Com’è possibile che una vocazione poetica così ben attestata sin dalle prime battute ci abbia offer- to solo pochi testi, qui appositamente riuniti per consentirne una lettura unitaria? Considerato il non breve né facile percorso compiuto da De Donno per approdare a quella scelta che, con un aggettivo e per intenderci, diciamo “dialettale”, questo risultato così “magro” potrebbe anche esser letto come l’esito di una sorta di rimozione involontaria operata da un au- tore che, per compiere la sua ‘inversione ad U’ dalla lingua italiana alla dialettale, ha nito per guadagnare e marcare una concreta distanza dalla prima stagione creativa, tutta inquadrabile nell’alveo della tradizio- ne “alta”, quella tradizione che il giovane studente andava conoscendo e con cui si andava confrontando negli anni della propria formazione condotta tra il Liceo di Maglie e la Scuola Normale di Pisa.