Giudi iudicarie
il
iornale delle
APRILE 2016 - pag.
Mensile di informazione e di approfondimento
www.giornaledellegiudic a r i e . i t
ANNO 14 - APRILE 2016 - N. 4 - MENSILE
EDITORIALE
17 aprile. Un altro, inutile, referendum
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FONDATO NEL 2002 - Distribuito da
Ospedale, spiragli di (cauta) speranza
Torna il primariato di anestesia. Il nuovo direttore Dipede promette tempi certi per il Pronto soccorso Alle pagine 4 e 5
Orgoglio nazionale e sicurezza europea
di Adelino Amistadi I giornali ne parlano poco, la televisione è quasi silente, ed anche se sono già stati indetti i comizi elettorali, pochi sanno che il 17 aprile si voterà per il referendum sulle trivellazioni per la ricerca del gas e del petrolio: quelle entro le dodici miglia marine dalla costa i cui impianti sono già operativi, per decidere se tali concessioni debbano durare fino all’estinzione dei giacimenti o debbano essere revocate alla scadenza. Per capirci: il referendum tratta del mantenimento delle concessioni estrattive già in essere, se chiuderle alla scadenza o aspettare che il giacimento si esaurisca. L’Italia è un paese povero di idrocarburi, finora ci siamo orientati verso lo sfruttamento dei fiumi e dei torrenti delle nostre montagne (e in Giudicarie abbiamo ricche testimonianze), che sul consumo nazionale incidono in misura modesta. I consumi domestici, ma soprattutto le nostre industrie abbisognano di grandi quantità di energia che non possiamo produrre se non importando idrocarburi da ogni parte del mondo con conseguenti aggravi delle bollette a carico di famiglie ed imprese. Continua a pag. 8
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di Paolo Magagnotti Gli attentati terroristici dei giorni scorsi a Bruxelles mi hanno profondamente rattristato e preoccupato ma non sorpreso. Il mio primo pensiero è andato alle povere vittime innocenti ed ai loro familiari ed amici cui mi sento particolarmente vicino. Da tempo ero convinto che prima o poi la follia jihadista avrebbe colpito siti simbolo dell’unità europea. Non avrei escluso che i kamikaze fossero entrati nel palazzo Berlaymont sede della Commissione europea o nei vicini edifici del Consiglio dell’Unione e del Parlamento europeo.
Stanziati oltre 16 milioni per completare la rete
Comunità, maxi-piano perle ciclabili A pagina 8
A pagina 17
La testimonianza diretta di Samuel Cornella
Bruxelles, il giorno dopo
A PAGINA 35
Cronache della Grande Guerra
Il cannone “sfortunato” del Mandrone A PAGINA 31
PROMOZIONE MARZO!!! PREZZI SCONTATI PER TUTTO IL MESE
RELAX + alzapersona
ELEZIONI Ultimi movimenti in vista del voto A pag 6 EVENTI Dolomiti’s fire Le Dolomiti s’accendono di solidarietà A pag 28 AGRICOLTURA Manuel Cosi nuovo presidente allevatori razza rendena A pag. 10
Nuove barriere per la sicurezza
“Blindato” il ponte dei Servi A PAGINA 14
Alle Terme di Comano
Svelati i Campionati di ciclismo A PAGINA 31
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Rassegna Stampa
APRILE 2016
A cura della REDAZIONE
RASSEGNA STAMPA MARZO 2016
DALLE GIUDICARIE DALLAPROVINCIA Giustino - Presentato il diario di guerra del capitano Felix Fahrner. L’opera è il risultato di due anni di ricerche - In un mondo in cui si stanno rialzando muri e frontiere, diventa sempre più urgente ascoltare la voce di chi ha vissuto la guerra e ci ha lasciato la propria memoria. Ricordare, studiare la storia, fermarsi a riflettere sul passato sono fattori essenziali per fondare un futuro di pace e scongiurare nuovi germi dell’odio umano. Con queste suggestioni, tanto profonde quanto tristemente attuali, si è conclusa la serata in Biblioteca a Pinzolo di presentazione del volume contenente documenti inediti del capitano dell’ex leva in massa salisburghese Felix Fahrner, edito dal Parco Naturale Adamello Brenta eDebora curatoAndreolli da Rudy Cozzini e Armida Antolini. L’incontro, moderato dalla bibliotecaria Carla Maturi, compiaciuta per la grande presenza di pubblico (un centinaio di persone), è stata aperta dal presidente, Joseph Masè, che ha espresso il dovere morale dell’Ente di tramandare il patrimonio di civiltà formato dalle storie umane che emergono forti dai luoghi oggi area protetta dove, non si deve dimenticare, si è consumata una delle tragedie più drammatiche per la storia dell’umanità. Esteriori - Berasi e Messeri condannati a pagare 80 mila euro al Comune di Stenico. Lo ha stabilito il tribunale di Trento - Oltre 80mila euro devono le società La Villa Sas di Mariano Berasi, già noto alle cronache, e la Robinia Srl di Gianfranco Messeri al comune di Stenico e il tribunale di Trento, chiamato in causa per dirimere la controversia, ha dato ragione al comune. Si tratta dei canoni di affitto dei due terreni comunali situati sul territorio della frazione di Villa Banale che i due imprenditori agricoli hanno chiesto e ottenuto in affido dal comune per farci un progetto di viticoltura sperimentale. Le vigne sono comparse sui verdi prati del Banale, il problema è che dal 2010, anno in cui l’accordo fra le parti venne ufficialmente siglato, solo un canone di affitto, il primo, è stato versato di quelli dovuti, in teoria, per 18 anni. Carta straccia si è rivelata anche una delle due polizze fideiussorie presentate a garanzia della propria affidabilità dai privati: la Credicor Spa, infatti, ha smesso di figurare nell’elenco degli intermediari finanziari per decreto del ministero dell’economia e delle finanze appena un paio di anni dopo aver firmato la fideiussione alla Villa Sas e alla Robinia Srl. Pieve di Bono - Liberata la variante da 5 ordigni della prima Guerra mondiale grazie all’azione degli Artificieri dell’Esercito - I tecnici del 2° Reggimento Genio Guastatori Alpini di Trento hanno neutralizzato 2 proiettili da 149 millimetri ed altri due spezzoni simili, e messo in sicurezza la bombarda da 240 millimetri che sono stati trovati durante le operazioni preliminari all’avvio dei lavori della variante di Pieve di Bono. Tutti i residuati sono risalenti al Primo Conflitto Mondiale, tipici
esempi che ancora insidiano i monti ed i boschi delle Alpi Trentine e Alto Atesine. Dall’inizio del 2016, il 2° Reggimento Genio Guastatori Alpini ha bonificato oltre 160 ordigni nella propria area di competenza, che comprende le Province di Trento, Bolzano, Vicenza, Belluno e Padova, mentre nel corso del 2015 sono stati oltre 800. Giudicarie - Sgominata la banda da 47 furti. Arrestati sei nomadi accusati di aver messo a punto i furti a Iavrè, Zuclo, Spiazzo, Tione, Fiavè... - Sgominata banda dedita ai furti, sei arresti e due denunciati. La Compagnia Carabinieri di Riva del Garda a conclusione di una complessa indagine ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di 5 uomini (tutti nomadi italiani di etnia Sinti) per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti, avvenuti tra il gennaio ed il dicembre 2015. L’indagine ha tratto origine da diversi furti avvenuti nella Provincia di Trento (Vigolo Vattaro, Calavino, Aldeno, Drò) ed in particolare nelle Giudicarie e Rendena, da cui è partita poi l’attività condotta con l’ausilio delle Stazioni Carabinieri di Tione di Trento e Ponte Arche che ha portato alle misure cautelari. Gli arrestati sono Luciano Pasquale, 55enne nativo di Merate (Lecco), Sebastiano Reichast, 31enne originario di Romano di Lombardia, Stefano Reichard, 46enne nativo di Erba (Como), residente in provincia di Treviso, Farfallino Pasquale, 26enne e Cristian Reichard, 19enne, questi ultimi entrambi nativi di Gavardo (Brescia) e residenti a Comano Terme (Trento). I cinque sono tutti pluripregiudicati, con precedenti specifici. I furti imputabili all’associazione sono 47, tra i quali alcuni realizzati a Tione, Bondo, Spiazzo, Fiavè, Iavrè, Bleggio Superiore...
Val di Non - Alla scoperta degli ex voto del Santuario di San Romedio - Un percorso tra tipologie e iconografie, committenze e ambiti di produzione degli ex voto conservati presso il santuario di San Romedio in Val di Non. Sono queste le premesse della conferenza organizzata dall’Associazione Castelli del Trentino presso la Sala Civica di Mezzolombardo giovedì 24 marzo. Negli ultimi anni la Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, oltre a catalogare, restaurare e valorizzare – anche tramite le due mostre allestite nel 2015 al Museo Diocesano Tridentino e a Torre Vanga con il titolo Affidarsi al cielo. Arte e devozione a Montagnaga di Piné – il più corposo nucleo di ex voto del Trentino, si è infatti impegnata in un’analoga campagna di catalogazione delle opere devozionali (dipinti su tela e su tavola, stampe e oleografie, cuori e ricami, oggetti antropomorfi e fotografie, ecc..) conservate presso il “più bel Santuario delle Alpi”, per riprendere il felice titolo della guida curata nel 2002 da Gianni Faustini e Iginio Rogger. Provincia - Comuni: 28 milioni di euro per gli investimenti - Ammonta a 28.020.000 euro il fondo per gli investimenti programmati dai comuni trentini nel 2016 approvati in via preliminare dalla Giunta provinciale. Si tratta di risorse ottenute grazie ad una riprogrammazione degli investimenti che erano già stati ammessi a finanziamento e che saranno utilizzate, d’intesa tra le parti, per la costituzione di un budget comunale per la realizzazione degli interventi di mantenimento del patrimonio comunale. Provincia - Musei e nuove tecnologie - L’innovazione tecnologica in campo per valorizzare la cultura e il capitale umano. Questo è uno dei principi delle “Smart Cities” e una priorità per il Trentino che lunedì 21 marzo ha ospitato Museum-FI, una giornata dedicata all’incontro tra musei trentini e aziende dell’informatica impegnate nello sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. L’ambito è di grande interesse, come testimonia la partecipazione all’evento, con 43 aziende iscritte e
18 enti museali che hanno incrociato proposte ed esigenze utilizzando la modalità dello speed date, per un totale di 764 incontri. . Provincia – Trentino modello efficace - “Siete stati capaci di creare un modello complesso ed efficace, in grado di integrare professionalità molto diverse, un esempio che mette da parte le gerarchie dei ruoli e delle competenze, con l’unico obiettivo di salvare una vita umana”. Queste le parole di Francesco Bevere, Direttore Generale di Agenas, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, che ha visitato, accompagnato dall’assessore alla salute Luca Zeni e alla protezione civile Tiziano Mellarini, la base operativa dell’Elisoccorso e il Centro di Protonterapia di Trento. Agenas è un ente pubblico che svolge una funzione di supporto tecnico e operativo alle politiche di governo dei servizi sanitari di Stato e Regioni, attraverso attività di ricerca, monitoraggio, valutazione, formazione e innovazione. Provincia – Trentino primo nella classifica efficienza della pubblica amministrazione - I servizi della pubblica amministrazione sono valutati da una ricerca europea come migliori nelle due province autonome del Trentino Alto Adige (indici superiori a 1) e nelle due regioni a statuto speciale del Nord (Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia) che presentano un indice maggiore di zero, ovvero superiore alla media delle 206 regioni europee. In terreno “negativo” tutte le altre regioni italiane ma con gap accettabili per Veneto ed Emilia Romagna che tendono alla media europea (indici pari a -0,186 e -0,217). Scorrendo il ranking della qualità della PA, a centro classifica, si trovano due terzetti: il Centro Italia con Umbria (-0,495), Toscana (-0,533), Marche (-0,535) e il Nord Ovest con Lombardia (0,542), Piemonte (-0,652), Liguria (-0,848). Completamente negativa la situazione del Mezzogiorno a partire dal risultato meno disastroso dell’Abruzzo (-1,097), a quelli peggiori di Sicilia, Puglia, Molise, Calabria (indici che variano da -1,588 a -1,687), per finire con la “pecora nera” Campania (-2,242). Il quadro dipinto da questo indice europeo, segnala il coordinatore dell’Ufficio
studi Paolo Zabeo, evidenzia come “l’Italia sia il Paese che presenta, al suo interno, la più ampia variabilità in termini di qualità della P.a., tra le prime regioni del Nord e le ultime del Sud. Si pensi che, secondo quanto indicato dal Fondo Monetario Internazionale, se l’efficienza del settore pubblico si attestasse sui livelli ottenuti dai primi territori italiani, come le province di Trento e di Bolzano, la produttività di un’impresa media potrebbe crescere del 5-10% e il Pil italiano di due punti percentuali, ovvero di 30 miliardi di euro”. Provincia - Nel 2015 l’89% del numero degli appalti assegnati ad aziende trentine - Apac, tempo di bilanci: nel 2015 la provincia di Trento, attraverso l’Agenzia Provinciale per gli Appalti e Contratti (APAC), ha assegnato l’89% del numero degli appalti ad aziende trentine per un valore complessivo di 160.167.433,67 euro. Questo è quanto emerge dalla relazione che annualmente viene presentata dalla Giunta provinciale. APAC è punto di riferimento per 491 amministrazioni, ovvero strutture provinciali, enti strumentali, scuole, Comuni, Comunità di valle, APSP. Tra le novità di questi ultimi anni l’uso del mercato elettronico che ha visto un decisivo aumento nel 2015. In Trentino sono 1001 i fornitori iscritti al ME-PAT, il Mercato elettronico provinciale. Nel 2015 sono state 228 le gare aggiudicate per un valore complessivo di 266.735.705,65 euro. Nel 2014 erano state 179 per un totale di 144.488.169,57 euro. Val di Non – Orso avvelenato – Lunedì 21 marzo è stato ritrovato un orso morto in bassa Val di Non, segnalato da un camionista alla Forestale poco distante dal bordo della strada provinciale che collega Lover e Sporminore. Si tratta di un esemplare maschio di grosse dimensioni e vi sono alcuni elementi preliminari, che fanno ipotizzare che il decesso sia avvenuto per avvelenamento. Al riguardo sono in corso contatti con l’Istituto Zooprofilattico delle tre Venezie. Un altro esemplare (M6 di 8 anni) è stato rinvenuto morto avvelenato nella stessa zona il 28 marzo 2015.
Attualità Lo stesso Vescovo eletto Lauro ha voluto che ad ordinarlo sia il Vescovo uscente Luigi Bressan. Intanto, giovedì 24 aprile, presso la Cattedrale di San Vigilio a Trento, nella Messa del Crisma del giovedì Santo, la Diocesi di Trento ha salutato ufficialmente l’Arcivescovo Luigi Bressan. E’ stato proprio il Vescovo eletto, insieme a due laici, ad esprimere, a nome di tutta la Chiesa trentina, un sincero e ripetuto “grazie” al pastore che l‘ha guidata negli ultimi 17 anni, dal suo ingresso il 30 maggio 1999. La solenne liturgia, simbolo dell’unità della Chiesa attorno al Vescovo, è stata partecipata da circa trecento fra Preti e Religiosi e centinaia di laici, comprese le autorità civili: il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, l’assessore provinciale Tiziano Mellarini a nome del presidente Rossi e le presidenti del Consiglio regionale Chiara Avanzo e del Consiglio comunale Lucia Coppola. La messa del crisma è caratterizzata dalla benedizione degli olii santi per l’unzione dei catecumeni (coloro che si preparano al battesimo) e degli infermi (ammalati o morenti) e
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Il saluto a Monsignor Bressan Dopo 17 anni lascia la guida della Diocesi di Trento. Mons. Tisi ordinato domenica 3 aprile L’ordinazione episcopale con l’ingresso di monsignor Lauro Tisi come nuovo arcivescovo di Trento avverrà nel pomeriggio di domenica 3 aprile nella cattedrale di San Vigilio (con il Giornale delle Giul’olio del crisma,utilizzato per amministrare sacramenti come battesimo e cresima (significativa la presenza in duomo di centoventi giovani cresimandi provenienti dalle vallate trentine) ma anche nelle ordinazioni di preti e vescovi. «Oggi anzitutto ricordiamo don Lauro che tra dieci giorni sarà consacrato vescovo con questo Crisma”, ha ricordato Bressan nell’omelia prima della benedizione. Non a caso lo stesso monsignor Tisi ha portato oggi all’altare l’ampolla con gli aromi per profumare proprio l’olio del Crisma. Rivolto poi ai confratelli Preti, chiamati in questo giorno a rinnovare le promesse sacerdotali, Bres-
dicarie in fase di stampa). Significativamente è stata scelta la domenica subito dopo Pasqua, detta anche Domenica della Misericordia: dunque doppiamente importante in questo Giubileo straordinario.
Bressan con il Crocefisso donatogli
san ha precisato di aver incontrato tra loro, nei suoi diciassette anni di ministero, una “dedizione che talvolta – ha detto – è veramente eroica, come ho constatato in molte visite pastorali. Mi siete stati di
esempio, di aiuto e stimolo a crescere nella risposta all’amore di Dio». «ll giorno della mia nomina a Vescovo ¬– ha aggiunto Bressan rivolgendosi tutti i fedeli – ho
sentito che era una chiamata ad essere più Santo: non in un pietismo che molte agiografie ci presentano, ma in quel servizio totale al bene altrui, cioè nella carità pastorale che la sequela di Cristo
comporta. A mio giudizio non ci sono riuscito, ma so di poter contare sulla misericordia di Dio e sulla vostra comprensione». Dopo la comunione, ha preso la parola il vescovo eletto: «Essere discepoli della Pasqua – ha detto con forza monsignor Tisi – è credere in modo irrevocabile che questa storia è nelle mani della vita e del bene. Grazie a lei vescovo Luigi perché in questi anni ci ha insegnato a usare il segno “più” anziché il segno “meno”, a guardare il positivo più che il negativo, a pazientare e avere uno sguardo ampio, aperto ai confini del mondo. Grazie, grazie, e ancora grazie!”. E con lo sguardo al ministero che l’attende, monsignor Lauro ha concluso: “Pregate per me, perché io possa essere un piccolo segno dell’amore di Dio in mezzo a voi».
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Lavoriamo per un ospe Il neo-direttore del nosocomio Dipede: «La struttura funziona e sarà un punto di riferimento per i prossimi 30 anni»
Dottor Dipede, con che spirito ha assunto questo nuovo ruolo gravido di responsabilità? Con la serenità di chi ha avuto nella sua vita professionale esperienze in grandi ospedali di città ed esperienze negli ospedali cosiddetti “periferici”, in piccoli paesi dell’appennino ligure, con tutte le problematiche che questa situazione comporta. Peraltro in quel contesto già anni fa ho vissuto in prima persona gli effetti di una razionalizzazione delle strutture davvero radicale, molto più profonda e dura della riorganizzazione in atto oggi in Trentino. Non va poi dimenticato che nel frattempo è subentrata la legge Balduzzi (D.l. 158 del 2012) che ha operato un forte cambiamento negli assetti degli ospedali locali, specificando tre tipologie di strutture (presìdi di base con bacino d’utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti; presìdi di I livello, bacino d’utenza tra 150.000 e 300.000 abitanti; presìdi di II livello, bacino d’utenza tra 600.000 e 1.200.000 abitanti) assegnando a ciascuna competenze e specializzazioni di complessità crescente al crescere del livello. Un periodo di forti cambiamenti, dunque, negli assetti sanitari in tutta Italia, che non possiamo sottovalutare: certo questo aumenta il senso di responsabilità con il quale mi sono accostato al nuovo ruolo di direttore. In questo nuovo assetto come vede il futuro dell’ospedale di Tione? Dobbiamo partire dal presupposto che è impossibile pensare ad un ospedale di valle che sia esaustivo di tutte le patologie, oppure con forti specializzazioni. Occorre invece tendere ad una struttura che garantisca qualità nell’assistenza ai cittadini per la maggioranza delle esigenze sanitarie, per le prestazioni maggiormente necessarie. A Tione abbiamo bisogno di dare risposte alle richieste della popolazione: dunque fornire adeguata assistenza per patologie croniche riacutizzate e di tipo internistico, respiratorie, cardiache, oncologiche. È necessario soprattutto disporre di
A partire dal primo febbraio, con l’ultima deliberazione di Luciano Flor prima di terminare il suo incarico all’Apss, Egidio Dipede è stato nominato nuovo direttore dell’ospedale di Tione, in seguito al pensionamento di Vincenzo Cutrupi. Dipede, nato a Matera nel 1956, è direttore dell’Unità operativa di medicina interna dell’ospedale di Tione dal giugno 2014; in precedenza ha ricoperto vari incarichi tra cui la direzione del reparto di medicina interna dell’ospedale di Cairo Monte-
una struttura con un Pronto soccorso organizzato, come in effetti sarà quello che stiamo realizzando, un reparto di medicina strutturato con capacità di tipo specialistico (cardiologia, respiratorie, metabolismo). Nell’assetto definitivo riusciremo a dare risposte di qualità su tante patologie, ma è chiaro che alcune fra quelle più gravi andranno trasferite verso l’ospedale centrale: penso ad esempio a casi di infarto, che potremo stabilizzare in Pronto soccorso, ma che poi hanno bisogno di cure più specializzate che saranno fornite e Trento e Rovereto. Ma è importante che a Tione si faccia un “filtro” considerevole. Quale percentuale di pazienti da curare a Tione si pone come obiettivo? Non è necessario a parer mio avere una vera e propria percentuale di “filtro”, ma è fondamentale lavorare sul numero assoluto, ossia tutti i pazienti che riusciamo a curare qui, anche in considerazione del fatto che una stessa
notte, comune di circa 13.000 abitanti in provincia di Savona. Arriva alla direzione in un periodo delicato per il nosocomio di Tione, sospeso tra i timori di un ridimensionamento e la speranza che l’attuale fase di riorganizzazione del sistema sanitario trentino porti in dote buone notizie ai giudicariesi, che vedono nel presidio ospedaliero locale un punto di riferimento imprescindibile a livello di prestazioni sanitarie.
Tione, torna il primariato di anestesia Buona notizia per l’ospedale di Tione: rivedendo una propria decisione, la Giunta provinciale ha stabilito che negli ospedali di Tione, Cavalese, Arco e Borgo sarà ripristinato il primariato di anestesia e rianimazione. L’obiettivo è quello di ripristinare così una presenza stabile h24 degli anestesisti negli ospedali di valle, garantendo questo importante supporto che ha importanti implicazioni dirette con gli altri reparti, basti pensare al Pronto soccorso. Ora arriveranno i bandi dell’Apss per reperire le professionalità necessarie. Il problema relativo alla presenza di rianimatori e anestesisti era esploso nello scorso autunno, con l’applicazione della normativa europea sui riposi obbligatori del personale sanitario, elemento questo che ha portato la nostra sanità ad essere sotto organico e conseguentemente a lasciare scoperti gli ospedali di valle. Nelle prossime settimane, con i nuovi bandi, la situazione dovrebbe essere sanata, stando alle rassicurazioni dell’assessore Zeni e dell’Apss.
Egidio Dipede
tipologia di patologia è vissuta in modo a volte molto diverso a seconda del paziente e dunque si presenta in una forma più o meno grave. Parlando di assetti futuri, ha messo al centro del progetto il Pronto Soccorso. Questione che si trascina da alcuni anni. A che punto siamo? I lavori per la realizzazione del nuovo Pronto soccorso sono partiti il 21 marzo sulla base del progetto approvato - che ritengo molto soddisfacente - perché aumenta locali e volumi della struttura, con una superficie totale pari alla precedente (quella del vecchio pronto soccorso) sommata alla attuale. Soprattutto sarà strategica la nuova dislocazione dei locali: darà la possibilità di avere sale di visita dedicate, un’astanteria separata, e anche una stanza di crisi centralizzata, con rapido soccorso ai “codici rossi”, con cura immediata, stabilizzazione e successivo trasferimento. L’idea
è vederlo concluso nei primi mesi del 2017. Lei è diventato direttore dopo soli due anni a Tione: lo ritiene un vantaggio o svantaggio? Lo ritengo un vantaggio perché due anni sono sufficienti per avere un’idea molto chiara delle risorse e delle esigenze di questa struttura: mi sono occupato del Pronto soccorso e della Medicina, che sono i reparti con i più grandi flussi (12.000 pazienti l’anno per il Pronto soccorso, circa 2.000 per medicina). La mia esperienza in un’altra realtà di periferia, poi, è stata importante per capire dinamiche e problematiche, seppur in un contesto di maggiore difficoltà rispetto alla provincia di Trento. Nel senso? Diciamo che qui in Trentino a volte ci si lamenta dei servizi, ma probabilmente perché non si ha un’idea chiara di come funzionano le cose nel resto d’Italia. Dico solo che in Liguria ho vissuto in prima persona forti accorpamenti di ospedali, tagliando davvero i servizi sanitari e mettendone in dubbio il funzionamento. Ritengo invece che in Trentino la Provincia e l’Apss si stiano muovendo in modo corretto per affrontare il futuro, dando risposte agli abitanti della periferia sulle prestazioni più frequenti, non certo – non sarebbe possibile e sostenibile – su quelle iper-tecnologiche che infatti sono centralizzate negli ospedali di Trento e Rovereto. Di certo sa che oggi il livello di fiducia verso l’ospedale di Tione è ai minimi storici: cosa farà per rialzare l’asticella del rapporto con la popolazione? Mi sembra sia perlopiù una sensazione mediatica, basata su pochi casi che fanno notizia. In realtà gli ingressi all’ospedale di Tione sono in crescita: ad esempio il Pronto soccorso è passato negli ultimi due anni da 10.000 a 12.000 accessi e questo dato segnala che la fiducia c’è, così come è vivo il grande attaccamento dei giudicariesi per questa struttura. Ci sono stati momenti particolari, come accade
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dale di qualità
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Il pensiero di Mario Antolini
Il provvidenziale “Cuore pulsante” dell’Ospedale di Tione Tione in Giudicarie, 18 febbraio-4 marzo 2016 - Con animo riconoscente questo mio pensiero al “Cuore pulsante” dell’Ospedale di Tione, ricco di persone encomiabili: dal Corpo Medico agli Infermieri ed agli Operatori ospedalieri, dai Dirigenti all’Apparato amministrativo.
nei periodi di grande riorganizzazione e di grande riassetto, ma è significativo che non siano aumentati i flussi complessivi verso Trento. Dunque ospedale promosso? La sanità a Tione è di alto livello, lo posso assicurare io che ho lavorato in altre zone periferiche dove mancavano davvero tanti servizi. Ora – è chiaro – siamo in un momento importante di programmazione e di riorganizzazione che deve ridisegnare la sanità dei prossimi 30 anni. Un momento a suo modo storico. Ma ci stiamo impegnando per costruire un ospedale che possa essere un polo di riferimento per il territorio nei prossimi anni: da una parte lo faremo “tagliando” alcune prestazioni “di nicchia” che non riguardano la maggior parte della popolazione e ri-allocando le risorse; dall’altra migliorando le prestazioni di base, facendo crescere e strutturando un reparto di eccellenza come la traumatologia. Ci sarà spazio anche per nuovi servizi? Stiamo ragionando sulla possibilità di mettere a disposizione alcune prestazioni di piccola chirurgia day surgery (es. cataratta) in giorni prestabiliti, chiamando professionisti da Trento. Così come sarà sempre più importante l’attività di ambulatorio, ad esempio le visite cardiologiche, creando maggiore interazione tra specialisti e medici di famiglia. A livello di struttura – Pronto soccorso escluso – qual’è la situazione?
Dopo gli importanti lavori di ristrutturazione eseguiti negli ultimi anni la struttura è ottima e abbiamo la volumetria che ci occorre. Il Pronto soccorso sarà il tocco finale per dare slancio a questo ospedale. Praticamente l’edificio è completamente innovato e – nell’assetto finale - avremo un primo piano con medicina, un secondo piano con ambulatori, e un terzo piano con l’area chirurgica. Parliamo del punto nascite: ammetterà che la vicenda non è stata gestita al meglio dall’Apss. Ritengo che un punto nascite abbia un senso nel momento in cui funziona. Ora siamo arrivati a 100 parti: sono necessari un’ostetrica, un neonatologo, un’infermiera 24 ore su 24 per un parto ogni 3 giorni. In termini economici e organizzativi se avessimo risorse infinite potremmo anche sostenerlo, ma siccome non è così meglio concentrare l’attenzione su servizi sanitari più urgenti. L’eventuale chiusura – se non arrivasse il benestare del Ministero - passa attraverso il potenziamento del “percorso della nascita” che è stato attivato e ora sta funzionando bene: la donna deve sapere come muoversi, capire i sintomi e sapere gestirsi e dunque arrivare con serenità nell’ospedale di riferimento. Con questo, l’ospedale non è di certo chiuso e se ci sono emergenze siamo presenti e diamo risposte, come è ad esempio accaduto alcune notti fa. Sempre per fare paragoni, teniamo presente che in Liguria sono stati chiusi punti nascite molto più grandi di quello di Tio-
ne, ad esempio ospedale di Albenga, con circa 500 nascite l’anno e una città di 50.000 abitanti, spostando tutto a Pietra Ligure a 20 km. Di 23 ne rimangono ora 7. Dunque sempre più spazio all’elisoccorso? È di certo una risorsa preziosa per i tempi; l’elisoccorso in Trentino è di alto livello. In altre regioni interviene solo di giorno e in pochi casi. Qui fa tante missioni importanti che ne giustificano i costi e l’utilizzo. Non può essere però unica risposta per paziente, anche autoambulanza lo è. Ma soprattutto lo è il filtro degli ospedali locali. Parlando di “filtri”: come giudica l’apporto dei medici di base? I medici di famiglia sono bravi, e lavorano in media molto, tanto è vero che abbiamo un numero basso di “codici bianchi” di accesso al Pronto soccorso. Le proteste che talvolta sentiamo avranno le loro ragioni, ma guardando la cose nel complesso possiamo dire che abbiamo professionisti impegnati. Siamo soddisfatti dal livello di filtro visto nel suo insieme: il fatto di avere un 10% di codici bianchi vuol dire che i medici di base funzionano. Si pensi che nelle città i codici bianchi arrivano al 20% e fino al 40%. Inoltre stiamo costruendo insieme ai medici di base percorsi su cronicità e ho trovato attenzione e voglia di fare giusti. Capitolo personale, arriveranno le risorse promesse? Posso dire con soddisfazione che recentemente
a Tione sono arrivati 3 nuovi e giovani medici: a breve spero di poter comunicare che avremo ripristinato reperibilità dell’anestesista di notte, cosa che l’Apss si è impegnata a fare. Di certo siamo di fronte a contingenza importante, l’adeguamento a normativa europea in materia di lavoro (che fissa maggiori riposi per medici e infermieri) da un lato aumenta la sicurezza dei pazienti, dall’altro incide sulla riorganizzazione. Occorre dunque reclutare nuovi medici anche se c’è il problema logistico che i trentini hanno numero di medici più basso rispetto ad altre regioni; i giovani trentini non si iscrivono a medicina forse perché rispetto ai colleghi di altre zone hanno più opportunità di lavoro immediato. Domanda finale: leggiamo che si fa fatica a trovare medici disposti a venire a lavorare a Tione. Si sta così male “in periferia”? Io penso il contrario: sono da sempre appassionato di montagna, dunque mi piace lavorare a Tione. Come detto a Savona ho vissuto situazioni di restrizione sulle prestazioni ai pazienti che non trovavo non più dignitose, mi proponevano di ridurre prestazioni per la spending review e non lo ritenevo etico. Qui invece penso ci siano tutte le condizioni per lavorare bene e dare un ottimo servizio ai cittadini. (r.s.)
Sono stato ricoverato in Ospedale per oltre dieci giorni, durante i quali ho sentito battere, giorno e notte, il Cuore pulsante di un organismo vivo e disponibile a farmi ricuperare una salute intaccata dall’improvvisa malattia. Un Cuore pulsante attraverso un’infinità di fibre, costantemente presenti e legate indissolubilmente fra loro dallo stesso impulso propulsore proiettato verso la cura meticolosa e la guarigione di ciascun paziente. Una realtà viva e intensamente e responsabilmente vissuta, di cui l’opinione pubblica troppo spesso non si rende conto, ma che costituisce la vera essenza delle potenzialità di una struttura ospedaliera. Nelle lunghe notti insonni sono riandato al 1925, giorno della posa della prima pietra del nuovo e tanto atteso ospedale, e poi ancora alla mia fanciullezza negli anni Trenta con le prime Suore a preparare quanto necessario per l’apertura dell’ospedale avvenuta il primo gennaio del 1931. Mio padre ne era presidente e quasi ogni sera, dopo cena, ricordo i suoi incontri con medici, suore, amministratori in un costante e quotidiano darsi da fare affinché quel Cuore pulsante non smettesse di battere per far sì che ogni paziente potesse godere dei benefìci della nuova struttura. Una situazione fortemente sentita fino ai primi anni dopo la seconda guerra mondiale, con un impegno costante destinato a far sì che quella vitalità strutturale non venisse mai meno, neppure per un istante. Poi gli anni della provincializzazione e della burocratizzazione, che sembrò accaparrarsi della struttura ospedaliera fino a far dimenticare che la stessa, se era viva e presente per i pazienti, non era solo in conseguenza dei provvedimenti legislativi e politici, bensì si manteneva vitale ed operativa soprattutto per la costante provvidenziale presenza, ancora, di quel Cuore pulsante che continuava ad esistere ed a pulsare nonostante le continue difficoltà di ordine organizzativo e politico-amministrativo. Il mio augurio sincero è che, sia l’opinione pubblica e soprattutto gli organi responsabili del settore, non si lascino trascinare dagli articoli dei giornali e dalle diatribe, specie in sede politica, e che invece mantengano un attaccamento convinto e vivace con quel costantemente vibrante Cuore pulsante che fortunatamente è ancora sostanzialmente presente anche a Tione nel silenzioso e nascosto lavoro dei medici, degli infermieri, delle inservienti, degli addetti alle pulizie, degli assistenti di reparto di notte e di giorno, dei cuochi, dei servizi delle autoambulanze e di tutte le persone “a servizio”, ciascuna determinante nel proprio ruolo di disponibilità, per la salvaguardia della salute di ciascun paziente ricoverato; anche se, a volte, possono trovarsi persino poste in situazioni di difficoltà sia a causa di infermi impazienti e pretenziosi, sia delle delicate situazioni dello svolgersi delle singole mansioni proprie dell’intero e complesso apparato organizzativo. Mi sento particolarmente riconoscente a tutte le persone che, direttamente ed indirettamente, per due settimane si sono dedicate alla mia persona, senza nulla chiedermi: neppure un semplice grazie di saluto al momento della mia dimissione. Ho portato e porto con me quei battiti di quel Cuore pulsante, che so che sta battendo celermente ed in continuazione a favore della ininterrotta serie di pazienti, che hanno solo bisogno di persone disponibili ai loro bisogni. Le opportune e necessarie istituzioni provvedano debitamente alle pur necessarie strutture e regolamentazioni, ma stiano ben attente a non turbare l’indispensabile ritmico battito del Cuore pulsante, che rimane l’insostituibile perno portante dell’ospedale e che va lasciato alla sua autonoma funzionalità, salvo gravi ed irreparabili conseguenze prevedibili da eventuali turbamenti esterni. Un rinnovato grazie di cuore a tutti indistintamente, da Mario Antolini Musón
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Verso le elezioni comunali
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Pieve di Bono-Prezzo. Attilio Maestri, sindaco uscente di Pieve di Bono, e Daniele Tarolli, ex assessore della Comunità delle Giudicarie sono i due candidati sindaci che si sfideranno per la poltrona di primo cittadino a Pieve di Bono – Prezzo. Da una parte una lista dove compaiono entrambi i sindaci uscenti – accanto a Maestri infatti anche Celestino Boldrini nel nome della continuità di un progetto di fusione e della forza dell’esperienza amministrativa - con qualche nuovo volto a cercare la freschezza di rinnovate idee. Dall’altra ha rotto gli indugi Daniele Tarolli, ex assessore della Comunità delle Giudicarie. Della sua lista dice: “E’ nuova, molti componenti sono nuovi anche della politica. Non ci candidiamo contro nessuno ma per qualcosa, per il progetto di cambiare qualcosa. Il mondo è cambiato e se vogliamo trovare nuove opportunità che vadano oltre l’idea attuale della politica, che è quella dell’inseguimento al contributo, qualcosa va cambiato per esempio portando tecnologia e la fibra ottica, mettendo a sistema le risorse paesaggistiche locali”. Porte di Rendena. Dopo una partenza sprint nella quale a candidarsi per la poltrona di sindaco di Porte di Rendena erano dati per certi in due, quasi sicuri in tre e dietro le quinte si mormorava di un possibile outsider, a pochi giorni dalla consegna ufficiale delle liste, il 5 aprile a mezzogior-
La situazione preelettorale nei vari comuni
Ultimimovimentiinvistadelvoto Entro il 5 aprile vanno depositate candidature, liste, simboli e firme a supporto
L
di Denise Rocca
a bagarre entra nel vivo: entro il 5 aprile i candidati sindaci dei 6 comuni giudicariesi che andranno al voto l’8 maggio, do-
no, la situazione nella Bassa Rendena unificata è ancora incerta. Maura Gasperi, sembra aver deciso di non perseguire un nuovo incarico amministrativo dopo aver concluso la sua esperienza di vicesindaco a Vigo Rendena. Di pronta c’è invece la lista di Enrico Pellegrini, il primo che senza timidezze aveva dichiarato apertamente la sua volontà di candidare sostenuto da un gruppo trasversale. “Nella fase iniziale – dichiara Pellegrini - mi sono confrontato con alcuni amministratori di maggioranza e di minoranza uscenti dei tre ex comuni, con l’obiettivo di informarmi sulla realtà che avremmo dovuto affrontare. Ci tengo però a precisare che la mia candidatura nasce dalla volontà di alcuni componenti della mia lista, con i quali ho formato un gruppo di persone nuove e provenienti da diver-
se realtà, tutte motivate da un obiettivo chiaro e condiviso: dare un’immagine unitaria e coesa al neonato Comune di Porte di Rendena”. In lista con lui Bruna Collini, ex prima cittadina di Darè. La candidata Jessica Pellegrino, altro volto nuovo assieme al suo quasi omonimo concorrente, sta chiudendo le fila: “Abbiamo cercato
vranno depositare le proprie candidature, i simboli e le firme a supporto. Ecco, la situazione nei vari paesi, al 29 marzo.
– spiega - di lavorare trasversalmente sui candidati, partendo da un gruppo un po’ più ampio per poi prendere una direzione che rappresenti tutta la comunità, sia in fasce di età che di rappresentanza dei diversi paesi che sono il cuore di questo comune”. Entrambi i candidati sanno bene che la fusione, pur se passata e condivisa, va ancora “digerita” fra i cittadini e l’equilibrio nelle rappresentanze è ancora chiave in questa prima elezione. Salvo colpi di scena si profila un confronto fra due giovani per il neonato comune di Porte di Rendena. Colpo di scena, ma questo è per ora gossip di paese, che secondo le chiacchiere potrebbe arrivare da Luca Dorna. Nonostante abbia già dichiarato apertamente di non candidarsi in tempi non sospetti, Dorna sarebbe fautore, secondo chiacchiere non confermate di una lista “segreta”, tenuta nell’ombra fino ad ora per sparigliare le carte all’ultimo momento. Se sia solo gossip o lo sguardo attento del paese, lo scopriremo il 5 aprile. Borgo Lares. Una grande lista che accoglie esponenti delle due maggioranza uscenti dei comuni di Bolbeno e Zuclo e pure qualche esponente delle minoranze, sei di Bolbeno e sei di Zuclo, ma anche con quattro volti nuovi. Alla guida Giorgio Marchetti, quattro legislature alle spalle e una lunga esperienza amministrativa. Più continuità di così, non si può. Una lista, già svelata, che rappresenta equamente le due “frazioni” e – al momento di andare in stampa – sembra essere l’unica sulla quale i cittadini di Borgo Lares saranno chiamati ad esprimere la propria approvazione o contrarietà. Ecco i nomi: da Zuclo Arianna Bertolini, Roberto Bertolini (vi-
cesindaco uscente di Zuclo), Simonetta Bertolini, Silvia Chemotti, Matteo Rivani e Luca Zoanetti; da Bolbeno Diego Chiodega (sindaco uscente), Silvana Collizzolli, Girolamo Franchini (ex-vicesindaco di Bolbeno), Giovanni Manazzalli e Francesca Marchetti. Rettificando quello che abbiamo scritto sullo scorso numero, va detto infine che Aldo Collizzolli non sarà candidato sindaco, né animatore di nessuna altra lista: come ha fatto sapere alla redazione, si trattava di una notizia priva di fondamento. Tre Ville. Calma piatta nella Busa di Tione: nel comune nato dalla fusione di Montagne, Preore e Ragoli si va verso una lista unica con candidato il sindaco uscente di Ragoli Matteo Leonardi. Al suo fianco ci sono – se candidati o solo aperti sostenitori è ancora da vedersi – i suoi colleghi primi cittadini di Montagne e Preore, Michela Simoni e Paolo Paletti, oltre ad un mix di consiglieri e assessori della sua squadra di Ragoli e delle maggioranze uscenti delle altre due frazioni. Oltre alla lista di Leonardi che fin dal buon esito della fusione era dato come candidato certo e già con una squadra quasi pronta, poco altro, solo qualche tentativo di riunire le minoranze ma che al momento non ha i nomi e i numeri necessari. Sella Giudicarie. Potrebbe essere corsa a quattro (o a cinque!) per l’Alta Valle del Chiese: quattro candidati per quattro ex comuni, Roncone, Bondo, Breguzzo e Lardaro. A Sella Giudicarie la situazione è effervescente e i movimenti - e le separazioni - sono stati diversi per il voto dell’8 maggio: la situazione attuale
vede pronti a contendersi la poltrona di sindaco Ivan Bazzoli, giovane ingegnere e new entry dell’amministrazione sostenuto in primis da Celeste Bazzoli, esponente della minoranza uscente di Roncone che ha raccolto attorno al suo omonimo Ivan un gruppo di simpatizzanti di tutti i comuni; Raffaele Armani – ex sindaco di Lardaro ed ex presidente di Comprensorio - e Franco Bazzoli – presidente del Bim del Chiese ed ex assessore di Roncone - che sono invece il prodotto di quella che fu la maggioranza del sindaco Erminio Rizzonelli. Mentre Rizzonelli ha fatto un passo indietro, la sua coalizione si è spaccata dopo un dialogo iniziale con nuove forze: una parte appoggia Franco Bazzoli che porta avanti la continuità del mandato Rizzonelli, un’altra ha invece proposto un diverso candidato sindaco nella figura di Raffaele Armani. E poi, notizia pre-Pasquale: parrebbe, il condizionale è d’obbligo visto che la lista è spuntata dal nulla, che ci sia una quarta lista con candidato sindaco il ronconese Demetrio Loranzi, nella vita agricoltore. L’aspirante primo cittadino assicura che gli uomini ci sono e con la sua lista rappresenterà il volto nuovo della situazione. Infine, Daniele Costantini, figlio dell’ex-sindaco di Roncone degli anni ‘80, che ha lanciato la sua candidatura “social” su Facebook e che negli ultimi giorni di marzo sta sondando il terreno con una serie di incontri per valutare la possibilità di mettersi in gioco. Borgo Chiese. Tre ex comuni per due candidati sindaco: questo il quadro elettorale a Borgo Chiese dove dopo un’iniziale corsa che si prospettava a tre candidati – Claudio Pucci, Remo Andreolli e Roberto Spada – a candidarsi per la poltrona di sindaco sono in due: Pucci, insegnante e vicepreside dell’istituto Guetti di Tione e Spada, imprenditore e “figlio d’arte” (suo padre Giulio Spada fu sindaco di Condino a fine anni Settanta). Andreolli, e la decisione era nell’aria, ha chiuso un accordo con Roberto Spada e si è ritirato dalla competizione per la poltrona più importante per appoggiare invece l’imprenditore condinese: un unico gruppo coalizzato contro Claudio Pucci che fa convergere attorno a sé invece il sostegno delle maggioranze uscenti di Brione, Cimego e Condino.
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Politica
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Upt – Dopo il congresso del 23 gennaio, quello vinto da Tiziano Mellarini e che ha registrato l’inusitato abbandono dell’assemblea di Lorenzo Dellai e dei suoi sostenitori vistisi soccombenti in termini numerici, la cronaca registra la convocazione di una nuova assemblea, il 27 febbraio, per sanare l’incompatibilità del ruolo di segretario di Mellarini con quello di assessore provinciale. Tenutasi all’aeroporto Caproni, ha visto gli iscritti esprimersi nettamente per il sì (circa 70%) al cambio dello statuto; dunque Mellarini resta assessore e segretario. Ora inizia il percorso di recupero dell’anima popolare dell’Upt, e di avvicinamento e dialogo alle civiche. Da par suo Dellai ha risposto alla sconfitta nel modo che gli è più congeniale: fondando – assieme ad una quarantina di sostenitori nella sala circoscrizionale di Gardolo - un nuovo movimento, “Autonomia e partecipazione”. Dove porterà questa avventura non si sa: di certo l’ex-presidente della Pat si conferma un virtuoso della fondazione di movimenti e partiti. Basti pensare che – dopo aver dato alla luce con Rutelli ad “Alleanza per l’Italia”nel 2009 - dal 2013 quando fu eletto a Roma con la lista “Scelta Civica” di Monti, ha fondato il partito “Popolari per l’Italia”, è transitato nel gruppo parlamentare “Per l’Italia”, ha recentemente dato vita alla nuova associazione/partito “Democrazia Solidale” e ora “Autonomia e partecipazione”. Patt – Gli autonomisti hanno celebrato il congresso il 13 marzo, davanti alla platea gremita del Palarotari di Mez-
PD, segretario cercasi
Anche Gigi Olivieri in lizza. Nel Patt trionfa Panizza ma c’è la “grana” Pedergnana La situazione politica è in continuo mutamento e i congressi delle tre principali forze della maggioranza provinciale rappresentano per questo altrettanti momenti importanti per il futuro del Trentino. Di certo zocorona: un’assemblea che ha incoronato Franco Panizza confermandolo come segretario, segnando la vittoria del Patt “di governo”. Vice di Panizza sarà il giudicariese Simone Marchiori, un tandem favorito anche dalla convergenza sulle tesi di Panizza di Walter Kaswalder (tesi Chilovi-Tamanini), da sempre nel Patt e anima critica su alcune questioni “identitarie”. Un Patt che esce dal congresso colla consapevolezza di voler essere forza centrale e propulsiva della coalizione di centrosinistra-autonomista, ed essere presene nelle comunità e nei comuni del trentino, portando avanti i valori storici del partito, attualizzati ad una realtà che cambia: confermata poi l’alleanza storica con la Svp. Da segnalare che – nel trionfo netto di Panizza - un 24% dei voti è andato alla tesi dell’area più folkloristica, quella degli Schuetzen di Corona, che evidentemente faticano a risconoscersi nel Patt governativo, che – come ha spiegato Ugo
Rossi nel suo intervento – ha la responsabilità della guida della Provincia, con il presidente che ha rivendicato le riforme realizzate dal 2013 ad oggi sotolineando gli investimenti mirati che il Trentino sta compiendo nel campo della ricerca e delle infrastrutture (con particolare riguardo alla banda larga in fibra), la stabilizzazione delle assunzioni nella scuola, dove sono state già fatte 600 assunzioni ed altre 1600 sono in programma, la riforma della valutazione dell’operato dei dirigenti pubblici affinché siano sempre più efficienti e non più
non si può dire che si tratti di passaggi scontati o senza colpi di scena, tanto che dopo l’Unione per il Trentino, sembra che anche il Patt dovrà ripetere il congresso. inamovibili, l’avviamento del programma di trilinguismo e non ultimo il rinnovo della concessione dell’autostrada A22. Poi arriva il “pasticcio” Carlo Pedergnana: il consigliere comunale arcense, in lizza a sostegno della candidatura di Mauro Ottobre a segretario, si è accodato invece alla tesi di Panizza, accettando la carica di presidente del partito: un ruolo di garanzia, ma anche con buona visibilità, con Ottobre che è andato su tutte le furie. Due giorni dopo sono spuntate sui quotidiani trentini foto del Pedergnana intento a fare il saluto romano e baciare fotografia ritraente il Duce. Sono seguite dimissioni e la necessità di convocare di nuovo l’assemblea per surrogare la carica di presidente. Dunque anche il congresso del Patt, come quello dell’Upt non finisce alla prima assemblea, ma avrà un’inevitabile coda, anche se non si sa ancora quando.
rano di cavarsela con un solo congresso, invece, nel Partito Democratico. Dopo le uscite in avanscoperta di Alessandro Olivi, intento a sfogliare la margherita del candidarsi o meno a segretario (mossa che imporrebbe le sue dimissioni da vicepresidente della Giunta provinciale) vi sono stati febbrili contatti tra lo stesso Olivi e il senatore Giorgio Tonini per sostanziare una proposta forte per il congresso del Pd trentino, costruendo una maggioranza compatta attorno a un segretario. Manca però un leader riconosciuto, o almeno una figura sulla quale la maggioranza (il Pd più “governativo”) possa convergere: nascono dunque ipotesi svariate, con l’ex-sindaco di Rovereto Andrea Miorandi che ha auspicato che i giovani del Pd sappiano indicare un loro candidato segretario ed ecco arrivare la candidatura di Elisabetta Bozzarelli, trentenne consigliera comunale di Trento: un gruppo (quello più “governativo”) pensa invece
Partito Democratico – Spe-
a Italo Gilmozzi, assessore all’urbanistica del comune di Trento, quale segretario di garanzia, anche se su di lui potrebbe pesare l’andamento tutt’altro che brillante della giunta di Alessandro Andreatta, in crisi da mesi. Resta da vedere, invece, se l’ala “sociale” del Pd con Civico, Borgonovo Re e Nicoletti esprimerà un proprio candidato e convergerà su quello proposto dal gruppo “di maggioranza”. Ecco allora che nel baillamme generale prende quota la candidatura del giudicariese Luigi Olivieri, già onorevole e assessore presso la Comunità delle Giudicarie, interprete di una tesi che cerca di richiamare il Pd ad una maggiore attenzione alle valli e dunque al riequilibrio dei servizi fra centro e periferia, da sempre tallone d’Achille dei democratici, non per niente forti a Trento e Rovereto e più deboli nei piccoli paesi. Di certo Olivieri ha il fisique du rolle e anche la tenacia per portare una candidatura forte, magari approfittando anche del disorientamento generale di quello che comunque è il partito di maggioranza relativa del Trentino. (r.s.)
L’EDITORIALE di Adelino Amistadi Continua dalla Prima Per fortuna che in questo periodo di crisi il petrolio ha un prezzo ridotto, molto ridotto, altrimenti i nostri guai economici sarebbero ben più gravi. Ma quanto durerà il petrolio così a buon mercato? Purtroppo sembra che i fornitori di idrocarburi si stiano già organizzando per far risalire il prezzo petroliero e del gas ai livelli del passato. In questo caso i nostri guai aumenteranno e non di poco. Sembra che in Italia non ci sia consapevolezza di quanto sia importante il problema energetico. In tutto il mondo, anche in nazioni di grande civiltà e di tradizionale attenzione all’ambiente, vedi Inghilterra, Norvegia, Danimarca ecc, viene considerato una fortuna non da poco la scoperta di sacche di gas o di petrolio sul proprio territorio. Ogni nazione di un certo peso considera essenziale il raggiungimento dell’autonomia energetica e compiono ogni sforzo verso l’individuazione di possibili giacimenti, per poter offrire al proprio mercato idrocarburi a buon prezzo, basilari
Un altro, inutile, referendum per contenere i costi di produzione industriale e per il benessere della gente, anche per non essere continuamente soggetti a ricatti politici dei paesi fortemente produttori. Noi, come al solito, da buoni italiani, dopo l’errore (altro referendum) del blocco della costruzione di nuove centrali e delle centrale nucleari già esistenti con gravissimo danno economico, (e le scorie sono ancora lì…), assumiamo comportamenti incomprensibili e pericolosi di ostilità ed avversione persino nei confronti degli investimenti, da tempo finanziati dal Governo, per incentivare fonti rinnovabili, come il fotovoltaico, l’eolico e lo sfruttamento dei pozzi. Non si capisce che ridurre i costi dell’energia elettrica per la nostra industria manifatturiera, è la condizione necessaria per poter competere con l’economia mondiale.
Naturalmente, come in ogni dibattito, in Italia si butta tutto in politica e ci si fa male con le proprie mani. Purtroppo ci sono le solite minoranze elitarie ambientaliste che ormai dicono no e solo no ad ogni tentativo di modernizzare il Paese, vedi No-Tav, No-Mose, No all’eolico ed alle sue pale,... no...no...della loro presenza ormai c’è chi ne ha fatto una professione. Così cercano di allarmare la popolazione parlando di danni ingenti all’ambiente e al clima, portando anche qualche considerazione accettabile, ma per gran parte sobillando la gente con informazioni errate e ambigue. Come i danni al turismo: le piattaforme marine sono visibili da decenni di fronte all’Emilia Romagna, Marche e Abruzzo, e finora, non hanno dato alcun inconveniente. Si parla di possibili danni alla pesca: ma i danni alla pesca nell’Adriatico sono causati so-
prattutto dall’uso di tecnologie ultramoderne per la cattura del pesce che niente hanno a che fare con il rispetto della fauna ittica e del mare in generale. Alcuni insistono nel sostenere che le energie rinnovabili (eolico, solare, geotermico ecc.) siano una valida alternativa alle energie tradizionali in un mondo rispettoso dell’ambiente. Ma, in proposito, dobbiamo essere franchi: ad oggi, e nel prossimo futuro, queste energie rinnovabili possono solo aiutare, ma non sostituire quelle convenzionali, sia perché ancora in fase di sviluppo, sia perché troppo costose. Auspico anch’io che le rinnovabili divengano le energie totali, ma non facciamoci illusioni, avremo a che fare con il gas ed il petrolio per ancora qualche decina d’anni. Nel frattempo non abbiamo alternative, almeno che non siamo disposti a rinunciare a tutte le comodità che il mondo
moderno ci offre. Ricordando comunque che anche contro le energie rinnovabili gli ambientalisti si sono fatti sentire, anch’esse tacciate come pericolose ed inquinanti. E allora cerchiamo di credere meno alle favole e torniamo con i piedi per terra. Nucleare no. Petrolio no. Compriamo tutto all’estero e buona notte. Ma poi non lamentiamoci se siamo pieni di debiti. Se l’ambiente è un bene importante per la nostra gente, lo è altrettanto la possibilità di sfruttare a fin di bene la nostra possibile energia da idrocarburi, come fanno tutti, dato che l’acquisto all’estero di petrolio e gas è la parte più cospicua della nostra bilancia commerciale. Le due esigenze devono trovare un proprio equilibrio purché le questioni vengano affrontate con coscienza, lucidità, con razionalità, e lontane da opportunistiche furbizie, senza l’enfasi un po’artificiosa e populista dei
contrari ad ogni progresso, ad ogni passo in avanti nel buon uso della tecnologia. Così il 17 aprile siamo chiamati ad esprimerci sulle questioni che ho posto. L’esito del referendum sarà valido se più del 50 % della popolazione andrà a votare. Tre le alternative: votare sì se si vuole bloccare tutto, votare no, se si vuole andare avanti come ora, con tutte le garanzie previste dalla legge per la protezione dell’ambiente, o non andare a votare. E questa è la mia personale scelta. Di fronte alla mania tutta italiana di promuovere referendum per gran parte finalizzati ad interessi politici, (questo ci costerà 300 milioni di euro!), io preferisco starmene a casa, i referendum sono fondamentali strumenti della democrazia, ma devono essere usati con intelligenza e con responsabilità: quello sulle trivelle, a mio parere, è uno dei più inutili e costosi referendum di tutta la storia italiana.
Attualità
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La Comunità allarga la platea per i lavori socialmente utili
70 posti in più per l’Intervento 19 N
egli ultimi quattro anni sono aumentati costantemente gli iscritti alle liste dell’Intervento 19, l’azione promossa dall’Agenzia del Lavoro a favore dei lavoratori disoccupati, deboli e svantaggiati. Sono i numeri a testimoniare un incremento indicativo Verso la metà del mese di aprile prenderà avvio il consueto progetto gestito dalla Comunità, che prevede l’occupazione di 22 lavoratori (di cui 7 parttime), suddivisi nelle quattro squadre dei Comuni di Sella Giudicarie (per gli ex Comuni di Bondo e Breguzzo), Borgo Làres, Tre Ville e Porte di Rendena (inizio lavori previsto verso metà aprile). L’Assessore al Lavoro della Comunità, Roberto Failoni, informa che, “a fianco di tale progetto, come avvenuto negli ultimi due anni, il Comitato Esecutivo ne ha approvato uno straordinario che prevede la possibilità di un ulteriore impiego di una settantina di operai (di cui una quarantina part-time) nelle varie squadre gestite dai Comuni giudicariesi, sempre nell’ambito dell’Intervento 19, grazie ad un apposito stanziamento
a Bilancio di 350mila Euro complessivi, che consente di dare sollievo alle molte famiglie di lavoratori per le quali la crisi di questi anni ha contribuito a minare la sicurezza occupazionale ed economica”. La durata del contratto prevista per i lavoratori interessati dall’iniziativa varia tra i sei ed i sette mesi, per una spesa complessiva, a carico dei Comuni “capofila” di Bleggio Superiore, Comano Terme, Stenico, Sella Giudicarie, Pieve di Bono-Prezzo, Bondone, Storo, Strembo, Spiazzo, Borgo Làres, Tre Ville e Tione di Trento, pari ad Euro 498.800 che verrà finanziata al 70%, con un contributo di Euro 349.160, equamente ripartita tra i Comuni in base alle assunzioni effettuate. I lavoratori verranno destinati a lavori per l’abbellimento urbano e
della crisi occupazionale che stiamo tuttora vivendo e che si è abbattuta particolarmente sulle categorie sociali più deboli, specie per quanto riguarda il genere femminile: infatti dai 204 iscritti in Giudicarie nel 2012, si è progressivamente passati ai 450 del 2016. rurale e per particolari servizi ausiliari di tipo sociale a carattere temporaneo per l’affiancamento degli operai impegnati nelle squadre per l’esecuzione dei progetti relativi all’Intervento 19 che saranno attivati dai Comuni. “L’Intervento 19 – riferisce il Presidente della Comunità Giorgio Butterini – riguarda l’attuazione di progetti per lavori socialmente utili, in considerazione del fatto che solamente in tale ambito è possibile organizzare squadre di lavoratori in modo da permettere una positiva integrazione dei soggetti svantaggiati. Questo consente ai Comuni di occuparsi, ad esempio, anche di quegli aspetti dell’arredo urbano che altrimenti potrebbero rimanere trascurati: ne è prova il fatto che da diverso tempo i nostri paesi possiedono un “biglietto da visita” migliore rispetto al
Specifiche del progetto
passato, senza dimenticare l’opportunità data ai lavoratori di potersi inserire, sia pure per un periodo ridotto, nel mondo del lavoro. Inoltre anche quest’anno, con l’intervento straordinario voluto dalla Comunità, si è cercato di dare un po’ di sollievo alle molte famiglie di lavoratori giudicariesi per le quali la crisi di questi anni ha contribuito a minarne la sicurezza occupazionale ed economica”.
I lavoratori coinvolti nei progetti relativi all’Intervento 19 attuati dagli enti pubblici in Giudicarie, vengono impiegati in base ad un’apposita lista predisposta dal Centro per l’Impiego di Tione ed approvata dall’Agenzia del Lavoro nel mese di gennaio di ogni anno. I soggetti interessati devono iscriversi entro il 31 dicembre dell’anno precedente, mentre per i ritardatari è prevista l’opportunità di effettuare l’iscrizione entro il 31 marzo successivo. Per quanto riguarda l’anno in corso, i lavoratori della prima lista iscritti all’Intervento 19 sono n. 375: cifra simile allo scorso anno, ma di 83 unità in più rispetto al 2014 e addirittura 118 in più rispetto al 2013, ai quali si aggiungeranno una trentina di lavoratori che si iscriveranno entro il 31 marzo; sono numeri significativi della crisi occupazionale tuttora esistente e che si è abbattuta particolarmente sulle categorie sociali più deboli e sulle lavoratrici.
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Economia
APRILE 2016 Rinnovo al vertice degli allevatori rendenesi
Manuel Cosi, allevatore e agriturista “bio”, nuovo presidente dell’Unione Un collezionista di cariche? Direi proprio di no. E poi essere presidente di un’associazione senza fondi non permette di fare molto. Forse di incidere con qualche idea a livello di federazione provinciale, di cui sono entrato a far parte d’ufficio, per portare idee, proposte, lamentele. E di organizzare qualcosa di interessante in zona, di farci conoscere, di essere valorizzati. Sta mettendo già parecchio latte nel contenitore. Andiamo per gradi: a cosa serve l’Unione Allevatori Val Rendena? L’Unione ha due obiettivi. Il primo è creare eventi che abbiano un eco mediatico. Dobbiamo far conoscere la nostra attività, i nostri prodotti, creare ulteriore sinergia con il turismo. Ha presente l’Altro Adige? Perché è sempre al primo posto per il gradimento dei turisti italiani? In gran parte grazie alla pulizia, direi quasi alla “perfezione” del suo paesaggio. Hanno investito in maniera intelligente, continua e programmata per arrivare ad avere un gioiello che soddisfa le aspettative della gente, che lascia il ricordo, che fa dare questa preferenza dal cuore quando intervistati. Il ruolo sociale e anche economico del contadino, dell’allevatore, è diventato ancora di più il fondamentale farsi carico della cura del territorio. È chiaro che ormai si
di Enrico Gasperi
Manuel Cosi di Giustino ha quarant’anni, molta energia e una testa che produce idee interessanti. Molto spesso lungimiranti. Viene da una famiglia contadina, personaggi intraprendenti e aperti, ha studiato e si è diplomato. Ha avviato nel 1999 la produzione totalmen-
te biologica degli yogurt Fattoria Rendena, cui destina oggi l’intera produzione lattiera del suo allevamento. Dal 2012 è anche presidente dell’Associazione Agriturismo Trentino. Mi accoglie a Pasqua nel suo Agritur “La Trisa”
associa il nostro metodo, il nostro lavoro come qualcosa di strettamente integrato all’economia turistica; i turisti ci vengono a visitare, non siamo più quelli che fanno puzza, che nell’immaginario collettivo prendono contributi e intanto intralciano i paesi con i loro mezzi lenti. Cerchiamo di mettere in campo la nostra multifunzionalità… … Che significa Non solo produzione, ma anche agriturismo, vendita mirata, fattorie didattiche. Queste ultime sono 90 autorizzate in Trentino, lavorano con le scuole, in collaborazione con Apt, con alberghi, dovrebbero far conoscere e contribuire a creare consumatori consapevoli. Il secondo obiettivo L’allevatore che fa di nuovo gruppo con gli altri allevatori; il lavoro è talmente impegnativo che ognuno è preso a fare da sé, purtroppo non ha tempo per progettare lavori in comune. Ci sarebbe un terzo obiettivo, accennato prima: provare a contare nella Federazione Provinciale
no addirittura ci invidia. Anche se non si può pensare di stare in piedi solo con la produzione del latte…
Manuel Cosi
Allevatori, confrontarsi con gli altri presidenti, avere un rapporto di forte unione e condivisione di idee, programmi e obiettivi per incidere anche a livello politico. Avrei anche un sogno, nemmeno troppo difficile da realizzare: come la val di Gresta è la “valle degli orti biologici”, vorrei che la Rendena diventasse la “Valle della zootecnia biologica del Trentino”; dobbiamo solo riuscire a certificare tutti gli allevamenti, e siamo sulla buona strada. I marchi sono importantissimi, valorizzano ed enfatizzano un prodotto. Altre idee? Direi che sono necessarie. L’allevatore non può limitarsi ai
suoi animali. Io utilizzo spesso la parola “sinergia”. Una buona sinergia, nel nostro piccolo, è quella dell’allevatore con il mondo dell’agriturismo. Dei tredici Agritur in Rendena, 5 appartengono ad allevatori, con una filiera completa. Dobbiamo integrarci nel tessuto turistico, essere attori riconosciuti. I giovani? Ultimamente, pur sui piccoli numeri, c’è un ritorno all’attività agricola. Questa non viene più sentita come un lavoro di serie B; oggi tra l’aspetto sociale, la crisi e una nuova mentalità, questa attività ha una dignità, qualcu-
Non tocco l’argomento della fine delle quote latte, ma provi a fornire un po’ di dati per chi, come me, conosce ben poco di una mucca. Se parliamo della razza Rendena, si riescono a ottenere da 42 a 45 quintali di latte all’anno, per circa 8 anni di produzione. Produzione non spinta e di qualità (ad esempio, una frisona produce anche 80 quintali all’anno, ma è attiva per due anni soltanto, poi la sua capacità produttiva si esaurisce). Il latte viene pagato attorno ai 30 centesimi, è evidente che questa è un’attività per nulla redditizia, spesso in perdita. I fondi dell’Unione da dove arrivano? Non ne arrivano. Si autofinanzia in maniera irrisoria con gli iscritti, nessun contributo. Di fatto è un’associazione senza portafoglio. Chi fa parte del nuovo di-
rettivo? Da nove siamo passati a sette membri, per essere più snelli nelle decisioni. Ci sono i cugini Maurizio e Mauro Polla di Caderzone, il presidente uscente Fabio Maffei di Pinzolo, Mauro Povinelli di Carisolo, Christian Ferrari e Luca Collini di Mavignola. Imprenditore Cosi, le piace fare bene le cose. Ricordo l’avvio della produzione di yogurt, eravate pionieri, la parola bio era poco conosciuta “E forse ora troppo, direi inflazionata, non ancora seriamente codificata. Molti ne approfittano. Dovrebbe essere un marchio di serietà. I nostri yogurt sono collocati in una buona nicchia, abbiamo come sbocco soprattutto i gruppi di acquisto, le famiglie sensibili al consumo equo, solidale, pulito. Insomma, da voi tutto è assolutamente naturale… Certamente. Ma proprio tutto. Usiamo ancora il toro, niente inseminazione artificiale… Mi pare di ricordare anche la certificazione di qualità del Parco Naturale Adamello Brenta della sua attività di produttore. “A quella tengo molto. Porta il numero 001. La prima in assoluto.
Tonina: Marchio “Qualità Trentino” una risorsa possibile
Allevatori, preoccupa il prezzo del latte A preoccupare gli allevatori giudicariesi e trentini in questi primi mesi dell’anno è di certo il prezzo del latte, quantomai basso, che abbatte i margini di guadagno per gli imprenditori agricoli. Nella riunione dell’Unione allevatori del Chiese riunitasi a fine febbraio a Condino, i circa 50 associati hanno manifestato la loro preoccupazione, alla presenza del presidente della Federazione Provinciale Allevatori, Mauro Fezzi. Il consigliere provinciale Mario Tonina, profondo conoscitore della materia, essendo stato direttore della Federazione stessa e avendo sempre seguito le vicende della PAC (politica agricola comunitaria) sostiene che: «In un momento in cui il settore agricolo e soprattutto il comparto lattiero-caseario sono in forte difficoltà, anche a seguito della
Tonina all’assemblea Concast
fine del regime delle quote latte, sia indispensabile valorizzare ulteriormente la qualità dei prodotti trentini». Proprio per questo ha presentato un Ordine del Giorno approvato all’unanimità, con l’intento di riprendere e valorizzare l’importante lavoro svolto dall’allora assessore
all’agricoltura Mellarini, relativamente al marchio “Qualità Trentino”, istituito nel 2009 e che ritiene sarebbe importante riprendere per cercare di garantire maggior futuro alle nostre produzioni». «Tale marchio di qualità» ritiene Tonina, «si potrebbe infatti inserire bene sia all’interno delle politiche di promozione e di certificazione della qualità dei prodotti agroalimentari territoriali che del progetto di marketing territoriale che potrebbe costituire il veicolo primario per adeguate strategie di promozione, commercializzazione e distribuzione». Con l’ordine del giorno è stata anche richiesta una quota annuale di fondi a sostegno degli interventi previsti dalla legge provinciale sull’agricoltura (l.p 4/2003), al fine di garantire un processo di adeguamento e riqualificazione delle aziende zootecniche più
intensive al fine di migliorare il benessere animale. Il consigliere giudicariese ricorda anche che: «I nostri “cugini” altoatesini da tempo e con lungimiranza hanno creato, consapevoli dei risvolti che la fine delle quote latte avrebbe rappresentato, un proprio marchio di qualità (Südtirol) che valorizza le produzioni territoriali anche in una prospettiva di risorsa turistica». Essendo anche convinto che non si possa andare da soli e che i tre territori dell’Euregio – le provincie di Trento, di Bolzano e il Tirolo - potrebbero cercare, insieme, di fare sistema e lavorare sempre di più in sinergia, anche attraverso una strategia comune sull’individuazione di un marchio, Tonina ha proposto una mozione al riguardo che verrà discussa in aprile nelle tre assemblee legislative dell’Euregio. In un periodo, dove anche
dall’Europa vi sono segnali che non tutelano a sufficienza chi oggi produce, sostiene infatti che «è necessario riuscire a garantire produzioni di alta qualità e facilmente riconoscibili ai consumatori anche attraverso un “marchio di montagna”, dal momento che l’UE prevede anche questa possibilità. «L’obiettivo primario – spiega Tonina - deve essere quello di garantire futuro all’agricoltura di montagna in termini di salvaguardia del territorio, di difesa e occupazione, garantendo anche soddisfazioni economiche a coloro che quotidianamente, con grande impegno e professionalità svolgono questa attività contribuendo a mantenere viva, competitiva e attraente l’intera comunità in cui risiedono non solo per se stessi, ma anche per i numerosi ospiti che frequentano i nostri territori. (r.s.)
Economia
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Dalle stalle Artini di Zuclo alla macelleria Ballardini, alla “Contea”: carne di qualità a km 0
Dall’allevamento di Razza Rendena alla cucina La storia racconta che questo animale è arrivato in Trentino e precisamente in Val Rendena,all’inizio del XVIII secolo, quando a causa di una forte carestia, gli abitanti della valle furono costretti ad importare diversi capi svizzeri dalle caratteristiche molto simili ai loro animali. I bovini si ambientarono talmente bene alla montagna, sviluppando conformità fisiche perfette per la vita in alpeggio, che fino alla fine del XIX secolo è stata la razza più allevata arrivando a toccare, solo in Trentino, i 200.00 capi. Durante il XX secolo questo importante numero di capi subì una forte contrazione per diversi motivi di ordine politico e
di Elisabetta Nardelli*
Un allevamento biologico, attento, moderno e curato, una macelleria storica che seleziona le carni locali di qualità e un ristorante che cerca di esaltarne il gusto e il sapore in tutti i suoi piatti. Il tutto nel raggio di 2 km, tra sanitario che però si arrestò nel 1976 con la nascita dell’Associazione Nazionale Allevatori Bovini di Razza Rendena. Oggi si contano su tutto il territorio provinciale circa 2.300 capi di questa razza, soprattutto per la produzione di latte. La vacca rendena è un animale rustico con un temperamento mansueto, di facile gestione e molto longevo. La passione, la testardaggine e la continua ricerca verso la
concessionario
qualità e l’eccellenza sono alcuni ingredienti che hanno portato un allevatore delle Valli Giudicarie e precisamente di Zuclo, Rino Artini, ad iniziare 16 anni fa un percorso in questa direzione puntando sulla certificazione bio del proprio allevamento di razza rendena. La ricetta di Rino per ottenere un ottimo prodotto è molto semplice: mantenere la pulizia degli animali, creando per loro un ambiente accogliente, cibarli di solo fieno naturale della zona, certificato e soprattutto voler loro bene. In realtà solo con molto impegno e molta fatica si riesce a ottenere questo risultato. Insieme al figlio Ivan, 28 anni, Rino si alza molto presto la mattina per accudire le 170 vacche che compongono l’allevamento, uno dei pochi in Trentino certificati bio. Storicamente ogni casa possedeva almeno un paio di capi che servivano per la sussistenza domestica. Rino ha da sempre allevato questo razza autoctona, è una tradizione di famiglia. Fin da bambino aiutava i genitori e gli zii nella gestione degli animali, durante le attività di mungitura a mano e di fienagione. Col tempo, Rino ha trasformato il suo allevamento in una stalla di ultima generazione, struttura ampia dove gli animali possono muoversi
Zuclo e Tione, nelle Valli Giudicarie. Uno dei fiori all’occhiello del patrimonio zootecnico trentino è sicuramente la razza rendena, non solo per l’alta qualità del latte che produce, ma anche per la sua carne.
liberamente, con soffittatura molto alta per un’areazione costante dell’ambiente, innovativa anche per la tecnologia utilizzata. Ogni animale è dotato di podometro, un braccialetto che tramite un sensore misura ogni spostamento e distribuisce la giusta quantità di incremento alimentare quando l’animale si avvicina al distributore automatico. Esso misura anche tutti i suoi comportamenti e stati d’animo. La tipologia di foraggio fornito al bestiame è strettamente collegato all’eccellenza e alla qualità di ciò che produce. In estate gli animali si cibano di erba e fiori freschi della malga mentre il resto dell’anno l’alimentazione è di fieno biologico prodotto dall’azienda stessa, lavorato con molta attenzione perché la qualità si trasmetta al latte e alla carne stessa: vengono infatti fal-
ciati 50 ettari di prato intorno all’azienda che corrispondono ai 2/3 dell’alimentazione animale durante l’anno. Il restante 1/3 viene acquistato da altre realtà che certificano bio. In sintesi, il benessere animale, la pulizia e l’igiene dell’ambiente, un’alimentazione corretta e certificata portano risultati d’eccellenza sia nella produzione di latte che della carne. Ma la filiera non si conclude qui: a Tione la macelleria Ballardini è la portavoce dell’allevamento verso il consumatore che sempre più va alla ricerca di prodotti di qualità. Dal 1929 lavora con impegno esaltando la produzione locale e soprattutto quella certificata bio. Da anni Rino Artini e Giovanni Ballardini diversi, ma entrambi grandi sostenitori dei valori del loro territorio, collaborano perseguendo gli
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stessi obiettivi. La ricerca di perfezione è così attenta e fine che Giovanni valorizza la carne selezionata dagli allevamenti locali anche attraverso una frollatura di 60 giorni in un vortice d’aria controllata al sale di Cervia. E non la nasconde, mostrandola orgoglioso davanti ai clienti. La provenienza della carne è garantita dai sistemi di tracciabilità e la scelta di Giovanni ricade sugli allevamenti locali certificati biologici. Tutti i tagli di carne di razza Rendena si prestano ad essere utilizzati per creare diverse ricette sia a cottura lunga come stufati e brasati o a cotture più veloci come costate e tagliate. E lo sa bene Daniele Bertolini, titolare del ristorante La Contea di Bolbeno che ha scommesso sul lavoro di Rino e Giovanni riuscendo a deliziare il palato di ogni cliente trasmettendo tutti questi valori attraverso le sue ricette. Per questo si affida ormai da anni alla macelleria Ballardini e crede fermamente nell’alta qualità della materia prima visitando spesso l’azienda Artini. Questa grande fiducia e collaborazione tra le tre aziende porta ad un risultato di successo. Per chi è in zona, un unico consiglio da non perdere: l’assaggio di una tartare o di una costata, della carne salada o del bioburger, assolutamente di razza rendena bio. * articolo tratto dal blog http://thesnowbettasworld.com/
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Porto Franco
APRILE 2016
Dopo due giorni dalla sua nomina una “manina” fa arrivare ai giornali le foto di Pedergnana che fa il saluto romano e qualcuno suggerisce che Pedergnana sì che era un camerata. Panizza e Rossi vanno in tilt: di fatto L’Adige e il Trentino “sparano” la notizia con un sottinteso tono che non lascia dubbi : Pedergnana, visto il suo passato missino, deve lasciare la presidenza del Patt. Eh sì, bellezza, questa è la potenza dei media. Se decidono che tu non sei simpatico, allineato e coperto sei finito. Amen. Pedergnana si dimette, dice che quella foto era uno scherzo forse etilico; il sindaco di Arco, Betta, lo difende – e fa bene – però per il povero Pedergnana non c’è scampo. Passerà alle pillole della storia trentina come il Segretario dei quattro giorni: eletto il 13 marzo e costretto a lasciare appunto solo dopo quattro giorni. Cosa insegna questa vicenda che, personalmente, consideriamo anche un po’ comica? Ammettiamo che Pedergnana sia stato un pericoloso missino. Embè che c’è? Il Msi, poi Alleanza nazionale, era un partito riconosciuto, checchè ne sbraiti qualche benpensante della sinistra. Ammettiamo che poi per opportunismo si sia redento passando al Patt. Embè che c’è? Nel parlamento romano siede una novantina di parlamenti indagati per reati vari e oltre centocinquanta che in questi due anni hanno cambiato casacca. Il macellaio Verdini (così si definiva lui stesso ai tempi di Forza Italia) va alla corte Renzi e di recente viene poi condannato a due anni. Ma Renzi lo difende nonostante la condanna e mica deve dimettersi. Nessuno si scandalizza, nemmeno i moralizzatori in
Patt: avanti c’è posto per tutti Cosa insegna il “caso” Pedergnana : volatilità delle idee, trasformismo facile, il potere dei media nelle decisioni politiche e un Patt in mezzo al guado di Ettore Zampiccoli Non conosciamo personalmente Carlo Pedergnana, quindi dobbiamo affidarci ai giornali ed a radio scarpa. Mauro Ottobre giura che era un suo grande amico e con lui aveva un disegno politico ben preciso: defenestrare il sen. Franco Panizza dalla segreteria del
Patt. Ma poi in area Cesarini il Pedergnana si sfila da Mauro Ottobre, lo pugnala alle spalle – come dice il buon Mauro – salta sul carro del sen. Panizza e viene eletto presidente del Partito. Il tradimento paga. Ma di chi spada ferisce, di spada perisce.
Panizza e Pedergnana al congresso Patt del Palarotari.
salsa trentina. Quindi, per farla breve, non ci pare che Pedergnana abbia compiuto chissà quali misfatti. In piccolo ha fatto proprio quello che nel Paese è diventata un’arte: l’arte del saltimbanco e dell’opportunismo politico. Tutto qui. Semmai questa vicenda, annessa e connessa all’andamento del recente congresso del Patt, suggerisce invece qualche considerazione sulla natura e sul percorso di questo partito. Il Patt – come si sa – alle ultime elezioni provinciali, grazie all’insipienza del Pd ed al fattore C di Rossi,
vince e si prende la presidenza. Come accade a tutte le latitudini parecchi trentini corrono in soccorso del vincitore. Specie dal centro destra e dall’area dell’ex Forza Italia c’è una botta rinforzante di adesioni. Questa corsa riesce ad annacquare in un certo senso la natura stessa del partito. E’significativo a questo proposito che alcune battaglie in Consiglio provinciale su temi delicati spacchino addirittura il gruppo consiliare del Patt. Qualcuno dice che il Patt è diventato come la Democrazia Cristiana, un modo cortese e ruffiano per dire che è diventato un
contenitore ondivago dove c’è posto per tutti. Questo provoca la reazione dei “pattini” duri e puri, quelli che credono ancora in Dio, Patria, Famiglia, che soffrono di nostalgia per l’Heimat, laddove Heimat significa la vecchia e cara Austria, quelli che quando sentono parlare in tedesco si emozionano e sognano l’autodeterminazione, che peraltro potrebbe essere una buona cosa per uscire da questo paese italiano corrotto e da almeno dieci anni in profondo declino. Quindi questo è il Patt : da una parte la tradizione e la nostalgia, che fa il 25 per
cento circa degli iscritti, dall’altra la real politik di Rossi e Panizza che nella gestione del potere non fanno gli esami del sangue ad alcuno e – diciamolo pure – sono prodighi anche di “careghe” ad amici, specie quelli nuovi, purché riescano ad occupare e garantire nuovi spazi politici. Un realismo un po’ disinvolto che li porta a sostenere Renzi a Roma e ad andare al Brennero a cantare “Bella ciao”. In questa baraonda ideologico-politica, che sta diventando il Patt, nessuna meraviglia se il buon Pedergnana ha pensato bene di lasciare il suo amico Roberto De Laurentis, già fiero missino ad Arco, per approdare sui cuscini comodi del Patt dialogante con la sinistra. Nessuna meraviglia se Manuela Bottamedi, che pensava di essere arrivata a spiagge sicure, va in tilt e non sa più che fare. Ora, dopo queste vicende, ci sarà sicuramente una resa dei conti interna. Mauro Ottobre non starà con le mani in mano e la telenovela – secondo noi – sarà destinata a proseguire. E noi la racconteremo. Tutto questo però non risolverà i nodi e le questio-
ni delicate che investono la natura stessa del Patt, la sua storia, il suo percorso e prospettiva. Che cosa vuole essere per il Trentino il Patt e quale Trentino ha nella testa? Quel Trentino al quale sta lavorando la sinistra o quello che forse vorrebbe una larga fetta di suoi iscritti, compreso quell’Andreotti già governatore Patt in Provincia, al quale dal 2009 l’attuale dirigenza del partito nega la tessera? Quello che guarda a Roma o quello che guarda a Nord? Quello che vorrebbe la difesa dei cosiddetti valori della tradizione trentino-cattolica o quello che lavora per il relativismo alla laissez faire dell’area laica? Quello che ama più i Trentini o quello che ama più i migranti irregolari e il buonismo ad oltranza? Quello che vorrebbe costruire una classe dirigente propria e cresciuta in casa o quello che con le campagne acquisti mira a portarsi in casa i mercenari autoctoni ed importati della cultura e della sociologia? Forse più che un nuovo congresso per “contarsi“ il Patt avrebbe bisogno di un congresso con il quale farsi l’esame di coscienza e capire cosa vorrà far da grande. Anche perché altrimenti rischia di essere il partito –come ha scritto qualcuno – dove c’è posto per tutti. Venghino signori, venghino…
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I nuovi sindaci/10 Ritiene che il processo di fusione si sia evoluto (o si stia evolvendo) in maniera proficua? Credo proprio di sì, abbiamo ampliato l’orario di apertura degli uffici e questo è stato apprezzato dalla popolazione. Per fare un esempio, l’accordo di fusione prevedeva che l’ufficio anagrafe rimanesse a Dorsino; con l’inizio del 2016 l’abbiamo spostato a San Lorenzo, ma a Dorsino è attivo uno sportello con tutti i servizi quattro giorni su cinque. Ritengo che la cittadinanza di Dorsino sia molto soddisfatta. Che bilancio da ai primi undici mesi della sua amministrazione? Innanzitutto sono contento di come stiamo lavorando, sono felice nel vedere l’impegno della nostra squadra di giovani, che si stanno dimostrando all’altezza; c’è stata qualche incomprensione con la minoranza. Sicuramente la partita più importante che abbiamo giocato è stata quella sull’IMIS. A tal proposito vorrei segnalare la nostra proposta per quanto concerne le aree sature, delle quali si è tanto parlato: le aree che non sono interessate da potenziali ampliamenti di fabbricati adiacenti e quelle interessate da fabbricati che hanno già raggiunto il massimo ampliamento previsto (in sostanza non edificabili), saranno esentate dal pagamento. Le restanti aree pagheranno l’imposta piena solo sulla porzione di area interessata all’ampliamento degli edifici presenti, mentre la porzione rimanente subirà uno sgravio fiscale del 90%. Ci sembra una proposta ragionevole e condivisibile. Ha parlato di giovani. Ritiene siano pronti per camminare con le proprie gambe, per amministrare il comune un domani? Assolutamente sì, parliamo di gente preparata e
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I nuovi sindaci /10 - Albino Dellaidotti
Esperienza alla guida di San Lorenzo-Dorsino Dellaidotti, già sindaco per tre legislature a Dorsino, punta su una maggioranza con molti giovani per garantire un futuro amministrativo al nuovo comune Continuiamo con la nostra delle Esteriori (è stato sindi Francesco Brunelli rubrica “I nuovi sindaci”, daco di Dorsino per tre legivolta a conoscere meglio gli amministratori pub- slature), questa volta rivendica per sè un ruolo da blici eletti nell’ultima tornata elettorale. Grande “tutor” per i numerosi giovani che compongono la interesse suscitano ovviamente i neosindaci dei sua squadra di governo. Contattato subito dopo la Comuni nati da fusioni, sempre più numerose nel sua elezione, ci aveva fatto sapere che la sua magterritorio delle Giudicarie. Questo mese abbiamo giore preoccupazione era quella di portare a pieno intervistato Albino Dellaidotti, che, a capo della li- compimento la fusione tra i due comuni, rendensta civica “Le Dieci Ville”, è stato eletto nel maggio dola effettiva anche nei servizi che vengono forniti 2015 primo sindaco di San Lorenzo Dorsino. Pro- al cittadino nella vita di ogni giorno. Ed è il primo fondo conoscitore della vita politica del comune argomento che gli chiediamo di sviscerare.
LA SCHEDA
Albino Delaidotti
che dispensa grande impegno, a partire dal Vicesindaco Rudi Margonari, che mi ha sorpreso in positivo. Nel nostro gruppo c’è molta armonia, sia in giunta che in consiglio. Ci troviamo spesso anche fuori le istituzioni per concordare le linee programmatiche. Abbiamo un buon rapporto. E con la minoranza? L’opposizione francamente è rappresentata da una sola persona (il capogruppo Valter Berghi, ndr) e spesso presenta mozioni
con l’unico scopo di fare ostruzionismo. Le mozioni invece dovrebbero fungere da sprone. Secondo me non sempre fanno opposizione costruttiva; alcune volte hanno presentato mozioni fuori tempo massimo. Lei è già stato per lungo tempo amministratore. Cos’è cambiato rispetto a 10-15 anni fa nella gestione della cosa pubblica? I tagli si sentono, indubbiamente. Soprattutto per quanto concerne la ma-
Data di nascita: 8 luglio 1958 Famiglia: Coniugato con due figlie Titolo di studio: Ragioneria Professione: Bancario Hobby: Caccia Musica preferita: Rolling Stones e altri gruppi rock Piatto preferito: Generalmente i primi; apprezzo particolarmente la pasta all’amatriciana Vacanze: Montagna Busta paga da sindaco: 1701,00 euro lordi
nutenzione pubblica; una volta c’erano le leggi di settore, che stabilivano un giusto conguaglio. Poi vi è stato il budget pluriennale, oggi invece se non avessimo i fondi del BIM faremmo parecchia fatica. Per quanto riguarda i rapporti intercomunali invece cerchiamo sempre di trovare un accordo con gli altri sindaci di valle per il bene del nostro territorio. Si discute, ma poi si trova una linea unitaria. Per quanto concerne invece il rapporto con la
popolazione e le associazioni del territorio? Abbiamo un buon legame, anche grazie all’Assessore Piera Degiampietro che è competente in materia. Non sono emersi problemi insormontabili e anzi stiamo valutando di conferire ad ogni associazione una sede opportuna. Si parlava degli appartamenti sopra la filiale della Cassa Rurale, ma sono inagibili e non riceveremmo i fondi sufficienti per la ristrutturazione. Per quanto concerne lo
storico edificio “Casa Osei”? Come si potrebbe sfruttarlo al meglio? Ma, innanzitutto va detto che in estate presso Casa Osei verrà svolto lo stage della Fondazione Bruno Kessler con studenti provenienti da tutto il mondo. Abbiamo provveduto ad arredare la sala all’apice del caseggiato, che vorremmo adibire a sala di rappresentanza, e in un futuro a sala consigliare. Stiamo apportando le ultime migliorie, come l’impianto audio, ma sarà pronta a breve. Speriamo che sia a punto entro la metà dell’anno, ma attualmente non posso fare previsioni esatte. Per concludere, come vorrebbe essere ricordato in futuro-oltre al fatto di essere stato il primo sindaco dopo la fusione dei Comuni di San Lorenzo in Banale e Dorsino? Domanda impegnativa, forse sarebbe da porre ai miei successori. Diciamo che mi piacerebbe essere ricordato come colui che ha dato l’input ad una nuova generazione di amministratori, giovani e capaci. Vorrei essere una sorta di “padre nobile”; i giovani della nostra lista sono partiti alla grande, dimostrando enormi competenze e tanta disponibilità. Credo che potranno essere la colonna portante del nostro Comune per parecchi anni a venire.
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Attualità
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Per l’associazione officina dei sogni sono un deterrente ai suicidi
Ponte dei Servi, ringhiere più alte di Francesco Brunelli
Chi transita abitualmente dal Ponte dei Servi, a scavalco tra i Comuni di Stenico e Comano Terme avrà sicuramente notato le “È stato fatto un buon lavoro - commenta soddisfatto Pietro Amorth Frieri, presidente dell’Associazione Officina dei Sogni, da sempre in prima linea per sensibilizzare l’opinione pubblica sul triste fenomeno dei suicidi che avvengono nel luogo - so che a molte persone non piacciono ma secondo me possono essere un buon deterrente. Mi auguro che però vengano messe delle reti anche in prossimità del ponte, in modo che sia più difficoltoso avvicinarsi al precipizio. Mentre sopra non sono necessarie, altrimenti si creerebbe un effetto-gabbia sopra i passanti.” La gara d’appalto, avviata dall’Assessore Provinciale Gilmozzi dopo il nulla osta da parte della Sovrintendenza ai beni culturali, ha spostato la questione più su un piano politico forse più che su quello sociale. “Infatti le sole ringhiere non bastano - prosegue Amorth - abbiamo intenzione di organizzare alcuni incontri di sensibilizzazione ma per farli abbiamo bisogno dell’appoggio delle istituzioni, Comuni e
nuove protezioni appostevi a inizio marzo, che fungono da prolungamento rispetto alle ringhiere storiche già esistenti.
Il Ponte dei Servi con le nuove protezioni - foto Corradi
Comunità di Valle in primis.” Per la verità, quest’ultimo ente aveva proposto alla popolazione un incontro sul tema alcuni anni fa, quando sulla poltrona di Presidente sedeva ancora Patrizia Ballardini. “L’incontro non ha purtroppo riscontrato un grande interesse di pubblico, per questo abbiamo intenzione di riproporne altri ci dice ancora l’estroso Pietro - vi sono parecchie associazioni che trattano un tema così delicato in maniera esemplare, come l’AMA (Auto Mutuo Aiuto) o il Progetto Invito alla
Vita. L’argomento suicidi purtroppo è ancora tabù.” Queste associazioni si distinguono per trattare un tema delicato in tutto il Trentino, e le loro iniziative sono sempre molto apprezzate. Ricordiamo che anche l’Associazione Officina dei Sogni si era distinta per due manifestazioni svolte presso il Ponte nel 2015: vi era stata la Marcia Silenziosa, con un momento di raccoglimento presso il triste teatro di tanti tragici eventi, in aprile, mentre Don Marcello Farina aveva celebrato una Messa presso
la Croce di pietra antecedente il Ponte in ottobre. Tali eventi avevano acceso l’opinione pubblica locale, ma non avevano ricevuto l’apertura dei tigí o le prime pagine dei quotidiani. Adesso con l’affissione di tali ringhiere chiunque passi in macchina può notare come effettivamente le istituzioni si siano mosse. Il tutto grazie anche all’attivismo di volontari come Amorth. “Il mio compito l’ho fatto – conclude - ma non bisogna abbassare la guardia. Il dramma dei suicidi è ancora sin troppo attuale.”
L’opinione
Ma quei parapetti non sono la soluzione Ferro e cemento, calcoli complessi e distribuzione dei pesi, l’esigenza di superare un ostacolo: nasce il Ponte dei Servi, esempio della grandezza dell’ingegnosità umana al tempo. Se negli ultimi anni il Ponte è stato oggetto di attenzione per motivi diversi – il ponte dei suicidi, si dice – certo non lo è per chi ha scelto lì di compiere un gesto estremo e nemmeno di amici e famigliari che all’indomani di una perdita, non vivono certo un ponte come la causa del loro dolore. E nemmeno lo chiamano il ponte dei suicidi, difficile anche da pronunciare è quella parola per chi ha vissuto da vicino quel dramma. Una pubblicità e una nomea inutile, e finanche dannosa perché dare un nome alle cose le rende reali, viene invece da iniziative il cui significato e valore sono quantomeno questionabili. “Le norme deontologiche – si legge in un’informativa dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana - indicano chiaramente le cautele con cui devono essere esposti questi casi per non provocare dei fenomeni di emulazione: ci sono dati dell’Organizzazione mondiale della sanità che dimostrano in modo chiaro che parlare dei suicidi fa aumentare il numero delle persone che decidono di togliersi la vita. E raccomandano anche la necessità di tenere al riparo da un’inutile e crudele pubblicità i familiari e i parenti già provati da un così forte dolore”. La norma riguarda solo i giornalisti e l’informazione – che di fatto, salvo rare eccezioni, ha l’obbligo di non trattare come casi di cronaca i suicidi - ma il fenomeno emulativo che documenta l’Organizzazione Mondiale della Sanità dovrebbe interessare ogni singolo individuo che decide di divulgare e parlare pubblicamente, del fenomeno. Davvero un evento pubblico – una marcia, un corteo, un progetto presentato al qualche centinaio di persone - possono avere l’ambizione di essere d’aiuto ad un disagio che nasce nell’intimo più profondo di un essere umano? E pretendere parapetti – come se i dolori di un’anima si riparassero con ferro e cemento, come se un’intenzione sorda ad ogni supplica e rassicurazione di famigliari e amici si possa fermare davanti ad una rete – davvero aiuta la società civile a vedere i segnali di un disagio e ad accoglierlo, condividerlo, comprenderlo, offrire un’ancora di salvataggio? O offre invece un’indebita e funesta nomea – e con essa anche pubblicità ai suicidi lì avvenuti - ad un ponte che non ha responsabilità alcuna: è solo ferro e cemento, nulla più. Denise Rocca
Il Saltaro delle Giudicarie Un nemico senza esercito, senza generali, senza confini. Un nemico subdolo che spara nel mucchio, uccidendo innocenti e colpendo i valori più sacri della nostra civiltà. Kamikaze che si fanno saltare in aria nei posti di maggior passaggio della nostra quotidianità: aeroporti, stazioni, metropolitane, stadi, cinema, teatri, compiendo stragi inenarrabili. Un nemico sparso in mezzo mondo, nel Medio Oriente, in Africa, in Asia, contro il quale non ci sono mezzi idonei per affrontarlo. Non ci sono fronti, trincee, linee di difesa: tutte cose delle guerra antiche. Oggi si gioca a chi è più spietato. E noi, che non lo siamo per cultura, civiltà e religione, rischiamo di soccombere. Sorpresi? Nessuno può definirsi sorpreso, quel che è successo a Bruxelles è un’altra battaglia della guerra che i terroristi islamici hanno dichiarato alla nostra civiltà occidentale. Un’altra battaglia delle tante che ci sono state un po’ in tutto il mondo e che ci saranno anche in futuro. Anche in Italia perché no? Siamo tutti sotto tiro. L’Archimede il saggio mi disarma con una delle sue sentenze: “Dovevamo aspettarcela”! Li abbiamo lasciati entrare in casa nostra, in nome di un Dio giusto e misericordioso li abbiamo accolti, vivono con noi, mandano i figli a scuola con i nostri. E loro e i loro figli ci ringraziano combattendoci!” Parole sante dice l’Abele affran-
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IL SALTARO DELLE GIUDICARIE
Terrore a Bruxelles, dove andremo a finire? Settimana santa, settimana di passione. Poi la Pasqua di Resurrezione. Il vostro Saltaro è afflitto e desolato di come le cose di questo mondo siano ormai fuori controllo. Ne succedono di tutti i colori. Da Bruxelles ci giungono immagini tragiche di guerto: “E’ il fallimento di tutto quanto s’ è fatto finora. E’ il fallimento dell’accoglienza. Che se ne tornino a casa...” Scandalo degli scandali. Come si fa a dire certe cose. L’accoglienza è un dovere. Noi siamo stati accolti in tutto il mondo. Siamo un popolo di migranti. Così la pensano le anime buone, quelle che dettano le regole del bon-ton, i salottieri, i sacristi, al sicuro nelle loro ville, lontane da ogni pericolo. E smettiamola di parlarne in termini negativi. Siamo attenti a come parliamo se vogliamo mantenere la nostra credibilità. Saremo anche in guerra, ma non lo si può dire, si passa per sciacalli che speculano sulla paura. Siamo invasi da milioni di africani, arabi, musulmani che ormai sono padroni di mezze città e stanno
ra spietata. Guerra su tutti i fronti d’Europa, Italia compresa, guerra dell’Isis alla nostra cultura millenaria. Guerra strana. Guerra moderna. Dove il nemico c’è e non c’è. Si palesa con stragi inumane, ma poi sparisce, svanisce nelle mille città del mondo.
Bruxelles blindata dopo gli attentati
arrivando anche nei nostri paesini di montagna, ma non si può protestare, fai la figura del retrivo, del rozzo troglodita che non capisce l’evolversi della globalizzazione. Nella moschee italiane si predica l’odio verso l’Occidente e si incita alla guerra santa. Si reclutano e si addestra-
no i terroristi, ma non possiamo dirlo, altrimenti (secondo le anime belle della sinistra…) alimentiamo l’odio, il razzismo l’omofobia. E allora, per evitare di passare per incivili, capitoliamo e zitti e mosca. Poi senti dire che gli immigrati sono pochi e ne
dovremo accogliere almeno altri 400.000. Pensi sia una imbecillità, non ci credi, poi scopri che a dirlo è stata Laura Boldrini, presidente della Camera dei Deputati, e allora ancora una volta devi stare zitto, mai potrai mettere in dubbio le parole della terza autorità dello Stato. Solo l’On. Santanchè l’ha detta giusta, ma lei può, ha l’immunità parlamentare: “Onorevole Santanchè non le sembra che la presidente Boldrini parli troppo?” domanda il cronista. “Non è che parli troppo, dice sciocchezze che è ancora peggio...” risponde l’onorevole. Bella risposta, ad hoc, una delle poche indovinate dall’onorevole in questione. Ma non puoi applaudire perché altrimenti ti passano per un berluschino, il che è tutto dire. Poi senti un altro vip affermare che è vero, è in
atto un’invasione araba dell’Europa, ma non è detto che sia un male. E ancora una volta devi tacere per non apparire un cattivo Cristiano. Il Re è nudo, nessuno sa cosa fare, ma non lo si può dire. Così, tutti d’accordo, siamo in guerra, ci mettono le bombe sotto il culo, ma non possiamo nemmeno lamentarci. Moriremo in silenzio. Ma diciamolo piano, altrimenti diranno che facciamo le vittime! Considerazioni mie, solo, mie, fortissimamente mie. Il vostro Saltaro ogni tanto perde (a ragione…) la trebisonda. A lui si accodano in perfetta sintonia i suoi mitici sodali, rappresentanti del popolo. Quello vero, quello umile, quello che lavora, quello che soffre, quello che tira avanti la baracca col suo sudore ed i suoi sacrifici per permettere alla presidente Boldrini e soci di continuare ad aprire bocca, come è loro diritto, al netto delle cose che ne usciranno.
Il 12 aprile al teatro di Tione si parla di educazione dei bambini e pedagogia
Metodo Montessori, una lezione ancora attuale Una serata per parlare delle opportunità nell’educazione dei bambini. A oltre cento anni di distanza il Metodo Montessori è ancora oggi oggetto di studio e praticato in oltre 20.000 scuole in tutto il mondo, rivendicando una straordinaria attualità che ne fa un punto di riferimento in ambito psicopedagogico. Si parlerà di tutto questo e di tanto altro nella significativa serata denominata “Montessori, una scuola a misura di bambino”, promossa dall’associazione “Il Melograno” di Trento, associazione affiliata all’Opera Nazionale Montessori, che dal 2013 è impegnata sul nostro territorio a diffondere il pensiero e l’opera di Maria Montessori. Da Gennaio 2015 “Il Melograno” si occupa
Maria Montessori con alcuni bambini
della Direzione dei corsi di formazione al Metodo Montessori educatori e insegnanti, organizzati in collaborazione con l’ONM. A organizzare l’incontro, in programma martedì 12 aprile alle ore 20 presso il teatro comunale di Tione, anche l’associazione Asilo infantile Parrocchiale di Daone. Un momento di riflessione che ha come
obiettivo la condivisione delle idee che si riferiscono al sistema educativo proposto ai primi del ‘900 da Maria Montessori, educatrice, pedagogista, medico e scienziata italiana, autrice nel 1909 di un testo che rimarrà alla base della pedagogia moderna: “Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei
Bambini”. Il Metodo Montessori mette al centro il rispetto per la spontaneità del bam-
bino. Alcuni principi fondamentali della pedagogia montessoriana e di cui si parlerà durante la serata: la centralità del bambino nella scena educativa, l’educazione del bambino all’indipendenza; l’organizzazione di un ambiente “scientifico” a misura di bambino, rispondente ai suoi bisogni più profondi e ai suoi interessi; l’accompagnamento durante il suo percorso di crescita di un insegnante umile non giudicante che vigila con discrezione, osservatore at-
tento e profondo conoscitore dei periodi sensitivi che i bambini attraversano. Oggi questo metodo è è praticato in circa 66.000 scuole in tutto il mondo, al servizio dei bambini dalla nascita fino a diciotto anni e fa leva su una serie di materiali “scientifici” sviluppati e perfezionato da Maria Montessori e che consentono l’apprendimento “per scoperta”. La serata è organizzata grazie al patrocinio dei comuni di Tione, Valdaone e Storo
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Attualità
APRILE 2016 Fu insegnante e persona impegnata nel sociale
È scomparso il prof. Lino Salvaterra: un personaggio Nel secondo dopoguerra si assunse compiti direttivi locali e comprensoriali nell’ambito della Democrazia Cristiana, tenacemente fedele ai suoi principi e capace di portarne avanti gli ideali e le conseguenti ricadute nel campo sociale, sia a Tione che nelle Giudicarie con le comprensibili risonanze in quel di Trento. Oggi, di quelle vere e proprie “battaglie”, portate avanti dal Salvaterra con coraggio e tenacia, tutto sembra essere dimenticato, anche perché, una volta in pensione, e caduta l’aperta contrapposizione dei partiti storici dei primi decenni del secondo dopoguerra, egli si è chiuso nel silenzio della propria casa in piazza Boni a Brévine, e non ha voluto più avere contatti con il mondo politico-amministrativo. A suo merito vi è la sua costante passione per la musica, avendo al suo attivo la fondazione, con alcuni amici, del “Coro Brenta” di Tione nel secondo dopoguerra e l’istituzione della Scuola Musicale Giudicarie con sede in Tione, e come promotore ed organizzatore di una infinita serie di concerti d’organo nell’arcipretale di Tione. Naturalmente tutto ciò da aggiungere alla lunga serie di insegnamento scolastico musicale a corredo culturale di una lunga serie di generazioni di giudicariesi. Resta incisiva e notevole, inoltre, la sua attiva par-
Si è spento, alla Casa di Riposo di Spiazzo, il prof. Lino Salvaterra: un tionese doc, ma che ha lasciato il segno in tutte le Giudicarie. Classe 1922, nasce con gravi con problemi alla vista, per cui ha dovuto portarsi, fin dalla fanciullezza, a Milano dove ha frequentato gli istituti specializzati per i soggetti
con difficoltà alla vista, e così poté tornare in paese diplomato in musica, potendosi dedicarsi all’insegnamento presso la Scuola Media di Tione, dove seppe, per parecchi decenni, far sentire la sua basilare preparazione musicale e l’autorevolezza della sua forte personalità. tecipazione alla vita della cooperazione di credito nel direttivo della Cassa Rurale di Tione.
Il Prof. Lino Salvaterra
Personaggio forte ed indomito, deciso e, forse, per molti persino quasi apparentemente scorbutico, fu invece tenace e vivace battagliero nel sostenere i propri punti di vista e le sue convinzioni, per cui ha saputo incidere - nonostante le evidenti difficoltà di vista - sulla vita tionese, oserei dire, quasi in maniera determinante, specie nei decenni del prevalere della Democrazia Cristiana nelle Giudicarie. Rincresce che negli ultimi decenni si sia chiuso in se stesso e non abbia contribuito a
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renderci partecipi della sua esperienza, soprattutto nel sociale e nel campo scolastico e musicale. Pur essendo di vastissima cultura, e non solo musicale - come lo testimoniano le sue indimenticate ed interessanti conferenze – non ci ha voluto lasciare tanta parte della sua ricchezza
interiore e delle sue costanti e continue riflessioni e considerazioni sulla vita del singolo e sulle istanze della comunità. Facilmente per le nuovissime generazioni il suo nome non sarà nemmeno conosciuto, ma per le generazioni che hanno avuto la ventura di vivere il suo stesso tempo, Lino Salvaterra rimane un punto chiaro di riferimento anche per conoscere e capire tanto il passato di Tione e delle Giudicarie. Mario Musón
Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Dal 1° gennaio 2016 Poste Italiane ha sospeso la distribuzione tramite Postazone, la tariffa per la spedizione di posta non indirizzata con la quale veniva recapitato, fra gli altri, anche il Giornale delle Giudicarie in tutte le utenze del nostro territorio. Si tratta di un provvedimento che ha creato non pochi problemi per una realtà come la nostra, che basa proprio sulla capillarità e sulla copertura delle Giudicarie, uno dei motivi del suo successo, che dura da 12 anni. Questo non significa certo che il Giornale delle Giudicarie abdichi dal proprio ruolo di informazione locale porta a porta. Come avrete avuto già modo di apprezzare, cambiano, invece, le modalità di spedizione, che sono state affidate ad una cooperativa locale e che avranno comunque bisogno di un po’ di tempo per essere completamente rodate. In ogni caso il Giornale delle Giudicarie continuerà ad essere distribuito in 16.500 a tutte le utenze giudicariesi. Da gennaio il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.
Attualità
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La Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella apre i bandi per enti e associazioni
Mutualità ordinaria: 130.000 euro a sostegno del territorio “Ci consente di essere vicini al territorio e di conoscerne in maniera più approfondita esigenze e richieste, anche grazie alla mediazione di chi, quasi quotidianamente, mette a disposizione tempo e fatica per il bene comune e la crescita culturale, finalità che anche la nostra Cassa persegue e che è un piacere condividere con altri”, prosegue Armanini. Due nuove opportunità che dimostrano, ancora una volta, come l’istituto di credito cooperativo si proponga di sostenere e rafforzare il benessere delle comunità di riferimento attraverso il sostegno alla progettualità e all’attività di enti e associazioni. I bandi a sostegno dell’attività ordinaria prevedono due distinte modalità di accesso: una semplificata, per richieste inferiori ai 500 euro e una ordinaria, per ri-
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ontinua anche nel 2016 l’impegno della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella a sostegno degli enti e delle associazioni locali. Il Consiglio di Amministrazione ha deliberato, infatti, un importante stanziamento – pari a 130 mila euro – in favore di queste realtà e ha aperto due diversi bandi
per il finanziamento di progetti e iniziative. “Sostenere il lavoro svolto dalle associazioni e dagli enti della nostra zona operativa è un modo, come ne abbiamo molti altri, per rispondere ai bisogni delle nostre comunità”, spiega Andrea Armanini presidente della Cassa Rurale Giudicarie Valsabbia Paganella.
chieste superiori a tale cifra. Rispetto alla semplificata, la domanda ordinaria richiede un maggiore dettaglio nelle informazioni e consente l’assegnazione di un contributo che non può superare il 30% dell’attività, fino ad un importo massimo di 5 mila euro. L’erogazione del finanziamento, inoltre, avverrà in due tranche (il 70%, al momento dell’approvazione e il 30% dopo la rendicontazione dell’attività svolta nel 2016). È da sottolineare, a questo proposito, che nell’arco dell’anno solare l’ente o l’associazione può avanzare una sola richiesta
di intervento a sostegno della propria attività scegliendo quale dei due diversi moduli presentare e a quale fonte di finanziamento accedere. Potranno essere finanziate le domande afferenti i seguenti settori: istruzione/ formazione, cultura, sport dilettantistico, promozione turistica ed economica, assistenza sociale, iniziative ricreative e di aggregazione. Spazio, dunque, a iniziative formative di tipo extracurriculare, di educazione alla genitorialità o legate alla musica; ma anche ad attività di qualificazione e aggiornamento delle figure pro-
fessionali, a corsi, dibattiti, conferenze e tavole rotonde. E ancora, rassegne teatrali, festival musicali, concorsi fotografici, mostre rivolti a target ampio, iniziative a favore di persone bisognose in situazioni di disagio o relative alla conciliazione dei tempi lavoro famiglia. Senza dimenticare manifestazioni aggregative, concerti, attività di protezione civile, gruppi antincendio, vigili del fuoco o iniziative a supporto ai circoli anziani. Le domande semplificate dovranno essere presentate entro mercoledì 27 aprile 2016 mentre per quelle ordinarie la scadenza è posticipata a venerdì 30 aprile 2016. La modulistica necessaria per accedere al finanziamento è disponibile sul sito internet www.lacassarurale.it. oppure presso ogni sportello de La Cassa Rurale.
IL PUNTO di PAOLO MAGAGNOTTI
Orgoglio nazionale e sicurezza europea CONTINUA DALLA PRIMA Nel passato sono entrato molte volte in questi palazzi sentendomi al sicuro, una sensazione peraltro divenuta priva di certezza negli ultimi tempi. I terroristi non sono entrati dalle porte di edifici europei ma il loro terribile messaggio l’hanno ugualmente lanciato uccidendo all’aeroporto ed alla stazione della metropolitana di Maelenbeck in prossimità del quartiere europeo, dove sono salito e sceso più volte. Se tutti gli attentati terroristici di stampo jihadista commessi in Europa sono stati tragici, quello che ha colpito Bruxelles deve portare ai massimi livelli possibili la nostra preoccupazione per futuri atti omicidi e distruttivi. Non appartengo a quel numeroso gruppo di esperti od anche colleghi giornalisti che dopo l’attentato nella capitale belga e simbolicamente capitale d’Europa si esprimono con certezza su ciò che si sarebbe dovuto fare per evitarli. Non sono un esperto in materia. Una certezza tuttavia la ho. Se i governi nazionali, già da tempo avvertiti dei gravi pericoli del terrorismo strategicamente perpetrato dal sedicente stato islamico ed affini, avessero rinunciato alle miopi ambizioni nazionali ed unito le loro forze per garantire un vero e
La bandiera dell’Unione Europea
reale servizio europeo di intelligence, di fronte a tali tragedie avremo almeno potuto dire che è stato fatto tutto quello che era possibile. Questo, purtroppo, non possiamo dirlo. Abbiamo avuto nei mesi scorsi una infinita serie di riunioni del Consiglio europeo con i 28 capi di Stato o di governo che lo compongono incapaci di trovare intese d’unità per fronteggiare eventi epocali. Vi sono stati continui rinvii decidendo di non decidere. Una delle decisioni più grandi è stata quella di chiedere alla Turchia di tenere aperti i propri confini per trattenere i rifugiati mentre Stati membri dell’Europa i confini li chiudevano. E di fronte a questo comportamento, come lamentarci se il governo di Ankara
ha aumentato progressivamente il prezzo per togliere disturbi agli europei? Vorrei riferire le gravi carenze nel condividere informazioni fra servizi di sicurezza nazionali a ciò che è successo con l’area Schengen. Noi eravamo tutti convinti che con l’abolizione dei controlli di confine e l’attivazione del cosiddetto “SIS - Sistema Informativo Schengen” l’interazione fra le intelligence dei Paesi nazionali con il coordinamento di agenzie europee funzionasse molto bene e pertanto ci sentivamo piuttosto al sicuro nei nostri movimenti. Purtroppo così non è stato e non è. Veniamo a scoprire che le gelosie nazionali non hanno consentito di realizzare ciò che ai cittadini
europei ed a coloro che da Paesi extraeuropei entrano nell’area Schengen era stato promesso è garantito, sia dalle istituzioni europee sia dai governi nazionali. Per un certo verso possiamo legittimamente dire che ci è stato detto il falso, che siamo stati imbrogliati dalle istituzioni. Io stesso in più occasioni, sia in articoli di giornale e soprattutto nei miei commenti televisivi settimanali di “Qui Europa”, nel sottolineare ed apprezzare, come si potrebbe dire altrimenti, la libera circolazione delle persone all’interno dell’area Schengen, mi sono manifestato convinto di un efficiente sistema di sicurezza all’interno di tale area. Pur non avendone colpa, avverto per un certo senso il bisogno di scusarmi con lettori e telespettatori. Ora, tuttavia, non si vuole perdere tempo nel recriminare sul passato. Dobbiamo guardare avanti nella speranza che anche gli ultimi tragici eventi convincano finalmente ottusi governanti, mi riesce difficile chiamarli tutti leader, a rinunciare ad assurde ambizioni nazionali e si rendano conto che solo in un contesto di unità e di sicurezza a livello europeo potranno dare maggiori certezze ai propri cittadini. Mi rendo conto che i sistemi di sicurezza sono strutture estremamente
delicate e che chi in esse opera si muove sovente in condizioni pericolose per la propria incolumità. A tutti loro dobbiamo essere grati e riconoscenti per ciò che fanno. Comprendo pure che talvolta atteggiamenti reticenti dipendono da una certa mancanza di fiducia reciproca che trattiene dal fare certi passi. La posta in gioco è tuttavia tale da esigere un passo decisivo verso un sistema di sicurezza europeo con le informazioni che circolano in tempo reale. Se qualche capo a livello nazionale deve sentirsi meno importante perché ha un superiore a livello europeo se ne faccia una ragione: lo deve fare per una maggiore sicurezza di tutti i cittadini. Ed i governi nazionali non si limitino ad accusare la Commissione europea, ma siano loro più responsabili, perché solo loro possono decidere se l’Europa deve essere più Unione e meno deleteria frammentazione. Al riguardo ritengo che anche la società civile debba muoversi di più, esercitare pressione sui governi nazionali affinché non rimangano mimetizzati nei rivoli del consenso elettorale e si rendano conto che certe scelte possono costare qualcosa all’orgoglio nazionale ma sono e vanno fatte per l’interesse dei popoli europei.
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Attualità
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L’assessore provinciale Dallapiccola promette “nuove strategie” per affrontare il problema
Cinghiali, l’invasione continua Danni ingenti per il veicolo, cinghiale morto sul manto stradale e finora, fortunatamente, nessun danno rilevante a chi si trova sul veicolo. Il tratto stradale in questione, ormai noto a molti, è quello tra Cimego e Storo, con particolare attenzione da parte dei cinghiali, se così si può definire, per la retta tra Condino e Storo dove è ormai consuetudine vedere attraversamenti poco graditi ai passanti. L’ulteriore curiosità emersa dall’ultimo spiacevole incidente, verificatosi il mese scorso all’altezza del Bar “Il Mangianotte” di Condino, è quella che una volta squartato l’animale si è scoperto che all’interno dello stomaco era presente della farina gialla (forse quella famosa storese). A questo punto emergono due domande: “Ma i cinghiali non si cibano di grano turco?” e “Da dove prendono la farina?”. Semmai ci fossero dei dubbi questa è la prova che i cinghiali presenti in Valle del Chiese vengono pasturati da alcuni
È
di Marco Maestri
ormai qualche anno che la problematica “cinghiali” è presente in Valle del Chiese ed il fenomeno, seppur i molteplici incidenti causati dall’attraversamento dell’imponente animale lungo la statale 237 del Caffaro, stenta a
placarsi. Molte sono state le domande e i dubbi sollevati da diversi valligiani ma finora non è stata effettuata ancora nessuna azione mirata alla repressione di questo fenomeno. E l’epilogo è sempre lo stesso.
Il terreno devastato dai cinghiali
fanatici cacciatori, i quali alimentano gli animali per poi, una volta ammazzati, riempire i freezer di casa. Di tutto questo, dai lontani anni ottanta, quando i cinghiali furono immessi abusivamente da qualche avventato in cerca di
carne dal gusto diverso, non è stata presa nessuna precauzione per evitare incidenti e successive polemiche. In questi lunghi anni, tra un prato devastato e qualche veicolo distrutto, se ne sono viste di tutti i colori: petizioni comunali, raccolta firme, incontri informativi e di-
battiti più o meno accesi. Il tutto a beneficio di carrozzieri e freezer che negli anni hanno avuto parecchi riscontri, economici e gastronomici, da questa problematica. Recentemente si è tenuto un incontro con l’assessore provinciale Mi-
chele Dallapiccola nella quale ha rassicurato i presenti con la scontata frase: “Stiamo pensando a nuove strategie”. Certamente, e questa è cosa nota da tempo, il problema cinghiali non è una delle priorità nei palazzi provinciali ma, oltre alle belle parole spese in più
di un’occasione dagli assessori chiamati in causa, ora ci si aspetta alcune misure di prevenzione che possano limitare questi spiacevoli incidenti. In Valle del Chiese, come era altamente prevedibile, ci sono pensieri discordanti. C’è chi è favorevole all’installazione delle reti, chi opta per la sospensione della caccia, chi opta per l’abbattimento completo della specie e chi invece, per la maggior parte cacciatori, non apporterebbe nessuna miglioria. Attualmente, secondo le ultime statistiche, nell’intera Valle del Chiese sono presenti circa un centinaio di esemplari di maiale selvatico. Questo favorisce i cacciatori, i quali al momento non hanno veti né limiti nell’abbattimento di cinghiali. Certamente il controllo del fenomeno, in costante crescita negli ultimi anni, è sfuggito dalle mani dei corpi forestali, delle amministrazioni pubbliche e pure della Provincia.
L’appello
Aaa, volontari cercasi
Con “Expo-niamoci” le associazioni del territorio cercano persone che abbiano voglia di impegnarsi nel sociale e non solo La missione, al momento, è quella di reclutare nuovi volontari per sostenere il lavoro prezioso delle associazioni giudicariesi: è stato calcolato che, per mantenere e rafforzare le iniziative delle varie associazioni, servirebbe un centinaio circa di nuovi volontari di tutte le fasce di età e in tutte le zone delle Giudicarie. Lo spiegano i “Volontari in Rete” un gruppo di lavoro formato dai rappresentanti di una ventina di associazioni e cooperative locali che da alcuni mesi si riunisce in Comunità delle Giudicarie con la collaborazione dell’ufficio per il piano sociale. Messe assieme, queste associazioni, muovono un “esercito” di circa 300 persone che operano nel volontaria-
to. L’intento del gruppo è quello di migliorare la capacità di lavorare insieme scambiandosi idee, risorse umane e materiali; condividere la possibilità di affrontare congiuntamente le procedure burocratiche collegate ai rapporti con le amministrazioni pubbliche o alle richieste di adesione a bandi o finanziamenti; provare a costruire insieme iniziative e progetti comuni e partecipare a momenti di formazione e aggiornamento. Insomma, darsi una mano a vicenda per riuscire a crescere globalmente. Una delle missioni principali è proprio il reclutamento di nuovi volontari, compito arduo e faticoso, ma “ a piccoli passi” spiegano, i Volontari in Rete sono fiduciosi di farcela. Per questo hanno
creato la mappa che vedete qui a fianco che offre una fotografia dell’attuale bisogno di volontari in Giudicarie e prima ancora la marcia del volontariato. “Exponiamoci”, che ha visto la sua prima edizione lo scorso anno, è infatti una delle iniziative che in Volontari in Rete hanno attivato per promuovere il volontariato sul territorio e aiutare la comune ricerca di nuove forze per animare e sostenere le attività delle tante associazioni che operano in Giudicarie. Si è trattato di un’intera giornata dedicata al volontariato con l’organizzazione di marce territoriali con tre punti di partenza - Passo Durone, Roncone e Spiazzo – per tre cortei che sono confluiti a Tione dove hanno pranzato assieme e tra-
scorso un pomeriggio fra uno stand e l’altro allestito dalle diverse realtà di volontariato, per conoscersi e condividere l’entusiasmo e le soddisfazioni che dal fare volontariato deriva-
no. Exponiamoci si ripete domenica 5 giugno e quest’anno ci si è concentrati sul coinvolgimento dei giovani con una serie di laboratori attivati nelle scuole locali, dai quali è emer-
sa la disponibilità di circa 40 studenti a collaborare concretamente nell’organizzazione di Exponiamoci- la seconda marcia del volontariato in Giudicarie. (d.r.)
Attualità
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La piscina sta riscuotendo un grande successo tra mamme e bambini, grazie anche ad offerte, scontistiche e servizi su misura
Famiglie “di casa” all’Aquaclub di Condino È certo però che, in questi primi 8 mesi di apertura del moderno impianto acquatico – che hanno fatto segnare numeri da record e tanti ingressi non solo “marcati” Valle del Chiese ma pure dalle valli limitrofe – la struttura ha guardato con attenzione su una clientela formata da famiglie. Una precisa scelta gestio-
È la famiglia il target dichiarato dell’Aquaclub di Condino. Famiglia intesa come bambini che affrontano le prime nuotate accompagnati dai genitori, in tutta sicurezza e grazie anche a tante offerte e servizi dedicati. Questo, nale, supportata anche dalla presenza di una vasca dedicata interamente ai più piccoli, con scivoli, attrazioni acquatiche, e un livello di acqua consono ai più piccini.
L’intera struttura, poi, gode dell’innovativo sistema di riscaldamento realizzato grazie all’impianto di teleriscaldamento che sfrutta il calore in eccesso dei sistemi di raffreddamento
ovviamente, non significa che questa sia la clientela esclusiva della piscina condinese; sono tante infatti le opportunità per i giovani e per chi – già abile nel nuoto – vuole dedicarsi ad una fruizione più marcatamente sportiva. della cartiera di Carmignano, che permette di gestire reception, servizi, bar, zona relax, uffici, l’acqua per i sanitari e l’aria calda per riscaldare. Questo permette di ricavare spazi e servizi
dedicate ai gruppi di persone, come ad esempio le famiglie numerose con i più piccoli, che possono infatti fruire di una zona dedicata alla consumazione di cibo e bevande, parcheggio gra-
tuito per tutti e wi-fi senza limiti in tutta l’area. Un servizio pensato per dare la possibilità di trascorrere all’interno del centro una giornata all’insegna del divertimento e del totale relax. C’è poi il capitolo tariffe, molto significativo; anche qui grande attenzione per le esigenze di chi si sposta con i bambini. Già l’ingresso Family permette di pagare un importo agevolato rispetto ai prezzi di listino. alle famiglie residenti nella Provincia di Trento e nella Val Sabbia la piscina offre poi un ulteriore sconto del 10%. Una politica che in questi primi mesi ha dato frutti visibili, con ottimi riscontri in termini di numeri negli accessi genitori con bimbi, ma anche dei corsi di nuoto e delle attività come l’acquagym e che – ci conferma Egon Pardatscher, direttore dell’impianto – sarà ulteriormente potenziata ed implementata nei prossimi mesi, confermando la vocazione di questo impianto. (r.s.)
La Croce Rossa anche “in allegria” Gli “eredi” di Patch Adams che portano ai malati e agli anziani momenti di serenità La Croce Rossa, presente nel Trentino con “l’Ispettorato Provinciale Volontari del Trentino”, ha le proprie ramificazioni periferiche anche in Giudicarie attraverso due apparati organizzativi ed operativi: il “Gruppo Giudicarie” con sede a Ponte Arche, e che opera nell’ambito di tutte e tre le zone delle Giudicarie Esteriori (Bleggio, Banale e Lomaso), ed il “Gruppo Valle del Chiese”, che opera nell’ambito delle Valli di Bono e del Chiese fino alla Sella di Bondo. Se vi è necessità possono estendere la loro preziosa presenza anche nella Busa di Tione e nella Val Rendena. Le “aree” in cui si distinguono nei loro diversificati interventi di Volontariato sono di diversa natura – dalle varie attività per la salute, per l’emergenza, per la gioventù, per il sociale, per lo sviluppo organizzativo, per gli aspetti internazionali - ma da qualche anno sta distinguendosi in ma-
niera del tutto eccezionale il “Gruppo Co vót” formato dai volontari denominati “Operatori del Sorriso”; ossia una trentina di persone dei due gruppi giudicariesi più alcuni volontari del Gruppo Val di Ledro, i quali si sono assunti il compito di “distogliere almeno per qualche istante la mente dalla sofferenza” attraverso la pratica delle esibizioni dei “clown”. Questa specifica disciplina si svolge, per la Croce Rossa trentina, nell’ambito della “attività sociale” ed ha una propria scuola di formazione e di costante aggiornamento con delle specifiche strutture, che s’imperniano sulla trattazione del tema: “Clown d’animazione e clown di corsia”. E proprio per accrescere il numero dei Volontari in questo settore, i tre gruppi delle Giudicarie e della Val di Ledro, ultimamente hanno organizzato uno specifico percorso formativo di autodisciplina,
I Volontari della Cri
che è stato gratuitamente e cordialmente ospitato dall’Amministrane comunale di Castel Condino, che ha messo a disposizione una sala del Municipio. Il corso si è dipanato su tre incontri tenuti dagli esperti Adriano Ficarra e Cristina Adami, i quali si sono soffermati sui vari aspetti che implica una professionalità ricca di animazione, di psicologia, di tecnica professionale, di possesso della comunicazione, di sociologia, di sanità, di costumi, di gestualità. Non si tratta,
quindi, di fare in qualche modo e superficialmente i “pagliacci”, ma di una verta arte raggiunta con preparata professionalità. Il gruppo “clown” di cui stiamo parlando - su iniziative proprie di proposta o su specifiche richieste degli interessati - opera già di vari anni nel Trentino, con prestazioni ed esibizioni presso l’Ospedale Santa Chiara di Trento. Nelle Giudicarie il gruppo si è reso disponibile a favore delle persone assistite nelle Case di Riposo
di Spiazzo, Santa Croce di Bleggio, Strada e Condino; nonché presso i centri assistenziali dell’Anffas di Tione, della Bucaneve a Larido di Bleggio, alle Terme di Comano e delle associazioni che ospitano i bambini Bielorussi. Ogni trattenimento dura circa due ore: appare gioiosamente superficiale, ma richiede attenta preparazione ed una duttilità operativa che può provenire solo da una lunga e paziente preparazione e dalla convincente e vissuta capacità professionale. Visti dall’esterno, questi Volontari vestiti alla clown, tutti colorati e truccati con l’immancabile e caratteristico naso rosso, potrebbero dare l’impressione di portare solo allegria e divertimento in maniera del tutto superficiale. Invece, dietro alla accattivante figura di ogni clown di corsia, si celano persone portatrici di un mondo di emozioni e di condivisione di sentimenti,
che sanno andare molto al di là di una pur bella risata. Infatti non è semplice entrare in empatia con chi sta vivendo un momento di disagio o di difficoltà psicologiche dovuti alla malattia od alla solitudine. O clown utilizzano battute e scherzi, piccole e grandi magie, con le quali cercano di riuscire ad abbattere il muro delle distanze e ad entrare in relazione diretta e personale con i “piccoli e grandi” che hanno bisogno di un sorriso, ma soprattutto di ciò che quel sorso si fa portatore. Parlando con loro ed ascoltando i loro racconti e le loro esperienze si potrà certamente percepire la gioia e l’emozione che questi Volontari vivono durante il loro “servizio”, durante il quale spesso loro stessi si chiedono se quanto stanno donando sia pari a tutto quello che loro ricevono gli insoliti spettatori. (m.a.m.)
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Attualità
APRILE 2016
Tiziana Bertini coordinerà il Nucleo Volontari Alpini, gruppo fondamentale nella gestione della logistica di crisi e calamità
Un donna a capo dei Nu.vol.aAdamello Tiziana Bertini ha dunque assunto l’incarico di capo Nuvola per i prossimi tre anni, succedendo ad Italo Zulberti che non ha ricandidato, ma che rimane all’interno del direttivo così composto: Tiziana Bertini, Italo Zulberti, Giuseppina Serio, Osvaldo Bertini, Mario Panelatti, Ugo Pellizzari, Sebastiano Collini, Assunta Fania, Cristina Lorenzi e Vigilio Berti. Sergio Bertolini è stato invece delegato a rappresentare il Nucleo Adamello a Trento, mentre Rodolfo Chesi ha annunciato la sua candidatura a presidente della Protezione civile Ana Trento nell’ambito della quale ricopre attualmente la vicepresidenza. Per fare il “punto della situazione” abbiamo incontrato il nuovo capo Tiziana Bertini: Cosa rappresenta questa importante “carica” che Le è stata attribuita? Cosa rappresenta per Lei questo impegno? Faccio parte di questo gruppo da quasi 9 anni e ciò che mi ha spinto ad entrare è la voglia di dedicare il mio tempo a chi sfortunatamente ha bisogno. Sicuramente ricoprire la carica di “capo” in questa associazione mi riempie di orgoglio e gioia. Nonostante alcuni timori nell’affrontare questa nuova esperienza, so di essere circondata da un buon direttivo e da volontari molto disponibili che sicuramente
È
di Marco Maestri
Tiziana Bertini, quarant’anni di Darè, il nuovo capo Nu.Vol.a. (Nucleo volontari Alpini) Adamello. È questa la principale notizia emersa dall’assemblea annuale tenutasi lo scorso mese. Si tratta del primo volto femminile nella storia dei Nuvola Adamello.
Tiziana Bertini
mi daranno una mano per affrontare qualsiasi problema. I Nu.Vol.A sono una grande squadra che già più volte ha dimostrato le sue grandi capacità, sia in Abruzzo sia in Emilia, e negli altri luoghi dove si è reso necessario il nostro intervento. Lei è la prima donna che assume la carica di “Capo” dell’Associazione del Nucleo Nu.Vol.a Adamello. Si aspettava questo responso emerso dall’ultima Assemblea? Lo ritiene un’ulteriore fattore di crescita per l’Associazione il Nucleo? A dire il vero penso di essere la prima donna “capo” Nu.Vol.A. non solo del Nu-
cleo Adamello ma in tutto il Trentino. Lentamente le cose stanno cambiando ed infatti anche in Valle di Sole è stata nominata una donna come Vicecapo. Ovviamente prima delle elezioni il Consiglio uscente mi ha chiesto la disponibilità e di questo sono stata molto onorata che tale scelta sia ricaduta su di me. Il risultato ottenuto mi ha comunque sorpreso perche non mi aspettavo un consenso cosi ampio. Sicuramente è un fattore di crescita per il Nucleo e significa che questo gruppo è formato da persone con una mentalità molto aperta e di larghe vedute, senza pregiudizi nei confronti delle donne.
Da otto anni fa parte del nucleo che, insieme agli altri nuclei della Protezione civile Ana Trento, di fronte a calamità ed emergenze, è sempre pronto a partire per portare aiuti quali tende, mense da campo e bagni per sostenere i calamitati nelle esigenze primarie all’indomani delle tragedie. Quest’anno sarà il 25° anniversario dell’Associazione del Nucleo. Quali sono le iniziative a cui il direttivo dell’Associazione del Nucleo sta lavorando? Al momento siamo molto impegnati con diverse Associazioni che hanno richiesto il nostro aiuto durante questo periodo primaverile quindi dobbiamo ancora pensare a come organizzare il nostro 25° anniversario. Ci sono comunque già alcune proposte avanzate dal direttivo da prendere in considerazione. Quali prospettive future vede per l’Associazione? Il gruppo è molto numeroso e formato da alpini e “amici degli alpini”, quest’ultimi destinati ad aumentare poiché il servizio militare non è più obbligatorio. Mi auguro che il gruppo, o come a me piace chiamarlo “grande famiglia”, non perda mai lo spirito che da anni lo contraddistingue. Ovvero la gioia di lavorare insieme e di mettersi subito a disposizione di chi ha bisogno nei momenti di difficoltà.
Il Giornale delle Giudicarie
mensile di informazione e approfondimento Anno 14 n° 4 aprile 2016 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Caporedattore: Roberto Bertolini Comitato di redazione: Matteo Ciaghi, Elio Collizzolli, Aldo Gottardi, Denise Rocca Hanno collaborato: Adelino Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Francesco Brunelli, Alberto Carli, Umberto Fedrizzi , Enrico Gasperi, Marco Maestri, Elisa Pasquazzo, Alessandro Togni, Alberta Voltolini, Ettore Zampiccoli, Marco Zulberti Per la pubblicità 3356628973 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3335988772) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 29 marzo 2016 da Sie Spa - Trento Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
Tullia spegne cento candeline
Grandi festeggiamenti lo scorso quattro marzo presso la Casa di Riposo “Padre Odone Nicolini” di Strada, frazione del neonato Comune di Pieve di Bono-Prezzo, dove Tullia Antoniolli Pizzini ha spento la bellezza di cento candeline. Non un compleanno qualsiasi, ma un traguardo che ben pochi hanno la fortuna di raggiungere, il secolo di vita. E cosi, grazie alla collaborazione tra il personale della struttura che ospita gli anziani e alla famiglia di Tullia, in un clima conviviale e gioioso è stata festeggiata questa ricorrenza speciale. Tullia nasce nel lontano 1916 da papà Attilio e mamma Diomira. Nel 1946 sposa Fedele Pizzini con la quale ha costruito una numerosa famiglia con ben quattro figli: Valerio, Leo, Maria Chiara e Loris. Qualche anno dopo, era il 1967, è emigrata insieme a tutta la famiglia dall’altra parte del mondo, nei lontanissimi Stati Uniti d’America e precisamente in Pennsylvania. Li ha avviato un’attività commerciale sulla coltivazione dei funghi. Dopo vent’anni circa da questo importante trasferimento Tullia, insieme al marito Fedele e al figlio Valerio, è ritornata al “campo base” di Roncone. Gli altri tre figli invece hanno deciso di restare in America dove negli anni si sono sposati e si sono creati una famiglia. Nonostante l’enorme distanza che separa Tullia dai familiari, è tornata per diverse volte in America per trovare i figli. Nel corso degli anni trascorsi in Valle del Chiese si è invece dedicata alla famiglia ed ai più bisognosi lavorando a maglia per il gruppo missionario. Dal 2009 è ospite della Casa di Riposo di Strada dove, grazie alla sua disponibilità ed alla sua discrezione, è stata fin da subito apprezzata. In casa di riposo, oltre che ad essere seguita ottimamente dal personale in servizio, è sempre presente a fare compagnia il figlio Valerio, mentre settimanalmente vengono effettuati dei collegamenti skype per poter dialogare con i figli che vivono dall’altra parte del mondo. Tullia, oltre ad avere una discreta abilità nei lavori manuali, è appassionata della musica e del canto. Per questa fantastica ricorrenza sono arrivati in Valle del Chiese tutti i familiari “americani” che con tanta gioia ed affetto Le hanno regalato una grande sorpresa. Insomma un traguardo così andava celebrato per bene ed a quanto pare Tullia, insieme a tutti i suoi parenti ed amici, lo ha festeggiato egregiamente. (m.m.)
Attualità
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Le Casse Rurali presentano un’analisi con dati positivi dei ricavi delle strutture alberghiere
Turismo a Campiglio e Rendena: aumento consistente degli stranieri Dai dati emerge un quadro complesso e variegato, nel quale prevalgono sicuramente le luci e la fiducia in un futuro positivo per un settore che, nonostante la grave crisi economica degli ultimi anni, può mostrare numeri favorevoli e soprattutto presenta margini di miglioramento che possono essere raggiunti con una strategia comune. Le presenze nella scorsa stagione invernale nell’ambito di Campiglio, Pinzolo, Val Rendena sono state oltre 611 mila, con un aumento del 3,6% rispetto all’anno precedente e del 11,1% rispetto all’inverno 2009/10. All’interno di questo trend positivo si assiste ad una diminuzione consistente dei turisti italiani provenienti da Lazio (– 15%) e Lombardia (-18%) e contemporaneamente un aumento considerevole dei turisti stranieri con in testa i polacchi (+54% ), russi (+116% - però in diminuzione nelle ultime stagioni a causa dell’embargo), inglesi (+103%), cechi (+36) ma con aumenti significativi anche per i tedeschi, belgi, lituani e ucraini. Un mercato con sempre maggiori turisti stranieri (quasi il 30%) e con difficoltà di tenuta per gli italiani, colpiti dalla crisi economica che si riflette significativamente sulla capacità di spesa. Dal campione di hotel analizzato in Val Rendena emerge che i ricavi medi e i ricavi operativi delle strutture sono minori rispetto agli altri ambiti, ma mentre gli hotel quattro stelle hanno performance di bilancio maggiori della media trentina, i tre stelle presentano delle criticità, con performance inferiori e soprattutto, con maggiori difficoltà a generare cassa e a rientrare del debito nei tempi stabiliti. Il tempo di rientro degli investimenti è superiore ai 30 anni per gli alberghi a 3 stelle mentre è significativamente inferiore e quindi molto più vantaggioso per le strutture ricettive a 4 stelle. Gli hotel, inoltre, hanno un tasso di occupazione dei posti letto più basso rispetto alla media trentina e anche alla media delle
L
di Enzo e Casse Rurali di Pinzolo e Adamello Brenta hanno presentato recentemente a Madonna di Campiglio un’analisi dettagliata del settore turistico in Trentino ed in particolare hanno studiato i bilanci di un campione significativo di strutture alberghiere ottenendone una fotografia precisa della situazione economica e delle ricadute
Ballardini
sull’economia locale. Lo studio presentato da Alessandro Antoniolli, analista di Cassa Centrale Banca e da Fabio Grazioli, esperto finanziario di Scouting-Finanza per l’impresa, prende in esame un campione di 504 alberghi corrispondenti ad oltre il 44% delle strutture degli otto principali ambiti turistici del Trentino.
Un momento della serata - Foto Mauro Binelli
altre valli (62,2% è il tasso di occupazione nei 3 stelle in Val di Fassa, 64,2% in Val di Sole e 49,3% in Val Rendena; mentre nei 4 stelle la percentuale è, rispettivamente, del 66,3%, 69,8% e 58,4%). Per la presidente della Cassa Rurale Adamello Brenta, Monia Bonenti, si tratta di dati significativi che servono a tutti, a partire dalle banche, per capire meglio la situazione del mercato ed indirizzare gli investimenti nelle strutture. Per Riccardo Maturi, Vicepresidente della Cassa Rurale di Pinzolo, i dati che misurano le performace dell’economia locale devono servire come stimolo per migliorarsi e lavorare per fare sistema al di là dei personalismi, per un futuro di sviluppo, nonostante le sempre maggiori difficoltà. I dati dimostrano l’esigenza, sottolineata dal presidente dell’Azienda per il Turismo Marco Masè, di qualificare ulteriormente l’offerta e cominciare a migliorare i tassi di occupazione, a partire dai periodi di stagione come l’inizio del mese di luglio e di settembre. Positivi i segnali che si possono cogliere, per Francesco Bosco, direttore delle Funivie di Cam-
piglio, con record di passaggi sulle piste a gennaio, febbraio e marzo e con una Ski area di oltre 150 chilometri di piste perfettamente innevate grazie agli investimenti di questi ultimi anni ed in particolare grazie alla realizzazione del laghetto Montagnoli, che viene preso ad esempio da moltissime stazioni invernali delle Alpi. Il Sindaco di Pinzolo, Michele Cereghini ha constatato come sul territorio manchino alcune strutture
turistiche, precisando che le risorse per realizzarle ci sarebbero se il Comune avesse a disposizione i 3 milioni (oltre 5 se si contano anche altri comuni della Val Rendena) che quest’anno ha dovuto versare alla Provincia quale extra-gettito per il fondo di solidarietà che poi va a beneficio di tutti gli altri comuni, anche importanti e strutturati come Trento e Rovereto. Secondo Gianfranco Salvaterra, direttore della
Cassa Rurale di Pinzolo la situazione è buona, “Rileviamo un andamento positivo e assistiamo alla crescita del turismo. Ad oggi non vi è alcuna rata scaduta, da parte degli hotel, nei pagamenti dei mutui. C’è però bisogno di pensare agli hotel a 3 stelle, che hanno bisogno di riqualificarsi e trasformarsi in 4 stelle in modo da raggiungere i risultati positivi in termini di redditività come dimostrano i dati presentati. Problemi di riqualificazione esistono per il settore extralberghiero dove non si sono fatti investimenti significativi in questi ultimi anni”. Anche per Marco Mariotti, direttore della Cassa Rurale Adamello Brenta, chi ha investito sulla qualità delle strutture alberghiere ha avuto riscontri positivi e bisogna continuare in questa direzione. E’ necessario concentrare le forze per attirare sempre più turisti stranieri che gradiscono le nostre proposte e non presentano problemi di disponibilità economi-
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ca come per gli italiani. C’è inoltre la necessità di intraprendere dei percorsi di razionalizzazione e semplificazione delle istituzioni, già avviati come le fusioni dei Comuni, ma che dovranno riguardare anche il settore del credito locale. Maurizio Rossini, amministratore unico di Trentino Marketing, ha presentato un quadro generale delle tendenze del turismo a livello mondiale e della collocazione del Trentino in questo settore. Mercato mondiale nel quale il Trentino si trova a competere con un’offerta sempre più diversificata e concorrenziale che va dall’ambiente alle città turistiche classiche. Ha evidenziato in particolare i punti forti della nostra proposta turistica (ambiente con le Dolomiti patrimonio dell’Umanità e Parco Adamello Brenta ma anche una ski area molto attraente e qualificata), precisando che dovranno esserci delle scelte coerenti da parte di tutti gli attori interessati sia pubblici che privati. “Su alcuni aspetti, quale la proposta estiva, siamo deboli” ha sottolineato “in questa direzione dobbiamo lavorare tutti insieme per migliorare i tassi di occupazione delle strutture e per ampliare la stagione turistica con offerte mirate ed innovative”.
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Attualità
APRILE 2016 Il 16 aprile, a Campiglio, gli azzurri dello sci gareggeranno per l’Admo
Peter Fill a “Sciare col cuore” 2016 Il vincitore della Coppa del Mondo di discesa libera parteciperà all’iniziativa benefica Da segnare in agenda, il 16 aprile prossimo, penultima giornata di sci a Madonna di Campiglio prima di concludere la stagione invernale. L’appuntamento è con “Sciare col Cuore”, nona edizione della gara a squadre, capitanata dagli azzurri dello sci, a favoL’altoatesino di Bressanone è così entrato nella storia dello sci riuscendo là dove nessun altro sciatore italiano è riuscito negli ultimi cinquant’anni. Si aggiunge così un altro protagonista della Coppa del Mondo all’elenco di atleti che parteciperanno all’evento benefico il cui scopo è donare tutto il ricavato all’Associazione Donatori Midollo Osseo. “Peter Fill è iscritto nel Registro Italiano dei Donatori di Midollo Osseo da oltre dieci anni” - racconta Ivana Lorenzini, vice presidente di Admo Trentino e responsabile dei testimonial e degli eventi nazionali - e ha sempre portato Admo nel cuore, sulle piste e non solo. Sabato 16 aprile, Ma-
re di Admo, che quest’anno si disputerà sulle piste campigliane. Al cancelletto di partenza anche Peter Fill, fresco vincitore della “sfera di cristallo” che ha conquistato a St.Moritz, dopo una stagione ricca di successi.
ADMO, Associazione Donatori Midollo Osseo L’Associazione Donatori Midollo Osseo ha come scopo principale informare la popolazione italiana sulla possibilità di combattere le leucemie, i linfomi, il mieloma e altre neoplasie del sangue attraverso la donazione e il trapianto di midollo osseo. Sono molte le persone che ogni anno in Italia necessitano di trapianto, ma purtroppo la compatibilità genetica è un fattore molto raro, che ha maggiori probabilità di esistere tra consanguinei. Per coloro che non hanno un donatore consanguineo, la speranza di trovare un midollo compatibile per il trapianto è dunque legata donna di Campiglio, come già avvenuto a marzo in occasione della “Dolomite’s Fire”, sarà nuovamente ca-
all’esistenza del maggior numero possibile di donatori volontari tipizzati, dei quali cioè sono già note le caratteristiche genetiche, registrate in una banca dati. Si valuta che in Italia siano necessari circa 1.000 nuovi donatori effettivi all’anno. Una stima che è destinata a subire un notevole aumento, se si tiene conto che il trapianto delle cellule staminali presenti nel midollo osseo è attualmente al centro di ricerche anche nel campo dei tumori solidi, mentre stanno diventando di routine alcune applicazioni in campo genetico, come nel caso delle talassemie.
pitale della solidarietà. Il programma prevede, venerdì 15 aprile, alle 17.00, l’arrivo degli azzurri a Ma-
donna di Campiglio, alle 18.00 consegna dei pettorali agli Azzurri e agli atleti degli sci club in piazza Sis-
Peter Fill
si quindi, alle 20.30, cena “Sciare col Cuore”. Si prosegue sabato 16 aprile con, dalle 7.00 alle 8.00, consegna dei pettorali alla partenza della cabinovia Grostè. Alle 8.30 ci sarà la ricognizione e alle 9.00 la partenza della gara a squadre alla quale seguirà in pranzo in quota al ristorante Boch. A seguire ci saranno la premiazione “Sciare col Cuore
2016”, l’assegnazione del Premio Candido Cannavò - La Gazzetta dello Sport, lotteria benefica - Estrazione premi Pool Sci Italia, musica, foto, autografi. Per info, programma e iscrizioni: www.sciarecolcuore.it, segreteria@sciarecolcu ore.it, tel. 335-6696262, info@admotrentino.it.
Attualità
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BimdelChiese,unbilancioasupportodelterritorio Lo stesso capitolo prevede incentivi per l’espansione dell’agricoltura e della viticoltura e per il recupero ambientale (il nuovo bando agricoltura e allevamento prevede che per la parte “bonifica” possano partecipare anche gli enti pubblici). Tra le molte azioni mese in campo dall’ente chiesano a favore dell’energia rientrano i finanziamenti per il bando a sostegno di collettori solari, generatori fotovoltaici, pompe di calore e di caldaie a biomassa e a condensazione (in passato queste azioni del Bim del Chiese hanno favorito l’installazione di oltre 100 impianti fotovoltaici e 30 impianti solari termici con un risparmio di energia primaria di 120 Tep/anno e una riduzione di CO2 per oltre 260 mila kg/ anno). Il Bim del Chiese sostiene inoltre anche le locali reti delle telecomunicazioni. Continua anche l’azione a sostegno dell’abbellimento urbano mentre si innova con il recupero delle acque piovane (bando per il risparmio
L’assemblea dei delegati del Consorzio dei Comuni del Bim del Chiese ha recentemente approvato il bilancio di previsione per l’anno 2016. Un bilancio sostanzioso, che ammonta a 19.648.280 euro, ripartito su capitoli importanti come energia, ambiente e territorio, cultura e istruzione, turismo, sociale e salute. Ambiente ed ecosostenibilità, valori irrinunciabili per il Bim del Chiese, sono declinati idrico). Nella convinzione che le nuove generazioni debbano possedere gli strumenti per formarsi e saper valorizzare le potenzialità del territorio in cui vivono, il Bim del Chiese supporta il Centro Studi Judicaria, il Servizio Bibliotecario Valle del Chiese e la Scuola Musicale delle Giudicarie, finanziando anche borse di studio e premi di laurea, alloggi presso lo studentato “La Collina” per i giovani che frequentano l’università di Trento ma anche attrezzature e progetti didattici per le scuole materne. Capitoli importanti del nuovo bilancio sono, infine, quelli a favore del Consorzio Turistico e dell’Ecomuseo Valle del Chiese, quelli a supporto
dell’associazionismo e ancora quelli a sostegno di progetti per la salute (partecipazione a progetti dell’Azienda Sanitaria, screening per la prevenzione dell’ictus, acquisto di nuova tecnologia ortopedica presso l’ospedale di Tione e progetti di animazione e socializzazione delle Apsp della Valle del Chiese), il sociale (pro Progetto Intervento 19, Grest estivi e progetto a favore di persone con disabilità “Dopo di noi”), lo sport (cofinanziamento dell’impianto natatorio di valle e per defibrillatori per società sportive) e il lavoro (progetto “Coworking”). Questo bilancio sottolinea l’attenzione che il Consorzio Bim ha verso il proprio territorio. Un’attenzione che deri-
nella compartecipazione al progetto della Comunità per il completamento della rete delle piste ciclabili delle Giudicarie, ai progetti Biosfera Unesco e Reti di Riserva della Valle del Chiese e Delle Alpi Ledrensi, nel finanziamento del “Progetto Sentieristica dell’Ecomuseo del Chiese” (volto al graduale recupero dei tanti sentieri presenti nel territorio chiesano), e nella continuazione del “Progetto Legno”. va non solo dalle funzioni che la legge attribuisce al nostro ente, ma anche da una riflessione di più ampio respiro. Sarebbe impossibile intuire il ruolo strategico dei nostri Bim senza rifarsi, idealmente, all’importanza che l’acqua, e in particolare i fiumi, hanno avuto nello sviluppo delle nostre comunità. A partire dai secoli più lontani, passando
per l’avvento delle centrali idroelettriche e alla nascita dei Bim, appunto, e fino ai giorni nostri, i fiumi – e il Chiese nello specifico – hanno costituito una risorsa preziosa per la valle e per la sua popolazione. Una risorsa che deve essere tutelata e i cui proventi devono essere reinvestiti in valle, attraverso progetti di crescita e sviluppo. È pensan-
do a questo, che si muove la politica del Bim, un ente che deve sempre più essere riconosciuto come un patrimonio comune in grado di individuare quelle azioni che sappiano dare le risposte adeguate alle attese, alle necessità, e perché no, anche alle ambizioni delle nostre comunità. Il bilancio di previsione risponde, dunque, alla mission dell’ente: sostenere il senso di appartenenza e la capacità d’innovazione e concertazione del territorio chiesano. Al passo coi tempi che cambiano. Franco Bazzoli Presidente Consorzio dei Comuni BIM del Chiese
Il festival dell’etnografia del Trentino Domenica 17 aprile l’ecomuseo presenta i Tesori della Valle del Chiese Torna il Festival dell’etnografia del Trentino, il popolare evento di primavera che già da qualche anno anima l’antico monastero di San Michele all’Adige (TN) con le proposte culturali del territorio. Da venerdì 15 a domenica 17 aprile sono previste tante occasioni di animazione teatrale, musica corale e ballo folk, scultura e artigianato minuto, cinema documentario, orticoltura, gastronomia a “decametro zero”, laboratori didattici e tanto altro ancora per presentare gli infiniti paesaggi del Trentino. Filo conduttore della manifestazione è il lavorio di secoli, minuto e continuo, che campo dopo campo, orto dopo orto, dalle malghe agli oliveti, dalle vigne terrazzate ai grandi frutteti di oggi, ha reso abitabili le nostre montagne, plasmandone a poco a poco l’aspetto: “Il Trentino: un paesaggio per gli uomini”. Un evento che richiama musei, associazioni e produttori da tutto il Trentino, riuniti nella bella cornice del Museo degli Usi e Costumi della gente Trentina. All’appuntamento non poteva mancare la Valle del Chiese, che attraverso l’Ecomuseo e grazie alla preziosa collaborazione e al supporto della cooperativa agricola Agri’90 e della cooperativa Iniziative e Sviluppo, promuove in questo festoso contesto la conoscenza del patrimonio di valle.Durante la domenica, dalle ore 10.00 alle ore 19.00 allo stand dell’Ecomuseo della Valle del Chiese si narrerà il paesaggio del mais, attraverso immagini del lavoro nei campi, dimostrazioni dal vivo del tradizionale intreccio con le brattee di granoturco storese e
una vetrina delle tipicità gastronomiche della Valle del Chiese; spazio anche alla tradizione rurale ed artigianale delle macchine ad acqua del Sentiero Etnografico del rio Caino, simpaticamente presentate sotto forma di laboratori ispirati al lavoro del fabbro e del mugnaio e divertenti attività didattiche per le famiglie. Alle 12:30 spazio al rinomato “Oro di Storo”; a farla da padrone sarà la polenta carbonera preparata dai Polenter di Storo con la tipica farina gialla, per un pranzo all’insegna del gustoso e ricco piatto tipico. Una grande festa del territorio, di chi ci lavora, e della sua piccola grande cultura. Un’opportunità per scoprire il patrimonio locale e valorizzarlo grazie al lavoro di squadra che permea le azioni dell’Ecomuseo. Un’occasione per fare rete e stringere alleanze fra soggetti locali per promuovere le peculiarità storiche ed enogastronomiche della Valle del Chiese. I Comuni della Valle del Chiese, attraverso il Consorzio, mettono in condivisione le giuste risorse per lo sviluppo sociale, economico e culturale del nostro territorio attuato attraverso numerosi progetti: Sovracomunalità, Contributi, Piani di zonizzazione acustica, Certificazioni ambientali, P.R.I.C., P.A.E.S., Progetto Legno, Energie rinnovabili, E.S.C.O. BIM e Comuni del Chiese S.p.A., Centro Studi Judicaria, Consorzio Turistico ed Ecomuseo della Valle del Chiese, Case di riposo, Intervento 19, Fotovoltaici, Agricoltura, Filiera del legno, Piano giovani di zona, Borse di studio, Grest estivi, Sistema bibliotecario di valle, Lavagne LIM, Sport, SGM e Scuole materne.
CONTATTI: Via O. Baratieri, 11 - 38083 Borgo Chiese (TN) - tel. 0465/621048 - fax 0465/621720 segreteria@bimchiese.tn.it - bimchiese@bimchiese.tn.it - www.bimchiese.tn.it
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Cooperando
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Riforma del credito cooperativo: salvaguardato il patrimonio indivisibile Nella nuova legge sono state recepite alcune modifiche sostanziali, che garantiranno la salvaguardia dell’indivisibilità del patrimonio da una parte e dall’altra la possibilità di organizzare il settore anche attraverso dei sottogruppi territoriali.
Non sarebbe stato accettabile infatti sostenere la «privatizzazione» del patrimonio delle BCC intenzionate a trasformarsi in Società per Azioni. Si è di fatto raggiunto un compromesso; alcune Banche di Credito Cooperativo in possesso dei requisiti previsti, potranno comunque decidere di avvalersi di una società di capitali per l’attività bancaria (modello fondazioni) ma il patrimonio non potrà essere trasformato in capitale sociale della stessa, resterà indivisibile, in capo alla cooperativa e a tutela dei soci e dei loro risparmi. Il testo iniziale faceva infatti correre dei rischi e minava tre principi egualmente tutelati dalla costituzione. Il principio della cooperazione, quello della libertà di impresa e quello della tutela del risparmio. Il primo, lo abbiamo già detto è stato tutelato attraverso la garanzia di indivisibilità del patrimonio costruito di generazione in generazione, anche per quelle banche di credito cooperativo che intenderanno affidare la loro operatività bancaria ad una Società per Azioni. Il secondo fa riferimento alla soglia necessaria per costituire un gruppo bancario. Le modifiche apportate hanno consentito di fissare in modo più ragionevole tale soglia, al fine di poter prevedere che possano nascere più gruppi bancari, valorizzando quindi le esperienze importanti maturate nei territori del credito cooperativo ed evitando che la politica imponesse un modello organizzativo al sistema del credito cooperativo. Infine la tutela del risparmio,
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e in sede di convercon gli organi dirigenti di Alberto Carli sione parlamendel movimento cooperatare, il decreto sulle BCC ha subito modifiche tivo ed ha saputo far valere alcune questioni, che posmolto significative, lo si deve anche alla delegazione siamo dire di “principio”, a salvaguardia del modello parlamentare trentina di maggioranza, che ha lavora- cooperativo. to fianco a fianco con la Presidenza della Provincia e che i nuovi scenari internazionali e le difficoltà di ripresa economica tendono a minare e quindi l’idea di affiancare la rete delle BCC con lo strumento del gruppo bancario cooperativo, con il ruolo di renderne più forte e più garan-
tita l’attività. Oggi il sistema del credito cooperativa nazionale ha una nuova architettura che lo rende più forte e per certi versi anche più simile a quello che da anni, con Cassa Centrale Banca si è fatto con lungimiranza in Trentino.
La politica ha fatto la sua parte, garantendo nella Legge il massimo possibile di opzioni; ora si potrà scegliere tra seguire il modello Bolzano (casse rurali con gruppo bancario autonomo ma operanti solo entro il territorio provin-
ciale); Negoziare l’adesione al previsto gruppo bancario cooperativo nazionale, verificando le condizioni per valorizzare il sistema Trentino; Verificare se fattibile l’ipotesi di organizzare attorno a Cassa Centrale Banca una
delle società capogruppo di rilievo nazionale. O in alternativa identificare altre vie. La sfida per la Cooperazione Trentina sarà quella, dopo aver saputo concorrere all’identificazione del modello di impostazione generale, concluso con la definizione delle soglie e dei criteri indicati nella riforma, di incidere sulla definizione delle regole di questo nuovo patto di coesione e di definire la strada futura del credito cooperativo e con esso la propria.
Via alla stagione della pesca. Fra sport e... turismo Una passione che sta vivendo un momento di grande popolarità: le Giudicarie puntano sul fenomeno per intercettare nuovi flussi di turismo Fra canne da pesca stile classico, alla Huckelberry Finn, e tecnologia del 21esimo secolo si è aperta la stagione di pesca in Giudicarie. Le lenze di mezza Italia vengono a soddisfare la propria passione sulla Sarca, meta rinomata fra gli amanti della pesca a fianco di destinazioni straniere come Slovenia e Austria, per la ricchezza di varietà e possibilità che il fiume giudicariese, accanto alle aree lacustri e agli altri corsi d’acqua locali, offre. La popolazione ittica è infatti composta da trote marmorate, anche di grossa taglia, fario autoctone e di immissione, iridee, ibridi, temoli e, nei diversi laghetti di alta montagna, i salmerini. La scorsa stagione è stata, non a caso, quella del ventunesimo Campionato Europeo di Pesca con la mosca che si è svolto proprio sulla Sarca: le 3177 catture che i pescatori sono riusciti a fare nel corso delle competizioni hanno fatto segnare il record assoluto di tutte le edizioni fin qui disputatesi del Campionato. Una risonanza e un peso che si fa sentire anche in termini di promozione del territorio e di turismo: nel 2015 sono stati venduti 7.468 permessi ospite, circa il 17% in più rispetto all’anno precedente, dal Consorzio Giudicarie Centrali e 857 permessi convenzionati, cioè quelli concessi dagli alberghi ai pescatori pernottanti, più
del doppio rispetto alla stagione prima. Un fenomeno che ha convogliato anche fondi della Comunità delle Giudicarie sull’offerta di servizi e infrastrutture: sono state piazzate nell’ultimo biennio webcam lungo il fiume per il monitoraggio dell’acqua e sei piattaforme permetteranno anche a pescatori diversamente abili di dedicarsi alla loro passione in modo sicuro e semplice. E la tecnolgia ha fatto il suo ingresso nel mondo alieutico: accanto alla cara, vecchia canna da pesca, nell’era del digitale non poteva non arrivare anche un’applicazione per lo smartphone: è la novità 2016 dell’Associazione Pescatori Alto Garda che consentirà di trovare e prenotare le riserve di pesca, localizzare i rivenditori
di permessi, riconoscere i pesci presenti in loco, consultare i regolamenti e segnare le catture in digitale. Ma rimane un hobby per romantici. Non è infatti necessariamente per mangiarselo, il pesce, che i tanti appassionati si svegliano all’alba per essere i primi ad arrivare nei punti strategici, anzi la tendenza è proprio il contrario: dai dati del Consorzio Giudicarie Centrali sui permessi per gli ospiti, il 48% di essi era per pesca no-kill, cioè rilasciando il pesce appena catturato, ed è una percentuale, questa, destinata a crescere in maniera esponenziale. Fino al 70% in pochi anni, sembra secondo i dati di settore. E nemmeno è una questione di numeri, raccontano gli amanti dell’attività alieutica, ma è quel misto di soddisfazione per una cattura fatta con maestria e fin anche eleganza, e il piacere personale che un’attività solitaria per natura come la pesca costringe a coltivare ed imparare ad apprezzare. Ore ad attendere con infinita pazienza: difficile capirne il fascino e l’attrazione a vederli stivaloni in acqua e sguardo fisso sulla lenza, eppure il sorriso di un pescatore davanti ad una cattura non avrà l’esuberanza della fanciullezza, ma la calma pacata di un traguardo inseguito, studiato e infine raggiunto ha il sapore di una felicità saggia. Denise Rocca
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Mare Dopo Tione anche Carisolo sta per lasciare Sait. Coop Giudicarie riconvoca i soci di Denise Rocca
L’assemblea dei soci della Famiglia Cooperativa di Carisolo
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Rubrica Legale
APRILE 2016 L’AVVOCATO RISPONDE
Nuda proprietà ed usufrutto, un’alternativa valida Facciamo chiarezza su un’operazione immobiliare un tempo rara, ma oggi sempre più diffusa Buongiorno Massimo, innanzitutto voglio rassicurarla sul fatto che la proposta che ha ricevuto dal suo vicino, un tempo alquanto rara, oggi è un’operazione abbastanza frequente in campo immobiliare. Il proprietario di un bene immobile, infatti, ai sensi dell’art. 832 del Codice Civile ha la possibilità di disporre del proprio bene potendo costituire sul medesimo dei diritti reali di godimento a favore di soggetti terzi. Come detto, oggi la facoltà di alienare la nuda proprietà conservando il diritto di usufrutto sul proprio immobile è diventata un’operazione sempre più consueta, anche a causa della crisi economica e grazie ai vantaggi che comporta sia per chi vende che per chi compra. Il venditore infatti, (solita-
Buongiorno Avvocato Gottardi, sono interessato all’acquisto di un appartamento che è attiguo al mio ma il mio vicino non è disponibile a vendermelo subito. Mi ha proposto la formula della nuda proprietà con riserva di usufrutto. Io non sono del mestiere mente un soggetto anziano) che aliena la nuda proprietà del proprio immobile (di solito la casa di abitazione) ottiene nell’immediato una somma di denaro mantenendo allo stesso tempo la possibilità, sino alla morte, di vivere nell’immobile. L’acquirente, invece, ha il vantaggio di acquistare l’immobile ad un prezzo inferiore: infatti, dal valore della proprietà piena viene sottratto il valore dell’usufrutto. Ciò in funzione del fatto che l’acquirente entrerà nel pieno godimento del bene solo in futuro, alla morte dell’usufruttuario. Un ulteriore vantaggio per
chi acquista la nuda proprietà è che le spese relative al godimento della cosa (ad esempio le spese condominiali e la manutenzione ordinaria oltre alle utenze), rimangono a carico dell’usufruttuario, essendo il nudo proprietario obbligato solo a pagare le spese
e non capisco quali possono essere i vantaggi e i rischi di questa operazione. Le sarei grato se potesse aiutarmi. Massimo, Pinzolo straordinarie. Tale ripartizione è stata confermata anche dalla Corte di Cassazione che ha chiarito che l’usufruttario deve provvedere a tutto ciò che riguarda la conservazione ed il godimento della cosa; mentre il nudo proprietario è tenuto a
CURIOSITÀ DAL MONDO Nella città di New York è possibile essere multati con una sanzione di 25 dollari per “atteggiamenti assimilabili ad amoreggiamenti”. Questa vecchia legge, nello specifico, proibisce agli uomini di girare per le strade e guardare “una donna in quel modo”. In caso di reiterazione del comportamento, una seconda condanna per un crimine di questa gravità prevede che l’uomo condannato sia costretto ad indossare un paio di paraocchi da cavallo qualora si trovi in un luogo pubblico.
sostenere le spese per tutto ciò che riguarda la struttura, la sostanza e la destinazione dell’immobile. In pratica l’usufruttuario ha il potere di godere della cosa e di trarne ogni utilità che la stessa può dare (ad esempio potrebbe affittare l’immobile trattenendone i canoni) per la durata della sua vita. Di contro, il nudo proprietario è titolare della proprietà senza il diritto di godere dei frutti dell’immobile per tutta la durata dello stesso, a favore del suo titolare. Una volta terminato l’usufrutto con la morte dell’usufruttuario il nudo proprietario diviene pieno proprietario
automaticamente attraverso la “consolidazione” ovvero la riunione della nuda proprietà e del diritto reale di godimento nella stessa persona del titolare. Per tali ragioni, ritengo che la proposta che Le è stata avanzata, possa rappresentare una valida alternativa all’acquisto immediato che desidera, potendo raggiungere lo stesso obbiettivo, pur dovendo attendere per godere a pieno del bene, ma contenendo l’esborso economico. Per approfondire o per fissare un colloquio su questo o su altri temi l’avv. Mattia Gottardi riceve presso il suo Studio in Tione di Trento, via N. Sauro n. 2, previo appuntamento, chiamando il numero 0465/324667 oppure 349/2213536 o scrivendo all’indirizzo mgottardi1@yahoo.it
MeTe da leggere: Genitori si cresce In che modo possiamo educare al meglio i nostri figli? Questa domanda interroga la coscienza di tutti i genitori e ritorna senza sosta nelle diverse fasi di vita che essi attraversano. Come mamme e papà ci troviamo costantemente sollecitati dai cambiamenti cognitivi, psicologici e relazionali dei nostri figli: dalla primissima infanzia e fino all’adolescenza dobbiamo confrontarci e gestire sfide educative di grande complessità. Genitori non si diventa mai, ma si cresce continuamente! Quando finalmente ci sentiamo preparati a gestire i problemi che emergono alla scuola dell’infanzia eccoci subito catapultati nel mondo della scuola primaria con problemi legati all’apprendimento, alle nuove amicizie, ai rapporti con gli insegnanti. Poi la scuola elementare ci sembra finire in un lampo ed eccoci alle prese con i problemi della preadolescenza, con una relazione genitori-figli sempre più delicata e complessa, con richieste della scuola più esigenti e impegnative. Essere genitori è sicuramente entusiasmante ma è anche faticoso e difficile.
E’ un “mestiere” sempre più complesso che non richiede solo amore e impegno ma anche lo sviluppo di competenze genitoriali utili per supportare i figli nel loro cammino scolastico ed esistenziale. Prendiamo ad esempio il delicato passaggio dalla scuola dell’infanzia a quella primaria: in che modo possiamo facilitare questo cambiamento significativo nella vita di nostro figlio? Innanzitutto preparandolo psicologicamente: visitare la futura scuola può essere un buon
modo per aiutarlo a conoscere e ad esplorare un ambiente che lo accoglierà in futuro. Un altro suggerimento potrebbe consistere nel raccontare la nostra esperienza alle elementari, valorizzando gli aspetti positivi e divertenti di quel nostro periodo di vita. Sicuramente, inoltre, può essere utile offrirgli la possibilità di prepararsi alla scrittura. Esistono molti laboratori ludici che accompagnano i bambini ad acquisire competenze di scrittura e lettura, utilizzando giochi e moda-
lità relazionali accattivanti. Si tratta di esperienze educative in cui i bambini “apprendono divertendosi” e si attrezzano per affrontare con maggiore facilità l’ingresso alla scuola elementare. Un altro aspetto decisamente importante è saper osservare alcuni segnali e comportamenti fin dalla prima infanzia in modo da prevenire eventuali disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), cioè difficoltà nella lettura, scrittura e nei calcoli. Come si fa a percepire questi segnali? Per diventare osservatori capaci e consapevoli dobbiamo affidarci ad una formazione specifica con esperti del settore. Esistono corsi ad hoc mirati a fornire ai genitori alcune conoscenze e competenze utili a comprendere eventuali difficoltà di linguaggio ed individuare possibili problemi grafo-motori dei bambini. Il nostro compito genitoriale è inoltre di accompagnare nostro figlio verso un percorso di responsabilità e di autoefficacia, a scuola e nella vita. “Hai fatto i compiti?” credo sia una delle domande più frequenti pronunciate dai genitori,. Apprendere non è così semplice
e spesso può accadere che, pur impegnandosi, i ragazzi non ottengano i risultati sperati. Cosa possiamo fare, allora per migliorare la situazione? Per superare il sentimento di impotenza che sperimentiamo in queste occasioni, è molto utile sapere che esistono strategie di apprendimento efficace, cioè metodi e tecniche di studio che, se messe in atto, ottimizzano i tempi per imparare e rendono più facile apprendere. Aldilà di queste competenze non dobbiamo infine dimenticare che al centro della nostra azione educativa c’è sempre e comunque la relazione tra noi e i nostri figli. Un rapporto amorevole fondato sull’empatia, sull’ascolto, sulla condivisione quotidiana di esperienze, pensieri, vissuti emotivi. Una relazione che deve trovare spazi e modi per essere coltivata e rinnovarsi. E’ come un fiore che ha bisogno di luce, acqua e terreno fertile per poter crescere e sbocciare. Ritagliamoci quindi spazi ad hoc per fare esperienze di crescita insieme ai figli, magari accompagnati da un esperto esterno che ci aiuti a rinforzare il dialogo e la complicità relazionale.
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Attualità
APRILE 2016 Il 12 marzo, a Campiglio, si è svolta la 7ª “Dolomite’s Fire”
Le Dolomiti s’accendono di solidarietà Sorrisi e solidarietà per Magica Cleme Onlus Proprio i ragazzi di Magica Cleme sono stati i grandi protagonisti dell’intero evento, vivendo una giornata da sogno fra lo spettacolo delle scie di luce in tutte le arterie di Madonna di Campiglio e l’amicizia e la solidarietà degli amici del mondo dello spettacolo e della TV intervenuti per promuovere l’importante causa benefica: dalla madrina Cristi-
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uce, emozione, divertimento, commozione: non è mancato nulla alla settima edizione di Dolomite’s Fire, la grande fiaccolata delle Dolomiti che è tornata a vivere a Madonna di Campiglio il12 marzo 2016, dopo un anno di pausa. In una Perla delle Dolomiti gremita e incantata, le cinque fiaccona Parodi, accompagnata dal marito e sindaco di Bergamo Giorgio Gori, a Elenoire Casalegno, da Fabrizio Fontana a Edoardo Stoppa, da Claudia
Peroni a Zoran Filicic. La conclusione della fiaccolata è avvenuta in piazza Sissi, dove sul palco principale si sono radunati i “piccoli eroi”
late hanno acceso le piste e le strade, per regalare un abbraccio indimenticabile ai ragazzi di Magica Cleme, la fondazione che opera a fianco di giovanissimi con patologie oncologiche e delle loro famiglie, e alla cui missione Dolomite’s Fire si è legata fin dalla prima edizione. e gli ospiti speciali, e dove le parole di Bill Niada ed Emilia Sada, fondatori di Magica Cleme, in ricordo della vita della loro piccola Clementina,
hanno commosso e riempito il cuore di tutti i presenti. “Ancora una volta, Dolomite’s Fire ha regalato a Magica Cleme e a tutti, partecipanti
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Una veduta dalla val di Fumo
e spettatori, uno spettacolo straordinario di luce, partecipazione e solidarietà”, ha spiegato Mario Zanon, ideatore di Dolomite’s Fire, aggiungendo: “Tantissime sono le persone che hanno collaborato per rendere possibile questo sogno, e in particolare voglio ricordare Marco Manfredi e Gabriele Buora di Mediaset Publitalia, tutti i nostri ospiti VIP, i ragazzi di On Air per le splendide immagini video, Funivie Campiglio, l’APT Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena, i Comuni di Pinzolo e Tre Ville, i nostri sponsor Audi, Cantine Ferrari e Forst, la Guardia di Finanza per il generoso impiego di mezzi e uomini fin dalla prima edizione, e tutti coloro che lavorano dietro le quinte con generosità per regalare un sorriso a questi ‘Piccoli Eroi’.” Anche perché, come sottolineato dal comico Fabrizio Fontana, “il sorriso è una cosa seria.”
Attualità Il Dizionario dialettale di Alberto Baldracchi, fresco di stampa ed edito dal Centro Studi Judicaria, è stato redatto, secondo quanto riferito dall’autore, “con lo scopo di voler ricordare il modo di parlare nelle case, nei campi e sui monti fino a cinquant’anni or sono: il dialetto dei paesi della Pieve di Bono, una lingua che affonda le sue radici nella millenaria cultura contadina della nostra gente. Rammentare la parlata dei nostri avi ci aiuta a conoscere e comprendere il perché di una vita tanto dura e difficile, che però, nei periodi privi di epidemie, carestie ed invasioni, era serena, molto più di quella che noi, nonostante gli agi, ci troviamo a condurre, e ci consente di tornare con la mente e con il cuore alle nostre radici e fare così un poco della nostra storia, piccola ma di profondo insegnamento”. Le autorità locali rilevano che “da molto si sentiva la necessità di un libro che, a fronte della raccolta di testimonianze orali, riuscisse a ricostruire la storia del nostro parlato, arricchendo senza dubbio il patrimonio culturale di un territorio e della sua popolazione. Attraverso la lettura di queste pagine si evince la ricchezza della nostra lingua di comunicazione più istintiva, i nostri dialetti che ci rimandano a nostalgia di persone, luoghi, momenti, situazioni che non sono più, ma comunque rimangono vive nella nostra memoria e nei nostri cuori. Ben 608 pagine, 6.000 termini (in maggioranza nomi, ma anche verbi ed aggettivi), 800 fra modi di dire e proverbi, 250 finestre (approfondimenti su toponimi, giochi, costumanze, consuetudini). In questi numeri si può sintetizzare il prezioso lavoro di Alberto Baldracchi, un impegno durante per ben più di vent’anni. Opera rigorosa e particolare: infatti non raccoglie
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Nella significativa pubblicazione tanti lemmi di una lingua prevalentemente orale
Il dialetto pievano “codificato” in un volume L
di Marco Maestri
’attesa era molta per la presentazione del “Dizionario dialettale della Pieve di Bono” dell’autore Alberto Baldracchi ed la risposta è stata notevole. Sala gremita e tanta curiosità. Sono questi i fattori che hanno caratterizzato l’evento tenutosi, grazie alla collaborazione tra il Centro Studi Judicaria di Tione, i Comuni di Pieve di Bono-Prezzo e Valdaone ed il Consorzio BIM del Chiese, lo scorso sabato 12 marzo presso la sala della Cassa Rurale Adamelsolo il dialetto di Pieve di Bono, ma di tutta la pieve. Il che significa sette parlate diverse, pur in un gruzzolo di terra di pochi chilometri quadrati: il fondovalle (Creto, Strada e Cologna) e i paesi che fanno da cornice (Prezzo, Bersone, Daone, Praso, Agrone e Por). Uno
lo Brenta a Creto, frazione del neonato Comune di Pieve di Bono-Prezzo. Durante la presentazione, curata dalla docente dell’università degli studi di Trento Patrizia Cordin, dallo storico Gianni Poletti e dall’autore del libro Alberto Baldracchi, si sono tenuti anche gli interventi istituzionali del presidente del Centro Studi Judicaria Graziano Riccadonna, del Presidente della Comunità delle Giudicarie Giorgio Butterini e del Sindaco del Comune di Valdaone Ketty Pellizzari.
scrigno prezioso di cultura che sta scomparendo perché sommersa da globalizzazione e social network. Durante la presentazione, l’autore Alberto Baldracchi, visibilmente emozionato ha ringraziato tutti coloro che lo hanno
supportato in questi anni di duro lavoro ed in particolare ha ricordato don Mario Mosca di Bersone, appassionato cultore del dialetto del proprio paese, e l’Architetto Manuela Antolini, figlia del noto Mario Antolini Muson, che ha curato la grafica e la fotografia del dizionario. La festa, che è stata allietata dai brani del coro «L’Arnica» di Praso si è conclusa con una raccomandazione dell’autore a mantenere il dialetto, «la nostra prima lingua, appresa senza bisogno di studiarla».
I ragazzi di quinta raccontano La classe quinta della scuola primaria “Tranquillo Giustina” di Caderzone Terme, ha partecipato al concorso indetto dalla Presidenza del Consiglio provinciale di Trento dal titolo: ”Il mio Comune e la mia Provincia: l’ambiente, la storia, la comunità dove vivo e studio. Quali sono le cose più interessanti e caratteristiche che indicheresti ad un compagno di un’altra Regione in visita alla tua scuola?” Obiettivo del bando: risvegliare nelle future generazioni l’orgoglio di appartenenza ad un paese straordinariamente ricco di arte, storia, ingegno e creatività “Il Trentino”. «Il nostro percorso – spiegano i ragazzi - è iniziato nel mese di gennaio durante le ore opzionali. La prima parte del lavoro è stata interessantissima, abbiamo fatto una ricerca attraverso i nonni e le nostre famiglie con la collaborazione della signora Elisa Polla esperta di storia degli Usi e Costumi; Elisa ci ha illustrato tutte le caratteristiche e le curiosità del nostro paese dal punto di
vista storico e culturale nell’ambito del Progetto “Usi e Costumi”, promosso dal Centro Studi Judicaria, che noi abbiamo frequentato fin dalla 1° elementare. Abbiamo incominciato a guardare con altri occhi i nostri luoghi dove spesso ci si ritrova per giocare, ridere, scherzare e trascorrere in allegria le nostre giornate; abbiamo scoperto di avere la fortuna di vivere in un posto stupendo, incontaminato e soprattutto genuino. Nella seconda parte, dopo la raccolta dei materiali, siamo passati alla realizzazione di due cartelloni beh… è stato fantastico, motivante e accattivante vedere come ogni momento diventava sempre più ricco di particolari, ognuno di noi arrivava con qualche notizia esplosiva…. Finalmente abbiamo consegnato l’elaborato, pieni di orgoglio e speranza». Il 15 marzo i ragazzi si sono recati a Trento nella Sala della Cooperazione dove, alla presenza della commissione esaminatrice ed il Presidente del
Consiglio Provinciale Bruno Dorigatti, è avvenuta la premiazione dei primi cinque classificati. «Quando il Presidente ha proclamato la nostra scuola vincitrice del quinto premio – spiegano i ragazzi - increduli ci siamo guardati e con gioia abbiamo preso la lettera di riconoscimento e il relativo premio, unico in Giudicarie.«Un grazie di cuore va al nostro Dirigente Scolastico Fabrizio Pizzini che ci ha dato la possibilità di poter partecipare, alla signora Elisa Polla che ha arricchito il nostro sapere con la sua saggezza, e alla nostra maestra Antonella per averci sostenuti, spronati e gratificati in ogni momento. Grazie alla signora Carla Tomasoni per aver organizzato nei dettagli questa bellissima manifestazione e all’intero plesso di SP di Caderzone Terme che ne ha facilitato la partecipazione». Antonella Pugliese
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Sport
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Alla cena “del collaboratore” presentati i dati consuntivi con grande soddisfazione di tutti
Centro sci Borgo Lares, i volontari festeggiano un’ottima stagione Al termine della serata sono stati ringraziati i tantissimi volontari che ogni anno e a vario titolo si impegnano per l’attività del Centro Sci. In particolare un grande ringraziamento è stato rivolto ai ragazzi dello Sci Club Bolbeno del presidente Michele Ballardini che quest’anno ha polverizzato ogni record con ben 567 iscritti ai propri corsi sci, un record a livello Italiano, conclusosi con il grandissimo “Trofeo Giovanissimi” svoltosi domenica 21 febbraio con Bolbeno invasa da oltre 2000 persone. Un sentito grazie è andato anche a tutti gli sponsor e tutti i comuni convenzionati e un grande plauso per l’ottima collaborazione è stato dedicato alla Scuola Sci Rainalter di Madonna di Campiglio che da oltre 10 anni presta servizio a Bolbeno con reciproca soddisfazione con oltre 30 maestri di sci impegnati. Non poteva infine mancare un tributo alla vera anima del Centro Sci Borgo Lares, l’intramontabile Mario Collizzolli, premiato e applaudito per la straordinaria attività ultracinquantennale dedicata alla Pro Loco di Bolbeno.
Erano in quasi 200 alla tradizionale cena di fine stagione del Centro Sci più miracoloso in Italia svoltasi martedì 22 marzo presso il ristorante “La Contea” di Bolbeno. Una stagione che ancora una volta ha fatto segnare numeri da record che sono valsi i complimenti delle tante autorità presenti ad iniziare dall’assessore provinciale Michele Dallapiccola e dal consigliere provinciale Mario Tonina, passando per il direttore di Funivie Campiglio Francesco Bosco, per il presidente di Funivie Pinzolo Roberto Serafini e per il presidente del Comitato 3Tre Lorenzo Conci.
La tavolata dei volontari alla Contea
Inumeridiunastagione straordinaria
Durante la serata sono stati esposti i numeri della stagione 2015/16, che più di ogni altra cosa sottolineano risultati davvero al di sopra delle attese. Eccoli di seguito: • Passaggi sulla sciovia: sfondata quota 213.000 passaggi, record assoluto della storia del Centro Sci Bolbeno che si conferma uno degli impianti sciistici più uti-
il saluto dell’assessore provinciale Dallapiccola
lizzati dell’intera Provincia autonoma di Trento; • Oltre 1200 abbonamenti stagionali staccati – quasi il 20 % in più dello scorso anno; • Superata la soglia dei 600 kit completi per lo sci noleggiati stagionalmente a dimostrazione che la politica intrapresa – quella di mettere a disposizione dell’utenza materiali nuovi e delle migliori marche continua a dare i suoi frutti; • Quasi trenta scuole materne dei comuni convenzionati – per un totale di oltre 1300 bambini - hanno beneficiato della giornata gratuita sul campo scuola Bolbenolandia, avendo a disposizione anche il pullman per i trasporti con costi a carico della gestione. Quest’anno grazie alla collaborazione del Ristorante La Contea è stato addirittura offerto il pasto a tutti i bambini e ai loro insegnanti; • Raggiunta l’astronomica cifra dei 54 Comuni Convenzionati che sarebbero stati molti di più senza le ultime fusioni dei Comuni. Quest’anno si sono aggiunti altri due Municipi da fuori Provincia, Lavenone e Idro per una popolazione com-
plessivamente coinvolta di oltre 100.000 persone. • Le aperture serali, dopo il buon esordio dello scorso anno, hanno registrato un vero e proprio “boom” con una media di quasi 1500 passaggi a serata. In particolare sono stati molti gli sci club che hanno sfruttato per i loro allenamenti questa opportunità che – va detto - ha permesso a tanti ragazzini di conciliare al meglio sport e impegni scolastici. Tra gli Sci Club che hanno scelto Bolbeno per i loro allenamenti sono stati ringraziati: Agonistica Valsabbia, Polisportiva Tremalzo, Sci Club Bolbeno, Agonistica Campiglio Val Rendena, Sporting Club Madonna di Campiglio, Ski Team Paganella, Sci Club Agonistica Trentina, Sci Club Sopramonte, Ski Team Val di Sole, Sci Club Pejo Tonale e Sci Club Malcesine. Curioso che anche uno sci Club Toscano, lo Sci Club Val di Luce, in ritiro a Campiglio durante le vacanze di Natale ha scelto Bolbeno per una seduta di allenamento a testimonianza della notorietà ormai raggiunta dalla ski area.
Memoria Il caso più famoso, la primavera di cento anni fa, fu il trasporto da parte delle forze italiane del famoso “Ippopotamo”, un cannone 149G, reduce dalla guerra di Libia del 1912 trasportato a braccia da oltre duecento uomini fino alla Cresta Croce (3289 metri) dove ancora oggi tiene sotto tiro un confine che non esiste più. Nello stesso periodo anche l’esercito austriaco pensò di trasportare in alta quota un grosso cannone, che sarebbe andato a difesa dell’avamposto del Mandrone, minacciato dalle ultime avanzate italiane sui rilievi antistanti. Il cannone in questione, che passerà alla storia come “Giorgio” fu scelto, come nel caso italiano, tra uno dei modelli più antiquati in servizio all’epoca ovvero il cannone da fortezza ad affusto rigido 12 cm Kanone M80, costruito negli anni ‘80 dell’Ottocento. Quest’arma era fino ad allora alloggiata in una delle postazioni fisse del Forte Carriola, il più recente ed evoluto forte dello Sbarramento di Lardaro fino agli inizi di marzo 1916, quando iniziò il suo viaggio verso la Val Genova,e da li al Mandrone. Un enorme “corteo” accompagna Giorgio che, smontato in venti carri con un traino complessivo di settanta cavalli e oltre un centinaio di uomini tra artiglieri, fanteria e reparti ausiliari di civili militarizzati dell’Abteilung Judikarien 2, attira in ogni paese sguardi incuriositi della gente. Ma ben presto il viaggio si dimostrerà una terribile odissea. Arrivati all’imbocco della Val di Genova, dopo essersi lasciati alle spalle la Chiesa di Santo Stefano di Carisolo ed aver superato dall’alto l’Antica Vetreria, trasformata in centro logistico, iniziano i problemi. Dopo un inverno di intense nevicate, la strada mulattiera si presentava in stato precario nonostante si fosse predisposta una pista nella neve alta e giocoforza si dovettero abbandonare i carriagi per
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Storia di un grosso e sfortunato cannone
Fu portato con immani fatiche al Mandrone per la Grande Guerra. Ma sparò solo 4 colpi... di Aldo Gottardi
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a storia della Grande Guerra è la storia di un conflitto “diverso”, dove nello stesso tempo convivono, si fondono, si incontrano e si scontrano elementi di antichità e di modernità nell’arte della guerra. Uno degli aspetti più emblematici, e che resterà una appendice quasi isolata nel vasto panorama del conflitto mondiale tanto da farla apparire come un evento staccato da tutto il resto, è la Guerra Bianca. Per la prima volta nella storia dell’uomo, un fronte di guerra stabile, di posizione, è collocato sulla cresta delle montagne, tra i duemila e i tremila metri. E su queste posizioni vivranno e combatteranno per diversi anni migliaia di soldati. Per anni rappresentata dalla letteratura e dall’arte come il
punto di incontro tra il sublime e l’infernale, come un enorme ossimoro, la guerra bianca fu in realtà una lotta alla sopravvivenza più contro una natura onnipotente e aspra che contro i soldati nemici (che tra l’altro vivevano nelle stesse situazioni). E in questo contesto di eroismi e di azioni al limite dell’umano, emergono anche elementi del surreale: cannoni di medio calibro portati a braccia ad oltre tremila metri. Pezzi di artiglieria così pesanti da non poter essere semplicemente caricati sulle molte teleferiche che servivano il teatro di operazioni dei ghiacciai: le teleferiche potevano infatti portare un massimo di qualche quintale, laddove solo la canna di questi cannoni arrivava a diverse tonnellate.
L’affusto di Giorgio distrutto (foto tratta dal libro Adamello Presanella 1915-2005,di V. Martinelli, J. Ceruti, A. Trotti
iniziare il traino dei pezzi di Giorgio (ruote, canna, affusto, strumenti, bullonerie, ecc..) su slittoni trainati dai cavalli e dal personale militare. Il traino fino al Pian di Bedole durerà sedici giorni, aiutato anche dagli uomini dell’Abteilung Judikarien 1 di stanza al Pian di Bedole che andranno incontro ai commilitoni e che li raggiungeranno in prossimità di Fontana Bona. Mano a mano che si procede su
una strada dove il dislivello aumenta progressivamente e con esso fatica (i cavalli, esausti, non ce la fanno più), stanchezza (si avanza a tappe forzate, di giorno come di notte, si dorme poco e intorno al traino e si mangia altrettanto miserevolmente), la strada peggiora e anche il tempo inizia ad accanirsi con pioggia e neve contro il gruppo di traino, ormai arrivato vicino alle cinquecento unità, il morale
si deteriora, i permessi per le festività Pasquali sono negati all’ultimo momento ma finalmente, il 23 marzo si arriva al Pian di Bedole. Gli ordini erano però chiari: Giorgio deve arrivare al Mandrone. Si abbandonano i cavalli e con i pezzi del cannone sulle spalle inizia un Calvario che dura per tutti i 93 tornanti del sentiero fino alla Mandronhaus, il vecchio rifugio del Man-
drone. Un Calvario condito da imprecazioni, urla, gemiti e bestemmie in tutte le lingue dell’Impero. Inevitabili gli attriti tra la truppa, basta un niente per scatenare risse o peggio, un ammutinamento: gli ufficiali hanno tutti il revolver sotto mano. E Giorgio non collabora: la canna, durante un trasporto cade e si incaglia tra alcune rocce, in prossimità di un corso d’acqua. Si punta subito il dito contro i trentini... mezzi italiani, sicuramente un atto di sabotaggio! Gli animi si infervorano, un caporale ungherese ha già il revolver spianato, così il Caporalmaggiore Giacomo Maturi, rendenese, organizza un gruppo di recupero di quattro volontari trentini che legati in cordata ed immersi nell’acqua, in poco tempo (complici sia la feri nell’amor proprio sia il rischio reale di ricevere una accusa di sabotaggio) riesce a liberare la bocca da fuoco e a far riprendere il trasporto. Tra la fine di aprile e la metà di maggio tutti i pezzi arrivano sotto lo sperone roccioso che sarà poi chiamato
“dell’Ospedaletto” nelle vicinanze del Mandrone, dove è già stata preparata la piazzola per ospitare il cannone. Giorgio viene rimontato in fretta dagli artiglieri, e così finalmente inizia il suo servizio attivo che durerà....quattro colpi sparati. Appena tuonò verso le posizioni italiane, le bocche da fuoco nemiche, installate nelle nuove postazioni alle Lobbie, a Cresta Croce e al Dosson di Genova incominciarono a martellare la posizione di Giorgio, tra l’altro molto esposta e visibile. Un colpo esplode vicino a Giorgio rovesciandolo su un fianco, ma non è ancora distrutto. Sotto il fuoco nemico, gli artiglieri ungheresi lo rimettono in posizione, ma non durerà. Il 16 maggio una pioggia di proiettili dei cannoni leggeri da montagna italiani (che sparavano da circa sette km, ai Corni di Bedole) bersaglia Giorgio, e più di un colpo lo centra, facendone scempio assieme ai suoi artiglieri, massacrati. Ormai ridotto a un ammasso di ferraglia, le (poche) parti ancora servibili del cannone vengono asportate dagli austriaci, e il resto abbandonato li. Qualche giorno dopo una pattuglia esplorativa italiana si spingerà fino alla postazione di Giorgio e ne fotograferà i resti. Un epilogo amaro, prima ancora che per uno sfortunato vecchio cannone, per tutte le disumane fatiche e le privazioni che uomini di cento anni fa dovettero sopportare per....quattro colpi sparati.
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Centenario Grande Guerra
APRILE 2016
Oltre alla sofferenza di essere “colpiti”, gli uomini provavano paura, orrore, dolore, fatica e sconforto; le trincee erano più umide, sporche e piene di parassiti dei peggiori sobborghi metropolitani. Ciononostante si ebbe poca fraternizzazione con il nemico; la diserzione fu, tutto sommato, rara per quasi l’intero corso della guerra, specialmente sul fronte occidentale, e gli ammutinamenti ancora meno. Per molti versi sarebbe rassicurante poter dimostrare che gli uomini combatterono perché furono costretti a farlo dalla gigantesca burocrazia di Stato sviluppatasi prima e durante il conflitto. Alcuni lo furono senz’altro; ma i dati in nostro possesso dimostrano chiaramente che gli uomini “costretti” a combattere furono un’esigua minoranza. La disciplina militare non mirava a costringere i sodati a combattere, ma semplicemente a incoraggiarli: per questo erano estremamente importanti i rapporti tra ufficiali e gli uomini della truppa». Considerazioni che, alla luce dei condizionamenti sociali del 2016, fanno seriamente pensare e gettano una luce del tutto diversa sia sui soldati “volontari” che si assumono i compiti della militarizzazione alle dipendenze di uno Stato/ Nazione, che su un terrorismo che capovolge il tema della guerra “dichiarata” e condotta secondo regole internazionali. Comunque, ecco la prosecuzione del “terribile elenco” delle battaglie e delle azioni di guerra del mese di aprile 1916. «12 aprile. Gli Italiani attaccano gli austro-ungarici sull’Adamello, si combatte a oltre 3.000 metri d’altitudine. / Artiglieria britannica in azione in Mesopotamia. - 12 aprile. Giorno in cui le
Guerra 1914-18 mese per mese -- Aprile 1916
Non ci si ferma più: dall’Irlanda, all’Italia, allaTurchia Sul fronte italo-austriaco lo scontro dall’Adamello al Col di Lana Nelle pagine sulla Prima degli avversari. Il noto di Mario Antolini Muson Grande Guerra, al mese di autore, nel suo “Il Griaprile 1916 continua l’inesauribile sequenza de- do dei Morti”, scrive: «Perché, allora, gli uomini gli scontri bellici su tutti i fronti, contrassegnati continuarono a combattere? Le condizioni di vita dall’estemporanea “Rivolta di Pasqua” in Irlan- al fronte erano indubbiamente spaventose. Ogni da”. Ma trovo in una pagina del già citati Fer- giorno mitragliatrici, cecchini, granate, baionette guson quasi una spiegazione del perché milioni e tutto il resto dell’armamento bellico mietevano di militari continuassero a rimanere sotto i colpi morti e feriti. truppe italiane prendono definitivamente il monte Sant’Osvaldo (Val Sugana) e Cadorna dirama il bollettino, a Scurelle, su un prato. L’assalto al Sant’Osvaldo fu effettuato dagli antesignani degli Arditi con 50 centimetri di neve e con temperatura che rasentava lo zero. Essi appartenevano alla 15a Divisione. Alla fine della battaglia, i superstiti furono 57! - 16 aprile. San Pier d’Isonzo (GO), domenica delle Palme. Da un diario di guerra: «Alle ore 8,30 incomincia un bombardamento sulla Chiesa di San Pietro: fin dai primi colpi, da 152, si capisce che il tiro è diretto al campanile. Oggi il tiro evidentemente aveva propositi più decisi; i colpi sono stati gradatamente condotti sul campanile, tanto che tre di essi hanno scalfita la base. Il fuoco è stato ripreso verso le 10,30 con proietti di grosso calibro (da 240 o da 280). Alle
11,30 tre colpi da 305 sono scoppiati sulle immediate vicinanze del campanile. Dal nostro posto abbiamo osservato che le campane si muovevano; ad un tratto abbiamo visto piegarsi da un lato tutta la parte superiore alla cella campanaria, il resto del corpo del campanile spezzarsi a metà e precipitare verso i campi. Durante la caduta si è inteso distintamente il suono delle campane, estremo saluto dei sacri bronzi, creati per le preghiere di pace e morti gloriosamente in guerra. - 16 aprile. Il Generale Luigi Cadorna così scrive: «In Val Sugana il giorno 12 nostre truppe espugnarono con brillante operazione Sant’Osvaldo ad ovest del torrente Larganza. Furono presi al nemico 74 prigionieri fra i quali 3 ufficiali. Nella giornata del 13, nonostante il fuoco d’artiglieria avversaria, la posizione fu dai nostri saldamente rafforzata». Con l’offensi-
va austriaca del 16-23 aprile, costata agli Italiani 1050 morti e agli assalitori 1600, il Sant’Osvaldo rimase in mano nemica; perdendo di importanza strategica, essendosi spostato il fronte verso il torrente Maso, divenne osservatorio. Solo sul finire della guerra le truppe italiane tornano sul monte. - 19 aprile. I Turchi avanzano in Armenia e conquistano Trebisonda. / In Mesopotamia il collonello inglese Lawrence suscita la ribellione araba contro i Turchi con la promessa di uno Stato arabo indipendente. - 21 aprile. Sono i giorni dei combattimenti nella zona del Col di Lana e dell’esplosione nelle gallerie scavate nel colle. Il 60° fanteria entra in azione successivamente, la compagnia di Monti Buzzetti, la 7^, è nel cuore della battaglia: il 21 aprile, partecipa alla conquista del cosiddetto Montucolo austriaco.
- 24 aprile. In Irlanda scoppia la “Rivolta di Pasqua” ad opera di nazionalisti irlandesi sostenitori dell’indipendenza dell’isola dal Regno Unito. Fu una ribellione avvenuta in Irlanda nella settimana di Pasqua del 1916. La rivolta fu un tentativo dei militanti repubblicani irlandesi di ottenere l’indipendenza dal Regno Unito con la forza delle armi. Fu la più significativa ribellione in Irlanda sin dal 1798. La Rivolta, che fu per gran parte organizzata dalla Irish Republican Brotherhood, durò dal 24 al 30 aprile 1916. Membri dei Volontari irlandesi, guidati dal poeta, insegnante e avvocato Pádraig Pearse, si unirono alla più piccola Irish Citizen Army di James Connolly, occuparono punti chiave e simbolici di Dublino e proclamarono la Repubblica irlandese indipendente dalla Gran Bretagna dal General Post Office. La Rivolta costituì
anche un banco di prova per l’impiego, per la prima volta nella storia, dei carri armati, da lì a pochi mesi utilizzati anche nelle operazioni della Prima guerra mondiale. La Rivolta fu sedata in sei giorni, ed i suoi leader furono processati dalla corte marziale e giustiziati. Nonostante il suo insuccesso militare e il giudizio iniziale negativo della popolazione civile, l’episodio è oggi considerato uno dei punti saldi per la futura creazione dell’attuale Repubblica d’Irlanda. / Bombardamento di Yarmouth e Lowestoft, ultima grande incursione navale tedesca contro le coste dell’Inghilterra. - 29 aprile. Capitolazione di Kut el-Amàra: la guarnigione anglo-indiana si arrende e viene presa prigioniera dagli Ottomani dopo la sconfitta di Clesifonte». Resta impressionante l’estensione dei fronti di guerra da un capo all’altro dell’Europa ed anche oltre; il successivo appellativo di “mondiale” dato a quel conflitto trovava davvero nella realtà dei fatti la sua giustificazione, anche se era stata (e resta) definita “l’inutile flagello”.
È nato il “circolo fotografico tionese” Il “Circolo Fotografico Tionese” è – da qualche settimana – una realtà che animerà il tessuto sociale tionese, i soci fondatori e quelli ordinari infatti si sono ritrovati in assemblea straordinaria, nella nuovissima sede ‘sociale’ all’interno della “Scuola delle Professioni del Terziario”, meglio conosciuta come UPT, che si trova in via Roma a Tione di Trento. Nel corso della serata il Consiglio Direttivo, presieduto da Marco Gualtieri coadiuvato dal segretario Pietro Perottino e dal tesoriere Antonio Bertini, ha presentato ai soci intervenuti lo statuto del nuovo sodalizio, dove il presidente Gualtieri ha enunciato articolo per articolo per far conoscere le finalità di questa associazione nonché i diritti e doveri dei propri iscritti. Il C.F.T. ha tra i suoi principali scopi quello di promuovere soprattutto in ambito locale iniziative fotografiche e documentaristiche, relative agli aspetti sociali, ambientali; recuperare il patrimonio fotografico e la storia del proprio ambiente; promuovere Corsi di Educazione all’Immagine nonché Corsi di Fotografia; organizzare Workshop fotografici specifici a tema con la collaborazione di esperti fotografi; promuovere, inoltre nell’arco d’ogni anno solare, una presentazione pubblica su tematiche varie (Mostra Fotografica o Videoproiezione), sia come lavoro di gruppo, sia
singolarmente. Molti sono stati gli argomenti trattati con intervento anche dei soci presenti. Ma la cosa forse più interessante e sicuramente la location della sede sociale, che grazie alla disponibilità del dirigente scolastico dell’UPT prof. Claudio Nicolussi è stato possibile – con una convenzione – stabilire un rapporto di collaborazione tra il Circolo Fotografico e la Scuola permettendo così – ai soci fotografi - di poter fruire di una vera e propria sede dove potranno trovarsi i soci per le attività legate alla fotografia, organizzare dei Corsi di Fotografia e poter visionare in videoproiezione lavori individuali o collettivi.
Il giorno scelto dal Consiglio Direttivo per l’apertura della sede è il venerdì dalle ore 20.30 alle 22.30, con appuntamenti quindicinali. Prossimamente tutti i soci riceveranno le comunicazione dei prossimi impegni fotografici. Chi fosse interessato, potrà ottenere informazioni o iscriversi scrivendo a: circolo.fotografico.tionese@gmail.com richiedendo il modulo di iscrizione. La quota annuale per adulti è di € 20,00, mentre per i minori è di € 10,00. Per l’iscrizione ci si può rivolgere all’Edicola ROTA in via Legione Trentina a Tione di Trento.
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Aprile 1916 - Ripercussioni in Trentino e in Giudicarie
L’insolito movimento di italiani inAdamello Sul fronte orientale austroungarico-russo lo stillicidio dei Caduti Dal fronte meridionale, in sponda sinistra della Val del Chiese, lungo la catena del Monte Càdria e del Nòzzolo Grande, col fronte Carriòla a disposizione, le postazioni austroungariche tengono sotto tiro la Val di Ledro e le zone del Garda. Da queste si hanno precise annotazioni, aggiornate all’aprile 1916, grazie al diario del tenente austroungarico Felix Hecht: «7 aprile. Gli Italiani hanno piazzato delle batterie al Passo di Nota e alla Bocca di Limone da dove battono cima d’Oro; era dunque vera la notizia di sbarchi di materiale nemico [italiano] a Tremosine? - 8 aprile. Gli Italiani hanno bombardato Agrone e Daone incendiandoli; la nostra artiglieria ha fatto altrettanto a Castello. Un nostro capitano, giunto quassù in teleferica, dice che il fronte del Trentino è sottoposto all’arciduca d’Austria Eugenio, con sede a Gries di Bolzano e che dispone di due armate per l’imminente offensiva verso gli Altipiani. - 13 aprile. Gli Italiani vigilano sempre più, sparando contro le nostre trincee appena si muove qualcosa. Al Mandrón, in Val Genova, è successo invece un evento moto sfavorevole. Gli Alpini italiani hanno sorpreso nella nebbia i nostri (austroungarici) presidi della Lobbia Alta e del Dossón
II mese di aprile 1916 si presenta con significativi riferimenti anche alla “guerra bianca in Adamello”, sia nelle pagine della guerra mondiale nella sua visione globale, che sulle testimonianza trentine e giudicariesi, come nel diario del Perli. Il Marchetti, nella sua opera più volte citata, annota: «Il nemico (austroungarico!), dopo la sconfitta della primavera 1916, ritiratosi in località arretrate, vi si rafforzò. La sua linea, il cui centro era costituito da lavori campali nel fondo della Val Genova, presidiata con truppe scelte da montagna, munitissima di artiglierie e mitragliatrici, appoggiava al nord si capisaldi Preséna e Zigolón (Presanella) di Genova e li hanno annientati. Di preciso non si sa ancora niente; non è chiaro se sia mancata la nostra vigilanza. - 18 aprile. Dall’interrogatorio di alcuni prigionieri italiani noi si dovrebbe essere attaccati fra tre settimane soltanto, per il che il nemico (= Italiani) starebbe ammassando truppe di riserva. - 20 aprile. Un aeroplano italiano vola sopra le Taiàde. Piazzata una mitraglia speciale su treppiede all’avamposto e un’altra eguale al Nòzzolo Piccolo, spariamo senza colpirlo. - 22 aprile. Nel pomeriggio due pattuglie nemiche (italiane) sono avanzate verso di noi e le abbiamo respinte con bombe a mano. Nella notte gli Italiani fanno una loro prova d’allarme e ci sparano da val Croìna. - 23 aprile. Domenica di Pasqua. Festa triste! C’è una bufera tale che non si possono aprire gli occhi! Non ho mai visto finora niente di simile.
al sud al monte Cóel e Carè Alto, con posti avanzati, fortificati allo Stabèl, Micinìgolo e, di particolare importanza, al Corno di Cavénto considerato come caposaldo. Sistemazione difensiva ben servita da teleferiche, che per un complesso di circostanze e postura era assai meno disagiata della nostra (italiana), che aveva alle spalle una larga barriera di ghiacciai, attraverso la quale le giungevano, con enorme dispendio di tempo e fatica, i rifornimenti dalla Valcamonica. La linea italiana dal Castellaccio si snodava in testata di Val Genova, rimontava il contrafforte delle Lobbie, Dossón di Genova e procedeva verso monte Fumo».
Forte Carriola nella Prima Guerra Mondiale
Le povere vedette che rientrano dagli avamposti hanno le ciglia bloccate, le guance bruciate dai ghiaccioli, le mani dure e rosse dal gelo. - 24 aprile. Mentre gli Italiani sparano su Praso, arriva in ispezione un generale. - 30 aprile. Gli Alpini italiani hanno conquistato le nostre posizioni attorno al Passo Folgorìda in Val Genova, peraltro contenu-
ti dalla nostra resistenza. Da Trento sta marciando verso quella posizione glaciale un battaglione di Kaiserjäger. Un aereo italiano sta volando verso la vedretta del Làres e il Passo Folgorìda passando sopra le Porte di Danèrba». L’analisi quotidiana di quel periodo continua nelle pagine del Perli,
con una meticolosità che, tante volte, che ha del sorprendente. Piuttosto limitate, però, quelle dell’aprile 1916 a dimostrazione che le operazioni belliche si erano rallentate o a causa dell’inverno o per la manovre manovrate dei vari eserciti in campo. Dal diario Perli: «9 aprile. Il capogabinetto della Germania ai 5 mese corrente tenne al parlamento un discorso dove disse che, d’ora in poi, la Germania non si limiterà alla sola difesa come fin qui; e che bisogna sciogliere la questione polacca, ed i popoli della Volinia e del mar Baltico non verranno più consegnati alla signoria russa. Il paese della Vìstola non deve essere
più fatto con denaro francese, la porta d’entrata nella Germania indifesa. Il Belgio non deve essere più un vassallo e uno strumento della Francia e Inghilterra, ma diventerà un nuovo Belgio. L’Inghilterra sembra infischiarsi delle profezie del Belhman-Holovig, dichiarando di non abbassare le armi fino a completa vittoria. Questi i segni precursori di pace! Allegri popoli! / Il mare continua ad ingoiarsi navi silurate dai sottomarini. - 18 Aprile. Oggi il telegrafo ci annunciò la morte di � Giovanni Battocchi figlio di Felice detto Baciòcol, lavoratore militarizzato, nato l’anno 1877, decesso il 16 mese corrente nel Reservespital N° 6 a Ziskow. / Abbiamo qui un insolito movimento di militari per una puntata degli Italiani sul Mandrone (Adamello), dove e Italiani e nostri (austroungarici) trovano la morte per gelo. - 24 Aprile. A Verdun lotta titanica. / I Turchi nel Caucaso sono in ritirata. Sugli altri fronti poca cosa. / Ieri qui acqua tutto il dì e sui monti neve. / Nei giorni 18 e 19 ci fu qui la rassegna dei giovani nati l’anno 1898. Se ne presentarono 102 e ne tennero abili 71. Si noti che quasi un terzo dei nati l’anno 1898 era già stato reclutato fra i lavoratori già in autunno». Pur da semplici e brevi stralci di documentazioni da fonti diverse la situazione è sempre quella di soldati in sofferenza in attesa della morte. Un continuo dramma senza ancora riuscire e vederne la fine. Mario Antolini Musón
. I TESORI DEL FIUME
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Sport
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Presentati a Trento i percorsi degli Italiani. Anteprima tricolore con il Piccolo Giro d’Oro
Esteriori a tutto ciclismo Alla presentazione dell’importante evento organizzato dalla Società Ciclistica Storo Grafiche Zorzi e dall’Apt Terme di Comano Dolomiti di Brenta sono intervenuti anche il presidente della Federciclismo Renato Di Rocco, seguito a ruota dal numero uno della Fci trentina Dario Broccardo, dall’assessore allo sport della Provincia Autonoma di Trento Tiziano Mellarini e dal campionissimo Francesco Moser, la presidente dell’Apt Iva Berasiche non hanno mancato di sottolineare l’importanza dell’appuntamento e di rimarcare le garanzie organizzative che il Trentino è sempre riuscito a offrire nei grandi eventi dedicati alle due ruote. Presente anche la
Prima uscita ufficiale per i campionati italiani Esordienti e Allievi di ciclismo su strada “Terme di Comano 2016”, che sono stati presentati ufficialmente a fine marzo a Trento svelando i percorsi delle gare trentina Rossella Callovi, campionessa del mondo junior nel 2009 che ha accettato con entusiasmo il ruolo di testimonial della rassegna tricolore. I percorsi dei Campionati Italiani “Terme di Comano 2016”, presentati dal presidente del comitato organizzatore dell’evento Angelo Zambotti con il supporto dei video multimediali con vista aerea realizzati da Luigi Tonezzer, interesseranno i territori di Comano Terme, Fiavé, Bleggio Superiore e Stenico e si snoderanno in tre anelli con caratteristiche altimetriche differenti, da percorrere più volte a seconda delle
tricolori del 9 e 10 luglio prossimo, quando sulle strade delle Giudicarie Esteriori si sfideranno circa 800 promesse delle due ruote dai 13 ai 16 anni, provenienti da tutta Italia.
Renato di Rocco e Rossella Callovi
categorie. Il circuito “Val Lomasone”, quasi completamente pianeggiante, prende il nome dalla vasta distesa verde adagiata alle
pendici dei monti Casale e Misone, e misurerà 6,6 km, mentre più impegnativo sarà il circuito “Don Guetti”, lungo 15,8 km e dise-
gnato tra la Piana del Lomaso, Fiavé e il territorio del Bleggio, intitolato alla memoria di chi, proprio in questa zona, fondò a fine Ottocento la Cooperazione Trentina. Il terzo e ultimo circuito, quello “Delle Terme di Comano”, misurerà 6,5 km e caratterizzerà il finale delle corse tricolori, con epicentro le Terme di Comano. La salita del Ponte dei Servi, inserita poco prima del traguardo, deciderà con tutta probabilità le sorti delle gare. La rassegna tricolore “Terme di Comano 2016” avrà una felice anteprima domenica 26 giugno, quando
andrà in scena la seconda edizione del Piccolo Giro d’Oro. Una corsa nata per rispolverare il glorioso Giro d’Oro, un evento che, dal 1983 al 2008, ha portato il grande ciclismo sulle strade di Comano Terme e delle Valli Giudicarie e che regalò il primo importante successo della carriera al “principino” di Cerro Veronese Damiano Cunego. Il Piccolo Giro d’Oro ha fatto il proprio esordio lo scorso anno, quando a gareggiare furono gli Esordienti, mentre quest’anno toccherà agli Allievi, chiamati a confrontarsi su un percorso che, per la quasi totalità, ripercorrerà quello della gara dei Campionati Italiani del mese successivo.
Tre circuiti per i percorsi delle gare tricolori I percorsi interesseranno i territori di Comano Terme, Fiavé, Bleggio Superiore e Stenico e si snoderanno in tre anelli, con caratteristiche altimetriche differenti, da percorrere più volte a seconda delle categorie. A ospitare la partenza delle corse valevoli per l’assegnazione dei titoli di campione italiano saranno Fiavé per gli Esordienti e Ponte Arche per gli Allievi. L’arco d’arrivo sarà invece posizionato per tutte e sei le gare in programma in Via Cesare Battisti, viale principale di Ponte Arche. Ecco una breve descrizione dei tre circuiti disegnati dal comitato organizzatore, approvati dai tecnici della Federciclismo: - circuito 1 “Val Lomasone”: un anello quasi completamente pianeggiante di 6,6 km, che prende il nome dalla vasta distesa verde adagiata alle pendi-
ci dei monti Casale e Misone - circuito 2 “Don Guetti”: impegnativo circuito di 15,8 km disegnato tra la Piana del Lomaso, Fiavé e il territorio del Bleggio. Prende il nome da chi, proprio in questa zona, fondò a fine Ottocento la Cooperazione Trentina. - circuito 3 “Delle Terme di Comano”: un anello di 6,5 km che caratterizzerà il finale delle corse tricolori, con epicentro le Terme di Comano. La salita del Ponte dei Servi, inserita poco prima del traguardo, deciderà con tutta probabilità le sorti delle gare Per le gare riservate alla categoria Esordienti primo e secondo anno ed Esordienti donne, lo start verrà dato da Fiavé, con successivo trasferimento fino a Dasindo. A quel punto, i corridori imboccheranno il circuito “Val Lomasone”, che verrà affrontato cinque volte
Il Sindaco di Fiavè Zambotti svela i percorsi
dalle Esordienti donne e dagli Esordienti maschi del primo anno, mentre sette saranno i giri da compiere per gli Esordienti maschi del secondo anno. Da lì, si scenderà verso Ponte Arche, con un primo passaggio sotto lo striscione d’arrivo, a precedere la tornata del circuito “Delle Terme” con l’impegnativa salita del Ponte dei Servi, giudice supremo della corsa. La distanza complessiva da percorrere sarà di 42 km per Esordienti maschi del primo anno ed Esordienti donne e di 55,2 km per gli Esordienti maschi del secondo anno. Decisamente più impegnativo il percorso delle gare Allievi maschili e femminili. Le Allieve, che dovranno percorrere in totale 59,5 km, prenderanno il via da Ponte Arche, per poi salire verso Campo Lomaso, dove sarà posto il chilometro zero. Da lì – attraverso la Piana del Lomaso – si raggiungerà Dasindo e si compieranno cinque giri del circuito “Val Lomasone”. A quel punto, le atlete affronteranno la salita verso Fiavé e un giro del circuito “Don Guetti”, prima del passaggio sotto l’arrivo e delle due tornate conclusive del Circuito delle Terme. Le difficoltà aumenteranno ulteriormente per gli Allievi, che in totale percorreranno 81,9 km: partenza da Ponte Arche, chilometro zero a Campo Lomaso, quindi cinque giri del circuito “Val Lomasone”, una
tornata completa del Circuito Don Guetti (giro del Bleggio, passaggio a Ponte Arche e risalita sulla Piana del Lomaso), un altro giro della Val Loma-
sone e finale analogo a quello femminile, con nuova salita verso Fiavé e il Bleggio e due giri finali del Circuito delle Terme.
OGGETTO: SOLLECITAZIONE DI MANIFESTAZIONE DI INTERESSE
La E.S.Co BIM e Comuni del Chiese S.P.A., sita in via Oreste Baratieri n° 11, 38083 Borgo Chiese (TN), società in house a partecipazione pubblica, è interessata ad acquisire le concessioni e/o subentrare nelle titolarità delle domande di concessione presentate da terzi, per lo sfruttamento idroelettrico di corsi d’acqua il cui bacino idrografico ricade all’ interno dei Comuni soci della nostra società: - Comune di Sella Giudicarie; - Comune di Valdaone; - Comune di Pieve di Bono - Prezzo; - Comune di Castel Condino; - Comune di Borgo Chiese; - Comune di Storo; - Comune di Bondone. Si chiede quindi a chi fosse interessato di prendere contatti con la Società scrivente: mail contablitaesco@bimchiese.tn.it, Pec escocom@pec.it, Tel. 0465/622033, Fax. 0465/622215.
Le proposte devono pervenire entro il 29 aprile 2016 ore 12.00.
A disposizione per ogni chiarimento.
Il Presidente Vigilio Nicolini
La testimonianza Emerge un altro dato inquietante, ovvero l’aver prescelto come giorno dell’attacco una delle prime date del rientro Pasquale a casa, momento particolarmente atteso da migliaia di lavoratori brussellesi per potersi ricongiungere con le proprie famiglie. Parimenti simbolica è la scelta di colpire la stazione della metropolitana di Maelbeek, ovvero la fermata dove transitano ogni giorno centinaia di funzionari europei, che di lì accedono ai vicini edifici istituzionali. In una manciata di metri dalla fermata si trovano infatti i due edifici del Consiglio e tre tra le principali sedi della Commissione europea, compreso il quartier generale. Anche in questo caso, la pluralità di obiettivi dei terroristi è tristemente riassunta da una delle vittime: una funzionaria europea di origini italiane da tempo residente in Belgio. Fa riflettere amaramente come le vittime siano state colpite nell’atto mattutino di recarsi al lavoro con un attacco vile, che ha trasformato il vagone di una metropolitana in una condanna senza appello. Vi è poi da osservare che, se l’obiettivo ultimo dei terroristi era quello di bloccare e impaurire un’intera città, sovvertendone la quotidianità, questo è stato pienamente raggiunto. Per un paio di giorni, infatti, la capitale d’Europa è andata letteralmente in tilt
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Bruxelles, il giorno dopo
La testimonianza diretta di un giudicariese che da tempo lavora nella capitale belga, ancora sconvolta dagli attentati di Samuel Cornella I recenti attentati di Bruxelles hanno colpito duramente la capitale belga, impressionando l’opinione pubblica di tutta Europa che si interroga sulle cause di un’azione così violenta e feroce, oltre che sui possibili rimedi. Ciò che impressiona immediatamente è l’alto valore simbolico degli obiettivi prescelti. L’aeroporto di Bruxelles-Zaventem è uno degli con le sirene delle ambulanze e le pale degli elicotteri a fare da unico sottofondo rispetto ad un indicibile silenzio. L’analisi degli attentati e delle loro dinamiche evidenzia come i terroristi sfruttino a proprio vantaggio le libertà ed i diritti che la società occidentale riconosce e protegge. Ecco allora che la libera circolazione delle persone riconosciuta dai Trattati UE diventa utile per muoversi sul territorio continentale come cittadini europei – oppure dopo esservi entrati regolarmente o in modo clandestino – ricercando fiancheggiatori e coordinando una filiera di violenza ed odio. Alla stessa stregua, il multiculturalismo di molti Stati – ed in particolare del Belgio che in questo
è molto avanzato – non viene considerato nella sua porta integrativa fra persone di diversa provenienza, ma come un contesto all’interno del quale incitare indisturbati alla lotta religiosa. Le libertà civili, prezioso e condiviso approdo degli Stati europei e della stessa UE, vengono sovvertite nel loro spirito originario e servono a far guadagnare
scali aeroportuali più importanti d’Europa e viene frequentato ogni giorno da migliaia di viaggiatori di ogni nazionalità. Una delle prime vittime identificate è di nazionalità peruviana ed è stata colpita a morte dalla prima esplosione nel mezzo di una vacanza, ovvero in un momento dedicato al riposo e ai propri cari. È la dimostrazione plastica che nessuno può più dirsi sicuro in alcun luogo.
al terrore aree di inosservata operatività. Ed è proprio il rapporto fra libertà del singolo e tutela statale dell’ordine pubblico, che ci porta a ragionare sui rimedi. È necessario dire con chiarezza che, passata l’onda emozionale degli attacchi, diviene imperativo non cedere ad una risposta intol-
lerante e violenta. Al proposito, la manifestazione di piazza degli hooligans neonazisti belgi contro gli attentati si è segnalata come una pagina triste e da dimenticare in fretta sotto ogni profilo. Allo stesso tempo, è tuttavia necessario rafforzare l’apparato di sicurezza, investendo sull’azione di monitoraggio preventivo da parte di polizia e servizi segreti al fine di evitare la serie di errori e passaggi a vuoto che ha purtroppo caratterizzato la sicurezza belga prima e dopo gli attentati. L’apparato di sicurezza si è infatti dimostrato poco efficace, anche a causa di una struttura organizzativa cervellotica, parcellizzata e lacerata da rivalità interne che hanno radici antiche.
Quanto alle risposte più profonde da dare ad un pericolo reale e sempre più inquietante, serve invece risanare i contesti dove prolifera la retorica della guerra fra religioni e attecchisce il proselitismo. È inquietante constatare che a Molenbeek – 15 minuti a piedi dal centro di Bruxelles – una parte della popolazione si è schierata apertamente contro la polizia impegnata ad arrestare un ricercato per azioni terroristiche. È la cartina di tornasole di un quadro esacerbato a livelli così profondi da non essere mai stati raggiunti nemmeno nella cupa e disperata banlieue parigina. Le considerazioni che ne conseguono sono due: sono contesti dove, in una prima fase, serve ristabilire con vigore l’ordine pubblico, per poi investire, in un secondo momento, nel recupero profondo e strutturale di porzioni delle nostre città in cui il disagio diffuso costituisce la prima spinta ad abbandonare la convivenza civile per dedicarsi alla violenza.
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fatto in Trentino
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APRILE 2016
Spazio ai lettori
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La curiosità, segnalataci da un lettore, nella Chiesa di Santo Stefano di Carisolo
Le sei dita di San Giovanni Molto particolare la segnalazione che ci arriva da Franco Manfredi, socio di Casalmaggiore della Pro loco di Carisolo. Riguarda un dipinto presente nella Chiesa di Santo Stefano a Carisolo: “In occasione della Settimana Santa – scrive - mi sono riTra l’incredulo e il perplesso ho contato più volte le dita del piede sinistro di Giovanni, l’apostolo prediletto. Ne ho contate 6 (forse 7?) certamente non 5!” Una cosa di certo singolare. “Penso che questa particolarità ( non sono a conoscenza di altri casi ) meriti un approfondimento da parte degli studiosi dei Baschenis e/o di San Giovanni. L’apostolo Giovanni aveva effettivamente 6 o 7 dita nel piede sinistro? Era abitudine dei Baschenis “firmare” con questo insolito particola-
I bambini alla gara di fine corso
Vittorino Tarolli, scrittore e maestro di vita Vorrei esprimere una nota di di sentita gratitudine all’ins. Vittorino Tarolli, per la sua recente pubblicazione “Un secolo nella Valle del Chiese, fra storia e cronaca: 1915-2015”. Carissimo Signor maestro Vittorino Tarolli, premettendo la massima, secondo cui la storia è maestra di vita (e per questo è doveroso conoscerla, per quanto è possibile), la S.V. con la sua recente opera “Un secolo nella Valle del Chiese, fra storia e cronaca: 19152015” ci ha dato un ulteriore, esauriente, saggio della Sua innata missione di precettore esemplare, che si perpetua ben oltre la conclusione della Sua funzione didattica attiva-professionale. L’esposizione analitica delle vicissitudini sofferte in detto periodo dai nostri avi, sono crudi, autentici elementi dolorosi a conferma di quanto mia madre, nata nel 1895, mi ripeteva indefessamente con monologhi scanditi da sospiri, lacrime, speranze, al fine di incutermi nell’animo il monito: la storia è una insegnante fredda, severa, che non sa perdonare! Signor Maestro, una preghiera: nella folta schiera dei Suoi scolari, sia pure in appendice, abbia la compiacenza di annoverare anche il sottoscritto che, benché abbia superato di molto l’età “statistica”, ora si sente Suo alunno “virtuale”; in rimembranza di una delle innumerevoli esortazioni di mia mamma, secondo cui, dopo chi ti ha dato la vita, devi essere grato a chi ti ha dato l’istruzione; pertanto, accetti dal più profondo del mio intimo, un doveroso ringraziamento, unito ad un rispettoso saluto. Egidio Rizzonelli
Il ricordo di un gruppo di infermiere
cordato che tempo addietro, durante una visita guidata alla splendida Chiesa di Santo Stefano in Carisolo, la mia attenzione era caduta su un particolare della Crocefissione sulla parete di fondo del presbiterio, affresco II metà del secolo XV.
re? Ci sono altri esempi di affreschi dei Baschenis con tali particolarità ? Possiamo ritenere che si tratti di un errore o di un messaggio voluto? La cosa potrebbe essere di interesse per promuovere visite guidate nella prossima stagione estiva?” “In questi giorni – conclude Manfredi - ho messo al corrente del “ Mistero di Giovanni” Graziella Trenti e Fulvia Chiappani, autrici del bellissimo volume “Santo Stefano in Carisolo. Storia-Arte-Fede”, edito dalla Pro Loco di Carisolo nel 2015.”
Interessante esposizione di scatti fotografici nell’Arcipretale di Tione. Come la fotografia interpreta il Crocefisso
Stefano Paoli, un “Ecce Homo” a Tione uomo generoso Siamo un gruppo di infermiere che la recente scomparsa del dr Stefano Paoli ha riunito ravvivando numerosi ricordi di anni condivisi nell’ attività professionale. Abbiamo lavorato con lui per un lungo periodo durante il quale abbiamo potuto apprezzare l’ alta professionalità in ambito clinico e neurologico, unita alla profonda umanità. Nel ricordo condiviso emerge la sua natura generosa e disponibile nei confronti dei pazienti e di chi lavorava con lui. Uomo e medico presente e attento ad offrire pareri e soluzioni nelle situazioni critiche: per noi infermiere era un punto di riferimento illuminato e competente che dava tranquillità durante i nostri lunghi turni di lavoro. Lo abbiamo sempre sentito vicino nel suo umile modo di rapportarsi, rimane indelebile il ricordo di un medico motivato, capace, e attento alla dimensione umana della sofferenza e rispettoso della vita Con il cuore pieno di riconoscenza ,affetto e tanta nostalgia come solo si può provare per un anima grande...... Gruppo di infermiere ed ex infermiere degli ambulatori di Medicina e del Reparto Medicina
Nell’arcipretale di Tione sono state esposte, durante la Settimana Santa, alcune immagini fotografiche realizzate da Udalrico Gottardi, noto appassionato di fotografia che da decenni si interessa di questa affascinante arte espressiva. L’esposizione prende avvio da una ricerca fotograficocreativa, si tratta di un percorso icònico alla scoperta del crocifisso ligneo del XIX sec. di autore ignoto. Le fotografie che ho scattato – afferma l’autore - rappresentano delle inquadrature del Crocifisso ligneo policromo. Si tratta di una scultura lignea, che ho voluto rappresentare con delle immagini in bianco e nero, proprio per enfatizzare la plasticità della forma accentuata da luce e ombra. Ho eliminato completamente la parte cromatica, per lasciare spazio ad una visione che sia il più possibile angosciante, facendo trasparire tutta la drammaticità dell’ultimo respiro, con dei primi piani del volto agonizzante di Cristo. Molti fedeli durante il triduo pasquale, hanno così potuto ammirare queste fotografie di grande formato e stampate su tela, esprimendo impressioni e commenti positivi che l’autore ha raccolto. Tra questi molti – osservando gli scatti di Gottardi – hanno affermato che le inquadrature molto particolari e l’effetto del bianco e nero hanno fatto risaltare ancor di più la drammaticità dell’espressione del volto di Cristo. Insomma un ‘portfolio fotografico’ detta in termini tecnici che ha fatto riflettere e ha suggestionato molti visitatori.
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Opinioni a confronto
APRILE 2016
BOTTA E RISPOSTA
vilgiat@yahoo.it
I miei sodali del bar con cui dialogo di frequente, un po’ perché li conosco da trent’anni, un po’ perchè dalle loro oziose e pretenziose discussioni trovo, spesse volte, validi suggerimenti da proporre come libero confronto d’opinioni fra i nostri lettori, in questi giorni mi hanno chiesto spiegazione su come funziona questa mia rubrica “Botta e risposta” che sembra riscuotere un discre-
Un luogo di opinione, dove non si portano verità assolute ma solo idee e spunti per il dibattito
Perchè questo spazio
to successo. E non sono i soli, altri, incontrandomi, mi hanno posto la stessa domanda. Così colgo l’occasione per raccontarvene la storia. Dopo alcuni anni di vita del Giornale delle Giudicarie, quando la sua diffusione diventò capillare a più di 16.000 famiglie giudicariesi, cominciarono ad arrivare le prime lettere. C’era chi si complimentava, chi ringraziava, chi poneva domande, chi chiedeva spiegazioni. Non erano molte, ma tutto sommato suffi-
Tre anni di Papa Francesco Caro Adelino, son già passati tre anni, il 13 marzo del 2013, da quando è salito sul soglio pontificio Papa Francesco. Mi sembra ieri, ricordo che all’annuncio della sua elezione non nascondo d’aver avuto qualche perplessità a partire dal nome che aveva scelto e dal modo di porsi davvero singolare per un Papa. Penso che in questo periodo papa Francesco abbia iniziato un cammino di grande cambiamento della Chiesa, non ho ancora capito se in peggio o in meglio...mi piace per alcune cose, meno per altre… Giovanni Amico mio, non bastano certo tre anni per poter giudicare un Pontificato. Ma sono sufficienti per capire che siamo davanti ad una vera rivoluzione rispetto al passato. Per prima cosa il nuovo Papa ha iniziato una salutare pulizia all’interno del Vaticano, più abitato da diavoli che da santi, ed ha iniziato una dura battaglia nei confronti delle nefandezze di cui sono responsabili i prelati (pochi per fortuna…) di ogni ordine e grado. Poi ha capovolto la prospettiva della Chiesa, non più solo romanocentrica, ma ha rivolto lo sguardo e l’attenzione oltre i confini dell’Europa, ormai stanca e secolarizzata, verso nuovi mondi pieni di entusiasmo e sempre più in fase di conversione. Le Chiese d’ogni parte del mondo con Francesco sono diventate protagoniste. In più s’è impegnato a riscoprire momenti di riflessione, magari per troppo tempo dimenticati, forse per comodità o per convenienza, come la corruzione delle anime e della società, responsabili della povertà di gran parte del mondo, e di converso l’amore e la misericordia, prerogative inderogabili dell’insegnamento cristiano. Ne è l’evento più significativo l’indizione del Giubileo della Misericordia che chiuderà a dicembre di quest’anno. Di fronte a simili eventi i cattolici si sono divisi in fautori e in oppositori. Può succedere quando un Papa esce dagli schemi secolari per cercare di scuotere l’immagine forse troppo rigida che la Chiesa romana offriva di sé. La Chiesa come “ospedale da campo” è l’immagine più bella proposta dal nuovo Papa. Lo stile di vita, umile e sobrio, assunto da Francesco vuol essere d’esempio per tutta la Chiesa, più vicino alle origini e più vicino alla gente. Non male per i primi tre anni, ma ne vedremo ancora di belle...e di sante. (a.a.)
cienti per riempire una pagina. Così mi fu affidato il compito di rispondere, in un apposito spazio, alle missive che giungevano mensilmente. La cosa funzionò, solo che, con il tempo, invece di ricevere solo lettere, cominciarono ad arrivare e-mail, telefonate, ma soprattutto, chi mi incontrava nei più svariati luoghi, salutandomi, mi poneva lì per lì, la solita richiesta: “Ma perché non parli di...” “Tu che ne dici del...” “Spiegaci un po’ com’è quella
storia riguardante...”. Allora mi sono adeguato, ho cominciato a raccogliere le questioni che mi venivano proposte, le semplificavo, le riducevo a semplici quesiti a cui davo il mio parere, nient’altro che il mio parere, senza presunzione, e nei limiti che il buon senso mi suggeriva. Così la rubrica non si chiamò più, “La posta”, ma “Botta e risposta” che mi sembrò molto più adatta ad interpretarne lo spirito. E la cosa funziona così anche oggi. Le
Talk show politici: inguardabili Sig. Amistadi, talvolta seguo uno dei tanti programmi che discutono giornalmente di politica, di quel che succede in Italia, nel bene e nel male. A dir la verità molto più nel male dato che nel nostro paese la corruzione e la malavita sono diffusi ovunque. Ma quando vedo certe facce di politicanti ciarlatani litigare pretendendo ognuno di avere ragione, mi vien voglia di cambiare canale. La maleducazione sorpassa ogni limite, alzano la voce in maniera oscena, se ne dicono di tutti i colori, alla fine ne nasce una gran confusione che non permette allo spettatore di capirci qualcosa... Roberto Da qualche anno la Tv nazionale è tutta lì: gente che urla, che strepita, facce impresentabili che vogliono passare per salvatori della patria e sono soltanto degli imbonitori senza arte né parte. Oche mezze nude che si passano per opinioniste. Uomini usciti di galera che parlano di moralità pubblica. Politici che hanno in tasca la soluzione di tutti i problemi salvo poi scoprire che sono degli assenteisti cronici, che pensano più ai loro affari che a fare il mestiere per cui sono pagati profumatamente. Una televisione sguaiata e volgare che però piace ad una parte dei telespettatori così come dimostra l’ “audience”. Gli stessi conduttori alimentano gli scontri, sobillano, istigano senza scrupoli, anche perchè più si litiga, più si fa il pieno, più si guadagna. Non importa a nessuno se chi sta guardando capisce o non capisce, l’importante è creare un clima di malcontento diffuso che soddisfi la pancia degli ascoltatori più ingenui e creduloni. Purtroppo esiste un pubblico, più numeroso di quel che si pensi, che si lascia sedurre dalle grida e dagli insulti dei protagonisti del talk show. Ma come dici tu, una scappatoia per il telespettatore c’è: se un programma non piace, basta fare clic con il telecomando e cambiare canale. (a.a.)
lettere continuano ad arrivare, alcune interessanti, altre un po’ meno. C’è chi vorrebbe usare il Giornale quale sfogatoio del proprio livore, chi vorrebbe tramite noi “sputtanare” a destra e a manca i suoi nemici, e chi denuncia angherie e malefatte, il più delle volte inventate, e chi cerca il suo spazio per apparire, e non sono pochi. Poi ci sono anche gli imbecilli che ci mandano sprazzi della loro stupidità, pazienza, così è fatto il mondo! Tutte lettere
rigorosamente e coraggiosamente anonime. Il mio compito è quello di selezionare quel che si riceve, cestinare quel che non merita, e rispondere quando ne vale la pena. Molto più interessanti sono gli approcci alternativi. Sono molte le cose che mi vengono suggerite, e tocca a me esaudirle. Non sempre ho le conoscenze che mi si chiedono, allora mi confronto con amici, m’informo, e alla fine mi faccio un’opinione che poi cerco di raccontare, in perfetta buona fede, nel modo più semplice e più chiaro di cui sono capace. La rubrica “Botta e risposta” è tutta qui, e così continuerà, sempre che sia di vostro gradimento. Rubrica libera, aperta a tutti, senza né parti, né parcelle, per capire meglio il mondo, per aprire sempre più i nostri orizzonti, talvolta fin troppo limitati. Adelino Amistadi
Giovanilismo a tutti i costi... non vuol dire migliorpolitica Egr... l’8 maggio si andrà a votare per le elezioni comunali nei nuovi paesi in formazione dopo l’avvenuta fusione. Sono 6 i nuovi comuni interessati. Saranno presto presentate le liste e potremo valutare i candidati sia per quanto riguarda il Sindaco sia per la lista degli aspiranti consiglieri. Le polemiche, come sempre, accompagnano in questo periodo il compito degli addetti ai lavori. Quello che però mi da maggior fastidio è la consueta storiella del “largo ai giovani”. Non che sia contrario all’ingresso di giovani nel consiglio comunale, anzi, ma preferirei che oltre all’età, si guardasse alla capacità ed all’esperienza, non si tratta di votare per la “Sportiva”, ma per l’amministrazione comunale che avrà in mano per i prossimi quattro anni il futuro delle nostre comunità… Franco Caro Amico, sono in parte d’accordo anche perché quello che andremo a votare sarà il primo consiglio comunale rappresentativo dei comuni che hanno aderito alla fusione, a cui spetta un compito parecchio delicato perché far convivere comunità con campanili, tradizioni, storie diverse, sarà un impegno per niente facile. Quindi la scelta dei nuovi amministratori deve essere particolarmente oculata. Fare scelte con la pancia e non con la testa potrebbe portarci poi a soffrirne le conseguenze per i quattr’anni a venire. La storia dell’età dei candidati non centra, che uno valga in politica per la sua anagrafe e non per quello che ha fatto e che sa fare, è una stupidata. Avere trent’anni o sessanta non ti protegge dall’essere un’incapace. Puoi essere un cretino a trenta come lo puoi essere a sessanta. Normalmente gli anni ti portano ad avere più esperienza, più giudizio, più conoscenza della macchina amministrativa, cose indispensabili per un buon governo della comunità. I giovani hanno entusiasmo, forza, grinta, ma queste belle qualità da sole non bastano per essere buoni amministratori. E’ facile finire contro un muro. Io sarei per un mix calibrato di giovani volonterosi ed appassionati con la voglia di imparare accanto a uomini esperti e capaci, propensi a coinvolgerli perchè possano apprendere i meccanismi di una gestione comunale per niente facile ed essere pronti per il futuro prossimo. L’improvvisazione fa solo danni in tutti i settori. Poi ognuno faccia le scelte che crede, ma lasciamo stare il “giovanilismo” che con queste elezioni centra come i cavoli a merenda.(a.a.)
Coraggio e fermezza contro il terrore
Caro Adelino, sono atterrito per quanto successo ieri in Belgio. Mi sento impotente e solo. A poco valgono le assicurazioni dei nostri politici, credo che nessuno sia al riparo e può capitare ovunque. I fatti dimostrano che non ci sono mezzi efficienti per affrontare il terrorismo islamico. La troppa libertà senza regole di comportamento e senza controllo sugli immigrati secondo me va rivista subito. Siamo in guerra, vorrei che ne fossimo tutti convinti. Giorgia
Cara signora, dopo quanto è successo in Francia, prima, e in Belgio in questi giorni tutti ci sentiamo più soli, indifesi e impotenti. E’ questo che tutto sommato vogliono ottenere i terroristi con le loro stragi: tenerci sempre sotto scacco, in ansia, e con la paura nel cuore in ogni momento del nostro vivere quotidiano. E su questo sembra che abbiano raggiunto ottimi risultati. Dopo quanto successo la nostra vita non sarà più quella di prima. Vivremo con la paura addosso, con l’angoscia d’essere il
prossimo obbiettivo, tarperemo le ali ai nostri figli che vorranno girare il mondo, avremo il terrore di entrare in un aeroporto. Ci vorrà coraggio e fermezza per superare questi traumi che ci accompagneranno chissà per quanto. Qualche tempo fa, commentando il massacro di Parigi, dissi che comunque bisognava andare avanti e non cambiare le nostre abitudini e non afflosciare i nostri sogni, oggi sono preso dal dubbio che la cosa non sia così facile. A quanto pare non si sa come difendersi,
ho sentito in questi giorni chiacchiere e ancora chiacchiere: controllare l’entrata dei migranti, alzare i livelli d’allerta, presidiare gli obbiettivi sensibili. Tutto giusto. Ma il nemico, e di nemico si tratta, va colpito prima che lui colpisca noi. Va disarmato e messo in condizione di non nuocere. Dopo Bruxelles i nostri politici, quasi in coro, hanno detto: siamo in guerra. Giusto. Ma le guerre si combattono, non si predicano. (a.a.)
La lettera al direttore
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La lettera di Gilberto Invernizzi al direttore
Europa. Solo economia, poca “politica” Caro direttore, mi chiamo Gilberto Invernizzi, 82 anni, milanese residente a Roma da mezza vita e sposato a Rita Martinelli, trentina nativa di Roncone, anche lei 82enne: per questo e altri motivi, sono molto legato alle Giudicarie e, in particolare, alla Pieve di Bono che ho cominciato a “frequentare” nel 1936. Mio cognato, l’ Ing. Dario Martinelli, è l’ autore di quel bellissimo volume “Da paese a paese - In Valle del Chiese” illustrato con suoi disegni a penna, che è stato pubblicato l’ anno scorso, e che certamente Lei conoscerà. Mi è capitato tra le mani il numero 10/2015 del Vostro giornale, che conoscevo solo per sentito dire, e ho letto con interesse sia gli articoli di rievocazione storica (una mia zia Maria Pressari in Invernizzi è stata una delle famose portatrici di tavole di legno e altri materiali alle trincee austriache nel 1915/18), sia i due editoriali “Simboli e partiti” di Adelino Amistadi (ronconese?) e “UE verso un tunnel pericoloso” a firma Sua. Mi trovo in totale accordo con le opinioni da voi espresse, e in particolare: trovo assolutamente comprensibile il crescente disinteresse dei cittadini italiani verso la politica, se non come uno spettacolino quotidiano che, però, sta mostrando la corda. Come è difficile o addirittura eccezionale trovare nei giornali di carta od on-line, o ancora nei mille “talk shows” (spettacoli di chiacchere, per chi non conoscesse l’ inglese !) qualche rara aves che esprima in modo comprensibile concetti serii, ancorché di parte come è giusto che sia. Così come si avverte anche davanti allo schermo TV l’ odore neuseabondo della ricerca di consenso, a ogni costo, anche e soprattutto in modo insultante per l’ intelligenza di chi assiste, in cui non si attende più neanche l’ approssimarsi di una tornata elettorale qualsiasi per criticare in modo aprioristico qualunque posizione di altre parti, più o meno avverse. L’ incapacità di formulare proposte alternative concrete, diverse fin che si vuole ma sinceramente costruttive, è il sintomo più pauroso dell’ infimo
livello al quale naviga la politica del Paese. Ricordando figure come Alcide De Gasperi (era una combinazione che fosse trentino DOC?) e tantissimi altri artefici della rinascita italiana dopo la 2^ Guerra Mondiale, che aveva lasciato l’ Italia in condizioni sicuramente peggiori della 1^, sia sul piano economico che su quello socio-politico, mi viene da chiedere : “ma allora, cos’ è che ha rovinato l’ Italia dopo il boom degli anni ‘50 e ‘60 ? forse, proprio quell’ incredibile benessere e la facilità di ottenerlo hanno fatto dimenticare quanto sangue e sudore era costato, e si è cominciato a considerare tutto scontato, tutto dovuto, tutto facile da pretendere e ottenere ? Abbiamo cominciato a trascurare la formazione di una coscienza civica sin dai primi gradi della scuola, le ultime tre o quattro generazioni sono cresciute sotto l’ insegna
della furberia, del navigare sempre “di bolina”, del massimo risultato con il minimo sforzo.” Il proliferare di partiti, partitini e movimenti (l’ ipocrisia di non volersi presentare come “partito”!), la personalizzazione dei simboli con relativo deposito presso l’ Ufficio Brevetti o la SIAE, sono giusto il terreno di caccia per specialisti della comunicazione, creativi e ....tipografi: poi ci vorrebbe la Treccani per capirci qualcosa ! Forse i Padri Fondatori di quella che, nei loro (ingenui ?) intendimenti avrebbe dovuto diventare l’ Unione Europea o, addirittura, gli Stati Uniti d’ Europa hanno cominciato dall’ estremità “sbagliata” del processo di unificazione, cioè dall’ estremità “economica” (la C.E.C.A. del carbone e dell’ acciaio) anziché dall’estremità “politica” cioè dalla fondazione di una unità basata su una vera e
Gentile signor Invernizzi,
teresse comune. Lei mette in evidenza la complessità linguistica ed etnica la quale, già presente da tempo in Europa, viene ulteriormente accentuata dai fenomeni migratori dei nostri tempi. La diversità di culture, lingue e tradizioni rappresenta indubbiamente una caratteristica del Vecchio continente; una caratteristica che possiamo considerare anche come ricchezza, sempre che ne sappiamo cogliere i valori e gestire le interazioni fra diversi. Per quanto riguarda la gestione dei fenomeni migratori, pur al netto dell’imprevedibilità, è difficile comprendere e giustificare il fatto che una Unione di 28 Paesi con 500 milioni di abitanti ed una forte economia mondiale debba corteggiare la Turchia per trattenere i migranti perché al suo interno non riesce a realizzare intese fra governi nazionali. Alla Turchia si chiede di tenere aperti i suoi confini per accogliere rifugiati mentre in Europa i confini li chiudiamo. In merito poi all’allargamento dell’Unione europea credo che la riflessione debba essere abbastanza profonda, tenendo conto della storia e delle condizioni socioeconomiche dei Paesi che fra il 2004 e il 2007 sono entrati a far
La ringrazio cordialmente per le riflessioni che mi ha fatto giungere sulla nostra cara Europa. Certamente come lei evidenzia sembrano lontani anni luce i pensieri, le intuizioni e soprattutto il comportamento dei Padri fondatori, fra cui il nostro Alcide De Gasperi, che sulle rovine di due conflitti mondiali scoppiati nel cuore d’Europa non hanno pensato a puri interessi nazionali, ma hanno concepito nell’interesse generale di una visione d’insieme anche le utilità per le singole nazioni. Come disse Indro Montanelli riferendosi a De Gasperi “i politici pensano alle prossime elezioni mentre gli uomini di Stato pensano alle prossime generazioni”. Indubbiamente tutti ci rendiamo conto dei grandi mutamenti epocali cui stiamo assistendo; mutamenti di portata tale che richiedono anche leader all’altezza di affrontare le sfide. Sarebbe ingeneroso non considerare le inedite difficoltà cui ci troviamo davanti; circostanze inedite di non facile soluzione. Quello che manca, tuttavia, è la determinata volontà dei governi nazionali di essere uniti nell’in-
propria Costituzione dell’ Unione Europea che poi, nei decenni, si sviluppasse in una comunione di interessi politici e, quindi, anche economici favorendo la crescita di una vera coscienza europea fin dalla generazione appena uscita dalla guerra, in altre parole di un DNA europeo analogo a quello che, con la Guerra di Secessione, ha dato origine agli Stati Uniti d’ America. L’ Unione Europea è partita dai 6 Stati della CECA, per approdare ai 27 Stati del XXI secolo, imbarcando (mi si perdoni l’ espressione) cani e porci, allo scopo principale di farne coincidere il più possibile i confini con quelli della
parte dell’Unione. Si tratta per la maggior parte di Paesi e nazioni che per lungo tempo hanno sempre avuto un “padrone” esterno: prima l’Impero austroungarico e poi l’Unione sovietica. Avuta la libertà e l’indipendenza hanno potuto “assaporare” il gusto di essere popoli liberi che potevano gestirsi da soli. Certamente questo sentire non ha facilitato e non facilita nemmeno tuttora il loro ideale inserimento in un contesto di regole comuni fra Stati diversi. Si aggiunga che con la libertà si è formato anche un sistema di libero mercato il quale ha fatto venir meno per i cittadini dei Paesi ex comunisti molte certezze; la certezza di vivere anche senza lavorare molto, la certezza dell’assistenza sanitaria gratuita, la certezza della scuola gratuita, e molti altri servizi i quali, pur al prezzo della libertà, venivano garantiti dallo Stato.
NATO, soprattutto verso Est. Sono state affastellate lingue, culture, tradizioni, storie, religioni, situazioni geopolitiche assolutamente eterogenee, in altre parole si sono volute trattare delle “nazioni” come fossero degli “stati”, e viceversa. Fin che tutto sembrava filare liscio ....(“entrate, entrate! più gente entra, più bestie si vedono”) e abbiamo messo insieme cattolici e calvinisti, paesi straricchi e paesi poverissimi, popoli con storie millenarie e popoli di origini “recenti”: alle prime difficoltà (crisi economica globale, migrazioni di massa, terrorismo internazionale) quasi tutti vo-
Tutto ciò non significa che debbano essere giustificati taluni comportamenti. Si aggiunga che non si poteva rimanere insensibili all’esigenza di esprimere solidarietà, quella solidarietà che è stata posta a base del progetto di unificazione europea fin dai suoi primi passi. Dobbiamo inoltre chiederci quale potrebbe essere stata l’evoluzione politica di taluni Stati ex-comunisti se non fossero stati “incorporati” nell’Unione europea. Certamente la Federazione russa, soprattutto con Putin al comando, non sarebbe stata a guardare ed aiutare senza un riscontro gli ex Paesi satelliti e molto probabilmente avremmo avuto più Ucraine con cui confrontarci. Non dobbiamo mai dimenticare che cosa sia l’Europa, con tutte le sue diversità. Il filosofo francese Jacques Maritain diceva che alti costi per piccoli mu-
gliono andarsene per la strada che ritengono più conveniente (cioè quella che garantirebbe ai governi in carica di farsi rinnovare i mandati). Temo che il tunnel evocato dal Direttore Magagnotti non abbia sbocco in uno spazio .....illuminato da una luce almeno crepuscolare. Spero di non averLe preso troppo del Suo tempo esponendo considerazioni largamente coincidenti con gli editoriali del Suo giornale, ma mi farebbe comunque piacere avere un Suo cenno di riscontro. Molto cordialmente, Gilberto Invernizzi
tamenti sono una caratteristica dell’Europa. Auguriamoci che i governi nazionali dei Paesi membri dell’Unione europea con le loro maggioranze politiche sappiano ricuperare un po’ di saggezza dei Padri fondatori e rendersi conto che solo un’Unione forte e esa potrà garantire un futuro alle nuove generazioni; senza un consolidamento dell’Unione, i singoli Stati nazionali da soli, compresa la potente Germania, sono e saranno troppo piccoli per affrontare le sfide del futuro. La ringrazio per le riflessioni che Lei ci ha offerto e mi auguro che siano tante le persone che, come Lei, oltre ad interessarsi legittimamente dei problemi nazionali e locali si preoccupano del futuro di quella che De Gasperi definiva “la nostra Patria Europa”. Paolo Magagnotti
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