Giornale_delle_giudicarie_luglio_2021

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Giudi iudicarie

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iornale delle

LUGLIO 2021 - pag.

Mensile di informazione e di approfondimento

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ANNO 19 - LUGLIO 2021- N. 7 - MENSILE

L’EDITORIALE

Forse è finita... ma con prudenza! di Adelino Amistadi

Oh, finalmente, stiamo vedendo la luce in fondo al tunnel. Un po’ in tutta Europa la vita sta tornando alla normalità. Con la fine di giugno siamo tornati ad essere liberi. E’ arrivato il momento di tornare a vivere. Dobbiamo un po’ tutti essere pronti ad accogliere le nuove prospettive che l’incubo Covid ci aveva finora vietato il solo pensarle. Potremo finalmente abbandonare quello stato d’animo tormentoso che ci ha condizionato per lungo tempo, da quel febbraio 2020 fino ad oggi. Abbiamo vissuto con la paura, l’asprezza del quotidiano, senza sapere quando tutto questo sarebbe terminato. Forse è finita. Ne siamo un po’ tutti convinti. Giorno dopo giorno sono cadute le limitazioni, i blocchi, le fermate. Il nostro Paese si muove verso un’estate senza confini interni ed esterni. Ma se è meraviglioso ritrovarsi dopo tanto tempo in libertà, è altrettanto doveroso richiamare, proprio in questo momento, il criterio della consapevolezza e della responsabilità individuale, innanzi tutto sul versante dei vaccini, come bussola da utilizzare per evitare contraccolpi e ricadute in autunno. ¬Non dobbiamo ricadere nell’errore di una anno fa: pensare che la pandemia sia un brutto ricordo da dimenticare e che tutto possa ricominciare come prima. Purtroppo non è così, lo dicono le notizie che giungono dall’estero, con i casi in aumento (vedi Inghilterra) a causa di varianti provenienti un po’ da tutto il mondo. A pag, 8

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Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella

solida vicina cooperativa Le buone azioni per la crescita del nostro territorio www.lacassarurale.it

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FONDATO NEL 2002 - Distribuito da

La tavola rotonda

Scuola, un bilancio della dad, sognando la normalità per l’autunno

Alle pagine 4 e 5

EUROPA

Unione europea e Ungheria di Orbán di Paolo Magagnotti In questi ultimi tempi le deviazioni dai principi fondamentali dell’Unione europea - e non solo - da parte del regime ungherese guidato - e condizionato dall’autoritario presidente del consiglio dei ministri Viktor Orbán, hanno assunto dimensioni che sono andate oltre ogni limite e che hanno generato doverose reazioni molto forti a livello di istituzioni europee; reazioni che pur ci sono state in passato ma che in occasione del recente Consiglio europeo - ossia l’insieme dei capi di Stato o di governo degli Stati membri dell’Unione - sono state veramente molto pesanti. A pag. 15

Cultura

Il nuovo libro diAnnibale Salsa

A PAG. 8

Territorio

Esteriori, 4 belvedere di design A PAGINA 7

SOCIETÀ Canale presidente delle Guide alpine A pag. 12 ATTUALITÀ Il Bim del Sarca fa rete e cerca alleanze A pag. 6 SPORT Giulia e il calcio in rosa A pag. 32

Territorio

La protesta degli allevatori: niente sfilata delle giovenche A PAGINA 18

Sanità

Ospedale, ortopedia rimane solo sulla carta

A PAG. 11

ESTATE Le proposte culturali della Valle del Chiese A pag 34 PORTO FRANCO Orsi sì, orsi no A pag. 8 GIOVANI InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda A pag 17

PER LA VOSTRA PUBBLICITÀ SUL GIORNALE DELLE GIUDICARIE sponsorgdg@yahoo.it - 3356628973 - 338 9357093


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Rassegna Stampa

LUGLIO 2021

A cura della REDAZIONE

RASSEGNA STAMPA GIUGNO 2021

DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA Per le necessità sanitarie non urgenti c’è un nuovo numero: 116117 Arriva in Trentino il numero unico europeo 116117. Da domani sera alle ore 20 i cittadini che necessitano di cure mediche non urgenti potranno chiamare il servizio di continuità assistenziale utilizzando un solo numero telefonico per tutta la provincia: il numero 116117. In Italia ad oggi il nuovo numero europeo è operativo solamente in Lombardia e in provincia di Alessandria. Opera sulle 24 ore 7 giorni su 7. La chiamata è gratuita, da telefono fisso o mobile. È accessibile ai cittadini stranieri grazie ad un servizio di interpretariato in 14 lingue. Si può usare per contattare la guardia medica, la guardia medica turistica e i trasporti sanitari programmati. Elisa Rossato dall’US Carisolo vince con 1’10’’ di vantaggio la terza tappa Coppa Italia Cascina Bianca di skiroll. A Nevegal, in Veneto, si è disputata domenica 27 giugno - la terza tappa della Coppa Italia di skiroll, valida anche come Campionato Regionale Veneto. Gli atleti sono stati impegnati in una mass start in salita a tecnica libera che ha incoronato nelle categorie senior Elisa Rossato atleta dell’US Carisolo Fly Fishing Festival: la prima edizione ha colto nel segno Si è conclusa la prima edizione di Fly Fishing Festival con risultati positivi che hanno posto le basi e i presupposti per il futuro, preannunciando un interesse internazionale per il territorio trentino e il mondo della pesca, a conferma del potenziale di una proposta green unica nel suo genere per gli appassionati del settore. Inaugurato il Parco Archeo Natura di Fiavé Il Parco Archeo Natura di Fiavé è realtà: una grande festa ha sancito l’inaugurazione di questa nuova realtà museale che si estende su una superficie di 12.000 mq in un contesto ambientale di grande valore, sancito da un doppio riconoscimento Unesco. Madonna di Campiglio Azienda per il Turismo Spa: approvato il bilancio economico 2020 e adottato il primo bilancio sociale Si è tenuta presso il Palacampiglio l’assemblea annuale di Madonna di Campiglio Azienda per il Turismo Spa per l’approvazione del bilancio consuntivo 2020 votato all’unanimità dai soci presenti rappresentanti il 76,91% del capitale sociale.Il presidente Tullio Serafini ha rendicontato su un 2020 difficile, con un Piano di marketing operativo stravolto rispetto alla programmazione prevista e riprogetta-

to seguendo l’evoluzione dell’emergenza sanitaria e le nuove esigenze. Grande impegno, ha sottolineato il presidente, è stato posto nella predisposizione del Piano strategico pluriennale e nel processo di aggregazione dei nuovi territori definito dalla Legge di riforma del sistema turistico, conclusi e approvati nel 2021, ma anche nell’adozione del Modello di organizzazione, gestione e controllo “necessario al fine di adempiere agli obblighi imposti dalla Provincia autonoma di Trento per l’erogazione del contributo pubblico”. Dolomitica Brenta Bike: un grande successo per l’edizione della ripartenza Tony Longo e Claudia Peretti vincono la settima Dolomitica Brenta Bike, edizione della ripartenza e delle novità, celebratasi domenica 27 giugno a Pinzolo. Un’edizione che ha riscosso un grande successo con oltre 500 partecipanti al via. La famiglia Rigacci di Storo aprirà a Sella Giudicarie il Lido Beach Gli interessati alla gara d’asta indetta dal Comune - proprietario di area ed edificio - erano due e il Nuovo Lido Beach, sul lago di Roncone, è stato assegnato a Moreno Rigacci e famiglia che a Cà Rossa di Storo già gesticono un birrificio.

2021 Direttore Sanitario: ���������Cristantielli Patrizia

Orso, la giunta provinciale approva le linee guida sulla gestione La giunta provinciale ha definito le linee guida della gestione dell’orso in Trentino, approvando la delibera a firma del presidente della Provincia Maurizio Fugatti. Per quanto riguarda l’aspetto più controverso, ovvero la gestione degli esemplari più problematici, le linee guida fissano i casi in cui sarà possibile, in estrema ratio e a seguito di atteggiamenti ritenuti pericolosi o dannosi per l’uomo, disporre l’abbattimento di un orso. L’analisi di questi casi avverrà in maniera coerente con i criteri del Pacobace, che prevede 18 atteggiamenti con differenti gradi di pericolosità. Sugli esemplari più problematici si esprimerà anche l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), fatto salvo i casi per i quali vi sia l’urgenza di intervenire rapidamente per garantire la pubblica sicurezza, competenza che sarà in capo al presidente della Provincia autonoma di Trento. Al via Summertime, le sere d’estate nel giardino del MUSE Dal 29 giugno al 24 settembre 2021 il grande giardino del museo si anima con la seconda edizione di Summertime: attività, conferenze, giochi, proiezione di documentari, presentazione di libri e molto altro ancora per un’estate all’insegna della scienza. Tante le collaborazioni con istituzioni e realtà culturali del territorio: dal Comune di Trento al Centro Servizi Culturali Santa Chiara, dal Trento Film Festival al Teatro della Meraviglia. Anche in Provincia celebrazioni per l’anniversario dantesco Nel 700° anniversario della morte di Dante Alighieri, anche la Provincia autonoma di Trento gli rende omaggio attingendo ai fondi dell’Archivio fotografico storico provinciale, in capo alla Soprintendenza per i beni culturali, e alla fototeca dell’Ufficio stampa, per una mostra virtuale dal titolo “Obiettivo su Dante. Il monumento al poeta nello sguardo dei fotografi”. Gottardi ai comuni: “Sulle risorse pubbliche aspettative realistiche e non ottimistiche” “La disponibilità finanziaria del Trentino sarà nei prossimi anni fortemente

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condizionata dagli eventi, pandemia innanzitutto, dell’ultimo anno e, quindi, dalle conseguenti decisioni, in tema di allocazione di risorse, non solo della Provincia autonoma di Trento ma soprattutto della Comunità europea e del Governo italiano. Mai prima d’ora il futuro finanziario della nostra autonoma è dipeso dal contesto nazionale ed internazionale”. È con questa premessa che l’assessore provinciale agli enti locali, Mattia Gottardi, e il direttore generale della Provincia autonoma di Trento, Paolo Nicoletti hanno illustrato ai sindaci del Consiglio delle autonomie locali i contenuti del protocollo di finanza locale, collegato al ddl sull’assestamento del bilancio provinciale per gli esercizi 2021 - 2023 e il Documento di economia e finanza provinciale (Def) 2022 - 2024. Se l’assessore Gottardi ha fissato come “obiettivo ideale ma non garantito” l’assegnazione ai Comuni dello stesso budget dello scorso anno, complessivamente di 40 milioni totali; il direttore generale Nicoletti ha annunciato un Def all’insegna “del realismo indotto da un tessuto economico e sociale, fortemente scosso dalla crisi da pandemia, con la necessità di ottimizzare le risorse dell’Autonomia, massicciamente impiegate negli investimenti pubblici a sostegno di aziende e famiglie trentine”. Via libera ai condhotel, approvato il regolamento attuativo Il condhotel è una nuova tipologia di esercizio alberghiero, ovvero un edificio con spazi destinati alla ricettività ed altri alla destinazione residenziale, introdotta in Trentino con la legge provinciale di assestamento del 6 agosto 2019. Con un provvedimento a firma dell’assessore Roberto Failoni la Giunta provinciale ha oggi approvato il regolamento di attuazione con il quale vengono definite le condizioni di esercizio e le modalità di avvio dei condhotel in Trentino. La finalità della norma è quella di favorire la riqualificazione degli esercizi alberghieri attraverso la possibilità di alienare un porzione degli stessi da trasformare in unità immobiliari residenziali. Aquila di San Venceslao alla Marcialonga “La Marcialonga ha dato tanto per questa terra e anche per l’Autonomia trentina: ha significato tanto sotto l’aspetto sociale, culturale, sportivo ed economico, quindi quello di oggi è un riconoscimento al valore del lavoro di questi anni”. Così il presidente Maurizio Fugatti ha commentato il significato del conferimento, a Moena, dell’Aquila di San Venceslao al Comitato organizzatore e al popolo dei volontari che animano il grande evento presente sulla scena sportiva da cinquant’anni. Nato il Dolomites World Heritage Geotrail È nato il Dolomites World Heritage Geotrail, un percorso escursionistico di più giorni ispirato ai principi del geoturismo e creato per introdurre l’escursionista, passo dopo passo e in modo semplice, alla straordinaria storia geologica delle Dolomiti.

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.


LUGLIO 2021 - pag. Maurizio Fuga

Ribalto

VECCHIA SEDE

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NUOVA SEDE

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Tavola Rotonda: la Scuola in Giudicarie

LUGLIO 2021

Quello appena concluso è stato un altro anno scolastico influenzato in maniera determinante dalla pandemia. Proviamo a fare un bilancio di come è andata È stato senza dubbio un anno molto impegnativo per tutti: per gli alunni, le famiglie, gli insegnanti, il personale ATA e i dirigenti. La ripresa a settembre dell’attività scolastica in presenza non è stata facile, perché, oltre ai problemi e alle incertezze legate alle misure di contenimento del rischio sanitario, il nostro Istituto ha dovuto affrontare anche alcune complessità a livello logistico. Due plessi di Scuola primaria, Storo e Condino, non avevano più i requisiti strutturali adeguati per ospitare in sicurezza le attività scolastiche. Le soluzioni individuate dalle rispettive Amministrazioni comunali hanno permesso, pur nella difficoltà del cambiamento, di garantire il diritto allo studio a tutti gli alunni che hanno dimostrato da subito una grande capacità di adattamento. Per quanto attiene all’attività didattica, il primo ciclo ha avuto la possibilità di frequentare in presenza quasi tutto l’anno scolastico, fatta eccezione per le tre settimane che hanno preceduto le vacanze pasquali, in cui il Trentino è stato collocato in zona rossa. Nel periodo di sospensione dell’attività didattica in presenza, abbiamo attivato fin da subito la didattica digitale in-

Romeo Collini, dirigente dell’Istituto Comprensivo del Chiese Don Lorenzo Milani

“Dal prossimo anno un nuovo progetto di istituto triennale”

tegrata, garantendo un equilibrato bilanciamento tra attività sincrone e asincrone sia per le classi della Scuola primaria sia per quelle della secondaria di primo grado. Ciò è stato possibile grazie all’intenso lavoro di formazione digitale a cui ha partecipato la maggior parte degli insegnanti del nostro Istituto a inizio anno. Il bilancio finale è quindi positivo. Poter imparare in presenza, rapportandosi con i propri compagni e i propri insegnanti, fa della scuola uno spazio di relazione che era venuto a mancare nei mesi conclusivi del precedente anno scolastico.

La sua scuola ha deciso di avviare iniziative, a partire da settembre o durante l’estate, per recuperare quello che, in particolare per gli studenti più fragili, si è perso in questo anno? Uno degli obiettivi prioritari della scuola trentina per l’anno scolastico appena concluso è stato quello di “non lasciare indietro nessuno”, dedicando una particolare attenzione alle fragilità preesistenti.

Per realizzare un’effettiva inclusione, durante il breve periodo di sospensione dell’attività didattica, ad alcuni alunni particolarmente bisognosi è stato permesso di frequentare ugualmente le lezioni in presenza con il supporto degli insegnanti di sostegno e degli assistenti educatori. Il nostro Istituto, tenuto conto che per il primo ciclo l’attività si è svolta prevalentemente in presenza, non ha attivato specifici percorsi per il recupero, ma ha aderito al progetto “Prima classe. Destinazione futuro”, un’iniziativa, destinata agli studenti più fragili, per prevenire l’emergenza educativa generata dal Covid-

19. Nello specifico si tratta di alcune ore di supporto individualizzato con educatori professionisti che si svolgeranno nel corso dell’estate. Quali sono le prospettive di ripresa delle lezioni per settembre? L’anno scolastico è concluso da poco e ci troviamo già nel pieno della progettazione per la ripresa delle attività didattiche a settembre, pur non avendo ancora certezze. Stiamo lavorando allo scenario previsto nel nostro nuovo Progetto di Istituto triennale, approvato nel marzo 2021, con nuove scelte curricolari, didattiche e organizzative.

A settembre l’idea è quella di garantire la programmazione del curricolo opzionale che passerebbe da due a quattro ore settimanali alla Scuola primaria e a tre ore settimanali nella Scuola secondaria di primo grado. Il tempo scuola subirebbe una leggera modifica alla secondaria di primo grado rispetto all’anno scolastico appena concluso con l’inizio delle lezioni previsto per le ore 07.55 e il termine delle lezioni antimeridiane alle ore 13.25 con un pomeriggio obbligatorio. Per quanto concerne gli aspetti organizzativi, sono convinto che, almeno in autunno, si dovrà essere ancora molto prudenti e quindi sarà necessario mettere in atto ancora alcune misure di prevenzione, prima fra tutte l’utilizzo della mascherina. Se a settembre si ricominciasse l’anno normalmente, senza alcuna restrizione legata al Covid-19, sarebbe la stessa scuola a cui eravamo abituati pre-pandemia o la pandemia e tutto quello che ha comportato ha determi-

nato cambiamenti dai quali non si può tornare indietro? Nel caso, quali? L’impatto della pandemia ha lasciato il segno e ha modificato in parte il volto della scuola. Il cambiamento più significativo è stata la forte accelerazione tecnologica a cui abbiamo assistito in questo periodo. Gli strumenti digitali sono ormai diventati indispensabili supporti formativi e di organizzazione nella scuola. È sufficiente pensare alla didattica digitale integrata, all’utilizzo delle piattaforme per caricare materiale didattico e assegnare i compiti, alle videoconferenze per la gestione delle riunioni. Anche le sperimentazioni messe in campo nel corso dell’anno, dai colloqui da remoto con i genitori dalla rimodulazione degli orari e degli spazi didattici potrebbero tornare utili una volta usciti dall’emergenza, senza dimenticarci però che la scuola rimane luogo che non può che essere partecipato e attivo, un luogo in cui i bambini e i ragazzi sono i veri protagonisti.

Alessandro Fabris, dirigente dell’istituto Guetti di Tione

“Un aspetto critico è il riorientamento degli studenti” Quello appena concluso è stato un altro anno scolastico influenzato in maniera determinante dalla pandemia. Proviamo a fare un bilancio su come è andata Dal mio punto di vista devo esprimere una grande soddisfazione per come l’Istituto, e quindi gli insegnanti e tutto il personale amministrativo, tecnico e ausiliario, ha reagito e sviluppato anticorpi professionali che ci hanno permesso di lavorare al meglio delle nostre possibilità. Questa non può che essere un’osservazione generale, poi se si va a guardare con la lente di ingrandimento la molteplicità di situazioni specifiche che coinvolgono le tante persone che direttamente o indirettamente gravitano sul Guetti la situazione è naturalmente diversificata. C’è chi ha pagato più di altri il prezzo del disagio del distanziamento sociale, delle conseguenze della malattia, del supporto limitato che le condizioni sanitarie hanno imposto. La sua scuola ha deciso di avviare iniziative, a partire da

settembre o durante l’estate, per recuperare quello che, in particolare per gli studenti più fragili, si è perso in questo anno? Abbiamo proposto delle attività, più di socializzazione che didattiche, alle classi prime e seconde, ma abbiamo avuto una bassa adesione, tanto che non sono poi state attivate. Evidentemente, per lo meno nel nostro territorio, le famiglie e gli studenti hanno altre possibilità o diversi bisogni che soddisfano in altro modo. Per quanto riguarda settembre ripartiranno i tradizionali corsi di recupero per gli studenti che hanno accumulato delle carenze al termine di quest’anno. Un aspetto critico dello scorso anno scolastico e dell’inizio di questo che ora si è appena concluso è legato al riorientamento degli studenti. Non tutti coloro, in particolare delle classi prime, che lo scorso anno scolastico sono stati ammessi alla classe successiva, sono poi riusciti nel corso di quest’anno a recuperare le carenze accumulate, e spesso alla base delle difficoltà vi è anche una scelta sbagliata dell’indiriz-

zo di studi. Durante quest’anno le passerelle dei primi mesi di scuola da un indirizzo all’altro o verso e da altri istituti sono state complicate perché avevamo tutti dei limiti legati agli spazi che ospitano le classi. Alcuni studenti si sono trovati quasi per inerzia in una situazione didattica compromessa e in una classe nella quale il cambio di indirizzo non risulta semplice. Da qui l’importanza, che è bene sottolineare sempre, di capire quanto decisiva sia la scelta della scuola in coerenza con gli interessi degli studenti e di come tale scelta vada poi

monitorata e vissuta con consapevolezza, in modo da essere poi disposti e attivi per eventuali riflessioni di riorientamento.

studenti. Anche per aspetti apparentemente minori, ma che per l’organizzazione scolastica hanno un impatto importante, come la necessità di ingressi scaglionati, il distanziamento dei banchi, la possibilità di organizzare le riunioni in presenza sarà importante avere direttive più presto possibile. Ho, come tutti, la speranza di un ritorno alla normalità e in queste settimane stiamo lavorando in questo senso, ma sempre con l’impressione di camminare sopra una sottile lastra di vetro. È forse l’inevitabile e antipatica eredità che ci portiamo dietro dopo tanti mesi di continua gestione dell’emergenza.

Quali sono le prospettive di ripresa delle lezioni per settembre? Abbiamo imparato, nell’ultimo anno e mezzo, ad avere un orizzonte temporale di lavoro piuttosto limitato nel tempo, per cui è difficile parlare oggi di prospettive per settembre. Non dovrebbero esserci sorprese rispetto al rientro in presenza, che dovrebbe essere garantito in contemporanea per tutti gli

Se a settembre si ricominciasse l’anno normalmente, senza alcuna restrizione legata la Covid-19, sarebbe la stessa scuola a cui eravamo abituati pre-pandemia o la pandemia e tutto quello che ha comportato ha determinato cambiamenti dai quali non si può tornare indietro? Nel caso, quali? Potrò rispondere con cognizione di causa alla sua domanda

alla fine del prossimo anno scolastico. La cosa sicura è che già ora, che stiamo programmando alcuni aspetti del lavoro per settembre, risulta in certi casi straniante ragionare con le categorie di pensiero cui eravamo abituati. Riprendendo in mano certe procedure o regolamenti cui eravamo abituati pare di fare un salto indietro nel tempo. Un po’ come usare un telefono a gettoni dopo aver utilizzato uno smartphone, e non parlo solo di temi che hanno a che fare con il digitale. Appare improvvisamente anacronistico dovere ad esempio ripensare ai rigidi orari di apertura della scuola dell’era pre-covid quando oramai siamo tutti abituati all’apertura degli ingressi con largo anticipo per evitare gli assembramenti in ingresso. Verrebbe spontaneo un approccio flessibile a molte macchinosità organizzative, poi dovremo però fare i conti con le risorse e con la normativa che spesso non permette alle pubbliche amministrazioni un approccio che consideri come unico valore la semplificazione.


Tavola Rotonda: la Scuola in Giudicarie

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Paolo Zanlucchi, direttore di Upt Tione

“Asettembre non basta tornare al pre-Covid, va innovato l’approccio didattico-formativo”

Quello appena concluso è stato un altro anno scolastico influenzato in maniera determinante dalla pandemia. Proviamo a fare un bilancio su come è andata. Premesso che abbiamo vissuto un periodo storico eccezionale, ritengo che Upt Tione abbia saputo far fronte a questo tempo in maniera adeguata, a partire anche da una revisione della metodologia didattica, avendo alle spalle, è bene ricordare, anche l’esperienza dello scorso anno. Da allora è finita una certa “routine” nel fare scuola e ne abbiamo fatto tesoro, sia da un punto di vista dell’approccio tecnico e tecnologico alle lezioni, ma anche avendo dovuto rivedere e ripensare in profondità le ragioni del nostro agire quotidiano nella scuola e, di conseguenza, le nostre prassi didattiche ed educative. Certamente possiamo ritenerci soddisfatti, considerando l’emergenza che abbiamo vissuto, i nostri studenti hanno anche compreso l’importanza di venire a scuola, non dandolo più per scontato, e che la scuola

non è solo un luogo fisico di apprendimento, ma anche di socializzazione e confronto, dove il rapporto quotidiano con i docenti è fondamentale per la loro crescita umana, culturale e professionale. Ribadisco quindi l’attitudine della nostra scuola di innovarsi e di aver trovato soluzioni nuove, ed evidenzio la capacità degli studenti di essere stati molto responsabili.

La sua scuola ha deciso di avviare iniziative, a partire da settembre o durante l’estate, per recuperare quello che, in particolare per gli studenti più fragili, si è perso in questo anno? Nel mese di settembre saranno certamente organizzati per i nostri allievi momenti di recupero di contenuti per colmare eventuali lacune, in modo da poter affrontare con maggiori competenze e sicurezze il prossimo anno scolastico. Ricordo che i nostri studenti più fragili anche nel corso di questo anno scolastico hanno sempre avuto la possibilità di venire a scuola, seguire le lezioni in presen-

delle imprese e territorio.

za accompagnati e supportati dai nostri assistenti educatori oltre che dai docenti curriculari. Mi preme anche sottolineare che nel corso dell’estate, come gli anni scorsi, saranno attivati, per le famiglie che ne fanno richiesta, periodi di tirocinio lavorativo presso aziende commerciali, artigianali, del terziario in generale, del nostro territorio, per rafforzare quelle competenze professionali e relazionali che stanno al centro dell’offerta formativa di Upt Tione, consolidando attraverso questo percorso il rapporto tra scuola, mondo

Quali sono le prospettive di ripresa delle lezioni per settembre? Questi sono giorni nei quali si stanno facendo valutazioni su ciò che ha rappresentato l’esperienza della pandemia per la scuola, in termini di lavoro e di accresciuti impegni professionali per gli insegnanti e di approccio alle lezioni da parte degli studenti; per quanto riguarda le prospettive future, sperando che il trend di contagi da Covid19 continui a decrescere rapidamente e costantemente, l’auspicio è di riprendere le lezioni in presenza con tutte le classi in aula fin dal primo giorno, mettendoci alle spalle la turnazione delle presenze dell’anno scolastico appena concluso. Se a settembre si ricominciasse l’anno normalmente, senza alcuna restrizione legata la Covid-19, sarebbe la stessa scuola a cui eravamo abituati pre-pandemia o la pandemia e tutto quello che ha comportato ha de-

terminato cambiamenti dai quali non si può tornare indietro? Nel caso, quali? Sono dell’opinione che a settembre inizierà una fase in gran parte nuova per la scuola: dopo due anni scolastici complessi, che hanno lasciato comunque un segno, dovremo avere la capacità di lasciarci alle spalle l’emergenza, ma innovando l’approccio didattico-formativo, non sarà sufficiente ritornare alla normalità dell’era pre-Covid. Per esempio, abbiamo assistito ad un’accelerazione nell’evoluzione tecnologica applicata alla scuola e sarebbe da irresponsabili non fare tesoro anche delle esperienze positive che questa ci ha lasciato. Lavorando spesso da casa in autonomia, gli studenti hanno anche percepito come, per qualsiasi argomento, vi sia un mare di informazioni, ed ecco che la scuola dovrà insegnare in primis a gestirle, a sviluppare la capacità critica, e a cooperare maggiormente insieme con compagni e docenti. È chiaro che la scuola ha ormai raggiunto una di-

mensione digitale in cui l’approccio alla lezione e il coinvolgimento degli studenti hanno assunto un aspetto completamente diverso rispetto al passato. Proprio i docenti hanno mostrato grande professionalità e voglia di rimettersi in gioco in una situazione eccezionale e di quell’esperienza faremo tesoro. Sia in presenza che a distanza, comunque, le tecnologie e le piattaforme devono sempre più essere considerate non un semplice sussidio per l’insegnamento, ma una vera e propria esperienza di apprendimento per lo studente, in cui può essere valorizzata la sua motivazione ad apprendere, la sua curiosità. Mi immagino, quindi, che la didattica sarà sempre più concepita come un sistema integrato in cui si implementerà ulteriormente ciò che è già in essere nella Formazione professionale, cioè il rapporto fra l’insegnamento tradizionale e diverse forme di percorsi personalizzati.

Francesca Rinaldi, direttrice Cfp-Enaip di Tione

“La didattica digitale integrata potrà essere valido supporto alle lezioni in presenza L’anno formativo appena concluso non lo dimenticheremo tanto facilmente. Ricordo ancora l’emozione e la gioia del primo giorno di scuola mescolate alla preoccupazione che la complessa organizzazione delle attività in presenza che ci aveva visti impegnati nei mesi estivi, funzionasse così come l’avevamo immaginata. Già dall’inizio ci siamo resi conto di come gli studenti avessero ben chiara l’importanza del rispetto dei protocolli e delle procedure introdotte, pertanto l’attività formativa dei primi mesi, seppur resa faticosa dall’uso costante delle mascherine, dal distanziamento e dall’attenzione alla pulizia di mani e postazioni, è stata complessivamente positiva. Le cose si sono complicate nel mese di novembre con la chiusura dell’attività didattica in presenza

a seguito dell’aumento dei contagi, sebbene per la formazione professionale fosse prevista la frequenza delle discipline di laboratorio presso il Centro. Nonostante dal punto di vista tecnico tutti fossimo abbastanza preparati ad affrontare questa situazione grazie anche alla formazione interna degli studenti per l’utilizzo della piattaforma adottata, l’impossibilità di vivere la scuola come momento di aggregazione, confronto e relazione è pesato molto. Per questo abbiamo mantenuto attivo il servizio di consulenza psicologica, abbiamo certato di supportare gli allievi più fragili con attività in presenza e aperto sportelli per il recupero e il consolidamento delle diverse discipline in modo tale da arginare le difficoltà generate dalla dad. Dopo la graduale riapertura delle lezioni in presenza secondo percentua-

li precise che ci hanno condotti fino alla chiusura dell’anno formativo, oggi ci troviamo a riflettere sul futuro. Sicuramente faremo tesoro di alcune procedure e di alcuni aspetti introdotti a seguito della pandemia. La didattica digitale integrata, per esempio,

potrà essere un valido strumento di supporto alle lezioni in presenza grazie anche alla nuova figura del docente facilitatore digitale formata ed introdotta da Enaip Trentino con il progetto denominato eVETLab (eVocational Education and Training Labora-

tory), percorso attivato a giugno 2020 e conclusosi a maggio 2021. Naturalmente se l’anno formativo dal 13 settembre ripartisse senza alcuna restrizione, la nostra attenzione ricadrebbe sul recupero della dimensione della scuola come spazio di confronto, di

relazione e di condivisione di esperienze come ad esempio quelle degli esperti esterni e dei professionisti che con i loro racconti pieni di entusiasmo arricchiscono con il loro vissuto i contenuti delle lezioni. Sarebbe altresì fondamentale riappropriarsi di tutte quelle progettualità che abbiamo dovuto abbandonare durante i mesi di pandemia ma che caratterizzavano il nostro modo di fare scuola: la realizzazione di eventi e banchetti, le attività in collaborazione con le aziende e le associazioni del territorio e la partecipazione a tutti i quei progetti che coinvolgono molti attori e che valorizzano la dimensione del fare come elemento chiave per lo sviluppo delle diverse competenze che concorrono a formare la dimensione professionale, culturale e relazionale dei nostri studenti.


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Territorio

LUGLIO 2021

Giorgio Marchetti: “Assieme più forti, sia sulle concessioni che per facilitare l’uso delle risorse”

Il Bim del Sarca fa rete e cerca alleanze Che Bim ha trovato al suo insediamento? Non ho trovato una cosa nuova, nel senso che il meccanismo di funzionamento dei Bim, avendo già fatto parte dell’ente, lo conoscevo. Ho trovato un Bim del Sarca gestito bene, sia sulla parte amministrativa che politica, poi ognuno di noi mette qualcosa di suo quando arriva in un’amministrazione. Credo ci sia un’organizzazione in grado di sostenere efficacemente Comuni e associazioni di volontariato del territorio. Quali sono i grandi focus del suo mandato? Stiamo lavorando per portare avanti quei progetti che già stava facendo il Bim molto bene e cercando collaborazioni a livello sovracomunale e istituzionale: sia con gli altri Bim trentini, che sono quattro, sia con il Consorzio dei Comuni e la Provincia per quello che riguarda il ragionamento sull’energia e le concessioni idroelettriche che è cruciale in questo momento. Viviamo di canoni e sovracanoni ma non siamo noi a legiferare, chiarito questo credo che essere parte interessata e riuscire ed essere parte attiva nel meccanismo sia importantissimo. I Bim sono stati istituiti apposta per indennizzare le popolazioni dei territori depauperate dai prelievi d’acqua realizzati per la produzione di energia. Quindi la nostra voce è quella delle popolazioni locali ed è una voce che viene ascoltata, soprattutto se è una voce univoca. Una volta si sarebbe parlato dei primi 100 giorni, come sono stati i suoi al Bim? Oggi i primi 100 giorni nella pubbliche amministrazioni sono troppo brevi per fare qualcosa per davvero. All’inizio serve

G

di Denise Rocca

iorgio Marchetti, amministratore di esperienza, ha preso le redini del Bim qualche mese e l’atteggiamento che il dente ha impostato è quello di fare rete il più

lunghissima del Sarca da nuovo presipossibile per

vincere le grandi sfide che l’ente deve affrontare: da una parte la partita del rinnovo delle concessioni idroelettriche e dall’altra il nodo dell’accumulo di risorse a disposizione dei Comuni.

favorire, e questo ci tengo a dirlo, il volontariato reale, non i professionisti del volontariato.

capire dove si è, portare avanti e correggere o rettificare ciò che ha bisogno di essere corretto o rettificato. Il tempo di fare cose nuove arriva un po’ dopo. Comunque ci siamo mossi nella direzione di mantenere e favorire il benessere della popolazione quindi rimangono gli incentivi che già il Bim ha messo in campo, e stiamo cercando di implementare queste azioni: per esempio sulle facciate del centro storico e sull’aspetto paesaggistico delle nostre borgate

stiamo cercando di aumentare il raggio d’azione per allargare l’intervento anche sulle pertinenze dei centri storici. Altra ipotesi già piuttosto discussa in direttivo è quella di favorire la mobilità green, sia auto che bici elettriche, con degli incentivi a chi utilizza questi mezzi convinti che si generi un benessere ambientale e sociale. Convintamente sosteniamo anche le attività di volontariato che si rivolgono in maniera massiccia al Bim cercando di

Sulla partita del rinnovo delle concessioni idroelettriche a che punto siamo? È un evento epocale: fino a qualche tempo fa le concessioni sembravano a vita, poi sono intervenute le modifiche normative ponendo delle scadenze e il dibattito si è acceso, anche sulle piccole derivazioni. Quello che posso dire è che la gara che ci sarà tenga conto dei fattori ambientali e dell’importanza dell’energia considerando che negli anni si è raggiunto un buon equilibrio fra le due cose:

grazie ai deflussi minimi vitali abbiamo raggiunto un buon bilanciamento fra la necessità di produrre energia e avere un corso del fiume vivo. La Sarca, che è il nostro fiume, vede scorrere un quantitativo di acqua pulita e anche accettabile come volumi, non a caso il fenomeno della pesca sta crescendo tantissimo. Solo dieci anni fa poter fare il Fly Fishing Festival che c’è stato pochi giorni fa sarebbe stato impensabile. La sensibilità di capire che non c’è solo energia si è sviluppata, è giusto salvaguardarla senza però stravolgere questo equilibrio e punto d’incontro che dobbiamo ammettere è stato trovato.

Bim e Comuni, c’è sempre il nodo dei fondi che si accumulano per la difficoltà a spendere le risorse. Ci state lavorando? Il nodo c’è ed è molto semplice da spiegare: gli importi stanziati in un determinato momento non posso essere usati in quel momento a causa di un procedimento burocratico molto lungo che va dal pensare un’opera e riuscire effettivamente ad aprire un cantiere. Quindi è chiaro che ci sono degli accumuli. Il problema non è stanziare più risorse, ma riuscire a fare le procedure velocemente. Sono convinto che creare un ente sovracomunale che sia anche stazione appaltante possa essere un passo avanti importante. L’ambito giusto come grandezza credo possa essere la comunità di valle o l’ambito dei Bim. Si tratta di aumentare la capacità di spesa accorciando i tempi morti che ci sono fra i progetti e autorizzazioni e l’inizio dei lavori. L’unica possibilità che vedo è farlo in maniera collettiva, con una struttura specializzata a livello sovracomunale che si occupa di questo, i singoli Comuni o i singoli Bim non hanno la dimensione per occuparsene efficacemente.


Attualità I punti, poco noti ai turisti ma di valore paesaggistico e ambientale, sono parecchi in valle, così sono state coinvolte le amministrazioni di Bleggio Superiore, Comano Terme, Fiavé e Stenico perché, in ognuno dei quattro territori, i Comuni si impegnassero a sostenere le spese per la realizzazione di un belvedere attrezzato che potesse diventare attrazione turistica e punto di riferimento per camminatori e bikers. Quattro i progettisti trentini impegnati su altrettante proposte sparse nei quattro comuni coinvolti. A Bivedo è al volo degli uccelli migratori che si sono ispirati gli architetti, Mirko Franzoso e Mauro Marinelli, per un arredo a forma di nido dove sedersi e ristorarsi, che proprio nel suo cuore avrà un nuovo bosco di piante scelte espressamente proprio per diventare un’oasi di sosta dei migratori che sorvolano la zona. Il luogo, il Dos da Bench, porta ancora i segni della tempesta Vaia: l’idea è che proprio qui rinasca un bosco, in un nido simbolico capace di accogliere gli uccelli in migrazione. A Fiavè, per l’osservatorio del Dus sulla strada che dalla frazione di Cornelle conduce al passo del Ballino, l’ingegnere David Marchiori ha pensato ad un’installazione che riprende la conformazione naturale del luogo e la forma degli alberi in cui è inserita. È un belvedere, ma anche un luogo ideale per l’osservazione degli animali: «Si vuole trasmettere anche il senso di essere in una struttura con delle caratteristiche particolari - spiega Marchiori - dove l’altezza, da sola, che riprende quella degli alberi intorno, porta ad un’emozione unica per gli osservatori che vi entrano». A Seo, nel Banale, ha proposto un’installazione su due livelli l’architetto Raffaele Cetto di Studio X Architettura: «L’ispirazione è venuta dalle numerose sorgenti che ci sono su quella costa, perché Seo, a differenza degli altri punti panoramici, è su un dosso molto alberato - spiega Cetto - e non volevamo toccare gli alberi. E nel contempo le sorgenti hanno forme interessanti. Quella zona è già usata dalla comunità, ma è totalmente nascosta alla vista. Con questa torre in legno che abbiamo pensato si voleva rendere visibile questo punto panoramico. E l’altra parte dell’installazione è rivolta ad est, riprende sempre il concetto della sorgente nella sua forma ed è uno spazio dove si potranno anche esercitare pratiche come lo yoga». A Lundo, in corrispondenza dell’attuale parcheggio davanti al cimitero, sorgerà inve-

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Quattro progetti sostenuti dai Comuni e delle installazioni per il parco termale

Esteriori, belvedere di design per valorizzare il territorio di Denise Rocca

Quattro nuovi belvedere e una serie di installazioni per la fruizione del parco termale come luogo di benessere e di pratiche di meditazione e ginnastica sono alcune della novità per valorizzare il patrimonio paesaggistico

ce una “scala”: ideata da Andrea Simon, Giacomo Longo e Lucia Pradel dello studio Mimeus Architettura di Fiera di Primiero: «Uno spazio che sia un luogo panoramico ma anche un luogo adibito a micro rappresentazioni visto che a Lundo si sta recuperando in questo momento, grazie ad una compagnia teatrale, l’attività di teatro storica del paese». Diverse sono le direttrici per la “scala di Lundo” per proporre diverse viste panoramiche sulla valle. E una serie di installazioni sono state progettate anche per il parco termale, a cura dell’azienda consorziale Terme di Comano. Il progetto, dello studio Raro architetti associati di Trento, prevede l’inserimento di alcune installazioni per incentivare la fruizione del bosco soprastante il parco per pratiche meditative e di contatto con la natura: ci sono quindi una serie di sedute semitrasparenti appese agli alberi, dei “cocoon” dove farsi cullare, e dei piani circolari che partono da tre alberi diversi dove si potrà risposarsi ma anche praticare yoga. Ad aggiungersi a queste due ci sono poi delle installazioni nel torrente interno al parco e un belvedere in uno dei punti panoramici già esistenti composto da due portali metallici colorati, quello d’ingresso quadrato mentre quello che inquadra il paesaggio circolare, legati assieme da una tessitura di cavetti di acciaio rivestiti in pvc colorato.

delle Giudicarie Esteriori che l’azienda di promozione turistica ha proposto ai Comuni.

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Cultura

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Ultimamente, tuttavia, Annibale Salsa nel suo primo libro a carattere narrativo “Un’estate in Alpeggio” (Collana Passi, edizioni Ponte alle Grazie) ha voluto dedicarsi alla stesura di un testo molto personale in cui affronta l’esperienza rurale quotidiana a contatto del bestiame bovino a prescindere dalla vita in malga e soprattutto rievoca “la prima estate in alpeggio a 10 anni nelle terre del formaggio Raschèra (Alpe della Balma del Mondolè, versante piemontese delle Alpi Liguri)”. Prima di questa età Salsa racconta che andava al pascolo nei prati da sfalcio della media valle Corsaglia (valli di Mondovì - CN) vicini al paese dei suoi parenti. Qui si portavano quelle poche mucche che non venivano condotte in alpeggio: «I miei genitori non si sentivano tranquilli a mandarmi in malga prima di 10 anni». In tutto il libro l‘esperienza infantile nell’Ovest-Alpi fa da contrappunto con la sua recente di osservatore anziano in Trentino, in particolare in Val di Sole e soprattutto Val Rendena, suo luogo prediletto da circa dodici anni, dove ha anche fissato il domicilio ed è stato insignito della cittadinanza onoraria del Comune di Carisolo. Ma cos’è la salita in malga? «È una specie di rito di passaggio - spiega Salsa - l’entrata in un altro mondo con ritmi e stili di vita diversi. Nell’arco alpino queste forme di ritualità sono simili ma non eguali e tutte accomunate da una specie di tempo dell’attesa. Sembra che anche le vacche lo sentano. In alcune zone, dove la cultura dell’alpeggio è più forte e più

Il rito dell’alpeggio nell’ultimo libro di Annibale Salsa

“La salita in malga è una specie di rito di passaggio” di Mariachiara Rizzonelli Nato nell’entroterra savonese nel 1947 da famiglia paterna piemontese e materna ligure, per cui ha vissuto stabilmente gli anni dell’infanzia a cavallo delle montagne delle due Regioni (Alpi Liguri, Marittime, Cozie) fino a quattordici anni, Annibale Salsa ha conosciuto il mondo contadino già dalla nascita, con questo ha sempre familiarizzato, restandone profondamente influenzato per tutta la vita. Ciò lo portato in età adulta ad occuparsi in veste di studioso della cultura alpina nei suoi aspetti antropologici,

etnografici, storici, di pianificazione paesaggistica e di governance territoriale sia sul versante cisalpino italiano e ticinese sia sui versanti transalpini francesi, svizzeri, austro-bavaresi e sloveni, acquisendo così una conoscenza agro-pastorale e soprattutto storico-antropologica pan-alpina. Conoscenza che è riuscito a traslare in una copiosa produzione di libri, trattati e articoli su tanti argomenti riguardanti le montagne in generale e le Alpi in particolare di grande impatto culturale.

ricca come in Svizzera, si assiste a vere e proprie feste in costume. In altre più povere è meno appariscente ma non per questo meno sentita. L’alpeggio è l’anima vera e profonda delle Alpi e delle loro genti». Certamente la meccanizzazione, la tecnologia moderna, hanno cambiato molto le abitudini ma non tutto, almeno nello spirito, ribadisce Salsa. Se le transumanze un tempo si facevano a piedi e con l’ausilio di animali da trasporto caricati a basto, oggi gli autocarri hanno sostituito quelle pratiche, ma le emozioni non mancano. Al di là tuttavia dei sentimenti che la pratica dell’alpeggio può suscitare, l’antropologo sottolinea che la pratica è fondamentale per mantenere viva

la montagna. L’alpeggio ha infatti valenza economica e culturale, afferma Salsa. Produce reddito per la gente della montagna e qualità ambientale, soprattutto paesaggistica, grazie al fatto che favorisce la biodiversità naturale e culturale. L’economia della malga deve essere perciò favorita mediante misure di natura fiscale e burocratica. Oggi invece, oltre ad una burocrazia soffocante, gli alpigiani devono affrontare i fenomeni legati all’inselvatichimento delle terre alte e alla crescita esponenziale dei grandi predatori che vanno a complicare la loro già difficile vita per una «percezione dell’ambiente e del paesaggio alpino che risente fortemente, nel governo del territorio, di

una cultura/ideologia urbanocentrica che vorrebbe vedere la selvaticità ovunque». Rappresentazione della montagna ideale che contrasta con la montagna reale. «Un’invito mi sento di rivolgere alle nuove generazioni, soprattutto del posto - conclude Salsa - trovare occasioni per far questo tipo di esperienze. Come già accade sulle Alpi francesi e svizzere, dove sono attivi corsi di istruzione con proposte professionali interessanti per futuri allevatori e pastori; questa attività non può essere rubricata come un’attività socialmente subalterna e culturalmente datata; può avere invece un futuro per far vivere ancora l’economia delle terre alte».

L’EDITORIALE - di Adelino Amistadi

Continua dalla Prima Ci rassicurano, almeno qui da noi, gli esperti del Consiglio Superiore della Sanità: “Sono netto nel dire che, ovviamente continuando ad avere responsabilità e prudenza, il prossimo autunno non sarà come quello che abbiamo vissuto nel 2020...” dice il presidente Franco Locatelli. E questo ci conforta. Tutto finito allora? Probabilmente diciamolo con prudenza - si, oggi non ci sono più gli ospedali intasati con un impressionante stillicidio di morti e di intubati come nei mesi scorsi, per fortuna sembra che la stessa tragica situazione non si ripeterà nei prossimi mesi. Ma attenzione, dicono ancora gli esperti, basta restrizioni ok, ma ci vuole cautela perché “se questo contesto ci induce all’ottimismo, al tempo stesso non deve farci cadere nell’illusoria percezione di essere fuori dal problema ... il tutto dipende da noi e dal nostro comportamento responsabile...”. Cerchiamo di capirci: è giusto ricominciare a vivere. Sarà commovente tornare negli stadi, andare al cinema, recarsi al ristorante fino a

Forse è finita... ma con prudenza!

notte tarda. Ma questo non vuol dire che ormai siamo fuori da ogni pericolo e possiamo fare tutto quel che vogliamo, fare a meno del vaccino ad esempio, evitando magari la seconda dose o, peggio ancora non immunizzare i giovani. Purtroppo non è così. Non possiamo dirci al sicuro per sempre. I virologi hanno detto di tutto e di più, ma su una cosa concordano: il vaccino serve. Eviterà che il virus torni a diffondersi fra qualche mese con la forza dell’anno scorso. E anche se lo Stato ha riaperto le porte della normalità, molto dipenderà da noi, dalla nostra responsabilità individuale. A cominciare dai vaccini, unica sicura valvola di sicurezza che ci può garantisce un futuro sereno, chi non si immunizza è a suo rischio e pericolo, così

come chi non adotta le misure minime di igiene può essere un pericolo per sé e gli altri. Attenzione quindi all’autocompiacimento e all’illusione di poter abbassare la guardia. Certo, è facile da capire, siamo tutti spossati, stanchi, ci danno fastidio i virologi che ogni giorno, alla Tv, ce ne raccontano di nuo-

ve, di quel che succede nel resto del mondo, e allora cambiamo canale. Ormai possiamo viaggiare, all’aperto, senza mascherina, ma illuderci che sia finita potrebbe portarci a pentirsene amaramente. Fino a quando non saremo vaccinati quasi tutti, non c’è da star tranquilli. Fino a quando non sarà

vaccinato gran parte del mondo, ci sarà sempre il pericolo che il virus, magari rafforzato, ritorni in qualche forma. E allora torniamo alla responsabilità individuale. Tutto dipende dal nostro comportamento. Chi non si vaccina, chi non rispetta le regole, seppur minime che rimangono, chi fa il gra-

dasso, non è né furbo né coraggioso. A mio parere è semplicemente un immaturo, la cui intelligenza non è sufficiente a capire il tragico momento da cui stiamo cercando di uscire illesi. Allentiamo pure la severità dei mesi peggiori che abbiamo vissuto, e prepariamoci nel migliore dei modi alla ripartenza, a riprendere con serenità le relazioni umane, a viaggiare per goderci l’estate, all’economia che ci dovrà riportare a sorridere. Ma facciamo in modo che non ci siano prossimi allarmi. Per questo è importante l’invito pressante di farsi vaccinare senza se e senza ma, è l’unica garanzia di uscire definitivamente dall’incubo che ci ha accompagnato per due anni di seguito. E che Dio ci aiuti...


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Il Saltaro delle Giudicarie

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L’assalto ai poveri spettatori della Tv spazzatura Ah...si mancava il Ruggero ch’era morto da Covid, uno dei pochi in zona, il bello è che l’avevano avvertito: “...stai a casa, non andare a “cusine”, guarda che prima o poi trovi quella giusta e ci rimani...” così fu, si prese il covid dalla Fiorenza e in un paio di settimane se ne andarono ambedue, mano nella mano, all’altro mondo. Tutto sommato s’è visto che nel paese pochi piangevano, e gli amici della Maroca ritornarono al loro tavolo imbandito come sempre da un fiasco di quello buono e qualche bicchiere scalfito, ma ancora idoneo al servizio. La Maroca ormai era inservibile, nel senso che si limitava a controllare e poco altro, come servizio prevaleva il “self service”, ognuno s’arrangiava come voleva e buona notte. Gli argomenti per tornare alle storiche discussioni dei bei tempi non mancavano di certo. Le facce dei sodali non erano delle migliori, abbacchiati da mesi di chiusura in casa, sofferenti per le sopportazioni, le giornate non passavano mai, col rischio che da un giorno all’altro ti capitasse la storia del Ruggero e buona notte. Vita da cani, sul canapè, ore e ore a guardare la televisione, senza soddisfazione, senza senso. Che poi era sempre quella, dalla mattina alla sera, in Tv non c’era altro: cuochi e delitti. Cominciano presto, già al mattino c’è un cuoco dietro il tavolo intento a preparare qualche sua invenzione, si vede che se la sognano di notte. Che poi sono piatti elaborati, piatti fighetti, che si riducono ad un cucchiaio di roba al centro di un piatto

La Maroca e la sua osteria sono tornate al lavoro, ospitali come sempre, con la Maroca imbarazzata da una mascherina bianca tutta particolare, tipo scaldacollo, che le nasconde quasi totalmente il faccione rubicondo. Tutto sommato non è male, quella mascherina sembra la più indicata, che meglio si addice alle sue piccole orecchie che mal sopportano persino le stanghette degli occhiali. È cambiato ben poco dai mesi di chiusura, più o meno tutto come prima, comprese le bevande, il vino annacquato, la grappa nostraenorme, che poi guarniscono con qualche foglia di basilico, o con un filo d’olio, aceto balsamico e varie erbe che non servono a niente se non a qualificare il grande cuoco. Il bello è che questi cuochi pensano di essere creativi e di dare buoni consigli e suggerimenti per la buona riuscita del piatto del giorno. In realtà la gente normale non sa che farsene di quelle stranezze, meglio la polenta carbonera, facile da fare, genuina e nutritiva al massimo. Ma alla Tv tutto serve a riempire le ore di trasmissione e far finta di fare intrattenimento e informazione... Uffa che rottura! “Per fortuna che in questi ultimi giorni si sono aperti gli europei di calcio e qualcosa è cambiato...almeno abbiamo qualche partita da vedere...” dice l’Abele. “Già, ma non ti dico la rottura di mia moglie, lei insiste con i cuochi, la cucina, le leccornie, dice lei, poi a pranzo, ogni giorno rischio la diarrea...” continua l’Alfredo. “Io guardo tre partite al giorno...non mi muovo dal canapè, la cena la faccio col piatto in mano, e l’altro giorno con il gol di Pessina, il piatto è volato in cielo... vi lascio immaginare mia moglie, da allora mi ha tolto il saluto….” confida addolorato l’Archimede. “Meglio soli che mal accompagnati…- interviene a ragione l’Osvaldo Caccaola – a me non rompe i

cogl...nessuno, faccio i cavoli miei, e sopravvivo...” “D’altronde, che altro si può fare...la Tv, sempre la Tv, se cambi canale arrivano i delitti, i criminali, le cattive notizie...” torna a dire l’Abele. In effetti, già nelle prime edizioni del Tg, qualunque sia il canale, si fanno il riepilogo dei morti ammazzati del giorno appena trascorso, tanto per tirarvi su il morale. Poi, durante la giornata, ad ogni Tg veniamo aggiornati sugli ultimi ammazzati, freschi di giornata. Ai Tg, veri bollettini di guerra, si aggiungono tutti quei pro-

na distillata di contrabbando dal Giacomino Balauster, la birra sgasata nei barilotti di un paio d’anni prima, e la padrona di casa gonfia come un pallone, l’inerzia dell’inverno pandemico l’ha fatta ingrassare come una balena, cosi si diceva, anche se magari, da quelle parti, erano in pochi a sapere cosa fosse una balena e quanto fosse grossa. Non erano cambiati neanche gli amici che avevano cominciato ad incontrarsi nell’osteria storica del paese, non mancava nessuno.

grammi, roba da salone da bottega del barbiere, nei quali si riprendono i temi di cronaca nera per gli approfondimenti del caso, movente, dinamica, protagonisti, rilevazioni sulla vita privata, amanti incluse, interviste esclusive ai vicini di casa che quasi mai fanno una gran figura, a passanti ecc. ecc. “E va bene tutto, ma poi ci sono i presentatori, ce ne sono alcuni che sembrano appena usciti dal Covid, altri sembrano portatori di sfiga, altri ancora operatori cimiteriali, gente che se la trovi in strada, viene spontaneo

fare loro le condoglianze. Se poi cercate un film per alleggerire l’ansia da Covid, ecco che ti propongono, un po’ su tutti i canali, polizieschi d’ogni genere, preferibilmente quelli che narrano di stupratori o violenze sulle donne, stragi, genocidi, sembra non ci sia altro da raccontare. Uffa...non se ne può più! Il macabro, l’orrido, lo spettrale, trionfano ovunque!” l’Archimede l’è ormai “fo la cima!” “ Ma ce n’è un altra ghenga che rompe da mattina a sera...con la scusa del Covid, sono entrati in scena decine e decine

di scienziati che ci stanno davvero rompendo le pa...” s’arrabbia il Paride che bolle dentro. “Già, all’improvviso il virus ha portato in Tv scienziati d’ogni genere, alcuni evidenti ciarlatani, altri meno, ma tutti con una gran voglia d’apparire...” continua il Paride: “Tutta gente sconosciuta che neanche si sapeva che esistesse, chiusa nei propri laboratori o nel caos degli ospedali….” Eppure sono apparsi come ballerine sculettanti, questi signori e signore hanno detto di tutto: che il virus non c’era, che era poco più di una influenza, che colpiva solo i vecchi. Poi sono morti in migliaia in tutto il mondo, e allora pronti ad adeguarsi, hanno iniziato a dare pareri a vanvera, sbagliando quasi tutto. Davvero un’orda barbarica di opinionisti narcisi e inutili. Quest’ultima cosa l’ha aggiunta, il vostro Saltaro, per chiudere in bellezza alcune serie considerazioni sulla Tv e sulle storiacce e storielle che ci racconta giornalmente. Non so perché lo si faccia, per tenerci compagnia, dubito, per farci passare il tempo nel miglior modo possibile, mah...ho l’impressione che sia solo una questione di soldi e che pur di far soldi vada bene ogni cosa, senza paura di cadere nel ridicolo, che tristezza! Ma ormai facciamocene una ragione. Non c’è niente da fare.


Sanità Riunioni infiammate davanti all’ospedale, banchetti di raccolta firme attorno ai quali furono visti fra gli altri personaggi come Gigi Olivieri (vicepresidente della Comunità di Valle) e Mario Tonina, diventato da pochi mesi consigliere provinciale. Cominciarono le trattative: da una parte la Provincia, intenzionata a chiudere il punto nascite; dall’altra la Comunità, desiderosa di strappare una contropartita. Alla fine si arrivò a quel fatidico 26 aprile, con la firma del protocollo di intesa, che pomposamente (ci sia consentito l’avverbio) parlava di “rilancio dell’ospedale di Tione”. E qual era la contropartita in cambio della chiusura del punto nascite? Il documento lo specificava in modo chiaro: le Giudicarie, per la loro conformazione orografica e per una lunga consuetudine economica, hanno sviluppato il turismo degli sci; il turismo degli sci porta, purtroppo, ad un super lavoro dei reparti di ortopedia. Ergo? Bisogna fornire risposte sempre più qualificate alla domanda connessa alle patologie di carattere traumatologico. Non a caso, a supporto dell’ospedale di Tione è stato realizzato il centro traumatologico di Madonna di Campiglio, perché da lì viene la maggior parte dei traumatizzati: gambe, piedi, polsi e braccia, malleoli, clavicole... Insomma, tutto ciò che va fuori posto quando si vola dagli sci. Oggi, a distanza di più di cinque anni, viene una domanda: quanti credevano realmente in quel desiderio di sviluppo dell’ospedale delle Giudicarie? Non è una domanda peregrina se a sentire colui che è passato da presidente (e firmatario del protocollo) a commissario della Comunità di Valle, Giorgio Butterini, non è successo nulla o quasi. In realtà qualcosa è successo, e non profuma affatto di poten-

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Nonostante il protocollo del 2016, lo sviluppo del reparto è fermo

Ospedale, ortopedia rimane solo sulla carta di Giuliano Beltrami Era un martedì il 26 aprile 2016 ed era una tiepida giornata di primavera. Quel giorno si erano dati appuntamento il presidente della Comunità di Valle delle Giudicarie Giorgio Butterini ed il presidente della Provincia Ugo Rossi, che faceva pure le funzioni di assessore alla salute, per sottoscrivere il “Protocollo di intesa in materia di sanità”. Un atto ziamento: il primario di Tione, Luigi Romano, è diventato primario pure di Cles. Certamente un riconoscimento di prestigio per lui (Romano se lo merita, intendiamoci, anzi, meriterebbe riconoscimenti professionali ancora più elevati), ma suona come una sorta di ridimensionamento per Tione (a pensare male... ce lo hanno spiegato, no?). E dire - parole dello stesso Butterini – che “abbiamo a Trento una nutrita delegazione di assessori e consiglieri giudicariesi!”. Alle rimostranze del commissario in giugno si è fatta sentire, in vero un po’ piccata, l’assessora Stefania Segnana, la quale ha contestato le opinioni di chi sostiene che l’ospedale di Tione è fra color che son dimenticati. “L’Ospedale non è stato dimenticato, ma verrà potenziato secondo quanto già programmato, con un finanziamento quasi raddoppiato”. Così l’assessora. Cosa accadrà ad ortopedia? “E’ in approvazione il progetto esecutivo e a breve sarà bandita la gara per procedere ai lavori che interesseranno il terzo piano”, comunicava Segnana in giugno.

“Si prevede la creazione di un’area di day surgery con quattro posti letto (per alleggerire il carico sul blocco operatorio), ambulatori e studi medici, due ambulatori per la terapia antalgica sullo stesso piano della sala operatoria, oltre a vari locali tecnici”. In definitiva, la conclusione dell’intervento sulla parte dell’ortopedia è annunciata dall’assessora per il mese di dicembre di quest’anno. Altro annuncio: l’importo stanziato per i lavori ammonterà a 630.000 euro: più del

importante perché veniva alla fine di un periodo travagliato a dir poco per l’ospedale di Tione. Due anni prima (esattamente nel 2014) era partita una raccolta di firme in perfetto stile emergenza: 23.000 ne furono raccolte in poche settimane, che vennero consegnate dalla presidente Patrizia Ballardini a Ugo Rossi venerdì 12 settembre 2014.

doppio dei 300.000 previsti all’inizio, su richiesta dei medici. Ospedale dimenticato? Nemmeno per sogno, a sentire la componente della Giunta provinciale, che parla di un “intervento globale sull’ospedale pari a 4 milioni. Partiti i lavori per l’antincendio: prima tranche per un milione e 345.000 euro, seconda (con conclusione prevista per il 30 luglio) un milione 150.000 euro”. Insomma, tutto a posto. Peccato che vengano usati tutti verbi al futuro.

I numeri Della “nutrita pattuglia” di giudicariesi in Piazza Dante fa parte Alex Marini (Cinquestelle) che onora il suo posto interrogando. Una interrogazione non poteva che riguardare l’ortopedia, per sapere quanti “ospiti” passino da quel reparto. In realtà non si sa, nel senso che l’assessora fornisce un dato conclamato: l’ospedale di Tione serve l’intera comunità giudicariese: 37.00 abitanti o giù di lì. Invece ci fornisce qualche altro dato curioso. Per esempio sugli

utenti esterni alla valle, che sono principalmente i fruitori delle piste da sci. “I pazienti ricoverati nell’Unità Operativa e provenienti da fuori provincia – si legge nella risposta all’interrogazione - costituiscono circa il 23-26% dei pazienti trattati (dati 2018 e 2019, anche perché nel 2020 la stagione si è conclusa anzitempo)”. Poi va considerato l’ambulatorio traumatologico di Madonna di Campiglio, che “ha gestito nella stagione 2018/2019 996 pazienti rispetto ai 741 dell’analoga stagione dell’anno precedente”. Un aumento non di poco conto. Nella stagione 2019/2020, peraltro sospesa l’8 marzo 2020, il numero di pazienti è stato pari a 735”, aggiunge l’assessora. Dei quasi mille pazienti trattati a Campiglio nell’inverno 2018/2019 79 sono stati trasferiti nei reparti ospedalieri per la prosecuzione delle cure. Nel dettaglio, 3 pazienti polifratturati (destinati a Trento o Rovereto); 6 pazienti pediatrici (destinazione Trento); 9 pazienti ricoverabili oltre le ore 16 (destinazione prevista Cles); 61 pazienti ricoverabili entro le ore 16 (destinazione prevista Tione). Fare caso a quel “oltre le 16” di Cles e “entro le 16” di Tione. Evidentemente l’ospedale in via di potenziamento non riceve dopo le 16.


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Attualità

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Quarant’anni, di Tre Ville, è stato eletto al vertice degli angeli delle vette

Gianni Canale è il nuovo presidente delle Guide alpine di Chiara Garroni E questa passione è sempre cresciuta, diventando uno stile di vita. A scuola Gianni andava bene, ma era un gran monello. Spesso, nonostante bei voti e passione per quasi tutte le materie, era mandato fuori dall’aula, perché disturbava le lezioni. Ironia della sorte, ora quel discolo è da 8 anni docente e formatore nella sezione del liceo della montagna, referente per il Collegio delle Guide Alpine del Trentino delle attività alpinistiche e accompagnatore di media montagna. Dopo la maturità al Guetti si iscrisse a scienze forestali a Padova, in modo da restare comunque legato al mondo della montagna anche con gli studi. Una volta laureato continuò a lavorare per qualche anno presso lo studio professionale di Albert Ballardini, che già lo aveva preso a collaborare ancora prima della laurea, e che gli permetteva, con generosità, di frequentare i corsi di aspirante guida alpina organizzati dalla Provincia di Trento. Ha fatto anche un anno di naia, l’ultimo obbligatorio. Era nel Genio alpini guastatori, con sede a Trento, ma lui, nel gruppo sportivo CASTA, è stato sempre presso la caserma al passo del Tonale, e lo ricorda come un anno bellissimo, sempre a contatto con le

È il lavoro più bello del mondo! Così definisce l’attività di guida alpina Gianni Canale, nuovo presidente del Collegio guide alpine del Trentino. È pieno di entusiasmo, e molto appassionato di tutto quello che fa, e che intende fare in futuro. Gianni vive a Ragoli (Tre Ville), ha 40 anni, una moglie argentina e due figli piccoli, Lucas e Diego. Laureato in scienze forestali a Padova, si dedica sia al suo studio professionale, che all’attività di giuda alpina. Il suo nonno paterno, Amelio, originario del paese vicentino di Tonezza del Cimone, venne in Giudicarie negli anni ’50 per lavorare nei grandi cantieri delle gallerie e dei lavori idroelettrici che in sue amate vette alpine. Dopo esser diventato guida alpina e maestro di alpinismo nel 2012, ha iniziato ad esercitare la professione prima con l’Associazione Guide alpine di Pinzolo, poi con Mountain Friends, la scuola di alpinismo e scialpinismo Pinzolo-Val Rendena. Le vie trovate, le arrampicate fatte sono ormai tantissime. Tutte le Alpi, la Sardegna, molto amata da Gianni, il Madagascar, ed anche il Sud America, col mitico Cerro Torre conquistato al secondo tentativo. Il primo infatti non andò a buon fine, anche se quel viaggio fu comunque molto proficuo: conobbe Alejandra, la ragazza di Mendoza che nel 2011 diventerà sua moglie. Nel 2015 la Sosat lo ha premiato col “Chiodo d’oro” quale alpinista giovane, assieme all’amico Aldo Mazzotti di Tione, per “la passione dimostrata nella frequentazione della montagna nella modernità del tempo che viviamo, ma

con mentalità e stile classici”. Ormai si è creato una rete di clienti affezionati, coi quali arrampica in tutto

quel periodo attirarono tante persone da tutta Italia. Si sposò con Lina Bertelli ed ebbe tre figli. Uno di essi, Renato, è il papà di Gianni. La mamma, Rosa Alberti, di Verdesina, aveva una casa in montagna sopra il suo paese, in località Tonoi, e proprio lì la famiglia passava l’estate. La montagna era vissuta in tutti i suoi aspetti, con giochi, camminate nei boschi, piccoli lavori per sistemare la legna e tagliare l’erba, ma i primi semi dell’amore per le arrampicate sulle vette scaturirono dalla passione del nonno. Infatti la prima scalata che Gianni ricorda, fatta a nove anni, è il giro delle bocchette sul Brenta, assieme al nonno Amelio.

l’arco dell’anno nelle svariate attività: dalle arrampicate su roccia alle ferrate in estate alle scalate su cascate di ghiaccio e sci al-

pinismo in inverno. Molti sono ormai dei veri amici, il legame che si crea nelle lunghe giornate passate in montagna, ad affrontare

fatiche e difficoltà e fidandosi completamente gli uni degli altri, è davvero molto forte. È stata una bella esperienza anche quella fatta al liceo Guetti, come referente delle Giude alpine. Le giornate di formazione con gli studenti del liceo della montagna, le uscite in cui si insegnano ai ragazzi le attività di alpinismo e accompagnamento in montagna, sono state molto stimolanti. Sono studenti assai motivati, vogliono imparare, sono addirittura entusiasti, e questo rende veramente appagante il lavoro di un formatore. C’è poi il valore aggiunto della collaborazione con gli altri colleghi. Un lavoro prevalentemente individualista come quello della guida alpina, in questo caso si arricchisce della collaborazione di altre guide, infatti con una classe di 20 studenti bisogna per forza essere con qualche altro collega per fare il lavoro in sicurezza. Ora, come neo presidente delle guide alpine del Trentino, lavorerà con l’impegno e l’entusiasmo che lo contraddistinguono, per la tutela e la promozione della professione, la condivisione e l’informazione nel duplice aspetto: politico-amministrativo e formativo. Come alpinista ha fondamentalmente un paio di sogni nel cassetto: l’Alaska e l’Himalaia. Fra qualche anno, quando i figli saranno più grandi.


Turismo

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Impianti di risalita: continua la chiusura fino al 15 febbraio secondo quanto stabilito dal Dpcm

Ap Gli spostamenti tra regioni sono vietati, ma è possibile raggiungere le seconde case

La “ Nel centro di Campigli

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Ambiente

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Mobilità sostenibile, come muoversi nelle valli del Parco Le valli e le località interessate sono: val di Genova, Vallesinella, Patascoss-Ritort, malga Zeledria, val Biole, val Algone, val di Fumo, val di Tovel. 90 le persone del Parco (di cui 30 assunte e formate recentemente) impiegate nell’assistenza ai visitatori. Un’estate senza auto. O, per lo meno, un’estate in cui l’automobile, fra le montagne del Parco, possa essere utilizzata il meno possibile. È un sogno che accomuna un po’ tutti: i residenti, coloro che all’interno dei confini del Parco naturale ci vivono tutto l’anno, e i turisti, ovvero coloro che, per qualche giorno, settimana o. i più fortunati, qualche mese, eleggono le valli attorno alle Dolomiti di Brenta e al massicci dell’Adamello/ Presanella a loro nuova dimora. Far sì che l’automobile privata rimanga nel parcheggio o nel garage, è una sfida importante sotto diversi punti di vista. Quello del lifestyle, ovviamente, perché meno code e intasamenti sulle strade e nei centri storici significa migliore qualità della vita e della vacanza; ma soprattutto sul versante ambientale, perché rinunciare all’auto significa anche dare un contributo non piccolo alla riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti. «Il Piano per la mobilità 2021 - ha detto il presidente del Parco Naturale Adamello Brenta Walter Ferrazza quest’anno è ancora più ampio degli anni scorsi, per venire incontro nella maniera più completa alle esigenze di visitatori e residenti. Il Parco si conferma in questo modo un elemento importante dello sviluppo del territorio, sia per la missione che lo contraddistingue, la tutela e la valorizzazione delle ricchezze ambientali comprese fra i massicci montuosi delle Dolomiti di Brenta e dell’Adamello-Presanella, sia per le sue capacità operative, grazie alle quali è possibile raggiungere obiettivi condivisi. Come quello di preservare le nostre valli dalla presenza troppo invasiva delle automobili, offrendo a tutti

È stato presentato a malga Zeledria il Piano per la mobilità nelle valli del Parco Naturale Adamello Brenta per l’estate 2021. Si tratta di un Piano all’insegna della mobilità sostenibile, messo a punto assieme all’ApT Madonna di Campiglio, che fa tesoro delle esperienze sviluppate negli anni scorsi, potenziandole ulteriormente. I cardini della proposta di quest’anno sono la conferma della modalità di acquisto online dei posti auto utilizzando una

alternative accessibili ed efficaci». L’esperienza trascorsa nella stagione 2020, pur così peculiare, a causa del Covid-19, ha aiutato a valutare la competitività, la funzionalità e l’efficacia del sistema della mobilità nel suo complesso. La modalità di acquisto online dei posti auto è risultata efficace sia in termini organizzativi che gestionali, e costituisce il “cuore” della proposta anche quest’anno, utilizzando un’unica piattaforma. Chi per qualche ragione non riesce ad acquistare i ticket per via telematica

può comunque farlo direttamente nei parcheggi d’attestamento, fino ad esaurimento posti, dal personale presente. In quest’ottica, è risultata evidente l’importanza di istituire un mezzo di trasporto collettivo per raggiungere le mete finali, con bus navetta di Trentino Trasporti o mettendo in rete gli operatori privati convenzionati, assicurando efficienza organizzativa e sostenibilità ecologica. «Un grazie al Parco per la sua capacità di creare sinergie, di favorire la cooperazione fra tutti gli attori dello

nuova piattaforma dedicata, Openmove; un numero “chiuso/disponibile” di auto che possono accedere ad una determinata zona dell’Area protetta e trovare parcheggio, fino a esaurimento, limitando l’impatto dei fattori inquinanti e di carico antropico; l’istituzione di un mezzo di trasporto alternativo collettivo, che consenta la mobilità degli ospiti, assicurando efficienza organizzativa e, di nuovo sostenibilità ecologica.

sviluppo territoriale - ha dichiarato il vicepresidente della Provincia e assessore all’ambiente Mario Tonina -. Il Piano mobilità ha ricadute importanti sul fronte dell’accoglienza ma anche, non dimentichiamolo, su quello dell’ambiente, perché ridurre il traffico privato significa anche contribuire ad abbattere le emissioni nocive e climalteranti e garantire un futuro alle nuove generazioni. Questo è un impegno che dobbiamo portare avanti tutti assieme. Il Trentino ha un grande vantaggio: la nostra è una montagna abitata, una montagna che a differenza di altre non ha conosciuto processi di spopolamento. Lo abbiamo visto anche con la tempesta Vaia. Continuiamo su questa strada».

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Europa Dal 2004 l’Ungheria, unitamente ad altri sette Paesi dell’Europa centro-orientale usciti dalla cappa comunista sovietica sono membri a tutti gli effetti dell’Unione europea. Prima di far parte dell’Unione hanno sottoscritto, ed automaticamente accettato, l’impegno a rispettare precisi principi e doveri presenti nei trattati europei. Nel 2007 è pure stato firmato e accettato il trattato di Lisbona nel quale è presente come parte integrante la carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Fra l’altro, nella Carta si afferma: Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati. È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali. Ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da un giudice indipendente e imparziale, precostituito per legge. Di fatto, vi sono leggi nazionali ungheresi che invece di

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Unione europea e Ungheria di Orbán di Paolo Magagnotti

In questi ultimi tempi le deviazioni dai principi fondamentali dell’Unione europea - e non solo - da parte del regime ungherese guidato - e condizionato - dall’autoritario presidente del consiglio dei ministri Viktor Orbán, hanno assunto dimensioni che sono andate oltre ogni limite e che hanno generato doverose reazioni molto forti a livello di istituzioni europee; reazioni che pur ci sono state in passato ma che in occasione del tutelare vari di tali diritti li negano. Una recente legge sull’omosessualità limita la libertà di opinione. Con una norma di legge, oltre che con interventi governativi, la libertà di stampa è fortemente condizionata e l’indipendenza della giustizia non è garantita. E le violazioni dei diritti non sono tutte qui. Si tratta di una linea politica autoritaria avviata nel 2010 dopo il successo elettorale di forze politiche coalizzate attorno alla figura di Viktor Orbán e che hanno ottenuto la maggioranza assoluta del parlamento ungherese in grado di cambiare da sola la stessa Costituzione. Il 6 gennaio del 2010 mi trovavo a Budapest con la figlia di Alcide De Gasperi signora Maria Romana per inaugurare un centro di studi europei nel nome del grande statista Trentino e nell’occasione abbiamo avuto un incontro

recente Consiglio europeo - ossia l’insieme dei capi di Stato o di governo degli Stati membri dell’Unione - sono state veramente molto pesanti. Il fatto che all’interno del Consiglio europeo capi di governo abbiano detto chiaramente in faccia al presidente Orbán che cosa ci stia fare l’Ungheria nell’Unione europea fa presagire sviluppi molto più ruvidi rispetto ad atteggiamenti un po’ più soffici avuti nel passato.

Budapest, nel riquadro il Primo ministro ungherese Viktor Urbán

nel Parlamento con Orbán designato Primo Ministro ed il suo vice. Dato che si stava preparando la costituzione di un nuovo governo con forze politiche che avevano sconfitto la precedente coalizione governativa socialista e filocomunista ci dissero che con loro sarebbe iniziato un nuovo percorso per ricostruire la società ungherese sulla base dei principi cristiani. Pur con qualche riserva, poteva esserci motivo di speranza.

Ben presto, purtroppo, si è capito che la società che si voleva ricostruire era ben lontana da veri principi di una società autenticamente democratica. In base al trattato sull’Unione europea, di fronte a una palese violazione di diritti dalla stessa previsti sostenuti, a conclusione di una determinata procedura “il Consiglio, [l’insieme di un rappresentate di ogni governo UE, di norma un mi-

nistro] deliberando a maggioranza qualificata, può decidere di sospendere alcuni dei diritti derivanti allo Stato membro in questione dall’applicazione dei trattati, compresi i diritti di voto del rappresentante del governo di tale Stato membro in seno al Consiglio”. Le istituzioni democratiche dell’Unione europea si trovano certamente di fronte ad una situazione ungherese molto difficile, diciamo pure grave, e che indubbiamente non può essere assunta anche senza pensare alle conseguenze che ogni decisione può comportare per i cittadini ungheresi e per rapporto ad alcuni paesi dell’Europa centro-orientale i quali, come la Polonia, sono particolarmente vicini all’Ungheria. Lo stesso trattato europeo, infatti, prevede che nell’agire contro lo Stato membro “il Consiglio tiene conto delle

possibili conseguenze di una siffatta sospensione sui diritti e sugli obblighi delle persone fisiche e giuridiche”. Nello spirito nella lettera, pertanto, anche di fronte ad un regime autoritario si preoccupa di tutelare i cittadini che ne sono sottomessi. È peraltro altrettanto evidente che, qualora i cittadini di un Paese volessero continuare in maniera convinta a sostenere un sistema autoritario, è difficile pensare di vietarne la scelta; essi stessi dovranno essere coscienti delle loro conseguenze. L’unione europea potrebbe anche tentare di percorrere il tentativo volto ad attuare il principio di sospensione dei finanziamenti ad uno Stato membro che non rispetta i diritti. Certo è che l’Unione europea non può tollerare oltre - fino ad ora di tolleranza ve ne è stata fin troppa - nella famiglia democratica dell’Unione un suo stato possa continuare a ricevere tutti i benefici, finanziaria di altra natura, senza rispetto di regole che con la firma di un trattato si è impegnato a rispettare.


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Rubrica salute

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Nel 1986 Cernobyl, stimati 5.000 tumori causati alla ghiandola degli ormoni tiroidei

La tiroide e l’influenza dell’ambiente di Gianni Ambrosini - oncologo La differenza forse più evidente è che allora il rischio maggiore riguardò le persone giovani da 0 a 18 anni mentre ora l’età di rischio maggiore è invertita, riferita prevalentemente agli anziani. Il rapporto del Chernobyl Forum ha fatto una stima delle sostanze radioattive rilasciate in atmosfera: iodio, cesio, stronzio, plutonio. Come pure è stato tentato un calcolo delle vittime dovute anche a cause diverse e non solo alle radiazioni. A noi interessa per l’argomento che stiamo trattando, il numero di tumori della Tiroide come conseguenza della presenza di Iodio 131 nella nube radioattiva: circa 5.000. Il rapporto del Chernobyl Forum è stato però contestato dai Verdi del parlamento europeo, che hanno raccolto un numero maggiore di eventi legati al disastro. Ma vediamo di inquadrare il problema: perché è così elevato il pericolo di tumori alla tiroide e in particolar modo nei giovani? Perché la tiroide utilizza lo iodio per produrre gli ormoni tiroidei; inoltre la tiroide accumula lo iodio in relazione proporzionale alla sua massa ( le tiroidi dei bambini che sono più piccole ne accumulano di più). L’emivita della iodio-131 è breve, solo 8 giorni; quindi c’è la possibilità di attuare una qualche prevenzione. Infatti se si assume dello Ioduro di potassio in concomitanza con l’evento di contaminazione radioattiva la tiroide si satura di iodio non radioattivo e il problema si riduce come pericolosità. Conviene però chiarire meglio lo scenario di un evento simile. Intanto l’emissione delle sostanze radioattive non avviene in modo repentino, ma prosegue nel tempo e riguarda altre sostanze che hanno un comportamento fisico molto differente. Tanto per citarne alcune lo stronzio-90 ha un’emivita di 28 anni, il cesio-137 di 30,1 anni e il plutonio-238 di 87 anni. L’emivita è il tempo che una sostanza radioattiva impiega per perdere parte della sua pericolosità. Lo iodio lo respiriamo ma si accumula anche negli alimenti, mentre lo stronzio si accumula nelle ossa e il cesio nei muscoli.

Sono passati trentacinque anni da quel 26 aprile del 1986, quando nel reattore 4 della centrale nucleare Lenin di Chernobyl, per un test sperimentale gestito male, si superarono tutte le regole di sicurezza fino a causare una temperatura elevatissima nel nocciolo del reattore, tale da provocare la rottura del sistema di refrigerazione e la conseguente esplosione della struttura. La nube di materiali radioattivi provocata dal disastro si disperse oltre Dai dati certi, relativi alle esplosioni nucleari la maggior parte della radioattività è legata allo Iodio-131 e dal momento che in natura non vi è una grande disponibilità dell’elemento la tiroide lo accumula in modo molto avido, anche se è radioattivo. Quindi il rischio è legato alla possibilità di causare danni biologici o di provocare tumori. Quelli derivanti dal disastro di Chernobyl hanno dimostrato un’aggressività maggiore rispetto agli altri tumori tiroidei, tant’è che quasi nel 50% dei casi sono già metastatici alla diagnosi. Sono aumentati i tumori tiroidei ? Sembrerebbe di si, può essere però una falsa impressione perché l’attenzione rispetto al passato è maggiore e perché con le nuove tecniche di screening la diagnosi precoce è più frequente e quindi la guarigione è maggiore. Se per lo iodio radioattivo esiste quindi la profilassi con l’assunzione dello ioduro di potassio, per gli altri isotopi radioattivi non si sa che fare. L’eredità di Chernobyl è stata oggetto di valutazione da parte di un team di scienziati che ha stimato intorno a cinquemila il numero complessivo delle persone che potrebbero morire a causa del disastro nucleare. I problemi relativi indotti dal disastro si sono manifestati a più livelli : sanitario, economico, sociale, ambientale, strutturale, politico. Gravissimo e diffuso è il problema di salute pubblica; le popolazioni colpite hanno una percezione molto negativa della loro salute. Trecentocinquantamila persone sono state ricollocate subito dopo l’incidente o immediatamente dopo lontano dalle aree contaminate. Chi è riuscito a ritornare nelle zone di origine ha avuto meno problemi psicologici. Il crollo economico è stato parimenti gravissimo, l’agricoltura è il settore più colpito. I costi così detti diretti, spese

per il ricollocamento delle persone, per il recupero ambientale, per la protezione sociale, per la tutela della salute delle popolazioni, sono stati centinaia di miliardi di dollari. Purtroppo non è stata ancora decisa una strategia logica ed efficace per la gestione delle scorie radioattive. I depositi e i modelli uti-

che nelle vicinanze della centrale, nel nord Europa e raggiunse successivamente la Francia, l’Italia, l’Austria, la Germania e la Svizzera. La sensazione di attesa del pericolo per l’arrivo della nube radioattiva e la sorveglianza messa in atto dai governi nei mesi successivi ebbe un impatto sui comportamenti individuali che per certi versi rassomigliano a quelli attuati per la pandemia da Covid-19.

lizzati non corrispondono agli standard attuali di sicurezza. Nel raggio di trenta km dal disastro il mondo vegetale ed animale è stato sconvolto in maniera molto pesante. Alcuni terreni agricoli non sono più utilizzabili senza citare, anche a distanze maggiori, l’inquinamento delle falde acquifere. La conta-

minazione ha risentito delle condizioni atmosferiche al momento del passaggio dell’aria inquinata. Secondo M. Repachel dell’OMS “ gli effetti sulla salute erano potenzialmente tragici...gli effetti sulla salute pubblica non sono stati così disastrosi come ci si poteva aspettare”. Trentacinque anni è un lasso di

tempo importante per l’osservazione e l’interpretazione di alcuni fenomeni biologici. Ma vi possono essere dei fattori confondenti di fondo che non aiutano la comprensione e la valutazione scientifica ottimale. Sono cambiati gli stili di vita, si è modificato l’ambiente, l’alimentazione è condizionata pesantemente dall’industria. Un organo dinamico e così importante per la nostra salute come la Tiroide non è contenuto in uno scrigno inaccessibile ma al contrario risente di molteplici variazioni metaboliche e ambientali giornaliere, per cui risulta abbastanza complesso valutare le cause precise di certe malattie. Quello su cui sono tutti d’accordo e che per il suo funzionamento e quindi per l’accumulo di iodio al suo livello, soprattutto nei soggetti giovani, è stato l’organo bersaglio delle radiazioni da iodio 131. L’impatto negativo dell’elevato numero di tumori è stato però mitigato dalle diagnosi molto tempestive con le conseguenti elevate guarigioni dovute alle migliori possibilità di cura.

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Azienda sanitaria

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Covibot: il chatbot che risponde su vaccinazioni, tamponi e isolamenti Ed è grazie all’applicazione pratica dell’intelligenza artificiale che sportelli informativi, Urp e numeri verdi possono trovare un alleato prezioso. Il successo e la crescita vertiginosa dell’instant messaging ha portato a cambiamenti radicali nelle preferenze di comunicazione delle persone. In questo senso i chatbot rappresentano un’applicazione pratica di intelligenza artificiale al servizio dei bisogni degli utenti, in grado di fornire risposte in tempi rapidi e in modo logico. Si tratta di un servizio di messaggistica virtuale che imita le conversazioni umane. L’Azienda provinciale per i servizi sanitari e la Fondazione Bruno Kessler, nell’ambito del centro di competenza sulla sanità digitale Trentino Salute 4.0, hanno lavorato a lungo nei mesi della pan-

Nelle crisi cresce la richiesta di informazioni degli utenti, che hanno sempre più bisogno di riferimenti chiari e risposte rapide. Non sempre i canali tradizionali di interfaccia con i cittadini riescono a colmare la «fame demia per dare vita a Covibot, un chatbot visibile dal sito di Apss in grado di rispondere a domande sulla campagna vaccinale e alle tante richieste che ancora arrivano sugli isolamenti, le quarantene, i contatti con i positivi e i tamponi. Covibot è stato pubblicato in via sperimentale ad aprile e dopo oltre due mesi di rodaggio (le effettive domande degli utenti sono un fondamentale training per addestrare il bot) è online nella versione definitiva dalla fine di giugno. Le domande degli utenti nella fase sperimentale sono state oltre 100mila. Il progetto ha vissuto sostanzialmente tre tappe: il primo step addestrati-

vo è partito dalle oltre 100 Faq riprese dal sito Apss e riformulate in oltre tremila domande di tranining. La fase 2 ha preso in considerazione invece le vere e proprie domande degli utenti per rendere l’esperienza del chatbot ancora più realistica. Per quanto ci si possa mettere nei panni delle persone e delineare i loro bisogni informativi rimangono pur sempre delle “zone d’ombra” e vuoti conoscitivi da colmare. Il feedback reale dell’esperienza utente è stato quindi strategico per rendere le risposte del chatbot ancora più accurate. Le domande di addestramento sono state in questa fase ol-

Ospedale di Tione: si sperimenta un progetto di assistenza territoriale Superata la fase acuta dell’emergenza e dimessi gli ultimi pazienti Covid la struttura per le cure intermedie dell’ospedale di Tione si appresta a sperimentare un nuovo setting di cure, a potenziamento della rete assistenziale territoriale. La residenza sanitaria territoriale Covid di Tione durante la pandemia ha ospitato pazienti positivi al Covid che, superata la fase più critica della malattia, risultavano ancora positivi e necessitavano di particolare assistenza prima del rientro a domicilio. Con le ultime dimissioni a fine aprile si è deciso dunque di sperimentare un nuovo progetto legato alla presa in carico territoriale, sempre più strategica, come emerso nel corso dell’emergenza pandemica. L’obiettivo è quello di offrire una residenzialità di sollievo e una funzione di stabilizzazione a tutela della autonomie, rivolta a pazienti prevalentemente anziani con condizioni croniche complesse, per i quali non siano presenti o appropriati altri setting territoriali. Nel dettaglio si assicurerà a questi pazienti, anziani con condizioni croniche complesse, la presa in carico globale, supportata da

assistenza di natura prevalentemente infermieristica, eventualmente associata a forme di riabilitazione fisica leggera. L’obiettivo è quello di recuperare la stabilità clinica, o comunque una migliore situazione di compenso e di autonomia, per consentire il rientro al domicilio ed evitare il ricovero ospedaliero, procrastinando il più possibile soluzioni di residenzialità a lungo termine. Nell’attesa di definire il progetto sperimentale nel dettaglio, nella struttura dell’ospedale di Tione è stata temporaneamente ripristinata l’attività di RSAO non Covid, fino al 31 luglio 2021.

di sapere» e a stare al passo con le tante richieste (anche perché le limitazioni fisiche imposte dalla pandemia hanno di fatto spostato il flusso di richieste dagli sportelli fisici ai canali telefonici e digitali). tre 8mila e sono risultate fondamentali: il training della fase due ha infatti permesso di arrivare ad un livello di accuratezza delle risposte quasi del 90%. In questa fase si è lavorato molto anche alla definizione dei casi di astensione del chatbot, nell’ottica di evitare il più possibile risposte “errate” troppo rischiose (solitamente nel caso di positività all’interno di

un nucleo familiare dove si crede basti un tampone rapido negativo per evitare la quarantena). La fase tre, infine, è coincisa con alcuni aggiustamenti a livello informatico e la messa online del box definitivo dedicato al chatbot sul sito Apss. Per quanto riguarda la tipologia delle domande, la maggior parte delle richieste riguardano le vaccinazioni (spostamenti seconda

dose, tipologia di vaccino, certificazione verde etc.) ma non mancano le domande sulle quarantene e gli isolamenti e ovviamente quelle relative agli spostamenti da e per l’estero. Diverse sono anche le domande generiche di tipo sanitario (cambio medico, tessera sanitaria, esenzioni etc.) considerate al momento fuori target. In questo senso è interessante provare ad immaginare un utilizzo del bot anche in chiave non Covid, guardando con speranza ad un futuro post pandemia.

Certificazione verde: finalmente è realtà La Certificazione verde Covid-19 (EU digital COVID certificate) è una certificazione in formato digitale e stampabile emessa dalla piattaforma nazionale del Ministero della Salute che contiene un QR Code per verificarne autenticità e validità. La Certificazione attesta una delle seguenti condizioni: • aver fatto la vaccinazione anti Covid-19 • essere negativi al test molecolare o antigenico rapido nelle ultime 48 ore • essere guariti dal Covid-19 negli ultimi sei mesi La Certificazione verde potrà essere richiesta per partecipare a eventi pubblici, per accedere a residenze sanitarie assistenziali o altre strutture, spostarsi in entrata e in uscita da territori classificati in “zona rossa” o “zona arancione”. Dal 1 luglio la Certificazione verde COVID-19 è valida come EU digital COVID certificate e renderà più semplice viaggiare da e per tutti i Paesi dell’Unione europea e dell’area Schengen. Come si ottiene? Se hai ricevuto via sms o email il codice per avvenuta vaccinazione, test negativo o la guarigione dal Covid-19 puoi scaricare la Certificazione verde: • dal sito https://www.dgc.gov. it/web/ con la tessera sanitaria o l’identità digitale (SPID/CIE) • tramite le App Immuni o IO • a breve tramite il Fascicolo sanitario elettronico (TreC a App TreC)

Se non hai strumenti digitali e/ o non hai ricevuto il codice puoi chiedere supporto anche al medico di medicina generale o in farmacia (accedendo con le proprie credenziali al Sistema tessera sanitaria medici e farmacisti potranno recuperare la certificazione verde). Quanto dura? Dipende dalla prestazione sanitaria a cui è collegata. • In caso di vaccinazione: per la prima dose dei vaccini che ne richiedono due, la Certificazione sarà generata dal 15° giorno dopo la somministrazione e avrà validità fino alla dose successiva. • Nei casi di seconda dose o dose unica per pregressa infezione: la Certificazione sarà generata entro un paio di giorni e avrà validità per 270 giorni (circa nove mesi) dalla data di somministrazione. • Nei casi di vaccino monodose: la Certificazione sarà generata dal 15° giorno dopo la somministrazione e avrà validità per 270 giorni (circa nove mesi). Nei casi di tampone negativo la Certificazione sarà generata in poche ore e avrà validità per 48 ore dall’ora del prelievo. Nei casi di guarigione da Covid19 la Certificazione sarà generata entro il giorno seguente e avrà validità per 180 giorni (6 mesi). Per maggiori dettagli sulla certificazione verde consultare il sito dedicato: https://www.dgc.gov. it/web/


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Primo Piano

LUGLIO 2021 Litigi, veleni e malessere per l’assegnazione delle malghe

La protesta degli allevatori: niente sfilata delle giovenche in Rendena Motivo? Se ne potrebbe parlare per ore, e in effetti se n’è parlato fra gli allevatori, ma con la sensazione che il dialogo sia improponibile. Troppo distanti le posizioni. È vero, c’è il malessere verso un ente pubblico (Comuni e Provincia) che non riesce a governare la problematica appalti delle malghe. Ma in realtà la questione più scottante riguarda i rapporti fra allevatori. Il problema balza agli occhi, anzi, alle orecchie, sentendo la relazione fatta all’assemblea dal presidente dell’Unione allevatori della Rendena Manuel Cosi. Parole pesanti come le pietre, che sono piombate nel lago, un tempo immobile, del quieto vivere, sollevando spruzzi vorticosi. Citando qua e là, Cosi inneggia alla necessità di “gestione degli alpeggi da parte del maggior numero possibile di allevatori locali, gli unici in grado di presidiare il territorio in modo adeguato, diffuso e costante, rispettando i ‘sacri canoni’ della tradizione”. Ma è davvero così? No! Cosi, infatti, spara subito le cartucce più pesanti: “Negli ultimi tempi si è verificato in Rendena un inedito accentramento di un considerevole numero di malghe nelle mani di pochi soggetti, accentramento accompagnato dall’aumento spropositato dei canoni di affitto”. E fin qua è cosa nota. Ora arriva il carico da novanta: “Se fino a qualche anno fa questi fenomeni erano

di Giuliano Beltrami Salterà, nell’anno di grazia 2021, la “Sfilata delle giovenche di Rendena”? Nell’assemblea di inizio giugno (rovente quanto

mai) la maggioranza assoluta degli allevatori presenti (undici contro tre) si è pronunciata: la sfilata non s’ha da fare! sa redditività del settore”. Ce n’è abbastanza per avvelenare il “mare della tranquillità”? Chiaro che sì: ce n’è abbastanza, ma non è tutto. Ci sono i prezzi degli affitti delle malghe, schizzati spesso a livello esorbitante. Attenzione, schizzati per volontà degli allevatori che sparano cifre fino a poco tempo fa improponibili, ma a volte fatti schizzare al momento dell’emanazione dei bandi dai proprietari dei pascoli (Comuni, Asuc o Regole) con una motivazione trasparente: “Tanto ci state dentro, considerato quel che prendete dall’ente pubblico (Unione Europea e Provincia) in termini di titoli e di contributi”.

per lo più riconducibili ad aziende di fuori provincia, oggi molti di questi episodi portano la firma di persone (talvolta organizzate in plurime società fittizie di prestanome) residenti e attive a livello locale, le quali possono anche non avere nulla a che fare col complesso e impegnativo lavoro dell’agricoltura e dell’allevamento reale”. In pratica, il presidente degli allevatori ricorda che fino a tre o quattro anni

fa a prendere in affitto le malghe e i pascoli rendeneri erano spesso allevatori provenienti dalla pianura padana, mentre oggi gli speculatori sono pochi autoctoni. Sufficiente per scatenare l’assemblea. C’è chi comincia ad urlare: “Fuori i nomi! Fuori i nomi!”. Il divertente è che i nomi a cui si riferisce Manuel Cosi in quella sala li conoscono tutti. “Non serve farli”, commenta il presidente.

Un altro aspetto rilevante riguarda la normativa. Lo dice chiaro Cosi, parlando di “normativa distorsiva che regolamenta l’utilizzo dei fondi europei destinati all’agricoltura, normativa che anziché favorire lo sviluppo sostenibile della zootecnia di montagna, la sta trasformando in una sorta di ‘paradiso fiscale’ per investitori senza scrupoli, fenomeno che, per questioni di concorrenza sleale, sta mettendo in croce le aziende tipiche e caratteristiche, che fino ad oggi con grande sacrificio sono rimaste attive sul territorio, nonostante la bas-

Un dato è certo: in Rendena, come ha sottolineato a nome del direttivo degli allevatori Manuel Cosi, che evidentemente non parla a vanvera, la concentrazione delle malghe esiste: alcuni allevatori (pochi) sono concessionari di più pascoli. Un altro aspetto del malessere riguarda la dimensione delle stalle: molto grandi (c’è chi dice troppo) per un territorio piccolo come l’alta Rendena. Con una conseguenza lampante: la gestione dei reflui (letame e liquame). Non a caso c’è chi comincia a parlare, e non solo, di digestori, con tutte le diffidenze che temi delicati come questo si tirano dietro. Per non parlare della disponibilità di prati colata a picco nel ventennio 19902010 a causa di una serie

di fattori: invasione del bosco, attività antropiche legate allo sviluppo turistico, passaggio dalla coltura a prato a quelle più redditizie dell’agricoltura (frutteti, cereali, piccoli frutti, eccetera). Se nel 1990 gli ettari a pascolo erano in Trentino 37.761, vent’anni dopo erano scivolati a poco più di 20.000. Il carico bovino di riferimento nelle condizioni ideali di attività è pari a quattro capi adulti (UBA) per ettaro, carico che però permette la massimizzazione dell’efficienza economica del processo zootecnico, ma è sostenibile solo in pianura con lavorazioni dei terreni completamente meccanizzabili e stagioni vegetative lunghe e favorevoli. In montagna, a causa della difficoltà geomorfologica e climatica del territorio, tale efficienza non è raggiungibile, perciò carichi di questo tipo creano forti disequilibri sia dal punto di vista degli approvvigionamenti di foraggi che dello smaltimento delle deiezioni, che diventano un esubero inquinante e, come si diceva, in generale mal sopportato dall’economia che vive sul turismo. Come si vede, un mare di contraddizioni, che sarà difficile prosciugare. E’ in questo mare che rischia di affogare la “Sfilata delle giovenche”. Ma soprattutto (cosa più grave) rischia di affogare la zootecnia rendenera.


Giudicarie in numeri

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Gli arrivi negli esercizi alberghieri per ambito turistico di Virginio Amistadi L’Istituto di Statistica della Provincia di Trento ha recentemente pubblicato i dati relativi all’andamento turistico per l’anno 2020. Si tratta del primo anno di pandemia nel In questo numero proponiamo un confronto, espresso in differenza percentuale, tra gli arrivi negli esercizi alberghieri negli anni 2019 e 2020 per ambito turistico. Per arrivi si intende il numero di clienti, italiani e stranieri, ospitati negli esercizi ricettivi nel periodo considerato. A livello provinciale, nell’anno 2020, rispetto a quanto riscontrato nel 2019, sono mancati all’appello 1.318.582 arrivi per un decremento complessivo del -39%. Gli ambiti più colpiti risultano essere Trento, Monte Bondone e Valle dei Laghi (-53,5% arrivi), Valsugana – Tesino ( -53,4% arrivi) e Rovereto (( -53,2% arrivi). Dolomiti di Brenta - Altopiano della Paganella, Cavedago e Spormaggiore, Valle di Fassa, San Martino di Castrozza, Primiero e Vanoi evidenziano invece i minori decrementi rimanendo in un intorno del -27% . Gli ambiti giudicariesi, Terme di Comano - Dolomiti di Brenta e Madonna di Campiglio - Pinzolo - Val Rendena hanno registrato decrementi rispettivamente del 48,6% e 30,5% con 102.005 arrivi in meno rispetto all’anno 2019. Le differenze percentuali riscontrate nei diversi ambiti

quale il settore del turismo è stato pesantemente colpito da lockdown, divieti di spostamento e chiusure di servizi.

ARRIVI NEGLI ESERCIZI ALBERGHIERI PER AMBITO: CONFRONTO 2019-2020 E SERIE STORICHE Ambiti Anno 2019 Anno 2020 Diff% Anno di riferiArrivi anno di rif. mento storico storico Trento, Monte Bondone e Valle dei Laghi 325.624 151.293 -53,5% 2002 155.576 Dolomiti di Brenta - Altopiano della Paganella, Ca272.342 198.422 -27,1% 2011 197.515 vedago e Spormaggiore Altopiano di Pinè e Valle di Cembra 36.212 18.143 -49,9% 2001 18.725 Valle di Fiemme 231.524 149.674 -35,4% 2002 149.856 Valle di Fassa 527.147 381.694 -27,6% 2003 383.004 San Martino di Castrozza, Primiero e Vanoi 157.542 115.113 -26,9% 2004 119.760 Valsugana - Tesino 161.369 75.254 -53,4% 1988 84.204 Altipiani di Folgaria, Lavarone e Luserna 128.668 87.854 -31,7% 2008 86.909 Rovereto 97.843 45.752 -53,2% 1985 56.545 Garda trentino 578.970 292.113 -49,5% 1993 278.477 Terme di Comano - Dolomiti di Brenta 41.763 21.474 -48,6% 2000 22.681 Madonna di Campiglio - Pinzolo - Val Rendena 267.754 186.038 -30,5% 2009 187.711 Valli di Sole, Peio e Rabbi 363.260 228.040 -37,2% 2000 225.292 Valle di Non 97.372 55.533 -43,0% 2005 56.732 Valle di Ledro 30.151 19.477 -35,4% 2005 19.965 Zone fuori ambito 61.911 34.996 -43,5% 1986 32.676 Provincia 3.379.452 2.060.870 -39,0% 1998 2.022.032 Arrivi stranieri 1.238.282 539.434 Fonte: Istat - ISPAT, Istituto di statistica della provincia di Trento. Dati elaborati sono state pesantemente influenzate dal dato relativo agli stranieri che ha raggiunto una percentuale negativa di -56% con 698.848 arrivi mancati. Approfittando della possibilità di accedere ad uno storico

degli andamenti a partire dal 1985 in poi, si può notare come a livello provinciale la pandemia abbia riportato i dati degli arrivi nel settore alberghiero indietro di 22 anni con il dato al 2020 allineato al dato del

1998 (2.060.870 di arrivi vs 2.022.032). In un confronto con il dato storico degli arrivi negli ambiti giudicariesi, il settore alberghiero delle Terme di Comano - Dolomiti di Brenta viene

-56,4%

1995

riportato indietro di 20 anni mentre Madonna di Campiglio - Pinzolo - Val Rendena di 11. I dati proposti, relativi agli esercizi alberghieri sono stati utilizzati a scopo indicativo dell’andamento dell’intero

529.055 settore turistico. Per maggiori approfondimenti rimandiamo al sito http://www.statistica. provincia.tn.it/dati_online nelle sezioni Annuario del Turismo e Serie storiche.


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Messaggio promozionale

A Pinzolo aperto per tutta l’estate il Biolago Cosa trova un visitatore entrando al Biolago? Tutto ciò che può trovare sulla riva di un lago o al bordo di una piscina. Ma (per usare un linguaggio attuale) con un “plus” distintivo. Calma e ordine. Per capirci, si può usufruire di sdraio, docce e acqua pulita: o immergendosi dolcemente o tuffandosi da una serie di pontili. Nella palazzina dei servizi, oltre alle docce ed all’acqua riscaldata grazie ad un sistema solare termico, si trovano gli spogliatoi e l’infermeria. Docce riscaldate direttamente dalla luce solare si incontrano anche attorno allo specchio d’acqua. Il tutto all’insegna della sostenibilità ambientale. Ed è prevista l’installazione di un impianto fotovoltaico per integrare la normale fornitura di energia elettrica. Durante la stagione verranno allestite mostre e organizzate giornate della cultura, nonché presentazioni di libri. Si sta studiando l’organizzazione di altre manifestazioni, come il “Battesimo del lago” con l’intervento di subacquei, da fare dopo la chiusura delle 18. Un paio di volte a settimana, inoltre, è prevista l’animazione per i più giovani in collaborazione con un’altra Cooperativa. Non mancheranno interventi di Radio Deejay. Poi è una questione di fantasia da aguzzare. A Pinzolo, per dirne una, arrivano le

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giugno 2021, 19 settembre 2021. Entro queste due date c’è l’apertura al pubblico del Biolago di Pinzolo, una struttura innovativa inaugurata nell’agosto dell’anno scorso. L’orario di apertura va dalle dieci del mattino

alle sei di sera, e della gestione è stata incaricata la Cooperativa sociale Lavoro, che ha sede sul territorio di Zuclo (Borgo Lares). Gestione significa sicurezza, assistenti bagnanti, reception, assistenza.

squadre di calcio in ritiro di pre-campionato: perché non portarle al Biolago per qualche manifestazione? Ma cos’è il Biolago? E’ il risultato di un innovativo progetto di ingegneria, che unisce tecnologia e ambiente ed è stato voluto dal Comune di Pinzolo, per dirla con le parole ufficiali. “E’ perfettamente inserito nel verde dell’area ‘Pineta’, la zona sportiva multiservizi e parco giochi per bambini, fiore all’occhiello dell’offerta turistica estiva di Pinzolo”, affermano all’Apt di Madonna di Campiglio. Qualche informazione tecnico-logistica per spiegare dove ci troviamo. Il Biolago è situato in una zona di 6.000 metri quadrati, ha una superficie balneabile di 3.200 metri quadrati all’interno della quale è compresa anche una piscina per bambini di 100 metri quadrati con un’altezza massima di 45 centimetri. Può contenere fino a poco meno di 5.000 metri cubi di acqua e raggiunge un’altezza massima di 3,5 metri. Biolago, nome quasi misterioso. Si deve alla sua caratteristica principale: la depurazione naturale dell’acqua, che avviene attraverso l’inserimento di specifiche aree di fitodepurazione con piante integrate ad im-

pianti che garantiscono l’acqua pulita attraverso l’impiego di altri materiali naturali, tra i quali diverse tipologie di argilla. Infine, l’ultima fase del processo di purificazione è garantita dai raggi ultravioletti. Ci sono più punti di immissione dell’acqua allo scopo di assicurare il ricircolo. Altro indiscutibile vantaggio: niente immissari ed emissari. “Il fatto che non ci sia alcun torrente né in entrata né in uscita, al contrario dei laghi naturali, fa in modo che l’acqua, filtrata e depurata naturalmente, sia più calda e abbia una carica batterica minore”. Così spiegano in Comune a Pinzolo. Dunque, in definitiva, niente materiali chimici come il cloro, ma elementi naturali, principalmente piante e ghiaia, che hanno la capacità di rendere l’acqua balneabile. I biolaghi offrono una possibilità ludica e di refrigerio durante l’estate, non solo assai gradita ai loro fruitori, ma anche in equilibrio con la natura e con il paesaggio che li circonda, riducendo al minimo l’impatto ambientale. Niente nemmeno servizio bar, è bene saperlo. In compenso lì attaccato si trova il bocciodromo, nel quale è disponibile il servizio bar. Questione di poche decine di metri.


Attualità

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Disponibili gratuitamente per 3 ore. Tre i punti di ritiro

Tione, biciclette elettriche in condivisione di Massimo Ceccherini Podio Icona dei tempi che viviamo e simbolo del trasporto virtuoso ed ecosostenibile, la bicicletta sta vivendo un momento di importante crescita, chiave di volta attraverso cui realizzare la tanto sbandierata (e necessaria) transizione ecologica. Nonostante ciò, in Italia il tra-

sporto a pedali non è ancora percepito e vissuto come una soluzione per la mobilità. Infatti nel nostro paese, a differenza di altri soprattutto del Nord Europa, la bici viene vissuta più sotto l’aspetto sportivo o quale passatempo rilassante.

sono utilizzabili gratuitamente. Per essere abilitati al servizio è necessario essere maggiorenni, mentre per i minori con almeno 16 anni serve il consenso dei genitori e la registrazione in presenza presso l’ApT sede di Tione. Il tempo massimo di utilizzo è di 3 ore, oltre le quali il profilo del fruitore viene bloccato dall’ente gestore. Gli obiettivi dichiarati del progetto sono essenzialmente due: realizzare una rete di trasporto pubblico urbano integrativa a quella tradizionale, ed incentivare i cittadini all’utilizzo e alla conoscenza di mezzi eco-sostenibili per visitare e vivere il nostro territorio.

mite App Mobile oppure smart–card ritirabile presso l’Apt di Tione, ufficio a cui è possibile rivolgersi per qualsiasi informazione in merito. È necessaria inoltre la registrazione al servizio tramite il link https:// tione.ecospazio.it/. Ciascuna delle tre ciclo stazioni reca le istruzioni di prelievo e consegna delle e-bike, nonché i dettagli del servizio nel regolamento che durante la fase di registrazione si è tenuti ad accettare. Intanto la provincia di Trento ha recentemente diffuso un bilancio degli ultimi 5 anni di bike sharing. Sulla base dei dati raccolti, Trento e Rovereto risultano ovviamente essere le città

Al servizio si accede tra-

con il maggior numero di chilometri percorsi in questa modalità: rispettivamente 696.633 e 349.681. Nonostante il lockdown, nel 2020 il capoluogo ha tenuto in confronto agli altri quattro anni, mentre la città della Quercia ha fatto registrare una flessione del 2%, imputabile probabilmente alla riduzione del numero di biciclette causa danneggiamenti e alla necessità di riparazione. Dai dati sopra citati è stato conseguentemente quantificato un duplice beneficio: in termini ambientali, è stato ipotizzato un risparmio di 94.094 litri di carburante pari a 176.585 chilogrammi in meno di anidride carbonica e 32,2 chilogrammi in meno di polveri sottili, mentre in termini economici è stato conteggiato un risparmio complessivo pari a 648.671,00 euro.

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Sensibile a questa tematica, il Comune di Tione, al pari di tanti altri centri urbani piccoli e grandi, ha attivato all’interno del proprio abitato un servizio di mobilità in bike sharing (letteralmente biciclette condivise). Il servizio, a disposizione di turisti e residenti, consiste di 3 ciclo-stazioni (presso il piazzale autocorriere di Tione, presso il Bocciodromo in località Sesena e nella frazione di Saone), per una flotta complessiva di 10 mountain-bike elettriche. Il progetto è stato finanziato integralmente con il contributo statale previsto dalla Legge di Bilancio 2020 (legge n. 160/2019) che prevede per gli anni dal 2020 al 2024 l’assegnazione ai Comuni, sulla base della popolazione residente, di contributi per investimenti destinati ad opere nel settore dello sviluppo territoriale e della mobilità sostenibile. Le bici

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Cooperando

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E-commerce o prossimità? Pro e contro peri negozi C’è quindi una corsa di molti a valutare di investire sul mercato digitale nel tentativo di trovare nuove opportunità; ma la vendita on line è davvero un passaggio che tutti i commercianti devono fare per sopravvivere? Per ”e-commerce” intendiamo un negozio virtuale per mezzo del quale l’imprenditore vende direttamente ciò che produce. Questo può avvenire da un punto di vista pratico, o costruendo un e-commerce da zero, o in alternativa affidandosi a soluzioni preconfezionate con le quali l’investimento iniziale è più contenuto. Queste soluzioni pre-confezionate (chiamate anche “marketplace”… tra i più conosciuti troviamo ad esempio Alibaba e Amazon) si occupano di intermediazione per la vendita di servizi o beni. Il negozio online non sarà pertanto di proprietà dell’imprenditore, ma semplicemente uno spazio di vendita. Entrambi gli aspetti comunque incidono nell’adeguamento normativo sia in termini di privacy che in termini legali e contrattuali. Fare digitale infatti impone il “non improvvisar-

di Alberto Carli Il 2020, con l’emergenza sanitaria da Coronavirus che ha costretto le persone a restare in casa e limitare ogni spostamento, è stato l’anno che ha visto una crescita importante dei fatturati sulle vendite on line. Dai grandi player come Amazon fino ai piccoli negozi, l’e-commerce ha rappresentato una risposta per soddisfare le richieste dei clienti, ma fino a che punto but-

si”. Essere presenti sul web, in modo efficace, richiede una strategia digitale e non è detto comunque che tutti

i commercianti siano tenuti per forza a ricorrere a soluzioni digitali. Ma è bene valutare in primo luogo se

tarsi nel “mare magnum” del commercio elettronico rappresenta una reale opportunità per i piccoli negozi di periferia? Il commercio, soprattutto se guardiamo ai piccoli negozi di vicinato, sta attraversando una crisi particolarmente forte dovuta da un lato all’emergenza sanitaria, dall’altro alla sempre più incalzante concorrenza dell’e-commerce. l’attività che si sta svolgendo sia appetibile online ed in secondo luogo se si ha la forza di competere in un mercato, quello digitale appunto, veloce e in continua evoluzione. Se si va all’avventura, senza un serio piano di investimenti e relativi ipotetici ricavi, si rischia di creare un e-commerce “zombie” come si chiamano i siti di e-commerce abbandonati. Di solito si tratta di quelli che sono stati creati velocemente, senza un piano ben definito e che dietro le quinte non godono di alcuna assistenza tecnica e legale. Oltre al costo dell’agenzia di comunicazione, gli imprenditori devono infatti investire nell’assistenza legale specializzata che verifichi che il sito resti conforme alla normativa vigente in termini di Privacy. Ogni attività sul web necessità dunque di manuten-

zione, richiede di innovarsi a seconda delle tendenze, nonché di stare al passo coi social. Gli errori più diffusi che si possono fare se si decide di avventurarsi nelle vendite on line sono di due tipi. Il primo è l’improvvisazione. Si crede che un ecommerce possa aumentare subito e in modo considerevole il proprio business. Il secondo è legato alla cultura del digitale. Serve infatti una forte e diffusa cultura digitale per valorizzare le piccole medie imprese sul web, spiegando loro come farlo. In particolare, nei territori come il nostro esiste ancora troppo poco la cultura di “pensare in digitale” e di valorizzare questo terreno per offrire alla propria comunità servizi più efficienti e più veloci. Il digitale sartoriale funziona se è la stessa comunità che lo spinge e se si fa gruppo in-

vestendo insieme. E’ chiaro: non è possibile competere con i grandi player, pertanto, se si vuole spingere sul digitale al minor costo, al momento è necessario puntare su quello che il mercato già offre, sfruttando i servizi digitali attuali al meglio, affidandosi alle iniziative di chi il digitale sa farlo e lo sta facendo da anni. Per “fare digitale” occorre prima sviluppare delle competenze: se un territorio ne ha poche, è più difficile che possa “modernizzarsi”; per cui unire le forze oggi è sicuramente un tentativo che vale la pena correre. Iniziative locali come quella recentemente lanciata dal progetto E-commerce trentino, a cui partecipano una cordata di imprese trentine e che vede la partecipazione anche della Federazione della Cooperazione, se strutturate bene e ben ragionate, possono diventare un nuovo modo di fare commercio in digitale, ma chiaramente tutto va ponderato e pensato prima di essere lanciato. Il digitale è prima di tutto “community”. Le iniziative individualiste possono durare a breve termine.

In direttivo anche Michele Poletti e Andrea Amistadi

Bim del Chiese, Cortella nuovo presidente Il 30 aprile si è svolta l’assemblea del Consorzio dei Comuni del Bim del Chiese che, all’ordine del giorno, prevedeva anche l’elezione del Consiglio direttivo. Alla guida dell’importante consorzio dell’intero Bacino Imbrifero Montano del Chiese, che raggruppa i sette Comuni della valle più Ledro e ha sede a Condino, è stato eletto Claudio Cortella di Storo. Quest’ultimo, classe 1979, architetto libero professionista ed attuale vicesindaco del Comune di Storo, dopo due mandati amministrativi che lo hanno visto consigliere comunale ed Assessore ai Lavori Pubblici, edilizia e urbanistica; crede fortemente in questa nuova e stimolante esperienza e nella possibilità di potersi confrontare con le altre Comunità, Bim ed Enti, con la convinzione che attraverso il dialogo possano nascere scenari positivi. Al suo fianco ci sarà Michele

Poletti di Condino, classe 1987, tecnico progettista nel settore delle costruzioni in legno che dal 2016 ricopre la carica di Assessore ai lavori pubblici, infrastrutture e patrimonio urbano nel Comune di Borgo Chiese. Nel ruolo di Vicepresidente egli pone a disposizione del Bim del Chiese la propria esperienza nella forte convinzione del ruolo fondamentale e strategico che questo ente deve avere sul territorio. Infine, in qualità di consigliere è stato nominato Andrea Amistadi di Roncone, classe 1996, laureando in ingegneria edile architettura, attuale consigliere del Comune di Sella Giudicarie con delega alle Tariffe e Tributi, all’Innovazione della Pubblica Amministrazione e Qualità dei Servizi. Vivendo appieno tutte le dinamiche del territorio sia come cittadino che come giovane amministratore, Amistadi vede nel suo

nuovo incarico un’occasione di crescita personale e un’opportunità per dare il proprio contributo, con la voglia di relazionarsi con le diverse amministrazioni per lavorare insieme alla valorizzazione della valle. Un consiglio direttivo giovane e con molta voglia di ripartenza e cambiamento che si è prefissato delle ambiziose note programmatiche. Prima fra tutte vi è la necessità di far tornare ad essere il territorio del Chiese quel

luogo dove le esigenze dei singoli territori individuate dalla Conferenza dei sindaci, possano essere affrontate concretamente attraverso una regia o meglio una visione “a rete”: per un nuovo sistema-Chiese. Senza dimenticare il dialogo con gli altri Bim, a partire da quelli limitrofi. Inoltre, l’attenzione sarà posta a svariate tematiche tra cui il mondo del lavoro, individuando le problematiche e le opportunità per tracciare delle stra-

tegie di sviluppo da costruire insieme al mondo della scuola, in modo da offrire ai giovani e alle persone in cerca di un impiego dei percorsi e delle occasioni per realizzarsi all’interno del territorio, anche utilizzano come base di partenza esperienze analoghe condotte in passato o innestandosi su esperienze come il Progetto Legno. Importante sarà il riconoscimento della ESCO come “braccio operativo” concreto, la cura del prezioso tessuto costituito dalle associazioni locali e la promozione turistica del “sistema-Chiese” interconnessa con Apt e con i territori confinanti. Senza dimenticare, naturalmente, la valorizzazione ambientale ed urbana finalizzata a creare un’immagine ben precisa da coordinare e prefigurare attraverso strumenti come PAES, PRIC e strumenti urbanistici che consentano una riqualificazione del pae-

saggio e del tessuto urbano sostenibile ed accogliente sia per gli abitanti che per gli ospiti. «Evidentemente questa visione ambiziosa ha uno sguardo oltre il singolo mandato - affermano concordi i tre vertici - vi sono dinamiche che si impostano oggi e che si vedranno attuate dopo anni. Certamente, come nella quotidianità degli amministratori, ci potranno essere delle modifiche per così dire in corso d’opera alle azioni o alle priorità, e saranno affrontate da persone unite della medesima visione di un Bim che potrà essere regia di azioni condivise all’interno di un territorio, per un “sistema-Chiese” che affronti unito il futuro verso il progresso economico e sociale delle popolazioni del Bacino Imbrifero Montano del Chiese». Matilde Armani


Scuola

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Scuola

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È un’esercitazione degli studenti della V CAT opzione Tecnologia del Legno dell’Istituto Guetti

Tione, sogni e progetti per la stazione di Denise Rocca Nonostante una frequentazione massiccia, infatti, l’area non è molto apprezzata dai viaggiatori e soprattutto gli studenti che inevitabilmente la frequentano quotidianamente lamentano diverse criticità: l’edificio esistente, oltre ad avere ormai un aspetto trascurato ed un’architettura datata, ha degli spazi interni poco accoglienti e con pochi servizi per i viaggiatori; inoltre manca una pensilina coperta per riparare chi deve salire sugli autobus e tuitti gli spazi esterni sono pensati per i mezzi a motore, dai parcheggi per le auto ai movimenti delle corriere, ma non ci sono aree dedicate ai pedoni o ai viaggiatori in attesa. Tante cose che nelle stazioni moderne sono ormai la norma e a Tione mancano. È proprio da questa realtà, per loro quotidiana, che sono partiti gli studenti del Guetti

Una serie di progetti per rimodernare la stazione delle corriere di Tione, snodo principale del trasporto pubblico fra le Giudicarie e il capoluogo. A proporli, come esercitazione scolastica ma anche e soprattutto come stimolo all’amministrazione pubblica e - Denny Beltramolli, Daniel Bertoni, Devid Caresani, Alessio Coffano, Nico Conzatti, Mirco Donini, Giovanni Facchinelli, Bejhan Fejzuli, Carlo Gabriele Ferrari, Michele Garbaini, Pietro Ghezzi, Kristian Gjoni, Emanuele Marchiori, Senetayhu Masè, Giorgio Riccadonna ed Enrico Salvadori - per una simulazione di progetto immaginando una nuova stazione delle corriere per quello che è il capoluogo amministrativo e dei servizi giudicariese. Guidati dagli insegnanti Ivan Bugna e Diego Zanei, con i tutor Emiliano Leoni e Luca Valentini. Gli studenti hanno ipotizzato coperture che riprendono

la forma delle montagne o a fisarmonica, punti panoramici, negozi e servizi per i frequentatori della stazione, edifici circolari in legno e vetro, chi ha pensato a più blocchi e chi ad un unica struttura: le idee sono tante, l’attenzione all’ambiente e alla bellezza ol-

a Trentino Trasporti, sono stati gli studenti della V CAT opzione Tecnologia del Legno dell’Istituto Guetti di Tione che ci hanno lavorato in classe e hanno presentato le loro proposte per migliorare una stazione che sconta il passare degli anni.

tre che alla funzionalità molto alta. Gli studenti hanno potuto presentare le proprie idee all’amministrazione e a Trentino Trasporti, che le ha accolte positivamente. Tutto questo è solo teoria? Per ora, sì. Ma domani, chissà. Il Comune di Tione, proprietario dell’edifi-

cio e dell’area che ha dato in comodato d’uso a Trentino Trasporti, nell’ultima stesura del piano regolatore ha messo in conto di fare qualcosa per migliorare l’area: il prg attualmente prevede la predisposizione di un piano attuativo che coinvolge, oltre all’edificio della stazione, anche il piazzale e lo stabile che ospita le Poste posizionato al fondo dell’area aperta. I progetti dei ragazzi sono partiti proprio da questa impostazione, ipotizzando di liberare l’area dai due edifici e riorganizzando lo spazio urbano rimanente. «Molto bella l’idea di coinvolgere i ragazzi a lavorare su progetti concreti - commenta il sindaco di Tio-

ne Eugenio Antolini - due cose sono importanti da rilevare che i ragazzi hanno sottolineato: la stazione di Tione è la stazione delle Giudicarie, lo snodo fondamentale per la vallata e il degrado in cui versa. Hanno individuato la necessità di dividere le aree per gli autobus e le aree pedonali, pensato ad un inserimento con il profilo del paesaggio. E naturalmente hanno sottolineato la necessità di una pensilina, che è nel piano industriale di Trentino Trasporti ma non siamo in dieci anni riusciti ad avere udienza. Spero che la richiesta dei ragazzi sia da stimolo per tutti per migliorare la stazione».

I voti del Cfp-Enaip Tione Servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera art. “servizi di sala e di vendita” ALIMONTA SARA 80/100 BANA VERONIKA 75/100 BEN HOUIDI SAIRA 70/100 BERTOLDI MATTIA 73/100 CORTELLA ERIK 86/100 CUNEGO FABIANA 88/100 DALLAPE’ BEATRICE 74/100 DONINI JENNY 72/100 EDBALI ILIAS 80/100 FADILI SALMA 69/100 FERRARI GIADA 87/100 FIORONI ALISSA 72/100 GUERRA MICHELA 72/100 IANNAZZO GABRIEL 80/100 IORI ELISABETTA 90/100 MARCHI TOMMASO 80/100 MARINI ANNA 90/100 MARTINATTI LORENZO 86/100 PARISI MASSIMO 74/100 PELLIZZARI SAMUELE 85/100 TONINIMARCO GIUSEPPE 87/100 ZANOLLI AURORA 90/100 ZITO ALICE 76/100 Tecnico dell’accoglienza e ospitalità ALBERTI ANDREA 94/100 ANASTASI SANTO 72/100 BARTOLOTTA CELINE 84/100 BEMBO EDOARDO 60/100 BOLOGNANI ISMAELE 75/100 DORNA ELISA 62/100 FAILONI CHIARA 75/100 GRASSI MELISSA 87/100 KORFF NICOLO’ 88/100 PIAZZOLA GIULIA 82/100 PIAZZOLA LUCA 75/100 RECEKU ERICA 80/100 SCALMAZZI EMANUELE 88/100 Tecnico di gastronomia e arte bianca indirizzo gastronomia e arte bianca ABBIATI FRANCESCO M. 68/100 ARMANI FABIO 75/100 BENAGLIA ROCCO 83/100

BORTOLOTTI MARCO 75/100 BOTTAMEDI NICOLA 85/100 CADORIN GABRIEL 72/100 CALIARI ROCCO 65/100 CARLINI LAURA 86/100 DARRAJI YOUNES 70/100 FIORINI SOPHIA 78/100 GIOVANELLI ALESSIA 80/100 LEVER ELIA 64/100 MARCHIORI GIANLUCA 61/100 PICOLLO SAMUELE 62/100 POLLA ANDREA 91/100 QUELL’OLLER MARIA 84/100 SALVADORI DANIEL 66/100 SAMAC FILIP 75/100 TURRI ELISEO 70/100 WALTEROS GARCIA EDGAR 60/100 ZANETTI VALERIA 81/100 ZONTINI MATHIAS 60/100 Tecnico edile di carpenteria del legno BUTTERINI CRISTIANO 66/100 CAPELLA MICHELE 64/100 FRANCHINI NICOLA 79/100 MAESTRI CLAUDIO 82/100 MELZANI ALESSANDRO 77/100 RIGHI FABIO 80/100 SCAIA ALAN 60/100 STABLUM GABRIELE 70/100 TRENTINI LORENZO 72/100 VECLI ALESSANDRO 65/100 ZANINELLI FILIPPO 90/100 Tecnico per l’automazione industriale ANDREATTA EDUARD 66/100 BALDUZZI MICHAEL 79/100 BANANI SOUFIANE 83/100 BARONI MATTIA 78/100 BUGNA LEONARDO 90/100 BUGNA NICCOLO’ 85/100 CARE’ NICOLA 68/100 COSI MARCO 79/100 FOGLIO CRISTIAN 68/100 FRANCHINI DENIEL 72/100 LITTERINI PATRIK 86/100 LUFI RINALDO 87/100

LUZZI LORENZO 91/100 MAZZOCCHI SAMUELE 90/100 MURATI HADIS 81/100 MUSTAFOSKI MUNIR 79/100 PENAFIEL DELGADO AARON J. 78/100 PIAZZA DAVIDE 85/100 RIGHI FABIO 80/100 VACCARI DYLAN 67/100 VARGAS GARCIA JHEINNER 74/100 VIVIANI MATTEO 91/100 Operatore elettromeccanico ANASTASI VINCENZO S. 100/100 BOUCHIKHI AYOUB 88/100 CHAHIZZAMANE OMAR 74/100 CHAKARI SERHAN 66/100 CIMAROLLI MARTIN 64/100 CIMAROLLI PAVEL 66/100 FILOSI BRIAN 73/100 GOMEZ CABALLERO JUAN M. 61/100 KACOKAJ ELIGER 69/100 LO CICERO SIMONE 65/100 MASE’ LORENZO 64/100 MATTEI GIOVANNI 93/100 MORANDI RICCARDO 63/100 MOSCA MARCO 60/100 PAOLINI ALEX 63/100 PELIZZARI DANIEL 62/100 PELIZZARI DAVIDE 67/100 PUZZELLA GIUSEPPE 61/100 SALVADORI KEVIN 60/100 SINGH HARJEET 64/100 SOUR MOR NIANE 65/100 VELEZ DE SOUZA MURILO 82/100 Operatore della carpenteria in legno BERTONI MATTEO 74/100 BORDIGA PAOLO 75/100 FACCHINI FEDERICO 76/100 MARINI EMILIANO 70/100 MASE’ THOMAS 74/100 PELIZZARI BRIAN 73/100 PORTA ENRICO 78/100 SALVADORI LORENZO 68/100 SCAIA SAMUELE 75/100 SCARAZZINI STEFANO 68/100

STAGNOLI LUCA

64/100

Operatore dell’accoglienza e ospitalità BAGOZZI GIORGIA 86/100 BORRA SARA 64/100 COLLINI GIACOMO 80/100 DEL BARBA ANDREA 60/100 FRANZOI MATTIA 68/100 GATTUSO MIRKO 76/100 GIACOMETTI ALESSIA 88/100 MARCANTONI MANUEL 60/100 MARCHI MARTINA 60/100 MASIERO KAREN 60/100 PICCO WILLIAM 92/100 SARTORI ALESSIO 92/100 SCANDOLARI MAURIZIO 70/100 TRENTINI STEVEN 86/100 Operatore di gastronomia e arte bianca ANTONIE ANDREI A. 70/100 BERGAMASCHI LUIGI A. 80/100 CORNELLA MAURO MARIO 69/100 DE PIANTO JAMEY 72/100 EL AFIYA ABDELMOUTALIB 78/100 FESTI MARTINA 100/100 GEABOC ANDREI IONUT 95/100 GIORDANI FRANCESCO 60/100 GRISOTTO YLENIA 96/100 LEMETI GABRIELE R. 69/100 MALESARDI GIACOMO 75/100 PANELLI NOEMI 64/100 PELLIZZARI CAROLINA 100/100 PROIETTI DENISE 98/100 RACARU SEBASTIAN C. 60/100 SALVADEI DAMIANO 79/100 SERGIACOMI ARIANNA 68/100 SOTTOVIA MANUEL 70/100 TANKOSKA SARA 76/100 TERZI ENRICO 70/100 TROGGIO LARA 77/100 ZAMBALDI LORIS 76/100 ZANETTI ROSSELLA 80/100


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Le voci dei nostri studenti

Arrivederci a settembre

Scuola

a cura della prof.ssa Antonella Moratelli

esto numero il “Giornale delle Giudicarie” riserva ogni mese una sua intera pagina al buto degli studenti dell’Istituto “Lorenzo Guetti”, dando loro spazio e voce. La one e tutta la redazione del Giornale attribuiscono molta importanza all’apporto di azioni, conoscenze, riflessioni e proposte che essi potranno offrire. Vi è nell’Istituto cezionale ricchezza di giovani menti che, contando su uno straordinario corpo ti, può esprimere, con conoscenza e creatività, importanti riflessioni e idee utili per a comunità giudicariese, e oltre. li studenti – che lasceremo riposare nel periodo estivo – potrà essere un utile zio per sentirsi maggiormente partecipi e protagonisti della vita culturale e economica della loro terra, sulla quale sapranno pure far riflettere i raggi di quegli nti europei e internazionali più ampi verso i quali desiderano proiettare il proprio . L’iniziativa potrà pure contribuire a realizzare un ulteriore raccordo fra la stessa

“Quel mondo che a 14 anni mi spaventava è diventato casa mia”

Le scuole superiori sono giunte al termine, non mi sembra ancora vero. Quando ho attraversato per la prima volta il cancello del Guetti, avevo appena compiuto quattordici anni ed ero terrorizzata all’idea di trovarmi in una realtà così nuova, così diversa. Sono arrivata alla fine di un percorso che sembrava lunghissimo e invece, come al solito, il tempo è stato un battito di ciglia. Ora, che sono a tanto così dall’attraversare

quel cancello per l’ultima volta, provo un terrore decisamente differente: quel mondo che a quattordici anni mi spaventava tanto, alla soglia dei diciannove è diventato casa mia, custode di tutto ciò che conosco e che sono diventata. Che strano questo momento, l’ho aspettato per tanto ed ora? Adesso che è arrivato, vorrei poter avere una seconda occasione. Ricominciare da capo, per fare le cose per bene, stavolta. Per non

far assenza quel giorno, studiare di più per quel compito, godermi quelle chiacchiere all’intervallo, fare tesoro di ogni parola, ogni spiegazione, e un po’ mi maledico per aver desiderato che il tempo scorresse più veloce. E poi un bel giorno, così, da un momento all’altro, ti rendi conto che tutto è finito. Niente più compiti per casa, niente interrogazioni o compiti a sorpresa, niente venerdì sera a casa perché saba-

to in classe dovrai stare attenta. Finito, finito tutto. Il liceo mi ha fatta crescere, appassionare, scoprire: mi ha dato la possibilità di capire e capirmi. Non è stato facile, anzi, la pandemia non ha migliorato la situazione, ma nell’affrontare le difficoltà che pure ho incontrato non mi sono mai sentita sola. Per tutti la “maturità” è solo un esame. Credo sia qualcosa di più, la fine di un percorso e l’inizio

di una nuova avventura. Si conclude un viaggio, durato cinque anni. Fatto di alti e bassi, affrontato con tenacia, impegno, curiosità ed interesse, trascorso con compagni e docenti sempre al mio fianco. Mi resta un bagaglio colmo di ricordi, soddisfazioni, rimproveri, pianti, sorrisi, nozioni e vissuti. Gli esami di stato parevano un traguardo quasi inarrivabile e adesso mi ritrovo a studiare non solo per cercare di fare

una bella figura, ma anche per preparami al meglio in vista del futuro che mi aspetta. Un futuro che è una grande incognita: magari mi troverò meglio, magari no, magari riuscirò a mettere “nel cassetto” un sogno e realizzarlo… Ma non posso ancora saperlo, non posso ancora immaginarlo! Comunque vada, grazie Guetti, porterò con me per sempre il ricordo di tutto ciò che sei stato. Matilde Armani

“Dopo un anno avrebbero dovuto trovare il modo di farci stare in presenza” Non mi sembra vero che quest’anno sia finito. È stato un anno di alti e bassi, tra l’illusione di tornare a scuola e la tanto odiata dad, finalmente siamo arrivati alla fine. Finalmente, non perché io odi la scuola, ma perché penso che la scuola italiana avesse già degli enormi limiti prima della pandemia e che dopo più di un anno avrebbero dovuto (non potuto: DOVUTO) trovare il modo per farci andare fisicamente a scuola.

Con queste affermazioni non intendo assolutamente sminuire in nessun modo l’emergenza sanitaria che forse stiamo iniziando a lasciarci alle spalle, ma evidenziare ancora una volta che la didattica a distanza è uno strumento puramente emergenziale e tale sarebbe dovuto rimanere. Nonostante tutti i problemi che la scuola a distanza ci ha causato però, ci siamo riscoperti tutti un po’ bambini

“Inizia una nuova avventura, ciao Guetti e grazie!” Per questo numero ci è venuta l’idea di scrivere una sorta di addio alla nostra scuola, dato che alcune di noi, fra cui io, non la rivedranno a settembre. Frequentare il Guetti per me è stata una grande gioia e, ripensando al passato, sono davvero contenta della decisione che ho preso in terza media. Ora che è tempo di andare non posso fare a meno di ripensare a tutto quello che è successo all’interno di queste mura e, inevitabilmente, sento un sorriso formarsi sulle mie labbra. Il Guetti in cinque anni mi ha visto crescere e cambiare e sono convinta che parte della persona che sono derivi proprio dalla scuola che

ho frequentato. Ovviamente non è sempre stato tutto rose e fiori, ma forse, proprio perchè il tempo ridimensiona i ricordi negativi, avrò davvero un bel ricordo di questa scuola e della maggior parte delle persone che la compongono. Ricorderò sempre il primo giorno di scuola, quando ho dovuto chiedere ad un’amica che già da anni frequentava il Guetti di indicarmi quale fosse la mia classe. Ricordo l’ansia e l’eccitazione mentre aspettavo la corriera alla fermata del pullman, i primi sorrisi incerti ai nuovi compagni, la ressa di quel primo giorno davanti alle macchinette, il rumore di 900 studenti che chiacchierano a ricreazione e

che si spostano verso i pullman a giornata finita. C’erano tutte le premesse per iniziare una nuova avventura e così è stato. Mi sembra davvero ieri quando cercavo di arrivare in palestra senza perdermi e pensare che sia l’ora di andare mi intristisce. Nonostante la tristezza, però, sento che è arrivato il momento di cambiare e di iniziare una nuova avventura, forte di tutte le esperienze e gli insegnamenti che questa scuola e i suoi “abitanti” mi hanno lasciato: grazie Guetti per tutto ciò che mi hai insegnato e per tutte le esperienze che mi hai permesso di fare, ti porterò nel cuore per molto tempo! Alice Corradi

al loro primo giorno di scuola: quando dopo settimane dietro ad uno schermo siamo tornati in classe a vedere gli occhi sorridenti dei nostri compagni, siamo tornati a fare le interrogazioni alla lavagna, siamo tornati alle chiacchiere a ricreazione, siamo tornati a spettegolare di tutto e di tutti durante le lezioni. Questo è forse l’aspetto di cui dovremmo fare tesoro quando tutto sarà finito: apprezzare l’aspetto umano della scuola, quello che ci

fa crescere come persone e diventare uomini e donne di mondo. Terminato il mio solito piccolo sfogo, vorrei con questo ultimo articolo ringraziare profondamente tutte le persone che in questi mesi hanno letto i nostri articoli, ci hanno tenuto a farci i complimenti, si sono affezionate alla nostra finestrella sul mondo. Alessia Chinetti

“Ci vediamo a settembre” Anche quest’anno scolastico è giunto a termine. Ė stato un anno difficile, un anno in cui però ci siamo lentamente avvicinati alla normalità, anche se per poco tempo; all’inizio di quest’anno ero felice di poter finalmente rivedere i miei compagni o semplicemente andare alla fermata e chiacchierare con le mie amiche in attesa della corriera, per poi salire e sedersi al solito posto vicino al finestrino. Fino a qualche anno fa, questo ripetersi continuo di azioni era una semplice quotidianità, gesti a cui non davo importanza, perché tanto ero certa che il giorno seguente sarebbe stato lo stesso loop. Oggi invece ho capito l’importanza di questa semplice routine, il comunicare faccia a faccia

con una persona, ritrovarsi con i propri compagni in classe e poter fare lezione senza vedere i professori in un piccolo schermo davanti al computer. Durante il corso dell’anno però, con l’aumento dei contagi e le varie classi in quarantena, ci siamo ritrovati di nuovo chiusi in casa; ci sono stati giorni in cui trovavo veramente difficile organizzarmi: il cambio degli orari ogni settimana, tutte le verifiche durante le settimane in presenza e il non poter più vedere i propri compagni. Tra una lezione e l’altra, però, riuscivo a trovare il mio piccolo spazio, grazie soprattutto al progetto del Giornale delle Giudicarie; anche quest’anno questo progetto mi ha aiutato ad

esprimere al meglio la mia passione per la scrittura, dandomi la possibilità di esprimere opinioni e pensieri riguardo i vari argomenti trattati nei nostri articoli durante tutto il corso dell’anno scolastico. Ringrazio le mie compagne, che insieme a me si sono impegnate a portare avanti questo progetto anche per quest’anno, ma soprattutto la professoressa Moratelli, senza la quale questo gruppo non sarebbe mai nato. Mi auguro, anzi auguro a tutti noi studenti, che l’anno prossimo sia un totale ritorno alla normalità, senza distanze, senza mascherine e con la voglia di tornare a quella quotidianità, che all’improvviso ci è stata tolta. Arrivederci a settembre! Sara Nicolini


Scuola

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“Se tornassi indietro mi godrei di più i momenti in presenza” Un altro anno è passato, tra risate, DAD, verifiche e interrogazioni. A settembre siamo tornati a scuola in presenza, sperando di rimanerci tutto il periodo scolastico; purtroppo non è stato così, ma per fortuna siamo riusciti ad essere in classe per buona parte dell’anno e, nonostante tutto,

anche i mesi in DAD non sono stati così terribili e inutili come si potrebbe pensare. Adesso è già arrivato giugno, il tempo è volato, sembra ieri che stavamo conoscendo i nuovi prof e invece già ci tocca recuperare i voti in vista delle pagelle.

E’ stato un anno ricco di emozioni per tutti, positive e negative, ma comunque molto intenso. Se potessi tornare indietro probabilmente cambierei qualcosa, mi godrei di più i momenti in presenza con le mie compagne e i professori, rimedierei ad alcuni sbagli, ma ormai siamo arriva-

ti alla fine e, per quanto lo desideriamo, non possiamo cambiare il passato. Personalmente ho sempre trovato un po’ malinconico il periodo di fine scuola: certo, la voglia di andare in vacanza si fa sentire, ma è triste il pensiero di non vedere più le mie compagne e i professori fino a settembre, di non

alzarmi più per prendere l’autobus, di non avere le giornate piene di impegni tra le lezioni alla mattina e i progetti al pomeriggio… Alla fine la scuola è un po’ la nostra seconda casa, i nostri compagni e i professori la nostra seconda famiglia. Anche non trovarmi più con le compagne e la prof del

progetto del giornale fino a settembre sarà davvero strano. Nonostante tutto però è giusto che ci godiamo la bella stagione e le nostre, direi meritate, vacanze estive, per questo auguro buona estate a tutti e ci vediamo a settembre! Alba Pellizzari

“Gli incontri del Giornale mi “Ho scoperto la mia passione per la scrittura” hanno dato sollievo e conforto” Se dovessi pensare a cosa, durante questo anno scolastico, mi ha dato sollievo e conforto, ritrovarmi a discutere e a lavorare sugli articoli tutte insieme sarebbe una delle prime cose a venirmi in mente. Pur trattandosi di un tempo relativamente ridotto, se messo a confronto alle regolari ore scolastiche, gli incontri del giornale spesso sono stati un qualcosa di cui mi sono ritrovata ad aver bisogno, sia per vedere delle facce familiari, sia per ricordarmi che l’ambiente scolastico non è sempre sinonimo di ansia e valutazioni. Quello che più apprezzo di questo progetto è che ci dà l’opportunità di toccare

argomenti che, in certi casi, a scuola non vengono trattati e quindi di metterci nella posizione di riflettere a riguardo, in vista della stesura di un nuovo articolo. Anche se si tratta solo di alcuni mesi, sento che mi mancherà. Mi è dispiaciuto non ci sia stato il tempo e la possibilità per fare determinate cose. Tra queste c’è stato il fatto di essere state costrette a “incontrarci” spesso ognuna da casa propria e con l’ausilio di meet, ma nonostante le circostanze e per forze di causa maggiore, sono dell’idea che ce la siamo cavata più che bene. Sperando in un anno in cui sarà più semplice incontrarci e scherzare, conto

di tornare a ritrovarci a settembre e di ritrovare la nostra libertà. Sofia Surci

“Mi mancherà il GdG, ma è solo un arrivederci” Il numero 5 mi ha sempre fatto uno strano effetto: 5 possono essere i minuti che mi dividono dall’estate, 5 sono i nostri sensi, 5 sono le dita su una mano, ma il 5 più grande di tutti è quello dell’anno scolastico, la quinta. Essendo al terzo anno, come la maggior parte delle mie amiche e colleghe, gli esami di maturità sono un problema con cui avremmo a che fare nel futuro, ma tutte siamo consapevoli che questa distanza che ci separa non tarderà ad azzerarsi. Purtroppo quest’anno è stato diverso per molti aspetti; rimpiango molto il fatto di aver visto poche volte, anzi oserei

dire quasi mai, le facce delle persone con cui parlavo, di aver sentito poco il contatto umano e di aver decifrato solo gli occhi delle persone, unica parte sopra la mascherina a cui facevo attenzione, imparando solo da essi le emozioni di chi guardo. Scrivere per il GdG e quindi trovarmi con il gruppo di compagne mi mancherà tanto come attività, mi mancherà non ricevere più la notifica per l’incontro della riunione appena prima dell’inizio e anche confrontarsi, sempre in modalità online, sugli articoli creati. Mi mancherà l’energia con cui abbiamo affron-

tato ogni nostro incarico e il modo in cui siamo riuscite a risolverlo insieme, ma non è un addio questo, è un arrivederci, a molto presto e faremo in modo che sia il benvenuto per un futuro migliore. Eloisa Tisi

Un altro anno scolastico è giunto al termine. Durante questi mesi sono successe tante cose, sia belle che brutte, nonostante tutto

però, quest’anno l’ho vissuto molto come un anno di cambiamento, come un anno di scoperta e ne sono felice, perché mi ha fatto scoprire cose nuove e soprattutto ho imparato ad osservare la realtà da diversi punti di vista. Inoltre è già il secondo anno che scrivo per il Giornale delle Giudicarie e sono molto entusiasta di aver iniziato a far parte di questo progetto scolastico, perché ho conosciuto altre persone con cui si è creato un bel gruppo e inoltre ho anche scoperto la mia passione per la scrittura, che molte volte può aiutare a far uscire i propri sentimenti e pensieri e magari, perché no, condividerli con gli altri. Nonostante la pandemia sia ancora presente, si sono riusciti a

svolgere comunque alcuni laboratori e progetti extra scolastici che l’anno scorso erano impossibili da mettere in atto e, soprattutto, si è riusciti a passare molto più tempo in presenza e quindi stare con i propri compagni e professori, i quali ci hanno aiutato a riportare un po’ di quella quotidianità che la pandemia ci aveva fatto perdere. Adesso ci aspettano tre mesi di riposo e divertimento da trascorrere con la nostra famiglia e i nostri amici per poi tornare a settembre e ricominciare un altro anno scolastico pieno di avventure. Auguro una buona estate a tutti, ci vediamo a settembre. Anna Floriani

“Quest’anno è volato, mentre ci preoccupavamo di capire i nuovi decreti” Anche quest’anno scolastico sta finendo, con la conseguente ansia per gli esami, le materie da recuperare (per chi ne ha) e la felicità per l’inizio dell’estate. E’ stato un anno particolare; all’inizio ci siamo quasi illusi di poter tornare alla nostra tanto amata quanto odiata rou-

tine, ma dopo poco tempo ci siamo rassegnati di nuovo alle settimane in didattica, alle ore asincrone e a tutti i problemi dati dalla distanza. Ognuno ha sfidato se stesso durante questi mesi per andare avanti e per raggiungere gli obiettivi fissati, non tutto è andato secondo i piani, però ora giugno è arrivato portando una sensazione di normalità, perché nonostante la pandemia, le quarantene, la DAD, i voti brutti come quelli belli, sappiamo che giugno arriverà sempre. Quest’anno è volato, mentre tutti ci preoccupavamo di capire i nuovi decreti e come riuscire a vivere la scuola settimana per settimana, se non giorno per giorno, non ci siamo accorti che è quasi

arrivato il momento di salutarci. A me personalmente sembra di essere ancora a settembre, entusiasta di rivedere le mie compagne dopo mesi di distanza, agitata per i nuovi professori e il nuovo anno, con ancora la sensazione del sole estivo sulla pelle. Invece eccomi qui, a scrivere un arrivederci, pronta per la fine di un anno scolastico che, come quello precedente, è stato diverso da tutti quelli che ho fatto fino ad ora. Dopo quest’anno intenso, auguro a tutti buone vacanze estive, che passino con felicità, con la compagnia di amici e famigliari e con la speranza rivederci e tornare alla normalità a settembre. Susanna Vaia


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Scuola

LUGLIO 2021 Tutti i risultati

La maturità al Guetti 5 APB (Liceo scientifico scienze applicate): Artini Andrea 100 e lode; Borgonovo Leonardo 69; Caola Lorenzo 83; Donati Mattia 100; Donati Simone 95; Ferrari Nicolò 85; Franchini Lorenzo Paolo 78; Gazzi Alessia 84; Giovanelli Camilla 62; Lazzaroni Matteo 83; Mazzacchi Gaia 80; Parolari Elia 100; Sai Sara 78; Terzi Lucrezia 100; Valenti Luisa 90; Viviani Alessandro 82.5 FMS (Corso serale Amministrazione finanza e marketing): Ferrari Arianna 74; Gasperi Alessandro 70; Girardini Eleonora 100; Maestri Paolo 75; Pedrotti Laura 90; Riccadonna Alessia 100; Riccadonna Wanda 68; Tamburini Aldo 73; Terzi Ilaria 81; Vidi Veronica 66; 5 LA (Liceo linguistico): Barozzi Gloria 80; Beqiri Klaudia 77; Bertera Giorgia 100; Binelli Mariacristina 98; Bonomini Letizia 92; Bordiga Alice 78; Carboni Margherita 96; Chemotti Paola 86; Cosi Rachele 100; Ghezzi Alice 80; Ghezzi Arianna 100 e lode; Giovanelli Elena 95; Liberini Valentina 91; Lombardi Giulia 96; Maturi Beatrice 83;

5 APA (Liceo scientifico scienze applicate): Appoloni Lisa 100; Banzola Lorenzo 95; Berasi Edoardo 82; Beretta Michele 72; Bertolini Giulia 100; Bordiga Davide 87; Demo Marco 74;

Mosca Claudia 98; Pellizzari Camilla 100; Salvaterra Sofia 100 e lode; Scalmazzi Elisa 100.5 FMA (Tecnico Economico - Amministrazione, finanza e marketing): Ballardini Elisa 100; Bertuzzi Simone 82; Binelli Eleonora 100; Carlini Aurora 95; Compostella Laura 84; Cozzio Giulia 100; Cvetanoska Graziel-

la 67; Cvetanoska Natalija 85; Filosi Emy 66; Lombardi Martina 95; Moneghini Lisa 80; Terzi Gabriele Dino 64; Valcanover Lisa 100; 5 AU (Liceo scienze umane): Amistadi Anna 72; Armani Matilde 96; Binelli Rossella 76; Borgonovo Alessandro 98; Di Censi Gaia 82; Didouh Maria 80; Ferrari Chiara

Filosi Jacopo 85; Marzadri Milena 100; Mascheri Siria 72; Ongari Alessia 60; Pozzi Megan 69; Salvadori Michele 82; Zambotti Anna 81;

72; Giardini Genni 73; Litrico Lorena 78; Nicolini Martina 84; Rigotti Gloria 72; Sartori Arianna 72; Scalvini Amelie 82; Scalvini Elisa 70; Simoni Anna 98; Sopracase Giada 74; Zoanetti Anna 100; 5 SM (Liceo scientifico per le professioni del turismo di montagna): Alban Marco 76; Andreatta

Gabriele 79; Baldessari Ermanno 80; Bordiga Gaia 85; Capè Davide 60; Cunaccia Anna 98; Felicetti Stefania 86; Melzani Elisa 67; Mosca Leonardo 86; Mussi Noemi 84; Pedretti Emanuele 64; Sammarchi Alessio 79; Santini Alessia 95; Verones Giulia 100; Vidi Pietro 67; Zanella Celeste 98; 5 SA (Liceo scientifico): Alberti Karen 80: Ameti Selda 80; Berasi Camilla 98; Berti Massimiliano 83; Caola Teresa 100; Casanova Enis 100; Giovanelli Andrea 88; Gottardi Eleonora 77; Passardi Michela 98; Rizzo Alessia 80; Saghir Wafa 82; Simoni Mirko 85; Tonina Angelica 92; Troggio Daniele 95; Valenti Nicole 78; Viviani Eleonora 100; Zamboni Alessandro 100; 5CA (Costruzioni, ambiente e territorio): Corradi Damiano 70; Cunaccia Diego 90; Facchi Gabriele 68; Franchini Thomas 78; Orlandi Alessio 74; Polla Francesco 86; Simoni Luca 87; Valerio Cristian 71; Zanetti

Alessandro 99;. 5TR (Tecnico Economico - Turistico): Attanasi Elisa 90; Baratella Giulia 75; Bazzoli Ylenia 78; Beltrami Veronica 74; Beltramolli Enrica 85; Bonazza Thomas 77; Bulku Klajdi 69; Castoldi Tamara 93; Chiappani Cora 88; Corradi Agnese 83; Corradi Alice 95; De Matto Jhenifer 75; Facchini Michela 75; Iori Monica 97; Khemiri Rodaina 72; Ladini Alessandra 100; Mustoni Gaia 99; Pellizzari Lisa 85; Salvaterra Camilla 68; 5TL (Tecnologico - Tecnologia del Legno nelle Costruzioni): Beltramolli Denny 62; Bertoni Daniel 100; Caresani Devid 64; Coffano Alessio 97; Conzatti Nico 75; Donini Mirco 65; Facchinelli Giovanni 98; Fejzuli Bejhan 100; Ferrari Carlo Gabriele 80; Garbaini Michele 78; Ghezzi Pietro 67; Gjoni Kristian 71; Marchiori Emanuele 75; Masè Senetayhu 74; Riccadonna Giorgio 80; Salvadori Enrico 82.

I voti all’Università popolare trentina di Tione

ESAME DI STATO – 5° ANNO Alberti Francesca 82/L00, Alberti Lucrezia 63/ 100i, Appoloni Beatrice 90/L00, Bagozzi Lorenzo 74/L00, Beltrami Elisa 62/L00, Brakaj Shkelzen 70/L00, Cereghini Alessia 87/L00, Chrzastek Claudia 87/L00, Ciuffi Angelica 86/ L00, Collini Martina 65/I00, Fanti Antonella 80/100, Gallucci Samuel 65/100, Lucchini Katia 64/100, Mase Max 100/100, Quai Stefania 80/100, Salvadori Elisabetta 100/100, Valenti Giulia 65/100. QUALIFICA 3° ANNO Operatori ai servizi di impresa

Ben Raiss Abdallah 70/100 – Ben Raiss Maha 60/100 – Brugnoni Luca 64/100 – Foglio Soraya 83/100 – Jahja Sanel 69/100 – Jarmouni Wahiba 77/100 – Karajovanoski Hristijan 69/100 – Maffei Denise 90/100 – Molinari Alessia 90/100 – Mussi Roberta 82/100 – Pradini Gaia 73/100, Privatiste: Corra’ Cristina 64/100 – Panelli Sharon 64/100 QUALIFICA 3° ANNO Operatore ai servizi di vendita Belfassi Wissal 79/100 – Beltrami Emily 76/100 – Civitarese Mattia 74/100 – Dallape’ Simone 90/100 – Donati Tommaso 100/100 – Ferrari Erika 84/100

Cappello Nicola 85/100 – Fioroni Domenico 80/100 – Pedretti Chiara 92/100 – Sartori Matthias 85/100 – Siino Samuel 60/100 – Valenti Davide 87/100 – Vecli Melanie 80/100 – Zanaglio Mattia 76/100 – Zucchelli Heidi Asia 61/100

– Hmaidouch Brahim 77/100 – Merentitis Latini Aliki Maria 81/100 – Onorati Debora 89/100 – Penasa Samanta Aida 69/100 – Poluzzi Marilù 93/100 – Schulz Zambaldi Angelo 92/100 – Smajloska Adi-

la 81/100 – Zanetti Alexia 70/100 – Zaninelli Valentina 69/100 DIPLOMA 4° ANNO Tecnico ai servizi di impresa Afzal Savera 70/100 – Bazzoli Marika

100/100 – Bazzoli Nikolas 73/100 – Bonapace Jessica 98/100 – Botteri Nicole 70/100 – Cereghini Veronica 100/100 – Crippa Michael 74/100 – Curti Maddalena 70/100 – Ferrazza Andrea 87/100 – Festini

DIPLOMA 4° ANNO Tecnico commerciale delle vendite Bazzoli Nicola 65/100 – Dalbon Leonardo 83/100 – Fusi Lisa 73/100 – Kasmi Eridona 78/100 – Kasmi Ester 87/100 – Martello Matteo 100/100 – Moneghini Lorenzo 100/100 – Muresan Casiana 75/100 – Tortora Desirè 67/100


Ambiente

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“Ci sto? Affare fatica!” è il progetto nazionale portato in Giudicarie dalla Fondazione Guetti

Cura del territorio, ci pensano i ragazzi I volontari saranno divisi in gruppi da dieci per svolgere lavori quali la cura degli spazi verdi e degli spazi comuni, piccole manutenzioni e decorazioni. Il progetto verrà promosso a Bleggio Superiore, Comano Terme, Fiavè, San Lorenzo Dorsino e Stenico ed è indirizzato a 50 giovani compresi tra i 14 e i 18 anni, 5 giovani dai 20 ai 30 anni, alle famiglie, alle amministrazioni comunali e all’intera comunità delle Giudicarie Esteriori. Le attività volgeranno intorno alla manutenzione, al restauro delle aree e dei beni pubblici e comuni. Verranno organizzate cinque squadre, una per ogni comune, formate da un numero massimo di dieci ragazzi/e. Ad ogni gruppo verrà affidato un giovane coordinatore, un tutor, e un adulto competente, un handyman, che insegnerà ai ragazzi le tecniche e le competenze pratiche su come svolgere il lavoro. Verranno inoltre creati dei “Buoni Fatica” di diverso valore, in base al ruolo all’interno del gruppo, in accordo con alcune realtà commerciali delle Giudicarie Esteriori. L’incontro intergenerazionale, la promozione della cura dei beni comuni e pubblici, la gestione attiva del tempo estivo e lo sviluppo dell’autonomia, del lavoro di squadra e della manualità nei giovani sono soltanto alcuni degli obiettivi del progetto, che si sviluppa a livello locale ma ha una dimensione nazionale. Secondo il progetto nazionale ogni squadra avrà un costo di 1.600 euro, compresi i buoni fatica per i partecipanti e tutor, attrezzature, ed altre spese legate al coordinamento. Per l’estate 2021 ogni comune giudicariese coinvolto si impegnerà con una cifra di 600 euro, mentre i costi della formazione per l’ente gestore, 1.500 euro, saranno sostenuti dalla Fondazione Guetti. I tutor e gli handyman dovranno infatti seguire dei corsi di formazione per approfondire i temi quali l’educazione, la sicurezza e gli aspetti tecnici e pratici del progetto. La cooperativa Adelante di Bassano del Grappa avrà un ruolo di monitoraggio e accompagnamento durante l’intera durata del progetto. Al termine verrà rilasciato ad ogni partecipante un attesto di impegno ed un questionario di

di Francesca Cristoforetti “Ci sto? Affare fatica!” è un progetto a livello nazionale promosso anche nelle Giudicarie Esteriori e sostenuto dalla Fondazione Don Lorenzo Guetti. Il progetto offre la possibilità ai giovani fra i 14 e i 18 anni, e fra i 20 e 30 anni, di poter partecipare

attivamente sul territorio con attività di volontariato durante il periodo estivo, per mettersi in gioco e dare un contributo concreto alla società, dedicandosi alla cittadinanza attiva e al mantenimento dei beni comuni.

gradimento. Per iscriversi è possibile trovare informazioni utili al seguente link: https://www.cistoaffarefatica.it/.

Ci sto? Affare fatica!

Hai tra i 14 e i 18 anni e risiedi nelle Giudicarie Esteriori? Hai voglia di metterti in gioco quest'estate per una settimana?

Sei la persona che stiamo cercando! Dal lunedì al venerdì dalle 8:00 alle 12:00 nel mese di agosto 2021 ci sporcheremo le mani assieme, prendendoci cura dei beni comuni e pubblici

Il tuo impegno sarà ricompensato con un "Buono Fatica" dal valore di 50 € !

ISCRIVITI SUBITO

https://www.cistoaffarefatica.it/app/benvenuto Selezionando il comune di residenza apparirà la settimana dedicata. Per ulteriori informazioni scrivici a:

comunicazione.fdlg@gmail.com


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“Sulle conce

Mar


Sport Ne so qualcosa anch’io. Nel 1977 ero presidente della Pro loco Bondone e Baitoni e in quella estate la società sportiva di Storo organizzò la gara ciclistica Storo- Bondone. Le trattative per l’ organizzazione della gara tra i dirigenti della società e la pro loco locale, le conducevo io. Bondone è rinomato per la sua ospitalità verso tutti ed io volevo che la gara fosse espressa organizzando una festa all’altezza di questa nomea, non lesinando sulle spese. I soldi allora erano pochi da ambo le parti, e ci fu qualche “non concordo”. Con la mediazione di Gianluca e la buona volontà di tutti, organizzammo una gara paragonabile in piccolo a quella del giro di Italia, ricordata come tale anche ai giorni nostri, da chi assistette e partecipo alla gara. Giornata splendida, tanti i corridori partecipanti delle varie categorie, non solo locali, ma venuti anche da altre regioni. In quell’occasione la nascenda GB1 Radio, tenne il suo battesimo dell’aria, con la sua prima radio cronaca in diretta Arrivo spettacolare al “Dos della Levada” a Bondone, tra due ali di folla plaudenti. Premiazioni sul grande terrazzo della casa Acli di Bondone, presente la madrina della corsa la signora Ribaga Luisa, moglie del presidente Domenico, e tante autorità locali e di valle. Baci e fiori ai vincitori delle varie categorie, da parte delle Miss Bondone e Baitoni, Lina Cimarolli e Caterina Cozzatti, con relative fascie a tracolla. Uno dei vincitori della sua categoria fu il condinese Franceso Poletti, che si presentò alla premiazione con il figlio, il piccolo

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Storo, la ciclistica festeggia i 45 anni di Gianpaolo Capelli Nel 1976, a Storo nasce la Società ciclistica Storo, LA “Scs “ nome che manterrà fino a quando prese il nome di “Società Ciclistica Cassa Rurale Storo”, e con il tramonto della banca è ritornata poi la vecchia ragione sociale “Società ciclistica Storo”. Primo presidente fu Domenico Ribaga, commercialista sempre

Daniele, il quale crescendo non ha poi tradito la passione per la bici del padre Il direttore sportico Zontini Marino, classe 1919. partecipò alla gara facendosi onore, applauditissimo. Alcuni dirigenti di allora furono: il vicepresidente Zontini Fiorindo “Firi”, Bruno Baratella, Gelmini Vittorio, Silvio Moneghini, Calcari Giovanni, Zontini Marino il direttore tecnico, Berti Bortolo l’ allenatore

disponibile a dare una mano in paese. Ad affiancare il presidente Ribaga, come segretario fu Vittorio Gelmini. Gianluca Grassi subentrerà in seguito, e oltre il suo impegno a far quadrare i conti della società ciclistica, spesso interveniva anche a smussare quelle piccole incomprensioni che sorgevano al suo interno. e tanti altri che negli anni con entusiasmo e dedizione hanno dato lustro alla società.. La SCS di Storo, ha proseguito negli anni il suo percorso storico e sportivo , coltivando e allenando le nuove giovani promesse fino ai giorni nostri. Alla sua dirigenza si sono alternate persone che con il loro volontariato, hanno permesso alla società di ottenere ottimi risultati negli anni. Spesso i giovani ciclisti di adesso sono figli o nipoti dei ciclisti storesi della prima ora Alla guida e alla presidenza si sono alternati negli anni: Mario Pizzini, Giovanni Zontini “Monfrì”, Antonello Pasi e da oltre vent’anni è in carica il presidente attuale Andrea Malcotti. Attualmente, come racconta il presidente i giovani corridori della società sono 18, divisi tra giovanissimi, esordienti, allievi e juniores. Negli anni alcuni allievi crescendo e passando di categoria sono entrati a far parte del mondo dilettantistico e professionistico italiano. Tra di essi Domenico Gualdi, che ha partecipato

anche a un giro di Italia. Attualmente va ricordata la giovane Barbara Malcotti di Storo, classe 2000. Figlia del presidente Malcotti, ha corso con la società dall’età di 6 anni fino a 12 anni. Poi è passata al team Nuvolento dove ha militato per 4 anni. A 18 anni è entrata a far parte della Valcar Travel service: due anni come juniores. Sempre con la stessa società, nel 2018 è stata scelta fra le 4 atlete per rappresentare l’Italia al mondiale femminili di Innsbruck, piazzandosi quarta. Professionista dal 2019, ora fa parte della categoria ”elite”. Quest’anno ha partecipato al trittico delle Ardenne (Amstel Gold Race - Freccia Vallone-Liegi-Bastogne-Liegi). Alla Liegi-Bastogne-Liegi, si è piazzata venticinquesima. Ai primi di luglio ha iniziato il giro d’Italia femminile professionisti. I dirigenti della società ciclistica ringraziano gli sponsor, le Grafiche Zorzi, la Meccanica Melzani di Baitoni e a Poncial di Storo, che supportano finanziariamente questi giovani ciclisti, aiutando la società. Investire sui giovani e nello sport, in questi tempi di crisi economica, fa molto onore. Alla società ciclistica storese, che quest’anno festeggia i 45 anni dalla sua fondazione, faccio i migliori auguri. Avanti... ci sono tanti altri traguardi da conquistare.

Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento

Anno 19 n° 7 luglio 2021 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Presidente: Oreste Bottaro Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Achille Amistadi, Adelino Amistadi, Virginio Amistadi, Mario Antolini Musòn, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Dario Beltramolli, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Francesca Cristoforetti, Chiara Garroni, Enrico Gasperi, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Alessandro Togni, Ettore Zampiccoli, gli studenti dell’Istituto Guetti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato l’1 luglio 2021 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129


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Sport

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Soprattutto dopo il periodo non semplice, né per Giulia, fisico atletico e mente raffinata (dopo aver frequentato la Facoltà di Beni Culturali, nei prossimi mesi riuscirà a laurearsi in magistrale in Arte a Trento), ma persona umile, né per le sue compagne, passato in presenza del Covid. Le limitazioni per la diffusione della pandemia hanno influito e non poco infatti anche sul settore calcio. «Causa Covid - ricorda Giulia - a partire da novembre quest’anno siamo dovute stare ferme due mesi; mi sono allenata per conto mio cercando di non perdere la forma, correndo su e giù per le scale, in giardino, per strada. Una volta alla settimana ci trovavamo con la squadra su zoom con il nostro preparatore atletico, Giorgio Bertoluzza, facendo esercizi a corpo libero sul tappetino ognuna a casa propria». Quando poi gli allenamenti sono ripresi tutti i venerdì prima della partita ogni atleta veniva sottoposta a tampone e, pur avendo ridotto le docce a fine allenamento - «E non è bello dovertene andare col sudore addosso» -, il coprifuoco, che iniziava esattamente alle 22, ci metteva del suo. Tra i lati positivi di questo difficile periodo, ammette però la calciatrice condinese, il fatto di avere capito quanto sia davvero legata a questo sport, ché non poter giocare a calcio e vedere le compagne la faceva proprio stressare. Tuttavia la nostra centravanti in rosa, così come le altre calciatrici

La calciatrice di Condino gioca in serie C con l’ACF Trento Calcio

Giulia e il calcio in rosa di Mariachiara Rizzonelli

«Il nostro mister, Massimo Spagnolli, in questi giorni ci ha detto che una sessione di allenamento in meno ormai non faceva la differenza, che potevamo stare a casa a vedere giocare l’Italia, passando del tempo in famiglia. Mi piace quest’Italia, è un bel gruppo con un grande allenatore, fa un bel gioco e chi ben comincia…», così parla la numero 10 del ACF Trento Calcio Femminile in serie C , originaria di Condino Giulia Rosa nel commentare le prime partite giudicariesi (la citata Maya Antolini, Laura Bordiga, numero 10 nell’Under 17 dell’AFC Trento, o Arianna Bonenti, di Bondo, che gioca nell’Isera), sa bene cosa significhi doversi fare forza, una buona abitudine che può anche diventare una leva nella vita. «Nascere a Condino riflette l’atleta condinese - in una valle periferica come la nostra mi ha dato la possibilità di giocare e crescere con i maschi, un aspetto del gioco che poi mi è rimasto: ti dà quella grinta in più, perché come unica femmina in campo devi farti valere. Poi il fatto di studiare a Trento per essere vicina alla squadra, vivendo in appartamento da sola, mi ha aiutato a diventare indipendente, aprirmi a un mondo nuovo e anche riuscire all’università». «Ultimamente - aggiunge Giulia - si stanno facendo molti progressi nel

campo del calcio femminile. Una volta una bambina aveva più problemi nel rea-

degli Europei di calcio a fine giugno. Giulia come le altre ragazze della prima squadra dell’ACF Trento, tra cui anche la tionese Maya Antolini (domenica 13 giugno ha fatto il suo primo gol in questa serie), potevano ben permetterselo: seconde in classifica generale poco dietro ad una squadra molto forte come il Cortefranca Calcio, dopo un anno pressoché perfetto, meritavano davvero una piccola pausa.

lizzare il sogno di diventare una calciatrice, adesso le cose stanno cambiando». E

sebbene sia vero che le calciatrici femmine ancora non percepiscano i lauti introiti dei calciatori maschi, si sta iniziando a parlare di diritti e di tutele anche per loro. L’ACF Trento vuole quindi essere riferimento per le ragazze che amano il calcio in tutta la regione, afferma Giulia; perciò, dopo aver allestito una squadra Under 19, una Under 17, e quella delle esordienti, dal prossimo anno in accordo con la società del Trento maschile,

ha in cantiere di organizzare anche la squadra dell’Under 15. «Non tutti i genitori hanno possibilità di portare le figlie avanti e indietro; l’invito è di fare parte delle squadre locali per poi passare in una squadra femminile quando si è più grandi, come ho fatto io» conclude Giulia, alla quale il secondo posto in classifica fornisce la possibilità di giocare con la propria squadra la Coppa Italia, l’anno scorso rinviata Covid.

Una giornata di festa e pallone in ricordo del giovane scomparso nel 2019

Paolo Valenti kids football day, il primo evento pubblico è un successo L’Associazione Paolo Valenti, nata nel 2020 per ricordare un amico andatosene troppo presto, una giornata così la aspettava da tempo. Da oltre un anno, a essere precisi, visto che già per l’estate 2020 i soci fondatori avevano messo in cantiere degli eventi, poi forzatamente cancellati a causa della pandemia. Ecco quindi che sabato 12 giugno, grazie all’allentamento delle norme anticontagio e alla situazione complessiva in miglioramento, l’associazione presieduta da David Bazzoli è potuta scendere in campo con “Paolo Valenti Kids Football Day”. Una lunga giornata di festa, con tanti palloni a rotolare sul sintetico delle Rotte di Comano Terme e circa 150 minical-

ciatori a divertirsi con quello che è sempre il gioco più bello del mondo, soprattutto quando a praticarlo sono i più giovani. Questo il sunto dell’evento che in un caldo sabato ha visto protagonisti piccoli amici e primi calci di Comano Fiavé, Caffarese, Calciochiese-Settaurense, Condinese, Pieve di Bono, Alta Giudicarie,

Tione, Pinzolo Valrendena e Calcio Bleggio. A tifare dagli spalti, oltre a genitori e familiari dei minicalciatori, tanti amici e parenti di Paolo: l’associazione che ora conta circa 300 soci ha potuto quindi presentarsi ufficialmente nel modo più bello, ovvero una giornata di sport giovanile, amicizia e tanta voglia di stare insie-

me. Tra i piccoli calciatori, con la maglia dell’Alta Giudicarie sono scesi in campo anche Mattia e Davide, i primi due figli di Paolo e della moglie Fabiana, mentre il piccolo Andrea per quest’anno ha potuto solamente fare il tifo. Dopo le partite che hanno divertito il folto pubblico presente, spazio alle

premiazioni, con l’intera famiglia Valenti a consegnare a tutti gli atleti un apprezzatissimo zainetto con stampati il logo dell’associazione e il nome di Paolo da portare fieramente sulla schiena. Toccanti i ricordi del presidente David Bazzoli, della sorella Irene Valenti, che ha ricordato la carriera calcistica del fratel-

lo fatta di rinunce ma anche di molte gioie e innumerevoli amicizie, e della moglie Fabiana Bellutti, che ha spronato tutti nel riuscire a trovare la gioia anche nel dolore, come successo alla sua famiglia da quel tragico 9 settembre 2019 quando Paolo ha perso la vita a soli 36 anni. L’attività dell’Associazione Paolo Valenti non si ferma certo qui: dopo una giornata densa di emozioni, ora si guarda a fine agosto, quando nelle Giudicarie sarà organizzato un torneo under 15 con formazioni di primissimo piano, altro evento che era praticamente pronto già un anno fa e che dopo l’inevitabile rinvio sarà riproposto con ancor maggior determinazione.


Territorio

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Sport

LUGLIO 2021 Appuntamento il 9 luglio

Transalp, arrivo di tappa al lago di Roncone L

a Transalp torna in Valle del Chiese con la penultima tappa dell’edizione 2021 che il prossimo 9 luglio si concluderà al lago di Roncone, a Sella Giudicarie. Si tratta di un ritorno La Transalp è la più prestigiosa e storica competizione a tappe europea per Mtb con al via circa un migliaio di partecipanti di 40 nazioni. A coppie o individualmente affronteranno 7 tappe per un totale di 577Km e 18.940 metri di dislivello. Da quasi 25 anni unisce simbolicamente i territori di lingua tedesca a nord delle Alpi con l’area mediterranea del Lago di Garda. Di qui

della Mtb mondiale dopo il positivo esordio del 2018 fortemente voluto dall’amministrazione comunale con il sindaco Franco Bazzoli e l’assessore Massimo Valenti.

il nome di transalper dato ai biker che individualmente affrontano il valico delle Alpi sempre a tappe. Un target turistico sempre più ricercato dalle località che puntano sull’offerta di vacanza legata alla MTB. La tappa di Roncone, località oggi rientrante nel nuovo ambito territoriale di Madonna di Campiglio Azienda per il Turismo spa, punta a rafforzare il lavoro di promozione

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Viale Dolomiti di Brenta 1 - Madonna di Campiglio • Tel.+39 0465 442694 • stedile@live.it • www.stedile.com

specifico iniziato cinque anni fa dal Consorzio Turistico Valle del Chiese per valorizzare i 10 tracciati certificati. L’area turistica, una terra antica e accogliente, offre magnifici itinerari per le due ruote, accoglienti bike hotel per vivere un’esperienza autentica in bici. «La Transalp garantisce oltre 80 milioni di potenziali contatti a livello internazionale e costituisce quindi una vetrina ideale per promuovere la nostra offerta turistica legata alla Mtb - commenta Massimo Valenti, -. Porterà nuovamente nella nostra zona un migliaio di persone. Ma oltre all’immediato ritorno economico garantito dai pernottamenti il suo grande valore sta nell’attirare nei prossimi anni i cosiddetti transalper». La tappa del 9 luglio partirà da Molveno e dopo essere scesa nella Busa vedrà i concorrenti salire verso Borgo Lares, la Madonna della Pace, Prà di Bondo, raggiungere la zona del Crossdromo a Roncone e quindi scendere verso il traguardo posto al lago. Interessante è il tracciato dell’ultima tappa verso Riva del Garda: si pedalerà verso Lardaro, Forte Cariola, Malga Ringia, Bocca Giumela, Malga Cap e con il sentiero dei Funamboli si entrerà in Valle di Ledro. Nella fase iniziale della tappa finale si affronteranno due dei tracciati più spettacolari certificati della Valle del Chiese: Malga Ringia supertrail e Funamboli trail. Insomma, un’occasione di grande visibilità e promozione per il lago di Roncone, Sella Giudicarie e l’intera Valle del Chiese, che negli ultimi anni hanno assistito ad una crescita esponenziale delle presenze dei biker. E tra i tracciati apprezzati vi è anche quello di Malga Avalina, nell’area montana in quota ad ovest di Sella Giudicarie, da cui si gode una visione unica sull’intero Gruppo delle Dolomiti di Brenta.


Territorio “L’obiettivo dei bandi promossi dalla nostra Cassa – sostiene la Presidente Monia Bonenti - è quello di favorire l’ideazione di iniziative che sappiano rispondere in modo innovativo ai bisogni specifici del territorio, favorendo la collaborazione degli enti e delle associazioni ed il coinvolgimento delle comunità” Il bando per il sostegno di investimenti materiali intende finanziare opere di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico, storico ed ambientale, la costruzione, valorizzazione e ristrutturazione di edifici e l’acquisto di materiali, attrezzature e automezzi strettamente connessi all’attività dei soggetti richiedenti. Saranno valutate le domande per investimenti di importo preventivato compreso tra Euro 4.000 ed Euro 80.000: le domande selezionate potranno ricevere un contributo fino ad un massimo di Euro 5.000. Il secondo bando è finalizzato a sostenere progetti sia in ambito formativo culturale, come percorsi formativi, attività educative ed iniziative culturali nei settori delle arti visive, musica, cinema, storia e cultura locale, sia in ambito sociale con iniziative a favore di persone bisognose o svantaggiate e relative alla

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160.000 euro per il sostegno di investimenti materiali e progetti in ambito formativo culturale e sociale

Nuovi bandi per le associazioni del territorio grazie a La Cassa Rurale Aperti i due bandi per favorire l’ideazione e sostenere la realizzazione di iniziative da parte di associazioni ed enti di volontariato che operano sul ter-

conciliazione dei tempi lavoro famiglia. Saranno ammessi al bando i progetti che prevedano una spesa minima di 3.000 €. Il contributo erogato dal-

Dopo un periodo di forzata stasi sportiva, la SC Avio ha dato il via alla ripresa delle attività proprie della multi disciplina organizzando il Trofeo Falconeri, un incontro mirato in esclusiva all’attività giovanile. Sono stati più di cento i partecipanti provenienti da tutto il Trentino-Alto Adige che hanno risposto con entusiasmo alla chiamata, nonostante la stagione abbia spinto gli organizzatori a sostituire la prima frazione della disciplina, il nuoto, con una di corsa cui farne seguire una di ciclismo ed una ulteriore di corsa; molto più impegnativa la prova per le categorie giovanili superiori dai 14 ai 19 anni, dove si è trattato di affrontare una vera e propria prova di endurance che prevedeva due frazioni di ciclismo alternate a tre di corsa su distanze ben più consistenti. La società 33 Trentini Triathlon asd che opera sul nostro territorio si è presentata con cinque Atleti: Corrado Riboni, Nicolas Lorenzetti, Aron Panelli, Valeria Riboni e Samuel Lorenzetti. Dei risultati parliamo con Coach Roberto Curti, che ormai da più di un anno ne segue la preparazione e che così commenta: «il risultato conseguito è davvero di grande soddisfazione; anzitutto perché i ragazzi si

la Cassa per ogni singolo progetto non potrà essere superiore a 8.000 € e potrà coprire al massimo il 60% dei costi complessivi sostenuti.

ritorio di competenza della Cassa Rurale. I progetti presentati dovranno avere un carattere straordinario rispetto alla ordinaria attività annuale.

Il prossimo Martedì 20 luglio alle ore 18.00 in videoconferenza è stato programmato un incontro di presentazione dei bandi con un approfondimento formativo sul tema della progettazione. Le associazioni potranno iscriversi compi-

lando il form disponibile su www.lacassarurale.it entro il 19 luglio. Inoltre alle associazioni interessate a presentare un progetto in ambito formativo culturale o sociale la Cassa Rurale offre la possibilità di un incontro individuale (in

presenza oppure on line) con dei professionisti esperti in progettazione, per una consulenza sul progetto ed una verifica delle modalità di stesura della domanda. L’adesione alla consulenza individuale dovrà essere segnalata compilando l’apposito form sul sito de La Cassa Rurale entro il 23 luglio prossimo. Gli incontri si terranno nella settimana tra il 26 e il 30 luglio. Regolamento e modulistica relativi ai due bandi sono disponibili sul sito internet della Cassa Rurale www.lacassarurale. it. Le domande dovranno essere presentate entro 23/08/2021. Per informazioni è possibile contattare l’Ufficio Relazioni scrivendo a relazioni@lacassarurale.it oppure telefonicamente ai numeri 0465/896510 e 0465/896511.

Tre gli Atleti Giudicariesi sul gradino più alto del podio: Corrado Riboni, Aron Panelli e Valeria Riboni

Triathlon, la stagione riparte con il Trofeo Falconeri sono divertiti in un contesto giovanile unico, regolato comunque dalla massima sicurezza sanitaria prevista dalle norme; poi hanno avuto il giusto riscontro del loro impegno sportivo che, anche durante il periodo di ridotta mobilità, li ha comunque visti attivi secondo le indicazioni pianificate per la loro preparazione fisica e tecnica». Quindi soddisfazione sinonimo di podio? «Beh sì, anche: inutile nascondere che quella è una sensazione unica per i ragazzi; i nostri atleti in particolare hanno poi davvero fatto faville: Valeria ha fatto segnare il secondo miglior tempo (cat. Ragazze, 12-13 anni) ad un solo secondo dalla prima

classificata, Aron nella sua categoria (cat. Ragazzi, 1213 anni) è arrivato primo con circa 3’ di vantaggio sul secondo classificato e Corrado (Youth B, 17 anni) addirittura ha spuntato il tempo migliore in assoluto di tutta la manifestazione, con un discreto margine di vantaggio anche nei confronti degli Atleti della categoria superiore (Junior 18-19 anni); per lui soddisfazione quindi sicuramente giustificata, perché per più di un anno ha lavorato con grande serietà per impostare una preparazione fisica mirata ad acquisire più forza rapida, quindi velocità nel ciclismo e migliorare la stabilità resistente della corsa».


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Cultura

LUGLIO 2021

Il cen di Gabriella Maines

Grazie alle oi


Arte Con altre parole scriveva Lorenzin: “L’arte deve toccare le corde dei sentimenti profondi che stanno dentro all’uomo […] il più delle volte l’artista non sa quale forza lo spinga ad inventare qualcosa di nuovo, a creare un’opera che è più in rapporto con una radice più profonda di noi stessi che con un processo razionale e logico. Direi che secondo me in questo secondo caso non c’è arte ma tecnologia, mentre al mistero del nostro essere e quindi all’inconscio è legata l’arte”. A questo mistero ha corrisposto fino all’ultimo l’indagare artistico del medico pittore, naturalizzato giudicariese, che intendeva l’aisthesis’ (estetica) nella sua accezione primaria di ‘sensazione’, ‘percezione’, ‘sentimento’, ‘sensibilità’, legata inestricabilmente alla sfera etica, cioè della coscienza. Ricordare Lino Lorenzin nel centenario della nascita, è ancora più significativo in questo momento di drammatica emergenza sanitaria, dove volentieri si rammentano le sue doti alla guida della sanità comprensoriale e della condotta di Stenico, ma non meno le sue capacità di organizzatore e animatore culturale, contribuendo ad emancipare il panorama artistico giudicariese, a partire dalla propria opera, riportandolo dentro circuiti di maggiore respiro, qualità e considerazione. Sono gli anni della presidenza del Gruppo Artisti Trentini “La Cerchia”, quanto di meglio esprime l’arte trentina negli anni ‘80 e ‘90, ma soprattutto del Premio “Castel Stenico”, la prima prestigiosa rassegna giudicariese di pittura, grafica e scultura, a livello provinciale, da lui fortemente voluta, che per otto edizioni (1984-1991) diventa una vetrina importante per artisti noti e meno noti provenienti pure dalla nostra valle. Il suo entusiasmo rilancia il tessuto associazionistico locale: Stenico si trasforma in un pionieristico laboratorio culturale, dove la sinergia fra amministrazione comunale, Pro Loco e Circolo Culturale “G.B. Sicheri” produce iniziative di notevole spessore, che affiancano il premio di pittura “Castel Stenico”, quali il Concorso Triveneto di poesia dialettale e l’istituzione di una “Casa per Artisti”(1992), un’intuizione, quest’ultima, supportata dall’Arci del Trentino, che vuole aprirsi, nel segno dell’arte, a scambi nazionali ed internazionali. Neanche la dimensione musicale è estranea agli interessi di Lino Lorenzin, anima-

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A 100 anni dalla nascita di Lino Lorenzin

Pittura come evocazione Pittura come trasfigurazione di Giacomo Bonazza “...Vane sono formule e programmi, vano persino l’altissimo esempio degli antichi quando difetti, nell’artista, il vivo sentimento, sempre eretico ed individuale, della vita vivente che nell’arte cerca la sua forma”: come ben si attaglia alla figura e alla produzione pittorica di Lino Lorenzin (1921-1996) il frammento tratto dagli “Scrit-

ti sull’arte”di Sergio Solmi (1889-1981), critico letterario e poeta, che come il nostro ha saputo congiungere l’attività pratica-professionale con quella artistica, unendo ad esse il medesimo surplus di passione civile e politica, che solo è delle personalità di alto profilo morale ed intellettuale!

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tore negli anni Sessanta di una piccola ensemble orchestrale locale, quindi fondatore e primo presidente del coro Rio Bianco di Stenico (1986). Insomma un intellettuale a 360 gradi, un uomo poliedrico che unisce al rigore della sua professione medica, il rigore di una ricerca artistica altrettanto appassionante, sempre dentro un medesimo, generoso, slancio umanistico. Per limitarsi alla sua parabola pittorica, che copre quarant’anni di sperimentazioni formali, dagli esordi figurativi attraverso forme vieppiù astratte, non si può non leggerla come un cammino progressivo, osti-

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nato, verso la vera libertà espressiva, raggiunta nell’ultima fase creativa con le splendide tele che raccontano di accensioni e di sismografie interiori magicamente declinate in colore (e che colore!) e segni, di lirici frammenti di memoria che sgorgano e riaffiorano dando vita a nuovi, inediti paesaggi dell’anima. È senza dubbio un’arte sinestetica, empatica, quella di Lino Lorenzin, che chiama a raccolta più canali sensoriali, puntando sempre ad esiti di qualità formale soddisfacenti, qualunque sia la cifra stilistica ed i mezzi espressivi di volta in volta esperiti; una pittura musicale, spiritua-

le, che sarebbe piaciuta al suo amato Kandinskij, padre riconosciuto dell’astrattismo lirico. Della sua ricerca della bellezza l’artista giudicariese non vuole farne una questione individuale ma un vero e proprio coinvolgimento estetico, ben consapevole che l’opera d’arte può rappresentare una straordinaria forma mediata di intersoggettività; invita anche noi ad entrare nei suoi mondi visivi, a danzare non solo con lo sguardo dentro i suoi contrappunti cromatici, in una sorta di giocosa cooperazione emotiva. Non di rado scomoda il linguaggio della poesia a commento dei suoi lavori,

1 - Lino Lorenzin 2 - Confrontiamo 3 - Vento di marzo 4 - Speranza

come testimoniano le felici collaborazioni con la poetessa Luciana Sicheri, per intensificare ancora di più il suo messaggio trasfigurante: è l’esuberanza espressiva di un’artista a tutto tondo, dalla grande forza comunicativa, che mai prescinde dall’amoroso legame con la sua terra, per esplorare gioiosamente i i territori della bellezza e farne dono agli altri. Lo scorso anno il cardinale Ravasi, ricordando l’anniversario della “Messa degli Artisti” celebrata da PaoloVI nella Cappella Sistina il 7 maggio 1964, riaffermando l’importanza della creatività come viatico per la speranza e la fidu-

cia nel futuro, soprattutto in questi tristi tempi della pandemia, sottolineava come “l’artista dovrebbe essere colui che stando coi piedi nella realtà la interpreta, la trasfigura, la trasforma. E quindi come tale impedisce che lo sguardo della persona si perda nell’interno della polvere della storia. Gli artisti ci invitano a spezzare quella pellicola che c’è sulle cose nelle quali siamo continuamente immersi per scoprire qualcosa che è più profondo”. Lino Lorenzin ha assolto a questo mandato con l’immutata forza evocativa delle sue opere, che per tanto tempo ci parleranno ancora.


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Riapre Aquaclub Valle del Chiese Per quasi tutto il 2020 e l’inizio del 2021, naturalmente, l’attività di Aquaclub è stata pesantemente condizionata dal Covid, che ha determinato prolungati periodi di chiusura dell’impianto e ritardato anche l’inaugurazione del nuovo centro benessere, realizzato al piano superiore e che verrà finalmente aperto il prossimo autunno, ammesso che le norme nazionali lo consentano. Da sabato 19 giugno, invece, sono state riaperte le piscine. Per il periodo estivo il Centro è accessibile tutti i giorni, ad esclusione del lunedì: gli spazi interni, con orario 10 - 19, mentre quelli esterni, dalle 11 alle 18. Considerato che, in base alle disposizioni, la capienza massima dell’impianto è stata ridotta a 50 persone, è preferibile la prenotazione, che può essere effettuata online sul sito www.aquaclub. vip o telefonicamente allo 0465622076. I bambini

Aquaclub Valle del Chiese venne inaugurata a Ferragosto del 2015 e, sin dall’inizio, ha rappresentato un punto di riferimento per residenti e turisti alla ricerca di opportunità per praticare l’attività sportiva e trascorrere momenti di autentico relax. Il centro è stato infatti concepito per rispondere a tutte le esigenze dell’utenza moderna, offrendo occasioni di divertimento e svago

sia all’interno che all’esterno; gli spazi d’acqua sono sei: una piscina da 25 metri con quattro corsie, riservata a chi desidera nuotare, un’area gioco con scivolo, river, cascate e idromasaggi, una mini vasca dedicata ai più piccoli e una grande spa; nel giardino, si trovano una piscina circolare con solarium e una vasca dotata di svariate tipologie di “getto”.

sotto i 10 anni devono essere accompagnati da un adulto. Gli amministratori di Comune ed ESCO BIM sottolineano il valore della struttura anche sotto il profilo turistico: “la pandemia, notoriamente, sta incidendo in maniera significativa anche sulle scelte di soggiorno, spingendo molti italiani a selezionare dei luoghi caratterizzati da un ambiente salubre e tranquillo, in cui non si sia ancora imposto il turismo di massa. La Valle del Chiese, in un frangente tanto delicato, può diventare una sorta di metà ideale: agli spazi aperti e incontaminati e alle molteplici opportunità

di esplorazione e scoperta si somma la possibilità di trascorrere ore o addirittura giornate all’interno di ambienti come Aquaclub, ideati per emozionare e garantire occasioni di relax anche nella giornata meteorologicamente più instabili: questione non banale, se si considerano le caratteristiche del clima alpino. Le famiglie con bambini, in particolare, possono trovare sul nostro territorio tutte le condizioni per una vacanza protetta, confortevole e suggestiva. Non bisogna però dimenticare che le medesime opportunità possono essere colte anche dai residenti, che hanno la fortuna di vivere in una zona in cui sono stati realizzati molto investimenti per favorire il benessere delle persone. Aquaclub rappresenta l’emblema di questa prerogativa, fortemente alimentata dalle amministrazioni pubbliche”.

Aperto da martedì a domenica dalle 10.00 alle 19.00 Piscine esterne e giardino accessibili dalle 11.00 alle 18.00 SPORT W ELLN ES S FU N

Via Roma 7, 38083 fraz. Condino - Borgo Chiese (TN) info e prentazioni: +39 0465 622 076 | www.aquaclub.vip @aquaclub_valledelchiese

Aquaclub Valle del Chiese


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Parlando giudicariese

LUGLIO 2021

Urge l’unanime convergenza d’intenti

Le Giudicarie pressate dal “nuovo” di Mario Antolini Musón

Mi permetto credere che una sostanziale revisione del passato non farebbe male, sia sotto tutti gli aspetti sociali, che dal punto di vista amministrativo, senza dimenticarsi dell’importanza costante dell’economia. Sono certo che nelle pagine della “storia”, come nelle negli articoli delle “Regole” e negli “Atti notarili” del passato, vi siano pagine sulle quali soffermarsi a riflettere ed a trovare utili motivazioni e spunti per rinforzare le fondamenta di un contesto sociale che, attualmente, nei primi decenni del secolo ventunesimo, stanno dando evidenti segni di qualche scriccolìo. Mi muovo a volo d’uccello senza soffermarmi a prendere in considerazione gli aspetti prettamente storici. Mi permetto soffermarmi a “chiacchierare” e a dare uno sguardo generico a quanto è avvenuto nell’ultimo Millennio, durante il quale io credo che i Giudicariesi si siano dati l’assetto residenziale e sociale di cui oggi godono. Con alle spalle, nella preistoria, le popolazioni Celtiche che poi furono immerse e sommerse dal progressivo espandersi dell’Impero romano, verso il Mille, durane l’arrambante spostamento e assestamento delle varie popolazioni delle storiche Invasioni barbariche, nelle altitudini dei bacini della Sarca e del Chiese vengono ad insediarsi delle popolazioni che scelgono i loro insediamenti e costruiscono le loro sedi abitative o lungo i corsi d’acqua sul fondovalle o sui declivi delle monta-

Il fenomeno della pandemia, che da ormai quasi due anni sta coinvolgendo ogni parte del globo, non ha certo dimenticato le Giudicarie. I risvolti diretti ed indiretti si sono e si stanno ripercuotendo anche sulle popolazioni del nostro comprensorio obbligne fino ai mille metri. Dal quarto secolo d. C. si stava diffondendo pure il Cristianesimo, cosicché le popolazioni che giungono sui territori giudicariesi praticano la fede in Cristo, e trovano proprio nell’organizzazione ecclesiastica le prime forme di organizzazione sociale, ossia in quelle che saranno le ormai storiche Sette Pievi, la cui denominazione, diverrà sinonimo di Giudicarie. Nel 1027, nell’ambito del feudalesimo conseguente alla fondazione del Sacro Romano Impero da parte di Carlo Magno, il territorio che, in seguito nei secoli sarà denominato Trentino, viene costituito come Principato Vescovile di Trento e dato in gestione al Principe Vescovo di Trento, fino al 1803, quando verrà abolito dai Napoleonici. Si può dire che durante quegli otto secoli di dominio incontrastato, senza particolari e determinati movimenti politici, i Giudicariesi - in piena autonomia - siano riusciti a forgiare la loro ossatura, i loro usi e costumi nonché a darsi una loro identità che ancor oggi si distingue da qualsiasi altra compagine sociale del Trentino. Infatti, durante gli otto secoli del Principato, ogni vallata del Trentino si è data il proprio marchio e tale è rimasta sino ad oggi: i Fassani sono rimasti Fassani, i Nonesi Nonesi, i

Solandri Solandri, i Mocheni Mocheni ed i Giudicariesi sono e restano Giudicariesi. Una constatazione che dovrebbe far riflettere, quanti ancora perdono tempo soltanto a “discutere” (solo a chiacchiere) di “autonomia”. Da non dimenticare e da non sottovalutare il secolare rapporto col Tirolo e i loro governanti, i Duchi del Tirolo. Col 1803 avviene e si attua la ventata “rivoluzionaria” attraverso l’intervento delle truppe armate di Napoleone, degli Austriaci e dei Bavaresi che, in Giudicarie, con ogni mezzo, hanno cercato di cancellare “Regole” e passato. Si è poi instaurata, durante il secolo XIX, la dominazione dell’impero austroungarico, seguita durante il secolo XX dall’annessione al Regno d’Italia e alla Repubblica Italiana. Ormai oltrepassati i miei cent’anni, attraverso un secolo di vicende così al-

gando ciascun Cittadino e ciascun Ente pubblico e privato non solo a riflettere su ciò che è accaduto e che sta accadendo, ma soprattutto nel saper e dover trovare capacità e modalità di tempestivo intervento.

ternanti in fatto di “trasformazioni”, mi permetto suggerire - per il necessario nuovo assetto dei Giudicariesi - un’attenta analisi sulle tre componenti storiche: 1) gli otto secoli col Principato Vescovile e con “Statuti / Regole” in autonomia locale; 2) il secolo di dominazione austroungarico con l’assetto amministrativo specifico (scuola compresa) e presente ovunque mediante la proliferazione di Comuni e di Distretti giudiziari; 3) il secolo della legislazione italiana (compresa l’autonomia regionale provinciale). Non sono né uno storico, né un politico ma l’esperienza. quasi toccata con mano e passata dal fascismo al Giappone, dalla guerra al dopo guerra, dall’alternarsi dei partiti dai volti tanto diversi al succedersi dell’evoluzione delle guerre e delle nazioni… mi convincono che sarebbe bene chiac-

chierare molto di meno (sia alla televisione che sulla carta stampata e nei social) e chiudersi in casa, o in biblioteca , in gruppi di studio a consultare ed a studiare di più per “vegnérghe fò”, poiché sta di fatto che “ocór vegnérghe fò”. Attualmente anche la cerchia delle cime, che ha tenuto nel chiuso e nel costante isolamento le Giudicarie fino al Duemila, è stata spezzata ed annullata dalle reti telematiche e informatiche, che hanno fatto svanire il recinto secolare che l’avevano privata dal confrontarsi con l’esterno e che aveva impedito all’esterno di rendersi maggiormente presente all’interno coi tani benefici economici e soprattutto culturali. A cent’anni suonati mi fa impressione trovarmi tra una popolazione quasi del tutto sconosciuta. Durante la mia fanciullezza (negli anni Trenta) in tutti i paesi

la maggioranza degli abitanti erano persone lì nate e lì cresciute; oggi non è più così; lo spostamento degli stesi Giudicariesi da luogo a luogo è in crescendo; come è costantemente in aumento l’arrivo di persone da ogni dove spezzando ed annullando la “comunità locale” che un tempo sostanziava la socialità. Questa nuova “popolazione giudicariese” (che in gran parte vicendevolmente non si conosce) ha bisogno di comportarsi in maniera univoca, ha bisogno di sentire che vuol essere “giudicariese” e fare delle Giudicarie il paradiso terrestre che è e che deve restare per il bene di tutti e di ciascuno. Credo – e ne sono convinto – che ci sia tanto bisogno di “incontrarsi, ad ogni livello, specie nel campo degli Enti pubblici, poiché da soli non si riesce a trovare le strade comuni” da percorrere insieme, al fine di raggiungere l’eterno e benedetto “bene comune”. Le Giudicarie sono e restano ancora una “proprietà collettiva”. Sentiamola e viviamola così, tutti insieme, in armonia e solidarietà e lasciamo le bèghe e i dibattiti solo chiacchierati a chi ha tempo e voglia da perdere a danno proprio di dell’intera comunità. L’atavico attaccamento dei Giudicariesi al lavoro, al sacrificio e alla fatica (caratteristiche tipiche dei vachèr e degli emigranti) siano le fondamento di nuovi Giudicariesi rinnovati nel comune intento di un “bene” da conseguire con unanimi intenti. Se lo augura di tutto cuore il vecchio Mario Musón.


Comunità delle Giudicarie

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Il Commissario Butterini auspica il rafforzamento degli enti

Comunità, il vero dibattito dovrebbe riguardare le competenze La prima considerazione che sorge spontanea riguarda i “tempi della riforma”. La Lega, nel 2012, promosse addirittura un referendum per l’abrogazione di queste istituzioni (fallito per mancato raggiungimento del quorum), quindi la prerogativa di revisionarne l’assetto appare come una sorta di “minimum”, se si considera che l’idea originaria era appunto quella della cancellazione. Naturalmente è auspicabile che nel frattempo il partito più rappresentato nella coalizione di governo abbia compreso l’importanza delle comunità. Di qui il “congelamento” che, nel settembre del 2020, ha portato i presidenti uscenti ad essere nominati commissari ovvero amministratori unici dotati di tutte le competenze: inizialmente per un periodo massimo di nove mesi; in realtà, la scorsa settimana, è stata annunciata una proroga fino al 2022. Ciò che lascia inevitabilmente perplessi è che, a quasi tre anni di distanza dall’origine del mandato, non è ancora stato formalmente presentato un disegno di legge e nemmeno una bozza di riforma. Personalmente, non ritengo che il ritardo sia imputabile al Covid; probabilmente ha pesato di più il fatto che le priorità, non solo della Giunta provinciale, ma dell’intero territorio trentino fossero altre (la riforma del settore turistico, per esempio, è stata approvata in piena pandemia). Mi fa un po’ riflettere che, come dicevo, in questi giorni, vari “mondi” si scaldino nel dibattito, accusando l’esecutivo. Viene da chiedersi: prima dove erano? Le Comunità sono oggetto di una discussione politica da molto tempo e sarebbe opportuno ricordare che anche nel quinquennio precedente, numerosi esponenti del mondo politico (non solo di appartenenza leghista) disquisivano, con toni di voce più o meno marcati, sulla funzionalità dell’Ente e sul modello di govenance. La verità è che queste istituzioni, purtroppo, sono state guardate spesso con indifferenza oltre che con diffidenza, dimostrate appunto dal fatto che praticamente nessuno, o quasi, nell’ultimo triennio ha lanciato un

Nei “salotti” della politica e sui giornali locali si sta consumando in questi giorni un intenso (e quasi improvviso) dibattito rispetto al futuro delle Comunità di Valle, enti sovracomunali intermedi, che la Giunta Fugatti vuole riformare, come annunciato nel programma

della legislatura in corso, iniziata nel novembre del 2018. Si tratta di una dialettica che naturalmente anima quasi esclusivamente gli addetti ai lavori, ma che tuttavia meriterebbe più attenzione anche da parte della società civile. sono depositate ingenti risorse, grazie soprattutto ai canoni idroelettrici. Porto un esempio molto concreto ed eclatante: nel 2017 la Comunità, in sinergia con i Consorzi BIM, i Comuni e la Provincia stanziò 28 milioni di euro per il finanziamento di numerose opere considerate strategiche dalla Conferenza dei Sindaci: attualmente, a ben quattro anni di distanza, sono stati investiti circa 4 milioni, poco più del 14%.

grido di preoccupazione. E anche ora tutti parlano di “chi” gestirà le comunità, della governance, ma pochi discutono di “cosa” gestiranno. Come se il tutto fosse riconducibile al solito, stucchevole “gioco di potere”. La mia opinione è che, in tempi recenti, solo la Giunta Dellai tentò di investire con convinzione in questi enti, provando ad attribuire ad essi (con risultati alterni) un peso specifico nell’architettura istituzionale provinciale. Un vero peccato, perché tali organismi servono al territorio, eccome! Servono perché gestiscono competenze molto complesse e delicate come “sociale” e “igiene ambientale”, ma servono anche e sopratutto dal punto di vista politico. Che ne sarebbe di un ambito frammentario come le Giudicarie, se non esistesse un ente di raccordo territoriale, che sappia coordinare analisi e sintesi condivise? Quale soggetto potrebbe dedicare le dovute attenzioni a temi di rilevanza strategica come sanità (ospedale) e istruzione? Chi si occuperebbe dei budget di legislatura, individuando gli interventi veramente essenziali, rifuggendo gli inevitabili particolarismi? Da più parti si sollecita un’assegnazione di governance (e competenze) alla conferenza dei sindaci, ma chi parla probabilmente

non sa cosa significhi fare il sindaco al giorno d’oggi. L’esperienza personale, attuale e passata, mi porta a dire che la gestione simultanea di due istituzioni è molto complicata; bisogna ammettere che spesso la prerogativa di fare troppe cose, porta a farle male, a meno che uno non decida di rendere la politica il proprio esclusivo lavoro. E non è il mio caso. Oppure bisogna trovare il “sindaco pensionato”, ma anche questa potrebbe apparire una forzatura che contrasta con il tanto decantato rinnovamento della politica. Io ritengo che il modello di governance in vigore fino a pochi mesi fa attribuisse l’auspicata centralità ai comuni, visto che praticamente quasi tutti gli amministratori provenivano dagli

enti municipali e sono stati eletti dai consiglieri comunali; è altrettanto vero che le scelte strategiche sono state adottate dalla Comunità, in subordine al parere della conferenza dei sindaci. Ma quello della governance è un problema molto relativo: il vero dibattito, come dicevo, dovrebbe riguardare le competenze. E di questo si parla poco o per niente. Alla Comunità attualmente sono attribuite funzioni molto mirate: oltre che del sociale e della raccolta dei rifiuti, si occupa di mense scolastiche e pianificazione urbanistica. Qualora le fosse tolta quest’ultima delega, come si va ventilando, dove verrebbe ricollocata all’interno dello scacchiere istituzionale? Andrebbe

ad appannaggio della Provincia, alimentando il tanto temuto centralismo, oppure verrebbe posta in capo ai comuni? Ma con quali reali strumenti e risorse e con quale organizzazione i municipi potrebbero gestirla? Personalmente, pur ritenendo che il modello attuale non sia “perfetto“, penso che il posizionamento a livello sovracomunale risulti in assoluto il più consono e quindi rifletterei bene prima di modificare questa impostazione. Ma, alzando ulteriormente lo sguardo (e quindi la “visione”), si potrebbe andare molto oltre. Ho piena contezza del fatto che i comuni riscontrano delle enormi difficoltà nella gestione degli appalti: per la complessità delle procedure e per l’insufficienza (numerica) delle risorse umane dedicate. Purtroppo le problematiche non si rilevano solo nell’espletamento delle pratiche per la realizzazione delle opere pubbliche, ma anche nell’attribuzione di incarchi di relativa entità. Tale contingenza determina delle conseguenze molto negative per il territorio e la società in senso lato: alla lentezza della macchina amministrativa corrisponde anche un rallentamento dell’economia e qui i motivi di rammarico si fanno ancora più marcati, se si considera che nelle casse dei comuni e degli enti giudicariesi

Concludo, sottolineando e sollecitando una volta in più una riflessione attenta, approfondita e responsabile sul tema della riforma istituzionale e, in generale, sul modello trentino, anche in ragione della nostra autonomia statutaria, che in passato ha portato all’introduzione di enti funzionali non rintracciabili altrove, come le comunità appunto. Vado in controtendenza: auspico si valuti addirittura l’opportunità di attribuire agli enti intermedi ulteriori competenze in linea con le esigenze del territorio e quindi di accrescerne l’importanza. Ma dirò di più: se le idee non sono chiare e le priorità sono altre, si consideri coscientemente la possibilità di mantenere l’assetto attuale, che è apparso funzionale a molti e non solo al sottoscritto. Il mondo è pieno di esempi che certificano che spesso il “cambiare per cambiare“ genera risultati negativi. E lo dico in maniera del tutto disinteressata, visto che la scelta di ricalarmi nei panni di sindaco di Borgo Chiese mi porterà inevitabilmente a rinunciare alla carica di amministratore dell’ente sovracomunale, ruolo che peraltro faticherei a interpretare in queste condizioni perché, da sempre, la passione mi ha portato ad abbracciare progetti politici che contemplassero visioni e obiettivi, una progettualità che in questo frangente, per quanto riguarda la comunità, manca completamente. Res ipsa loquitur (i fatti parlano da soli). Il Commissario Giorgio Butterini


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Tutti giù per terra

LUGLIO 2021

Uno, più uno, centomila ‘Nomadland’, film vincitore di 3 premi Oscar 2021 tra cui Miglior Film, è davvero un’opera straordinaria. Narra la storia di una donna che, rimasta vedova, senza lavoro nè casa (siamo nell’America degli anni successivi alla Grande Recessione iniziata nel 2008), decide di spostarsi da un posto all’altro degli Stati Uniti a bordo del suo furgone, che diventa la sua casa. E lo fa per necessità che diventa presto ‘scelta’: nonostante migliaia di chilometri e di fatiche, la donna rifiuterà l’invito della sorella a stabilirsi da lei. Accetta brevi lavori stagionali tra cui imballatrice per Amazon, icona del capitalismo che tutto nutre e poi divora. Migra da nord a sud e viceversa a seconda dei gradi celsius. Si unisce saltuariamente a piccole comunità di persone che, come lei, hanno deciso di vivere al di fuori degli schemi e delle convenzioni di gregge. Nomadi moderni. Umanità libere che si incrociano, si attraversano, si distaccano. Ognuno con i propri progetti. Ognuno con le proprie cicatrici, presenti e passate, indossate sempre a testa alta.

Tutti giù per terra di Massimo Ceccherini Podio

E’ una pellicola atipica, autentica, dal taglio a volte documentaristico che si avvale nel cast anche di alcuni nomadi ‘veri’. E’ un film on the road, scritto poco ma benissimo. La fotografia sublime dondola perennemente tra crepuscoli e albe folgoranti e visi e rughe e barbe e lacrime. Il vero spettacolo che la vita ci offre siamo noi stessi. E le nostre molteplici emozioni. Quando siamo ancora disposti a farle scorrere libere dentro e fuori vena. Senza soffocarle. Ma cavalcandole. Sopra e sotto pelle. Di fronte a tanta Bellezza, a tanta solidarietà ed empatia tra esseri umani, non si resta spettatori insoddisfatti per l’assenza di trama e ritmo, perché una vita ‘piena’ può essere anche ASSENZA di trama e ritmo. Non ce li ha prescritti il dottore alla nascita. Perchè dunque non mutare il nostro individuale modus vivendi? Perché non allontanarci dalla filosofia del consumo usa e getta (di beni, di esperienze, di rapporti interpersonali) che ci induce a non godere di quello che si ha o che si è?

Dovremmo privilegiare la profondità piuttosto che la densità, il lento gustare consapevole e arricchente piuttosto che l’abbuffata compulsiva e vuota. Giorni fa una presenza illuminante mi pose un inter-

rogativo: dopo il crollo dei regimi comunisti ha ancora senso tentare di realizzare modelli sociali alternativi al capitalismo? Non seppi rispondere allora. Ora sì. Il modello alternativo è la ‘comunità’. Che è comu-

nione, non comunismo. Coltivare il proprio sviluppo morale e valoriale, da contrapporre all’accumulo del capitale. Regalare, non ‘vendere’, un pezzettino di sé agli altri.

Costruire spazi di vera aggregazione umana, che non siano unicamente le code alle casse dei supermercati o gli immensi parcheggi dei centri commerciali. Abolire l’opportunismo e il calcolo. Avvicinarci ai nostri simili in virtù di un amore naturale, e non solo per interesse o per timore. Ripudiare il dogma infìdo che fa del denaro e dei suoi derivati (il Suv, l’ultimo IPhone, il luxury brand) gli unici strumenti per misurare il valore di una persona. Cercare il completamento di sé nell’altro, quale desiderio di condivisione e non malcelata volontà di controllo. Essere più attenti ai bisogni del prossimo, fare comunità, anteponendo la pienezza del NOI alla vacuità dell’IO soggiogante, vero nemico di noi stessi. E che ci ha reso tutti (o quasi) homo homini lupus. E una volta per tutte: la smettano gli scienziati di struggersi nell’ossessione di scoprire l’elisir di lunga vita. Perché l’unica medicina di cui davvero si ha bisogno non è quella che allunga l’esistenza. Ma quella che la allarga.

Accanto al verde, i servizi per gli anziani

Intervento 19 sempre più utilizzato Da alcuni anni in Trentino, grazie al progetto ”Intervento 19” della Provincia, vengono realizzati lavori socialmente utili da parte di soggetti con difficoltà, che in questo modo trovano un inserimento occupazionale. Con questi progetti i Comuni e le Comunità possono occuparsi della manutenzione del verde pubblico e dell’arredo urbano che rappresentano il biglietto da visita per i nostri paesi, anche in funzione turistica. Così viene data l’opportunità ai lavoratori di inserirsi, sia pure per un periodo di alcuni mesi, nel mondo del lavoro. Tutti noi vediamo personale che rasa l’erba, pota, rastrella foglie, tiene in ordine i margini delle strade ecc, ma il progetto non è limitato a queste attività del verde. Molto meno visibili, ma sicuramente preziose, sono le attività di servizio alla persona, realizzate anche con il finanziamento degli enti locali, che permettono tutta una serie di attività di animazione e di accompagnamento per migliorare la qualità della vita alle persone anziane. Si effettuano interventi a domicilio,

di norma non forniti dai servizi di assistenza domiciliare erogati dalle Comunità di valle, rivolti agli anziani che si trovano in una situazione di bisogno. Il servizio, gratuito, prevede diverse attività, come l’accompagnamento per acquisti sul territorio comunale, la fornitura di spesa o farmaci a domicilio; servizi di accompagnamento per favorire i rapporti con la comunità e fare passeggiate per favorire l’attività motoria; aiuto per gli spostamenti con utilizzo di ausili tipo carrozzina; piccole attività presso l’abitazione, come l’accensione del fuoco con eventuale sistemazione di legna da ardere, riordino libri, lettura giornali, conferimento immondizie all’isola ecologica. Molti i Comuni giudicariesi che lo hanno attivato. A Tione c’è da tre anni, e all’inizio sono state occupate due operatrici. Si è cercato di tarare gli interventi sulle effettive esigenze degli anziani. Ad esempio a Saone è stata aperta, un pomeriggio la settimana, la casa sociale per dare la possibilità di trovarsi in compagnia, fare qualche gioco di società, prendere

un tè assieme. Naturalmente l’arrivo del covid ha rivoluzionato anche questa attività. Non era più possibile ritrovarsi in gruppo, o per le operatrici andare nelle case degli anziani, ma si è continuato a portare la spesa ed i farmaci, grazie ad un accordo con la farmacia, che preparava tutto due giorni la setti-

mana. E dato che il progetto copre solo alcuni mesi dell’anno, l’amministrazione tionese ha finanziato con fondi propri l’attività nei primi mesi dell’anno per continuare ad essere vicina ai propri censiti, ed il servizio è stato assai apprezzato dagli anziani. Una persona sola, che non può uscire di casa, trova

infatti gran conforto nel sapere che c’è chi ti recapita la spesa, un farmaco, o ti porta via l’immondizia. E, non ultimo, ti chiede come stai, e ti fa sentire non abbandonato. L’assessore Maria Rita Alterio ci ha detto che l’anno scorso, nel primo periodo di pandemia, da metà marzo a tutto maggio, sono state 180 le spese recapitate a domicilio, ed 80 le consegne di farmaci. Si erano proposti alcuni volontari, singolarmente, ma si è ritenuto più corretto dare una risposta completa e coordinata con il coinvolgimento delle cooperative Incontra e Lavoro, anche per gli aspetti burocratici. Tra Tione e Saone sono stati più di 70 gli anziani coinvolti, e fra questi una quindicina in modo assiduo. Anche quest’anno il progetto è partito, e si spera di poter tornare a fornire tutti i servizi domiciliari ante covid. Le relazioni interpersonali, la vicinanza fisica, l’ascolto e la risposta efficace e personalizzata renderanno infatti migliore la qualità di vita ai cittadini. Chiara Garroni


Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA

LUGLIO 2021 - pag.

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Vaccini, libertà di decidere

vilgiat@yahoo.it

Caro Adelino, parliamo di vaccini, io mi sono vaccinato con le dovute due dosi, quindi non ne faccio un discorso personale, ma non capisco tanto accanimento verso chi non vuol saperne di vaccinarsi e ancor meno di portare mascherine, c’è addirittura chi vorrebbe far pagare a chi sceglie di non vaccinarsi, qualora si dovesse ammalare di Covid-

19, l’eventuale ricovero e cure conseguenti...le paiono ragionamenti sensati? Uno avrà pur la libertà di agire come crede. Bruno Cominciamo col dire che il concetto di libertà va sempre coniugato con quello di responsabilità:

fai quello che vuoi, ma sappi che le conseguenze del tuo agire non debbono andare a carico degli altri, e se ci sono costi, uno se li deve pagare. Tolleranti si, ma non esageriamo, siamo in guerra contro un male disastrante, ed è una di quelle situazioni in cui credo che anche i tolleranti abbiano il dovere morale, per se stessi e per chi verrà dopo di loro, di essere

intolleranti. Stiamo affrontando e forse uscendo da una delle sfide più difficili della storia moderna. Una guerra in cui ci sono in gioco migliaia di vittime e il futuro della nostra economia. Se qualcuno non è d’accordo con le armi che abbiamo deciso di usare (vaccini), o ritiene che si possa fare qualcosa d’altro, può tranquillamente pensarlo e rifiutarsi di usare le

armi messe in campo. Abbiamo il dovere di curare tutti e nel migliore modo possibile, anche chi non ha il passaporto vaccinale per aver rifiutato la vaccinazione, ma chi lo fa non creda di poter vantare particolari crediti dalla società per le sue scellerate scelte. E’ una questione di responsabilità e di appartenenza ad una comunità. (a.a.)

Salvini e Berlusconi, gatta ci cova

Politici, ma se invece di cambiar casacca, vi dimetteste?

Non si fa che parlare di fusione, federazione, o solo alleanza tra la Lega e Forza Italia, tra Salvini e Berlusconi, tanto per capirci, secondo te quali sono i secondi fini di una simile proposta?

Io non ci capisco più niente. Ad ogni elezione sia provinciale sia nazionale, noi eleggiamo i nostri rappresentanti che si sono presentati nelle varie liste, per poi ritrovarceli dopo poco tempo in altri gruppi dopo aver abbandonato il partito in cui militavano. Ho l’impressione che ormai si cambi casacca a seconda di come tira il vento e questo succede anche in Provincia, alcuni della Lega sono andati con Fratelli d’Itali, Rossi con Calenda, a livello nazionale la Conzatti è andata da Renzi, la Rossini se n’è andata per i cavoli suoi, situazioni davvero difficili da comprendere e a nessuno di loro viene in mente di dare le dimissioni andandosene a casa.

Alessandro Quando si parla di fusione o federazione di forze politiche diverse, lo scopo ultimo è quello di risolvere soprattutto i propri problemi. E questo vale anche per quanto proposto da Salvini a Berlusconi. Salvini, si sa, è inseguito dalla forte crescita di Fratelli d’Italia che è sul punto di sorpassarlo, questo dicono i sondaggi. Sarebbe un guaio non da poco, alle prossime elezioni il centro-destra viene dato per favorito e il leader del partito più votato sarà, con tutta probabilità, indicato come Presidente del Consiglio. E se il partito più votato sarà FdI, la Presidenza del Consiglio toccherà alla Giorgia Meloni con uno smacco micidiale per il Capitano della Lega. Così inglobando FI ed il suo elettorato, Salvini avrebbe la garanzia di mantenere la “premiership” del centro-destra e confermarsi principale candidato a guidare il governo della prossima legislatura. Bella mossa, non c’è che dire. In quanto al Berlusca è evidente che si rende conto che il suo partito è in crisi, anche a causa delle sue condizioni di salute, e che gli stanno scappando quasi tutti i suoi parlamentari. Come spesso accade, previsioni ed obiettivi devono fare i conti con la realtà. Sulla strada dell’alleanza FI - Lega già si intravedono ostacoli non da poco. La difficoltà, innanzi tutto, di fare accettare l’accordo dalla base di FI, preoccupata che l’alleanza si trasformi rapidamente in una annessione bella e buona. Infatti Berlusconi ha fatto subito sapere che nessuno pensa ad un partito unico, ma solo ad un accordo. Per ora, ovvio. Occorrerà poi capire la capacità di Salvini di trasformarsi in un leader moderato, in grado di garantire una efficace rappresentanza politica ad un’area, quella di Forza Italia, molto più composita, sia ideologicamente che geograficamente di quella leghista. Un compito non da poco per il quale al leader leghista non basterà la visita al santuario di Fatima, magari il Presidente Fugatti potrebbe invitarlo al nostro santuario della Madonna del Lares, un santuario sottovalutato, più umile forse, ma di certo efficace anche per le richieste un po’ avventate del leader leghista. Adelino Amistadi

Edoardo Purtroppo è così, in Italia, come in quasi tutti gli stati europei, non c’è alcun vincolo di mandato per i consiglieri e per i parlamentari, nessun consigliere provinciale e parlamentare può essere obbligato a dimettersi se decide, per qualsiasi motivo, di cambiare bandiera. Ultimamente però si è esagerato anche a Trento, non era mai successo per il passato, e a Roma sono decine e decine i parlamentari che nel corso della legislatura sono passati da una forza politica all’altra e non sempre per nobili motivi o profonde crisi di coscienza. Stendiamo pure un velo pietoso. E io scommetto che saranno ancora molti coloro che cambieranno prima delle prossime elezioni del 2023. Ognuno cerca di posizionarsi nel miglior modo possibile per aumentare la possibilità di riuscita, Il resto è fuffa. La politica italiana è ormai allo sbando. Il mondo M5S è imploso, non sa più che strada prendere; FI, finito Berlusconi, sta assistendo ad una parabola discendente ormai verso l’estinzione o alla fagocitazione da parte della Lega; nel centro-sinistra si agitano i più diversi personaggi, col Pd latitante e personaggi come Renzi, Calenda e partitelli di sinistra, in gran parte destinati a sparire. In un clima di questo tipo è inevitabile che assisteremo fino alla scadenza elettorale ad altri cambi di casacca. Non c’è più rispetto neanche per la propria bandiera! Povera Italia...(a.a.)

Casa Sembenotti, milioni sprecati Buongiorno Adelino, ho letto dell’accordo raggiunto fra la Regione Lombardia e Hydro Dolomiti. Dice: “...In merito all’opera compensativa che la Lombardia si impegna a cofinanziare, è stata individuata di comune accordo la messa in sicurezza dell’attraversamento dell’abitato di Breguzzo, nel comune di Sella Giudicarie. Per questo intervento l’Agenzia delle Opere Pubbliche ha stimato un costo di euro 1.906.963,63. L’opera è funzionale al transito in sicurezza dei veicoli pesanti sulla

strada al centro di Breguzzo e comprende la demolizione della facciata di Casa Ciolli Sembenotti, edificio privato, oggi in precarie condizioni di stabilità, previa messa in sicurezza degli apparati decorativi presenti all’interno e tutelati dalla Soprintendenza di beni culturali, e la ricomposizione in posizione arretrata della medesima facciata nonché la realizzazione di un marciapiede negli avvolti degli edifici a tutela del passaggio dei pedoni...”. Ti dico la mia. Per demolire la fac-

ciata della Casa Sembenotti e realizzazione degli avvolti e marciapiedi si buttano al vento 2 milioni di euro. Con quel bel gruzzolo si poteva demolire 4/5 immobili e predisporre un bel arredo, senza tanti avvolti e Case Sembenotti. Gentili saluti, Gianni Concordo in pieno! (a.a.)


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