Vacanze in gioco. Narrativa 1

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James Matthew Barrie

Peter Pan Illustrazioni di

Elena Mellano

CON AUDIOLIBRO I CLASSICI


© 2017 by Mondadori Education S.p.A., Milano Tutti i diritti riservati www.mondadorieducation.it Prima edizione: marzo 2017 Edizioni 10 2020

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Questo volume è stampato da: L.E.G.O - S.p.A. - Lavis (Trento) Stampato in Italia - Printed in Italy

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Coordinamento Redazione Impaginazione Copertina Illustrazioni

Maria Cristina Scalabrini Chiara Tricella Silvia Bianchin Silvia Bianchin Elena Mellano

Contenuti digitali Audiolibro

Sidecar Studio, Verona

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James Matthew Barrie

Peter Pan Adattamento a cura di Manuela Piovesan Illustrazioni di Elena Mellano Apparato didattico a cura di Chiara Tricella

I CLASSICI


Indice

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Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo Capitolo

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I Giardini di Kensington Un bambino di nome Peter L’ombra Seconda a destra La casetta di Wendy Una casa sottoterra Capitan Uncino Si torna a casa

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Qualcosa in piĂš Il mondo di Peter


Capitolo 1 I Giardini di Kensington

Non è possibile capire le vicende di Peter Pan se non si conoscono i Giardini di Kensington. I Giardini di Kensington si trovano a Londra, in Inghilterra. Sono pieni di centinaia di migliaia di alberi e fiori. E sono così grandi che nessun bambino li ha mai visti tutti. – Palloncini… palloncini… Signore vuole comprare un palloncino per il suo bambino? – la voce è quella della magra signora che vende i palloncini.

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– Lo voglio rosso! – grida David tirando il papà per la giacca. David è un bambino vivace e qualche volta capriccioso. E alla fine il papà acconsente a comprargliene uno. È da un po’ che David vuole visitare i Giardini, e oggi finalmente il papà l’ha accompagnato. David adora le storie di fantasia e vuole andare a vedere i luoghi che ha sentito nominare nella sua storia preferita: la storia di Peter Pan. David è irrequieto e tira a destra e a sinistra. – Smettila o usciamo subito! – il papà sta perdendo la pazienza. – Ma io… – si difende David. – Niente ma… se non la smetti di tirarmi per la giacca non ti racconto un bel niente dei Giardini. David abbassa la testa. 4

acconsente: accetta. irrequieto: agitato.


– È meglio che tu sappia che c’è molto da camminare in questi giardini. Dunque, prendiamola con calma. Padre e figlio, più il palloncino legato al braccio, si siedono sotto un albero. – Non avere fretta… guarda quanti alberi. Quella davanti a te è una quercia e l’albero dal tronco bianco è una betulla – dice il papà. Mentre il papà parla, a David sembra che il palloncino voglia staccarsi dal braccio per salire sulla quercia. Nel frattempo, David e il padre si incamminano verso la Grande Passeggiata da dove parte un sentiero chiamato il Pollice del Canarino. David si mette a ridere. – Pollice!? Ma papà gli uccelli non hanno le dita! – afferma David. – Lo so. Ma lo hanno chiamato così perché è lungo come un dito – gli spiega suo padre.

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Il papà continua a raccontare le meraviglie dei giardini: – C’è anche un lago che si chiama Serpentina… ma, credimi David, il serpente non c’entra per niente. Solo una piccola parte della Serpentina è dentro i Giardini, perché poi passa sotto un ponte per raggiungere l’isola dove nascono tutti gli uccelli che diventano bambini e bambine. Poi, in un sussurro, il papà conclude: – È l’Isolachenoncè! E ti assicuro che nessun essere umano, eccetto Peter Pan, può approdare su quell’isola... A David si illuminano gli occhi: – Papà, ti prego! Raccontami ancora una volta la storia di Peter! E il papà di David ricomincia a raccontare...

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Capitolo 2 Un bambino di nome Peter Qualcuno dice che tutti i bambini vogliono fuggire dalle loro mamme. Ma non è così. I bimbi lo pensano solo quando sono arrabbiati o quando ascoltano qualcosa che non gli piace: proprio quello che capitò a Peter. Appena nato aveva sentito i suoi genitori fare progetti su di lui. Il papà diceva alla mamma: – Non vedo l’ora che diventi grande… diventerà un… Così Peter non aveva aspettato nemmeno un minuto per andarsene. Non voleva assolutamente diventare grande!

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Si racconta che fosse molto piccolo quando volò via di casa, rimase sempre un bambino e non diventò mai adulto. Peter se ne andò anche perché gli avevano raccontato che i bambini, prima di essere bambini, erano uccelli e lui ci aveva creduto. E una volta uscito dalla finestra, vestito solo della sua camicia da notte, riuscì a volare anche senza ali. Incredibile! Era una meraviglia guardare tutto da lassù in alto…


Peter atterrò proprio nei Giardini di Kensington, nell’ora in cui chiudono i battenti e le fate, che stanno nascoste tutto il giorno, escono allo scoperto. – Ehi… mi sentite? – chiese Peter alle due fate che gli passavano accanto. Nessuna rispose. Strano! La mamma gli aveva raccontato che le fate erano molto gentili. – Ehi… sto parlando con voi! Perché scappate? – insistette Peter. Ma quelle non gli diedero retta. A Peter non rimase che sedersi e piangere. Per di più, forse perché aveva volato con poco addosso, si era preso un bel raffreddore. Come avrebbe voluto che la mamma fosse lì a soffiargli il naso! chiudono i battenti: chiudono i cancelli. escono allo scoperto: escono fuori. non rimase che: non poteva far altro che.

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Alla fine Peter, pur senza il becco e le ali, riuscì di nuovo a volare, oltrepassò i Giardini di Kensington e raggiunse l’Isolachenoncè che si trovava dentro al lago Serpentina. Gli avevano raccontato che un certo Corvo Salomone che abitava lì avrebbe potuto aiutarlo. – Ti sei guardato bene? – furono le prime parole che il Corvo disse a Peter in lacrime. – Sai arruffare le penne? – continuò il corvo. Peter guardò prima la spalla destra e poi la sinistra: non aveva né ali né penne. – Addio! – disse Salomone seccamente, anche se non era cattivo. 10

arruffare: spettinare.


– Tornerò dalla mamma, allora! Il Corvo non rispose. Peter insisté. – Corvo, lei crede che io sia ancora capace di volare? – Non credo proprio. – E non potrò più tornare nemmeno ai Giardini di Kensington? Rimarrò sempre su quest’isola? – chiese Peter. – E come potresti volare? Non sei un uccello! – il Corvo sembrava sicuro. – Ma allora, io che cosa sono? – continuò Peter. – Sei una via di mezzo, né carne né pesce. Insomma... un Mezzo e Mezzo. All’idea di vivere per sempre sull’isola, si sentì così triste che pianse tanto da inzuppare la camicia da notte. Gli altri uccelli lo guardavano sbalorditi: anche per loro Peter era una creatura stranissima. sbalorditi: sorpresi.

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Gli uccelli che vivevano sull’Isolachenoncé non erano cattivi e ogni giorno gettavano a Peter dei pezzetti di pane da mangiare. Peter, in cambio, regalava loro dei pezzetti della sua camicia per imbottire i loro nidi. In breve la sua camicia da notte fu ridotta a brandelli. – Ehi, amici… volete lasciarmi senza vestiti? – chiedeva ai volatili. Anche se nudo, ora Peter era felice e avrebbe voluto cantare. Ma siccome non lo sapeva fare come un uccello, si costruì un flauto di canna e lo suonò con tutto il fiato che aveva. Era un flauto di Pan!

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brandelli: pezzetti. Pan: secondo gli antichi Greci era il dio della natura selvaggia. Vagava per i boschi danzando e suonando il corno.


Capitolo 3 L’ombra A pochi isolati dalla casa di David, abitava la famiglia Darling. La signora Mary Darling era una donna bellissima e romantica che aveva scelto come sposo Agenore Darling. La famiglia Darling abitava a Londra, in una via piena di alberi, al numero quattordici. Agenore lavorava in banca. Era un uomo un po’ severo ma buono, e soprattutto era abituato a far quadrare i conti. Ma quando nacquero i figli, cominciò a preoccuparsi: aveva paura di non farcela coi soldi. isolati: gruppi di case circondate da strade. far quadrare i conti: fare in modo di avere abbastanza soldi per le spese.

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La signora Darling, invece, era una donna fiduciosa e adorava i suoi tre marmocchi: Wendy, Gianni e Michele. Prendersi cura di tre figli però non era facile, così i Darling pensarono a una bambinaia. Ma nemmeno questo era facile da decidere, perché non c’erano molti soldi. Passeggiando nei Giardini di Kensington, un giorno i signori Darling conobbero Nana, un cane Terranova femmina che ficcava il naso nelle carrozzine di tutti i bambini. Le bambinaie non la sopportavano perché si faceva gli affari loro e abbaiava se non stavano attente ai piccoli che avrebbero dovuto curare. Ma alla famiglia Darling Nana piacque subito. Era perfetta per i ragazzi. 14

marmocchi: bambini vivaci.


CosĂŹ ingaggiarono Nana come baby-sitter e la sua cuccia fu messa nella loro cameretta. Quando accompagnava a scuola i bambini, se non filavano dritti, Nana li rimetteva in fila a colpi di muso; metteva in ordine la loro camera e li aiutava anche a fare il bagno. Solo il signor Darling si era convinto di non piacerle.

ingaggiarono: assunsero, la fecero lavorare. filavano diritti: stavano in fila.

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– È così, cara, non le sono simpatico… non quanto te e i bambini, almeno! – Ma Agenore… Nana ti vuole bene! Non potevamo essere più fortunati – rispondeva sempre la signora Darling. Non c’era al mondo famiglia più semplice e felice dei Darling. Andava tutto bene, fino a quando… – Sai, mamma… – le disse Wendy un giorno, – Credo che Peter Pan sia stato qui. – Questa è bella! Chi ti ha parlato di Peter Pan? – chiese la mamma. – Me ne ha parlato David, il bambino che ho conosciuto l’altro giorno ai Giardini di Kensington. La mamma di Wendy si sentì svenire. Nella sua infanzia aveva sentito raccontare tante volte la storia di Peter. La conoscevano tutti i bambini. Sapeva anche che viveva con le fate. 16


– E guarda mamma! È entrato in casa nostra! – continuò Wendy. – Ha portato dentro le foglie! – Ma com’è possibile? – sussurrò Mary appena si fu ripresa. Sul pavimento c’erano parecchie foglie sparse. Chi poteva entrare da una finestra al terzo piano? – Ne sei proprio sicura, cara?

si fu ripresa: stette meglio.

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– Ci sono dieci metri d’altezza per arrivare fin quassù. Come può aver fatto Peter? – Ma le foglie che vedi non le ho portate io! – rispose Wendy. La donna non seppe cos’altro dire. Qualche sera dopo la signora Darling udì un forte rumore, come di una finestra chiusa di colpo. E nello stesso momento vide arrivare la cagnolona Nana con qualcosa di strano fra i denti: era l’ombra di Peter! – Oh Nana… come hai fatto? Portamela qui! – urlò la mamma. La donna osservò l’ombra con molta attenzione e si accorse che non aveva niente di diverso dalle altre ombre. Allora Nana se la riprese in bocca e la appoggiò fuori dalla finestra. La signora Darling voleva proprio vedere se Peter sarebbe tornato a riprendersi l’ombra.


Non arrivò nessuno e dopo qualche giorno, l’ombra venne ripiegata e riposta in un cassetto. Al momento giusto la signora Darling ne parlò al marito. – Immagino che appartenga a un poco di buono… – disse Agenore alla moglie dopo aver esaminato attentamente l’ombra di Peter. – Ma caro… è entrato in casa nostra! – gli ricordò la moglie.

riposta: messa. poco di buono: persona disonesta. esaminato: osservato, controllato.

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– Sciocchezze! Questo Peter non merita la nostra attenzione. – furono le parole di Agenore. A una settimana dalla visita di Peter a Wendy, marito e moglie andarono a una festa. Ma qualcosa andò storto. Successe tutto per via dello scherzo che il signor Darling fece al cane, prima di uscire. Quella sera Agenore stava poco bene. Siccome odiava prendere le medicine, cercò quindi una scappatoia. – Cara Nana… ecco il latte! – le disse versando la medicina che avrebbe dovuto prendere lui nella ciotola del cane. Poi strizzò l’occhio ai ragazzi cercando la loro complicità.

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scappatoia: via d’uscita. strizzò l’occhio: fece l’occhiolino.


I figli però non risero affatto. Allora il signor Darling, che non sopportava di essere contrariato, se la prese con Nana che non aveva nessuna colpa. Prima di uscire Agenore ordinò di portare la sua cuccia in giardino e fece finta di non sentire le suppliche dei ragazzi e della moglie. Quella sera Wendy e i suoi fratelli avrebbero dormito da soli, senza Nana. – Ti prego Agenore, non stasera! Quell’ombra… – gli ricordò la moglie. – Sciocchezze! – rispose il signor Darling irremovibile. – Mi raccomando, dormite sereni, – disse ai figli. – Torneremo presto e Nana farà la guardia in giardino. contrariato: contraddetto, contestato. suppliche: richieste, preghiere. irremovibile: deciso, fermo.

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Capitolo 4 Seconda a destra

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Quella sera Peter tornò nella casa dei Darling. Era accompagnato dalla fata Campanellino che, da quando era atterrato ai Giardini di Kensington, non lo perdeva di vista un minuto e viveva con lui sull’Isolachenoncè. Peter e Campanellino si infilarono nella camera dei bambini. – Dai, Campanellino, aiutami a cercare l’ombra. Sono sicuro che sia qua dentro. Dopo un po’… – Campanellino, smettila di giocare con quel vaso! L’hai trovata? – chiese speranzoso Peter alla fata. Gli rispose solo un allegro tintinnio di campanelli, perché le fate non parlano.


Ma Peter sapeva tradurre il tintinnio in parole: – Eccola finalmente! – aveva detto la fata. L’ombra era stata infilata dentro a un cassetto e ora bisognava riattaccarla al corpo di Peter. Dopo un paio di tentativi falliti, Peter si mise a piangere, così Wendy si svegliò. – Ciao, perché piangi? – gli chiese la bambina. Peter rispose che era per via dell’ombra che aveva perso e ora ritrovato, ma che non riusciva a riattaccare al corpo. – Come ti chiami? – chiese Wendy. – Mi chiamo Peter! – E dove vivi? – domandò ancora. – Seconda strada a destra e poi dritto fino al mattino! Era questo il suo indirizzo. falliti: non riusciti, mancati.

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– Sembra un posto piuttosto buffo! – disse ridendo la bambina, ma Peter sembrava offeso, così lei cambiò discorso. – Non preoccuparti, te la sistemo io l’ombra. Te la cucirò addosso – lo tranquillizzò Wendy. Peter però non conosceva il significato di “cucire”. – Ti farò un po’ male… – lo avvisò Wendy. – Ma io non ho paura! – rispose Peter, il Mezzo e Mezzo. Peter pensava di essere il più bravo di tutti, ma, come tutte le persone del mondo, non sapeva fare tutto.

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L’ombra che Wendy gli cucì addosso rese Peter così felice che non smetteva di ripetere: – Oh come sono stato bravo… come sono stato bravo… Wendy lo guardò storto. Ma come! Lei gli aveva cucito l’ombra e lui era stato bravo? Che presuntuoso! Però voleva saperne di più e continuò a fargli domande: – Quanti anni hai? – Non ci crederai, ma non lo so. Me ne sono andato di casa dopo pochi giorni che sono nato. – le rispose Peter. – E perché? – continuò Wendy. – I miei genitori parlavano di cosa avrei fatto da grande, ma io invece voglio restare sempre bambino – le spiegò Peter. – È per questo che sono volato ai giardini di Kensington e da allora vivo con le fate. guardò storto: guardò male. presuntuoso: vanitoso, arrogante.

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Poi le raccontò alcune cose curiose. Per esempio, che ogni volta che un bambino dice di non credere alle fate, ne muore una. Wendy era molto sorpresa: – È proprio vero? – gli domandò. – Certo che è vero! Il tintinnio che senti lo sta facendo la mia fata. Si chiama Campanellino… è un po’ gelosa ma non è cattiva. Ed è grazie alla sua polvere di fata che posso volare! Poi Peter confidò alla bambina che andava spesso alla sua finestra per ascoltare le fiabe che la signora Darling raccontava a loro tre. – Anch’io so raccontare le fiabe! – disse Wendy con orgoglio. – Allora potresti raccontarle ai Bambini Smarriti! E cucire le tasche ai vestiti per infilarvi briciole, ramoscelli… – continuò Peter.


– Ma io non so volare! E poi… non so chi siano i Bambini Smarriti. – rispose Wendy preoccupata. – Non è un problema! I Bambini Smarriti sono quelli che si sono persi ai Giardini di Kensington e ora non hanno più una mamma e vivono con me sull’Isolachenoncè. Quanto a volare, te lo insegnerò. E lo insegnerò anche ai tuoi fratelli – disse Peter, sicuro. Proprio in quel momento Gianni e Michele si svegliarono. Così Peter convinse facilmente anche loro a partire per l’Isolachenoncè. – Sentite ragazzi, è facile volare… dovete solo pensare a cose straordinarie e vi sentirete sollevare da terra. Ah… dimenticavo! Ci vuole anche una soffiata di polvere di fata. – Peter sapeva essere molto convincente.

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Così i bambini salirono sul letto e dopo qualche tentativo si alzarono in volo e poi uscirono dalla finestra. La signora Darling, che stava tornando dalla festa con il marito, alzò lo sguardo al cielo: non poteva credere ai suoi occhi. – Agenore… dimmi che non è vero! Sono i nostri uccellini quelli lassù in cielo? – gridò sconvolta al marito. In fila, una dietro l’altra, quattro lucine si confondevano con le stelle. I signori Darling erano arrivati troppo tardi. 28

tentativo: prova.


Capitolo 5 La casetta di Wendy – Chicchirichì… chicchirichì… – questo per i Bambini Smarriti era il segnale che Peter stava tornando. Ma questa volta i Bambini Smarriti, Zufolo, Pennino, Piumetto, Macchia, Orsetto e i Gemelli, erano preoccupati e non avevano tanta voglia di rivederlo. Era stato Peter a portarli sull’Isolachenoncè ed era diventato il loro capitano. Voleva metterli al sicuro mentre cercava una mamma che si prendesse cura di loro. – Che succede qui? Perché quelle facce serie? – nessuno rispose. – Dovreste essere contenti! Vi ho portato una mamma… non è fantastico?

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Solo Zufolo si fece sentire, cadendo sulle ginocchia. – Non capisco… la bambina, Wendy, dovrebbe essere già arrivata, – disse Peter. Allora Zufolo si fece coraggio: – Sì, Peter, è arrivata. Ma… – Ma… cosa? – Peter era scuro in viso. – È successo che… – Zufolo stava tremando. – Che cosa è successo? – urlò Peter. – Beh... è un po’ complicato da spiegare, – rispose Zufolo.

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scuro in viso: preoccupato.


– Basta! Voglio sapere cosa è successo! – Peter era furioso. Zufolo balbettava, Piumetto si nascondeva dietro di lui e Pennino si asciugava gli occhi annebbiati dalle lacrime. Peter guardò prima uno e poi l’altro, poi vide il corpo immobile di Wendy a terra, trafitto da una freccia. – Che cosa è successo? – domandò spaventato. Peter non riusciva a togliere gli occhi di dosso a Wendy… poi si accorse di un piccolo movimento del braccio. Guardò ancora e capì che la freccia aveva colpito il bottone che pendeva dalla sua collana, proprio all’altezza del cuore. Wendy allora non era morta! – È viva! È viva! – urlò Peter dalla gioia. annebbiati: velati, coperti.

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Peter non poteva immaginare che quella freccia era stata lanciata da Zufolo. Era successo tutto in un lampo. I Bambini Smarriti avevano visto atterrare Wendy e, chissà per quale motivo, avevano pensato che quell’estranea potesse far loro del male. Così si erano spaventati e Zufolo aveva preso arco e frecce con l’intenzione di ucciderla. Ma questo Peter lo avrebbe saputo solo più tardi, ora il Mezzo e Mezzo doveva organizzare i soccorsi. E lo fece in un batter d’occhio. – Nessuno si metta in mente di spostarla! – ordinò a tutti Peter. – Coraggio amici… le costruiremo una casa intorno! – disse Peter entusiasta. Il risultato fu grandioso. Non restava che bussare alla porta. 32


Quando Wendy aprì l’uscio era molto confusa. – Dove mi trovo? – chiese. – Nella casa che abbiamo costruito per te... – Peter s’inginocchiò e aggiunse: – Oh Wendy… ci piacerebbe tanto che tu… che tu... diventassi la mamma di tutti noi! – Non so se ne sarò capace, ma farò del mio meglio – rispose lei.

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Capitolo 6 Una casa sottoterra Nell’Isolachenoncè i Bambini Smarriti vivevano in una casa ben nascosta. Lo aveva stabilito Peter per proteggerli dai pirati e dal loro capo, Capitan Uncino, un tipo molto pericoloso che cercava in ogni modo di ucciderli. – Ora che sono arrivati anche Gianni e Michele dobbiamo organizzarci – disse Peter a Zufolo e agli altri. – Sarà fatto, Peter! Ma… che intendi dire? – gli rispose Zufolo. – Dobbiamo prendere le misure ai ragazzi, cioè… dobbiamo trovare l’albero giusto e scavare il tronco per costruire la loro casa. A lavoro finito, i ragazzi entrarono nel cavo dell’albero e scivolarono 34

stabilito: deciso.


sottoterra. E nello stesso modo, risalirono. Non era difficile, bisognava solo stare attenti a non ingrassare! Anche Wendy aveva traslocato sotto terra perché la casetta che le avevano costruito intorno era servita solo per quella notte. Era stata un’emergenza. All’aperto, in superficie, era in pericolo come tutti gli altri. – Oh… come sono contenta! Non vorrei mai più risalire, si sta troppo bene qua sotto! – disse estasiata Wendy. E aveva ragione. Là sotto c’erano tutte le comodità ma... anche qualche stranezza. Per esempio, nell’unica stanza a disposizione, si trovava l’Alberochenoncè. Ogni sera i Bambini Smarriti lo tagliavano un po’ per lasciar posto al letto su cui dormivano. E la mattina dopo... l’albero cresceva di nuovo. emergenza: situazione straordinaria.

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Tutte le sere Wendy accompagnava i bambini a letto, e quando finalmente dormivano, cuciva, rammendava, cucinava. Poi, quando si svegliavano, li aiutava nei compiti. C’erano giorni in cui Wendy non trovava nemmeno il tempo di pensare alla mamma! Peter le raccontava sempre le sue avventure, quello che gli accadeva quando usciva fuori. A volte, però, tornava a casa ferito. 36

rammendava: ricuciva, riparava.


E così Wendy lo medicava, gli fasciava la ferita e lo stava ad ascoltare. E Peter la adorava. Era fantastico vivere tutti assieme là sotto, mentre fuori ne succedevano di tutti i colori. Capitò perfino che i Pirati preparassero una torta avvelenata per farla mangiare ai bambini. Cercavano in tutti i modi di ucciderli. Un giorno mettevano la torta sotto un albero, il giorno dopo la spostavano da un’altra parte, ma non riuscirono mai nella loro impresa. – Lo sai Peter, ho scoperto che i Pirati stanno cercando di far morire i bambini col veleno! – gli disse un giorno Wendy. – Quale veleno? – rispose Peter sorpreso. – Quello che hanno messo nella torta! – lo informò Wendy. medicava: curava.

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Ma come faceva a saperlo? Peter sgranò gli occhi e le chiese incredulo: – Quale torta? Wendy indicò una torta enorme sotto un albero di castagno. L’aveva vista quella mattina quando era risalita per raccogliere alcune erbe. Così si era ricordata che, qualche giorno prima, aveva visto la stessa torta dietro un cespuglio e si era insospettita. – Non hai nulla da temere, Wendy. Tu capisci subito le cose, – la tranquillizzò Peter. – Cosa intendi dire? – chiese Wendy. – I bambini con te sono al sicuro. Tu sai come proteggerli… proprio come farebbe una mamma.

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sgranò: aprì. incredulo: meravigliato, stupito. si era insospettita: aveva pensato a un inganno.


Capitolo 7 Capitan Uncino

Nessun bambino avrebbe voluto trovarsi davanti Capitan Uncino: era un essere spaventoso. I capelli neri e ricci, a boccoli, gli ornavano il viso cadaverico. Il Capo dei Pirati aveva al seguito Rob Spezzatino, Zanna, Cambusa e Zuccone. Ma era Spugna il suo uomo più fidato. – Capitano… ci sono tre nuovi bambini sull’Isolachenoncè e io so dove sono nascosti! – aveva spifferato un giorno Spugna a Capitan Uncino. ornavano: incorniciavano. cadaverico: pallido, bianco come un cadavere. spifferato: riferito, detto.

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Bisogna ricordare che ai Pirati non piacciono i bambini. Non li sopportano proprio. – Maledizione! Come ci è riuscito? Voglio quel Peter vivo o morto… acciuffatelo subito! – Signorsì, signor Capitano! – gridarono in coro i Pirati. E chi osava dirgli di no? Spugna non ci pensava proprio. Al posto della mano destra, il Capitano aveva un uncino di ferro. Era stato Peter a tagliargli la mano in duello e a darla in pasto a un coccodrillo, perciò Uncino aveva giurato vendetta.

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acciuffatelo: prendetelo. duello: combattimento.


Così Uncino organizzò un rapimento per eliminare tutti i Bambini Smarriti che, senza Peter, sarebbero stati anche Bambini Perduti. Successe tutto in gran fretta. I Pirati raggiunsero l’Isolachenoncè, scoprirono la casa sotterranea, rapirono tutti i Bambini Smarriti e li fecero prigionieri. Quanto a Wendy, venne portata per ultima a bordo del brigantino Jolly Roger, ma non sembrava tanto spaventata. Piumetto, invece, tremava come una foglia e ripeteva sempre le stesse parole: – Quando arriva Peter? – chiedeva a Zufolo tirandogli la camicia. – Arriva… arriva… stai tranquillo! Verrà a salvarci! – lo consolava Zufolo. brigantino: veliero.

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Capitan Uncino, invece, aveva un presentimento. Fumava nervosamente il suo sigaro aspettando di vedere arrivare Peter da un momento all’altro. Wendy, la piÚ coraggiosa di tutti, fece a bruciapelo al Capitano la domanda che tutti temevano. – Avete intenzione di uccidere tutti i miei bambini? – gli chiese con aria di sfida.

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presentimento: sensazione. a bruciapelo: improvvisamente.


– Sì! – rispose Uncino. – Hai detto giusto. Proprio così. Li ucciderò tutti! Li darò in pasto ai pescecani! Quindi... guardali bene per l’ultima volta. E incaricò Spugna di legare Wendy all’albero della nave. Poi lui stesso le tenne la testa alzata perché vedesse i bambini camminare sull’asse di legno che li avrebbe fatti precipitare in mare. Ma non ci fu nessun grido da parte loro e nemmeno di Wendy. Si udì solo il tic-tac di un orologio, quello che aveva ingoiato il coccodrillo insieme alla mano di Uncino. A quel suono Uncino impallidì come se fosse arrivata la sua ultima ora. Tic-tac… tic-tac… tic-tac, si continuava a sentire. Il terribile animale sembrava sempre più vicino...

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Ma era Peter di nascosto a far la parte del coccodrillo e a imitare il ticchettio dell’orologio. Appena Uncino pensò che il coccodrillo fosse a pochi metri da lui, urlò fuori di sé ai Pirati: – Nascondetemi alla vista di quell’animale! Ma il coccodrillo-Peter fu più furbo. Approfittando della paura di Uncino, riuscì a salire sulla nave continuando a ticchettare proprio come il coccodrillo.

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Mentre i Pirati cercavano ovunque l’animale, Peter di nascosto riuscì a liberare i prigionieri. Slegò Wendy e i bambini, incitandoli alla riscossa. Peter iniziò un duello con Capitan Uncino e... vinse! Buttò a mare tutti i Pirati e, con un bel calcio nel sedere, diede il colpo di grazia a Capitan Uncino, buttandolo in acqua tra le fauci del vero coccodrillo. incitandoli alla riscossa: incoraggiandoli alla lotta. colpo di grazia: colpo finale e definitivo. fauci: bocca.

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– CosÏ imparerai a odiare i bambini! – furono le parole di Peter, gridate a tutta forza. Il capo dei Pirati, elegante nel suo abito col collettone inamidato, fu l’ultimo ad abbandonare la nave per raggiungere... il fondo del mare.

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inamidato: rigido.


Capitolo 8 Si torna a casa Con i Bambini Smarriti, come si è detto, Wendy faceva la parte della mamma. Stava crescendo, ma era pur sempre una bambina. E quando Peter le disse: – Tutte le mamme si dimenticano dei loro figli. Io lo so… è successo a me! – Wendy ebbe una gran paura di non rivedere più i suoi genitori. Wendy non poteva sapere che Peter aveva sofferto molto, per via della sua mamma. Non aveva più una buona memoria, forse perché aveva voluto dimenticare quello che aveva visto una sera, dopo che era fuggito. Era riuscito a tornare a casa sua, sicuro di trovare la finestra aperta e invece l’aveva trovata chiusa.

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E, come se non bastasse, la sua mamma teneva stretto al petto un altro bambino. Un dolore insopportabile! – Peter… ti devo parlare, – gli disse quel giorno Wendy. – Qualcosa non va? – rispose Peter. – Vorrei tornare a casa! – gli confidò la bambina. Con i Bambini Smarriti, Peter si mostrava sempre forte, ma le parole di Wendy furono come un pugno allo stomaco. – Se è quello che vuoi, ti accompagnerò io a casa con i tuoi fratelli. All’ultimo momento Peter cambiò idea e pregò Campanellino di sostituirlo. Zufolo, Piumetto, Pennino, Orsetto e gli altri bambini guardarono Wendy. Erano tristi e non volevano perderla. 48


Wendy capì che i bambini volevano andare via con lei e così disse loro: – Bambini, se volete venire con me, sono quasi sicura di poter convincere i miei genitori ad adottarvi. E così, quando era già buio, Wendy, i suoi fratelli e gli altri bambini si prepararono ad abbandonare l’Isolachenoncè. Wendy aveva le lacrime agli occhi e Michele scoppiò in pianto: – Non voglio tornare a casa. Voglio restare con Peter! – si sfogò. – Non ti ricordi più di mamma e papà? – gli disse Wendy per rincuorarlo. – Ma sei tu la mia mamma! – rispose Michele.

adottarvi: riconoscervi come figli. rincuorarlo: confortarlo.

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– Non è proprio così. Sull’isola era diverso… i bambini avevano bisogno di una mamma e io ero giusta per loro – gli spiegò Wendy. Michele allora si calmò e, insieme agli altri, seguì in volo Campanellino. Qualche cielo più avanti, al numero quattordici, i signori Darling piangevano i loro figli. Agenore sembrava impazzito. – Caro… perché non esci da lì? È quasi ora di cena! – lo supplicava la moglie. Da un po’ di tempo, il signor Darling viveva dentro la cuccia del cane. – Perché fai così… non è colpa tua! – gli ripeteva la signora Darling. – E invece sì! Merito di essere trattato come un cane. Oh… se solo non avessi fatto uscire Nana in giardino quella sera… È mia la colpa. 50

supplicava: implorava, chiedeva.


E dopo queste parole, l’uomo si chiuse nel silenzio. Anche la signora Darling si era chiusa nei suoi sogni e parlava spesso a voce alta con Nana.

Per questo, la sera in cui i ragazzi fecero ritorno, la donna credeva ancora di stare sognando. – Mamma… siamo tornati… siamo noi in carne e ossa! – sentì dire. Era proprio la voce dei suoi figli. si chiuse nel silenzio: non parlò più.

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Wendy, Gianni e Michele erano entrati dalla finestra aperta come un soffio di vento e si erano infilati sotto le coperte. – Agenore, corri… sono tornati! – gridava la signora Darling. Pazzi di felicità, marito e moglie ridevano e piangevano. Anche Nana si unì a loro, e scodinzolò in segno di gioia. Peter non aveva accompagnato Wendy a casa, ma l’aveva seguita a distanza. Con lei erano arrivati anche gli altri bambini.

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Peter, infine era sgattaiolato in casa per parlare con Wendy. – Resta qui anche tu… – lo aveva pregato la bambina, senza mostrarsi sorpresa di vederlo. – Non posso! – le rispose Peter deciso. La mamma di Wendy, che stava osservando la scena da lontano, si avvicinò: – Finalmente ti conosco, Peter. Perché non resti con i tuoi amici? – gli chiese sorridendo. – Perché il mio posto è sull’isola. – rispose serio Peter. – E chi ti aiuterà? – continuò la signora Darling. – Le fate, di certo! – rispose Peter. – Ma… esistono ancora? – Ogni volta che un bambino ride per la prima volta, nasce una fata.

sgattaiolato: entrato senza farsi vedere.

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– Ma allora, visto che i bambini nascono di continuo, ci saranno sempre le fate! – rispose la donna. – È quello che volevo dire io! – concluse Peter. Wendy iniziava già a sentire nostalgia dell’Isolachenoncè, ma sapeva che la mamma aveva sofferto troppo per permetterle di andarsene di nuovo. – Peter, Wendy non potrà più seguirti sull’Isolachenoncè, – disse la signora Darling, – ma ti prometto che verrà a trovarti ogni anno. Peter se ne andò da solo. E Wendy, vedendolo partire, pregò rivolta al cielo affinché Peter non la dimenticasse.

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Qualcosa in più

Peter Pan nei giardini di Kensington fu rappresentato per la prima volta a teatro agli inizi del 1900. È solo dopo il grande successo teatrale che l’autore decise di trasformare la storia di Peter in un romanzo dal titolo Peter Pan. Nel corso degli anni Peter Pan è stato rappresentato più volte, sia al cinema sia a teatro, e ora praticamente tutti conoscono le avventure del bambino che non voleva crescere.

Il mondo di Peter 1 Cerchia solo i luoghi che appaiono nella storia. laghetto blu

brigantino

Giardini di Kensington casa dei Darling Isolachenoncè

Giardini magici

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2 Collega ogni personaggio al cartellino giusto. Bambini Smarriti

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fata

Nana

peggior nemico di Peter

Wendy

banda di Peter

Capitan Uncino

amica di Peter

Signori Darling

pirata

Campanellino

cane baby-sitter

Spugna

fratelli di Wendy

Gianni e Michele

genitori di Wendy, Michele e Gianni


3 Quali sono i personaggi oltre a Peter Pan che ti sono piaciuti di più? Indicali con una X.

       

Wendy Campanellino I Bambini Smarriti Spugna Capitan Uncino Nana Il signor Darling La signora Darling

4 Colora le frasi che descrivono Peter. Non vuole diventare grande. Può volare grazie alla polvere di fata. Suona il tamburo.

Odia i bambini. È il capitano di una banda. È un pirata.

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5 Che cosa succede prima? Che cosa succede dopo? Ordina ogni serie di avvenimenti da 1 a 3.  Peter combatte contro capitan Uncino.  Peter va sull’Isolachenoncè.  Peter lascia la casa dei suoi genitori.

 Wendy viene ferita.  Wendy guarisce.  Wendy arriva all'Isolachenoncè.

 Wendy fa da mamma ai Bambini Smarriti.  Wendy e i suoi fratelli tornano a casa dai loro genitori.  Wendy e i suoi fratelli seguono Peter sull’Isolachenoncè. 58


• Rispondi alle domande. Indica con una X o scrivi tu. 6 Hai mai immaginato una tua Isolachenoncè? Dove potrebbe essere?

   

In mezzo al mare. Tra le nuvole. In un bellissimo giardino. ........................................................................

7 Chi vorresti con te sull’isola?  Bambine e bambini.  Capitan Uncino e i pirati.  Qualche personaggio magico come fate, gnomi, folletti e maghi.  ........................................................................ 8 Chi pensi potrebbe essere il tuo nemico o la tua nemica?

   

Una strega. Un gigante. Un mago cattivo. ........................................................................

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9 Con l’aiuto di chi o cosa riusciresti a sconfiggere il tuo nemico o la tua nemica?

   

Con l'aiuto dei miei amici. Grazie a dei superpoteri. Grazie a una mia fantastica idea. .........................................................................

• Secondo te è bello crescere oppure no? Indica con una X o scrivi tu. 10 È bello crescere e diventare adulti perché…

   

non si va più a scuola. si può fare quello che si vuole. si può guidare un’automobile. .........................................................................

11 Non è bello crescere perché quando si è adulti…

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   

si ha meno tempo per giocare. si lavora. si ricevono meno regali. .........................................................................


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