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Scuola
MAGGIO 2015
In area trentina si decide quindi di essere più cauti, lasciando per ora il tempo agli istituti superiori di valutare l’applicabilità o meno di questa nuova razionalizzazione della didattica, che oltre a lasciare maggiore tempo libero agli studenti, potrebbe portare notevoli risparmi economici agli istituti stessi. Da una precedente proposta di stabilire l’anno scolastico 2016/2017 per l’introduzione della settimana corta nelle scuole trentine, si è scelto un prudente passo indietro per lasciare ai singoli istituti il tempo di confrontare le varie idee ed opinioni in seno al proprio organico, per valutare eventuali ricadute, positive e non, di questa prospettiva. Ne abbiamo parlato con la dirigente dell’Istituto Comprensivo Lorenzo Guetti di Tione di Trento, dott.ssa Tiziana Gulli, che ci ha fornito il suo punto di vista sulla questione. Ben consapevole dell’ampia area geografica interessata dall’Istituto Guetti, la dott.ssa Gulli trova la proposta della settimana corta «da ponderare attentamente, sia tra il corpo docenti sia tra le famiglie degli studenti. Se da un lato i benefici economici sarebbero notevoli grazie ad una nuova gestione dei tempi, dall’altro non dobbiamo dimenticare che l’obiettivo principale di ogni nostra scelta in tal
La dirigente Gulli: «Decisione da ponderare attentamente»
Superiori: arriva la settimana corta? di Aldo Gottardi Si è fatto un gran parlare in questi mesi dell’idea di rivoluzionare l’orario scolastico superiore trentino, con l’introduzione della cosiddetta “settimana corta”, ovvero la concentrazione delle lezioni su cinque giorni settimanali invece degli attuali sei. Già attivata per molte scuole medie e primarie, si prospettava come naturale evoluzione di estenderla anche agli istituti superiori, come è stato fatto in Alto Adige, pur con alcune lamentele da parte dei genitori che sono arrivati a ricorrere al TAR.
senso è garantire il miglior apprendimento e condizioni di studio agli studenti: attorno a loro deve infatti ruotare l’analisi di questa proposta, che deve essere necessariamente approfondita. Ora che è stato lasciato più tempo ed autonomia agli Istituti superiori per valutare le possibilità della settimana corta, si potrà disporre della tranquillità e serenità adatte per analizzare la questione, con i
suoi pro e i suoi contro. Come Istituto Guetti non abbiamo ancora stabilito nulla, proprio perché è importante contestualizzare la scelta della settimana corta in base all’Istituto: le esigenze di una scuola superiore con sede a Trento saranno infatti diverse da quelle che abbiamo noi del Guetti, e un tale cambiamento di orario porterebbe senz’altro esiti e problematiche diverse.
Nel nostro caso, dobbiamo tener presenti due fattori: i trasporti (in città ci sono autobus urbani che garantiscono collegamenti ogni venti minuti circa, mentre qui possiamo contare solo su autobus almeno ogni ora) e il servizio mensa (non sappiamo ancora se il nostro servizio mensa, più i bar o ristoranti di Tione potranno garantire in modo ottimale pasti per circa 900 studenti al giorno). Sono fattori che dobbiamo tenere presenti, nel caso che si prenda seriamente in considerazione l’introduzione della settimana breve anche al Guetti. Torno a sottolineare, in chiusura, che l’elemento centrale deve e dovrà sempre essere lo studente, nel soddisfacimento del suo percorso scolastico».
Anche in Rendena si discute sulla proposta di lezioni di 5 giorni
Settimana corta, scelta di qualità? La riunione di mercoledì 15 aprile presso la direzione dell’Istituto Comprensivo Val Rendena, guidato dal prof. Fabrizio Pizzini, alla quale hanno partecipato le rappresentanze dei docenti e dei genitori (Consulta e Consiglio dell’Istituzione), aveva uno scopo molto importante: pianificare il futuro della Proprio quest’ultima esigenza è stata considerata attentamente. Ormai la società è improntata sulla settimana lavorativa di cinque giorni e, nella maggioranza dei casi, la possibilità di passare il week end assieme ai figli è per i genitori è un’esigenza pressante, una scelta necessaria non soltanto per il valore educativo, ma anche e soprattutto uno dei rari e preziosi momenti per “fare” famiglia”, godendo della reciproca compagnia e, perché no, facendo anche i compiti assieme. Certo, di fronte a ogni cambiamento è normale che la reazione sia di diffidenza o di sospetto, è difficile lasciare la via dettata dall’abitudine, in questi ultimi tempi
sono state anche diffuse informazioni inesatte. Il Dirigente e i rappresentanti hanno invece valutato con attenzione e professionalità tutti gli aspetti, le esperienze in casa altrui (in molte scuole del Trentino e in tutte quelle dell’Alto Adige la settimana corta è realtà da qualche anno, come in molti stati europei, ad eccezione di Portogallo e Grecia) e soprattutto la positiva situazione di Madonna di Campiglio, unica realtà della valle ad avere da anni adottato (con grande successo e unanime soddisfazione dell’utenza) il modello della settimana corta. I problemi da risolvere sono complessi, alcuni pratici e legati al servizio mensa e ai traspor-
scuola in valle e valutare attentamente l’ipotesi di razionalizzare le lezioni su 5 giorni settimanali, in modo da anticipare future linee guida e governare autonomamente il cambiamento, valorizzando, in un’ottica di qualità e di servizio, quanto la scuola può mettere a disposizione di ragazzi e famiglie. ti, mentre le perplessità degli studenti sono soprattutto legate al numero dei pomeriggi da passare sui banchi per ottenere in cambio l’intera giornata del sabato. Nel primo caso i contatti saranno a livello istituzionale e si prevede di avere i piani entro poche settimane, mentre nel secondo la variazione sarebbe minima: due pomeriggi al posto dell’unico attuale. Ma sono da valutare anche interessanti alternative, che potrebbero portare all’eliminazione dei pomeriggi fissi o alla concentrazione degli stessi in un’unica settimana in periodi prefissati: questa settimana, molto densa di impegni all’interno dell’edificio scolastico, sarebbe libera
da carichi a livello di prove scritte in classe e di studio a casa. Dalle esperienze riportate un’idea molto attraente, da approfondire e magari introdurre in un secondo momento. La seconda alternativa, uovo (e allo stesso tempo gallina) di Colombo, sarebbe quella di allungare la durata dell’anno scolastico. In ogni caso, su questo tema, sarà organizzata a breve una serata informativa, cui seguirà un sondaggio che esporrà il ventaglio delle possibilità: dal mantenimento dell’attuale organizzazione su sei mattine più un pomeriggio a varie ipotesi per distribuire le ore su soli 5 giorni. Enrico Gasperi
Trilinguismo, i docenti frenano Nel documento dell’Istituto Comprensivo Giudicarie esteriori le perplessità degli insegnanti sul metodo Clil di Francesco Brunelli “Forniamo ai nostri ragazzi le chiavi per il loro futuro con il trilinguismo” recita uno slogan scelto dalla Provincia Autonoma di Trento nel comunicare l’entrata in vigore del Piano Scuola “Trentino Trilingue”. Il progetto dovrebbe entrare in vigore nel 2020, ma la sua sperimentazione inizierà molto prima. Questo sistema didattico, basato sul metodo CLIL (Content and Language Integrated Learning, ovvero sull’insegnamento e sull’apprendimento delle diverse conoscenze in lingua straniera, in tal caso inglese e tedesco), costerà circa 36 milioni di euro. Il piano coprirà ogni fascia di età, dall’asilo nido alle scuole superiori. Il protocollo d’intesa firmato dal presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi ed il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, prevede che il Trentino faccia da apripista a questo progetto. La nostra scuola non è nuova al fungere da laboratorio per progetti nazionali, anche a quelli che hanno avuto ben poco successo. Ed è questa una delle criticità che l’assemblea del Collegio Docenti dell’Istituto Comprensivo Giudicarie Esteriori ha voluto evidenziare con un documento approvato all’unanimità dagli insegnanti presenti alla riunione. In esso, i firmatari mettono in luce sia le problematiche pedagogico-didattiche che quelle occupazionali, oltre all’avanzare alcune proposte. “Pur riconoscendo il valore della conoscenza delle lingue comunitarie” recita il documento “ci troviamo in disaccordo con l’imposizione a scuole e famiglie del Protocollo d’intesa per lo sviluppo delle lingue”. Secondo i docenti la riforma “riduce la qualità dei contenuti disciplinari (a causa del monte ore insufficiente per le materie curricolari di base)” oltre a sottovalutare “l’importanza della conoscenza fondante dell’italiano.” Vengono inoltre messi in rilievo gli ottimi risultati della scuola trentina in termini di valutazione INVALSI e di apprezzamento dell’OCSE, in contrasto all’assenza di “risultati e dati scientifici e statistici che fondino la validità del progetto trilingue”. Altre problematiche riguarderebbero “l’assenza di informazioni sulle modalità di valutazione”, il “ridimensionamento dei curricola, da noi appena modificati, in vista dell’insegnamento con metodologia CLIL” e “la riduzione del monte ore disciplinare”. Inoltre la riforma potrebbe portare alla “perdita di cattedre, con aumento della precarietà”, visto che essa comporterà la formazione di nuovi insegnanti specializzati, i quali potrebbero subentrare ai più anziani. L’organo collegiale ha anche avanzato numerose proposte per ovviare alle preoccupazioni emerse; si parla di soluzioni da applicare nell’orario scolastico quotidiano di classe. Le ipotesi in campo spaziano dall’introduzione di “due ore settimanali di CLIL da inserire nelle attuali ore opzionali facoltative, con auspicabile co-docenza” all’eventuale “ampliamento dell’orario scolastico obbligatorio”. Il tutto nel rispetto di una società “aperta e cosmopolita”, che impone l’apprendimento delle lingue comunitarie.