Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella
Le buone azioni...
Giudi iudicarie
il
iornale delle
PAG.
MAGGIO 2022
...per la crescita del nostro territorio
Mensile di informazione e di approfondimento
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L’EDITORIALE di Adelino Amistadi
Ma quale equidistanza! La guerra in Ucraina continua nella sua crudeltà ed è difficile prevedere, a breve, la cessazione dell’uso delle armi. Putin è ormai lanciato verso la conquista, se non dell’intera Ucraina, sicuramente della parte meridionale del Paese. Donbass, Crimea e Odessa compresa. Non sono pochi gli Italiani che si stanno schierando dalla parte di Putin nella disastrosa guerra che sta massacrando l’Ucraina. Nei dibattiti televisivi ogni giorno si scoprono opinionisti più divisi, seppur in maggioranza a favore della resistenza ucraina, c’è sempre qualcuno alla ricerca di visibilità che si schiera più o meno con Putin, apportando le più svariate giustificazioni. Numerose polemiche ha poi suscitato il presidente dell’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani, che si è schierato con la Russia e chiedendo la resa dell’Ucraina per fare in modo che la guerra finisca. Di fronte al dilagare di queste posizioni più o meno neutraliste che stanno facendo presa nella pancia dell’opinione pubblica, è intervenuto il Presidente Mattarella, nel suo discorso celebrativo della Festa della Liberazione, per chiarire e giustificare la posizione dell’Italia nella guerra in corso. Si dice che era da tempo che il Presidente avrebbe voluto intervenire consapevole della deriva neutralista che avanzava nella pubblica opinione, con il discorso di venerdì 22 aprile ha finalmente messo le cose in chiaro, lanciando un vero e proprio monito verso chi dimentica l’eroismo di chi, come i partigiani italiani, non si è arreso alla prevaricazione ed al sopruso anche a costo di inforcare le armi per difendere il proprio territorio, la propria patria e garantire un futuro di pace alla propria gente. A pag, 12
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ANNO 20 - MAGGIO 2022- N. 5 - MENSILE
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Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella
FONDATO NEL 2002 - Distribuito da
Idroelettrico, una partita da non perdere. È a rischio la ricchezza giudicariese EUROPA di Paolo Magagnotti
Ed è ancora guerra!
Siamo ancora in guerra, in guerra con l’uccisione di tante vittime innocenti, immagini terrificanti di bambini e mamme che vengono massacrati, distruzione di ogni genere. La follia umana e le ambizioni imperialistiche non accennano ad attenuarsi e il pericolo di scivolare verso una nuova tragedia globale che dopo il 1945 pensavamo non più realistica è divenuta realistica. Vogliamo tutti sperare che menti illuminate che amano la vita di tutti gli esseri umani possano il più presto possibile fare breccia nelle oscure ed opache menti di un sanguinoso dittatore, il quale, purtroppo, non manca di alleati in alcune parti del mondo. A pagina 13
20 anni con il Giornale delle Giudicarie Territorio
A Fiavè il decennale del Museo palafitticolo
A PAG. 14
Il ricordo
Addio a Vigilio Nicolini
A PAGINA 16
TRUFFE Una mano arriva dall’arbitro bancario Centro A pag.Specializzato 10
Riforme
mB mobili BONENTI Le Comunità di Valle in
ATTUALITÀ I bambini ...eintumarcia percome la pace A pag. 14 dormi?
mano ai sindaci
Materassi e Reti
A PAGINA 6
Attualità
Presentato il nuovo Piano provinciale dei rifiuti
RUBRICA Relax Come eravamo + alzapersona A pag. 31 A PAG. 8 SELLA GIUDICARIE (BONDO) - Tel. 0465.901919 - 339.1388960
ESTATE Le proposte culturali della Valle del Chiese A pag 34
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Per venire incontro alle esigenze economiche dei propri pazienti, Dental Sarche offre ������������� ����������������������������
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GIOVANI InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda A pag 17
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MAGGIO 2022
Rassegna Stampa
RASSEGNA STAMPA APRILE 2022
A cura della REDAZIONE
DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA Nuovo record europeo per Crippa: 13 minuti e 14 secondi nei 5000 m su strada Tempo da record per il mezzofondista Yeman Crippa a Herzogenaurach in Germania: in 13 minuti e 14 secondi completa il tracciato dei 5000 metri su strada e segna il primato europeo! Il giovane fuoriclasse ha abbassato di quattro secondi il record del francese Jimmy Gressier – 13’18’’ Montecarlo 2020 – e di sei secondi il precedente primato personale e record italiano – 13’20’’ Vadena 2020. Crippa ha passato il traguardo in settima posizione, davanti a lui l’etiope Yomif Kejelcha - 12’53’’, autore della terza prestazione mondiale di sempre. Il primato del mondo è fermo a 12’49’’ da parte di Berihu Aregawi – Barcellona 2021. Ceis: “Bilancio 2021, ristornati 1,2 milioni ai soci prima dell’estate per fronteggiare la crisi economica” Le Assemblee separate del CEIS – Consorzio Elettrico Industriale di Stenico – quest’anno si sono svolte regolarmente, ra il 7 e il 16 aprile in videoconferenza. I Delegati, nell’Assemblea Generale del 29 aprile hanno votato la proposta di ristorno ed il bilancio chiuso al 31/12/2021. L’approvazione del bilancio, avvenuta all’unanimità, permette di ristornare ai Soci 1,2 milioni di euro già nelle bollette in emissione a maggio, dando una risposta rapida e concreta alle imprese e alle famiglie socie in un momento così critico. La rete ultraveloce promossa nei tre Comuni di Pieve di Bono – Prezzo, Albiano e Besenello Open Fiber promuove la rete
ultraveloce in tre Comuni del Trentino. Ad Albiano, Pieve Di Bono-Prezzo e Besenello sono oltre 3.240 le unità immobiliari che possono usufruire della connessione a banda ultra larga. Navigare a una velocità mai raggiunta prima, cioè con la fibra ottica che arriva direttamente nelle case, nelle scuole, nelle aziende e negli uffici pubblici. Un servizio, così come accade nelle grandi città, a cui possono accedere adesso anche gli abitanti di Albiano, Pieve Di Bono-Prezzo e Besenello. Ed è qui che Open fiber promuoverà per cittadini ed imprese le nuove opportunità. Inaugurata la nuova teleferica al Rifugio “Ai Caduti dell’Adamello”: cerimonia a 3000 metri di quota Un’opera di notevole importanza a supporto di una struttura di altissimo valore storico, culturale, alpinistico e turisti-
Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento
Anno 20 maggio 2022 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Tel: 0465 349020 Presidente: Oreste Bottaro Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Achille Amistadi, Adelino Amistadi, Virginio Amistadi, Mario Antolini Musòn, Matilde Armani, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Dario Beltramolli, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Chiara Garroni, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Martina Sebastiani, Alessandro Togni, Ettore Zampiccoli, gli studenti dell’Istituto Guetti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 4 maggio 2022 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129
co del Trentino: il rifugio “Ai Caduti dell’Adamello”, sulla Lobbia alta, nel parco naturale Adamello-Brenta, ora servito dalla nuova teleferica monofune inaugurata ad oltre 3.000 metri di altitudine. A tagliare il nastro, in una piccola cerimonia presso il rifugio che ospitò anche papa Wojtyla, il presidente della Fondazione “Ai Caduti dell’Adamello” onlus Francesco Squarcina, in rappresentanza dell’ente che ha promosso l’opera, assieme al presidente della Provincia autonoma di Trento. In un momento al quale hanno partecipato gli altri soci della Fondazione, a nome dei due versanti, trentino e bresciano: il sindaco di Spiazzo, Comune che ospita la struttura sul proprio territorio, gli amministratori degli altri Comuni della val Rendena e del parco naturale Adamello-Brenta, gli alpini delle sezioni di Trentino e Brescia, i soci lombardi con il Cai, la Comunità montana della Valcamonica, la Provincia e il Comune di Brescia. L’intervento dal costo complessivo di 1.460.000 euro è stato sostenuto con un contributo del 90% della Provincia autonoma di Trento (pari a 1.314.000 euro) e con 100.000 euro a carico dei soci del versante bresciano. I lavori, sono stati realizzati dall’impresa Fostini di Pinzolo. Riaperta la strada fra Condino e Brione: il paesino non è più isolato Situazione ripristinata e sotto controllo dopo la caduta di un masso di circa duecento quintali che era piombato sulla carreggiata che sale al piccolo centro di 120 abitanti. Disagio risolto. Dopo un attento controllo si è deciso di riaprire la strada, non avendo evidenziato alcuna criticità.
Youth Alpine Interrail: scoprire le regioni alpine viaggiando in treno Andare alla scoperta delle Alpi a basso impatto ambientale: lo si può fare grazie ai biglietti ferroviari Youth Alpine Interrail (Yoalin). Entro il 20 maggio i giovani tra i 18 e i 27 anni possono vincere uno dei 150 biglietti messi in palio per viaggiare lungo la regione alpina, gratuitamente e in modo sostenibile; l’Arge Alp, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua fondazione, sponsorizza 50 dei 150 biglietti a disposizione. Arge Alp, sotto la presidenza del Land Tirolo, sta portando avanti una serie di progetti sul tema della tutela telematica e dello sviluppo nell’arco alpino, tra cui il premio Arge Alp per la tutela climatica, l’impegno per delle foreste alpine clima-intelligenti, un corso di formazione sulle valanghe così come un corso sulla tutela del suolo. Al via il XVII Festival dell’Economia di Trento Dal 2 al 5 giugno in scena la 17^ edizione dedicata al tema “Dopo la pandemia, tra ordine e disordine”. Il fitto programma di eventi ospiterà 9 Premi Nobel, oltre 75 relatori del mondo accademico, 20 economisti, 36 relatori internazionali, oltre 30 tra manager e imprenditori, 10 Ministri. In quattro giorni oltre 200 eventi con le iniziative “Economie dei Territori”, “Incontri con l’Autore”, “FuoriFestival”. 26 Business Partner e 5 Media Partner (ElEconomista.es, Financial Times, Rai Radio1, Rai Radio3 e Sky Tg24). In linea il nuovo portale del Libro fondiario e del Catasto Il Trentino ha deciso di anticipare il passaggio alla nuova versione del sistema operativo OPENkat, condiviso con Bolzano, la cui migrazione avverrà successivamente. Il nuovo portale è entrato in servizio negli scorsi giorni e è stato curato da Trentino Digitale. L’accesso ad OPENkat è aperto a tutti gli utenti che sottoscrivono il contratto con la Provincia autonoma di Trento, in particolare, ingegneri, architetti, geologi, geometri, periti, agronomi e forestali, agrotecnici, notai, avvocati, commercialisti e contabili. “Oggi - sottolinea il direttore generale di Trentino Digitale, Shahin Kussai - il sistema trentino può disporre di uno strumento online aggiornato e migliorato in termini di funzionalità e facilità di utilizzo, studiato sulle esigenze degli utenti”. Openkat è stato utilizzato nel 2021 da 15,7 mila utenti abilitati, per un totale di 2,67 milioni di ricerche e 2,39 milioni di visure. Altre novità arriveranno nei prossimi mesi. Ad esempio, il Servizio Libro fondiario e Catasto e il team di sviluppo di Trentino Digitale stanno lavorando per consentire l’accesso al servizio tramite autenticazione Spid e la possibilità di eseguire il pagamento dei servizi e dei documenti richiesti tramite la piattaforma digitale PagoPA. Nel corso del 2022 - lo confermano i responsabili del servizio – sarà anche resa disponibile una nuova visura che permetterà di ottenere, in unico documento, i dati riferiti al Libro fondiario, al Catasto fondiario e al Catasto fabbricati. In un libro tutto il mondo dei servizi trentini “a misura di famiglia” Il “Dossier per le politiche familiari, i giovani, le pari opportunità” è un compendio che raccoglie il ricco panorama di servizi e agevolazioni rivolto alle famiglie e ai giovani residenti in Trentino. Dal 2006 l’Agenzia per la coesione
sociale della Provincia autonoma di Trento lo tiene periodicamente aggiornato al fine di fornire alla comunità il più ampio spettro possibile di informazioni sui servizi a loro dedicati sul territorio provinciale. Il documento è consultabile sul sito https://www.trentinofamiglia.it/Politiche-familiari. Creazione di nuove imprese: “Avviso 1/2022 Nuova impresa”, gli incentivi per i progetti promossi da donne, giovani e disoccupati Il bando è finanziato con uno stanziamento di risorse pari a 1.400.000 euro. L’agevolazione consiste in un contributo a fondo perduto a parziale copertura delle spese di avviamento della nuova impresa. La spesa ammissibile va da 20.000 euro a massimi 100.000 euro. A seconda del punteggio ottenuto il contributo varia dal 40% al 50% della spesa ammissibile con un ammontare massimo di contribuzione rispettivamente pari ad euro 40.000 e 50.000. Le domande potranno essere presentate a Trentino Sviluppo Spa - soggetto istruttore dell’iniziativa – a partire dal 28 aprile 2022 (ore 15:00) al 28 luglio 2022 (ore 15:00) - tramite la piattaforma https://agora.trentinosviluppo.it. Numero Blu Autismo & Lavoro, un nuovo strumento di integrazione Qualche settimana fa la presentazione a Villa Lagarina del Numero Blu Autismo & Lavoro 800020407 e del relativo sportello. L’iniziativa nasce dall’impegno sociale della Cooperativa Dal Barba di Villa Lagarina, rappresentata oggi dal presidente Alessandro Pontara. Il progetto intende migliorare la qualità di vita delle persone con autismo e delle loro famiglie offrendo supporto e affiancamento. Particolare attenzione è riservata alle persone che, raggiunta la maturità, rischiano di non poter più esprimere un possibile potenziale lavorativo senza alcuna prospettiva, quindi, di miglioramento della loro qualità di vita. Gli operatori che risponderanno al numero blu, gratuito, aiuteranno le famiglie ad orientarsi sulle possibilità offerte in ambito locale e nazionale; forniranno inoltre consulenza rispetto a dubbi e incertezze su diritti, prestazioni, scuola e lavoro. Disponibile anche un aiuto psicologico per le persone con particolare fragilità. Presentato il Consiglio delle cittadine e dei cittadini dell’Euregio, candidature fino al 15 maggio L’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino vuole essere sempre più concreta e visibile per le popolazioni dei tre territori che la compongono. Per coinvolgere direttamente gli abitanti, è stato attivato un Consiglio delle cittadine e dei cittadini dell’Euregio. L’organismo presenterà proposte concrete su temi attinenti l’ Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino affinché possa diventare visibile e tangibile sia all’interno dei propri comuni che in quelli dell’intera area Euregio. Il Consiglio dei cittadini dell’Euregio sarà composto da 30 membri, 10 per ciascuno dei tre Comuni che hanno dato la loro adesione a questa prima edizione. Si tratta di Hall in Tirolo, di Bressanone in Alto Adige e di Arco in Trentino. Il direttore generale dell’Azienda sanitaria è Antonio Ferro E’ Antonio Ferro, già direttore facente funzioni, il nuovo direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Lo ha deciso la Giunta provinciale, su indicazione dell’assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia, Stefania Segnana.
Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.
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Si stanno avvicinando le elezioni provinciali e, come di solito succede, cominciano un po’ tutti a raccontarci le cose più strampalate. Un po’ tutti i partiti sono impegnati nel riprogettare l’intera Provincia, cose da pazzi, investiranno centinaia di milioni in pochi mesi per rimettere a posto un po’ tutte le cose che hanno promesso in tanti anni, ma che non hanno mai realizzato. Siamo pronti, sembrano dire, inizieremo con l’autostrada della Valdastico che ci collegherà con con il Veneto, così saremo più comodi nel collegarci con Zaia, il presidente santo protettore di Fugatti, vuoi vedere che prima o poi finiamo tutti nel pancione del Veneto. La Valdastico è la strada giusta per facilitarne la transizione. Poi c’è la ferrovia che dovrà collegare Rovereto con Riva del Garda, indispensabile per il turismo, non possiamo più aspettare, con il prossimo anno sarà realizzata, parola di Presidente. Ci sarebbe anche il sotterramento del tratto di ferrovia Trento-Rovereto, ma non nel calendario dell’immediato, prima c’è la deviazione della ferrovia in prossimità di Trento con l’interramento della stessa, stazione compresa. Su quest’opera sembra ci sia la spinta forte del Comune di Trento, ma quanto mai, opere di così grande portata sono tutte in mano alla Provincia, è la Provincia che sa cosa fare, come e quando. Nel frattempo si avvicinano le Olimpiadi invernali, la Provincia non può esimersi dal fare la sua parte. Cominciando con la pista di pattinaggio di Pinè, un’ottantina di milioni, si e no che basteranno, ma è urgente, diamoci da fare. S’è parlato a lungo di reintrodurre il trenino per la val di Fassa, un bel progetto, ma troppo costoso, lasciamo perdere, già c’è il trenino della val di Non, contenti i nonesi, contenti tutti. Però sarà opportuno sistemare le strade per la val di Fassa e Fiemme, sono pur strade importanti, per il turismo trentino, e per la viabilità provinciale. Così come entro l’anno prossimo sarà realizzato (?) lo sdoppiamento della strada, doppie corsie, e ammodernamento della ferrovia in Valsugana. Ben fatto! E non dimentichiamo-
Il Saltaro
MAGGIO 2022
La voce del popolo ci il Not, il nuovo ospedale, il cui iter realizzativo è iniziato nel 2001 e dopo vent’anni siamo ancora da capo, non se n’è fatto nulla, con una serie di appalti, ricorsi, nuovi appalti e nuovi ricorsi, nel frattempo si sono spesi duecento milioni, più o meno, per la progettazione e tutto il seguito delle pratiche necessarie per appaltare. E adesso? Si ricomincia, ma sembra che addirittura si voglia cambiare la località prevista per la costruzione. Il nuovo ospedale, a quanto pare, è rimandato a chi sa quando… si e no che lo potranno godere i nostri nipoti. Purtroppo la non costruzione del nuovo ospedale è una perdita non di poco, soprattutto per le valli dove l’ospedale periferico (eccetto quello di Cles... ti pareva!) è già stato ridotto al lumicino con l’impegno che quanto prima sarebbe entrato in vigore un nuovo e moderno ospedale, il Not. A dir il vero, ai nonesi ed ai solandri, la cosa non interessa granchè, a loro non manca niente, quasi un’autostrada che ti porta a Folgarida, ospedale con i fiocchi, con tutti servizi necessari, trenino e servizio corriere che li porta su e giù da Trento ogni quarto d’ora, con i soldi del Covid la Provincia ha comprato loro anche i carri per la raccolta delle mele, poverini! Poveri come sono, bisogna pur aiutarli! L’anno prossimo sarà un anno di miracoli e di grandi realizzazioni, le promesse sono tante, e la voglia di fare (a parole) è altrettanto grande. Speriamo in bene: E noi? Noi Giudicariesi contiamo poco o niente. Qualora il Trentino venisse inglobato nel Veneto, noi Giudicariesi saremmo come il Donbass ucraino, verremo lasciati in regalo alla Provincia di Brescia e buona notte! Proprio in questi giorni mi è giunto da parte di un amico un vecchio articolo dell’Adige, risalente al 1954 in cui si parla di un incontro, a Condino, del Presidente
della Regione, l’avv. Odorizzi, (allora la Provincia non aveva poteri) con i Sindaci delle Giudicarie, per ascoltarne le necessità impellenti e permettere alla Regione di intervenire. Per la prima volta i Sindaci misero sul tappeto la sistemazione della strada da Idro a Dimaro. Gran parte del nostro turismo d’allora dipendeva dalla strada che ci collegava a Brescia, ma soprattutto il trasporto delle merci della zona industrializzata di Storo aveva urgente necessità di trovare un facile sbocco in autostrada. I Sindaci nel rafforzare la richiesta si erano dichiarati disposti a contribuire al finanziamento laddove la Regione non avesse disponibili-
tà finanziarie. 1954… più di mezzo secolo fa, si cominciò allora a parlare della viabilità delle Giudicarie verso Brescia ed ancor oggi se ne parla senza che si sia mossa una foglia. Da allora ogni due o tre anni, la questione veniva sollecitata dalla comunità giudicariese, nuovi incontri e nuove promesse, famoso l’incontro tra Flaminio Piccoli, allora ministro, e l’on. Prandini anch’egli ministro, bresciano, di nascita e d’elezione, sembrava cosa fatta...già...come sempre... non se ne fece niente. Si ricominciò con ancor più insistenza quando fu costituita la Provincia autonoma con pieni poteri, passarono uno dopo l’altro i neo presidenti provinciali, tutti a giurare interventi immediati, e poi tutti che bellamente se ne dimenticavano salvo riprendere le promesse in tempo di elezioni. Con l’uscita di Dimaro dalla necessità di una strada congrua essendo servito dalla nuova strada nonesa, il problema della strada Brescia-Madonna di Campiglio sembrò non interessare più a nessuno. Nel 2005 fu l’ultimo grande incontro per definire, una volta per tutte la questione. Gran convegno a Trento in Provincia, Dellai con Grisenti garante, con la presenza dell’Assessore competente della Lombardia, con Tv schierate, giornalisti, Sindacie e quantaltro, finalmente
s’è deciso, la Provincia di Trento era pronta a finanziare immediatamente lavori per circa una cinquantina di milioni per risolvere l’annoso problema della viabilità giudicariese. Con estrema urgenza, s’era detto, anche perché ormai da anni la zona industriale di Storo, una delle zone più attrezzate del Trentino, stava perdendo “appeal” ed erano già molti gli imprenditori che avevano spostato la loro attività nella bresciana, proprio per le difficoltà di raggiungere l’autostrada con le loro merci. Finalmente ci siamo...già, si fa per dire...Niente di niente. Oibò! Qualche anno fa, finalmente qualcosa si muove, il vecchio ponte del Caffaro comincia a tossire, reduce dalla prima guerra mondiale, sembra scricchiolare, allora bisogna intervenire, cominciamo da un nuovo ponte e faremo il resto. Progettato in poco tempo e realizzato, bel ponte, bravi! Solo dopo qualche giorno si sono accorti che corriere e camion, passato il ponte, erano poi impediti dal proseguire, non s’erano accorti che non c’era possibilità di sbocco...che figura di m…! E’ proprio iella, sfortuna nera, non se ne indovina una, e cosi si dovrà ricominciare....proprio in questi giorni sembra che i Comuni interessati abbiano deciso di costruire un terzo ponte...ma ormai i chiesani
hanno perso ogni speranza, che dio ce la mandi buona! Per fortuna che il Presidente Fugatti è intervenuto con la sua Giunta ad un incontro con l’amministrazione di Tione per parlare ancora una volta della viabilità delle Giudicarie(!) rimasta, più o meno, quella del dopoguerra. Buone notizie, ristrutturazione delle gallerie di PontePià, circonvallazioni di Pinzolo e di Ponte Arche, entro l’anno prossimo si inizieranno i lavori, così hanno detto. E la stretta di Breguzzo? Bisognerà pur sistemarla prima che qualcuno ci rimetta la pelle...sono una quindicina d’anni che se parla, tutto pronto, adesso facciamo, adesso progettiamo, adesso non facciamo niente...come sempre, purtroppo. La Provincia s’è procurata un alibi, nella casa che si dovrebbe demolire c’è una pittura da salvaguardare, oibò! Niente di particolare, non la si trova su nessun libro di storia dell’arte, per di più è ormai in gran parte sgretolata, ma è sufficiente per bloccare ogni intervento, a costo di rischiare vite umane, robe da pazzi! Ora, ha garantito il presidente Fugatti, abbiamo intenzione di metterci rimedio, affideremo quanto rima la progettazione (ma non era già stata progettata due o tre volte?) e poi procederemo, i soldi ci sono...speriamo che nel frattempo non succeda niente, se succedesse qualcosa di tragico andremo a prendere per il collo i responsabili! Nel frattempo la Provincia chiama il popolo al divertimento, c’è Vasco Rossi a Trento che canterà per noi... di certo la sua musica risolleverà il morale a tanta gente delusa ed incazzata. E per concludere, la sapete l’ultima, ultima si fa per dire, è da tempo che se ne parla, Dellai a suo tempo ha finanziato, dall’alto della sua lungimiranza, una galleria a senso unico per collegare quel che è rimasto della Valvestino con la piana di Storo. Idea geniale...Costo? Quaranta milioni, un unico tunnel con semaforo che ne guiderà il transito. Per chiudere con il sorriso ci voleva quest’ultima trovata. Di certo possiamo dire con certezza che mai nessuna valle del Trentino è stata presa in giro con false promesse e disinteresse totale da parte degli organi provinciali come le Giudicarie in generale e la val del Chiese in particolare...speriamo che le cose cambino e in qualche modo qualcuno ci ripaghi dei torti subiti, sarebbe il minimo che la Provincia dovrebbe fare. Il vostro Saltaro è pienamente d’accordo. Evviva le Giudicarie!
Focus: Energia Il settore dell’energia sta diventando strategico a livello mondiale e scatena tensioni fino ad arrivare a guerre atroci. Il Trentino ha una risorsa fondamentale, l’acqua, dalla quale si ottiene l’energia idroelettrica. Quali sono le competenze della Provincia e le strategie del Trentino per gestire questa risorsa importantissima anche dal punto di vista ambientale? La Provincia sta esercendo dal 1 gennaio del 2000 le funzioni amministrative inerenti le grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico, competenze che prima erano dello Stato. Ciò è avvenuto nel contesto del grande cambiamento fissato con il Decreto Bersani del 1999 che, di fatto, ha sancito il passaggio dal regime pubblico al regime di mercato nel campo della produzione di energia elettrica. In quell’occasione la scadenza delle concessioni di ENEL nella nostra Provincia è stata fissata al 2010. Da allora la PAT ha legiferato in materia di energia idroelettrica da un lato introducendo un regime di proroga vincolata ad ulteriori obblighi a carico dei concessionari (tra i quali quello del pagamento dei canoni aggiuntivi e ambientali) e, dall’altro, siglando apposite intese con le regioni vicine per le derivazioni poste a scavalco tra territori. Grazie alle proprie competenze la Provincia, dal punto di vista ambientale, ha saputo mettere in campo strumenti appropriati al recupero dell’ambiente e in particolare dei corsi d’acqua interessati dalle Derivazioni, ad esempio attraverso l’attuazione dei rilasci d’acqua del deflusso minimo vitale e introducendo dei vincoli ad una minore escursione dei livelli dei laghi utilizzati a scopo idroelettrico. Tutto questo ha consentito di migliorare fortemente anche gli aspetti paesaggistici che caratterizzano il territorio interessato dalle derivazioni. Questi interventi sono possibili anche grazie ad una corretta gestione svolta dal concessionario, rappresentato da società miste alla quale partecipa Dolomiti Energia con una quota del 60%. Concessionari che assicurano anche l’apporto di importanti risorse finanziarie che ammontano a circa 100 milioni di euro all’anno tra canoni demaniali, sovracanoni Bim e rivieraschi, canoni aggiuntivi e ambientali, nonché una quota di 140 milioni di kWh di energia gratuita alla Provincia (ospedali, RSA, servizio depurazione, gallerie, scuole secondarie…), per un valore di circa 20 milioni di euro. Ai comuni giudicariesi questo sistema garantisce di canoni aggiuntivi e ambientali un introito di circa 12,5 milioni di euro all’anno e 1,2 milioni alla Comunità di Valle, mentre ai Bim e ai comuni rivieraschi altri 6,4 milioni. In questa legislatura ci siamo accordati con lo Stato per la modifica dell’art. 13 del nostro Statuto allo scopo di allungare il periodo di proroga non solo fino al 31/12/2023, ma allineando il termine ad una data successiva, il 31/07/2024, individuata dallo Stato per analoghe con-
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L’idroelettrico, ricchezza trentina Il Vicepresidente della Provincia di Trento Mario Tonina: “La Legge approvata nel 2021 privilegia l’interesse locale superando il solo interesse privato nel rispetto della disciplina europea”. cessioni, per assicurare parità di condizioni e uniformità con tutto il territorio nazionale, dato che, altrimenti, saremmo stati i primi a dover riaffidare con gara le Concessioni. L’idea è però di non fermarsi qui, ma ricercare soluzioni finalizzate a mettere in campo l’impegno di risorse private nel breve periodo per sostenere investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi del PNRR grazie al prosieguo delle grandi Derivazioni. In tal senso nell’ambito delle audizioni al Senato del ddl sulla Concorrenza, ho rappresentato l’opportunità di privilegiare anche con lo strumento del Partenariato Pubblico Privato, una proroga al 2029 delle concessioni idroelettriche a fronte dell’implementazione, da parte degli operatori, di investimenti straordinari per incrementare la vita degli impianti e adattare l’inserimento nell’ambiente con indubbie ricadute sui territori anche in termini occupazionali. L’anno scorso è stata approvata una legge provinciale che stabilisce l’obbligo di effettuare delle gare per l’affido delle concessioni di piccole derivazioni idroelettriche in scadenza. Non c’è il pericolo che tutto passi in mano ai privati e che si perda il legame storico tra utilizzo dell’acqua e comunità locali, testimoniato dalle nostre cooperative CEIS e CEDIS? Con la legge approvata lo scorso anno, come aveva già fatto la provincia di Bolzano (con Lp n.2 del 2015), è stata introdotta anche in Trentino, una disciplina relativa alla riassegnazione delle concessioni di piccola derivazione d’acqua a scopo idroelettrico, sulla base delle direttive europee in materia di concorrenza, alle quali non ci possiamo sottrarre, prevedendo anche un Regolamento di attuazione della Legge che a breve verrà portato in Giunta provinciale. Senza entrare nel dettaglio, ricordo la grande rilevanza assegnata nell’ambito delle procedure comparative alla tutela dell’ambiente e delle acque, privilegiando la ricaduta locale delle risorse economiche generate per iniziative sul territorio. Oltre alla gara tradizionale, è possibile ricorrere alla costituzione di società miste pubblico-private o forme di Partenariato Pubblico-Privato (PPP). La Legge, prevede anche una forma di
sostegno particolare alle comunità locali attraverso la riassegnazione delle concessioni senza confronto comparativo qualora la concessione sia destinata all’autoconsumo locale dell’energia generata; ciò sia mediante le cooperative storiche di produzione e consumo come CEIS e CEDIS che attraverso le Comunità energetiche o altre forme consortili che consentono di garantire l’uso locale dell’energia idroelettrica generata, a prescindere dall’andamento del mercato dell’energia che, come abbiamo visto negli ultimi mesi, è molto incerto e rischioso. Di conseguenza, con questa legge, non solo viene tutelato il legame storico tra l’uso dell’acqua e le comunità locali, testimoniato dalle nostre Cooperative Storiche Elettriche, ma viene introdotta l’opportunità di mettere in campo nuovi strumenti che consentano di creare un legame più al passo coi tempi tra cittadini ed enti locali, interessati all’uso dell’acqua a scopo idroelettrico. Quindi, in questo modo, la Legge approvata nel 2021 privilegia l’interesse locale superando l’interesse privato nel rispetto della disciplina europea. Oltre all’idroelettrico è importante investire sul fotovoltaico, che programmi intende lanciare la Provincia in questo campo? Proprio in questi giorni è stata approvata dal Consiglio provinciale la legge riguardante “Misure per la promozione dell’uso dell’energia da fonti
rinnovabili per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili” che ho proposto. Con essa, di fatto, da maggio installare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, in Trentino, sarà molto più semplice per effetto delle procedure semplificate per l’installazione dei nuovi impianti apportato con l’approvazione della legge. Diventano liberi (basterà una comunicazione al Comune), tutti gli impianti solari termici e fotovoltaici sulle coperture degli edifici, indipendentemente dalla taglia, e quelli installati a terra nelle pertinenze fino a 50 kW di potenza. Nei centri storici si dovrà rispettare l’inclinazione del tetto e posizionarli a terra solo se non ci sono alternative e nel rispetto delle norme di sicurezza. Se, per ospitare i pannelli, fossero necessarie strutture portanti a copertura di costruzioni esistenti, possono essere realizzate con permesso di costruire ma non incideranno sulla SUN e non saranno soggette a contributo di costruzione. Non solo per il fotovoltaico, anche per gli altri impianti da fonti rinnovabili, ad eccezione dell’idroelettrico, sono state definite procedure uniche in capo a Comuni o Provincia, con un termine massimo di 90 giorni. La legge dà una forte risposta in questo momento di crisi energetica ma trae il suo fondamento dagli
obiettivi di decarbonizzazione che la Provincia si è data con il Piano Energetico Ambientale Provinciale 2021-2030, e punta a dare sostegno alle rinnovabili per raggiungere l’obiettivo di aumentare la produzione del 13,4% entro il 2030. I recenti aumenti sia nel settore dell’energia elettrica che in quello del gas e degli altri carburanti sono causati principalmente dall’aumento delle materie prime ma qualcuno sostiene che vi sia anche un’azione speculativa nel mercato. Che interventi può attuare la Provincia per evitare queste speculazioni e che iniziative ha in programma per andare incontro alle famiglie e alle imprese in difficoltà per l’aumento eccezionale delle bollette? Con la maggiore diffusione delle rinnovabili e la possibilità di realizzare impianti, per imprese e famiglie, in maniera più rapida e semplice, la Provincia autonoma dà una prima risposta al problema della produzione dell’energia in sede locale, puntando su un effetto di riduzione della dipendenza di famiglie e imprese dalle forniture esterne e, quindi, a una possibile riduzione anche del costo delle bollette. Ma non solo: accanto alle norme introdotte dalla legge da me proposta, ci sono anche aiuti a livello sia nazionale che lo-
cale. Pensiamo alle detrazioni fiscali previste a livello nazionale per questi interventi sia a favore dei privati che delle imprese: si tratta del 50% per le famiglie, con la possibilità di cessione del credito ai fornitori, in modo che la spesa risulti di fatto dimezzata e del 6% per le imprese, sempre calcolato sul costo dell’impianto di energia rinnovabile. A livello locale, per le aziende, inoltre, grazie ai Fondi Europei di Sviluppo Regionale, la Provincia destinerà 20 milioni di euro con bandi di prossima uscita (tra maggio e giugno), e percentuali di contribuzione pari al 30% della spesa per gli impianti fotovoltaici che verrà ammessa a finanziamento. Inoltre, è in fase di conclusione un accordo strategico tra la Provincia e i quattro BIM, compresi i BIM Sarca e Chiese, finalizzato sia a supportare economicamente le famiglie tramite un contributo a fondo perduto, sia a calmierare i prezzi per la realizzazione degli impianti. Accanto a ciò, c’è il tema delle comunità energetiche che possono avere grande sviluppo in un territorio come il nostro in cui la Cooperazione è diffusa e i Comuni possono essere coinvolti. Il PNRR prevede per il Trentino circa 50 milioni di euro, a tasso zero, per 10 anni proprio per le Comunità energetiche. Inoltre la Provincia ha già avviato l’iter per assegnare il bonus bollette che ammonta a 25 milioni di euro a favore di famiglie trentine in difficoltà per i rincari dell’energia e che riguarda tra i 60000 e i 70000 nuclei familiari. Infine, grande attenzione continuerà ad essere posta all’utilizzo delle biomasse legnose locali, come risorsa rinnovabile sia per le imprese sia per i territori, con meccanismi di sostegno rivolti ai cittadini e alle realtà economiche.
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Focus: Energia
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“Produrre energia in modo sostenibile è una necessità”
Il Bim ha tra le sue entrate principali i sovracanoni e i canoni aggiuntivi a carico delle aziende che producono energia idroelettrica sul territorio. A quanto ammontano e come vengono utilizzati sul territorio? La quasi totalità delle entrate del Consorzio provengono dal pagamento dei canoni da parte dei concessionari delle derivazioni idroelettriche (i principali sono Hydro Dolomiti Enel, Edison). I sovracanoni, i canoni rivieraschi e i canoni aggiuntivi sono prestazioni patrimoniali che la legge impone ai concessionari delle derivazioni idroelettriche a favore delle popolazioni locali: appartengono alla gente di montagna, della nostra valle. Per avere un’idea delle cifre di cui stiamo parlando, i sovraccanoni spettano al Bim ed ammontano a circa 2.600.000 Euro all’anno, mentre i canoni aggiuntivi spettano ai comuni che semplicemente transitano dal bilancio del Bim per volontà del legislatore. L’importo di tali canoni aggiuntivi varia anno per anno: dipende dalle necessità di liquidità dei comuni per finanziare spese del loro bilancio. Negli ultimi tre anni hanno
Claudio Cortella, presidente del Bim del Chiese “Più che di compromesso credo sia più opportuno parlare di sinergia”
oscillato da circa 3.900.000 di Euro nel 2019, a circa più di 4.700.000 di Euro nel 2020 e a poco meno di 4.000.000 di Euro nel 2021. La scelta su come utilizzare questi proventi spetta all’organo di massima espressione politica di ciascuno dei due Enti: ovvero Assemblea del Bim per i sovraccanoni e Consiglio Comunale per i canoni aggiuntivi. I sovraccanoni vengono utilizzati in base alle linee programmatiche del Consorzio Bim del Chiese, approvate dall’Assemblea del Bim e rese esecutive dal suo Consiglio direttivo sulla base delle priorità e delle necessità condivise con i Co-
muni consorziati. Nel 2023 scadranno le principali concessioni idroelettriche nella nostra Provincia. Che ruolo potranno avere i Consorzi Bim in futuro in questo campo? Il tema è ta quelli più strategici, delicati e complessi che i nostri territori si trovano ad affrontare da alcuni anni ormai. La capacità di utilizzare i canoni legati alla produzione idroelettrica per tutelare e valorizzare l’ambiente è tra i fattori che hanno reso nelle
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valli trentine meno marcato lo spopolamento dei piccoli paesi rispetto al resto dell’arco alpino. La scadenza nel 2023 delle principali concessioni idroelettriche e la possibile rideterminazione di questi canoni rischia di mettere in discussione una gestione territoriale virtuosa, ed è importante porre l’accento su questo aspetto. Per questo i consorzi Bim hanno sempre agito in rete, anche attraverso la propria federazione nazionale Federbim per tutelare le prerogative delle Comunità e del proprio territorio, attraverso audizioni parlamentari e confronti con gli attori coinvolti. Nel recente passato i Bim trentini hanno organizzato un interessante convegno sul tema, con particolare attenzione alle opportunità e i benefici per le comunità locali. La federazione nazionale Federbim invece ha partecipato attivamente ai lavori delle Camere, attraverso audizioni. Il ruolo dei Consorzi anche in futuro dovrà essere sempre quello di mantenere sempre viva la sensibilità e l’attenzione del legislatore provin-
ciale e nazionale. Ma credo sia soprattuto importante per i Bim fare rete, tra di essi ma soprattutto tra le realtà locali, per consentire ai territori di affrontare questo momento in modo coeso. Produzione di energia idroelettrica e tutela ambientale sono due direttrici spesso in contrasto tra di loro. Quale è il giusto compromesso tra queste due esigenze? Produrre energia in modo sostenibile, ovvero assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future, è una necessità. Negli anni la sensibilità alla tutela ambientale è permeata sempre più capillarmente ed oggi è condivisa la consapevolezza che i due temi debbano convivere. Più che compromesso, credo sia opportuno parlare di sinergia. La produzione di energia idroelettrica è legata a ristori che devono essere impiegati in azioni di tutela ambientale: Il Bim del Chiese ad esempio ha da tempo riqualificato par-
ti del territorio importanti grazie al progetto schianti (per il recupero del legname a seguito della tempesta vaia) o attraverso il bando agricoltura, che oggi sta vedendo un aggiornamento in continuità e potrà portare in futuro ad una sempre maggiore valorizzazione e tutela ambientale. Un altro approccio sinergico può essere anche quello di ridurre la produzione idroelettrica, e di conseguenza i proventi (come nel caso della centrale Edison), al fine di garantire un maggior rilascio nei corsi d’acqua. Sinergia tra produzione - proventi - e ristorni reimpiegati nella tutela e valorizzazione ambientale può essere un tema per il futuro, anche delle grandi concessioni idroelettriche. I Bim hanno in programma agevolazioni per favorire gli investimenti per la realizzazione degli impianti fotovoltaici che consentono un impatto minore sull’aumento delle bollette energetiche? Il Bim del Chiese ha manifestato sensibilità al tema già nel recente passato: è infatti tra i primi Enti ad aver sostenuto gli investimenti per la riqualificazione energetica e la realizzazione di impianti fotovoltaici attraverso il Bando Energia, che quest’anno grazie al lavoro della Commissione Energia del Bim verrà reintrodotto con un focus particolare all’autoproduzione e soprattutto auto utilizzo dell’energia rinnovabile prodotta attraverso pannelli fotovoltaici. La novità è soprattutto la sinergia tra i quattro Bim del Trentino, la Provincia di Trento e alcuni partners privati che colloca la volontà e la necessità di spingere sul fotovoltaico all’interno di un più ampio scenario.
Focus: Energia Il Bim ha tra le sue entrate principali i sovracanoni e i canoni aggiuntivi a carico delle aziende che producono energia idroelettrica sul territorio. A quanto ammontano e come vengono utilizzati sul territorio? Il Bim del Sarca-MincioGarda comprende i bacini imbriferi - come indicato dal nome - del Sarca, del Mincio e del Garda; lo stesso è poi suddiviso in tre consorzi con sede a Tione, Salò e Brenzone, le quote di riparto dei proventi da sovracanoni sono ripartite: al Consorzio Bim Sarca-Mincio-Garda Tione di Trento quota percentuale del 85,90%, al Consorzio Bim Sarca-Mincio-Garda Salò quota percentuale del 11,50% e al Consorzio BimSarca-Mincio-Garda Brenzone la quota del 2,60%. - I sovracanoni sono attualmente versati dai titolari di 22 concessioni. La quota spettante al nostro Consorzio con sede a Tione ammonta a circa 5.500.000 euro annui spettanti in base alle leggi 959/53 e 228/2012 a queste si aggiungono quote nell’ordine di qualche decina di migliaia di euro derivanti dai canoni dovuti dai concessionari che producono energia elettrica anche utilizzando il sistema di “pompaggio”. L’utilizzo delle entrate è destinato, al netto delle spese di funzionamento del Consorzio, per la gran parte al finanziamento dei Comuni per investimenti in opere pubbliche prevalentemente sulla base di piani triennali approvati dall’Assemblea Generale, quote minori, ma comunque significative, sono utilizzate per finanziamenti di varie iniziative tra le quali meritano attenzione i tanti interventi a favore delle associazioni del territorio, cifre importanti sono destinate a contributi alle famiglie per mutui prima casa, per impianti di recupero acqua piovana, per impianti fotovoltaici e per recupero facciate, sistemazione aree pertinenziali e muretti di recinzione di edifici in centro
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L’acqua bene comune per eccellenza Giorgio Marchetti, presidente del Bim del Sarca: “Insistere affinché i ristori siano prevalentemente riconosciuti sulla base dell’ambito territoriale delle concessioni” storico o comunque edificati in periodi non recenti - I canoni aggiuntivi sono previsti dalla legge 23 del 2007 che ha introdotto il meccanismo di proroga delle grandi concessioni idroelettriche subordinando la proroga stessa al versamento di ulteriori canoni; questi costituiscono una quota molto importante di proventi che, attraverso una serie di adempimenti e percentuali di riparto fissati dalla norma, arrivano direttamente nella disponibilità di Comuni e Comunità di Valle, il totale complessivo delle quote spettanti annualmente ai 31 Comuni del Consorzio Bim del Sarca supera gli 11.500.00 euro, sono gestiti direttamente dagli enti beneficiari. Nel 2023 scadranno le principali concessioni idroelettriche nella nostra Provincia. Che ruolo potranno avere i Consorzi Bim in futuro in questo campo? Premesso che la competenza sull’argomento è della Provincia Autonoma di Trento che sta attentamente verificando la possibilità di ulteriori proroghe delle concessioni, è senza dubbio una partita molto importante per i Consorzi Bim che in prati-
ca esistono perché ci sono i canoni a carico dei concessionari, è quindi naturale che i Bim dovranno occuparsi della questione quantomeno nella direzione di sensibilizzare il legislatore a prestare la giusta attenzione affinché sia mantenuto alto il livello di riconoscimento dei canoni di ristoro alle popolazioni locali attraverso i sovracanoni e i canoni aggiuntivi nelle misure da definire tenendo conto dell’importanza sempre più strategica della produzione di energia idroelettrica, insistendo affinchè i ristori siano prevalentemente riconosciuti sulla base dell’ambito territoriale delle concessioni. Naturalmente in questa occasione va valutata la possibilità di partecipare direttamente alla gestione delle concessioni andando nella direzione di favorire il ruolo del pubblico nella gestione del bene acqua quale bene di pubblica utilità per eccellenza. Nell’eventuale bando di gara saranno da inserire anche tutti gli interventi di miglioramento ambientale che allo stato attuale ritengo sia importante chiedere a carico dei futuri concessionari (canone ambientale). In questa partita vanno anche considerate le possibilità di chiedere
all’Europa la modifica della cosiddetta direttiva “ Bolkestein” che ha portato la Pat al recente intervento normativo che prevede la scadenza delle concessioni anche sotto i 3000 kwh di potenza, riportando quantomeno la prelazione a favore dei concessionari uscenti quando questi sono enti pubblici. Produzione di energia idroelettrica e tutela ambientale sono due direttrici spesso in contrasto tra di loro. Quale è il giusto compromesso tra queste due esigenze? Possiamo affermare che allo stato attuale abbiamo raggiunto un buon livello di compromesso tra la necessità di produrre energia e il mantenimento dell’ecosistema
di fiumi e torrenti, gli attuali livelli di deflusso minimo vitale imposti ai concessionari permettono che le varie attività quali principalmente pesca, troticoltura, autodepurazione e non certo ultimo l’aspetto paesaggistico possano convivere con la produzione di energia idroelettrica che, è importante ricordarlo, è la più pulita in assoluto. I Bim hanno in programma agevolazioni per favorire gli investimenti per la realizzazione degli impianti fotovoltaici che consentono un impatto minore sull’aumento delle bollette energetiche? In data 29 aprile 2022 l’assemblea generale del Bim del Sarca ha approvato una modifica al regolamento per
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i contributi per la realizzazione di impianti fotovoltaici sia in rete che in isola e batterie di accumulo, prevedendo un forte aumento della partecipazione del Bim a questo tipo di investimento che va nella direzione di incentivare il più possibile l’autoproduzione di energia elettrica a favore delle famiglie residenti, diminuendo il ricorso all’uso di energia prodotta prevalentemente con carburanti (gas e petrolio) per la gran parte di importazione e portando, oltre al vantaggio economico, anche un grande beneficio ambientale; gli incentivi proposti vanno nella direzione di aiutare le famiglie alla realizzazione di impianti che possano guardare ad una alta percentuale di autosufficienza energetica prevedendo forte facilitazione per le batterie di accumulo. Il Bim del Sarca ha finora incentivato oltre 1700 impianti per una potenza di oltre 7000 kwh. E’ anche importante ricordare che l’installazione e la realizzazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è ora molto facilitata dalla recente modifica di legge proposta dal Vicepresidente della Provincia Mario Tonina.
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“Usare l’acqua sia per l’energia sia per altre forme di economia, non è un’utopia” Gianfranco Pederzolli, presidente di FederBim: “Mi auguro che la Provincia crei una società pubblica per gestire in proprio le concessioni” sociali economiche delle popolazioni che vivono sul loro territorio. Ecco quindi che oltre a riversare i proventi ai Comuni per opere pubbliche destinano parte di queste entrate ai privati e alle varie associazioni di volontariato che operano nel loro bacino. Il campo di azione verso i privati riguarda contributi sull’istallazione di pannelli fotovoltaici, il recupero delle acque piovane, l’abbellimento delle facciate delle case, e un sostegno per l’abbattimento delle quote interessi sui mutui prima casa.
Nel 2023 scadranno le principali concessioni idroelettriche nella nostra Provincia. Che ruolo potranno avere Consorzi BIM in futuro in questo campo? Nel 2023 ormai diciamo nel 2024, visto che proprio in questo mese di aprile il Parlamento ha allineato le date di assegnazione delle concessioni idroelettriche per tutte le regioni italiane al 2024. Mi auguro che, come già ribadito in più occasioni, la Provincia valuti attentamente di gestire in proprio queste concessioni creando una Società pubblica, dove tutti i Comuni trentini possa-
no essere rappresentati, visto che l’acqua proviene dall’intero territorio montano. Produzione di energia idroelettrica e tutela ambientale sono due direttrici in contrasto tra di loro. Quale è il giusto compromesso tra queste due esigenze? Come già ho avuto modo di dire l’energia è un bene prezioso che nasce dall’acqua, la quale, è anche il bene prezioso per l’ambiente. Per un territorio alpino come il nostro, l’acqua deve essere non solo utilizzata per produrre energia ma anche per
altre forme di rendita economica, quale miglioramento ambientale e il turismo. Quindi si deve operare tenendo conto sia delle produzioni ma anche dell’ambiente. Sembra che le due cose siano inconciliabili ma non lo sono. Sta a noi valutare e gestire questo bene in tutte le sue sfaccettature, cercando di utilizzare la ricchezza prodotta dalla vendita dell’energia per investimenti mirati al mantenimento dell’ambiente fortemente manomesso dalla presenza dei grandi impianti idroelettrici.
Che ruolo potranno avere i BIM per favorire gli investimenti per la realizzazione degli impianti fotovoltaici che consentono un impatto minore dell’aumento delle bollette energetiche? Il Bim del Sarca ha investito da più di 10 anni in questo settore, erogando contributi a tutte le famiglie che intendevano istallare dei pannelli fotovoltaici per produrre energia elettrica, e continuerà a farlo, cercando di favorire anche i sistemi di accumulo. Elenco alcuni dati per far capire l’azione promossa e realizzata con contributo del BIM del Sarca. La cifra erogata a favore dei privati dal BIM a partire dal 2010 è stata di €. 2.117.000, La superficie di pannelli installata, è di circa 38.500 mq, pari in dimensioni a 4 campi di calcio. L’ energia prodotta annua pari a circa 6.000.000 di KW, l’equivalente a 2/3 dell’energia prodotta dalla centrale di Fontanedo.
MARTINELLI
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Il settore dell’energia sta diventando sempre più strategico e l’energia idroelettrica riveste un ruolo fondamentale nell’ambito delle energie rinnovabili che non producono C02 e quindi il riscaldamento del pianeta. Che ruolo avranno i Consorzi BIM nati per favorire il progresso economico e sociale della popolazione mediante l’utilizzo dei sovra canoni derivanti dallo sfruttamento delle acque utilizzate per produrre energia idroelettrica sul proprio territorio? Il settore dell’energia è un settore strategico. Ognuno di noi accendendo la TV, ascoltando la radio o leggendo qualsiasi giornale sente quotidianamente parlare di energia i cui costi raggiunti ci aiutano a capire l’importanza per una Nazione di poter disporre di questo settore strategico, indispensabile sia per la vita quotidiana sia per l’industria. I consorzi BIM devono per legge, L. 959 del 27.12.1953, destinare i loro introiti al miglioramento delle condizioni
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Truffe, di Giuliano Beltrami
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Omne agens agendo perficitur Per soddisfare i propri bisogni non si chiede certamente a una persona di impegnarsi fino pregiudicare la propria salute o le condizioni familiari. Dopo aver fatto il possibile senza successo è giustificato l’intervento della società.
di Paolo Magagnotti Succede, non infrequentemente, che di fronte a eventi che determinano difficoltà sia per le aziende sia per i singoli cittadini e le loro famiglie, si ricorre immediatamente a richiedere l’intervento dello Stato o comunque di istituzioni pubbliche, il cui bilancio è alimentato dagli introiti fiscali provenienti dai contribuenti. Indubbiamente, la società espressa nelle istituzioni deve necessariamente intervenire in aiuto dei cittadini o comunque di tutte quelle realtà sociali che si trovano in difficoltà e che da sole non riescono a far fronte ai propri bisogni. Si tratta di interventi che sono chiaramente previsti dal fondamentale principio di sussidiarietà che, strettamente collegato con la solidarietà. Sappiamo, infatti, che in base al principio di sussidiarietà nel suo risvolto
positivo deve intervenire, in termini “sussidiari”, cioè sostitutivi di qualcos’altro, quando ve ne sia realmente la necessità. La solidarietà concorre evidentemente a sostegno di tale intervento. Va peraltro ricordato che, sempre secondo il principio di sussidiarietà, che rappresenta una delle colonne portanti della società, l’intervento sussidiario è richiesto quando ve ne sia una reale necessità e che il soggetto interessato non sia assolutamente nelle condizioni di soddisfare adeguatamente le proprie legittime esigenze. Non si chiede, indubbiamente, che una persona, o una famiglia, ad esempio, debba fare di tutto per soddisfare i propri bisogni fino al crearsi di condizioni che possono, ad esempio, danneggiare la propria salute o creare comunque pregiudizio
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Buonsenso e responsabilità per una sana società personale o familiare. Questo non deve essere assolutamente considerato. Deve prevalere il principio del buonsenso e della responsabilità. Si deve oltretutto tenere presente che quando si richiede l’intervento dell’ente pubblico, i mezzi che lo stesso mette a disposizione per fornire aiuto derivano dalla raccolta di tasse che sono, o dovrebbero essere pagate da tutti secondo legge. Nell’insieme della raccolta fiscale dobbiamo considerare che vi sono anche gettiti che derivano da persone o da famiglie che non navigano nel benessere ma che si trovano in difficoltà per poter rispettare le norme fiscali. E perché, dunque, se non ho una reale necessità debbo ricorrere ad un serbatoio nel quale hanno dovuto fare versamenti anche persone che per alimentarlo hanno dovu-
to fare particolari sacrifici? Anche nei momenti di particolare difficoltà dovuti a eventi eccezionali non è bene chiedere immediatamente aiuti pubblici prima di verificare se con i propri mezzi, magari con depositi in banca, si può soddisfare i propri bisogni. In dibattiti televisivi di questi ultimi tempi abbiamo sentito
persone che, senza nascondere un buon livello di vita hanno detto che a causa di difficoltà di questi tempi hanno dovuto ricorrere ai loro risparmi in banca. Non si chiede evidentemente a quel signore che ha risparmi in banca di esaurirli fino a determinare per sé stesso condizioni precarie, ma è legittimo e dovero-
so pretendere che prima di chiedere aiuti altrui verifichi con saggezza e responsabilità quello che può utilizzare di suo. È necessario che ognuno eserciti la pratica della responsabilità, oltre che verso sé stesso, anche nei confronti degli altri. Solo così si può costruire ed alimentare una società equilibrata, di reciproco rispetto e retta da una sana giustizia sociale. Nello stesso nostro Trentino, dove non mancano di certo difficoltà e gravi disagi personali e familiari per vivere in maniera dignitosa – situazioni che richiedono, ed esigono aiuto – vi sono realtà che non presentano particolari evidenze generalizzate di povertà. In tali situazioni, sarebbe bene che prima di andare in Piazza Dante a Trento si facesse un pensiero a che cosa vi è in banca.
La solidarietà di un egoista Personalmente ho sempre ritenuto di essere una persona piuttosto egoista. Non ho mai fatto volontariato e non penso che lo farò mai. Ho fatto un anno di servizio civile, ma venivo pagato. Se faccio un favore a qualcuno, tengo sempre conto di possibili risvolti futuri per il mio tornaconto, per fare in modo che quel qualcuno mi deva un favore. Raramente mi curo di quello che accade agli altri e delle disgrazie del mondo. È stato così per la crisi dei migranti, è stato così per il Covid, ed è così anche per l’attuale guerra in Ucraina. Detto in maniera semplice, se qualcosa non mi coinvolge direttamente, per me è come se non esistesse. Mi basta che IO stia bene, per il resto non importa. Tuttavia, come era prevedibile, le conseguenze del Covid prima e della guerra in Ucraina poi non hanno mancato di toccare anche ME. La crisi economica, le chiusure, i prezzi dei generi alimentari e dei presidi sanitari schiz-
zati alle stelle, limitazioni, green-pass, vaccini. E qui ho cominciato a capire qualcosa. Perché mai io, che non ho colpe, devo subire le conseguenze delle chiusure, degli aumenti di prezzo e delle limitazioni per colpa di quelli che fanno i furbetti e escono di casa durante il lockdown, oppure vanno in giro nonostante siano in quarantena o addirittura positivi, oppure che sono contrari alla vaccinazione? Ho pensato che se tutti si fossero comportati da cittadini responsabili, avremmo potuto uscire molto prima dalla situazione Covid. Quindi ho capito che era nel mio interesse che tutti rispettassero le regole, perché in questo modo io avrei potuto finalmente riavere la mia “libertà”. Non mi importa degli altri, basta che io sia “libero”. Che cosa voglio dire con questo? Semplice. Se tutti la pensassero come me, se tutti fossero egoisti e pensassero solo ai propri interessi, allora nessuno ci
avrebbe pensato due volte a vaccinarsi e a restare in casa quando ci era stato ordinato di farlo. In questo modo se tutti (da intendersi come una collettività di individui, tanti io) perseguissero i propri egoistici interessi, farebbero indirettamente del bene anche alla collettività. Come detto all’inizio, se è interesse di ognuno poter tornare al ristorante senza green-pass e mascherina, per far sì che questo egoistico desiderio si realizzi, dovrebbe essere ugualmente nel miglior interesse di ognuno che tutti si vaccinino e si comportino da bravi cittadini. Ma non perché al singolo interessa degli altri. Solamente perché il singolo (io) vuole poter andare al ristorante senza greenpass e mascherina. Ed eccoci al periodo più recente. Pensavate davvero che la guerra avrebbe abbandonato per sempre il nostro continente di guerrafondai? Quasi tutte le guerre più sanguinose degli ultimi secoli si sono combattute in Europa.
Quindi eccoci di nuovo qui. La storia si ripete. Ma non è per fortuna la Terza guerra mondiale. Non ancora, almeno. Il conflitto è fisicamente localizzato solamente in Ucraina. Ed eccomi di nuovo qui, un essere umano egoista che pensa: “Ok, c’è la guerra in Ucraina. In Ucraina, non sotto casa mia. Io non devo andare in guerra e non mi stanno cadendo bombe addosso, quindi questo non mi tocca personalmente.” Ma guardando la situazione ora, con il prezzo della benzina, del gas, degli alimenti e delle materie prime in aumento, anche
la mia vita personale è stata indirettamente coinvolta nel conflitto. Perché mai io, che non c’entro niente e vivo lontano dall’Ucraina, devo pagare per le decisioni prese da qualche folle politico? Perché la benzina mi costa 50 centesimi in più al litro rispetto a due mesi fa e la bolletta del gas è praticamente raddoppiata? Perché devo pagare di più la farina, il pane e la pasta? Che cosa c’entro io? Ora trasportiamo tutto questo discorso sui cittadini russi. Sappiamo bene quante sanzioni sono state inflitte al Paese e
quanto il popolo russo non se la stia passando bene. Se ogni singolo cittadino russo seguisse il mio precedente ragionamento, se ognuno di essi pensasse al proprio benessere e tornaconto, allora sarebbe nell’interesse di ognuno di loro far sì che questa guerra smetta il prima possibile. Non perché gli importa dell’Ucraina e di altro, ma perché gli importa di sé stessi. Se ogni singolo individuo agisce spinto dai propri egoistici interessi, si fanno indirettamente anche gli interessi della collettività. È così che l’egoismo può spingere le persone ad agire per la giustizia universale e per un bene superiore: solamente perché perseguendo il benessere della collettività, anche il singolo ci guadagna. Possiamo definirlo una sorta di egoismo altruistico. Sono una brutta persona per pensarla così? Forse. Ma non mi importa di quello che pensano gli altri. Dopotutto, mi importa solo di me. Mattia Del Rosso
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Attualità
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Da 28 anni, la giornata della famiglia Il 15 maggio ricorre la Giornata internazionale della Famiglia, un appuntamento che compie ben 28 anni, ad istituirla nel 1994 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – ONU. Oggi che la moltitudine di giornate con dedica ci manda quasi in confusione, quale il senso della Giornata della Famiglia? Negli ultimi anni c’è chi parla di Giornata delle Famiglie, ad indicare le sue diverse possibili composizioni. Se la famiglia tradizionale era costituita da un uomo e una donna con figli propri, oggi la concezione di famiglia è più aperta ed inclusiva. Una famiglia può essere composta da genitori di qualsiasi sesso, sposati o meno, possono essere single o coppie, ma anche tre o più; i figli possono essere nati da uno dei genitori o da entrambi, oppure adottati. Al cosiddetto nucleo famigliare possono poi aggiungersi altri membri, come cugini zii e nonni, che trascorrano tempo insieme e si supportino a vicenda, dando vita a famiglie allargate. Dare una definizione di famiglia risulta complesso. Capita che gli stessi mezzi di comunicazione ci pro-
L’EDITORIALE di Adelino Amistadi
Continua dalla Prima Così Mattarella nel citare la data del 25 aprile abbinandola a quella del 24 febbraio ha voluto ricordare la Resistenza come “una esperienza terribile” che qualcuno fa finta di dimenticare, in questi giorni, dimostrando disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, rigettando valori su cui si era costruita e difesa anche la nostra libertà. Quella “terribile esperienza” di 77 anni fa potè finire perchè non ci “si arrese alla prepotenza” e “il popolo in armi” affermò così “il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista”. C’è chi invoca un tavolo di mediazione, c’è chi vorrebbe la resa degli ucraini per evitare nuovi massacri. Anche la marcia PerugiaAssisi di questi giorni ha divulgato un manifesto di neutralità: “Fermatevi!”
Martina Sebastiani
Istituita dall’Onu che ne parla come di un gruppo sociale fondamentale è l’ambiente naturale per lo sviluppo ed il benessere di tutti i suoi membri, in particolare i bambini pongano nuovi modelli di famiglia. “The Modern Family” - dice niente? - è una serie televisiva americana che ha riscosso parecchio successo arrivando a produrre 11 stagioni tra 2009 e 2020. Il titolo della serie parla da sé – poteva essere più azzeccato? - chiarisce subito il proprio intento, quello di dipingere la quotidianità di una famiglia di oggi, tra ironia e spunti di riflessione su tematiche di vario genere. Propone al pubblico modelli di famiglia diversi, dalla coppia etero a quella omosessuale, dalla gestione dei rapporti tra fratelli di sangue a quelli adottati. La famiglia è cambiata, ma non l’importanza del ruolo che svolge. L’ONU la definisce come “un gruppo sociale fondamentale e
l’ambiente naturale per lo sviluppo ed il benessere di tutti i suoi membri, in particolare i bambini”. La famiglia è considerata da molti come la più piccola unità funzionale che compone la società e, come ribadisce la stessa Organizzazione, luogo di sostegno reciproco dei suoi componenti. Il nucleo famigliare è “fondamentale” proprio nel senso che starebbe “alle basi” di un società in salute. Perché? Perché se sana e forte, la famiglia è luogo di promozione di crescita e benessere. Famiglia in salute, società in salute. Il rapporto è interdipendente, entrambe stanno cambiando, il benessere di una è il benessere dell’altra. Quali le funzioni che ricopre la famiglia? Beh,
si trovano diverse classificazioni, ma sicuramente è indispensabile riportare le funzioni di soddisfazione di bisogni primari, di sicurezza finanziaria ed economica, di sostegno emotivo ed affettivo, di appartenenza identitaria, di educazione e sviluppo di valori relazionali come cura allevamento e solidarietà sociale. Parlando dei suoi componenti più fragili, da bambini a malati, le relazioni in famiglia di reciprocità, fiducia e dono sono essenziali per costruire, alimentare e proteggere lo sviluppo di altri esseri umani. La famiglia è importan-
te, si è capito. Se non bastasse, lo ribadisce anche l’articolo 6 della Dichiarazione universale dei diritti umani: “La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto di essere protetta dalla società e dallo Stato.” Eccoci al senso della Giornata della Famiglia: ha l’obiettivo di celebrare l’importanza della famiglia nelle nostre vite come luogo di supporto reciproco e crescita salutare, ne promuove il suo sviluppo specialmente sociale ed economico. Ci interroga sulla famiglia di oggi, tra ruoli che ricopre e proble-
matiche che si ritrova ad affrontare, incoraggia la riflessione per proporre soluzioni. Perdita di legami comunitari che spingono la famiglia ad affrontare le proprie difficoltà autonomamente, isolamento della generazione anziana, approccio alle nuove tecnologie e gestione dei limiti della privacy, violenza domestica e violenza di genere, precarietà lavorativa, nuovi rapporti genitori-figli: quanti e quali i problemi della famiglia di oggi? Quali le vie per il miglioramento? Quindici maggio, Giornata internazionale della Famiglia.
Ma quale equidistanza! facendo finta di non sapere che non è in corso una guerra tra due Stati, ma una invasione di uno Stato (democratico) da parte di un altro Stato (dittatoriale). E bene ha fatto il Presidente della Repubblica a condannare, senza se e senza, ma in termini durissimi quel che sta avvenendo in Ucraina: “In queste settimane abbiamo assistito con profondo senso d’angoscia a scene di violenza su civili, anziani, donne e bambini, ad un uso delittuoso di armi che devastano senza discrimine, senza a alcuna pietà. L’attacco violento della Federazione Russa al popolo ucraino non ha giustificazione alcuna - ha continuato Mattarella -. La pretesa di dominare un altro popolo, di
invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dell’imperialismo e del colonialismo”. Quindi bisogna fermare i soldati di Putin prima che sia troppo tardi: “I sacrifici sono inferiori
ai rischi della guerra”. Purtroppo c’è troppa gente che dimentica quando le armi erano impugnate dagli antifascisti italiani che volevano la pace. Perché questo era l’obiettivo finale: pace e libertà. Ha
fatto bene il nostro Capo dello Stato a sottolineare la vicinanza della resistenza ucraina alla nostra, anche se non tutti sono d’accordo e subiscono con un certo fastidio l’accostamento tra la nostra Resistenza e quella degli ucraini quando invece le analogie sono evidenti: due popoli oppressi, militarmente occupati, che con le armi si battono per difendere la loro dignità e riconquistare la libertà, non volendo in nessun modo assecondare la prepotenza e l’aggressività di chi pretende di calpestare l’ordine morale che dovrebbe essere sempre al primo posto nel cuore e nella mente dei governanti d’ogni parte del mondo. Quindi, se la guerra di Residenza nostra fu so-
prattutto un fatto di grande moralità ed eroismo, e su questo sembrano essere un po’ tutti d’accordo, non si capisce perché non debba esserlo anche quello del popolo ucraino. Questo, in definitiva, il messaggio del Presidente Mattarella, in un momento durissimo del conflitto, dove è ancora difficile intravedere una luce in fondo al tunnel, ma sembra sempre più farsi largo nell’opinione pubblica italiana una certa stanchezza e finanche fastidio verso Kiev. Ha fatto bene Sergio Mattarella ad intervenire con severità e con convinzione salutando il nostro giorno di festa del 25 aprile ed invocando indirettamente un 25 aprile anche per l’Ucraina. Altro che equidistanza!
Europa
Sembra forse di entrare in un discorso che può diventare retorico parlare e scrivere praticamente da impotenti di fronte al dramma che viviamo e che tutti conosciamo. Tuttavia, non dobbiamo smettere di sperare, sperare e avere fiducia che tremende deviazioni mentali possano fermarsi in una curva stretta o andare a sbattere contro un muro. In questi giorni si parla molto di nuovi scenari geopolitici, i quali sono non solo realistici ma ormai lungo un percorso che non sappiamo dove terminerà. La certezza è che tutto, o quantomeno molto cambierà. Parliamo appunto di geopolitica, la quale non va confusa con la geografia politica che conosciamo dalle carte geografiche, o dalla politica internazionale che impegna molti viaggi di ministri degli esteri, bensì di un sistema di relazioni tra la geografia fisica, la geografia umana e l’azione politica. Si torna a parlare ancora di sfere di influenza, collocate, appunto, nel contesto della geopolitica. Dopo la Guerra fredda - che peraltro non si è mai raffreddata del tutto - vi sono stati dei grandi cambiamenti geopolitici in Europa, con riflessi a livello mondiale determinati da quel processo di interdipendenza che nel cosiddetto mondo della globalizzazione ha imposto a tutti, coscienti o distratti, di subire conseguenze. Questa interdipendenza la viviamo in questi giorni sulle nostre tavole, viaggiando nei posti di lavoro ed in altri ambiti della vita sociale ed economica. La chiusura dei rubinetti del gas da parte del manovratore totalitario Putin ha posto davanti
Cosa rappresenta per Lei questo importante ruolo che l’assemblea ha attribuito? È sicuramente un ruolo impegnativo che cercherò di portare avanti con pas-
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Ed è ancora guerra!
di Paolo Magagnotti
È Ilario Righi il nuovo capo Nu.Vol.A. (Nucleo volontari Alpini) Adamello. È questa la notizia principale notizia emersa dall’assemblea annuale dell’associazione tenutasi nelle settimane scorse. Ilario Righi, già volontario dell’associazione, succede al capo nucleo uscente Tiziana Bertini, la quale è stata la prima donna eletta a capo del nucleo Giudicariese che, in sinergia con gli altri nuclei della Protezione civile Ana Trento, di fronte a calamità ed emergenze, è sempre pronto a partire per portare aiuti quali tende, mense da campo e bagni per sostenere i calamitati nelle esigenze primarie all’indomani delle tragedie. Ilario Righi ha quindi assunto l’incarico di capo Nu.Vol.A. e guiderà il nuovo direttivo per il prossimo triennio (20222025). Sarà coadiuvato dal vice-capo Italo Zulberti (ex capo nucleo nel mandato precedente a quello guidato da Tiziana Bertini) e da un gruppo di 70 volontari affiatati tra di loro. Tra questi anche Giuseppina Serio nominata a rappresentare il Nucleo Adamello a Trento.
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Siamo più coscienti che mai del fatto che non possiamo più dire “a casa mia faccio quello che voglio e non mi interessa quello che fanno gli altri” ai nostri occhi con caratteri cubitali termine e significato di interdipendenza e siamo più coscienti che mai del fatto che non possiamo più dire “a casa mia faccio quello che voglio e non mi interessa quello che fanno gli altri”. Dobbiamo forse riaprire scritti e documenti, molti dei quali portano la firma di Pontefici, nei quali si legge “tutti dipendiamo da tutti”. Tutti ricordiamo probabilmente quando fin dalle scuole elementari ci veniva detto che l’Ucraina era “il granaio d’Europa”. Quella nozione storica e geografica ora è diventata amara realtà quotidiana perché quel granaio non può darci come vogliamo la materia prima per avere quel cibo simbolo della nostra alimentazione. Che cosa fare? Con tutta onestà non lo so. Qualcosa, peraltro, credo che da
tutti noi possa e debba essere fatto. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin ha trovato un’Unione Europea con pesanti debolezze chiaramente note al Cremlino e che il suo dominatore perfettamente conosce. La mancanza di una vera e propria, reale e concreta unità politica dell’Unione rappresenta una grave vulnerabilità. È assolutamente necessario che non si perda nemmeno un giorno per marciare verso una comune politica di difesa e di sicurezza europea, di fronte alla quale, con molta probabilità, chiunque prima di mobilitare le armi ci penserebbe. Fra pochi giorni, il 27 maggio, vi sarà la ricorrenza dei 70 anni dalla firma a Parigi del Trattato che prevedeva l’istituzione di una comunità europea di difesa, fortemente voluta dal no-
stro Alcide De Gasperi, il quale vedeva nella stessa non solo una struttura difensiva, ma il presupposto per una necessaria e conseguente politica estera comune che avrebbe contribuito in maniera determinante a realizzare una vera unità politica; purtroppo il Trattato fallì per la mancata ratifica francese. Quello che possiamo fare noi tutti, è attivarsi nelle forme legittime che ci sono consentite dai nostri ordinamenti democratici per “costringere” la politica a vario livello ad andare oltre le aspirazioni di rielezione e pensare al futuro, al futuro di chi ad una certa età desidera concludere in pace e serenità il proprio cammino e soprattutto per quei tanti, tanti giovani che devono poter vivere e assaporare in serenità il grande bene della vita.
Nu.Vol.A. Adamello, pronti all’aiuto per l’Ucraina sione e dedizione, veri valori che contraddistinguono da sempre i volontari Nu.Vol.A.. Come detto in occasione dell’assemblea sono consapevole della mole di impegno che ci aspetta ma posso contare su un gruppo attivo, volenteroso e molto disponibile.
di Marco Maestri
L’intervista a Ilario Righi recentemente eletto dall’assemblea del gruppo Adamello. Succede a Tiziana Bertini.
Una due giorni sui luoghi simboli del nostro territorio e a cui è intitolato anche il Nucleo. Un evento dal sapore speciale. Certo, per questo stiamo lavorando duramente per curare ogni dettaglio. Abbiamo coinvolto anche le amministrazioni locali e auspichiamo di poter proporre una due giorni indimenticabile.
Quali sono gli aspetti che più La preoccupano? Senza dubbio la parte burocratica ed amministrativa. Sono ancora moltissime le scartoffie che si devono compilare per un’associazione. Per il resto sono tranquillo e ad ogni volontario ricordo sempre che “l’unione fa la forza”. Con questo spirito dovremo riuscire a lavorare ogni giorno non come singolo ma come gruppo. Così riusciremo a raggiungere tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati. Quali sono le iniziative e i progetti a cui state lavorando? Siamo attivi su svariati fronti e per diverse esigenze. Nell’immediato saremo presenti a Trento in occasione del concerto di
04 giugno saremo a Condino per l’inaugurazione della nuova caserma dei Vigili del Fuoco mentre il weekend del 23 e 24 giugno proporremo l’evento clou per il nostro nucleo: il pellegrinaggio all’Adamello.
Vasco Rossi. Faremo parte della macchina organizzativa per un evento di livello
mondiale e che richiederà uno sforzo importante da parte di tutti i volontari. Il
Dicendo Nu.Vol.A. vengono in mente i preziosi aiuti in occasione di calamità naturali, emergenze o, addirittura guerre. Siete intervenuti anche a supporto del conflitto in Ucraina? Certamente. Il principale obiettivo dei Nu.Vol.A. è quello di aiutare la gente che è in difficoltà ed ha bisogno di ricevere beni
di prima necessità: un letto dove dormire e un pasto caldo. Ci siamo da subito attivati per prestare aiuto al popolo ucraino allestendo un campo base e, in collaborazione con la Provincia di Trento, abbiamo donato una cucina. Ora vediamo l’evolversi della situazione ma siamo pronti in caso di necessità con la speranza che si possa arrivare alla pace il prima possibile. Quali prospettive future vede per l’Associazione? Il gruppo è molto numeroso e davvero molto affiatato. Contiamo circa 70 volontari che vanno da Campo Carlo Magno a Condino. Il mio augurio e la mia speranza è che non si perda mai lo spirito che da anni contraddistingue i Nu.Vol. A. Mettersi a disposizione degli altri, di persona in difficoltà e che con dei semplici e generosi gesti possono sentirsi meglio. Spero che il meraviglioso spirito del volontario non venga mai meno.
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Territorio
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Il Museo delle Palafitte di Fiavè compie 10 anni
Dieci anni di Museo delle Palafitte. Nelle giudicarie Esteriori si è organizzata una grande festa per il decimo compleanno del museo fiavetano: nel giardino dell’ente tante autorità e persone hanno partecipato all’iniziativa, alle visite guidate gratuite e alla contestuale inaugurazione della mostra “Sulle palafitte: una storia che continua”. La cerimonia si è aperta con l’omaggio musicale all’Ucraina del coro Cima Tosa, quindi i saluti degli assessori provinciali alla cultura Mirko Bisesti e al turismo Roberto Failoni, nonché del presidente del Consiglio Walter Kaswalder, del sindaco di Fiavé Nicoletta Aloisi e del soprintendente per i beni culturali Franco Marzatico, nonché del sindaco di Tenno Giuliano Marocchi; infine, l’intitolazione del Museo a Renato Perini, cittadino onorario e scopritore delle palafitte fiavetane. “Abbiamo bisogno che la cultura unisca le forze, abbiamo bisogno della socialità , di ritornare a vederci e che il nostro territorio sia di nuovo vivo”, sono state le parole dell’assessore Bisesti che ha ringraziato il coro Cima Tosa e ricordato da un lato “il conflitto alle porte dell’Europa” e dall’altro i due anni di pandemia. “Dobbiamo - ha poi proseguito l’assessore - essere uniti, forti e coesi e in questo senso fondamentali sono la socialità e la cultura, volano per aiutarci a superare insieme le difficoltà di questo mo-
Durante la manifestazione l’intitolazione a Renato Perini, cittadino onorario e scopritore delle palafitte locali. mento”. Cultura e socialità ben sintetizzate nella festa per i 10 anni del Museo: “Su questo territorio - ha concluso l’assessore - è stato fatto un investimento importante, vi è un vero e proprio polo museale con il Parco archeo natura e il Museo di Fiavé , dove si coniugano cultura e turismo”. “Un territorio tutto da scoprire, poco distante dal grande bacino del Garda - ha quindi evidenziato l’assessore Failoni - che offre tante opportunità ai turisti e agli ospiti, dal punto di vista dell’outdoor, ma anche dal punto di vista delle sue bellezze paesaggistiche e culturali. Qui l’archeologia dialoga con l’ambiente naturale e favorisce l’attrattività di questo distretto di elevato valore turistico”, ha sintetizzato l’assessore Failoni. E se il presidente Kaswalder ha ringraziato la sindaca Aloisi che ha messo anima e determinazione per far nascere il museo, la sindaca ha messo in luce l’intitolazione a Renato Perini, figura fondamentale per le palafitte di Fiavé , al quale il Comune nel 1994 ha conferito la cittadinanza onoraria, proprio perché con le sue
ricerche archeologiche ha portato Fiavé all’attenzione della comunità scientifica internazionale. Parole riprese dal soprintendente Marzatico che ha ripercorso le indagini avviate a Fiavé da Perini fra il 1969 e il 1983: “Le ricerche condotte sul campo da una é q uipe internazionale e multidisciplinare, sotto la direzione di Renato Perini, hanno offerto un contributo decisivo per superare l’annosa disputa sull’esistenza o meno di capanne erette sull’acqua, senza considerare che proprio qui si è formata un’intera generazione di grandi archeologici e ricercatori con studi di altissimo livello, che hanno portato Fiavé alla ribalta internazionale”. Con il compleanno del museo, e la riapertura del Parco Archeo Natura avvenuta il 16 aprile, riprenderà anche la stagione delle palafitte di Fiavé , che prevede una serie di appuntamenti per grandi e piccoli alla scoperta dell’affascinante storia del sito preistorico. L’iniziativa, promossa dalla Soprintendenza per i beni culturali della Provincia, è stata realizzata con la collaborazione della locale Pro Loco, del Grup-
loghe dei Servizi Educativi dell’Ufficio beni archeologici
po Giovani e del Gruppo Alpini di Fiavé , nonché dell’Ecomuseo della Judicaria. Renato Perini Il museo costituisce la testimonianza delle ricerche archeologiche da lui dirette tra il 1969 e il 1983. Maestro elementare, passato in seguito all’Ufficio beni archeologici di Trento, Perini è scomparso nel 2007. Fu archeologo sul campo. La laurea honoris causa gli venne attribuita dall’Università di Innsbruck nel 1989, vent’anni dopo l’inizio di uno dei più importanti scavi della protostoria italiana ed europea. Nel 1994 il Comune di Fiavé gli ha conferito la cittadinanza onoraria. Sulle palafitte: una storia che continua In mostra sono esposte le immagini realizzate dalla fotografa lombarda Anna Brenna sul lago Inle, nella parte centrale della penisola del Myanmar
(ex Birmania). Il lago ospita sulle sue rive circa 70.000 abitanti per i quali l’acqua costituisce un elemento essenziale che contraddistingue ogni aspetto della vita quotidiana: si vive in palafitte di legno, si coltivano ortaggi e fiori in orti galleggianti, ci si sposta in barca nei canali formati dal lago, con l’acqua del lago ci si lava e si fa il bucato, sull’acqua del lago vengono organizzati mercati e il lago è popolato da pescatori. Le palafitte sono costruite in legno; lo stesso materiale è utilizzato anche come rivestimento per gli interni decorati con tappeti, stuoie e tessuti. Una realtà contemporanea che agli occhi dell’autrice delle immagini richiama la vita nei villaggi palafitticoli che costellavano il territorio subalpino 4000 anni fa. Dopo l’inaugurazione, si potrà visitare la mostra in compagnia delle curatrici, Luisa Moser e Mirta Franzoi, archeo-
Museo di Fiavé e Parco Archeo Natura Il Museo racconta le vicende dei diversi abitati succedutisi lungo le sponde del lago Carera, bacino di origine glaciale, tra tardo Neolitico ed età del Bronzo. Il percorso espositivo costituisce un’opportunità unica per conoscere e capire meglio la vita dei nostri antenati dell’età del Bronzo. Straordinari reperti in legno che stupiscono per la loro modernità , testimonianze di notevoli tecniche costruttive, filmati, installazioni e un grande plastico conducono nell’atmosfera di un villaggio palafitticolo di 3.500 anni fa. Una sezione del museo è inoltre dedicata alla riserva naturale Fiavé - Carera, inclusa nel territorio delle Giudicarie riconosciuto Riserva della Biosfera UNESCO. Il Parco Archeo Natura, che riaprirà invece sabato prossimo, è un percorso di scoperta e conoscenza nello scenario suggestivo della riserva naturale di Fiavé - Carera, a poche decine di metri dall’area archeologica dove sono tuttora visibili i resti dei pali che sorreggevano le costruzioni preistoriche: incluso nella lista del Patrimonio mondiale UNESCO, Fiavé è uno dei siti palafitticoli più importanti d’Europa.
Attualità È un sella adattabile per cavalli, quella che ha ideato Sabrina Polana, 25enne geometra di Tione, appassionata di equitazione, e grazie alla quale ha ottenuto un bel 110 e lode all’esame finale della Libera Accademia di Belle Arti Laba, corso di design. La realizzazione su scala 1:2 è stata resa possibile dall’intervento di Trentino Sviluppo, che la ha supportata per la costruzione e la richiesta del brevetto. Del tutto nuova la concezione che sta alla base del progetto: non un blocco rigido, ma sei moduli, che collegati da molle, si adattano ai vari movimenti del cavallo, oltre che alla anatomia dei singoli animali. Infatti anche le selle personalizzate, dopo un po’ di tempo non aderiscono più a pennello, per la crescita dell’animale. Questa, invece, va sempre bene, per l’enorme adattabilità strutturale e l’ergonomia dinamica che la caratterizza. «Il campo dell’equitazione più adatto a questa sella - spiega Sabrina - è l’endurance, una prova di resistenza equestre che ha le sue radici nell’addestramento dei cavalli militari, spesso tenuti a percorrere lunghe distanze su terreni molto vari. L’equitazione di resistenza è molto impegnativa sia per il cavallo che per il cavaliere, ed a causa delle esigenze della gara la forma fisica del cavallo è di fondamentale importanza». Il cavallo, infatti, viene esaminato da un veterinario all’inizio della gara per l’idoneità e poi periodicamente fermato
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Tione, Sabrina Polana brevetta una sella di design di Chiara Garroni
La novità: non un blocco rigido, ma sei moduli che, collegati da molle, si adattano ai movimenti del cavallo e all’anatomia dei singoli animali. durante la gara per essere riesaminato. Vengono controllati la solidità, il polso, il colore delle mucose e altri indicatori di fitness. Se il veterinario ha dubbi sull’idoneità del cavallo, questi viene immediatamente ritirato per evitare il rischio di lesioni. Ma torniamo a Sabrina. Fin da piccola amante degli animali, solitamente di grossa taglia: è stato infatti un San Bernardo il cane compagno della sua infanzia. L’episodio che ha fatto scattare la scintilla della passione per i cavalli si ebbe nel 2008, quando il papà la portò in un piccolo maneggio di Caderzone. Qui conobbe una ragazza altoatesina appassionatissima di cavalli, che le fece scoprire la bellezza di
questi splendidi animali, e le trasmise una passione che è andata crescendo nel tempo. Le ha anche insegnato come addestrare i cavalli, infatti tuttora Sabrina impartisce i comandi in tedesco. Poi si sono susseguiti cavalli vecchi e giovani, maneggi ed agriturismi in cui accudirli, fra Javrè, Ponte Arche, Verdesina, Basso Arnò, Bleggio, e sempre a qualunque distanza Sabrina andava tutti i giorni per addestrarli, nutrirli, pulirli, prendersene cura. C’è stato anche qualche episodio spiacevole, ma ora finalmente con la possibilità dell’affitto del prato adiacente alla sua casa a Tione, le cose vanno bene. Ha con sé i suoi due cavalli, il vecchio Spirit
ed il giovane Thor: tettoia, recinto, erba da brucare, tutto disponibile sotto casa. L’accademia di Belle Arti Laba, con sede a Brescia, ha succursali in varie province. In Trentino dopo un biennio a Torbole, si è trasferita ora a
Rovereto. Sabrina l’ha scelta per due motivi: la offerta formativa accattivante, con materie come design, fotografia, modellistica trattate in modo molto pratico, e la vicinanza che le ha permesso di andare avanti e indietro ogni giorno,
lasciandole il tempo di accudire sempre i suoi cavalli. Tutti i progetti a tema libero che la scuola le affidava hanno sempre riguardato oggetti relativi al mondo dei cavalli, e la tesi finale ha visto, come detto, la realizzazione di quella che potrebbe diventare una innovazione veramente all’avanguardia per il benessere dei cavalli. Ma il bello comincia ora: dopo la costruzione del modello definitivo, e l’ottenimento del brevetto, occorrerà far conoscere il progetto. Le aziende produttrici delle attuali selle non hanno la tecnologia per questo modello così diverso, ma per questo potrà intervenire ancora Trentino Sviluppo. Naturalmente il mondo a cui rivolgersi è quello legato dell’equitazione, dunque sarà necessaria un’opera certosina di informazione, per riuscire a trovare i canali giusti per far apprezzare appieno la novità e bontà del progetto. Auguri a Sabrina, che con la sua passione, lo studio, l’intelligenza e l’amore per gli animali si merita tutta la fortuna del mondo.
“Il virus siamo noi” in libreria il nuovo libro del giudicariese Corrado Ceschinelli Corrado Ceschineli, psicoSociologo, Counselor e Life Coach, naturopata e personaggio eclettico dai molti interessi, ha pubblicato un nuovo libro. Uscito a marzo, ““Il virus siamo noi” (Leduetorri) parte da alcune riflessioni sulla pandemia per arrivare ai temi cari all’autore giudicariese, ovvero la vita e il nostro posto nel mondo. «Il presente volume - spiega Ceschinelli - vuole essere un contributo per favorire la presa di coscienza individuale. Questo passaggio, proprio perché contemplato dalle leggi evolutive e dalla natura delle cose, non solo è fondamentale per la salute e per il benessere, ma è il senso e lo scopo dell’esistenza stessa». Non si parla di Covid quindi, almeno non da punto di vista sanitario, ma quel “virus” nel titolo è un provocatorio richiamo alla contemporaneità per parlare poi di altro. «Il mio unico scopo - prosegue l’autore - è quello di stimolare la riflessione, l’intuizione e la percezione del lettore intorno al
Ritrovare se stessi, per aiutare gli altri, per cambiare il mondo. È il messaggio dell’autore che mira a stimolare la riflessione sul tema della consapevolezza e della responsabilità tema della consapevolezza e della responsabilità, convinto, più che mai, che siano non solo gli aspetti di fondo, necessari per un salto evolutivo della civiltà, ma anche le ragioni profonde di tale drammatica situazione, della barbarie della nostra epoca, della nostra alienazione dalla natura vera delle cose». Cosa si augura, Ceschinelli, per i suoi lettori alla fine di questo nuovo lavoro? «Quel-
lo che posso sperare è che si accenda una scintilla capace di trascendere l’idea, distorta
e riduttiva che ognuno ha di sé stesso, in qualcosa di molto più grande e rassicurante
a partire dalle domande di sempre: chi siamo, come funzioniamo e cosa siamo qui a fare? Interrogativi in grado di riaprire la partita della propria esistenza e di portarci oltre il limite della nostra identità condizionata, oltre le ferite e gli impedimenti evolutivi, oltre quelle abitudini e quei comportamenti tanto innaturali quanto offensivi della nostra costituzione. Un modo di intendere, pensare e praticare la vita così lontano dalla realtà da non poterla nemmeno più
immaginare e, quindi, considerare, ma che è la causa prima del male che stiamo sperimentando, sia in termini personali che sociali, oltre che ambientali. È in questo recupero, in questo “risveglio” che le cose, pian piano, possono prendere un’altra forma, un altro significato e avere un altro riscontro. Legato a questo passaggio, c’è lo sviluppo delle proprie potenzialità e la rivelazione di risorse e forze implicite inimmaginabili e inespresse nello stato di non-coscienza; legato a tale processo, è correlata la nostra salute e la nostra serenità, ma anche il destino dell’umanità intera e del mondo di cui facciamo indissolubilmente parte. Una rivoluzione possibile e realizzabile che può innescarsi a partire dalla coscienza e dalla maturità di ognuno di noi». Il libro oltre che sui motori di distribuzione è disponibile a Pinzolo c/o Bazar Ferrari e a M. di Campiglio c/o Cartolibreria Feltracco.
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1 aprile 2022. Ci scherziamo su, dicendo che ci ha fatto un brutto pesce d’aprile. Ci scherziamo su, sapendo che lui avrebbe sorriso. Riso magari no, perché Vigilio Nicolini non era tipo dalla risata facile. Non era nemmeno uomo dalla parola facile. E questo, se ci è concesso, lo abbiamo trovato un pregio, un grande pregio nel cassetto degli attrezzi di chi ha fatto politica. La tendenza a parlare, a sproloquiare, a promettere, a incantare... Tutti attrezzi che non appartenevano a Vigilio Nicolini. Chi ha avuto occasione di trattare con lui (in particolare, lo diciamo per noi, nell’ultimo tratto dei suoi incarichi pubblici) se l’è cavata in pochi minuti: o ti diceva di sì, o ti diceva di no. Non cercava giri di parole, non prendeva circonvallazioni. E il primo aprile Vigilio Nicolini ha abbandonato le vicende terrene dopo 79 anni di una vita vissuta a scatti, se ci è concesso, con scatti in avanti e fermate, successi e silenzi. Era nato il 22 dicembre del 1943 nella pieve di Bono e qui, a Bersone, si è spento, dopo una lunga malattia. Al funerale, nella Pieve di Santa Giustina di Creto, si sono visti molti uomini politici, più del passato che del presente. C’era un commosso Mario Malossini, che con Vigilio fu protagonista della “nouvelle vague” democristiana degli anni Ottanta,
Attualità
MAGGIO 2022
Addio a Vigilio Nicolini di Giuliano Beltrami
Protagonista della politica locale, è scomparso a 79 anni “nouvelle vague” e contemporaneamente tramonto, travolta dalla mannaia di Tangentopoli insieme all’intero sistema politico italiano cresciuto sulle ceneri della seconda guerra mondiale e al fuoco della Resistenza. E c’erano i vecchi che quella “nouvelle vague” non avevano particolarmente apprezzato e sopportato, come Pierluigi Angeli, anche se non ha senso piantare di nuovo la vanga in quella terra. Fra gli altri c’erano Giorgio Postal e Mario Tonina, il passato e il presente; e per scendere nel locale, Adelino Amistadi e Giorgio Butterini, altro passato e altro presente. Ma chi era Vigilio Nicolini?
Colpisce un fatto, e ce lo faceva notare un amico in quei giorni, quando confidava: “Non ho visto nessun ricordo da parte dei fiemmazzi. Eppure, se oggi possono contare sulla variante di fondovalle lo devono a Vigilio, che per quel progetto ha sfidato tutti”.
Ecco, la memoria. Nicolini era passato attraverso tre stagioni diverse nella sua vita politico-amministrativa. 1976-1983: sindaco di Pieve di Bono e dal 1980 al 1983 presidente del Bim del Chiese. 1983-1993: assessore provinciale. 20052010: presidente del Bim del
Chiese; dal 2009 fondatore e presidente fino al 2015 della E.S.Co. Bim del Chiese, la società “in house” dei Comuni del Chiese che dà vita ad un piano energetico ambizioso (fotovoltaico sugli edifici pubblici, centraline idroelettriche sugli acquedotti). Nel 2015 lascia definitivamente la vita pubblica, anche per problemi di salute. Per fornire il quadro completo, non va dimenticata la sua presenza negli organi dirigenti di associazioni, come la Società sportiva di Pieve di Bono, la Sat e il Coro Azzurro. Così come va citata la sua lunga carriera dentro l’azienda della famiglia Nicolini con il ruolo di direttore commerciale. Quando muore un personaggio pubblico si possono imboccare generalmente due strade: quella della beatificazione o quella dello scaricamento. E’ raro trovare un equilibrio. “Cosa ha lasciato Vigilio?”, ci chiedeva un amico, che intendeva “cosa ha lasciato
nella comunità?”. Abbiamo provato a gettare qualche idea. Per esempio, c’è chi lascia relazioni, messaggi, segnali immateriali. E c’è, invece, chi porta in eredità traguardi materiali. Ecco, noi crediamo che Vigilio Nicolini sia di quegli uomini che hanno lasciato eredità materiali. Citavamo prima la variante della val di Fiemme e gli impianti di energia rinnovabile della E.S.Co. valle del Chiese. Sono lasciti importanti. A questo punto bisognerebbe fare un ragionamento sulla memoria collettiva. Quanti hanno dentro la testa un angolino della memoria? Un classificatore per le carte del passato? A noi pare pochi, presi come siamo dal vivere il presente. Invece, lo abbiamo scritto altrove, di Vigilio ci rimane quel pragmatismo che dovrebbe avere un uomo politico: un carattere non semplice e poche parole. Però le parole che ti aspetti: franche, non costruite sulla sabbia che al primo colpo di vento si squagliano.
Cooperfidi, bilancio in crescita e rinnovo dei vertici
di Alberto Carli
L’assemblea generale ordinaria dei soci di Cooperfidi è indetta per il 12 maggio. I soci sono chiamati anche a rinnovare il presidente, tre amministratori e il Collegio Sindacale. Il 12 maggio, a Trento presso la sala della Cooperazione di via Segantini, si svolgerà l’annuale assemblea dei soci di Cooperfidi, e sarà un appuntamento importante. Cooperfidi è la cooperativa di garanzia fidi provinciale che aiuta le imprese associate ad ottenere più credito dalle banche a condizioni più vantaggiose, offrendo garanzie sui prestiti erogati. Possono essere soci di Cooperfidi le imprese cooperative di qualsiasi settore economico (famiglie cooperative, cooperative di lavoro, sociali, edilizie ecc…) e tutto il mondo dell’agricoltura, dall’impresa agricola individuale alle società e consorzi agricoli di ogni genere. L’assemblea ordinaria convocata per maggio sarà tutt’altro che “ordinaria”. Infatti l’ordine del giorno prevede l’ap-
provazione del bilancio 2021, che reca risultati positivi, ma prevede anche le votazioni per il rinnovo degli organi di governo, risultando in scadenza di mandato il Presidente, consiglieri di amministrazione e l’intero collegio dei sindaci. Il Presidente Cescato e il consigliere Torresani non hanno presentato la loro ricandidatura, e quindi gli organi di governo vedranno un notevole rinnovamento. Come previsto dal regolamento interno, al di là di candidature autonome che saranno ovviamente presentate in assemblea, il consiglio di amministrazione ha individuato una lista di candidati da proporre ai soci: come presidente Guido Leonardelli; come consiglieri silvio Rosina, Emanuela Dalpiaz e Andrea Armanini; come caposindaco Mario De Zordo; come sindaci effettivi Roberto
Tonezzer e Cristina Roncato e come sindaci supplenti Lucia Zandonella Maiucco e Erica Ferretti. Il bilancio dell’esercizio 2021 vede numeri in crescita. Aumenta innanzitutto il numero dei soci (60 soci in più rispetto al 2020), confermando uno sviluppo continuo ormai da anni che porta la compagine sociale a contare 1565 unità. La prevalenza nella compagine sociale è ormai da tempo delle imprese agricole (1150), dato che permette a Cooperfidi di poter operare come “confidi agricolo”, l’unico rimasto ormai in Italia. Aumenta poi il totale delle garanzie erogate, che raggiunge il
massimo storico con oltre 127 milioni di Euro a supporto di 210 milioni di prestiti. Le garanzie deliberate nel solo anno 2021 sono state 228 per 31 milioni di Euro. Positivo l’andamento economico, che vede un utile netto di Euro 135.157; un risultato contenuto come è tradizione di Cooperfidi che mette i propri sforzi nel ristornare ai soci cooperatori il maggior risultato possibile. Sempre elevatissima la solidità patrimoniale, con 80 milioni di Euro di capitale proprio ed un indice CET1 di oltre il 79%, che mettono Cooperfidi fra i primi confidi italiani per robustezza e solvibilità.
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Il Primo maggio è la festa del lavoro in molti paesi del mondo: l’episodio che ha ispirato questa data avvenne a Chicago il 1° maggio del 1886. Quel giorno era stato indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti con il quale gli operai rivendicavano migliori condizioni di lavoro: in quell’epoca non era raro che si lavorasse anche 16 ore al giorno, la “sicurezza” non era neppure contemplata e i morti sul lavoro erano cosa di tutti i giorni. La protesta andò avanti per tre giorni e il 4 maggio culminò con una vera battaglia tra i lavoratori in sciopero e la polizia di Chicago: undici persone morirono in quello che sarebbe passato alla storia come il massacro di Haymarket. Tre anni dopo, il 20 luglio del 1889, a Parigi, durante il primo congresso della Seconda Internazionale, l’organizzazione creata dai partiti socialisti e laburisti europei, fu lanciata l’idea di una grande manifestazione per chiedere la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore. Nella scelta della data si tenne conto proprio degli episodi di Chicago del 1886 e si decise di celebrare il lavoro e i lavoratori il Primo Maggio. L’iniziativa divenne un simbolo delle rivendicazioni dei lavoratori che in quegli anni lottavano per conquistare diritti e condizioni di lavoro migliori. Varcò i confini francesi e, nonostante la risposta repressiva di molti governi, la manifestazione del 1° maggio del 1890, prima manifestazione internazionale della storia, registrò un’altissima adesione. Dal 1947 la Festa del lavoro divenne ufficialmente festa nazionale in Italia. Curiosamente non lo è negli Stati Uniti, il Paese da cui tutto cominciò. Negli Usa si celebra una festa dei lavoratori il primo lunedì di settembre. Non entro nel merito del significato che questa festa possa assumere in questo nostro periodo tribolato, ma voglio prendere lo spunto per ricordare quanto sia stato importante il contributo
Lavoro
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Primo Maggio. Il lavoro è creatività, ingegno, intuizione di Chiara Garroni
Celebriamo l’operato di tanti italiani nella storia capaci di invenzioni che hanno rivoluzionato le vite di tutti Dal telefono, alla plastica, la Jacuzzi e il pianoforte... che gli italiani hanno dato in modo diretto od indiretto al lavoro, grazie alle loro invenzioni. Intuizioni geniali, passione, pensieri tramutati in azioni che hanno cambiato il modo di vivere di intere generazioni. Italiani che hanno saputo guardare oltre l’orizzonte del proprio tempo grazie alla loro creatività ed intelligenza. Anche lo stesso brevetto, cioè la tutela dell’atto creativo, è un’invenzione italiana. I primi brevetti della storia infatti furono concessi a Sibari, in Calabria, ai tempi della Magna Grecia, per una ricetta, come garanzia dei profitti economici per un anno. La concezione di brevetto si è poi evoluta nei secoli finché, nel 1994, è stato ufficializzato un accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale, il TRIPS, relativo ai requisiti dei brevetti. Cominciamo con il padovano Bartolomeo Cristofori, del 1655, che ha inventato l’antenato del pianoforte, uno degli strumenti musicali più amati. Dal suo genio nacque quello che lui definì “gravicembalo, che fa il piano e il forte”. Grazie a un sistema di martelletti che percuotevano le corde, invece di pizzicarle, il pianofor-
te si diffuse in tutta Europa, come una delle invenzioni più apprezzate. Veniamo ad un nome più famoso, Alessandro Volta, che con un’intuizione straordinaria nel 1799 presentò un brevetto che illustrava come costruire il primo generatore statico di elettricità, la pila. A premiare il talento dello scienziato fu per primo Napoleone Bonaparte, con una medaglia d’oro. Per anni il volto del famoso inventore di Como ha fatto il giro d’Italia sulle banconote da 10 mila lire. Gli inventori italiani famosi nel mondo per aver messo a punto il motore a combustione interna nel 1835 furono i toscani Eugenio Barsanti e Felice Matteucci. Fu una rivoluzione per il mondo dei trasporti che diede una spinta inarrestabile all’industria automobilistica. Il motore venne migliorato nel 1909 dall’ingegnere Giovanni Enrico per la Fiat. Giuseppe Ravizza, di Novara, concepì la sua macchina da scrivere, nel 1811, come tastiera per facilitare la scrittura ai non vedenti. Un “cembalo scrivano” con tasti simili a quelli del pianoforte, tastiera orizzontale, telaio mobile, nastro inchiostratore, campanello indica-
tore di fine riga. In questa forma il prototipo fu brevettato nel 1855. Solo nel 2002 il Congresso degli Stati Uniti proclamò ufficialmente Antonio Meucci inventore del telefono, dopo una lunghissima diatriba con Alexander Bell. Il fiorentino Meucci a metà ‘800 emigrò negli Stati Uniti e qui aprì una fabbrica di candele che chiuse a causa di un incendio che la distrusse. Successivamente, nel 1871, ideò il telettrofono, non brevettato per mancanza di denaro. L’anno dopo l’italiano mostrò il suo lavoro al vicepresidente dell’American District Telegraph di New York, la stessa società per cui lavorava quell’Alexander Bell che consegnò il suo brevetto per il telefono nello stesso giorno di Meucci, battendolo sul tempo. Il mondo dei mass media, come lo conosciamo oggi, comincia dal brevetto di Guglielmo Marconi del 1897, che sancisce la messa a punto di un sistema destinato alla telegrafia senza fili, con tutte le conseguenze del caso: comunicazione a grandi di-
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stanze, e l’invenzione della radio. L’enorme talento fu premiato con il Nobel per la fisica nel 1909. L’ingegnere Corradino D’Ascanio, incaricato da Enrico Piaggio di disegnare un nuovo scooter, non poteva immaginare l’incredibile successo che ne sarebbe derivato. Con i suoi tratti inconfondibili ed un design unico al mondo nacque la Vespa Italia, un’icona, che si diffuse sulle strade di tutto il mondo, il simbolo dell’Italia vincente e creativa, fin dal 1946. Ed a proposito di Vespa, vi riporto alcune frasi scritte poche settimane fa dal fotoreporter fiorentino Niccolò Celesti, dall’Ucraina: “Per alcuni giorni, viste le code ai check point e le tante ore perse, abbiamo deciso di spostarci con una Vespa, trovata al Vespa club di Kiev…Siamo riusciti se non altro a risolvere il problema code ed essere facil-
mente riconosciuti ai check point che non ci controllavano più” (La Verità 2 aprile 2022). Il friulano Candido Jacuzzi nel 1949 inventò la vasca idromassaggio per curare l’artrite del figlio, e legò il suo nome alla vasca che divenne la più famosa al mondo. Giulio Natta, laureato in ingegneria chimica al Politecnico di Milano e docente di chimica industriale, fu il primo italiano a vincere un premio Nobel per la chimica per l’invenzione del polipropilene isotattico, meglio noto come plastica, nel 1954. Nel 1971 il fisico vicentino Federico Faggin, trasferitosi in America, diventa capo progetto dello sviluppo di Intel 4004. Stiamo parlando del primo microprocessore al mondo. Una piastrina di 4 millimetri per 3, un supercircuito integrato che venne soprannominato ‘miracle chip’, contenente 2.250 transistor che costituivano tutti i componenti di una unità di elaborazione, il “cervello”. Da allora l’informatica, l’elettronica e le nuove tecnologie hanno subito una totale rivoluzione. L’elenco potrebbe continuare, con inventori di ogni epoca, in diversi campi del sapere. Vi invito a cercarli: sarà motivo di speranza, nella consapevolezza che nonostante tutti i nostri difetti, siamo in grado di farci valere.
Attualità
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Piazza Viva spegne trenta candeline come pepite fra le più belle del repertorio commerciale, di artisti come Franco Battiato e Mia Martini, Fiorella Mannoia e i Nomadi, giusto per citare i primi che saltano alla mente. Insomma, una bella rimpatriata, pronti per una ripartenza dopo le vacanze forzate della pandemia.
Il filo conduttore del gruppo fondato da Tiziano Salvaterra è sempre stato il “teatro canzone” partendo da un tema per sviluppare uno spettacolo. Lunedì dell’Angelo, Tione. Auditorium delle scuole superiori affollato: più di trecento spettatori. Sul palco una decina di ragazze e signore in vena di gorgheggi, un gruppo di musicisti, un presentatore ed una presentatrice. Il tutto per... celebrare i trent’anni del gruppo musicale creato (inutile girarci tanto intorno) per volontà di Tiziano Salvaterra, docente universitario ed animatore culturale nato. Era la sera di Santo Stefano del 1991, quando a Tione si teneva (altri tempi!) un concerto di beneficenza per l’Africa con dieci gruppi musicali. Fra loro c’era quello che sarebbe diventato il Gruppo musicale l’Ancora: Gma. E L’Ancora sarebbe stato il nome affibbiato poco dopo alla neonata Cooperativa sociale attiva nel campo dei minori. Trent’anni sono lunghi da passare. E i cambiamenti ci sono stati. Però seguendo sempre il
“filo di Arianna” della canzone impegnata, anzi, del “teatro canzone”, partendo da un tema per sviluppare uno spettacolo. E di spettacoli il Gma ne ha inventati tanti, con altri fili tenuti sempre in mano: il filo della pace, quello dell’accoglienza, il filo dell’amore e quello dell’impegno sociale. Sono stati trent’anni di evoluzioni. Le più importanti: la trasformazione da Gruppo musicale l’Ancora a Gruppo musicale Artegiovane. E oggi a Compagnia musicale Piazza Viva. Chi è rimasto, saldo come una roccia fino al Lunedì dell’Angelo del 2022, è lui, il fondatore, Tiziano Salvaterra, che a noi piace chiamare il guru. E che proprio nella serata dell’auditorium ha spiegato con la solita franchezza del ragazzo sfrontato di 65 anni: “Il tempo passa, i giovani crescono e noi vecchietti dobbiamo lasciare il posto”. In questo
modo ha ceduto la bacchetta del maestro a Ilaria Salvaterra, stesso cognome, stessa famiglia: è figlia di Tiziano ed è indubbiamente cresciuta. In trent’anni molte cantanti si sono alternate davanti ai microfoni. Nella rimpatriata di Pasquetta sono tornate a cantare anche quelle che nel frattempo sono diventate spose, mamme, professioniste. Ma lo si è capito che è rimasto non solo nella memoria, ma anche nel cuore il clima dei tempi in cui il gruppo faceva le tournée. E ne ha fatte, un po’ in tutto il mondo, dal Brasile all’Inghilterra, dalla Bosnia alla Romania, dall’Albania alla Colombia. Poco o niente Africa, come si è rammaricato sul pal-
co Tiziano. Comunque, contati con attenzione, sono stati fatti quasi mille concerti: da quelli piccoli in paesi sperduti in una delle regioni d’Italia (girate tutte tranne la Basilicata) alle partecipazioni ai grossi eventi ripresi dalla televisione come le Giornate della Gioventù con Papa Giovanni Paolo II. E per finire, sono stati registrati una montagnola di cd. Tornando alla serata di Tione, è stata articolata in due parti: la prima con le protagoniste del Gma; la seconda con la nuova formazione della Compagnia musicale Piazza Viva. In mezzo, a tenere il filo in mano, Tiziano Salvaterra, che ha raccontato aneddoti, ha spronato, ha presentato, ha ricordato, ha
gigioneggiato. E ha lasciato il posto a Ilaria. Anche se dire “lasciato il posto” suona un po’ troppo definitivo. Tiziano rimarrà a fare la regia degli spettacoli. E c’è da giurare che rimarrà pure per le relazioni con i soggetti che organizzano concerti e rassegne. Perché bisogna continuare a seguire il “filo di Arianna” del messaggio da lanciare. Soprattutto nei testi che si alternano ai brani musicali, che si assumono la responsabilità di far riflettere. Come le parole di Amanda Gorman, la ragazza nera che ha letto la sua poesia il giorno dell’insediamento di Joe Biden alla presidenza degli Stati Uniti. O i testi di don Milani. Le canzoni, invece, sono pescate
Lo spettacolo La prima canzone è stata cantata da Nicole Bertanzetti; alla batteria Enrico De Silvestro, accompagnati dalla formazione attuale. Poi è salita sul palco la formazione Gma: Chiara Gottardi, Laura Andreolli, Sara Bondi, Nadia Salvaterra, Katia Franzelli, Daniela Bomè, Rina Scarazzini, Tiziana Bugna, Alessia Parolari. I musicisti: Tiziano Amistadi, Virginio Amistadi (assente perché ammalato), Elvis Bazzoli, Stefano Ongari, Elio Pizzoni (fonico per entrambe le formazioni). Compagnia Piazza Viva: Giulia Piffer, Roberta Sorio, Michela Andreatta, Emily Piffer,Daniela Bridi, Ilaria Salvaterra. I musicisti: Gabriele Franch Davide Pontalti, Valentino Iob, Ferdinando Mottinelli. Fabrizio Cereghini (light designer per entrambe le formazioni). (G.B.)
Bondone, boschi in fiamme di Matilde Armani
Il rogo lungo la valle della Setta di Bondone è di origine dolosa. Circa 300 ettari in fumo. Dodici interminabili giornate di lavoro che non saranno dimenticate facilmente da tutti quei pompieri che hanno prestato servizio per arrestare il vasto incendio scoppiato lo scorso 19 marzo lungo la valle della Setta di Bondone. Operazioni di spegnimento e bonifica di giorno, monitoraggi la notte: poi il 30 marzo, finalmente, la tregua. Tutto finito? No, i vigili del fuoco volontari, infatti, sono stati allertati pure nelle giornate del 14 e
17 aprile, giorno di Pasqua, a causa della ripartenza di alcuni piccoli focolai fortunatamente domati senza troppe difficoltà. Il rogo di origine dolosa che, come detto, era divampato inizialmente da una località montana del comune di Bondone a 1200 metri, si è esteso tempestivamente anche sul versante bresciano interessando un’ampia zona della Val Vestino. Un incendio importante, in luoghi impervi, che non si verificava da tempo sul nostro territorio divampato a macchia di leopardo per cui certi punti hanno bruciato intensamente, mentre in altri il fuoco è passato a volo radente. Un lavoro complesso, per nulla agevolato dalla siccità del terreno e dal forte vento di quei giorni, che ha richiesto l’impiego di risorse aeree, tra le quali gli elicotteri Erickson
e i Canadair della flotta dello Stato, e un importantissima azione da terra, con l’allestimento di strade tagliafuoco e la pulizia dei tracciati per fronteggiare le fiamme e impedirne la propagazione. L’uso dei droni del gruppo SAPR del Corpo permanente ha consentito il monitoraggio e controllo dell’eventuale avanzamento del fronte delle fiamme anche di notte, permettendo così interventi puntuali mirati e fornendo informazioni utili per l’organizzazione delle attività per il giorno seguente. A lottare contro quel fuoco che non ne voleva saperne di rallentare la propria corsa sono stati in moltissimi e tutti con un unico obiettivo: la salvaguardia e la protezione delle comunità e del territorio locale. Secondo i dati emersi durante la riunione svoltasi nella sala operativa di Piazza Centa, coordinata dal dirigente provinciale del Dipartimento protezione civile, foreste e fauna, Raffaele De Col, sono stati coinvolti ben 25 corpi di volontari, oltre alle squadre
dell’Unione distrettuale delle Giudicarie, per un totale di 655 vigili del fuoco impegnati nelle attività, per circa 5.900 ore-uomo totali e in media più di 50 vigili al giorno occupati. Altra considerazione emersa dall’incontro è quella concernente l’ottimo lavoro e la forte sinergia tra le varie componenti che sono intervenute. Riguardo a ciò si è espresso anche la sindaca di Bondone, Chiara Cimarolli che in un post pubblicato sulla pagina del comune per annunciare la rientrata emergenza e ringraziare tutti, scrive con un senso di liberazione: «Il rogo è stato finalmente domato non grazie alla pioggia, di cui ancora non si è vista traccia, bensì per merito degli sforzi profusi da tutto il personale, volontario e non, che ha operato senza sosta e prodigandosi con ogni energia possibile. Va rimarcato un grande plauso perché tutti hanno dato il massimo impegno e lavorato con ogni energia possibile per fermare le fiamme e contenere i danni all’ambiente e alle montagne,
ricchezza delle nostre terre. Siamo stati messi a dura prova, ma la prova è stata ampiamente superata e, ancora una volta, ha dimostrato la grande capacità di reazione delle nostre Comunità quando devono affrontare emergenze e calamità». Un’esperienza che ha visto la necessità di coordinare le diverse squadre impegnate in una gestione multipla e complessa, incarico affidato in maniera particolare all’ispettore distrettuale dei vigili del fuoco volontari delle Giudicarie Andrea Bagattini e al Comandante dei pompieri di Baitoni-Bondone Nicola Zaninelli, che spiega: «È stato tutt’altro che facile. C’era molta gente che fortunatamente ci aiutava, ma il tutto andava ben gestito: occorreva prestare attenzione su parecchi fronti. È stato abbastanza stressante, ma la cosa fondamentale è che sia andato tutto bene: nessuno si è fatto male e nonostante il prolungato lavoro alla fine siamo riusciti a domare le fiamme, risultato che premia l’efficace
collaborazione tra quanti hanno operato.». Ora è il momento della conta dei danni: il censimento delle aree bruciate è in corso da parte del Corpo forestale, anche se secondo alcune stime fatte nelle ore immediatamente successive alla fine delle operazioni il numero di ettari di bosco e sottobosco andati a fuoco si aggira intorno ai 300 ettari: circa un centinaio sul versante trentino, il resto nel bresciano.Ma si sa, certi danni all’ambiente soprattutto quelli a lungo andare sono incalcolabili così come è impagabile l’attività di volontariato di chi è stato impegnato a domare quel mostruoso incendio. Che dire? Sicuramente chi ha appiccato il fuoco, intenzionalmente o per sbaglio, ha commesso un vero attentato alla natura. Ora niente più traffico intenso nei cieli del basso Chiese, basta rumori dei motori dei velivoli, niente più odore di bruciato, basta alte colonne di fumo osservabili in lontananza… fortunatamente è tutto
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Scuola
Upt Tione e Fondazione U. Veronesi: l’educazione civica vissuta sul campo. Obiettivo raggiunto! Gli studenti dell’Upt di Tione hanno allestito e animato lo stand tionese per la vendita delle confezioni di pomodoro il cui ricavato è destinato al finanziamento di un protocollo di cura sperimentale contro la leucemia linfoblastica acuta.
Sabato 23 aprile 2022 - in piazza Cesare Battisti - a Tione studenti e docenti di UPT TIONE, con il supporto anche di alcuni genitori, hanno preso parte attiva all’evento di Fondazione Veronesi “Il pomodoro. Buono per te, buono per la ricerca”. L’iniziativa, giunta alla sua quarta edizione, è finalizzata alla raccolta di fondi che sono interamente devoluti alla ricerca nel campo dell’oncologia pediatrica. L’Istituto tionese ha aderito immediatamente all’iniziativa, così come lo scorso anno, a carattere nazionale per una raccolta fondi il cui ricavato sarà destinato al finanziamento di un protocollo di cura sperimentale contro la leucemia linfoblastica acuta. Durante la giornata è stato allestito uno stand a cura degli allievi, analogamente a quelli nelle piazze di tutta Italia. Grazie al supporto degli studenti di UPT TIONE, a fronte di una donazione minima di 10 euro, sono state distribuite scatole con tre lattine di pomodoro (contenenti pelati, polpa e pomodorino) fornite da ANICAV (Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali) e in collaborazione con RICREA (Consorzio nazionale Riciclo e Recupero Imballaggi di Acciaio). L’obiettivo che i referenti della scuola si erano prefissati, era di arrivare alla distribuzione di 120 kit di pomodori italiani, a fronte di un’offerta minima di € 10,00. Possiamo affermare con grande soddisfazione: obiettivo raggiunto! Molteplici gli obiettivi e i compiti che l’Istituto ha raggiunto, oltre alla vendita vera e propria; ricordiamo la ricaduta professionalizzante nell’allestimento dello stand lavorando in team work insieme al responsabile progetto e agli altri volontari; il coinvolgimento dei passanti, per invitar-
li a fare un’offerta per la Fondazione Veronesi con l’obiettivo di distribuire il gadget di piazza, comunicare in modo sintetico ma esaustivo il focus di Fondazione Umberto Veronesi a sostegno dell’oncologia pediatrica e nello specifico perché sta raccogliendo fondi tramite questa iniziativa, interiorizzare e mettere in pratica le informazioni contenute nel manuale per i volontari ed infine, lavorare in team con i proprio compagni di scuola e con gli altri volontari di Fondazione Veronesi. È stata certamente un’esperienza sicuramente impegnativa per gli studenti, ma decisamente appagante, ricca di incontri, di relazioni e ha rappresentato una grande opportunità per mettersi in gioco sia socialmente che professionalmente, un modo diverso di avvicinarsi, inoltre, al mondo della scienza e della ricerca scientifica in modo appassionante, innovativo e da protagonisti. Una professionalità, inoltre, messa alla prova nel rapporto con le persone e gratificante sapendo che tutti stavano collaborando per aiutare la ricerca che consentirà di curare e guarire tanti bambini e adolescenti. Preme sottolineare che prevenzione e corretti stili di vita sono aspetti fondamentali per prevenire numerose malattie e vivere in salute e siamo convinti che ragazzi più consapevoli possano diventare ambasciatori di salute, suggerendo anche agli adulti le scelte migliori per stare bene. Una testimonianza attiva di volontariato, dopo due anni di pandemia che hanno certamente influito sulla quotidianità dei nostri giovani, ma che non ne hanno frenato la generosità e la voglia di fare del bene agli altri. Ancora una volta UPT Tione ha dimostrato come
attraverso il lavoro, la passione e con obiettivi condivisi da parte di tutte le sue componenti, dirigenza, docenti, studenti e famiglie, si possano raggiungere traguardi professionali ed educativi importanti, per i nostri studenti e per l’intero territorio, un atteggiamento importante, perché lo sviluppo di un orientamento civico positivo è comunque il presupposto perché possa poi maturare una disponibilità costante all’impegno.
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Cinquanta saggi per le Giudicarie Una pubblicazione della Fondazione Don Lorenzo Guetti nel decennale della sua nascita. Ancora aperta la partecipazione a chi voglia dare il proprio contributo
In occasione delle celebrazioni del decennale dalla nascita, previste fra il 13 ed il 16 ottobre 2022, la Fondazione don Lorenzo Guetti, presieduta da Fabio Berasi e diretta da Michele Dorigatti, promossa nel 2012 dalla Provincia, dalla Comunità di Valle delle Giudicarie, dai Comuni delle Giudicarie Esteriori e dalla Federazione Trentina del-
la Cooperazione, lancia un progetto suggestivo: cinquanta mini saggi di autori ed autrici giudicariesi sul presente e sul futuro delle Giudicarie. Cinquanta persone scelte nei vari mondi (cultura, economia, sociale, volontariato, niente politica) devono scrivere entro il 16 maggio un breve saggio, come detto, con una lunghezza fra i 15.000 e i
25.000 caratteri. “Attenzione”, avvertono i promotori, “che abbiamo scelto cinquanta persone, ma non abbiamo intenzione di escludere nessuno. Quindi se qualcun altro cui non abbiamo chiesto vuole spedirci la sua riflessione è ben accetto”. Entriamo nel merito per dire che l’obiettivo della Fondazione è proporre
all’intera comunità delle Giudicarie un progetto culturale partecipativo. “Questi brevi saggi – scrive chi organizza - hanno come filo conduttore la personale visione dell’autore/autrice sulla situazione presente delle Giudicarie (anche e soprattutto sulla base della propria sensibilità ed esperienza), sul futuro prossimo e, in particolare, sulle sfide del
presente e del domani”. Domenica 16 ottobre, all’evento conclusivo del decennale, i contributi saranno presentati pubblicamente con il commento di Annibale Salsa (antropologo e studioso delle “terre alte”, membro del Comitato scientifico della Fondazione) e di Luigino Bruni, storico delle idee ed economista civile. Successivamente saranno resi disponibili sul sito della Fondazione Guetti (www. fondazionedonguetti.org) come e-book scaricabile. Il volume collettaneo, curato da Michele Dorigatti e da Aldo Gottardi, intende (secondo i curatori) “dare risalto alle tante voci della società civile giudicariese, rappresentando un prezioso momento di riflessione e di confronto interdisciplinare ed interculturale che, inquadrando e raccontando il nostro territorio sotto diversi angoli visuali, possa approfondire e fornire, anche alle amministrazioni locali e provin-
ciali, inediti spunti sulle sempre attuali domande del ‘chi siamo?’ e ‘“cosa saremo?’. Qualche indicazione per gli autori rispetto al contenuto delle riflessioni. Qual è il suo punto di vista sulle Giudicarie attuali? Cosa significa per lei il suo territorio? Mantiene ancora i rapporti col suo paese/valle/provincia? Come vede il futuro delle Giudicarie? Quali sono le sfide? Quali le potenzialità inespresse? Quali le situazioni da poter/dover migliorare? Che potenzialità offre ora il territorio e cosa potrà offrire in futuro? C’è e/o ci sarà un legame tra ieri, oggi e domani? Incontro o scontro tra tradizione ed innovazione? Quali riflessioni sul ruolo dell’associazionismo e della cooperazione come fattori di coesione sociale e sviluppo economico? Come si vede, ce n’è abbastanza per riflettere. (G.B.)
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Territorio
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L’arte bianca protagonista a Storo con la prima festa dedicata al pane Il pane è un alimento universale: oggi non c’è paese al mondo nella cui tradizione culinaria non sia presente una qualche sua forma. Un cibo apparentemente semplice che si è reso, in molti contesti, indispensabile per la sopravvivenza dei popoli. Ad esso sono attribuiti moltissimi significati, è stato il simbolo della cultura, della storia, della fame e della ricchezza, della guerra e della pace. Data la sua notevole importanza, evidenziata ancor più in questo periodo di particolari tensioni e crisi, si è pensato ad un evento che lo celebrasse. Dopo il Festival della Polenta, ecco che a Storo anche il pane ed i prodotti dell’arte bianca hanno la loro manifestazione dedicata. Domenica 10 aprile in località Sorino, dove sorge lo stabilimento della cooperativa Agri 90, si è svolta la prima edizione di «Il pane trentino in festa». La kermesse gastronomica, condotta da Walter Nicoletti giornalista di Trentino TV, anche grazie alle condizioni meteo particolarmente favorevoli, ha fatto il pieno di gente. Un nuovo evento pensato al fine di valorizzare i prodotti della terra, in particolare il pane e i prodotti da forno realizzati con la farina di frumento e la farina di granoturco di Storo. Durante l’intera giornata i numerosi partecipanti, omaggiati di un pacco di farina bianca a testa, hanno avuto la possibilità di visitare le casette dei diversi espositori presenti e di degustare il pane, i dolci, i formaggi di malga, lo speck di produzione locale, ma anche di acquistare colombe, biscotti, focacce e
molti altri lievitati. Il tutto accompagnato da buon vino ed ottima birra. A fare gli onori di casa è stato il presidente di Agri 90 Vigilio Giovanelli: “E’ un evento a cui teniamo molto – ha spiegato - perché il pane, insieme alla polenta, è stato per millenni il prodotto principale dell’alimentazione delle nostre popolazioni, e lo è ancora oggi in molte parti del mondo.”. L’edizione d’esordio è stata articolata in più momenti. Si è partiti alle ore 10 con il taglio del nastro e gli interventi affidati ai rappresentanti istituzionali. Tra le autorità presenti i sindaci della Valle, il presidente del Bim del Chiese Claudio Cortella, il presidente del Bim del Sarca Giorgio Marchetti, il commissario della Comunità di Valle Giorgio Butterini, il presidente del consiglio provinciale Walter Kaswalder, la consigliera provinciale Vanessa Masè, l’assessore regionale Lorenzo Ossanna, il vicepresidente della Giunta provinciale Mario Tonina e quello di Brescia Guido Galberti, il presidente dell’Apt Madonna di Campiglio Tullio Serafini, il presidente dei panificatori trentini Emanuele Bonafini, il questore di Trento Alberto Francini ed il Commissario del governo Gianfranco Bernabei. Dalle ore 11, invece, sono iniziate le degustazioni, proseguite poi fino alle 16, quando l’iniziativa ha chiuso definitivamente i battenti. Ad aver accolto l’invito di Agri 90: il panificio Binelli di Pinzolo, Sosi di Trento, Moderno di Isera-Rovereto, Tecchiolli di Cavedine, Ceres di Fiavé, Zanoni di Ponte Arche, Pellizzari di Condino, Pistoria
di Matilde Armani
Il presidente di Agri90 Vigilio Giovanelli: “Ci piace pensare alla nostra valle ed alla nostra Cooperativa come ad un polo dei cereali del Trentino”
Val Rendena di Caderzone, oltre al forno Levà. All’appuntamento hanno preso parte anche alcuni studenti, accompagnati dal loro docente, dell’alta formazione dell’Istituto alberghiero dell’Enaip di Tione. Inoltre, tra le realtà partner c’erano anche la Cantina Toblino, il birrificio Leder della Val di Ledro, l’Azienda agricola “La Cügna” di Luca Radoani di Condino ed il salumificio Bomè di Pieve di Bono. Allo scoccare delle dodici, quando la fame inizia a farsi sentire, non poteva mancare la pizza al forno preparata con la farina storese e sfornata dagli abili pizzaioli de «La Contea» di Bolbeno. “Alcuni anni fa abbiamo deciso di puntare sul recupero in grande stile della
produzione del frumento da affiancare al nostrano di Storo - prosegue Giovanelli -. Non è stata neanche una
scommessa, nel senso che in prima battuta abbiamo pensato di coltivare qualche decina di ettari nella logica
della rotazione con il granoturco. Poi ci siamo resi conto che, la farina bianca, poteva non sostituire bensì affiancare quella gialla. La scelta ha dato i risultati sperati ed è apprezzata dai consumatori. Abbiamo pure un gruppo di panificatori e pasticceri trentini che hanno dimostrato di apprezzare il nostro prodotto. E infine, non posso che essere grato a loro, ma prima di tutto devo essere grato ai produttori. Hanno capito il grande valore del frumento, altro prodotto tradizionale delle nostre campagne. Per questo ci piace pensare alla nostra valle ed alla nostra Cooperativa come ad un polo dei cereali del Trentino”.
Arte
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Ambasciatrici di bellezza, le statue giudicariesi a Trento In tempi di fusioni più o meno calde, che hanno modificato sensibilmente il panorama toponomastico locale - arricchendolo? impoverendolo? - maggiormente si sente l’esigenza di salvaguardare i toponimi antichi, alcuni dei quali particolarmente evocativi dal punto di vista storico, prima che la rarefazione della memoria ne cancelli definitivamente le tracce. Tra questi Mondrone, ad identificare la ‘villa/ vicinia’ più importante del territorio preorese in epoca medievale, a sud dell’attuale abitato, lungo le rive della Sarca, già sede del Tribunale Civile per le Giudicarie Interiori tra 1400 e 1500, spazzata via con suoi “venti casamenti, il cimitero, parte della chiesa ed il campanile” dall’esondazione del fiume in seguito al devastante alluvione del 1772. Proprio in quel “luogo di bel sito e buone fabbriche” che era Mondrone antecedente la sua scomparsa, mettono su bottega “maistro Mafè e Andrea suo fratello intaiador” (Maffeo e Andrea Olivieri), come appare in un documento del 1515, tra i maggiori scultori del Rinascimento bresciano, allora ricompreso dentro il più vasto circuito artistico veneziano, pensando strategico attivare una succursale pure in terra giudicariese (1515 ca. - 1520 ca.), viste le numerose committenze che di lì provengono. Di quegli anni, prima della grande impresa condinese dell’altare dell’Assunta (1538-1545) e del gruppo scultoreo ligneo della Pietà di Riva del Garda conservato al MAG (Museo Alto Garda) , rimangono le testimonianze delle tre statue lignee policrome - Madonna col Bambino in trono, San Rocco e San Sebastiano - appartenenti all’antico altare di San Rocco (1512-1515) nella pieve di Tione, sostituito nel 1671 da un altare barocco; quanto rimasto dell’ancona smembrata della chiesa cimiteriale dei Santi Faustino e Giovita di Ragoli (1515-1520), tra cui la Madonna col Bambino oggi nella chiesa di Preore, le magnifiche sculture presso il Laboratorio di restauro della Soprintendenza per i beni culturali e presso il Castello del Buonconsiglio di Trento; l’altare della chiesa parrocchiale di Santa Lucia di Giustino (1520-1530) an-
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di Giacomo Bonazza
Un auspicio possibile per le opere giudicariesi esposte altrove, è quello di ricostruire, almeno virtualmente, l’altare della chiesa cimiteriale di Ragoli, accostando i pezzi “trentini” alla Madonna col Bambino di Preore 2
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1 - Maffeo e Andrea Olivieri: San Faustino (1515-1520) - Laboratorio di restauro prov. le (dalla chiesa cimiteriale di Ragoli) 2 - Maffeo e Andrea Olivieri: San Giovita (1515 - 1520) - Laboratorio di restauro prov.le (dalla chiesa cimiteriale di Ragoli) 3 - Maffeo e Andrea Olivieri: Annunciazione (1515-1520) - Castello del Buonconsiglio (dalla chiesa cimiteriale di Ragoli) 4 - Maffeo e Andrea Olivieri: Santa Agata (1520- 1530) - Museo Diocesano Tridentino (dalla chiesa di Giustino) 5 - Maffeo e Andrea Olivieri: Santa Lucia (1520-1530) - Museo Diocesano Tridentino (dalla chiesa di Giustino)
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ch’esso rimaneggiato nel suo aspetto originario, con alcune statue convolate al Museo Diocesano Tridentino. Proprio di queste opere ‘emigrate’ in quel di Trento si vuole qui accennare, riconoscendone certamente l’attuale prestigiosa collocazione e la garanzia di una custodia impeccabile, viste le istituzioni interessate, ma avvertendo contemporaneamente la necessità per i giudicariesi di riappropriarsi, almeno sul piano della conoscenza e su quello affettivo, di un prezioso patrimonio artistico ancora accessibile, pure se decontestualizzato rispetto ai luoghi della sua produzione e della sua ori-
ginaria fruizione. Dall’ancona di Ragoli, tristemente svuotata dei suoi apparati scultorei alla fine degli anni Sessanta per metterli al riparo dai furti sempre incombenti nella chiesa solitaria, provengono appunto il San Faustino ed il San Giovita, ottimamente restaurati dalle maestranze provinciali, scultura lignea dorata e policroma di eccellente fattura, dove emergono i tratti vividi eppure delicati dei patroni ragolesi, secondo un’iconografia tipica del rinascimento lombardo intriso di un realismo di gusto popolare, accompagnato da un pathos mai esasperato, non privo di una certa solenni-
tà. A far loro compagnia nel laboratorio di restauro provinciale altre due statue della imponente macchina d’altare di Ragoli, un Santo Vescovo ed un Sant’Antonio Abate, anch’esse di raffinato intaglio. Ma su tutte la splendida e dolcissima Annunciazione (Angelo annunciante e Madonna annunciata), capolavoro di Maffeo Olivieri, probabilmente a far da contrappunto sulle ali laterali dell’ancona, approdata dopo il restauro, al terzo piano di Castelvecchio, presso il Buonconsiglio, tra i pezzi forti della sezione dedicata alla scultura lignea trentina. Un auspicio possibile: ricostruire almeno virtual-
mente l’altare della chiesa cimiteriale di Ragoli, accostando i pezzi “trentini” alla Madonna col Bambino di Preore che occupava la nicchia centrale inferiore dell’ancona, per rendersi conto della maestosità di quel manufatto, per niente inferiore, in quanto a qualità artistica, ai coevi Flügelaltar (altari a portelle/altari con le ali) di stampo nordico, più restii alle novità del moderno linguaggio rinascimentale introdotte nel trentino sud occidentale da artisti del calibro di Stefano Lamberti e dei fratelli Maffei. Dalla bottega oliveriana provengono pure le statue di Santa Lucia e di Sant’Aga-
ta dell’altare maggiore di Giustino, esposte al secondo piano del Museo Diocesano Tridentino, nella sala dedicata alla sezione lignea di matrice italiana/ bresciana, che annovera pure tre legni, un San Giovanni Battista, un bellissimo Compianto sul Cristo Morto, ed un San Giovanni Evangelista, provenienti da un altare smembrato della chiesa di Santa Maria Assunta di Dasindo (secondo quarto del XVI°secolo), un mix stilistico tra rigidità tardo gotiche di ascendenza tirolese e morbidezze del modellato rinascimentale lombardo. Le due sante erano parte integrante del meraviglioso polittico rendenero, ancora oggi conservato nella chiesa di Santa Lucia nonostante le modifiche sopraggiunte e le decurtazioni subite. A proposito di opere ‘migrate’ dalle nostre chiese verso Trento, primariamente per ragioni di sicurezza e di conservazione, vale la pena qui ricordare, sempre nell’ambito della scultura lignea, questa volta di fine Seicento, le due belle sculture di sante, Lucia ed Apollonia, ospitate al Castello del Buonconsiglio, provenienti dall’oratorio di San Filippo Neri di Roncone, attribuite al catalogo del “faberlignarus”del paese chiesano Giovanni Battista Pollana, abile intagliatore barocco operativo tra area mantovana e trentina.
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Attualità
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PAG. Le voci dei nostri studenti
Maria Romana De Gasperi, il ricordo di Paolo Magagnotti
esto numero il “Giornale delle Giudicarie” riserva ogni mese una sua intera pagina al uto degli studenti dell’Istituto “Lorenzo Guetti”, dando loro spazio e voce. La ne e tutta la redazione del Giornale attribuiscono molta importanza all’apporto di azioni, conoscenze, riflessioni e proposte che essi potranno offrire. Vi è nell’Istituto ezionale ricchezza di giovani menti che, contando su uno straordinario corpo i, può esprimere, con conoscenza e creatività, importanti riflessioni e idee utili per comunità giudicariese, e oltre. studenti – che lasceremo riposare nel periodo estivo – potrà essere un utile io per sentirsi maggiormente partecipi e protagonisti della vita culturale e conomica della loro terra, sulla quale sapranno pure far riflettere i raggi di quegli ti europei e internazionali più ampi verso i quali desiderano proiettare il proprio L’iniziativa potrà pure contribuire a realizzare un ulteriore raccordo fra la stessa
La notizia della morte di Maria Romana De Gasperi, figlia del grande statista Alcide De Gasperi, grande donna di eccezionale intelligenza e umanità, ci ha parecchio toccate, sapendo quanto fosse importante la voce che si è spenta per sempre. Era stata così gentile quando, l’anno scorso, l’avevamo conosciuta durante una videochiamata su zoom a cui avevano partecipato alcune classi della nostra scuola. Vederla e ascoltarla era stato per noi un grande onore, non ci sembrava quasi vero che una donna del genere potesse aver accettato di dedicarci del tempo, ma lei lo ha fatto e anche molto volentieri. Il direttore Paolo Magagnotti, che aveva organizzato quell’incontro, è stato ancora una volta disponibile ad incontrarci e lo abbiamo intervistato in questo numero in quanto amico e stretto conoscente della signora De Gasperi; di lei ci ha raccontato la gentilezza, l’onestà e la sua volontà di parlare ai giovani, andando sempre nelle scuole, finché le forze glielo hanno consentito, per parlare di Europa e soprattutto della figura del padre. Prof. Magagnotti, come ha conosciuto Maria Romana De Gasperi? La prima volta che l’ho incontrata è stato il 4 Aprile 1981, a Vienna. Per il centenario della nascita del padre.
Ci racconta alcuni suoi ricordi personali con lei? Sono tanti i ricordi che mi legano a Maria, uno che ricordo particolarmente e con affetto è l’incontro avvenuto il 17 maggio 2005, quando a Berlino ho organizzato un evento solenne in memoria di suo padre, ma soprattutto per onorare lei. Lei, che aveva sempre fatto molto per onorare il padre, si meritava a sua volta un riconoscimento per tutto quello che aveva sempre fatto. Maria Romana, oltre ad essere una donna molto intelligente, aveva anche grande bontà d’animo, capacità di creare rapporti umani e affetti attorno a lei, sempre generosa, corretta e onesta. Fin da ragazza aveva capito di chi era figlia e immediatamente aveva iniziato a raccogliere tante testimonianze che potessero ricostruire e far conoscere la vita di suo padre. Un lato di Maria Romana che mi ha sempre colpito è che era sempre disponibile, nonostante i molti impegni, per fare conferenze, in modo particolare all’interno delle scuole, per far conoscere ai giovani di oggi quanto la fi-
za, era il 12 settembre 2018 quando ha lasciato Sella per l’ultima volta, sapendo che non le sarebbe stato più possibile tornarci.”
“Unica, sensibile e di una spiccata intelligenza, una delle sue qualità più grandi era la sua capacità di creare rapporti umani, anche grazie alla sua bontà d’animo”.
gura del padre fosse stata importante. Come la descriverebbe in una parola? (Paolo Magagnotti si trova in difficoltà a scegliere una parola sola.) Maria Romana era una donna unica, sensibile e di una spiccata intelligenza, una delle sue qualità più grandi era la sua capacità di creare rapporti umani, anche grazie alla sua bontà d’animo. Tuttavia, era anche generosa, corretta e onesta. Era consapevole di chi era figlia dunque cosciente delle sue responsabilità a cui non venne mai di meno. Tuttavia, se dovessi descriverla in poche parole, per quanto difficile, vorrei che le persone sapessero che dal punto di vista umano era estremamente buona e generosa, ma soprattutto rispettosa verso chiunque incontrasse. Che ruolo ha avuto Maria Romana nella cultura e nella politica italiana e quanto e cosa esse hanno perso dopo la sua morte? Sicuramente a Maria Romana va attribuita la documentazione che raccolse per quanto riguarda la figura del padre e non solo, anche del contesto in cui viveva e del rapporto che aveva, ad esempio con il ministro degli esteri francese Robert Schuman e con Konrad Adenauer, ex cancelliere federale della Germania. La moltitudine di documenti è così ricca che esistono delle lettere che non sono ancora state esaminate. Maria Romana scrisse moltissimi libri su De Gasperi, tra cui eccezionale “Mio caro padre”. Inoltre, numerosi sono stati gli storici a contattarla per riflettere e discutere con lei. Un aneddoto che sottolinea l’empatia di cui Maria Romana era dotata risale al 2011 quando a Bruxelles, in Parlamento europeo, prese parola affermando che “la gente non sa cosa state facendo qui, per questo dovete andare fuori e stare con loro”. Scrisse anche diversi saggi motivanti, e scriveva regolarmente sull’ “Avvenire”,
con pezzi nei quali esprimeva tutta la sua anima. Lo scorso 30 gennaio mi trovavo a casa sua a Roma. Non stava bene e era venuto un medico, che le suggerì di farsi ricoverare. Lei, perplessa, appena salutato il medico si mise a capofitto sulla scriva-
cede nel mondo e di come sia necessario unirsi, contattare ed essere in contatto con studenti di altri paesi e di altre lingue.
Maria Romana De Gasperi con il padre Alcide negli Stati Uniti nel Viaggio del pane del gennaio 1947
nia a rivedere il testo di un libro su suo padre da giovane che aveva scritto negli ultimi mesi. Mancavano poco più di due mesi ai 99 anni! C’era una convergenza totale, una simbiosi perfetta. Lei sapeva interpretare il padre, lei sapeva capire se c’era qualcosa che lo faceva soffrire anche se cercava di nasconderlo. Lei era veramente l’anima del padre, vorrei dire. Trova somiglianze tra lei e il padre? Quanta eredità di lui c’è stata in lei? C’era una convergenza totale, anche nel profilo fisico, tra lei e il padre c’era una simbiosi perfetta. Lei sapeva interpretare il padre, lei sapeva capire se c’era qualcosa che lo faceva soffrire anche se cercava di nasconderlo. Lei era veramente l’anima del padre, vorrei dire. Quale eredità Maria Romana De Gasperi dopo la sua morte lascia ai giovani per il concetto di Europa e per il suo futuro? Lascia per il futuro dell’Europa un messaggio importante, un’attenzione allo studio per capire l’Europa e un impegno a parlare per creare rapporti fra giovani europei, per far sì che questa Europa cresca in maniera solida per garantire pace e fratellanza tra i popoli. Cercare di stu-
diare, parlare e creare contatti fra di voi. Quando i giovani le chiedevano di incontrarla, ad esempio a Roma presso la fondazione Alcide Degasperi, lei andava per motivarli e parlare con loro. Non solo attraverso le storie del padre, ma per dare loro strumenti, per dire di guardare cosa suc-
Le mancherà? Immensamente, è come se fosse sparita una parte di noi, una parte del mondo, una parte di me. Io la sentivo quasi ogni giorno e fino a pochi mesi fa la domenica alle cinque del pomeriggio mi collegavo sempre su zoom con lei e alcuni amici del Trentino, soprattutto due sue amiche d’infanzia che erano molto contente di poter mantenere i contatti. Nelle nostre videochiamate cercavamo di non nominare mai Sella di Valsugana, dove c’era la casa di vacanza, perché sapevamo quanto ci fosse affezionata e quanto le dispiacesse non poterci tornare. Ricordo ancora la sua tristez-
Sa cosa pensava della situazione attuale, la guerra, la situazione di un’Europa non molto unita? Ricordo che nei suoi ultimi mesi di vita continuava a scrivere articoli su “L’Avvenire”, anche riguardo alla guerra. Era molto triste e amareggiata, non riusciva a capacitarsi di come si fosse giunti ad una situazione del genere dopo tutti gli sforzi fatti, in primis da suo padre, dopo la seconda guerra mondiale, per tentare di mantenere la pace e fondare un’Europa stabile, in cui le parole chiave fossero unità e pace, invece che guerra e distruzione.” Ringraziamo il Prof. Magagnotti che si rende sempre disponibile ad incontrarci e a lasciarci ogni volta tanti spunti per pensare e riflettere sulla nostra azione di giovani studentesse alle prese con un’Europa che sentiamo casa nostra, ma che deve essere costantemente difesa e costruita. Grazie anche perchè, attraverso lui, abbiamo conosciuto una donna straordinaria. Anna Floriani, Sara Nicolini, Alba Pellizzari, Sofia Surci, Eloisa Tisi, Susanna Vaia
Le parole dell’Europa: DIRITTI “Dobbiamo parlare di razzismo. E dobbiamo agire. È sempre possibile cambiare direzione se c’è la volontà di farlo. Sono felice di vivere in una società che condanna il razzismo. Ma non dobbiamo fermarci qui. Il motto della nostra Unione Europea è: ‘Uniti nella diversità’. Il nostro compito è di essere all’altezza di queste parole e di adempiere al loro significato” Presidente von der Leyen, Parlamento europeo, 17 giugno 2020 I diritti, in senso oggettivo, sono l’insieme delle norme giuridiche che impongono determinati comportamenti al fine di consentire la convivenza civile; ciò che ci preme qui approfondire sono i diritti in senso soggettivo, i diritti cioè inalienabili che ogni essere umano possiede e che l’UE, per far fronte ai cambiamenti della società, nonché agli sviluppi sociali, scientifici e tecnologici, ha deciso di riunire in un unico documento, la Carta dei diritti fondamentali. Adottata a Nizza il 7 dicembre 2000, contiene tutti i diritti
personali, civili, politici, economici e sociali dei suoi cittadini dando particolare rilievo a sei valori fondamentali: la dignità, la libertà, l’uguaglianza, la solidarietà, la cittadinanza e la giustizia. Negli articoli 20-26 sono enunciati i vari ambiti in cui si declina il valore dell’uguaglianza: tra tutti questi (uguaglianza davanti alla legge, non discriminazione, diversità culturale, religiosa e linguistica, parità tra donne e uomini, diritti del minore, diritti degli anziani, inserimento delle persone con disabilità), ci sembra importante sottolineare il diritto alle pari opportunità, cioè il fatto che ogni persona abbia diritto alla parità di trattamento e di opportunità in materia di occupazione, protezione sociale, istruzione e accesso a beni e servizi disponibili al pubblico. Perciò, come affermato dalla presidente Von der Leyen, grazie all’UE, sono stati fatti grandi passi avanti, ma non bisogna accontentarsi e riuscire a concretizzare appieno l’esercizio di questi diritti. La classe 3° LSM
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A Casa degli artisti di Canale, un intenso percorso espositivo che illustra diversi momenti della storia dell’arte, dal Cinquecento al Novecento.
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“Arte in viaggio”: la mostra che unisce Giudicarie e Alto Garda politan Museum e al Louvre), Fortunato Depero (il celeberrimo innovatore del movimento futurista) e Mario Sironi (fra i protagonisti del movimento del Novecento a Milano, fautore del ritorno alla pittura murale). E poi ancora Luigi Bonazza, Giuseppe
Dalle due composizioni floreali del Seicento attribuite a Francesca Volò detta “Vincenzina” e alla sorella Margherita Volò Caffi, ai ritratti dei coniugi Ambrosoli dipinti nell’Ottocento da un anonimo pittore di area lombarda, fino ai racconti artistici del Novecento col treno che corre di Roberto Marcello Baldessari che fa sentire le scintille dei futuristi incontrati a Firenze al Caffè
Giubbe Rosse. Tra le opere dei trentini, colpisce un autoritratto di Riccardo Schweizer in cui l’artista si ritrae in bianco e nero, con un volto senza dettagli che riporta sul retro della tela una dedica malinconica, quasi un commiato: “L’uomo sta fermo, solo, seduto, senza volto ad aspettare la fine della vita, con una pennellata in mano di rosso, con la quale ha tentato sempre di dipingere un
cuore. Casez, 3 gennaio 1999”. Dialoga con il tema del “viaggio” anche una stanza dedicata al gioiello etnico, altra grande passione di Gian Marco Trentini, viaggiatore nel mondo per una vita e raccoglitore di unici oggetti ornamentali delle tribù di tutto il mondo. Un salto culturale che rende evidente l’animo di viaggiatore del collezionista e che aggiunge al per-
ESPLORAPARCO!
corso il desiderio di scoprire altri aspetti dell’arte. Un risultato, quello della collaborazione con Casa Artisti, visto il successo che la mostra sta ottenendo, che il Centro Studi Judicaria si augura di replicare in futuro ancora con uno nuovo spirito di collaborazione anche con altre realtà territoriali. Danilo Mussi, Roberta Bonazza
22 APRILE-OTTOBRE 20 ni gratuite Tante facili escursio co Fluviale Sarca per conoscere il Par riserve naturali he fic ni ag m e su le e
Alto Sarca
È stata inaugurata il 9 aprile e resterà aperta fino al 19 giugno 2022 presso la Casa degli Artisti G. Vittone a Canale di Tenno, un’importante mostra frutto della collaborazione tra il Centro Studi Judicaria di Tione di Trento e la stessa Casartisti di Tenno, con la partecipazione dei Comuni di Arco, Riva del Garda e Tenno e il sostegno economico della Cassa Rurale Alto Garda. Per il Centro Studi Judicaria è un nuovo modo di proporsi sul territorio, che lo fa uscire dagli spazi espositivi della sede di Tione e lo porta a lavorare anche sul territorio in collaborazione con altri enti ed associazioni. Ed il risultato è chiaramente visibile. Grazie alla generosa disponibilità di Gian Marco Trentini, esimio collezionista, proprietario di Palazzo d’Arco a Villa di Bleggio, e alla attenta cura di Roberta Bonazza che ha seguito tutta la preparazione dell’evento, opere di artisti di fama nazionale, spesso per la prima volta esposti, sono ora visibili in questa esposizione nella prestigiosa sede di Canale di Tenno. Ecco così apparire nomi come quelli di Scipione Pulzone detto il Gaetano (sue opere sono al Metro-
Craffonara, Roberto Iras Baldessari, Vittorio Corona, Karl Plattner, Riccardo Schweizer, Mauro Cappelletti, Aldo Schmid, Omar Galliani. La mostra «Arte in viaggio. Collezioni, nobili dimore e viaggi. Dal Cinquecento al Novecento» propone una straordinaria selezione di opere (una trentina) che per la prima volta escono dal luogo che li custodisce. Un intenso percorso espositivo che illustra in un “viaggio” diversi momenti della storia dell’arte, dal Cinquecento al Novecento. Dal nobile palazzo, già dimora estiva dei conti d’Arco, un prezioso gioiello della piana delle Giudicarie Esteriori, esce per la prima volta a godimento della visione del pubblico parte della preziosa collezione di opere d’arte, quella del proprietario, Gian Marco Trentini, che delinea efficacemente le diverse stagioni artistiche di questo complesso e denso mezzo millennio. Il titolo «Arte in viaggio» vuole rimarcare la dinamica e i passaggi di luoghi ai quali le opere d’arte sono sottoposte nel corso del tempo: passaggi di eredità, momenti di decadenza, aste, collezionisti, tutto concorre a eternare ciò che è stato realizzato in epoche diverse.
Alto Sarca Mountain Friends iscrizioni: info@mountainfriends.it informazioni: 345 3858648 Basso e Medio Sarca Albatros iscrizioni: info@albatros.tn.it informazioni: 340 7615644
Basso e Medio Sarca
I segreti della Val Genova: acqua, roccia, fuoco (Pinzolo/Carisolo)
domenica 24 aprile
La via dell’acqua: roggia di Calavino, Madruzzo, Toblino (Madruzzo)
Le cà da mont: boschi e prati della ZSC Tione Villa Rendena (Tione/Porte di Rendena)
domenica 1° maggio
Dalla Sarca al Bosco Caproni (Arco)
Il parco agricolo: alla scoperta dell’Ontaneta di Caderzone (Caderzone/Strembo/Bocenago)
sabato 14 maggio
Paesaggi mediterranei: il sentiero Busatte - Tempesta (Nago Torbole)
Un paesaggio che cambia: ambienti acquatici e specie invasive in Val Rendena (Spiazzo/Pelugo)
domenica 22 maggio
L’incanto del Banale: antiche vie ai piedi del Brenta (San Lorenzo Dorsino)
Motori ad acqua: le acque industriose delle Giudicarie centrali (Borgo Lares/Tione)
domenica 5 giugno
Lomasona tutta da scoprire (Comano Terme)
Le sorgenti della Sarca, Val di Nambino e Riserva locale Zeledria (Madonna di Campiglio)
domenica 12 giugno
Meraviglioso Brione, scrigno di biodiversità (Riva del Garda)
I tesori della terra: boschi rari e biodiversità tra Pinzolo e Giustino (Giustino/Massimeno)
domenica 26 giugno
Acini baciati dall’Ora (Cavedine)
Ponte Pià: il lago che non c’era (Tre Ville - Ponte Pià)
domenica 3 luglio
Carera: l’evoluzione di un lago antico (Fiavé)
Sella Giudicarie, storia e vita di un torrente (Sella Giudicarie)
domenica 17 luglio
La forra del Limarò: storie di acqua e rocce (Ponte Arche - Comano)
L’oro verde di Camp’Antic: prati aridi e malghe di montagna (Tione - Le Sole)
domenica 24 luglio
Bleggio, incanto di natura e cultura (Bleggio Superiore)
in collaborazione con Museo Alto Garda
I mulini di Montagne: acqua di montagna (Tre Ville - Montagne)
domenica 4 settembre
Segni di antichi ghiacciai (Vallelaghi)
A Stenico nella valle dei Mulini (Stenico)
domenica 11 settembre
I patriarchi della natura: cultura e colture del Castagno (Drena)
domenica 25 settembre
Un sorprendente oceano di pietra: giro delle Marocche di Dro (Dro)
iscrizione obbligatoria
domenica 2 ottobre
Acqua che racconta (Sarche-Torbole - bicicletta) iscrizione obbligatoria
L’iscrizione, gratuita e necessaria per partecipare, va effettuata entro le ore 18.00 del venerdì precedente l’escursione. L’orario di tutte le escursioni è dalle 9:30 alle 14:30. È prevista una sosta per il pranzo a sacco, che non è fornito. Le escursioni annullate in caso di mal tempo saranno recuperate in data successiva. Bellissimi premi ai migliori “esploraparco”, coloro che svolgeranno più escursioni sia in alto che in basso e medio corso!
#SAVETHEDATE Festa della Sarca alla forra del Limarò! Domenica 18 settembre 2022
in collaborazione con il Parco Naturale Adamello Brenta
Ente capofila del Parco Fluviale Sarca Visita il sito del Parco Fluviale Sarca www.parcofluvialesarca.tn.it
Territorio
MAGGIO 2022 Una logistica di Comunitá a trazione cooperativa nelle Giudicarie
Puó
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MAGGIO 2022
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CM Riccadonna un unico negozio, diverse proposte CM RICCADONNA Piazza Mercato 14 - Ponte Arche 38077 Comano Terme - TN Tel. 0465 702555 - 335 453188 E-mail info@cm-emporio.it cm-emporio.it CM Riccadonna, sito a Comano Terme - Piazza Mercato 14, è un negozio storico ben visibile, conosciuto in valle, rinnovato, con proposte commerciali diversificate, ordinato, aggiungerei interessante polo commerciale all’avanguardia e invidiabile. Esagero? Niente affatto! Direi tutto da scoprire e da annotare quale riferimento. L’azienda, a conduzione famigliare, riesce a proporsi egregiamente, creando quel sano rapporto e armonia con i propri clienti grazie alla passione e all’esperienza. I proprietari riguardo alla domande da quanti anni operano nel settore commerciale rispondono facendo emergere le motivazioni e la complessità organizzativa. Siamo quasi al traguardo dei trent’anni di attività! Risponde chiaro Marco. Marco guarda sorridendo Cinzia, la moglie, una signora particolare, elegante e dinamica con due occhi astuti che, in periodo mascherine, amplificano l’espressione. Titolari dell’azienda “CM Riccadonna”, ex Cartolibreria Cinzia e Marco Riccadonna, rinnovata negli ultimi anni, ampliata durante il lockdown, con un ampio reparto
dedicato all’outdoors, in collaborazione con i figli, Carlotta e Giovanni, gestiscono con passione uno dei punti vendita storici di Comano Terme, nel bel mezzo delle Giudicarie Esteriori. Marco, originario e residente a Rango di Bleggio, pioniere e fucina da
sempre di idee e obiettivi, così lo presenta Cinzia, in un periodo difficile decide, con l’aiuto progettuale e compatto della famiglia, di dar forma e aggiungere al proprio negozio un nuovo ramo d’azienda: 500 mq dedicati alla pesca, al trekking estivo ed inver-
nale ed alla bici in tutte le sue variabili, bambino, ragazzi e adulti, tradizionali e soprattutto E-Bike. Nuove, usate, a noleggio, per privati ed alberghi, una ambiziosa offerta che, abbinata al negozio storico, in particolare la fornita e graziosa libreria, creano un punto di
riferimento per il territorio e per il turista, sottolinea la figlia Carlotta. Da quando abbiamo ampliato il negozio la ricerca accurata e particolare di giochi per bambini, ragazzi ed il posizionamento dei vari reparti di cartoleria e prodotti tipici con scelte mirate, nonché l’edicola e tabaccheria centrale, abbinata al servizio ritiro e consegne pacchi di varie aziende distributrici, fenomeno in espansione negli ultimi anni, hanno calamitato un notevole numero di persone da tutte le Giudicarie ma, quello che ci ha stupito, addirittura clienti dalle valli limitrofe. Certo che la libreria nella sua posizione centrale curata e ben fornita, è il fiore all’occhiello e biglietto da visita culturale che unisce e aggrega. Giovanni! tu sei il più gio-
vane e come tale come vedi il futuro della vostra azienda? Da diversi anni per motivi scolastici e sportivi, ho girato il nord Italia e anche fuori confine. Non ho dubbi che, per rimanere competitivi, non bisogna mai fermarsi e continuare a guardare, copiare se serve, ricercare e proporsi al meglio. Certo che la nostra valle ha potenzialità indiscusse, spesso talvolta trascurate o meglio sottovalutate. Vediamo paradisi fuori valle e non riusciamo ad apprezzare quello che ci circonda, provocando in alcuni casi abbandono e conseguenti paesi vuoti, spesso la chiamano “fuga dei giovani o dei cervelli”, tutto questo non mi piace. La mia famiglia ci ha dato l’opportunità di prepararci e crescere come tutti ma nello stesso tempo ci ha cresciuti facendoci apprezzare quello che ci circonda, quindi da giovane posso garantire che la chiave per molti di noi è il nostro ambiente, la nostra storia e il territorio. Carlotta, Giovanni mi stupisce, così giovane e così profondo! Si! E condivido pienamente, del resto siamo cresciuti assieme, posso solo aggiungere che l’entusiasmo e l’imprenditorialità di diverse persone, di molti giovani, aziende e strutture ricettive della nostra valle stanno crescendo, dando e creando la giusta direzione, il corretto apporto professionale verso un rilancio turistico di valle. Da anni, aggiunge Cinzia, ci affidiamo a persone mirate, collaboratori ambiziosi e preparati, come Elisabetta che ci accompagna con energia da molti anni, ed Evan agli inizi, proiettato verso il nuovo progetto, un ragazzo giovane, con le caratteristiche dovute. Una squadra, interviene Marco, la fiducia e il lavoro di squadra sono gli ingrediente essenziali che da sempre uniscono la nostra azienda. Una famiglia interessante ed un’azienda all’altezza dell’offerta la CM Riccadonna. Un polo commerciale da frequentare.
Giudicarie in numeri
PAGINA A CURA MAGGIO DEL CENTRO PAG. 2022 STUDI JUDICARIA
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Cari lettori e care lettrici, ecco la seconda puntata della pagina fotografica dedicata ad un pezzo di storia dei giudicariesi. Se la prima pagina è stata dedicata alle immagini delle donne contadine, stavolta ci piace toccare un tema di stretta attualità: quando i profughi eravamo noi. Stretta attualità. Non serve sottolinearlo perché le televisioni, le radio e i giornali dal 24 febbraio scorso traboccano delle cronache della guerra. E molti dei nostri concittadini si sono attivati per ospitare famiglie ucraine fuggite dai bombardamenti dell’esercito di Putin. Cento anni fa una tragedia simile toccava i nostri paesi. Proviamo a raccontarla con poche parole, ma soprattutto con le immagini, che sanno essere molto più eloquenti delle parole.
Com
1916 Evacuazione in Giudicarie,
diproprietà Virginio Amistadi Biblioteca Nazionale Austriaca
1916 Evacuazione a Bondo
proprietà Biblioteca Nazionale Austriaca
1916 Evacuazione a Bondo
proprietà Biblioteca Nazionale Austriaca
1916 Evacuazione a Bondo
proprietà Biblioteca Nazionale Austriaca
QUANDO I PROFUGHI ERAVAMO NOI 1915. Da quasi un anno impazza la guerra in Europa. Il 24 maggio decide di intervenire anche il Regno d’Italia, ufficialmente per sottrarre all’Impero austro-ungarico Trento e Trieste, le “terre irredente”. Migliaia di soldati furono catapultati ai confini dell’Impero; molti dovettero salire sulle montagne a combattere quella che passò sotto il nome di Guerra Bianca. Il paesaggio alpino cambiò spesso radicalmente dopo la costruzione di mulattiere, trincee, baraccamenti. Le mulattiere, in particolare, restano a testimoniare fatiche terribili, ma anche un’attenzione impagabile nella realizzazione di lastricati e muretti. Subito dopo l’entrata in guerra dell’Italia la quiete millenaria dei villaggi che stavano per diventare fronte bellico fu scossa brutalmente da un avvenimento inatteso e crudele. In poche ore intere comunità furono evacuate. Arrivarono i soldati che senza tanti complimenti diedero l’ordine di smammare. Gli sventurati si portarono via il poco che riuscivano a caricare sui carri. Con la morte nel cuore e con l’ansia che stringeva la gola, nascosero quello che poterono, caricarono quello che poterono, e partirono. Gli abitanti di Condino e Brione divennero rifugiati in Italia, e precisamente in Piemonte, da dove tornarono alla fine della guerra, trovando le case devastate e svuotate dai soldati, che avevano fatto scempio di tutto. Si erano portati via perfino il pianoforte da una casa per il piacere dell’ufficiale musicista. Peggio andò agli abitanti di Castel Condino, Cimego e Praso, che quando tornarono dal loro esilio nelle Giudicarie Esteriori e in Rendena trovarono i paesi distrutti o bruciati. 6.834 furono gli evacuati, che finirono nelle retrovie, quando non nelle città di legno come Katzenau, in Austria. Non furono accolti con cordialità, se possiamo usare un eufemismo, anche perché erano finiti poveri fra poveri, ed erano vissuti come mendicanti arrivati a rubare il pane a chi non ne aveva. Fra questi poveri cristi ci fu chi morì di fame e di stenti. Alla fine si riuscì a tornare a tornare a casa. Si fa per dire, perché, come detto, capitava che la casa non ci fosse più: andava ricostruita.
1915, internati giudicariesi al campo di Katzenau in fila per il rancio, foto di Enrico Unterverger
1917 Profughe della Val del Chiese nel Bleggio
1917 Operai profughi di Condino in Piemonte,
1917 Profughi di Creto a Vigo Rendena
1919 Por baracca per i profughi rientrati
Biblioteca Comunale di Condino
Archivio Ist. di Storia e Cultura dell’Arma del Genio di Roma
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Giudicarie in numeri
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I giudicariesi oggi e 20 anni fa di Virginio Amistadi
L’evoluzione della popolazione della vallata per fasce di età. Un confronto tra i dati di oggi e quelli di due decenni fa per inquadrare quali sono le priorità per servizi e infrastrutture. La struttura di una popolazione per fasce di età permette di definire, almeno quantitativamente, ma in modo piuttosto preciso, quali siano le priorità a livello di servizi e di infrastrutture necessarie a supportare lo sviluppo armonico di una comunità. Negli ultimi 20 anni la composizione della popolazione giudicariese è profondamente mutata e l’occasione di un confronto numerico è offerta dal lavoro di ricostruzione della popolazione residente per età al 1° gennaio per gli anni 2002-2019 presente sul sito ISTAT Geo Demo. In questo numero proponiamo quindi un confronto tra la struttura della popolazione come si presentava nell’anno 2002 rispetto alla popolazione attuale, all’ultima rilevazione 2021. Negli ultimi 20 anni la popolazione giudicariese è cresciuta complessivamente di 1.452 unità subendo evidenti modifiche nella distribuzione per fascia di età. Data per acquisito e non inatteso l’aumento della popolazione anziana, +2.150 persone con più di 65 anni, colpiscono maggiormente i cambiamenti riscontrati nelle fasce di popolazione che tradizionalmente vengono considerate come popolazione attiva e in particolare nei giovani adulti. In particolare, rispetto al 2002 mancano all’appello 1.382 giovani adulti tra i 25 e i 34 anni (-26,4%) mentre ci sono 1.169 tardo adulti tra 55 e 64 anni (+28,8%) in più seguiti da 1.105 giovani anziani tra 65 e 74 anni
(+32,8%). La fascia bambini (0-15 anni) evidenzia un calo meno impattante ma significativo (-4,3%) mentre le fasce dei giovani tra i 16 e i 24 anni e degli adulti tra 35 e 54 anni rimangono tendenzialmente invariate o reggo-
no quantomeno il confronto rispettivamente con percentuali di +0,7% e -2,6%. Notevoli sono le differenze riscontrate per ambito territoriale dove la Valle del Chiese sotto i 54 anni di età presenta solo valori negativi
con un impressionate -36,2% di giovani adulti tra i 25 e i 34 anni che rappresenta tipicamente la parte più attiva della popolazione e un assai poco promettente -9% nella fascia 0-15. Le Giudicarie Centrali presentano dati più
equilibrati mentre Giudicarie Esteriori e Valle Rendena presentano valori altalenanti caratterizzati in entrambi i casi da un +14,8% e da +15,1% nella fascia giovanile. La Valle Rendena affianca la Valle del Chiese con
-29,1% nella fascia giovani adulti. Riportiamo di seguito i dati completi in modo da favorire la lettura e permettere a ciascuno di focalizzare l’attenzione sugli elementi di maggiore interesse.
Popolazione residente in Giudicarie per ambito e fascia di età – Anno 2021 Età Giudicarie Centrali Valle del Chiese Giudicarie Esteriori Valle Rendena Totale
Bambini 0-15 902 1.933 1.258 1.435 5.528
Giovani 16-24 530 1.208 791 997 3.526
Giovani adulti 25-34 659 1.249 933 1.019 3.860
Adulti 35-54 1.503 3.384 2.129 2.920 9.936
Tardo adulti 55-64 808 1.864 1.178 1.377 5.227
Giovani anziani 65-74 735 1.648 954 1.139 4.476
Anziani 75-84 432 1.060 661 823 2.976
Grandi anziani 85 e più 207 474 294 355 1.330
Totale 5.776 12.820 8.198 10.065 36.859
Popolazione residente in Giudicarie per ambito e fascia di età – Anno 2002 Età Giudicarie Centrali Valle del Chiese Giudicarie Esteriori Valle Rendena Totale
Bambini
Giovani
Giovani adulti
Adulti
Tardo adulti
Giovani anziani
Anziani
Grandi anziani
0-15 877 2.125 1.330 1.445 5.777
16-24 598 1.349 689 866 3.502
25-34 761 1.957 1.086 1.438 5.242
35-54 1.683 3.756 2.135 2.622 10.196
55-64 614 1.485 875 1.084 4.058
65-74 506 1.290 757 818 3.371
75-84 417 819 533 538 2.307
85 e più 122 307 251 274 954
Totale 5.578 13.088 7.656 9.085 35.407
Popolazione residente in Giudicarie per ambito e fascia di età – Differenza assoluta tra anno 2021 e anno 2002 Bambini Giovani Giovani adulti Adulti Tardo adulti Giovani anziani Anziani Grandi anziani 0-15 16-24 25-34 35-54 55-64 65-74 75-84 85 e più +25 -68 -102 -180 +194 +229 +15 +85 -192 -141 -708 -372 +379 +358 +241 +167 -72 +102 -153 -6 +303 +197 +128 +43 -10 +131 -419 +298 +293 +321 +285 +81 -249 +24 -1.382 -260 +1.169 +1.105 +669 +376
Totale +198 -268 +542 +980 +1.452
Popolazione residente in Giudicarie per ambito e fascia di età – Differenza percentuale tra anno 2021 e anno 2002 Bambini Giovani Giovani adulti Adulti Tardo adulti Giovani anziani Anziani Grandi anziani Età 0-15 16-24 25-34 35-54 55-64 65-74 75-84 85 e più Giudicarie Centrali +2,9% -11,4% -13,4% -10,7% +31,6% +45,3% +3,6% +69,7% Valle del Chiese -9,0% -10,5% -36,2% -9,9% +25,5% +27,8% +29,4% +54,4% Giudicarie Esteriori -5,4% +14,8% -14,1% -0,3% +34,6% +26,0% +24,0% +17,1% Valle Rendena -0,7% +15,1% -29,1% +11,4% +27,0% +39,2% +53,0% +29,6% Totale -4,3% +0,7% -26,4% -2,6% +28,8% +32,8% +29,0% +39,4%
Totale +3,5% -2,0% +7,1% +10,8% +4,1%
Età Giudicarie Centrali Valle del Chiese Giudicarie Esteriori Valle Rendena Totale
Per completezza riportiamo di seguito i dati relativi ai principali comuni giudicariesi. Trattandosi dei comuni più popolosi i dati rispecchiano tendenzialmente quanto emerso a livello di ambito territoriale. Alcuni dati percentuali possono essere soggetti a sovrastima nelle fasce di popolazione meno numerose, motivo per il quale abbiamo evitato di presentare i dati per singolo comune. Popolazione residente nei comuni con più di 2500 abitanti per fascia di età - Differenza assoluta tra anno 2021 e anno 2002 Bambini Giovani Giovani adulti Adulti Tardo adulti Giovani anziani Anziani Grandi anziani Età 0-15 16-24 25-34 35-54 55-64 65-74 75-84 85 e più Comano Terme +58 +75 -59 +48 +114 +77 +66 +29 Pinzolo -63 -10 -188 +27 +21 +180 +108 +24 Sella Giudicarie -78 +1 -104 -81 +136 +115 +17 +25 Storo +22 -20 -265 -1 +83 +58 +140 +75 Tione di Trento +72 -31 -69 -79 +107 +156 +12 +62
Totale +408 +99 +31 +92 +230
Popolazione residente nei comuni con più di 2500 abitanti per fascia di età - Differenza percentuale tra anno 2002 e anno 2022 Bambini Giovani Giovani adulti Adulti Tardo adulti Giovani anziani Anziani Grandi anziani Età 0-15 16-24 25-34 35-54 55-64 65-74 75-84 85 e più Comano Terme +13,3% +32,9% -15,4% +6,9% +38,8% +32,8% +41,3% +52,7% Pinzolo -13,3% -3,4% -36,2% +3,1% +5,1% +80,0% +63,9% +33,3% Sella Giudicarie -14,6% +0,4% -24,4% -9,7% +48,1% +45,1% +9,1% +37,9% Storo +3,0% -4,4% -37,7% -0,1% +15,4% +13,3% +57,1% +91,5% Tione di Trento +13,8% -8,2% -14,1% -7,7% +28,3% +51,5% +4,5% +83,8%
Totale +16,4% +3,2% +1,1% +2,1% +6,7%
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La Cassa Rurale di nuovo a fianco delle associazioni del territorio Aperti i bandi per il sostegno di investimenti materiali e progetti formativi, culturali e sociali Visto il positivo riscontro del Bando Attività 2022, sul quale sono pervenute oltre 80 domande di contributo in più rispetto allo scorso anno, La Cassa Rurale Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella ha ritenuto opportuno anticipare i tradizionali termini di pubblicazione dei bandi per il sostegno di investimenti materiali e di progetti formativi, culturali e sociali, con l’obiettivo di accogliere l’entusiasmo di ripartenza delle associazioni del territorio, pronte a rianimare le nostre comunità con eventi e iniziative. Tutti i progetti dovranno presentare un carattere di straordinarietà rispetto alla ordinaria attività annuale dell’ente/associazione e, novità di quest’anno, dovranno inoltre prevedere l’implementazione di azioni volte a ridurne l’impatto ambientale e che portino, direttamente o indirettamente, a valorizzare e tutelare l’ambiente naturale. “Si tratta di un tema di estrema rilevanza, abbiamo la fortuna di vivere in un ambiente naturale unico – afferma la Presidente Monia Bonenti – ed è assolutamente prioritario che ognuno si adoperi per la sua salvaguardia e miglioramento. Quest’anno infatti l’attenzione all’ambiente sarà tra i criteri di valutazione delle domande nella convinzione che sia necessario partire dai
Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella
BANDI PER IL SOSTEGNO DI INVESTIMENTI MATERIALI
PROGETTI FORMATIVI CULTURALI E SOCIALI
80.000 €
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��Per enti/associazioni senza scopo di lucro che operano nella zona operativa de La Cassa Rurale ��Per sostenere interventi o progetti di carattere straordinario che non rientrano nell’attività ordinaria svolta dagli enti/associazioni richiedenti.
BANDI E MODULISTICA SONO DISPONIBILI SU WWW.LACASSARURALE.IT
TERMINE PRESENTAZIONE DOMANDE: 27 MAGGIO 2022 piccoli gesti per garantire un futuro migliore alle prossime generazioni.” Il bando per il sostegno di investimenti materiali intende finanziare opere di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico, storico ed ambientale, la costruzione, valorizza-
zione e ristrutturazione di edifici e l’acquisto di materiali, attrezzature e automezzi strettamente connessi all’attività dei soggetti richiedenti. Saranno valutate le domande per investimenti di importo preventivato compreso tra Euro 4.000 ed Euro
80.000: le domande selezionate potranno ricevere un contributo fino ad un massimo di Euro 5.000. Il secondo bando è finalizzato a sostenere progetti sia in ambito formativo culturale, come percorsi formativi, attività educative ed iniziative cultu-
rali nei settori delle arti visive, musica, cinema, storia e cultura locale, sia in ambito sociale con iniziative a favore di persone bisognose o svantaggiate e relative alla conciliazione dei tempi lavoro famiglia. Saranno ammessi al bando i progetti che prevedano
una spesa minima di Euro 3.000. Il contributo non potrà essere superiore a Euro 8.000 e potrà coprire al massimo il 60% dei costi complessivi preventivati. “Le risorse messe a disposizione dalla Cassa Rurale ammontano ad Euro 160.000, 80.000 per ogni bando. – aggiunge il Direttore Marco Mariotti – Un importo rilevante che vogliamo investire sul nostro territorio e che auspichiamo, come previsto dai bandi, possa agevolare la formazione di reti territoriali di enti e associazioni, affinché possano lavorare in partnership per raggiungere l’obiettivo verso il quale tutti noi tendiamo: il benessere delle nostre comunità.” Per completare la proposta, La Cassa Rurale organizza inoltre un mini-corso sulla progettazione che ha l’obiettivo di accompagnare i volontari addetti alla stesura della domanda nelle fasi di ideazione e pianificazione del progetto e nel momento di redazione della domanda. Il corso prevede 2 incontri online, che si svolgeranno il 11 e il 18 maggio dalle 18.00 alle 20.00, e un workshop in presenza che si terrà la mattina di sabato 14 maggio. Per partecipare è necessario iscriversi compilando l’apposito form sul sito de La Cassa Rurale entro il prossimo 9 maggio.
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Scelta della strategia di intervento: dall’albero dei problemi all’albero degli obiettivi. Costruire progetti in partnership secondo il modello del Quadro Logico. Attività di progetto e pianificazione efficace delle risorse.
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Territorio
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Le “Coste” continuano a volare La scienza dice che il calabrone, a causa del peso, non può volare. Il fatto è che il calabrone non conosce la scienza, perciò vola. Ci viene questo paragone, in vero un po’ ardito, a proposito della pista di sci Alle Coste di Bolbeno. La scienza non dice niente, ma la logica direbbe che a quell’altitudine sul mare (meno di 700 metri) non potrebbe funzionare. In Italia hanno chiuso i battenti negli ultimi tempi molti impiantini, quelli chiamati “alla viva il parroco” collocati ad altitudini improponibili in tempi in cui, a causa dei cambiamenti climatici, non nevica più. Peraltro le prospettive offerte dai meteorologi e dai climatologi raccontano scenari inquietanti, semmai si avverassero, visto che parlano di neve ad altitudini sempre più elevate, quasi da far paura alle grandi stazioni dai 1.600 metri in su. Ebbene, Bolbeno se ne fa un baffo. Chi non ricorda quell’anno in cui ne prestò (pardon, ne regalò) qual-
che camionata addirittura a Madonna di Campiglio, in difficoltà? Adesso, probabilmente, non accadrà più, visto che lassù sulle vette del turismo invernale si sono attrezzati di bacini artificiali per fare la neve programmata. I suoi cannoni li ha anche Bolbeno. E ora arriverà la seggiovia quadriposto a seguito dell’allungamento della pista. Ai primi di aprile si è conclusa la stagione, e si è conclusa (com’è nel costume locale) in gloria: con duecento commensali al ristorante La Contea. Fra loro sindaci, assessori provinciali, maestri di sci e genitori con bambini, volontari e collaboratori dello Sci Club e della Pro Loco. Nelle vesti di padrone di casa il sindaco di Borgo Lares, colui che ricopre il ruolo di anima dei progetti di sviluppo dell’impianto, attraversando i terreni minati delle polemiche con la sicurezza di chi sa che non salterà per aria. La pista di Bolbeno si è ricavata una peculiarità certa-
di Giuliano Beltrami
Poco meno di 100 giorni di attività consecutivi e 800 partecipanti ai corsi per il piccolo impianto di Borgo Lares
mente originale: è diventata la pista di avvicinamento allo sci per i bambini e i ragazzi, ma soprattutto i suoi gestori sono stati capaci di stringere accordi con 43 Amministrazioni comunali per far arrivare gli utenti. Parlando di numeri, la stagione si è aperta il 10 dicembre per chiudersi dopo 94 giorni consecutivi di attività. 43 Comuni, come detto, i convenzionati (con una popolazione di 129.000 abitanti). Un altro miracolo sta nella dislocazione dei Comuni: ci sono ovviamente tutti i giudicariesi, ma poi ne arrivano da altre vallate del Trentino, dalla Lombardia e
dal Veneto. E (udite udite) è stato stretto un rapporto anche con Andalo, Pinzolo e Campiglio. E tu ti chiedi: che ci fa Bolbeno con le regine dello sci da discesa? Semplice. “Chi impara qui, un domani diventa cliente di quegli impianti”. Certezza del presidente della Pro Loco Roberto Marchetti. Altri numeri. 800 i partecipanti ai corsi di avvicinamento allo sci; 500 fra quelli che hanno praticato agonismo e gli studenti del liceo della montagna di Tione. Ha avuto buon gioco il sindaco Giorgio Marchetti durante la manifestazione a definire la pista “impianto
saturo”. Ergo: bisogna ampliare. Altri numeri. 239.000 passaggi, 49.000 dei quali alla sera. Manca il numero delle presenze, che potrebbe essere più indicativo del traffico. Comunque sono state staccate 1.500 tessere stagionali e 1.000 noleggi. Dal 1990 l’impianto di innevamento non è in deficit. Anzi, per dirla con Giorgio Marchetti, “riusciamo a re-
stituire una media del 4,2% del versato ai Comuni”. Infine, l’ampliamento. Il sindaco di Borgo Lares è categorico, a cercare di anestetizzare le polemiche: “L’idea dell’ampliamento non è dei giorni nostri. Nel 1968 il Comune di Bolbeno deliberava l’ampliamento dell’impianto, mai realizzato. Al suo posto fu acquistato il primo gatto delle nevi”.
Comunità Giudicarie
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Lavori socialmente utili: confermate le quattro squadre con 26 lavoratori Anche nel 2022 con il mese di aprile sono iniziati i lavori relativi all’Intervento 3.3.D, meglio conosciuto come Intervento 19 – “Progetti per l’accompagnamento all’occupabilità attraverso lavori socialmente utili” – per l’impiego di soggetti deboli in iniziative di utilità collettiva, in base ad un progetto attivato dalla Comunità delle Giudicarie in collaborazione con i Comuni di Sella Giudicarie, Borgo Làres, Tre Ville e Porte di Rendena, approvato in via preliminare dall’Agenzia del Lavoro. Per l’anno in corso la Comunità delle Giudicarie ha affidato alla Cooperativa Lavoro, con sede in Borgo Lares, in seguito ad un confronto concorrenziale, l’attuazione del progetto di intervento che prevede l’assunzione di 26 lavoratori disoccupati, per la durata di 7 mesi, da metà aprile a metà novembre, suddivisi in quattro squadre comunali impegnate nei Comuni sopra citati, per una spesa complessiva di circa 300.000 Euro, coperta per il 60% dall’Agen-
zia del Lavoro e per la rimanente quota dai Comuni interessati. L’Intervento 3.3.D riguarda la realizzazione di progetti per lavori socialmente utili, permettendo una fattiva integrazione di soggetti con difficoltà per essere inseriti nel mondo del lavoro. Con questi progetti i Comuni e le Comunità possono occuparsi della manutenzione del verde pubblico e dell’arredo urbano che rappresentano il biglietto da visita per i nostri piccoli centri, anche in funzione della loro valorizzazione turistica. In tal modo viene data l’opportunità ai lavoratori di inserirsi, sia pure per un periodo ridotto, nel mondo del lavoro. Accanto ai lavori nel verde, sono stati attuati diversi progetti da parte delle Aziende per il servizio alla persona, anche con il finanziamento degli enti locali, che permettono tutta una serie di attività di animazione e di accompagnamento per migliorare la qualità della vita degli anziani ospiti nelle Case di riposo, in un
Il progetto è gestito dalla Comunità delle Giudicarie su delega dei Comuni di Sella Giudicarie, Borgo Làres, Tre Ville e Porte di Rendena – Meno lavoratori iscritti alle liste di quest’anno
momento particolarmente difficile a causa del Covid 19. I lavoratori coinvolti nei progetti relativi all’Intervento 3.3.D attuati dagli enti pubblici in Giudicarie, vengono impiegati in base ad un’apposita lista predisposta ed approvata dall’Agenzia del Lavoro nel mese di gennaio di ogni anno. I soggetti in-
Borse di studio della Comunità per frequentare la Scuola Musicale Giudicarie Il Commissario della Comunità delle Giudicarie, con proprio decreto n. 26 del 5 aprile 2022, ha approvato il bando per l’istituzione di borse di studio a favore dei ragazzi residenti nel territorio della Comunità, dai 6 ai 18 anni compiuti, che frequenteranno la Scuola Musicale Giudicarie per l’anno scolastico 2022/2023. Il limite dell’età è elevato a 40 anni per i cittadini disabili.
Il sostegno della Comunità di Valle verso studenti e famiglie è riconducibile alla convinzione che la musica e, in generale, l’arte rappresentino autentiche opportunità per migliorare la qualità della vita delle persone, sviluppandone la sensibilità soggettiva, ma anche favorendo percorsi di crescita sul piano sociale e collettivo. La musica, in tutte le sue declinazioni, costituisce per
l’uomo un’esperienza, un viaggio virtuale delle emozioni, che diventano ancora più preziose nel mondo contemporaneo, dominato da ritmi molto intensi, da modelli di vita troppo inclini al materialismo e minato da serie preoccupazioni per il futuro. Per tali motivi riteniamo che l’investimento culturale sia oggi ancora più irrinunciabile. Ciascuna borsa di studio ha un valore pari al 70% della quota di iscrizione, fino a un importo massimo di € 500,00.= I moduli di domanda possono essere scaricati anche dal sito web della Comunità www.comunitadellegiudicarie.it. Tutte le domande con i relativi allegati dovranno pervenire alla Comunità delle Giudicarie, anche tramite mail (istruzione@comunit adellegiudicarie.it) entro e
non oltre mercoledì 18 maggio 2022. Per poter accedere al contributo il nucleo familiare deve avere un indicatore ICEF con indice minore di 0,45 risultante dalla “DOMANDA UNICA 2021” (redditi 2020). La graduatoria verrà stilata in base al coefficiente dell’indicatore ICEF dichiarato nella domanda unica per l’anno scolastico 2022/2023; coloro non in possesso di tale coefficiente devono recarsi presso un CAF abilitato per il calcolo del medesimo. La persona beneficiaria dovrà iscriversi alla Scuola Musicale Giudicarie e versare, entro il 31 ottobre 2022, l’intera quota di iscrizione, pena la revoca del contributo. La borsa di studio sarà accreditata direttamente sul conto corrente del richiedente.
teressati devono iscriversi entro metà gennaio, mentre per i ritardatari è prevista l’opportunità di effettuare l’iscrizione entro il 31 marzo successivo. Per quanto riguarda l’anno in corso, i lavoratori della prima lista iscritti all’Intervento 3.3.D sono n. 297, ai quali si sono aggiunti una ventina di unità iscritti nella seconda lista approvata recentemente dall’Agenzia del Lavoro; sono numeri significativi ma in calo rispetto agli anni scorsi, presumibilmente anche in considerazione dell’attivazione di altri ammortizzatori sociali e dell’andamento dell’economica ed in particolare dell’edilizia che in questo momento fa registrare molta domanda di lavoro. L’Agenzia del Lavoro ha concesso alla Comunità di Valle, ai Comuni e alle Apsp del territorio giudicariese l’inserimento complessivo, per l’anno 2022, di circa 270 persone disoccupate ed emarginate dal mondo del lavoro, accogliendo tutte le richieste presentate.
BANDO BORSE DI STUDIO “SCUOLA MUSICALE GIUDICARIE” Destinatari
Cittadini residenti nel territorio della Comunità delle Giudicarie di età compresa dai 6 ai 18 anni compiuti nell’anno 2022 che si iscriveranno alla Scuola Musicale Giudicarie per l’anno scolastico 2022/2023. Il limite di età è elevato a 40 anni per i cittadini disabili. Per poter accedere al contributo il nucleo familiare deve avere un indicatore ICEF con indice minore di 0,45 risultante dalla “DOMANDA UNICA 2021” (redditi 2020). Che cosa è
La borsa di studio è un contributo in denaro, in base ai requisiti dei richiedenti, concesso dalla Comunità delle Giudicarie per l’iscrizione alla Scuola Musicale Giudicarie per l’anno scolastico 2022/2023. Ciascuna borsa di studio ha un valore pari al 70% della quota di iscrizione, fino ad un importo massimo di € 500,00.= Come fare a partecipare al bando
1. Compilare gli appositi moduli di domanda reperibili presso la Comunità delle Giudicarie e la Scuola Musicale Giudicarie. 2. Far pervenire la domanda alla Comunità delle Giudicarie entro e non oltre mercoledì 18 maggio 2022. Il bando completo e ulteriori informazioni su www.comunitadellegiudicarie.it Gli uffici della Comunità sono a disposizione per ulteriori informazioni: da lunedì al giovedì dalle ore 9.00 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle ore 17.00 e il venerdì dalle 9.00 alle 12.00 – tel. 0465/339509 - 0465/339512 – istruzione@comunitadellegiudicarie.it. Tione di Trento, 19 aprile 2022
Il Commissario dott. Giorgio Butterini
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Parlando giudicariese
Il Volontariato sempre in prima linea di Mario Antolini Musón
Fino a novembre 2022 l’iniziativa “Alla luce del giorno” contro la violenza sulle donne, ideata da Loreta Failoni ed Elena Baiguera Beltrami. Dalla mia partecipazione alla vita giudicariese durata un secolo mi sono reso convinto che se i Giudicariesi sono socialmente alacri e vivaci lo debbono essenzialmente al libero Volontariato e non certo agli Enti pubblici. Se venisse a mancare anche per un solo giorno il Volontariato, certamente il contesto sociale attuale non sarebbe quello che è e con tutto il bello e il buono ancora in corso. Infatti il libero Volontariato è a forza portante delle nostre Comunità, senza del quale nessuna Pubblica Amministrazione riuscirebbe e mettere in piedi ed a sostenere, in maniera vitale e costante, una “comunità sociale”. Ci si deve rendere conto e convincersi che senza ila libera e gratuita disponibilità di molti cittadini al bene comune (Associazioni, Società, Gruppi, Movimenti…) e generosamente disposti a dare il meglio di sè al bene di tutti, sarebbe impossibile dare ai centri abitati (punti focali dei nostri Comuni) quella dinamicità che va assai oltre i puri e semplici “servizi” di ordinaria e straordinaria amministrazione. Questa mia attuale scelta di affrontare l’argomento del Volontariato è motivata dall’amara constatazione che l’apparato amministrativo pubblico (statale, provinciale e comunale e della stessa Comunità di Valle) risulta così burocratizzato e tecnicizzato che i rispettivi responsabili, a qualsiasi livello, sono posti nella concreta impossibilità, sia come singole persone che come istituzione, di rendersi protagonisti di iniziative popolari maggiormente vicine alla gente, oppressi come sono dalle esigenze dei “servizi pubblici”, come la viabilità, gli acquedotti e gli elettrodotti, l’edilizia con annessi e connessi, la nettezza urbana e per di più pressate dall’assillo di dover rispettare le infinite imposizioni legislative attraverso le inter-
minabili e frenanti pratiche burocratiche. Questa incresciosa situazione fa sì che l’incombenza di “fare Comunità” sembra rimanere riservata unicamente alla generosa, attenta e costante disponibilità dei Volontari. Infatti, cosa sarebbero e come si presenterebbero i nostri paesi, sia gli agglomerati più popolosi che anche ogni piccola frazione, se tutte le iniziative sociali, culturali, assistenziali, religiose, sportive e ricreative fossero lasciate unicamente nelle mani degli amministratori e del dipendenti pubblici, nonché dei dipendenti della Provincia e dello Stato? Penso che tutti i cittadini sarebbero costretti a vivere in una società appiattita dalla burocrazia, in un ambiente freddo e disgregante, nel quale scomparirebbe la gioia di vivere, l’accattivante sorriso, la soddisfazione dello “star bene insieme”. Dispiace dover riconoscere che tutta la legislazione posta in essere per creare ed attivare la pubblica amministrazione, così come è oggi strutturata ad ogni livello, non abbia ancora provveduto ad una adeguata impostazione giuridica per salvaguardare e dare la giusta posizione sociale alla sostanziale validità, alla assoluta importanza ed alla essenziale capacità del Volontariato che risulta la vera “anima del sociale” e che si rende presente con un’operosa attività, quotidianamente ed esemplarmente alla ribalta. Spiace constare che le disposizioni giuridiche fino ad oggi impostate per creare, sostenere e finanziare il Volontariato come istituzione, ed a valorizzare i Volontari come singoli e generosi interpreti del “bene pubblico”, non siano ancora sostanzialmente adeguate né ai bisogni, né alle esigenze e né ai costi dei sodalizi di libero volontariato come tali, e neppure adeguate ai sacrifici, alle fatiche, delle rinunce, ai pericoli perso-
nali di ogni singolo Volontario nei vari campi civile, sociale, assistenziale, ricreativo, sportivo, ludico, di animazione e culturale. In fatto di Volontariato non ci si dimentichi dei Pompieri, delle Bande, dei Cori, dell’Avis, dei Trasporti degli anziani e dei malari, delle Opere pie, delle Associazioni di ogni genere, dei Gruppi sociali, delle Organizzazioni sportive, delle iniziative culturali, dei gruppi ricreativi e di quanti, anche silenziosamente e nel nascondimento si prodigano per chi si trovasse nel bisogno. Mi piacerebbe che l’elenco aggiornato e dettagliato comparisse alla costante vista del pubblico! * Tutto questo mio personale preambolo nel maggio 2022, mi è suggerito, in modo particolare, dalla opportunità di voler portare alla luce quel tipico settore di volontariato che in Giudicarie si è dedicato, e che ancora si dedica, alla valorizzazione ed alla salvaguardia della “donna”. Nei decenni scorsi si era affermata in Rendena l’associazione “Gruppo Donne di Rendena”, promossa dalla professoressa Luisa Romeri, richiamando l’attenzione dell’opinione pubblica e degli stessi operatori pubblici locali sulla valorizzazione di quelle generazioni di donne che avevano caratterizzato la determinante presenza delle donne nei secoli della dedizione di sé, della estenuante fatica, dell’impegno quanto mai
intenso, del sacrificio più doloroso diventando le colonne portanti della società giudicariese. Donne della Rendena e di ogni altra località delle Giudicarie, la cui storia e testimonianza è ancora tutta da raccogliere e da scrivere ma che rimane quanto mai esemplare. Ed è proprio in questo 2022 che altre due giudicariesi, ossia Loreta Failoni di Tione ed Elena Baiguera Beltrami di Madonna di Campiglio, stanno animando un movimento femminile, ampliato anche oltre i confini delle Giudicarie, che si popone di portare sempre più alla ribalta il tema della “violenza contro le donne”, attraverso iniziative di carattere pubblico sia informative sia di carattere propositivo affinché si giunga tempestivamente a qualcosa di concreto a difesa di coloro che ancora sono vittime dell’insipienza e della malvagità maschile. Una storia ormai tanto lunga e
risaputa, e che ha perfino insanguinato anche il nostro territorio. In particolare, da parte del movimento femminile in atto, viene fatto sapere che si stanno organizzando una decina di appuntamenti, dal 5 marzo al 25 novembre 2022 – dal titolo “Alla luce del giorno” –, mettendo al centro di ciascun incontro la presentazione, l’analisi e la lettura del volume “No, non avere paura” coordinato da Loreta Failoni e Gabriele Biancardi. Da questa impostazione si trarrà motivo di entrare nel merito della “violenza contro le donne”, considerata una piaga sociale da affrontare con tutti gli strumenti a disposizione: giuridici, economici, psicologici, informativi, culturali e sociali. Il movimento, emblematicamente animato da due persone giudicariesi già impegnate nel volontariato informativo, culturale e sociale, risulta già in atto e in
fervido operare e si propone con seguenti specifici obiettivi: «Si è pensato ad un’azione strutturata, che non si esaurisce in un solo appuntamento, ossia non in un isolato momento di riflessione per poi tornare tutti alle proprie occupazioni convinti di aver fatto la cosa giusta. Il tema della violenza domestica e delle discriminazioni di genere richiede un percorso di approfondimento e di partecipazione attiva che, attraverso autorevoli voci possa fare non solo e non tanto soltanto “informazioni” ma anche soprattutto “eduzione e formazione” attorno a questa insidiosa e subdola piaga del nostro tempo». Anche questo è “volontariato” a riprova che è la libera disponibilità a favore del prossimo che continua a fungere da fiamma viva che alimenta i contesti sociali che attendono invano l’intervento dell’Ente Pubblico sempre più impotente ed incapace di farsi buon pane da comodamente e quotidianamente masticare a sazietà da uomini e donne di ogni tempo e di ogni dove. Ancora una volta, se mi è concesso, un grande riconoscimento ed un grande grazie ad ogni forza e ad ogni persona del volontariato che hanno animato e che animano la mia amata terra giudicariese. - Per informazioni e il programma completo sugli appuntamenti in calendario per l’iniziativa “Alla luce del giorno”: elena. baiguerabeltrami@gmail. com e sulla pagina “Facebook” della Circoscrizione Ravina- Romagnano, Trento.
Azienda sanitaria
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Nominato il nuovo Consiglio di direzione di Apss Centro vaccinale Tione: le aperture del mese di maggio
La squadra del neo direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari Antonio Ferro si è completata. È stato infatti nominato ufficialmente il 30 aprile dal dg il nuovo Consiglio di direzione di Apss, con Giuliano Mariotti direttore sanitario, Sara Girardi direttore amministrativo ed Elena Bravi direttore per l’integrazione socio sanitaria. Giuliano Mariotti è nato a Trento nel 1959, dove vive con la famiglia. Attuale direttore del Servizio di specialistica ambulatoriale e da alcuni mesi anche del Dipartimento di governance, vanta una lunga carriera in Apss, con una parentesi di due anni in Veneto (Ulss 2) come direttore sanitario. Medico, specializzato in scienze neurologiche e successivamente in igiene e organizzazione dei servizi ospedalieri, ha ricoperto diversi ruoli, tra cui la direzione medica dell’ospedale di Rovereto per oltre 15 anni e la direzione del distret-
to Vallagarina. Incarico lasciato per collaborare a Roma con Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che lo ha richiesto per la diffusione a livello nazionale del metodo RAO (Raggruppamenti di attesa omogenea). Il metodo RAO, ideato nella seconda metà degli anni ‘90 dallo stesso Mariotti, si è diffuso in provincia di Trento dal 2002 ed è diventato un modello di riferimento per la gestione dei tempi di attesa a livello nazionale, suscitando interesse anche da parte di economisti e dell’OCSE.
Per accedere al centro vaccinale di Via Roma (Teatro comunale) è consigliata la prenotazione al CUP online per evitare attese, agevolare il lavoro del centro e anche per avere l’opportunità di scegliere la tipologia di vaccino. Sarà comunque possibile presentarsi senza appuntamento. Gli orari di apertura possono subire variazioni in base alle prenotazioni. Vaccinazioni Vaccinazioni adulti pediatriche Sara Girardi, sposata e madre di due figlie, è nata nel 1972 a Padova. Laureata in economia aziendale, dirige da fine 2017 il Servizio finanza, bilancio e contabilità all’interno del Dipartimento approvvigionamenti e affari economici finanziari di Apss. Specializzata in bilancio e controllo di gestione ha ricoperto diversi incarichi dirigenziali nelle Ulss della provincia di Padova, dove le è stato affidato anche il coordinamento dell’area economico finanziaria per la fusione delle tre ex Ulss 15, 16 e 17. Incarico che ha lasciato per venire a Trento.
Elena Bravi è nata a Verona nel 1964, dove vive con la famiglia. È laureata in psicologia clinica e specializzata in psicoterapia. Dal 2000 al 2014 ha lavorato al Servizio di psicologia clinica dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, dal 2012 come responsabile. Dal 2014 è direttrice dell’Unità operativa di psicologia di Apss e dal 2019 direttrice dell’Area salute mentale. È attualmente vicepresidente del Comitato etico per la pratica clinica. Dal 2013 è professore a contratto all’Università degli studi di Verona. È socio fondatore della Società
Martedì 3 maggio
13-15.30
Giovedì 5 maggio
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Giovedì 12 maggio
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Giovedì 19 maggio
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Giovedì 26 maggio
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italiana di psicologia dei servizi ospedalieri e territoriali (SIPSOT), di cui è presidente dal 2013, e della Società italiana di psicologia e psichiatria dei trapianti d’organo
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(SI.PSI.TO), di cui è stata vice presidente fino al 2017. È componente di numerosi Tavoli di lavoro, regionali e nazionali.
Maggio mese Vaccino Covid-19: quarta dose per ultra della donazione di organi ottantenni e over 60 ad alta fragilità È da poco passata la “Giornata nazionale per la donazione degli organi” e l’Azienda provinciale per i servizi sanitari vuole richiamare l’attenzione sul valore della donazione. Quest’anno il Centro nazionale trapianti, nella consueta elaborazione dell’Indice del dono (https://bit.ly/3KFAfPQ), ha evidenziato la grande generosità e disponibilità dei cittadini trentini nel dichiarare anticipatamente, al momento della rinnovo della carta di identità, la volontà alla donazione di organi e tessuti dopo la morte. La provincia di Trento è prima a livello nazionale tra le regioni e province autonome, con un indice del dono di 70,22/100 (consensi alla donazione: 81%), ben al di sopra della media nazionale che nel 2021 si è attestata a quota 59,23/100 (consensi 68,9%). Per quanto riguarda i dati dei singoli comuni Trento è risultata la più generosa tra le grandi città italiane mentre tra i comuni con meno di 5mila abitanti il comune più generoso è Cinte Tesino (con un indice del dono di 86,1/100), poi in testa alla classifica nazionale
dei comuni medio-piccoli (5-30mila abitanti) c’è, per la seconda volta consecutiva, Primiero San Martino di Castrozza. Infine, nella classifica a livello provinciale il terzo posto è per il comune di Castel Condino. Continuare su questa strada è però ancora necessario e importante: dichiarare la propria volontà di donare gli organi. Questo è il dono più grande che si possa fare alla propria famiglia, che in questa maniera sarà sollevata dalla fatica di riportare la volontà del proprio caro nel momento del dolore; inoltre è certamente anche la giusta scelta verso chi sta aspettando una nuova vita. A fianco alla registrazione della dichiarazione nel comune di residenza (che è possibile quando si rinnova la carta di identità) ci sono altri modi per registrare la propria volontà di donare gli organi: ci si può recare agli sportelli territoriali dell’Apss (qui l’elenco https://bit.ly/ 3LRW4xf) oppure rivolgersi, anche per via telematica utilizzando Spid, all’AIDO (https://bit.ly/3KADaJE).
Sono cominciate da metà aprile le somministrazioni della seconda dose di richiamo del vaccino anti Covid-19 (la cosiddetta «quarta dose») per gli ultra ottantenni e le persone fragili con più di 60 anni (affette da patologie concomitanti o preesistenti o con disabilità grave accertata). Come sempre la prenotazione del vaccino va fatta al CUP online (https://cup.apss.tn.it). Il via libera alla «quarta dose» è arrivato dal Ministero della salute sulla base delle indicazioni dell’Agenzia italiana del farmaco che, nell’ottica di un ulteriore consolidamento della protezione e nel rispetto del principio di massima precauzione, raccomanda la somministrazione di una se-
conda dose di richiamo (second booster) con vaccino a mRNA agli ultra ottantenni e agli over60 a elevata fragilità, purché siano trascorsi almeno quattro mesi (120 giorni) dalla prima dose di richiamo e non abbiano contratto il Covid successivamente alla somministrazione della prima dose di richiamo. Sono 35.500 i trentini over80 vaccinati con tre dosi, pari all’84% e circa 18 mila quelli con elevata fragilità con più di 60 anni (di cui 2.700 con legge 104) che potranno prenotare la seconda dose di richiamo in uno dei centri vaccinali di Apss. Come per la somministrazione delle dosi precedenti le persone a elevata fragilità riceveranno un sms di invito alla prenotazione.
Nelle scorse settimane è cominciata anche la somministrazione della «quarta dose» nelle Rsa. Ricordiamo che il centro vaccinale di Trento sud si è spostato dalla località San Vincenzo a Mattarello a Viale Verona 200. Il nuovo hub vaccinale si trova in prossimità del centro cittadino, è facilmente raggiungibile in auto e bicicletta ed è ben collegato con i diversi autobus che servono la zona sud della città di Trento. È dotato di tre linee vaccinali e sarà utilizzato fino al 31 dicembre 2022, ma non si esclude un successivo (e definitivo) utilizzo anche per il futuro. Molto ovviamente dipende dall’andamento della pandemia e della campagna vaccinale.
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Tutti giù per terra
MAGGIO 2022
Hey Vasco, cosa succede in città? Dunque ci siamo. In città c’è fermento, eccitazione. ‘Bollicine’ canterebbe Lui. Manca ormai poco al concertone di Vasco Rossi, evento che da un anno divide, come lama di roncola su rovo, tanto la politica quanto l’opinione pubblica. Vasco sì o Vasco no? Anatema o orgasmo? Uscire dal tunnel del provincialismo e aprirsi a un respiro europeo oppure continuare a rimanere chiusi a specchiarci nei Franz e nei Bepi, nei Ciusi e nei Gobi, nelle filodrammatiche di paese, nell’Orchestra Haydn e nella sciccheria algida e immobile del Santa Chiara? Nella lingua strettissima di terra a Trento sud convergeranno 130.000 Sapiens con i loro bisogni musicali, alimentari e soprattutto corporali. Sperando non anche sanitari. La migrazione di una folla enorme lunga chilometri a sovrapporsi a tangenziali, autostrade, ferrovie, aeroporti, piste ciclabili, fiumi grandi e fiumi piccoli, a formare un enorme grumo umano, come un trombo prodotto in una vena del territorio e in un momento in cui, secondo il parere di Prosegue la conta dei danni provocati dai cinghiali in Valle del Chiese in questo primo periodo di primavera. Dopo i mesi invernali, infatti, i cinghiali hanno ripreso ad arare molti prati montani dislocati in Valle del Chiese. Un problema che si protrae ormai da diversi anni e sul quale le autorità competenti stanno discutendo da tempo sulle possibili soluzioni. Soluzioni che però, al momento, non si vedono all’orizzonte. La cronaca: i fatti più rilevanti sono stati registrati qualche settimana fa nella piana di Storo, a pochi passi da Cà Rossa. Ben più importanti e rilevanti sono invece quelli registrati a località “Zeprio”, nel territorio montano del Comune di Pieve di Bono-Prezzo e a poche centinaia di metri sotto l’Altopiano di Boniprati. Qui, infatti, i cinghiali (probabilmente più di uno visti i danni) hanno letteralmente arato diversi prati adiacenti alle case da
molti, non si dovrebbe formare. Potenzialmente esplosivo, febbrilmente affascinante. Una piccola Woodstock al sapor di canederlo. Che le note del rocker di Zocca risuonino dunque tra il Bondone e la Paganella! Possano esse fluire pulite e potenti, senza il disturbo distorto di ambulanze ed elicotteri di soccorso. L’augurio ovviamente è che vada tutto per il meglio, e che la città di Trento e il Capo del governo provinciale possano appuntarsi sul petto la medaglia del successo. Gli italiani, più di altri popoli, hanno il gene della contrapposizione impiantato nel DNA. Guelfi e ghibellini, monarchici e repubblichini, Duran e Spandau, gobbi e interisti, Cracco e Canavacciuolo, Vax e Novax. Per noi cresciuti tra Bud Spencer e Mario Merola, la faziosità accalorata è ginseng per il nostro benessere, oltre che titolo richiesto per l’accettazione sociale. Le persone miti invece, quando si schierano lo fanno con animo tutt’altro che impetuoso. Nell’epoca della TV urlata e dei ruggiti da tastie-
ra, le persone miti sono viste come degli alieni o peggio ancora come dei depressi cronici e senza palle. Giova qui ricordare che dei miti sarà il regno dei cieli. Garantisce Nostro Signore.
E poi, se proprio, meglio l’anemìa emozionale piuttosto che esploder pugni sulla faccia di chicchessia, stile Will Smith all’ultima Notte degli Oscar. Durante la serata, la star di Hollywood,
Tutti giù per terra di Massimo Ceccherini Podio
imbufalito per una battuta sulla propria consorte fatta dal comico e presentatore Chris Rock, è salito sul palco e gli ha sferrato un pugno in piena faccia. Pantomima concordata? Omaggio ai cine-sganas-
soni del sopraccitato Bud Spencer? Macchè… Altro che ‘Altrimenti ci arrabbiamo’… Lui si è arrabbiato per davvero. Appena qualche minuto dopo l’attore era di nuovo sul palco per ritirare l’ambita statuetta per poi pontificare, proprio lui pensate un po’, su pace e non violenza. Il tutto all’interno di un cerimoniale con numerosi appelli a fermare la guerra in Ucraina. Quando si dice la coerenza. Un personaggio pubblico non dovrebbe mai dimenticare che incarna, soprattutto per i più giovani, un modello di comportamento. E’ sempre valido l’insegnamento di Rachel a Bruce Wayne/ Batman: ‘Non è tanto chi sei, quanto quello che fai che ti qualifica’. Per Willy Smith due Oscar in cinque minuti: come migliore attore e per la più grande figura di meme in mondovisione. In attesa del Blasco e della sua chiassosa combriccola, una constatazione: per farla grossa e decretare il fallimento di un evento non servono mica 130.000 persone. A volte ne basta una.
Cinghiali inarrestabili in Valle del Chiese A Ca’ Rossa, a Storo, e in località “Zepio” a Pieve di Bono i danni più ingenti
monte presenti nella zona. Danni ingenti che hanno gettato nello sconforto i proprietari dei terreni, molti dei quali pensionati, che investono molto del proprio tempo per la
manutenzione dei prati di montagna. “È inaccettabile – commenta dispiaciuto un pensionato della zona che ha a cuore le zone prese di mira dai cinghiali – che ogni anno dobbiamo contare i danni provocati. È inutile che le autorità provinciali continuino a parlare di salvaguardia e recupero del patrimonio montano se non si risolvono prima queste problematiche. I prati che sorgono accanto alle case da monte vengono curati maniacalmente da ogni proprietario ed è un vero dispiacere vedere andare in fumo molte ore di lavoro. Non è vero che le soluzioni non ci sono. Le soluzioni – prosegue deciso
il pensionato - ci sono, basta volerle trovarle e applicarle. È una situazione che si protrae ormai da troppi anni e non è più sopportabile.” Da diverse stagioni, infatti, il problema cinghiali in Valle del Chiese è sul tavolo delle autorità competenti ma all’orizzonte non si vedono buone nuove. “Poi non stupiamoci – conclude il pensionato – se qualche d’uno prende proprie iniziative e spara ai cinghiali. In fin dei conti credo che al proprietario di un prato interessi solo non vedere rovinato il proprio terreno. Tutto il resto sono chiacchiere che si porta via il vento”. (M.M.)
Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA
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Tempi difficili
vilgiat@yahoo.it
Le cose si stanno mettendo male. Prima la pandemia, poi la guerra e nel frattempo la siccità che sta preoccupando un po’ tutti i nostri agricoltori...quando ne usciremo? Tiziano La guerra, purtroppo, non consente di fare previsioni e non autorizza grande ottimismo. Dopo tre mesi senza pioggia, c’è stato qualche giorno di pioggia che sembra aver risolto il problema della siccità. D’altronde la siccità è un evento ciclico, preoccupa soprattutto i contadini, ma tutto sommato alla fine le cose si risolvono da sole. Covid e guerra in Ucraina sono invece due emergenze che stanno coinvolgendo l’Europa intera. La guerra in Ucraina ha investito anche noi Italiani come un uragano con gravi conseguenze sull’economia e sui costi dell’energia mentre in Ucraina muoiono sotto le bombe. Il nostro dovere immediato è quello di assistere i profughi che fuggono dai massacri e impe-
PAG.
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Animali come giocattoli
gnarsi in questo sforzo di solidarietà. Il Trentino sta facendo appieno la propria parte dimostrando ancora una volta il volto buono e generoso della nostra terra, sempre pronta ad intervenire in aiuto di chi ne abbia necessità. In quanto alla pandemia, il covid è ancora presente in gran parte d’Italia. Per fortuna l’abbiamo indebolito con la vaccinazione diffusa, oggi il covid è ridotto ad un semplice raffreddore con effetti che solo un anno fa potevano essere letali. I morti sono pochi e si tratta di persone affette da gravi patologie. I reparti di terapia intensiva sono in piena smobilitazione perché i ri-
No alla liberalizzazione delle droghe leggere Si torna a parlare di liberalizzazione delle droghe leggere, l’hascisc leggero in particolare. I giornali cominciano a discuterne così come il Parlamento dove sembrano ci siano in itinere varie proposte di legge riguardanti appunto la liberalizzazione delle droghe leggere. Io sono fortemente contrario per evidenti motivi. È da lì che si parte per giungere al peggio. Alessandro Non è che me ne intenda molto di droghe, e non volendo rischiare di dire sciocchezze, faccio riferimento ad un grande esperto di queste cose, Nicola Gratteri, procuratore Capo e magistrato di lungo corso, che ha detto più volte di essere contrario con varie motivazioni alla legalizzazione delle droghe leggere. Intanto cominciando ad eliminare il termine “leggere”. E’ risultato da numerosi indagini che il principio attivo della marjuana di oggi, (considerata “leggera”), è statisticamente molto più alto delle sostanze usate dieci-quindici anni fa. Addirittura, secondo Gratteri, l’impatto sull’organismo può in alcuni casi sfiorare quello della cocaina. Però c’è da precisare che non tutti quelli che fanno uso di droghe leggere finiscono nel tunnel della cocaina o dell’eroina. Ma, secondo un po’ tutti gli esperti, la maggior parte di coloro che utilizzano sostanze pesanti sono passati attraverso il percorso di marijuana e dell’hashisc. E legalizzarle, vorrebbe dire facilitarne l’acquisto e allargare il campo dei consumatori. Concordando con il giudice Gratteri e con tutti gli esperti del ramo sono anch’io contrario alla liberalizzazione. Già abbiamo un sacco di rogne, non facilitiamo l’avvento di altri onerosi problemi.(a.a.)
coveri sono ridotti quasi a zero. Ma dobbiamo usare ancora prudenza indossando ancora le mascherine dove serve, i green pass e il distanziamento nei luoghi chiusi. Questa è la situazione in atto. Un momento delicato per la nostra gente, per la nostra comunità e per la i nostri governanti: per situazioni di guerra e di emergenza sanitaria servirebbe però più coesione nel Paese e nella politica. Meno litigi e più gioco di squadra, più responsabilità e meno ideologia, ma forse è chiedere troppo con i politici che ci ritroviamo. Speriamo in bene… Adelino Amistadi
Caro Amistadi, a me piacciono i cani, ma mi rendo conto che avere un cane non è una cosa facile. Non basta il desiderio di averlo, ma bisogna valutare se si hanno le risorse per mantenerlo: il tempo per portarlo fuori, lo spazio in casa per poterlo gestire, possibilità economiche per le spese veterinarie, il mangiare, i giochi...ho visto troppi proprietari di cani trascurare i loro animali senza un minimo di decenza, non vorrei diventare uno di loro. Riccardo Gli animali non sono giocattoli e averli come compagni in casa deve essere una scelta assolutamente responsabile. Decidere di tenersi in casa un cane o un gatto significa essere disposti a sacrifici di non poco conto. Quindi prima di cercarsi un cane è il caso di pensarci per bene. Vuol dire avere risorse per l’acquisto di una adeguata alimentazione, vuol dire avere un posto giusto in cui gli animali possano muoversi in libertà, e, se vivono in appartamento, bisogna sapere che sarà necessario portarli fuori almeno un paio di volte al giorno. L’importante è che nella ge-
stione del proprio animale ci sia soprattutto passione e spirito di sacrificio. L’anno scorso, forse anche per effetto della voglia di compagnia in conseguenza del lockdown, in Italia si è registrato un boom di adozioni di cani e gatti: il 15% in più rispetto all’anno prima. Nei dodici mesi dell’anno scorso hanno trovato una nuova casa 8.100 cani e 9.500 gatti per un totale di 17.600 animali. La generosità degli Italiani è più che mai encomiabile. (a.a.)
Salvini e la carità cristiana Matteo Salvini è tornato a proporsi come cristiano convinto con inviti alla preghiera per la cessazione della guerra in Ucraina, alla solidarietà cristiana. All’accoglienza e da buon cristiano distinguendo fra i buoni (gli ucraini) ed i cattivi (i negri in generale), gli uni da accogliere e gli altri da lasciare affogare (più o meno). Nella sua bontà vorrebbe anche qualche preghierina per il suo amico Putin, ma sapendo di esagerare, se ne guarda bene dal nominarlo. Anche perché mentre quasi tutto il mondo indica Putin come un criminale, Salvini, con molti dei suoi, tutto preso da carità cristiana, in qualche modo lo giustificano, mica è tutta colpa di Putin, la colpa maggiore è della Nato, poi degli Usa, poi dell’Europa...ecc.ecc. Tu che ne dici? Chiara Cerco di essere franco. Se c’è una cosa che mi da fastidio di Salvini, che tutto sommato mi è anche simpatico nelle sue stravaganze, è quando vuol fare il buon cristiano ad ogni costo, ostentando rosari, visitando santuari, e accendendo ceri votivi ad ogni occasione purché ci sia una te-
lecamera a riprenderlo. Quando poi parla di famiglia, di tradizione e di patria, ho difficoltà a nascondere un sorriso: come famiglia lasciamo stare, sembra che ne abbia combinate un paio e altrettanto sfatte, ora siamo tutti in attesa di quel che succederà da qui in avanti...Le sue tradizioni ultimamente, poi, si sono un po’ confuse, così come la patria. Fino a qualche anno fa la sua patria era la Padania, il nord indipendente, con i suoi usi e costumi, ora sembra si sia adeguato, d’altronde se vuol essere un leader nazionale non può limitarsi alla Padania, c’è anche la Sicilia, e tutto il sud ricco di voti e di candidati, anche se non di buona qualità, anzi, sono un po’ troppi quelli che sgarrano ultimamente. Insomma tutto questo sbaciucchiare crocefissi, rosari e santini della madonna, nel mondo dei credenti da non poco fastidio. Glielo disse anche Giuseppe Conte nel suo discorso al Senato, quando si concluse la sua esperienza di governo con la lega, Conte gli suggerì in quell’occasione di “evitare durante le manifestazioni di accostare agli slogan politici i simboli religiosi...sono atteggiamenti che hanno a che vedere non con la coscienza, ma con l’incoscienza religio-
sa perché rischiano di offendere il sentimento dei credenti ed il principio di laicità fondamentale per uno Stato moderno...” mentre il buon Matteo, messo alle corde, un po’ infastidito, alzava goffamente gli occhi al cielo. Ultimamente sembrava essersi contenuto, ma poi, forse pressato e preoccupato dall’avanzata della Meloni con Dio, Patria e Famiglia, c’è ricascato trasformando la visita al santuario di Fatima in un patetico film auto prodotto da diffondere nella sua prossima campagna elettorale. Siamo al colmo. Io resto dell’avviso che “usare il cristianesimo come clava identitaria nazionalista è davvero la negazione più assoluta dei valori evangelici...(T. Montanari)”. Però, alla fine, fra cento anni, quando ci troveremo a giudizio nell’Empireo celeste, saremo in tanti ad intercedere per lui, la presunzione di buona fede va concessa anche a Salvini, a patto che sappia recitare a memoria tutti i misteri (gloriosi, gaudiosi, dolorosi e della luce), e perché no? Per un cristiano come lui non dovrebbe essere difficile recitare il “Confiteor” dall’inizio alla fine, senza nessun balbettio. (a.a.)
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