Avvenire - 16/11/2019
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Sabato 16 novembre 2019
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Branduardi in cammino con l’anima di Ildegarda Rai1 e Sky Arte raccontano i cantautori
«Dopo Francesco una nuova vetta» «Con questa mia musica cerco di nutrire lo spirito, per questo sono passato anche per Dante e Yeats Lo spiego ai nostri giovani a scuola: guardo al futuro»
GIANNI VACCHELLI
L
a musica di Branduardi ci accompagna nei secoli, nelle lingue, nel mito e nella fiaba. Da brani dell’anno mille a poesie di Yeats, dal latino di un inno mariano all’inglese antico delle ballate, dal dialetto veneto della canzone popolare ai madrigali di Monteverdi, fino ad alcuni suoi classici, ma rivisitati e forse meno noti, come La Luna o la ballata di Lord Franklin. «Ormai da vecchio ho pienamente accettato il titolo di menestrello che mi hanno dato fin dalla mia giovinezza – scherza Brabduardi –. È vero sono un trovatore. Suonare è aprire la porta sullo Sconosciuto». Da san Francesco a Ildegarda di Bingen un cammino dell’anima, come il titolo del suo nuovo lavoro che debutta ora in tour. Sì, L’infinitamente piccolo è stato uno dei miei lavori più importanti, più felici, pieno di riconoscimenti. Anche se il mio ultimo disco, su Ildegarda di Bingen, è il vertice della mia produzione, il più maturo. È un disco che mi è costato molto impegno e fatica, ma anche un senso di grande soddisfazione e gioia. E il titolo è, appunto, molto suggestivo: Il cammino dell’anima. Non poteva trovarne uno più calzante, credo. Ildegarda è una grande anima e può far viaggiare anche le nostre. Sì, è un donna incredibile, vissuta nel XII secolo, stimata da papi e da tanti suoi contemporanei, compreso san Bernardo. È una mistica, una teologa, una musicista, una scrittrice e una poetessa, un’erborista, una pittrice e altro ancora. Fu anche consigliere politico e profetessa. Ancora oggi qualcuno fa tesoro delle sue prescrizioni sull’alimentazione. Una figura assolutamente straordinaria. È stato Ratzinger, papa Benedetto XVI, a dichiararla santa, dopo quasi mille anni dalla sua morte, e anche a nominarla Dottore della Chiesa. Solo quattro sono le donne annoverate fra
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i dottori della Chiesa: Caterina da Siena, Teresa d’Avila, Teresa di Lisieux e Ildegarda, appunto. Papa Benedetto XVI è stato grandioso a canonizzarla. Ai tempi il processo di beatificazione di Ildegarda venne aperto subito ma poi chiuso. Secondo me se fosse vissuta trecento anni dopo sarebbe addirittura finita sul rogo. Ildegarda è sempre stata molto popolare nei Paesi del nordeuropea e lo è anche presso anglicani e protestanti. È una figura “altra”, per epoca, per simboli, ma insieme di un’attualità straordinaria… È proprio così. Ildegarda è stata anche un simbolo per le donne, nelle loro lotte di liberazione ed emancipazione nel movimento femminista. Una donna straordinariamente completa, audace, innovativa e profonda. Anche per mia moglie era così, così me la riportava in quegli anni. Se Ildegarda continua a parlarci, potremmo dire lo stesso del “suo” Francesco di Assisi... Assolutamente sì. La figura di Francesco è semplicemente “pazzesca”. Pensiamo soltanto agli aspetti ecologici del suo pensiero, del suo Cantico delle Creature, per non dire della sua spiritualità, capace di parlare a tutti, ancora oggi. Non a caso il mio disco su Ildegarda è uscito il 4 ottobre, festa di Francesco, patrono d’Italia. Il suo bellissimo e celebrato spettacolo itinerante su Francesco univa musica, canzoni, danza, balletti e coreografie... Sì, la Lauda di Francesco. E pure qui, la lauda l’ha inventata lui, come il presepe. Ma cosa non ha inventato Francesco? Anche Dante coglie subito la centralità di Francesco, tutta la Commedia è piena dello “spirito” di Francesco. Francesco è l’uomo realizzato,“paradisiaco” per antonomasia. E lei ha musicato Paradiso XI. Per me l’incontro con Dante è stato mediato da un maestro di eccezione: Franco Fortini. In Conservatorio sembrava soprattutto che dovessimo fare solo musica, col rischio di trascurare altre discipline fondamentali. E Fortini ci disse subito: “Non ho molte ore a disposizione. L’Inferno è sopravvalutato. E noi ci occuperemo del meglio che Dante ha fatto. Il Paradiso”. E ci immerse nella bellezza della terza cantica. È una testimonianza autorevole, che può aiutarci a riscoprire il Paradiso come vertice dell’ar-
te dantesca. Ma lei ha anche altri maestri straordinari, certo antichi, come Francesco, Dante, ora Ildegarda, ma anche moderni, oltre Fortini… È vero. Ho conosciuto anche tanti maestri contemporanei: oltre a Fortini, penso a Pasolini, a Fellini e altri ancora. E poi ho avuto una qualche dimestichezza con papa Benedetto XVI, che nominavo prima: ho sempre ammirato la sua grandezza teologica, la proclamazione di Ildegarda. E così anche con papa Giovanni Paolo II. L’ho incontrato in occasione degli inviti agli artisti in Vaticano. E ancora, tra i grandi “spiriti” e poeti, come non citare Esenin di Confessioni di un malandrino, ma anche il poeta irlandeseYeats nell’album Branduardi canta Yeats? Però purtroppo quel disco fu un flop a suo tempo, anche se è stato riscoperto vent’anni dopo, diventando a suo modo un disco di culto. Ho conosciuto e conosco il successo, ma resto un artista di nicchia. Anche l’ultimo disco su Ildegarda, non è un lavoro immediato. Naturalmente ho riarrangiato le sue melodie, per renderle più fruibili. Ma il disco chiede impegno, anche se è pieno di suggestioni. Ora lo metto alla prova di un tour importante che vado a cominciare. Devo dire che attorno sento molto entusiasmo. Crede che, come per Francesco, anche questo nuovo lavoro toccherà cuore e anima di chi lo ascolterà? Spero di sì. C’è desiderio di spiritualità. Anche tra i più giovani. E la muisca è un veicolo straordinario. Spesso faccio degli incontri nelle scuole e in questi incontri con gli studenti faccio una sorta di conferenza sull’origine della musica. Ho avuto la fortuna di incontrare un altro maestro nella mia vita, l’antropologo e etnomusicologo Diego Carpitella. Mi ha insegnato cose che non si trovano sui libri. La musica è mistero, anche spirituale. E qualcosa del mistero, della primordialità del suono si manifesta negli incontri coi giovani, specie coi più piccoli. L’esercito di Greta e di chi vuole salvare questo nostro mondo? Io dico brava alla piccola Greta. Picasso diceva che era molto difficile restare bambini all’interno della vecchiaia. Gli artisti sono dei bambini che hanno 500 anni e sono degli emarginati di lusso. Io ho sempre fiducia nell’uomo. Anch’io sono caduto mille volte, la fede non è un’autostrada. Il messaggio che ho voluto dare con Ildegarda è questo: avere fiducia nella spiritualità e, ancora, nell’uomo su questa terra. © RIPRODUZIONE RISERVATA
IL DISCO E IL LIVE
INTERVISTA
A sinistra, Angelo Branduardi stasera al debutto in tour con il suo nuovo disco tratto dall’opera originale di Ildegarda di Bingen. A destra, la monaca, santa e dottore della Chiesa vissuta nel XII secolo
Parte in tour il misticismo MASSIMO IONDINI
D
all’etere al palcoscenico. Ildegarda di Bingen tocca terra e dal disco con cui Angelo Branduardi l’ha riportata a vibrare e a far vibrare le anime, la monaca, mistica, santa, musicista, scrittrice e molto altro da stasera prenderà anche forma. Quella sua musica orizzontale (ai tempi non esisteva l’armonia) ma verticale nella portata spirituale e nel suo ascendere verso le vette della contemplazione, proverà infatti a sfidare con la verticalità dell’armonizzazione che ne ha fatto Branduardi l’orizzontalità di questi nostri tempi assuefatti al disincanto. Dopo la data zero di giovedì a Castelraimondo, nel Maceratese, stasera ci sarà il debutto ufficiale in tour di questo nuovo coraggioso album di Branduardi al Teatro Galleria di Legnano. Diviso idealmente in due parti, il concerto si aprirà proprio con i brani de Il cammino dell’anima. Con lui sul palco, uniti ad Angelo anche nei cori, Fabio Valdemarin (tastiere e chitarra), Antonello D’Urso (chitarre), Stefano Olivato (basso e contrabbasso elettrico, chitarra, armonica) e Davide Ragazzoni (batteria e percussioni). «Essendo una suite – spiega Branduardi – ci sono molti complessi agganci tra un pezzo e l’altro. Essermi immerso nel mondo spirituale e musicale di Ildegarda è stato tanto faticosa quanto profondamente appagante. Incredibile, ma vero, questo disco di musica sacra si sta rivelando un successo simile a quello su san Francesco. Forse significa che c’è un grande bisogno di alzare lo sguardo». Ildegarda definì “Sinfonia” il ciclo lirico delle sue opere composte nel XII secolo. Per lei l’anima è infatti “sinfonica” e trova la sua eDa stasera il nuovo, spressione nell’accordo segreto di spirito e corcoraggioso lavoro po sublimati nell’atto E a febbraio musicale, nell’armonia festeggerà i 70 anni prodotta dal suono degli strumenti e dalla voce ucon una trilogia in vinile (da Futuro mana, nell’armonia cee nell’accordo miAntico a Francesco leste sterioso che viene dala Ildegarda) l’anima. Tradotti dal lae un mega-concerto tino e rielaborati da Luisa Zappa (moglie di Branduardi e sua storica sodale artistica in veste di paroliera) i testi e le musiche sono tratti dall’opera Ordo Virtutum, dramma liturgico di Ildegarda in cui le personificazioni delle Virtù seguono trepidanti i passi incerti dell’Anima tentata dal Demonio. Colpisce ascoltare Branduardi impersonare Satana tentatore con una suadente e nel contempo minacciosa voce (resa grave e cavernosa) mentre avverte le Virtù: «Non avete nulla da dare a chi vi segue, voi tutte non sapete nemmeno chi siete, voi non siete niente! E tu, anima, chi sei, da dove vieni? Tu eri avvinghiata ed io con me ti ho sollevata. Ora sono adirato per il tuo tradimento, ma combatterò e di nuovo ti avrò!» Ecco, dunque, il cammino dell’anima. Tra atmosfere cupe e a tratti radiose. A cui Branduardi conferisce ritmo da danza. «Ci si potrebbe chiedere cosa c’entra la danza, ma nell’anno mille durante le cerimonie si danzava. E Ildegarda ha proprio scritto alcune danze per le monache che rappresentavano la sua opera, assolutamente originale e moderna». «Fuggi, fuggi, il passo del serpente è dietro di te!» avvertono in coro le Virtù mentre il ritmo incalza e si preannuncia la parte musicalmente più stupefacente e melodiosa dell’opera di Ildegarda. «Io non sono un teologo – dice Branduardi spiegando la parte finale dell’opera che si conculde con i brani L’estasi - La Donna e L’estasi il Figlio –, ho solo seguito esattamente il percorso spirituale di Ildegarda che sfocia in due meravigliose Ave Maria che sono da brivido. Ma ancor più è il testo in cui si rivolge alla Madonna definendola “generosa”: questo è genio puro, poesia alla potenza ennesima». A Branduardi, invece, il merito e il coraggio di questo ulteriore cammino. Anche verso i suoi 70 anni che festeggerà il 12 febbraio. Ci sarà un concerto pubblico e uscirà la trilogia in vinile che partendo da Futuro Antico, attraverso L’Infinitamente piccolo su San Francesco arriva a Ildegarda di Bingen.
Tre serate evento su Rai 1 per raccontare e far rivivere Fabrizio De Andrè, Lucio Dalla e Lucio Battisti. Tre miti indiscussi della canzone italiana. Tutto questo è Una storia da cantare, in diretta dall’Auditorium Rai di Napoli. Si parte stasera, con la prima puntata dedicata a De André. Ad accompagnare il pubblico nel racconto saranno Enrico Ruggeri e Bianca Guaccero. Tra gli ospiti Dori Ghezzi, che eccezionalmente canterà una canzone, Massimo Ranieri, la Pfm, Paola Turci, Nek, Morgan, Loredana Bertè, Lino Guanciale, The André, Elena Sofia Ricci, Anastasio, Ornella Vanoni e Willie Peyote. E anche un collegamento da Genova, con Mauro Pagani. Sul palco una band di 13 elementi diretta da Maurizio Filardo. La terza puntata sarà su Battisti, mentre quella centrale sarà dedicata a Dalla che terrà a battesimo, in occasione del 40° del suo album omonimo, anche la nuova serie su Sky Arte 33 Giri - Italian Masters al via dal 20 novembre ogni mercoledì alle 21.15. Nelle puntate successive Carboni, Capossela, Zucchero, Fortis e Jannacci.
A Parma c’è il Barezzi festival L’esibisione degli Echo & The Bunnymen, una delle rock band britanniche più influenti della storia moderna,ha aperto ieri sera la tredicesima edizione del Barezzi Festival, fino a domani al Teatro Regio e all’Auditorium Paganini di Parma. Il festival, la cui direzione artistica è affidata a Giovanni Sparano e che si ispira alla figura di Antonio Barezzi, il mecenate che per primo riconobbe il talento del giovane Giuseppe Verdi sovvenzionandone gli studi, porta anche quest’anno una proposta coraggiosa, originale e anticonformista, con un programma musicale ricco e di altissimo livello, come Apparat, JP Bimeni, o gli italiani Vasco Brondi e Dente.
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