2009 06 17, orbecchi, la stampa, ora curiamo la psicoterapia 17 06 2009

Page 1

25

STORIA DELLA FISICA

COMPLESSITA’

MISTERI

L’eclisse diede ragione a Einstein

“Ho scoperto il vero Codice da Vinci”

Le catastrofi che i miti non hanno dimenticato

Novant’anni fa Einstein diventava un’icona mondiale: merito di un esperimento.

Fritjof Capra continua la sua indagine su Leonardo: ecco che cosa ha scovato.

I

La geomitologia cambia il modo di leggere i miti: racchiudono informazioni terribili.

I

DE PRETIS e PIVATO PAGINA 26

I

BECCARIA PAGINA 27

DI CIANNI PAGINA 29

TUTTOSCIENZE SPAZIO. IL PRIMO VOLO È PREVISTO GIÀ NEL 2012. «UN GIOIELLO PIENO DI TECNOLOGIA ITALIANA»

Analisi MAURILIO ORBECCHI

Troppo Freud e la psicologia sta morendo

Addio allo shuttle, viva lo shuttle La Nasa lo vuole pensionare e l’Europa scommette sulla mini-navetta

L

e teorie psicologiche alla base della psicoterapia sono ancora, per la grande maggioranza degli psicoterapeuti, quelle elaborate all'inizio del Novecento dai vari fondatori, come Freud, Jung e Adler. A causa dell'idealismo imperante nel secolo scorso la psicologia del profondo ha vissuto una lunga fase antiscientifica, che ha trascurato la ricerca della compatibilità delle proprie concezioni con la scienza. Questo clima ha comportato che le scuole di psicoterapia proseguissero in modo acritico l'insegnamento delle teorie originarie, senza preoccuparsi di evidenziare quali e quante di queste risultino, oggi, scientificamente insostenibili. E’ un fatto che ha mandato in confusione generazioni di psicoterapeuti, che continuano a credere in idee superate. Le scienze ci hanno fornito una grande quantità d'informazioni sul funzionamento della mente, che una volta erano ignote. L'evoluzionismo e le neuroscienze, ma anche la psicologia sperimentale, le scienze cognitive e la genetica hanno fatto passi da gigante rispetto ai tempi in cui sono state poste le basi della psicoterapia moderna. I progressi della biologia evoluzionistica, poi, con gli studi di genetica del comportamento permettono di capire che il determinismo ambientale e psicodinamico - il dogma della psicoterapia - era errato. SEGUE A PAGINA 28

TUTTOSCIENZE MERCOLEDÌ 17 GIUGNO 2009 NUMERO 1377 A CURA DI: GABRIELE BECCARIA REDAZIONE: ALDO LAMANNA GIORDANO STABILE CONSULENZA: PIERO BIANUCCI tuttoscienze@lastampa.it www.lastampa.it/tuttoscienze/

Automatica La navetta è lunga 5 metri e larga poco più di 2 La seconda versione imbarcherà anche un equipaggio

LUIGI GRASSIA INVIATO A LE BOURGET (Parigi)

L’

Europa traccia la sua rotta nello spazio con una nuova mini-navetta automatizzata lanciata da Torino. Ieri al Salone aeronautico di Le Bourget (Parigi) l'ente spaziale europeo Esa - che equivale alla Nasa americana - ha firmato con l’italiana Thales Alenia Space il contratto per fabbricare un veicolo recuperabile, destinato a fare la spola fra la Terra e lo spazio, capace fra l'altro di agganciarsi alla Stazione orbitale o di collocare satelliti e poi tornare per essere riutilizzato. Per la cronaca, la Thales Alenia Space è una joint-venture fra l'italiana Finmeccanica e la francese Thales e farà da capo-commessa per l'intero programma europeo. Il prototipo del nuovo veicolo spaziale verrà progettato e costruito (quasi tutto) nello stabilimento della Tas di Torino. In principio era lo shuttle

americano, la navetta spaziale per definizione. Il veicolo della Nasa è stato un successo, ma molte delle sue promesse non sono state mantenute. Lo scopo era superare la filosofia del missile, intesa come vuoto a perdere, per sostituirla con qualcosa di più simile a un aereo che fa regolari voli di linea. Si contava su lanci frequenti, almeno due al mese, e a prezzi che venivano immaginati bassi grazie al riutilizzo dei mezzi. Invece lo shuttle ha fatto un gran lavoro (per esempio si è reso utilissimo alla Stazione spaziale e alla messa in orbita del telescopio Hubble), ma ha tradito la promessa dell'economicità; si è rivelato una macchina «difficile», bisognosa di un'elaborata manutenzione che ha imposto cadenze di lanci molto basse. Anche senza considerare che la complessità della macchina-shuttle è stata concausa di due incidenti, per la maggior parte delle missioni più comuni, quelle per cui (in teoria) doveva essere adattissi-

Lo sapevi che? Il business è a Torino Thales Alenia Space è controllata al 67% da Thales e al 33% da Finmeccanica. Ha 11 fabbriche sparse fra Italia, Francia, Belgio e Spagna con 7200 dipendenti. I Il contratto firmato con l'Esa per realizzare il minishuttle varrà, nelle prime fasi di realizzazione del progetto, 100 milioni di euro, con l'impiego a Torino di 70 ingegneri e tecnici altamente qualificati. La produzione di serie farà crescere questi numeri. I

ma, la navetta è stata presa in giro come una Cadillac utilizzata per portare la spazzatura in orbita, visto che alternative a disposizione non c'erano. Ora lo shuttle si avvia alla pensione (per via di una tecnologia superata e dei costi) e gli

Usa sono in ritardo per sostituirlo, mentre si affaccia il programma Orion, che è una copia riveduta del vecchio Apollo. Intanto è cominciata una gara internazionale per costruire un nuovo mini-shuttle che sia semplice, affidabile e capace di fare il suo lavoro (stavolta) in economia. I primi ad arrivarci sono stati i russi, ma il loro prodotto non è piaciuto in Occidente (troppo rudimentale, va bene la semplicità ma senza esagerare). I programmi sono diversi, ci si lavora anche in Cina e India, e tuttavia il progetto più credibile è proprio l'europeo «Future Launchers Preparatory Program». Questo «Fpll» è il prototipo che la Thales Alenia Space è stata incaricata ieri di costruire, mentre al progetto realizzato verrà dato un nome che non suoni così provvisorio. La consegna dell'esemplare capostipite - che volerà senza dover imbarcare un equipaggio - è attesa per il 2012. La mini-navetta ha le dimensioni di un’auto e solo in

una versione successiva potrà ospitare da 3 a 4 astronauti. Come il grande shuttle americano, tornerà sulla Terra da sola: planerà nella prima fase di rientro in atmosfera, mentre nell’ultima parte avrà bisogno di un paracadute. Quanto al lancio, sarà necessario un missile multi-stadio: si tratterà di un lanciatore Vega e qui va notato un particolare curioso. E’ una macchina i cui motori verranno prodotti a Torino, ma in questo caso dalla società Avio: dovrebbe essere disponibile già dal 2010, quando il Vega lancerà il suo primo satellite. Dentro la navetta - lunga circa 5 metri e del peso di soli 1815 kg - ci sarà un modulo configurabile in vari modi, a seconda delle missioni, mentre all'esterno piccole appendici svolgeranno il lavoro degli alettoni e dei piani di coda per dirigere l'atterraggio. Se tutto andrà come previsto, la seconda generazione crescerà un po’ e allora sarà il turno degli esseri umani.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.
2009 06 17, orbecchi, la stampa, ora curiamo la psicoterapia 17 06 2009 by Maurilio Orbecchi - Issuu