che permette un approccio alla conoscenza in percorsi di senso sia per gli alunni che per i docenti;

la diversità in tutte le sue forme come fonte continua di confronto di idee e di elaborazione di nuove conoscenze;

la didattica interculturale affronta le tematiche della società globale con i suoi nodi problematici quali lingua e culture altre ed integrazione;

ritrovare relazioni di senso in un contesto educativo che permette la costruzione di significati e valori condivisi al fine di restituire al sapere il suo valore formativo ed educativo. 60


Manifesto pedagogico del Movimento di Cooperazione Educativa Approfondimenti Per ciò che riguarda la formazione in servizio dobbiamo prendere atto che dovremmo ricostruire “ una cultura della formazione in servizio” che è stata cancellata negli ultimi anni, laddove rileviamo che l’obbligo contrattuale di aggiornamento non è più richiesto. Il MCE assume come valore l’ottica del continuum della formazione come capacità di innovazione e di ricerca di percorsi e metodologie che devono essere continuamente sottoposti al vaglio della riflessione, della discussione e della ricerca per esercitare il pensiero metacognitivo su contenuti, metodologie, strategie, atteggiamenti che definiscono l’agire educativo. C’è la necessità di definire un obbligo deontologico della formazione che permette non solo lo sviluppo personale della professionalità docente, ma anche il progresso dello sviluppo scolastico e di tutto il sistema d’istruzione italiano, legandosi anche alla valutazione specifica degli apprendimenti degli studenti che come sappiamo si esplica in modo molto diversificato nei territori geograficamente distribuiti nel nostro paese.

Il laboratorio adulto La dimensione laboratoriale da esplicare all’interno di un team, permette di ricreare situazioni di problem-solving, di“conflitto cognitivo” sulle quali riflettere per cercare strade e percorsi di elaborazione connessi alla misura delle caratteristiche e dei bisogni degli alunni, legati anche al contesto territoriale dove essi vivono, costituendo un modello documentato di conoscenza e approccio ai saperi. Le “buone pratiche”che costituiscono il corpus significativo del Movimento, diventano allora materiali preziosi sui quali riflettere per conoscere strade e percorsi di costruzione di conoscenza e saperi ;esperienze di qualità documentata che pongono l’insegnante nella situazione di estrapolare le idee e i valori pedagogici che le hanno dettate. Qualsiasi buona esperienza non rimane che un prodotto isolato, fine a se stesso se non si determina lo sfondo pedagogico nel quale essa si ascrive, con tutte le interconnessioni che si possono rilevare e mettere in evidenza. Su questo aspetto si può e si deve rimettere in moto un meccanismo che permetta ad un’intera generazione di insegnanti/educatori attualmente in servizio di conoscere e documentarsi sulle più attuali e significative ricerche e teorie del pensiero pedagogico, quali ad es.” gli apporti delle neuroscienze”, “le teorie sulle intelligenze creative”, “le teorie sull’apprendimento trasformativo”, la costruzione di “schemi di significato”... e sulle implicazioni che determinano nel contesto didattico. Il ruolo del MCE nel contesto della formazione iniziale e in servizio Come MCE non possiamo non assumere la formazione in ingresso e in servizio come un aspetto ineludibile della professionalità docente e come soggetto riconosciuto a livello ministeriale, si propone come un interlocutore qualificato per la conoscenza di metodologie e didattiche che sono

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Manifesto pedagogico del Movimento di Cooperazione Educativa Approfondimenti state oggetto di ricerca e innovazione da molti anni e riconosciute nelle Università come uno delle migliori produzioni del pensiero pedagogico italiano. L’organizzazione stessa del Movimento in una Segreteria Nazionale che costituisce il centro documentativo e di raccolta delle esperienze e dei contributi didattici dei Gruppi territoriali presenti in tutto il territorio nazionale in vari gradi e ordini di scuola, permette di avere un monitoraggio attento e significativo della scuola italiana. Con la sua azione riguardante i laboratori di formazione adulta presenti in tutti i gruppi territoriali, diffonde non solo esperienze ma anche contributi teorici che stimolano lo sviluppo del pensiero pedagogico attuale. Attualmente sono in uso per il MCE modalità plurime di formazione: 

di prossimità: laboratori territoriali, scuole

a distanza: pubblicazioni, proposte materiali e strumenti per la didattica, rivista pedagogica trimestrale

in rete: proposte di temi trasversali di ricerca-azione e tutoraggi di ricerca

sito – piattaforme – forum

Il MCE si avvale attraverso la stipula di convenzioni con alcune Università italiane, di una collaborazione significativa nei percorsi di tirocinio degli studenti di Scienze della Formazione, per ciò che riguarda la competenza riflessiva dell’agire professionale e l’approfondimento degli aspetti comunicativi e relazionali dell’atto educativo; questa collaborazione potrebbe essere senz’altro potenziata e resa più efficace in futuro per ciò che riguarda anche i laboratori di didattica disciplinare che fanno parte integrante del curriculum di studi dello studente, sui quali il MCE può dare un apporto significativo per una formazione professionale di qualità che pone al centro la “didattica come scienza”. L’obiettivo è che le “buone pratiche” entrino in circolo e si diffondano come elemento fondamentale per lo sviluppo e il miglioramento della scuola italiana e per raggiungere questo scopo c’è bisogno di costruire modalità e interventi di aggiornamento da inserire in un contesto istituzionale, per far sì che questo non sia solo il frutto di una sensibilità personale del docente ma sia un riconoscimento di crediti certificato per lo sviluppo delle proprie competenze specifiche, della propria identità, del proprio ruolo professionale. I tempi e i modi saranno da concertare con i sindacati di categoria, con le associazioni professionali quali il MCE, con le istituzioni ministeriali ma la consapevolezza di un’urgenza ormai non più rimandabile ci muove a queste considerazioni sulle quali è utile avviare una riflessione partecipata e diffusa nel contesto educativo italiano.

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