Mondo Agricolo n.3

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la di produzione di CO2, la si intende “equivalente”, ovvero si convertono tutte le attività dell’azienda, dall’uso dell’acqua a quello dei fertilizzanti a quello della vinificazione, in CO2 prodotta (equivalente appunto). L’azienda, dunque, attua programmi di riduzione della CO2 su tutte le sue attività (compreso il prodotto). Un modo semplice di calcolare la sostenibilità, che non tiene conto di altri parametri, come la tutela della biodiversità, del paesaggio e la sostenibilità sociale, difficilmente misurabili e convertibili con un’equazione. Continuando la nostra carrellata passiamo ai ben più numerosi schemi e marchi che si possono utilizzare per la sola certificazione ambientale del prodotto. Il vino biologico. È il principe dei marchi; il regolamento di esecuzione (UE) n. 203/2012 della Commissione dell'8 marzo 2012, riporta le regole europee per produrre ed etichettare il vino biologico. Fino a quella data, non essendo state stabilite le regole della vinificazione, si poteva, infatti, riportare sull’etichetta solo la dizione “vino prodotto con uve provenienti da agricoltura biologica”. Con questo regolamento si è fatto, dunque, un passo avanti. Come ogni regola europea, è frutto di molti compromessi, che hanno permesso, ad esempio, di tollerare quantità di solfiti nel vino più bassi di quelli del vino normale, ma sicuramente presenti. In realtà la produzione di solfiti avviene naturalmente nella vinificazione (difficilmente quindi un vi-

fornisce alle aziende anche uno strumento informatico che permette di valutare la performance ambientale della gestione del vigneto. Il vino V.I.V.A. ha un’etichetta riconoscibile che esalta l’impegno dell’azienda nei confronti no naturale è “senza solfiti”), che pos- dell’uso dell’acqua, del territorio, nel risono essere rimossi con particolari spetto dell’aria e del vigneto. tecniche enologiche e partendo co- Vino Libero e Vini Veri. Entrambi quemunque da uve cresciute in ambienti ste etichette elencano alcuni principi e sufficientemente secchi, come quelli pochi requisiti del prodotto che ripordel mediterraneo. ta il loro logo. Si rifanno a criteri miMagis. È un progetto sulla sostenibi- gliorativi rispetto al vino biologico, lità della vitivinicoltura in Italia, rico- esclusivamente per la presenza di solnosciuto tra i più avanzati anche dal- fiti (rispettivamente per vino bianco e l'OIV (Organisation International de rosso 120 e 90 mg per Vino Libero, la Vigne et du Vin), l'organismo delle mentre per Vini Veri, 80 per i vini secNazioni Unite che si occupa dell'in- chi e 100 mg per quelli dolci). Nei rinovazione scientifica e tecnica nel spettivi disciplinari sono elencate alcusettore. La particolarità è che non esi- ne buone pratiche agricole, mutuate ste un protocollo unico per la certifi- dall’agricoltura biologica. I due marchi cazione, ma uno specifico per ogni non sono certificati e quindi non sono vitigno e ogni area geografica. La so- realmente garantiti. Sono prodotti frutstenibilità è assicurata attualmente to più del marketing che di un serio solo nel vigneto, considerando i pa- studio d’impatto ambientale, ma che rametri di uso dell’acqua, dei fertiliz- grazie proprio ai capitali investiti in zanti e dei fitofarmaci, ma presto sarà pubblicità si stanno diffondendo tra i estesa all'intera filiera del vino e ver- consumatori. ranno contabilizzati i risparmi in ter- Il limite di tutti questi schemi, siano di mini di energia e di emissioni di gas certificazione di sostenibilità aziendale serra. I vini Magis sono facilmente ri- che di prodotto, è che sono strutturati conoscibili dal logo del progetto. per “mezzi” e non per obiettivi. Ad Il Progetto V.I.V.A. Nel luglio del 2011 esempio nessuno in realtà ci garantisce il ministero dell'Ambiente, della Tutela che quel prodotto o quell’azienda ragdel Territorio e del Mare ha avviato un giunga l’obiettivo della riduzione delprogetto nazionale pilota per misurare l’uso dell’acqua di una percentuale ben la sostenibilità della filiera vitivinicola, definita, ma solo che usa dei mezzi per attraverso il calcolo delle impronte ridurla, né se quel mezzo è economicadell'acqua e del carbonio, ma anche mente sostenibile per l’azienda. stabilendo indici per la tutela della bio- Il risultato è che il produttore che dediversità e del paesaggio. Il progetto cide di avviare un percorso di sostenibilità non ha dati per sapere se gli convenga o meno puntare su questo o su quel marchio, basando quindi la sua scelta solo sulle capacità di marketing del proprietario del marchio. Il consumatore, da parte sua, non ha alcuna certezza su quanto il prodotto sia veramente sostenibile, basando così le sue scelte sulla base di campagne di marketing.

Innanzi tutto, occorre capire se il marchio indica la sostenibilità del prodotto e/o dell’azienda

MARZO 2014| MONDO AGRICOLO |27


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