Maria Pia Cosmo
una serie di agiti molto aggressivi nei suoi confronti. Durante un colloquio Carla ci aveva confidato: “Kibrom è diventato grande e io ho paura, non sono più in grado di difendermi!”. Kibrom pur chiedendo di uscire e di tornare a orari impensabili, di fatto trascorre interi pomeriggi davanti alla TV, partecipando animatamente alle discussioni dei talk show – come se fosse lì piuttosto che a casa – utilizzando, nelle liti furibonde con la famiglia, quelle stesse modalità viste in TV. A scuola, infine, i risultati sono scadenti. È a questo punto che decidiamo che una di noi incontri i ragazzi individualmente per conoscerli e capire come stanno.
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Kibrom Kibrom è un bel ragazzo di colore, si presenta solitamente come ben educato e rispettoso, mantenendo un atteggiamento corretto. È basso di statura e questo crea un contrasto con i lineamenti e le caratteristiche del viso che sono quelle di un adolescente o forse di un adulto. Kibrom non è cresciuto molto da quando è arrivato in adozione cinque anni e mezzo fa. In realtà è un ragazzo che non si nutre con regolarità poiché rifiuta di mangiare le cose preparate dalla madre ma anche, più in generale, di pranzare con i familiari, cibandosi di ciò che trova, “assemblando” il cibo senza un gusto preciso imbottendo, ad esempio, un panino con merendina, ammorbidendo il tutto con una spruzzatina di ketchup. Veste con un certo gusto, alla moda, somigliando in questo ai coetanei della sua età. I genitori osservavano come anche in questo c’era un qualcosa “fuori tempo”: infatti, spesso veste in modo inadeguato rispetto alla temperatura esterna uscendo, ad esempio, con addosso solo una felpa in pieno inverno. Frequenta alcuni ragazzi, figli di famiglie extracomunitarie, di cui i genitori non sanno nulla, pena la furia del ragazzo per qualsiasi loro interessamento più approfondito. Tra i gruppi di appartenenza di Kibrom vi è anche la squadra di calcio rispetto alla quale ha sempre manifestato il piacere di farvi parte, il desiderio di rimanervi o ritornarvi. Kibrom è bravo in questo sport tanto da aver avuto modo di entrare, nel 2008, nel settore giovanile di una squadra importante, “vivaio” di giovani talenti, per poi chiedere di ritornare nella vecchia squadra perché desiderava tornare ad un calcio meno agonistico e più giocoso, e forse anche meno impegnativo e/o ansiogeno.