Tipografia e Politica

Page 1

TIPOGRAFIA E POLITICA

Breve storia visuale delle schede elettorali statunitensi



IC D N E I 4-5 VOTARE NELLE COLONIE

6-9 L’INTRODUZIONE DEL VOTO PER ISCRITTO

10-19 LA RIVOLUZIONE TIPOGRAFICA

20-25 L’AUSTRALIAN BALLOT E IL VOTO SEGRETO

26-29 PROBLEMI MODERNI


SECONDA METÀ DEL XVIII SECOLO

Votare nelle colonie Prima della nascita della repubblica federale, il nord America è costellato da piccoli gruppi di coloni provenienti dall’Europa, conosciuti come “le tredici colonie”. A livello amministrativo e politico i gruppi neocostituiti sono ancora fortemente vincolati all’antico continente: ogni colonia, infatti, è amministrata da un governatore inglese, affiancato da una piccola assemblea di cittadini su base censitaria. Dato il numero esiguo di elettori, quando necessario il voto viene espresso con sistemi rudimentali di fronte all’intero elettorato. Prendendo spunto dai metodi utilizzati nell’antica Grecia, culla della democrazia occidentale, gli elettori annunciano ad alta voce i nomi dei candidati di loro preferenza ad un rappresentante dell’amministrazione. I voti vengono espressi davanti ai candidati stessi, che hanno così modo anche di ringraziare direttamente chi li ha votati. Talvolta i metodi sono diversi e piuttosto bizzarri. In Kentucky, per esempio, durante i referendum ci si serve di pannocchie e fagioli per manifestare la propria preferenza. In altri ancora, sono le persone stesse

4


a doversi posizionare in aree designate per manifestare il proprio voto fisicamente, in modo inequivocabile. L’aumento progressivo e costante del numero di abitanti dello stato neocostituito, d’altra parte, solleva questioni importanti circa la rappresentanza e, conseguentemente, sulle modalità di voto. Le assemblee fino ad allora vigenti vedono un numero piuttosto ridotto di elettori che, appartenendo alle fasce più agiate della società, poco hanno a che fare con i cittadini assoggettati dalla nascente industria. Allargando la platea degli elettori, di conseguenza, i metodi applicati fino a quel momento non sono sostenibili su larga scala. Nonostante il sistema elettorale per iscritto e segreto fosse stato normato per la prima volta nel lontano 139 a. C. nell’antica Roma attraverso la Lex Gabinia Tabellaria, si comprende perché le colonie preferiscano metodi più immediati: perché il numero di votanti dell’epoca non giustifica la costruzione della macchina burocratica complessa e articolata necessaria per l’attuazione del voto scritto.

5



PRIMA METÀ DEL XIX SECOLO

L’introduzione del voto per iscritto Dal 1790 al 1810 la popolazione degli Stati Uniti duplica, passando da quattro a otto milioni di abitanti. La crescita demografica costante porta con sé diversi scenari impossibili da ignorare: nasce il bisogno, primo fra tutti, di migliorare l’efficienza del sistema burocratico, facilitando il rapporto tra entità pubblica e singolo cittadino. Si valuta quindi di allargare il diritto di voto e, di conseguenza, di renderlo scritto per migliorare l’efficienza del conteggio. Questa importantissima riforma elettorale verrà attuata entro la fine del XVIII secolo in tutti gli Stati appartenenti alla federazione ad eccezione del Kentucky, che adotterà tale metodo solo dal 1890. Nonostante l’istituzionalizzazione, le elezioni restano un momento importante nella vita pubblica e politica di ogni comunità, oltre che essere di fatto un’occasione che i partiti non possono farsi scappare. In questa prima fase le schede, se non in casi isolati, vengono distribuite dalle singole liste in corsa. Al momento del voto ogni elettore si reca così dal candidato che intende votare ed è proprio quest’ultimo a consegnargli la scheda, già compilata con il nome della lista scelta e dei candidati ad essa associati. D’altra parte, il voto non è ancora segreto: anzi, in questi termini cambia poco o nulla.

7


In questa fase quindi ogni lista ha voce in merito al layout delle schede elettorali. I primi artefatti sono semplici biglietti in letterpress, di diversi formati, solitamente riportanti un solo nome e la carica per cui corre. Alcune di queste possono essere staccate da giornali e volantini per poi essere inserite direttamente nell’urna. Altre, invece, sono parzialmente precompilate e richiedono di essere riempite a mano dall’elettore. Alcune liste progettano schede più elaborate e curate, per dare valore all’occasione. Sono ricorrenti decorazioni finalizzate alla pura estetica, come cliché tipografici, ma anche rappresentazioni grafiche utili che possano venire incontro agli analfabeti, come illustrazioni sintetiche dei candidati o simboli associati alla lista. Nonostante i font utilizzati in questo periodo siano poco diversi tra loro, o anzi proprio per questo motivo, la gerarchia dei contenuti assume particolare importanza: gli elementi più significativi hanno corpo maggiore, mentre quelli simili tra loro vengono raggruppati sia a livello stilistico che nel layout della scheda stessa. In conclusione si può dire che a fine ‘700 emerge una sensibilità non indifferente al valore gerarchico degli elementi grafici, finalizzata a una comunicazione più rapida ed efficace.

8

Schede elettorali piegate o arrotolate, 1830 circa. Gli artefatti di questo periodo sono minimali e presentano i primi accenni di gerarchizzazione.


9



SECONDA METÀ DEL XIX SECOLO

La rivoluzione tipografica La prima metà dell’Ottocento è un periodo particolarmente fervido per la tipografia: molte e varie sono, infatti, le innovazioni tecnologiche che caratterizzano questi anni. Innanzitutto, grazie alle sollecitudini del mondo del giornalismo i tempi di realizzazione delle materie prime, inchiostro e carta, e degli stampati si riducono notevolmente. La macchina progettata da Louis Nicolas Robert nel 1799 rende industriale la produzione della carta, aumentando l’efficienza di un processo lento e fino ad allora artigianale. Le tecniche di stampa vengono meccanizzate a loro volta grazie all’introduzione di macchinari alimentati a vapore: nel 1814 sarà il Times ad usare la prima stampante cilindrica a motore per stare al passo con la tiratura, in costante aumento come i lettori. Parallelamente al progresso industriale si sviluppano nuove tecniche di stampa artigianali, come la litografia: grazie a queste è possibile realizzare artefatti sia testuali sia iconici più rapidamente. Prima infatti era necessario combinare letterpress e xilografia per ottenere risultati elaborati. A livello comunicativo è particolarmente rilevante la nascita della pubblicità moderna, fatta di affiches e annunci sulle riviste: persuadere diventa una necessità, a causa dell’aumento del-

11


la produzione industriale e quindi della concorrenza. Per altri settori nascenti, come quello dei trasporti, è fondamentale riportare informazioni di servizio chiare e di facile lettura agli utenti finali. La proliferazione continua dei campi in cui la comunicazione visiva è utile comporta quindi, a livello tipografico, l’invenzione di strumenti visivi che possano articolare adeguatamente informazioni così variegate fra loro sia a livello di contenuto che per scopo. L’esigenza di articolare i contenuti nel modo più fruibile scavalca le convenzioni di gusto e ricercatezza del secolo dei Lumi. L’abbandono delle norme rappresentate dai caratteri moderni spalanca la porta a una serie illimitata di variazioni, estensioni ed esagerazioni, soprattutto nei caratteri per la titolazione e di corpo importante.

12

Schede elettorali del 1860 circa. Nel corso del XIX secolo anche le schede più semplici si arrischino di tocchi vivaci grazie alle nuove font per la titolazione.


LA FONDERIA CASLON Fondamentale per comprendere l’esuberanza dell’epoca è il campionario del 1816 di William Caslon IV, tipografo inglese: in quest’opera, infatti, i caratteri sans serif fanno la loro prima apparizione come caratteri da stampa. All’inizio, sia caratteri slab serif che sans serif vengono classificati come “egyptians” (egizi). Con il tempo si comprende, però, la grande differenza tra i due tipi di caratteri. I sans serif infatti, più degli egizi, sono caratterizzati da forme primitive, antiche ed elementari, che sembrano possedere intrinsecamente una propria modernità. Vengono definiti grotesque (grotteschi, in Gran Bretagna) o gothic (gotici, negli Stati Uniti). Le font moderne vengono invece riviste attraverso l’ispessimento delle aste. Anche in questo caso, i nuovi caratteri vengono incontro a un’esigenza tangibile: quella di articolare i contenuti nel modo più efficace. La popolarità della fonderia Caslon permette la rapida diffusione dei caratteri non solo in Inghilterra (dove si diceva, addirittura, “when in doubt, use Caslon”) ma anche oltre oceano. Le schede elettorali statunitensi dell’epoca sono un chiaro manifesto della potenzialità espressiva raggiunta attraverso la rivoluzione industriale e tipografica in atto.

13

Illustrazione di metà Ottocento della fonderia Caslon, casa dei font più utilizzati all’epoca.


LAYOUT PIÙ FLESSIBILI La stampa letterpress, il metodo più usato all’inizio del xix secolo, è indicata per artefatti monocromatici e dalla griglia rigida: date le caratteristiche dei macchinari si preferisce progettare il layout dell’artefatto limitando alcune libertà grafiche. In questa fase la font è protagonista: si gioca soprattutto con caratteri stravaganti, diversi per pesi e larghezza, mentre la stampa è tendenzialmente monocroma. L’invenzione della litografia e della cromolitografia, avvenuta intorno al 1830, concede ai tipografi una maggiore flessibilità espressiva: la nuova tecnica permette di disegnare l’artefatto a mano libera direttamente sulla matrice. Nasce quindi una forte esuberanza compositiva caratterizzata da layout contorti, da pattern e da abbellimenti talvolta eccessivi. Tutto questo lavoro appare ancora più esagerato, ma allo stesso tempo curioso, se si considerano la finalità e la breve vita che caratterizzano artefatti come le schede elettorali.

Dettaglio di una scheda elettorale particolarmente elaborata risalente al 1870 circa. Il campo si presta alla sperimentazione tecnica e visiva dei metodi di stampa più recenti.

14


In alto, una scheda del 1885. A destra un artefatto del 1864 realizzato con la tecnica litografica, di recente scoperta.

15


Sopra una scheda repubblicana, Boston, 1864. La stampa non è a registro: i colori sono imprecisi. A sinistra una scheda repubblicana particolarmente elaborata, Massachussets, 1878, realizzata attraverso numerose stampe multiple.

16


DAL MONOCROMO ALL’ESUBERANZA Le innovazioni nell’industria chimica portano con sè l’introduzione, come nei manifesti così nelle schede, di artefatti comunicativi dai colori diversi dal nero. In una fase iniziale i lavori sono monocromi, solitamente in blu o in rosso. Si può notare come, probabilmente per risparmio della materia prima, i contrasti tra elementi diversi a livello gerarchico siano più tangibili rispetto ai lavori in nero. Se le parti più importanti sono particolarmente cariche, i caratteri light sono estremamente sottili. Il colore inoltre, se utilizzato in modo sapiente, permette la realizzazione di artefatti articolati su diversi livelli di opacità delle parti che lo compongono. Verso gli anni ‘70 del 1800 vi sono alcuni tentativi di artefatti policromi. La difficoltà della tecnica, che necessita di grande precisione, rallenta la produzione e di conseguenza viene utilizzata solo con grandi finanziamenti alle spalle. Sono frequenti schede che fuori registro. In alternativa si ricorre alla stampa su fogli colorati più economica e a minor rischio. Sotto quest’aspetto, il retro delle schede diventa un terreno fertile per la sperimentazione. Mentre nella parte anteriore è necessario infatti considerare la gerarchizzazione delle informazioni, sul retro non esistono vincoli perché, in sostanza, non vengono riportati contenuti utili al voto stesso. In questo modo le schede diventano nuovi manifesti di propaganda.

17


PRIMA METÀ DEL XX SECOLO

L’australian ballot e il voto segreto Schede così elaborate come quelle che caratterizzano l’esperienza di voto negli Stati Uniti durante il xix secolo, seppur interessanti dal punto di vista grafico e storico, si dimostrano terreno fertile per la corruzione. Dato che la responsabilità delle campagne e elettorali e delle schede viene lasciata alle singole liste, la supervisione e il controllo del governo centrale risulta essere pressoché assente. Mentre su suolo nordamericano le elezioni sono governate dal caos organizzativo e grafico, dall’altra parte del mondo, in Australia, l’esperienza di voto e le schede elettorali vengono rivoluzionate per garantirne la segretezza. Tutto ciò viene fatto definendo poche ma importanti linee guida: che le schede fossero tutte uguali, indistinguibili, e di conseguenza realizzate da un unico organo centrale. Si arriva così a ideare la scheda elettorale unica, riportante tutti i nomi dei candidati, da consegnare solo al momento del voto e da compilare a mano dall’elettore nella segretezza della cabina elettorale. Negli Stati Uniti la produzione di questi artefatti viene ancora lasciata in mano alle contee. Nonostante questo le case di caratteri tipografici, come la Linotype, si attrezzano per facilitarne la coerenza a livello compositivo.

18



20


I SIMBOLI Nelle varie implicazioni legate al voto segreto, saper leggere la scheda una volta al seggio è una delle più rilevanti. Per facilitare la transizione fra i due sistemi, è ricorrente l’uso di simboli associali alle diverse liste in corsa. Non tutti i simboli, però, rappresentano lo stesso partito in tutti gli Stati Uniti. La mancanza di un coordinamento centrale porta così a rendere problematica una soluzione che, altrimenti, sarebbe stata efficacemente di aiuto a molti elettori.

LE CASELLE Per velocizzare la progettazione e la stampa delle schede, le fonderie producono anche dei caratteri speciali. Le caselle, semplici all’apparenza, sono fondamentali nella stampa delle nuove schede: infatti un voto valido o un voto perso possono dipendere dalla loro dimensione. Per questo sono di diverso corpo, a seconda delle necessità del progettista. I box possono essere di più tipi: quelli già riempiti, come a fianco, venivano usati nelle schede di prova o nelle istruzioni di voto rivolte agli elettori.

Fac-simile di una scheda elettorale, Louisiana, 1904. Non è inusuale trovare, accanto ai nomi dei candidati, delle informazioni aggiuntive: in questo caso viene riportata una sua proposta di riforma.

21


EDUCARE AL VOTO Le argomentazioni pubbliche contro il “voto del canguro”, così definito in modo denigratorio dalla stampa, sono varie e talvolta strampalate. Per molti, un uomo “come si deve” non avrebbe il timore di esprimere la sua preferenza in modo nominale, sotto gli occhi di tutti, e il metodo australiano va nella direzione completamente opposta a questa. D’altra parte la nuova modalità porta con sé dei problemi reali. Primo fra tutti, il nuovo sistema elettorale vede una riduzione degli elettori attivi: vi è stata, infatti, una consistente diminuzione dei votanti tra il 1870, momento in cui la scheda è stata introdotta negli USA, e il 1910. Il nuovo metodo, infatti, prevede un certo grado di alfabetizzazione per poter essere compresa. Il voto risulta quindi più difficoltoso per analfabeti e persone immigrate da poco che, non conoscendo la lingua, non hanno modo di comprendere ciò che viene loro consegnato prima di entrare in cabina. Il design delle schede stesse, se ben progettato, può risultare d’aiuto alle categorie più colpite. Alcuni partiti si muovo in questa direzione: alcuni distribuiscono volantini, altri schede di prova già compilate a puro titolo informativo. Nonostante gli sforzi, la burocratizzazione del voto porta a un momentaneo calo dell’interesse corrotte nei confronti delle elezioni, sia per le liste corrotte sia per gli elettori che, spesso scelti fra i meno abbienti, ne avrebbero ricavato qualcosa che sarebbe tornato loro comodo.

22

L’introduzione della scheda australiana porta con sé un cambio radicale nell’esercizio del voto. Con questo volantino del 1897 il partito repubblicano istruisce i propri elettori.


23


SECONDA METÀ DEL XX SECOLO

Problemi moderni Dall’introduzione dell’Australian Ballot, verso la fine del xix secolo, le elezioni perdono piano piano la loro spettacolarità per diventare un evento più rispettabile. Le schede elettorali, strumento esuberante di propaganda a disposizione di ogni partito, diventano così strumenti puramenti funzionali, perdendo ogni vezzo estetico superfluo. Tutto questo, però, non basta a contrastare brogli e corruzione. Il xx secolo sarà quindi caratterizzato dalla ricerca del sistema di voto perfetto, inattaccabile da nessuno dei suoi punti. La prima metà del ‘900 vede l’introduzione di due nuovi sistemi di voto, completamente meccanizzati: la macchina a leva e la scheda a pressione, definibile come un’antenata del touchscreen. Le macchine a leva fanno la loro prima apparizione a New York, nel 1892. Arrivato al seggio l’elettore riceve una scheda da inserire nel macchinario: il voto viene espresso sollevando delle leve, ognuna associata ad uno dei candidati, che vanno la casella corrispettiva presente sul foglio. Questo metodo piuttosto inusuale nasce con l’idea di semplificare l’esercizio del voto, annullando le possibilità di voto mal espresso, e di garantire al cento per cento l’anonimato. Sarà il metodo con cui circa la metà degli elettori esprimerà le proprie preferenze di voto

24


alle elezioni presidenziali del 1966. Nello stesso decennio nasce un’alternativa più economica e decisamente più economica: la scheda a pressione. Al momento del voto il foglio viene posizionato su un dispositivo, la Votomatic prodotta da IBM, che rileva la pressione esercitata su di esso. L’elettore, servendosi di un punteruolo, può quindi esprimere il proprio voto facendo pressione sul casella del candidato di sua preferenza. In questo modo il conteggio viene effettuato automaticamente senza dover passare allo spoglio manuale delle schede. Il sistema, grazie ai notevoli vantaggi che offre, verrà adottato dal 37% dei seggi nelle presidenziali del 1996. Nonostante questi vengano descritti come sistemi perfetti grazie alla loro semplicità ed efficienza, presentano delle vulnera-

25

Manifesto del 1960 per l’introduzione delle macchine a pressione, sistema usato tutt’oggi in alcune contee.


Le macchine a leva sono vere e proprie cabine elettorali in cui l’elettore deve entrare per esprimere il voto. Prima di votare è possibile informarsi sulle modalità grazie a volantini, come quello nella pagina a destra.

bilità non di poco conto. L’utilizzo di marchingegni tecnologi, punto di forza sia a livello tecnico che comunicativo, espone però l’intera macchina elettorale a nuovi rischi, come la manomissione. Tutto questo, combinato alla ancora mancata supervisione del Governo Centrale, porta a risultati piuttosto infelici che colpiscono soprattutto le fasce più discriminate. A seguito dell’estensione del suffragio alle donne avvenuta in alcuni stati all’inizio del xx secolo, il voto paradossalmente può presentarsi come una nuova occasione di discriminazione: in alcuni stati uomini e donne votano nelle stesse cabine ma con schede diverse in base al sesso. Nel 1978 a Philadelphia, invece, alcune macchine per il voto smettono di funzionare nei quartieri prevalentemente abitati da afroamericani. Un’ulteriore difficoltà è data proprio dal continuo rinnovamento del sistema di voto, che disorienta l’elettore. Non a caso i tassi di dispersione dei voti più alti si trovano nelle contee a basso tasso di alfabetizzazione, dove risiedono i cittadini più poveri, spesso con background multietnico. Queste dinamiche non di rado si intersecano creando un grandissimo vuoto di democrazia all’interno del sistema, rendere così il voto accessibile a tutti solo sulla carta ma non di fatto.

26


27


IL CASO DI PALM BEACH La dispersione dei voti e la pessima progettazione delle schede vengono considerati un problema di poco conto fino a quando ne non ne va del risultato delle presidenziali del 2000, che vedono Bush per i repubblicani e Al Gore per i democratici. Nella contea di Palm Beach, in Florida, il design confusionario delle schede porta all’assegnazione involontaria di voti preziosissimi al candidato sbagliato, il riformista Buchanan. L’errore viene scoperto a causa di un’incongruenza sospetta: il terzo candidato prende 3704 voti, quasi tremila in più rispetto alla media di quelli ricevuti nelle altre contee della Florida. Per 537 voti il candidato democratico perde lo stato della Florida e, in quella che è una lotta all’ultimo voto, probabilmente la vittoria delle presidenziali stesse. Se Al Gore avesse vinto in quella contea, avrebbe preso i voti dei grandi elettori del corrispettivo stato e avrebbe potuto vincere: probabilmente il quadro geopolitico attuale sarebbe diverso. Inevitabilmente il caso finisce sotto i riflettori e il governo centrale dovette prendere delle decisioni in merito. Nel 2002 viene emanato il HAVA (Help America Vote Act). Grazie a un finanziamento di quattro miliardi di dollari il sistema viene migliorato attraverso l’introduzione di sistemi più avanzati, come il touchscreen, o tradizionali, come il conteggio manuale delle schede, a seconda della preferenza di ogni contea. La riforma ha particolare successo: la dispersione dei voti scende

28

Nella scheda elettorale di Palm Beach ai democratici, nonostante siano i secondi in ordine di lettura, viene associato il terzo foro. Si stima che il 95% dei voti assegnati al candidato riformista siano, in realtà, destinati al democratico Al Gore.


dal 2% del 2000 allo 0.8% nel 2008. È interessante però notare come non vi siano state iniziative intorno al layout delle schede, che come si è potuto vedere solo due anni prima può essere determinante per le sorti di un paese. L’introduzione dei metodi digitalizzati e centralizzati, però, scatenano una nuova paura: quella dell’hacking, tangibile nelle elezioni presidenziali del 2016. Che sia questo il momento giusto per tornare alla carta, cogliendo l’occasione per ragionare sulle possibilità che un design responsabile può portare con sé?

29


Bibliografia This is what democracy looks like: A Visual History of the Printed Ballot Cheng, Alicia Ying (2020), Princeton Architectural Pr., New Jersey Ballot Design and Unrecorded Votes on Paper-Based Ballots Turnout David C. Kimball and Martha Kropf The Public Opinion Quarterly , Winter, 2005, Vol. 69, No. 4 (Winter, 2005), pp.508-529, Oxford University Press The American Ballot Box: Law, Identity, and the Polling Place in the Mid-Nineteenth Century Bensel, Richard Studies in American Political Development, 17 (Spring 2003), 1–27. Cornell University

Reevaluating the Vote Market Hypothesis: Effects of Australian Ballot Reform on Voter Daniel C. Reed,Social Science History , Vol. 38, No. 3-4 (Fall/Winter 2014), pp. 277-290, Cambridge University Press Modern Typography: An essay in critical history Kinross, Robert Londra, Hyphen Pr., 2004 (seconda edizione) Better Ballots Lawrence Norden, David Kimball, Whitney Quensery, Margaret Chen New York: Brennan Center for Justice, 2012

Sitografia http://www.mit.edu/~jtidwell/ballot_design.html

https://www.britannica.com/biography/William-Caslon

https://www.loc.gov/collections/broadsides-and-other-printed-ephemera/ https://aceproject.org/ace-en/topics/et/eth/eth02/eth02a/mobile_browsing/onePag https://eyeondesign.aiga.org/the-high-stakes-of-voter-ballot-design/ https://www.brennancenter.org/events/bad-ballots-and-lost-votes-path-better-ballot-design https://designobserver.com/feature/artifact-2000-palm-beach-county-ballot/39846 https://www.theguardian.com/us-news/2019/nov/19/bad-ballot-design-2020-democracy-america

Iconografia Fonte principale: “This is what democracy looks like” Copertina: https://indianexpress.com/article/explained/swing-states-us-elections-2020 -joe-biden-wisconsin-donald-trump-6949687/ Pag. 2: https://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=125917175&t=1608414989411 Pag. 5: https://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=125917175&t=1608414989411 Pag. 13: https://commercialclassics.com/

Pag. 26: https://www.smithsonianmag.com/smithsonian-institution/pulling-lever-tallied-vote-98774074/ Pag. 28: https://www.nla.gov.au/unbound/the-balanced-ticket


Mercedes Maria Vitali Politecnico di Milano, Scuola del Design Design della Comunicazione Corso di Typographic Design C2 Prof. Giangiorgio Fuga, Margherita Perugini A.A. 2020/2021


Nei sistemi democratici, il voto è l’atto più rappresentativo del patto tra Stato e cittadini, di un rapporto basato su diritti e doveri reciproci. Eppure negli Stati Uniti, in quella che viene spesso chiamata la “più grande democrazia al mondo”, votare sembra un atto particolarmente complicato. Come dimostrato dal caso del Butterfly Ballot, il design di una scheda elettorale può influire notevolmente sulla capacità di voto dei cittadini. Ma quest’esempio è solo la punta dell’iceberg, solo uno dei molteplici casi che si sono susseguiti nei due secoli e mezzo dalla fondazione dello stato federale.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.