25 Aprile #75

alle amiche e gli amici di Stezzano, con l’augurio di rivederci presto

Care amiche e cari amici, vi ricordate?

La guerra per bande esclude gli aggettivi, ma non è grigia, si distingue per i suoi mille colori: è rossa, azzurra, bianca, tricolore. È monarchica e repubblicana, atea e religiosa, comunista e liberale. Il suo nemico è il nero, che è comunque un colore diverso, migliore del grigio. La guerra per bande detesta il grigio, perché detesta l'incertezza, l'opportunismo, il doppio gioco delle spie, il compromesso con il nemico, insomma le diverse articolazioni dell'opaco.

Alberto Cavaglion

Intorno a questa l’anno scorso ci eravamo incontrati, nel cortile della Villa Moroni, cantando una canzone nuova composta da La Malaleche in memoria di Giuseppe Agazzi, vostro concittadino caduto per la Libertà. Con il pensiero a quell’incontro oggi vi scriviamo, perché riteniamo che il 25 aprile non si possa sostituire con eventi virtuali: il 25 aprile è per noi una festa da vivere con i nostri corpi perché significa certificare con la nostra presenza le idee in cui crediamo, ribadendo con gli altri la storia di cui vogliamo dirci eredi.

Non vogliamo quindi sostituire uno scritto alla nostra voce, né farvi una lezione video senza vedere i vostri volti cercando di carpine le espressioni e sentendo il brusio dei vostri commenti mentre parliamo.

Se volete seguirci nelle nostre ricerche abbiamo aperto una rubrica aperto una rubrica per tenere il filo in questo tempo di quarantena, si chiama tra Le silenziose carte ed è visibile sulla nostra pagina facebook. È una rubrica per chi è curioso o vuole approfondire, ma non è il 25 aprile.

Oggi allora vi mandiamo solo un saluto e qualche immagine per non dimenticare, aspettando il momento per ritrovarci insieme.

W la Resistenza, w il 25 aprile Isrec Bergamo

10 settembre 1943

Bergamo, piazza Vittorio Veneto.

Cartelli in tedesco dei luoghi occupati dai tedeschi

Il 10 settembre 1943 entrano i tedeschi a Bergamo. I giorni che seguono l’8 settembre sono giorni in cui la paura non paralizza un intero paese, ma ci sono uomini e donne che sanno fare i conti con se stessi, il proprio passato e quello del paese e mettersi in crisi per trovare la lucidità di agire. Anche a Bergamo.

Non sono molti, ma getteranno le basi per l’organizzarsi della Resistenza.

“La Mariella Valenti, la Betty Ambiveri, la Mimma Quarti, l’Angela Pedrini, la Pierina Vitali, la Lydia Curti…sono i primi nomi che mi vengono in mente, Le donne ci hanno dato il là, ci hanno fatto intuire che ci si poteva, ci si doveva organizzare dopo lo sbandamento dell’8 settembre. Eh sì, noi eravamo nel pallone: addirittura ci eravamo illusi che la guerra dovesse finire da un giorno all’altro” Un comandante partigiano bergamasco L’Eco di Bergamo, 10 settembre 1985

Il salvataggio dei prigionieri alleati

Il campo della Grumellina.

Campo fascista di prigionia per militari alleati.

All’8 settembre è abbandonato dalle guardie e dal personale L’unica vera e propria azione di massa all’occupazione tedesca è, anche in bergamasca, il soccorso prestato agli ex prigionieri alleati dei campi fascisti (a Bergamo del campo della Grumellina). In questa prima azione protagonista sono le donne che aprendo le loro case, soccorrendo quegli uomini bisognosi di tutto e senza una lingua comune, ma braccati dai bandi nazisti, dimostrano quando prendersi cura di un corpo è sempre un atto politico.

“Noi donne ci siamo unite e ci siamo dette che bisognava lavorare senza guardare in faccia a nessuno per difendere i nostri ideali di libertà, di pace e di amore, e di Patria” Lydia Curti

La guerra di Resistenza: una guerra non convenzionale

Momenti di vita partigiana.

Fotgrafie del Fondo Brasi, fotografo e comandante della 53° Brigata Garibaldi La Resistenza è una guerra non convenzionale: il suo esercito è volontario; nella capacità di movimento è la salvezza degli uomini che, nell’organizzazione della vita comune scoprono, dopo anni di dittatura, un “microcosmo di democrazia” (G. Quazza); le sue basi sono le montagne o il tessuto urbano, in ogni caso luoghi reinvistiti di significato attraverso il coraggio di opporsi; l’amicizia radica i rapporti in una guerra in cui si rischia tutti insieme (cfr. A. Bendotti); il rapporto con la popalazione è complesso e conquistarsene la fiducia è una sfida mai guadagnata dall’inizio.

La fine della guerra

Bergamo, fine aprile 1945 Carrarmati alleati entrano in città, nei giorni della liberazione

Il 25 aprile non segna automaticamente la fine della guerra; a Bergamo le trattative per la resa si chiudono il 28 aprile con la firma del trattato di resa.

Si aprano i giorni delicati e complessi della resa dei conti. La fine della guerra è segnata dall’instaurarsi dell’amministrazione alleata, per la nostra provincia il 2 maggio 1945. “la lotta clandestina è una formidabile esperienza di vita. Fummo in pochi a viverla in tutti i suoi pericoli, ma anche in tutta la sua bellezza e il suo valore” Dino Moretti

La festa

Bergamo, via Tasso, 4 maggio 1945 (sopra) Piazza della Libertà, aprile-maggio 1945 (a destra)

Il 4 maggio 1945 partigiane e partigiani sfilano per le vie di Bergamo.

Piazza Littoria e la Casa del Fascio, dove molti partigiani e partigiane furono torturati, sono ribattezzate Piazza dei Martiri della Libertà e Casa della Libertà “Avevamo arrischiato tutto per fare dell’Italia qualcosa di nobile e di bello e…”

Mimma Quarti