Mondo Lavoro - Speciale Made in Italy

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Febbraio ’10 n. 1

Poste Italiane S.p.A. - Spedizioni in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) Art. 1, comma 1, DCB Ancona

Casa Editrice MONDO LAVORO SpA

Febbraio ’10 n. 1

www.mondolavoro.eu

“SALVIAmO LE AZIEnDE”

FLAVIO GUIDI

Febbraio ’10 • N° 1 • Anno XVI • Euro 3,00

CULtUrA D’ImPrESA E DIntOrnI

SPECIALE

mADE In ItALY




Direttore responsabile Paolo Duranti p.duranti@mondolavoro.eu

SOMMARIO

reDazione segreteria@mondolavoro.eu eDitrice MonDo lavoro spa www.mondolavoro.eu

borsa

Registrazione tribunale di Ancona n°12 del registro periodici del 14 aprile 1994

eDilizia

30 le marchigiane quotate

32 ordine degli architetti

Mondo Lavoro Spa Via I Maggio, 156 – 60131 Ancona (An) – Tel. 071 2133300 – Fax 071 29160022

avviato il priMo corso Di specializzazione in “arcHitettura sostenibile”

34 Fiap

Chiuso in redazione il 5/03/2010 Ideazione e progettazione grafica: M·com www.m-comunicazione.eu

caMbio al vertice Dei proFessionisti Dell’iMMobiliare

36 collegio costruttori

la crisi Dell’eDilizia tra creDito e burocrazia

Stampa: ERREBI Grafiche Ripesi Srl - Via Del Lavoro, 23 - 60015 Falconara M. (AN) Hanno collaborato al nuMero: Valentina Anderlini, Agnese Ausili, Eleonora Baldi, Nicola Cortucci, Flavio Guidi, Silvio Pandurini, Michele Sasso, Raffaella Scortichini, Alberto Tenan Poste italiane Spa d.l. 353/2003 (conv. in l. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, DCB Ancona autorizzazione direzione provinciale pt Ancona Una copia euro 3,00 Arretrati euro 6,00 Abbonamento annuale euro 27,50 modalità di pagamento a mezzo versamento su: C.C. Postale n°15492606 bonifico bancario presso Banca Popolare di Ancona Agenzia Ancona 1 – C.C. n°11154 – CAB 02684 – ABI 05308 – CIN l “Mondo Lavoro” offre esclusivamente un servizio, non riceve compensi nelle contrattazioni, non effettua commercio, non è responsabile per la qualità, provenienza o veridicità delle inserzioni. La direzione di “Mondo Lavoro” si riserva il diritto di modificare, rifiutare o sospendere una inserzione a proprio insindacabile giudizio. L’editore non risponde per eventuali ritardi o perdite causate dalla non pubblicazione dell’inserzione per qualsiasi motivo. Non è neppure responsabile per eventuali errori di stampa. Gli inserzionisti dovranno rifondere all’editore ogni spesa da esso eventualmente sopportata in seguito a malintesi, dichiarazioni, violazione di diritti ecc. a causa dell’annuncio. Si precisa che tutte le inserzioni relative a richieste od offerte di lavoro debbono intendersi riferite a personale sia maschile sia femminile, essendo vietata, ai sensi dell’art.1 della legge del 9/12/77 n.903, qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al mondo del lavoro, indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o ramo di attività. È vietata la riproduzione totale o parziale di tutti i testi, i disegni, le foto riprodotte su questo numero del giornale. Manoscritti, disegni e foto, anche se non pubblicate, non vengono restituite. Tutti i diritti riservati. iMportante Ricordiamo ai lettori e ai richiedenti le pubblicazioni qui contenute che tutte le rubriche hanno la sola funzione di creare occasioni per il soddisfacimento dei leciti interessi – che questi vengono collocati secondo le loro caratteristiche e le indicazioni ricevute – che è assolutamente escluso ogni interesse di intermediazione dell’editore. Questi non si assume, né del resto si può assumere, responsabilità per gli eventuali tentativi di lettori e richiedenti di utilizzare annunci e loro collocazioni in rubriche per finalità illecite. Per siffatti abusi l’editore si riserva ogni azione legale, anche per i danni subiti.

DISTRIBUZIONE l’intervista

4 Flavio Guidi

ricerca 38 ipaD, il futuro di casa apple

FINANZA creDito CREDITO ristrutturazioni azienDali

elezioni 20 erminio Marinelli 24 Gian Mario spacca 28 Daniele silvetti

39 Fidimpresa

nuovi FinanziaMenti reGionali per inDustria e artiGianato

ForMazione 40 unicaM

Dal coMitato Dei sostenitori arriva l’oK

41 l’efficacia del connubio “tirocinio formativo formula week-end” 44 il tirocinio formativo primo passo per la propria carriera

speciale il MonDo Del MaDe in italY

risorse uMane 46 la speed search

COMUNICAZIONE D’IMPRESA Direzione azienDale 48 era meglio pensarci prima

RISORSE UMANE DesiGn 51 edilsynergy arreDi sinerGY: arreDiaMo le vostre iDee

Fisco 106 Gli indirizzi operativi del Fisco per il 2010

RISORSE UMANE iMprenDitoria FeMMinile 110 conciliazione? Dalle parole ai fatti: arrivano le tagesmutter

MaDe in italY

eventi 112 sei artisti per tvs

coMunicazione Le comunicazioni politiche relative alla campagna elettorale per le elezioni regionali del 28 e 29 marzo 2010, contenute in questo numero della Rivista, sono conformi al disposto della Delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazione n. 24/10/CSP. In questo numero della Rivista non sono pubblicate le Opinioni dei rappresentati politici, in ottemperanza alla normativa elettorale.


DISTRIBUZIONE L’INTERVISTA

“salviaMo le azienDe” “i piccoli e medi imprenditori devono saper reagire, ma in fretta” – è il monito di Flavio Guidi, fondatore, vent’anni fa, del Gruppo sida, che oggi rappresenta una delle maggiori società di consulenza e formazione in italia, operando anche in numerose altre regioni

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ottor Guidi, lei è un profondo conoscitore del tessuto economico marchigiano, delle piccole e medie imprese che lo popolano. ci fotografa la situazione? “Dire che stiamo attraversando un momento particolarmente difficile penso sia superfluo. E’ sotto gli occhi di tutti. Basta leggere i dati sui consumi, sugli investimenti, sulle esportazioni... la domanda si è fortemente contratta, gli ordini arrivano alle aziende con il contagocce, la produzione stagna... Ma a mio avviso occorre fare un altro tipo di approccio al fenomeno”. vale a dire? “Nello stato d’animo del piccolo imprenditore la crisi economica ha portato ansia, imputabile ad una serie di fattori non sempre riconducibili alla contrazione della domanda”. ad esempio? “Pensiamo alle difficoltà che l’imprenditore incontra nel riscuotere i propri crediti. Più in generale, diciamo che con la crisi si è abbattuto sulle nostre teste anche un alone di incertezza e paura. E’ un aspetto di cui pochi parlano, ma a mio avviso è il punto di partenza per una seria analisi dei rimedi da porre in essere”. tra un po’ ci arriviamo. pero’ non mi pare che l’intero mondo del lavoro risenta anche dal punto di vista psicologico di questa fase recessiva.

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Flavio Guidi Fondatore del Gruppo Sida, esperto di strategia ed organizzazione aziendale, progettista e formatore nell’ambito delle aree della Direzione aziendale, iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti, promotore dell’ISD Istituto Studi Direzionali, oltre che di significative integrazioni territoriali e di prestigiose joint-venture internazionali. Ad oggi ha formato più di 2.500 tra quadri, manager, dirigenti. Autore di numerose pubblicazioni ed articoli per il Sole 24 Ore ed altri prestigiosi editori.

“Se guardiamo i contesti aziendali, sia piccoli che grandi, è indubbio che le angosce vissute dall’imprenditore si riflettano drammaticamente sui propri collaboratori e sulle loro famiglie. Tutto l’universo del “privato” ne risente. Forse soltanto il settore pubblico dorme sonni tranquilli...”. allora cosa si fa? aspettiamo che passi la bufera? “No, assolutamente. Mai e poi mai. Gli imprenditori devono da


subito, senza tentennamenti, porre in essere quelle attività di analisi e di strategia che rappresentano le uniche vie di uscita dalle acque torbide. Per prima cosa è necessario analizzare economicamente, in termini attuali e prospettici, l’attività economica, verificandone obiettivamente l’economicità. Per economicità

intendo una situazione in cui i ricavi superano i costi”. laddove tale economicità non sussista? “Si va a studiare se, attraverso accurate operazioni di revisione e ristrutturazione del business, sia possibile ripristinare l’economicità aziendale. Ma poi vi è il passo successivo: la verifica di

tutti i fattori aziendali. Occorre cioè capire se essi sono o no capaci di sostenere e realizzare il necessario progetto di mantenimento, ristrutturazione o rilancio economico”. Quali sono questi fattori? “Le varie risorse di cui dispone l’imprenditore: in primis, naturalmente, la propria capacità imprenditoriale, manageriale, organizzativa. Poi il mercato e le risorse finanziarie. Nell’ipotesi in cui si dimostrassero insufficienti, si è di fronte a una drastica alternativa: adeguarle, implementandole in maniera adeguata, oppure abbandonare il proposito di perseguire il progetto con l’attuale configurazione aziendale. Se le risorse finanziarie sono inadeguate, si dovranno conseguentemente attivare progetti di rimodulazione del debito, di ristrutturazione o di ricerca di nuovi soci o ricorrere all’apporto di mezzi propri. E’ poi necessario affrontare il ceto creditorio, chiedendo un sostegno, sia sul lato dei termini di riscossione, sia in funzione di una rimodulazione parziale del dovuto”. in caso di esito negativo di questi tentativi? “Se anche i creditori non accettano di sedersi a un tavolo e cercare vie di uscita ragionevoli, si dovrà senza indugio ricorrere a procedure concorsuali. E in questa fase l’imprenditore non deve avere nè paura, nè pregiudizi. Non avrebbe senso perseverare ostinatamente, essendo obiettivamente venuto meno lo scopo sociale”. se ho capito bene, la procedura che ha descritto è racchiusa in una parola: “pianificazione”. “Il processo che ho schematizzato in estrema sintesi dev’essere raccolto in un piano industriale utilizzabile in sede di simulazioMONDO LAVORO

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DISTRIBUZIONE L’INTERVISTA

ne, che risulta di estrema importanza anche per ipotizzare i risultati che potrebbero essere raggiunti in presenza di scenari differenti. Inoltre, poter disporre di un adeguato piano economico-finanziario è molto importante per comunicare a banche, fornitori, creditori e dipendenti le strategie che si intendono adottare per uscire dalla crisi”. lei prima parlava di revisione e ristrutturazione del business. cosa intende? “Quando andiamo a toccare aspetti quali la revisione, la ristrutturazione e il rilancio aziendale, intendiamo riferirci a tutte quelle attività di riorganizzazione delle vendite, razionalizzazione dei prezzi e dei costi (variabili), per far sì che dalla somma algebrica di tali componenti economiche scaturisca un risultato positivo capace di coprire, possibilmente producendo un avanzo (utile) i costi di struttura, cioè i costi fissi. Ristrutturarsi significa spesso ridimensionare la struttura dei costi rispetto a quella dei minori ricavi, e quindi disegnare strutture più snelle e flessibili, più sobrie. In altre parole: occorre eliminare tutti quei costi non strutturalmente necessari per il funzionamento. Per fare questo si deve necessariamente essere in grado di mettere sotto critica tutto il sistema dei costi”. senza esitare ulteriormente. “Il tutto con prontezza, perchè i costi non funzionali si traducono in perdite economiche, nella riduzione di patrimonio e nella conseguente diminuzione di mezzi finanziari. Sotto quest’ultimo aspetto, si rende necessaria anche un’opera di ristrutturazione finanziaria, che passa - a seconda dell’entità degli squilibri - attraverso procedure extragiudiziali o operazioni giudiziali. Anche 6

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queste operazioni devono essere fatte con energia, immediatezza e professionalità: dalla presenza di questi fattori dipende spesso il successo del progetto. Se le operazioni sono ben studiate e condotte, e il contesto è favorevolew, l’organismo “azienda” potrà sopravvivere, altrimenti tutto ciò rappresenta un allungamento dell’agonia verso il decesso”. Quindi un ruolo decisivo lo assumono l’imprenditore e i professionisti che lo coadiuvano? “E’ proprio così”. un nodo cruciale, come lei ha sottolineato, è comunque rappresentato dalle disponibilità finanziarie. “Nel mondo finanziario si stanno rendendo disponibili risorse da destinare ad investimenti promettenti: basti pensare al settore immobiliare, sempre più sensibile alle tematiche energetiche. A ciò si aggiunga che l’ingresso di nuovi soci nella compagine societaria potrebbe giocare un ruolo interessante per il rilancio di business ancora validi e profittevoli. Connesso a questo feno-

meno, il discorso aggregazione: tra le soluzioni che possono talvolta far superare la crisi, attuale e prospettica, vi sono i processi di aggregazione. Con una stessa struttura di costi fissi si può gestire il volume d’affari di due o più aziende, con vantaggi in termini di economie di scala”. i processi aggregativi di piccole realtà, se fortemente incentivati fiscalmente, non hanno però sortito gli effetti sperati. “Questo tipo di intervento, teoricamente tra i più interessanti, si scontra tuttavia con una mentalità imprenditoriale, soprattutto italiana, che soffre tuttora di alcuni cattivi pregiudizi. Vede, vale l’antico adagio “Mai due galli nello stesso pollaio”. e le banche? a livello politico abbiamo assistito a forti sollecitazioni al mondo creditizio affinchè sia cambiato l’approccio verso le pmi. “Le aziende di credito devono analizzare con attenzione i piani industriali, coinvolgendo anche esperti aziendali nelle loro valutazioni. Mi piacerebbe vedere le

banche guardare anche la serietà dei soggetti proponenti, uscendo dai canoni comportamentali a volte un po’ stereotipati, se necessario rischiando qualcosa”. torniamo per un attimo alla sventurata ipotesi dell’abbandono del progetto. “E’ evidentemente una scelta difficile, che va adottata soltanto a seguito di un’analisi accurata, come dicevo. In questa eventuale fase, particolare attenzione dovrà essere riservata alla scelta del liquidatore, affinchè ottimizzi con lo smobilizzo la massa creditoria e, laddove esista, il patrimonio proprio dell’azienda. In questi casi è poi importante salvaguardare il patrimonio personale dei soci: anche su questo aspetto massima attenzione, occorrendo notevoli abilità professionali”. Mi permetta un’ultima domanda. abbiamo parlato del ruolo delle banche, degli imprenditori, dei professionisti. Ma tutto l’universo dell’associazionismo imprenditoriale, il mondo accademico e, ancor più, quello politico, come si stanno muovendo? “Bisognerebbe distinguere da caso a caso, senza lasciarsi ingannare da considerazioni qualunquiste o affrettate. Senz’altro, però, penso che su questo fronte i rappresentanti delle associazioni imprenditoriali, del mondo politico e culturale potrebbero giocare un ruolo di estremo interesse. Purtroppo non sono l’unico a rilevare una scarsa proattività a questo riguardo”. Paolo Duranti

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il piano inDustriale, struMento per veriFicare e pianiFicare i processi econoMici e Finanziari azienDali Fino a poco tempo fa, con il termine “crisi” si identificavano prevalentemente le difficoltà incontrate dalle nostre imprese nel contrastare fenomeni legati all’incremento del livello competitivo, sia sui mercati globali sia su quello nazionale, e alla raggiunta maturità e/o declino della maggior parte dei settori e dei business tradizionali: in una parola, alla difficoltà di rilancio dell’economia nazionale

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ggi, invece, il concet to viene ad assumere una connotazione più estesa, e sicuramente più preoccupante per chi possiede e gestisce un’at tività imprenditoriale: quello di “crisi finanziaria”. In par ticolare, in questi ultimi mesi la concomitanza di fenomeni globali e trasversali rispet to ai set tori, ai mercati e alle dimensioni, quali in primis la crisi dei mercati finanziari, ha contribuito ad accrescere le dif ficoltà per le imprese a reperire, sui canali tradizionali, le risorse finanziarie necessarie allo sviluppo dell’at tività. La maggiore preoccupazione, in questo senso, deriva dal fatto che un simile scenario impat ta negativamente anche su quelle at tività imprenditoriali che, fino ad oggi, hanno goduto e beneficiato degli ef fet ti positivi di un business “sano”, ov vero della bontà delle pro-

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prie per formance economiche in termini di volumi d’af fari e marginalità. l’adeguamento della struttura aziendale E’ chiaro quindi quanto diventi vitale adeguare la strut tura aziendale alle nuove esigenze. Gli obiet tivi, i sistemi e i modelli di gestione aziendale, gli strumenti di programmazione e controllo, fino anche alla mentalità di chi dirige e di chi opera in azienda, dovranno necessariamente evolvere. Cambiare radicalmente e repentinamente prospet tiva: il focus dell’intero sistema di gestione aziendale dovrà essere spostato da un’ot tica tradizionale - prevalentemente orientata ai risultati economici su oriz zonti temporali di breve e brevissimo periodo - verso un’ot tica for temente focaliz zata sulla gestione dei flussi finanziari e su oriz zonti

temporali di medio termine, attraverso un processo di pianificazione finanziaria che verifichi puntualmente se la traiet toria di sviluppo aziendale è coerente con il requisito di equilibrio finanziario. Il piano industriale, oggi più di ieri, dev’essere visto non solo come uno strumento straordinario ma come uno strumento ordinario di gestione, che considera al suo interno tut ti gli aspet ti dell’operatività dell’impresa, al fine di rappresentare il passato, il presente e il futuro per un sempre migliore confronto con gli stakeholders. Tale esigenza riguarda non solo le grandi imprese ma anche le Pmi. Esso ha l’obiet tivo di costruire e simulare, in anticipo, il percorso di crescita dell’impresa. E’ uno strumento di programmazione che formaliz za la strategia che l’azienda intende adot tare, gli obiet tivi da perse-


guire e le azioni da intraprendere nell’arco di un determinato oriz zonte temporale. E’ un documento di pianificazione che esplicita le traiet torie di sviluppo dell’impresa. E’ uno strumento di verifica della efficacia e della ef ficienza delle azioni ef fet tuate. E’ uno strumento di gestione, e non di pura immaginazione di cosa si verificherà in futuro. Il profilo finanziario del piano industriale è poi di par ticolare rilievo in quanto permet te di comprendere se la formula del business sia sostenibile nei rappor ti con i finanziatori e suf ficientemente profit tevole; costringe inoltre a precisare obiet tivi economici e finanziari coerenti con la strategia complessiva dell’impresa. Gli obiettivi Gli obiet tivi operativi di un piano d’impresa possono essere ricondot ti ai seguenti: - for zare ed accelerare un processo rapido di sviluppo dell’impresa; recuperare un livello soddisfacente di redditività; - ristabilire condizioni di ot timale equilibrio finanziario; - sostenere piani di investimento; - rendere possibili operazioni di trasferimento di risorse finanziarie ai soci. Un piano industriale, quindi, non dev’essere at tuato unicamente per verificare con anticipo il manifestarsi dei fabbisogni e, più in generale, dei problemi, ma dev’essere utilizzato per raggiungere obiet tivi precisi in sintonia con il piano di sviluppo del modello di business. Il primo obiet tivo operativo è dunque quello di sostenere un processo di sviluppo in termini di volumi per acquisire le dimensioni desiderate o es-

senziali per difendere la propria posizione di mercato o aggredire quelle degli antagonisti. Le compatibilità finanziarie assumono un grande ruolo: si trat ta di controllare la tensione finanziaria, il valore creato, l’espansione del capitale circolante e la posizione finanziaria net ta. Occorre scegliere uno score card coerente e proiet tare il sistema di pianificazione al fine di migliorare le sole variabili comprese nello score card. Il miglioramento di variabili

non comprese nello scorecard assume infat ti rilievo del tut to marginale. Rimane inalterato l’obiet tivo finale, che è la creazione di valore. Il secondo obiet tivo è quello di recuperare redditività. In questo caso il sistema di pianificazione deve contribuire fornendo concrete prospet tive di abbassamento del costo del capitale; ciò è acquisibile sulla base di una idonea gestione della tesoreria e, indiret tamente, r i volg end osi ai finan ziator i MONDO LAVORO

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con eccellenti carat teristiche quale prenditore di fondi ( monitoraggio del proprio livello di rischio ed ef fet ti conseguenti sulla propria af fidabilità ). Il ter zo obiet tivo è quello del recupero delle condizioni di equilibrio finanziario. In questo caso si trat ta di fare una analisi det tagliata sul tema; il primo problema è acquisire la corretta sensibilità per comprendere quale sia il concet to di equilibrio finanziario che risulta cruciale in quel momento. Si trat ta, in termini sintetici, di valutare il potenziale di autofinanziamento e di contemperare l’obiettivo dell’irrobustimento della strut tura finanziaria con quello del mantenimento in essere di un vantaggioso piano di sviluppo e, quindi, di investimento in capitale fisso e circolante.

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Non sempre è facile riposizionare una situazione finanziaria verso un punto di equilibrio; in alcuni casi si riscontrano infatti obiet tivi incompatibili tra le esigenze di remunerazione dei soci e le esigenze imposte dal piano industriale. In altri casi si riscontra una incongruenza tra livello del debito e margini industriali. Il problema dell’equilibrio finanziario il più delle volte è un problema di livello eccessivo del debito che, in modo subdolo, tende quasi sempre a peggiorare nel corso del tempo, autoalimentandosi, a meno di una energica operazione di contrasto. Un ulteriore obiet tivo è quello della realiz zazione di un piano di investimento in capitale fisso. Data per ef fet tuata una buona analisi finanziaria circa la profit tabilità di tale piano di investimento, si trat ta poi di realiz zarlo nel quadro delle compatibilità finanziarie of ferte sulla base della situazione aziendale. Sostenere un piano di investimento è di regola impegnativo in ragione del fat to che una quota impor tante dei costi è anticipata rispet to al flusso dei ricavi; ciò ha un rilievo abbastanza modesto sul raggiungimento della per formance economica ma un rilievo molto impor tante sulla per formance finanziaria. Due aspet ti di rilievo che tendono recentemente ad accentuare l’impegno finanziario e la dif ficoltà del piano di coper tura dei fabbisogni sono la maggiore rilevanza propor zionale dei costi fissi anticipati e la maggiore incidenza degli investimenti in capitale immateriale; diversi riscontri empirici dimostrano che tali due aspet ti sono sempre più rilevanti nei piani imprenditoriali

di ef fet tiva ambizione ed at tualità. Infine, il piano d’impresa può avere come obiet tivo la verifica della possibilità di liberare dalla gestione risorse finanziarie da trasferire ai soci. Anche in questo, il processo di pianificazione è essenziale per comprendere se tale possibilità di gestione è at tuale. La distribuzione di risorse finanziarie libere rende la gestione maggiormente sogget ta al vincolo degli ef fet ti finanziari del fabbisogno; ciò procura l’esigenza di una maggiore at tenzione per la previsione ed aumenta il costo degli errori di programmazione. E’ pure evidente che l’impianto di una valutazione di questo tipo si deve basare sul concet to di costo oppor tunità del capitale; si trat ta di un concet to ben chiaro sot to il profilo di principio ma di applicazione senz’altro complessa e non sempre libera da errori. L’analisi svolta concerne la focaliz zazione degli obiet tivi da perseguire con la politica finanziaria in un contesto di piano orientato ad una complessiva visione strategica d’impresa. E’ stato precisato che tali obiettivi frequentemente sono riconducibili ad una tipologia ricorrente, legata allo stadio di sviluppo dell’impresa. Questi obiet tivi condizionano la predisposizione di uno scorecard (composto da parametri finanziari) che concorre a perseguire le finalità generali del piano industriale, coerentemente con la visione strategica del business. Aldo Bruno Area Corporate Finance Gruppo Sida affariefinanza @ sidasrl.it Tel. 071.28521



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rapporto tra bancHe e iMprese, snoDo cruciale Dello sviluppo e Della crescita il credito al settore produttivo è una risorsa assai scarsa in tutti i paesi, ma in italia rischia di creare problemi ancora più gravi perché un tessuto di imprese medie e piccole non ha vere alternative ai canali tradizionali

M

a il credito alle imprese non tornerà ad affluire fino a quando le nuove regole non riusciranno a colmare l’attuale abisso di convenienza fra l’attività finanziaria sui titoli e la concessione di credito alle imprese e fintanto che le ferite profonde del sistema bancario internazionale non saranno rimarginate. Più si aspetta a varare tali nuove regole, più il problema diventa difficile da risolvere perché aumenta la forza contrattuale delle banche rispetto alla politica. Invocare, come fa qualcuno, lo sviluppo di nuove forme di finanziamento (normalmente basate sul mercato di borsa) è una fuga in avanti, perché simili innovazioni strutturali richiedono tempi che non sono compatibili con l’urgenza dei problemi: non è molto diverso dal suggerimento di Maria Antonietta di dare brioches al popolo affamato. Ancora più pericolosa, è la deriva verso forme di controllo amministrativo che ci riporterebbero al concetto di “credito come pubblico servizio”, che ha determinato danni incalcolabili in Italia, a cominciare dal dissesto dell’intero sistema bancario meridionale negli anni Novanta. In campo finanziario la ripresa dell’Italia dipende in larga parte da fattori che non vengono decisi all’interno dei confini nazionali. Basti pensare alla politica monetaria della Bce e soprattutto all’accordo sulle nuove 12

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regole per il sistema finanziario mondiale. Le riforme in campo finanziario appaiono sempre più urgenti non solo per rendere altre crisi meno probabili, ma soprattutto per ristabilire il principio che anche le banche, come tutte le altre imprese, possono fallire. Altrimenti si continueranno ad alimentare incentivi perversi ad assumere rischi finanziari che poi alla fine ricadono sui contribuenti. E questo naturalmente vale anche per l’Italia. Sul piano interno, bisogna pensare a misure che consentano di attenuare la stretta del credito sulle imprese e in particolare su quelle piccole e medie. Il Governatore della Banca d’Italia ha proposto da qualche mese forme di cartolarizzazione (questa volta “dal volto umano”), con l’assistenza di forme di garanzia da parte dello Stato. Si tratta di una soluzione molto interessante, anche dal punto di vista politico. È possibile pensare a garanzie pubbliche che servano a far partire una securitisation “virtuosa” a favore delle Pmi. Le banche dovrebbero ovviamente tenere nei loro portafogli una quota mantenendo così l’incentivo a selezionare prenditori meritevoli e fornendo una garanzia implicita al mercato. Se le banche sono in grado di collocare parte dei propri crediti su un mercato secondario attivo e liquido, possono utilizzare la liquidi-

tà ottenuta per riattivare l’offerta di credito. Esiste però una specificità tutta italiana: il sistema bancario ha risentito meno degli effetti della crisi perché meglio vigilato e più prudente nelle politiche di impiego, ma adesso è chiamato ad aprire i cordoni della borsa per il disperato bisogno di credito delle imprese. Per riprendere a finanziare, le banche devono fare correttamente il loro mestiere valutando il merito dei progetti imprenditoriali, senza pregiudicare quelle ragioni di stabilità che ci hanno finora garantito un sistema creditizio sostanzialmente sano. C’è poi il lato oscuro del quale nessuno parla: le imprese italiane, soprattutto quelle di minori dimensioni, non sono adeguatamente trasparenti. Regole severe con sanzioni effettive per chi nasconde ed occulta i dati contabili consentirebbero alle banche di rischiare di più e chiedere meno garanzie. Mettere queste cose nell’agenda politica contribuirebbe alla maturazione di un virtuoso rapporto banca-impresa molto più degli inutili e roboanti anatemi contro i banchieri cattivi. Alessandro Stecconi Divisione Corporate Finance Gruppo Sida affariefinanza@sidasrl.it Tel. 071.28521

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L

’at tività consulenziale verso le aziende è questo e molto altro ancora. Inter venire su una sola area, tra l’altro, è spesso poco ef ficace, perché quando in azienda si manifesta una qualche patologia o inef ficienza, la causa e le soluzioni vanno ricercate dentro ed intorno l’impresa, in modo trasversale. il ruolo del professionista In ef fet ti è un po’ come il lavoro dei tagliatori di pietre preziose: si devono riconoscere i veri valori in questione e si devono applicare competenze altamente qualificate secondo schemi tecnici e sensibilità professionale. Il tut to non per creare qualcosa dal nulla, ma piut tosto per ricercare, amplificare ed esprimere le potenzialità di gemme ancora grezze. E così come il tagliatore deve conoscere la preziosità potenziale delle pietre in base alle loro carat teristiche e alla loro provenienza, il consulente deve saper guardare ai propri clienti e alle peculiarità del territorio, senza perdere di vista gli andamenti dei mercati internazionali, per comprendere la natura delle aziende, le loro ec-

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cellenze e le loro criticità, anche quando non sono ancora del tut to manifeste. Spesso il confine tra l’insuccesso, la semplice soprav vivenza e il successo è segnato proprio dall’inter vento di professionisti qualificati che sappiano analizzare ogget tivamente ed in modo integrato il business per palesarne le reali capacità di af fermazione sul mercato. un caso aziendale Un esempio emblematico di tutto ciò può essere trovato nelle operazioni di revisione del business - av venuta di recente di una impor tante azienda del territorio che opera nell’ambito del mercato del wellness. Il settore in questione, anche prima della crisi, presentava già delle dinamiche del tut to peculiari, per le quali ef ficienza, ef ficacia, redditività ed innovazione sono diventate carat teristiche necessarie (e non semplicemente consigliate) per conquistarne e presidiarne quote in modo inci-

sivo. L’azienda in questione offre sul mercato un prodot to di indiscussa eccellenza tecnica, ma presentava una serie di lacune su più funzioni, che dovevano essere corret te tempestivamente: organizzazione, produzione, logistica, rete vendita, azione commerciale, gestione amministrativa. In pratica, l’intera catena del valore doveva essere riveduta e ot timizzata, per ot tenere maggiore redditività e stabilità. In ballo non c’era soltanto la salute economico-finanziaria di un’azienda, ma anche la salvaguardia dei posti di lavoro di numerosi addet ti, sia diret ti che di indot to. l’intervento consulenziale L’azione consulenziale, svolta dal Gruppo Sida, è stata incentrata sull’analisi sistematica di ogni criticità, appor tando poi modifiche sostanziali al complessivo asset to organizzativo: introduzione di un più completo sistema di controllo di gestione, razionalizzazione degli acquisti,

implementazione di un sistema di monitoraggio più at tento dei magazzini, bilanciamento della capacità produt tiva degli stabilimenti, verifica e ot timizzazione del layout e del flusso di ordini, strut turazione di una più ef ficace rete vendita a livello internazionale, ricerca di par tner commerciali e produttivi, miglioramento del sistema di distribuzione e di erogazione di ser vizi post vendita. L’essenza di questo quadro sintetico è rappresentato dal fat to che non si è inter venuto sulla natura dell’of fer ta, quindi sul valore intrinseco dell’azienda, ma si è piut tosto cercato di ot timizzarne i processi interni e i rappor ti con il mercato, per permet tere all’azienda di esprimere al meglio la sua eccellenza, fat ta di per fezione tecnica e di radicamento sul territorio. Michele Barchiesi Divisione Corporate Finance Gruppo Sida m.barchiesi @ sidasrl.it Tel. 071.28521 MONDO LAVORO

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RISTRUTTURAZIONI AZIENDALI CREDITO

“concorDato con assuntore”: QuanDo la crisi può trasForMarsi in opportunità la dottrina aziendalistica ha da tempo riconosciuto l’inevitabilità che l’impresa, nel corso della sua esistenza, affronti momenti di crisi, riconducibili a cause di varia natura. la crisi deve essere vista, però, non soltanto come evento traumatico che può causare la fine dell’impresa, ma anche come momento di riflessione e di cambiamento, fonte di opportunità

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ualsiasi siano le cause, infatti, la risposta alla crisi può essere un risanamento, destinato a modificare più o meno profondamente la natura dell’impresa. Tra le possibili soluzioni da adottare, un ruolo particolarmente importante da evidenziare è quello del “concordato preventivo con assuntore”. Di cosa si tratta Il concordato preventivo è un istituto giuridico che permette ad un imprenditore in crisi di eliminare tutte le posizioni debitorie in capo alla sua impresa, tramite un piano di ristrutturazione dei debiti e di pagamento di parte di essi tramite qualsiasi mezzo: l’adempimento degli obblighi del concordato può essere assicurato sia mediante l’apporto di garanzie reali e personali tipiche, sia prestandone altre atipiche, tra le quali l’assunzione da parte di un terzo (assuntore) degli oneri derivanti dal concordato. L’assuntore del concordato pertanto si accolla in via principale - con estromissione del fallito o congiuntamente con questo - tutte le obbligazioni nascenti dal concordato, subentrandone però nella gestione dell’attività e nel possesso di tutti o parte dei beni dell’impresa. Ecco quindi che un momento di difficoltà può trasfor-

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marsi in un’importante occasione per creare nuove sinergie e presentarsi sul mercato più competitivi. il caso aziendale Questo è il caso di una delle principali aziende del settore agroalimentare delle Marche: uno dei suoi principali competitors, data la congiuntura economica nazionale ed internazionale, si è ritrovato in difficoltà economica e finanziaria da cui sembrava impossibile uscire. L’azienda marchigiana, intravista l’opportunità di diventare il player di riferimento del settore ed espandere la propria quota di mercato, ha deciso di creare sinergie con l’impresa in difficoltà, evitando a quest’ultima soluzioni che avrebbero potuto avere conseguenze ben peggiori, ossia la dispersione di esperienze, di capacità produttive e anche della storia costruita nel tempo. Analizzata la situazione con gli advisor del Gruppo Sida, l’azienda marchigiana ha deciso di assumere il ruolo di assuntore del concordato preventivo presentato dal competitor, assumendosi così le obbligazioni nei confronti dei creditori, ma subentrando nella gestione dell’attività aziendale, in primis come affittuario e dopo l’omologa del concordato come titolare dell’attività stessa.

Il perfezionamento dell’operazione si è concluso dopo circa due anni di lavoro, durante i quali i nuovi titolari hanno ristrutturato l’azienda riportandola in utile operativo da una perdita netta di tre-quattro milioni: sono stati ceduti i marchi e le attività meno remunerative, focalizzando l’attività solo nei prodotti che garantivano maggiore redditività. Grazie alla positiva chiusura dell’operazione, oggi la società marchigiana ha raddoppiato la produzione sul territorio nazionale, diventando leader incontrastato di settore. il ruolo dei consulenti Significativo il ruolo giocato dai consulenti di Sida nell’operazione: incaricati dall’assuntore, gli advisor hanno seguito la parte legale ed assicurato la copertura finanziaria necessaria al buon esito dell’operazione stessa. Questo è dunque l’esempio di come una situazione di difficoltà, analizzata per tempo, possa trasformarsi in un’occasione di ristrutturazione aziendale e di rilancio del business. Enrico Picchio Divisione Corporate Finance Gruppo Sida e.picchio@sidasrl.it Tel. 071.28521


RISTRUTTURAZIONI AZIENDALI CREDITO

aMMinistratori e Direttori Generali, attenzione alle responsabilità sempre più complesse e di difficile gestione si fanno le responsabilità degli amministratori e dei direttori generali di società che si trovano quotidianamente a dovere decidere, nell’interesse dell’azienda, operazioni anche difficili, correndo però il rischio di essere loro stessi indicati quali autori di scelte poco felici

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i fatto, nello svolgimento delle loro funzioni, gli amministratori di società assumono una ben precisa responsabilità sia nei confronti della società da loro guidata, sia nei confronti dei creditori sociali, sia direttamente nei confronti dei singoli soci. Gli amministratori possono essere chiamati a rispondere dai creditori della società per l’inosservanza degli obblighi inerenti la conservazione dell’integrità del patrimonio sociale. Possono inoltre essere citati in giudizio da qualsiasi socio o terzo che sia stato danneggiato da un suo atto, anche colposo. Possono infine essere chiamati in causa dalla stessa società da loro guidata in caso di negligente gestione della stessa. Per tale ultima responsabilità, finché l’impresa societaria è prospera e non viene rotto il patto fiduciario che lega la maggioranza dei soci agli amministratori, eventuali errori gestionali possono anche rimanere nell’ombra. Lo stesso vale per la responsabilità nei confronti dei creditori sociali, che se vedono soddisfatti i lori crediti, non possono accampare alcuna pretesa nei confronti nel management societario. Ben diversa è invece la situazione di una società che naviga in cattive acque e che quindi stenta o non

paga i creditori (di qualsiasi genere: banche, Fisco, enti previdenziali, fornitori, ecc) o che vede progressivamente ridursi il proprio patrimonio sociale. In questo caso la situazione degli amministratori diventa potenzialmente critica, e fonte di una possibile azione legale dei soci e dei creditori direttamente nei loro confronti. Ad aggravare la situazione degli stessi amministratori vi è poi lo spettro dell’insolvenza vera e propria e quindi del possibile e susseguente fallimento. In tal caso infatti l’azione sociale di responsabilità viene gestita e promossa direttamente dal curatore fallimentare, il quale deve redigere - entro 60 giorni dall’aper-

tura del fallimento - una relazione particolareggiata sulle cause e circostanze del fallimento, sulla diligenza spiegata dagli amministratori nell’esercizio delle loro funzioni, e su quanto può interessare anche ai fini delle indagini preliminari in sede penale. E nel caso di fallimento la possibilità che si siano commessi degli errori gestionali aumenta sensibilmente visto che di fatto la società non riesce più a soddisfare regolarmente le obbligazioni contratte. Nel contesto della procedura fallimentare vengono inoltre in rilievo alcuni reati tipici delle procedure di insolvenza, quali la bancarotta fraudolenta, la bancarotta semplice, il ricorso abusivo al credito e la denuncia di creditori inesistenti. La contestazione di una responsabilità penale per tali reati colpisce direttamente gli amministratori anche con pene notevoli (da tre a dieci anni di reclusione per la bancarotta fraudolenta) o per fatti non caratterizzati dal dolo, come ad esempio l’aver fatto spese eccessive rispetto alla propria condizione economica nel caso di bancarotta semplice. Paolo Cerioni Area Legale - Gruppo Sida info@sidasrl.it Tel. 071.28521

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CREDITO RISTRUTTURAZIONI AZIENDALI

in cinese “crisi” si scrive coMe “opportunità” l’imprenditoria marchigiana, formata principalmente da artigianato, piccoli commercianti e piccole medie imprese, ha subìto un forte colpo dalla crisi economica mondiale. le Marche, infatti, hanno un’economia principalmente produttiva e per questo ancor più esposta ai venti della crisi

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on dobbiamo dimenticarci, però, che le caratteristiche fondamentali delle nostre imprese sono la creatività, la flessibilità e, come dimostrato storicamente, la capacità di cogliere le opportunità. L’imprenditore marchigiano è tenace e abituato ai sacrifici. All’interno di questo contesto economico, caratterizzato da un’elevata volatilità ciclica tra settori trainanti sia mondiali che locali, il nostro imprenditore si sta già muovendo per gettare le basi per un futuro che non può essere che diverso da quello attuale, si sta preparando per un passaggio di stato. Da un passato dominato dalla capacità di produrre, il nostro imprenditore si sta evolvendo verso la capacità di comprendere le dinamiche economiche, sempre più caratterizzate dalla globalizzazione e dalla dinamicità. Da “Sida Energia”, dove vengono valutati economicamente e finanziariamente gli investimenti in energia rinnovabile, stiamo osservando un fenomeno particolare. I nostri imprenditori tanto amanti del “ben fare” si stanno avvicinando sempre più al settore “energia” con l’attenzione rivolta ad un settore potenzialmente molto importante per i riflessi che avrà sul nostro futuro economico e sociale. L’atteggiamento prima diffidente, caratterizzato dalla volontà di comprendere, si sta trasformando in volontà di

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intraprendere. L’obiettivo è diversificare e gettare le basi per essere presenti nel futuro in un settore valutato come strategico. Nel corso degli ultimi due secoli i settori trainanti dell’economia si sono susseguiti. La nostra storia recente è caratterizzata a livello nazionale dal succedersi di settori trainanti come quelli dell’industria manifatturiera, di quella automobilistica, dell’edilizia e - a livello regionale - dei distretti industriali del mobile, degli elettrodomestici e delle calzature. Nel 2008 l’allora candidato alla presidenza degli Stati Uniti d’America Barack Obama definiva il settore energetico come il potenziale settore trainante dell’economia. Da allora il potenziale del settore economico dell’energia si sta concretizzando con una diffusione

esponenziale e capillare di iniziative. Le energie rinnovabili sono una nuova opportunità di cambiamento economico, sociale ed ambientale. Quest’invasione si sta diffondendo a macchia d’olio, permeando un tessuto aperto alle opportunità come quello marchigiano. Il collasso di un sistema economico, quindi, non è solo un segnale della sua insostenibilità, ma può diventare anche un’opportunità di cambiamento, un punto di svolta nell’adozione di nuove vie di produzione e di concezione della ricchezza. Fotovoltaico, eolico, biomasse … diamo spazio alle nuove opportunità! Rossano Mitillo Divisione Energia – Gruppo Sida r.mitillo@sidagroup.com Tel. 071.28521


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ELEZIONI

“L’invito che rivolgo ai marchigiani è di andare a votare”

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“Diminuire L’irap per Le azienDe è una DeLLe priorità” e’ l’impegno che si assume il candidato alla presidenza della regione marche erminio marinelli, sostenuto dal centrodestra

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el quartier generale del Pdl a Civitanova Marche ci accoglie gentilmente la sig.ra Patrizia , moglie di Erminio Marinelli, candidato del centrodestra alla guida della regione. “Quella di mio marito è proprio una passione – ci spiega entusiasta – che ha coinvolto anche me. Il poter conoscere ogni giorno tante persone, toccare da vicino certe situazioni, lo viviamo entrambi come un dono”. Ed eccoci con lo sfidante di Spacca, un maceratese di 58 anni che di professione fa il medico, con un lungo passato da amministratore (sindaco di Civitanova Marche ed attualmente vicesindaco ed assessore alla Cultura, nonché consigliere provinciale). Dottor marinelli, si può dire che è in crisi il modello economico marchigiano? “Troppi fattori hanno contribuito a creare una situazione drammatica sia per le aziende, soprattutto quelle piccole, che per i lavoratori. Fenomeni diffusi di delocalizzazione delle attività produttive ci suggeriscono obiettivamente una conclusione amara: è venuto meno il modello marchigiano, fondato sul manifatturiero, sull’artigianato, in passato assi portanti del nostro tessuto produttivo. Ma non dobbiamo e non possiamo non intervenire. Lo scopo della politica è proprio questo”. Qual è il ruolo della Regione in campo economico? “ritengo che la Giunta regionale debba farsi carico attivamente di una serie di iniziative e responsabilità “di regia”. E in questo impiegherò le mie energie se le cittadine e i cittadini marchigiani mi daranno la loro fiducia”. In campo economico, in concreto, come si traduce l’idea di una “cabina di regia”? “attivando e promuovendo da subito, senza ulteriori tentennamenti, tavole di lavoro, confronti con tutti gli imprenditori: industriali, commercianti, agricoltori. Un’attività che dev’essere svolta di concerto con le parti sociali e con le eccellenze di cui possiamo usufruire nella nostra regione, che purtroppo sono state finora ingiustamente trascurate”. a cosa si riferisce? alle Università e ad una platea di professionisti seri e preparati che rappresentano l’ossatura culturale della nostra società. Per uscire dalla crisi meglio e prima di altri dobbiamo saper coinvolgere di più queste realtà. E la regione in questo ha una grossa responsabilità”. Come giudica l’operato della Giunta Spacca in questo periodo economicamente debole? “Penso sia sotto gli occhi di tutti un dato di fatto: la regione ha sottovalutato la crisi, non ha intercettato adeguatamente i bisogni delle persone, delle famiglie, delle piccole aziende. Insomma, non ha compreso la direzione verso la quale stavamo paurosamente andando”.

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Erminio Marinelli, il candidato del Pdl alla presidenza della Regione Marche che sfiderà il Governatore uscente Gian Mario Spacca, è l’attuale vicesindaco ed assessore alla Cultura del Comune di Civitanova Marche (dove è stato anche sindaco per dodici anni). E’ anche consigliere provinciale a Macerata e 1° capogruppo Pdl. Maceratese di Pioraco, 58 anni, Marinelli è un medico di base e medico sportivo (ha seguito le squadre di calcio e basket locali), specializzato in gastroenterologia. Sposato con Patrizia Ferretti, ha un figlio trentenne, Matteo, analista finanziario che vive e lavora a Ginevra.

Forse le risorse non erano sufficienti… “In parte è vero, ma anche quest’alibi, se così lo vogliamo chiamare, è dovuto ad una cattiva gestione dei fondi regionali. Basti pensare che ben l’80 per cento del bilancio della regione Marche è occupato dalla sanità (percentuale salita di dieci punti in pochi anni). E’ chiaro che il restante 20 per cento dev’essere destinato a tutto il resto. Per tale motivo la sanità è al primo posto nel mio programma”. tagliare la spesa corrente sanitaria – che rappresenta il vero problema - mantenendo servizi ad alto livello è un progetto ambizioso… anche a livello nazionale la sfida è tutt’altro che vinta. “non si tratta di tagliare, ma di “razionalizzare”. Innanzitutto bisogna fare di tutto per rendere servizi omogenei, uguali per tutti. Basta servizi sanitari a due velocità, e guardi che lo dico anche da medico. occorre buon senso nell’adozione di determinate scelte”. Quindi si sbloccherebbero importanti risorse da destinare ad altri fini? “In primis per il lavoro. Le istituzioni non possono abbandonare nessuno: vi è un obbligo morale di salvaguardare stipendi e posti di lavoro”. torniamo alle misure a favore delle pmi. iniziamo con una parola che in campagna elettorale rimbalza sem22

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pre con molta frequenza: le “tasse”. “In concreto, l’obiettivo è quello di abbattere l’Irap, tributo odioso, forse incostituzionale, ma sicuramente immorale, andando a colpire anche le imprese in perdita. vede, molte regioni a noi vicine l’hanno tolto (ovviamente per la parte di competenza regionale); dobbiamo imitarle. Ma mi permetta di ribadire con forza un concetto: il piccolo imprenditore marchigiano oggi è vessato da molti problemi, che soltanto in parte possono addebitarsi ad una pressione fiscale abnorme, purtroppo ancora oggi ingiustificata. Penso alle difficoltà sul versante creditizio, alla crisi della piccola distribuzione, all’immobilismo in cui versa il settore edilizio, con tutto l’indotto, alla mancanza di infrastrutture adeguate”. partiamo dal difficile rapporto che le pmi hanno con le banche. “L’attività dei piccoli imprenditori dev’essere sostenuta a livello politico. I motivi di criticità sono evidenti: bisogna lavorare concretamente sulle garanzie. Ma, ripeto, il ruolo della regione dev’essere di mediazione, di regia, di sollecitazione a trovare soluzioni ed accordi tra le varie istanze, spesso tra loro contrapposte”. Sul versante della distribuzione, i piccoli esercizi stanno scomparendo, con importanti riflessi anche sulla vitalità dei centri storici cittadini. “Secondo me si possono creare le con-

dizioni per una proficua coesistenza della grande distribuzione organizzata con quei fenomeni che chiamerei “centri commerciali all’aperto”. Prendiamo ad esempio il corso principale di Civitanova Marche: non è un centro commerciale all’aperto? E’ un modo per ridare vita ai piccoli centri, altrimenti soffocati dalle grandi aree commerciali. E al contempo risolveremmo un altro grave problema, connesso all’edilizia”. edilizia, appunto: la regione ha varato un piano Casa per rilanciare il settore. “Che delusione! Per noi marchigiani, sicuramente un’occasione persa. Il Piano Casa fu una brillante idea del Governo Berlusconi, che fu mortificata dalla nostra Giunta di centrosinistra. Peccato, anche perché secondo me dobbiamo superare questa logica di contrasto delle idee del partito o del politico avversario: un’idea è buona o è cattiva, indipendentemente dal colore politico di colui che la sostiene”. Lei ha toccato il tema delle infrastrutture. e quindi è obbligatorio parlare dell’aeroporto “raffaello Sanzio”. “abbiamo un bell’aeroporto – che tra l’altro è l’unico della regione – dotato di belle infrastrutture, in cui ci si arriva agevolmente, con un solo difetto”. e cioè? “Che è gestito male. Come è possibile che un marchigiano debba appoggiarsi a rimini, Forlì o Pescara? Per di più, con un servizio ferroviario inadeguato, visto che praticamente per Trenitalia siamo una regione di passaggio e basta”. e del Quadrilatero cosa ne pensa? “Una bella invenzione del senatore del Pdl Mario Baldassarri, finanziata per tre quarti dal Governo Berlusconi. Forse non tutti sanno che Spacca contro questo progetto fece ricorso presso la Corte Costituzionale, perdendo la vertenza. non contento, propose un altro ricorso al Tar, ricevendo una seconda bocciatura. Con il risultato che abbiamo perso tre anni”. Paolo Duranti


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Insieme a voi per cambiare scena. Erminio

Marinelli PRESIDENTE ELEZIONI REGIONALI 28 - 29 MARZO 2010

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il presidente Gian mario Spacca

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“abbiamo varato una manovra aLL’inSeGna DeLL’eQuità SoCiaLe” per il presidente Gian mario Spacca – che si candida per un altro mandato alla guida della regione marche - “anche grazie alle misure anticrisi che abbiamo prontamente messo in campo, il modello di sviluppo economico regionale ha risentito meno degli altri della crisi economica”

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residente, si può dire che è in crisi il modello economico marchigiano? “Siamo la regione più industrializzata d´Italia e la culla del Made in Italy, grazie ai 27 distretti produttivi e le oltre 180mila aziende (una ogni nove abitanti). non è un caso che le altre regioni italiane abbiano attribuito proprio alle Marche il coordinamento nazionale per le politiche di internazionalizzazione economica e commerciale. Le eccellenti produzioni marchigiane nascono dalla creatività e dall´impegno quotidiano dei nostri lavoratori e da una vigorosa e consolidata tradizione che ha, quale elemento di base, la ricerca del gusto e della qualità. La nostra regione, inoltre, si è posta all’attenzione nazionale ed internazionale per la sua capacità di coniugare le esigenze della ricerca e dell’innovazione tecnologica con quelle della conservazione dei valori della tradizione favorendo l´affermarsi di una vera e propria civiltà che ha nella coesione sociale uno dei maggiori fattori di successo. La presenza nel mondo delle nostre aziende, divenute leader internazionali in molti settori (calzature, abbigliamento, mobile, meccanica, agroalimentare e nautica) sono sinonimo di alta qualità nelle produzioni del Made in Italy. Per queste ragioni e grazie alle misure anticrisi messe prontamente in campo dalla regione, il modello di sviluppo economico regionale ha risentito meno degli altri della crisi economica e nonostante l’anno horribilis che abbiamo attraversato, è riuscito a mantenere intatta la sua base occupazionale, come certificano i dati Istat: 648mila erano gli occupati a settembre 2008, 659mila un anno dopo. Un “record” che deteniamo solo noi e il Trentino”. un bilancio del lavoro della Giunta in campo economico. “La velocità di risposta alla congiuntura è fondamentale per proteggere il lavoro e rilanciare le piccole imprese, per “resistere e attaccare”. Il bilancio regionale 2010 aumenta le risorse disponibili per la comunità marchigiana, riduce ulteriormente tasse e debito, alimenta una rinnovata strategia di protezione del lavoro e sviluppo dell’impresa. La Manovra interessa almeno 20.000 lavoratori, mobilitando oltre 400 milioni di finanziamenti e investimenti. Sono confermate una serie di misure di “resistenza” che già nel 2009 hanno ottenuto buoni risultati. Per l’anno appena iniziato abbiamo poi integrato queste misure con nuovi interventi, condividendo e recependo le proposte del sindacato e delle categorie economiche, per realizzare anche una strategia di “attacco” per il sostegno attivo dell’occupazione e delle imprese. Prosegue il trend costante di riduzione della pressione fiscale regionale, che da inizio legislatura ha registrato un -47 per cento. Inoltre, a testimonianza dell’equità sociale della Manovra finanziaria della regione, il 68 per cento di cittadini marchigiani (le fasce sociali con i redditi più bassi) rimangono esentati dal pagamento dell’addizionale regionale Irpef. Sul versante del sostegno ai lavoratori, nella Manovra 2010 è previsto un pacchetto organico di sostegni per le famiglie in difficoltà lavorative per la sanità, gli affitti, la scuola ed altro ancora; vengono integrate le risorse Mondo Lavoro

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dei Comuni a fronte dei tagli nazionali del Fondo sociale. Il bilancio di previsione 2010 si propone in sostanza di dare completa attuazione e sbocco conclusivo alla strategia finanziaria definita dalla Giunta regionale all’inizio dell’ottava legislatura. I finanziamenti che prevede suggellano, dando loro senso compiuto, le linee di intervento portate avanti negli ultimi anni, le quali hanno permesso, pur tra momenti di forte turbolenza economica a livello nazionale e mondiale, di conseguire risultati significativi. Sono stati messi sotto controllo i conti regionali, sul versante delle entrate abbassando sia il ricorso al credito sia la pressione fiscale, su quello delle spese massimizzando l’efficienza degli stanziamenti di spesa, perseguendo l’ottimale combinazione delle risorse di diversa provenienza (proprie, statali e comunitarie), azzerando totalmente il disavanzo della sanità”.

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i tributi di competenza regionale, in primis l’addizionale regionale all’irap: qual è il programma? “La Manovra finanziaria 2010 prevede l’azzeramento dell’addizionale regionale Irap per le imprese che creano nuova occupazione e questa è un’ulteriore misura che ridurrà la pressione fiscale sulle imprese per altri 10 milioni di euro. Ma vogliamo fare di più: nel nostro programma di governo è dunque previsto un ulteriore consolidamento del trend di riduzione della pressione fiscale e, sul versante dell’Irap, è prevista l’abolizione progressiva dell’addizionale regionale residua. Purtroppo, però, mentre noi facciamo la nostra parte per alleggerire il carico fiscale, il Governo Berlusconi continua a mantenere intatta la quota Irap di competenza nazionale, che è quella che maggiormente penalizza le imprese”. parliamo di credito: nel rapporto tra

pmi e banche, qual è il vostro ruolo? “Pensiamo che in questo difficile momento il comportamento delle banche possa fare la differenza. Per questo abbiamo voluto gli istituti di credito ai periodici tavoli anticrisi convocati negli ultimi due anni con tutti i soggetti dell’economia, in modo da mettere a confronto le rispettive esigenze e trovare una forma di collaborazione utile al territorio. al sistema bancario è stato chiesto un sostegno aggiuntivo oltre a quello già garantito con le misure anticrisi, coordinate dalla regione per agevolare gli investimenti aziendali, sostenere la ristrutturazione delle passività e dei mutui, favorire lo scivolamento dei bandi regionali, così come deciso dalla Giunta regionale: attraverso la concessione delle fideiussioni è infatti possibile ammettere a finanziamento nuove imprese. altrettanto necessaria è la difesa delle banche locali e dei crediti cooperativi che dalle analisi effettuate dalla Banca d’Italia risultano essere quelle che investono sul territorio con maggiore impegno”. passiamo alle misure per il rilancio dell’edilizia. “Il rilancio dell’edilizia rappresenta un’ulteriore e immediata misura anti-crisi per difendere il lavoro delle Marche. L’edilizia è un volano fondamentale per l’economia che viene sostenuta anche con il Piano casa varato dalla regione, per offrire nuove opportunità di occupazione e sviluppo alle piccole imprese, rafforzando nel contempo la sostenibilità energetica e antisismica delle tecniche edilizie a vantaggio della sicurezza dei cittadini. Si tratta di un piano che mira ad attivare subito lavori e cantieri a vantaggio dell’occupazione, delle imprese e dei professionisti. nel contempo, e su questo abbiamo voluto fortemente insistere, salvaguarda la sostenibilità, legando gli incrementi volumetrici all’aumento delle prestazioni energetiche e di sicurezza degli edifici. Le procedure sono snelle e semplificate perché la velocità e l’estensione degli interventi edilizi attivabili sono fondamentali per stimolare l’economia e tutelare l’occupazione. La proposta di legge regio-


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nale si ispira all’edilizia sostenibile, collegando l’espansione, la nuova costruzione o la ristrutturazione, alla certificazione di un miglioramento delle prestazioni di efficienza energetica e di rispetto dell’ambiente. Questo testo, in definitiva, coniuga l’ecologia con l’economia”. un altro tema “caldo” è legato alla situazione infrastrutturale della regione. Come giudica la situazione dell’aeroporto di Falconara? “Chiusa la fase del consolidamento si è aperta quella dello sviluppo, anche grazie alla concessione 36ennale rilasciata dall’Enac. Il via libera di Bruxelles agli aiuti di Stato consente poi un investimento pubblico di oltre 4 milioni di euro, che apriranno la strada a un rilancio decisivo per lo scalo. L’investimento complessivo è di 8 milioni e 600mila euro: in parte fondi pubblici della regione, in parte di aerdorica. L’aeroporto è determinante per sostenere il sistema economico marchigiano e dare impulso al progetto dell’intermodalità in collegamento con porto ed aeroporto. Il potenziamento dell’aeroporto favorirà anche il settore turistico, agevolando le politiche di internazionalizzazione. E i risultati di crescita del nostro scalo sono già evidenti: siamo uno degli scali maggiormente in crescita sul versante dei traffici. nel 2009, nonostante la crisi economica internazionale, l’aeroporto delle Marche ha registrato una crescita di passeggeri rispetto all’anno precedente e ciò che più ci inorgoglisce è che si tratta per lo più di passeggeri internazionali, il che evidenzia l’importante ruolo di volano per il nostro mercato turistico ricoperto dallo scalo marchigiano”. e relativamente al Quadrilatero? “L’imperativo categorico che questa Giunta si è imposta in relazione alle infrastrutture è quello di colmare un gap storico e penalizzante, per una regione ai primi posti in Europa per vivacità produttiva. E ci stiamo riuscendo. attualmente, infatti, sono in corso investimenti per circa 5 miliardi. Possiamo dire che in questo momento le Marche sono un cantiere aperto in grado di mobilitare risorse e

dare lavoro. Tra gli interventi più importanti ci sono la terza corsia della a14, la bretella di Urbino, la Mezzina e la Salaria e ovviamente il progetto Quadrilatero, il sistema viario che interessa Marche e Umbria. L’idea nacque con il Governo d’alema all’indomani del terremoto del 1997. Quella calamità, infatti, evidenziò l’inadeguatezza dei collegamenti sulla dorsale appenninica. Quando l’opera sarà conclusa le Marche faranno un passo avanti e potranno raccordarsi con le grandi ar-

terie. In particolare con il Corridoio adriatico, il Corridoio europeo Berlino–Palermo, il Corridoio Tirrenico. Un impianto strategico per i commerci e i poli industriali. L’occupazione diretta e indiretta nel periodo di costruzione è pari a circa 90mila unità l’anno. Successivamente la stima è di oltre 8mila unità. Per i due assi Foligno–Civitanova Marche e Perugia– ancona è prevista una spesa di oltre 2 miliardi di euro e il completamento entro il 2013”. di Paolo Duranti Mondo Lavoro

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“puntare Su turiSmo eD aGriCoLtura” e’ la ricetta del candidato del pdl Daniele Silvetti

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hi è Daniele Silvetti? “Ho 36 anni. Sono avvocato, specializzato in diritto civile e commerciale. Ho sempre avuto una grande passione per la politica. a 23 anni ero consigliere comunale di ancona, dove ho preso parte alla Commissione Bilancio, Urbanistica, Porto ed affari istituzionali. dal 2006 sono consigliere regionale e mi occupo di ambiente, territorio, lavori pubblici e trasporti”. Cosa ha da dire al mondo dell’economia marchigiana? “L’ultima amministrazione è stata protagonista di una politica fallimentare in economia. dobbiamo assolutamente invertire la rotta. Sino ad ora sono stati utilizzati provvedimenti tampone per la disoccupazione, ma è mancato totalmente un progetto alternativo e di largo respiro. dobbiamo incentivare e premiare le aziende che non delocalizzano, ma che rimangono nel territorio e creano ricchezza qui. Si devono sospendere gli studi di settore nelle zone più depresse e colpite dalla crisi. offrire alle aziende del nostro territorio delle infrastrutture degne del contesto industriale marchigiano: penso al porto di ancona e alla sua uscita che ancora oggi è una chimera. Poi occorre adottare politiche di rilancio dell’aeroporto, cedendo il pacchetto di proprietà ai privati. Sono un deciso sostenitore dell’istituzione di uno sportello continuativo che aiuti ed informi le imprese nella ricerca e nell’accesso ai bandi e ai finan28

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“in agricoltura abbiamo la grande opportunità di creare occupazione per chi lavora, profitto per chi investe e tutela dell’ambiente”

ziamenti comunitari. Questo per quanto riguarda l’economia più prettamente legata al manifatturiero. Ma ci sono due aspetti fondamentali per il futuro della nostra economia che sono stati trascurati o gestiti con una politica miope”. procediamo con ordine: il primo. “Il turismo. L’amministrazione regionale, sino ad ora, ha basato tutto unicamente sulla bellezza del paesaggio, ma non ha saputo valorizzare, al di fuori dei confini, la cultura, la storia e le tradizioni delle Marche. C’è un’evidente assenza di un progetto culturale, tramite il quale veicolare il marchio Marche. La legge regionale sullo spettacolo non ha prodotto alcun giovamento e la cultura è letteralmente abbandonata alla buona volontà di pochi addetti ai lavori. Così come gli operatori turistici sono stati lasciati completamente soli. necessitiamo di un nuovo rapporto istituzione-operatori turistici”. il secondo aspetto economico che le preme qual è? “Il rilancio dell’agricoltura. anche qui vi è stata un’assenza totale. Il rilancio dell’agricoltura passa attraverso il recupero delle tante professionalità perdute e della valorizzazione delle innumerevoli possibilità. Si deve far cooperare

Un nuovo per le Ma

www.danielesilv

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Messaggio elettorale - Il Programma Elet


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l’Università per svolgere progetti di innovazione insieme ai privati, ai Comuni e con l’apporto decisivo dell’associazionismo. In agricoltura abbiamo la grande opportunità di creare occupazione per chi lavora, profitto per chi investe e tutela dell’ambiente”.

Lo sviluppo sostenibile è un tema a Lei caro. “Si. Mi preme dire due cose in merito: c’è l’urgenza di mettere mano al piano energetico regionale. La Provincia di ancona non può essere ulteriormente penalizzata: ha già dato il suo contributo.

dovranno essere le altre Province a farsi carico di progetti che oggi sembrano essere stati localizzati a Corinaldo o a Loreto. anche su questo punto sono pronto a dare battaglia, speriamo finalmente con responsabilità di governo”. Alberto Tenan

ovo orizzonte Marche

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ogramma Elettorale è consultabile sul sito www.danielesilvetti.it Mondo Lavoro

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BORSA

iL Firmamento DeLLe marChiGiane Quotate bieSSe Segmento: Star Performance 1 anno:

29,92%

Performance 1 mese:

-1,18%

Il titolo BIESSE segna un lieve ribasso mensile dell’ordine dell’1%, In termini di performance relativa rispetto all’indice FTSE MIB, si registra una variazione positiva del 2,84% rispetto alla chiusura del 22/01. Lo strumento ha fatto meglio del mercato. I volumi sono dell’ordine dei 60mila pezzi scambiati, un valore superiore alla media settimanale. La partecipazione degli operatori si sta intensificando. Probabile l’avvio di una fase a volatilità elevata. Trend incerto.

inDeSit ord. Segmento: blue Chip Performance 1 anno:

179,78%

Performance 1 mese:

21,68%

eLiCa Segmento: Star Performance 1 anno:

134,98%

Performance 1 mese:

0,72%

MESSAGGIOÊ ELETTORALE

toD’S Segmento: blue lue Chip Performance 1 anno:

97,44%

Performance 1 mese:

0,47%

poltrona Frau rau Segmento: Star Performance 1 anno:

8,51%

Performance 1 mese:

-6,63%

Sale ancora il titolo T Tod’S che vede un incremento di prezzo per azione del +0,5 %, Inoltre la Performance sull’indi sull’indice FTSE MIB è del 0,83 % rispetto alla chiusura del 22/01. Lo strumento ha fatto meglio del mercato. I volumi sono risultati pari a 50 mila pezzi scambiati, un valore superiore sia alla media settimanale. La partecipazione degli operatori si sta intensificando, probabile l’avvio di una fase a volatilità elevata. Trend al rialzo.

Mese in discesa per il titolo P PoLTrona FraU, che perde quasi il 7% su base F mensile, Tuttavia l’ipotesi di nuovi ap apprezzamenti troverebbe conferma nella performance relativa rispetto all’indice FTSE MIB, dove si registra una varia variazione positiva dell’1,41% rispetto alla chiusura del 22/01. Lo strumento ha fatto meglio del mercato. I volumi sono risultati pari a 42mila pezzi scambiati, un valore superiore alla media settimanale. Trend di breve al rialzo.

Rubrica a cura di Michele Sasso - Divisione Strategia e Finanza d’Impresa Gruppo Sida

30

Mondo Lavoro

Mese molto positivo per IndESIT CoMPanY, che ha archiviato un +21,7% sulla rilevazione di un mese fa. Tuttavia, in termini di performance relativa rispetto all’indice FTSE MIB, si registra una variazione negativa del -0,32% rispetto alla chiusura del 22/01, segno che il titolo ha reso meno del mercato. I volumi si attestano sui 600mila pezzi scambiati, in diminuzione rispetto alla media mensile e segno di una partecipazione decrescente da parte degli operatori. Possibile l’avvio di una fase a volatilità ridotta. Trend incerto.

Tendenzialmente stabile il titolo ELICa, che nella rilevazione di fine gennaio archivia un +0,72%. In termini di performance relativa rispetto all’indice FTSE MIB si registra una variazione positiva dello 0,87% rispetto alla chiusura del 22/01. Lo strumento ha fatto meglio del mercato. I volumi sono risultati pari a 113mila pezzi scambiati, un valore superiore alla media settimanale. La partecipazione del mercato si sta intensificando. Probabile l’avvio di una fase a volatilità elevata. Trend di breve al rialzo.



EDILIZIA

“arChitettura SoStenibiLe”, avviato iL primo CorSo Di SpeCiaLizzazione il corso è organizzato dall’ordine degli architet4ti p.p. e C. della provincia di ancona con il supporto tecnico-scientifico di importanti partner stranieri

C

on la conferenza inaugurale del 20 novembre 2009 - che ha visto la presenza, oltre che delle autorità di regione, Provincia e Comune – anche di esponenti di rilievo dell’Università Politecnica delle Marche, della Facoltà di architettura di Ferrara, del mondo della progettazione architettonica e dell’impresa specializzata (Energy resources s.r.l.) si è avviato il primo Corso di Specializzazione di Livello Europeo in “architettura sostenibile”. L’organizzazione, curata dagli architetti anconetani, ha potuto contare sul supporto tecnico-scientifico di anab (associazione nazionale architettura Bioecologica), del tedesco Ibn (Institut für Baubiologie + oekologie neubeuern), e dell’elvetico Sib (Schweiz. Interessengemeinschaft für Baubiologie/Bauökologie). Con questa iniziativa l’ordine degli architetti della Provincia di ancona ha voluto portare anche nella nostra realtà territoriale uno dei corsi didattici per l’aggiornamento e la specializzazione professionale tra i più qualificati a livello nazionale ed europeo. C’è una sempre maggiore consapevolezza da parte dei cittadini, delle amministrazioni pubbliche e dei costruttori, che nel realizzare nuovi edifici o nel ristrutturare quelli esistenti si debbano sempre più perseguire nuovi standards abitativi più compatibili con l’ambiente che ci circonda. ne consegue la

32

Mondo Lavoro

Il Consigliere Responsabile della Commissione Aggiornamento e Promozione Professionale

necessità di approfondire nuove tematiche del costruire sostenibile da parte dei progettisti. oggi a livello mondiale c’è la consapevolezza che non possiamo più come in passato sperperare le risorse naturali; nell’ottica quindi dei principi del risparmio energetico, di un costruire più sano e naturale tramite l’uso di materiali adeguati e con tecniche innovative e/o tradizionali rivisitate, il corso vuole fornire ai professionisti gli strumenti di conoscenza per poter realizzare della “buona architettura” tenendo presente il fine di un sempre maggiore comfort abitativo e di risparmio delle fonti energetiche. Il Corso di architettura Sostenibile Bioecologica anaB IBn SIB preve-

de di sviluppare i seguenti seminari: Il ruolo dell’architettura per lo sviluppo sostenibile, antropologia e psicologia dell’abitare, Elettrobiologia, Inquinamento indoor e outdoor, Comfort termo-igrometrico, Comfort acustico, Illuminazione naturale e artificiale, ventilazione naturale e artificiale, architettura bioclimatica e sistemi solari passivi, Energie rinnovabili e sistemi ad alta efficienza per la climatizzazione, Stratigrafie di involucro: isolanti vegetali e bilancio energetico, Materiali per il progetto sostenibile: standard di qualità e certificazione, Il progetto ecologico degli interni, Il progetto del colore, valutazione della sostenibilità degli organismi edilizi, analisi economica, gestione ed eco bilancio, Workshop conclusivo Materiali e tecniche per il progetto sostenibile. al termine del corso - tenuto da docenti di fama nazionale ed internazionale - verrà rilasciato un attestato di partecipazione e, per chi completerà il corso, un diploma di Tecnico Bioedile. E’ inoltre prevista la possibilità di iscriversi nell’Elenco Europeo dei Tecnici Bioedili anaBIBn-SIB (elenco diffuso tra gli enti pubblici italiani ed europei). Pianificatori,



EDILIZIA

Fiaip, Cambio aL vertiCe Dei proFeSSioniSti DeLL’immobiLiare Lo scorso mese di dicembre, presso l’abbadia di San Claudio di Corridonia si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale Fiaip - Collegio di macerata, con la nomina dei sette nuovi Consiglieri

FIDARSI è bene

maggioranza di donne - 5 su 7 - il nuovo Collegio Provinciale si è messo subito al lavoro, programmando le prossime attività secondo le linee guida che da sempre ispirano la Federazione Italia agenti Immobiliari Professionali: sinergia, competenza, professionalità, lavoro di squadra. nei prossimi mesi partiranno tutta una serie di attività cui potranno partecipare gli iscritti della Provincia e non solo: giornate di studio, eventi, convegni di approfondimento sulle più attuali tematiche; iniziative editoriali; convenzioni dedicate espressamente alle realtà professionali della Provincia; conferenze di servizio con

gli enti e le istituzioni provinciali. E’ inoltre ferma intenzione del nuovo Presidente, Luca Campugiani, far sì che il Collegio divenga uno strumento agile e soprattutto utile per ciascun nuovo iscritto, ricordando che lo stesso è aperto e disponibile alla collaborazione di chiunque decida di dedicare parte del proprio tempo ad affrontare assieme ai colleghi temi che coinvolgono il settore dell’immobiliare. Egli è infatti fermamente convinto che soltanto la professionalità e la sinergia dell’impegno dei singoli può aiutare a superare momenti non particolarmente rosei come quelli che si stanno vivendo.

markaadv.it

a

lla carica di Presidente - con delega alla Mediazione Creditizia – è stato eletto Luca Campugiani di Civitanova Marche; vice Presidente con delega al Settore Estero, Massimo Saltari di Morrovalle; Segretario-Tesoriere con delega alla Comunicazione ed Editoria, Maura Pisanelli di recanati; Consigliere con delega alla Cultura e Formazione, Eleonora Morresi di Macerata; Consigliere con delega al Turismo, daniela Ballarini di Porto recanati; Consigliere con delega alla Previdenza e Ccnl, Ketti Butteri di Corridonia; Consigliere Letizia Pacetti di Cingoli. Composto da una

Fiducia, trasparenza, sicurezza. Di un Agente Immobiliare FIAIP c’è sempre da fidarsi. E non è un modo di dire, ma di operare. La sicurezza che solo un agente immobiliare FIAIP può darti. Agenti che ci mettono la loro “faccia” conquistandosi ogni giorno la fiducia della clientela grazie alla trasparenza nei rapporti di compra vendita e alla loro professionalità.

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EDILIZIA

la crisi dell’edilizia, tra credito e burocrazia la legge sugli ampliamenti edilizi è un’occasione mancata

P

er le costruzioni si profila un 2010 ancora più buio dei mesi trascorsi. Le imprese sono giunte a fine anno già in forte debito di ossigeno: il portafoglio ordini si è ridotto e gli appalti sono aggiudicati a prezzi stracciati; il tutto nel quadro di una stretta creditizia senza precedenti. Si attendevano gli esiti delle legge sugli ampliamenti edilizi, che aveva lo scopo di riavviare le attività economiche, attraverso il volano delle costruzioni, che muove decine di altri settori. Ma al contrario è stata forte la delusione nel constatare che i vincoli preesistenti sul territorio marchigiano insieme a quelli inseriti nella legge, ne hanno praticamente bloccato l’applicazione. Come Collegio Costruttori, stiamo lavorando per migliorare la legge. Ci attendiamo che sia reintrodotta la possibilità di edificare nelle zone, originariamente escluse, a minor rischio idrogeologico. Inoltre abbiamo chiesto di modificare l’interpretazione sconsiderata della legge, che computa nel volume utile anche gli isolamenti termici, che nella nostra regione saranno naturali e quindi

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Mondo LAVoRo

voluminosi, e così andrebbero a restringere lo spazio vitale. La legge marchigiana impone infatti standards energetico-ambientali stabiliti dal protocollo Itaca, con parametri molto più alti di quelli nazionali. Questo fatto rende gli interventi molto più costosi e complessi. Abbiamo chiesto infine di modificare l’articolo in tema di appalti, contenuto dalla stessa legge, che assoggetta a bando pubblico le gare sotto i 500.000. Gare che nelle altre regioni sono sostanzialmente appannaggio delle imprese locali, mentre le imprese marchigiane sono costrette a concorrere a prezzi stracciati con imprese sconosciute provenienti da ogni parte d’Italia. Riteniamo che, se anche la burocrazia porrà freno all’applicazione della legge e se gli interventi che si attiveranno dovessero ridursi a poche decine in tutta le regione, qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di aver sostanzialmente boicottato un’importante azione di politica industriale, in un momento in cui questa è essenziale per il sistema locale delle imprese. Tale semplice realtà non è percepita con la nostra stessa urgenza da politica e burocrazia. Le banche invece conoscono bene la crisi e possiedono tutti gli strumenti per scaricare il suo peso e il loro risanamento sul sistema imprenditoriale. Leggiamo in questi giorni l’annuncio di istituti di credito che dichiarano di avere imponenti risorse a disposizione da orientare verso il sistema delle imprese. Vedremo se queste risorse saranno orientate con il criterio della qualità dell’impresa e dei suoi progetti oppure con il criterio di chi presta garanzie reali, che equivale a dar soldi a chi li ha già.

imprese ance ed organizzazioni professionali della provincia di ancona assieme in consorzio per la ricostruzione in abruzzo Il Collegio dei Costruttori della provincia di Ancona, gli Ordini professionali degli Ingegneri e degli Architetti, l’Ordine dei Geologi delle Marche ed il Collegio dei Geometri, hanno costituito il consorzio CRAB: Consorzio per la Ricostruzione in Abruzzo. Scopo primario dell’iniziativa è quello di avere una testata che rappresenti, direttamente nel territorio Abruzzese il nostro sistema imprenditoriale e tecnico-professionale. Solo nel prossimo anno si entrerà nel vivo della cd “ricostruzione pesante”, da affidare mediante appalto di progettazione ed esecuzione dei lavori. In ragione della dimensione dei lavori, occorrerà puntare sulla massimizzazione della qualificazione delle imprese e dei professionisti. Le imprese interessate ad aderire al Consorzio CRAB possono contattare agli Uffici del Collegio al n. 0712861106.

COLLEGIO DEI COSTRUTTORI EDILI DELLA PROVINCIA DI ANCONA-ANCE ANCONA-



RICERCA

ipad, il Futuro in casa apple

con il nuovo supporto per la fruizione multimediale, la apple spinge ancora più in là la frontiera delle nuove tecnologie

U

n ponte a metà tra i telefoni cellulari di ultima generazione e il computer, tra l’IPhone e i pc Macintosh, uno strumento da offrire a chi non impazzisce per i personal computer ma strizza l’occhio a una tecnologia sempre più avanzata e piacevole da fruire. Il tablet IPad può essere definito infatti una terza via dell’informatica, perché racchiude alcune funzioni proprie dei telefoni cellulari e dei pc, anche se non tutte perché non è a loro che vuole sostituirsi, e ne propone di proprie, perché il posto che vuole ricavarsi tra gli utenti dev’essere ben distinto da altri supporti informatici. L’estetica è la prima cosa che colpisce del nuovo nato in caso Apple, un apparecchio a tutto schermo con display touch screen, che punta su lusso ed in-

novazione per attirare non solo chi già vive il mondo della mela morsicata, ma anche chi finora non ci si era mai avvicinato.

L’IPad può essere tranquillamente tenuto nel palmo di una mano, date le sue dimensioni contenute: 680 grammi per 1,27 cm. Un congegno minuto, quindi, che però supporta un potente hardware che promette di creare un’esperienza di fruizione dei contenuti internet, di gestione di posta elettronica, di visione di film e telefilm, assolutamente migliore rispetto al recente passato. Proprio su queste variabili la Apple punta per sbaragliare ancora una volta la concorrenza. Ulteriore possibilità che si avrà acquistando l’IPad, sarà di avere un supporto per la lettura degli e-book e di alcuni quotidiani (come il new York Times) che hanno già provveduto a creare una versione fruibile con questa nuova tecnologia.


CREDITO CREDITO

industria e artigianato: arrivano i Finanziamenti regionali tutela dell’occupazione e rilancio delle imprese. Questa la strategia di “resistenza e attacco” della regione marche contenuta nel bilancio di previsione 2010 approvato dal consiglio regionale

S

viluppo produttivo, gestione finanziaria delle imprese, assistenza tecnica, artigianato artistico e tradizionale. da un lato, una strategia difensiva, per salvaguardare imprese e famiglie, e, dall’altro, una spinta propulsiva, grazie ad incentivi e fondi per agganciare la ripresa. La Manovra programmata dalla Regione per il 2010 interesserà almeno 20.000 lavoratori, mobilitando oltre 400 milioni di finanziamenti ed investimenti. Sono previsti, in particolare, contributi per la ristrutturazione di fabbricati da destinare ad attività artigiane, per il contenimento dei consumi energetici e per il sostegno dell’associazionismo. In arrivo anche contributi per interventi di animazione economica, informazione e monitoraggio, per l’attuazione dei disciplinari di produzione e per il marchio di origine e qualità dei prodotti. In questo campo, Fidimpresa Marche svolge da sempre un controllo attivo per indicare agli imprenditori associati la strada più opportuna da seguire a seconda delle specificità di ogni singola azienda. Tra i vari interventi a favore del sistema produttivo delle Marche spicca la Legge Regionale n. 20 del 2003, che detta una disciplina delle agevolazioni in materia di so-

Giuliano Drudi

stegno all’artigianato, all’industria e ai servizi. La Legge disciplina inoltre l’organizzazione regionale e locale per la rappresentanza e la tutela dell’artigianato. Gli interventi attivati sono rivolti ad incrementare lo sviluppo produttivo favorendo la localizzazione delle imprese, l’utilizzo dell’energia solare, la promozione delle produzioni artistiche, tradizionali e tipiche, nonché lo sviluppo di forme associative e consorzi. Sono inclusi anche interventi volti a migliorare la gestione finanziaria delle imprese tramite il sostegno ai Fondi di Garanzia ed accesso al credito.

In tal senso, sono previsti contributi per l’abbattimento del costo delle operazioni di finanziamento garantite dalle cooperative di garanzia e contributi alle Pmi per la riduzione del tasso di interesse sui finanziamenti erogati dagli Istituti di Credito convenzionati. “In un momento difficile per le imprese – spiega il Presidente del Consiglio di Amministrazione di Fidimpresa Marche, Giuliano drudi – bisogna scommettere sul futuro e investire per far sì che oltre ai contraccolpi negativi derivanti dalla situazione generale non ci siano anche quelli legati al fatto di non essere attrezzati per agganciare la ripresa”. “Gli interventi a sostegno dell’economia – precisa inoltre il direttore Generale, Giancarlo Gagliardini vanno in questa direzione. Innovazione, nuove tecnologie e risparmio energetico: un’occasione che le piccole e piccolissime imprese non possono lasciarsi sfuggire. noi ne siamo consapevoli e siamo attrezzati per far sì che ciò non accada”.

www. fidimpresamarche.it

Mondo LAVoRo

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FORMAZIONE

unicam, dal comitato dei sostenitori arriva l’ok il comitato dei sostenitori dell’università di camerino ha espresso nei giorni scorsi parere positivo in merito all’offerta formativa di unicam

I

l Prorettore alla didattica di Unicam, professor Luciano Misici, infatti, insieme ai direttori delle Scuole di Ateneo, ha partecipato nei giorni scorsi alla riunione del Comitato dei Sostenitori per un confronto sull’offerta formativa dell’Ateneo e per analizzare, in particolare, le proposte di modifica, trasformazione o nuova istituzione di Corsi di studio per il prossimo anno accademico. E’ proprio al Comitato dei Sostenitori presieduto da orietta Maria Varnelli e del quale fanno parte numerosi rappresentanti delle più importanti aziende, enti ed associazioni del territorio - che il nuovo Statuto attribuisce le funzioni precedentemente svolte dai Comitati di indirizzo per quanto concerne la consultazione con gli esponenti delle organizzazioni rappresentative del mondo della produzione, dei servizi e delle professioni. “I risultati emersi dall’incontro – ha sottolineato orietta Maria Varnelli – sono in linea con il ruolo attribuito al Comitato e confermano l’importanza di promuovere costanti occasioni di confronto tra il mondo accademico e il mondo del lavoro; è stato possibile delineare un efficace collegamento tra l’offerta formativa erogata dall’Ateneo e le esigenze espresse dal mondo produttivo, rappresentato dai componenti del Comitato dei Sostenitori, con l’obiettivo di favorire un pronto inserimento dei laureati Unicam nel mercato del lavoro”. nel corso dell’incontro è stata pre40

Mondo LAVoRo

sentata l’intera proposta formativa dell’Ateneo, ponendo particolare attenzione alle specificità dei percorsi formativi e alla loro capacità di caratterizzare Unicam nel panorama formativo nazionale ed internazionale. “L’incontro – ha sottolineato il professor Misici – si è dimostrato molto positivo poiché i componenti del Comitato hanno espresso un sostanziale accordo con le impostazioni dei corsi di studio e con le strategie dell’Ateneo, volte ad una progressiva razionalizzazione dell’offerta formativa. E’ stata inoltre giudicata molto interessante l’apertura internazionale dei corsi di laurea magistrale realizzati in consorzio con importanti Università europee e la possibilità offerta agli studenti di muoversi e formarsi in ambienti diversi da quelli di origine”. E’ stata suggerita per il futuro una più accentuata caratterizzazione delle figure professionali, anche volta a sviluppare nei giovani capacità

auto-imprenditoriali e che permetta di cogliere in anticipo le nuove esigenze del mondo del lavoro, attinenti ad esempio alle energie alternative, alle nanotecnologie, alla genetica, alle biotecnologie, alle tecnologie dei materiali. Particolare apprezzamento è stato poi espresso per l’intenzione prospettata dalla Scuola di Giurisprudenza, di sviluppare già a partire dal prossimo anno accademico un progetto di formazione molto caratterizzato e qualificato, anche attraverso attività pratiche di stage e tirocinio, con il coinvolgimento di competenze esterne.

Per informazioni: Ufficio stampa e Comunicazione Palazzo ducale – Piazza Cavour 62032 Camerino (Mc) e-mail: comunicazione.relazioniesterne@unicam.it web site www.unicam.info


FORMAZIONE

l’eFFicacia del connubio “tirocinio Formativo Formula weekend” come ben noto i master odierni propongono diverse possibilità di frequenza. si va dalla formula “full time”, che impegna i partecipanti alla frequenza d’aula tutti i giorni della settimana, alla frequenza “mensile”, che richiede dai due ai tre giorni al mese. vi è poi la formula “on-line”, che non permette il rapporto diretto con i docenti e con gli altri partecipanti al corso

C

ome si può intuire i primi sono rivolti a chi non ha impegni di lavoro mentre i secondi vedono come destinatari principalmente coloro che, impegnati nel proprio lavoro, possono sfrut tare solo alcuni giorni al mese per curare il loro aggiornamento professionale. Ma che of fer ta esiste per tut te quelle persone che, insoddisfat te della loro at tuale situazione lavorativa, intendono ricollocarsi “velocemente” in una nuova realtà aziendale? da un’at tenta analisi di ciò che il mercato propone la formula migliore per soddisfare tali ultime esigenze è rappresentata senza dubbio dalla formula week end, pur troppo ancora poco utiliz zata dagli enti di formazione. Questa formula permet te al par tecipante di poter continuare la propria at tività lavorativa, in quanto la frequenza delle lezioni è nel fine set timana (venerd ì e sabato oppure sabato e domenica ) e al contempo di accelerare il processo di “riqualificazione” necessario ad un proprio ricollocamento nel mercato del lavoro. da sot tolineare che di tali be-

nefici può usufruire anche chi, ancora studente, vuole af fiancare al percorso universitario una formazione di più alto livello e di tipo “pratico”, al fine di essere - una volta terminati gli studi - maggiormente spendibile nel mercato del lavoro, accelerando così il proprio “star t up”. Un ulteriore beneficio che offre la formula weekend consiste nella possibilità di alternare la formazione in aula del fine set timana ad un periodo “parallelo” di tirocinio formativo

in azienda, che normalmente si svolge dal luned ì al gioved ì o venerd ì. Tale alternanza scuola-lavoro of fre un ulteriore valore aggiunto al percorso formativo, in quanto permet te di “fissare” i contenuti acquisiti in aula e met tere subito in campo le nozioni acquisite e condividere in aula le problematiche riscontrate in set timana durante il tirocinio formativo. Luca Masieri Area Formazione Gruppo Sida l.masieri @ sidagroup.com Tel. 071.28521 Mondo LAVoRo

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FORMAZIONE

il tirocinio Formativo, primo passo per la propria carriera la valutazione di un percorso formativo post-laurea, come ad esempio un master, rappresenta un passo molto importante in prospettiva di un percorso di crescita professionale

S

otto questo aspetto, la scelta migliore è necessariamente legata a molti fattori, quali i programmi didattici, il corpo docente, la frequenza delle lezioni (full-time piuttosto che part-time) e, cosa fondamentale, la possibilità di svolgere, per un periodo di tempo limitato, un tirocinio formativo in azienda o in un ente pubblico. Questa opportunità è di grande interesse soprattutto per i neolaureati che si affacciano al mondo del lavoro, molto spesso disorientati rispetto alle prospettive di carriera che potrebbero riguardarli. Cosa è il tirocinio formativo Con il termine “tirocinio formativo” (o più comunemente “stage”) si indica un periodo determinato di tempo dedicato alla formazione “on-the-job” presso un’azienda o un ente pubblico, che costituisce un’occasione per prendere contatto diretto con il mondo del

lavoro ed iniziare a sviluppare una propria professionalità. I soggetti coinvolti Il tirocinio prevede un tipo di rapporto triangolare: - un soggetto promotore, costituito da agenzie ed altri centri per l’impiego autorizzati, università e altri centri di formazione oppure enti privati; - un soggetto ospitante, che può essere pubblico o privato, e deve rientrare in una delle categorie descritte dalla normativa;

il tirocinio non costituisce rapporto di lavoro ma è comunque disciplinato (art. 18 della legge n. 196 del 1997, nota come legge treu)

PerÊ ilÊ soggettoÊ ospitante

PerÊ ilÊ soggettoÊ ospitato

un’occasione per: - selezionare accuratamente e professionalmen te una nuova risorsa motivata, che risponda alle esigenze aziendali - entrare in contatto con nuove idee, nuovi stimoli e nuovi modi di operare - formare il tirocinante in affiancamento a figure senior - monitorare l’andamento del tirocinio in azienda - ottimizzare i costi di inserimento di una nuova risorsa

il miglior modo per mettere in pratica ciò che si è studiato durante l’università o nella formazione post-laurea al fine di tradurre in esperienza le proprie conoscenze

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Mondo LAVoRo

un’occasione per: - fare esperienza professionale e misurare le pro prie attitudini relativamente ad un ruolo aziendale specifico - aumentare la consapevolezza dell’organismo azienda e dei meccanismi che lo regolano - arricchire il proprio curriculum vitae di una valida esperienza aziendale - mettere in gioco sè stessi misurandosi con realtà complesse sviluppando le proprie capacità rela zionali

obiettivo del tirocinio Formativo “realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro nell’ambito dei processi formativi e agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro” (decretolegge n. 142 del 1998)

- un soggetto ospitato (studente, neodiplomato, neolaureato, masterista, inoccupato o disoccupato). Sia il soggetto ospitante, sia l’ente promotore hanno l’obbligo di nominare un tutor, responsabile nei confronti delle istituzioni del corretto svolgimento del tirocinio. La relazione tra i soggetti viene esplicitata attraverso la predisposizione di una Convenzione di Tirocinio Formativo e di un Progetto Formativo. Letizia Ciaccafava Area Risorse Umane e Formazione Gruppo Sida l.ciaccafava@sidasrl.it Tel. 071.28521



RISORSE UMANE

nuovi approcci alla ricerca e selezione del personale: la speed search velocità, professionalità, attenzione e competenza sono le chiavi per attuare una efficace ricerca e selezione del personale

L

’attività di ricerca e selezione del personale è senza dubbio un processo che richiede professionalità, attenzione e competenza. oggi ancora di più. In un momento di profondo rinnovamento del mercato, di evidenti difficoltà economiche a livello nazionale ed internazionale, di instabilità ed incertezza è necessario un approccio all’attività accurato ma allo stesso tempo molto più snello. In questo anno di trasformazione tornano in auge parole-chiave del management che sembravano dimenticate: dopo innovazione, intelligenza collettiva e responsabilità sociale, assume una nuova importanza la questione strategica del reclutamento e della selezione del personale. Essere eccellenti nella gestione di questo processo - in un momento di crisi come quello attuale - è cruciale per emergere in modo vincente. Ma cosa significa rispondere in modo eccellente ad un’esigenza come la ricerca e la selezione del personale? oggi è ritenuto sempre più importante saper afferrare con precisione il bisogno del proprio cliente/ interlocutore ma soprattutto è diventato “primario” essere in grado di rispondere con velocità e prontezza alle sue richieste. dalla pluriennale esperienza del

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Gruppo Sida e da un contesto di forte fermento come quello attuale, sorge, in affiancamento ai metodi classici di ricerca e selezione del personale, un nuovo servizio: la Speed Search. La Speed Search nasce dal tentativo di consentire a tutti coloro che hanno la necessità di trovare dei collaboratori, di gestire le proprie selezioni avvalendosi dell’aiuto di professionisti del recruitment ad un costo contenuto. L’obiettivo è quello di fornire alle aziende Curriculum Vitae selezionati e in linea con le richieste, in grado di soddisfare le esigenze di recruitment attraverso un’attenta attività di screaning e di pre-selezione. Il Gruppo Sida dispone di un team di consulenti che costantemente si avvalgono di strumenti efficaci ed avanzati per il reperimento dei Curriculum in qualsiasi zona d’Italia. La mission del servizio si evince dal suo stesso nome: da un lato la “ricerca”, dall’altro la “velocità”. Per quanto riguarda il lato “ricerca”, il principio è che tutte le aziende, prima o dopo, avvertono il bisogno di inserire all’interno del proprio organico figure professionali che amplino, sostituiscano o suppliscano alle esigenze che un mercato in continuo mutamento pone loro. La “velocità” è l’elemento che fa

la differenza. di fronte a richieste immediate, pressanti e di qualità occorrono soluzioni e strumenti adeguati. La Speed Search è uno strumento in grado di garantire un servizio con tutte queste caratteristiche. Paolo Giacometti Area Risorse Umane Gruppo Sida giacometti@sidasrl.it Tel. 071.28521


come Funziona il contratto L’azienda, tramite una semplice ed immediata pagina on line sul sito Sida, potrà acquistare in qualsiasi luogo e ora il servizio di Speed Search. l’analisi Alla sottoscrizione dell’accordo l’azienda ci fornirà, inoltre, tutte le informazioni necessarie per implementare un corretto processo di ricerca e selezione. il reclutamento Sida attiverà i molteplici canali di reclutamento di cui dispone e sarà in grado di individuare in tempi molto veloci Curriculum in linea con la posizione oggetto della ricerca. lo screening Sida valuterà quindi ogni singolo CV a disposizione e li selezionerà sulla base delle indicazioni fornite dall’azienda. la trasmissione dei cv Tutti i CV rientranti nei parametri condivisi nella fase di analisi verranno consegnati al cliente, completi di autorizzazione al trattamento dei dati. i tempi Sida garantisce l’invio, tramite posta elettronica, dei CV entro una settimana lavorativa dalla sottoscrizione del contratto. i colloqui Grazie alla Speed Search, nel giro di una settimana l’azienda potrà disporre di CV di persone interessate e rispondenti alle proprie esigenze. Da questo momento sarà pronta a convocare i candidati e a valutarli secondo tempi e modalità propri. Tutto questo con tempi, costi e standard qualitativi concorrenziali con qualsiasi altro sito on line o società di selezione.

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COMUNICAZIONE D’IMPRESA DIREZIONE AZIENDALE

era meglio pensarci prima troppo spesso la leadership aziendale pone scarsa considerazione all’attività di controllo di gestione. insufficiente misurazione dei processi, scarsa attenzione alle strategie e scoperte tardive di problemi o di opportunità: ecco il profilo di tante (troppe) aziende marchigiane

L

’obiet tivo dei consulenti di direzione aziendale, in par ticolare nelle piccole e medie imprese, è pragmatico e chiaro: valoriz zare i punti for ti dell’azienda e minimiz zare gli aspet ti deboli. Tut tavia, l’inadeguata conside-

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razione di troppi imprenditori verso l’indispensabile at tività di pianificazione aziendale, sommata ad at teggiamenti incoerenti ed inef ficaci, sta mettendo a dura prova la vita di molte realtà economiche che non riescono più a risollevarsi

dalle generali dif ficoltà di questi ultimi due anni, get tando al vento le conquiste e i for ti progressi ot tenuti con anni di duro lavoro ed impegno, qualità (almeno queste), che contraddistinguono positivamente la generalità degli imprenditori


marchigiani. Bisogna prendere at to che sono finiti i bei tempi in cui il mercato comprava “spontaneamente” e l’aumento delle materie prime non era un grande problema perché “bastava aumentare i prez zi” e addirit tura si rifiuta-

vano commesse perché reputate “poco remunerative”… Pur troppo, alcune debolezze erano invece già latenti in azienda: - in primis, una direzione aziendale insicura, dotata di molta buona volontà, ma con tanti rinvii delle decisioni e soprattut to… navigazione a vista! - assenza di informazioni attendibili ed af fidabili e conseguente totale mancanza di pianificazione strategica; - presenza dif fusa di costi occulti e diseconomie latenti. Come reagire, oggi, in un mercato inferocito anche dai concorrenti in dif ficoltà? Se il bilancio piange, nonostante una robusta riduzione di personale e l’azienda ha poche risorse e poco tempo a disposizione, che fare? ov viamente, il consulente non è un mago, magari era meglio pensarci prima, però probabilmente si è ancora in tempo per porre rimedio e rilanciare l’azienda. Gli imprenditori delle Pmi, accanto alla loro passione, devono aggiungere strumenti di governance adeguati alle incer tez ze del mercato at tuale e per questo le buone pratiche dei consulenti di management sono spesso preziose. Anche senza utiliz zare cer te “raf finatez ze” tecniche che a volte noi consulenti proponiamo o sofisticati sistemi di contabilità analitica ed imputazione di costi, è possibile - con pochi ma rigorosi strumenti di analisi - riuscire a tornare ad avere la situazione sot to controllo ed allentare il tasso di ansietà. Come per i medici, i professionisti d’impresa vedono tanti casi, in più sono abituati a vive-

i piccoli imprenditori, accanto alla loro passione, devono aggiungere strumenti di governance adeguati alle incertezze del mercato attuale re parallelamente sia i successi che le grandi dif ficoltà e perciò sanno come rassicurare il team aziendale, magari svolgendo di fat to anche qualche at tività di temporar y management, af fiancando l’azienda pure nelle at tività operative, ma soprat tut to par tecipando periodicamente alle riunioni del board direzionale per evitare che le decisioni restino solo sulla car ta. E’ fondamentale comunque attivare un operativo processo di controllo di gestione basato semplicemente sulla rigorosa at tività di consuntivazione periodica e il suo costante raf fronto con gli obiet tivi pianificati nel business plan ( piano di marketing + piano organiz zativo + piano economico-finanziario). operando così, si lavora meglio, il futuro è meno ansiogeno e si acquisiranno suf ficienti informazioni utili per prendere tempestivamente le giuste decisioni o at tivare eventualmente le necessarie azioni corret tive. Meglio farlo quando si è ancora in tempo. Fabrizio Passamonti Area Controllo di Gestione Gruppo Sida passamonti @ sidasrl.it Tel. 071.28521 Mondo LAVoRo

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DESIGN RISORSE UMANE

Arredy Synergy: ArrediAmo le voStre idee l’arte di plasmare le forme, di creare un arredo che sia perfettamente funzionale alle esigenze e alle richieste del cliente, fatto ad hoc su misura: questa è la vocazione della Arredy Synergy

S

inergia: una parola che sempre di più viene usata come la chiave risolutiva dei problemi, ma che spesso non si traduce in azioni reali che tendano a fare di questo concetto un principio orientativo della propria professione. Quello che invece hanno voluto fare i soci della arredy Synergy, nata nel 2009 dal restyling della Fornari arredi Sas, è stato proprio dare attuazione pratica a questa “filosofia aziendale”, per fornire ai propri clienti un servizio ottimale, curato nei minimi dettagli, che permetta una personalizzazione completa. L’arredy Synergy ha reinterpretato il core-business della Fornari arredi, facendo proprie le tecniche di lavorazione artigianale della falegnameria e riportandole su logiche diverse, più moderne e all’avanguardia. La caratteristica che più delle altre le ha permesso di divenire leader nel settore della progettazione ed arredo di esercizi commerciali quali bar, negozi, gelaterie, alberghi, ristoranti e show room, è stata la capacità di studiare, creare e realizzare soluzioni di arredamento su misura, cucite addosso alle esigenze dei clienti. Scelta di materiali di qualità assoluta, cura dei dettagli - che comporta una serie di controlli nelle varie fasi del processo che precedono la consegna dell’arredo - abilità creativa, uso di tecniche artigianali e allo stesso tempo di programmi di grafica 3d all’avanguardia. L’obiettivo di ottenere valore aggiunto è supportato anche dal Gruppo a cui arredy Synergy appartiene, strutturato in differenti realtà, ciascuna delle quali si occupa

zione alket Sotiri, Giacomo Monteverde, responsabile della laccatura e verniciatura, e Gianluca Brunetti, che svolge un ruolo di supporto all’area progettazione e alla produzione. Un team composto da un giusto mix di professionisti esperti e giovani, che puntano al futuro tenendo però salde le proprie basi sull’artigianalità propria della falegnameria tradizionale. nello specifico di un singolo processo. La Synergy Group è l’azienda centrale che si occupa del coordinamento finanziario, gestionale, amministrativo e del marketing delle società. Quando un cliente si rivolge al Gruppo, spesso ha bisogno che le sue idee siano trasformate in progetti che prendano forma attraverso il lavoro di professionisti che sappiano suggerire le soluzioni giuste da adottare. a svolgere questa fondamentale funzione è la Project Synergy, project & building management, che gestisce la realizzazione e tutti gli aspetti tecnici. ad eseguire invece le lavorazioni edili è l’impresa Edil Synergy. Le finiture interne ed esterne, lo stile e la scelta dei colori, sono invece particolari dei quali si occupa la decor Synergy, che realizza anche opere in cartongesso. dedicata interamente all’arredamento, alla progettazione e alla produzione su misura di mobilio è appunto la arredy Synergy. dietro la forza e la professionalità del Gruppo, l’intuito imprenditoriale del team di arredy: il Presidente Paolo Felicioli, il responsabile della progettazione Massimo Fornari, il responsabile della produ-

SYNERGY GROUP SRL Sede legale: via G. Falcone 20 62100 Macerata tel/fax 0733240120 Sede amministrativa: via Umbria 49 62014 Corridonia (MC) tel 0733 201524 - fax 0733 206455 PROJECT SYNERGY SRL Via G. Falcone, n. 20 - Macerata Tel/Fax 0733.240120 info@projectsynergy.it www.projectsynergy.it EDIL SYNERGY SRL Via G. Falcone, n. 20 - Macerata Tel/Fax 0733.240120 info@edilsynergy.it www.edilsynergy.it DECOR SYNERGY SRL Via Umbria, n. 49 - Corridonia (MC) Tel. 0733.201524 - Fax 0733.206455 info@decorsynergy.it www.decorsynergy.it ARREDY SYNERGY Via Umbria, n. 45 - Corridonia (MC) Tel 0733.201282 - Fax 0733.206455 info@arredysynergy.it www.arredysynergy.it

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SPeCiAle

CONTROVOCE

decidere di produrre interamente in Italia, affidandosi per l’intero ciclo di creazione del prodotto a competenze formatisi alla scuola della tradizione italiana e arricchitesi dall’attenzione a nuove tecnologie

il mondo del mAde in itAly:

e nuove procedure, significa proporre qualcosa che sposa perfettamente qualità, originalità, innovazione. Questa forza da spendere sul mercato è stata sufficiente per attutire gli effetti della crisi? Come ha risposto il nostro export a questo momento difficile? Quanto conta il radicamento sul territorio per mantenere la propria fetta di mercato anche quando i consumi registrano una flessione? Tutelare il Made in Italy deve comunque essere un principio imprescindibile per fare sì che la riconoscibilità e la tracciabilità dei prodotti permettano al consumatore di avere sempre chiaro che cosa si sta acquistando e ai produttori di poter spendere come variabile strategica grazie alla quale collocare la propria merce su un livello di percezione qualitativa più elevato. Cerchiamo di capire allora che cosa è stato fatto a livello normativo in tutela del Made in Italy e quali sono le attenzioni che i consumatori devono porre nel verificare che il prodotto marchiato “made in Italy” lo sia effettivamente. Un ruolo fondamentale nella lotta alla contraffazione è anche quello svolto dalle forze della Guardia di Finanza che sul territorio marchigiano hanno fatto registrare nell’ultimo anno risultati molto positivi, dei quali diamo conto ai nostri Lettori.

un ConCetto Che rACChiude in Sè elegAnzA, ProfeSSionAlità, intuito, CreAtività, CAPACità imPrenditoriAli. unA levA Che dA SemPre hA elevAto il noStro PAeSe e fAtto ConoSCere le eCCellenze di CASA noStrA in tutti i merCAti internAzionAli.

Per ripartire dopo un momento complicato come quello appena passato, affidarsi a qualità, creatività, ed eleganza: puntare ancora sul Made in Italy sembra in ogni settore la strada giusta.

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mAde in itAly Mondo Lavoro

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Made in Italy: per difenderlo riscoprire l’”italianità”

L

o sviluppo tecnologico ed economico e la globalizzazione hanno accelerato i processi di progressivo ridimensionamento ed annullamento delle “identità”, in tutte le loro dimensioni: nazionale e locale, ma

non solo. anche la “identità” individuale ne risulta intaccata. Questa forma di degenerazione, già evidente, sarà con tutta probabilità accentuata dalla crescente diffusione di Internet e dal forte sviluppo delle telecomunicazioni in atto su scala mondiale. Le barriere cadono. a subirne i contraccolpi – come sempre accade di fronte a cambiamenti epocali – vi sono innanzitutto i rapporti economici. In quest’ambito il contesto si farà senz’altro più libero, ma più violento, la lotta per la conservazione più spietata. La competitività economica si andrà sempre più diffondendo, manifestandosi anche in altre dimensioni: sociale, religiosa e razziale. Forse è il caso di chiedersi se l’economia, la politica, la religione, le diversità di cultura e di razza rappresenteranno (forse lo sono già?) i fattori-chiave in grado di determinare il futuro ordine economico. E in rapporto ad essi quale ruolo gioca un processo culturale evolutivo sempre più diffuso? Bisognerà sempre più difendersi, erigere barriere, anche forse soprattutto virtuali. Ed è in questo contesto che si potrà parlare ancora di Made in Italy: gli italiani possiedono doti, valori, capacità, abilità, genialità. Patrimonio, questo, che va riscoperto, ricercato, identificato, catalogato e valorizzato. La cultura del Made in Italy - sia nel breve-medio che nel lungo periodo - dovrà costituire il punto di riferimento e di orientamento strategico di ogni processo dell’attività umana: da quello economico a quello politico, dall’ambito sociale a quello culturale. Le attività educative e formative dovranno trarre dalle peculiarità e dai caratteri del nostro patrimonio genetico, economico, culturale e geografico i fondamenti per il suo insegnamento. La ricerca, ad ogni grado, contesto e livello, dovrà concentrarsi anch’essa sulla “italianità”. Soltanto così l’economia nel suo complesso - agricoltura, industria, commercio e servizi – sarà in grado di restituirci orgoglio, motivazione, successo e difesa. Flavio Guidi

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SPECIALE

Serietà, trASPArenzA e SemPliCità Per inCentivAre il vero mAde in itAly Questo dovrebbe essere l’impegno da portare avanti secondo nazzareno vita, direttore dell’istituto per la tutela dei Produttori italiani. Così - insieme alla creatività, alle capacità e alla determinazione dei nostri imprenditori - si potrà veramente proteggere e tutelare prodotti 100% a qualità italiana

d

a quanti anni è nato l’istituto per la tutela dei Produttori italiani e soprattutto da quali esigenze siete stati e siete tuttora mossi? “L’Istituto è nato oltre 15 anni fa. La prima battaglia è stata fatta per far togliere la scritta “suole Made in Italy” sulle suole ... senza le scarpe. Le fabbriche italiane di semilavorati erano riuscite a far inserire all’interno di una legge la possibilità di scrivere Made in Italy anche sui semilavorati. ai loro clienti esteri interessava prima comperare la scritta e poi la suola. dopo anni, nel 2001 siamo riusciti a far cambiare la legge. Tutti oggi possono fregiarsi della scritta Made in Italy anche producendo il 49 per cento all’estero. E’ come dire: bevo del vino con il 49 per cento di acqua, tanto è lo stesso vino. Per noi estimatori del vino e del Made in Italy, tutto ciò è come uno scherzo di cattivo gusto; che però è un’amara realtà. Sarebbe un paradosso, se non ragionassimo nel linguaggio degli affari gestiti dai più forti e dai lobbisti. Poi ci sono i furbi: fabbriche che continuano a dire che producono in Italia, ma poi si scopre che non è vero. Il consumatore vorrebbe comprare Made in Italy vero, ma ha sempre il dubbio di essere fregato. E purtroppo spesso ci indovina”. 56

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nella pratica, che cosa fa il vostro istituto? Quali progetti o iniziative avete realizzato? e per il futuro? “L’istituto sta mettendo in campo una serie di iniziative tese a tutelare, valorizzare e promuovere le imprese che ancora producono in Italia. Per tutelare e valorizzare il vero originale 100 per cento Made in Italy, dieci anni fa abbiamo creato la certificazione grazie alla quale l’istituto cerca di “scovare” qualche residuo produttore onesto, che è rimasto a produrre in Italia, affinché possa procedere alla certificazione dei propri prodotti consentendo così al consumatore di avere la garanzia di aver acquistato vero ed originale prodotto di qualità italiana. Per la promozione, attraverso il sito www. produttori.net comunichiamo a tutti i distributori internazionali la lista

delle ditte certificate, in modo che i clienti esteri possano trovare più rapidamente e con maggiore certezza i prodotti italiani. Per il prossimo futuro, dovremo seguire con estrema attenzione l’iter della legge sul Made in Italy per evitare interessati inquinamenti nella rilevazione e marchiatura dei prodotti”. Secondo la Sua opinione, il made in italy è un punto a favore solo delle grandi aziende o anche delle Pmi? “Il Made in Italy è un punto di favore solo delle piccole imprese, mentre le grandi ne abusano. Se le piccole aziende se ne rendessero conto, potrebbero fare del marchio Made in Italy un vero valore aggiunto. Peccato che chi li rappresenta va avanti troppo spesso con i se e i ma”. dalla legislazione nazionale, viene


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effettivamente tutelato il made in italy? Si potrebbe fare di più? “Con la legislazione non si può fare niente. La legge doganale internazionale ha dettato le condizioni: “E’ “made in” il prodotto realizzato prevalentemente e finito nel Paese”. Questo è. Tutto il resto è falsa rappresentazione della realtà. Basta rendersene conto ed agire di conseguenza: le ditte, se vogliono veramente utilizzare il valore aggiunto dell’origine dei prodotti, debbono adottare il marchio collettivo 100% Made in Italy. null’altro da dire e nulla di diverso da fare”. e per tutte quelle piccole imprese che sono terziste delle grandi aziende conosciute nel mondo, sono previste delle tutele importanti? “vi è già da tempo una legge per la loro tutela. Ma anche in questo caso vale il principio che se vogliono veramente utilizzare il valore aggiunto dell’origine, debbono certificare il loro lavoro, altrimenti si presuppone che fanno un prodotto, se non totalmente, anche solo parzialmente lavorato all’estero”. Se dovesse dare voce ai produttori, quelli che rappresenta, quale sarebbe il giudizio della maggioranza sul made in italy? viene solo usato come vetrina o effettivamente si vuole incentivare quell’imprenditoria che in italia vuole continuare a porre le sue basi? “Il giudizio che più spesso viene espresso coincide con queste parole: “è uno scherzo di cattivo gusto”, perpetrato ai danni di chi ha fatto grande l’Italia: il sistema produttivo delle piccole imprese. Per incentivare la produzione in Italia abbiamo bisogno di serietà, trasparenza e semplicità. Le capacità, la creatività e la determinazione saranno senza ombra di dubbio messe dalle imprese, come d’altronde è sempre stato”. Eleonora Baldi Mondo Lavoro

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SPECIALE

lA SPeCiAlizzAzione del Settore mAnifAtturiero è un SAlvAgente umberto vattani, Presidente dell’ice (istituto per il Commercio estero), sottolinea il positivo trend dell’export italiano che dopo un iniziale calo ha fatto registrare buoni numeri, ancora una volta grazie alla qualità dei nostri prodotti

C

ome è vista la produzione italiana all’estero? Che cosa ha il made in italy in più rispetto a prodotti di altri Paesi? “E’ sotto gli occhi di tutti: i nostri marchi, le nostre griffes conquistano. Mi capita spesso di parlarne all’estero e non credo di esagerare nel dirle che ogniqualvolta se ne parla nel mondo, sul viso delle persone compare un sorriso, gli occhi si spalancano. Cosa ha il Made in Italy in più rispetto agli altri? E’ il simbolo dell’eleganza, dello stile, ma non solo. Già nel Settecento i rampolli delle famiglie aristocratiche di tutta Europa venivano in Italia per il Grand Tour, per concludere il proprio cursus studiorum. Il nostro Paese non ha mai smesso di essere meta di stilisti, artisti e uomini di cultura e i suoi prodotti hanno ricevuto attenzione e plausi come in nessun altro posto in Europa”. Per quanto riguarda il volume degli scambi commerciali, nel periodo che ha visto la crisi delle economie mondiali, quali sono stati i settori dell’export che comunque hanno continuato a far registrare buoni li“Nel periodo ottobre 2008-settembre 2009, nonostante la gravissima crisi mondiale, il surplus commerciale manifatturiero dell’Italia con l’estero è stato attivo per 52,3 miliardi di euro”

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velli di scambio? e quali invece sono maggiormente calati? “Guardi, la crisi ha colpito un po’ tutti. Ma l’export italiano, insieme a quello tedesco, ha fatto registrare, dopo un iniziale calo dovuto alla forte diminuzione della domanda estera, una sostanziale tenuta. Questo perché abbiamo un valore aggiunto da offrire: la qualità che conta nel momento in cui le disponibilità finanziarie del consumatore si assottigliano. E poi l’Italia è risultata meno esposta alle tempeste internazionali perché più radicata di altri Paesi su una solida economia manifatturiera. Le ultime rilevazioni segnalano che nel periodo ottobre 2008-settembre 2009, nonostante la gravissima crisi mondiale, il surplus commerciale manifatturiero dell’Italia con l’estero è stato attivo per 52,3 miliardi di euro. E’ un dato di poco inferiore - solo un miliardo di euro - a quello del 2007, che è stato il secondo nostro miglior anno dopo il 2008 quanto a successi sui mercati internazionali. Sono dati assolutamente straordinari di cui la meccanica e l’agroalimentare rappresentano una forte componente. Ma se aggiungiamo il comparto dell’hitech - in forte espansione come quello dei prodotti per il settore delle telecomunicazioni - questi numeri dimostrano inequivocabilmente la grande competitività dei settori di specializzazione del manifatturiero italiano”. e per l’immediato futuro, crede che questi trend continueranno o prevede qualche cambiamento dovuto principalmente all’espandersi delle economie emergenti? “Le imprese italiane hanno saputo razionalizzare le proprie attività, introducendo innovazioni e contenendo i costi, senza mai rinunciare alla qualità. Se questa resta la strada maestra per difendere le nostre posizioni, bisogna anche essere pronti ad espandersi nei mercati emergenti. La crisi di fatto non ha colpito molti Paesi emergenti – Brasile, India, la stessa Cina - e la capacità di acquisto del consumatore medio, specialmente nelle classi più giovani,

è in crescita. non è un caso che l’Ice abbia posto particolare attenzione proprio a queste aree, concentrandovi risorse e privilegiando i settori promettenti per allargare le quote di mercato conquistate dalle nostre imprese”. Parliamo in modo specifico di made in italy: secondo lei viene abbastanza protetta la nostra unicità? o sarebbe da introdurre qualche ulteriore norma che possa garantire non solo il riconoscimento dei prodotti ma anche il loro valore commerciale? “Ci sono momenti nei quali occorre intervenire per proteggere e salvaguar-

“La crisi di fatto non ha colpito molti Paesi emergenti – Brasile, India, la stessa Cina - e la capacità di acquisto del consumatore medio, specialmente nelle classi più giovani, è in crescita”

dare ma non si tratta solo di stare sulla difensiva. L’errore più grande sarebbe quello di chiudersi in un angolo dopo aver alzato dei muri. E’ importantissimo evitare che le nostre imprese siano penalizzate da forme di concorrenza sleale e per questo l’Ice svolge un’azione di contrasto alla contraffazione. Ma dobbiamo anche aiutare le aziende a trovare nuovi spazi, ad affacciarsi in settori innovativi, a guadagnare quote di mercato. La normativa, certo, serve a proteggere ma dobbiamo puntare anche su una politica di promozione forte, su una immagine assertiva di un sistema Paese in grado di imporsi all’estero”. voi come ice che cosa proponete per incentivare la conoscenza e l’apprezzamento del made in italy nel mondo? Quali progetti portate avanti o sponsorizzate? “L’Ice accompagna giorno dopo giorno le imprese all’estero, promuove i

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SPECIALE

loro prodotti e programma incontri con imprenditori stranieri. Tutto questo serve a sottolineare la capacità di innovazione e di proposta del Made in Italy. In quanto braccio operativo del Ministero dello Sviluppo Economico, ogni anno realizziamo 700 iniziative, distinguiamo i Paesi per settori e per aree geografiche, siamo gli unici in Italia ad operare secondo un sistema di griglie. Elaboriamo ogni anno rapporti e studi sui mercati per gli operatori e per importanti comitati ed associazioni, come il Comitato Leonardo che ogni anno, alla presenza del Presidente della repubblica, premia gli imprenditori che si sono distinti quali ambasciatori del Made in Italy”. Avete una stretta collaborazione con le aziende che commercializzano i loro prodotti fuori dal suolo italiano? Quali sono le esigenze sentite con maggiore sensibilità? “Le aziende sono i nostri compagni di viaggio. raccogliamo le loro proposte e quelle delle associazioni di categoria e lavoriamo in raccordo con il Ministero dello Sviluppo Economico e le regioni. Curiamo particolarmente la customer satisfaction attraverso un sistema di rilevamento delle esigenze delle imprese e una dettagliata analisi del grado di soddisfazione dei nostri servizi al termine di ogni iniziativa. E non le nascondo che fa piacere poter affermare che tale variabile è in costante crescita da qualche anno a questa parte. Tra le tante novità che il Ministro Scajola ha introdotto per facilitare il processo di internazionalizzazione, alcune hanno già generato effetti positivi: non solo la Cabina di regia, ma anche la tutela della proprietà intellettuale, la promozione dei settori innovativi e delle nuove tecnologie e il Piano Straordinario per l’Immagine del Made in Italy hanno raccolto un vivo apprezzamento da parte delle imprese, che hanno percepito una rinnovata attenzione verso le loro istanze in questa particolare fase della congiuntura”. Eleonora Baldi 60

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SPECIALE

“l’ArredAmento dovrà CerCAre nuovi merCAti” intervista a domenico mauriello, del Centro Studi unioncamere

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ottor Mauriello, secondo Lei quale sarà il ruolo dei distretti, in una fase storica in cui il Legislatore sembra puntare molto sulle aggregazioni tra Pmi (vedi premio di concentrazione, neutralità del disavanzo di fusione)? “Il rapporto tra distretti e reti va visto in termini di assoluta coerenza. In un certo senso, lo sviluppo degli uni è complementare a quello delle altre, e viceversa. I distretti possono essere considerati dei “nodi” della rete. non possiamo infatti immaginare delle reti “aterritorializzate”, senza alcun aggancio al territorio. Si tratta invece di formalizzazioni di rapporti, che possono svilupparsi su vari versanti, in primis quello produttivo, ma non solo”. E cioè? “Sul versante delle tecnologie e dell’internazionalizzazione, aspetti, questi, di estrema importanza. Ma per raggiungere questi obiettivi le reti hanno bisogno dei distretti”. L’attuale situazione dei distretti italiani sembra un po’ a macchia di leopardo. Condivide? “In parte è vero, però dobbiamo fare attenzione. Il successo di un distretto non dipende soltanto dall’azione di chi lo guida. La verità è che alcuni settori merceologici hanno risentito della crisi molto meno rispetto ad altri. Pensiamo ad esempio all’agroalimentare, che ha subito i contraccolpi che hanno riguardato la moda o il tessile. Però il 2010 si prospetta come un anno di ripresa”. In futuro quali distretti, in termini merceologici, territoriali, organiz-

zativi, avranno maggiori opportunità di sviluppo? “Per i distretti delle tre “a” – abbigliamento, arredamento ed alimentare – si intravedono prospettive di sviluppo, che – non dimentichiamolo – dipendono dallo stato in cui versa l’economia dei Paesi nostri importatori. Sotto un profilo dimensionale, la media impresa è quella che sta tenendo meglio, sia dentro che fuori i distretti. Questo grazie ad un buon rapporto con la subfornitura e la filiera”. In particolare, per il settore dell’arredamento cosa si prevede? “Il settore ha bisogno di intercettare nuovi mercati. Il mercato Usa ormai

stenta: essendo strettamente legato allo sviluppo immobiliare, è chiaro che ha risentito fortemente del crollo causato dalla bolla americana. Prima o poi si riprenderà, ma non più ai ritmi del passato. occorre pensare a nuovi mercati, posti lontani, inesplorati, che potranno rappresentare nicchie di mercato molto importanti. E in tale contesto la rete potrà fornire un supporto fondamentale, soprattutto a beneficio delle piccole imprese: penso a taluni servizi come la logistica o la concessione di marchi. Soltanto attraverso le reti, le realtà più piccole potranno superare i vincoli che attualmente impediscono lo sviluppo in certi mercati”. Paolo Duranti Mondo Lavoro

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SPECIALE

exPort AlimentAre Alle Stelle grAzie Al lAttiero

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uello dei latticini e formaggi rappresenta il settore trainante nel bilancio delle esportazioni fatte registrare nel 2009, in aumento di mezzo punto percentuale rispetto all’anno precedente. nella classifica dei settori di punta della produzione alimentare italiana, al primo posto si trovano i prodotti derivati dal latte, con oltre il 12 per cento del fatturato totale e circa 25.000 addetti. E anche le esportazioni vanno molto bene: a tale riguardo é sufficiente ricordare che il settore dei formaggi ha chiuso il 2009 con un saldo positivo tra import ed export di 120 milioni di euro. E ciò nonostante il fatto che i prodotti stranieri vengano immessi sul mercato a prezzi mediamente più bassi (a dicembre il Parmigiano-reggiano costava mediamente 8 euro e mezzo al chilo). Ma quello dei prezzi é soltanto uno dei problemi dell’industria italiana dei formaggi: gli obblighi normativi in materia di etichettatura e di confezionamento dei prodotti, i limiti comunitari alla produzione del latte, le difficoltà sul versante credi-

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tizio, sono soltanto alcuni dei nodi che le associazioni del settore intendono porre sul tavolo delle trattative con Governo, Parlamento e Bruxelles. altri beni graditi ai consumatori stranieri sono gli ortaggi trasformati (le cui esportazioni nel 2009 sono incrementate dell’11,3 per cento), gli oli (+ 8,8 per cento), la birra e i dolci (entrambi con un + 3 per cento). I maggiori Paesi importatori sono Usa,

L’industria alimentare italiana Fatturato: 120 miliardi di euro Addetti: 400.000

Germania, Francia e Gran Bretagna). Ma nelle Marche é battuta d’arresto Secondo recenti stime di Federalimentare, l’export alimentare marchigiano nel 2009 é sceso a 150 milioni di euro: il calo rispetto all’anno precedente é del 16,3 per cento, il peggiore in assoluto tra le regioni italiane. Una certa flessione si é registrata un po’ ovunque, portando ad un dato complessivo negativo pari al – 4 per cento. non tutte le regioni piangono, però: i prodotti alimentari campani e pugliesi sono andati meglio in raffronto al 2008. Ma chi esporta di più? Piemonte, Lombardia, veneto ed Emilia romagna assieme hanno fatto registrare 12.500 milioni di euro, cioé due terzi del totale nazionale (18.790 milioni).


SPECIALE

mAde in itAly, 1000 volte Sul Podio l’italia è uno dei maggiori Paesi esportatori, assieme a germania, usa e Cina. non soltanto per mobili, calzature ed alimentari... PAESI

N¡ Ê beniÊ alÊ 1¡ Ê posto

N¡ Ê beniÊ alÊ 2¡ Ê posto

N¡ Ê beniÊ alÊ 3¡ Ê posto

Totale

BENIÊ CONÊ RECORDÊ MONDIALEÊ DIÊ VENDITEÊ ALL'ESTERO

Quantitˆ

Cuoi a pieno fiore

ACCESSORIÊ MODA

MATERIALIÊ EÊ PRODOTTIÊ MECCANICIÊ PERÊ L'EDILIZIAÊ EÊ ILÊ SOLLEVAMENTO

METALLURGIA Tubi e profilati di ferro Barre e profilati non legati

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SPECIALE

le eSPortAzioni itAliAne: AlCuni dAti una dettagliata indagine istat mostra come il made in italy abbia risentito della crisi che ha causato una flessione delle esportazioni. ma una prima ripresa si comincia già ad intuire

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econdo uno studio Istat pubblicato alla fine dell’anno che si è appena chiuso, paragonando i primi nove mesi del 2009 con lo stesso periodo dell’anno precedente, si è registrata una flessione del 23,1 per cento in termini di esportazioni, dovuta in maggior percentuale alla riduzione di domanda da parte dei Paesi dell’Unione Europea e in parte residuale a quella dei Paesi extra Ue. le aree del Paese Per meglio interpretare i valori - in aumento o in diminuzione delle esportazioni, l’Istat ha ope-

rato una divisione territoriale del Paese, prendendo in esame cinque differenti zone: nord ovest, nord Est, Centro, Meridione ed Isole. In questo modo è possibile avere dei dati molto più precisi e comparare le situazioni avendo così un quadro più puntuale e specifico. In tutte le ripartizioni territoriali si rileva un generalizzato calo nelle esportazioni. riduzioni superiori alla media nazionale vengono fatte registrare nelle isole, con una percentuale pari al 44 per cento in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, da imputare soprattutto

al calo della domanda di prodotti petroliferi raffinati. Situazione leggermente migliore, seppure sempre in forte flessione, è quella avvertita dalle regioni meridionali, che si sono attestate attorno al – 27,2 per cento. Flessioni invece minori rispetto alla media nazionale sono state registrate nell’area nord-occidentale (con un -22,5 per cento), in quella nord-orientale, dove il calo è stato del 22,4 per cento e infine nelle regioni centrali del Paese, dove i valori hanno registrato un calo del 18 per cento. Tuttavia, ad un’analisi più atten64

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con un calo del 27,8 per cento e poi da Piemonte, Emilia romagna, Lombardia e veneto, tutti con percentuali comprese tra il 20 e il 26 per cento.

fonte: iStAt

le categorie merceologiche

fonte: iStAt

ta, se si prende in esame la dinamica congiunturale e la si valuta in base ai dati trimestrali depurati dalla media stagionale, si può evidenziare un’apprezzabile variazione positiva delle esportazioni in tutte le cinque zone prese in esame, e in particolare al nord, sia ovest che Est. Bene la liguria Se si scende poi ad analizzare la specifica situazione di alcune regioni che più di altre hanno contribuito negli anni ad aumentare il volume delle esportazioni italiane, possiamo vedere che l’unica a far registrare un incremento rispetto allo stesso periodo preso in esame nel 2008 è la Liguria, che segna un confortante + 8.8 per cento, grazie soprattutto alla richiesta estera di mezzi di tra-

la situazione del Centro italia In base ai dati analizzati, risulta che la maggior parte del calo è da attribuirsi alla mancanza di domanda da parte dei Paesi della Unione Europea e in particolar modo da parte di Spagna e Germania. Guardando invece alle nazioni extra-europee, le variazioni in negativo più significative si registrano verso Messico, russia, India, Stati Uniti, Sudafrica, Paesi dell’asean e Turchia. all’interno di un trend comunque negativo, vanno comunque sottolineati elementi in controtendenza, che testimoniano una maggiore richiesta di prodotti provenienti dall’Italia centrale da parte di Cina, Svizzera e Corea del Sud.

sporto. al contrario, le flessioni maggiori vengono fatte registrare dalle isole - Sardegna a -50 per cento e Sicilia a -40 per cento -, dall’abruzzo, con una percentuale negativa del 35,7 per cento, dalle Marche con un decremento del 28,4 per cento, dalla Puglia

L’ultima lente di ingrandimento utilizzata dall’Istat per capire meglio la situazione legata al calo delle esportazioni, è quella che si fonda sulla categoria merceologica. andando infatti a studiare i valori di esportazione dei vari settori, notiamo come le flessioni più significative riguardino il coke e i prodotti petroliferi raffinati (44,4 per cento), i metalli di base e i prodotti in metallo esclusi macchine ed impianti (- 31,8 per cento), i mezzi di trasporto (-29,3 per cento), i prodotti tessili (-25,3 per cento) e sostanze e prodotti chimici (-29,3 per cento). Scorrendo l’elenco delle regioni maggiormente colpite dal calo dell’export in ciascuno di questi settori, si nota che le Marche non compaiono mai tra le quelle maggiormente in sofferenza. Mondo Lavoro

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SPECIALE

“i diStretti mArChigiAni? non fAnno gruPPo” “e non è certo un buon segnale”, dichiara a mondo lavoro valter taranzano, Presidente della federazione dei distretti italiani

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residente, qual è il ruolo dei distretti, in una fase storica in cui il legislatore sembra puntare molto sulle aggregazioni tra Pmi (vedi premio di concentrazione, neutralità del disavanzo di fusione, ecc.)? “I distretti negli ultimi anni hanno cambiato pelle, diventando luoghi di addensamento e di intreccio di filiere multilocalizzate, cioè non più e non solo espressione di un territorio con un’identità localizzata in un unico, grande sito e focalizzata su un comparto produttivo. assurgendo a modello: il modello italiano”. in che senso si può parlare di modello italiano di distretto? “Un modello che non è solo oggetto di studi scientifici, ma sta diventando un esempio da copiare per importanti realtà mondiali e per mettere ad hoc politiche e strumenti efficaci di internazionalizzazione. Il distretto rappresenta la realtà economica e sociale dell’Italia, quindi si adegua alle situazioni. E questa è un’altra delle sue forze, che corrisponde a quella del sistema economico e produttivo del nostro Paese. L’essere camaleontico, il sapersi adattare a tutte le situazioni, l’escogitare in tempi rapidi soluzioni e dinamiche ad hoc. reazioni che sono constatabili soprattutto oggi, in tempi non facili per aziende e distretti”. in tale contesto, la federazione dei distretti italiani che ruolo avrà? “La Federazione nell’immediato futuro sarà impegnata a far crescere ulteriormente il sistema dei distretti. 66

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Perché è doveroso un altro balzo in avanti. Per sviluppare la rete, infatti, è necessario che i distretti diventino anche centri di servizio al territorio, in sinergia con tutti gli altri attori, con l’obiettivo di dare valore aggiunto alle imprese. In poche parole, fare rete nel distretto. Sta già avvenendo, ad esempio, nel distretto meccanico di Lecco. Lì 25 imprese del distretto si sono aggregate per dare vita a un filiera chiusa in grado di dare al cliente tutto ciò che serve. Inoltre terremo sotto osservazione il fenomeno dei distretti con il nostro osservatorio che abbiamo appena attivato.” in futuro quali distretti, in termini merceologici, territoriali, organizzativi, avranno maggiori possibilità di sviluppo? “Tutti quelli che hanno investito in innovazione e ricerca e tutti quelli che sono riusciti a fare aggregazione tra loro, al di là del settore merceologico. In tal senso vedo bene, a

livello di distretti, quello della moda e della meccanica che stanno attraversando un momento di grave sofferenza, ma stanno anche trovando dentro di loro le risorse per uscirne bene”. Come vede i distretti marchigiani? “rappresentano molti settori: dall’agroalimentare alla moda, dal mobile agli strumenti musicali, dagli elettrodomestici al tessile. a seconda del comparto c’è chi soffre e chi soffre meno. Quello che noto, da osservatore esterno, è che fanno poco “gruppo” con i distretti di pertinenza nel resto dell’Italia. Poche sinergie. E non è un buon segnale”. relativamente alle potenzialità in relazione all’export cosa ci può dire? “I distretti rappresentano spesso e volentieri il Made in Italy, quindi sono un fulcro dell’export nazionale. anche in questo caso non si può generalizzare, ma la globalizzazione richiede sempre di più aziende innovative e capaci di adeguarsi alle esigenze dei vari Paesi. Le aziende che si stanno strutturando in questo senso avranno un futuro anche al di fuori dei propri confini, le altre temo di no. o meglio, assisteremo sempre di più al fenomeno delle concentrazioni. Le aziende piccole che non riescono o non possono rispondere adeguatamente al cambio di passo si metteranno al servizio delle aziende del distretto più strutturate sia in termini dimensionali, sia in termini di sviluppo, dando vita a una sorta di filiera della subfornitura”. Paolo Duranti


SPECIALE

Cosa diCe la legge: le ultime modifiChe alla 166 sul versante della tutela dei produttori che investono in made in italy e dei consumatori, tanto si è fatto ma ancora diversi problemi rimangono sul tappeto

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e ”zone grigie” sono infatti ancora troppe, ed in esse sono bravi ad inserirsi contraffattori vari che appongono diciture “Made in Italy”, “100% italiano” e simili, su prodotti che invece in realtà di nazionale hanno ben poco. E’ per questo che la normativa in tema di Made in Italy è continuamente sottoposta a revisione, proprio nel tentativo di difendere il più possibile produttori e consumatori. In tale contesto si inserisce la Legge n. 166 del 20 novembre 2009, che ha provveduto a colmare alcune delle lacune prima sprovviste di una chiara regolamentazione. L’articolo 16 del provvedimento – rubricato “Made in Italy e prodotti interamente italiani” – ad esempio, ha introdotto alcune importanti modifiche a quanto contenuto nel decretoLegge n. 135 del 25 settembre dello scorso anno. La prima puntualizzazione che si effettua con il citato art. 16 riguarda la classificazione del prodotto: si dice infatti che “si intende realizzato interamente in Italia il prodotto o merce classificabile come Made in Italy ai sensi della normativa vigente, e per il quale il disegno, la progettazione, la lavorazione ed il confezionamento sono compiuti esclusivamente su territorio italiano”. Si comprende quindi la volontà del Legislatore di sottolineare che per essere considerato italiano al 100 per cento e potersi così fregiare del marchio “Made in Italy”, il prodotto debba essere concepito e realizzato in

tutte le sue fasi, nessuna esclusa, su territorio italiano. In questo modo quindi si impedisce ad aziende che si limitano a progettare in Italia e poi lavorano tutto all’estero o a quelle che effettuano solo le rifiniture finali nel nostro Paese, di usare il marchio di originalità italiana. Molto importante è anche il sesto comma della disposizione in commento, laddove si afferma che deve intendersi come “fallace indicazione” l’uso del marchio “Made in

Italy” con modalità tali da indurre il consumatore in errore, facendo in modo che quest’ultimo ritenga il prodotto o la merce di origine italiana, senza che venga fatta espressa indicazione della sua origine o provenienza estera. a una violazione di questo tipo corrisponde una sanzione amministrativa pecuniaria che varia dai 10.000 ai 250.000 euro, alla quale si aggiunge la confisca amministrativa delle merci contraffatte.

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SPECIALE

tutela del “made in” e dei marChi aziendali, tra origine delle merCi e lotta alla Contraffazione le polemiche seguite all’emanazione della legge n. 99 del 2009 – successivamente abrogata - hanno riportato alla ribalta la rilevanza dell’origine doganale dei prodotti importati e/o esportati

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’origine doganale delle merci ha sempre rappresentato un elemento fondamentale nel commercio internazionale: infat ti, dall’origine doganale del bene ogget to di impor tazione si determina l’imposizione fiscale che deve subire all’entrata nel nostro territorio nazionale, si fissano le eventuali limitazioni quantitative o le eventuali licenze necessarie, si delineano precise prescrizioni informative del prodot to la cui inadempienza provoca rilevanti conseguenze quali il sequestro della merce e sanzioni di natura penale in capo al rappresentante legale dell’azienda impor tatrice. ogni azienda che commercia con Paesi extra-Ue e che soprat tut to impor ta da tali mercati dovrebbe essere consapevole dell’origine doganale del bene acquistato o prodot to, considerate le conseguenze che determina questo dato in capo all’azienda italiana. L’origine doganale di un prodotto è un concet to che non coincide con l’origine geografica: un bene può essere impor tato (e quindi provenire) dall’India ma avere origine doganale cinese. a definire l’origine doganale è

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la tipologia della lavorazione e dove essa è stata realizzata. al riguardo, non esiste una tipologia di lavorazione minima uguale per tut ti i prodot ti: per ciascuna categoria di merce, infat ti, la normativa doganale comunitaria e gli accordi internazionali conclusi tra la Comunità europea e Paesi terzi definiscono le fasi di lavorazione che un prodot to deve subire nel Paese extra-Ue per ot tenerne l’origine doganale. nel caso in cui sussistano dubbi sull’at tribuzione dell’origine a un prodot to in vir tù delle trasformazioni subite in Italia o in un Paese comunitario oppure, infine, in un Paese extra-Ue, la normativa comunitaria doganale prevede la possibilità per gli interessati di richiedere una Informativa vincolante sull’origine ( Ivo ) agli Uf fici doganali competenti. Quando l’azienda conosce l’origine doganale del bene che impor ta, è in grado di conoscere anche il dazio che deve applicarsi sul proprio prodot to. Una medesima calzatura con origine doganale “Malesia” subisce all’entrata in Italia un’imposizione daziaria ben inferiore

mariaester Venturini, doganalista e amministratore Csd


se avesse invece origine doganale “Cina”. L’impresa impor tatrice dovrà assolvere il 4,5 per cento sul valore della calzatura malese mentre l’8 per cento, oltre al 16,50 per cento, se fosse di origine cinese. L’elemento “origine” diventa così anche un dato di programmazione economica aziendale: diventa un elemento essenziale per pianificare un investimento commerciale o produt tivo all’estero. Se l’origine doganale assume impor tanza soprat tut to per i prodot ti finali diret ti al consu-

matore, non è del tut to irrilevante per i semilavorati. L’origine doganale del semilavorato impor tato per realizzare la fabbricazione in Italia di un prodotto è determinante per conferire l’origine del prodot to finale. Se la lavorazione in Italia non è sufficiente, ai sensi della normativa doganale, per l’acquisizione dell’origine, il prodot to finale avrà l’origine del semilavorato e tale origine rileverà per l’apposizione del corret to “made in..” e per l’imposizione fiscale in caso di successiva espor tazione del bene ed entrata in un Paese extra-Ue. oltre all’evidente impat to fiscale, l’origine doganale è divenuta sempre più rilevante anche per le sue connotazioni in ambito penale. Già con l’accordo internazionale di Madrid del 1891, l’origine doganale è stata posta al centro dell’at tenzione al momento dell’impor tazione per la verifica delle esat te informazioni fornite in merito. L’accordo, tut tora in vigore, conferisce alle autorità doganali il potere di disporre il sequestro della merce in impor tazione quando essa rechi una falsa dichiarazione dell’origine. Con la Legge n. 350 del 20 03 ( Finanziaria 20 04), la tutela del Made in Italy è stata ulteriormente potenziata dalla previsione di cui all’ar ticolo 4, comma 49, in base alla quale si applica l’ar t. 517 del Codice Penale se i prodot ti impor tati, espor tati o commercializzati recano false o fallaci indicazioni sull’origine. ai fini della norma sopra indicata, con falsa dichiarazione di origine si intende l’apposizione di un errato “made in …”, mentre con fallaci indicazioni si comprendono tut te quelle espressioni o segni o figure che

possano comunque indurre in confusione sull’esat ta origine del prodot to. Sono stati così ogget to di sequestro e notizia di reato le impor tazioni di beni che, sebbene non recassero un erroneo “made in…”, presentavano etichet te con il termine “Italy” ov vero con il disegno della bandiera tricolore italiana, in quanto ritenute idonee ad ingannare il consumatore sull’esat ta origine della merce. Tut tavia, la norma non imponeva l’obbligo di etichettare il prodot to o l’imballaggio con l’indicazione del Paese di origine, obbligo peraltro inesistente nella Comunità Europea. La citata Legge n. 99 del 20 09, invece, ha ampliato l’ambito delle condot te integranti la fallace indicazione, colpendo tut ti i prodot ti di origine non italiana sui quali fosse apposto un marchio italiano, che dovevano essere obbligatoriamente etichet tati in modo tale da rendere evidente la loro origine non italiana. a seguito dell’abrogazione di tale norma ad opera del decreto-legge n. 135 del 20 09, conver tito nella Legge n. 166 del 20 09, se da un lato si è ulteriormente ampliata la tutela del “made in”, estendendo tale obbligo ai titolari e ai licenziatari di marchio aziendale, dall’altro si è for temente at tenuata la rigidità di tale onere, spostando la sanzionabilità della fat tispecie dal momento dell’impor tazione a quello della successiva commercializzazione, grazie alla possibilità concessa agli importatori di presentare in dogana un’at testazione con la quale ci si impegna a rendere le informazioni richieste dalla normativa nella fase della commercializzazione del prodot to. L’ar t. 16 della Legge n. 135 del Mondo Lavoro

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20 09, inoltre, introduce il concet to del “vero made in Italy”, at tribuibile solo a quei prodot ti classificabili come Made in Italy ai sensi della normativa vigente e per i quali il disegno, la proget tazione, la lavorazione e il confezionamento sono compiuti esclusivamente sul territorio italiano: una indicazione abbastanza ermetica che ha dato adito a ulteriori dubbi interpretativi e che at tende istruzioni ministeriali per potersi applicare. occorre evidenziare che le aziende italiane, oltre a poter cer tificare il Made in Italy, possono altresì tutelare l’origine commerciale dei propri prodotti. L’origine doganale, infat ti, va altresì distinta dall’origine aziendale, o commerciale, tutelata dal marchio registrato e messa in pericolo dai tentativi di contraf fazione. La tutela av verso la contraffazione è estesa al momento dell’impor tazione tramite l’azione dell’agenzia delle dogane, in base a quanto stabilito dai regolamenti CE n. 1383/20 03 e n. 1891/20 04: “Le merci, com-

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preso il loro imballaggio, su cui sia stato apposto senza autorizzazione un marchio di fabbrica o di commercio identico a quello validamente registrato per gli stessi tipi di merci, o che non possa essere distinto nei suoi aspet ti essenziali da tale marchio di fabbrica o di commercio e che per tanto violi i dirit ti del titolare del marchio in questione ai sensi della normativa comunitaria, quali previsti dal regolamento (CE) n. 40 /94 del Consiglio, del 20 dicembre 1993, sul marchio comunitario o ai sensi della legislazione dello Stato membro su cui è presentata la domanda per l’inter vento delle autorità doganali”. La procedura di tutela può essere at tivata a seguito di domanda di inter vento da par te del titolare o licenziatario del marchio registrato, oppure può at tivarsi d’uf ficio, nel caso di un controllo doganale. In tale seconda ipotesi, i funzionari doganali chiedono la verifica della titolarità del marchio o sua licenza d’uso e bloccano la merce per tre giorni, sino al

recepimento di una risposta da par te del titolare del marchio. Se dai controlli doganali emergono ipotesi di contraf fazione, si procede alla notizia di reato alla Procura ex ar t. 347 del Codice Penale nonché al sequestro della merce. Se dai controlli doganali non emergono ipotesi di contraffazione, av viene la liberazione della merce. nel primo caso, invece, il titolare o il licenziatario del marchio chiedono un prov vedimento che ha vigenza per non più di un anno, durante il quale gli uf fici doganali ef fet tuano controlli alle impor tazioni e, in caso di sospet ti di contraf fazione, bloccano le merci per 10 giorni, entro i quali si informa il titolare del dirit to ed entro i quali la dogana deve ricevere comunicazione di inizio procedura di violazione, altrimenti segue la liberazione della merce. Qualora le merci contraf fat te sfuggano al controllo doganale, il titolare o il licenziatario del marchio avranno dirit to al risarcimento del danno.


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“i Prezzi dei Prodotti di marCa strozzano la Produzione” di questo preoccupante fenomeno abbiamo parlato con silvana santinelli, segretario generale adiconsum marche, per capire a che punto è la tutela del made in italy e che cosa c’è ancora da fare

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arlare di “made in italy” senza alcuna altra specificazione a volte può essere fuorviante, specie quando sotto tale etichetta vengono ricompresi anche prodotti che non sono interamente ideati e realizzati in italia. a suo avviso, la legislazione attuale tutela abbastanza il consumatore? “La normativa non soltanto non tutela il consumatore, ma è fuorviante, in quanto l’acquisto del Made in Italy fa supporre che l’articolo sia realizzato in Italia, quando spesso la maggior parte delle fasi di produzione avvengono oltre confine e nei Paesi asiatici, e in Italia ci si limita ad un mero assemblaggio. La produzione è delocalizzata, ma al consumatore viene negata questa informazione con una pubblicità che conferma un messaggio o l’illusione che il prodotto sia italiano”. e la legge 166 del 2009? “La consideriamo un primo passo verso una maggiore tutela, poiché prevede l’utilizzo delle diciture “100% Made in Italy”, “100% Italia” “tutto Italia” soltanto se il bene è interamente prodotto da noi, con la previsione di sanzioni nel caso vengano utilizzati marchi, segni od altre indicazioni che possano indurre il consumatore a ritenere erroneamente che il prodotto sia di origine italiana. al vaglio del Parlamento vi è 72

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inoltre un disegno di legge su tessile, pelletteria e calzature, che prevede norme più rigide e soprattutto la tracciabilità delle fasi di lavorazione, certificazione di igiene e sicurezza dei prodotti. ne auspichiamo l’approvazione, che rappresenterebbe una garanzia non soltanto per il consumatore finale - posto in grado di verificare nell’etichetta la tracciabilità e quindi di procedere ad una scelta consapevole -, ma anche per l’impresa che punta all’italianità, per la difesa delle proprietà intellettuali, per il lavoratore, l’artigiano e il commerciante. E’ comunque necessario che un input decisivo in questo senso venga anche dalla legislazione comunitaria, affinché “Made in”, provenienza, tracciabilità, siano informazioni obbligatorie e non facoltative”. a quali marchi distintivi si deve fare attenzione quando si vuole acquistare merce made in italy? “Esistono marchi e loghi regolamentati dalla legge ed altri gestiti direttamente da associazioni, consorzi di produttori, categorie professionali o enti certificatori, oltre a quelli regolati dall’Unione europea. Importante è dunque il marchio CE (Conformità Europea), il classico Made in Italy, o per il settore abbigliamento-pelletteria “vero Cuoio Italiano”, ad esempio. Per i giocattoli il logo CE, nonché altri accorda-

ti da enti privati come “Giocattoli Sicuri” e “Sicurezza Controllata”, o indicanti la fascia d’età dei bambini a cui sono destinati. nel settore agroalimentare l’etichetta deve indicare la provenienza del prodotto: d.o.P. (denominazione di origine Protetta), I.G.P. (Indicazione Geo-


grafica Protetta), S.T.G. (Specialità Tradizionale Garantita), agricoltura Biologica. Per i vini d.o.C., d.o.C.G., I.G.T. a salvaguardia della produzione marchigiana il marchio QM della regione Marche”. anche se la vostra mission è prevalentemente orientata alla salvaguardia del consumatore finale, nei confronti del problema della contraffazione si è mostrato sempre più sensibile anche il piccolo imprenditore. Vi è sufficiente attenzione nei loro confronti? “La contraffazione è un fenomeno in continua ascesa e un grave danno per le aziende che investono in ricerca e design, un fenomeno che tra l’altro sta andando oltre i settori storici, estendendosi a campi pericolosi, come ricambi per autoveicoli e medicinali. La delocalizzazione, che ha creato grandi opportunità

per le imprese, è però fonte di rischi, soprattutto quando coinvolge Paesi come la Cina, dove l’imitazione e la falsificazione non sono ancora regolate o disciplinate in maniera troppo blanda, con distorsioni della concorrenza internazionale. Tuttavia va rilevato che i prezzi dei prodotti di “marca”, spesso dovuti ai margini dei canali di distribuzione, e alla pubblicità accattivante e costosa, “strozzano” la produzione, tipicamente affidata a terzisti. Un fenomeno che mette in crisi i piccoli e medi produttori che puntano sulla qualità e sul Made in Italy. va dunque in primo luogo rivalutato un messaggio culturale legato al fair-trade, alla necessità di adeguati controlli e sanzioni proporzionate al business speculativo, e/o alla truffa realizzata”. Qual è il comportamento del consumatore di fronte a un possibile acquisto di merce contraffatta, e quali le eventuali conseguenze a suo carico? “dobbiamo distinguere tra l’articolo offerto come contraffatto da canali alternativi, come il classico extracomunitario, e l’articolo offerto come originale, anche da canali “regolari”. nel primo caso il consumatore sa di acquistare un articolo contraffatto e che sta commettendo un illecito di cui deve assumersi la responsabilità. nel secondo caso si configura una truffa, se il prezzo pagato è quello dell’originale, oltre alla non conformità del bene, che può comportare un rischio per la salute. nei falsi del Mady in Italy vengono spesso usati prodotti tossici: le ammine odorose, altamente tossiche e vietate in Europa, sono usate nei manufatti extra europei ma non risultano sulle etichette, così come le tomaie di pessima plastica venduta come pelle, o i materiali usati per gli occhiali. Il consumatore dev’essere “educato” a controllare le etichette e a boicottare i prodotti privi di informazioni e ad essere parte attiva nel segnalare

“Farmaci Contraffatti: evitarli è facile” Va accolta positivamente l’iniziativa dell’Istituto superiore di Sanità, che in collaborazione con l’Agenzia Italiana del Farmaco e il Comando Carabinieri per la tutela della Salute, ha lanciato la campagna “Farmaci Contraffatti: evitarli è facile”. A tal fine è stato infatti creato il sito www.impactitalia.gov.it, attraverso il quale si forniscono informazioni sulla contraffazione dei farmaci e sui rischi dell’acquisto online o da canali di vendita non autorizzati. L’iniziativa è promossa da Impact (International Medical Products Anti-Counterfeiting Taskforce), una task force nazionale contro la contraffazione dei medicinali costituta dall’Italia (prima in Europa) in riferimento a quella creata dall’Oms.

nelle sedi competenti prodotti che sono ritenuti o risultati contraffatti”. Quali sono i settori merceologici nei quali più di altri il made in italy è più esposto a tentativi di contraffazione? “La lista è molto lunga e non esaustiva; prodotti agroalimentari con l’applicazione di marchi d.o.P. o I.G.P. contraffatti (pensiamo a simboli come il Parmigiano reggiano e il Grana Padano), abbigliamento, pelletteria, calzature, occhiali, elettronica, software e pirateria, cosmesi e profumeria, sigarette, giocattoli, ricambi per auto, moto ed aerei, medicinali. E’ evidente come in questi casi la contraffazione attiene immediatamente e direttamente alla salute del consumatore, che va tutelata attraverso un intervento preventivo delle autorità di controllo e repressivo, attraverso il sequestro e la distruzione delle merci contraffatte”. Eleonora Baldi Mondo Lavoro

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SPECIALE

BellaBarBa: sul made in italy oCCorre CorrisPondenza tra marChio e Paese d’origine

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onostante l’approvazione in Italia della Legge 166/2009, le difficoltà per i nostri piccoli imprenditori ed i nostri operai non sono risolte. oltre ad alcuni limiti propri dell’anzidetta legge, i problemi derivano anche dalle normative europee attualmente in vigore. Mi riferisco in particolare al regolamento CEE n. 2913/92 del 12 ottobre 1992 che all’art. 24 recita: “Una merce alla cui produzione hanno contribuito due o più Paesi è originaria del Paese in cui è avvenuta l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale, economicamente giustificata ed effettuata in un’impresa attrezzata a tale scopo, che si sia conclusa con la fabbricazione di un prodotto nuovo o abbia rappresentato una fase importante del processo di fabbricazione”. In parole povere, ciò significa che un prodotto, la cui fase produttiva sia avvenuta nella quasi totalità all’estero, a prescindere dalla manodopera e dalle materie prime utilizzate, potrà fregiarsi dell’etichetta “Italia” qualora una fase terminale della lavorazione sia avvenuta nel nostro Paese! a ciò si aggiunga che detti prodotti vengono commercializzati a prezzi realmente “italiani”, con enormi guadagni da parte dei suddetti produttori, molti ormai trasformatisi in grandi commercianti/importatori, senza più attività produttiva propria. detta normativa determina serie conseguenze in quanto: - gli alti margini di utili di questo tipo di prodotti, di fatto, sono per le imprese più grandi un forte stimolo alla delocalizzazione produttiva di molte fasi di lavorazione, con conseguente perdita di occupazione nazionale; 74

Mondo Lavoro

folco Bellabarba Presidente Provinciale Confartigianato imprese macerata

Se si vuole davvero difendere il lavoro italiano, salvaguardare le nostre imprese, tutelare realmente i consumatori, è necessario modificare il Regolamento Cee sull’origine dei prodotti

- il decentramento all’estero di importanti fasi produttive fa sì che vengano meno, e via via si perdano, professionalità italiane, producendo inoltre gravi crisi per le imprese artigiane del conto–terzi che si vedono costrette, per mancanza di commesse ormai in gran parte inviate all’estero, dapprima a licenziare i propri dipendenti e successivamente magari a chiudere, con un evidente impoverimento dei nostri territori; - viene infine a determinarsi una vera e propria “truffa per il consumatore”, sottoponendolo altresì a rischi connessi al mancato rispetto, da parte dei produttori, delle più basilari regole sanitarie (ad esempio attraverso l’utilizzo di componenti chimiche vietate o con l’uso di pelli non adeguatamente trattate), con possibili gravi pregiudizi per la salute. né vale, a mio avviso, il primato assoluto del principio “dell’interesse superiore del consumatore” di

poter disporre di prezzi concorrenziali, principio che i grandi Paesi del nordEuropa sembrano voler difendere. Infatti, se il fattore prezzo fosse la sola discriminante, tutto allora sarebbe, per assurdo, consentito è cioè lo sfruttamento del lavoro minorile, gli orari di lavoro interminabili, il superamento delle normative sanitarie e di tutela ambientale, la non attenzione alla salute dei consumatori, l’evasione fiscale, il non rispetto delle regole di tutela degli addetti nei luoghi di lavoro. Chiarito che siamo per rispettare la libera circolazione delle merci e la libera concorrenza, purchè sia nota l’origine del prodotto e il consumatore sia chiaramente informato, il nostro auspicio è molto semplice: arrivare ad ottenere quello che è di tutta evidenza e cioè che “made in Italy” significa “fatto in Italia”, tutto fatto in Italia e non solo una parte. L’introduzione del Paese d’origine (Made in ……) e l’esatta rispondenza del marchio d’origine con la reale origine complessiva del prodotto stesso non solo renderebbe ancora credibile il marchio “Made in Italy”, elemento immateriale ancora fondamentale per vendere i nostri prodotti a prezzi italiani, ma anche, e soprattutto, renderebbe ancora difendibili il lavoro italiano e le nostre imprese, artigiane e non, che ancora lavorano in Italia, tutelerebbe tutti i consumatori europei ai quali spetta comunque la decisione finale di acquistare consapevolmente il prodotto che preferiscono, combatterebbe infine la concorrenza sleale. Solo con un reale “Made in Italy” le aziende italiane possono continuare a garantire lavoro e ricchezza, così come hanno fatto per molti decenni.


la legge 166/2009 Va nella giusta direzione “nelle nuove misure approvate dal Parlamento sul “made in italy” – dichiara giuseppe mazzarella, Presidente nazionale moda di Confartigianato - vediamo una posizione più chiara e più efficace in difesa della qualità della produzione italiana”

La recente normativa contiene infat ti impor tanti novità – prosegue Maz zarella - e molte di queste novità sono il frut to dell’incessante “pressing” che la nostra a ssociazione ha fat to (e sta ancora facendo) a tut ti i livelli a difesa del “made in Italy”. novità che hanno trovato la condivisione delle più

rappresentative associazioni di categoria che hanno visto recepire molti dei loro “desiderata”. L’obiet tivo della norma è duplice: da un lato si punta a far sì che i prodot ti di origine italiana siano veramente tali e non solo etichet tati in questo modo entrando in un por to o varcando le frontiere; dall’altro lato si vuol evitare che prodotti realiz zati anche par zialmente all’estero da aziende italiane siano poi messi in circolazione con l’indicazione “10 0 % made in Italy” o con altre indicazioni che tendano ad accreditare un’origine interamente italiana della merce. Il det tato della norma è chiaro: il made in Italy, per poter esser definito tale, dovrà avere tut ta la produzione in Italia e laddove questo non av venga dovrà esserci una cer tificazione diversa. L’apposizione del marchio è facoltativa, ma quando si decide di met terlo lo si potrà fare soltanto a determinate condizioni: verrà infat ti considerato made in Italy il prodot to “per il quale il disegno, la proget tazione, la lavorazione ed il confezionamento sono compiuti esclusiva-

giuseppe mazzarella

mente sul territorio italiano…”. Tut to ciò garantirà cer tez ze ed una corret ta informazione a quei consumatori disposti a pagare per acquistare il valore aggiunto del made in Italy.

Mondo Lavoro

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SPECIALE

tutela del made in italy e lotta alle frodi, al Centro l’agenzia delle dogane Chi sta quotidianamente sul territorio a tutela della sicurezza dei prodotti che acquistiamo oppure dei marchi delle nostre aziende? ne parliamo con il direttore della direzione regionale dell’agenzia delle dogane, lucia spano

d

a alcuni anni il porto di ancona rappresenta una delle principali vie di accesso nel nostro Paese e in genere nell’Unione europea di merci contraffatte. E’ pertanto evidente l’importanza dell’azione di contrasto a tali fenomeni, che la direzione regionale delle dogane (competente anche per abruzzo e Molise) mette in campo quotidianamente. Siamo andati in via Palestro a sentire l’opinione del direttore, Lucia Spano, funzionario che vanta una lunghissima esperienza in seno all’amministrazione statale, avendo ricoperto ruoli di primo piano ai vertici delle dogane. Contraffazioni e tutela del made in italy. dottoressa, qual è il ruolo dell’agenzia delle dogane? “Innanzitutto si devono distinguere i due aspetti, anche se sono strettamente connessi tra loro: una cosa è la contraffazione, un’altra la violazione della normativa sul “made in”. vede, quando parliamo di “made in” ci riferiamo in particolare alle frodi al consumo, all’accordo di Madrid tanto per intenderci,

Nei prospetti riportati in questa pagina e nella seguente sono sintetizzati i risultati dell’attività accertativa raggiunti dalla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Dogane nonchè in dettaglio i beni sequestrati

mentre nella contraffazione è insita, oltre alla truffa ai consumatori, anche una frode alle aziende che legittimamente detengono i marchi di cui si è fatto abuso. La contraffazione deprime le nostre peculiarità”. Parliamo di contraffazione. in cosa si sostanzia la vostra attività? “Per contrastare efficacemente il fenomeno occorre innanzitutto che i funzionari incaricati delle verifiche possiedano tutte le conoscenze tecniche idonee. Per questo siamo molto sensibili alla formazione. E’ in tale contesto che abbiamo organizzato recentemente due seminari, e ne abbiamo un altro in programma. Si tratta di eventi che hanno esclusivamente contenuto tecnico, per permettere appunto ai ve-

DROGA (gr) ARMI E MUNIZIONI TABACCHI (kg)

fonte: agenzia delle dogane - direzione regionale

Mondo Lavoro

GASOLIO (lt) RIFIUTI SPECIALI (kg) LIQUORE (lt) BOMBOLE A METANO FUOCHI PIROTECNICI (kg) MOTORI ELETTRICI RIFIUTI VARI (pz) ROSARI BIRRA (lt) LAMPADINE RISP. ENER. SCALDABAGNI ELETTR. LANTERNE ANTI ZANZARE CAPPELLI PORTACHIAVI PNEUMATICI USATI (kg) SPIRALI ANTI ZANZARE SCIARPE ACRILICHE AMMORTIZZATORI BORSE DI PLASTICA SCARPE BORSE

GENERATORI DI CORRENTE fonte: agenzia delle dogane - direzione regionale

MERCI SENSIBILI

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VIOLAZIONI SULL’ORIGINE DELLE MERCI

rificatori di accertare con precisione le ipotesi in cui si è concretizzata una contraffazione. vorrei aggiungere a questo proposito che anche in ambito formativo si è resa possibile una stretta collaborazio-


IVA maggiore imponibile IVA maggiore imposta dovuta IVA CAROSELLO magg.impon. IVA CAROSELLO magg.imp.dov. IVA INTRACOMUNITARIA (MDA) ACCISE (MDA)

fonte: agenzia delle dogane - direzione regionale

ne tra gli uffici centrali e quelli periferici dell’agenzia delle dogane”. e se vi è il sospetto che il prodotto sia stato contraffatto? “La prima cosa da fare - oltre naturalmente agli adempimenti di rito, prescritti dalla legge - è avvertire immediatamente l’azienda titolare del marchio, affinché ci aiuti nella verifica dell’illecito. Quest’attività è resa molto più agevole per quelle aziende che hanno aderito al progetto “Falstaff” (si veda a pag. seguente ndr). L’azienda contattata può allora decidere di inviarci un perito affinché esamini la merce, oppure ci chiede di visionare presso la sua sede un campione estratto tra quelli sequestrati (che noi gli spediamo addebitandogli le spese). L’importante è intervenire immediatamente”. ma i controlli avvengono a campione? “noi ci muoviamo sulla base di un’accurata analisi dei rischi, che viaggia su un doppio binario: a livello nazionale e locale”. Ci può fare un esempio? “La direzione Centrale, a roma, ha disposto parametri di rischio sulla base di diversi elementi , tra cui in particolare origine,provenienza, tipologia merceologica, in conseguenza dei quali il Circuito doganale di Controllo dispone in automatico il controllo documentale e/o fisico di alcune spedizioni. La struttura periferica inoltre sulla base di altri indicatori, derivati dall’analisi dei rischi

fa, durante un’ispezione, i nostri uomini grazie allo scanner hanno individuato dei clandestini a bordo. Un’altra volta nel carico di un Tir si trovava … un carro armato”. secondo lei, i beni che eventualmente dovessero sfuggire ai controlli, restano nel mercato interno oppure sono destinati ad altri Paesi? “Penso che una buona parte di merce contraffatta sia destinata al mercato italiano.

CONTRAFFAZIONI

ABBIGLIAMENTO PROFUMI CALZATURE OGGETTISTICA

fonte: agenzia delle dogane - direzione regionale

VALUTA

IMPORTO INFRAZIONE VALUTA SEQUESTRATA fonte: agenzia delle dogane - direzione regionale

locale, può disporre verifiche documentali/fisiche di iniziativa anche su spedizioni non selezionate dal Circuito di Controllo.” Come avviene un controllo? “In sede di ispezione é fondamentale l’utilizzo dello scanner, che permette di intercettare fisicamente le differenze di carico all’interno dei camion ed indirizzare meglio la successiva attività di verifica fisica. Si tratta di uno strumento che, in poco tempo e senza alcun rischio per la salute né del camionista, né di altre persone, permette di “fotografare” le tipologie di beni contenute nel mezzo”. Quindi se un mezzo, oltre a beni regolarmente denunciati, contenesse, supponiamo, armi, lo scanner vi permette di individuarle? “Le rispondo ricordando che tempo

Inoltre sottolineo il pericolo costituito dai traffici di tali prodotti dalla Grecia, attesi i numerosi sequestri operati su camion provenienti da tale paese presso il Porto dorico”. e i beni sequestrati? “dipende. Se si tratta, ad esempio, di capi di abbigliamento o di calzature, vengono utilizzati su autorizzazione dell’aG per finalità umanitarie, previa asportazione dei marchi contraffatti altrimenti vengono distrutti. attenzione, però: se la violazione riguarda la normativa sul “made in”, senza alcuna contraffazione, pur fatte salve le norme penali a carico dell’autore del fatto, solitamente l’autorità giudiziaria rilascia i beni sequestrati, a condizione che si inserisca l’apposizione corretta”. Paolo Duranti Mondo Lavoro

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SPECIALE

falstaff, uno strumento doganale Per la lotta alla Contraffazione il progetto, avviato nel 2004, nell’anno successivo ricevette la menzione d’onore negli europe awards, oscar europeo 2005 per le migliori iniziative di e-government

C

on il progetto Falstaff l’agenzia delle dogane ha costituito una banca dati multimediale dei prodotti autentici inserita nel sistema informativo aida (automazione Integrata dogane e accise) dell’agenzia. attraverso questa banca dati i titolari del diritto, cioè in massima parte aziende, possono confrontare le caratteristiche dei prodotti “sospetti” con le caratteristiche dei pro-

interventi rapidi sono possibili soltanto attraverso l’utilizzo di strumenti telematici dotti originali. In questo archivio, pertanto, gli interessati inseriscono una scheda-prodotto, contenente tutte le informazioni, i dati tecnici, nonché le immagi-

Per saperne di più: www.agenziadogane.it ni, che lo contraddistinguono. Consultando la banca dati, i funzionari dell’agenzia delle dogane possono ottenere risposte in tempo reale. Un’efficace azione di contrasto alle contraffazioni è determinato da una sinergia tra la banca dati Falstaff e il Circuito doganale di Controllo, con il quale è possibile analizzare in tempo reale tutte le dichiarazioni di importazione ed esportazione presentante in dogana. Le predette dichiarazioni vengono successivamente indirizzate automaticamente ai canali di controllo abbinati ai profili di rischio elaborati anche in base ai parametri che sono stati indicati dalle aziende nelle schede. 78

Mondo Lavoro


PUBBLICITˆ

Mondo lavoro 1-2-10.pdf

3-02-2010

9:54:56


SPECIALE

fiamme gialle, una forte Presenza a tutela delle aziende Corrette Questo il dato positivo che scaturisce dal rapporto di fine anno della guardia di finanza, illustrato dal Comandante regionale francesco Petraroli

a

lavorare in sempre più stretto collegamento con il territorio, nel tentativo di arginare fenomeni che in diversi modi vanno a discapito della qualità della vita dei cittadini e della competitività delle imprese che fanno del rispetto delle regole il loro principio guida, è la Guardia di Finanza che nell’anno appena concluso ha portato a compimento una serie di importanti operazioni di controllo sul suolo marchigiano. a rendere conto dei positivi risultati raggiunti è stato il Comandante regionale Generale Petraroli, coadiuvato nell’esposizione di dati e fatti dal Comandante Provinciale di ancona Urso e dal Comandante roan Furia. nell’illustrare il lavoro svolto nell’anno appena conclusosi, traspare da parte del Generale Petraroli un condivisibile orgoglio. Il raggiungimento di importanti obiettivi è il frutto di una serie di strategie di intervento mirate, anche alla luce degli indirizzi stabiliti a livello nazionale ed attuate sul territorio in collaborazione con i vari reparti della Guardia di Finanza marchigiana. nella classifica delle regioni nelle quali le Fiamme Gialle hanno ottenuto i risultati migliori, le Marche si posizionano al decimo posto: un ottimo risultato, quindi, tanto più se si considera il numero di forze impiegate: 1.500 unità. Ma veniamo ai numeri: i controlli effettuati nel corso del 2009 dalla Guardia di Finanza nella nostra regione sono

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Mondo Lavoro


stati circa 5mila tra verifiche sostanziali, controlli “obiettivizzati” e controlli per la lotta al caro vita. Tra le maggiori soddisfazioni che vengono elencate dal Comandante vi è senza dubbio la scoperta di ben 307 evasori totali, i più difficili da ritracciare perché completamente sconosciuti al Fisco. riuscire a scovare tali situazioni significa svolgere un attento lavoro di intelligence sul territorio, attuare un cambiamento nella stessa filosofia operativa del finanziere, che vuole sempre di più es-

I DATI DELL’ATTIVITA’ OPERATIVA DELLA GUARDIA DI FINANZA NELLE MARCHE - 2009 Totale accessi ispettivi eseguiti: 4.831 di cui: - 1.568 verifiche sostanziali - 2.301 controlli “obiettivizzati” - 962 controlli lotta al caro vita Scoperti 307 evasori totali e 69 paratotali Nell’ambito dell’economia mersa individuati: - 527 lavoratori irregolari - 624 lavoratori in nero

som-

In tema di contrabbando e contraffazione: - sequestrate oltre 35 tonnellate di sigarette, con conseguente denuncia di 94 persone - sequestrati circa 900.000 prodotti con marchio contraffatto e denunciate 280 persone

sere presente, conoscere le situazioni contingenti, diventare un vero e proprio poliziotto economico-finanziario. La nostra regione poi è dotata di alcune particolarità che la rendono particolarmente vulnerabile nei confronti di talune violazioni: il contrabbando o l’immigrazione irregolare, data l’importanza strategica del porto di ancona, o il trasferimento degli introiti in paradisi fiscali, considerando l’estrema vicinanza con San Marino. Per quanto riguarda la situazione del porto dorico, il Comandante Provinciale Urso ha sottolineato come esso sia uno dei più “blindati” d’Italia, grazie alla previsione di controlli in tre fasi: al momento dello sbarco, nel periodo di circolazione delle merci all’interno del porto e infine al momento dell’uscita delle stesse. Il messaggio forte che è uscito da questo incontro con i vertici della Guardia di Finanza regionale, riguarda la volontà di attuare un controllo preven-

tivo sempre maggiore sul territorio. Questo ovviamente non per incidere in maniera negativa sulle risorse economiche della nostra regione, quanto al contrario per tutelarle, andando ad incentivare così la lotta alla contraffazione e al riciclaggio, così come la trasparenza finanziaria. Questi sono infatti fenomeno che creano distorsioni e che sovente vanno a discapito delle Pmi di settori-cardine per la nostra regione quale il manifatturiero o il meccanico. La Guardia di Finanza agisce poi anche a tutela dei marchi e dei brevetti industriali e di tutte le opere di ingegno. Ciò è chiaramente confermato da tutta una serie di attività investigative e preventive attraverso le quali si è incrementata la lotta alla contraffazione, in tutela proprio di tutte quelle aziende locali che fanno del Made in Italy la loro forza, che puntano su qualità italiana, sulla cura dei dettagli, sull’impiego di materiali di prima qualità e che spesso vengono messi in difficoltà dalla concorrenza sleale. nell’ultimo anno, i finanzieri marchigiani hanno provveduto al sequestro di più di un milione di capi contraffatti, soprattutto abbigliamento e profumeria. Si capisce come numeri di questo genere possano mettere in crisi un’economia come la nostra che vive di Made in Italy, in particolar modo in province quali quella di Macerata e di ascoli Piceno. a preoccupare particolarmente le autorità, che dichiarano di voler puntare forte anche nel prossimo anno sulla scoperta di quante più irregolarità possibili, il fatto che questa tipologia di fenomeni sia spesso legata alla criminalità organizzata, che negli ultimi periodi è anche riuscita a dotarsi di alcune basi d’appoggio nella nostra regione. Per il 2010 le priorità saranno orientate soprattutto a due direttive: la lotta alla contraffazione, appunto, e il dirottamento dei patrimoni tassabili verso paradisi fiscali. Mondo Lavoro

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SPECIALE

i seQuestri di Prodotti Contraffatti regione Per regione nel 2009 in italia sono stati sequestrati in media 233mila oggetti contraffatti al giorno, cioè 85 milioni di pezzi in tutto l’anno. il fenomeno, quindi, è vastissimo. ma vediamo in dettaglio i numeri forniti recentemente dalla guardia di finanza

REGIONE

NORD Emilia Romagna

Friuli Venezia Giulia Trentino Alto Adige Valle d’Aosta Liguria Lombardia Piemonte TOTALE NORD CENTRO Abruzzo Toscana Umbria Lazio Marche TOTALE CENTRO SUD E ISOLE Basilicata Puglia Sardegna

Calabria Campania Molise TOTALE SUD E ISOLE TOTALE ITALIA

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Mondo Lavoro

NUMEROÊ DIÊ BENIÊ SEQUESTRATIÊ (inÊ migliaiaÊ diÊ unitˆ )

PERCENTUALEÊ SULÊ TOTALE



SPECIALE

Il veRo MaDe In Italy fa CReSCeRe le IMpReSe e la noStRa RegIone e’ questo il forte messaggio di fabrizio Costa, Direttore Servizio Industria artigianato energia Ricerca Innovazione della Regione Marche. Una grande opportunità, quindi, per la quale ci si sta muovendo soprattutto nell’ambito del credito alle imprese

D

ottor Costa, che cosa pensa della normativa in tutela del Made in Italy a livello nazionale? “La normativa è stata recentemente rafforzata, raccogliendo molte delle indicazioni avanzate dalle Regioni. La tutela del Made in Italy è stata affrontata con la legge n. 99 del 2009, che ha introdotto misure volte a rafforzare la difesa della proprietà industriale e gli strumenti di lotta alla contraffazione, anche sotto il profilo penale. Inoltre è importante ricordare anche il decreto-legge n. 135 del 2009. Presso il Ministero dello Sviluppo Economico è stato poi istituito il Consiglio Nazionale Anticontraffazione, con funzioni di indirizzo, impulso e coordinamento delle azioni intraprese da ogni amministrazione, al fine di migliorare l’insieme dell’azione di contrasto della contraffazione a livello nazionale. La Camera ha poi recentemente approvato un disegno di legge (DDL A C. 2624), recante disposizioni per la riconoscibilità e tutela dei prodotti italiani, che è incentrato sulla commercializzazione di prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri ed è volto ad assicurare la tracciabilità dei prodotti di tali settori, introducendo un sistema di etichettatura obbligatoria che evidenzi il luogo di origine di ciascuna delle fasi di lavorazione. Inoltre si consente 84

MoNDo LAvoRo

l’uso della denominazione “Made in Italy” esclusivamente per i prodotti dei suindicati settori, le cui fasi di lavorazione - come individuate dallo stesso provvedimento - abbiano avuto luogo prevalentemente nel territorio italiano. Infine, si prevedono sanzioni amministrative pecuniarie e il sequestro e la confisca delle merci nel caso di violazione delle disposizioni del provvedimento, che se reiterata è soggetta a sanzione penale. Anche sul piano comunitario la normativa è in movimento. Il Parlamento Europeo ha approvato nelle settimane scorse una risoluzione, votata a larghissima maggioranza, che è una ulteriore spinta per raggiungere a breve l’obiettivo del regolamento che rende obbligato-

ria l’etichettatura sulle merci in ingresso nel mercato comunitario”. Ritiene che sarebbe necessario modificare o integrare qualche aspetto della normativa vigente? “La nuova legislazione è molto ampia ed articolata: direi che conviene aspettare per vedere gli effetti della concreta applicazione prima di pensare ad ulteriori interventi correttivi o integrativi”. Sul territorio marchigiano, la problematica della tutela del Made in Italy è sentita? “Moltissimo e la Regione Marche è sicuramente tra quelle in prima linea per la difesa attiva del Made in Italy, in quanto il vero Made in Italy fa crescere le imprese e la nostra regione, oltre che il Paese, ed aiuta a


migliorare le prospettive di crescita economica e di lavoro stabile”. In quali settori siamo maggiormente conosciuti all’estero? “Sicuramente in moltissimi segmenti del Made in Italy. Dalla filiera della moda-calzatura a quella dell’arredamento-mobile, dall’elettromeccanica all’agroalimentare, i prodotti delle Marche, nonostante la durissima crisi finanziaria che si è abbattuta sui mercati internazionali, continuano ad essere molto apprezzati. E’ ovviamente molto duro mantenere le posizioni acquisite ed è per questo che la Regione continua a spingere sulla leva dell’innovazione e della ricerca per favorire una maggiore competitività delle nostre produzioni”. Quali sono le richieste che vengono avanzate al Servizio Industria artigianato energia Ricerca Inno-

vazione della Regione? “In questi mesi il tema dell’accesso al credito è sicuramente stato al centro delle preoccupazioni delle imprese. Molto apprezzata è stata la risposta che la Regione ha dato, istituendo un fondo di garanzia di II livello che a tuttoggi ha consentito di garantire 224 milioni di finanziamenti erogati a 5.500 imprese. Il fondo è stato rifinanziato anche per il 2010, per garantire un livello analogo di operazioni”. e gli strumenti che potete mettere in campo? avete progetti in corso d’opera o per il futuro? “Nelle prossime settimane diventerà operativa la linea di credito di 100 milioni di raccolta effettuata tramite la BEI, destinata al finanziamento delle Pmi marchigiane. Inoltre abbiamo individuato il gestore

per il fondo di ingegneria finanzia finanziaria che rilancerà, tra l’altro, anche il sostegno alla capitalizzazione delle imprese e un fondo di garanzia per interventi di green economy”. Quali prospettive secondo lei si possono aprire per le aziende che sono portatrici del Made in Italy dopo questo periodo di crisi? “Le imprese delle Marche continuano ad essere apprezzate per la qualità, il design, il contenuto tecnologico e l’ingegno che mettono nei propri prodotti: credo che dobbiamo continuare su questa strada senza trascurare che il mondo nel frattempo è cambiato. La crisi finanziaria e la recessione (da cui forse stiamo iniziando ad uscire) hanno comportato una drastica riduzione del Pil del nostro Paese come di quello di molti altri mercati in cui esportiamo i nostri prodotti, che sarà recuperata in molti anni. E’ cambiata anche la modalità di produrre, il rapporto con il sistema finanziario e la cultura di “fare impresa”. Sono tutti elementi che ci inducono a ritenere che cambieranno le prospettive delle nostre imprese, che le spingeranno ad aprirsi maggiormente alle diverse opportunità di mercato e ad uscire di più dai confini del nostro Paese per raggiungere le realtà emergenti che rappresentano già da ora un interessantissimo sbocco per le nostre produzioni”. Eleonora Baldi MoNDo LAvoRo

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SPECIALE

eConoMIa e pIl, I ReCoRD Delle MaRChe la nostra regione - in testa a tutte le rilevazioni nazionali per livello di qualità della vita, benessere, longevità e “produttività” – presenta indici di sviluppo che, nonostante le note difficoltà di natura congiunturale, lasciano ben sperare per una prossima ripresa

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uesti alcuni dei punti salienti evidenziati nel bilancio di cinque anni di lavo-

ro.

pil: il primato delle Marche Il Prodotto interno lordo ha registrato, negli ultimi dieci anni, la crescita più elevata (+18,2 per cento) tra tutte le regioni italiane, con un aumento del 5,4 rispetto alla media nazionale. occupazione in crescita Nel periodo giugno 2009 - giugno 2008 (il periodo peggiore per l’economia nazionale), le Marche 86

MoNDo LAvoRo

hanno avuto un incremento di 1.000 unità del numero degli occupati, passati da 656mila a 657mila: un risultato lusinghiero conseguito soltanto da tre regioni. Calano gli infortuni sul lavoro Tra il 2005 e il 2008 il numero degli infortuni sul lavoro ha registrato una diminuzione di quasi il 12 per cento: cinque punti in più rispetto al dato medio nazionale, che è di circa il 7 per cento (fonte Inail). Un dato incoraggiante, se si considera che appena qualche anno fa, le Marche erano in fondo alla classifica.

Infrastrutture, una pioggia di investimenti In arrivo 4,8 miliardi di euro per la realizzazione di nove importanti opere infrastrutturali: terza corsia A-14 (2.000 meuro), progetto Quadrilatero (1.950 meuro), Fano-Grosseto, per la quale è stata raggiunta un’intesa di project-financing), Mezzina e Salaria (106 meuro), uscita Porto di Ancona (480 meuro), concessione trentaseiennale Aeroporto delle Marche, Gallerie Castellano e Cattolica (50 meuro), complanare Pesaro-Fano (progettazione), Trasporto pubblico locale (300 meuro).


totale 75 milioni di euro di investimenti per realizzare reti telematiche, di cui 45 per la banda larga. Scende la pressione fiscale Tra il 2004 e il 2009, la pressione fiscale (addizionali Irap e Irpef) ha fatto registrare un calo del 47 per cento, passando da 169 a 90 milioni di euro. politica fiscale più equa Due marchigiani su tre, pari al 68 per cento della popolazione, non hanno mai pagato l’addizionale regionale Irpef. Un dato che testimonia l’efficacia delle politiche di equità fiscale, di solidarietà verso i più deboli e di progressività nella tassazione, che sono alla base del moderno sistema del Welfare. Ridotto l’indebitamento regionale L’indebitamento regionale si è ridotto considerevolmente, passando nel periodo compreso tra il 2004 e il 2010 da 1.070 a 767 milioni di euro. aumenta la lotta all’evasione Nel periodo 2005-2008 la politica di contrasto all’evasione ha consentito il recupero di 70 milioni di euro.

Ricerca, tecnologia ed innovazione: mille milioni di euro Gli investimenti per agevolazioni ammontano a 178 milioni di euro. Attivati altri 928 milioni di euro di investimenti per progetti di ricerca e sviluppo, trasferimento tecnologico ed innovazione.

più risorse dai fondi europei Nel periodo 2007-2013 c’è stata una significativa variazione (+ 6.735.762) dei fondi Ue assegnati alle Marche. Un dato che ci pone al primo posto nella classifica delle regioni.

lavoro ed occupazione: il pacchetto di interventi a sostegno del settore Il pacchetto di proposte approvato dalla Giunta prevede una serie di interventi di “resistenza”, tra cui contratti di solidarietà, ammortizzatori sociali in deroga a favore delle piccole imprese, agevolazioni sanitarie per lavoratori colpiti dalla crisi, buoni studio per le famiglie di lavoratori in difficoltà, integrazione ai Comuni per il Fondo sociale. Previsti anche interventi a sostegno della scuola, blocco e riduzione dei canoni Erap per le fasce deboli, interventi di semplificazione e velocità della Pubblica Amministrazione, istituzione di un osservatorio permanente sull’economia e gestione diretta delle vertenze aziendali. Tra gli interventi di “attacco”, da segnalare l’azzeramento dell’Irap regionale, la concessione di fondi di garanzia per l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, accordi di programma, incentivi per assunzioni e stabilizzazione di contratti a termine. In programma anche progetti di reimpiego di lavoratori svantaggiati, prestiti d’onore per la nascita di nuove imprese, incentivazione della nuova imprenditorialità cooperativa dei lavoratori in difficoltà, realizzazione delle reti di distretto per l’occupazione, assegnazione di 100 milioni di euro per il sostegno della piccola e media impresa.

Banda larga: completata la copertura Le Marche - altro primato - sono state la prima regione italiana a completare la copertura della banda larga di seconda generazione (velocità 20 megabit) sull’intero territorio. In MoNDo LAvoRo

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SPECIALE

pRotezIone Del lavoRo, SvIlUppo Dell’eConoMIa Il governo regionale delle Marche ha varato la Manovra finanziaria per il 2010. la velocità di risposta alla congiuntura è fondamentale per proteggere il lavoro e rilanciare le piccole imprese, per “resistere ed attaccare”

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l bilancio regionale 2010 aumenta le risor se disponibili per la comunità marchigiana, riduce ulteriormente le tas se e debito, alimenta una rinnovata s trategia di prote zione del lavoro e di sviluppo dell’impresa. L a Manovra interes serà almeno 20.0 0 0 lavoratori, mobilitando oltre 4 0 0 milioni di finanziamenti ed inves timenti. Sono confermate una serie di misure di “resis tenza” che già nel cor so dell’anno pas sato hanno ot tenuto buoni risultati. Sono s tate integrate con nuovi interventi, condividendo e recepen-

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MoNDo LAvoRo

do le propos te del sindac ato e delle c ategorie economiche, per realiz zare anche una s trategia di “at tacco” per il sos te gno at tivo dell’occupazione e delle imprese. Prosegue così il trend cos tante di riduzione della pres sione fi-

Dall’inizio della legislatura la pressione fiscale regionale ha registrato un calo del 47 per cento

sc ale regionale, che dall’inizio della Legislatura ha regis trato un - 47 per cento. Inoltre, a te s timonianza dell’equità sociale della Manovra Finanziaria della Regione, il 6 8 per cento dei cit tadini marchigiani ( le fasce sociali con i redditi più bas si ) rimangono esentati dal pagamento dell’addizionale regionale Ir pef; è previs to un pacchet to organico di sos te gni per le famiglie in dif ficoltà lavorative per la sanità, gli affit ti, la scuola ed altri ancora ; vengono integrate le risor se dei Comuni a fronte dei tagli nazionali del fondo sociale.


SPECIALE

BEvI TErrITorIo

appRovato Dal MInISteRo Il pRogetto MaRChe-JIangSU Grazie al riconoscimento da parte del Governo del valore strategico del progetto, che si propone di porre in atto azioni concrete per rendere operativo l’accordo di collaborazione tra la Regione Marche

e la Provincia dello Jiangsu – realtà produttiva molto importante in Cina -, arriveranno altri 224mila euro di finanziamento per sostenere la penetrazione delle Pmi marchigiane appunto in questo territorio. Il progetto, denominato Icona – Istitutional and industrial Cooperations Actions between Marche Region and Jiangsu – avrà durata triennale e punterà al raggiungimento di tre obiettivi: attivare rapporti di collaborazione tra i Centri di innovazione tecnologica dei due soggetti coinvolti; sviluppare azioni congiunte in tema di innovazioni di processo e di prodotto, controllo della qualità e lotta alla contraffazione; definire un piano per la realizzazione di collaborazioni industriali e trasferimento di know-how tecnologico.

feRMa pReSa DI poSIzIone DI SpaCCa SUl nUCleaRe Gian Mario Spacca , governatore uscente della Regione Marche, si fa portavoce di un atteggiamento negativo nei confronti del nucleare, soprattutto per quanto riguarda le modalità di realizzazione dei programmi, previste dal Parlamento con l’approvazione della legge 99 del 2009 voluta dal Governo Berlusconi. Spacca sottolinea come le modalità previste nella legge, creino i presupposti per scavalcare le scelte e le decisioni prese dalle Regioni e dagli Enti Locali. Questa problematica era già stata portata all’attenzione della Corte Costituzionale lo scorso settembre, quando la Giunta Regionale aveva fatto ricorso contro la legge.


SPECIALE

“oRa oCCoRRe aCCoMpagnaRe I noStRI pRoDottI Con SeRvIzI aDegUatI” Il quadro disegnato dalle parole del presidente di Confindustria Marche paolo andreani è senza dubbio positivo quando si parla di imprese che come quelle marchigiane hanno fatto del “bello e ben fatto” il loro aspetto di riconoscibilità

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uanto è importante il Made in Italy per l’economia italiana? Quali i settori che maggiormente ne sono portabandiera nel mondo e nei quali le Marche danno il loro contributo? “Con la dizione Made In Italy si indica il processo di rivalutazione della produzione artigianale ed industriale italiana, che ha portato i prodotti italiani ad eccellere nella competizione commerciale internazionale. All’estero, infatti, i prodotti del Bel Paese hanno nel tempo guadagnato una fama tale da costituire una categoria a sé all’interno di ciascun settore produttivo. Ai prodotti contraddistinti da tale denominazione vengono riconosciute notevoli qualità di realizzazione, cura dei dettagli, fantasia del disegno e delle forme, durevolezza. Il prodotto italiano si apprezza per l’approfondimento che reca in sé, come espressione di un gusto raffinato, sia che si tratti di cibo, di abbigliamento oppure di arredamento. La voglia di far bene, di trovare una connotazione unica, una risposta originale alle esigenze del cliente, rappresentano il modo di lavorare e di pensare all’italiana. Perché “pensare italiano” significa attingere a una cultura che è dentro di noi, nei pregi, nei difetti, nella sua originalità e nella sua storia, che dovremmo imparare a saper meglio valorizzare anche nella competizione globale. Il metodo di pensare e progettare è identico per qualsiasi tipolo90

MoNDo LAvoRo

gia di prodotto, dalla moda alle calzature, dall’arredamento all’alimentare, non importa quale sia l’oggetto, quanto sia grande oppure piccolo. Una volta elaborate le doti di funzionalità e originalità, il voler rendere il prodotto diverso è l’aspetto importante: l’approccio è animato dallo stesso spirito, di riuscire cioè a realizzare qualcosa di unico e mai visto. Il Made in Italy, quindi, da sempre ci distingue nel mondo e le Marche rappresentano proprio una delle regioni maggiormente caratterizzate da produzioni manifatturiere di qualità, note sul mercato nazionale ed internazionale nei settori dove il nostro

Paese è tradizionalmente più forte: nel settore della moda (in particolare per le calzature, la pelle e cuoio, l’abbigliamento, i cappelli…), nell’arredamento, nella meccanica, nell’elettrodomestico, nell’illuminotecnica ed oggettistica, nell’agroindustria. Ma ci siamo saputi distinguere anche nella nautica, nella produzione ed ideazione dell’animazione e cinematografia, mostrando delle connotazioni e capacità produttive che comunque possono essere ricondotte ad una nozione di “made in Italy”. la crisi dalla quale stiamo uscendo, ha colpito anche i settori del Made in Italy? “Anche la capacità produttiva di questi particolari settori è stata messa a dura prova dalla competizione internazionale molto più aggressiva, resa ancor più difficile dalla crisi scoppiata nel 2008, che ha portato ad una fortissima contrazione della domanda mondiale, dove anche i nostri prodotti hanno subìto una nuova concorrenza, che richiederà una nuova capacità di produrre, vendere ed approcciare i mercati emergenti, che traineranno la ripresa”. Quali prospettive si sente di ipotizzare? “Ritengo che le nostre imprese debbano ricercare sempre più la “qualità” delle loro produzioni, una qualità in grado di rendere unici i nostri prodotti a confronto con quelli realizzati nel re-



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sto del mondo. Si richiede ora anche una nuova capacità delle imprese di accompagnare i nostri prodotti con servizi a monte e a valle delle produzioni, di essere dinamiche e rapide sui mercati internazionali, creando relazioni e rapporti efficaci e duraturi. Le strategie delle imprese per conquistare nuovi mercati devono partire dalla consapevolezza di quello che è stata fino ad oggi la loro forza, considerando anche che le loro possibilità di sopravvivenza e sviluppo sono legate sempre più alla loro capacità di cambiare e di adattarsi ai mercati. Le imprese delle Marche sono state sempre grandi esportatrici: devono continuare a farlo anche ora, che gradualmente sta riprendendo la domanda mondiale”. analizziamo in maniera specifica la posizione delle imprese marchigiane: quanto sono conosciute per il Made in Italy? Quali settori sono più forti? “L’industria marchigiana, come noto, presenta un grado di specializzazione elevato e superiore alla media nazionale nei settori tradizionali del Made in Italy. Le produzioni di beni di consumo del sistema casa e del sistema moda hanno infatti un peso assai rilevante per l’economia regionale. Attorno a questi settori si è poi sviluppato un indotto sempre più importante, attivo nella produzione di macchinari, parti e componenti, che è riuscito in molti casi a garantirsi spazi di mercato autonomi e a competere con successo sui mercati internazionali. Le Marche sono sempre state terra di talento e conoscenze tramandate da genitore a figlio, protese ad innovare la tradizione, a perfezionare e rifinire la qualità di ogni prodotto sfidando la concorrenza, anche mondiale. Le nostre calzature, i cappelli, le confezioni, i prodotti enogastronomici, i nostri articoli per la casa, gli elettrodomestici, gli apparecchi di illuminazione, le nostre cucine, le poltrone, la nostra cantieristica da diporto, solo per citare alcuni settori, sono conosciuti in tutto il mon92

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do e contribuiscono alla eccellente reputazione del marchio “Made in Italy”. Alcune delle nostre produzioni, anche nel settore agroalimentare, hanno inoltre ottenuto la certificazione della loro qualità: penso ad esempio alla recente iscrizione del “Ciauscolo” marchigiano tra le Indicazioni Geografiche Protette (I.G.P.), per la quale si era attivata la Consulta regionale delle imprese agroalimentari di Confindustria Marche, in collaborazione con 41 salumifici locali. È un ambizioso obiettivo che si aggiunge, dopo vent’anni, a quello ottenuto per i prodotti a base di carne (stagionati) con il Prosciutto di Carpegna. Anche di fronte alla crisi, le imprese hanno saputo reagire, cercando di mantenere la produzione e l’occupazione, anche se con cali palesi di ordini e fatturati, aumentando ulteriormente – laddove possibile - il valore e la qualità delle loro produzioni. Questa credo sia ancora la ricetta per il futuro, anche se gli effetti della crisi sono tuttora presenti ed incombono sulle nostre imprese”. parliamo proprio del futuro: come dovrebbero muoversi il sistema nel suo complesso e tutti gli attori che vi operano per tutelare e valorizzare il Made in Italy? “Probabilmente le nostre aziende dovranno subire ulteriori processi di riorganizzazione, ma deve rimanere - a mio avviso - ferma la strategia di valorizzazione del “Made in Italy” come marchio di garanzia per il consumatore finale, riscoprendo la centralità del prodotto nel senso più ampio del termine, puntando come sempre abbiamo fatto sulla qualità, sullo stile e sulla ricerca. Realizzando quel “bello e ben fatto” che ci ha caratterizzato per anni, avremo ancora tutte le carte in regola per eccellere nel mercato mondiale. Più innovazione e ricerca, più rapporti con le Università, più interazione tra imprese, più valore ad un modo di produrre e di vendere. Recentemente si è acquisita la consapevolezza della necessità di avere delle normative ed accordi internazionali di tutela e difesa

“Per cogliere al meglio le nuove opportunità ed agganciare la ripresa della domanda mondiale, le nostre imprese dovranno sciogliere alcuni nodi che riguardano anche la dimensione, la managerialità e la struttura finanziaria, con particolare attenzione alla patrimonializzazione”.

delle produzioni, di lotta alla contraffazione, con carattere di reciprocità, tra Paesi evoluti e Paesi emergenti, che si traducano in una difesa attiva dei nostri prodotti e non viceversa in regole che mortifichino le nostre peculiarità, o limitino a nostro danno le scelte imprenditoriali, alterando ulteriormente la competitività. Le imprese italiane e quelle marchigiane hanno dimostrato negli ultimi anni di muoversi con grande velocità sia nell’orientare le esportazioni verso i mercati più dinamici, sia nel mutare la composizione delle produzioni. Per cogliere al meglio le nuove opportunità ed agganciare la ripresa della domanda mondiale, tuttavia, le nostre imprese dovranno sciogliere alcuni nodi che riguardano anche la dimensione, la managerialità e la struttura finanziaria, con particolare attenzione alla patrimonializzazione. Fondamentale sarà anche il ruolo delle banche e la loro capacità di accompagnare le aziende nelle nuove sfide dell’innovazione e dell’internazionalizzazione”. e le istituzioni? “Possono anch’esse contribuire in modo significativo al rafforzamento e al rinnovamento del “Made in Italy” con politiche di sostegno all’innovazione e alla ricerca, alla qualità dei prodotti e delle produzioni, alla valorizzazione delle risorse umane, all’internazionalizzazione, riducendo i gap delle nostre imprese nella competizione internazionale, anche con politiche di contesto efficaci e con il varo di riforme significative per il nostro Paese”.


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2010, Un anno CRUCIale peR le IMpReSe MaRChIgIane Il 2010 sarà l’anno della ripresa? Difficile fare un pronostico. nelle Marche soffrono la crisi non soltanto le attività del made in Italy tradizionale ma anche settori manifatturieri particolarmente avanzati, che negli anni scorsi si sono esposti investendo decisamente in tecnologia ed innovazione

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a struttura economica della regione resta particolarmente legata alle manifatture e non sembra manifestare l’intenzione di intraprendere percorsi di terziarizzazione orientati a servizi avanzati. Se è vero che la media e la grande industria delle Marche hanno perso occupazione più rapidamente rispetto al totale manifatturiero, è altrettanto innegabile che l’occupazione nelle microimprese ha tenuto, almeno sino alla fine del 2009. A dimostrazione che le imprese più piccole reagiscono, non si perdono d’animo, puntano sulle risorse umane. La dinamica delle imprese nei primi undici mesi dell’anno appena chiuso vedono le Marche “perdere” in termini di saldo tra imprese iscritte e cessate, 826 unità. I saldi per forma giuridica confermano come la crisi stimoli il mutamento ed operi nella direzione di un consolidamento del tessuto imprenditoriale. Crescono infatti le società di capitale mentre calano sia le società di persone sia l’imprese individuali. “Le analisi congiunturali del 2009” - secondo il presidente regionale Cna Renato Picciaiola - “hanno confermato l’ampiezza della crisi per le nostre imprese: deciso abbassamento del fatturato, della domanda estera e dell’attività per conto terzi, crollo degli investimenti. Flette la spesa per retribuzioni ma meno di

quanto avviene per il fatturato, perché le nostre imprese mantengono fin che possono i livelli occupazionali, sapendo quanto è importante la risorsa umana. Hanno agito a supporto i sostegni al credito e gli ammortizzatori sociali come la cassa integrazione in deroga, che nel territorio regionale sono stati dispiegati con efficacia, grazie anche alla lungimiranza della Cna nel riorganizzare i propri strumenti di accesso al credito”. Insomma, il sistema produttivo marchigiano resiste e tiene duro ma la Cna Marche sa che questo non basta e istituendo, grazie a Cna Inno-

vazione Marche, un repertorio delle imprese con prassi eccellenti, ha avviato un processo di sensibilizzazione e di promozione tra le piccole imprese per intraprendere attività di ricerca e sviluppo meno informali e spontanee di quanto già avvenga, in modo da sostenere la diffusa capacità innovativa e, soprattutto, di qualificarla e renderla più efficace.

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“l’InnovazIone paRte Dalle peRSone, non Dalle CapaCItà teCnologIChe”

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osa si intende per “design”? “La parola “design” è uno dei vocaboli più usati, più abusati dai media, ma soprattutto più fraintesi. Provate a chiedere a buona parte dei manager delle imprese italiane, che cos’è, secondo loro, il Design Management, e ne sentire veramente di belle! Perché, ed è ovvio, finché si parla di Product Manager, si intuisce che dietro ci sta il prodotto! Ma se malauguratamente si venga a sostituire Product con Design, allora sì che iniziano le divagazioni… vi sentirete raccontare che il design è il prodotto di alta qualità, strano, bizzarro, unico, estetico, ricercato… o ancora quello firmato dall’azienda storica X…, confondendolo addirittura con la brand identity, che è certamente un’implicazione dei processi di design.” perché questa percezione è così diffusa? La causa di questi fraintendimenti credo sia ricercabile nell’identità “design=prodotto”, anzichè “design=processo”, ma anche nella scarsa interdisciplinarità dei sistemi di istruzione, di cui vorrei parlare in seguito. Nel linguaggio comune, con una sorta semplificazione, quando si parla di design ci si riferisce ai prodotti, specie quelli di arredamento, piuttosto che ai servizi, ai materiali od ai sistemi. Questo è giustificato dall’evoluzione storica del product design nel tempo, individuandone gli esordi con la scuola Bauhaus di Weimar che intendeva il design come il prodotto consapevole e standard: le macchine dovevano produrre consapevolmente per i bisogni di un

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pubblico che ne potesse comprendere i valori (prodotti di onesta intelligenza, non certo puramente estetici). Eppure la definizione di design abbraccia molti più campi di applicazione (non solo il product design), e non è poi così incomprensibile. Dall’inglese, to design letteralmente vuol dire “progettare”, cioè ideare qualcosa, studiando le possibilità e i modi di attuarlo. Il design è un processo olistico del “fare le cose consapevolmente”, in modo conscio, …e non perché sono sempre state fatte in un certo modo: è l’arte di creare nuove connessioni, sfidando continuamente lo status-quo, senza cambiare le cose solo per il gusto di cambiarle. E’ il fare, confrontando le alternative per scegliere la migliore soluzione possibile. Si tratta di esplorare, di sperimentare... Il fare consciamente; il processo che scaturisce poi in un prodotto o in un servizio. In sintesi: ”Il design è il processo consapevole di prendere le decisioni, mediante il quale le informazioni (cioè le idee) si trasformano in un risultato, sia esso tangibile (cioè un prodotto) o intangibile (quindi un servizio).” E per consapevole si intende”: la consapevolezza dell’impatto socio-economico del prodotto o servizio; dell’utilizzo appropriato dei materiali e delle loro ripercussioni ambientali; della necessità di fare funzionare un’impresa; dei bisogni dei propri clienti, del proprio mercato di riferimento! Quali sono i campi di applicazione del design? Sono molteplici: dal packaging per gli alimenti, ai pannelli fotovoltaici inseriti nell’ abbigliamento; dall’ecopittura


alceo Serafini

Intervista a alceo Serafini, referente organizzativo nelle Marche dell’osservatorio permanente del design aDI (associazione per il Disegno Industriale)

Di estrazione economica, da più di 15 anni lavora come Design Manager nel settore arredo e luxury goods. Nel 1991 ha fondato Zeritalia, piccolo marchio di design di cui è amministratore unico fino al 1997. In seguito ha ricoperto il ruolo Marketing & Comunicazione della Curvet Group Holding, occupandosi della promozione di tutti i settori, dai prodotti finiti in vetro curvo ai semilavorati industriali per box doccia, lavabi, e mosaico in cristallo, fino ai pannelli fotovoltaici. Dal 2004 si occupa anche dei marchi SIMON, ARTE&CUOIO, TRIANGOLO e RSVP. Ha collaborato con importanti esponenti dell’architettura e del design, come Jean Nouvel, Renzo e Matteo Piano, Ettore Sottsass, Konstantin Grcic, James Irvine, Satyenda Pakhalè, Gabriele Pezzini, Karim Rashid, e tanti altri. Numerosi i riconoscimenti per i progetti gestiti.

che assorbe ossido di azoto e smog, utilizzata come rivestimento degli edifici o addirittura applicata sull’asfalto delle strade milanesi per ridurre fino al 60 per cento l’inquinamento, agli aquiloni giganti impiantati sulle navi da carico che si stima, possano ridurre il consumo di carburante di circa un terzo. Ma tantissimi altri possono essere gli ambiti di applicazione del design, che sarebbe impossibile tabellarli. Per semplicità riporto gli aggregati individuati dall’ADI (si veda riquadro a lato)”: verrebbe da chiedersi se il design c’entri qualcosa con l’innovazione. È risaputo che l’innovazione crei valore. In questo contesto economico-sociale che cambia così velocemente, l’ innovazione è considerata il cuore dell’ aggiungere valore ai prodotti e servizi, stimolando la crescita delle vendite, e sfruttando nuovi mercati. Tant’è che l’innovazione viene comunemente descritta come “lo sfruttamento commerMoNDo LAvoRo

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ciale di idee di successo“. E si innova sia migliorando prodotti esistenti, processi o servizi (l’innovazione incrementale), oppure sviluppando nuovi prodotti, processi o servizi che non esistevano in precedenza (innovazione radicale). Cosa è necessario per innovare? “Primo, sfidare gli status quo. Secondo, si devono riuscire a comprendere, intravedere, intuire le esigenze dei consumatori, quindi non prescinde dalla conoscenza del mercato di riferimento. Terzo, si devono sviluppare soluzioni nuove, fantasiose, piene di immaginazione. Inoltre, l’innovazione generalmente si associa con determinati fattori: la disponibilità ad assumersi dei rischi; l’accettazione di un elevato livello di ambiguità e di incertezza; il pensiero originale; una passione, il pathos nel guidare e spingere l’idea fino alle sue logiche conclusioni; la capacità, l’abilità di ispirare la passione negli altri componenti del team. D’altro canto, ai designer e ai design manager sono spesso ricondotte le seguenti caratteristiche: l’essere tolleranti alle ambiguità; il percepire il mondo in modo diverso; l’ intravedere nuove possibilità; l’essere coloro che si pongono domande; l’essere pensatori divergenti; l’essere appagati dall’assumersi dei rischi. In definitiva, i requisiti dell’innovazione sono perfettamente e fortemente intersecati con le caratteristiche e il modo di pensare dei design. Quindi i designer possono portare un importante contributo al processo di innovazione (ma ciò non significa che l’innovazione è solo affare del designer, che deve essere lasciata dominio esclusivo ai designer o ai design manager). Tuttavia, anche se il collegamento, cioè il legame tra le competenze e le abilità dei designer e quelle necessarie per fare l’innovazione sembrano abbastanza ovvie, molte organizzazioni non vogliono o non sanno che potrebbero sfruttare le capacità di progettisti o processi di design management al fine 96

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di innovare. Chissà come mai? Eppure la maggior parte degli sforzi per promuovere il design e il suo contributo all’innovazione sono provenienti dalla comunità del design, piuttosto che da quella del business! Il problema è probabilmente quello culturale-formativo dei manager e di chi guida le imprese: sia l’innovazione che il design richiedono un coordinamento incrociato, di contaminazione interdisciplinare, ma le università e le scuole di business tendono ad operare rigorosamente entro i propri confini dipartimentali. Pochissime business school d’Europa hanno un reparto di innovazione o di design incluso nel modulo di Strategia d’impresa e di conseguenza entrambe le discipline sono trattate ed insegnate in modo molto frammentato a quelli che poi diverranno uomini d’affari. La sfida dell’impresa è quella di creare la consapevolezza che è necessario un linguaggio comune tra progettisti e manager, per superare alcuni degli attuali problemi di comprensione e per colmare le differenze nei sistemi di istruzione: creare una mentalità innovativa che possa migliorare e cambiare al fine di incrementare il valore - sia che si tratti di un processo, di un prodotto o di un modello di business. Solo così, l’innovazione non sarà il dominio di un solo reparto o di un gruppo ristretto di persone, ma la responsabilità di tutti, e il design sarà un elemento chiave, un facilitatore che va inserito, impiantato nella cultura dell’organizzazione. Se oggi viene chiesto ai manager di effettuare un investimento in design, la prima domanda tende ad essere: “allora, quale sarà l’impatto sul risultato di bilancio?” Non è che sia così scontato individuare come il design influisca sulle performance di bilancio: come si potrà dimostrare coi numeri, che il successo di un prodotto è dovuto, o è stato rafforzato mediante l’utilizzo del design piuttosto che dai benefici del prodotto stesso o della campagna di pubblicitaria?

Gli aggregati individuati dall’Adi 1. Design per la persona (abbigliamento, attrezzature per lo sport, igiene personale, telefonia mobile, palmari, lettori MP3, elettronica per la persona, giochi e articoli per l’infanzia, protesi e strumenti per anziani, food design) 2. Design per il lavoro e i servizi (mezzi di trasporto per il lavoro, macchine e componenti per l’industria, software, strumenti e attrezzi di lavoro, attrezzature per comunità, medicali e ospedaliere, servizi pubblici) 3. Design per l’abitare (arredi e complementi per la casa e per l’ufficio, apparecchi di illuminazione, sanitari e accessori bagni, arredi ed elettrodomestici per la cucina, televisione, hi-fi, telefonia fissa, computer, sistemi di controllo domotico e di sicurezza, semilavorati e componenti per gli interni) 4. Design per l’ambiente (arredi per esterni, arredo urbano, illuminazione pubblica, automobili, motociclette, biciclette, mezzi di trasporto collettivi, imbarcazioni, sistemi di condizionamento e trattamento aria-acqua, sistemi espositivi e allestitivi pubblici, semilavorati e componenti per esterno) 5. Visual design (grafica, multimedialità, exhibition design, web design, grafica editoriale) 6. Ricerca e formazione 7. Ricerca teorica, storica, critica

Ciò nonostante esistono degli indicatori di bilancio, utilizzati purtroppo ancora da pochissime aziende: il più noto è l’indice RoDI (Return on Design Investment): è una specie di RoI, che isolando alcune voci di spesa, indica il ritorno sugli investimenti in design… Ma anche senza ricorrere necessariamente agli indici di bilancio, esistono degli algoritmi elaborati sulla base di sondaggi e ricerche, condotte da istituzioni pubbliche o da università inglesi, come l’”International Design Scoreboard: initial indicators of inter-


national design capabilities” dell’Università di Cambrige, oppure il “value Design Factfinder” del Design Council, che possono fornire delle prove dei benefici portati dall’attivazione di processi di design”. e per le imprese italiane? “Non mi risulta esista nulla di simile, (istituzioni pubbliche o private incaricate di verificare l’impatto del design sul consumo, sull’occupazione e sulle performance di impresa). L’unica organizzazione a livello nazionale che, in totale autonomia e senza scopo di lucro, si preoccupa di individuare le eccellenze nell’ambito del design, è l’osservatorio Permanente dell’ADI. È una commissione composta da esperti di settore, che operano attraverso le delegazioni ADI disseminate sul territorio, con lo scopo di selezionare i progetti più indicativi realizzati durante ogni anno solare, per dare loro visibilità pubblicandoli sul volume ADI-INDEX, base di candidature per il premio Compasso d’oro. L’Italia tra l’altro non è stata inclusa tra le nazioni oggetto di indagine dell’International Design Scorebord (sono inclusi invece Canada, Danimarca, Finlandia, Hong Kong, Islanda, Giappone, Corea, Norvegia, Singapore, Svezia, Regno Unito, USA, Belgio, Cina, Francia, Germania, Spagna, Taiwan). Da questi documenti sembra evidente che il design può direttamente e in modo significativo migliorare le vendite, i profitti, il fatturato e la crescita, e che chi ha utilizzato il design e valorizzato col design negli ultimi dieci anni ha ottenuto un vantaggio competitivo sul resto delle imprese che non hanno messo in atto questi processi”. Ci può fare degli esempi? “La probabilità di trovare imprese in crescita o che siano riuscite a contenere le perdite, è statisticamente quasi sei volte maggiore in quelle che utilizzano il design come parte integrante della propria attività. Negli ultimi dieci anni le azioni delle aziende con forte orientamento al design hanno una rendita migliore, battono gli indici di mercato

azionario, il FTSE100, del 200 per cento. In media, ci vogliono 20 mesi per i progetti di design per ripagare l’investimento iniziale. Per ogni 100 euro di spesa in design, il fatturato aumenta in media di 225 euro. Le imprese che hanno posto il design al primo posto nella scala dei propri valori, hanno minor bisogno di competere sul prezzo. Le Imprese pensano che l’81 per cento dei loro clienti del settore privato e il 74 per cento dei clienti del settore pubblico basino la loro decisione di acquisto sul valore aggiunto dei prodotti o servizi. Il rapporto tra fatturato ed investimenti è di tre volte maggiore nelle imprese che hanno effettuato nuovi investimenti in design, rispetto a quelle che hanno operato dei tagli. Le imprese che vedono il design come parte integrante dell’organizzazione hanno il doppio delle probabilità, rispetto alle altre che non lo applicano, di vedere una crescita rapida. Saranno pure sondaggi e statistiche, ma lasciano sperare che il design possa veramente avere una chance per migliorare anche tante del-

le nostre imprese italiane. Insomma, la prima sfida è di come incrementare la consapevolezza dei benefici nel portare design e business più vicini l’un l’altro; e quella successiva, di portarsi in casa le persone che abbiano il giusto set di abilità, perché, “Innovazione parte dalle persone, non dalle capacità tecnologiche”. Del resto, in questo contesto di agguerrita concorrenza economica, e di così veloci e radicali cambiamenti, ci si può davvero permettere di fare affidamento sul business come è sempre stato fatto in passato? Qual è il ruolo dell’osservatorio permanente del design. e dell’adi Design Index. “L’osservatorio permanente del Design è una commissione scientifica composta da critici, storici del design, progettisti, giornalisti specializzati, design manager, responsabili di R&S, ecc., (soci o non dell’ADI), impegnati con continuità nel raccogliere informazioni, individuare i migliori prodotti realizzati nel corso di ogni anno solare. L’osservatorio permanente si avvale di commissioni tematiche che operano a Milano e di commissioni territoriali create da ogni delegazione ADI, perché queste siano espressione del patrimonio delle diverse regioni e componenti di una rete nazionale davvero rappresentativa della globalità del “sistema design Italia”. L’attività dell’osservatorio non dovrà limitarsi alla segnalazione dei prodotti per il Design Index, ma svolgere un ruolo di monitoraggio permanente su quanto la nostra area offre per lo sviluppo della cultura del progetto. Per fare ciò, ogni membro dell’osservatorio, insignito di una propria autorevolezza, sviluppa relazioni in base alla propria competenza con le università ed altri apparati dell’istruzione, con le associazioni di categoria come associazioni industriali ed artigiane, con gli assessorati alla cultura delle regioni, province e comuni, con le Agnese camere di commercio, ecc. Ausili MoNDo LAvoRo

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expoRt, QUanDo la CoMpagnIa aSSICURatIva tUtela l’azIenDa Secondo angelo pasquarella – Direttore generale dell’Irsa (Istituto per la Ricerca e lo Sviluppo delle assicurazioni) – è fondamentale il ruolo svolto dalle compagnie assicurative nel supportare le aziende che esportano

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i può parlare di Made in Italy nel settore assicurativo? “Direi proprio di sì. Basti pensare che la più grande impresa assicurativa del nostro Paese è ormai presente come seconda forza in Cina e ha un fortissimo indice di penetrazione anche in India. Ciò significa che i nostri assicuratori sanno stare al passo con i grandi colossi internazionali. In verità, la tradizione assicurativa italiana ha una forte vocazione internazionale in quanto parte delle sue radici risalgono all’Impero Asburgico. ovviamente riveste grande importanza la possibilità di essere così presenti nei Paesi emergenti, quelli che rappresenteranno probabilmente potenze economiche forti nel futuro”. Un altro aspetto riguarda il sostegno che le nostre compagnie assicurative danno alle aziende produttrici di Made in Italy. “E’ un tema estremamente importante. Quando infatti tali imprese si trovano ad operare all’estero, le compagnie assicurative nazionali provvedono a supportarle nel loro sviluppo, mettendo a disposizione vari servizi. In questo modo si crea quindi una sorta di partnership, attuata attraverso una gestione dei rischi centralizzata e più facile da controllare”.

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Quali sono i maggiori problemi del settore assicurativo? “Devo dire che il settore ha assorbito molto bene la crisi. Questo probabilmente perché con maggiore oculatezza rispetto a quanto accaduto in altri comparti e in altri stati si è fatta maggiormente attenzione a quei titoli che poi hanno causato i recenti gravi problemi finanziari. ora come ora, le problematiche maggiori derivano da alcuni interventi legislativi a mio parere non corretti, come quelli in materia di RC auto, che hanno contribuito ad appesantire i rapporti tecnici, tornati a livello di parecchi anni fa”. e la concorrenza all’interno del

settore? “Sicuramente stiamo assistendo ad un acuirsi in Italia dei fenomeni di concorrenza. Come tipico in ogni settore, la concorrenza oltre che sul prezzo, avviene però anche sul servizio. Infatti l’assicurato spesso non fa una scelta in termini di minore costo, ma di maggiore capacità della compagnia di essere presente e vicina alle proprie esigenze. L’orientamento quindi che dovrebbero avere le compagnie italiane per vincere la concorrenza è quello di fornire un servizio sempre più ricco e affidabile e questo può solo portare benefici al cliente”. Di che cosa si occupa l’Irsa? “L’Irsa è l’Istituto di ricerca e sviluppo che opera all’interno del settore assicurativo e fa parte del sistema associativo. Partendo dal principio che ogni settore ha una propria cultura e delle necessità globali che travalicano quelle della singola impresa, il compito dell’Irsa è proprio quello di promuovere delle iniziative atte a salvaguardare questi interessi generali di carattere tanto culturale quanto pratico e di sviluppare dei progetti che abbiano un’utilità per tutto il sistema. Quello attuale è un periodo di grande trasformazione per le imprese. Ciò soprattutto in nome della vicina


scadenza, fissata nel 2012, della totale applicazione della normativa europea “Solvency II”. Essa ha come scopo quello di orientare le imprese ad usare criteri di valutazioni basati sulla rilevanza dei problemi attinenti il rischio. In poche parole, quello la Direttiva vuole introdurre è un differente modo di “pensare” delle imprese, che dovranno prendere decisioni aziendali basandosi sul rischio insito nelle varie operazioni. Questo principio avrà l’effetto di ampliare l’orizzonte temporale delle imprese, che saranno costrette a valutare sempre di più con riguardo al lungo periodo, cosa particolarmente congeniale al settore assicurativo”. E sotto l’aspetto occupazionale quali opportunità vi sono nel settore? “Il settore cresce con un ritmo superiore all’inflazione, quindi si sviluppa. Opportunità di impiego derivano anche proprio dall’implementazione delle nuove regole di cui accennavo che prevedono l’istituzione di nuove figure professionali. Prima tra tutte quella del Risk Manager, che ha il compito di esaminare i processi dal punto di vista del rischio finanziario, della volatilità dei prodotti finanziari, del rischio di sottoscrizione,ecc. Altra nuova professionalità è quella del Compliance Manager, che valuta i rischi correlati al rispetto delle norme, come i danni reputazionali o l’apertura di class action. Infine, l’Internal Auditor, che controlla i processi interni. Vi sono poi altre possibilità occupazionali, soprattutto però per i candidati dotati di una buona preparazione”. Qual è il ruolo dell’Irsa in questo momento di cambiamenti? “Quello che facciamo è fornire strumenti, progetti, cultura che possano favorire l’implementazione della normativa da parte delle

imprese. Mettiamo a disposizione una serie di servizi che tendono a far diminuire il costo dei servizi fruiti dall’esterno, permettendo così all’impresa di ottenere un effettivo risparmio. Inoltre, lavoriamo anche sul fronte della divulgazione della conoscenza per creare e aumentare la cultura di settore, organizzando convegni, provvedendo all’istituzione di corsi di formazione, alla stampa di libri. Il nostro sforzo insomma è di affermare una cultura fondata sulla concretezza dei progetti piuttosto che sull’astrattezza dei concetti”. Quali sono i progetti sui quali avete lavorato e state lavorando? “Da sempre siamo leader nello studio e nell’utilizzo di sistemi standard di simulazione, grazie ai quali valutare l’impatto pensionistico di ciascuno dei differenti 45 fondi pensioni obbligatori tra un determinato periodo di tempo. E’ infatti importante per il lavoratore avere una quadro di quella che sarà la pensione a sua disposizione nel momento in cui uscirà dal mercato del lavoro, per poter così programmare un intervento integrativo. Su questa strada è in corso di realizzazione uno strumento software di analisi di tutti i rischi della famiglia per aumentare il servizio consulenziale al cliente. Altra area di sviluppo, riguarda l’aiuto alle imprese nella fruizione dei fondi interprofessionali. Questi ultimi sono dei finanziamenti messi a disposizione delle aziende per effettuare interventi di formazione continua sui lavoratori. A differenza di altri settori nei quali parte del capitale è rimasto inutilizzato, quello assicurativo è sicuramente all’avanguardia. Ovvio chiedersi perché. La risposta risiede nella difficoltà delle imprese di ottem-

L’adesione a normative comunitarie permetterà l’istituzione di nuove figure professionali

perare a tutti gli obblighi e norme di carattere burocratico ed organizzativo che si devono rispettare per poter godere del finanziamento. Quello che noi dell’Irsa facciamo è sostituirci alle imprese, provvedendo a consegnare loro soluzioni chiavi in mano, espletando tutte le formalità che scoraggiano le aziende ancora prima di presentare la richiesta. Forniamo assistenza nella compilazione delle domande per ottenere il finanziamento, teniamo sotto controllo tutte le varie disposizioni che devono essere rispettate, provvediamo al monitoraggio in itinere e alla rendicontazione finale. Poter attingere a questi fondi è una grande opportunità per le imprese che migliorano la loro competitività e per i lavoratori che così vedono salire le loro professionalità e dunque le loro chance di trovare un nuovo lavoro se ce ne fosse bisogno. E l’Irsa si pone come partner affidabile. Un recente servizio riguarda la classificazione e l’analisi di tutti gli adempimenti giuridici a cui il settore è sottoposto e la distribuzione di tale ricerca alle imprese in modo che ciascuna possa avere una base certa cui riferirsi consentendo, oltre che risparmi per la ricerca e classificazione delle norme, una maggiore comodità per la propria organizzazione interna. Sono in fase di analisi progetti che, come quelli sopra enunciati, sono volti a realizzare strumenti che riguardano l’intero settore e che possano portare allo stesso o razionalizzazione dei costi o l’accesso a nuove opportunità”. Agnese Ausili MOnDO LAVORO

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Il lusso chIamato “madE In Italy” “siamo un Paese vivo, che si batte con tutte le sue energie, che ha tante risorse da spendere e che si merita di vedere pienamente sostenute queste risorse dall’azione pubblica e pienamente valorizzate nel confronto con il resto del mondo”

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essaggio promosso dal Presidente della Repubblica Giorgio napolitano inter venendo al Quirinale in occasione della terza edizione del Premio Leonardo 20 09. Italiani sinonimo di lusso, di stile e di classe, popolo di lavoratori e di sognatori che sa distinguersi e farsi riconoscere in tut to il mondo. Come? Parlando del set tore impresa, napolitano ha fat to sapere quanto sia impor tante e necessario sostenere e promuovere il Made in Italy in tut to il mondo e soprat tut to in quei mercati emergenti, come l’India la Cina, i Paesi del Golfo e la Russia. L’Italia in par ticolare è il primo espor tatore al mondo di prodot ti per l’arredo: questo set tore ha registrato negli ultimi anni significativi incrementi nel-

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le vendite in tut ta Europa, negli Emirati Arabi (+40 per cento) e in Russia (+23,3 per cento). E’ presente anche uno specifico “codice tecnico-finanziario” per at tribuire i diversi livelli di prezzo e di valore degli edifici che per le realizzazioni definite di lusso impone specificamente l’allestimento con materiali e arredamenti italiani. In Cina invece si fa gara per avere la distribuzione di prodot ti italiani, con una specifica, par ticolare richiesta: catalogo, packaging, istruzioni d’uso devono essere anche in lingua italiana per rendere ancora più evidente la provenienza e specificità dei prodot ti. Tre sono gli aspet ti fondamentali del made in Italy: 1) IL SAPER FARE: la specializzazione flessibile è un elemento costitutivo del modello industriale italiano. In più, per mantenere la propria capacità di reazione al mercato, l’impresa italiana cerca di migliorare sempre di più il contat to con la pratica ar tigianale. 2) L’IMPREnDITORIALITA’: la media impresa è lo strumento vincente per praticare l’imprenditorialità. Equilibrio tra tensione creativa e azione gestionale. Dall’osser vatorio TeDis emerge che il recupero della competitività del made in Italy passa

at traverso la media impresa. “Il talento imprenditoriale non è al ser vizio del management: è il management che ser ve la visione dell’imprenditore” ( IVU ). 3 ) IL VALORE: l’azione imprenditoriale promuove i valori del vissuto di intere comunità. In rappor to alla tipologia di prodot to, il successo del “made in Italy” si af ferma soprat tut to nei set tori della meccanica, automotive (auto e, in par ticolare, i segmenti di lusso dei megayacht e della nautica da diporto), nel set tore della moda (con marchi del lusso come Armani, Gucci, Bulgari, Tod’s, Prada, in grado di rappresentare e distinguere il “made in Italy” nel mondo), nel set tore dell’arredo e dei complementi di arredo (compresi i sistemi di illumina-


zione e gli elet trodomestici), nonché nel set tore alimentare ed agroalimentare, ov vero in tut ti quei compar ti economici per i quali si contraddistinguono il gusto e l’Italian st yle, apprezzato e riconosciuto in tut to il mondo. Questi set tori sono quelli che meglio esprimono la cultura italiana, che contraddistinguono il gusto e l’Italian Style valorizzando le eccellenze, e facendoci distinguere nel commercio internazionale. For ti di queste convinzioni il 20 gennaio 2010 il Comitato Leonardo ha assegnato premi a personalità imprenditoriali che si sono distinte nel mondo per la valorizzazione delle eccellenze del made in Italy. Il Premio Leonardo 20 09 quest’anno é stato assegnato al Presidente


SPECIALE

Figura 1.1 saldo commerciale con l’estero dei prodotti del made in Italy

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del Gruppo Techint, Gianfelice Rocca, tra i leader mondiali nei set tori della siderurgia, dell’energia e delle infrastrutture. Tra gli altri premiati ricordiamo Anna Maria Ar toni (vice presidente Ar toni Group), Gian Domenico Auricchio (a.d. Gennaro Auricchio S.p.a.), Brunello Cucinelli ( Presidente Gruppo Brunello Cucinelli) e Davide Trevisani ( Presidente Gruppo Trevi), che hanno ricevuto il Premio Leonardo Qualità Italia. Mikhail Kusnirovich, proprietario dei Magazzini Gum e della Società Bosco dei Ciliegi e Katsuhiko Machida, Chairman e Ceo Sharp Corporation, hanno invece ricevuto i Premi Leonardo International 20 09 per l’at tenzione che da sempre rivolgono all’Italia tramite la propria azienda. Premio alla Carriera per Rita Levi Montalcini, esemplare protagonista dell’eccellenza italiana. 102

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In questi anni impor tanti traguardi sono stati raggiunti, come l’approvazione del primo decreto-legge sul made in Italy (n. 166 del 20 novembre 20 09). L’obiet tivo del prov vedimento è quello di istituire un sistema di etichet tatura obbligatoria

nell’abbigliamento, nella pelletteria, nel calzaturiero ed infine nell’arredo casa. Il secondo traguardo è tut to marchigiano, con la nascita del primo marchio di garanzia del vero originale prodot to italiano, nato negli anni novanta e coniato dall’Istituto

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per la Cer tificazione del 10 0 % Made in Italy a Fermo nelle Marche, da imprenditori ed analisti marchigiani del mercato europeo. non vi é da stupirsi se il marchio è stato realizzato proprio in questa regione, la quale vanta un modello di sviluppo economico studiato e conosciuto nel mondo, capace di coniugare alla crescita economica la valorizzazione del territorio e la salvaguardia dell’ambiente, e alla ricerca tecnologica il rispetto delle tradizioni culturali. non a caso il made in Italy si compone di molte eccellenze marchigiane: parliamo di imprese famose come la Raimbow S.p.a. di Loreto, maestri di proget tazione a livello mondiale nella creazione di car toni animati e produzioni multimediali, meglio

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conosciuti come i creatori delle Winx. Iguizzini illuminazioni - famosi per l’ingegno prestato all’illuminotecnica -, il distret to di Castelfidardo per la creazione di fisarmoniche. Eccellenza è anche l’ateneo universitario di Ancona, che risulta al decimo posto tra le migliori università per accedere ad una occupazione stabile. Ma non solo: le Marche sono anche la patria del “saper fare” e dell’Italian St yle grazie ai numerosi distret ti tessili, dove si ricordano imprese del calibro di nero Giardini, Tod’s di Diego Della valle, Siviglia, Pollini, realtà marchigiane ben af fermate sia in Italia che all’estero. Altra grande eccellenza è costituita dalla grande flessibilità produttiva e specializzazione tecnica, con più di 27 distret ti industriali riconosciuti a livello nazionale. Ma questa regione ha obiet tivi molto più ambiziosi perché punta a farsi conoscere a livello europeo e mondiale. Sono 173 i Paesi che hanno visto lo sbarco di un qualche prodot to realizzato dalle imprese regionali nel primo trimestre del 20 07. Buoni risultati si ot tengono in Russia, nell’est europeo e negli Stati Uniti, ma i prodot ti marchigiani sono arrivati anche in piccole nazioni come Antigua e Barbuda, Guam o le isole Marshall, fino alle misteriose Mayot te e Melilla, Saint Kit te e Santa Lucia. Dati che per la Confar tigianato, pur essendo marginali, denotano la presenza capillare del prodot to regionale in tut to il mondo. Analogamente per le Marche, da qualche anno a questa par te si è costituito il Premio “Valore Lavoro”, per la Buona Imprenditoria Marchigiana. Promosso dal Ser vizio Istruzione Formazione e Lavoro della Regione Marche, 104

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questo premio ha l’obiet tivo di far conoscere al grande pubblico quei casi di eccellenza, quelle imprese che abbiano saputo coniugare innovazione e qualità del lavoro facendosi conoscere e distinguere. Così chiamato per la sua funzionalità di riconoscere tra le imprese del territorio coloro che si dif ferenziano per innovazione, competitività, qualità, il Premio “Valore Lavoro” è così intitolato poiché viene riconosciuta all’azienda la principale funzione di creare “valore” in termini di innovazione, competitività, qualità, ma anche e soprat tut to di creare “valore” nel lavoro, nella capacità quindi di coniugare sviluppo ed integrazione sociale. Queste eccellenze marchigiane,

che riescono a competere con le altre realtà europee, nascono da una economia solida e ar ticolata, che sa legarsi alle esigenze sociali del territorio, creando benessere e marchi prestigiosi conosciuti in tut to il mondo per la loro qualità. Grandi imprese si af fiancano a piccole realtà produt tive, manifat turiere ed ar tigianali basate su distret ti di piccole e medie dimensioni altamente flessibili e specializzati, evoluti ora in “sistemi locali aper ti al globale”, l’arma vincente per una eccellenza tut ta marchigiana. Fabio Di Giulio Call World Srl Divisione Marketing e ricerche di mercato f.digiulio @ callworld.it


FISCO

accErtamEntI, glI IndIrIzzI oPEratIvI dEl FIsco PEr Il 2010 In attuazione delle linee guida emanate dal ministero dell’Economia e delle Finanze per gli obiettivi di politica fiscale per il triennio 2009-2011, l’agenzia delle Entrate ha fornito gli indirizzi operativi per l’attività di prevenzione e contrasto all’evasione fiscale

L

’Amministrazione finanziaria con la Circolare n. 13/E del 20 09, at traverso una riorganizzazione degli uf fici e un raf forzamento dell’organico, ha presentato quelli che sono gli indirizzi operativi per l’at tività di contrasto all’evasione. In sostanza, i punti principali sono: la focalizzazione dell’at tività specifica sulle diverse tipologie dimensionali dei contribuenti; at traverso la suddivisione di queste tipologie, l’at tuazione di un piano di contrasto specifico; l’impiego di forze per scovare gli evasori totali (cioè i sogget ti completamente estranei al Fisco). Persone fisiche Data la numerosità delle posizioni l’Agenzia delle Entrate dovrà adot tare una strategia principalmente “dissuasiva”, da ef fet tuarsi anche at traverso una strategia di controllo. In par ticolare: controlli formali delle dichiarazioni dei redditi, con verifiche riguardanti le deduzioni e le detrazioni di imposta; accer tamenti con il metodo “sintetico”, ossia, at traverso le più diverse banche dati a cui possono accedere gli ispet tori del Fisco, evidenziando tut ti quei beni e ser vizi che manife-

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stino uno stile di vita non coerente con i redditi dichiarati dal contribuente; controlli sistematici dei fit tizi trasferimenti all’estero della residenza a fini prevalentemente evasivi. Imprese di piccole dimensioni e lavoratori autonomi Si trat ta di quei contribuenti con un fat turato annuo che non supera 5,16 milioni di euro (circa cinque milioni di posizioni). Per questa tipologia verrà ef fettuata una mappatura che tenga conto della tipologia, variabilità delle at tività e diversificazione territoriale, evidenziando i seguenti fat tori di rischio: · presenza di crediti Iva costanti nel tempo e non ordinari per le tipologie di at tività; · presenza costante di perdite, ritenute anomale rispet to ad altri parametri; · incoerenza di indicatori economici (magazzino, lavoro, acquisti). Per questi contribuenti impor tanti indicazioni verranno dall’analisi degli “studi di set tore” per: · sogget ti non congrui e, tra essi, quelli che presentano elevati scostamenti tra i ricavi dichiarati e gli standard di riferimento per gli studi di set tore;

· sogget ti che non presentano gli studi di set tori in quanto dichiarano di trovarsi in una delle condizioni di esclusione o di inapplicabilità; · sogget ti congrui ma che presentano anomalie rispet to alla coerenza economica evidenziata dagli studi di set tore; · sogget ti non tenuti agli studi di set tore quando altri indicatori rilevano dei rischi di evasione. Imprese di medie dimensioni Contribuenti con un fat turato annuo compreso tra i 5,16 e i


10 0 milioni di euro (circa 58.0 0 0 posizioni). Per essi la numerosità delle posizioni dovrà por tare ad evidenziare quei contribuenti che avranno dei parametri tali da apparire come campanelli di allarme: · crediti Iva anomali per le dimensioni e il set tore di appartenenza; · ingenti oneri finanziari e straordinari; · ammontare ingente per spese per ser vizi.

zionali; · presenza di royalties corrisposti a società dello stesso gruppo residenti in altri Stati dell’Unione europea; · ingenti crediti Iva e non ordinari per la tipologia di at tività svolta; · operazioni straordinarie; realizzo di plusvalenze esenti. Per le imprese di rilevanti dimensioni (fat turato annuo di almeno 30 0 milioni di euro) verrà svolta un’at tività di “tutoraggio” at traverso un monitoraggio continuo dei compor tamenti e delle operazioni poste in essere da questi contribuenti, con approcci dif ferenti a seconda delle at tività svolte. Enti non commerciali Un controllo più accurato del cosiddet to “Terzo Set tore” rispet to al passato è uno degli obiet tivi dell’Amministrazione finanziaria, al fine di individuare gli abusi dei regimi agevolativi concessi agli enti non commerciali.

Intanto lo scudo fiscale è stato prorogato al 30 aprile

Il decreto legge 194 del 20 09 (cosiddet to “Milleproroghe”), recentemente conver tito in legge, dispone la riaper tura dei termini di diversi prov vedimenti fiscali e in taluni casi entra anche nel merito di alcune disposizioni. Di seguito ci occuperemo delle principali novità contenute nel prov vedimento. scudo fiscale I contribuenti hanno la possibilità di aderire alle norme che consentono il rimpatrio o la regolarizzazione delle at tività detenute all’estero fino al 30 aprile 2010. Il ritardo avrà però un costo. L’imposta straordinaria, passata infat ti dal 5 al 6 per cento per le operazioni per fezionate entro il 28 febbraio, è del 7 per cento per chi invece prenderà tempo fino al 30 aprile. La proroga interessa anche la disposizione che riguarda l’esonero dalla compilazione

grandi contribuenti Sono ritenuti tali dall’Amministrazione finanziaria quelle aziende con un fat turato annuo di almeno 10 0 milioni di euro. Per queste aziende (circa 4.10 0 posizioni) viene at tribuita competenza esclusiva alle Direzioni Regionali che monitoreranno tut te queste aziende e porranno un interesse par ticolare di fronte alle seguenti condizioni: · rappor ti con sogget ti non residenti; dinamiche infragruppo internaMOnDO LAVORO

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FISCO

abruzzo I contribuenti colpiti dal terremoto dello scorso anno ottengono una nuova proroga, in vir tù della quale è sospeso il versamento di imposte e contributi. Un’ordinanza della Presidenza del Consiglio stabilirà tempi e modalità. Benzinai Prorogate ai periodi di imposta 20 09 e 2010 le deduzioni for fettarie dal reddito di impresa per gli esercenti impianti di distribuzione del carburante. cinque per mille Le risorse non utilizzate nel 20 09 potranno essere ripar tite per il periodo di imposta 2010. del quadro RW del modello Unico. Per tanto chi presenterà la dichiarazione riser vata nel 2010 è esoner ato dal com pilare il pred et to q uad ro RW per i pe r iodi di im pos t a 2 0 0 9 e 2 010 relativamente alle at tiv it à sc u date.

moni tor aggio f is c ale. È c hiaro come la nor ma intenda r a p pre s ent are un for te incenti vo all’u tiliz zo d ello s c ud o f is c a le e r a p pre s enti un d eter ren te per i cont r ibuenti c he d e teng ono illegalmente at ti v i t à all’e s tero.

l avo ra to ri t ra n s f r o nt a l ie ri I lavor ator i dipend enti c he hanno v iolato le nor me sul monitor aggio fisc ale relativa mente a dis ponibilit à finanzia r ie d etenu te all’e s tero e r ifer i bili e sc lu sivamente all’at tiv it à lavor ativa pre s t at a in ter r ito r io s t r aniero hanno tem po fino al 3 0 a pr ile 2 010 per reg olar izz are la dic hiar a zione relativa al 2 0 0 8 ver s and o una somma par i a 21 euro.

st u d i d i se t t o re L’a p prova zione d egli s t udi di s et tore relati v i agli anni di im pos t a 2 0 0 9 e 2 010 è s t at a dif fer i t a r is pet ti vamente al 31 mar zo 2 010 e al 31 mar zo 2 011, per tener conto in manier a ad eg uat a d egli ef fet ti d ella c r isi economic a.

te rm i n i d i a cce r t a me nto ra d dopp i a t i Pa s s ano da 4 a 8 anni i ter mini di accer t amento per gli inve s timenti ef fet t uati in par adisi fisc ali e per le v iola zioni sul 108

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d ic h ia ra z io n i te le m a t ic he de i sos t i t u t i d ’i m pos t a L’o b blig o per i s os ti t u ti di im pos t a di comunic are men sil mente i dati ret r ibu ti v i e con t r ibu tiv i d ei dipend enti v iene dif fer i to al 1° g ennaio 2 011. nel 2 010 c i pot r à e s s ere s ol t anto un av v io s per iment ale.

regime speciale delle siiq Le società di investimento immobiliare quotate hanno tempo per optare per il regime fiscale speciale sino al 30 aprile 2010. tarsu Il passaggio definitivo dalla Tarsu alla Tia ( Tarif fa integrata ambientale) viene per l’ennesima volta prorogato al 30 giugno 2010. zone franche urbane Il “Milleproroghe” cancella le agevolazioni previste dalla disciplina sulle zone franche urbane relativamente alle imposte diret te. Le agevolazioni riguarderanno quindi soprat tut to l’Ici e i contributi per i lavoratori dipendenti. Roberto Antonella Raffaele Sansone Area Fisco – Gruppo Sida r.antonella @ sidagroup.com r.sansone @ sidagroup.com Tel. 07128521


BREVI TERRITORIO

ancona: PrEsEntato lo studIo su ‘tarIFFE E PrEzzI nEllE marchE’ Docenti, ricercatori ed esperti si sono ritrovati presso l’aula del Consiglio della Facoltà di Economia “Giorgio Fuà” di Ancona per illustrare lo studio, effettuato in collaborazione con la Regione Marche, riguardante le “Tariffe e prezzi nelle Marche” ed iniziato nel 2005 grazie al patrocinio prima del ministero dello Sviluppo economico e successivamente della Regione Marche. Grazie ai fondi messi a disposizione da queste Istituzioni, è stato possibile creare l’Osservatorio prezzi e tariffe e stipulare una convenzione

di ricerca con l’Università Politecnica delle Marche. Attraverso un questionario diffuso a tutti i Comuni marchigiani si sono rilevati i servizi all’infanzia, quali asili nido, mense scolastiche, trasporti scolastici e servizi rivolti agli anziani: assistenza domiciliare e case di riposo. Inoltre, si è rilevato il servizio idrico con l’offerta dell’acqua potabile. Dai dati emerge che i Comuni più grandi applicano, per questi servizi, tariffe più basse alle famiglie che hanno un reddito basso rispetto ai Comuni più piccoli. Per quanto ri-

guarda il servizio idrico la frammentazione degli affidamenti del servizio genera tariffe molto diversificate all’interno della regione.

accordo dI Programma PEr la antonIo mErlonI Il ministero dello Sviluppo economico sta utilizzando le proprie risorse per studiare la strada migliore per rendere applicabile e utile nella pratica l’Accordo di programma per la Antonio Merloni, da più di un anno in commissariamento straordinario. Secondo il coordinatore nazionale della Fiom Evaristo Agnelli, i punti principali attorno ai quali lavorare sono tre: una struttura pubblica che rilevi alcuni immobili dell’azienda, fondi a Investitalia per attrarre investimenti stanziati dal Ministero e un impegno della Regione per la riqualificazione dei lavoratori. Il progetto mira a riqualificare e re-industrializzare l’area in maniera tale da attirare nuovi investitori. Il momento è assolutamente cruciale per l’azienda, dato il fallimento delle gare nei mesi scorsi.

EnErgy rEsourcEs PrEsEnta Il KIt a zEro ImPatto amBIEntalE nel corso del Salone della mobilità sostenibile tenutosi al MotechEco di Roma e conclusosi il 14 Febbraio, la Energy Resources ha presentato una nuova concezione di mobilità sostenibile: veicoli elettrici ed alimentazione totalmente green. Grazie a questo sistema di nuova concezione qualsiasi mezzo di trasporto - sia esso automobile, autobus, scooter, ecc.. – potrà essere alimentato attraverso una pensilina con pannelli fotovoltaici applicati e una colonnina di ricarica,

al posto del classico distributore di carburante. Questa potrebbe essere una nuova frontiera, applicabile sia per il trasporto privato che su quello pubblico che eliminerebbe i costi per i carburanti e permetterebbe di migliorare effettivamente il rispetto dell’ambiente. Ovviamente perché un progetto come questo possa diventare percorribile, sarebbe necessario dotarsi di infrastrutture di ricarica presenti in modo massiccio sul territorio. MOnDO MOnDO LAVORO LAVORO

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RISORSE UMANE FEMMINILE IMPRENDITORIA

concIlIazIonE? dallE ParolE aI FattI: arrIvano lE tagEsmuttEr Per passione, per sfida e in nome della parità parte grazie a adele maria Pia Pirro - consigliera di Parità per la Provincia di macerata - un progetto unico nelle marche

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ei ha studiato e sta mettendo le radici ad un progetto unico per le marche: le tagesmutter o “mamme di giorno”. come mai? “ In questo progetto c’è tutto: la passione che porta a costruire un progetto mettendoci professionalità ed anima; la sfida perché occorre coraggio, forza, determinazione, capacità organizzative per tenere tutto insieme e farlo decollare; la parita’ di genere che passa attraverso la promozione sociale e professionale. Si incrociano le richieste di chi cerca lavoro e la necessità di flessibilità per chi è occupato: una vera occasione di conciliazione diffusa sul territorio regionale.” chi è la tagesmutter? “La Tagesmutter è una persona, adeguatamente formata, che offre educazione e cura a bambini di altri presso il proprio domicilio. In Italia di fatto queste forme di assistenza sono diffuse ma in modo “sommerso” perchè anche oggi l’insufficienza dei servizi per la prima infanzia e la minor disponibilità di sostegno parentale per l’accudimento dei propri figli impongono a molte donne una scelta: o il lavoro o la famiglia. La maggior parte delle persone che si occupa di bambini in ambito domiciliare lavora “in nero” e questo fenomeno ha indotto l’idea che questo sia un lavoro che chiunque può svolgere,contrariamente alle conoscenze in campo pedagogico che sottolineano l’importanza dell’ambiente, delle relazioni e delle attività proposte al bambino per un armonico sviluppo della personalità. La Tagesmutter offre il proprio servizio in casa propria e anche laddove il servizio si svolge

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Adele Maria Pia Pirro Titolare d’impresa (Formazione-Comunicazione-Consulenza), è laureata in Scienze della Formazione-Giornalista. E’ stata componente supplente del Comitato Legge 125, Ministero del Lavoro, componente della Commissione Pari Opportunità della Provincia, del Comitato legge 215 Camera di Commercio, della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Macerata, Presidente del Centro Italiano Femminile di Montecassiano e attualmente vice presidente regionale. Attualmente è Consigliera di Parità per la Provincia di Macerata.

in ambienti extradomiciliari mantiene i requisiti e l’organizzazione di un servizio domiciliare; è in stabile collegamento con un ente non profit che la sostiene e la supporta nel lavoro e garantisce il mantenimento degli standard qualitativi previsti, sia dal punto di vista ambientale che educativo. Per diventare Tagesmutter è necessario un percorso di formazione ma soprattutto un lavoro in rete e una formazione permanente.”

come opera la struttura di coordinamento? “La “tagesmutter” attiva un rapporto associativo e di lavoro con la società che sarà costituita a livello regionale che garantisce il coordinamento delle attività, la formazione iniziale e continua, la diffusione del servizio sul territorio attraverso i vari responsabili territoriali. Inoltre la società certifica la regolarità delle abitazioni delle tagesmutter, garantisce il coordinamento pedagogico ed organizzativo, le assicurazioni e la tutela legale, attiva regolari contratti di lavoro e di co-imprenditorialità con la struttura societaria di coordinamento.” Quali fasi prevede il suo progetto? “Stiamo strutturando il Seminario di 3 giorni che sarà realizzato a marzo per individuare i referenti territoriali. Sempre a marzo dovremmo avviare un corso di formazione di 400 ore di cui 250 di teoria e 150 di stage - previsto rilascio di qualifica - uno per provincia mettendo in formazione 75 persone .nello stesso periodo andremo a costituire l’impresa , certificare le abitazioni ed attivare tutte le azioni promozionali per intercettare le richieste da canalizzare in servizi operativi. Ritengo che si possa partire con un servizio strutturato sul territorio regionale dopo l’estate . Una volta a sistema, i corsi si ripeteranno e le potenziali tagesmutter potranno attivarsi appena completato il corso.” Nel sito www.youtube.com digitando “Info@Lavoro” o “futureconsulting1” è possibile visionare i video delle puntate di “Info@Lavoro” condotto dalla Dott.ssa Pirro.


oPEratorE PEr l’InFanzIa (tagEsmuttEr-I) codIcE QualIFIca rEgIonalE tE10.11 ore 400 di cui 250 teoria e 150 stage all. 15 modulI dIdattIcI: ORIENTAMENTO INIZIALE SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO PSICOLOGIA DELL’ETA’ EVOLUTIVA E RUOLO DELLE TAGESMUTTER ELEMENTI PEDAGOGICI DELLA TAGESMUTTER LEGISLAZIONE E SERVIZI PER L’INFANZIA ALIMENTAZIONE DEL BAMBINO PRIMO SOCCORSO-IGIENE AMBIENTALE E SICUREZZA NELL’AMBIENTE DOMESTICO STESURA PERCORSO INDIVIDUALIZZATO PROGRAMMAZIONE INTERVENTI

PIANO INTERVENTO GIORNALIERO ORGANIZZAZIONE AMBIENTE DI LAVORO E MATERIALI CREARE LABORATORI DI RETE RISORSE ED EMPOWERMENT COMUNICARE AI DIVERSI TARGET SAPER LAVORARE E VALUTARE IN TEAM BUSINESS PLAN ORIENTAMENTO FINALE STAGE ESAME FINALE

oBIEttIvI: Acquisire la formazione finalizzata all’avvio di un PROGETTO D’IMPRESA TAGESMUTTER O MICRO ASILI DOMICILIARI nella Regione Marche. rEQuIsItI dI accEsso: maggiore età orarI lEzIonI: da concordare con il gruppo classe

associazione nazionale domus per la promozione, organizzazione e sviluppo dei servizi alle famiglie. segreteria amministrativa: via XI Febbraio 66/68 cremona c. f. 96078790225 reg. n. 10427 serie 70/3 del 27/12/2007

sEmInarIo PEr la PrEParazIonE dEI coordInatorI tagEsmuttEr codIcE QualIFIca rEgIonalE tE10.11rilascio cErtIFIcazIonE FInalE oBIEttIvI: Acquisire la formazione di base sul “Modello Tagesmutter”- Acquisire conoscenze sul PROGETTO TAGESMUTTER REGIONE MARCHE- Verifica delle competenze e conoscenze individuali rispetto alla figura di coordinatore a livello provinciale.

rIsultato: SELEZIONARE I COORDINATORI PROVINCIALI PER L’AVVIO D’IMPRESA A LIVELLO REGIONALE. rEQuIsItI dI accEsso: maggiore età orarI lEzIonI: n. 3 giorni sede lezioni: CIVITANOVA MARCHE

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sEI artIstI PEr tvs al cEntro artI vIsIvE PEschErIa dI PEsaro Il 5 febbraio 2010 presso il centro arti visive Pescheria di Pesaro, si è svolta la seconda edizione di “arte in padella”, evento culturale realizzato da giuseppe Bertozzini di tvs con la collaborazione di ludovico Pratesi

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a mostra, curata nella campagna di comunicazione e public relations dall’Agenzia di Marketing e Pubblicità Columbus/Italia, fa seguito alla precedente presenza ad Arte Fiera 2009 a Bologna. In questa seconda edizione sono intervenuti sei artisti italiani di due differenti generazioni, che attraverso le proprie esperienze hanno costruito una campionatura di ricerche e sensibilità diverse ma complementari. Stefano Arienti, nunzio e Alfredo Pirri per la generazione emersa negli anni Ottanta; Botto & Bruno, Flavio Favelli e Pietro Ruffo per gli anni novanta. Questi hanno saputo avvicinare ed integrare perfettamente l’arte contemporanea

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italiana all’eccellenza della cucina in una regione come le Marche da sempre attente alla tradizione della cucina e del Made in Italy. “Una divergenza di linguaggi – scrive Pratesi - riscontrabile attraverso l’analisi delle opere realizzate dai sei artisti invitati, dove i primi hanno interpretato la padella come oggetto fisico da manipolare e trasformare, mentre gli altri l’hanno utilizzata in qualità di mera superficie dove depositare delle immagini”. Sono dunque stati esposti e presentati prodotti TVS con immagini elaborate attraverso fori, ripiegati su sé stessi per assumere specifiche forme, verniciati con differenti tonalità di colore o impreziositi con immagi-

ni dipinte e raffigurazioni. La mostra si è rivelata come un’interessante occasione per leggere messaggi su più livelli, “che vanno dal ludico al politico e che ci ricordano come l’arte sia in grado di affrontare argomenti complessi in maniera leggera ma mai banale”. Tutto ciò in linea con lo spirito di ricerca TVS, un brand rappresentativo del Made in Italy e nello specifico delle Marche, sinonimo di qualità dei materiali, metodologia di produzione e design. Un’affascinante analisi parallela di come lo scenario attuale influenzi tanto la capacità espressiva degli artisti, quanto la capacità di prodotto dell’Azienda. Che sembra aver scoperto l’(eco)sostenibile leggerezza dell’essere: antiaderente, in alluminio.


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Gruppo Industriale di grandi dimensioni, appartenente ad una multinazionale americana e con diversi stabilimenti produttivi sia in Italia che all’estero ricerca: rIF: Buy/01 BuyEr – componentistica (elettronica / meccanica) Il nuovo collaboratore sarà inserito nell’area acquisti con l’obiettivo di assicurare la disponibilità di materie prime, materiali sussidiari e capacità produttive di terzi, nel rispetto degli standard, dei tempi e dei costi. nello specifico a lui verranno assegnate categorie merceologiche quali componentistica meccanica e/o elettronica. Le sue attività saranno: tenere i contatti e trattare le condizioni di acquisto con fornitori; valutarne l’affidabilità in termini di capacità produttive, rispetto dei termini di consegna, costanza della qualità. Il candidato ideale è un professionista di 30 – 35 anni, preferibilmente laureato in scienze economiche e/o tecniche che ha maturato esperienza in ruoli similari (almeno 2-3 anni) all’interno di aziende metalmeccaniche. L’azienda opera in un contesto world wilde e richiede quindi la conoscenza della lingua inglese e la disponibilità a trasferte sul territorio internazionale. La sede di lavoro è nell’interno della provincia di Ancona. Azienda di grande notorietà, leader di mercato nel settore moda / fashion, ricerca per il nuovo punto vendita delle Marche: rIF: Pg/04

storE managEr

La nuova risorsa sarà inserita nel Punto Vendita e sarà responsabile di tutta la gestione del negozio in conformità con la filosofia e le politiche aziendali. In particolare dovrà garantire: • la gestione, la motivazione, la formazione e l’organizzazione del team di lavoro; • il monitoraggio del conto economico, della rotazione dei prodotti, della gestione delle scorte di magazzino e il raggiungimento degli obiettivi economici mantenendo una reportistica aggiornata alla sede centrale; • l’eccellenza del servizio di accoglienza, la supervisione delle vendite e delle attività di visual merchandising al fine di

garantire la soddisfazione del cliente ed il mantenimento degli standard qualitativi del Brand. Il candidato ideale, di circa 35 – 40 anni, proviene dal settore moda lusso ed ha maturato un’esperienza significativa nel ruolo richiesto. Ha doti organizzative ed esperienza consolidata nella gestione e motivazione dei propri collaboratori. Buono standing e la conoscenza della lingua inglese completano il profilo. L’azienda è in grado di valorizzare figure di elevato spessore professionale. Call World è un’azienda leader specializzata in servizi di Direct Marketing e Customer Care. Per ampliamento della propria Divisione Customer Service ricerca: rIF: ot/01 4 oPEratorI tElEFonIcI per servizi InBound I nuovi collaboratori saranno inseriti in un gruppo di lavoro e dipenderanno gerarchicamente dal Team Leader e dal Supervisor della “Divisione Custumer Service”. In questa divisione il servizio consiste nel gestire attività di customer care e di supporto help desk tecnico per conto di primarie aziende a livello nazionale ed internazionale. I principali settori cui questo servizio si rivolge sono: Turismo – Elettrodomestici – Elettronica di consumo – Alimentare – Bancario. Ciascun operatore verrà formato in funzione delle esigenze specifiche di ciascun servizio (es. numero Verde, ecc) e si occuperà di: - Ricevere chiamate ed e-mail da clienti o prospect ai quali erogare informazioni circa prodotti o servizi - Gestire l’attività di assistenza pre e post-vendita in termini di reclami; - Fornire supporto tecnico telefonico sul prodotto/servizio; - Inviare materiale tecnico/informativo tramite mail/fax. I candidati ideali sono giovani diplomati e/o laureati e data la natura internazionale di alcuni clienti risulta preferibile la conoscenza di una lingua straniera. Sono richieste inoltre: doti comunicative, utilizzo del pc, orientamento al cliente e precisione. PERCORSO DI InSERIMEnTO: - I FASE Colloqui Selettivi (di Gruppo e Individuale) - II FASE: Corso di Formazione / Selezio-

ne (GRATUITO) a fini selettivi della durata di 2 settimane - Inserimento a tempo determinato CCnL con impegno full time (40 ore settimanali) La sede di lavoro è Ancona. Sida Group si occupa di strategia, consulenza e formazione nell’assistenza direzionale d’impresa. nell’ambito di un piano di sviluppo e di crescita della propria Divisione Legale ricerca: rIF: acl\01 avvocato – consulEntE lEgalE Il candidato sarà inserito nel gruppo di lavoro che si occupa di assistere l’impresa a gestire problematiche e criticità legate ad aspetti legislativi, procedurali e negoziali in materia legale e contrattualistica. Il candidato ideale è un avvocato di età compresa tra i 30 e 35 anni che abbia maturato un’esperienza nel ruolo di 3-4 anni. Forti doti relazionali, organizzative, dinamismo e motivazione ad operare in contesto di tipo consulenziale completano il profilo della persona ricercata. Costituisce titolo di preferenza la residenza/domicilio ad Ancona o zone limitrofe. La sede di lavoro è Ancona Gruppo Cerioni (Insegna Euronics) è leader nella distribuzione dell’elettronica di consumo con ad oggi 15 negozi.L’evoluzione dei mercati, la crescita dinamica che il gruppo sta attraversando rendono necessario l’inserimento di figure qualificate: rIF: ErK/01 dIrEttorI Punto vEndIta (Emilia romagna - marche) Il ruolo prevede la responsabilità del punto vendita assegnato in termini di raggiungimento dei risultati economici, commerciali, di gestione e organizzazione delle risorse umane interne. I candidati ideali hanno un’età compresa tra i 30 e 40 anni ed hanno maturato un’esperienza significativa in ruoli analoghi, preferibilmente nei settori GDS, GDO, e CATEnE operanti nel retail. Spiccate doti organizzative e leadership completano il profilo. I punti vendita sono nelle Marche ed in Emilia Romagna.

Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato curriculum, con consenso al trattamento dei dati, citando in busta il riferimento a: SIDA S.r.l. Via I° Maggio • 60131 Ancona - Fax 071/2852245 • info@sidasrl.it • www.sidasrl.it Consenso: richieste di autorizzazione provvisioria alla Ricerca e Selezione del personale in corso, ai sensi del D.Lgs. 276/03. I candidati ambosessi (L. 903/77) sono invitati a leggere sul nostro sito l’informativa sulla Privacy (D. Lgs. 196/03).

MOnDO LAVORO

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OFFERTE DI LAVORO

Azienda di primaria importanza nel settore comunicazione - grafica - pubblicità ricerca per ampliamento del proprio organico: rIF: ad/04 rEsPonsaBIlE ProduzIonE - sEttorE stamPa che avrà il compito di controllare e coordinare le risorse impiegate, verificando l’avanzamento della produzione e gestendo l’attività ordinaria. Il candidato ideale ha un’età indicativamente compresa tra 30 e 40 anni, possiede un diploma e/o laurea di tipo tecnico, ed ha maturato un’esperienza professionale di almeno 5 anni come Capo Reparto, Responsabile Produzione o Pianificatore / Programmatore della produzione in aziende modernamente organizzate, preferibilmente dal settore stampa, rilegatura e/o packaging. Completano il profilo metodo, doti organizzative, leadership, capacità di lavoro per obiettivi, buona conoscenza della lingua Inglese e conoscenza dei principali strumenti informatici. La residenza dovrà essere compresa tra le province di Rimini, Pesaro, Forlì - Cesena, Ravenna. La sede di lavoro è in provincia di Rimini. Il nostro clientee’ leader a livello internazionale nel settore dei mobili per ufficio. L ‘ azienda sta affrontando un momento di forte sviluppo e ci ha incaricato di ricercare: rIF: amE/01 lIa

arEa managEr Ita-

Il nuovo collaboratore, in accordo con la Direzione Commerciale, dovrà sviluppare e supportare le vendite nell’area a lui assegnata, consolidare il business e coordinare la rete di vendita costituita da agenti rivenditori e distributori, seguendo i potenziali clienti dal contatto iniziale alla chiusura del contratto. E’ richiesta esperienza di almeno 2/3 anni in ruoli similari e costituisce requisiti preferenziale la conoscenza della lingua inglese. La sede di lavoro è nella provincia di (PU) Importante Gruppo del Centro Italia operante nel settore della Distribuzione Alimentare, ci ha incaricato di ricercare: rIF: Pg/02

dIrEttorE gEnEralE

Il candidato prescelto sarà incaricato di coordinare tutte le funzioni aziendali affinchè vengano realizzati gli obiettivi di posizionamento e redditività, nel rispetto della strategia aziendale concordata con il Consiglio d’Amministrazione. Si occuperà dunque di predisporre piani aziendali e di farli rispettare in un’ottica

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MOnDO LAVORO

di sviluppo competitivo dell’azienda e di gestire anche direttamente i rapporti con i principali stakeholders. Il candidato ideale è un manager di età compresa tra i 38 a i 45 anni, è in possesso di un’adeguata formazione culturale e manageriale (laurea e/o master MBA) ed ha preferibilmente maturato esperienza nell’area marketing - commerciale di aziende di distribuzione operanti nel settore alimentare, ricoprendo ruoli di responsabilità e/o coordinamento generale. Saranno valutate positivamente anche candidature di manager provenienti da altri settori, purchè abbiamo maturato esperienza in aziende modernamente organizzate e di dimensioni significative. Spiccate competenze relazionali e leadership, problem solving e attitudine a lavorare per obiettivi completano il profilo. Sede di lavoro: Centro Italia (Zona Adriatica).

keting ecc.) e di trade marketing tramite creazione di materiale above & below the line (prodotti pop, advertising, affissioni ecc). Il candidato ideale ha un’età indicativamente compresa tra 30 e 35 anni, possiede una laurea preferibilmente in scienza della comunicazione ed ha maturato un’esperienza professionale di almeno 3 anni nel ruolo in oggetto in aziende modernamente strutturate, agenzie pubblicitarie e/o aziende di consulenza marketing con specifico focus sul canale web. Costituirà requisito fondamentale un’ottima conoscenza della lingua Inglese. Completano il profilo creatività, precisione, ottima padronanza della lingua italiana e capacità di lavorare per obiettivi. La residenza dovrà essere compresa tra le provincie di Rimini, Pesaro e Forlì - Cesena. La sede di lavoro è in provincia di Rimini..

Il nostro cliente e’ un’importante marchio della moda internazionale. Per il proprio punto vendita dell’ Emilia Romagna ci ha incaricato di selezionare uno/a

Gruppo Industriale di Grandi dimensioni, appartenente ad una multinazionale americana e con diversi stabilimenti produttivi sia in Italia che all’estero ricerca:

rIF: Fs/12 romagna

storE managEr Emilia

Il candidato, riportando direttamente all’Area Manager ed in accordo con le politiche aziendali, sarà responsabile di assicurare il buon andamento del negozio, coordinando il team di collaboratori interno e coadiuvando il loro percorso di crescita. Sarà inoltre incaricato di raggiungere, attraverso la corretta gestione e motivazione del personale, gli obiettivi qualitativi e quantitativi di fatturato prestabiliti con l’Azienda e di applicare gli standard aziendali al fine di garantire la qualità del servizio al consumatore. Siamo alla ricerca di candidati che abbiano maturato una pregressa esperienza nel ruolo presso Store di moda di grandi dimensioni appartenenti a marchi prestigiosi. Completano il profilo buone doti comunicative e organizzative. Azienda di primaria importanza nel settore comunicazione - grafica - pubblicita’ ricerca per ampliamento del proprio organico: rIF: ad/03

WEB marKEtEr

Il nuovo collaboratore si occuperà dello studio, della valutazione e dell’attuazione dei progetti innovativi legati allo sviluppo commerciale sul canale web; oggetto delle sue attività saranno la gestione di campagne di comunicazione on - line (mailing, forum, siti web, strategie di social networking, content management, web advertising, non conventional mar-

rIF: BK/01 Esteri

KEy account - mercati

Il nuovo collaboratore, riportando direttamente all’EXPORT MAnAGER sarà incaricato di gestire alcuni Clienti Sarà quindi chiamato a: - Contribuire alla definizione degli obiettivi e dei budget commerciali in supporto all’E.M. - Promuovere la conclusione di contratti in una zona determinata per conto dell’azienda. - Effettuare visite periodiche ai clienti fidelizzati al fine di instaurare con loro un rapporto di fiducia e collaborazione così da comprenderne al meglio le esigenze ed i problemi. - Riferire periodicamente all’Area Manager del suo operato e sulle condizioni del mercato nella sua zona di competenza. Raccogliere informazioni sui prodotti, sulle attività promozionali e su quelle di prezzo della concorrenza. Il candidato ideale è un giovane di età compresa tra i 25 e i 32 anni, che ha maturato esperienza di almeno 1-2 anni all’interno della funzione commerciale e/o marketing, preferibilmente in aziende modernamente strutturate e o nell’ambito della GDO. E’ richiesta la perfetta conoscenza della lingua inglese; sono invece preferenziali la conoscenza di altre lingue straniere e/o aver gestito rapporti con i Paesi dell’estremo Oriente (Cina, India ecc). La sede di lavoro (quando in Italia), è nell’interno della Provincia di Ancona.


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Poste Italiane S.p.A. - Spedizioni in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) Art. 1, comma 1, DCB Ancona

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