Sebbene il suo nome non spicchi negli elenchi dei personaggi celebri del Risorgimento, Ferdinando Rosellini contribuì molto agli eventi dell’epoca, soprattutto ai cambiamenti orientati alla progressiva evoluzione della società: “Le riforme proposte dai congressisti non miravano a intaccare lo status quo degli stati di cui, nella maggior parte dei casi, erano fedeli rappresentanti, bensì la cultura che ne reggeva le politiche economiche, radicata com’era in un ancién regime di tipo feudale, per lo più indifferente ai progressi scientifici e tecnologici. Il valore universale della scienza, l’utilità delle sue applicazioni e i profitti che Stato e privati potevano ricavare da una loro adeguata valorizzazione, conferirono ai Congressi un ruolo insieme pedagogico e politico … Tra gli obiettivi che gli scienziati si diedero durante le riunioni spiccano quelli relativi all'adozione del sistema metrico decimale, l'uniformazione delle statistiche in campo sanitario, l'elaborazione di una carta geologica dell'Italia, la creazione di un erbario Italiano e la pubblicazione di una Farmacopea uniforme Italiana. Non meno importanti furono i tentativi di gettare le basi per un nuovo modello della pubblica istruzione, decisamente più sensibile all’insegnamento della scienza e delle tecniche. Vivaci discussioni animarono la controversia sulle applicazioni tecnologiche ad una rete industriale nascente. Alle forti spinte verso la modernizzazione non pochi partecipanti opposero una concezione che metteva l’agricoltura al centro dello sviluppo economico nazionale”. A queste idee infatti era ispirata ed era stata modellata la scuola d'algebra fatta dal signor Rosellini frequentata da Vilfredo Pareto nel 1860, cioè proprio negli anni in cui si concretizzava il progetto politico dell’unità nazionale che gli scienziati italiani avevano propugnato e progettato. La scuola “del signor Rosellini” aveva sede a Casale Monferrato perché era stata istituita con le risorse, tra cui l’edificio adatto allo scopo, dalla vedova di Giulio Cesare Leardi Angelieri di Terzo, CLARA COCONITO DI MONTIGLIO destinate con tale finalità. La contessa Leardi infatti aveva avuto due figli, Gabriella morta a soli 4 anni e Luigi, prematuramente mancato nel 1846 e prima, nel 1838, dalla cugina Luisa Vidua designato erede del patrimonio dei conti di Conzano. Rimasta senza successori, decise di lasciare alla città (di cui il figlio era stato sindaco) le opere artistiche, i reperti archeologici ed etnografici e i libri e diari del nipote, l’esploratore CARLO VIDUA, e il palazzo di famiglia con gli arredi e la biblioteca e 200 lire, purché beni e patrimonio della stirpe estinta fossero destinati alla fondazione di un istituto scolastico dedicato all’insegnamento delle scienze con accogliente convitto a disposizione anche degli studenti disagiati. A sostenere la sua iniziativa erano l’alessandrino URBANO RATTAZZI, che prima di intraprendere la carriera politica era stato un avvocato esercitante a Casale Monferrato, e il monferrino GIOVANNI LANZA, allora ministro della Pubblica Istruzione del Regno di Sardegna, che le consigliarono di mantenere segreti i propri intenti. Il 5 dicembre 1852 la contessa Leardi consegnò il proprio testamento i cui sorprendenti contenuti furono rivelati dopo la sua morte, che avvenne il 14 AGOSTO 1854. Per eseguire le volontà di Clara Leardi venne formato una comitato - i cui membri erano Candido Bottacco, Carlo Cadorna, Giuseppe Tommaso Caire, Vincenzo Luparia, Carlo Mazza e Giuseppe Visconti - e con l’approvazione dello statuto il 3 AGOSTO 1857 venne designata la commissione composta da Filippo Mellana, allora sindaco di Casale Monferrato, Candido Bottacco, Giovanni Tommaso Caire, Pietro De Giovanni, Bernardino Guida, Cesare Manara, Carlo Mazza e Giuseppe Visconti - che incaricò Ferdinando Rosellini di elaborare i programmi, che nel 1858 lui presentò il 19 FEBBRAIO all’amministrazione comunale e il 24 GIUGNO alla cittadinanza, e poi di dirigere
l’Istituto Lanza, scuola di insegnamento delle scienze matematiche, fisiche ed economiche e dal 1863 anche agrarie, con il trasferimento nella sede della cattedra di agricoltura che dal 1851 GIUSEPPE ANTONIO OTTAVI teneva in città.
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