Luoghi

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Roncaro, tra Storia e Memoria .. e Futuro

Un viaggio nel nostro passato ‌

‌ alla scoperta dei nomi e dei luoghi di un tempo sospeso


Roncaro, … tra Storia e Memoria …

… e Futuro …

Benvenuta / benvenuto nel documento «LUOGHI» !!!! E’ una delle tappe del percorso che si chiama - “Roncaro: tra storia e Memoria –

Un viaggio nel nostro passato, alla scoperta dei nomi e dei luoghi di un tempo sospeso”, all’interno della cornice …

PERSONAGGI

CURIOSITA’

LUOGHI

CORNICE 2


Roncaro, … tra Storia e Memoria …

… e Futuro …

In questo documento presentiamo varie notizie sui luoghi del nostro paese. Cosa sono i «luoghi» ? Si tratta di spazi, edifici (ed anche oggetti che in quegli edifici si trovano), che hanno

caratterizzato il nostro paese nel passato. In numerosi casi, certi edifici o certe aree vengono mostrati come erano in passato e come appaiono oggi, in un immediato confronto tra passato e presente, quasi a

confermarci che nel tempo le cose cambiano, naturalmente. Ricordare com’erano questi luoghi e queste cose (o immaginarli, per quelli risalenti a tempi molto remoti) ci aiuta a rammentare che siamo noi a determinare la nostra vita,

senza che questo ci condizioni o ci spaventi. Non dobbiamo preservare le cose com’erano per il semplice gusto di farlo. E’ bello invece, molto più bello, non dimenticarle – guardandole e confrontandole con il presente – e convincerci che noi possiamo e dobbiamo vivere pienamente la nostra libertà. 3


Roncaro, … tra Storia e Memoria …

… e Futuro …

Mentre vedrai e leggerai, può darsi che ti venga in mente di tornare alla CORNICE, oppure di andare direttamente ai PERSONAGGI oppure alle CURIOSITÀ. Puoi farlo, come più ti piacerà, magari alla fine di questo documento: 1. per tornare alla CORNICE - clicca qui ! 2. per andare a PERSONAGGI – clicca qui ! 3. per andare, invece, a CURIOSITA’ – clicca qui !

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Roncaro, … tra Storia e Memoria … PER COMINCIARE … e Futuro … (parlando un po’ di me che scrivo…)

Sono nato a Roncaro nel 1957. Mio padre Mario è nato (a Roncaro) nel 1923. Suo padre Luigi, cioè mio nonno, è nato (a Torre d’Arese) nel 1875. Il padre di mio nonno, Andrea, cioè mio bisnonno, è nato (a Genzone) nel 1830. Dal mio bisnonno mi separano dunque circa 130 anni. Se continuassi a ritroso con lo stesso ritmo - 1 bisnonno ogni 130 anni - il 4° bisnonno sarebbe un contemporaneo di Leonardo da Vinci, il 9° dei Longobardi con Pavia capitale, il 15° addirittura dell’inizio dell’Impero Romano, con Ottaviano Augusto e Tiberio Imperatori, e quindi anche di Gesù Cristo. Soltanto 15 bisnonni mi separano da Gesù Cristo. Soltanto 15 ...

Forse sono un po’ matto o quanto meno un originale: a chi mai potranno interessare questi discorsi? A me comunque fanno riflettere: il passato non è affatto distante come sembra. E sono sicuro che ci sono in giro altre persone come me, un po’ strane e un po’ particolari, che, camminando per le strade e per i luoghi dei loro rispettivi paesi e città, si domandano con curiosità come quelle strade e quei luoghi erano stati nel passato, nei secoli andati, ma soprattutto com’erano .. vissuti, come cioè viveva la gente di quei tempi, sia nei grandi momenti della Storia sia in quelli, più grigi ma forse anche più duri, del giorno per giorno… Come cioè il mio bisnonno Andrea avrà vissuto in quel 1830, nel pieno ……..……………..

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Roncaro, … tra Storia e Memoria …

… e Futuro … …….. nel pieno del Regno Lombardo-Veneto oppure come suo padre Giuseppe e suo nonno Domenico (miei avi, di cui non ho - per ora - altre notizie) se la sono passata durante il Settecento, sicuramente poveri contadini della campagna lombarda tra Pavia e Milano.

Questo lavoro è quindi soprattutto il frutto della mia curiosità, che mi ha condotto, con pazienza e passione, negli anni tra la fine del Secondo Millennio e l’inizio del Terzo, a raccogliere notizie, fotografie, aneddoti e vecchie storie del passato di Roncaro e della sua gente, per lasciarne traccia, perché le prossime generazioni ne abbiano memoria e forse, perché no?, ne possano trarre anche qualche insegnamento. Non ho ambizioni. Voglio solo tentare di regalare un’emozione. Spero, almeno in piccola parte, di riuscirci. Naturalmente, se mai ciò avverrà, è anche grazie all’appoggio e alla cortese ospitalità che l’Amministrazione Comunale ha riservato a questo lavoro. Un grazie particolare ad Antonella Negri, per la preziosa collaborazione. Pierluigi Marabelli (anche mia mamma Luigia è nata a Roncaro, nel 1927, e anche mia nonna paterna Adele, nel 1884, e anche suo nonno Giovanni Battista – mio trisnonno – nel 1820. Ho dunque molti legami con questa terra …) Chiunque voglia integrare il lavoro con proprie correzioni, altre storie, altre fotografie (soprattutto!) può naturalmente farlo ed anzi è il benvenuto. Basta chiederlo, contattando o inviando il materiale agli uffici del Comune.

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… e Futuro …

Possiamo cominciare questa parte dedicata ai LUOGHI parlando, per esempio, del PAESAGGIO DI UNA VOLTA, in particolare del ″FUNTANÒN“. Ma cos’era, questo ″FUNTANÒN“ ???

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Il Funtanòn (cioè: «il Fontanone») era, per l’appunto, una ‘grande fonte’, una sorgente d’acqua, naturale, con ben sette punti sorgivi (in dialetto pavese si dice «l’ Aus»), che formavano un caratteristico laghetto naturale.

Si trovava sul confine del territorio di Roncaro con Marzano, vicino alla Cascina Ferrera, circa 200 metri dopo la cascina stessa, verso l’interno dei campi. La sua esistenza fu secolare, se non millenaria. Purtroppo, nel 1988 l’antica sorgente fu completamente riempita e poi la zona fu livellata e trasformata in un normale campo agricolo. Misurava circa 150 metri di circonferenza, con profondità massima di circa 1,5 metri. Si dice potesse servire per fonte d’acqua pura a una villa romana che si pensa esistesse non lontano, nel territorio di Marzano. In ogni caso, ne partivano alcuni piccoli corsi d’acqua a servizio di irrigazione per i campi vicini.

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Nell’agosto del 1968, il pescatore Dante Eliseo, di Marzano, mentre pescava nel nostro Funtanòn, sentì che nella rete c’era qualcosa … Nel momento in cui però la rete riemerse dall’acqua, non vide quello che sperava, ossia un grosso pesce, magari una carpa (perché nel Funtanòn c’erano i pesci, e parecchie persone ogni tanto andavano lì a pescare).

Infatti aveva agganciato una cosa strana, che non aveva mai visto prima. Più precisamente, aveva preso questo E’ uno SCRAMASAX, cioè un arnese da taglio, caratteristico dei popoli germanici, con un solo margine tagliente ("filo"). Pare che venisse usato generalmente come attrezzo, ma che servisse pure come arma in situazioni estreme. Faceva parte del corredo militare comunemente utilizzato dai LONGOBARDI. (notizie tratte da: Mario Lucconi, Cinque Paesi una sola storia,2002) 9


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E’ una conferma che la nostra zona era abitata già all’epoca dei Longobardi, cioè prima dell’anno Mille e che – anzi – proprio ai Longobardi potrebbe anche essere riferita la nascita dei nostri paesi. Forse non è un caso che la nostra Chiesa sia dedicata a San Michele, un santo particolarmente venerato dai Longobardi, così come quella di Marzano, oppure quelle di altri paesi vicini, a loro volta dedicate a santi tipicamente riferibili a devozione da parte dei Longobardi (come San Martino a Torre d’Arese o San Zenone a Magherno).

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Ma rimaniamo nel PAESAGGIO DI UNA VOLTA Ecco la strada per Calignano … … intorno solo i campi, il fosso, le anatre Per moltissimi secoli il paesaggio di questo angolo del paese è stato sicuramente simile a quello della fotografia: nessuna costruzione, gli arbusti sulle rive, le coltivazioni nei campi, qualche anatra nel fosso. E’ il fosso “Roggiolo”, che costeggiava la strada e che ora corre sotto il marciapiede.

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Un importante testimonianza del nostro passato:

… e Futuro …

LA CHIESA PARROCCHIALE

L’attuale Chiesa Parrocchiale fu costruita in un solo anno, dall’agosto 1700 a luglio 1701. Sostituì una precedente Chiesa, costruita circa 200 anni prima, che a sua volta aveva preso il posto di un’altra ancora precedente (probabilmente la stessa che era citata nel documento del 1190 di cui abbiamo parlato all’inizio del documento «cornice», già allora dedicata a San Michele Arcangelo). Nel tempo ha subito variazioni, soprattutto la facciata, che testimoniano che anche gli edifici cambiano, come le persone, adattandosi alle esigenze del momento. Nel nostro caso si è sempre trattato di lavori necessari per ristabilire un decoro che si andava via via perdendo. La Chiesa che cambia è quasi l’immagine della comunità stessa, che – vivendo – si trasforma e si rinnova con l’andare del tempo.

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… e Futuro … Il 4 aprile dell’anno 1700, domenica delle Palme, il parroco don Gerolamo Maccabruni presentò ai fedeli la proposta di edificare una nuova chiesa, essendo diventata insufficiente quella precedente del 1564. Il parroco raccolse l’assenso dei parrocchiani e quindi, quasi a farne un impegno solenne, stese immediatamente l’elenco «de li huomini donne figli e figli della

Parrocchiale di S. M. Arcangelo del luogo di Roncaro cioè dell’elemosina che danno o daranno per fabbricar detta chiesa e come segue …».

In questa due immagini, dei primissimi anni del Novecento, vediamo la Chiesa come sostanzialmente è stata dalla sua costruzione nel 1700 sino al 1925.

L’elenco si apre con il nome dello stesso parroco, che dà 28 lire, e poi via via altri 174 nomi con le offerte più varie, dal denaro sino ad «un’azza di filo» (una specie di gomitolo) ed anche ad «un fazzoletto». In una pagina a parte segue l’elenco dei «ricchi», che danno chi due chi tre «piante grosse» per le travi del tetto.

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In poco più di un anno la Chiesa fu pronta. I lavori si conclusero infatti il 16 luglio 1701. Costruttore fu mastro GIOVANNI ANTONIO DODELI. Lungo tutto il Settecento la popolazione di Roncaro si adoperò per decorare e completare l’edificio (decorazioni, altare, coro). Ogni opera fu ultimata con alcuni lavori di ristrutturazione nel 1785 e l’acquisto dell’organo nel 1786. Anche nell’Ottocento si fecero lavori di abbellimento e nel 1925 l’interno fu decorato dal pittore Paolo Maroni di Milano.

In quest’altra immagine, sempre dei primissimi anni del Novecento, vediamo la Chiesa in versione …invernale.

Il portichetto davanti all’ingresso, il cosiddetto “pronao”, fu costruito nel 1783, con un piccolo locale sopra di esso, per metterci i mantici dell’organo, appena acquistato all’asta dei beni del soppresso Monastero di S. Agata in Monte di Pavia. 14


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Nella fotografia a sinistra vediamo la Chiesa dopo i lavori di restauro avvenuto nel 1925. In quella di destra appare invece come è stata nella seconda metà del Ventesimo secolo, sino a quando, con ulteriori lavori, si è ritornati il più possibile alla facciata precedente. 15


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Ecco alcuni momenti durante i lavori in corso di rifacimento della facciata, nel 2004.

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Nel 2005, alla fine dei lavori, fu richiesto alla popolazione se la figura del Cristo Re al centro della facciata dovesse rimanere visibile oppure dovesse essere coperta (come tutte le altre figure della precedente facciata, che non sono state distrutte, ma soltanto coperte. Vi sono stati semplicemente sovrapposti degli appositi pannelli: a perpetua memoria, non si sa mai .. e sono ancora lì). Il risultato di questo originale referendum fu schiacciante: praticamente tutti chiesero di mantenere visibile la figura del Cristo Re. Ecco qui a lato la scheda che fu utilizzata. Risposero all’invito circa 300 cittadini/parrocchiani. Meno di 10 espressero preferenza per la copertura. Tutti gli altri preferirono continuare a vedere il Cristo Re.

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E quindi, la facciata fu sistemata, ma il Cristo Re rimase. Ecco il primo risultato dei lavori ….

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… ulteriormente migliorato qualche anno dopo. La figura del Cristo Re è sempre lì…

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La Chiesa Parrocchiale, all’interno

… e Futuro …

A sinistra, l’interno della Chiesa come appare dopo l’ultimo importante intervento di restauro conservativo degli Anni Ottanta del Ventesimo Secolo. Qui sopra, negli Anni Sessanta, durante la Festa delle Quarant’Ore (sul muro di sinistra vediamo ancora il pulpito).

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La Statua della Madonna del Rosario

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Il 3 ottobre 1709, il canonico Bellerio di Pavia venne inviato a Roncaro con l’incarico di vedere la statua della Beata Vergine, per poi esprimere il suo parere circa la richiesta dell’allora parroco don Gerolamo Maccabruni (che aveva fatto realizzare la statua stessa) di poterla portare in processione e esporla alla venerazione dei fedeli. Ecco come la descrive nella sua relazione originale: .. ho trovato essere la medesima intagliata di legno in atto molto divoto con veste pure di legno tutta dorrata, e parimente la sopraveste o manto dipinto di color celeste, trinato parte di stellette, e rami di rose dorate, con la facia dipinta molto egregiamente, tenendo in braccio la statua del Bambino Giesù, pure dipinta, e parte dorata, col mondo in mano; ai piedi di detta statua della B.ma Vergine vi è una nuvola con quattro teste di cherubini a rilievo con alle dorate, in capo alla medesima, come pure del Bambino, vi sono due angeli di legno, dipinti in atto di portare un baldacchino a fiorami arabeschi dorati, il tutto conforme agli ordini … Questo dì 3 ottobre 1709.

A sinistra, la Statua come appare oggi. A parte gli angeli – che sono andati perduti – è ancora lei. Dopo un intervento di restauro conservativo, la Statua è stata nuovamente benedetta dal Vescovo di Pavia mons. Corrado Sanguineti nel 2017, anzi: «questo dì, 5 febbraio 2017» 21


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Le statue sono esposte nel baldacchino, risalente al Settecento. Sfuggito ad un incendio all’inizio del Duemila, il baldacchino è stato poi restaurato e restituito all’originario splendore.

Ecco, a sinistra, la statua della Madonna e, a destra, quella di San Michele Arcangelo, entrambe esposte in Chiesa alle rispettive ricorrenze: la Madonna nella seconda domenica di Ottobre (Madonna del Rosario) e San Michele nella nella seconda domenica di Maggio (probabilmente retaggio della memoria risalente addirittura ai Longobardi – epoca delle origini di Roncaro - che attribuivano all’intervento prodigioso di San Michele una loro vittoria in battaglia l’8 maggio dell’anno 663)

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Durante i secoli vari lavori sono stati fatti o anche soltanto progettati anche all’interno. Già nel Settecento, pochi decenni dopo la costruzione, si pensava di fare qualche cambiamento. Qui sotto vediamo un vero e proprio progetto dell’epoca, redatto da tale «Gaspare Pellegrino, Capo Mastro», che per l’appunto ipotizza alcuni lavori, poi realizzati soltanto in parte.

I colori originali sono sbiaditi e di fatto irriconoscibili. Nelle spiegazioni del progetto però leggiamo all’inizio:  il color Roso sono li muri

da farsi di novo  il color Gialdo sono li muri da levarsi e li uschi da aprirsi per formare li Coretti  il color Nero sono li muri vechij Seguono poi le descrizioni dei vari locali, esistenti e progettati, contraddistinti con le lettere da A a G

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Abbiamo già detto della importanza dell’organo. Vediamolo, in tutta la sua magnificenza, e leggiamo il parere di un esperto

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Lo strumento conserva tuttora una sostanziale identità: il materiale usato per la costruzione, la fatture delle canne e la disposizione fonica sono segni distintivi degli organi risalenti alla prima metà del ‘700. I documenti confermano che l’organo venne acquistato nel 1783 dal soppresso monastero di S. Agata di Pavia. Anche la facciata è caratteristica e, per la sua rarità, desta interesse non sono all’organologo ma colpisce anche il semplice visitatore. Le canne sono infatti ripartite in cinque campate con organetti ‘morti’ posta sopra i campi intermedi, secondo l’usanza degli organari italiani del ‘500 protrattasi sino al tardo ‘700. Maestro Maurizio Ricci Segretario della commissione per la tutela degli organi artistici della Lombardia, 1984

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… la Via Crucis, un po’ .. curiosa

Sul retro di ogni stazione si leggono i nomi dei parrocchiani che hanno contribuito con offerte personali all’acquisto di quella particolare stazione.

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Questa Via Crucis è arrivata a Roncaro nel 1950 circa ed è stata restaurata nel 2014, facendo rinascere i vivacissimi colori originali. Ma, soprattutto, il restauro ha riportato alla luce le scritte, in … portoghese! L’allora parroco don Pasquale Rovati la acquistò infatti a Fatima.

Due immagini erano originariamente senza dedica. Come si vedrà meglio nelle pagine che seguono, nel 2014, in occasione del restauro, sono state rispettivamente dedicate una ai «Roncaresi di tutti i tempi» e l’altra alle «ragazze di Roncaro che hanno fatto le ‘mondariso’». 25


… sempre la Via Crucis …

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In occasione del restauro del 2014 è stata posta in Chiesa una scritta, a futura memoria sia del restauro sia soprattutto della generosità dei parrocchiani. Sono infatti indicati, per ciascuna stazione, i nominativi degli offerenti. Scrivendone i nomi, abbiamo notato come in quasi tutti i casi si trovino associati alla stessa stazione gli abitanti del medesimo cortile. Ecco la prima parte, dalla prima alla settima stazione. La quarta era senza dedica. Nel 2014 è stata dedicata alle «ragazze e donne di Roncaro che hanno fatto le ‘mondariso’», che a suo tempo offrirono una giornata del loro durissimo lavoro proprio per l’acquisto di questa Via Crucis.

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… sempre la Via Crucis …

Ed ecco la seconda, dall’ottava alla quattordicesima stazione. La decima, anche lei rimasta originariamente senza dedica è stata dedicata nel 2014 a «tutti i Parrocchiani di tutti i tempi», quale segno anche esteriore del legame fra tutte le persone che hanno amato il nostro Paese e la sua Chiesa.

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I nomi rivelano che le offerte sono arrivate da persone comuni. Gente che viveva del proprio lavoro, in quasi tutti i casi del duro lavoro dei campi. Fa tenerezza vedere come, nonostante le difficoltà, ci fosse comunque il senso del donare generoso e disinteressato. Lo stesso sentimento che 250 anni prima aveva consentito la costruzione stessa della Chiesa e – nell’andare del tempo – chissà quali altre opere.

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Nel 1981 venne in visita a Pavia un «vescovo» greco-ortodosso, Kleopas, metropolita di Farsalo e Karditsa (in Tessaglia, regione centrale della Grecia). L’allora parroco don Ermanno Segù lo accompagnò a Roncaro e lui ci portò in dono questo piccolo vaso, segno di amicizia e fraternità, originariamente portato a Pavia per il Vescovo Antonio Angioni Sul vaso sono scritte queste parole: Al Vescovo di Pavia Antonio.

In memoria della mia visita episcopale a Pavia dalla Tessaglia Kleopas 1981

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Nonostante tante persone, per tanti anni (addirittura secoli !) siano passati nel sottotetto della Chiesa, soltanto pochissimo tempo fa – addirittura qualche settimana fa … - gli occhi attenti di chi si è avventurato per un controllo in mezzo alle travi e travetti del tetto hanno visto l’immagine qui a fianco riprodotta: su una delle travi è «incisa» la data « 1 7 2 1 », contornata anche da una specie di disegno, il tutto fatto con .. dei chiodi. Nel 1721 la Chiesa era stata costruita da appena 20 anni e soltanto da un anno era arrivato il nuovo parroco don Gaspare Camillo Necchi, che aveva sostituito don Gerolamo Maccabruni, il costruttore della Chiesa. Il «disegno» attorno alla data costituisce la «firma» dell’autore, ignoto. Chissà, magari si tratta di un semplice segnale .. di presenza lasciata da un capomastro, oppure don Necchi, continuando e portando a termine i lavori di don Maccabruni, ha voluto a sua volta segnare il suo tempo. Non lo sapremo mai, ma resta il fascino e il mistero di una traccia che arriva a noi, ancora ..fresca, 300 anni dopo.

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Qui vediamo il coro come oggi appare. Sostanzialmente identico a quello voluto da don Necchi. Nella foto a destra riconosciamo la data « 1 7 3 5 », che coincide con il documento dell’archivio parrocchiale.

Un documento dell’archivio parrocchiale ci dice che lo stesso don Necchi, nel 1728 ottenne «il permesso (il

che è notabile) di fabbricare il coro purché fosse analogo al disegno della Chiesa (una tale sorveglianza sembra appartenesse alla potestà civile) e nel 1735 fu poi circondato dal sedile di noce che ora vi si trova». 30


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Sul muro esterno della Chiesa (ma all’interno di un locale sopra l’attuale sacrestia, più o meno sul retro del punto evidenziato con il cerchio rosso) vi sono alcuni dipinti, nascosti alla vista dei roncaresi da vari secoli. Eccone qui sulla destra uno, probabilmente opera di un qualche parroco del passato … 31


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.. ed eccone un altro, decisamente più importante. Una sua riproduzione è stata posta nel 2017 all’interno della Chiesa …. 32


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Qui sotto possiamo leggere con quali parole la riproduzione dell’affresco è stata resa disponibile alla visione di tutti, all’interno della Chiesa: L’originale di questo dipinto si trova sul muro che divide il locale della Sacristia dalla Chiesa, sopra al soffitto della Sacristia stessa. E’ della seconda metà del Cinquecento, databile dopo l’epidemia di peste detta “di S. Carlo”, che colpì il territorio milanese negli anni 1576-1577. Rappresenta la Madonna con il Bambino, oltre a una figura non ben identificabile alla sua sinistra, e - alla sua destra - Sant’Antonio, che era all’epoca comunemente invocato come protettore contro la peste. Fu probabilmente realizzato proprio come ringraziamento dei roncaresi di quel tempo per lo scampato pericolo. E’ con emozione che riportiamo ai nostri occhi un dipinto che per quasi 450 anni è rimasto nascosto. E’ con tanto affetto che ricordiamo oggi i nostri avi, nel segno di una comunità che sempre si rinnova ma che non dimentica le proprie origini, nella fede in Gesù Cristo. Roncaro, 5 febbraio 2017, con benedizione di mons. Corrado Sanguineti, Vescovo di Pavia 33


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Un altro LUOGO:

Il ″BOSCO DELLA ROSSA“

IL ”BOSCO DELLA ROSSA” (in dialetto: “AL BOSC ‘DLA RUSA”), esisteva a Roncaro, da tempo immemorabile. Era un luogo allo stato assolutamente naturale, incolto, risalente all’antichità, che si era conservato nei secoli, addirittura nei millenni, allo stato quasi originario di foresta tipica della nostra pianura padana. Era esteso in origine per un’area molto vasta, nelle terre poste dopo l’attuale cimitero, sino alle rive dell’Olona. Nel corso dei secoli furono via via abbattuti gli alberi riducendo la superficie del Bosco, sia per procurarsi il legname, sia per ottenere maggiori spazi coltivabili, sia infine per recuperare la sabbia del terreno sottostante per vari utilizzi. Il livello del Bosco infatti era ondulato e comunque mediamente più alto dei campi circostanti, anche di 1 o 2 metri. Con la costruzione, negli ultimi secoli, dei canali artificiali e delle opere di bonifica l’ambiente ha assunto l’aspetto tutto agricolo dei nostri tempi.

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Gli ultimi scampoli di terreno tipici del Bosco della Rossa esistevano ancora al confine con il territorio di Lardirago sino a circa il 1980, quando furono definitivamente eliminati. Nella zona che fu del Bosco della Rossa si trovano oggi vari campi che anche nel nome ne ricordano in certo qual modo l’origine: il Boschetto, il Cantalupo, il Boschettino, la Buca. Gli ultimi campi sul territorio di Roncaro ricavati dal disboscamento del Bosco della Rossa sono stati, negli anni Trenta del Novecento, la Buca e la Vigna. Infatti, nel documento notarile del 1905 relativa all’acquisto da parte dei Signori Pecci dell’azienda agricola (di cui quei campi poi avrebbero fatto parte) la Buca e la Vigna non vengono menzionati, semplicemente perché ancora non esistevano: c’era ancora … il Bosco della Rossa! Gli anziani del paese narravano della presenza nel Bosco della Rossa di numerosi animali selvatici, quali volpi, tassi, cinghiali, da loro chiamati “tasso-cane” e “tasso-maiale”, nomi che rimandano ad un passato assai remoto, di secoli andati, di antiche fantasie e magie medioevali. In una pubblicazione dell’estate 1831, il “GIORNALE DI LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI”, compilato da vari letterati, mentre si parla di funghi, leggiamo dei riferimenti proprio a quel Bosco: “IL GIORNALE DI LETTERATURA, SCIENZA ED ARTI” - Luglio, Agosto e Settembre 1831 Monographia Tuberacearum auctore Carolo Vittadini – Mediolanum, 1831 E. atropurpuerus – Questa specie è rara; la riscontrò l’autore nel bosco della Rossa sopra Roncaro nel Pavese E. maculatus – Dal marzo all’ottobre fu riscontrato nei querceti del Pavese, nel bosco della Rossa sopra Roncaro 35


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Un LUOGO un po’ particolare, anche lui però con qualche CURIOSITA’: il CIMITERO Il primo cimitero di Roncaro si trovava in fianco alla Chiesa, forse sulla sinistra della facciata attuale, dove ora c’è il cortile dalla Casa Parrocchiale: “fino al 1786 il cimitero della parrocchia trovavasi dentro al ricinto che ora forma la corte parrocchiale”; così dice infatti una nota nell’Archivio Parrocchiale. Nel 1786 fu trasferito di fronte alla Chiesa stessa, nello spazio ora occupato dal parcogiochi e parzialmente dall’Asilo. Lì rimase sino agli inizi del Novecento, quando si dovette trovare, per motivi di salute pubblica stabiliti dalla legge, un luogo più lontano dall’abitato. Fu scelto il campo detto “Carezzana”, dove fu costruito l’attuale cimitero, i cui lavori terminarono il 1° giugno 1901. Quello vecchio fu lasciato per circa venti anni nello stato in cui si trovava, quando furono tolti i resti dei defunti. I lavori di bonifica del vecchio cimitero furono svolti da Camillo Fontana, che poi però rinunciò al diritto di coltivare il terreno. I resti dei defunti del vecchio cimitero furono trasportati in solenne processione nel cimitero nuovo e furono sepolti, tutti insieme, sotto il viale centrale, dove tuttora si trovano, quasi a simboleggiare il vincolo che unisce l’antico al nuovo, in un’unica comunità. 36


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Il CIMITERO può essere anche un’emozione. All’ingresso si trova oggi un cartello. Leggiamo attentamente cosa dice, perché il suo obiettivo è proprio quello di farci provare un’emozione ….

Dal registro dei defunti della Parrocchia di S. Michele Arcangelo in Roncaro: «14 novembre 1723. Un povero che soleva mendicare e che diceva di essere

tortonese è morto nella notte trascorsa nella cascina di Paolo Gallotti, aveva circa settant’anni … in tasca aveva solamente la corona del Rosario, e oggi fu sepolto nel cimitero di Roncaro» Poveri e ricchi; umili e nobili; forti e deboli; la comunità di Roncaro accoglie in sé tutti coloro che, per volontà o per destino, riposano nella sua terra. Alla pietà dell’uomo si unisca il ricordo affettuoso di un paese e della sua gente.

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Roncaro, …

Altro LUOGO:

tra Storia e Memoria …

Il ″PRATO DELLA CONSERVA“

… e Futuro …

(e il “laghetto“ …)

IL ”PRATO DELLA CONSERVA” identifica un piccolo campo – oggi è un’area pubblica, dietro il Municipio – che un tempo era parte di un’azienda agricola e che al suo interno aveva la “conserva ”, cioè la “ghiacciaia”, in cui, grazie al ghiaccio, si potevano conservare per tutto l’anno i prodotti deperibili, soprattutto il burro, Il ghiaccio, a sua volta, arrivava dal “laghetto”, un altro prato, poco distante (dove oggi si trova – appunto – la via Laghetto), che nei mesi invernali serviva di fatto come vera e propria “cava di ghiaccio”. Da questo prato, infatti, venivano estratti in inverno dei blocchi di ghiaccio, che poi venivano depositati all’interno della “conserva ” stessa, dove - ben protetti resistevano per l’intera stagione. Per la formazione del ghiaccio il prato veniva tenuto costantemente allagato nei mesi invernali, per una profondità di circa 50 centimetri, in modo che si formasse un considerevole strato ghiacciato. I blocchi venivano quindi estratti e destinati a beneficio innanzi tutto del caseificio dell’azienda agricola e della famiglia padronale, che aveva una sua personale “conserva ”, utilizzata come vero e proprio frigorifero e quindi, stante l’abbondanza, anche delle altre “conserve” del paese (ve ne erano infatti cinque in tutto). 38


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… e Futuro …

Un esempio di «conserva», simile a quelle che si trovavano nei nostri paesi, anche a Roncaro 39


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… e Futuro …

Qui sopra, il Prato della Conserva com’era, sul retro degli edifici dell’azienda agricola. Sulla destra, come appare ora, spazio aperto sul retro del Municipio.

(il Prato della Conserva oggi è dedicato al garibaldino di Roncaro: Goffredo Alcibiade Moretti. Ne parliamo diffusamente nel documento ‘Personaggi’) 40


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Un LUOGO importante:

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Il nostro attuale ″CENTRO“

il Municipio, l’Ambulatorio, la Farmacia, il Salone Polifunzionale, la Piazza …. La vecchia cascina – una tipica, seppur piccola, cascina lombarda, con la casa padronale, l’aia, la stalla, il ricovero per gli attrezzi, il prato retrostante – è diventata il nostro ”CENTRO”, ossia il punto di riferimento della comunità, con il Municipio (la vecchia casa padronale), la piazza (la vecchia aia), il salone polifunzionale (la vecchia stalla), la farmacia e l’ambulatorio (i vecchi locali per il ricovero degli attrezzi). La trasformazione da cascina a centro di uso pubblico ha mantenuto lo stile e la struttura del passato

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Roncaro, … tra Storia e Memoria …

… e Futuro …

Il Municipio, visto da via Umberto (dalla Madonnina). Prima era la casa padronale dell’azienda agricola. Sull’aia (oggi: la piazza) la paglia .. attende

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Sempre il Municipio, visto però dall’interno della piazza. Prima, la piazza era il cortile e l’aia dell’azienda agricola.

A fianco della casa (oggi Municipio) c’erano locali per ricovero attrezzi (oggi farmacia e ambulatorio). Davanti alla casa, il vecchio fico.

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… e Futuro …

Il salone, visto da via Umberto

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Ancora il salone, visto sempre dal retro (dalla “casetta dell’acqua”)

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… e Futuro …

Sempre il salone, visto con prospettiva leggermente diversa (“casetta dell’acqua”)

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Roncaro, … tra Storia e Memoria …

… e Futuro …

Visioni dall’interno dell’attuale piazza, sotto l’attuale porticato (era la stalla)

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Visioni, dall’esterno e dall’interno del vecchio cortile, del muro di cinta e dell’ingresso dell’azienda verso via Umberto

(oggi è la piazza)

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Continuiamo con un altro …. LUOGO:

… e Futuro …

la ″COMMENDATARIA“ (ma cos’è ???)

La ”COMMENDATARIA” (in passato detta anche: “CASTELLO MALASPINA”), è la casa in cui abitavano i ”signori” del paese. Qui di seguito leggiamo alcuni riferimenti alla casa, ripresi da un documento dell’archivio parrocchiale e dal giornale Il Ticino … … Con la morte di Franceschina Beccaria (8 dicembre 1510), ultima del ramo di Fiorello e moglie dell’aulico ducale Antonio Giorgi, il possesso di Roncaro passò dai Beccaria ai Giorgi, quali eredi. Da questo tempo essi presero a signoreggiare in questo luogo. Tenevano essi la loro abitazione signorile nella Casa detta la Commendataria, a cui era unito giardino, orto e peschiera e così detta perché apparteneva alla Precettoria, poi Commenda, di Sant’Antonio Viennese di Pavia … Dei beni in luogo di questa Precettoria i nobili Giorgi furono investiti perpetuamente nel 1491… (don Terzo Cerri, il Ticino, 19 aprile 1929)

... la fabbrica della Casa Parrocchiale era stata finita nel 1827, mentre sinché essa fu rovinosa i parroci di questo luogo abitavano nel Castello Malaspina … (don Francesco Golgi, Storia dei Parroci di Roncaro, 1833)

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Ecco, qui sopra, come la “Commendataria” (o “Castello Malaspina”) appare oggi e, nella foto a destra, come appariva, alle spalle del corteo in processione, nel maggio 1953. Dopo i Signori Giorgi, la proprietà passò per via di matrimonio - alla fine del Settecento - alla famiglia del Marchese Malaspina di Pavia, a cui infine succedette, alla fine dell’Ottocento, la famiglia Pecci.

Sul retro della casa/castello c’erano – come diceva il giornale “il Ticino” - il “giardino, orto e peschiera” , in parte tuttora conservati. La “peschiera” in particolare, un fossato purtroppo andato perduto, è oggi ricordata dal nome della via che poco distante da qui si trova, alla fine del “passaggio Malaspina” che costeggia l’attuale giardino. 50


Roncaro, … tra Storia e Memoria …

Ancora un …. LUOGO:

… e Futuro …

la ″CHIESETTA DI SAN GIUSTO“ Nell’archivio parrocchiale c’è un documento che ci aiuta a comprendere l’origine e la presenza della ”CHIESETTA DI SAN GIUSTO”. Copia del documento è oggi esposto all’interno della Chiesetta stessa. Nel 1594, l’allora curato di Roncaro affermò che la Chiesetta di San Giusto “è di proprietà del Signor Ludovico de’ Giorgi e fu costruita dai suoi avi”. Fu probabilmente costruita nel Quattrocento e si trasmise di volta in volta assieme alla proprietà del fondo Giorgi, sino a quando, nel 1990, la famiglia Pecci la donò al Comune. Quando, alla fine del ‘500, Ludovico de’ Giorgi lasciò alla sorella Claudia i suoi beni in Roncaro, con l’obbligo di “fabbricare una Chiesa in detto luogo, spendendovi 500 scudi in tutto” (lo possiamo leggere nel documento riprodotto nella pagina successiva), i suoi eredi decisero invece di adattare la già esistente Chiesetta di San Giusto.

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Qui a fianco possiamo vedere la riproduzione del documento originale conservato nell’Archivio Parrocchiale. Questa riproduzione è esposta all’interno della Chiesetta e a fianco della stessa c’è anche una sua «traduzione» (che possiamo vedere nella pagina successiva). La nota fu scritta il 30 dicembre 1824 da don Pietro Francesco PIETRA, parroco di Roncaro per 30 anni, dal 1803 al 1833. Il suo successore, don Francesco GOLGI, parroco per 18 anni dal 1833 al 1851, fece sul documento originale le annotazioni che si leggono, a fatica sull’originale, sia sopra l’intestazione che nel lato sinistro che all’interno del documento stesso.

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Roncaro, … tra Storia e Memoria …

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Ed ecco invece qui a fianco la trascrizione del documento originale, esposta come detto all’interno della Chiesetta, a fianco della riproduzione dell’originale. In grigio sono evidenziate – a fianco e nel corpo del documento - le annotazioni di don Francesco Golgi, il Parroco che arrivò a Roncaro dopo don Pietro Francesco Pietra, l’autore del documento originale.

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In queste immagini, la Chiesetta appare nello stato in cui si trovava prima dei lavori di restauro del 1992 (foto qui sopra) e come invece appare oggi (foto a destra). 54


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L’esterno (particolari del piccolo campanile e della facciata) e l’interno, prima dei lavori di restauro. Lo stato di degrado che aveva raggiunto nel tempo appare evidente. La campana, visionata qualche anno fa, da un esperto, risale al 1500.

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All’interno della Chiesetta c’è un quadro (lo vediamo nella foto più piccola) che è stato restaurato negli anni Novanta a cura dell’Accademia di Brera di Milano. Non è stato purtroppo possibile risalire all’autore. Sono rappresentati San Francesco e Santa Chiara che, sullo sfondo di una chiesa probabilmente immaginaria, presentano alla Madonna la persona in ginocchio. Quella persona, un gentiluomo del Cinquecento, è senz’altro il Signor Ludovico de’ Giorgi, che avrebbe voluto per il nostro Roncaro – come abbiamo letto nei documenti – una nuova Chiesa e non invece – come hanno fatto i suoi eredi – l’adattamento della Chiesetta già esistente. Dopo oltre 400 anni, dobbiamo però constatare che l’unica immagine e l’unico nome che abbiamo e che ringraziamo con affetto è quella del Signor Ludovico. Dei suoi ingrati eredi non c’è più traccia. 56


Roncaro, … tra Storia e Memoria …

… e Futuro …

Siamo alla conclusione di questa parte – dedicata ai LUOGHI - del progetto che abbiamo definito un «viaggio nel nostro passato, alla scoperta dei nomi e dei

luoghi di un tempo sospeso ». Nel documento «cornice» abbiamo detto che tutto il progetto non vuole essere «la Storia di Roncaro», ma, più semplicemente, vuol essere un contributo per conservare il più possibile la memoria di quello che è stato il nostro paese, anche nei suoi piccoli e apparentemente meno significativi particolari. Con questo documento abbiamo presentato qualche luogo del nostro paese, confrontandolo come si presentava nel passato rispetto a come si presenta oggi. Volevamo ricordare e trasmettere armonie e sensazioni di un tempo che sembra

passato e che invece è sempre presente (per questo lo abbiamo definito «tempo sospeso»), cercando di regalare, molto semplicemente, emozioni. Speriamo di esserci riusciti.

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Roncaro, … tra Storia e Memoria …

… e Futuro …

Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo e che, anche quando non ci sei, resta ad aspettarti. (Cesare Pavese, La luna e i falò)

Le cose non sono amabili in virtù dei luoghi d’origine, ma i luoghi d’origine lo sono in virtù delle cose Papa Gregorio Magno, anno 597

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