Giornale delle Giudicarie luglio 2022

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ANNO 20 - LUGLIO 2022- N. 7 - MENSILE

L’EDITORIALE di Adelino Amistadi

Vincitori e vinti La destra ha una nuova padrona, si chiama Giorgia Meloni e sarà lei, se la coalizione vincerà le elezioni del 2023, ad andare a Palazzo Chigi quale Presidente del Consiglio. Letta (Pd) gongola, il suo “campo largo” sembra funzionare, ma dovrà allargarsi ulteriormente e non sarà facile trattare con Renzi e Calenda. Questo in sintesi quanto è avvenuto il 12 giugno alle elezioni amministrative. Tutto sommato, niente di nuovo sotto il sole di giugno. Quel che s’era previsto, s’è verificato. Il voto nei referendum e per i Comuni ha confermato che Letta a sinistra e la Meloni a destra sono i due leader vincenti. Si contenderanno la corsa a Palazzo Chigi nelle elezioni politiche del 2023. Però non mancano i problemi. Nè il Pd né FdI da soli potranno andare oltre il 25-30%. Saranno quindi costretti a fare squadra con alleati diffidenti e non sempre affidabili. Occorrerà fermezza e pazienza. Il Partito Democratico ha il gioco più facile, relativamente, s’intende: il Movimento 5 Stelle è in netto declino, se non sta con Letta non sa dove andare perché a destra troverebbe il muro di Giorgia Meloni e di Berlusconi. Le mosse di Conte però non sono facilmente decifrabili. E’ Chiaro che la sua alleanza con il Pd può esistere solo se lui accetta un ruolo subordinato, tipico di un partito minore. Ma il personaggio è nervoso e chi lo consiglia lo spinge a cambiare tattica, magari rompendo l’intesa con il Pd. A pag, 20

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LUGLIO 2022

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...per la crescita del nostro territorio

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FONDATO NEL 2002 - Distribuito da

Varata la nuova riforma delle Comunità di Valle EUROPA di Paolo Magagnotti

Oltre le fionde Erano le prime ore di domenica scorsa 26 giugno. Mi trovavo nel soggiorno della mia casa in Val di Sole quando ad un certo punto entra, scendendo dal piano superiore, una donna in pianto con il cellulare in mano. Mi fa vedere le immagini che scorrono sullo schermo del telefonino e mi dice: “Guarda Paolo che cosa è successo questa mattina nella mia città”! Anastasiia è una giovane signora ucraina fuggita con sua figlia di tredici anni da Kiev dopo l’invasione russa, mentre il marito è al fronte in Donbass. A pagina 13

Addio ad Angiolino Binelli, fondatore del Premio della Solidarietà alpina Attualità

A Casa Marascalchi l’economia circolare

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Territorio

Siccità, lago d’Idro in pericolo

A PAGINA

TRUFFE Una mano arriva dall’arbitro bancario Centro A pag.Specializzato 10

Riforme

mB mobili BONENTI Le Comunità di Valle in

ATTUALITÀ I bambini ...eintumarcia percome la pace A pag. 14 dormi?

mano ai sindaci

Materassi e Reti

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Attualità

Presentato il nuovo Piano provinciale dei rifiuti

RUBRICA Relax Come eravamo + alzapersona A pag. 31 A PAG. 8 SELLA GIUDICARIE (BONDO) - Tel. 0465.901919 - 339.1388960

ESTATE Le proposte culturali della Valle del Chiese A pag 34 PORTO FRANCO Orsi sì, orsi no A pag. 8 GIOVANI InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda A pag 17 Artigiani Dipendenti Familiari

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A cura della REDAZIONE

LUGLIO 2022

Rassegna Stampa

RASSEGNA STAMPA GIUGNO 2022

DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA Inaugurata la Caserma dei Vigili del Fuoco di Condino, ricordi del passato e uno sguardo al futuro “Voi vigili del fuoco, pur sempre esposti a rischi e pericoli, siete sempre un vanto e una sicurezza per tutti” Un leitmotiv ripetuto anche a Condino in occasione dell’inaugurazione del nuovo polo pompieristico di Via Pirola avvenuta il 4 giugno scorso. La nuova struttura pompieristica, frutto di dialogo, volontà e lavoro di squadra, destinata ad ospitare il Servizio protezione civile di Condino, risulta pratica e ben dislocata: lo sarà ancora di più quando l’area circostante verrà completata con la piazzola di elisoccorso utile nel far fronte alle emergenze giornaliere e notturne, sempre in sicurezza.

Cesare Maestri campione d’Europa di Corsa in Montagna Cesare Maestri (Atletica Valli Bergamasche) è campione europeo di corsa in montagna nella prova vertical. Dopo aver conquistato l’argento iridato nel 2019, l’ingegnere giudicariese ha sbaragliato la concorrenza sui 9 chilometri di sola salita disegnati sui sentieri di La Palma. Una prova davvero dominata dal campione di Bolbeno che si è presentato in solitudine al traguardo dopo 44’48 di gara, per ricevere immediatamente la medaglia d’oro al collo e seguire l’arrivo degli avversari, con il podio completato dallo svizzero Dominik Rolli (45’19) e dallo spagnolo Daniel Osanz (45’28); sesto posto quindi per l’altoatesino Hannes Perkmann, decimo Alex Baldaccini per confezionare anche il trionfo azzurro nella classifica a squadre. Cominciati i lavori del punto info a Javré PORTE DI RENDENA. Sono iniziati i lavori di posa delle lastre che comporranno la struttura simbolo di benvenuto in Val Rendena. Come si ricorderà, nel settembre scorso era stata completata la demolizione del vecchio punto informazioni di Javrè: operazione preliminare per la costruzione, appunto, del nuovo manufatto che rappresenta la vera porta di ingresso per i flussi turistici dell’intera Val Rendena. La vecchia struttura era composta in gran parte da legno, mentre quella nuova sarà in muratura e parti prefabbricate. Il costo complessivo dell’operazione è di 300 mila Euro, finanziati dalla Provincia per 187.500, grazie a un bando dedicato ai lavori sugli assi viari trentini. Hanno contribuito anche gli altri Comuni della Rendena, per complessivi 55 mila euro. Laura Marchiori, una giovane donna strappata alla vita BORGO LARES. Un’intera comunità ha pianto Laura Mar-

chiori strappata agli affetti più cari del marito Paolo Marchetti e della piccola figlia Alessandra. La terrificante notizia della scomparsa improvvisa della giovane Laura ha lasciato tutti attoniti. Cordoglio unanime in tutte le Giudicarie di fronte a questa notizia che come un fulmine ha scosso l’intera collettività. Grande successo alla Cuet, in 200 a correre in Val Marcia! “Che dire.. È difficile esprimere a parole le emozioni provate quel giorno. Finalmente abbiamo potuto tornare ad abbracciarci, correre, ridere e piangere insieme, il tutto immersi nella bellezza delle nostre montagne.” Ritorno col botto per la CUET dopo due anni di stop forzato: la quarta edizione della Comano Ursus Extreme Trail ha avuto luogo lo scorso 18 giugno con circa 200 partecipanti. “Organizzare la CUET non è semplice – raccontano i Comano Mountain Runners. - Non disponiamo di grandi sponsor e la maggior parte del percorso è poco battuto e conosciuto, quindi richiede manutenzione. Non è accessibile con mezzi di trasporto e presenta tratti esposti, serve prudenza perché può essere rischioso. Giornate come quella appena passata, però, ripagano ogni fatica. L’aiuto di tutti i volontari è stato prezioso ed indispensabile.” Il tracciato 2022 - con i suoi 28km per 2200 mD+ – è un circuito ad anello da Passo Durone, dove sale verso il primo punto ristoro a Malga Stabio; da qui su in vetta per correre in single track lungo le selvagge creste della Val Marcia fino a Malga Nardis e alle Pale di Cogorna. Nessuna tregua neanche in discesa fino all’ultimo punto ristoro a Livez, prima di ritornare al punto di partenza. Ad oltrepassare il traguardo per primo con un tempo di 3:39:23 dopo la partenza ad ore 9.00, è stato Villotti Roberto. Per la categoria donne invece Checcucci Simona con 4:13:06.

Inaugurato il punto vendita della Famiglia Cooperativa a Roncone Festa delle grandi occasioni per l’inaugurazione del punto vendita della famiglia cooperativa di Bondo e Roncone, guidata dal presidente Guido Molinari e dal direttore Gianfranco Molinari: una istituzione di comunità con i suoi centotrent’anni di storia che saranno festeggiati nel prossimo autunno e che è stata salutata con soddisfazione delle numerose autorità presenti assieme ai vertici della cooperazione. La Provincia di Trento era rappresentata da Mario Tonina, vicepresidente oltre che assessore alla Cooperazione che ha insistito su due parole: consapevolezza e solidarietà. “Se erano fondamentali 130 anni fa quando nacque questa esperienza - ha detto - a maggior ragione sono importanti e strategiche oggi, dopo due anni di pandemia che hanno visto tanto impegno proprio da parte di questi punti vendita e di chi ci lavora. Uomini e donne che vanno ringraziati per essere stati autentici punti di riferimento per la comunità in momenti così difficili. Tonina ha ricordato anche il recente accordo di collaborazione fra Provincia e Cooperazione, all’interno del quale un ruolo importante è attribuito proprio ai negozi multiservizi”. A luglio il Mantova sarà in ritiro a Lodrone LODRONE. Il Mantova Calcio, che da tre anni a questa parte milita in serie C, sarà quest’anno in ritiro a Lodrone utilizzando il campo Grilli di Storo per gli allenamenti. I biancorossi, allenati da Nicola Corrent, erano già venuti al Grilli ma in qualità di avversari della Settaurense allorquando i biancoverdi di Angelo Ferretti militavano in serie D. I virgiliani arriveranno all’hotel Castel Lodron il 17 luglio e se ne andranno il 2 agosto.

Siccità, l’appello ai sindaci di ridurre l’uso di acqua Il vicepresidente della Provincia autonoma di Trento e assessore all’ambiente Mario Tonina ha inviato una lettera a tutti i sindaci del Trentino. Nel testo si fa puntualmente lo stato dell’arte riguardo alla situazione di criticità idrica che interessa in particolare il bacino padano e vengono evidenziate le misure di risparmio che poi spetta a ciascun sindaco adottare, in coerenza con la reale situazione sul proprio Comune. Le misure vanno dagli interventi per ridurre la domanda a quelli per aumentare la disponibilità idrica, ad esempio rimodulando le pressioni degli acquedotti per diminuirne le perdite. Del primo insieme fanno parte l’interruzione o limitazione delle fontane pubbliche, i divieti per alcuni usi urbani come il lavaggio dei veicoli, l’irrigazione dei giardini, le limitazioni dell’irrigazione delle colture annuali, il razionamento ad esempio nelle ore notturne. Nel Duomo di Trento spunta un prezioso affresco: la «Madonna della pace» del 1300 Dopo i lavori alla Cattedrale di Trento, i restauri svelano un nuovo affresco: una “Madonna in trono con bambino” risalente al 1300. La preziosa opera d’arte era coperta dalla tomba del Clesio, ora riposizionata come all’origine. I restauratori: per noi è la “Regina della Pace”. Lo svelamento al pubblico, con l’arcivescovo, nel giorno di San Vigilio. Banksy in Trentino Sono state presentate dal presidente Vittorio Sgarbi le nuove mostre del Mart: “Banksy. L’artista del presente. An unauthorized exhibition” a Palazzo delle Albere e “Eccentrici, Apocalittici, Pop. Inferno e delizia nell’arte contemporanea” alla Gallleria Civica di Trento. Presentato anche il progetto installativo “Martalar. Spazio collettivo, spazio naturale” ancora presso il Palazzo delle Albere. Presentato il Festival del TrentoDoc Un prodotto in grado di rappresentare il territorio, la presenza di 64 case spumantistiche accomunate dalla ricerca dell’eccellenza e di 220 etichette, la volontà di organizzare un evento raffinato ed esclusivo capace di coinvolgere produttori, comunità, giornalisti, appassionati: con queste premesse è stato organizzato il Festival del TrentoDoc, il nuovo appuntamento che il 7, 8, 9 ottobre animerà Trento e il Trentino e che è stato presentato nelle settimane scorse presso la Sala Conti di Luna, a Palazzo Roccabruna a Trento. Rifiuti, in Trentino situazione preoccupante Per lo smaltimento dei rifiuti il Trentino si trova ad un bivio: scegliere tra la realizzazione di un impianto di gassificazione o il conferimento fuori provincia di 55-60.000 tonnellate di rifiuti con costi a carico dei cittadini. Lo ha detto l’assessore provinciale all’Ambiente, Mario Tonina, in Terza Commissione. L’assessore ha preannunciato che in ottobre l’Università di Trento fornirà alla

Provincia uno studio al riguardo (basato anche sui risultati sull’esperimento dell’impianto allestito a Pergine Valsugana) mentre con il Comune di Trento - precisa una nota - vi sarà un’interlocuzione anche per il nuovo catino da predisporre a Ischia Podetti. Servizio civile, 102 nuove proposte e 195 posti a disposizione È stata pubblicata una nuova lista di progetti di servizio civile, la quarta di quest’anno, che prevede 102 nuove proposte con ben 195 posti a disposizione. Partecipare al servizio civile significa mettersi alla prova in un contesto operativo “vero”, acquisire competenze spendibili nel mondo del lavoro, crescere e diventare cittadini responsabili. Ci si può candidare fino a fine luglio (ogni progetto ha una propria scadenza, da controllare sul sito SCUP), mentre l’avvio è previsto per il primo settembre. Possono candidarsi giovani di età compresa tra 18 e 29 anni. I settori di impiego sono vari: ambiente (8 progetti); animazione (18); assistenza (30); comunicazione e tecnologie (17); cultura (13); educazione e formazione (12); scuola e università (2); sport e turismo (2). L’orario è di 30 ore medie alla settimana, il compenso è di 600 euro al mese. Dirigenti libici in visita al Convento di Campo Lomaso per parlare di territorio ed opere pubbliche Il Comune di Comano Terme ha ospitato una delegazione di sindaci e dirigenti pubblici libici nell’ambito della *Summer school “REBUILD - Autorità e comunità locali per lo sviluppo locale della Libia”* promossa dalla Provincia Autonoma di Trento e dal Centro di cooperazione internazionale. Introdotti dal sindaco Fabio Zambotti e dal consigliere Davide Fusari, i temi affrontati hanno riguardato la realtà amministrativa del Comune e le modalità con cui programmazione e pianificazione del territorio e delle opere pubbliche possono salvaguardare e valorizzare le caratteristiche di un paesaggio importante come il nostro. Attenzione è stata dedicata al percorso partecipativo per il recupero del Convento di Campo, inteso come pratica virtuosa di collaborazione tra gli enti locali che la Provincia ha proposto alla delegazione come modello a cui ispirarsi. Ha preso parte alla mattinata anche Carmela Bresciani, presidente dell’Ecomuseo della Judicaria, che ha sottolineato il valore del paesaggio e il ruolo sussidiario che le associazioni e i gruppi informali hanno nel collaborare con le Amministrazioni comunali alla conoscenza, tutela e promozione del territorio in una chiave di sostenibilità. Dall’Assemblea provinciale dei Vigili del Fuoco il sì all’innalzamento del limite di età del servizio attivo ai 65 anni Si è tenuta a Vezzano l’assemblea provinciale dei comandanti. Via libera anche al bilancio consuntivo e alla relazione del presidente sull’attività svolta nel 2021.

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.


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Politica

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Comunità di valle, approvata la riforma istituzionale

La riforma istituzionale - ovvero un cambio del ruolo e della forma delle comunità di valle e dei rapporti fra Provincia ed enti locali - era uno dei punti più in evidenza del programma elettorale della Lega all’avvio di questa legislatura. In una sintesi estrema si parlava di abolire le Comunità, progetto sostanzialmente inattuabile considerando i sevizi che queste erogano e che sarebbe oggi impossibile riportare nell’alveo di azione dei Comuni, già oberati di lavoro e in perenne crisi di personale. Parlando fuori dagli slogan, l’intenzione più realistica era quella di potenziare i Comuni e il loro peso sul territorio nei confronti del potere centralizzato della Provincia. La riforma approvata a fine giugno dal Consiglio provinciale tiene conto da una parte del malessere che la maggior parte dei sindaci hanno sempre manifestato verso l’ente intermedio – anche lo stesso promotore, l’assessore Gottardi, da sindaco è sempre stato critico verso le Comunità come sono state concepite

di Denise Rocca

Diversi gli emendamenti al disegno di legge originale. Apprezzata da più parti l’apertura la dialogo dell’assessore Mattia Gottardi che commenta “Una riforma che rimette al centro i Comuni e i sindaci”. alla loro nascita - dall’altra del fatto che eliminare l’ente e trasferire altrove la gestione dei servizi che eroga è decisamente difficile se non impossibile. Le Comunità, quindi, restano. Ma vengono modificate. “Nel percorso di rafforzamento del ruolo dei Comuni e del riequilibrio dei poteri tra Provincia e territori si segna un passo davvero importante - commenta l’assessore Gottardi - I Comuni da oggi in poi troveranno infatti nelle Comunità di valle uno strumento operativo per pianificare visione strategica ed offrire servizi capillari ai cittadini, non un ente che

si pone in contrapposizione o volto alla sostituzione dei comuni stessi. Un luogo dove fare insieme, discutere, pianificare con i Comuni ed i sindaci al centro di ogni decisione”. Quando il disegno di legge è stato presentato, le questioni sollevate riguardavano in particolare l’elezione della presidenza e la presenza del segretario in Comunità. In merito, il testo approvato ha accolto le richieste del Consiglio delle Autonomie e previsto che i presidenti delle Comunità di valle potranno non essere sindaci e neanche dovranno essere necessariamente

consiglieri comunali dei Comuni del territorio della Comunità, ma nel caso si voglia scegliere chi non rientra in queste categorie dovrà esserci l’accordo «di almeno quattro quindi, arrotondati all’unità superiore, dei componenti del consiglio dei sindaci». L’emendamento è stato presentato dall’assessore stesso dopo il confronto con l’organo di rappresentanza dei sindaci che aveva chiesto di lasciare libertà ai sindaci di scegliere a chi affidare il ruolo di presidente della Comunità di valle. Viene anche reintrodotta - il disegno di legge

originale non ne parlava l’indennità per il presidente, i membri del consiglio dei sindaci, l’assemblea per la pianificazione urbanistica e lo sviluppo, e per il comitato esecutivo. L’articolo specifica però che «ai componenti degli organi delle Comunità che percepiscono indennità o gettoni di presenza per cariche esercitate contestualmente presso un ente locale» non spetta «alcuna forma di indennità, salvo per il presidente e i componenti del comitato esecutivo ai quali l’indennità spetta al netto di quella percepita presso l’ente locale». Sempre in sede di

approvazione della riforma è stato approvato un emendamento che restituisce agli enti intermedi la figura del segretario di Comunità che diventa “segretario degli enti locali”. Una riforma che cambia qualcosa, forse meno dell’atteso, ma rimette in pista le Comunità accogliendo parecchie delle osservazioni che sono arrivate all’assessorato dal momento della presentazione del disegno di legge: accontenta in maniera trasversale e ripota le Comunità ad operare a pieno regime. “Esprimo soddisfazione per l’approvazione del ddl dopo un lungo confronto di merito con i territori ed il Consiglio delle Autonomie – sottolinea a margine dell’approvazione della riforma l’assessore provinciale Mattia Gottardi - Un dibattito positivo e costruttivo anche in aula di Consiglio provinciale per il quale ringrazio i gruppi di maggioranza e opposizione. È stato riconosciuto l’impegno al dialogo ed il percorso aperto della Riforma, per la prima volta condivisa con i Comuni e non imposta dall’alto come in passato”.


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di Denise Rocca

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Focus: Post-covid

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“La sinergia è fondamentale per dare valore alle attività proposte” Per l’associazione che rappresenta, quali sono le difficoltà maggiori che vi trovate ad affrontare in questo momento di ripresa delle attività dopo gli anni di stop forzato dovuti alla pandemia? Le difficoltà maggiori stanno nel riuscire a coinvolgere i ragazzi e le associazioni in quello che dovrebbe essere il Tavolo di Gnabon, ovvero un confronto continuo fra le persone più attive all’interno della comunità con l’obiettivo di portare nuove idee per lo sviluppo del territorio. Se potesse chiedere al mondo della politica un aiuto per il settore di attività dell’associazione che rappresenta, cosa chiederebbe? Parlando come consigliere, l’obiettivo è quello di essere sempre attivi e coinvolti all’interno delle attività che coinvolgono le associazioni, ma anche

Gianmarco Fioroni, rappresentante amministrativo del piano giovani busa di Tione “ Gnabon” fa il punto sul mondo dei ragazzi

di riuscire a proporre nuove idee con l’aiuto di Pro loco e associazioni locali. Due anni così particolari, di distanziamento fisico, crede che abbiano influenzato il pubblico

che partecipa alle vostre iniziative e in che modo? Anche se il coinvolgimento delle associazioni su attività non inerenti all’ordinario è sempre stato difficoltoso, sicuramente il distanziamento ed il lockdown hanno fatto la loro parte. Probabilmente la costrizione imposta ai ragazzi, l’isolamento e la

mancanza o limitazione di attività sociali, culturali e ricreative hanno portato ad una progressiva abitudine che è difficile da perdere. Avete preparato iniziative particolari per questa ripresa delle attività pubbliche? Certamente, Gnabon è partito non appena ce ne è

stata la possibilità (giugno 2021). Nel primo anno nonostante le difficoltà siamo riusciti a portare a termine ben 4 progetti. Le associazioni coinvolte sono state la Cooperativa Incontra, Le Ombrie, La Giovane Rendena ed il Comitato Ricreativo di Saone. Quest’anno siamo a quota 5, oltre ad Incontra e Le Ombrie, abbiamo

coinvolto nuove associazioni che si stanno mettendo in gioco sul territorio, ovvero Oratorio di Tione, SAT di Tione e la Pro loco di Villa Rendena Verdesina Javrè. L’obiettivo è quello di riuscire ad avere entro qualche anno un piano giovani sempre più conosciuto e partecipato in valle. Nel contempo stiamo creando delle forti sinergie anche con i piani giovani limitrofi, in particolare Valle del Chiese e Giudicarie Esteriori. A maggio abbiamo dato il via al “TavolOne”, un luogo dove i ragazzi hanno avuto modo di scambiare idee su progettualità per il futuro. Abbiamo già previsto un secondo incontro in autunno a Pieve di Bono, con la prospettiva di mantenere due incontri all’anno. Crediamo che la sinergia sia fondamentale per dare valore alle attività proposte.

“L’abitudine a stare a casa condiziona la partecipazione” Per l’associazione che rappresenta, quali sono le difficoltà maggiori che vi trovate ad affrontare in questo momento di ripresa delle attività dopo gli anni di stop forzato dovuti alla pandemia? La difficoltà maggiore è la ridotta partecipazione: molte persone sono mancate, altre non frequentano o per timore o per nuove abitudini. Se potesse chiedere al

Paola Parolari, presidente del Circolo Anziani di Tione mondo della politica un aiuto per il settore di attività dell’associazione che rappresenta, cosa chiederebbe? Il nostro Comune sostiene tutte le nostre richieste. Vorrei chiedere al mondo della politica e dei mass media che informassero

maggiormente sia sulla situazione sanitaria, tranquillizzando le persone, sia sulla importanza delle relazioni sociali che si esplicano nel Circolo. Due anni così particolari, di distanziamento fisico, crede che abbiano influenzato il pubblico che

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partecipa alle vostre iniziative e in che modo? Si, sicuramente. L’abitudine acquisita dei nostri soci di stare in casa e il timore della gravità del Covid ha causato una minore partecipazione all’attività del Circolo. Avete preparato iniziative particolari per questa ripresa delle attività pubbliche? No, abbiamo mantenuto le solite attività.


Focus: Post-covid

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“Abbiamo toccato con mano quanto la musica sia mancata anche alla comunità” Per l’associazione che rappresenta, quali sono le difficoltà maggiori che vi trovate ad affrontare in questo momento di ripresa delle attività dopo gli anni di stop forzato dovuti alla pandemia? Le bande musicali in questo momento storico stanno sicuramente riscontrando alcune difficoltà nella ripresa di prove e concerti. Le restrizioni imposte dalla pandemia hanno causato un cambiamento nelle vite di tutti noi. Il fatto poi che le occasioni per suonare siano diventate molte meno non ha aiutato nello stimolare le persone a partecipare alle prove. Le difficoltà nell’organizzare sagre di paese, raduni bandistici e tutti gli altri eventi dove tradizionalmente si esibiscono le nostre bande hanno creato una situazione di instabilità, con momenti in cui risultava difficile dare un senso alle prove. Devo dire però che parlando con i bandi-

affetto ed una partecipazione davvero notevoli.

Alberta Zontini, vicepresidente della banda di Storo, ricorda le difficoltà ma anche la voglia di riprendere delle compagini musicali locali sti la voglia di tornare a suonare insieme è sempre stata molto forte e ora che finalmente la pandemia sembra essere in via di risoluzione stiamo tornando a vivere dei bei momenti di musica insieme. Se potesse chiedere al mondo della politica un aiuto per il settore di attività dell’associazione che rappresenta, cosa chiederebbe? Le istituzioni trentine sia a livello comunale che provinciale sono da sempre molto vicine al mondo delle bande. Ritengo molto importante che questo impegno continui non solo dal punto di vista meramente economico ma con

una collaborazione attiva in particolare nel supporto alle attività di formazione degli allievi e nell’organizzazione degli eventi che promuovono la cultura musicale con l’obiettivo di migliorare la qualità dei nostri gruppi musicali e dei nostri bandisti. Penso ai raduni e concertoni di valle, al festival che si terrà quest’autunno ma anche a tutte le iniziative organizzate dalle singole bande sparse sul territorio. Due anni così particolari, di distanziamento fisico, crede che abbiano influenzato il pubblico che partecipa alle vostre iniziative e in che

modo? Abbiamo la fortuna di avere un pubblico molto affezionato, spesso infatti la banda è vista come uno degli elementi che unisce la comunità. Ora che finalmente si è tornati a fare i concerti e ad avere eventi

con la banda in paese abbiamo potuto toccare con mano quanto la musica sia mancata anche a chi viene ad ascoltarci. Abbiamo voluto fortemente tornare a suonare per le nostre comunità e le comunità ci hanno ricambiato con un

Avete preparato iniziative particolari per questa ripresa delle attività pubbliche? La Banda Sociale di Storo per questa estate non ha organizzato nulla in particolare: abbiamo recuperato il nostro tradizionale Concerto di Capodanno spostandolo a Pasqua ed ora ci stiamo preparando per il nostro consueto Concerto d’Estate, in occasione del quale avremo il piacere di ospitare gli amici del Corpo Bandistico Valle di Ledro. Oltre a questo parteciperemo a vari eventi sul territorio in collaborazione con altri corpi bandistici ed associazioni. Intorno a noi vediamo che anche le altre bande stanno lavorando per organizzare concerti, eventi e raduni: vedere di nuovo questo entusiasmo mi fa pensare con fiducia al futuro delle nostre associazioni.

“La difficoltà maggiore? Rifare la voce” Per l’associazione che rappresenta, quali sono le difficoltà maggiori che vi trovate ad affrontare in questo momento di ripresa delle attività dopo gli anni di stop forzato dovuti alla pandemia? Sicuramente, l’interruzione dell’attività del coro, in questi due anni di pandemia, ha causato non pochi problemi alla nostra associazione. Per nostra fortuna, la passione per il canto, la voglia di stare insieme ha fatto sì che la ripresa dell’attività sia stata abbastanza repentina, già nel 2021 abbiamo potuto effettuare alcuni concerti e abbiamo festeggiato anche i 75 anni di fondazione con una bella serata all’Auditorium dell’Istituto Guetti. Le difficoltà maggiori le abbiamo riscontrate nel “rifare la voce” che non era più allenata, nel trovare un luogo adeguato dove poter far prove di canto mante-

Flavio Salvaterra, presidente del Coro Brenta, testimonia di un’attività ritornata velocemente alla normalità nendo le distanze imposte dai protocolli. Con il 2022 l’attività si può dire che è ritornata alla normalità, siamo ritornati nella nostra sede e stiamo partecipando a concerti sia in zona che fuori provincia. Se potesse chiedere al mondo della politica un aiuto per il settore di attività dell’associazione che rappresenta, cosa chiederebbe? Devo dire che l’Amministrazione Comunale di Tione è sempre stata vicina alla nostra associazione. Sicuramente la politica, sia a livello Comunale che Provinciale, deve tutelare i nostri cori ed il canto

della coralità e del canto popolare che economici.

popolare della tradizione trentina promuovendo e sostenendo i cori non solo attraverso la Federazione Cori del Trentino a cui noi siamo associati e che è un punto di riferimento, ma anche attraverso aiuti sia volti a divulgare la cultura

Due anni così particolari, di distanziamento fisico, crede che abbiano influenzato il pubblico che partecipa alle vostre iniziative e in che modo? Da quello che abbiamo visto con i primi concerti nel 2021 il pubblico ha risposto abbastanza bene all’appello partecipando numeroso

alle serate. Penso che la voglia di uscire e di ritornare alla normalità, nonostante l’utilizzo di mascherine e l’obbligo di rispettare alcune restrizioni dovute ai protocolli anti Covid, sia stata molto forte nella gente, soprattutto nei concerti all’aperto dove il rischio di contagio era minore. Avete preparato iniziative

particolari per questa ripresa delle attività pubbliche? Si, già nel 2021 abbiamo iniziato a fare qualche concerto, con quest’anno l’attività è tornata a pieno regime. Facciamo concerti a Tione, a Riva del Garda, a Campiglio, in Val di Ledro e dal 5 all’8 agosto partecipiamo al festival “Etna Cori Estate” in Sicilia.


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“Con questo caldo el par d’esser in Africa...dai che andiamo dalla Maroca a rinfrescarci...en paio di bicchieri e torneremo in forma come cardellini...” dice l’Abele cercando di convincere gli amici di sempre a seguirlo. Convinti all’istante lo seguono l’Archimede il saggio, l’Ezio la volpe, l’Osvaldo caccola, e l’Ermete, sacrestano di professione. Non c’è locale migliore per sfuggire al caldo esagerato di questi giorni, l’Osteria della Maroca è fatta all’antica, in un ampio locale con l’involto a botte, a suo tempo scantinato ed oggi osteria con tutti i crismi atti a garantire ai suoi clienti serenità d’animo, pacatezza, saggezza e spirito critico che è alla base del convivere civile. L’unico difetto dell’osteria è la Maroca, la proprietaria, relitto della seconda guerra mondiale che visse da protagonista passando da un reggimento all’altro per portare conforto e forza d’animo ai militari, a dir la verità senza gran successo. Poi s’era data alla vendita di cianfrusaglie varie, peggio che andar di notte, riprese l’opera pia di portar conforto a chi ne avesse bisogno, purché fornito dei soldi necessari alla bisogna e le cose migliorarono, ma peggiorarono le sue condizioni e col passar degli anni si ridusse di peso e di statura, si rinsecchì come un’acciuga e uscì dal mercato inesorabilmente. Fu el Patuglia a raccoglierla dalla strada dandole una casa e un’osteria e la Maroca divenne in poco tempo un’ostessa stimata e apprezzata, brutta com’era, non c’era pericolo alcuno per gli uomini che la frequentavano. Stando così le cose, le mogli accettarono di buon grado che i loro mariti frequentassero l’osteria della Maroca, a parte il vino, in gran parte annacquato, non c’erano altri pericoli. Che ci andassero pure! I cinque sodali entrarono e presero possesso del tavolo cantonale, laggiù non li avrebbe disturbati nessuno. Visti da lontano sembravano seduti al banco della Giunta Provinciale, seri, composti, pronti a scoppiare, e scoppiarono quando la Maroca li investì senza particolari saluti: “E la mascherina?” In effetti lei si era presentata al tavolo con tanta di mascherina rosa. “Mascherina? Non rompere le palle, Maroca, son due anni che va avanti

Il Saltaro

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All’Osteria della Maroca la storia delle mascherine, adesso finiamola, basta mascherine, portaci un fiasco di quello buono e lasciaci in pace...” ordinò l’Abele. Visto l’andazzo, la Maroca non fiatò, ritornò poco dopo con un fiasco colmo e 5 bicchieri: “Arrangiatevi, disse, se avete bisogno di me chiamate...” Non ci furono risposte, ormai ognuno dei convenuti stava rimuginando le cose da dire. Ma l’argomento era già nell’aria, era il lunedì dopo le elezioni del 12 giugno, e i risultati erano già usciti nel pomeriggio. C’era materiale da discutere per una stagione intera. “Amici miei, comincia l’Archimede, avete sentito che roba? Elezioni pazzesche: Fratelli d’Italia, il partito più votato, Salvini e la sua Lega in crisi, i 5 Stelle che spariscono dalla circolazione, il Pd che tiene duro, un casino mai visto...” e interviene l’Ezio, la volpe: “Però, non avrei mai pensato che la Meloni sorpassasse il Salvini, il bello è che lo ha sorpassato anche al nord dove Salvini era una bandiera...” “Ma Salvini ultimamente l’era un po’ confuso...ha ragione Feltri quando dice che Salvini ha perso la testa, non ne combina una de giuste... per forza poi la gente non lo vota più...” dice la sua l’Ermete, sacrestano. “ Ma varda anche il referendum, l’ha voluto Salvini, tanto per andare sui giornali, poi è sparito, e il referendum è stato un flop colossale, nessuno ne ha capito niente e in pochissimi l’hanno votato a cominciare dai Leghisti che l’avevano voluto...che figura di...” A Osvaldo, caccola, piace la figura che ha fatto Salvini con il Referendum, a lui piace sparlacciare, è fatto così: “E non è la prima figuraccia che fa, vi ricordate quando andò in Polonia e il Sindaco della città che lo ospitava lo sputtanò davanti alla tv? Bella anche quella!” “ La Meloni l’è furba e preparata, quella ha messo tutti nel sacco e buona notte, così si fa...” dice l’Abele con le solite recondite nostalgie. “Quella sarà

la Presidente del Consiglio il prossimo anno, vincerà le elezioni del 2023 e Mattarella non avrà scampo, Giorgia sarà la prima presidente donna…interviene l’Ezio l’esperto, beh come donna non è l’Edvige Fennech, però è una donna gagliarda, forte dentro, con le idee chiare, sa cosa vuol fare...” Ma l’Archimede aggiunge: “Certo, lei potrebbe anche andare, è una donna forte, ma con chi governerà l’Italia? Intorno non ha nessuno, vuoi vedere che dovrà fare Ministro degli Esteri l’on. La Russa col rischio di perdere gran parte del turismo dall’estero, se quello è il nostro prototipo, chi verrà ancora in Italia per cercare il mare e l’amore...” E giù tutti a ridere. La discussione è ormai entrata nel vivo. La parola all’Abele: “ Di queste elezioni mi dispiace un po’ la fine che hanno fatto i 5Stelle...nelle poche città in cui i grillini hanno presentato la lista, il risultato è tragico, sono arrivati si e no al 5%... ma anche a livello nazionale i sondaggi dicono che ormai

il Movimento è agli sgoccioli, diciamo una requiem per Giuseppe Conte che dovrà tornarsene a fare l’avvocato….poveri diavoli, i grillini mi fanno un po’ pena...hanno perso completamento la bussola...” “ Ah, siamo a posto, Salvini ha perso la testa, Conte e i suoi han perso la bussola, a chi daremo in mano l’Italia il prossimo anno...La Meloni per tanto brava che

sia, da sola non può farcela...” “C’è sempre Berlusconi che l’appoggia…” dice l’Osvaldo, caccola. “Lascialo stare il Berlusca, ormai come politico è alla fine...non lo votano neanche le sue donne, lo votassero almeno quelle potrebbe quasi quasi superare la Meloni, Berlusconi ormai è out...patetico resiste, ma sono già in atto nel suo partito le lotte fratricide

per assumerne l’eredita nel momento del suo ritiro dalle scene….”sentenzia l’Archimede. “Per fortuna che c’è il Pd, ha avuto un buon risultato, non c’è che dire, ma è rimasto solo, il “campo base” non ha funzionato, l’alleanza con i 5 Stelle non ha portato a niente, e Letta non sa più che pesci pigliare...da solo non può battere la Meloni e allora?” dice con un po’ di malignità l’Ermete, lui, da uomo di chiesa, i comunisti non li ha mai potuti sopportare. “E allora se ne starà in panchina...c’è però una cosa molto interessante che si è notato in queste elezioni...sta venendo avanti l’esigenza di avere una forza di centro, gente preparata, gente del fare, che potrebbe raccogliere un sacco di voti da chi oggi si sente orfano e non sa chi votare...Calenda, ad esempio, anche in queste elezioni ha preso un sacco di voti un po’ dappertutto, così Renzi, ed altri partiti civici... trovassero l’intesa e si presentassero alle prossime elezioni tutti uniti potrebbero essere la sorpresa del futuro del nostro Paese...” Questa è la conclusione dell’Archimede, il saggio. Il vostro Saltaro ha ascoltato e riferito sperando che dalle interessanti discussioni dei nostri sodali le cose della politica del dopo elezioni siano un po’ più chiare a tutti, in terra e in cielo. Amen.


TRENTINO TRENTINO BARBECUE TRENTINO BARBECUE BARBECUE Tanto arrosto e poco fumo

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“I

Tanto arrosto e poco fumo per l’evento più rovente dell’estate! perTanto l’evento più rovente dell’estate! arrosto e poco fumo per l’evento più rovente dell’estate! Paolo Se

LUGLIO LUGLIO Mercoledì LUGLIO Mercoledì 8 -- 15 1 -Mercoledì 81- -15 22 -- 22 29- 29 1 - 8 - 15 - 22 - 29

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L’estate finirà presto e in autunno già si respirerà aria elettorale o perlomeno aria di grande manovre. In Trentino per il rinnovo del Consiglio provinciale si voterà presumibilmente nell’ottobre 2023. Immaginiamo che la battaglia sarà dura: da una parte Fugatti ed il centro destra decisi a ripetere il successo del 2018 e dall’altra il centro sinistra voglioso di riscattare la brutta figura di 5 anni fa e riprendersi la gestione della Provincia. Difficile prevedere ora come andrà. Vediamo comunque di analizzare i punti deboli e forti di ciascuna coalizione, dando per scontato che il confronto sarà tra centro destra e centro sinistra, posto che al centro non ci sarà spazio per avventure centriste: mancano gli uomini per pensare di costituire un forte raggruppamento che sia alternativo sia alla sinistra che alla destra. C’è chi ardisce in questo senso di pensare al Patt, che col suo storico 10/12 per cento potrebbe essere l’ago della bilancia. Ma la storia del Patt insegna però che questo partito è propenso a mettersi sotto le ali protettrici del possibile vincitore. Da scordarsi quindi che possa avere un ruolo di protagonista di primo piano, tanto più ora che ha perso Ugo Rossi. Detto questo veniamo al centro destra. Cinque anni fa

Porto Franco

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Le provinciali in arrivo partiti, nomi, ipotesi

di Ettore Zampiccoli

I primi movimenti in vista della tornata elettorale del 2023. La Lega alle prese con la batosta nazionale, Fratelli d’Italia in grande spolvero e il centro sinistra in costruzione. ha vinto in Trentino grazie all’effetto Salvini, che ora però è in forte difficoltà. Nel 2018 la Lega aveva ottenuto la bellezza del 27,09 per cento, ora è data attorno al 13 per cento. Inevitabile il calo dovuto in parte alle mani infeconde di qualche suo esponente, in parte alle oggettive difficoltà legate alla gestione del potere. Un partito nuovo, con una classe dirigente non certo eccelsa, obiettivamente può far fatica ad entrare nei meccanismi di gestione di una Provincia retta per più di vent’anni dal centro sinistra con strutture consolidate e spesso non certo simpatiz-

zanti per la Lega. Forse bisognava avere il coraggio di dare segnali di forte discontinuità. Cosa che non c’è stata a meno che non si voglia intendere come discontinuità il concerto di Vasco Rossi. Il leader del centro destra sarà comunque e sicuramente Maurizio Fugatti, a meno che lui non decida di andare a Roma nella primavera del 2023. Ma rispetto al 2018 cambieranno certamente i rapporti di forza all’interno della coalizione. La Lega sarà presumibilmente superata da Fratelli d’Italia; il partito di Tonina scomparirà e Tonina andrà ad accasarsi

in qualche altra lista civica; ci sarà forse una lista Spinelli, che potrà assorbire qualche voto in libera uscita della Lega; Mattia Gottardi potrà confermare tranquillamente i suoi risultati di 4 anni fa; Forza Italia sarà inesistente. Il confronto/scontro interno al centro destra dunque sarà tra Fratelli d’Italia e Lega e sicuramente Fugatti non potrà comportarsi, nei confronti di Fratelli d’Italia, come si sta comportando oggi, ovvero snobbandoli. Un centro destra così ridisegnato potrà battere una seconda volta il centro-sinistra? Dipenderà dallo stesso centro sinistra, ovvero dal competitor che metteranno in pista contro Fugatti. Nel centro sinistra in questo momento le manovre sono appena iniziate. C’è chi parla di un Campo base, che dovrebbe essere un nuovo aggregante per coagulare meglio le forze del centro sinistra, notoriamente litigiose e supponenti. Fino ad ora però più che un Campo base si è dimostrato un Campo redu-

ci, con i soliti intramontabili nomi che non si rassegnano alla perdita delle poltrone. C’è poi l’area dei sindaci che potrebbe dar forza alla coalizione: il sindaco di Rovereto, quello di Pergine ed altri. Nomi da non trascurare per peso e qualità. Però, al di là della composizione partitica del centro sinistra, quello che farà la differenza sarà il nome del candidalo presidente. I nomi che in questo momento compaiono e scompaiono sono quelli soliti: Paolo Piccoli, Luca Zeni, l’ex magistrato Kessler, Ugo Rossi, Donatella Conzatti, il sindaco di Rovereto Valduga. A questi nomi i tam tam della politica in queste ultime settimane aggiungono il nome di Franco Ianeselli, sindaco di Trento. Un sindaco molto apprezzato e tra i nomi circolanti forse l’unico ad avere le carte in mano per battere Fugatti. La differenza – come si diceva - la faranno gli uomini ma potrà essere importante anche il consuntivo di legislatura con il quale Fugatti si

presenterà ai trentini. Fugatti ha davanti ancora un anno per realizzare obiettivi e mettere nel cesto alcuni risultati. Un anno non è un grande spazio ma forse potrebbe essere sufficiente per rimediare alle carenze dell’attuale giunta: dalla sanità al Not, da una riforma delle Comunità che non accontenta nessuno all’immobilismo che, al di là delle chiacchiere e dei post su Facebook, pesa sull’andamento dei settori economici, ad un confronto con l’Alto Adige che ci vede sempre più perdenti. Diciamo che su alcune questioni Fugatti non ha fatto certo bella figura: ha buttato tanto fumo negli occhi ma di fatti concreti se ne sono visti pochi. Insomma, per concludere, l’impressione è che Fugatti su tanti versanti sia debole e parimenti abbia una giunta assai debole: l’unico che si salva è l’assessore Spinelli, ma basterà Spinelli a salvare Fugatti? Lo vedremo tra qualche mese.

SABATO 23 LUGLIO

teatro musica incontri

ore 10.30

RACCONTI DAL LABORATORIO DI NARRAZIONE a cura di Francesco Niccolini e Claudio Milani Storie itineranti. Parte prima – il bosco Passeggiata con pranzo al sacco. Su prenotazione costo 12 euro. Per info e prenotazioni Ivan T.+39 349 3512350

FESTIVAL DEL RACCONTO edizione 11

23/24

LUGLIO

dalle 14.00 alle 17.30

CARROUSEL Compagnia dei Somari di Klaus Saccardo Animazione giochi e racconti per bambini. Alle 16.00 merenda per tutti i bambini. ore 18.30

RACCONTI DAL LABORATORIO DI NARRAZIONE a cura di Francesco Niccolini e Claudio Milani Parte seconda - l’orto ore 21.30

TOTÒ E VICÈ di Franco Scaldati con Enzo Vetrano e Stefano Randisi Spettacolo teatrale. Costo 10 euro. Dalle ore 19.00 cena con piatti tipici presso la piazza di Larzana (Montagne)

DOMENICA 24 LUGLIO ore 11.00

grafica e illustrazione: LeDOlab.it

ASPETTANDO IL VENTO di Francesco Niccolini e Luigi D’Elia con Luigi D’Elia Passeggiata con spettacolo, seguirà pranzo. Lo spettacolo è adatto ad un pubblico di ogni età. Ritrovo ore 10.00 in loc. Passo Daone. Su prenotazione. Spettacolo 5 euro. Pranzo 10 euro. Per info e prenotazioni Ivan T.+39 349 3512350 In caso di maltempo tutti gli spettacoli, ad eccezione di Carrousel, verranno recuperati presso la sala del municipio fino ad esaurimento posti.


Riflessioni Omne agens agendo perficitur La pubblica istituzione deve porsi in atteggiamento di servizio nei confronti dei cittadini, evitando comportamenti che limitano il soddisfacimento di legittimi desideri e bisogni nel breve tempo della vita.

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Eletti per servire, e far servire

di Paolo Magagnotti Per consentire a una persona di esprimere al meglio le proprie capacità è necessario la stessa possa operare in un contesto nel quale vi siano le migliori condizioni possibili per poter operare. Come abbiamo visto in precedenti riflessioni sul rapporto fra solidarietà e sussidiarietà, ognuno deve fare tutto ciò può fare per soddisfare le proprie esigenze, e solamente nel caso in cui ciò non sia possibile è legittimo l’intervento − in via sussidiaria – di un livello sociale o istituzionale che abbia maggiore capacità per di aiutare chi non può fare da solo. Si aggiunga che esercitare la solidarietà è dovere di ognuno. Creare le condizioni per poter consentire alle persone di agire al meglio significa favorire il bene comune, il che non vuol dire che tutti devono essere partecipe proprietari di un qualcosa. No, realizzare il bene comune significa che la società – primo luogo l’ente pubblico – deve svolgere tutto ciò che è

necessario affinché si creino le condizioni per consentire, favorire e garantire a ognuno − in termini individuali o nelle aggregazioni sociali in cui decide liberamente di unirsi − di per esprimere la propria potenzialità per raggiungere i propri obiettivi di vita. Nelle pubbliche istituzioni ci sono persone che operano a vario titolo. Abbiamo i rappresentanti eletti e i “dipendenti” impegnati a vari livelli di responsabilità, “civil servants” come si dice in termini significativi in inglese. Ed è appunto nell’espressione inglese di “servants”, servitori, che bene si realizza il principio, il concetto è l’impegno che dovrebbe essere alla base del comportamento di chiunque opera nelle pubbliche istituzioni, dagli eletti ai dipendenti. Negli Stati Uniti è comune sentire un membro eletto nella Camera dei rappresentanti o nel Senato non dire di sé stesso sono senatore o sono deputato, bensì “I serve in

the House”, oppure ”I serve in the Senate”. Non si tratta certamente di una norma di legge, ma del modo di rapportarsi in termini di responsabilità nei confronti dei cittadini. Evidentemente anche negli Stati Uniti non regna la perfezione. Nella realtà si avvertono, non infrequentemente, comportamenti i quali fanno ricavare l’impressione che sia eletti sia dipendenti si trovino in certe posizioni più che per servire per essere serviti. Tutti conosciamo le frequenti critiche rivolte alla cosiddetta burocrazia, dalla

quale dipendono varie attività economiche ed il soddisfacimento di bisogni sociali di varia natura. Purtroppo vi sono situazioni in cui l’eletto e il dipendente esercitano il potere in maniera non sempre rispettosa dei tempi che scandiscono la vita umana, la quale, essendo breve, impone scelte e decisioni le più sollecite possibili per consentire ai cittadini di realizzare il massimo possibile lungo il loro percorso terreno. Quando un funzionario pubblico predispone elenchi di requisiti che devono essere rispettati per ottenere de-

terminate autorizzazioni dovrebbe limitarsi a ciò che realmente è necessario e logico, pensando al tempo e ai costi richiesti al cittadino che deve presentare un’istanza ed ottenere una risposta. Talvolta, quando una persona attende da tempo risposta da un ufficio pubblico, lo si sente dire, scoraggiato, per non dire rassegnato: “che cosa vuoi, loro hanno il coltello per il manico”. Una metafora, questa, che esprime purtroppo un diffuso sentimento di disaffezione verso i pubblici poteri. Il politico eletto, inoltre, dovrebbe chiedere ragione ai propri dipendenti della razionalità di determinati atti e tempi, e non lasciar fare semplicemente per sentirsi protetto. Per altro verso, dobbiamo anche riconoscere che il funzionario non può operare nella preoccupazione che il politico lo lascia fare per poi scaricare su di lui tutte le responsabilità per eventuali problemi che pos-

sono emergere. È spiacevole registrare casi in cui la mano pubblica si pone in termini hobbesiani nei confronti dei cittadini. Quando un cittadino esprime la volontà di realizzare qualcosa, il pubblico nelle sue varie espressioni dovrebbe, accertata la legittimità della richiesta, fare tutto il possibile per venire incontro in tempi brevi alle istanze poste. Questo era, seppur in un contesto storico diverso, l’atteggiamento dei pubblici servitori nella Mitteleuropea. Talvolta si ha realmente l’impressione che di fronte ad una richiesta rivolta alla parte pubblica vi sia un impegno a verificare ciò che può ostacolare più che agevolare il soddisfacimento dell’istanza del cittadino. Sarebbe certamente sbagliato e ingiusto fare di tutto ciò una generalizzazione, perché non mancano evidentemente eccezionali esempi di vero servizio, dei quale è bene dare atto.


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Ha vissuto lo spartito della sua vita in libertà, senza mai obbedire ad alcuno, con l’inserimento di note originali e un leitmotiv ricorrente: la generosità verso il prossimo e la determinazione nel realizzare idee, progetti, sogni. Tutta la sua esistenza l’ha affrontata come ha voluto, anche gli ultimi giorni, le ultime ore, decidendo, ancora una volta, l’ultima volta, con la sua testa, senza ascoltare nessuno. Questo e molto altro è stato il cavaliere Angiolino Binelli, uomo della montagna, soccorritore nel profondo dell’anima, ideatore, cinquant’anni fa (1972), della Targa d’argento-Premio internazionale della Solidarietà alpina. Spirato sabato 11 giugno presso la Rsa di Pinzolo, dove era ospite da alcuni mesi, lascia un patrimonio di generosità grande e unico. Il Premio internazionale di Solidarietà alpina, Angiolino Binelli lo aveva fondato per dare un volto e una voce ai silenziosi soccorritori della montagna, protagonisti di vere e proprie imprese di salvataggio di vite umane mettendo a rischio la propria. Nel settembre 2021 la cinquantesima edizione, un traguardo importante al quale Binelli teneva tantissimo e che è riuscito a realizzare come desiderato. Originale, un po’ sopra le righe, dicono alcuni riferendosi all’“Angiolino”. Altruista e sincero, affermano tutti. Pur con gli acciacchi dovuti all’età, ogni anno la consegna del Premio lo riportava in prima linea con le sue massime di saggezza, sincere e senza filtri. Al tavolo delle autorità come in strada, il messaggio di Binelli è stato forte. “Ho voluto tutto questo – diceva – per dare un volto e una voce alle donne e agli uomini di montagna che in silenzio, senza clamore, rischiano la loro vita per salvare quella degli altri. La vita ha un valore umano e morale irripetibile che noi soccorritori conosciamo bene”. Nel Soccorso alpino di Pinzolo ha operato quasi trent’anni. Ad ogni chiamata, lui che faceva il cal-

Attualità

LUGLIO 2022

Angiolino Binelli, un patrimonio di generosità Alberta Voltolini

Il fondatore del Premio di Solidarietà alpina, 88 anni, è spirato l’11 giugno a Pinzolo. La Targa d’argento ha riconosciuto per cinquant’anni il coraggio dei soccorritori.

zolaio e aveva un negozio, abbandonava tutto per portare aiuto dove vi fosse necessità. Di tasca sua pagò l’acquisto di un’ambulanza a supporto dell’operatività della stazione e attivò, per essere ancora più tempestivi, il servizio di collegamento radio 24 ore su 24 con i rifugi. Proprio di ritorno da una complessa operazione di soccorso, nel 1972, l’idea di attivare il Premio portato avanti,

fino ad oggi, con impegno e dedizione insieme ad un gruppo di fidati collaboratori: (Giuseppe Ciaghi, la segretaria Fabrizia Caola, il cerimoniere Luciano Imperadori, Valter Vidi, Dino Leonesi, Carmelo Genetin e Paolo Querio). “Angiolino non è stato solo un uomo di montagna - ha avuto modo di scrivere e dire Giuseppe Ciaghi - ma un uomo vero, autentico. Quello che diceva faceva,

senza girarci tanto intorno. Se aveva un obiettivo è sicuro che lo raggiungeva dato il suo spirito tenace, caparbio, ostinato. Nessun ostacolo è mai riuscito a fermarlo. Lui è riuscito a dire e a fare quello che tutti pensavano. La comunità di Pinzolo è stata la sua famiglia, si è sempre prestato in tanti settori con

generosità e altruismo. Sei stato caparbio e ostinato fino alla fine - ha aggiunto Ciaghi in un ultimo saluto presso il cimitero di San Vigilio - hai deciso tu di andare a vedere cosa c’è di là e incontrare i tanti amici del passato che ti hanno preceduto. Il tuo spirito rimarrà vivo in chi ti ha conosciuto. Ti dicia-

mo grazie e cercheremo di portare avanti il “tuo” Premio nel modo migliore possibile e consapevoli che la tua presenza era una assoluta garanzia”. Cammina, ora, Angiolino, su nel paradiso, per le tue montagne, le montagne della libertà e delle persone giuste.


Europa

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Oltre le fionde

di Paolo Magagnotti

Erano le prime ore di domenica scorsa 26 giugno. Mi trovavo nel soggiorno della mia casa in Val di Sole quando ad un certo punto entra, scendendo dal piano superiore, una donna in pianto con il cellulare in mano. Mi fa vedere le immagini che scorrono sullo schermo del telefonino e mi dice: “Guarda Paolo che cosa è successo questa mattina nella mia città”! Anastasiia è una giovane signora ucraina fuggita con sua figlia di tredici anni da Kiev dopo l’invasione russa, mentre il marito è al fronte in Donbass. E’ profondamente sconvolta; mi indica l’immagine di pompieri che stanno portando in salvo una bambina di sette anni con il volto macchiato di sangue; la giovane creatura è salva, ma il padre di 37 anni è stato appena ucciso da un pezzo di uno dei quattordici missili lanciati dai sol-

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Kiev, prime ore di domenica 26 giugno 2022: salvataggio della bambina di 7 anni Eugenia, in seguito ad attacco missilistico russo nel quale è rimasto ucciso il padre di 37 anni, con la madre rimasta sepolta sotto le macerie. dati del criminale Putin nel cuore della capitale ucraina e la mamma è incastrata fra blocchi di cemento armato risultanti dall’edificio da poco distrutto. Nelle stesse ore altri quarantotto missili son piovu-

to su altre parti del paese. Altri pompieri cercano di estrarla, nella speranza di salvarla; uscirà ancora viva, ma a causa delle gravi ferite non è certa la sua sopravvivenza. Verrà accertato che la madre ha

passaporto della Federazione russa. Le immagini di distruzione della cornice in cui si cerca di salvare una mamma e la sua bambina sono terribilmente strazianti. Non ho potuto non pesare alle tante situazioni

analoghe, non sempre riprese dalle telecamere, che dal 24 febbraio scorso si ripetono ogni giorno. L’attacco di domenica scorsa è stato il più forte e devastante sulla capitale ucraina. Qualche settimana fa la follia di Putin ha voluto dare un segnale di ammonimento al segretario generale delle Nazioni Unite proprio mentre si trovava a Kiev facendo lanciare un paio di missili sulla città. Il terribile attacco di domenica scorsa è avvenuto a pochi giorni dalla visita a Kiev di tre capi di governo dei maggiori Stati membri dell’Unione europea e nel primo giorno di incontro i n Germania del G 7, che riunisce i massimi leader dei sette Paesi più economicamente più avanzati del mondo. Ci troviamo di fronte a segnali e fatti sempre più inquietanti. Semmai qualcuno avesse ancora dei dubbi sulle intenzioni e sulle mire espressioniste della Russia, spero che si convinca che l’attacco di domenica su Kiev ha segnato una fortissima accelerazione sulle intenzioni di marcia di Mosca non solo sul territorio ucraino ma anche al di là dei suoi confini. Mentre il morale dei soldati ucraini sta purtroppo scemando, perché non sono più convinti come all’inizio del conflitto di poter avere vittoria sull’avversario, in talune realtà di quell’Occidente che si è impegnato ad aiutare l’Ucraina nella sua difesa contro l’aggressione si discute ancora sul fatto se sia il caso o meno di inviare armi in aiuto all’esercito del martoriato Paese. Sarebbe ingiusto e inge-

neroso non riconoscere lo slancio che vi è stato in termini di aiuti umanitari e di sostegno alla difesa fin dall’inizio del conflitto. Ora, tuttavia, dobbiamo essere coscienti che senza un ulteriore forte aiuto militare di alto livello non vi è alcuna speranza per il popolo ucraino, e dobbiamo pure essere pronti a vedere missili russi cadere sull’Europa comunitaria, senza illuderci che un eventuale attacco a un paese Nato veda giungere in aiuto del territorio colpito tutti gli eserciti dell’Alleanza atlantica nel giro di poche ore. Tutti, o almeno i più, vogliono la pace e preferirebbero il dialogo alle armi. Purtroppo, certi segmenti della natura umana e la storia ci insegnano che le parole - soprattutto per chi, come Putin in questa guerra, finge solo di ascoltarle - non sempre possono essere alternativa alle armi. Armi – diciamolo pure con amarezza e sofferenza, ma con senso della realtà - che non possono essere solo delle fionde, perché ben altro serve agli ucraini per sperare di sconfiggere i russi e salvare il loro Paese, per portarlo al sicuro sotto il tetto della Casa comune di Paesi democratici europei, che con l’aiuto della Nato potranno garantire maggiore protezione. Nella speranza che nel frattempo l’Unione europea si doti di quella comunità europea di difesa che menti lungimiranti, come Alcide De Gasperi, avevano ritenuto necessaria e urgente oltre settant’anni fa.


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Irene Matassoni e Angela Caldini sono due delle 12 partecipanti che hanno preso parte al progetto della San Vili Special Week, in programma dal 20 al 26 giugno. In quei giorni un gruppo di persone, vedenti ipovedenti e ciechi, ha percorso il Cammino di San Vili affiancati da due Accompagnatori di Media Montagna. Forse non c’è bisogno di spiegarlo, ma il cammino, secondo la leggenda, sarebbe quello percorso da San Vigilio nella sua opera di evangelizzazione delle valli Giudicarie ancora nel IV secolo d.C. Lungo più di 100 km, va oggi da Madonna di Campiglio al Duomo di Trento, è un bene culturale e paesaggistico oltre che un’attrazione turistica che oggi riscuote interesse anche fuori regione. Quella della San Vili Special Week è un’iniziativa che mette al centro la promozione del territorio in un’ottica di accoglienza ed inclusività. Non a caso l’idea di AbilNova ex AbC IRIFOR del Trentino – Cooperativa trentina che opera per la disabilità sensoriale visiva e uditiva – è sostenuta anche da Natourism srl, un network di professionisti per lo sviluppo di turismo sostenibile e competitivo. In prima linea anche Parco Fluviale della Sarca e Dolomiti Energia, SAT e Parco Naturale Adamello Brenta, le Apt dei territori coinvolti - Madonna di Campiglio, Garda Dolomiti, Dolomiti Paganella e Trento Monte Bondone. Ma torniamo a chi San Vili lo percorre! Irene ed Angela si conoscono da tempo e di cammini insieme, in realtà, ne hanno già sperimentati, tra cui lo stesso San Vili nell’edizione di prova dello scorso autunno. Angela è ipovedente mentre Irene è vedente e lavora per Abilnova nell’area progetti e comunicazione. Irene, parlaci del progetto e dei suoi obiettivi. Il progetto nasce dopo l’esperimento di successo dello scorso ottobre, “Cammino San Vili in tutti i sensi”, in cui abbiamo percorso tre giorni da Spiazzo a Toblino. AbilNova si occupa di disabilità a tutto tondo mettendo al centro la persona e il suo benessere, dato anche dal raggiungimento di una propria autonomia. Tutte le persone hanno dei limiti, ma per quelli relativi a cecità e sordità noi cerchiamo di offrire strategie e strumenti per poterli affrontare e condurre una vita piena e soddisfacente. Costruiamo progetti personalizzati per raggiungere questi obiettivi, e la proposta riguardante San Vili è uno di questi. La San Vili Special Week promuove il territorio inclusivo ed il turismo lento. Al termine di ogni giornata di cammino c’è stata una serata aperta al pubblico per sensibilizzare la comunità su diverse tematiche. Vengono coinvolte parecchie realtà locali, il nostro scopo è anche fare rete. Angela, dicci la tua sul tema di accessibilità e territorio. Per una persona che non vede

Attualità

LUGLIO 2022

San Vili, l’inclusione in un cammino Martina Sebastiani

Il progetto ha portato a ripercorrere le orme di San Vigilio dodici camminatori – vedenti, ipovedenti e ciechi – per un’esperienza di inclusione unica e speciale o vede poco l’accessibilità non è un fattore solo strutturale ma conta molto quanto le persone che si incontrano siano disposte a comprenderci e trattarci come persone. Poi si può andare davvero ovunque! Per natura io tendo a buttarmi in tutte le esperienze e, se so di poter avere una buona guida, non temo nessun tipo di sentiero o ambiente. Parlaci della tua esperienza a ottobre. Ho partecipato alla tre giorni di “Cammino San Vili in tutti i sensi” dove personalmente non ho riscontrato particolari difficoltà anche perché sono abituata ad andare in montagna su sentieri di vario tipo. Come sempre, anche in quell’occasione, ho potuto contare sull’accompagnamento delle persone vedenti che mi hanno aiutato dandomi sicurezza. È stata un’esperienza ricca di emozioni, che ho condiviso con persone che già conoscevo ma anche nuove, incrociando passi e storie. In un gruppo misto, che è quello che onestamente preferisco, la cosa bella è che ciascuno può portare il proprio contributo e ci si arricchisce reciprocamente. Dove non arrivano i miei occhi, arrivano i miei sensi che ho imparato ad usare: spesso mi capita di far notare a chi mi accompagna cose che erano sfuggite alla vista ma che io avevo percepito con tatto, olfatto e udito. Qual è il tuo rapporto coi Cammini e con la natura? Le escursioni in natura per me sono rivitalizzanti perché consentono al mio corpo di entrare in diretto contatto con la natura. Ho sempre avuto la fortuna di poter contare su accompagnatori e guide molto attenti e sensibili. Non è il mio primo cammino: lo scorso anno ho percorso il Cammino dei Briganti in Abruzzo, di recente a gennaio il Cammino di San Jacopo in Toscana. Conosco bene il Trentino, sono originaria di Pietra Murata, ma non mi sento di fare paragoni con San Vili perché ogni cammino è un mondo a sé, per le persone con cui si condivide l’esperienza, per i posti che si scoprono e per

le emozioni che, per fortuna, non sono mai uguali. Sono certa che anche nella prossima avventura sul San Vili potrò, insieme a tutti gli altri partecipanti, portare a casa cose preziose.

Perché sei tornata a percorrere San Vili? Ho deciso di prendere parte all’iniziativa anche

quest’anno perché nei tre giorni di ottobre mi sembrava di aver lasciato a metà qualcosa: mi piaceva

l’idea di percorrerlo dall’inizio alla fine, specialmente in riferimento a un cammino alle porte di casa. È un’occasione per scoprire un altro angolo del mio territorio e sono molto curiosa di conoscere non vedenti da tutt’Italia con cui condividere esperienze, percezioni, sensazioni. La cosa fondamentale in un progetto come questo, così come in tutte le cose che amo maggiormente, è proprio la condivisione con le persone che vivono con me l’esperienza.

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LUGLIO 2022

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Rubrica Salute

LUGLIO 2022

Il premio Pezcoller a Steven A. Rosenberg Ero in ritardo ma quando sono entrato nel foyer del teatro Sociale, l’ho trovato con poche persone presenti. L’inizio della cerimonia di premiazione del Pezcoller 2022 era stata posticipata di trenta minuti. Non sono rimasto ad aspettare; sono entrato, a platea quasi vuota e mi sono seduto nel posto che avevo prenotato. Nel silenzio del momento ho recuperato il ricordo del mio incontro di tanti anni fa con Steven A. Rosenberg, il premiato di quest’anno. Io giovane oncologo in formazione l’avevo avvicinato alla fine di una sessione ASCO ( il congresso mondiale di oncologia che si tiene tutti gli anni in USA) e gli avevo chiesto un parere per una terapia di un mio paziente affetto da melanoma. La sua cortesia mi aveva commosso e ricordo ancora la fine del suo discorso : “Interleuchina (IL-2) fino a miglior risposta.” Il paziente di allora è vivo, è guarito e sta bene; ma anche altri miei pazienti, affetti da melanoma hanno beneficiati della stessa terapia. Steven A.Rosenberg è il direttore della Divisione di Chirurgia del National Cancer Institute (NCI) di Bethesda (USA) ed è un pioniere della medicina per essere stato il primo ad introdurre la terapia immunologica nella cura dei tumori. Racconta che ancora studente fu colpito da due pazienti, il primo trapiantato con un rene che conteneva un tumore occulto e che aveva successivamente sviluppato un tumore metastatico del rene. Alla sospensione dei farmaci antirigetto (usati per proteggere il rene trapiantato) il suo sistema immunitario aveva aggredito non solo il rene trapiantato ma aveva eliminato anche il tumore. Questo a dimostrazione che il nostro sistema immunitario è capace di reagire in maniera molto potente quando riconosce come estraneo il tumore. Il secondo paziente era guarito da un tumore dello stomaco senza alcuna terapia, anche qui per effetto del sistema immunitario. La sua intuizione è stata quella di lavorare con un ormone l’Interleuchina-2 (IL-2) che è capace di stimolare delle cellule particolari del sistema immunitario chiamate Linfociti T. Con dosi elevate di Interleuchina, per stimolare al massimo il sistema immunitario, aveva visto regredire un melanoma metastatico in una giovane donna, la sua prima paziente. Dopo questa prima osservazione ha trattato oltre 600 pazienti con melanoma e cancro metastatico del rene ottenendo una regressione

di Gianni Ambrosini

Pioniere della medicina. Premiato per essere stato il primo ad introdurre la terapia immunologica nella cura dei tumori. duratura in più di un terzo dei casi. I suoi risultati sono stati così brillanti che la FDA (Food and Drug Administration) negli USA ha autorizzato l’uso della IL-2 come primo farmaco immunoterapico per la cura del rene metastatico nel 1992 e del melanoma nel 1998. L’Interleuchina è una proteina prodotta dal nostro organismo in piccole quantità. Ha molte funzioni ma quella principale è l’azione di stimolo sul sistema im-

munitario nel combattere le infezioni. Il sistema immunitario ci difende in genere da molecole pericolose. Ma alcune volte fallisce il compito, come nel caso delle cellule tumorali, che per effetto delle mutazioni genetiche che le fanno diventare maligne, sfuggono al controllo del sistema immunitario, che non riesce ad individuarle. I linfociti T, che possiamo identificare come i generali del S.I. perché dirigono le operazioni di difesa, sono molto frequentemente associati con le cellule tumorali, come se le studiassero, ma non riescono ad ucciderle, ad eliminarle perché sembrano identiche a quelle normali. Ma esiste la possibilità tecnica di modificare i linfociti T di un paziente con interventi di ingegneria genetica. C’è la possibilità di armarli con un “recettore antigenico chimerico di superficie (CAR)”: una proteina introdotta sulla loro superficie in laboratorio, in modo che possano riconoscere le cellule tumorali, cercarle, legarle, ed eliminarle. Era un’ipotesi “ pionieristica ”perché nessuno l’aveva mai tentata prima, anche per motivi di tipo etico; spa-

ventava l’idea di introdurre delle modifiche genetiche in cellule umane, anche se era per combattere il cancro. Ma nel 1990, dopo le dovute revisioni e autorizzazioni degli organi di legge, il dr. Rosenberg ha trattato il primo paziente affetto da melanoma metastatico con cellule geneticamente modificate. In termini pratici : nella fase 1 si prelevano i linfociti T dal paziente, è facile trovarli perché sono presenti dove

si trova il tumore; nella fase 2 in laboratorio si inserisce il gene che le farà diventare CAR-T ; nella fase 3 le cellule modificate, sono molto attive e in grado di distruggere le cellule tumorali che presentano sulla loro superficie l’omologo della proteina di cui è stato dotato anche il linfocita CAR-T; nella fase 4 si fanno crescere queste cellule fino a farle diventare molti milioni; nella fase 5 questi milioni di cellule vengono infuse attraverso una vena (come una normale trasfusione ) nel corpo del paziente; nella fase 6 si scatena la guerra nel vero senso del termine : le cellule che sono state armate (le CAR-T) cercano e uccidono tutte le cellule cancerose che riescono a trovare, perché presentano sulla loro superficie una proteina (antigene bersaglio) che loro sanno riconoscere. La terapia con cellule CAR-T è stata approvata dalla FDA ed è commercialmente disponibile. Inizialmente la terapia con CAR-T ha dato risultati molto importanti nella cura della leucemia linfoblastica acuta dei bambini con risposte durature nel tempo che hanno superato l’80% . La

capacità di uccidere dei linfociti può svanire, possono diventare spettatori esauriti, da potenziali distruttori. Ma si è visto che possono anche indugiare nel corpo per molti anni (cloni) per essere schie-

rati rapidamente se la stessa minaccia dovesse riapparire. Guidati dal dr. Rosenberg i ricercatoti del NCI (National Cancer Institute) di Bethesda hanno lavorato sulla ingegneria genetica come potenziale trattamento del cancro per quasi trent’anni. La terapia dei tumori si basa sulla chirurgia, la radioterapia e la chemioterapia. La chemioterapia negli ultimi anni si è giovata dell’apporto innovativo di farmaci sempre più selettivi, che mirano a colpire solo le cellule tumorali. L’immunoterapia a buon diritto si è aggiunta alle tre metodiche classiche. Il S.I. è una complessa rete di cellule che difende il nostro corpo dalle infezioni e dalle malattie come il cancro. Le cellule

tumorali possono presentare delle differenze rispetto alle cellule normali che le possono rendere estranee al S.I. che viene ingannato, non le riconosce e non sa eliminarle. I Linfociti sono gli attori più importanti di tutto il sistema, sappiamo come funzionano e perché alcune volte sono efficaci o molto efficaci e alcune volte sono “spettatori incompetenti”. Disponiamo di tecnologie avanzate che ci danno la possibilità, oggi più di ieri, di modificare i comportamenti delle nostre cellule di difesa. La via è ancora lunga, ma sono sempre di meno i tumori “orfani” di terapia e sempre di più quelli che si giovano di terapie “innovative”.

Rettifica

Nel numero di Giugno del Giornale delle Giudicarie, all’interno della rubrica fotografica, questa fotografia è stata localizzata erroneamente a Stenico. Siamo invece a San Lorenzo in Banale. Ringraziamo la lettrice che ce lo ha segnalato.


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PAGINA A CURA LUGLIO DEL CENTRO PAG. 2022 STUDI JUDICARIA

Care lettrici e cari lettori, arriviamo alla quarta pagina dedicata al tempo andato. Questo mese abbiamo deciso di dedicare le immagini del ricordo ai paesi della prima metà del secolo scorso. Ci siamo chiesti da dove partire: da qualche parte bisogna pur partire. Sarà l’atmosfera estiva, saranno le colonne di automobili che salgono da sud a nord, sta di fatto che ci siamo fatti prendere la mano dall’alta Rendena, certamente il fazzoletto di terra giudicariese che vive con maggiore intensità il fenomeno turistico. E per quanto riguarda nello specifico Madonna di Campiglio, cominciò a vivere con l’”industria dei forestieri”, come la chiamavano allora, già all’inizio del secolo ventesimo. Il boom sarebbe arrivato parecchi decenni dopo, a partire dagli anni Sessanta, ma i primi vagiti li lanciò nei primi decenni del Novecento.

Spiazzo

Giustino

Carisolo

Pinzolo

Madonna di Campiglio

Vigo Rendena

COM’ERANO I PAESI

Villa Rendena

Il turismo ha fatto venire l’acquolina in bocca a molti. Così dagli anni Sessanta in poi alcuni centri (in particolare proprio quelli dell’alta Rendena) hanno cambiato volto. Campiglio è l’esempio più macroscopico, con la nascita dal nulla di condomini più o meno grandi, con appartamenti subito venduti ai lombardi che cominciavano a vivere il benessere derivato dal miracolo economico. Carisolo gli andò a ruota, diventando di fatto una sorta di paese dormitorio con migliaia di posti letto nelle seconde e terze case. Chi ha una certa età quei cambiamenti li ricorda bene. Come ricorda bene gli spazi vuoti, improvvisamente occupati da case, alberghi e condomini, a raccontare che un’economia stava cambiando: si passava dalla civiltà contadina, dalla società dell’emigrazione, all’industria turistica. I versanti montuosi diventavano piste. E’ un’economia che ha pervaso principalmente l’alta valle, intaccando poco o nulla la parte bassa. Basta dare un’occhiata alle immagini di questa pagina e poi fare un giro nei centri interessati per rendersi conto dei mutamenti radicali. Intendiamoci, in un secolo si è ribaltato il mondo, quindi è facile (ed è logico) incontrare cambiamenti ovunque. Per capirci, le strade (non solo sotto i nostri paralleli) non sono più sterrate nemmeno per arrivare in malga. Ma gli spazi ariosi fra casa e casa non esistono quasi più. Si è costruito ovunque. Oggi sarebbe impossibile usare le piazze, come si faceva un tempo, per giocare a tamburello fra adulti e a guardie e ladri fra bambini. La rivoluzione urbanistica (spesso purtroppo incontrollata) ha caratterizzato anche le nostre vallate. E il paesaggio ne ha risentito pesantemente. Verrebbe da parafrasare un luogo comune tipico del popolo riferito alle stagioni, cambiando il soggetto: non sono più i panorami di una volta!


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La Casa Museo dell’emigrazione di Pinzolo aspetta di passare dal concepimento alla gestazione. Il concepimento (così lo hanno definito gli oratori intervenuti al convegno di presentazione dell’idea svoltosi venerdì 10 giugno scorso al Paladolomiti di Pinzolo) c’è stato. Si tratta di costruire. Per questo il Centro Studi Judicaria, che da molti anni si sta battendo per la realizzazione di una Casa in grado di ospitare la memoria di un fenomeno importante come l’emigrazione, ha scritto ai Comuni ed alle associazioni più di una lettera nel tentativo di coinvolgere numerosi soggetti in quella che può essere definita una scommessa del territorio giudicariese prima di tutto, ma poi dell’intero Trentino. Al convegno di Pinzolo erano presenti e hanno parlato favorevolmente gli assessori provinciali Roberto Failoni e Mattia Gottardi, mentre Mario Tonina (impegnato fuori zona) ha mandato una lettera di sostegno. C’erano anche Ileana Olivo (dirigente della Provincia nel settore) e vari sindaci, oltre all’onorevole Diego Binelli ed al presidente dell’Apt Tullio Serafini. Per tutti ha parlato il padrone di casa, Michele Cereghini, primo cittadino di Pinzolo, manifestando pieno appoggio all’idea che sta prendendo forma. Particolare e gradito sostegno è venuto dal Mei, il Museo nazionale dell’emigrazione di Genova, che a Pinzolo ha inviato Leila Maiocco, mentre online è intervenuto il direttoMartedì 7 giugno il Consiglio Direttivo del Consorzio Bim del Chiese ha approvato il nuovo Bando Agricoltura e Paesaggio 2022, da qualche giorno disponibile sul sito web del Consorzio Bim del Chiese, unitamente alla modulistica per la domanda e liquidazione del contributo. Si tratta di un’iniziativa con la quale il Bim del Chiese vuole sostenere progetti ed interventi in ambito agricolo e volti al recupero del paesaggio. Il bando si compone di una sezione “Agricoltura”, già promossa ed apprezzata in passato, tra i cui beneficiari rientrano i privati, le associazioni di settore senza scopo di lucro e le aziende agricole iscritte nella Sezione II dell’archivio provinciale (cosiddette “aziende agricole di seconda”), ed una sezione “Paesaggio” dedicata ai consorzi di miglioramento fondiario. All’interno dell’ambitoAgricoltura sono ammessi interventi di recupero e/o bonifica di terreni finalizzati alla realizzazione di prato stabile, arativo ed impianti di coltivazione, nonché progetti ed iniziative di valorizzazione ambientale e progetti integrati legati ad attività agronomiche. Tra le numerose spese ammissibili, descritte all’art. 15 del bando, è opportuno sottolineare quelle per la sistemazione dei muri di sostegno, scogliere e gabbionate, la realizzazione delle strutture per gli impianti produttivi (scavi, pali, fili, tutori, reti, materiali per l’irrigazione

Attualità

LUGLIO 2022

Un passo in più verso il Museo dell’Emigrazione di Giuliano Beltrami

Al convegno di Pinzolo del giugno scorso la scommessa giudicariese di dare una casa alla memoria del fenomeno migratorio ha raccolto sostenitori re Pierangelo Campodonico. Presente anche il presidente dell’associazione Trentini nel mondo Armando Maistri, perché l’istituzione che si occupa delle decine di migliaia di emigranti trentini che abitano i quattro angoli del pianeta vede con estremo favore l’istituzione di una Casa museo capace di raccontare un’epopea. Capace di parlare dei “moleti”, che sono partiti proprio dall’alta Rendena, ma senza dimenticare tutti gli altri. Dalle valli, dalla montagna (che sa essere avara) partivano in tanti, in genere i più coraggiosi, e si inventavano specializzazioni. Pensiamo ai venditori di santini della Valsugana, agli aisenponeri che andavano a

costruire le ferrovie fino in Siberia, ai paroloti, agli “uomini delle roste” che sistemavano gli argini degli impetuosi torrenti di montagna in tutto il territorio dell’impero austro-ungarico. Pensiamo alle serve, queste ragazze che partivano per Milano, Genova, Firenze, perfino Bari, per fare le domestiche nelle case dei nobili, ebrei, massoni, ricchi industriali. Infine un pensiero agli emigranti non specializzati: dalla valle del Chiese (per dirne una) sono partiti per Solvay (Stato di New York), nella fabbrica chimica, ad Alliance (nell’Ohio) nelle fabbriche metalmeccaniche, nello Wyoming, nelle miniere di carbone, in Argentina e

Brasile a fare i contadini e gli allevatori. Non solo come centro di documentazione, raccolta e riproposta del fenomeno migratorio sotto il punto di vista storico, ovvero legato alle vicende dei tanti emigranti sparsi per il mondo nelle varie epoche, compresa quella attuale, ma anche come punto di aggregazione e di riferimento per i tanti emigranti di origine trentina che ricercano contatti con le proprie origini, oltre che come luogo di cultura per quel “turismo delle radici” di cui si parla tanto in questi ultimi tempi.

“La Casa-Museo, pensata come spazio intermodale, interattivo, dinamico, moderno e comunicativo, sarà – scrive il Centro Studi ai Comuni - un luogo empatico, pensato per produrre emozioni, ma nel contempo un centro di raccolta di documentazione e conoscenza. Un luogo ove tutte le professioni esercitate dagli emigranti delle nostre realtà geografiche possano essere raccontate, studiate e messe nella giusta evidenza attraverso moderni sistemi d’informazione digitali e multimediali. Un luogo adatto a tutti, dai bambini agli adulti, ai portato-

ri di disabilità. Un luogo che posa essere utilizzato dalle scuole per percorsi didattici, dai discendenti degli emigranti per scoprire le loro origini, e infine dalle comunità per le basi di un turismo legato alle radici della nostra storia”. Il prossimo obiettivo: costituire una Conferenza di enti promotori di cui faranno parte la Provincia, i Comuni, vari enti pubblici, associazioni e privati che intendano collaborare. Ciò per far sì che l’idea illustrata si trasformi in progetto ben definito. In testa certamente ci sono il Centro Studi Judicaria (promotore dell’iniziativa), il Comune di Pinzolo (che ha destinato lo spazio necessario per la realizzazione del museo, 400 metri quadrati sotto il Paladolomiti) e l’Associazione Trentini nel Mondo, per i continui rapporti che ancor oggi mantiene con le realtà migratorie trentine all’estero. Andrà in porto? A Pinzolo, al convegno, hanno assicurato tutti di sì. Se son rose fioriranno; se sono ortiche... beh, pungeranno.

Bim del Chiese, approvato il Bando Agricoltura e Paesaggio Un’iniziativa con la quale il Bim del Chiese vuole sostenere progetti ed interventi in ambito agricolo e volti al recupero del paesaggio. ecc), le spese tecniche di progettazione e quelle per il taglio di specie erbacee ed arbustive, compresa la loro trinciatura ed estirpazione delle ceppaie. A seconda della tipologia di intervento i tempi di ultimazione dei lavori variano da 24 a 48 mesi. Se nella sostanza la parte “agricoltura” riprende in molte parti le precedenti edizioni del bando, la vera novità è la sezione “Paesaggio” che per la prima volta apre le porte ai CMF (Consorzi di Miglioramento Fondiario). “L’idea di coinvolgere questi importanti enti è nata dalla volontà del Bim di incentivare gli interventi di bonifica, recupero e miglioramento del territorio, operando su pezzature di terreno interessate anche da più proprietari, così da rendere mag-

giormente tangibile e visibile l’entità dell’intervento, sia per i residenti che per chi transita sul nostro territorio” – riferisce il Vicepresidente del Bim Michele Poletti, che prosegue: “Per sua natura il nostro territorio è spesso caratterizzato, in particolare sulle aree di versante, da particelle di modesta o ridotta estensione per le quali spesso non vi è l’interesse del privato a curarle o bonificarle; enti titolati e competenti come i CMF potrebbero pertanto fungere da regia coinvolgendo più proprietari e coordinando l’intervento”. Un sostegno economico alle iniziative agricole dunque, ma che vuol essere anche uno strumento di contrasto all’avanzare dei boschi e delle sterpaglie verso i nostri centri abitati, causato

dallo spostamento degli ultimi decenni dal settore agricolo a quello dell’industria prima e del terziario poi. In questa prima nuova versione del bando le spese ammissibili per i CMF sono principalmente e volutamente legate alla bonifica, recupero e miglioramento del territorio. “Un primo periodo di “rodaggio” ed un’interlocuzione costruttiva con i cmf permetterà al Bim di perfezionare nel tempo eventuali aspetti e ottimisticamente di estendere le tipologie di interventi ammessi, con riferimento ad esempio agli impianti di irrigazione piuttosto che alla viabilità” prosegue Poletti.

Per l’ambito paesaggio i vincoli, se così si possono definire, si riducono sostanzialmente a tre: gli interventi dovranno coinvolgere almeno tre proprietari, prevedere un’estensione minima di 10.000 mq per i terreni “di fondovalle” o 7.000mq per quelli “di versante” e dovrà essere garantita la gestione e manutenzione dei fondi per almeno 5 anni. In termini economici l’incentivo per i cmf è forte: la misura del contributo assegnabile è infatti fissata nel 90% della spesa ammissibile, fino ad un limite massimo di 60.000 € per intervento. Per la stesura del bando è sta-

ta instituita, nell’autunno dello scorso anno, un’apposita Commissione Agricoltura, composta da quattro membri dell’Assemblea del Bim (il Vicepresidente Poletti, Erick Cellana, Remo Andreolli ed Andrea Amistadi) e da tre tecnici esterni (Pietro Giovanelli, Davide Andreoli e Michele Faccini). “Il nuovo bando è frutto di un vero e proprio lavoro di squadra della commissione, che ringrazio nuovamente; gli obiettivi avanzati dalla componente politica uniti alle competenze e ai suggerimenti messi a disposizione dai tre tecnici hanno prodotto un buon risultato, sicuramente perfettibile ed estendibile negli anni; ora occorre un ulteriore sforzo per diffondere ai nostri censiti e agli addetti al settore questa opportunità; il BIM del Chiese ha prodotto lo strumento, ora auspichiamo in una buona adesione dei privati, delle aziende e dei consorzi di miglioramento fondiario. In questo senso gli uffici del Bim sono a completa disposizione per chiarimenti e informazioni” conclude il Vicepresidente Poletti.


Ambiente

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Il fiume Chiese, un malato grave di Giuliano Beltrami

La siccità, l’uso smodato di acqua da parte di agricoltura e industria stanno minando la salute del fiume

Ma l’avete visto il Po? Una pietraia o poco più, tant’è che nel Polesine il mare, non trovando resistenza alcuna, entra per una quindicina di chilometri portando acqua salata nei campi. E gli affluenti? “Alcuni sembrano addirittura vie di campagna”, denunciava a metà giugno Mario Tozzi sulla stampa. Colpa di chi? Della siccità certamente, ma non solo. Dell’uso che l’homo sapiens sapiens fa dell’acqua. E attenzione (è sempre il geologo Tozzi a parlare), non diamo la colpa agli acquedotti italiani, che perdono acqua come annaffiatoi. C’è altro, molto altro. Lo abbiamo detto, c’è la siccità: non nevica, e piove ogni morte di papa. Fra l’altro i papi non muoiono più: ne abbiamo addirittura due. Battutacce a parte, c’è l’uso smodato dell’acqua. Nell’industria e nell’agricoltura: “Ci vuole più acqua a confezionare la frutta che non quella necessaria a portarla a maturazione. Una sola vacca da carne, per arrivare al macello, vuole tanta acqua quanto quella che serve a far galleggiare un incrociatore” (copyright Mario Tozzi). Ecco, l’agricoltura. C’era una volta, e c’è ancora, una pianura ricca di campi di grano, che viene irrigata oggi come cento anni fa: con l’irrigazione a scorrimento, sprecona senza limiti. Quella pianura sta nella bassa Bresciana e nell’alto Mantovano: parecchie decine di migliaia di ettari. E dove si va a prendere l’acqua? Ecco il punto. Quell’acqua viene dalle valli Giudicarie. Per meglio puntare il mirino: dalla val di Fumo e comunque dai contrafforti dell’Adamello, attraverso il Chiese ed il Caffaro. Aria di ribellione L’8 giugno 2022 era un mercoledì onorato da un bel sole estivo. I sindaci dei comuni rivieraschi del lago d’Idro, Chiara Cimarolli di Bondone, Gianzeno Marca di Bagolino,

Umberto Bondoni di Anfo e Aldo Armani di Idro, insieme al presidente del Bim del Chiese Claudio Cortella ed al coordinatore della Federazione delle ventisei associazioni che lottano per la salvaguardia del fiume Chiese e del lago d’Idro Gianluca Bordiga, partecipano ad una singolare conferenza stampa. Singolare per il posto: il castello di San Giovanni di Bondone, balcone proprio sulla valle del Chiese e sul lago d’Idro. Da decenni da queste parti c’è chi si è mobilitato, talvolta riuscendo a spuntare dei risultati, altre volte riuscendo a prendere pedate (per fortuna virtuali) negli stinchi. Il problema, oggi come cento anni fa, è rappresentato dagli agricoltori della bassa, che succhiano acqua come sanguisughe, infischiandosene bellamente degli interessi della gente che abita lungo l’asse del Chiese e sulle rive del lago. Il fatto è che parliamo di decine di migliaia di agricoltori, contro poche migliaia di abitanti rivieraschi: non c’è storia quanto a peso elettorale. E si vede. L’ultimo sgarbo è clamoroso. Come descritto dal consigliere Cinquestelle Alex Marini in un’interrogazione, “in data 18 dicembre 2018 il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato l’ordine del giorno 173 concernente “la sottoscrizione di un contratto di fiume per il Chiese”. E fin qua niente di stratosferico. Il guaio viene il 22 marzo 2022, quando il Consiglio regionale della Lombardia approva la risoluzione 54 concernente “la tutela e valorizzazione del fiume Chiese e del lago d’Idro” parlando di Contratto di fiume sublacuale. Che tradotto, significa dal lago d’Idro in giù, fino alla confluenza con l’Oglio. E sopra? Chi se ne frega! Oddio, se pensiamo a cosa immaginano per tutela i signori della campagna lombarda, sorretti dai capi del Pirellone...

I reflui del Garda nel Chiese L’ultima trovata: trasferire i reflui del Garda bresciano nel Chiese. Ci interessa? Certo che sì, anche se apparentemente no. Si dirà: “In fondo al Chiese noi non c’entriamo!”. Però ti viene da chiederti: perché trasferire dieci milioni di metri cubi di schifezza in un altro fiume, costruendo un collettore lungo qualche decina di chilometri, un depuratore, investendo 250 milioni, quando basterebbe sistemare quello esistente nel Garda meridionale? E quali conseguenze avrebbe questa “trovata”? Lo scopo denunciato dai protezionisti è chiaro: trasferire ac-

qua dal Garda al Chiese, e quindi alla campagna, dove arriva dopo la depurazione. E a chi abita a nord? Nulla, se non per il fatto che l’acqua del Chiese diventerà (sempre i protezionisti a denunciare) lo sciacquone del Chiese meridionale. Ovviamente il problema si aggrava in considerazione della siccità. Il bacino artificiale di malga Bissina mostrava immagini desolanti, con le fondamenta dei tre edifici coperti dall’acqua dopo la costruzione della diga in bella vista. La storia del dissanguamento 1917. L’inizio della trasformazione del lago d’Idro da lago di origine glaciale a

bacino artificiale comincia 105 anni fa, quando il governo italiano decide di concedere il rilascio di acqua dal lago in quantità tale da abbassare il livello di ben sette metri: da 370 a 363 sul livello del mare. E’ un’enormità per un bacino piccolo come l’Eridio. La concessione è settantennale e si conclude nel 1987. Solo che nel frattempo, a complicare le cose, arrivano negli anni Cinquanta del secolo ventesimo i “grandi lavori”, con la costruzione di un sistema di dighe e centrali dall’alta Valle di Daone a Storo: malga Bissina (bacino di 60 milioni di metri cubi), malga Boazzo (centrale idroelettrica in roccia

e bacino di 12,8 milioni di metri cubi), laghetto di Morandin, bacino di Cimego, con grande centrale idroelettrica. Le centrali sono il cuore pulsante. Il sangue per farle funzionare (l’acqua) viene trasportato da grandi arterie: le condotte da Bissina a Boazzo (700 metri di dislivello), da Boazzo a Cimego (altri 700), da Cimego a Storo (caduta di 90 metri). Idroelettrici a nord, agricoltori a sud. Si capisce che il fiume Chiese, e con esso il lago d’Idro, sono schiavi di interessi altrui. Dopo il 1987 è iniziata una serie di sperimentazioni, ma anche di lotte dure, a dire il vero non particolarmente sorrette dalle pubbliche amministrazioni. Per una ventina d’anni il prelievo dell’acqua si è fermato a 3,25 metri sul livello del mare, finché nel 2007 è arrivata la vittoria: rilascio dell’acqua del lago in quantità tale da abbassare solo di centotrenta centimetri. Ma i contadini lombardi e i loro protettori non se la sono messa via. Non a caso nel 2022 sono tornati alla carica per ripristinare i tre metri e venticinque centimetri. Riparte così la mobilitazione. E stavolta si stanno movendo anche le Amministrazioni locali. Come andrà a finire? La storia è ancora tutta da scrivere. E non è detto che la conclusione sia hollywoodiana, ossia con il lieto fine.


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Cooperando

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Il bando nuova impresa 2022

L’«Avviso n. 1/2022 Contributi per favorire l’avvio di nuove imprese in Provincia di Trento», in breve bando “Nuova impresa 2022”, è un’iniziativa nata per finanziare i costi di avviamento di nuove attività imprenditoriali anche cooperative, destinata ai giovani, alle donne e ai soggetti svantaggiati. I termini per presentare domanda di contributo per favorire l’avvio di nuove imprese, anche cooperative in Provincia di Trento è il 28 luglio 2022 alle ore 15.00. Si tratta di un contributo a fondo perduto a favore di neo-imprenditori, quali giovani, donne, disoccupati (da oltre 6 mesi), per sostenere la nascita di nuove imprese e di finanziarne i costi di avviamento, favorire gli acquisti di beni e servizi avvenuti sul territorio provinciale. L’obiettivo è quello di creare nuove imprese, anche in forma cooperativa, rafforzare il sistema imprenditoriale del Trentino e favorire gli acquisti di beni e servizi

di Alberto Carli

Contributi a fondo perduto per le aziende di giovani, donne e disoccupati.

sul territorio provinciale. Le risorse complessivamente stanziate dalla Provincia autonoma di Trento per l’iniziativa ammontano a 1,4 milioni di euro. L’agevolazione consiste in un contributo a fondo

L’EDITORIALE di Adelino Amistadi Continua dalla Prima Ed è proprio sulle sue ambiguità, sui continui attacchi a Di Maio quale responsabile della politica estera del Governo, sulla storia patetica del no alle armi a Kiev in dissonanza con quanto concordato a livello europeo, sulle critiche continue all’azione del Governo con un mal celato rancore nei confronti del presidente Draghi, sulla debacle alle recenti elezioni amministrative, che è avvenuto in questi giorni quello che da tempo ci si aspettava. Dopo una settimana di scambi continui di critiche più che mai acetose, arrivando all’insulto reciproco, era più che evidente che il disaccordo fra Conte e Di Maio fosse totale e difficile da mediare. Così Di Maio, dopo aver subito un quasi “processo” da parte degli organi del Movimento con il rischio espulsione, non condividendo ormai più la linea ballerina di Conte, ha deciso di abbandonare i 5Stelle di cui è stato uno dei fondatori e leader fin dai primi vagiti stella-

perduto a parziale copertura delle spese sostenute, determinato in percentuale all’importo della spesa ritenuta ammissibile in domanda che non dovrà essere superiore a 100.000 euro. Il bando punta molto

sul sostegno alle spese di consulenza, ammettendo a finanziamento non solo le spese per la progettazione ma anche quelle per la realizzazione delle iniziative (es. non solo progetto del nuovo sito ma anche la sua realizzazione). Le domande vanno presentate - una sola volta e anche tramite un delegato - entro le ore 15:00 del 28 luglio 2022. La domanda va fatta online tramite la piattaforma digitale di iscrizione ai ban-

di di Trentino Sviluppo denominata “Agorà”, sulla quale sono riportate le indicazioni dei documenti e delle informazioni necessarie per richiedere il contributo. Attenzione! Per presentare la domanda è necessario essere in possesso del sistema di identità digitale SPID, il sistema pubblico di identità digitale che permette ai cittadini di accedere ai servizi online delle Pubbliche Amministrazioni e dei soggetti privati con

un’unica Identità Digitale. Nel caso di società e di cooperative, l’impresa è definita giovanile e/o femminile se la proprietà dei neoimprenditori femminili e/o giovanili risulta pari almeno al 51% ed in cui le donne e/o giovani rappresentano la maggioranza all’interno degli organi di amministrazione. I disoccupati di età superiore i 35 anni di sesso maschile possono costituire soltanto imprese individuali.

Vincitori e vinti ri. Con lui sembra si siano schierati 60 deputati e una decina di senatori, ma sono ancora molti gli indecisi. A quanto è emerso in queste ore agitate, sembra che Di Maio e i suoi sodali fonderanno un nuovo partito per essere pronti alla prossima tornata elettorale, mentre Conte con quel che rimane del partito dovrà pensare a riorganizzarsi per risollevarne le sorti in previsione delle elezioni del 2023. Non sarà facile, i sondaggi ad oggi sono impietosi, danno i 5Stelle vicini alla scomparsa. La situazione s’è fatta difficile anche per il Pd, Di Maio è più che mai un alleato fedele, ma Letta deve anche fare i conti con il marasma dei vari partiti centristi, con Calenda e Renzi pronti ad entrare nel “campo largo”, purché il Pd abbandoni al suo destino Conte e quel che rimane del suo partito. Ma anche questo gruppo centrista che vede in Draghi

il suo faro, gente pratica, gente del fare, non ha alternative: se non resterà agganciato al carro della sinistra difficilmente potrà spostarsi in altre zone. Giorgia Meloni è la vincitrice indiscussa del centrodestra, ma la sua marcia trionfale disturba molto i suoi alleati. Dovrà tenere sempre gli occhi ben aperti, Salvini e Berlusconi sono imprevedibili, i loro trappoloni sono dietro l’angolo. La leader che ha portato FdI dal 4% in Parlamento a 23% nei sondaggi, conti-

nua alla grande a danno soprattutto di una Lega in stato confusionale. Il partito di Salvini è ormai una barca che cambia rotta ad ogni soffio di vento e rischia di affondare. Quel che gira nella sua testa in questi giorni di profonda delusione, non è facile da decifrare. Potrebbe addirittura cambiare opinione e pensare ai vecchi amori, non è la prima volta. “Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione” dice un vecchio proverbio e il segretario della Lega da questo punto di vista

lo possiamo considerare uno dei più grandi geni della storia, che cambia parere come lui non c’è nessuno. La batosta sul referendum è esemplare: Salvini, com’è solito, può prendersela con chi vuole, ma se non ha convinto neanche i suoi elettori ad andare alle urne per un referendum voluto da lui, la responsabilità è solo sua e del suo partito. Più Salvini si indebolisce più cresce l’ostilità contro la Meloni dell’asse Lega-Forza Italia non rassegnandosi all’idea di

un eventuale governo di centrodestra guidato dalla fortissima Giorgia. Lo stesso Berlusconi assiste ormai patetico alla rissa all’interno di Forza Italia per assicurarsi la sua eredità politica, Forza Italia esce dalla elezioni con un 4-5% ed alcuni protagonisti del partito stanno meditando l’abbandono. Lo stesso Salvini sembra essere in difficoltà con i suoi “governatori ragionevoli” e con i suoi “ministri stimati” da Draghi. A questo punto l’obiettivo un po’ di tutti è sconfiggere Giorgia Meloni. É qui che si capisce l’ansia di Salvini e la preoccupazione di Letta. Ma non sarà facile, sarebbe necessario un programma di lungo periodo, ma le elezioni nazionali sono previste per il prossimo anno. Comunque gli strateghi sono già al lavoro ed hanno già trovato delle mosse vincenti. Ma non ora, che fa caldo e si va in ferie. A settembre, semmai...


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STØNE La pompa di calore che non devi più nascondere

Soluzioni innovative in pompa di calore per il comfort residenziale.

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Cultura

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L’estate all’ombra di un romanzo “Vacanza e tempi più rilassati sono sicuramente fattori che incidono positivamente sulla mente delle persone, che finalmente possono dedicarsi ad attività non lavorative con maggior attenzione e soprattutto piacere. Trovare il tempo di leggere in estate è sicuramente più semplice: le giornate e soprattutto serate sono più lunghe, c’è voglia di passare più tempo all’aperto, magari proprio in compagnia di un buon libro mentre si prende la tintarella”, così aprono la riflessione sul piacere della lettura in estate le due libraie e animatrici della lettura della “LIBreria Passpartù” di Condino Ilaria Antonini e Barbara Balduzzi. A loro infatti abbiamo chiesto se sia possibile che la nuova stagione, col suo tempo lento, o “slow” che si voglia dire, in casa o anche, e soprattutto, all’aperto, offra maggiori possibilità di stare bene viaggiando con la mente attraverso i libri. A quanto pare sembra proprio di sì.

di Mariachiara Rizzonelli

Per i bambini valgono ancora i consigli di Gianni Rodari: niente imposizioni, giudizi, o libri usati come punizione “È vero, in estate c’è voglia di incontrare gente e di muoversi, ma rimane comunque la voglia di prendersi dei momenti per sé, di stare in pace e in silenzio e trasportare la mente da un’altra parte, vivere un’avventura che solo una storia può trasmettere” affermano Ilaria e Barbara – “Con la lettura ognuno di noi può ritrovarsi infatti nel mondo che più ama; l’amica romantica in una storia d’amore, un lettore curioso in un racconto di viaggi, un appassionato di astronomia in un saggio scientifico e via dicendo”. I libri sono strumenti davvero aggiornati in cui ogni tipo di lettore può ritrovarsi e riconoscersi, concordano le nostre libraie. Cosa che può accadere agli

adulti ma anche a giovani e bambini. In particolare i libri per ragazzi di oggi raccontano il loro mondo, le loro emozioni, i loro problemi. Il problema è, che normalmente a dirti di leggere sono sempre degli adulti (genitori, insegnanti, bibliotecari, librai) e ciò non aiuta. Sarebbe utile che a parlarne fossero invece persone che ai ragazzi piacciono, i famosi influencer, o che a raccontare un libro fosse qualche campione sportivo (magari del mondo calcistico) ed allora, come sperimentato, tutti vorrebbero leggere quel libro (“Poi anche chi parla di libri dovrebbe essere però formato e lettore a sua volta”, sottolineano).

Un discorso particolare va fatto nel caso dei libri per bambini: “Un bambino, se non è in grado di leggere autonomamente, ha bisogno di essere accompagnato; creare uno spazio e un contesto per la lettura vuol dire prendersi cura di lui. La lettura condivisa è magica e preziosa, perché vuol dire che in quel momento l’adulto di riferimento, soprattutto quando in estate non è più l’insegnante, si concentra e smette di fare altro per stare con il bambino; questo crea contatto, intimità, scambio”, ribadiscono Ilaria e Barbara. Cos’altro dovrebbero fare genitori per aiutare i figli a leggere di più? Nel 1964, ricorda a questo proposito Ilaria, Gianni Rodari scrisse sul “Giornale dei Genitori” un articolo dal titolo “9 modi per insegnare ai ragazzi a odiare la lettura”, in cui in nove brevi punti elencava tutto ciò che un adulto “non” dovrebbe dire o fare, tra cui obbligare il bambino o il ragazzo a leggere, dire “perchè è un compito per le vacanze”, usare il libro come

punizione (“se non leggi almeno dieci pagine niente cellulare”), non dare la possibilità di scelta sui libri da leggere o sminuire le letture del figlio. Perché se è vero che la lettura deve essere coltivata, ciò che conta maggiormente non è quanto detto, bensì l’esempio. Parlando di teenager, ammette Ilaria, un libro è cosa completamente diversa rispetto ad un social o ad un blog, per il linguaggio utilizzato, la quantità e qualità delle parole utilizzate, il livello di concentrazione immessa, ma non ci dev’essere contrapposizione tra questi due mondi e nessuno vieta che ci si possa dedicare ad entrambi: “Il libro poi è uno degli oggetti più trendy che ci sia. Esiste da centinaia di anni e ha avuto la capacità di evolversi e adattarsi come poche cose inventate dall’uomo. È talmente al passo coi tempi che tra i giovani il passaparola su cosa leggere arriva direttamente da Tiktok! Questa è la vera scommessa oggi. Riuscire a rimanere in una comuni-

cazione aperta con i ragazzi ed i giovani senza per questo abbassare il livello qualitativo dell’offerta. In questo senso i social media potrebbero giocare un ruolo decisivo anche nella promozione della lettura”. Dove trovare quindi il libro adatto ad ognuno di noi? “Le librerie ed in particolare le biblioteche sono i luoghi più democratici al mondo. Chiunque può entrare (senza pagare il biglietto), curiosare secondo i propri gusti e scegliere senza essere giudicato”. Con le loro attività di lettura animata d’estate Ilaria e Barbara escono dalle scuole e incontrano i bambini nelle biblioteche, nei parchi, nelle piazze: “Svincolati dai doveri scolastici i bambini sono più frizzanti, quasi che riescano a godersi maggiormente i momenti di letture dedicati a loro per cui nascono esperienze davvero piacevoli. Quella delle proposte extrascolastiche è una strada da percorrere ancora, magari cambiando la modalità di presentazione, luogo, tempi”.


Territorio

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LUGLIO 2022

A 25 anni dalla scoperta delle ceramiche di Rango e Balbido

Un’occasione per rilanciare il tema dei tesori nascosti fra i rifiuti e discutere del futuro di questi reperti raccolti con pazienza e perseveranza dagli appassionati locali. Quest’anno ricorrono 25 anni dall’inizio dei primi ritrovamenti ceramici di Balbido e Rango. Per festeggiare questo importante avvenimento il Museo della Scuola di Rango assieme al suo bidello -Tomaso Iori - propone una serie di avvenimenti. È un’occasione per ricordare e ringraziare anche i ritrovatori che fin dall’inizio non hanno mai mancato

di raccogliere questi frammenti preziosi ed importanti. Un’occasione per rilanciare altresì i temi della scoperta dei tesori nascosti nell’immenso panorama dei rifiuti. Un’occasione per dibattere sul senso ed il significato di salvare le cose, non escluso il nostro territorio e le sue abitazioni. Un’occasione per decidere il futuro di tutti questi reperti e trovare

qualcuno che finalmente abbia voglia di occuparsene. La storia dei luoghi si nasconde e si rivela insieme. È uno scrigno che bisogna custodire come un bene prezioso. I volti, i fiori, i disegni colorati hanno parlato per anni a chi li ha ascoltati e ancora non sono stufi di farlo. Il museo come una nuova casa ospita centinaia di rimasugli di vite

Incontra gli specialisti delle Terme di Comano per imparare a prenderti cura di te e a vivere meglio il tuo presente e il tuo futuro. TERME DI COMANO • LOC. TERME DI COMANO, 6 - 38070 STENICO (TN) T E L . 0 4 6 5 7 6 3 3 0 0 - I N F O @ T E R M E C O M A N O . I T - W W W .T E R M E C O M A N O . I T

Estate 2022

CURA, PREVENZIONE E BENESSERE AL FEMMINILE

che unendosi si intrecciano nuovamente creandone di nuove. Venticinque anni sono nulla a confronto delle avventure che questi pezzi di argilla apparentemente amorfi hanno passato. Chissà se in futuro ancora parleranno a qualcuno, oppure si adageranno sotto il cortile di qualche villetta. Di una cosa siamo certi: ora ci sono e vogliono co-

municare. Sono passati 25 anni dal primo coccio ritrovato nel terreno. Ma la scoperta non è finita, per chi ha occhi curiosi. Al Museo della Scuola di Rango sono presenti anche tutti gli esperimenti che si sono susseguiti negli anni. Su richiesta sono disponibili gli experimenta didactica proposti in precedenza (la scintilla, l’orologio meccanico medievale, l’accensione del fuoco, la tia, la risonanza, il nastro di Möbius, suoni, l’Energia, la macchina a vapore…). La mostra corredata da supporti multimediali è destinata, oltre che ai cittadini interessati, soprattutto alle scuole ed agli studenti di ogni età. Il Museo della Scuola Il museo della scuola nasce da una vecchia scuola rurale degli anni Trenta, giunta a noi pressoché intatta. L’edificio è stato adibito a scuola fino agli anni ’60 del secolo scorso

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e poi per un breve periodo a laboratorio da materassaio, infine è stata trasformata in un piccolo museo. La scuola-museo di Rango raccoglie materiali provenienti da donazioni di privati e conserva banchi, libri, quaderni, tabelloni didattici, penne e pennini, ma anche fotografie, registri e diari degli insegnanti e tanti altri cimeli che testimoniano l’intraprendenza di docenti ed alunni che dovevano aprirsi al mondo della conoscenza in situazioni davvero eccezionali, soprattutto se rapportate a quelle di oggi. Il museo è concepito non solo come raccolta documentaria, ma come “museo vivo”: una raccolta di numerosi cimeli che risvegliano – con un po’ di nostalgia o suscitando interesse e meraviglia – i ricordi di quelli di una certa età, stuzzicando soprattutto i giovani più curiosi ed attenti, desiderosi di ascoltare i racconti di vita di nonni e bisnonni.

D E R M ATO LO G I A

NUTRIZIONE

Pelle: imparare a conoscerla e a prendersene cura.

Alimentazione e attività fisica. I segreti per vivere meglio.

8 luglio, 16 luglio, 5 agosto, 26 agosto, 2 settembre • Ore 16:30

13 luglio, 20 luglio, 3 agosto, 17 agosto, 7 settembre • Ore 17:30

A cura della Dott.ssa Daniela Cattoni

A cura della Dott.ssa Cristina Andreakos

R E U M ATO LO G I A

GINECOLOGIA

Movimento e salute. I consigli del reumatologo.

Il mondo femminile. Parola alle specialiste.

6 luglio, 10 agosto • Ore 17:30

27 luglio, 31 agosto, 14 settembre • Ore 17:30

A cura del Dott. Giuseppe Paolazzi

A cura della Dott.ssa Alicja Di Dionisio

CARDIOLOGIA

PSICOLOGIA

La prevenzione cardiovascolare della donna.

La forza delle donne. Storie di nuova consapevolezza.

29 agosto • Ore 17:30 A cura del Dott. Luca Bertelli BELLEZZA

Skin aging. Conoscere e prevenire l’invecchiamento cutaneo. 11 luglio, 11 agosto, 5 settembre • Ore 16:30 A cura della Dott.ssa Sabrina Bonazza

15 luglio, 22 luglio, 12 agosto, 24 agosto, 16 settembre • Ore 18:00 A cura della Dott.ssa Laura Franceschini

TI ASPETTIAMO ALLA SALA COMANO DEL CENTRO TERMALE. GLI INCONTRI SONO GRATUITI E AD INGRESSO LIBERO, APERTI ANCHE AGLI OSPITI ESTERNI.

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Territorio

LUGLIO 2022

Casa Marascalchi indica la via dell’economia circolare domestica di Mariachiara Rizzonelli

“Le testimonianze dei tanti sacrifici sostenuti in passato dai nostri antenati presenti a Casa Marascalchi - affermano i soci della Fusina insegnano a tutti il valore della fatica”.

“Attraverso il racconto di Casa Marascalchi emerge come nei secoli passati si vivesse di un’economia circolare, basata principalmente sul riciclo, il riutilizzo e la riparazione degli oggetti. Dal passato possiamo trarre l’input di applicare alla gestione familiare il principio dell’economia circolare e praticare per quanto possibile il risparmio”, così i soci dell’Associazione “La Fusina” che gestiscono la casa-museo presente in paese, e il polo culturale del Rio Caino, si esprimono sul valore aggiunto che una visita a quest’antica casa contadina può offrire a chi scelga di frequentarla. Quando si esce dal Museo di Casa Marascalchi, affermano infatti, ci accorge di essere in fondo nati in un periodo fortunato. Viviamo in case comode, calde, attrezzate, situazione che diamo spesso per scontata. La vita però, vedi le complicate condizioni politico economiche internazionali che stiamo attraversando, può essere difficile anche ora; le testimonianze dei tanti sacrifici sostenuti in passato dai nostri antenati presenti a Casa Marascalchi, affermano i soci della “Fusina”, offrono a tutti “un insegnamento: il valore della fatica, oggi un po’ fuori moda. La speranza è che chi visita quest’antica dimora riesca a prendere consapevolezza che con

tenacia e forza di volontà è possibile superare le avversità che la vita a volte ci presenta”. Tra i vari arredi e oggetti sistemati in questa casa contadina, i manufatti delle donne di allora lo insegnano in modo molto semplice. Il telaio e i tessuti che là si ritrovano ricordano come dal nulla, attraverso la piantagione, la raccolta e la lavorazione della canapa le donne in passato con molto lavoro e tanta pazienza arrivassero a procurarsi i filati necessari da portare alle “tessadre”, tessitrici professioniste, presenti a Cimego che li utilizzavano per realizzare i prodotti in tela necessari alla conduzione della casa e dei campi. “Dal tessuto di canapa, fastidioso al contatto con la pelle ma adatto all’asciugatura per la caratteristica di trattenere l’umidità, si ottenevano infatti sacchi, bade per il fieno, bastine necessarie allo svolgimento delle attività contadine, lenzuola, asciugamani, tovaglie e copriletti per la casa” - si ricorda dalla “Fusina” – “Prodotti tutti esposti a casa Marascalchi dove possono essere ammirati nei loro sgargianti colori”. Oltre i a due vecchie macchine da cucire “Singer” (“il vestiario che si lacerava veniva coperto con una pezza, i calzettoni di lana rattoppati. I vestiti dei figli

passavano da uno all’altro con degli aggiustamenti”, raccontano i soci della “Fusina”) ecco quindi in bella mostra anche un bel telaio in legno di castagno, risalente al secondo decennio del ‘900, utilizzato da una delle tessadre di Cimego di nome Adelina Tamburini in Zulberti. “Questo telaio era stato costruito dal papà della nonna Adelina, Salvatore. Lo aveva imparato ad usare da giovane in cambio di altrettante ore di lavoro nei campi rese ad altre tessadre esperte” – afferma Alessandra Zulberti a nome dei nipoti che lo hanno lasciato in comodato d’uso al Comune di Borgo Chiese per Casa Marascalchi – “Più

avanti le ha permesso di crescere i tre figli quando nel 1947 è rimasta vedova; ci ha lavorato fino al 1960”. Nel gennaio del 2021 dopo anni di inattività di questo strumento l’associazione “La Fusina”, grazie alla collaborazione con il gruppo di tessitrici di “El tälèr” di Bagolino, ha deciso di montarvi un nuovo ordito (sono state riproposte le di-

mensioni e la riduzione dell’ultimo lavoro montato da Adelina, mentre per quanto riguarda la tipologia di filato il lino originale è stato sostituito con del cotone). Quest’anno inoltre, avvalendosi dello stesso gruppo di tessitrici, “La Fusina” ha ancora in programma di organizzare dei corsi dedicati alla tessitura della canapa. Alla quale nel mese di agosto l’associazione dedicherà anche una bella mostra temporanea. “La vita vissuta dai nostri padri, nonni, bisnonni trasuda dalle mura, dagli arredi, dagli oggetti di Casa Marascalchi. Merita di essere ricordata”, ribadiscono i soci della “Fusina”. Questa vita, per validità dei valori vissuti, può essere infatti ancora un modello per tanti di noi.

Aperture Casa Marascalchi • Da giugno a settembre • Tutti giovedì dalle 20,00 alle 22,00 • Tutti i sabati e domenica dalle 17,00 alle 19,00 • Per Info: APT M. Campiglio Infopoint Valle del Chiese Rio Caino racconta... • 23 luglio 2022: Centro Studi Judicaria, Comune di Borgo Chiese e Associazione La Fusina organizzano una passeggiata alla scoperta di antichi molini e fucine con l’ausilio di guide del territorio. • settembre 2022: corso di forgiatura per formare persone in grado di fare dimostrazioni pubbliche con rappresentazione delle fasi di lavorazione del ferro nella fucina presso il sentiero etnografico Rio Caino.


Arte

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rubrica arte 1

di Giacomo Bonazza

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Messaggio promozionale

Concorso fotografico “Paesaggi, luoghi e architetture delle Giudicarie esteriori” “Il Centro Studi Judicaria, in collaborazione con il Circolo Fotografico Tionese, promuove il concorso fotografico “Paesaggi, luoghi e architetture delle Giudicarie Esteriori” . Il concorso intende costruire un percorso di trasformazione di questo territorio affiancando le nuove opere che perverranno a quelle già esposte nella mostra fotografica permanente “Giudicarie ieri” allestita nel tempo dal locale Gruppo Ricerca e Studi Giudicariesi, in modo da proporre passato e presente in una narrazione dialogica. La mostra (visitabile telefonando al 372.9310599) è allestita nel chiostro del Convento francescano di Campo Lomaso, oggi non

L’obiettivo è mostrare la trasformazione di questo territorio affiancando le nuove opere a quelle già esposte nella mostra fotografica permanente “Giudicarie ieri”. più abitato dai Frati, ma interessato da un processo collaborativo di riattivazione che vede protagonisti gli Enti del territorio - tra cui il Comune di Comano Terme e l’Ecomuseo della Judicaria che patrocinano l’iniziativa dentro cui il concorso si inserisce. Per una migliore chiarezza riportiamo il regolamento del Concorso Fotografico. Al Concorso Fotografico potranno partecipare tutti gli appassionati di fotografia dai 18 anni in su. Sono ammesse fotografie a colori o in bianco/nero.

Ogni partecipante potrà presentare fino ad un massimo di 3 fotografie. - Le fotografie dovranno essere inviate per mezzo posta elettronica all’indirizzo e-mail: concorso@cft.tn.it entro e non oltre il 30 novembre 2022. - I file devono essere in formato JPEG, il lato maggiore deve essere almeno di 2500 pixel (il file jpeg non deve superare i 6 MB), e nominati con il titolo delle fotografia e l’autore. Es. (titolo_mario_rossi_001/002/003) Nel testo dell’e-mail devono essere indicati i seguenti dati: nome e cognome del

partecipante - luogo e data di nascita - indirizzo completo - recapito telefonico - titolo fotografia - luogo in cui è stata scattata la foto la dicitura: “Ho letto e accetto termini, regolamento e informativa sulla privacy indicate sul volantino del concorso”. La Giuria è composta da 7 membri: Marco Gualtieri presidente del Circolo Fotografico Tionese, Udalrico Gottardi coordinatore del Concorso Fotografico, Luigi Bosetti fotografo professionista, Tiziana Brunelli e Sonia Calzà giudici

UIF, Carmela Bresciani per l’Ecomuseo della Judicaria e Davide Fusari: per il Comune di Comano Terme. La giuria valuterà le immagini pervenute sulla base della composizione, dell’inquadratura, della luminosità, del contrasto, della prospettiva, dell’originalità, del titolo e dell’emozione che essa suscita. Verranno assegnati i premi ai primi 5 classificati, che saranno avvisati con una mail. Il giudizio della Giuria è inappellabile e l’adesione al concorso implica l’accet-

tazione completa e incondizionata del presente regolamento. La premiazione si effettuerà nel mese di dicembre del 2022 nella sala conferenze del Centro Studi Judicaria di Tione di Trento, in viale Dante n.46. Successivamente tutte le fotografie selezionate, saranno poi esposte nelle sale adiacenti il chiostro del Convento di Campo Lomaso nella primavera del 2023 in data da definirsi. I premi saranno 1° premio: € 500 + targa + stampa della fotografia, 2° premio: € 300 + targa + stampa della fotografia, 3° premio: € 200 + targa + stampa della fotografia, al 4° e 5° premio sarà assegnato un cesto con prodotti locali. L’intero dépliant in formato pdf è scaricabile anche dal sito: www.judicaria.it e da quello del CFT Home Page (circolofotograficotionese. it)


Scuola

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Dal 2007 al 2021 il Consorzio Bim Sarca Mincio Garda ha finanziato più di 1700 impianti ed investito ingenti risorse per incentivare l’installazione di pannelli fotovoltaici e batterie di accumulo con una produzione di circa 7.000 7 000.000 7. 000.000 kw di energia rinnovabile. rinnovabile

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Per il Piano Fotovoltaico 2022 la domanda di contributo potrà essere consegnata agli uffici consorziali da parte dei RESIDENTI nel territorio del B.I.M. del Sarca Mincio Garda, prima dell’installazione dell’impianto ed entro il 30 SETTEMBRE 2022. La modulistica è scaricabile dal sito www.bimsarca.tn.it ed ulteriori informazioni possono essere richieste presso il CONSORZIO DEI COMUNI DEL B.I.M. SARCA MINCIO GARDA Viale Dante Alighieri n° 46 – 38079 Tione di Trento – tel 0465/321210 int. 1. Prossimamente saranno previste serate informative nelle Vallate


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Persone Trovare un diario militare, chiuso in un cassetto, dopo più di 50 anni dalla stesura, è un colpo di fortuna; tanto più prezioso se il libretto, vero cimelio, riguarda un soldato della Seconda Guerra Mondiale, perché di testimonianze dell’esperienza dei trentini nelle guerre del fascismo (1935-1945) si ha poca traccia. Si tratta della cronologia di guerra di Aldo Failoni, classe 1920, di Tione di Trento che, chiamato alle armi, compie il servizio militare presso il 67° reggimento Fanteria, divisione “Legnano” con sede a Como. La vita militare di Aldo inizia nel giugno 1940 quando partecipa alla breve campagna sul fronte occidentale, poi, nel 1941, all’assai più impegnativa prova sul fronte greco-albanese. Nel novembre 1942 la divisione è inviata in Provenza, ma nel settembre 1943 è trasferita d’urgenza in Puglia e mentre i reparti si spostano su numerose tradotte, sopraggiunge l’armistizio. Il 67° reggimento è già a Brindisi al completo. È così che il fante Aldo Failoni, decorato con la Croce al merito di guerra, partecipò alla Guerra di Liberazione in territorio nazionale, inquadrato in reparti dell’Esercito del Regno del Sud, nel I Raggruppamento Motorizzato, con cui prese parte alla battaglia di Monte Lungo (dicembre 1943), e in altre unità operative-logistiche (9 settembre 1943-8 maggio 1945). Ad imbattersi in quel diario è la nipote Alda Bondi di Saone, nel momento in cui la madre Gina, l’unica sorella in vita di Aldo, si Dopo tre anni duri, difficili, pesanti, è tornata per alcuni mesi a Tione Daniela Salvaterra, l’infermiera che da quasi 20 anni vive in Perù, dove ha fondato “Casa Madre Teresa” per dare un rifugio ai bambini abbandonati, malati, bisognosi di tutto. Il 21 giugno scorso ha illustrato in un pubblico incontro all’oratorio, pieno di amici e simpatizzanti, la sua esperienza, e come si sta evolvendo la struttura che ha creato dal nulla, con l’aiuto di tanti volontari trentini, ed ultimamente con l’apporto importante della associazione “Speranza di vita”. Daniela era arrivata in Perù nel 2003, al seguito di Oratori delle Ande, un ramo dell’associazione operazione Mato Grosso. Inizialmente l’assistenza era rivolta ai contadini poveri, e per lo più analfabeti, di Encañada, località rurale sulle Ande. Quando si ammalavano non potevano ricorrere alle cure pubbliche, pressoché precluse ai poveri. Daniela fu colpita in particolare da Blanca, un bimba sofferente di artrite reumatoide, e decise di prenderla a vivere con sé. La avvertirono che sarebbe stato l’inizio di qualcosa di grande. Padre Alessandro Facchini, missionario che aveva preceduto di poco Daniela in Perù, le disse: “Guarda che se prendi lei, poi ne arriveranno tanti altri”. Daniela non si spaventò, forse con un pizzico di incoscienza, diede una svolta sostanziale alla sua vita: si sarebbe presa cura di chi arrivava, giorno per giorno, per dare una famiglia a

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Aldo Failoni, il diario di un reduce giudicariese Originario di Tione, le sue memorie sono state rinvenute dalla nipote e raccolte in un libro dalla Fondazione Museo Storico del Trentino ammala di Alzheimer. Per aiutarla a ricostruire i suoi ricordi inizia un percorso di ricerca, partendo dagli albori della sua famiglia. L’attenzione si sposta sullo zio, della cui vita militare solo Gina sembra saperne in quanto Aldo, segnato indelebilmente dall’esperienza tragica della guerra, difficilmente ne parlava con altri. Di materiale militare Aldo ne conservò molto. La raccolta originale di libri e ritagli di riviste, d’opuscoli e giornali, tutti riconducibili al 67esimo Reggimento e alla guerra di liberazione, che Aldo assembla ancora nel 1943/45 e

incrementa continuamente nel dopoguerra, testimonia un attaccamento reale e indissolubile con un passato (individuale e collettivo) che per molti versi non passa, che si perpetua nella sua mente come in quella dei

reduci di ogni guerra. Alda, consapevole dell’importanza storica di quel prezioso materiale, decide di affidarlo alla Fondazione Museo storico del Trentino, che dopo pochi mesi pubblica il libro Aldo Fai-

loni, a cura dello storico Lorenzo Gardumi, con la cronistoria militare e le fotografie dai fronti di guerra: Fronte occidentale, Territorio metropolitano, Fronte greco-albanese, Balcani (Grecia-Albania), Territorio occupato (Francia), Brindisi, Fronte italiano. Alcune foto di Aldo sono anche esposte alla mostra La Seconda Guerra Mondiale. L’esperienza trentina, ospitata presso la Galleria bianca di Piedicastello e aperta al pubblico dal 22 aprile. Il percorso allestito, rivolto perlopiù alla scuole, si avvale di numerosi materiali fotografici che cittadini attenti e coscienziosi hanno donato alla Fondazione. La storia di Aldo viene resa nota ad un pubblico diverso dalla propria comunità dalla stessa nipote, che riporta in uno scritto il suo percorso di ricerca sui passi dello zio, alla scoperta degli scenari tragici della Seconda Guerra Mondiale, presentato senza eco al Premio Papaleoni e finalista al concorso di edizione della casa editrice “Il filo di Arianna“ di La Spezia. Varie le associazioni storiche interessate alle vicende di Aldo come l’Asso-

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ciazione Museo Historicus in Caspoli, che in occasione di un itinerario con le scolaresche di Mignano Montelungo, lascia ad Alda l’onore di parlare ai ragazzi dello zio e mostrare loro le ricercate fotografie dei cimiteri provvisori dei caduti per la conquista di Montelungo. Vari anche gli storici con cui Alda interagisce e collabora durante il suo percorso, come Alberto Priero, creatore del sito “Dal Volturno a Cassino”, la stessa Marina Militare. Altrettanto vari gli appassionati di storia militare che cercano testimonianze talvolta introvabili sui libri di storia, tra cui studiosi della Battaglia delle Alpi, primo fronte di guerra di Aldo, come Roberto Guasco, autore di vari libri sul forte Chaberton, in uno dei quali scrive riguardo al soldato Failoni, e fondatore del Museo Monte Chaberton situato a Claviere, sede in cui Alda ha modo di raccontare ad un pubblico interessato l’incredibile storia di un fante della Divisione Legnano che da Tione venne mandato al Colle del Monginevro a combattere senza motivo un nemico di cui non sapeva l’esistenza.

Casa Madre Teresa, dove tutti hanno il loro posto di Chiara Garroni

Daniela Salvaterra, la fondatrice: “La casa è la più allegra del paese”, perché la scoperta dell’essere amati è la cosa più bella, che dà una gioia che si moltiplica. chi non la aveva affatto, o a chi la aveva ma non era in grado di occuparsi di figli “inutili”, come alcuni genitori definivano i piccoli affetti da disabilità. Fra tutte le malattie, la peggiore è quella di sentirsi abbandonati, diceva Madre Teresa, e Daniela ha verificato fin da subito che è davvero così. La casetta di fango e paglia dei primi tempi fu ben presto insufficiente, gli amici vennero chiamati, fu attivata la rete della associazioni, e tantissimi risposero: grazie alle loro donazioni nel 2008 aprì i battenti “Casa Madre Teresa”, che nel tempo si è dotata di apparecchiature e servizi per le varie attività di assistenza e riabilitazione ai malati. Ora ospita 65 persone, c’è una bella lavanderia, è arrivato un pulmino adatto agli spostamenti dei disabili, ed è in can-

tiere il progetto di un secondo piano, per i bisogni sempre crescenti di spazi adatti alle diverse esigenze. Nonostante l’aumento delle persone accolte, nessuno è un numero, tutti sono nomi, storie, persone. E le storie a volte sono davvero difficili: abbandono, violenze, malattie gravi, casi di aggressività dovuti a traumi difficilmente superabili. Anche i servizi sociali ora si rivolgono a Daniela, e mandano persone che le strutture pubbliche non riescono a soccorrere. Il periodo del Covid è stato molto difficile perché non si sapeva cosa fare. La decisione di chiudere tutto è stata presa all’inizio, ma dopo tre mesi ci si è resi conto che non si poteva continuare. Una volta riaperto, tutti si sono infettati, ma non in forma grave, e si è andati avanti, aiutando anche persone fuori dalla struttu-

ra, grazie a dispositivi che pian piano ci si era procurati, sempre con l’aiuto dall’Italia. Negli ultimi anni sono state aperte nelle vicinanze altre due case di accoglienza legate all’esperienza dell’associazione Mato Grosso: la casa ”San Giuseppe Cottolengo”, per l’ospitalità di maschi adulti con vari tipi di disabilità, al momento una cinquantina, ed ultimamente una struttura che si rivolge a poveri che sono in grado di studiare e fare qualche lavoretto, ma che in famiglia non avrebbero mai potuto farlo. Nell’incontro del 21 giugno Daniela ha accompagnato il suo racconto con alcuni filmati che hanno documentato in modo vivace, coinvolgente e com-

movente la vita di “Casa Madre Teresa”. Nonostante le disabilità di cui sono affetti gli ospiti, sia fisiche che mentali ed anche psichiatriche, ognuno fa quello che può per aiutare gli altri: uno in carrozzina imbocca chi non riesce a mangiare da solo, chi non può camminare può però abbracciare un piccolo appena arrivato, che così si sente accolto e accudito. “La casa è la più allegra del paese!”, dice Daniela, perché la scoperta dell’essere amati è la cosa più bella, che dà una gioia che si moltiplica. Naturalmente le difficoltà sono tante, i momenti di stanchezza non mancano, e non è facile accompagnare i malati gravi alla

morte. Fino all’ultimo respiro si cerca di dare ogni segno di amore ed affetto, e questo dona sempre attimi “che parlano di eternità”. La nostra, dice Daniela, è un’ardua missione: l’amore che diamo è sostanzialmente fondato sulle “tre A”: accettare, accompagnare, affidare. Noi aggiungiamo una effe, maiuscola, enorme: una fede granitica, perché senza questa non si potrebbe fare quello che fa Daniela, e che continua a fare ogni giorno. Nel corso della serata sono state evocate due metafore, che si adattano perfettamente alla vita di Daniela. Non sappiamo scegliere, e le riportiamo entrambe: siate la “carezza di Dio” (Papa Francesco), siate “una matita nelle mani di Dio” (Madre Teresa). Daniela è certamente entrambe queste cose, e le auguriamo che quando a fine luglio tornerà in Perù continui ad essere, come Madre Teresa, una matita che scrive amore, due mani che aiutano, dei piedi che visitano chi è solo, una voce che consola, un cuore che si prende cura degli altri: una carezza di Dio.


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Si chiama “Montagna segreta” ed è una delle nuove esperienze proposte da Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio per l’estate 2022. Cinque camminate lente pomeridiane in cinque luoghi diversi distribuiti in Val Rendena, Giudicarie Centrali e Valle del Chiese per scoprire storie, leggende, misteri e fiabe del territorio. Gli appuntamenti, in calendario cinque lunedì da giugno a ottobre, avranno come protagonisti due narratori, scelti di volta in volta a secondo del tema, e un “cercatore di sentieri”, Nicola Cozzio, artista, scrittore e accompagnatore di media montagna. Cosa si propone agli ospiti e ai residenti che parteciperanno? L’emozione di scoprire la natura, le leggende, la storia e gli abitanti delle nostre montagne in percorsi fuori dall’ordinario. Il prossimo appuntamento (lunedì 18 luglio, Madonna di Campiglio, dalle 14 alle 17) si intitola “C’erano una volta i templari”, un tema affascinante e tutto da conoscere mentre si camminerà dialogando con Paolo Luconi Bisti, attento ricercatore di storia locale, ed Enrico Gasperi, manager e autore di diversi romanzi di successo ispirati anche alle vicende che hanno interessato, in passato, Madonna di È finito l’anno anche alle scuole medie di Ponte Arche, un anno da ricordare per il ritorno alla normalità, inclusa quella della gioia di ogni mese di giugno durante gli ultimi giorni prima delle vacanze estive! Ma in parte all’atteso – e apprezzato più che mai - svolgersi delle lezioni in presenza, anche alcune nuove attività per preparare i ragazzi a quello che troveranno fuori dalla scuola. “Merendiamo”, tre concetti chiave: educazione alimentare, abilità amministrativo finanziarie, inclusione! Di cosa si tratta? Si tratta di un progetto voluto dalla Consulta degli Studenti in cui i veri protagonisti sono stati gli stessi ragazzi: la Consulta riunisce infatti una ventina di studenti, due per ciascuna classe, ed è supervisionata dai referenti Giorgio Corradi e Elisabetta Coser. I ragazzi hanno prima affrontato un percorso di educazione alimentare con esperti per imparare ad approcciarsi al cibo in modo salutare. Durante gli incontri è stato spiegato loro, per esempio, come leggere i valori nutrizionali sulle etichette degli alimenti per sapere poi compiere scelte consapevoli al momento dell’acquisto. Quindi ad aprile via alla nuova fase del progetto, il tesseramento degli studenti dell’intero plesso: chi lo desiderava poteva essere tesserato pagando una modica cifra

Territorio

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In Giudicarie la montagna è segreta Nelle esperienze estive di Apt debuttano il mistero, le leggende e la storia. A luglio camminata sulle tracce dei templari tra verità e romanzo. Campiglio e la Val Rendena. Ad agosto si passa in Valle del Chiese, (lunedì 22 agosto, forte Larino a Lardaro, dalle 14 alle 17) con “I forti, difensori di memoria”, un appuntamento speciale per vivere, lungo l’itinerario, un’esperienza sensoriale immersiva con ascolto in cuffia di musiche, parole, rumori e voci dal tempo che non c’è più. A cura di “Miscele d’aria Factory” sarà presentata l’opera “Sensazioni forti” nella forma di percorso dinamico all’interno del forte della Grande Guerra, con ascolti in cuffia wireless. Poi, a settembre, (lunedì 19

settembre, Val Genova, dalle 14 alle 17), il titolo intrigante “Massi erratici o diavoli e streghe?” e, ad ottobre, la leggendaria suggestione “Un grande imperatore passò di qui” (lunedì 17 ottobre, Castagneto di Carisolo, dalle 14 alle 17). Iron, nel mese di giugno, è stato invece proposto come il misterioso teatro della camminata abbinata al dialogo sulle pesti di ieri e di oggi. Avete mai sentito parlare dei diavoli e delle streghe della Val Genova? Compare lupo, la Regina della coda, Zampa di gallo, Schiena di mulo e Barzola? Si dice che durante

il Concilio di Trento (15451563) furono imprigionati in Val Genova e trasformati nei massi erratici che tuttora popolano la “Valle delle cascate”. Un’altra storia, sussurrata dalle antiche fole, dice che un giorno arrivò sui nostri monti un misterioso cavaliere di ritorno dalle crociate d’oriente. L’anno era il 1100. Fu lui, forse, il primo abitante di quel campicolus che poi diventerà Madonna di Campiglio. Ma da qui già erano passati va-

lorosi condottieri e famosi re, compreso Carlo Magno che ha lasciato tracce di un fantasioso passaggio. È una storia vera, e silenziosa, quella di Iron, il paese fantasma abbandonato, tra il 1629 e il 1636, a causa della peste manzoniana. Rimasto intatto dal punto di vista architettonico, il suo passato riecheggia nel presente. Come tentò di preservarsi dall’epidemia di peste? Quale fu il destino dei suoi abitanti? Perché non fu più abitato? Hanno inve-

ce la voce grossa della guerra, le vicende dei forti della Valle del Chiese: un tempo difensori di confini, oggi custodi di memoria. Dove finisce la storia? Quando inizia la leggenda? Cos’è fiaba? Qual è la realtà? Cammineremo, a passo lento, lungo sentieri originali e inaspettati. Cercheremo i misteri della montagna segreta. Osserveremo i segni del passato. Leggeremo le forme della natura. Ascolteremo il sussurro delle fole e la voce della storia. Incontreremo personaggi rivelatori dei segreti della montagna: ricercatori, scrittori, giovani studiosi, teatranti e poeti con la montagna nel cuore e infine annoteremo sul “Diario montagna segreta” ciò che l’esperienza porterà a galla. “Montagna segreta” e tutte le altre esperienze proposte per far vivere agli ospiti e ai residenti le emozioni più belle sono acquistabili al seguente link: www.campigliodolomiti.it/it/esperienze.

A scuola di vita, nuovi progetti alle medie di Ponte Arche Martina Sebastiani

Nel programma anche educazione alimentare, abilità amministrativo-finanziarie e inclusione a “Merendiamo”, quindi poter usufruire del servizio bar su ordinazione durante la ricreazione. Ma il banco non sta in piedi da solo! Erano proprio gli studenti ad occupparsi tanto di acquisto della merce al supermercato, che di cambio denaro presso la Cassa Rurale, preparazione e consegna in ogni classe delle borse con le merende ordinate, perfino della rendicontazione due volte a settimana! Tra gli alunni in prima fila nelle attività anche chi, con esigenze specifiche, affiancato da figure di sostegno, apprende meglio da esperienze concrete. Consapevolezze e competenze, insomma, da saper spendere anche fuori i confini delle aule. A giugno, dopo solo due mesi, si contava così un guadagno di circa 300 euro,

ricavato che, mettendo d’accordo la maggioranza della Consulta, è stato diviso tra un “compenso in gelati” di fine anno, premi delle competizioni sportive e materiale didattico. Ora a Ponte Arche, di fronte alla buona riuscita del progetto, si pensa già di appoggiare l’iniziativa l’anno prossimo, magari favorendo l’acquisto di merce fresca e locale. Ma “Merendiamo” non è stato l’unico progetto all’insegna di spendibilità nella vita quotidiana. Nel corso dell’anno scolastico due studenti delle classi seconde con difficoltà nella comunicazione hanno realizzato un plastico del paese di Ponte Arche e dei suoi servizi. Cosa c’è di particolare? Che il plastico utilizza la Comunicazione Aumentativa Alternativa,

una comunicazione fatta di simboli e segni, che possono sia rappresentare che affiancare parole scritte. Viene utilizzata da chiunque, bambino adolescente adulto o anziano, ma aiuta particolarmente chi non riesce, per qualsiasi motivo, a comunicare in modo efficace con la lingua parlata. Queste forme di espressione mirano infatti ad aumentare – Aumentativa – e a compensare – Alternativa – le difficoltà di comunicazione di una gran fetta di popolazione. E’ una vera e propria realtà, esistono libri interi scritti in CAA e programmi appositi

per poterla applicare. Qualcuno la conosceva? Forse sì, oppure no... Come molti di noi, così anche probabilmente gli studenti di Ponte Arche, ma anche la comunità locale. Proprio in questo senso il progetto ha rappresentato un’iniziativa inclusiva sia scolastica che sociale. Perché? Perché i due studenti sono prima andati a conoscere i servizi attivi a Ponte Arche, hanno quindi rielaborato la propria esperienza in chiave CAA e l’hanno presentata alle rispettive classi; hanno quindi costruito un plastico del paese accompagnato

dalle spiegazioni dei servizi. Un lavoro prezioso e una risorsa data dal filtro di chi comprende la difficoltà nella comunicazione, messo a disposizione della comunità. Sì perchè il plastico, ora, si trova presso la sede dell’Apt Garda Trentino a Ponte Arche, dove possa essere diretto anche ai turisti. All’inaugurazione dello scorso 7 giugno erano presenti i due ragazzi, il Dirigente dell’Istituto Renato Paoli, la referente Bes della scuola secondaria Adriana Bassetti, Alessandra Odorizzi dell’Azienda per il Turismo. Presenti come sempre, ad affiancare e supportare costantemente i ragazzi, le Assistenti educatrici Anna Marascalchi della Cooperativa sociale Incontra e Nicole Giacomini della Cooperativa sociale Comunità Handicap. Professionalità e servizi di rete, risorsa fondamentale, che si legano infine anche al lavoro delle Professoresse di Sostegno Francesca Cassarà e Anna Linda Alteno.


Giudicarie Turismo in numeri

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Impianti di risalita: continua la chiusura fino al 15 febbraio secondo quanto stabilito dal Dpcm

ApCom

di Virginio Amistadi

Gli spostamenti tra regioni sono vietati, ma è possibile raggiungere le seconde case

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di Virginio Amistadi

L’età media della popolazione straniera (34,7 anni) risulta di oltre 10 anni più bassa rispetto a quella della componente italiana (45,5)

In questo numero proseguiamo con l’esposizione dei risultati della terza edizione del Censimento permanente della popolazione in Trentino riferito all’anno 2020. Il report integrale corredato di tavole e cartogrammi completi è disponibile online all’indirizzo https://www.istat. it/it/archivio/270440. La popolazione straniera della provincia di Trento ammonta a 49.265 residenti, con un aumento di quasi 2.256 unità (+4,8%) rispetto al Censimento 2019. L’incremento della popolazione straniera ha parzialmente compensato il calo di quella complessiva (-3.259 persone). Trento e Rovereto sono i comuni con il maggior numero di stranieri, rispettivamente 14.524 (+4,9% sul 2019) e 4.569 (+1,8%). I più alti incrementi percentuali si registrano nei comuni di Andalo (+207,4%) e Canazei (+131,3%). Viceversa, i cittadini stranieri risultano in forte diminuzione principalmente nei comuni di Cavizzana (-66,7%), Bresimo, Massimeno e Vignola-Falesina (-50%) e Garniga Terme (-42,1%). L’età media della popolazione straniera (34,7 anni) risulta di oltre 10 anni più bassa rispetto a quella della componente italiana (45,5). I comuni con i valori più bassi sono Sagron Mis (età media 28,3 anni), Croviana (28,4) e Cimone (28,9). Tra gli stranieri la presenza maschile è minore (91,3 stranieri ogni 100 straniere) rispetto agli italiani (97,4 italiani ogni 100 italiane).

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Giudicarie in numeri

Censimento, la popolazione straniera residente

POPOLAZIONE STRANIERA RESIDENTE.TRENTINO E ITALIA Censimento 2020, valori assoluti e percentuali TERRITORIO Valori assoluti Variazione % risPer 100 censiti in Età media Rapporto di mascolinità petto al 2019 totale TRENTINO 49.265 4,8 9,1 34,7 91,3 ITALIA 5.171.894 2,6 8,7 34,8 95,4 Fonte: il Censimento permanente della popolazione in Trentino - anno 2020 | Testo integrale Oltre tre cittadini stranieri su quattro hanno meno di 50 anni e due su cinque hanno un’età compresa tra i 30 e i 49 anni; solo il 3% ha più di 70 anni. Viceversa, un cittadino italiano su tre è presente nelle classi da 40 a 59 anni e uno su quattro ha tra 60 e 79 anni. La distribuzione per età della popolazione è simile solo nella classe 10-19 anni: 9,2% per i cittadini stranieri, 10,3% per i cittadini italiani. Mantenendo come sempre l’attenzione sul territorio giudicariese, proponiamo di seguito i principali dati relativi alla presenza straniera residente per comune. POPOLAZIONE STRANIERA RESIDENTE PER COMUNE Censimento 2020. Valori assoluti, variazione percentuale rispetto al 2019 e indicatori strutturali Comune Stranieri residenti Variazione % Per 100 censiti in Età media Rapporto di mascolinità rispetto al 2019 totale (maschi per 100 femmine) Bleggio Superiore 70 -1,4 4,6 36,7 75,0 Bocenago 16 45,5 4,0 34,0 77,8 Bondone 6 20,0 0,9 43,0 20,0 Borgo Chiese 89 0,0 4,5 30,4 78,0 Borgo Lares 19 -5,0 2,7 35,0 90,0 Caderzone Terme 51 -12,1 7,5 38,4 64,5 Carisolo 63 6,8 6,6 34,9 53,7 Castel Condino 7 0,0 3,2 32,9 75,0 Comano Terme 310 -7,5 10,7 31,8 82,4 Fiavè 106 -10,2 10,0 34,5 79,7 Giustino 68 3,0 9,1 32,6 65,9 Massimeno 1 -50,0 0,7 54,0 0,0 Pelugo 34 -2,9 8,7 39,1 112,5 Pieve di Bono-Prezzo 60 13,2 4,2 34,4 100,0 Pinzolo 290 62,0 9,2 38,4 90,8 Porte di Rendena 147 -2,0 8,4 34,6 98,6 San Lorenzo Dorsino 59 1,7 3,8 38,6 59,5 Sella Giudicarie 67 17,5 2,3 39,7 81,1 Spiazzo 122 0,8 9,8 36,5 100,0 Stenico 73 7,4 6,2 38,0 97,3 Storo 273 5,4 6,0 30,6 96,4 Strembo 79 17,9 13,0 35,2 68,1 Tione di Trento 418 -1,9 11,4 31,6 86,6 Tre Ville 72 50,0 5,1 37,6 100,0 Valdaone 10 0,0 0,9 39,4 42,9 Fonte: il Censimento permanente della popolazione in Trentino - anno 2020 | Tavole | tavola A.6 In Giudicarie sono censiti 2.510 stranieri residenti di cui due su tre (65,6% del totale) provengono da cinque nazionalità: Romania 24,1%, Albania 14,3%, Marocco 11,8%, Macedonia 9,6% e Pakistan 5,9%. Riportiamo di seguito il dettaglio delle presenze delle prime cinque cittadinanze straniere in alcuni comuni giudicariesi STRANIERI PER LE PRIME 5 CITTADINANZE IN GIUDICARIE Censimento 2020. Valori assoluti e percentuali Paese di provenienza Comune Romania Albania Marocco Macedonia Pakistan Totale % su totale stranieri residenti Borgo Chiese 10 11 38 0 0 59 66,3% Comano Terme 64 85 28 39 11 227 73,2% Fiavè 11 1 19 37 13 81 76,4% Pinzolo 152 48 1 0 4 205 70,7% Spiazzo 39 9 8 19 0 75 61,5% Stenico 13 15 4 20 6 58 79,5% Storo 48 40 82 3 12 185 67,8% Tione di Trento 59 80 46 50 86 321 76,8% Totale 605 358 295 242 147 1.647 65,6%


Territorio

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Tornano InEnglish e AufDeutsch, i corsi di inglese e tedesco online promossi da La Cassa rurale Tra le iniziative che La Cassa Rurale Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella promuove per l’estate 2022 tornano InEnglish e AufDeutsch, i corsi di inglese e di tedesco online per bambini, ragazzi e adulti di ogni età! “Per la nostra Cassa Rurale, investire nell’apprendimento delle lingue straniere significa contribuire allo sviluppo personale e professionale delle persone che vivono sul territorio – afferma la Presidente Monia Bonenti - e, conseguentemente, favorire l’apertura di nuovi orizzonti e nuove possibilità di sviluppo imprenditoriale e culturale.” Tutti i corsi sono tenuti dai docenti madrelingua della “Torquay International School” e della “Dialoge - Bodensee Sprachschule” e prevedono la frequenza di una lezione al giorno dal lunedì al venerdì per due settimane consecutive. L’iniziativa prende avvio lunedì 4 luglio con il primo ciclo di lezioni, mentre i successivi corsi inizieranno rispettivamente lunedì 18 luglio, lunedì 1 agosto e lunedì 22 agosto. Solo per i ragazzi con più di 16 anni e adulti, è in calendario un ulteriore corso a partire da lunedì 5 settembre. Per i bambini dagli 8 ai 12 anni si propongono lezioni interattive con l’obiettivo di avvicinare i più piccoli alle lingue straniere in modo coinvolgente e piacevole. Per questa fascia d’età i corsi si svolgeranno nel primo pomeriggio: le lezioni di inglese si terranno infatti tra le 13:30 e le 14:20, mentre quelle di tedesco dal-

le ore 13:30 alle 14:30. Anche i ragazzi dai 13 ai 16 anni che intendono ripassare quanto appreso in aula durante l’anno scolastico e acquisire nuove competenze linguistiche hanno l’opportunità di partecipare ai corsi di inglese e tedesco online: potranno frequentare le lezioni di InEnglish dalle 13:30 alle 14:20, mentre quelle di AufDeutsch si svolgeranno dalle 17:00 alle 18:00. Infine, per i ragazzi con più di 16 anni e gli adulti, lezioni si svolgeranno nel tardo pomeriggio e in orario serale per permettere la partecipazione anche ai lavoratori. In questo caso InEnglish raddoppia e gli studenti potranno scegliere se frequentare le lezioni del programma “Speaking&Listening” dalle ore 20:00 alle 20:50 oppure quelle previste dal programma “General English” dalle 18:00 alle 19:40. Le lezioni di AufDeutsch si terranno invece dalle ore 20:00 alle ore 21:00. La Cassa Rurale prevede un abbattimento della quota di partecipazione per i soci e i figli di soci, che hanno l’opportunità di accedere ai corsi a prezzi molto agevolati. Un trattamento di favore viene inoltre riservato anche ai clienti e ai loro figli, ferma restando la possibilità per tutti, anche per i non clienti, di partecipare all’iniziativa a prezzo pieno. Le iscrizioni dovranno pervenire almeno una settimana prima dell’inizio di ogni corso e agli iscritti verrà somministrato un test d’ingresso per valutare il loro livello di conoscenza della lingua straniera.

Per frequentare i corsi è sufficiente disporre di un’adeguata connessione internet, essere muniti di computer o tablet e assicurarsi che video e audio del dispositivo funzionino correttamente. Il calendario dei corsi e il form per iscriversi sono disponibili sito www.

lacassarurale.it. Per maggiori informazioni o chiarimenti è possibile contattare l’Ufficio Relazioni de La Cassa Rurale all’indirizzo relazioni@lacassarurale.it oppure ai numeri 0465 896510 – 0465 896511.


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Comunità Giudicarie

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Progetto pluriennale per i servizi domiciliari: al via un nuovo biennio

L’iniziativa, partita ancora nel 2016, ha permesso l’assunzione di 6 lavoratrici ed è stata attuata nei Comuni di Borgo Chiese, Bocenago, Caderzone Terme, Castel Condino, Pieve di Bono-Prezzo, Pelugo e Valdaone – Il costo complessivo per il biennio è di circa Euro 200.000 e verrà finanziato per il 60% dall’Agenzia del Lavoro e per il 40% con l’intervento della Comunità e dei Comuni aderenti al progetto. Da diversi anni la Comunità sostiene i Comuni nell’attivazione dei progetti per l’accompagnamento all’occupabilità attraverso lavori socialmente utili per andare incontro a soggetti che presentano difficoltà nell’accesso al mercato del lavoro. Già a partire dal 2016 la Comunità ha voluto attivare anche un progetto biennale, più volte riproposto, a favore dell’occupazione femminile, con l’obiettivo, allo stesso tempo, di rafforzare ed integrare i servizi domiciliari già esistenti a favore della popolazione anziana, che prevede i seguenti interventi: - accompagnamento per necessità personali: visite mediche, acquisto farmaci, commissioni varie, passeggiate, ecc.; - accompagnamento a feste, momenti religiosi, attività di socializzazione, per favorire i rapporti con la comunità; - fornitura acquisti, recapito della spesa, ricette mediche; - animazione/socializzazione al domicilio: lettura libri, giornali, riviste, gio-

Contiunua l’iniziativa della Comunità molto apprezzata da numerosi anziani co delle carte, lavori a maglia, ecc. Il progetto, che è stato prorogato lo scorso 1° luglio per un nuovo biennio, ha visto l’assunzione tramite cooperativa di sei lavoratrici (una a tempo pieno, le altre a part-time) per 24 mesi. La cooperativa alla quale è stata affidata la gestione del servizio è stata individuata, a seguito di procedura mediante confronto concorrenziale, nella Cooperativa Lavoro che già gestisce l’Intervento 19 “ordinario” attuato dalla Comunità per i lavori nel verde. Il costo di tale progetto, pari a complessivi Euro 200.000 verrà finanziato per il 60% tramite contributo dell’Agenzia del Lavoro e per il rimanente 40% mediante intervento della Comunità e dei Comuni partecipanti. L’iniziativa è stata possibile grazie all’adesione dei Comuni di Borgo Chiese, Bocenago, Caderzone Terme, Castel Condino, Pieve di Bono-Prezzo, Pelugo e Valdaone, che sono tuttora coinvolti nella fase di attuazione e gestione del progetto attraverso i rispettivi Assessori alle attività sociali. Il Servizio Sociale della Comunità garantisce la supervisione del progetto, organizzando momenti di formazione e monitorag-

gio, in collaborazione con la Cooperativa affidataria e con i Comuni aderenti, per favorire nel miglior modo possibile lo svolgimento dell’iniziativa. I beneficiari degli interventi in questi anni sono stati più di cento, in prevalenza anziani o persone segnalate dal Servizio Sociale. È stata individuata come attività di particolare interesse, oltre a quella individuale operatore-anziano, quella comunitaria volta a contrastare l’isolamento e favorire la relazione tra gli anziani dei vari paesi coinvolti. Le amministrazioni comunali hanno collaborato fattivamente mettendo a disposizione gli spazi per le attività collettive e di socializzazione. La relazione tra le persone anziane ha permesso la costruzione di nuovi legami, di un nuovo sentire comunitario, di momenti di socializzazione divenuti appuntamenti regolari e attesi generando anche iniziative ricreative proposte e finanziate dagli stessi utenti. Le iniziative previste sono state interessate dalle limitazioni dovute all’emergenza Covid-19. Il progetto è stato via via rimodulato secondo le varie disposizioni nazionali e provinciali relative a questa emergenza. Quindi

sono state svolte attività di supporto telefonico, distribuzione spesa e farmaci, con una sospensione delle attività di animazione previste nelle sale messe a disposizione dai Comuni di riferimento. Dato il positivo riscontro da parte di tutti i soggetti coinvolti, con ricadute interessanti sul benessere che tale iniziativa ha prodotto nelle comunità in cui si sta svolgendo, tale progetto è stato riproposto anche nel biennio 2018-2020, riconfermato nel 2020-2022, ed ora prorogato per due anni con le stesse operatrici su quasi tutto il territorio di riferimento. Questo ha garantito alle persone seguite continuità nella prestazione del servizio. Non è stato possibile ampliare il progetto ad altri Comuni in quanto l’Agenzia del Lavoro non ha dato disponibilità per il finanziamento di ulteriori operatori. Tuttavia numerosi Comuni hanno attivato autonomamente, attraverso il finanziamento dell’Agenzia del Lavoro, per

i propri anziani un servizio analogo a quello promosso dalla Comunità avendo un riscontro molto positivo da parte degli utenti. Attività previste dal progetto • Servizi di accompagnamento per necessità personali, quali visite mediche, acquisto farmaci, commissioni varie per il disbrigo di incombenze burocratiche, per recarsi dal parrucchiere, ecc…; • Aiuto per gli spostamenti: con l’utilizzo di ausili tipo bastone, attività di accompagnamento per passeggiate; • Fornitura acquisti, recapito della spesa, ricette mediche; • Attività di animazione/socializzazione al domicilio come: lettura libri, giornali, riviste, giocare a carte, compagnia, lavori a maglia, piccolo rammendo, ascolto e intrattenimento; • Servizi di accompagnamento per favorire i rapporti con la comunità: organizzazioni associative, feste, ricorrenze, momenti

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religiosi; o gestione di attività di socializzazione di gruppo tra i beneficiari (incontro in un luogo pubblico per attività condivise). • Attività di sostegno e supporto telefonico: per chi non può partecipare ad altre attività sarà importante mantenere un contatto telefonico in modo da fornire un supporto agli anziani che rimangono per molti giorni isolati nelle proprie abitazioni. Con questo contatto è importante verificare la situazione complessiva dell’anziano e i suoi bisogni in termini di assistenza e sostegno. Il Commissario della Comunità, Giorgio Butterini, sottolinea che “l’iniziativa risponde a una triplice prerogativa: integrare servizi sociali consolidati con mansioni complementari; offrire opportunità occupazionali alle persone, in particolari alle donne, disponibili a impegnarsi nel settore sociale; sostenere gli anziani attraverso un supporto che si traduce in attività semplici ma essenziali, avvalorate da una vicinanza umana, che può costituire per i soggetti più fragili anche un’occasione per superare la solitudine e, in generale per stringere rapporti autentici e spesso permeati da grande cordialità.. Va infatti sottolineato che tutte le risorse impiegate sin dalla nascita del progetto hanno dato dimostrazione di professionalità, ma anche di grande sensibilità, svolgendo le funzioni assegnate con encomiabile passione”.

Borse di studio della Comunità per frequentare la Scuola Musicale Giudicarie

Recentemente la Comunità delle Giudicarie ha approvato la graduatoria per la concessione delle borse di studio per frequentare i corsi della Scuola Musicale delle Giudicarie a favore dei ragazzi residenti nel territorio della Comunità, dai 6 ai 18 anni. “Da molti anni – precisa il Commissario Giorgio Butterini, – la Comunità delle Giudicarie offe un sostegno concreto e convinto ai ragazzi che scelgono di sviluppare le proprie abilità musicali, nella

Riproposta l’iniziativa della Comunità a favore delle famiglie. Accolte una quarantina di domande. convinzione che esse rappresentino delle importanti opportunità di crescita culturale e personale in senso lato. La musica è disciplina, trasporto, veicolo di integrazione con il mondo ed è dovere delle istituzioni stimolarne la

conoscenza. La valorizzazione e lo sviluppo del territorio passano, prima ancora che dagli investimenti materiali, da quelli immateriali”. Ciascuna borsa di studio ha un ammontare pari al

70% della quota di iscrizione, fino ad un importo massimo di € 500,00.= Con i fondi messi a disposizione della Comunità è stato possibile accogliere

una quarantina di domande delle oltre settanta presentate entro la scadenza prevista al 18 maggio scorso.

La graduatoria è stata redatta in base al coefficiente dell’indicatore ICEF dichiarato nella domanda unica per l’anno scolastico 2021/2022.


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Parlando giudicariese

Oltre un secolo di vita amministrativa di Mario Antolini Musón

Fra le avventurose ma esaltanti vicende degli anni ‘50 si era ipotizzata, quasi sognando, la “Repubblica delle Giudicarie”. Il Comprensorio e poi la Comunità si erano intuite e sperate in questa proiezione. Non so se ormai giunto oltre al secolo di vita in Giudicarie mi sia possibile arrogarmi l’ardire di permettermi delle osservazioni di carattere politico-amministrativo, lasciando alla Direzione e alla Redazione di questo affermato mensile giudicariese il giudizio di pubblicarlo o meno. Se il lettore lo trova su questa pagina (generosamente messami a disposizione da vent’anni) vuol dire che quanto andrò scrivendo è stato accettato e magari pure condiviso dalla Direzione e dalla Redazione di questa già storica testata, che ringrazio per la sempre cortese disponibilità. * Non per mia specifica e personale scelta, ma soltanto il caso e le circostanze hanno fatto sì che io vivessi in prima persona l’evolversi delle istituzioni pubbliche giudicariesi nella seconda metà del secolo ventesimo. Infatti, dopo la mia del tutto diversa esperienza in Giappone, a ormai trent’anni, negli anni Cinquanta l’allora presidente del primo “Consorzio dei Comuni Giudicariesi”, il rag. Alfiero Andreolli, mi volle come segretario di quell’Ente da lui fondato nel 1951 ed al quale avevano aderito soltanto una parte dei Comuni delle Giudicarie. Ci trovavamo in pieno periodo dei lavori idroelettrici anche in Giudicarie e, pertanto, mi trovai sùbito coinvolto nella elaborazione della legge sui “bacini imbriferi montani” che era in discussione al Parlamento italiano. Dovevamo seguirla anche dalle nostre vallate trentine sia nel suo delinearsi che nel suo formarsi, partecipandovi pure come Consorzio dei Comuni Giudicariesi con cor-

rispondenze e documenti in continuazione. Furono vere battaglie fra contrastanti posizioni (a livello locale e nazionale), in parte vinte e in parte perse. Data l’intensità dei nostri e miei impegni, con motivata soddisfazione, pur senza orgoglio, nella mia autobiografia ho lasciato scritto che considero anche quasi “mia” la proclamazione della legge “N. 959, del 27 dicembre 1953. Norme sulle acque e impianti idroelettrici, riguardanti l’economia montana”. Una legge che è rimasta famosa perché istituiva dei BIM, ossia dei “Consorzi dei Comuni compresi nei Bacini Imbriferi Montani”. Nell’ambiente locale in cui mi trovavo a vivere, la notizia venne appresa con entusiasmo, come una vera e grande vittoria conseguita al termine di un impegnativo combattimento, poiché era stato davvero tale. Si sentiva nell’aria che ormai la costituzione dei due BIM del Sarca-MincioGarda (con sede a Tione) e del BIM del Chiese (con sede a Condino) avrebbero naturalmente sostituito il Consorzio dei Comuni Giudicariesi. Ed infatti fu così. Ma era chiaro che avrebbe dovuto prevalere l’aggettivo “Giudicariesi”, tanto è vero che nello stendere lo Statuto/Regolamento si inserì il dettato che il rappresentante di ciascun comune in seno all’assemblea BIM fosse qualsiasi cittadino/convalligiano giudicariese e non già obbligatoriamente un consigliere comunale o Sindaco in carica. Tanto è vero che il Comune di Tione elesse a suo rappresentante in seno al BIM il rag. Andreolli, che non era più né Sindaco e né consigliere comunale, e risultò poi eletto quale primo presidente del BIM

a Tione (dopo il naturale scioglimento del precedente Consorzio dei Comuni Giudicariesi). Il pensiero di allora era chiaro e preciso: ogni BIM avrebbe dovuto gestire in proprio l’importo dei “sovracanoni” (così erano state definite le somme di denaro da ricevere e da gestire), in visione comprensoriale, scegliendo meticolosamente dei provvedimenti che riguardassero globalmente l’intera popolazione giudicariese nel suo insieme, senza “sbriciolare” le somme a disposizione con progetti limitati o a specifici comuni o a singoli cittadini. Guardandomi indietro devo constatare che le cose non sono andate proprio così; infatti si sono impossessati dei due BIM gli amministratori pubblici in carica (o Sindaci o Consiglieri comunali) e la gestione dei sovracanoni non riuscì mai a risultare impegnata su progetti che riguardassero l’intero territorio comprensoriale nel suo insieme. Personalmente ne soffro ancora a 102 anni, ripensando alla grandiosità di questi miei e nostri sogni di quel periodo e non riuscendo a trovarmi davanti agli occhi una qualche grandiosa realizzazione con la scritta: “A cura dei BIM”. Malinconie del tutto personali anche costatando che la gente non conosce ancora che cosa siano i BIM e che cosa ci stiano a fare. Certamente una mia sensazione da eterno pessimista.

* Rifiutato l’incarico di diventare segretario del BIM Sarca-Mincio-Garda come mi era stato proposto (avendo eventualmente dovuto procurarmi l’attestato di segretario comunale che non avevo) ho continuato il mio impegno di pubblicista per le Giudicarie trovandomi a seguire (come informazione e informatore) la nascita del Comprensorio delle Giudicarie, poi trasformato in Comunità delle Giudicarie. Entusiasmi rinnovati, voglia di Giudicarie alle stelle con impegni da parte di dirigenti e impiegati che, nei primi anni, si estrinsecarono in studi profondi e dettagliati ed in programmi che stavano prevedendo, progettando e prospettando le “Giudicarie autonome”, lanciate verso un promettente avvenire frutto di una promettente unanime unità d’intenti. Ma ancora

una volta, in due periodi fra loro distinti, uno durante la seconda metà del secolo ventesimo e l’altro nel Duemila, la delusione più amara che mi è calata addosso perché non si è riusciti e dare all’autonomia, ossia alla capacità di autogestirsi, la validità di cui il termine è costituito e impregnato. Burocrazia, legislazione e mancanza di volere hanno fatto sì che tante prospettive, perfino avveniristiche, andassero a vuoto tanto che tuttora (2022) tanti ideali aleggiano soltanto come parole dette e scritte che rimangono nella voragine della dimenticanza. Ho compiuto i 102 anni con tante soddisfazioni e contento di essere stato un Giudicariese, ma senza la soddisfazione di rivedere un’istituzione libera e autonoma come il “Consorzio dei Comuni Giudicariesi” del 1951 in mano a Giudicariesi doc e non ge-

stiti da rappresentanti dell’Ente pubblico, nel quale si considerano tutte le problematiche o da troppo lontano (Trento o Roma), o da troppo vicino e localmente come è proprio dei Comuni amministrativi. Chi dovrebbe avere il compito di gestire la “Comunità” dovrebbe poter sentirsi libero da ogni altro addentellato burocratico e capace di guardare dall’alto l’ambito geografico dalla storia ormai definitivamente classificato come Giudicarie, dai confini naturali e giuridici più che ben precisati. Fra le avventurose ma esaltanti vicende degli anni Cinquanta si era ipotizzando, quasi sognando, la “Repubblica delle Giudicarie”. Il Comprensorio e poi la Comunità si erano intuite e sperate in questa proiezione: ossia in una esaltante autonomia quanto mai responsabile e soprattutto impegnativa, sulle fondamenta delle “Regole” che i Giudicariesi si erano liberamente date e imposte durante i gloriosi secoli del Medioevo. Coi miei 102 anni compiuti me ne sto andando portandomi dietro e seppellendo queste mie utopie, ma con in cuore la gratificante visione delle mie vallate in ordine, in pace e proiettate verso ogni sorta di miglioramento. Una evidente grande soddisfazione ringraziando di cuore tutti coloro che mi hanno accompagnato, mi hanno compreso e mi hanno aiutato ad essere credo - un buon Giudicariese.


Azienda sanitaria

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Apss: Luca Fabbri alla guida del Distretto sud Nominati i direttori di distretto e del Dipartimento di prevenzione Sarà Luca Fabbri, oggi direttore dell’ospedale di Arco, a guidare il Distretto sud dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, di cui fanno parte anche le Valli Giudicarie. I ritorno dei distretti è uno dei punti cardine del nuovo modello organizzativo dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari che sta prendendo forma in queste settimane e dovrà andare a regime entro gennaio 2023. I nuovi direttori dei tre distretti sono stati nominati negli scorsi giorni dal dg Ferro: oltre a Fabbri, sono stati scelti Chiara Francesca Marangon (Distretto nord) e Enrico Nava (Distretto est). I distretti sono tre, con sei ambiti territoriali: distretto Nord (Trento e Valle dei Laghi; Val di Non e Sole, Rotaliana, Paganella), distretto Sud (Vallagarina e Altipiani Cimbri; Alto Garda e Giudicarie), distretto Est (Cembra, Fiemme e Fassa; Valsugana, Tesino e Primiero). Ai tre “nuovi” distretti è affidata la governance dell’accesso e della continuità delle cure con un ruolo di coordinamento e di integrazione, in stretta connessione con l’ospedale policentrico (centri specializzati per patologia distribuiti sul territorio che garantiscono la prossimità delle cure, la complementarietà e sussidiarietà delle strutture ospedaliere). I distretti non sono compartimenti stagni, ma una soluzione organizzativa che permette di decentrare al meglio i servizi. Le nomine delle AOF (Articolazioni organizzative fondamentali) si completano con Pier Paolo Benetollo (direttore del Servizio ospedaliero provinciale) e con Maria Grazia Zuccali, alla guida del Dipartimento di prevenzione. Con le nomine dei direttori di distretto, del Dipartimento di prevenzione e del Servizio ospedaliero provinciale si definisce l’assetto del management strategico dell’azienda sanitaria, che sarà completato con la definizione degli incarichi dei dipartimenti e delle reti cliniche. «Con queste nomine – ha dichiarato il dg di Apss Antonio Ferro al momento della nomina – si chiude

il cerchio degli incarichi apicali dell’Apss. Ho scelto i miei più stretti collaboratori nell’ambito di professionisti con una lunga e rilevante esperienza all’interno delle strutture pubbliche e che ben conoscono il sistema sanitario e le sue diramazioni territoriali. Professionisti che daranno sicuramente un fattivo contributo al processo di riorganizzazione che vede i distretti e l’ospedale policentrico fulcro della ridefinizione della sanità trentina». «Ciò che ci ha insegnato la pandemia – ha proseguito Ferro – è quanto sia rilevante l’organizzazione territoriale e l’investimento sulla prossimità; la nostra organizzazione sta andando in questa direzione e la nomina dei direttori di distretto è uno dei punti cardine di questa organizzazione. Saranno chiamati a presidiare i territori loro assegnati e saranno gli interlocutori privilegiati delle comunità locali, delle organizzazioni di volontariato e del mondo delle Rsa attraverso il costante confronto con i rappresentanti istituzionali e i professionisti sanitari e sociosanitari e saranno fondamentali per la riorganizzazione della medicina di famiglia e per quanto riguarda le reti professionali». Chiara Francesca Marangon Nata a Valdagno (Vi), si laurea in medicina e chirurgia all’Università degli studi di Trieste e si specializza nel 1995 in chirurgia d’urgenza e pronto soccorso e nel 2004 in medicina di comunità all’Università di Padova. Inizia la sua attività professionale nel 1992 prima all’ospedale universitario di Cattinara (Trieste) come medico chirurgo e, successivamente, all’ULSS di Legnago e in quella di Vicenza come medico in pronto soccorso. Nel 2001 inizia la collaborazione con l’Azienda ULSS n. 6 di Vicenza dove ricopre vari incarichi tra cui quello di direttrice facente funzioni dell’Unità operativa infanzia, adolescenza, famiglia. Dal 2009 fino ad agosto 2016 ricopre l’incarico di direttrice di distretto all’Azienda ULSS n. 5 Ovest Vicentino. Successivamente ritorna

all’Azienda ULSS n. 6 di Vicenza come direttrice di distretto fino a gennaio 2017 quando viene nominata direttrice del Distretto est all’Azienda ULSS n. 8 Berica a cui si aggiunge l’incarico ad interim per il Distretto ovest della medesima azienda sanitaria. Enrico Nava Nato a Rovereto, si laurea in medicina e chirurgia all’Università degli studi di Parma e nel 1989 si specializza in Igiene e medicina preventiva all’Università degli studi di Verona. Nel 2006 consegue il Master universitario di secondo livello in Promozione della salute, all’Università degli studi di Siena. Dal 1988 al 1998 svolge attività professionale nell’ufficio del Medico provinciale e poi alla Direzione igiene e sanità pubblica dell’Apss occupandosi prevalentemente di prevenzione delle malattie infettive e di igiene ambientale. Dal 1998 al 2006 è direttore del Servizio educazione alla salute dell’Apss. Dal 2006 al 2012 è direttore dell’Unità operativa cure primarie del Distretto di Trento e Valle dei laghi, fino alla nomina, il 1° aprile 2012, a direttore del Distretto centro nord. Nel 2016 è nominato, all’interno del Consiglio di direzione Apss, direttore dell’Integrazione socio sanitaria fino all’incarico di direttore Supporto clinico organizzativo e di sanità pubblica alle Rsa. Dal 2010 è professore a contratto di Medicina sociale al Dipartimento di sociologia dell’Università degli studi di Trento. Luca Fabbri Nato a Budrio (Bo), si laurea in medicina e chirurgia all’Università di Bologna nel 1986 dove, nel 1991 consegue la specializzazione in Igiene e medicina preventiva orientamento sanità pubblica e successivamente nel 1996 la specialità in Igiene e tecnica ospedaliera. Inizia a lavorare in Trentino nel 1988 come ufficiale medico del Corpo militare della Croce Rossa Italiana dirigendo il servizio sanitario del Centro ospitalità della CRI di Levico Terme. Dopo alcuni incarichi lavorativi

in Emilia Romagna, dal 1992 al 2003 lavora come dirigente medico della direzione sanitaria dell’ospedale Santa Chiara di Trento per poi assumere il ruolo di direttore medico dell’Ospedale di Arco. Nel 2011 è nominato direttore medico delle strutture ospedaliere di Arco e di Tione e da dicembre 2015 a marzo 2019 affianca a questa responsabilità l’incarico di direttore medico dell’ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto. Si è sempre occupato di controllo e sorveglianza delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) ed è coordinatore di CIPASS il gruppo aziendale di controllo ICA con incarichi di referenza nazionale all’Istituto superiore di sanità e al CCM per conto di Apss. Maria Grazia Zuccali Nata a Trento, si laurea in medicina e chirurgia all’Università degli Studi di Brescia e nel 1991 si specializza in Igiene e medicina preventiva - orientamento sanità pubblica all’Università degli studi di Verona. Inizia la propria attività professionale al Comune di Trento nel-

Centro vaccinale Tione: le aperture del mese di luglio Per accedere al centro vaccinale di Via Roma (Teatro comunale) è consigliata la prenotazione al CUP online per evitare attese, agevolare il lavoro del centro e anche per avere l’opportunità di scegliere la tipologia di vaccino. Sarà comunque possibile presentarsi senza appuntamento (solo nel caso della vaccinazione Covid-19). Gli orari di apertura possono subire variazioni in base alle prenotazioni. Vaccinazioni Vaccinazioni adulti pediatriche Giovedì 7 luglio

8.30-12

Sabato 9 luglio

13-15

Giovedì 21 luglio

8.30-11.30

Giovedì 28 luglio

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l’ambito dell’igiene e attività sociali e, successivamente, dal 1993 lavora per nove anni alla Usl C10 del comprensorio Vallagarina (confluita nel 1995 nell’Azienda provinciale per i servizi sanitari). Dal 2000 lavora all’Unità operativa di igiene e sanità pubblica nell’ambito della quale per oltre 15 anni è responsabile della struttura semplice “Igiene degli alimenti e della nutrizione” e della quale, da

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gennaio 2020, ne ha la assunto responsabilità dapprima come facente funzioni e successivamente come titolare. Da giugno 2021 è direttrice facente finzioni del Dipartimento di Prevenzione. La professionista è docente al corso per tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro del Polo universitario delle professioni sanitarie di Trento.

Attenzione alle zecche in caso di escursioni e passeggiate Con la stagione estiva aumenta la presenza delle zecche nei boschi del Trentino e quindi la possibilità di essere infettati dai piccoli parassiti che si nutrono del sangue dell’uomo e degli animali. Le punture non sono dolorose e non si sentono, ma possono purtroppo avere conseguenze gravi, se il parassita è infetto. Le principali malattie trasmesse dalle zecche sono la malattia di Lyme e la TBE (o encefalite da zecca). Da inizio anno sono state già dieci le segnalazioni di infezione da TBE. In Trentino la vaccinazione contro l’encefalite da zecca è gratuita e disponibile anche in questa stagione, basta verificare la disponibilità nelle varie sedi sul Cup online. Per evitare le punture di zecca in occasione di escursioni e camminate nei boschi: • camminare sui sentieri ed evitare il più possibile il contatto diretto con le piante o con l’erba • vestirsi con abiti coprenti (manica lunga e pantaloni lunghi) e di colori chiari, mettere scarpe chiuse e cappello • utilizzare repellenti a base di DEET sulla pelle scoperta. Dopo ogni escursione verificare che

non ci siano zecche sulla pelle, controllando tutto il corpo e non solo le zone scoperte. Un’eventuale zecca va tolta il prima possibile, ma non è necessario andare al pronto soccorso, basta avere una pinzetta (ne esistono di apposite): • non applicare sostanze irritanti sul parassita • non toccare la zecca direttamente con le mani • con la pinzetta afferrare la zecca vicino alla pelle, senza schiacciarla; tirare delicatamente, senza strappi, fino al distacco • disinfettare la piccola ferita (con disinfettanti non coloranti) o lavare con acqua e sapone • rendere inoffensiva la zecca estratta. Dopo aver tolto la zecca non serve prendere antibiotici o chiedere esami del sangue al proprio medico: • per il mese successivo controllare ogni giorno la pelle dove è stata trovata la zecca • se compaiono macchie rosse che si allargano sulla pelle e/o febbre, dolori articolari o altri disturbi, rivolgersi al proprio medico. https://bit.ly/3OuFyo3


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Tutti giù per terra

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Tutti giù per terra

Il gigante e la panchina Il trend delle panchine giganti disseminate su alcuni dei più bei posti panoramici d’Italia, Trentino compreso, mi ha richiamato alla mente un celebre passo di una gradita lettura di gioventù: “…E lui diede questa opinione: che chiunque facesse crescere cinque pannocchie di grano o due fili d’erba là dove prima ne cresceva uno solo, avrebbe fatto un miglior servizio al suo paese che tutta la razza dei politici messa assieme…” (Jonathan Swift, ‘I viaggi di Gulliver’, 1726). Vista la faccenda non ho potuto esimermi dal citare Swift. Perché sedersi su una di quelle orribili gigantesche panchine ci farà anche sentire per qualche secondo come i lillipuziani (minuscoli, ridicoli e affascinati) ma non ci esime dalla responsabilità morale di porci un evidente problema culturale: davvero siamo arrivati al punto (di non ritorno?) di mortificare la sacralità della montagna in nome delle esigenze di cassa? Ci siamo davvero ridotti a violentare il territorio pur di renderlo sempre più oggetto di marketing grossolano e indelicato? D’altronde i lillipuziani, nella satira di cui è pregna l’opera letteraria, in-

carnano allegoricamente i peggio difetti della vita sociale e politica di quel tempo, conseguenza di un’umanità degenerata. Ora come allora. E allora la citazione iniziale può essere parafrasata nel modo che segue: ‘chiunque abbia installato una di quelle terribili panchine là dove prima non ce n’era, ha di sicuro fatto un pessimo servizio al suo paese che tutta la razza di cattivi e irrispettosi turisti messi assieme.’ Il Trentino si gongola la panchinona in legno della Val di Ledro, costruita con gli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia, e quella color giallo limone di Novella in Val di Non. Altre sedute oversize sono i tre enormi troni di Re Laurino e le sdraio giganti in Val di Fassa. Sorgono un po’ ovunque in Italia (il marketing ufficiale ne conta 223, e un passaporto da timbrare ad ogni panchina visitata) e altrettante sono in costruzione. Dopo l’invasione delle pale eoliche che tanti territori magnifici ha deturpato in modo osceno (fate un giro nel Tavoliere delle Puglie ad esempio), queste fantasiose installazioni XXL sono state pensate per potenziare l’esperienza visiva in montagna, ma nella realtà si sostituiscono ad essa, diventando

Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento

Anno 20 luglio 2022 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Tel: 0465 349020 Presidente: Oreste Bottaro Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Achille Amistadi, Adelino Amistadi, Virginio Amistadi, Mario Antolini Musòn, Matilde Armani, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Dario Beltramolli, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Chiara Garroni, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Martina Sebastiani, Alessandro Togni, Ettore Zampiccoli, gli studenti dell’Istituto Guetti

esse stesse ‘attrazione turistica’. La presenza disturbante di queste panchine coloratissime stile cartoon colpisce trasversalmente diverse sensibilità: impatta sui nostri ricordi di bambini, urta contro la laboriosità montanara dei nonni, ferisce la bellezza perfetta e armoniosa della Montagna. Che di certo non pretende inutili orpelli ma solo rispetto. Insomma, per dirla alla Fantozzi, la panchina gigante è una ‘cagata pazzesca’. Evidentemente a ciò, alle cagate pazzesche, noi Homo Pecunia siamo av-

di Massimo Ceccherini Podio

vezzi. Campioni nello sfruttare l’ambiente fino all’osso, oltre il pacchiano e l’irresponsabile, per scopi commerciali ed economici, malcelandoli con intenti virtuosi. L’abbaglio si ripete. E’ come la storia dell’orso, superstar sul logo del Parco Nazionale Adamello Brenta e su decine di prodotti griffati PNAB. Puzzle, tazze, borracce, cappellini, ombrelli, apribottiglie, matite. E ancora Kit Kid e Kit Country, Pacchetto Family e Kit Outdoor, per tutte le esigenze e per tutte le tasche, pur-

chè ecofriendly. Insomma, Orso is the new Ferragni: brand ambassador, influencer e fashion blogger ricercatissimo. Roba da far invidia alle televendite di Mastrota. Animale fierissimo il plantigrado, dall’estero deportato nei boschi tridentini senza il suo consenso informato e contro la sua privacy. All’occorrenza abbattuto o incarcerato. Sfruttato per scopi di merchandising (leggasi money), ma nei fatti molto poco rispettato. Tornando alle panchine formato Gulliver, sul sito w w w. b i g b e n c h c o m m u -

nityproject.org si legge: ‘Una volta che ci siede su una di esse si prova la sensazione di godersi la vista come se “si fosse di nuovo bambini”, si vive un’esperienza intensa, da condividere con gli altri’. Personalmente, al di là dell’indubbia instagrammabilità dell’oggetto iconico, di intenso e (spero) anche condivisibile si prova solo tristezza. Ai giorni nostri tutto diventa sempre più pacchianamente ludico, dai metodi didattici alle offerte turistiche, come anche ammirare un semplice paesaggio, in nome di una fruizione sempre più massiccia e di un’accoglienza sempre più prona al Dio Denaro. Pur di aumentare i numeri del turismo si cercano nuove strade da battere, compresa quella di trasformare/convertire l’ambiente in linguaggio forzatamente disneyano sacrificandone purezza, semplicità, autenticità. Per il futuro aspettiamoci le montagne russe sul Campantic o la gigantografia di Paperino sul Carè Alto. Giova qui ricordare che chiunque voglia tornare bambino in realtà può farlo in mille altri modi, tutti ecosostenibili: dondolarsi su un’altalena, fare bolle di sapone con la bocca, infilare perline in un filo, ripetere le tabelline fino allo sfinimento. Oppure esercitarsi con le paroline capricciose. MontaGNIA o montaGNA??

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Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA

vilgiat@yahoo.it

A proposito di referendum, mi aspettavo che sarebbe stato difficile raggiungere il quorum del 50%, ma di certo non mi aspettavo una debacle come quella a cui abbiamo assistito. Sarà stata la data del voto stabilita in una sola giornata estiva con tanta gente al mare, sarà stata la poca informazione data, sarà che la gente è distratta dalla guerra, sarà che i quesiti posti erano particolarmente astrusi, difficili, resta il fatto che nessuno s’aspettava un flop di tale portata. Lei cosa ne pensa? Licia Allora. Certamente la data prescelta non ha facilitato l’afflusso, e di certo la quasi certezza che il quorum non sarebbe stato raggiunto ha demotivato molta gente a recarsi a votare. Poi la complessità dei quesiti e la difficoltà di comprendere in modo immediato gli effetti del si o del no, hanno fatto il resto. Quesiti incomprensibili, mal posti, e questioni anche importanti ma lontane anni luce dai problemi quotidiani dei cittadini. Io sono dell’avviso, che in una democra-

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Il referendum è stato un flop, perché? Solo auto elettriche entro il 2035, una follia Non so se ho capito bene: entro il 2035 dovremo tutti avere un’auto elettrica altrimenti dovremo andare a piedi o in bicicletta. Così sembra che abbia deciso l’Europa. A me pare un’idiozia magari decisa da chi non conosce i problemi dei territori. Tu che ne dici? Giuseppe zia che funzioni, su certe questioni complesse, come quelle della Giustizia, non possa esprimersi il popolo. Si devono esprimere gli eletti, i parlamentari, li paghiamo apposta. Un conto è chiedere agli italiani di esprimersi su divorzio, aborto, eutanasia, cannabis, altro è invece chiedere un parere sul Regio Decreto del 30 gennaio 1941 n°12 e dell’art. 192, relativamente al comma 6, vista la legge 4 del gennaio 1963 n°1, articolo 8, comma 3... aiuto! Una cosa comunque bisogna dire, il quorum del 50% appare piuttosto anacronistico considerati i normali numeri di affluenza alla urne (nelle elezioni

del 12 giugno non si è andati molto oltre il 50%). Probabilmente andrebbe ridiscusso. Per esempio si potrebbero alzare di molto le firme richieste (oggi sono 500 mila) per proporre un referendum abrogativo, e poi abbassare il quorum significativamente. Potrebbe essere una soluzione. Speriamo che i nostri eletti provvedano quanto prima a rivedere la questione referendum sperando che non ci sia, sarebbe tutto da ridere, chi chiedesse l’indizione di un referendum per rivedere la norma referendaria. In Italia potrebbe accadere anche questo. (a.a.)

Ucraina, l’abbiamo già dimenticata Abituato com’ero alle discussioni pomeridiane con i miei amici sulle panche della piazza del mio paese, su quanto succedeva e continua a succedere in Ucraina, debbo dire d’essere particolarmente deluso, l’Ucraina è sparita ormai dai notri dibattiti sostituita da un sacco di altri argomenti, attuali, non c’è che dire, ma dimentichi ormai della guerra e delle sue nefandezze. Paolo Capita. Ricordo, qualche decennio fa, i primi morti di droga. I giornali riempivano le loro pagine nel descrivere il dramma che irrompeva nella nostra società, ma che negli USA era una tragica normalità. Poi col passare del tempo le notizie sulla tossicodipendenza, in particolare quelle sulle morti per overdose, quasi non trovano più spazio sui nostri giornali. Si potrebbe dire, senza voler offendere le famiglie in qualche modo coinvolte, che la tragedia della droga non faccia quasi più notizia. Ormai la droga è diventata un problema personale che non interessa più a nes-

suno. Un po’ come dire: l’abitudine ormai ci fa dimenticare anche il più tragico dei problemi. È un po’ quello che sta accadendo con l’invasione dell’Ucraina. Ci riflettevo in questi giorni. Si era partiti con le immagini cruente dei morti per le strade, nelle fosse comuni, con famiglie sterminate e crolli disastrosi di edifici colpiti dai missili che cadevano notte e giorno senza pietà. I giornali e la Tv con i loro inviati hanno messo in evidenza atrocità inenarrabili, consegnando scene di violenze inaudite. Poi, ecco, pian piano i morti a Kiev non fanno più notizia. Sono solo un numero. Cento, duecento al giorno, mentre la guerra continua irrefrenabile. Che fare? Bisogna abituarsi ai morti, alle centinaia di bambini uccisi? Dovremmo rassegnarsi a considerare le strategie militari più importanti della vita umana? No. Io seguo Papa Francesco quando dice che bisogna recuperare il senso della vita fondata sul bene comune: ci si salva insieme o non ci si salva. Solo allora cesseranno le guerre che vorrebbero assuefarci alla morte in nome di una economia egoistica e di rapina.(a.a.)

La decisione dell’Europa di proibire la vendita di auto a diesel o a benzina dal 2035, cioè fra soli 13 anni, è una follia bella e buona. Forse si sarà assunta una decisione condivisibile in linea di principio, ma una decisione presa senza valutarne la conseguenze, i problemi, e soprattutto senza una gradualità negli anni che sarebbe necessaria quando si fanno scelte così importanti. C’è qualcuno a Bruxelles che si è posto il problema di come giungere a chiudere con il diesel e con la benzina, e come essere pronti per l’elettrico? Ho la netta impressione che nessuno ci abbia pensato, altrimenti non sarebbero giunti a tale decisione: come riconvertire e con quali investimenti le attività produttive dell’industria automobilistica ed il suo enorme indotto? Come attrezzare il nostro Paese per avere una rete di distributori di elettricità in grado di sostituire le pompe di benzina in tutta Italia? Con

quali fonti energetiche saremo in grado di garantire l’enorme fabbisogno di energia elettrica necessario per l’intero parco automobilistico e per i trasporti su gomma? Per non parlare della questione economica, già le auto elettriche sono molto costose all’atto dell’acquisto, ma la loro svalutazione negli anni è impressionante, e si rischia che dopo soli 5 anni dall’acquisto di ritrovarsi con un mezzo che vale praticamente zero. Si pensa come unica soluzione non tanto all’acquisto, ma al noleggio, ma non saranno molte le famiglie e i pensionati che potranno permettersi di pagare 500 euro al mese più abbonamenti e costi di ricarica. Così facendo l’automobile diventerà un lusso per pochi. Ma non voglio essere troppo pessimista. Le difficoltà non possono essere un alibi per non fare le cose e rinviare le cose all’infinito. Ma un progetto che cambierà radicalmente la nostra vita da ogni punto di vista non può essere deciso senza aver definito i passaggi necessari per raggiungere l’obiettivo fissato. Il 2035 può sembrare lontano. Ma se consideriamo i tempi necessari per riconvertire imprese e organizzazioni complesse in tutta Italia, il tempo che ci resta è davvero poco...il 2035 è dietro l’angolo. Speriamo che ci ripensino. (a.a.)

Troppo inglese nell’italiano Caro Adelino, assistiamo con sempre maggiore frequenza ad un uso esagerato dei termini inglesi nel nostro parlare ed ancor più nei notiziari televisivi e sulla carta stampata anche quando esistono nella nostra lingua parole perfettamente equivalenti. Non capisco il perché di questa mania esterofila, per la verità non solo linguistica, se non per il fatto che così ci sentiamo più all’avanguardia, più moderni, meno provinciali, più acculturati. Insomma, un conto è sapere parlare la lingua inglese, altro conto è usarla a sproposito nella parlata quotidiana. Susanna A dir il vero ne abbiamo già parlato più volte. L’uso e l’abuso di parole straniere nella nostra lingua non è solo riservato alla lingua inglese. Per molto tempo è

stato il francese ad invadere il nostro linguaggio. Negli ultimi anni, però, anche grazie al fatto che l’inglese è ormai la lingua internazionale della tecnologia, di Internet e della comunicazione, la lingua inglese si è imposta un po’ ovunque. Il problema non è tanto il fatto che sia un’altra lingua rispetto alla nostra, ma è la comprensibilità che crea non poche difficoltà. Spessissimo vengono usate parole inglesi, che non tutti comprendono, al posto di parole italiane molto chia-

re. Se si usa “spending review” invece che “taglio della spesa”, viene il dubbio che non si voglia far comprendere di che cosa si parla. Anche i nostri Parlamentari per rispondere a interrogazioni urgenti sui temi del momento, partecipano ad un “question time”. Il tema non è l’usare tutti gli strumenti utili per comunicare, ma ignorare sempre la lingua italiana a vantaggio di ogni espressione straniera. Per me è mi sa tanto di masochismo all’italiana. (a.a)


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