Personaggi

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Roncaro, tra Storia e Memoria .. e Futuro

Un viaggio nel nostro passato ‌

‌ alla scoperta dei nomi e dei luoghi di un tempo sospeso


Roncaro, … tra Storia e Memoria …

… e Futuro …

Benvenuta / benvenuto nel documento «PERSONAGGI» !!!! E’ una delle tappe del percorso che si chiama - “Roncaro: tra storia e Memoria –

Un viaggio nel nostro passato, alla scoperta dei nomi e dei luoghi di un tempo sospeso”, all’interno della cornice …

PERSONAGGI

CURIOSITA’

LUOGHI

CORNICE 2


Roncaro, … tra Storia e Memoria …

… e Futuro …

In questo documento proponiamo qualche notizia relativa ad alcune persone che nel tempo hanno vissuto nel nostro paese (li abbiamo definiti « personaggi »). Sono alcuni di coloro cioè che hanno contribuito – insieme a tantissimi altri – a creare «il nostro Roncaro» così com’è. Rispetto a tutti gli altri (rimasti anonimi), le persone che presentiamo hanno avuto semplicemente la possibilità, per un momento di fortuna o anche per caso, di lasciare qualche ricordo in fotografie, documenti, testimonianze, che oggi ci consentono di ricordarli meglio. Loro non sono i migliori. Molto semplicemente, di loro abbiamo memoria e quindi li prendiamo come un simbolo, per rappresentare tutti i Roncaresi di tutti i tempi.

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Roncaro, … tra Storia e Memoria …

… e Futuro …

Mentre vedrai e leggerai, può darsi che ti venga in mente di tornare alla CORNICE,

oppure di andare direttamente alle CURIOSITÀ oppure ai LUOGHI. Puoi farlo, come più ti piacerà, magari anche alla fine di questo documento: 1. per tornare alla CORNICE - clicca qui ! 2. per andare alle CURIOSITÀ– clicca qui ! 3. per andare, invece, a LUOGHI – clicca qui !

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Roncaro, … tra Storia e Memoria … PER COMINCIARE … e Futuro … (parlando un po’ di me che scrivo…)

Sono nato a Roncaro nel 1957. Mio padre Mario è nato (a Roncaro) nel 1923. Suo padre Luigi, cioè mio nonno, è nato (a Torre d’Arese) nel 1875. Il padre di mio nonno, Andrea, cioè mio bisnonno, è nato (a Genzone) nel 1830. Dal mio bisnonno mi separano dunque circa 130 anni. Se continuassi a ritroso con lo stesso ritmo - 1 bisnonno ogni 130 anni - il 4° bisnonno sarebbe un contemporaneo di Leonardo da Vinci, il 9° dei Longobardi con Pavia capitale, il 15° addirittura dell’inizio dell’Impero Romano, con Ottaviano Augusto e Tiberio Imperatori, e quindi anche di Gesù Cristo. Soltanto 15 bisnonni mi separano da Gesù Cristo. Soltanto 15 ...

Forse sono un po’ matto o quanto meno un originale: a chi mai potranno interessare questi discorsi? A me comunque fanno riflettere: il passato non è affatto distante come sembra. E sono sicuro che ci sono in giro altre persone come me, un po’ strane e un po’ particolari, che, camminando per le strade e per i luoghi dei loro rispettivi paesi e città, si domandano con curiosità come quelle strade e quei luoghi erano stati nel passato, nei secoli andati, ma soprattutto com’erano .. vissuti, come cioè viveva la gente di quei tempi, sia nei grandi momenti della Storia sia in quelli, più grigi ma forse anche più duri, del giorno per giorno… Come cioè il mio bisnonno Andrea avrà vissuto in quel 1830, nel pieno ……..……………..

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… e Futuro … …….. nel pieno del Regno Lombardo-Veneto oppure come suo padre Giuseppe e suo nonno Domenico (miei avi, di cui non ho - per ora - altre notizie) se la sono passata durante il Settecento, sicuramente poveri contadini della campagna lombarda tra Pavia e Milano.

Questo lavoro è quindi soprattutto il frutto della mia curiosità, che mi ha condotto, con pazienza e passione, negli anni tra la fine del Secondo Millennio e l’inizio del Terzo, a raccogliere notizie, fotografie, aneddoti e vecchie storie del passato di Roncaro e della sua gente, per lasciarne traccia, perché le prossime generazioni ne abbiano memoria e forse, perché no?, ne possano trarre anche qualche insegnamento. Non ho ambizioni. Voglio solo tentare di regalare un’emozione. Spero, almeno in piccola parte, di riuscirci. Naturalmente, se mai ciò avverrà, è anche grazie all’appoggio e alla cortese ospitalità che l’Amministrazione Comunale ha riservato a questo lavoro. Un grazie particolare ad Antonella Negri, per la preziosa collaborazione. Pierluigi Marabelli (anche mia mamma Luigia è nata a Roncaro, nel 1927, e anche mia nonna paterna Adele, nel 1884, e anche suo nonno Giovanni Battista – mio trisnonno – nel 1820. Ho dunque molti legami con questa terra …) Chiunque voglia integrare il lavoro con proprie correzioni, altre storie, altre fotografie (soprattutto!) può naturalmente farlo ed anzi è il benvenuto. Basta chiederlo, contattando o inviando il materiale agli uffici del Comune.

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Un primo PERSONAGGIO:

il tenente NINO PECCI e poi suo padre, il Cavaliere, e anche «l’Azienda», e il suo cavallo «Pandoro» …

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La lapide risale agli anni immediatamente successivi al termine della Guerra (anni Venti del Ventesimo Secolo). Era originariamente esposta sul muro del Vecchio Municipio e fu trasferita nella piazzetta oggi esistente, davanti alla Chiesa Parrocchiale 8


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Nell’ALBO D’ORO DEI CADUTI LOMBARDI DELLA GRANDE GUERRA si trovano 9 nomi di caduti che abitavano a Roncaro, gli stessi che sono ricordati nella lapide posta all’interno del piazzetta del campo giochi. Nell’albo possiamo leggere:

PECCI GIOVANNI di Erminio Tenente – 2° Reggimento Genio Zappatori – Ingegnere ad honorem – Decorato di medaglia d’argento al valor militare Nato a Roncaro il 14.4.1893 Caduto il 24.5.1917, sul Carso (quota 208), nell’ospedale di guerra n. 5, per ferite riportate in combattimento

Gli altri 8 nomi: 1. Belloni Vincenzo 2. Bianchi Emilio di Ambrogio 3. Boggioni Francesco di Pietro 4. Eschimi Angelo di Gerolamo 5. Grazioli Giuseppe di Valentino 6. Lenta Siro Giuseppe di Luigi 7. Grignani Giuseppe di Cesare 8. Monti Giuseppe Felice di Carlo 9


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“Partecipava spontaneamente,

colla prima ondata, all'assalto di una compagnia di fanteria contro forte posizione nemica. Conquistata la posizione, con sangue freddo e sprezzo del pericolo, perlustrava minutamente le caverne, assolvendo il compito a lui affidato, quello cioè di constatare se erano stati iniziati dal nemico lavori di mina. In successivo combattimento, sempre adempiendo lodevolmente e con elevato sentimento patriottico e spirito di sacrificio il suo dovere, lasciava gloriosamente la vita sul campo di battaglia.” Note: in calce al foglio “Lukatic (Quota 208), 12 marzo – 23 maggio 1917”. 10


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Qui sopra vediamo la prima tomba del ten. Nino Pecci, approntata al fronte e in cui riposò sino al momento in cui fu trasportato nel cimitero di Roncaro, dove tuttora si trova 11


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DECORATO CON MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE (qui sotto, a destra, possiamo leggere la motivazione)

GIUSEPPE GRIGNANI

classe: 1899; grado: caporale; matricola: 1136; arma – reggimento – compagnia: Bersaglieri Ciclisti, 2° reggimento; nato a: Roncaro; morto a: Sella di Dol, 24 agosto 1917.

“Costante, mirabile esempio di coraggio e alto sentimento del dovere, ferito una prima volta e sprezzante del pericolo gravissimo che sempre incombeva, non abbandonava il posto affidatogli. Colpito però una seconda volta, lasciava la vita sul campo.” Note: in calce al foglio “Veliki Monte San Gabriele”. 12


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DECORATO CON MEDAGLIA DI BRONZO AL VALOR MILITARE (qui sotto, a destra, possiamo leggere la motivazione)

MARIANI GIOVANNI

Classe: 1892; grado: sottotenente di complemento; matricola: 69843; arma – reggimento – compagnia: Bersaglieri, 5° reggimento; nato a: Roncaro; morto a: in Libia, 18 giugno 1915.

“Accerchiato da numerosi ribelli ed invitato ad arrendersi colla promessa di aver salva la vita, si difendeva strenuamente uccidendone parecchi, finché egli stesso veniva colpito a morte.” Note: in calce al foglio “Ghebel dei Tarhuna”.

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«L’AZIENDA» Qui vediamo la casa padronale, dal lato verso la corte aziendale

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«L’AZIENDA» Qui ancora la casa padronale, ma dal lato opposto, verso il giardino e il cortile privato. In questa foto degli Anni Trenta del Ventesimo secolo, in primo piano il «buratòn» (Giovanni Franzini)

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«L’AZIENDA»

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Altre immagini della vita aziendale. A sinistra (Anni Trenta del Ventesimo secolo) vediamo due dipendenti, Natale Previ e Angelo Negri, con «Alì», il toro dell’azienda. Natale e Angelo sono mungitori, mansione che rientra nella categoria dei «salariati», cioè, diremmo oggi, a tempo indeterminato, a differenza degli «avventizi», chiamati al lavoro a giornata, quando necessario, cioè, diremmo oggi, a tempo determinato (anche un giorno solo!). A destra (Anni Quaranta del Ventesimo secolo) vediamo l’interno della corte, con le stalle sullo sfondo e – in primo piano - un pavone, guardato a vista da Mario Pellini, altro salariato, addetto alla casa padronale.

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In queste foto degli Anni Trenta del Ventesimo secolo - pur un po’ sgranate - vediamo una delegazione di importanti personaggi della Provincia in visita all’azienda: a sinistra nel cortile e a destra all’interno della stalla delle vacche da latte. Il Cavaliere è evidenziato nel tondo rosso.

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Alle redini Pèpu (Giuseppe) Negri, il “Cap Cavalànt”, il Primo Cavallante, cioè il Responsabile degli addetti ai cavalli, a cui era riservata, salvo urgenze, la guida del “legnét”. Il “Cap cavalànt” guidava anche la carrozza del padrone e si occupava in genere del buon andamento della stalla dei cavalli. Durante alcuni scavi e lavori effettuati negli anni Duemila nel giardino della famiglia Pecci, furono ritrovati 4 ferri di cavallo: con un po’ di emozione, ricordiamo qui che si trattava dei resti di Pandoro, che infatti per volontà del Cavaliere Erminio Pecci fu sepolto in quel giardino

Naturalmente, sin dai tempi antichi, per i viaggi fuori dal paese si usavano carri e carrozze trainati da cavalli. Qui vediamo il “legnét” (letteralmente: il “legnetto”), una piccola carrozza, dotata di tettuccio apribile, di uso privato ma anche pubblico. Secondo un’antica usanza roncarese, infatti, il “legnét” veniva lasciato in deposito in un locale situato di fianco alla Chiesa, a disposizione della comunità per i trasporti urgenti di ammalati all’ospedale oppure per andare a prendere il medico quando necessario: un esempio quindi di “servizio sociale” di altri tempi. Il personaggio più importante della foto però è il cavallo: si chiamava Pandoro, ed era stato il cavallo durante la Prima Guerra Mondiale del ten. NINO PECCI, caduto in combattimento. Consegnato alla famiglia, Pandoro fu amorosamente accudito per molti anni. 18


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A cento anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale, rendiamo omaggio al Tenente Nino Pecci e attraverso di lui a tutti i giovani, di Roncaro e di altri paesi, che hanno perso la vita in quel terribile conflitto. Qui sopra, come segno di affetto, li rivediamo vicini: il Tenente e il suo cavallo Pandoro. 19


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Un altro PERSONAGGIO, legato alla Chiesa Parrocchiale:

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Don PASQUALE BARBIERI

Naturalmente i Parroci della nostra Chiesa sono stati numerosi. Dal 1566, da quando cioè ne abbiamo traccia attraverso i registri esistenti nell’archivio parrocchiale, possiamo contarne fino ad oggi circa 40. Tutti hanno senz’altro cercato di svolgere al meglio il proprio ministero. Di qualcuno abbiamo notizie dettagliate, di altri assai poche, di altri ancora (specialmente quelli dei secoli più antichi) oltre al nome non sappiamo praticamente null’altro. Senza alcuna volontà di privilegiare l’una o l’altra persona (non ve ne sarebbe davvero motivo), ci soffermiamo sulla figura di uno di loro, don Pasquale Barbieri, facendone il simbolo e la memoria di tutti. Don Barbieri fu parroco di Roncaro tutto sommato per non tantissimi anni: 9 in tutto, dal 1782 al 1791. Anni però storicamente «pesanti», quelli della Rivoluzione Francese e delle riforme dell’imperatore austriaco Giuseppe II. Don Barbieri era laureato in sacra teologia (situazione niente affatto comune all’epoca, per qualunque sacerdote). 20


Don Pasquale Barbieri, Parroco Ha senz’altro amato moltissimo il nostro paese, dimostrandolo in molti modi. Sistemò la casa parrocchiale e circondò anche il cortile della casa stessa con un muro di cinta: ancora oggi possiamo vedere, sopra il portone del cortile, la data «1785», opera – appunto – di don Barbieri. Guardate le foto qui a fianco: il portone e la scritta (nella foto del portone evidenziata dal cerchio rosso) ci sono ancora! Sono ancora quelli fatti fare da don Pasquale Barbieri ben più di 200 anni fa .. Fece molti interventi alla struttura della Chiesa, meglio illustrati qui avanti in un documento dell’archivio parrocchiale scritto quasi un secolo più tardi. Tra le tante sue opere val la pena di ricordare l’acquisto dell’Organo, oggi classificato fra i più importanti della provincia. Don Barbieri lo acquistò all’asta dei beni del Monastero di Sant’Agata di Pavia, che in quegli anni fu soppresso.

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Nell’archivio parrocchiale c’è un quaderno, intitolato «Storia dei parroci di Roncaro». Fu scritto nella seconda metà dell’Ottocento. Leggiamo insieme il passaggio che si riferisce a don Pasquale Barbieri. Vediamo quante cose davvero è riuscito a fare … 1782 - Barbieri Pasquale

A suo tempo, nel 1783, si è procurato l’organo con la cantoria, venduto all’incanto nel soppresso Monastero di S. Agata di Pavia, al quale ci fece mettere i contrabbassi. Il medesimo fece poi fabbricare il capitello che forma atrio alla Chiesa, onde accomodarvi sopra li mantici, e il coretto del pulpito. Allargò anche la Sagristia allestendola d’armadio comprato all’asta in Pavia al prezzo di L. 170 il dì 30 agosto 1786, essendo quello del soppresso oratorio di S. Ambrogio. Avanti alla porta della Chiesa fec’egli mettere una cupola di legno e da lui furono poi fatte rifondere le campane, sulle quali si legge “Innocentius et nepote Carolus et Joseph Bonavilla Mediolanensis fonderunt die 30 Apr. 1788”. (in quest’anno stesso essendo stata cinta la corte parrocchiale dov’erano le sepolture ne vennero trasportati i cadaveri nell’altro cimitero che pur non ci è lontano). Dal medesimo si fecero pur restaurare le stazioni della via Crucis. Il Barbieri era dottore in sacra teologia: fu promosso alla carica di Penitenziere nella Cattedrale di Pavia, poi a quella di Prevosto della Parrocchia di S. Maria Gualtieri nella Basilica di S. Gervaso; morì ai 22 giugno 1809 quando una tal Prevostura era stata soppressa, la qual cosa dicesi che abbiagli cagionato grande dolore.... 22


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Ma la cosa che maggiormente ci emoziona è l’ultimo passaggio che nel quaderno si legge riferita a don Barbieri. Eccola…

«….. Avanti di morire mostrò desiderio di esserquà sepolto, il qual desiderio

fu rispettato. Morì egli d’anni 60. Ho sentito alcuni a discorrer qui di sua fecondia nel predicare.»

… don Barbieri è ancora qui, con noi !

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Dopo il tenente Nino Pecci e il parroco don Pasquale Barbieri, ecco un terzo PERSONAGGIO:

ALCIBIADE GOFFREDO MORETTI, il garibaldino

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ALCIBIADE GOFFREDO MORETTI, nato a Roncaro il 30 dicembre 1830, fu battezzato nella nostra chiesa il giorno dopo. Era l’ultimo degli 11 figli di Giovanni Moretti e Marianna Manzoni. Ecco qui la copia dell’atto di battesimo. Nel 1860 si unì a Giuseppe Garibaldi e partecipò alla famosa spedizione dei Mille. Qui a destra è riprodotto il suo atto di Battesimo, nei registri della Parrocchia Traduzione dell’atto di Battesimo - Parrocchia di S. Michele Arcangelo in Roncaro Nell'anno del Signore milleottocento trenta, il trentuno di dicembre Io, Pietro Franco Pietra, arciprete di questa chiesa parrocchiale di Roncaro, ho battezzato un infante nato la notte antecedente all'ora nona, dal signor Giovanni Moretti e dalla signora Marianna Manzoni, coniugi di questa parrocchia; gli fu imposto il nome di Goffredo Silvestro Alcibiade. I padrini furono Camillo Moretti, figlio del signor Giovanni, di questa parrocchia, e Alma Moretti, figlia del signor Luigi, della parrocchia di Carpiano diocesi di Milano, entrambi convocati (per questo motivo) ed idonei 25


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Ed ecco la sua fotografia. Vediamo un distinto signore, con tanto di baffi a manubrio, di moda nell’Ottocento. Apparteneva alla famiglia Moretti, che a Roncaro conduceva una delle più importanti aziende agricole. Nella cosiddetta “campagna meridionale” con Garibaldi, ci risulta aver ricoperto il grado di Luogotenente dello Stato Maggiore della Seconda Brigata Eber, 15esima Divisione Turr (Eber e Turr erano i nomi di due ufficiali ungheresi, anch’essi arruolati nei Mille). Il suo nome è compreso nell’elenco ufficiale dei “Mille” di Garibaldi, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia nel 1878, dove è indicato con il numero 666. Tornato alla vita civile, visse a Milano, dove morì l’8.6.1910. Se vuoi maggiori informazioni e ti puoi collegare ad Internet, clicca qui oppure qui

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Qui a fianco invece la medaglia commemorativa giunta a Roncaro – «CITTA’ GARIBALDINA» dal Comune di Genova nel 1982, centenario della morte di Giuseppe Garibaldi Le notizie ricavate dall’Archivio Parrocchiale sono state trasmesse (probabilmente a Marsala) da parte «degli alunni della classe V di Roncaro» (anno 1961). Ecco qui sopra la loro lettera 27


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Ed ecco un altro PERSONAGGIO, anzi, un altro … Moretti:

GIUSEPPE MORETTI, il Professore (e Magnifico Rettore dell’Università di Pavia)

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Il professor GIUSEPPE MORETTI (molto probabilmente era lo zio del garibaldino Alcibiade Goffredo, di cui abbiamo appena parlato) nacque a Roncaro il 30 novembre 1782 e fu un insigne botanico, direttore dell’Istituto botanico di Pavia, dove insegnò per vari anni, definito “uomo veramente notevole; colto in diverse scienze e laboriosissimo”. Nell’anno 1839 fu eletto Rettore Magnifico dell’Università di Pavia. Fu noto anche in Europa; viaggiò in Austria, Francia, Germania e Inghilterra, stringendo relazioni con i migliori botanici del suo tempo; si scrisse di lui nel 1959: “ammassò tal tesoro di dottrina, che forse non fu ad altri secondo tra i botanici italiani”. Morì a Pavia nel 1853.

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In questa foto vediamo ritratto il professor Giuseppe Moretti, come appare in un libro del 1839 che a lui e al suo lavoro dedica molto rilievo. Questo ritratto è esposto negli uffici del Municipio (nella pagina precedente: un’altra immagine del Professore). Se vuoi maggiori informazioni e ti puoi collegare ad Internet, clicca qui

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Ecco qui sopra la prima pagina del libro.

Nel 1828 un tale professor Johann Burger - tra … e Futuro … i fondatori della scienza agricola austriaca e uno dei maggiori esperti europei del suo tempo in questo settore - venne per un viaggio di studio nell’allora Regno Lombardo – Veneto, che come sappiamo era una parte importante dei vasti territori dell’Impero Austro-Ungarico, e poi pubblicò una approfondita relazione, tradotta e pubblicata in italiano nel luglio 1843 con il titolo di “AGRICOLTURA NEL REGNO LOMBARDOVENETO“. La stampa avvenne in Milano, come si legge sull’originale conservato nella biblioteca di Vienna a cura della “Tipografia Motta ora di M. Carrara, Contrada di S. Margherita N. 1112 “, e (attenzione!) vi si legge che, rispetto all’originale in tedesco, il libro è la “versione italiana del Dottor V.P. con note del Dottor Giuseppe Moretti (professore di botanica nella I.R. Università di Pavia, Membro dell’I.R. Istituto Lombardo di Scienze, Lettere ed Arti, Socio di varie Accademie Scientifiche, già Prof. di Agraria nell’Università suddetta)”. I.R. significa ‘Imperial Regia’.

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Ne leggiamo solo un paio di passaggi, che riguardano proprio Roncaro. Parlano del granoturco (anzi: del «maiz») e del trifoglio:

« .. non mi venne veduto in nessun luogo un maiz così bello come qui; la natura del terreno, la profondità dello strato arabile, gli ingrassi e le irrigazioni danno risultanze meravigliose: non perderò mai di pensiero le magnifiche pianure di Roncaro, nella provincia di Pavia, dove io vidi irrigare, nel giugno del 1828, una vasta campagna di maiz. Le piante erano già venute ad altezza d’uomo e cominciavano a patire l’asciutto; nel volgere di poche ore, una campagna di 4 jugeri fu coperta della quantità d’acqua bastante all’irrigazione, e si chiusero dopo i canali: quattro uomini attendevano a distribuire l’acqua uniformemente in tutti i canaletti e a levare gli ostacoli che si sarebbero potuti frammettere al suo scolo». «.. Roncaro mi offrì la meraviglia, il 22 giugno del 1828, di un magnifico pezzo di terra a trifoglio bianco; l’anno innanzi vi s’era seminato del trifoglio rosso in mezzo ai ravizzi.» Se vuoi leggere questi ed altri passaggi del libro e ti puoi collegare ad Internet, clicca qui 32


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Ora parliamo di …

Don Ercole Pizzocaro,

cioè «il Signor Canonico»

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Anche se fisicamente nato a Vistarino (nel 1876), il «Signor Canonico», come tutti lo chiamavano, si può certamente considerare un figlio della terra di Roncaro, dove erano le radici di tutta la sua famiglia. Il papà era Angelo Pizzocaro, maestro elementare, nato a Roncaro (come del resto il nonno Giovanni, anche lui di Roncaro e anche lui maestro elementare), la mamma era Maria Gaj, parente dell’allora parroco di Roncaro don Giuseppe Gaj. «Il 19 ottobre 1884, in occasione della Visita pastorale, il Vescovo di Pavia mons. Riboldi

amministrò la S. Cresima ad un bel gruppo di bambini. Tra essi vi era anche Ercole Pizzocaro, proprio il futuro canonico. La sua famiglia era infatti originaria di Roncaro, anche se nell’anno di nascita di Ercole si trovava a Vistarino, in quanto in quell’anno il papà insegnava nelle scuole elementari di Vistarino» (E. Segù – Vita di un paese – Roncaro).

A ventidue anni mentre era seminarista, si ammalò gravemente facendo addirittura temere che non sarebbe riuscito a concludere gli studi. Per questo motivo il Vescovo lo consacrò sacerdote nel 1900, nonostante non avesse ancora raggiunto l’età canonica richiesta dalle leggi ecclesiastiche. Fu poi «canonico e decano della cattedrale, rettore di San Giovanni Domnarum per 47 anni e sacerdote per 62». E’ in corso un processo di beatificazione e canonizzazione. Morì a Pavia, il 26.3.1962, ed è sepolto in Pavia, nella «sua» chiesa di San Giovanni Domnarum. 34


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A Roncaro ha abitato nella casa della famiglia Pizzocaro, nel cortile retrostante alla Chiesetta di San Giusto. Nella Chiesetta è sempre stata viva la devozione verso la sua figura. Nel 2012, a 50 anni dalla sua scomparsa, gli è stata dedicata la «piazzetta» nello spazio davanti alla Chiesetta.

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Ecco un altro PERSONAGGIO:

Il Signor CAMILLO MODENA

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Il Signor Camillo Modena era un benestante vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, ultimo discendente della famiglia Meazza, proprietari di terreni agricoli in Roncaro. Amava i bambini, a favore dei quali lasciò tutti i suoi beni, per fare un Asilo in Roncaro. Uomo intelligente, immaginò il progresso tecnico dei tempi futuri, dicendo – nei primi anni Trenta del Novecento – che “un giorno le

macchine avrebbero arato da sole i campi, mentre gli uomini sarebbero rimasti seduti all’ombra a guardare”.

Eccolo, come appare nella fotografia presente all’interno della Scuola Materna a lui dedicata. E sepolto nel nostro cimitero. 37


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Ecco i due sacerdoti che più di altri hanno fortemente voluto durante il Ventesimo secolo prima la creazione di un Asilo a Roncaro (don Giovanni Martinoli, negli anni Venti) e poi la costruzione di un nuovo Asilo (don Angelo Gallesi, negli anni Sessanta). Il sogno del Signor Camillo Modena continua. Lui sarà contento. 38


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Due vecchie immagini dell’Asilo Anni Trenta, con le suore Angela, Albertina e Giacinta

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L’Asilo come appariva tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Ventesimo secolo, davanti ai locali «vecchi» di via Campestre e, a destra, l’Asilo «nuovo» come si vedeva negli anni Ottanta, con l’area circostante non ancora edificata, in una foto ripresa dalla cima del campanile.

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In questa foto vediamo il momento dell’inaugurazione del «nuovo» Asilo, nel 1966. Al centro il Vescovo Mons. Carlo Allorio e al suo fianco il Sindaco Giuseppe Vailati. Sulla sinistra, in primo piano, vediamo anche la cugina del Signor Camillo Modena. 41


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La casa e il cortile dove visse il Signor Camillo Modena, all’inizio del paese verso Calignano, come sono oggi.

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La casa e il cortile dove visse il Signor Camillo Modena, all’inizio del paese verso Calignano, come invece apparivano prima dei lavori di totale ricostruzione

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La «VOLANTE»

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Un personaggio? Un’iniziativa? Forse … un’emozione “Volante” è il caratteristico nome con cui da sempre viene identificata la squadra di calcio di Roncaro. Il nome fu scelto da un gruppo di appassionati che negli anni Cinquanta del Ventesimo Secolo iniziarono un’attività sportiva nel calcio in qualche modo organizzata, pur senza partecipare ufficialmente a campionati. L’origine del nome sta nella volontà di rendere l’idea di una squadra veloce ed agile. Nel tempo, un simile nome, curioso ed insieme originale, è rimasto a definire la nostra squadra e in un certo qual modo, anche il nostro paese.

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Ecco come si presentava una della prime formazioni della nostra «VOLANTE». Siamo negli Anni Cinquanta del Ventesimo Secolo 45


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Qui vediamo la “Volante” in un’altra foto degli anni Cinquanta (sopra) e in una sua composizione più recente, negli anni Ottanta (a destra).

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non di solo calcio …. Un altro personaggio:

SANTINO CALORI

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Nato a Roncaro il 18.11.1904, Santino CALORI è stato un ciclista degli Anni Venti del Ventesimo secolo. Cercò la sua strada nel mondo del ciclismo, quello dei tempi eroici tra le due guerre, e si trovò a gareggiare con campioni e addirittura “campionissimi” come Costante Girardengo e Alfredo Binda. Non ingaggiato da una squadra ufficiale, correva nella categoria dei cosiddetti “isolati”. Si schierò al via di due Giri d’Italia (nel 1928 e 1929) e nel 1929 si piazzò 46° alla Milano-Sanremo. Continuò a gareggiare sino al 1935. Visse a Milano, dove morì nel 1972, senza mai dimenticare “il suo Roncaro”, dove spesso tornava.

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Ecco la copia del suo atto di nascita (in alto) e della sua «licenza» di ciclista professionista (a destra)

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Qui vediamo la partenza della prima tappa del Giro d’Italia 1929: Roma-Napoli. Il nostro Santino è evidenziato nel cerchio rosso 50


Roncaro, …

Ancora due personaggi …

tra Storia e Memoria …

… e Futuro …

″La GUSTA“ e ″il CIT“ Ma chi erano ??? La “GUSTA” e il “CIT” sono madre e figlio, provati dalla vita in molti modi. Qui li ricordiamo quali «personaggi» della nostra storia in rappresentanza delle tante persone, di Roncaro e non, che nella loro esistenza hanno tanto sofferto e alle quali non è stata purtroppo concessa l’opportunità di una vita dignitosa e serena. Cosa hanno fatto per essere ricordati ? Nulla. Nulla di particolare che rientri nelle cose normalmente considerate degne di memoria. Ma hanno sofferto tanto. Tantissimo. E’ per questo, per la loro sofferenza, per il loro essere «simbolo» delle tante persone che sono vissute senza alcuna scelta se non il sopravvivere, che noi oggi li ricordiamo, con tanto affetto e simpatia.

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Roncaro, … tra Storia e Memoria …

e Futuro … Augusta BONELLI (la “Gusta”) e suo figlio Guido SEVERGNINI (il “Cit”) sono … arrivati a Roncaro agli inizi degli anni Trenta del Ventesimo secolo. Originaria del cremasco, la “Gusta” lavorò da ragazza quale domestica nella ricca famiglia cremasca dei Severgnini. Il figlio di questa famiglia, Agostino, se ne innamorò e – contro il fortissimo parere dei genitori - la sposò nel 1921. L’anno dopo nacque Guido, che purtroppo fu colpito da poliomielite. Quando, dopo pochi anni, improvvisamente e sfortunatamente, Agostino morì, i suoi genitori cacciarono dalla casa sia la “Gusta” che il suo Guido, che nel 1931 arrivarono chissà come a Roncaro (così andavano le cose allora ….) Hanno vissuto per vari anni grazie al lavoro dello stesso Guido (in quanto ragazzo e disabile, veniva pagato al 25% delle tariffe normali) e di un cosiddetto “fratello di latte” della Gusta, cioè di un coetaneo della Gusta che era stato portato a balia al momento della nascita a casa della Gusta o poi … lasciato lì! (al ritorno dalla Grande Guerra 1915-18 era diventato a sua volta disabile mentale, e al lavoro nei campi veniva pagato al 75%). Così vivevano, lavorando in due e venendo pagati per uno (25%+75%). La solidarietà degli altri e in particolare dell’Azienda agricola Pecci ha comunque loro permesso di sopravvivere in quegli anni. La sfortuna però continuò ad accanirsi nei loro confronti. Nel 1952, il “Cit” cadde in un piccolo fossato all’inizio del paese e purtroppo annegò. La “Gusta”, rimasta sola, fu colpita da paralisi nel 1957 e rimase costretta a letto sino alla morte, che avvenne nella casa di riposo a Belgioioso. La “Gusta” e il “Cit” riposano ora, è proprio il caso di dirlo, nel cimitero di Roncaro (con loro c’è anche il “fratello di latte” della Gusta).

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In alto la scheda anagrafica della «Gusta», conservata in Municipio. A destra quella del «Cit». Evidenziata nel riquadro giallo la circostanza della sua morte «per annegamento».

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Augusta Bonelli ″la GUSTA“

Guido Severgnini ″il CIT“

Tu che stai leggendo, rifletti: apprezza come sei e ciò che hai. Per poco che sia, è probabilmente di più, molto di più, di quanto sia mai stato concesso alla Gusta e al Cit, in tutta la loro vita. Ciao Gusta. Ciao Cit. 54


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Siamo arrivati alla fine. Alla fine cioè di questa parte del progetto che abbiamo definito un «viaggio nel

nostro passato, alla scoperta dei nomi e dei luoghi di un tempo sospeso ». Nel documento «cornice» abbiamo detto che tutto il progetto non vuole essere «la Storia di Roncaro», ma, più semplicemente, vuol essere un contributo per conservare il più possibile la memoria di quello che è stato il nostro paese, anche nei suoi piccoli e apparentemente meno significativi particolari. Come promesso, con questo documento abbiamo presentato qualche personaggio, del nostro passato, lasciando i luoghi e le curiosità ad un altro documento che i curiosi potranno subito consultare.

Volevamo ricordare e trasmettere armonie e sensazioni di un tempo che sembra passato e che invece è sempre presente (per questo lo abbiamo definito «tempo sospeso»), cercando di regalare, molto semplicemente, emozioni. Speriamo di esserci riusciti.

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… e Futuro …

Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo e che, anche quando non ci sei, resta ad aspettarti. (Cesare Pavese, La luna e i falò)

Le cose non sono amabili in virtù dei luoghi d’origine, ma i luoghi d’origine lo sono in virtù delle cose Papa Gregorio Magno, anno 597

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