Du(al)e

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monografie visionarie

numero due ottobre - dicembre 2013

craig mcdean, american duo ms mr

maginarium

issn 2282-3727


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Il gioco dei contrari, una lotta ad armi pari. Ambo, coppia o duo, mettiamo(ci) in discussione Cosa è mio, cosa tuo. Ti circondo, mi completi, svaniti i contorni invalidi i divieti… …puoi scoprire un'altra porta anche dove nulla vedi.

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visioni  la carte emanuele forzese

02 architettura. essenza versus esigenza raif kaya

05 cinema. ciak! si duplica! del pericolose

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colore.

le

relazioni

veronica vannoni

fotografia. freak

avrei

voluto

essere

the

double

face

41

of

42 doppio editoriale

valentina dragoni

letteratura-filosofia. dell’unicità

la

condanna

madelaine serravalle

mitologia. double face: quando il mito c’è ma non si vede valentina forzese

22 moda. cheap and chic: le due facce della modaglia.

40 textcloud

un

barbara dragoni

illustrazione. fashion

scapigliatura 2.0. fiaba in due tempi, poesie duali

30 concept-able

dalila zanca

09 estetica

fortunato giovine

26 poesia.

wunderkammer


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ARCHITETTURA. ESSENZA VERSUS ESIGENZA

Emanuele

forzese

consulente e progettista di scenari e spazi abitativi

«Bisogna immaginare, chiacchierare soltanto non serve: bisogna azzardarsi e mostrare ciò che sappiamo fare.» Oscar Niemeyer, 2012 bibliofila (o biblio-dipendente se vi pare… smet terebbe volentieri se trovasse un libro che gli insegni come fare), p e n s at o r e ( “ c i a r l o s o f o ” suonerebbe più realistico ma meno poetico), talentuoso nel tormentarsi intellettualmente mediante domande e provocazioni concettuali, trascorre il suo tempo esplorando costantemente i significati e le relazioni che legano tra loro l'architettura, la ricerca, il territorio e l'esistenza.

ANAMNESI L'architettura nasce con un'anima duale equamente divisa tra tecnica e arte che non può essere pensata o costruita a metà, altrimenti si ridurrebbe alternativamente alla sola edilizia o filosofia. Analogamente, essa persegue un obiettivo duale: l'espressione estetica della propria essenza e la soddisfazione etica delle esigenze poste a livello individuale e collettivo. Nell'antica Grecia estetica ed etica rappresentano due aspetti dell'eccellenza e trovano una manifestazione fisica nella piazza, quel luogo pubblico dove, oltre a discutere e valutare le vicende urbane, la collettività viene educata ai valori della bellezza e della giustizia. Il rapporto tra i due termini si mantiene inalterato per quasi due millenni, durante i quali la città europea diviene una vera e propria opera d'arte, dal momento che case, edifici pubblici, strade e piazze sono frutto di un'intenzionalità estetica finalizzata alla generazione del senso civico nei cittadini. L'avvento del Movimento Moderno introduce nell'architettura una dissociazione tra estetica ed etica, che determina una sparizione della prima come esperienza comune per subordinarla all'etica funzionalista e trasforma il principio “Form follows Function” di Louis H. Sullivan in formula dogmatica. In epoca postmoderna l'estetica prende invece il sopravvento grazie alla diffusione su scala globale dell'estetizzazione, fenomeno in base al quale l'architettura diviene oggettomerce che produce puro entertainment: il suo compito si riduce a dare forma esteriore ai desideri inconsci di una società sempre più assuefatta al consumo di immagini, rappresentandoli attraverso figure scenografiche. La nuova formula dogmatica è “Form follows Seduction”, in base alla

ARCHITECTURE. ESSENCE VERSUS EXIGENCY Born with a dual soul equally divided between technology and art, architecture keeps a balance between the expression of its essence and the satisfaction of social needs starting from ancient Greece. The advent of the Modern Movement introduces a dissociation in architectural practice, forced by its "schizophrenic" condition in swinging continuously from the aesthetical pole to the ethical. This "clinical picture" opens the question about the duality of architecture as a "disease" and about the search for possible therapies to restore its "natural" condition. KEYWORDS: Aesthetics/Ethics, Madness/Reason, Form/Function, Form/Seduction, Form/Reduction, Form/Emotion

quale la bellezza non rincorre più l'utilità bensì una spettacolarità, sebbene la sua estensione planetaria conduca paradossalmente all'appiattimento e alla banalizzazione: le seducenti architetture iconiche producono luoghi uguali tra loro, così come «i nasi rifatti tendono a rendere i volti forse più attraenti ma certamente simili e banali» [Amendola, 2010]. Alla bulimia estetizzante delle architetture spettacolari celebrate dai media si contrappone una denutrizione estetica ormai cronica: «La bruttezza è imposta continuamente a chi non l'ha meritata, sotto forma di paesaggi deteriorati, architettura sciatta e utilitarista, oggetti le cui forme non conservano più traccia del lavoro e dell'attenzione umana» [Zoja, 2007]. Da qualche tempo la spettacolarità sembra cedere il passo al paradigma della sostenibilità, retto sulla formula dogmatica


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Riferimenti visionari Amendola Giandomenico, Tra Dedalo e Icaro. La nuova domanda di città, Roma-Bari, Laterza, 2010. Bucalo Giuseppe, Dietro ogni

scemo c'è un villaggio. Itinerari per fare a meno della psichiatria, Ragusa, Sicilia Punto L Edizioni, 1990. Cao Umberto, L'architettura prima della forma, Macerata, Quodlibet, 2009. Cervellati Pierluigi, L'arte di curare la città, Bologna, Il Mulino, 2000. Emery Nicola, Progettare, costruire, curare. Per una d e o n t o l o g i a dell'architettura, Bellinzona, Edizioni Casagrande, 2010. Francalanci

Ernesto, oggetti , Bologna, Il Mulino, 2006.

Estetica

degli

Galimberti, I miti del nostro Milano, Feltrinelli, 2009.

tempo,

Gregotti Vittorio, Tre forme architettura mancata, Torino, Einaudi, 2010.

di

Houben Francine, in http://www.mecanoo.nl (traduzione a cura dell'autore). Rizzi Renato, “Introduzione. L'inconsapevolezza: forma della dimenticanza” , in Severino Emanuele, Tecnica e

“Form follows Reduction”, che produce architetture a minore impatto ecologico sull'ambiente in cui si collocano, limitate nello sfruttamento delle risorse disponibili e capaci di contenere sia dispersioni termiche sia consumi energetici. DIAGNOSI L'oscillazione manifestata dall'estetica tra una condizione di subordinazione – dapprima all'etica utilitaria, in seguito all'etica della sostenibilità – e una condizione di esaltazione nella spettacolarità può essere paragonata a uno dei sintomi del Dissociative Identity Disorder ('Disturbo Dissociativo dell'Identità'): «Tra omogeneità globalizzata e stramberia postmoderna, la schizofrenia dell'estetica contemporanea rischia seriamente di distruggere un'antichissima pratica artistica come l'architettura» [Gregotti, 2010]. Accade cioè che l'estetica architettonica rivendichi un'autonomia espressiva spezzando ogni legame con le forme etiche. Tale giudizio clinico viene condiviso anche dal filosofo Nicola Emery: l'architettura, già “difficile” per natura per il suo dover c o n i u ga r e e sse n z a e d e si g e n z a , h a sv i l u p p a t o l'autoreferenzialità del suo essere-in-sé in modo talmente eccessivo da mutare il suo essere-per-gli-altri, in un esserecontro-gli-altri. La dualità essenza-esigenza, da condizione naturale si è trasformata in condizione patologica per l'architettura.

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[Francalanci, 2006], chi infine sostiene la necessità di una riflessione auto-critica cui segue un'azione auto-controllata: se lo spazio è un bene comune da preservare e di cui aver cura, allora la progettualità deve porsi come terapia preventiva che opera una sintesi tra la convinzione di essere per sé e la responsabilità di essere per gli altri in modo da ripristinare quel dualismo che caratterizza l'architettura nel suo essere-in-sé-e-per-gli-altri [Emery, 2010]. PROGNOSI Le previsioni sul decorso della dissociazione identitaria tra estetica ed etica aprono uno spiraglio all'eventualità che lo stato schizofrenico della cultura architettonica si riveli essere in realtà un'occasione da cogliere. Infatti, se ciascuno di noi è impegnato ad armonizzare le dissonanze tra il mondo della ragione e il mondo della follia che abita quotidianamente [Galimberti, 2009], se la follia stessa è un'esperienza

TERAPIA Numerosi sono i metodi prescritti per combattere la dissociazione identitaria nella pratica architettonica: c'è chi invoca un'etica del tempo che struttura l'azione umana riabilitando simultaneamente passato, presente e futuro [Cervellati, 2000], chi propone di rifondare i contenuti della cultura architettonica prima di interessarsi alla questione estetica [Cao, 2009], chi suggerisce una cura omeopatica dove gli eccessi della forma si curano con la forma medesima Peter Zumthor, Terme, Vals (immagine da ideasgn.com)


a r c h i t e tt u ra , Raffaello 2003.

Cortina

Romano Marco, La città come opera d'arte, Torino, Einaudi, 2008. L u i g i , Giustizia e Torino, Bollati Boringhieri, 2007. Zoja

Bellezza ,

Zumthor P., Atmosphären. Architektonische Umgebungen. Die Dinge um mich herum, 2006; trad. it. At m o s f e r e . A m b i e n t i architettonici. Le cose che ci circondano , M i l a n o , Electa, 2007.

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Milano, Editore,

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personale unica e irripetibile per ogni persona che si sente dissociata soltanto quando non viene accettata e riconosciuta in quello che sente, dice e vuole [Bucalo, 1990], allora la questione in architettura si sposta dal piano medico a quello creativo: considerare il dualismo essenza-esigenza quale strumento dinamico e aperto alle instabili condizioni della contemporaneità per stimolare nello spazio architettonico l'emotività dei suoi fruitori attraverso inediti processi creativi e ritrovare in tal modo il senso dell'abitare. L'architetto svizzero Peter Zumthor si distingue nel panorama contemporaneo per aver sostituito il concetto di qualità architettonica da “creazione di una forma” a “creazione di uno spazio emotivo”. Le sue realizzazioni sono dispositivi per la costruzione di un'atmosfera architettonica capace di suscitare emozioni attraverso la scelta di nove opportuni “pungoli”: il corpo, i materiali, il suono, la temperatura, gli oggetti, la calma, la tensione tra interno ed esterno, l'intimità e la luce. Ne sono esempio le Terme di Vals – progettate in modo tale che per gli utenti l'attraversamento si elevasse da semplice transito nei vari ambienti a esperienza sensoriale – e il Padiglione Svizzero all'Expo 2000 di Hannover – corpo sonoro costituito da oltre trentamila assi in legno accatastate che reagisce vibrando istantaneamente alle sollecitazioni indotte dal flusso di visitatori, dagli strumenti musicali che risuonano all'interno e dalle condizioni meteorologiche. In definitiva, essenza ed esigenza costituiscono per l'architettura una dualità da esplorare mediante la disposizione progettuale di forma ed emozione. Sostiene infatti Francine Houben: «L'architettura deve fare appello a tutti i sensi e non è mai soltanto un gioco puramente intellettuale, concettuale o visuale. Architettura è qualcosa che riguarda la composizione di tutti gli elementi individuali in un'unica idea. Quello che conta in ultima istanza è l'organizzazione di forma ed emozione.»

Peter Zumthor, Padiglione Svizzero - Expo 2000, Hannover (immagine da Domus, n. 828, Luglio/Agosto 2000)


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CINEMA. CIAK! SI DUPLICA! «Je est un autre.» ('Io è un altro') Arthur Rimbaud, lettera a George Izambard, 1871

raif

kaya

scenografo, video-producer

«Vorrei tre vite: col cinema forse ne assecondo l'illusione.» alberto lattuada Origine turche, nazionalità italiana, una vita vissuta come una trasposizione di continuità fra la scena ed il reale, o m e g l i o , f r a l a r e a lt à scenografica e la sceneggiata della realtà.

CINEMA. SHOOT! DOUBLE! Alter ego, duplications and poliedric characters, ... in a journey of discovery of the cinematographic double, with similarities, differences and nuances.

Il tema (del) doppio ed il Cinema non potevano non legarsi, non potevano non dare luogo ad una relazione ambigua e per questo affascinante: il grande schermo diventa palcoscenico per sdoppiamenti di identità, della persona e anche dello scambio di ruoli, ed al tempo stesso fa da specchio allo spettatore, il quale si troverà dinanzi al riflesso dei propri conflitti, si troverà dinanzi la rappresentazione della sua stessa pluraità, quotidiana e personale. Sceneggiatura e personaggi si raddoppiano e si intersecano in una realtà dove è arduo ritrovare le identità, e questo gioco si moltiplica, con l'aggiunta della variabile spettatore, come sotto la lente di un caleidoscopio piuttosto che sopra uno schermo.

KEYWORDS: Rimbaud, doubling, identity, alter ego, comedy, drama, noir, fantasy, thriller, horror, Der Student von Prag, Stellan Rye, The case of Becky, Frank Reicher, Le feu Mathias Pascal, Marcel L'Herbier, Luigi Pirandello; Dr Jekyll e Mr Hyde, Robert L. Stevenson, Frankenstein, Mary Shelley, Partner, Bernardo Bertolucci, Dostoevskij, Blade Runner, Ridley Scott, Philip K. Dick, The Dead Zone, David Cronenberg, Stephen King, Vertigo, Psyco, Alfred Hitchcock, Zorro, Superman, Batman, Spiderman, Cat Woman, James Bond, Spy,

Il tema del doppio, cinematograficamente, esercita una potente componente comunicativa ed una forte capacità di seduzione, come forse nessun altro argomento riesce a fare; fanno da leva la difficoltà ad affermare e ad esprimere completamente se stessi nella vita sociale, o la necessità di dover 'interpretare' ruoli diversi per districarsi fra gli eventi quotidiani, ed anche per l'intrigo coinvolgente che scaturisce dallo svelare quel che è nascosto e in ombra (forse perché inconveniente, proibito, pericoloso), classica prerogativa dell'alter ego.

affronta la tematica duale, o dalla diversa manifestazione del doppio sulle scene: una stessa persona che vive due vite distinte e separate ma parallele, consciamente e non, due persone praticamente uguali che si fanno spacciare per un unico individuo (e non necessariamente gemelli), trasformazioni fisiche vere e proprie che rendono impossibile il riconoscimento, sdoppiamenti di personalità e di fisicità, supereroi con una doppia vita segreta, e così via all'infinito. Il discernimento di sé, o di alcuni lati, attraverso l'identificazione con il doppio sullo schermo, rimane invariato, rimane l'elemento costante.

Nonostante sia ormai sdoganato come argomento, continua comunque a far presa sulla platea,a sorprendere e catturare l'attenzione, perché rimane sempre un momento invitante per l'introspezione; questo prescinde dal genere del film che

Risalgono al 1913 le prime tracce del Doppio cinematografico in Der Student von Prag (Lo studente di Praga) di Stellan Rye, tratto dal romanzo di H. H. Ewers; ed al 1915, in The case of


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Riferimenti visionari Aronadio Alessandro, Lo strano caso del dr. David e di Mr. Cronenberg, Bietti, 2010 Cronenberg

David,

Dead

Ringers, 1988 Crotti Claudio, Il doppio nel cinema: personaggi, metamorfosi, mutazioni , Albatros 2008 Howitt

Peter,

Sliding

Doors,1998 Kieslowski Krzysztof, La double vie de Véronique, 1991 Woo John, Face/Off, 1997

Becky di Frank Reicher, dove lo sdoppiamento si focalizza sulla dualità interiore della protagonista, divisa tra giovane ragazza, graziosa e timida (Dorothy), e un'altra sè volgare, che si atteggia da prostituta e si fa odiare da tutti (Becky) a causa di un esperimento di ipnosi. Nasce così, cinematograficamente, la scissione del personaggio nelle due metà contrapposte di sé: il buono e il cattivo, la luce e l'ombra, il bianco e il nero dello stesso corpo. Seguirono altri numerosi e famosi casi di ispirazione letteraria: Le feu Mathias Pascal (Il fu Mattia Pascal, 1926) di Marcel L'Herbier, tratto dal romanzo di Luigi Pirandello; le tante versioni del Dr Jekyll e Mr Hyde (film cult sull'espressione della dualità insita nell'animo umano, sempre sospeso fra bene e male) dal romanzo di Robert L. Stevenson ed altrettante versioni del Frankenstein di Mary Shelley; il Partner (1968) di Bernardo Bertolucci, ispirato a Il sosia di Dostoevskij; Blade Runner (1982) di Ridley Scott, tratto dal libro di Philip K. Dick; The Dead Zone (La zona morta, 1983) di David Cronenberg, tratto dall'opera omonima di Stephen King.

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locandina del film dead ringers di david cronemberg, 1988

La combinazione fra il successo del Doppio su pellicola e le tecnologie più sofisticata, ha dato come frutto un potentissimo impatto visivo ed emotivo: la molteplicità dell'identità, che il Cinema ha sfruttato in tutte le possibili declinazioni di genere, dal comico al drammatico, al noir, al fantasy, al thriller e all'horror. Vertigo (La donna che visse due volte, 1958, dove i corpi prendono la consistenza di fantasmi e la realtà si duplica in un'atmosfera onirica) e Psyco (1960) di Alfred Hitchcock, in cui il Doppio rappresenta il vuoto, il buco nero, da cui tutti i personaggi tentano di fuggire ma verso il quale sono inevitabilmente attratti. Un antagonismo dato dal fascino del Male, dall'alterazione della normalità, o dalla coesistenza fra l'identità eroica, potente e grandiosa, sempre segreta e l'identità pubblica, scena dal film dead ringers di david cronemberg, 1988


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frustrante,designata come mediocre: Zorro, Superman, Batman, Spiderman, L'uomo ombra, Cat Woman. Unica personalità ma doppia vita, doppia identità è la prerogativa delle spie proprio come in La primula rossa, James Bond, La Talpa, Spy, The Bourne Identity. Classicismo e tecnica vengono stravolti in alcuni particolari casi, con effetto straordinario: Dead Ringers (Inseparabili, 1988) di David Cronenberg, in cui il tema dello scambio di identità viene sostituito con un doppio che diventa sdoppiamento dell'identità di un solo individuo, ispirato alla storia vera dei gemelli Steven and Cyril Marcus (raccontata nel romanzo Twins di Bari Wood), entrambi ginecologi ma con personalità molto diverse, suicidatisi negli anni '70 dopo aver usato la loro somiglianza per metter in atto un gioco perverso di seduzione ai danni di due loro pazienti. «Il dolore provoca distorsioni nel carattere. Semplicemente, non è necessario.» Dead Ringers

scena dal film la double vie de véronique di krzysztof kieslowski, 1991

La double vie de Véronique (La doppia vita di Veronica, 1991), di Krzysztof Kieslowski, è una rete tessuta da destini incrociati e vite parallele delle due protagoniste, Veronica e Veronica, inconsapevoli l'une dell'altra e affette dalla stessa patologia cardiaca, vivono gli stessi eventi per poi ricongiungersi attraverso un filo invisibile che salverà solo una delle due da un tragico destino. «Tutt'e due avevano capelli neri, occhi verde scuro. Quando tutt'e due avevano due anni e sapevano già camminare, una di loro si bruciò toccando il forno, qualche giorno dopo anche l'altra avvicinò il suo dito al forno, ma all'ultimo momento lo ritirò, pertanto non poteva sapere che si sarebbe bruciata.» La double vie de Véronique locandina del film face/off di john woo, 1997


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Face/Off (1997), di John Woo, tratta lo sdoppiamento della personalità attraverso la metamorfosi delle fattezze fisiche del protagonista : un intervento chirurgico riesce a sostituire il volto di Sean, un agente dell'FBI, con quello di un terrorista per poter interrompere i suoi pericolosi piani. Ma il criminale si risveglia e prende il posto di Sean nella sua vita quotidiana e fra i suoi cari. Lo sdoppiamento diventa contemporaneamente una trappola ed un gioco di vendetta. «Bugie, diffidenze, situazioni ambigue...sta diventando come un matrimonio vero! Non sei me! Non sei me! Capito?» Face/Off Sliding Doors (1998), di Peter Howitt, è due film in uno, che avrà due epiloghi diversi sulla base delle scelte diverse che la protagonista prende/prenderebbe e delle diverse conseguenze che queste causerebbero nella sua vita. Una trasposizione cinematografica del tipico 'che sarebbe accaduto se…'.

locandina del film sliding doors di peter howitt, 1998

«Mi trovo sulla piattaforma della stazione Limbo Centrale con l'anima e il cuore messi nella mia valigia, in attesa…» Sliding Doors Il doppio che è se stesso ma anche un altro, che è l'opposto, il contraltare, o il “più” dei due (più cattivo, più affascinante, più capace, più felice, più furbo,…), che annienta se stesso, che è il mostro di se stesso, che è solo lo specchio, che è la parte più vera, che è il nascondiglio delle cose taciute, che rappresenta la libertà; il doppio che è, al cinema, disorientamento: è come una scenografia, in cui lo spettatore non vuole più credere a ciò che "si vede" ma allo stesso tempo diventa consapevole che la realtà non è che una possibilità, un doppio, anch'essa debole e fragile come tutte le altre possibilità. scena dal film sliding doors di peter howitt, 1998


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ESTETICA DEL COLORE. LE RELAZIONI PERICOLOSE «Ciò che è opposto si concilia, dalle cose in contrasto nasce l'armonia più bella, e tutto si genera per via di contesa.» Eraclito, Frammenti, VI-V sec. a.e.c. IL GIOCO DI COPPIA: quando gli opposti si attraggono dalila

zanca

«il giudizio estetico risiede nella mente dell’occhio.» alessandro morandotti, minime, 1979 33 anni. Un diploma all'accademia di Belle Arti di Venezia. Una propensione per l'Estetica. Una passione per i c o l o r i . D e c o r at r i c e p e r mestiere. Dipinge per scelta, scrive per caso.Le cromatiche le permettono di sperimentare le sensazioni non vissute… “Per i toni elettrici ci vuole coraggio, i pastelli rendono tutto più umano.”

COLOUR AESTHETICS. DANGEROUS RELATIONSHIPS Complement-therapy. Perceptions, opposition, synthesis: when the sum annuls it self. Additive mixtures, optical stimulations and physiological correspondences of the principle of complementary colors.

Contrasto e naturalezza. L'occhio umano percepisce i colori per radiazioni monocromatiche; queste componenti di ogni colore sono organizzate, dal sistema occhiocervello, a coppie di tinte opposte. Contrarietà e discordanza. L'opposizione di due tinte è una questione fisiologica, in quanto colori opposti provocano risposte opposte da parte dei recettori dell'occhio. Antistanza e addizione. Per determinare le coppie di tinte opposte esistono opportuni diagrammi cromatici: dei cerchi in cui tutte le radiazioni visibili (tinte monocromatiche), dal rosso al violetto, sono disposte lungo un cerchio. Le tinte che si trovano opposte rispetto al centro del cerchio si definiscono complementari. Per ciascuna delle tinte monocromatiche ne esiste una opposta. Quando due colori di tinte opposte si sommano come luci, al variare dell'intensità dei due, il colore ottenuto è simile al più intenso dei due addizionati, rispetto al quale il risultato sarà meno saturo, cioè meno puro per la presenza dell'altro. Quando le intensità dei due colori addizionati sono equilibrate, il risultato finale è un colore completamente desaturato, neutro, che sarà bianco o grigio. I due colori sommati, in quest'ultimo caso, si sono annullati a vicenda, per dare il colore acromatico, che è il

KEYWORDS: Contrast, addition, radiations, diagram, saturation, couple, triad, split, complementary, relationship,Eraclito, Paul Valery

colore che comporta una completa stimolazione dei recettori dell'occhio: si sono complementati. In questo caso, si dicono complementari additivi. E' possibile affermare, perciò, che la somma delle diversità si annulla. La somma delle diversità è equilibrio neutro. IL GIOCO DELLE COPPIE: triangoli, doppie coppie e altre nuove combinazioni Non tutto è semplicemente coppia: un forte impatto può essere dato da combinazioni più complesse. Individuando tre tonalità, sulla ruota dei colori, ciascuno separato dall'altro da una distanza perfettamente uguale (schema a triangolo), si crea una Triade; questa unione rende un effetto contrastante tra i colori,


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Riferimenti visionari Eraclito, Frammenti, VI-V sec. a.c. Runge Philipp Otto, La sfera dei colori e altri scritti sul colore e sull'arte, Abscondita Editore Valery Paul, Cattivi pensieri, 1942

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come per i complementari ma meno forte, con un impatto più alleggerito. Per una complementarità amplificata, invece, si gioca a 'poker': con schema a quadrato e a rettangolo, cioè utilizzando contemporaneamente due coppie di tonalità complementari, individuate dai vertici delle figure geometriche disegnate sulla ruota, si ottengono i complementari Doppi; le coppie saranno disposte in modo uniforme sulla ruota dei colori nel caso dello schema a quadrato, oppure intervallate da una sola tonalità nel caso dello schema a rettangolo. Oppure, individuando due colori complementari sulla ruota, una delle due tonalità può essere sommata ai due colori adiacenti all'altra tonalità complementare: in questa combinazione, definita Split, il contrasto complementare avrà una ancora minore sensazione di tensione. Un impatto delicato. I colori possono essere osservati e gestiti come parti di una relazione amorosa. Questo punto di vista ci rende il compito non solo ludico ma anche semplice e creativo nel medesimo tempo: tutti conoscono l'argomento amoroso e vi si destreggiano e, tutti, concepiscono la questione (amore, colori) da un personale punto di vista che non sarà mai perfettamente uguale a quello di qualcun altro. In tal modo è possibile variare gli effetti spaziali, di movimento, ritmo, velocità, armonizzazione, impatto, che combinazioni diverse comunicano alla nostra percezione. Nel caso della complementarità, dopo aver testato le varie tecniche è liberatorio sperimentare. Ed è costruttivo trovare, fra le varie ipotesi, quelle che più soddisfano e che, magari, non rientrano nelle regole 'base'. L'unico vero principio sempre valido è quello per cui i complementari non colmano quel che manca alla controparte (non esistono colori manchevoli, esistono colori diversi; non ci sono sfumature difettose ma discordi), piuttosto integrano, duplicano il valore reciproco, amplificano gli effetti. Met Harris, Antique Color Chart


mg «Arricchiamoci delle (nostre) reciproche differenze.» – scriveva Paul Valery, il che può dirsi indifferentemente per gli amanti come per due colori. E' questo il senso della complementarità. Contrario non significa sbagliato, vuol dire insolito. Nuovo.

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FOTOGRAFIA. AVREI VOLUTO ESSERE UN FREAK

veronica

vannoni

fotografa

«ogni piacere dei mortali e’ mortale.» michel de montaigne …alle reliquie, ai i feticci tribali, all'etruria e gli etruschi, alle costruzioni decadenti, ai ferri vecchi. alla carta stampata, alla fotografia e alle materie pl astiche, all'asia e al sud america, alla francia. alle rovine, alla gente caduta in disgrazia, alle muffe e ai funghi, alle materie deperibili in decomposizione e ai frammenti ossei. alla polvere, all a ruggine. alle cose dimenticate da tutti, ma non dal tempo.

Capita sempre meno, oggi, di vedere gente “strana” perché tutti vogliono esserlo. L'essere "normale" è una prerogativa anche del nostro DNA. Non basta la "moda" di conciarsi tutti allo stesso modo e di possedere le stesse cose, adesso veniamo anche al mondo tutti uguali, geneticamente perfezionati! Fortunatamente non è sempre così, almeno non ancora: la recente nascita di due gemelle siamesi (uno di quei casi che viene definito fenomeno Freak) smentisce. «“Freak”, termine della lingua inglese, è l'equivalente di termini come “capriccio”, o “ghiribizzo”; nel corso degli anni ha assunto anche la connotazione dispregiativa dell'essere abnorme: con questo termine vengono indicati i cosiddetti “fenomeni da baraccone”, ossia quelle persone nate con deformità fisiche che venivano lavorativamente sfruttate in esibizioni circensi. Il termine Freak è stato introdotto nella lingua italiana alla fine degli anni Sessanta, ad indicare anticonformismo di una persona in comportamenti e abbigliamenti che rifiutano manifestatamente le ideologie borghesi. Sinonimo è diventata la parola fricchettóne, che può essere considerata un peggiorativo come un semplice dato descrittivo.»

PHOTOGRAPHY. I WOULD LIKE TO BE A FREAK The (photographic) unconventionality is in the subject: the freak's phenomenon, the other side of normality.

KEYWORDS: Dna,phenomenon, unconventionally, rule, monstrosity, Kazantzakis, Nietzsche, Orazio, De la Barca, Dobzhansky

Fenomeni come quelli dei gemelli siamesi, del nanismo, e di molte altre deformità fisiche (rispetto a quella che viene considerata la norma) sono considerate mostruosità. Flora e la fauna, come citato nella precedente monografia visionaria, hanno già ricevuto il colpo di grazia con la sperimentazione di tutti i mix possibili per il bisogno (?) di creare una razza indistruttibile per ogni specie; ora tocca agli Diego Vélazquez, Bufòn don Sebastiàn de morra, 1645 (immagine da en.wikipedia.org)


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umani. La selezione naturale sta andando a rotoli. Probabile che la novella di Noè sia piaciuta a parecchia gente e, come spesso capita, male interpretata; stiamo giocano proprio a quel gioco, ma al posto di alluvione, otterremo un irreparabile disastro ambientale e culturale. E' l'uniformare, con grande probabilità, il primo passo per la creazione di mostri. La diversità, al contrario, è sempre stato il motore propulsore del progredire della vita. Questo pone Diversità e Mostruosità su due poli opposti nonostante vengano erroneamente considerate sinonimi. Massima espressione di questa assurdità si focalizza nell'osservazione dei freak. Stiamo diventando dei mostri nel tentativo di allontanarci da ciò che consideriamo mostruoso. Eppure, ci avevano avvertiti… «Le porte del cielo e dell'inferno, sono prossime e identiche.» N.Kazantzakis

“Head and skull of malformed infants”, immagine tratta da: Joseph Maclise, Book Surgical Anatomy, London 1856

«Chi lotta con i mostri, badi a non diventare un mostro lui stesso.» F. Nietzsche «Nessuno nasce senza difetti,il migliore è chi ne ha di meno.» Orazio «Chi non ama i difetti non può dire di amare.» Calderon de la Barca «Se permettessimo a deboli e deformi di vivere e propagare le loro caratteristiche, forse andremmo incontro ad un tramonto genetico. Ma se li lasciassimo morire o soffrire quando possiamo salvarli o aiutarli, andremmo incontro di certo a un tramonto morale.» Theodosius Grygorovych Dobzhansky ritratto di Violet & Daisy Hilton, Vals (immagine da nyccirca.blogspot.com)


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Veronica Vannoni,

Siamese dream. Fotografia, 2013

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ILLUSTRAZIONE. THE DOUBLE FACE OF FASHION Un mondo Fatto di Luce e Buio, Contraddizione e Coerenza. GRAPHIC ART. THE DOUBLE FACE OF FASHION

barbara

dragoni

pittrice, illustratrice, fashion designer, stylist, writer.

«l’immaginazione e’ l’unico mezzo che ci permette di vivere più di una vita. l’unico scaffale apparentemente disordinato che trova il suo ordine all’interno del nostro talento.» insegue, correndo con suole oramai consumate, ma mai stanche e rassegnate la sua imperfezione perfetta in un mondo dove non esiste criterio logico. con un piede piantato nel passato, uno appoggiato al presente e la mente proiettata al futuro cerca di mettere insieme questi trinomi nel modo migliore in arte come nella moda. ha sempre avuto un bisogno incontrollabile di essere sempre in movimento e avere lo spirito sempre saturo da nuove sensazioni e nuove immaginazioni. stabilità. non e’ una parola adatta. né mentale né fisica.

Un po' come l'eroe Batman, metà imprenditore di successo, pieno di denaro, frivolo e superficiale e metà eroe oscuro, disinteressato, che rischia la vita per salvare ciò a cui tiene di più. Così è “l'eroico” mondo della Moda: si presenta sotto forme diverse, agli occhi di quelli che più lo conoscono nell'intimo. Diametralmente diverse eppure elementari, le facce della Moda: Arte fine a se stessa, splendente di luce propria e totalmente libera da ogni legame umano; e Macchina (da soldi) che vede il guadagno su ogni piccola cosa, che trasforma quell'Arte in un sistema a catena dove esiste solo la logica di venditore e compratore; il tutto confezionato in un grande packaging patinato, il Mercato (forse, il punto d'incontro). Due facce contrapposte quasi fino al disprezzo reciproco (in molti casi), nonostante i legami che le vincolano inevitabilmente in un legame molto stretto, indissolubile perché necessario (?!): in un mondo proiettato verso l'avanguardia, veloce (a tal punto che correre non basta per stare al passo), l'Arte della Moda per far presa sul Mercato è costretta a diventare Macchina, ed il Mercato, viceversa, ha bisogno di quella stessa Arte per mantenere alti standard e regimi della Macchina. Due facce che cominciano a somigliarsi un po' troppo per essere antipodi, per tenere in equilibrio i piatti della bilancia. Un gioco di forze impari? Che sia questo disarmonico scontro bilaterale a rendere, allo spettatore esterno, una sola visione forzata e sfarzosa, eccessiva e decadente, vanesia e pedante?!

Freeze frame of the eternal clash between madame la Mode and the money: Art and Business lay down their arms in an illustration, just for a moment.

KEYWORDS: Contraddition, eroism, fashion, business, art


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barbara dragoni,

the double face of fashion, 2013

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LETTERATURA-FILOSOFIA. DOPPIO MISTO OTSIM OIPPOD «La lettura tende con gli anni a diventare una specie di doppio dell'esistenza, anzi, un concentrato di esistenza raramente eguagliato, per intensità, nell'ordinario scorrere delle giornate.» Corrado Augias, Leggere, 2007

valentina

dragoni

cultural mediator, traduttrice

«la ragione non sovrasta mai l’immaginazione, mentre l’immaginazione spodesta frequentemente la ragione.» blaise pascal, 1670

Come sfruttare la mia mente rigorosa? Studiando le lingue, uno strumento razionale per dare infinite forme all'immaginazione umana. L'inglese, l a mia “lingua gemella”, mi ha aperto il mondo d e l l a l e t t e r at u r a . I l giapponese, lingua delle parole dipinte, mi ha fatto viaggiare per luoghi misteriosi. L'arabo, la lingua che odora di d e s e r t o , m i h a fat t o intravedere un universo ancora d a s c o p r i r e . Traduco per diletto, leggo per passione. Con le radici ben aggrappate alla mia adorata c a m p a g n a , d a genuina “biblio-antropologa” esploro la giungla letteraria alla ricerca di nuovi esemplari.

Per iniziare questa ultima scorribanda, una citazione sulla lettura ben esprime la sensazione che si prova quando ci si trova immersi in un libro: come ben dice Augias, la storia diventa una delle tante vite che potremmo vivere, entra così prepotentemente nel nostro mondo ideale da riuscire a portare alla luce le molte cose che non conosciamo, o che tendiamo a nascondere, di noi stessi. Non vi siete mai sentiti come se il protagonista di quella storia fosse in qualche modo un vostro alter ego da far combattere, piangere, ridere? Di fatto, in ogni libro che avete amato (o che avete odiato perché, credetemi, anche quelli lasciano un solco profondo nella memoria) avete lasciato un vostro quasi-doppio, simile a voi eppure totalmente diverso.

LITERATURE-PHYLOSOPHY. ELBUOD

DOUBLE

MIXED

DEXIM

It appears as necessary, to man, think about the world that surrounds him in opposite categories. Two parties in a fight that play different roles from time to time, replicating the duality in countless situations and show the world like in torbid waters. Isit a necessarymultidimensionalcategorization or simpleconfusion?

KEYWORDS: Corrado Augias, yin/yang, protagonist/antagonist, languages, Caino, Abele, Jeckyll/Hide, Batman, mirror, personality, introspection, image, essence, surface, Virginia Woolf

Per questo parlare del doppio e dualità, per me che mi sono occupata di una sezione duplice, è sicuramente il miglior modo possibile per concludere questo primo avventuroso anno con Imaginarium! Credo che poche discipline si prestino così bene ad essere messe in coppia come madonna Letteratura e madonna Filosofia: due amiche-nemiche, diverse eppure complementari, che hanno accompagnato l'uomo nella sua scoperta del mondo e gli hanno fornito, ognuna a suo modo, le prime coordinate per navigare in sé stesso e nell'universo complesso che lo circonda. La filosofia ha dato il la non facendosi mancare ampie riflessioni sul dualismo della realtà e dell'essere umano, tanto che appare come necessario all'uomo pensare il mondo che lo circonda in categorie dante gabriel rossetti, how they met themselves, acquerello, 1864, the fitzwilliam museum collection


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Riferimenti visionari Augias Corrado, Leggere: perché i libri ci rendono migliori, più allegri e più liberi, Mondadori, 2007 Poe Edgar Allan, “William Wilson”, in Racconti del Mistero e del Terrore, Newton & Compton Schubert Franz, “Der Doppleganger, in Schwanengesang D 957, 1828. Stevenson Robert Louis, Lo

strano caso del Dr. Jekyll e del Signor Hyde e altri ra c c o n t i d e l l ' o r r o r e , Newton & Compton Woolf Virginia, “La signora nello specchio: un'immagine riflessa”, in La vedova e il pappagallo e altri racconti, Il Sole 24 Ore, 2012.

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contrapposte: maschile/femminile, buono/cattivo, yin/yang. In una lotta, che a tratti diventa apparente placida coesistenza, per poi tornare scontro, le due parti giocano di volta in volta ruoli diversi, replicando la dualità in innumerevoli situazioni e intorbidando le acque della rappresentazione del mondo. Se ci guardiamo bene intorno, perfino alcune lingue (come il greco antico e, in tempi più moderni, lo sloveno e l'arabo) si sono dotate di forme apposite per indicare una coppia, per sottolineare la sostanziale doppiezza delle cose del mondo.

Inizialmente identificando due opposte anime dell'uomo in due soggetti distinti che lottavano fisicamente, man mano la letteratura si è spostata ad analizzare la contesa interna ad un unico personaggio, raccontando il conflitto che l'uomo moderno vive nel suo animo. Ed è così che il protagonista di una storia diventa un nostro sosia, e attraverso lui si ha la possibilità di vivere un momento di introspezione esternata: creando qualcosa al di fuori di noi possiamo mettere sentimenti e stati d'animo nella giusta prospettiva, come quando si guarda un quadro troppo da vicino e si ha bisogno di allontanarsi per cogliere l'insieme.

Per non parlare della produzione letteraria, che abbonda di esempi e storie sul doppio, il duale, la convivenza-scontro tra qualcosa e il suo opposto o tra due elementi fin troppo simili che tendono a collidere. Le pagine non basterebbero per elencare tutti gli esempi, dai biblici Caino e Abele al tormentato Dr. Jekyll/Mr. Hyde, fino ai moderni supereroi come Batman (eh sì, di gran lunga il mio preferito!), si passa dalla reciprocità tra il protagonista e l'antagonista alla lotta tra l'eroe e la sua nemesi interna, ovvero sé stesso.

Leggere o anche semplicemente pensare è come guardarsi allo specchio: la sorpresa sta nel fatto che spesso l'immagine che questa superficie infida ci rimanda non è quella che ci saremmo aspettati. Anzi, chi ci dice che ne rimandi una soltanto? Ci siamo così impegnati a suddividere il mondo in due parti che l'idea di guardare il proprio riflesso, percependo però qualcosa che non rientri in nessuno dei nostri cassetti, ci fa tremare i polsi: forse non siamo ancora pronti ad accettare che la realtà ha molto più che due facce.

Non possiamo quindi vivere senza dover per forza pensare che esiste sempre un'altra faccia di ciò che vediamo? E questa necessaria categorizzazione duale di tutto non potrebbe portare alla confusione multidimensionale? Sembrerebbe di sì, tanto più che il mondo è molto più complesso di una semplice moneta e il suo rovescio e questo continuo ascrivere la realtà a unità contrapposte, dove una è lo specchio critico dell'altra, se da un lato permette una necessaria semplificazione di una evidente complessità, dall'altro non fa che mescolare ancora di più le carte. Perché le versioni non sono mai soltanto due.

«Subito lo specchio prese ad inondarla di una luce che parve fissarla; era come se un qualche acido mangiasse via l'essenziale e il superficiale lasciando sopravvivere soltanto la verità.» Virginia Woolf, La signora nello specchio: un'immagine riflessa

Ed è qui, nel punto in cui anche la dualità si duplica a sua volta che noi poveri esseri umani abbiamo più bisogno di queste due arti: se infatti la filosofia ci ha soccorso cercando di semplificare il tangibile, la letteratura ha completato l'opera tentando di sondare l'intangibile, ovvero la personalità umana.


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MITOLOGIA. DOUBLE FACE: QUANDO IL MITO C’E’ MA NON SI VEDE «(…)nec duo sunt et forma duplex, necfemina dici necpuer ut possit, neutrumque et utrumquevidentur.» Ovidio

MADELAINE

SERRAVALLE mitologa

«Per lo storico il mitologo è un esaltato; per il mitologo lo storico è un sobrio.» Calabrese, mitologa, mitomane, colleziona cammei e dispensa storie.

Colpevole di troppa bellezza, Ermafrodito (Hermaphròditos) traeva dai propri genitori, Hermès e Aphrodites, giovinezza, beltà e tutte le caratteristiche più belle. A quindici anni, abbandonati i monti natii, venne scorto dalla ninfa Salmacide nelle vicinanze di uno specchio d'acqua nel paese dei Cari. Lei rimase folgorata, lui, assolutamente ignaro dell'amore, rifiutò le esplicite richieste amorose della ninfa. Salmacide non riuscì a sopportare il rifiuto e pur di non lasciare che Ermafrodito si allontanasse, si gettò anch'ella nelle acque in cui il giovinetto si era immerso, ed avvinghiatasi a lui come edera, malgrado le resistenze del giovane, implorò a gran voce gli dei di non essere mai separata dal suo amato. Le divinità accolsero i suoi voti: i due corpi avvinghiati si fusero, annullandosi in un'unica figura: non più due ma un solo essere, ambiguo, ne uomo ne donna, con l'aspetto di entrambi e di nessuno dei due. «Nessun uomo è tanto virile da non avere in sé nulla di femminile.» Carl G. Jung Il mito spiega così l'Ermafroditismo (detto anche monoicismo), fenomeno attraverso il quale uno stesso individuo di una determinata specie può produrre, contemporaneamente o successivamente, cellule riproduttive sia maschili che femminili. Fenomeno che, ad oggi è poco conosciuto e considerato una forma di mostruosità. Strano pensare che già intorno al 380 a. C., Platone, facesse riferimento ad un genere 'terzo', oltre maschile e femminile, ma doppio in quanto a caratteri.

MYTHOLOGY. DOUBLE FACE: THE INVISIBLE MYTH Two beings merged into one body: no longer two but one ambiguous being , neither man nor woman, with the appearance of both and neither. From Myth to invisible bifrontism: the androgyny.

KEYWORDS: Metamorphosis, Ovidio, Hermès , Aphrodites, Ermafrodito, Salmacide, Jung, Monoicism, Platone, sex, gender, Idealism, Bifrontism, Ecate, Bes, Giano, Isimud, Aditi, An, En-lil, En-ki, Hestia, Vernant, femminine, masculine, androgyny, Diderot

«In principio tre erano i sessi del genere umano, e non due come ora, maschile e femminile, ma ve ne era anche un terzo comune ad entrambi, di cui è rimasto il nome, mentre esso è scomparso; questo era allora il genere androgino, e il suo aspetto e il suo nome partecipavano di entrambi, del maschile e del femminile, mentre ora non è rimasto che il nome che suona per dileggio... la forma di ogni uomo era tutta rotonda, ...e due facce sopra il collo rotondo, in tutto simili; e su entrambe le facce, orientate in senso opposto, un'unica testa, e quattro orecchi, e due sessi...il maschio traeva origine dal sole, la femmina dalla terra, e quello che partecipava di entrambi i generi dalla luna, dal momento che la luna partecipa del sole e della terra.» Platone Così come nell'episodio di Ermafrodito, il doppio appare come condizione di equilibrio e completezza, come raggiungimento della


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Riferimenti visionari D i d e r o t

D e n i s ,

L'interpretazione Natura, 1753 Gabrielli

della

della

Dizionario lingua Italiana , Aldo,

Hoepli, 2011 Jung

Carl

Gustav,

L'Io

e

L'Inconscio, 1928 Ovidio, Metamorfosi, IV (vv 378-379), 43 a.C. Platone, Dialoghi Ve r n a n t J . P. , “HestiaHermes. Sull'espressione religiosa dello spazio e del movimento presso i Greci”, in Mito e pensiero presso i Greci, 1978, pp. 147-200

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condizione ideale primordiale. «[i-de-à-le]agg.Relativo a una rappresentazione mentale, creato dal pensiero e dalla fantasia. Che corrisponde a un modello di perfezione creato nella mente: bellezza. Che corrisponde alle aspirazioni, ai desideri individuali ǁ SIN. fantastico, immaginario, astratto, teorico» Aldo Gabrielli, Ideale (ad vocem), Dizionario della lingua Italiana, Hoepli, 2011 Riguardo le sembianze fisiche di Ermafrodito, iconograficamente, è possibile notare che esse sono comunque unicamente maschili. Ermafrodito è un doppio duale ma anche un esempio di Bifrontismo invisibile. Invisibile perché, pur sorreggendo due parti (maschile e femminile), iconograficamente mantiene sembianze uniche, maschili. Il doppio è, dunque, introspettivo. Il Bifrontismo indica la figurazione di quegli esseri costituiti da due corpi simmetricamente opposti, o due teste opposte sul medesimo corpo. Tale bifrontalità rappresenta l'onnipresenza nello spazio e nel tempo: rappresenta la doppiezza duale, o addirittura il moltiplicarsi delle funzioni dell'essere in questione. Ermafrodito non è l'unico esempio, infatti, la mitologia è costellata di casi di dualità, legati comunque al valore della divinità: Ecate, Bes, Giano, ecc… sono alcune dimostrazioni di bifrontismo; La loro funzione di esseri duali consiste nel passaggio da una condizione passata a una futura: il simbolo dell' eternità del tempo mitico contrapposta al tempo storico. Giano, ad esempio, è notoriamente conosciuto come il dio bifronte (romano), perché si narra racchiudesse in sé tutta l'ambivalenza di ciò che proteggeva: una sorta di dio della bipolarità. In modo altrettanto ambiguo deteneva, nel suo tempio, sia la pace che la guerra. L'allegoria del bifrontismo, in questo caso, è stata interpretata in vari modi: come coscienza del passato e del futuro, dono fattogli da Saturno; come doppia fronte che connota le erme del dio e che simboleggerebbe la andrej pejic by mario testino, vogue brazil, giugno 2013


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visione dell'anno trascorso e di quello che sta iniziando; come raffigurazione didue volti opposti, virile-barbuto e imberbe-giovane, talvolta femmineo, legati al significato simbolico oppositivo di Sole e Luna espresso dalla coppia Janus/Dianus –Jana/Diana.

altri; immagine che rimpicciolisce l'insormontabilità dei principi regolatori dell'universo, la Conoscenza, che possono tendere così verso l'umano oltre che unicamente verso il mitologico, e dare luogo alla condizione di mezzo, sia essa compresa in un individuo solo o in due corpi distinti.

Più in generale, si può notare come molte divinità con poteri relativi ad un passaggio sono state mitologizzate con caratteristiche bifronti, siano esse fisiche o meno. L'indiana, Aditi “dea dai due volti”, che inizia e conclude le cerimonie; la sumera Isimud, ministro della triade di divinità An, En-lil, En-ki; lo stesso dio greco Hermes (padre di Ermafrodito) con molte facce perché presiede le porte e rappresenta la transitabilità della soglia, il quale trova completezza duale nella vergine Hestia , dea del focolare circolare rappresentativo della casa radicata sulla Terra.

«Le due metà dell'androgino sospirano l'una per l'altra, come se ogni respiro, incompleto, volesse confondersi con l'altro.» Denis Diderot

«Non c'è niente, in lui, di fisso, di stabile, di permanente, di circoscritto, né di chiuso. Egli rappresenta, nello spazio e nel mondo umano, il movimento, il passaggio, il mutamento di stato, le transizioni, i contatti tra elementi estranei. Nella casa, protegge la soglia, respinge i ladri perché è lui stesso il Ladro [...], per il quale non esistono né serrature, né recinto, né confine.» J. P. Vernant Il mito bifronte si fonda su precise caratteristiche, molte delle quali, invisibili. E' l'espressione di un conflitto (interiore) tra la parte femminile e quella maschile dell'essere umano, e nello stesso tempo indica la fusione di entrambi, è il valore dato dalla dissociazione e la capacità di comprendere l'altro tramite l'introspezione. E', come detto,equilibrio, completezza, è ideale. Il doppio duale è una visione positiva perché appagante: tramite la conoscenza di sé, si è in grado di comprendere pienamente anche gli bartholomeus spranger, ermafrodito e salmace;

raffigurazione antica dell’androginia


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MODA. CHEAP AND CHIC: LE DUE FACCE DELLA MODAGLIA. TUTTE LE DECLINAZIONI (IM)POSSIBILI

valentina

forzese

fashion designer, stylist, illustratrice, writer.

«Come il fluire incessante del fiume, senza né pace né posa si muovono le mie passioni, finché tutto ciò che disegno,scrivo o creo non abbia respiro proprio.» Durante e dopo l'excursus accademico (Fashion Design prima, Styling e Comunicazione Visuale poi) si appassiona agli studi di filosofia estetica, semiotica ed all'applicazione dell'arte in più ambiti culturali, concentrandosi su varie forme di comunicazione. Non ultima la scrittura. E' nota per le sue identità multiple, con una lama a doppio taglio: il binomio genio & sregolatezza. Possibili complicazioni non s o n o a n c o r a a c c e r t at e . Prognosi riservata.

Stra-nominato (Candidato premio Oscar come accoppiata vincente e Nobel all'asso pigliatutto) e stra-sentito, la fusione fra “economico” ed “elegante”, volendo usare degli eufemismi, pare essere diventata la scoperta del secolo e la risoluzione dei mali. Ma di che stiamo parlando?!

Cheap & Chic, just like fast food & nouvelle cuisine: it is always a matter of taste. Pairs of opposites or possible unions?

SHEEP & CHIC Più dilagante delle formule magiche di Mary Poppins, quel che è il pari delle tavole della Legge per le catene pronto-moda, il mantra religioso per molte fashion bloggers, l'Haka maori degli All Blacks (occhi spalancati e roteanti, denti digrignati, versi disumani, adrenalina a pieno regime) di tutti gli aspiranti modaioli, il servizio epidemico accalappia pubblico dei giornali di moda: ladies and gentlemen… CHEAP & CHIC, il famigerato Vorrei Ma Non Posso.

KEYWORDS: Nobel price, Oscar price, Mary Poppins, All Blacks, Cheap, Chic, fast fashion, democratization , Huffington post, Pambianco, consumism, LinaSotis, Sandra Artom, Petit Robert, Larousse, belle époque, Luigi XIII, Balenciaga, Balmain, Chanel, Dior, Zara

CHEAT & CHIC Le sfilate sulla passerella e sui red carpet fanno sognare (qualcuna, per lo meno), gli outfit della modellina e dell'attricetta dalla vita perfetta (anche questo in “doppio” senso) impazzano, poi foto, cataloghi e vetrine amplificano e scoppia il trend (a mietere vittime come una mina anti-stile). I costi stellari delle collezioni di gran parte delle case di moda fungono da steroidi anabolizzanti per i colossi del pronto moda, catene in grado di offrire abbigliamento alla moda (qui è il caso di ribadire: ma di che stiamo parlando?!) a tutti i clienti, in una logica di democratizzazione dei consumi,… per dirla Chic; per dirla Cheap, invece, negozi in cui è possibile acquistare capi ed accessori riprodotti copiando e scopiazzando quelli firmati ma con materiali e manifattura di scarsa qualità per poterli vendere (in quantità industriale) a prezzi bassi. Ed eccoci nel dorato mondo del Fast Fashion: vedo in passerella, compro subito, pago poco. Al grido di “chi s'accontenta gode”, la sfida alla crisi (come l'Huffington post ha definito il fenomeno, in un articolo di maggio del corrente anno) insieme a riassortimenti settimanali sono la quick-

FASHION. CHEAP AND CHIC

trovata-strategica. Ma si tratta veramente della cura dei mali o del vaso di Pandora? «In un mondo in cui tutto si consuma e si rinnova velocemente, la moda si adegua. Collezioni, pubblicità, film e vetrine offrono immagini e colori che propongono eclettismo e volubilità. Là dove c'erano i simboli della passione e dell'aspirazione» – tuona così un articolo d'approfondimento pubblicato questo Luglio su Pambianco News,il magazine insider del Sistema Moda: «Il Fashion diventa Fast e cancella il desiderio» – titola e poi continua «I manuali di sociologia insegnano che a essere cambiati sono i modelli di consumo: se negli anni Novanta si comprava per apparire e per dichiarare il proprio status, oggi l'esperienza d'acquisto rivendica il diritto al riconoscimento dell'unicità di ciascun consumatore. La donna (come l'uomo) di oggi ama cambiare, ama potere interpretare più parti, mostrare la propria natura e il proprio io, che è uno e molteplice.


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Riferimenti visionari

“Fast Fashion: il cheap & chic sfida la crisi”, Huffingtonpost.it, 2013

Maggio

“Il Fashion diventa fast e cancella il desiderio” , Pambianconews.com, 2013

Luglio

Vergani Guido, Dizionario della Moda, Baldini Castoldi Dalai Editore, Milano, 2010

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Soprattutto, non ama essere considerata target o bersaglio. “Una” consumatrice e contemporaneamente “molte” consumatrici, dunque, fuori e dentro di sé.» CHIPS & CHIC Esattamente come un farmaco ad elevatissimo dosaggio di principio attivo e come uno sfiziosissimo mega hamburger farcito a pericolo d'esplosione con patatine ci troviamo davanti ad un fenomeno dall' effetto duale: soluzione rapidissima e facile per la soddisfazione rapida di un bisogno, prima; danni collaterali gravi dati dal consumo a lungo termine, poi. Il fattore tempo, infatti, non perdona; ed è duplice anch'esso. Ciò che, da una parte, conferisce un valore aggiunto alla manifattura accurata ed alla buona qualità rendendo, un capo come un accessorio, un buon investimento, ecc… dall'altra logora a straccetto tutte le fabbricazioni frettolose (molto spesso difettose), già svalutate dalla smisurata produzione seriale e dal ricambio quasi giornaliero che oggi le loda sullo scaffale e domani le imbroda nelle scatole delle rimanenze destinata alla cesta dello sconto a pochi euro. Acquisti mirati e scelti con criterio versus tutto-e-anche-di-più, fritto misto, basta che sia trend, la doppia faccia del guardaroba ideale che divide gli animi e segna, ahinoi, un confine netto fra le due parti. Due poli che sono stati (forzatamente?) coniugati. Con criterio? Oltre le traduzioni letterali e le romantiche iniziali uguali, Cheap & Chic alias Economico ed Elegante, cos'hanno in comune ? CHEAP & SHOCK «Cheap. In Inglese è qualcosa che costa poco. In Italiano, in questi ultimi anni, il suo significato si è allargato ed è diventato più subdolo. Nell'uso comune, ormai la parola non viene mai abbinata a un oggetto ma a una persona. Una definizione staffilante per spiegare in due sillabe che è cheap, ovvero poco elegante, di bassa lega, di nessuna grazia. Un qualcosa che non tocca la volgarità, ma la sfiora, la ricorda, la accenna. Qualcosa che non ha la forza della volgarità, ma è a mezza strada fra il dozzinale e il voglio e non posso. La parola viene pronunciata in modo Dall'alto a sinistra: Balmain AI 2010/11, Zara AI 2010/11. Balmain AI 2011/2012, Zara AI 2011/2012. MiuMiu PE 2010, Zara PE 2010. Balmain PE 2009, Zara PE 2009


mg spiccio perché suoni più sferzante. Non è offensiva, ma raramente ammette replica poiché implica una totale mancanza di stile nell'etichettato. Quasi sempre è il dettaglio a far cadere nel cheap: un delizioso vestito bianco che, in una notte di luglio, rende elegantissima una signora può rendere cheap un'altra che ha scelto di indossare lo stesso abito con una giacca di serpente, colorato, e le labbra ritoccate da una matita marrone, modello terza serata Tv di provincia. Per le donne, è molto più facile essere cheap perché hanno più accessori con cui sbizzarrirsi. Per gli uomini, normalmente fanali rivelatori sono le scarpe e le cravatte. Il cheap è ricco, molto ricco o benestante. Un povero ha sempre il suo stile. Tipica cheapperia, molto in voga fra signori e giovanotti, sono le scarpe con la fibbia. Volgari quelle con le fibbie grosse, da yuppetto quelle con la fibbia piccola, irrimediabilmente cheap tutte e due. Se il guardaroba si può aggiornare o cambiare, più difficile è mutare il modo di fare o di porgersi che normalmente si assorbe in famiglia. Fra le spie più precise della buona educazione c'è il tono di voce, quello stesso tono che taglia in due il mondo: gli eleganti e i cheap. Una voce troppo alta, troppo stridula, troppo arrogante, troppo mielata e sussurrata è concessa solo a teatro. In ufficio, a casa, o in società, una voce è una voce non una recita. Appurato che la grazia si può annidare in ogni strato sociale esattamente come il cheap, appurato che il denaro compra tutto ma nessuno ne avrà mai abbastanza per far tacere le chiacchere malevole che inseguono chi non lo sa trattare, il cheap ha un solo modo di difendersi: la semplicità. L'unica cosa che non si può etichettare e criticare. L'unica cosa che non è mai cheap.» Così professa, l'acclamata redattrice italiana senza peli sulla lingua, Lina Sotis, giornalista e scrittrice di moda, costume e società per alcune fra le più importanti testate giornalistiche nazionali.

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usarla (scrivendola chique), per identificare la disinvoltura, il savoire faire e infine l'eleganza. Il Larousse dei primi del '900 indica un'altra ipotesi, tutta francese, che risalirebbe, addirittura ai tempi di Luigi XIII (siamo agli inizi del '600) quando a Corte, per definire un uomo molto abile nel destreggiarsi con la legge, si usava chic, come diminutivo dalla parola chicane che anticamente aveva il significato di cavillo, arzigogolo, passaggio a zigzag (prima di diventare, ai giorni nostri, una esse di curve per rallentare la velocità della Formula 1). Nel tempo, chic ha mutato significato ed è con quello d'eleganza che la parola, insieme a tante altre legate al mondo della moda, è approdata in Italia. Deve essere stato con la Belle Epoque, o forse anche prima, che le signore imbevute di cultura francese, indispensabile per fare di una ragazza una signorina della buona società, l'hanno cominciata a usare per definire uno stile e un gusto inconfondibile. Le donne che appartenevano a quel mondo possedevano degli indumenti che non potevano chiamare altro che in francese: dalla fascinosa guêpière, dal peignoir indossato per farsi pettinare dalla cameriera alla vaporosa

CHIC &SHIFT Dall'altra parte della barricata (si fa per dire), Sandra Artom, giornalista e direttore di Storia Donna per l'Università di Pavia, risponde alla questione Chic: «Non è ben chiara l'origine della parola francese: il dizionario etimologico Petit Robert scrive che deriva dal tedesco schick (abito) e che i francesi, a partire dai primi anni del secolo scorso, hanno cominciato a Da sinistra: Chanel fastfood packaging by Karl Lagerfeld (adv), 2009; Amy Moss packaging, MarijaIvkovic photography, 2009.


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liseuse, una giacchetta di seta bordata di pizzi, dello stesso colore della camicia da notte, di chiffon o addirittura tutta di struzzo come un piumino da cipria. Il corredo di una sposa comme-il-faut (in altre di buona famiglia), che ci si augurava avesse una taille invidiabile (oggi una ragazza direbbe “un bel fisico”), prevedeva una serie di abiti da indossare nelle diverse ore del giorno, e oltre ai vestiti lunghi da sera, c'erano quelli habillé, che col tempo e l'avanzata dell'inglese, sono diventati gli abiti da cocktail. La cultura francese (quindi, anche lo chic) ha dominato la buona borghesia italiana fino alla seconda guerra mondiale (i maldestri tentativi del fascismo che cercava d'imporre ridicole traduzioni come la “ragazziera” al posto della garçonniere, non erano tenuti in nessun conto), ma è andata oltre, perché negli anni '50 era ancora la Francia e dettare legge in fatto di moda. Le signore adoravano Balenciaga, Balmain, Chanel e Dior, maestri indiscussi di chic parigino, e in testa alla sera spesso indossavano le aigrette: lunghe piume sottili che seguivano la curva del viso. A prolungare l'uso dello chic oltre il confine estremo del '68, ha contribuito non poco la rubrica di costume, tenuta da Camilla Cederna, su L'Espresso. Ora, il povero chic alberga ancora su qualche insegna di periferia, mentre, al contrario, furoreggia la griffe, nell'orrenda traduzione nostrana di “griffato”.» SH*T is CHIC (?) Chicnon è griffe, dunque. E Cheap & Chic non sono due complementari, e non per una semplice questione di costo; si tratta più di un miscuglio, un'accozzaglia, un guazzabuglio, un accomodamento, una via di mezzo, un neutro, insapore, un non colore… per dirla proprio chic. Sorvoliamo, per decoro, su quella cheap.

Grace & Flavour by Tim Gutt,Shona Heath, Vogue UK, December 2011


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POESIA. LA SCAPIGLIATURA 2.0. FIABA IN DUE TEMPI, POESIE DUALI C'era una volta un certo Paese, in un certo periodo storico, diviso (per non dire sventrato) da certe ambivalenze (per non dire contraddizioni) politico-economico-culturali.

fortunato

giovine

«teatro e’ guardare vedendo. serve ad attraversare le frontiere fra te e me.» (giorgio albertazzi) autore teatrale, isol ano, isolato, disarmato, diserbante s u l f o r m a l e , s c r e d i tat o praticante. Scrive terribili descrizioni ma bellissimi similannunci.

C'era (per non dire c'è) un paesaggio d'arretratezza ed inefficienza a perdita d'occhio.

POETRY. SCAPIGLIATURA 2.0 A dual fairy tale and two unique poems to tell a story on two parallel (historical) tracks: ours story. Two different destinies or same epilogue?

C'era una volta (per non dire c'è) l'Italia della seconda metà Ottocento. Perché non sembrano esserci differenze, in questa storia, fra C'era e C'è. (Perché non è mai cambiato niente? Perché tutto è cambiato affinché rimanesse uguale? Perché siamo andati avanti in senso circolare e siamo tornati al punto di partenza come quando ci si perde nel bosco?) Insomma, ci siamo persi. Perché la differenza c'è. C'era, a causa della desolazione sociale, un conflitto fra il borghese e l'intellettuale dal quale nacque un movimento artistico-letterario, quello degli Scapigliati (Gli intellettuali avevano ancora un ruolo sociale). La Scapigliatura non era una scuola né un'organizzazione: era il senso comune di disprezzo radicale nei confronti delle norme morali e delle convinzioni correnti, il conflitto tra artista e società, che diede origine alla Boheme, alla bella follia, al disordine produttivo, con la conseguenza di creare il mito della vita dissoluta ed irregolare, il Maledettismo. C'è, oggi, una organizzata (per non dire legalizzata) desolazione sociale con un senso comune di disprezzo radicale, costanti conflitti e disordini improduttivi (fra la classe dirigente e la classe dirigente), con la conseguenza di creare follie suicido-omicide e vita irregolare: la Disperazione. C'è che ci siamo persi qualcosa. C'era, nell'essenza della Scapigliatura, il culto del vero, c'era attenzione

KEYWORDS: '800, 2.0, Scapigliatura, Boheme, Poète maudit, Beauty, Nature, Idealism, Realism, Art, critic, Cletto Arrighi, Emilio Praga, Arrigo Boito, Antonio Fogazzaro

critica verso quanto di patologico e deforme affliggesse la società. C'era, negli Scapigliati, un forte spirito di ribellione ad animarli. C'è che ci siamo persi qualcosa di valore. C'era fra quei coraggiosi un atteggiamento ambivalente: da una parte sentimenti di orrore e repulsione, affezione ai valori del passato, alla Bellezza, alla Natura, dall'altra parte la ricerca di una nuova realtà. C'era Dualismo, tra ideale e vero, bene e male. C'era contrasto fra la realtà e quel che non soddisfa, che creava arte e critica sociale, espressività per non reprimersi, in modo crudo e diretto, e una nuova prospettiva, quella del Naturalismo. C'è, nel contrasto, nel dualismo, nella contrapposizione di oggi (per non dire che non c'è), qualcosa di stranamente arido, infruttuoso.


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Riferimenti visionari Padovani Gisella, Verdirame Rita, Il verme e la farfalla. Autori e testi rari della scapigliatura da Tarchetti a C a l a n d ra . L u s s o g r a f i c a Editore, 2001 Fogazzaro Antonio, Malombra, Milano, Mondadori, 1965

C'era una volta il vissero felici e contenti, e adesso cosa C'è?! «In tutte le grandi e ricche città del mondo incivilito esiste una certa quantità di individui d'ambo i sessi v'è chi direbbe una certa razza di gente - fra i venti e i trentacinque anni non più; pieni d'ingegno quasi sempre, più avanzati del loro secolo; indipendenti come l'aquila delle Alpi, pronti al bene quanto al male, inquieti, travagliati, turbolenti - i quali - e per certe contraddizioni terribili fra la loro condizione e il loro stato, vale a dire fra ciò che hanno in testa, e ciò che hanno in tasca, e per una loro maniera eccentrica e disordinata di vivere, e per mille e mille altre cause e mille altri effetti il cui studio formerà appunto lo scopo e la morale del mio romanzo meritano di essere classificati in una nuova e particolare suddivisione della grande famiglia civile, come coloro che vi formano una casta sui generis distinta da tutte quante le altre. Questa casta o classe - che sarà meglio detto- vero pandemonio del secolo, personificazione della storditaggine e della follia, serbatoio del disordine, dello spirito d'indipendenza e di opposizione agli ordini stabiliti, questa classe, ripeto, che ha più che altrove una ragione e una scusa di esistere, io, con una bella e pretta parola italiana, l'ho battezzata appunto: la "Scapigliatura”.» Carlo Righetti (alias Cletto Arrighi), La Scapigliatura e il 6 febbraio, 1862 Manca la grandezza? La ricchezza? La civiltà? L'ingegno? Mancano le buone scuse? Una cosa però c'è ed è rimasta intatta sul contesto storico, anche oggi, - vero pandemonio del secolo, personificazione della storditaggine e della follia, serbatoio del disordine. Noi siamo figli dei padri ammalati, aquile al tempo di mutar le piume, svolazziamo muti, attoniti, affamati, sull'agonia di un nume. Nebbia remota è lo splendor dell'arca, e già all'idolo d'or torna l'umano, e dal vertice sacro il patriarca s'attende invano;

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s'attende invano dalla musa bianca che abitò venti secoli il Calvario e invano l'esausta vergine s'abbranca a lembi del Sudario. Casto poeta che l'Italia adora, Vegliardo in sante visïoni assorto, tu puoi morir!... Degli antecristi è l'ora! Cristo è rimorto! O nemico lettor, canto la Noia, l'eredità del dubbio e dell'ignoto, il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boia, il tuo cielo, il tuo loto! Canto litane di martire e d'empio; canto gli amori dei sette peccati che mi stanno nel cor, come in un tempio, Inginocchiati. Canto le ebbrezze dei bagni d'azzurro, e l'Ideale che annega nel fango... non irrider, fratello, al mio sussurro se qualche volta piango: giacché più del mio pallido demone, odio il minio e la maschera al pensiero, giacché canto una misera canzone, ma canto il vero!

Emilio Praga, Preludio, Penombre, 1864 La poesia Preludio è una sorta di manifesto della scapigliatura, in cui viene descritta la condizione spirituale di un'intera generazione intellettuale. Non hanno più una fede religiosa ed è per questo che rifiutano Manzoni pur avvertendone la grandezza. Nella seconda parte


mg delinea la tematica baudelairiana: la Noia è carnefice dell'anima; il dualismo fra tensione verso l'ideale e la perdizione nel vizio. Nell'ultimo verso c'è la dichiarazione di poetica: “canto il vero”, cioè la realtà desolata della vita con le sue miserie. Son luce ed ombra; angelica farfalla o verme immondo sono un caduto cherubo dannato a errar sul mondo, o un demone che sale, affaticando l'ale, verso un lontano ciel. Ecco perché nell'intime cogitazioni io sento la bestemmia dell'angelo che irride al suo tormento, o l'umile orazione dell'esule dimone che riede a Dio, fedel. Ecco perché m'affascina l'ebbrezza di due canti, ecco perché mi lacera l'angoscia di due pianti, ecco perché il sorriso che mi contorce il viso o che m'allarga il cuor. Ecco perché la torbida ridda de' miei pensieri, or mansueti e rosei, or violenti e neri; ecco perché con tetro tedio, avvincendo il metro de' carmi animator. O creature fragili dal genio onnipossente! Forse noi siamo l'homunculus d' un chimico demente,

forse di fango e foco per ozioso gioco un buio Iddio ci fe'. E ci scagliò sull'umida gleba che c'incatena, poi dal suo ciel guatandoci rise alla pazza scena e un dì a distrar la noia della sua lunga gioia ci schiaccerà col pie'. E noi viviam, famelci di fede o d'altri inganni, rigirando il rosario monotono degli anni, dove ogni gemma brilla di pianto, acerba stilla fatta d'acerbo duol. Talor, se sono il demone redento che s'india, sento dall'alma effondersi una speranza pia e sul mio buio viso del gaio paradiso mi fulgureggia il sol. L'illusion-libellula che bacia i fiorellini, -l'illusion-scoiattolo che danza in cima i pini, -l'illusion-fanciulla che trama e si trastulla colle fibre del cor, viene ancora a sorridermi nei dì più mesti e soli e mi sospinge l'anima ai canti, ai carmi, ai voli; e a turbinar m'attira nella profonda spira

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mg dell'estro ideator.

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Come istrion, su cupida plebe di rischio ingorda, fa pompa d'equilibrio sovra una tesa corda, tal è l'uman, librato fra un sogno di peccato e un sogno di virtù.

E sogno un'Arte eterea che forse in cielo ha norma, franca dai rudi vincoli del metro e della forma, piena dell'Ideale che mi fa batter l'ale e che seguir non so.

Arrigo Boito, Dualismo, Libro dei versi 1863

Ma poi, se avvien che l'angelo fiaccato si ridesti, i santi sogni fuggono impauriti e mesti; allor, davanti al raggio del mutato miraggio, quasi rapito, sto:

Anche Dualismo è una poesia manifesto, perché pone al centro la lacerazione tra due opposti inconciliabili: l'uomo è un angelo e un demonio. Rifiuta la modernità e la bruttezza determinata dai nuovi ideali. Il poeta aspira ad un'arte che realizzi la bellezza ideale, ma poiché tale bellezza è impossibile, può solo cantare il vero, la squallida realtà.

e sogno allor la magica Circe col suo corteo d'alci e di pardi, attoniti nel loro incanto reo. E il cielo, altezza impervia, derido e di protervia mi pasco e di velen. E sogno un'Arte reproba che smaga il mio pensiero dietro le basse immagini d'un ver che mente al Vero e in aspro carme immerso sulle mie labbra il verso bestemmiando vien. Questa è la vita! L'ebete vita che c'innamora, lenta che pare un secolo, breve che pare un'ora; un agitarsi alterno fra paradiso e inferno che non s'accheta più!

«La grande maggioranza degli uomini educati non ne capisce niente, ma si guarda molto bene del confessarlo. È curioso di star ad ascoltare un gruppo di questi sciocconi ipocriti davanti ad un quadro o a una statua, quando fanno una fatica del diavolo per metter fuori dell'ammirazione, credendo ciascuno di aver a che fare con degli intelligenti. Se potessero levarsi la maschera tutti ad un tratto, udreste che risata! Io non sono amico di certe mollezze sentimentali moderne; io credo che è molto bene per l'uomo di ripassare ogni tanto le lezioni e i precetti ch'egli ha avuto, direttamente o indirettamente, dalla sventura, e di non lasciarne estinguere, di rinnovarne il dolore, perché è il dolore che li conserva. E poi il dolore è un gran ricostituente dell'uomo, credete; e in certi casi è un confortante indizio di vitalità morale, perché dove non vi è dolore, vi è cancrena.» Antonio Fogazzaro, Malombra, 1881


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concept-able.

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ARCHITETTURA #2 LANDS-PLITTING

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ESTETICA DEL COLORE #2 COLORCRASH

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ESTETICA DEL COLORE #2 COLORCRASH

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FOTOGRAFIA #2 THE OTHER S-IDE

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ILLUSTRAZIONE #2 DUO DUPLE DUPLEX

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LETTERATURA-FILOSOFIA #2 MIRROR MIRROR

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MITOLOGIA #2 BEAUTY GENDER

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MODA #2 FASHION FOOD FUN

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concept-able.

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textcloud.

un addensamento di sfumature testuali in sospensione nell’atmosfera del tema visionario.

belle / brutte vere / false

contrarie

buone / cattive

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utili / nocive

cattive / non cattive nocive / non nocive buone / non buone utili / non utili brutte / non brutte false / non false belle / non belle vere / non vere

contradditorie

visioni duali

non belle / non brutte buone / non cattive non vere / false non vere / non false belle / non brutte vere / non false non buone / non cattive non belle / brutte non utili / non nocive non buone / cattive utili / non nocive non utili / nocive

sub-alterne

sub-contrarie


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wunderkammer antesignana del concetto di museo, la ‘camera delle meraviglie’ veniva u s a t a d a i collezionisti per raccogliere tutti g l i o g g e t t i straordinari.

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imaginarium monografie visionarie

magnificenza & blues La realtà è che l'uomo e la natura (il giorno e la notte, l'estate e l'inverno, l'infanzia e la vecchiaia, ecc…) trascorrono fra infinite variazioni, fra grandi gioie ed esaltazioni, grandi dolori e abbattimenti. Un costante e inesorabile bilico tra poli opposti. Esattamente come quello di cento, mille, milioni di vite vissute tra euforia e apatia, tra gioia e disperazione, come a bordo di una giostra che non si ferma mai. Vite che cominciano a materializzarsi quando il cervello “fa clic”. Vite bipolari. Mi riferisco alla “malattia sacra”, secondo Emil Kraepelin, la sindrome maniaco-depressiva, che già nel 1899 veniva definita come composizione di due parti complementari: mania e melancholia. Un labirinto che non è fatto di semplici alternanze d'umore, diventate ormai la giustificazione passepartout di tutti, non è essere lunatici. Per questo non è possibile fregiarsene per descrivere le proprie paturnie momentanee. Fregiarsene, si. Perché essere bipolari non è un difetto, è un Titolo, come quelli delle casate nobiliari: un fardello non richiesto e pesante da portare con molte pressioni da sostenere, ed anche quid aggiuntivo che eleva un gradino più su, che nobilita appunto. Proprio perché sintomo di visioni più grandi, doppie, e doppio immaginario che moltiplica esponenzialmente idee, creatività, intuizioni, percezioni. Insomma, Genio e Sregolatezza o Talento e Tormento; un mix, senza pari, che in tutte le epoche e in tutti gli ambiti ha segnato la storia attraverso le figure più carismatiche, talentuose e significative che il mondo abbia conosciuto. Dall'imperatore Adriano a Napoleone, da Robespierre a Lord Byron, Shelley e Whitman, da Balzac a Hemingway e Virginia Woolf, da Rossini a Ciaikovskij, da Michelangelo a Caravaggio e Van Gogh, da Churchill a Lincoln, e ancora Mozart, Newton, Emily Dickinson, Herman Hesse, Edgar Allan Poe, Mark Twain, Liz Taylor, Marilyn Monroe, Agatha Christie, Tom Waits, Francis Ford Coppola, Tim Burton. Menti che hanno trascorso ogni giorno correndo all'impazzata verso il delirio d'onnipotenza o verso il baratro, affascinando contemporanei e no, arricchendo la cultura dell'umanità. Follie, deliri, stranezze, ambiguità, folgorazioni, colpi di genio, bastano a indurci a considerare la mania come una sorta di Magnificenza e la malinconia, magari, come un Blues. Due facce, che non creano disagio o imbarazzo ma Poesia. «A coloro che, attraverso lenti a vapore, scoprono le stelle, e navigano nel filo del vento.» Lord Byron

valentina forzese - editor in chief

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editor in chief, creative director

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emanuele forzese visionary contributors

Barbara dragoni valentina dragoni emanuele forzese valentina forzese fortunato giovine raif kaya madelaine serravalle veronica vannoni dalila zanca contact www.monografievisionarie.net info@monografievisionarie.net È vietata la riproduzione, anche parziale, degli articoli pubblicati senza l’autorizzazione degli autori. Le opinioni espresse negli articoli appartengono ai singoli autori, dei quali si rispetta la libertà di giudizio, lasciandoli responsabili dei loro scritti. ciascun autore garantisce la paternità dei contenuti inviati al direttore responsabile sollevando quest’ultimo da ogni eventuale richiesta di risarcimento danni proveniente da terzi che dovessero rivendicare diritti su ta l i c o n t e n u t i . L e i m m a g i n i pubblicate sono state fornite dagli autori al Direttore Responsabile di questa e-zine.

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l’immaginazione veste grigio La dualità per definizione esprime la natura o la condizione di ciò che è composto di due elementi, e in effetti nella realtà di tutti i giorni ci troviamo spesso a immaginare secondo categorie di opposti: bello/brutto, vero/falso, utile/dannoso, buono/cattivo, per citare a titolo esemplificativo le quattro categorie dello spirito individuate da Benedetto Croce. Tuttavia da sempre l'immaginazione è il luogo della complessità e dell'ambivalenza, dove i poli opposti della dualità si mescolano al punto da non essere più distinguibili, generando quell'area intermedia definita “zona grigia”: «Quanto più a questa essenza contraddittoria è negato spazio nelle forme espressive della società odierna, tanto più essa deve rifugiarsi in forme intime, che a loro volta necessiteranno di un contenitore rituale per non disperdere la loro efficacia.» Luigi Zoja, Giustizia e Bellezza, 2007 L'immaginazione deve dunque confrontarsi non soltanto con la parte “bianca”, conscia, e razionale su cui esiste un consenso collettivo, bensì anche con la parte “nera”, inconscia, e irrazionale; essa non può risolversi semplicemente nelle tradizionali categorie duali, poiché abita nella complessità e la zona grigia è il suo abito. La dualità si rivela infatti essere un vestito troppo stretto, se basta pronunciare la semplice frase “io mento” per sconvolgere quella logica formale che postula in qualsiasi affermazione la contrapposizione vera/falsa escludendo categoricamente una terza via: «Pare quindi che il tertium, che era stato escluso, esista invece realmente. E' probabile tuttavia che viva nell'ombra e che non appaia alle persone dotate di normale buon senso, per le quali il mondo è chiaramente e indiscutibilmente diviso in opposti inconciliabili.» Paul Watzlawick, Di bene in peggio, 1986 Tra bianco e nero, l'immaginazione preferisce vestire grigio.

emanuele forzese - assistant director


THE STORY Imaginarium è un viaggio metafisico. Parte ora, non sappiamo dire dove approda. Un crocevia. Una camera con vista. Un caleidoscopio su una cellula che si riproduce. Visioni ad occhi aperti. Il filo rosso che le cuce. E' più mondi sul comò.E' l'occhio del voyeur. E' quello che non c'era, e adesso c'è. THE REASON

CREDIAMO nelle visioni di David Lynch, Diane Wreeland, Aldous Huxley e Oscar Niemeyer. CREDIAMO nel potere, nelle idee, nei giochi e nelle parole: nel potere delle idee, nelle idee giocose, nei giochi di potere, nel potere delle parole, nelle parole del gioco... ma anche nei giochi di parole e in tutte le altre possibili combinazioni. CREDIAMO di potere. DUBITIAMO delle abitudini, dei miti, delle contaminazioni di massa, delle certezze, del presente, dei compromessi e delle menti annoiate. DUBITIAMO anche dei nostri dubbi.

Imaginarium è un'idea nata da un'insoddisfazione. Imaginarium è una webzine indipendente a contenuto monografico e trasversale. Imaginarium nasce dalla voglia di leggere e lasciarsi ispirare da qualcosa che non sia l'ennesimo blog-rimbalzo delle notizie trite e ritrite del momento, l'ennesimo website delle scelte pescate la mattina dall'armadio dai ¾ della popolazione fashionista, l'ennesimo chi-cosa-quando e perché, l'ennesimo reportage di date e città dei prossimi mostre ed eventi, l'ennesimo “just another web-magazine”.

DIFENDIAMO la libertà di espressione, il lavoro artistico, l'autenticità, l'ampiezza degli orizzonti, la cultura, le streghe dalla caccia, l'indipendenza dai dogmi, l'ambizione, la ricerca, e l'amor proprio. DIFENDIAMO noi da noi stessi, prima ancora che dal mondo. CONTESTIAMO chi non (si) mette in discussione.

Imaginarium nasce dalla voglia di sperimentare.

ACCETTIAMO la cronaca e la critica, la crasi e la crisi… purché fatte con criterio. ACCETTIAMO i limiti geografici ed ecologici, politici ed economici, tecnologici ed etici… ma sogniamo tutti i giorni di scavalcare il confine.

Imaginarium nasce laddove vorremmo chiudere gli occhi sui clou del momento storicopolitico-economico-culturale e aprirli in scenari di gran lunga più ampi e migliori perché il velo pietoso non è coprente abbastanza.

RIFIUTIAMO gli abusi, i linguaggi e/o le immagini gratuitamente offensive, le discriminazioni verso qualsiasi tipo di razza, religione, sesso, cultura o appartenenza politica… però ci vanno bene le caramelle dagli sconosciuti (sugar free, magari).

THE VIEW IN VISION WE TRUST

AMIAMO la bellezza in tutte le sue forme culturali, le prese di posizione, perderci fra gli scaffali delle librerie, trovare una cosa quando se ne stava cercando un'altra,l'incoscienza.

CREDIAMO nel limbo sospeso tra conoscenza e creazione, ma anche tra reale e possibile. CREDIAMO nell'intuito e nell'emozione, nel pensiero e nella sensazione, nell'istinto e nell'immaginazione. CREDIAMO nell'inter-disciplinarietà, nella pluri-disciplinarietà e nella transdisciplinarietà. CREDIAMO nell'analisi generale del particolare e nell'analisi particolare del generale, nell'importanza marginale.

ODIAMO la sterilità culturale, il gossip, il qualunquismo, la perdita dell'immaginazione. IMMAGINIAMO. THE END(LESS)


monografie visionarie

numero due ottobre - dicembre 2013

maginarium

Chang E e suo marito Hou Yi, prodigioso arciere, vissero durante il regno del leggendario imperatore Yao (2000 a.C. circa). Hou Yi era un valente membro della Guardia Imperiale: maneggiava un arco magico e scoccava frecce magiche. Un giorno nel cielo apparvero dieci soli. Tutta la popolazione sulla Terra non riusciva più sopportare caldo e siccità che ormai si perpetravano da lungo tempo, dopo la comparsa delle dieci stelle di fuoco. L'imperatore decise, allora, di chiamare Hou Yi per ordinargli di mirare e abbattere i soli in soprannumero, eliminandoli dal cielo e soccorrendo, così, la popolazione. Facendo uso della sua abilità, Hou Yi abbattè nove soli lasciandone uno solo a splendere. La fama del valoroso arciere si diffuse fino giungere alla Regina Madre d'Occidente (XiWang Mu) nei lontani Monti Kunlun, ed essa lo convocò immediatamente al suo palazzo per ricompensarlo con la pillola dell'immortalità… e con un avvertimento: "Non devi mangiare la pillola immediatamente. Prima devi prepararti per 12 mesi con la preghiera e il digiuno." Essendo un uomo diligente, Hou Yi prese a cuore il consiglio e iniziò i preparativi nascondendo, prima di tutto, a casa sua la pillola. Sfortunatamente venne chiamato d'improvviso per una urgente missione. In sua assenza, la moglie Chang E notò una luce fioca e un dolce odore provenire da un angolo di una delle stanze di casa. Una volta trovata la pillola, non riuscì a trattenersi dall'assaggiarla. Nel momento in cui la ingoiò, la legge di gravità perse il suo potere su di lei. Poteva volare! Non molto tempo dopo sentì suo marito rincasare e, terrorizzata, volò fuori della finestra. Arco e frecce in mano, HouYi la inseguì per mezzo cielo, ma un forte vento lo spinse di nuovo fino a casa. Chang E volò dritta sulla Luna , ma quando arrivò, ansimava così forte per lo sforzo compiuto, che sputò la pillola, la quale si tramutò istantaneamente in un coniglio di giada, mentre Chang E divenne un rospo a tre zampe. Da allora vive sulla luna respingendo le frecce magiche che il marito le scocca dal Sole, dove si costruì un palazzo per sé. I due coniugi si vedono il quindicesimo giorno di ogni mese. Chang E e Hou Yi, simboli, rispettivamente della luna e del sole, sono divenuti espressione di yin e yang, negativo e positivo, buio e luce, femminile e maschile, ecc… La dualità che governa l'universo. craig mcdean, american duo ms mr


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