Quotidiano Meeting 2011 - venerdì 26 agosto

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ANNO 21 Numero Sei Venerdì

MEETING

PRIMO PIANO MARE NOSTRUM Partecipano: Gian Carlo Blangiardo, Università degli Studi di Milano-Bicocca; Michele Emiliano, sindaco di Bari; Roberto Maroni, ministro dell’Interno. Introduce Robi Ronza, giornalista. Salone B7 VOLONTARIATO E SVILUPPO INTERNAZIONALE Partecipano: Alberto Piatti, Avsi; S. Em. Cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum. Introduce Roberto Fontolan, Comunione e Liberazione. Sala A3

11.15

O N A I D I T O U Q

26

15.00

AGOSTO

Dalla Libia al Meeting pag. 4

LA SFIDA DEL NORD AFRICA: CONCILIARE STABILITÀ E DIRITTI Partecipano: Tarak Ben Ammar, produttore cinematografico; Wael Farouq, Università Americana del Cairo; Franco Frattini, ministro italiano degli Affari Esteri; Antonella Mularoni, Repubblica di San Marino. Introduce Roberto Fontolan, Comunione e Liberazione. Auditorium B7 LA PENULTIMA CENA Monologo storico-comicogastronomico di e con Paolo Cevoli Arena D3 Ingresso a pagamento

17.00

21.45

2011

La manager umile pag. 3

PRIMO PIANO

La politica secondo Marcos pag. 7

La certezza non illude Il filosofo francese Fabrice Hadjadj al termine della lezione tenuta ieri.

Il senso di Dio e l’uomo postmoderno el pomeriggio di Rimini Fabrice Hadjadj pareva Gesù nel tempio. In un’ora scarsa, e di fronte a migliaia di persone, il filosofo ha semplicemente fatto a pezzi gli idoli di cui viviamo. Ha decostruito una dopo l’altra le «puerili arlecchinate» (così le chiamava Pasternak) della postmodernità, e le tre forme del postumanesimo che hanno preso il posto, nell’analisi del più sfavillante e carnale dei filosofi viventi, di comunismo e capitalismo. Sono il tecnicismo, l’ecologi-

N

smo e un fondamentalismo definito con perfezione luminosa: «L’importante è che ci si disimpegni dall’umano e dallo storico nella loro inventiva culturale e politica». Se alle grandi ideologie si può sempre assegnare un ruolo di sfondo lontano rispetto alle solite grane, con Hadjadj non si scappa. Denuncia mostri che abitano il quotidiano, tanto che nessuno si alza durante la tesissima lezione, compresi i tanti stranieri con le cuffie in testa. Per questo il suo percorso ardito è lo specchio di quello che il Meeting compie e suggerisce a chi ci passa. Non c’è spazio per una rispettabilissima apologetica che ripeta una lezione giusta. L’incontro non è con gente che condivide un’idea della vita. La proposta cristiana come avvenimento smuove il mondo e genera possibilità di

dialogo su cui è perfino facile agitare l’ombra del sospetto, ma si gioca su un esclusivo terreno di convenienza umana, impossibile da inscatolare nei recinti dei buoni e dei cattivi. Se Hadjadj cita Giussani (e il punto non è certo la citazione) non è per compiacere la platea né perché convinto sia moralmente necessario essere bravi cristiani. Ci arriva come esito della delusione masticata dopo il credito concesso al pensiero di questi che ha chiamato «tempi della sparizione annunciata». Clara Gaymard, figlia del più grande genetista del XX secolo, non diventa capo di General Electric e madre di nove figli per ossequioso omaggio a un papà in via di beatificazione. I profughi libici approdati al Meeting non si sentono abbracciati appena

perché a casa loro si sta peggio. Non a caso l’arcivescovo di Mosca, ieri in Fiera, dice così: «La fede è l’unica cosa che si possa offrire all’uomo di oggi». La sola possibilità reale per cui in questa settimana, nel limite solare di tutto ciò che è umano, si può vedere una certezza in atto è la scoperta di un cammino condivisibile perché buono e gustoso. Un metodo percorribile alla semplice, difficile condizione di uno sguardo appassionato alla propria pericolante umanità. Il resto, sono solo preliminari. O preparativi, come li chiamava – citando ancora Pasternak – Hadjadj: «L’uomo nasce per vivere, non per prepararsi alla vita. E la vita stessa, il fenomeno della vita, il dono della vita, sono così affascinanti, così serie! Perché barattarle con fughe da scolaretti?».


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