Giornale delle Giudicarie giugno 2022

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ANNO 20 - GIUGNO 2022- N. 6 - MENSILE

L’EDITORIALE di Adelino Amistadi

Al lupo...! Al lupo...! I lupi avvistati di questi tempi sulle Alpi ed anche da noi in Trentino non sono fantasia, né sono animali in cattività reintrodotti artificialmente nel nostro ambiente. Si tratta di veri esemplari selvatici che stanno sempre più popolando le nostre montagne dopo anni di assenza. E subito la popolazione di montagna s’è messa in allerta chiedendo alle istituzioni, vedi Provincia, che si muovano subito nel favorire la convivenza uomo-lupo e prevenire eventuali e possibili dissensi o conflitti. Ci siamo da poco adeguati alla presenza dell’orso, l’arrivo anche del lupo preoccupa non poco la popolazione trentina compresa quella giudicariese, dove i lupi sono da tempo presenti. Ce lo racconta un articoletto di Giuliano Beltrami su“l’Adige”: “due lupi avvistati nella piana di Fiavè, ma da tempo si stanno aggirando per i nostri prati...” Con la Forestale che conferma: “Niente di straordinario. I lupi si stanno diffondendo e spostando, per cui era normale che prima o poi, un branco capitasse anche da queste parti...”. Fin dal Medio Evo il lupo ha sempre spaventato la gente. E’ sempre stato associato al male, anche perché, a quei tempi, perdere una vacca o una capra per colpa di un lupo era una tragedia immane. Non c’erano indennizzi assicurativi né ristori provinciali, anche se si poteva contare sulla solidarietà della gente, seppur povera, che accorreva sempre in aiuto di fronte ad una calamità. Il lupo, per natura, ha sempre prediletto gli ungulati selvatici, camosci, cervi, caprioli, daini e tutti quegli animali che occupano le zone boschive, principale habitat del lupo. A pag, 12

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Focus turismo, segnali di ripresa dagli operatori giudicariesi EUROPA di Paolo Magagnotti

Ucraina fra riforme e speranze La tragedia della guerra della Russia di Putin in Ucraina continua con la distruzione di paesi e città e il massacro di innocenti vite umane. La strenua, eroica difesa da parte degli ucraini non potrà probabilmente reggere ancora per molto tempo se non vi saranno nuovi e più robusti aiuti esterni. Nel cosiddetto mondo occidentale sembra ondeggiare, al di là delle dichiarazioni, la volontà di rafforzare in termini decisivi un aiuto militare che possa far sperare in una vittoria. A pagina 13

Caro-vita, ecco gli aiuti per le famiglie Attualità

0-6 una legge per i più piccoli

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Territorio

Malghe, interrogazione di Marini A PAGINA 17

TRUFFE Una mano arriva dall’arbitro bancario Centro A pag.Specializzato 10

Riforme

mB mobili BONENTI Le Comunità di Valle in

ATTUALITÀ I bambini ...eintumarcia percome la pace A pag. 14 dormi?

mano ai sindaci

Materassi e Reti

A PAGINA 6

Attualità

Presentato il nuovo Piano provinciale dei rifiuti

RUBRICA Relax Come eravamo + alzapersona A pag. 31 A PAG. 8 SELLA GIUDICARIE (BONDO) - Tel. 0465.901919 - 339.1388960

ESTATE Le proposte culturali della Valle del Chiese A pag 34 PORTO FRANCO Orsi sì, orsi no A pag. 8 GIOVANI InPrendi, sei giovani per sei idee d’azienda A pag 17 Artigiani Dipendenti Familiari

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GIUGNO 2022

Rassegna Stampa

RASSEGNA STAMPA MAGGIO 2022

A cura della REDAZIONE

DALLE GIUDICARIE DALLA PROVINCIA Addio a Dario Antolini, storico gestore del rifugio Trivena. E’ morto a 70 anni, in val di Breguzzo è stato un punto di riferimento per chi ama la montagna TIONE. Dal 1987 quel rifugio dislocato a quota 1650 metri in alta val di Breguzzo era considerato da escursionisti e appassionati di sci alpino una tappa obbligata. Ad accoglierli e consigliare sul da farsi, al rifugio Trivena, c’era Dario Antolini, che un male implacabile si è portato via a 70 anni. Lascia la moglie Clorita e tre figlie: Dina, Cristina e Erma. Dario era uno che la montagna sapeva non solo conoscerla ed interpretarla ma gestirla. Dalle alture di quel popolare rifugio lui dispensava consigli utili anche a coloro che lungo quei costoni spesso innevati erano magari dei principianti. Cooperativa Valle del Chiese: chiusura 2021 con un utile di 170mila euro VALLE DEL CHIESE. La Famiglia Cooperativa Valle del Chiese, che conta in tutto ben 2.698 soci e tredici punti vendita comprese le altre due succursali di Storo, ossia Prodet e Di Più, nel corso dell’anno 2021 ha dato avvio al piano pluriennale di rinnovamento dei negozi onde renderli sempre più efficienti e accoglienti. Si comincia da quello di Castel Condino, poi sono state introdotte alcune iniziative innovative di rilancio pure a Ponte Caffaro, Pieve di Bono e al discount di Storo. “Il bilancio del 2021 – è quanto ricalca la Presidente Raffaella Marini - chiude con un utile di 170.225 euro, un dato positivo in crescita di 45.270 euro rispetto all’anno precedente. I ricavi netti delle vendite hanno raggiunto 9.622.043 euro, in riduzione di 128.367 euro ri-

spetto all’anno precedente, ma in crescita di 536.641 euro rispetto al 2019. Le esposizioni (debiti) finanziari ammontano ad euro 2.344.905 e sono in costante riduzione seguendo regolarmente il piano di rientro e appaiono sostenibili. Il patrimonio netto è in crescita da 2.022.183 euro a 2.189.253 euro e rappresenta il 30% dell’attivo”. Apertura degli impianti dell’OutdoorArea Campiglio Dolomiti di Brenta: dal 2 giugno al 16 ottobre CAMPIGLIO. Scatta la stagione estiva dell’outdoor, delle passeggiate in montagna e delle lunghe cavalcate in mountain bike lungo i sentieri del Trentino. Dal 2 giugno al 16 ottobre 2022, l’OutdoorArea Campiglio Dolomiti di Brenta rimette in moto gli impianti di risalita e riparte per un’estate che si preannuncia carica di novità e di entusiasmo e libera di essere vissuta finalmente fino in fondo. I

Il Giornale delle Giudicarie mensile di informazione e approfondimento

Anno 20 giugno 2022 Editore: Associazione “Il Giornale delle Giudicarie” via Circonvallazione, 74 - 38079 Tione di Trento Tel: 0465 349020 Presidente: Oreste Bottaro Direttore responsabile: Paolo Magagnotti Coordinatore di Redazione: Denise Rocca Comitato di redazione: Elio Collizzolli, Matteo Ciaghi, Denise Rocca Hanno collaborato: Gianni Ambrosini, Achille Amistadi, Adelino Amistadi, Virginio Amistadi, Mario Antolini Musòn, Matilde Armani, Enzo Ballardini, Giuliano Beltrami, Dario Beltramolli, Giacomo Bonazza, Alberto Carli, Massimo Ceccherini Podio, Chiara Garroni, Marco Maestri, Mariachiara Rizzonelli, Tiziano Salvaterra, Martina Sebastiani, Alessandro Togni, Ettore Zampiccoli, gli studenti dell’Istituto Guetti Per la pubblicità 3356628973 - 338 9357093 o scrivere a sponsorgdg@yahoo.it Il giornale è aperto a tutti. Per collaborare si può contattare la redazione (3286821545) o scrivere a: redazionegdg@yahoo.it Direzione, redazione via Circonvallazione, 74 - 38079 - Tione di Trento Stampato il 3 giugno 2022 da Athesia - Bolzano Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 1129

primi impianti ad entrare in esercizio saranno, per delle aperture straordinarie dal 2 al 5 giugno, la telecabina Daolasa 1 e Daolasa 2, a Folgarida Marilleva, e la 5 Laghi, a Madonna di Campiglio, dove, nel vicino rifugio, si terrà il 4 giugno “La festa di inizio estate”. Via via seguiranno le aperture degli altri impianti: da sabato 11 giugno sia la telecabina Daolasa 1 (aperta fino al 25 settembre) e Daolasa 2 (aperta fino al 18 settembre) che la Cabinovia 5 Laghi (aperta fino al 11 settembre) entreranno a pieno servizio con l’apertura giornaliera; dal 18 giugno torneranno a girare la cabinovia Grostè 1 e 2 (aperta fino al 25 settembre) e la Pinzolo - Prà Rodont, in quest’ultimo caso dopo l’anticipo dell’11 e 12 giugno (l’impianto rimarrà aperto tutti i giorni fino al 11 settembre, e poi nei weekend del 17-18 e del 24-25 settembre); dal 25 giugno toccherà alla cabinovia Spinale (aperta fino al 20 settembre) e a Prà Rodont - Doss Del Sabion (aperta fino all’11 settembre) e dal 1° luglio alla cabinovia Pradalago (aperta fino al 25 settembre); dal 2 luglio, infine, si metteranno in funzione le telecabine Folgarida e Panciana (aperte entrambe fino al 28 agosto), mentre Pinzolo Campiglio Express sarà disponibile dal 7 luglio al 4 settembre. “Progetto demenza”: al via diverse iniziative in Giudicarie “Spazio Argento”, il progetto sperimentale promosso dal Servizio Socio-assistenziale della Comunità delle Giudicarie, ha organizzato diverse iniziative e attività rivolte a persone con demenza e ai loro familiari. Il primo appuntamento sarà il 18 maggio e si proseguirà fino a dicembre 2022; tutte le iniziative vedranno il sostegno e la collaborazione dell’Assessorato alla Salute, politiche sociali, disabilità e famiglia della Provincia Autonoma di Trento e delle Aziende per il Servizio alla Persona delle Giudicarie.

Avviato il laboratorio formativo per la rete antiviolenza provinciale A fine maggio ha avuto avvio, presso l’Aula Magna di Tsm ( Trentino School of management), la prima edizione del corso “Laboratorio formativo per la rete antiviolenza provinciale: percezioni e vissuti nel lavoro con la donna vittima di violenza”, che dà attuazione al Protocollo d’intesa in materia di contrasto alla violenza sulle donne, siglato il 24 novembre 2021 dalla Provincia autonoma di Trento, le Procure della Repubblica di Trento e Rovereto, il Commissariato del Governo, l’Azienda per i servizi sanitari, l’Università degli studi di Trento e il Consiglio delle Autonomie. L’iniziativa formativa, proposta dall’Unità benessere della persona, sviluppo organizzativo e ambito sociale di Tsm in 10 edizioni, si svolgerà anche a Rovereto, Riva del Garda, Pergine Valsugana, Cavalese, Borgo Valsugana, Tione di Trento e Cles tra i mesi di maggio e ottobre 2022. Destinatarie/i sono le operatrici e gli operatori della rete istituzionale e operativa: Assistenti sociali delle Comunità di Valle e dei Comuni di Trento e Rovereto, Forze dell’Ordine, Polizia Locale, operatrici/ori sociali del terzo settore e operatrici/ori sanitarie/i dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari. La Corte costituzionale riconosce la competenza legislativa provinciale in materia di grandi derivazioni a scopo idroelettrico La legge provinciale che disciplina da parte della Provincia autonoma l’assegnazione delle grandi concessioni idroelettriche ha “retto alla prova della Consulta”. Lo sottolinea il vicepresidente della Provincia autonoma di Trento, Mario Tonina, commentando la sentenza numero 117 del 2022 con cui la Corte costituzionale ha deciso le questioni di legittimità costituzionale che il Governo aveva posto, a fine 2020, con riferimento alla legge provinciale 21 ottobre 2020, numero 9 in materia di grandi derivazioni a scopo idroelettrico, riconoscendo quindi che la Provincia può legiferare in materia nell’esercizio della potestà legislativa primaria. “La sentenza della Corte costituzionale riconosce che la Provincia autonoma ha competenza primaria per quanto riguarda le grandi concessioni idroelettriche - chiarisce ancora il vicepresidente Tonina - e che l’Amministrazione provinciale può disciplinare le gare, ovviamente nei limiti derivanti da norme superiori come quella di derivazione europea sulla concorrenza. La decisione della Consulta rafforza l’Autonomia provinciale”. 51 possibilità per fare il servizio civile Ci sono ben 51 nuovi progetti di servizio civile universale provinciale, disponibili alla scelta dei giovani di età compresa tra 18 e 28 anni. I posti disponibili sono 99. E’ possibile candidarsi fino ai primi giorni di giugno (ogni progetto ha una propria scadenza, da controllare sul sito SCUP). L’avvio è previsto per l’1 luglio. Si tratta della terza tornata dell’anno (ce ne saranno altre 2). I nuovi progetti sono sparsi sull’intero territorio provinciale: le sedi di realizzazione

si trovano in 58 località diverse. Ovviamente molte sono a Trento (22 progetti) e a Rovereto (9). Ma troviamo progetti SCUP anche Cembra, Malè, Lavis, Mezzocorona, Predazzo, Sanzeno ecc. 41 progetti durano dodici mesi; 1 progetto dura nove mesi; 3 progetti durano sei mesi; 3 progetti durano quattro mesi; 2 progetti durano tre mesi. I settori di impiego sono vari: Ambiente (7 progetti); Animazione (11 progetti); Assistenza (25 progetti); Comunicazione e tecnologie (2 progetti); Cultura (2 progetti); Educazione e formazione (3 progetti); Sport e turismo (1 progetto). L’orario è di 30 ore medie alla settimana, il compenso è di 600 euro al mese. Acquisto auto elettriche: ancora attivi i contributi provinciali cumulabili a quelli statali Non solo incentivi nazionali: per l’acquisto di auto elettriche rimangono attivi anche i contributi provinciali varati lo scorso anno, a cui è possibile accedere esclusivamente per via telematica. I privati cittadini che hanno acquistato un autoveicolo elettrico e sono in possesso dei requisiti previsti dalle disposizioni approvate dalla Giunta provinciale (con la delibera 863 del 28 maggio dello scorso anno) possono ancora fare domanda di contributo, attraverso la “Stanza del cittadino”. Il modulo di domanda è finalizzato a semplificare l’intero iter amministrativo, sia per quanto riguarda la compilazione e la trasmissione ad APIAE, sia per la documentazione da fornire nel caso di controllo, contestuale o successivo alla domanda stessa. L’autenticazione va fatta tramite il Sistema Pubblico di Identità Digitale-SPID. Premio Arge Alp per la protezione del clima: domande fino al 15 giugno 2022 Il Premio Arge Alp è aperto a idee e progetti eccellenti e prevede un sostegno finanziario: il premio in denaro viene utilizzato per realizzare idee innovative o per sostenere progetti che si trovano nella fase iniziale di implementazione. Che si tratti di progetti su larga scala di aziende o comuni, di start-up lanciate da giovani imprenditori o di progetti avviati da studenti, associazioni o singoli: se riguardano la protezione del clima e la sostenibilità, possono candidarsi al Premio Arge Alp per la protezione del clima. La scadenza per la presentazione delle candidature è il 15 giugno. Pubblicato il “Rapporto Grandi carnivori 2021” della Provincia autonoma di Trento I 12-14 nuovi cuccioli di orso rilevati nel 2021 in Trentino portano il numero totale della popolazione ad un centinaio di esemplari. Per quanto concerne il lupo, il numero dei branchi raggiunge invece le 26 unità. I numeri emergono dal “Rapporto grandi carnivori 2021” della Provincia autonoma di Trento, pubblicato nella giornata odierna. Predisposto dal Settore Grandi carnivori del Servizio Faunistico, il documento offre un quadro aggiornato e di dettaglio sullo status di orso, lupo, lince e sciacallo dorato presenti sul territorio provinciale e illustra le molteplici attività gestionali condotte lo scorso anno.

Giornale delle Giudicarie, distribuito dalla Cooperativa Lavoro Il Giornale delle Giudicarie viene distribuito dalla Cooperativa sociale Lavoro, con sede in località Copera a Zuclo. Per segnalare critiche, suggerimenti, disguidi nella spedizione è possibile chiamare il numero della cooperativa: 0465-326420 oppure quello del Giornale delle Giudicarie, 0465322934, oppure via mail all’indirizzo: redazionegdg@yahoo.it.


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Attualità

GIUGNO 2022

Zerosei, Giudicarie carenti di nidi

La Comunità di valle delle Giudicarie, con una popolazione residente di 36.858 persone nel 2020, conta circa un migliaio di bambini della fascia 0-3. Si tratta di una fascia di età a cui dobbiamo grande attenzione, perché si tratta dell’investimento che come genitori, come società e come istituzioni facciamo oggi sul nostro futuro. E non si tratta solo di una frase che sta bene dire: il premio nobel per l’economia James Heckman ci ha dimostrato che investire sui primi anni di vita ha un ritorno più positivo in termini di sviluppo economico delle nostre società, rispetto a quello derivante da investimenti concentrati su età posteriori alla prima infanzia. Chi amministra e fa attività politica ha una grande responsabilità: non solo la gestione dell’oggi, ma anche e soprattutto la programmazione del domani e del dopodomani. Solo riuscendo ad anticipare le sfide, avendo un’idea di cosa succederà, riusciremo a scrivere un presente che riesca già ad anticipare le soluzioni ai problemi che ci si presenteranno, rendendoli meno impattanti, dando risposte pronte anziché doverle continuamente rincorrere. Se dal punto di vista accademico di tutto questo si occupa la Si chiama “Torneo internazionale di calcio Eusalp” per rappresentative regionali maschili under 16 e femminili under 20. E’ giunto alla quarta edizione, si disputa fra il 15 ed il 19 giugno sui campi di calcio delle Giudicarie. Quarta edizione per il settore maschile, prima per il femminile. Ad organizzare è l’Associazione di promozione sociale Piazza Viva, con una convinzione: anche in periferia si possono promuovere eventi di una certa portata come quelli che si vedono nelle città, sfatando il luogo comune che “qua non si fa mai niente”. Luogo comune condiviso in particolare dai giovani, che a causa di questa insoddisfazione tendono ad abbandonare i paesi in favore delle città. Ma qui scendiamo (o saliamo, fate voi) nella sociologia. Tuttavia il torneo ha proprio il significato di voler mostrare al territorio come sia possibile promuovere iniziative nazionali ed internazionali. In fondo bastano pochi elementi: buona volontà e sinergie sul territorio. “Così una iniziativa partita in sordina quattro anno fa, oggi rappresenta un evento fatto

di Vanessa Masè*

“Solo il 26% della potenziale richiesta in valle è soddisfatto” spiega Vanessa Masè che ha presentato un disegno di legge al consiglio provinciale. previsione sociale, dal punto di vista invece squisitamente governativo, questo compito spetta alla classe politica. Proprio per riuscire ad intercettare i bisogni presenti, che emergono dai territori, ma anche per indicare strade per il domani, ho recentemente presentato un disegno di legge sul sistema integrato di educazione e di istruzione per l’infanzia, comunemente conosciuto come Zerosei. La proposta si muove all’interno della cornice normativa introdotta dallo Stato già a partire dal 2015, ma ne declina la via trentina, in un’ottica di vera e propria riforma. Il nostro è infatti un territorio che riesce ad offrire un livello di qualità eccellente, che copre sostanzialmente il 100% della domanda per i bambini che hanno dai 3 ai 6 anni, ma che ancora molto può fare per la fascia cruciale da 0 a 3 anni. Definire i primi 1000

giorni di vita di un bambino come “cruciali” è una scelta ben precisa. Sappiamo benissimo infatti quanto quel periodo sia fondamentale nel percorso di crescita: le tracce di quei giorni e di quei mesi si ritroveranno anche nella loro vita adulta. Ecco perché dobbiamo far sì che il diritto all’educazione, agli stimoli, alla crescita individuale sia di tutti, come già avviene per la fascia 3-6 anni. Oggi purtroppo non è così. In Giudicarie – nel 2020, ultimo dato disponibile – su 876 bambini di età inferiore ai 3 anni, solo 229 potevano trovare posto al nido d’infanzia. Se la copertura della domanda potenziale in Valle dell’Adige è del 40,8%, questa scende al 26,2% nel nostro territorio. Il fatto che quella fascia d’età sia cruciale, non lo è solo per la crescita e lo sviluppo dei bambini, ma è anche molte volte il discrimine tra il rien-

tro o meno al lavoro della mamma. Se la mamma ha l’opportunità di poter contare su dei servizi, sarà molto più semplice per lei tornare o trovare un lavoro, qualora lo desideri, anziché trovarsi di fronte alla scelta pressoché obbligata di rinunciarvi, con tutte le conseguenze che ciò rappresenta in una società come quella attuale. Certo, un importante contributo nella nostra valle viene anche dalla presenza di nidi conciliativi: vi sono infatti 5 strutture di questo tipo, a fronte di 7 nidi comunali convenzionati distribuiti sul territorio. Ma è ben evidente che siamo ancora lontani dalla diffusione e dalla capillarità delle scuole dell’infanzia, che sono, in Giudicarie, ben 24. Le amministrazioni locali, anche grazie alle opportu-

nità date dal PNRR, stanno cercando di predisporre risposte, e certamente questa proposta legislativa va nella direzione di cercare di fornirle loro. Il disegno di legge proposto introduce infatti soluzioni molto più flessibili delle attuali, ad esempio anche per poter utilizzare tutti quegli spazi ormai deserti nelle scuole dell’infanzia, ridotte, a causa del calo demografico, a mezza capienza. Queste permetterebbe di creare posti disponibili velocemente, dando anche l’opportunità ai comuni di poter efficientare le proprie risorse, non solo in termini di spazi, ma con riguardo ai costi di gestione degli stessi, fino ai servizi di mensa. Ma Zerosei non è solo incentivare una continuità fisica

proprio dalla Federazione italiana gioco calcio provinciale e nazionale che trova il patrocinio e la garanzia di essere inserito nei programmi di EUSALP”, come affermano gli organizzatori. Ecco, Eusalp. E’ la macroregione alpina che l’Unione Europea ha attivato per favorire il confronto fra regioni di Stati diversi che condividono lo stesso territorio: le Alpi. Chi organizza parla di sinergie. “Il riferimento è a sinergie interne alle valli Giudicarie”. E parte l’elenco: “Fra Amministrazioni comunali, istituzioni sovracomunali, società sportive e associazioni di promozione sociale, la Cassa Rurale, nove alberghi, l’Istituto superiore Guetti, l’assessorato provinciale, l’EUSALP attraverso l’ufficio referente presso la Provincia, in un approccio basato sulla si-

nergia, la collaborazione, la valorizzazione delle risorse sportive pubbliche e private, i mondi vitali presenti sul territorio, la struttura alberghiera, il mondo scolastico superiore. Dalla collaborazione possono nascere proposte poi attuate che nulla hanno da invidiare a quanto proposto in ambienti più ampi”. “Non è solo un torneo di calcio?”. Certo, si gioca a pallone. Ma con un’idea in testa, anzi, con più idee: “Apertura e confronto con altre realtà nazionali ed europee; dialogo interno al territorio fra istituzioni, privato sociale e mondo produttivo; sperimentazioni turistiche rivolte in particolare al turismo sportivo in zone a vocazione turistica inespressa; valorizzazione delle strutture sportive e ricettive del territorio”. Allora non è solo un torneo di

calcio... “Diciamo – è la risposta – che è un’iniziativa culturale e di promozione del territorio, che trova nello sport un veicolo riconosciuto attraverso il quale far vedere alle nuove generazioni che anche nelle zone di montagna si possono attivare esperienze dal forte significato simbolico del possibile; si possono individuare nuovi ambiti dello sviluppo locale nella valorizzazione delle proprie risorse, generando quell’incontro fra privato e pubblico da molti auspicato ma poche volte attuato”. Alla fine dell’edizione 2021 è nato un comitato del torneo di cui fanno parte tutti i soggetti che partecipano all’organizzazione dell’evento. In particolare: l’Associazione di Promozione Sociale Piazza Viva con sede a Tione, che funge

da capofila; il Comitato Provinciale Autonomo di Trento della F.I.G.C./ L.N.D. (Federazione gioco calcio, Lega nazionale dilettanti); la Comunità delle Giudicare; i Consorzi BIM del Sarca e del Chiese; i Comuni di Tione, Comano Terme, Pieve di Bono-Prezzo, Caderzone Terme, Borgo Chiese; le Società sportive U.S. Tione, A.S.D. 3 P Val Rendena, A.S.D. Comano Terme Fiavè, U.S. Pieve di Bono, S.S.D. Condinese. Un elenco lungo, “a significare che questa esperienza – chiosano a Piazza Viva - ha raggiunto un consolidamento locale ed un impegno alla partecipazione di tutti i soggetti istituzionali locali e delle società sportive interessate ad ospitare le partite”. Da quest’anno, assicurano gli organizzatori, “il torneo si arricchisce di tre eventi culturali

tra nido e scuola dell’infanzia. Zerosei vuol dire costruire coerenza e continuità delle scelte pedagogiche e organizzative che riguardano i bambini da zero a sei anni, le loro famiglie e le comunità entro cui crescono, in un’ottica in cui, se la scuola dell’infanzia è il ponte che fa giungere i bambini sul terreno della scuola primaria, allora i servizi 0-3 rappresentano l’altra spalla, in un percorso di continuità di crescita e sviluppo. Certo, far dialogare soggetti istituzionalmente diversi (Provincia, Comuni, Comunità di Valle, Enti gestori, Terzo settore) richiederà notevoli sforzi. Come da molti interlocutori è già stato colto, quello che il disegno di legge propone è cercare di creare un cappello normativo entro cui permettere alle richieste che stanno emergendo forti dai territori, di trovare risposte in maniera flessibile. I nodi da sciogliere rimangono molti, tuttavia la complessità non può costituire un motivo per non cercarne le soluzioni. Grazie infatti alla nostra Autonomia e alla competenza primaria sull’infanzia, si tratta di una sfida appassionante in cui molto ancora possiamo fare per i nostri bambini. *consigliera provinciale La Civica

Eusalp, torna il torneo e si arricchisce di cultura

che sono parte integrante del progetto: l’inaugurazione del torneo (che è sempre stato un momento forte sul piano emozionale e di comunicazione degli obiettivi dell’iniziativa) si arricchirà di un momento di testimonianza e riflessione con la partecipazione di atleti ed atlete di sport particolarmente significativi; un seminario il sabato mattina sul rapporto sport e processi educativi rivolto ai responsabili delle rappresentative presenti al torneo, ai dirigenti delle società sportive trentine ed alle delegazioni provenienti dalle regioni EUSALP; un incontro/confronto, sempre il sabato mattina, di una delegazione di atleti delle squadre con una rappresentanza di giovani di EUSALP sul tema giovani e sport”. (G.B.)


GIUGNO 2022

di Denise Rocca

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Il Saltaro

GIUGNO 2022

Reddito di cittadinanza! Fantasia criminosa?

Il sussidio chiamato impropriamente Reddito di cittadinanza è entrato in vigore nel gennaio del 2019 con un decreto legge voluto dal governo giallo-verde (Conte-Di Maio-Salvini) quale misura di politica attiva nella ricerca del lavoro e di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale. In breve un sostegno economico ad integrazione del reddito familiare. Ne possono usufruire i cittadini italiani, ma anche gli stranieri con regolare permesso di soggiorno residenti in Italia da almeno dieci anni, con reddito familiare inferiore ai 6.000 euro annui. E fin qui tutto bene. Già nel 2021 il sussidio è stato elargito a quasi 1,8 milioni di nuclei famigliari, più o meno 4 milioni di individui per una spesa complessiva di 28,4 miliardi di euro. Le cose sembrava andassero bene, i 5 Stelle ne andavano fieri, e ne raccoglievano notevoli compensi elettorali, un po’ meno la Lega, ma tutto sommato sembravano un po’ tutti soddisfatti. Con il governo Draghi le cose cominciano a cambiare. Da verifiche, prima mai effettuate, ci si accorse che la distribuzione dei sussidi avveniva senza particolari controlli e con estrema faciloneria, la capacità tutta italiana di saper cogliere ogni occasione al balzo ancora una volta s’era fatta valere e così sono stati scoperti in ogni parte d’Italia bande di truffatori e di imbroglioni che godevano fin dall’inizio delle prebende statali senza averne nessun diritto, ma anche i fruitori corretti avevano come ultimo pensiero quello di cercarsi un lavoro, così come prevedeva il decreto legge istitutivo. Stavano bene così, con qualche lavoretto in nero vivevano alla grande. Ovvio che lo Stato sta, ora, provvedendo a controlli sempre più severi per rimettere le cose a posto. Ma non sarà facile. Sinora sono stati scoperti più

di 200.000 frodatori, ma si pensa che possano sfiorare il mezzo milione. Grande Italia! E il vostro Saltaro s’è preso la briga di cercare, su vari giornali italiani, i casi individuati come frode più originali, alcuni impensabili, tutti da ridere, se non ci fossero da rimpiangere le perdite dello Stato, e quindi di tutti noi, a causa della faciloneria con cui s’è distribuito fin dall’inizio il reddito di cittadinanza. La maggior parte dei“furbetti”, soprattutto nelle regioni del sud, ha inventato di avere dei figli. In pratica migliaia di individui soli hanno dichiarato di avere a carico dei figli ed hanno ottenuto i sussidi maggiorati dalla famiglia a carico. Addirittura un leccese avrebbe dichiarato di aver adottato 6 figli minorenni stranieri senza alcuna traccia nei documenti del Comune. Nello stesso Comune vien fuori che una coppia ha dichiarato la presenza di altri familiari nel proprio nucleo, peccato che fossero residenti in Germania. Ancor più “furbetto” un napoletano che si era dichiarato facente parte di due diversi nuclei familiari e percepiva il reddito da entrambi. Ad Avellino un signore 70enne convivente con un’impiegata comunale, è riuscito a farsi assegnare il reddito pur essendo un appassionato ferrarista, proprietario di numerosi appartamenti, scuole di ballo, e 27 auto per la sua agenzia di autonoleggio. Sempre nella Campania s’è scoperto che anche un noto camorrista, più volte arrestato, percepiva tranquillamente il suo reddito. A Isernia una donna è riuscita a farsi erogare senza diritto alcuno il reddito pur essendo titolare di una grossa agenzia di autonoleggio. Sorridiamo un po’ e andiamo oltre. A Lecce il reddito veniva elargito, fra i tanti, ad un individuo agli arresti domiciliari oltretutto intestatario di una grossa imbarcazione. Ma il picco

di furbizia l’ha raggiunto un 71enne di Taranto disoccupato che percepiva il reddito di cittadinanza pur essendo proprietario, insieme a moglie e figli, di ben 17 autovetture, tra cui una Bmw, una Mini Cooper, tre Jeep, due smart, e una Kawasaki. Insomma un pover’uomo che non arrivava alla fine del mese! A Palermo durante un blitz, uno dei fermati possedeva una villa stupenda e auto per un valore di circa 300.000 euro. Gli agenti, quando sono arrivati alla villa hanno trovato una piscina enorme, una lussuosa scalinata con due leoni, e la moglie del boss che percepiva il reddito di cittadinanza. E vabbè! Oltre alla moglie del boss altri quattro facenti parte della congrega ricevevano anch’essi il sussidio statale. Sempre a Palermo la Guardia di Finanza ha sequestrato 7 tonnellate di sigarette, tra gli arrestati un paio risultarono percettori di reddito di cittadinanza. Nel frattempo a Crotone vengono arrestati in due operazioni distinte un 51enne e un 57enne per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti: entrambi però avevano un’altra cosa in comune: erano titolari del reddito di cittadinanza. Questa poi... Una anziana donna di Agropoli (Sa), era deceduta nel 2013, ma il reddito di cittadinanza arrivava puntuale e lo incassava la figlia 56enne insieme alla pensione, nessuno dell’Anagrafe Comunale aveva inviato all’Inps la comunicazione del decesso. E’

andata meglio con il caso del finto bulgaro che per ottenere il reddito ha presentato in Comune una carta d’identità falsa, simulando addirittura un accento dell’est. In questo caso però il giochetto non ha funzionato perché l’operatore dello sportello s’è insospettito ed ha chiamato subito i Carabinieri che lo hanno arrestato. Potremmo andare avanti con decine di altri esempi al limite del surreale. Mi rendo conto che sul banco degli imputati frodatori ci sono varie regioni del Sud, anche perché come vedremo da alcuni dati sono quelle che più ne hanno approfittato, ma nella baldoria fraudolenta ci stanno un po’ tutti, a Milano, a Torino, nel Veneto, le indagini stanno dando risultati in negativo sorprendenti. Nella lista degli specializzati in Reddito di

cittadinanza non manca purtroppo anche il nostro Trentino-Alto Adige; con i suoi oltre 16.500 percettori, anche la nostra bella terra dell’autonomia, pur risultando la penultima regione italiana come numero di fruitori, ha già dato segno di non poche furfanterie, il che rappresenta un grave macchia in un tessuto sociale di lunga tradizione di laboriosità e onestà. In quanto alla classifica delle regioni d’Italia con più percettori di reddito al primo posto troviamo la Campania, seguita da Sicilia, Puglia, Lazio, Lombardia, Calabria, Piemonte e via via tutte le altre con cifre sempre meno considerevoli. Naturalmente la classifica dei fruitori s’accompagna alla classifica dei frodatori che eccellono nel Sud d’Italia, ma non mancano sia come numero che come fantasia fraudolenta anche nelle regioni del centro-nord. Spero che il vostro Saltaro abbia saputo fare un po’il punto sul reddito di cittadinanza di cui tanto si parla, ma non sono in molti ad avere le idee chiare. Un po’ tutta la documentazione l’ho depositata nel tribunale dei Giusti, lassù, nell’alto dei cieli, perché, mentre la giustizia terrena porta avanti il proprio lavoro per accertare tutta la verità temporale, si

provveda ad una campagna di ravvedimento. Nel frattempo, nell’umiltà del mio ruolo, mi chiedo: non sarebbe opportuno che le pene per i frodatori accertati siano durissime e severe? Non basta ripagare il maltolto, ci vuole il sequestro dei beni, e la prigione, se necessario; tutto questo per rispetto di quella povera gente che del reddito di cittadinanza ne avrebbe avuto bisogno, ma che non l’ha ricevuto per le solite manchevolezze burocratiche. E per concludere, è possibile che prima di concedere il RdC nessuno si sia degnato di controllare se le dichiarazioni dei richiedenti erano vere? Certamente un lavoro non sempre sbrigativo, ma considerando soprattutto la nota, olimpionica fantasia italiana, i competenti controllori, che vivono in Italia e non sulla luna, avrebbero dovuto – e dovrebbero – effettuare verifiche con la massima responsabilità per evitare di togliere illegalmente soldi dal serbatoio delle finanze statali alimentato anche da contribuenti che trovano difficoltà nel portare avanti la propria vita quotidiana. Forse, qualche giorno di gattabuia anche per qualche controllore non farebbe male, sarebbe d’insegnamento per la prossima occasione.


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“Prenotazioni e arrivi anche di stranieri: assenti nel 2021, ora ci sono” Cadute le restrizioni legate alla pandemia, come stanno rispondendo le persone a questo ritorno alla normalità? La fine della stagione invernale ha coinciso anche con l’inizio della guerra in Ucraina e in questo periodo le sensazioni erano davvero contrastati, l’incertezza di tutto questo ha prodotto un periodo difficile soprattutto per la programmazione del lavoro perché tutto sembrava, diciamo, “sospeso/rinviato”. Dopo le vacanze pasquali per il nostro lavoro invece è iniziato un periodo dove si ha la netta sensazione che si possa cominciare a pensare al dopo pandemia con un po’ di fiducia. Sono ricominciati i banchetti per le feste religiose e, in generale, si è ripreso un certo tipo di lavoro anche se le parole d’ordine sono “tutto all’ultimo momento” e “ risparmio”. Quali sono le aspettative per la stagione estiva ap-

Daniele Bertolini, patron de “La Contea” di Bolbeno coglie i primi segnali di ripresa per l’estate.

pena avviata? Dal punto di vista turistico la stagione estiva sembra avviata ad essere un’ottima stagione, complice, senza dubbio, anche la parte meteorologica che sta dando un mese di maggio dal punto di vista delle temperature direi eccellente e questo è un bell’invito a tutti ad uscire di casa per fare gite fuori porta, piccole vacanze o serate al ristorante. Sembra che il termometro delle prenotazioni sia migliore della scorsa estate che poi si è rilevata una buona stagione e ci sono segnali che l’apertura anticipata delle attività del settore darà buone soddisfazioni. Ci sono prenotazioni e arrivi anche di stranieri

che lo scorso anno erano praticamente assenti. Sono cambiate secondo lei le esigenze e l’atteggiamento delle persone verso il servizio che offrite dopo questi anni di pandemia che inevitabilmente hanno segnato il nostro modo di vivere, muoverci e stare in comunità? La clientela dà come la sensazione di dividersi in due segmenti: quelli che non vedevano l’ora di ritornare alla normalità antecedente alla pandemia, che appena possibile hanno ripreso i loro ritmi senza grosse preoccupazioni, e quelli che non hanno ancora superato le condizioni difficili del periodo, dove il

Covid ha lasciato il segno e, al contrario dei primi, non ritorneranno molto facilmente alla normalità del prima. Noi in azienda come previsto dalla normativa continuiamo ad adottare molte delle raccomandazioni/obblighi in vigore ma per esempio portare la mascherina durante il servizio di sala non è visto da tutti come un deterrente al ritorno della malattia e qualcuno sembra addirittura non

gradire. Alcuni cercano ancora servizi di consegne a domicilio e pensano di organizzare in casa eventi enogastronomici. Guardando alle attività economiche, quali secondo lei sono rimaste più penalizzate e potranno giovare maggiormente della fine dell’emergenza sanitaria? Tutto il mondo che gira intorno al comparto turistico e dell’’intrattenimento è

sicuramente stato tra i più penalizzati, in particolare perché fa del portare tante persone, i cosiddetti assembramenti, in vari luoghi o momenti la mission principale. Penso anche in particolare ad agenzie di viaggio o ai gestori di locali da ballodiscoteche-locali per i giovani dove non era concesso davvero nulla di quanto era nelle loro finalità. Qui credo si potrà finalmente iniziare a lavorare anche se sarà complicato gestire come prima le varie occasioni perché, come detto sopra, le esigenze sono molteplici e il lungo stop ha fatto chiudere alcune attività. Anche i ristoranti, credo, potranno tornare ad ospitare i gruppi famigliari, festeggiare le ricorrenze e , al netto di un generale aumento di costi di ogni genere che complicano non poco il ritorno alla normalità, credo/spero potranno prendersi delle soddisfazioni.

“Serve la capacità di cambiare rapidamente” Cadute le restrizioni legate alla pandemia, come stanno rispondendo le persone a questo ritorno alla normalità? Le persone in questo periodo post pandemia sono alla ricerca di un nuovo equilibrio, sia nelle attività quotidiane che nei momenti di svago, riabitaundosi alla libertà di muoversi senza pensieri. Gli italiani stanno iniziando ad immaginare un futuro ove la minaccia percepita per il Covid-19 sta diminuendo (forse complice anche lo spostamento dell’allerta causato dalla guerra Russia-Ucraina), sentendosi comunque più esposti ai rischi economici rispetto ai rischi sanitari. Si percepisce una rinnovata voglia di vacanza e di vita all’aria aperta. Quali sono le aspettative per la stagione estiva appena avviata? Le presenze nei fine set-

Antonio Caola, commerciante di Pinzolo, “Le presenze nei fine settimana fuori stagione fanno ben sperare”

timana del “fuori stagione” fanno ben sperare per un buon avvio di stagione estiva, ove gli operatori turistici, con atteggiamento propositivo, hanno colto l’occasione di innovazione e sviluppo di nuove proposte per il tempo libero in montagna. Il ventaglio di strutture ed attività è stato ampliato per coprire gli interessi di tutte le fasce di età degli ospiti, dallo sport all’enogastronomia. Sono cambiate secondo lei le esigenze e l’atteggiamento delle persone verso il servizio che offrite dopo questi anni di pandemia che inevitabil-

mente hanno segnato il nostro modo di vivere, muoverci e stare in comunità? Sicuramente risulta vincente un equilibrato mix di proposte che sappia combinare il bisogno di attività outdoor con la programmazione di iniziative che favoriscano gli aspetti della socializzazione. Il cambiamento nella percezione delle persone sulla natura vedrà un numero sempre maggiore interessato a trascorrere le proprie vacanze in posti dove sarà possibile svolgere attività ricreative rilassanti e benefiche per il corpo e per lo spirito, e, per questo, si

consoliderà il ritorno alla montagna. Guardando le attività economiche, quali secondo lei sono rimaste più penalizzate e potranno giovare maggiormente della fine dell’emergenza sanitaria? La pandemia ha determinato un’intensa flessione dei flussi turistici in tutto il territorio nazionale, con conseguente contrazione

del fatturato del settore turistico. Il calo ha riguardato in misura più pronunciata la componente internazionale, con un minor calo del turismo internazionale di prossimità. Per la prossima stagione estiva è auspicabile il recupero della sostanziosa fetta dei turisti esteri e da oltreoceano, assieme alla fidelizzazione dei vacanzieri italiani che hanno “riscoperto” l’usufruibilità

della montagna. Le condizioni occupazionali del settore turistico hanno subito un deterioramento più pronunciato rispetto alle altre attività a seguito della crisi economica innescata dalla pandemia di Covid-19, in particolare per il personale ad occupazione stagionale. Nel post-pandemia tale personale non è più disponibile sul mercato, perché dirottato su attività non legate al turismo, con il grande rischio per le strutture di non poter garantire lo standard qualitativo dei propri servizi. Per il futuro postpandemia risulterà vincente per le aziende legate al turismo avere capacità di anticipare e rispondere ai cambiamenti e di evolversi rapidamente ed efficacemente, in relazione alle esigenze della clientela ed alle possibili nuove sfide sanitarie ed economiche.


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Focus: Turismo

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“Voglia di normalità e momenti conviviali”

Come Pro loco, in questo momento in cui l’emergenza sanitaria è sotto controllo riprenderete le attività in estate e cosa avete pensato di fare? Certo, per l’estate 2022 abbiamo pensato di riprendere a pieno regime con le iniziative, cercando di dare ancora di più rispetto al 2021 per i nostri paesani. Come apertura dell’estate ci sarà il “14° Torneo Moris Rizzonelli”, un torneo amatoriale di Calcio A7 presso il campo sportivo di Roncone. Sarà un evento della durata di 4 giorni, dove si sfideranno 8 squadre composte dai ragazzi della zona. Durante la manifestazione sportiva saranno presenti musica ed un fornitissimo spaccio bar. Dopo due anni di stop, la nostra Pro Loco ha deciso di riproporre il “Beach Party” il 2 luglio 2022, una manifestazione che da sempre attrae sulle rive del lago di Roncone molti giovani dalle valli circostanti. Nel mese di agosto ci sarà la tradizionale “Sagra dell’Assunta”, articolata su due giorni, precisamente il 14 e il 15 agosto. Nella prima giornata verrà riproposto il “Tasta e Gusta” con un percorso gastronomico composto da 8 tappe, dove si potranno trovare le pietanze preparate dalle associazioni del paese. Acquistando un biglietto si potrà degustare una cena completa, partendo dall’aperitivo, antipasti, primi, secondi e finendo con il dolce. Il 15 agosto, vero e proprio giorno della Sagra, ci sarà il vaso della fortuna, intrattenimento musicale ed un fornitissimo spaccio bar.

Ivan Bazzoli, presidente della Pro loco di Roncone, è fiducioso sulla ripresa delle attività e la partecipazione delle persone.

Nel mese di settembre, presso il parco zona lago di Roncone, si svolgerà il “Terzo Festival del Formai da Mot”, durante le giornate del 17 e 18 settembre .Come sempre, ci sarà la mostra bovina, la merenda contadina, la gara di sfalcio e la tradizionale degustazione del formaggio. Dato il successo dell’anno 2021, abbiamo pensato di riproporre “Oktoberfest Sella Giudicarie”, grazie alla sinergia creatasi con le ProLoco di Bondo, Breguzzo e Lardaro. La manifestazione si terrà i giorni 14-15-16 ottobre, presso il parco zona lago di Roncone. Nel mese di dicembre riproporremo “Roncone in presepe”, dove le famiglie del paese si metteranno in gioco per allestire il presepe più bello. Speriamo di trovare anche quest’anno un riscontro positivo da parte della comunità. Cadute le restrizioni legate alla pandemia, come stanno rispondendo le persone a questo ritorno alla normalità? A parere mio, dopo due anni di restrizioni legate alla pandemia da covid-19, la comunità sente il bisogno di tornare alla

normalità e passare dei momenti conviviali spensierati. Già nell’anno 2021, durante il quale abbiamo fortunatamente avuto la possibilità di organizzare alcuni dei nostri eventi principali, abbiamo riscontrato un’attiva partecipazione da parte della

Sono cambiate secondo lei le esigenze e l’atteggiamento delle persone verso il servizio che offrite dopo questi anni di pandemia che inevitabilmente hanno segnato il

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partecipanti e speriamo di realizzare il nostro obiettivo.

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popolazione. Confidiamo nel fatto che anche quest’estate le persone rispondano attivamente alle nostre iniziative come hanno sempre fatto. Il nostro intento principale è quello di far divertire, distrarre e regalare spensieratezza ai nostri

nostro modo di vivere, muoverci e stare in comunità? Sicuramente da una parte il modo di vivere è cambiato, in quanto le persone hanno una certa “paura” di recarsi in posti affollati, data la situazione che si è creata negli ultimi due anni. D’altra parte la popolazione sente sicuramente il bisogno di stare insieme e di condividere momenti felici e di festa. A parere mio le esigenze delle persone verso il servizio che offriamo noi come Pro Loco non sono particolarmente variate, in quanto quello che conta veramente è regalarsi momenti di gioia, senza stare troppo a badare ai piccoli dettagli. La nostra speranza è quindi che le esigenze rimangano sostanzialmente invariate e che la gente non si faccia turbare da questi ultimi due anni, anzi, che colga l’occasione per ripartire.


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“In questo momento si sta seminando molto, bisogna avere fiducia” È la prima stagione turistica non in emergenza sanitaria che le Giudicarie Esteriori affrontano con un cambio così forte in Apt. Quali sono i primi segnali? La legge provinciale che ha sancito i nuovi ambiti di competenza e lavoro delle APT è stato un vero e proprio terremoto che ad oggi deve essere ancora metabolizzato e capito da parte dei territori. Per quanto riguarda l’ambito di Comano - che nel terremoto ha perso l’area di San Lorenzo e Dorsino che ha deciso di aggregarsi alla Paganella l’integrazione con il Garda Trentino rappresenta una grande sfida ma soprattutto una grande opportunità. Ci stiamo confrontando con una realtà più strutturata della nostra, con orizzonti più aperti e sinergie turistiche diverse da quelle a cui eravamo abituati. Le difficoltà che attualmente mi vengono esposte e segnalate sono principalmente relative proprio a questo nuovo modo di fare APT, sancito dalla nuova normativa introdotte dalla Provincia Autonoma di Trento, che, come accennavo prima, i territori e gli operatori forse non hanno ancora capito. A mio avviso i segnali sono sicuramente positivi anche se in questa fase si sta seminando parecchio, specie nell’ambito dei macro-temi turistici ma bisogna essere consapevoli che il raccolto non è sem-

Paolo Serafini, presidente della Cooperativa La Fonte “I segnali sono positivi, cerchiamo di ritornare a vivere una vita dove il rapporto con gli altri era una costante che portava tanti benefici a tutti”. pre immediato; bisogna saper aspettare con fiducia. Quali sono le priorità de “La Fonte” in questo momento storico? La Fonte Società Cooperativa è la continuazione della vecchia APT Terme di Comano - Dolomiti di Brenta. Infatti, dopo la cessione del ramo d’azienda che si occupava di turismo a Garda Dolomiti, che è avvenuto nel corso della scorsa estate a seguito della nuova legge sul turismo, a novembre è stata fatta la vera e propria trasformazione societaria. Oltre a cambiare il nome c’è stata la trasformazione in cooperativa di servizi che ha come scopo quello di supportare e aiutare tutti i soci che hanno voglia di fare attività a beneficio del territorio delle Giudicarie Esteriori quindi non solo con finalità turistiche. Al momento stiamo svolgendo un’attività, secondo me molto importante in questo momento, di interfaccia fra

il nostro territorio e Garda Dolomiti – Azienda per il Turismo spa cercando di portare loro tutte quelle istanze che il territorio ci segnala, di confrontarci sulle stesse con l’obbiettivo di trasformarle in risposte concrete. Operativamente per questi primi mesi dell’anno ci siamo concentrati molto sull’incontro e la raccolta delle impressioni e delle istanze di tutte le realtà presenti e operanti attivamente sul territorio. C’è stato anche un doveroso e proficuo incontro/confronto con i comuni e le istituzioni. Tutta questa attività è stata fatta principalmente perché in un momento storico come questo siamo convinti che l’argomento principale per affrontare le difficoltà sia il dialogo. Sono cambiate secondo lei le esigenze e l’atteggiamento delle persone verso il servizio che offrite dopo questi anni di pandemia che inevitabilmente hanno segnato il nostro modo di vivere, muoverci e stare in comunità? Non ho elementi per dire se le esigenze delle persone

sono cambiate ma quello che posso notare è che sicuramente gli atteggiamenti sono mutati. La pandemia non ha sicuramente aiutato i nostri stili di vita e la so-

cializzazione è forse l’ambito che più ne ha risentito. Sento, purtroppo, sempre più spesso associazioni che lamentano la perdita di associati e volontari e che,

quindi, si trovano in netta difficoltà a portare avanti quelle iniziative che, prima della pandemia, erano pressoché assodate se non addirittura scontate. Da quanto sento mi sembra di capire che anche il mondo del lavoro, specie in certi ambiti, vive una endemica difficoltà nel trovare addetti. C’è un clima che non mi piace: tanti, troppi, si lamentano ma fanno poco o niente per reagire e dare una svolta che ci faccia dimenticare questo terribile periodo pandemico che tutti noi abbiamo vissuto. Sento, troppo spesso, che c’è tanta “incazzatura” a prescindere e forse, se vogliamo andare avanti come o meglio di prima, bisogna che tutti noi cerchiamo di ritornare a vivere la vita che tenevamo prima, una vita più normale dove il rapporto con gli altri era una costante che portava tanti benefici alla vita di tutti.


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Attualità

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Truffe, di Giuliano Beltrami

Ad una f


Riflessioni

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Lo Stato non deve essere solo notaio di richieste

Omne agens agendo perficitur Per tenere assieme e far funzionare bene una comunità serve una ampia condivisione di valori.

di Paolo Magagnotti Il rapporto fra società organizzata nello Stato e società civile nelle sue libere espressioni individuali o di aggregazioni di persone costituisce un tema su cui si discute da sempre e che diviene continuamente più attuale a mano a mano che lo Stato assume più funzioni e relativi poteri con conseguenti riflessi sulla società. Si sono sempre registrare divergenze di visioni e relative politiche fra una concezione liberale della società, per la quale si chiede “tanta società libera quanto possibile, tanto Stato quanto necessario” ed una visione più “a sinistra” per cui si accentua la presenza e l’intervento dello Stato. Non è sempre facile trovare vie di mezzo che soddisfino tutti. Come abbiamo già visto in precedenti note, il principio di sussidiarietà richiede che

nella società ogni singola persona o le aggregazioni sociali facciano tutto ciò che riescono a compiere in maniera autonoma per soddisfare adeguatamente i propri bisogni, ricorrendo ad una entità superiore – Stato, Provincia o altro soggetto pubblico o privato – quando tali bisogni non possono essere autonomamente soddisfatti. In tale contesto si pone pure la questione di valori che sono alla base di una convivenza nella società. Va innanzitutto precisato che i valori sono qualcosa che riguarda direttamente la persona e che emanano dalla stessa, e che non possono e non debbono essere definiti da norme legislative le quali, invece, debbono tenere presente le istanze sociali ed agire di conseguenza. Ciò non significa evidentemente che lo Stato o altro potere pubblico debba svolgere funzioni

di Denise Rocca

La Cooperativa Latte Trento lancia il grido di allarme in autunno molte piccole aziende rischiano di chiudere se i costi continuano ad aumentare. “Il problema è che la situazione continua a peggiorare ed è la tenuta delle aziende che è a rischio dopo questo prolungato periodo di costi alle stelle delle materie prime”. A parlare sono i dirigenti della Cooperativa Latte Trento che fotografano la situazione drammatica nella quale le aziende zootecniche si trovano con l’impennata dei costi e la crisi internazionale che ha investito il settore come uno tsunami. “Fino ad ora abbiamo tenuto duro - è il leitmotif degli allevatori in questi giorni - ma alla prossima estate non ci arriviamo se non cambia qualcosa. I mangimi, per fare qualche esempio, sono arrivati a costare 54 euro al quintale, contro i 35 dello stesso periodo dello scorso anno. Sono in crescita le farine, i carburanti, perfino il fieno perché dobbiamo usare gli essicatori e l’energia è carissima, il trasporto lo è e quindi questo che dovrebbe essere il periodo nel quale conviene acquistare fieno è già tutto molto costoso”. Insomma le

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valori comuni e condivisi, quantomeno in una adeguata maggioranza. Per altro verso, tale coesione può riguardare anche il rifiuto generale verso ciò che non si condivide. La formazione di un giudizio di valore deve sempre in ogni caso essere individuale, spontanea e sentita, e non certamente influenzata o, peggio ancora, imposta da pubblici poteri. Tutto ciò ha un significato particolarmente rilevante quando si tratta di valori etici, rispetto ai quali chiunque deve comportarsi con estrema attenzione e molto rispetto. Un equilibrato rapporto fra due pilastri fondamentali della società, quali sussidiarietà e solidarietà, può consentire un giusto equilibrio in una società rispettosa di diritti e doveri e garante della dignità umana.

notarili di prendere atto di tutto ciò che i cittadini vogliono ed agire di conseguenza. È necessaria una sintesi che tenga conto sì delle richieste, ma anche di un più ampio quadro generale di bene comune. È certamente vero che, per poter convivere in armonia e realizzare progetti di comune interesse capaci pure di soddisfare il singolo, una comunità deve avere nei suoi singoli componenti

Allevatori, costi alle stelle e rischio chiusure

condizioni avverse sono tante e la paura fra gli allevatori è palpabile. In Trentino ci sono 805 allevamenti da latte, con 20.500 vacche da latte e 14.000 manze. Mediamente ogni stalla è composta da 25 capi. In estate, circa 20.000 capi salgono negli alpeggi, distribuiti su 324 malghe, per una superficie a pascolo complessiva di 90.000 ettari. Il latte prodotto sfiora il milione e mezzo di quintali, e rappresenta l’1,15% della produzione nazionale. Tutto questo potrebbe cambiare drasticamente in autunno, se la situazione dei costi non migliorerà. E i primi a chiudere, va da sé, saranno i piccoli, i nuovi, il futuro del settore. “Diversi giovani che avevano iniziato a lavorare in azienda con i padri si stanno già guardando attorno alla ricerca di altri lavori, perché in questo momento due stipendi in famiglia su una piccola azienda con delle variabili così a rischio sono difficili da mantenere”. I dati presentati qualche mese fa dal presidente della Federazione provinciale degli allevatori di Trento, Giacomo Broch, erano allarmanti: nel 2021 il costo dell’alimentazione degli animali sul territorio provinciale è salito del 32,5% rispetto all’anno precedente, mentre l’energia elettrica è cresciuta del 304% e il gas del 404%. Secondo quanto riportato dalla Federazione, nel 2020 mediamente un allevatore spendeva 6,09 euro al giorno per la razione di fieno, farine, soia minerali e vitamine. Nel 2021 il costo è salito a 7,40

euro, e attualmente ammonta a 8,07 euro: due euro in più al giorno rispetto al 2020. Solo la farina d’orzo è lievitata del 54%, la soia del 36%, il fieno mediamente del 15%. Sono cresciuti, oltre ai costi dell’energia elettrica e del gas, anche i prezzi di imballaggi, bottiglie, tappi. “C’è bisogno di consapevolezza generale da parte della comunità trentina - ha dichiarato all’indomani della diffusione di queste cifre Roberto Simoni, presidente della Federazione della cooperazione trentina - la grande distribuzione è chiamata a fare la propria parte, come già successo in passato, e così anche la politica. Non solo sostegni temporanei ma modalità tempi e risorse per arrivare ad una attenuazione del fenomeno”. Gli aiuti messi in campo All’assemblea degli allevatori di fine aprile, il presidente della Provincia Maurizio Fugatti ha espresso la sua vicinanza al settore e promesso che il sostegno arriverà. Già in campo sono la campagna promozionale ad hoc per il settore lattiero-caseario trentino e l’integrazione delle risorse a sostegno della promozione attraverso lo strumento dei settoriali. Il presidente ha menzionato inoltre la conferma della dotazione di 1,3 milioni di euro per il premio benessere animale negli alpeggi, l’indennità compensativa che viene confermata anche per il 2022 al 100% (così come è stato

garantito dal 2019 ad oggi anche con l’integrazione di risorse provinciali), l’accordo con Cooperfidi per la corresponsione anticipata dell’indennità compensativa 2022, l’integrazione del contributo arrivando al 100% per le analisi latte, il bando caseifici da 600.000 euro, il regolamento agriturismo che richiede il 100% di formaggi trentini, l’intervento in collaborazione con Codipra finalizzato anche alla valorizzazione, per tutto il settore, del fondo mutualistico per la stabilizzazione del reddito. Poche settimane fa, a fine maggio, la Provincia ha approvato uno stanziamento straordinario di 4 milioni di euro previsti dall’emendamento al ddl provinciale “PNRR”, in coerenza con la risposta europea sulle conseguenze del conflitto dell’economia. Emendamento che consente alla Giunta provinciale di prevedere, attraverso specifici criteri, un aiuto forfettario sia per le aziende zootecniche, che per quelle del settore itticolo. Sia l’assessora all’agricoltura Zanotelli che il vicepresidente provinciale hanno assicurato che le misure non finiscono qui ed è in corso un lavoro con il Tavolo Verde e la fondazione Mach per rilanciare la filiera zootecnica. Basterà? Difficile dirlo, certamente molto dipenderà dalla durata dei rincari e dalla forza degli interventi strutturali, soprattutto quelli volti a ridurre la dipendenza energetica delle aziende.


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Attualità

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Vite intrecciate di condivisione e carità

Il coraggio di combattere per un mondo migliore, stringendo mani, aiutando gli altri, accogliendo tutti indistintamente, intrecciando vite. Ecco, intrecciando vite. Questo desidera la comunità ospitata nella casa di Giustino, gestita dai volontari dell’Operazione Mato Grosso, che (com’è ormai nella tradizione) quest’estate apre le porte a chi vuole vivere insieme lavorando per gli altri, ed in particolare per i poveri delle missioni. Le occasioni offerte sono parecchie: una scelta individuale per una settimana di campo; una settimana di gruppo organizzata; l’estate intera a servizio per gli altri. “Creeremo – raccontano i volontari – un gruppo molto unito”. E non c’è dubbio che sia così, fra sogno e realtà, fra utopia e realismo, con un’idea: “Accendere insieme un cammino tutto da scoprire”. Se qualcuno fosse interessato o semplicemente desiderasse chiedere informazioni, deve chiamare Elena (331 8699067) o Stefano (342 5081021). Una cosa è certa, e tengono a sottolinearlo i protagonisti di “Vite intrecciate”: “Venendo qui troverai la porta sempre aperta, che tu sia un amico, un curioso, un bisognoso, che

Giuliano Beltrami

“Abbiamo capito che tocca a noi sporcarci le mani, a volte lavorando gratuitamente per mandare a loro il ricavato, altre volte attraverso tanti piccoli sì quotidiani” spiegano i volontari della casa di Giustino. tu abbia voglia di dare o tendere una mano, troverai sempre qualcuno che ti accoglie”. Vita semplice? Per niente, te lo dicono subito. “Certamente è una cosa faticosa imparare a mettere da parte se stessi e i propri bisogni in favore di chi ti sta di fronte. E’ un allenamento quotidiano che bisogna mantenere”. I messaggi Tanti i messaggi lanciati da “Vite intrecciate”. Verso i poveri. “Li avrete sempre con voi, come dice Papa Francesco. Questa frase la viviamo concretamente ogni giorno nella nostra Casa, a partire da chi ha bisogno di un piatto caldo, fino alla famiglia che vive dall’altra parte del mondo in una casa fatta di fango, costretta a lavorare il campo per mantenere i figli. Di fronte a tanta miseria – ammettono

L’EDITORIALE di Adelino Amistadi

Continua dalla Prima L’uomo ne è venuto in contrasto quando ha cominciato ad allevare bestiame, disboscando ferocemente la casa di questi predatori e riducendo la possibilità di accedere al cibo da loro prediletto. Con l’arrivo dell’attività contadina, s’è dovuto pensare ad un qualche tipo di difesa. E così la caccia a questo animale, cominciata già nel XVI secolo, si è fatta sempre più spietata nei secoli successivi, diventando efficace con la diffusione delle armi da fuoco. Con il cambio di “dieta” imposto dall’uomo, sono pure incominciati gli episodi di scontro fra lo stesso e il lupo, con la creazione di tutta una narrazione negativa sul comportamento di questo animale, dipingendolo sempre più come feroce e pericoloso, famoso il lupo nella favo-

a Giustino – noi ci siamo commossi e abbiamo capito che tocca a noi sporcarci le mani, a volte lavorando gratuitamente per mandare a loro il ricavato, altre volte attraverso tanti piccoli sì quotidiani”. Per fare questo ci vogliono tante persone. “Oltre ai vari amici e ospiti della Casa – si legge nei documenti di “Vite intrecciate” – ospitiamo innumerevoli ragazzi provenienti da tutta Italia soprattutto nel periodo estivo, durante il quale si organizzano campi di lavoro il cui ricavato viene mandato in America Latina a favore delle missioni dell’Operazione Mato Grosso”. Sono parecchi i missionari giudicariesi che vivono e lavorano insieme agli ultimi degli ultimi sulle Ande peruviane. C’è una originalità nell’offerta di “Vite intrecciate”: la proposta ai giovani di offrire un anno

della loro vita al servizio della Casa. Il fatto straordinario è che nella società dell’individualismo e dell’egocentrismo si trovano sempre persone disponibili. La vita comunitaria Quanti conoscono cosa sia la “vita comunitaria”? “Nella nostra Casa – raccontano i volontari dell’Operazione Mato Grosso – una delle parole più importanti è condivisione, a partire dal tempo e dagli spazi, dai propri averi e dalle fatiche”. Praticamente da tutto, vien da dire. D’altronde “vivere insieme ci aiuta a camminare, sognare e provare a migliorarci. Come in una

grande famiglia – avvertono con un pizzico di sano realismo – la convivenza non è facile, ma con pazienza si impara a volersi bene e ad accettare i propri limiti e i difetti per poter accompagnare ed aiutare chi ha davvero bisogno”. Una delle parole d’ordine più preziose è “gratuità”, anche questa è stata messa ai margini del vocabolario della nostra società. “Arrivare a casa nostra – scrivono i volontari di Vite intrecciate – è come tuffarsi in mezzo alla natura e al silenzio”. E su questo ci permettiamo di eccepire, avendo visitato la Casa, avendo sentito i suoni allegri, le voci vivaci e i rumori del tram-

busto quotidiano. Infatti ci parlano della stalla, con diversi animali, e “grandi orti”. In modo semplice ci spiegano che “tutti i giorni si prova ad essere essenziali e ad accontentarci di quello che abbiamo, delle cose più semplici. Proviamo a fare la carità e di conseguenza a vivere di essa”. Chiunque può dare una mano, e la dà, dalla Caritas ai privati. C’è posto per tutti: per chi porta il cibo e per chi dona i vestiti che non usa più. Il risultato? Fantastico. “La cosa che sempre stupisce – è il commento di Paolo, Oriella e degli altri animatori della Casa - è che alla fine non manca mai niente”.

Al lupo...! Al lupo...! la di “Cappuccetto rosso” che dopo aver mangiato la nonna si voleva mangiare anche la nipotina. Va però detto che il lupo di solito non attacca l’uomo, anzi, ha la tendenza a fuggirlo. Ma con l’esperienza dell’orso, anch’esso rispettoso dell’uomo, secondo le fonti scientifiche e dei benpensanti ambientalisti, poi s’è visto quanti trentini sono finiti all’ospedale. Ovviamente questo ritorno del lupo è stato accolto con entusiasmo da animalisti e naturalisti che già sono impegnati in una ferrea battaglia per la salvaguardia di questo animale. Un po’ come per l’orso ci si preoccupa che la situazione possa creare conflitti e degenerare non appena la presenza dei lupi diventerà più dif-

fusa. La questione non è semplice. Difendere acriticamente e ideologicamente l’ambiente naturale porterà col tempo al calo della gente che vive in montagna, dimenticando il prezioso ruolo anche ambientale della presenza dell’uomo. Quindi la centralità dell’uomo abitante della montagna non può essere messa in dubbio. A meno che non si voglia fare delle montagne più periferiche degli spazi museali favorendone la natura selvaggia dominante e una messa al bando dell’uomo e delle sue attività. Naturalmente questo scenario sarebbe disastroso. La montagna non può ridursi a luogo di svago e curiosità, né può essere ridotta a riserva ecologica: l’uomo, comunque,

rispettoso dell’ambiente circostante, deve tornare ad essere protagonista. Ho l’impressione che le motivazioni di chi è contrario ad ogni azione precauzionale e protettiva nei confronti del lupo non tenga conto della posta che c’è in gioco: a rischio c’è il futuro di queste zone già di per sé fragili e difficili da vivere. Rigidi provvedimenti di protezione ambientale (nel caso specifico dell’incontrollata espansione dei lupi e degli orsi) provocheranno il colpo di grazia per le popolazioni locali in particolar modo del mondo contadino e dell’attività agro-pastorale. Una montagna selvaggia senza l’essere umano non serve a nessuno, neppure alle città e dintorni. Pensiamo

ai contadini già di molto preoccupati, e soprattutto a quei giovani che intendono intraprendere la strada dell’allevamento e della pastorizia estiva. Per dare un futuro alla periferie di montagna occorre, tra le altre cose, superare il luogo comune della montagna come giardino zoologico da visitare la domenica da parte delle persone “chic” della città. Heidi e le caprette che fanno ciao lasciamole alle favole, la quotidianità, per chi vive in montagna, è ben diversa. E’ fatta di sacrificio, passione e volontà di lavorare senza continui bastoni (orsi e lupi) fra le ruote e senza chiedere l’elemosina. A questo punto è inutile attendere situazioni di conflitto: “Oggi c’è ancora

tempo affinché le istituzioni predispongano una strategia che consente di controllare la situazione, gestire il territorio e le attività zootecniche, facilitare e favorire la corretta informazione e la messa in opera di quei sistemi di prevenzione utili per mitigare conflitti e favorire la convivenza tra grandi predatori e le attività silvo-pastorali...” parola del WWF Italia. E per concludere proprio in questi giorni sono usciti gli ultimi dati sul numero di predatori oggi in Trentino: gli orsi sembrano aver superato il centinaio, dei lupi sono stati segnalati 19 branchi nell’Alto Garda, in particolare, ma anche in altre parte del Trentino, Giudicarie comprese.


Europa

di Paolo Magagnotti

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Ucraina fra riforme e speranze La Russia di Putin si accontenterà dell’Ucraina o vorrà andare oltre?

La tragedia della guerra della Russia di Putin in Ucraina continua con la distruzione di paesi e città e il massacro di innocenti vite umane. La strenua, eroica difesa da parte degli ucraini non potrà probabilmente reggere ancora per molto tempo se non vi saranno nuovi e più robusti aiuti esterni. Nel cosiddetto mondo occidentale sembra ondeggiare, al di là delle dichiarazioni, la volontà di rafforzare in termini decisivi un aiuto militare che possa far sperare in una vittoria. Tutto questo, certamente, senza disconoscere ciò che è stato fatto, e rendendo un doveroso omaggio alla generosità della società civile in termini di accoglienza dei rifugiati e di

aiuti umanitari. Tutti ci rendiamo conto che, pur senza essere sul campo, la propaganda dell’apparato autoritario russo non permette il seppur minimo affidamento nel riconoscere la verità dei fatti, certificati peraltro accuratamente da molti coraggiosi corrispondenti di guerra. Fra i tanti aspetti che possono lasciare incertezza ve ne sono alcuni sui quali ho voluto ascoltare tre personalità ucraine note per rigore morale e scientifico. Lo ho fatto nell’ambito di un convegno speciale di giornalisti europei svoltosi pochi giorni fa a Timisoara, in Romania, sul tema della geopolitica europea e mondiale in seguito alla guerra in Ucraina.

Qual è in Ucraina la percezione per l’aiuto che Europa e Occidente danno per la guerra? Oleksandr Doniy, direttore del Centro di ricerca sulla politica dei valori, Kiev. Lo Stato ucraino è grato a tutti i suoi alleati che aiutano a difendere il Paese dall’aggressione fascista russa. Allo stesso tempo, se conduciamo una rapida analisi, possiamo affermare che la posizione degli alleati non è unidirezionale e cambia con il passare del tempo. I nostri alleati si dividono in “moderati” e “risoluti”. La situazione alla vigilia del 24 febbraio 2022 (il giorno dell’invasione da parte della Russia fascista) può essere interpretata come il tacito consenso dei Paesi occidentali all’occupazione dell’Ucraina, inclusa Kiev. Per questo le ambasciate degli stati occidentali sono state spostate dalla capitale ucraina a Leopoli o all’estero. Il consenso occidentale all’occupazione è cambiato solamente a causa di tre fattori: la resistenza del popolo ucraino,

la resistenza delle Forze armate ucraine e la resistenza delle autorità ucraine contro l’aggressore russo. Il passo successivo del cosiddetto “collettivo occidentale” è stato quello di fornire armi di piccolo calibro e aiuto umanitario all’Ucraina. Il “collettivo occidentale” non osava rifornire l’Ucraina di armi più pesanti durante la prima fase della guerra. La Germania, ad esempio, si è limitata alla famosa fornitura di elmetti. C’era una marcata differenza nel sostegno per l’Ucraina fra le società e i governi occidentali. La situazione è cambiata radicalmente dopo Bucha. L’Occidente ha iniziato a rifornire l’Ucraina non più con armi di piccolo calibro, ma con armi più pesanti. La Russia è pronta per una guerra lunga, che durerà anni. Le sanzioni economiche non

spaventano Putin né il Cremlino. L’esempio della Corea del Nord ci dimostra che sotto le sanzioni economiche, l’autoritarismo può sopravvivere per decenni se controlla la popolazione con la propaganda e il terrore. La Russia può essere battuta solo con una sconfitta militare. Ma per fare ciò, le forze ucraine non basteranno. Fra pochi mesi prevedo una difficile discussione fra le élite occidentali. Gli alleati più “risoluti” giungeranno alla conclusione che la Russia, con la sua grande potenza militare e l’abbondanza di risorse umane, non può essere sconfitta dalle sole Forze armate ucraine. Di conseguenza, il prerequisito necessario per la vittoria sulla Russia sarà un attacco diretto da parte del “collettivo occidentale” sull’infrastruttura militare russa, estendendo il fronte lungo l’intero confine russo. Non sarà una decisione facile. Solo una cosa è chiara: la Russia non si è limitata a attaccare l’Ucraina. La cosiddetta “Pace russa” è una pericolosa concezione fascista. Non è solo l’Ucraina a essere minacciata, bensì l’intero mondo civilizzato.

Pavlo Hai-Nyzhnyk, storico, vicedirettore dell’Istituto di ricerche scientifiche del ministero dell’educazione e delle scienze dell’Ucraina. La società occidentale deve rendersi conto che la Russia non ha mosso guerra solo contro l’Ucraina, ma anche contro la coscienza e la visione del mondo occidentali, contro i valori democratici. Questa guerra è una guerra contro l’intero mondo civilizzato. Durante questa guerra, in Ucraina le libertà democratiche vengono in ogni caso sostenute e difese. La Federazione Russa deve fermare la sua aggressione contro l’Ucraina e dichiararsi sconfitta. Questa sconfitta non dovrebbe solamente limitarsi alla liberazione dei territori ucraini occupati. Il mondo intero deve unirsi e infliggere una sconfitta schiacciante alla Russia per ottenere il

riconoscimento della resa da parte del Cremlino e una vittoria totale sulla Russia, sulla sua potenza militare, ideologia, sul suo regime e sulla sua struttura dell’ordine interno. In caso contrario, questa guerra ritornerà fra 3-5 anni, perché la Russia ha sufficienti risorse umane, materiali ed energetiche interne e il potenziale di riprendersi per resistere alle sanzioni o aggirarle, ed al tempo stesso riorganizzarsi per cercare vendetta. Una guerra incompleta per sconfiggere la Russia può tramutarsi in una guerra eterna. Non sarà possibile “corrompere” il nemico. L’Occidente ha già provato a “imbonirsi” e rassicurare Putin e la Russia permettendo di fatto di prendersi il territorio moldavo della Transnistria, “digerendo” il genocidio compiuto

dai russi in Cecenia, consentendo di prendersi territori della Georgia, l’annessione illegale della Crimea e l’occupazione della Crimea, l’occupazione di parte del Donbas ucraino. Tutto questo ha fermato la Russia? Ha fermato la Russia dalla guerra totale contro l’Ucraina e dal commettere genocidi contro il popolo Ucraino? No. La Russia non mancherà di trasformare la sconfitta in Ucraina in una nuova guerra di vendetta, che si estenderà verso l’Europa con rinnovato vigore. Pertanto il mondo intero, l’intero mondo occidentale, deve capire che non è possibile fermare una nuova guerra su scala continentale solamente tramite il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Sarà necessario un cambiamento nell’intera struttura di potere in Russia, e non solo con la sconfitta in Ucraina o la deposizione di Putin. Al tempo stesso sarà necessaria la trasformazione dell’intero sistema di sicurezza mondiale; un sistema che guidi il pianeta e la comunità mondiale non solo nel presente, ma anche nel futuro.

Perché non vi è stato il riconoscimento dell’autonomia nel Donbass in seguito agli accordi di Minsk? Yehvhen Bystrytsky, direttore dello Institute of Philosophy of NAS of Ukraine. G.S. Skovoroda. Per prima cosa, non c’è neanche una singola parola sulle repubbliche negli accordi di Minsk, nemmeno i loro nomi!* In Ucraina stiamo si sta discutendo dell’autonomia delle comunità con una riforma di decentralizzazione. Tale riforma ha dato una forte capacità di indipendenza alle autorità locali in vari modi e la legge riconosce le caratteristiche storiche, economiche, ambientali e culturali nel pianificare lo sviluppo di una comunità. La riforma di decentralizzazione ha avuto successo ed è basata sui valori dell’Unione

Europea, e l’Ucraina si è impegnata nella sua applicazione anno dopo anno; ora la Russia ne ha interrotto il pieno completamento. In secondo luogo, la legge sull’autonomia di queste comunità locali in Ucraina è stata creata nel rispetto degli accordi di Minsk, introducendo una particolare procedura di autogoverno della durata di tre anni per alcuni distretti delle regioni di Donetsk e Luhansk. La legge non è entrata in vigore perché la Russia non ha rispettato i primi due punti degli accordi di Minsk: (1) Il

cessate il fuoco immediato e totale; (2) Il ritiro di tutte le armi pesanti oltre una distanza tale da creare una zona di sicurezza. Onestamente, i motivi della questione non mi sono del tutto chiari. L’Ucraina stava compiendo passi positivi per implementare gli accordi di Minsk. I tentativi di Putin di giustificare la sua sanguinosa guerra contro l’Ucraina, affermando che noi ucraini non stavamo rispettando gli accordi di Minsk, sono stati completamente smentiti da questa stessa aggressione. * Il Professore si riferisce al termine “Repubbliche”, che effettivamente non appare negli accordi di Minsk per rapporto al riconoscimento di entità indipendenti voluto da Mosca. Negli accordi, tuttavia, vi sono i nomi di Donetsk e Luhansk nel Donbas.


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Attualità

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C’è un bonus per tutti (o quasi) Prima a causa del Covid poi, da febbraio in seguito alla guerra in Ucraina, in pochi mesi famiglie e imprese si sono trovate di fronte a bollette della luce e del gas che sono raddoppiate ed in alcuni casi triplicate con delle ripercussioni negative su tutta l’economia. Infatti l’aumento dei prodotti energetici ha portato a ripercussioni sui prezzi di tutti i prodotti,da quelli alimentari a quelli di altri settori con un aumento dell’inflazione che in pochi mesi è salita di oltre il 10%. Molte famiglie hanno quindi incontrato grosse difficoltà a far fronte a queste nuove spese. Governo nazionale e provinciale hanno approvato quindi una serie di bonus per andare incontro alle famiglie meno abbienti per aiutarle a superare questi mesi difficili. Non è facile districarsi tra le norme nazionali e provinciali. Proviamo a fare un po’ di chiarezza. A livello nazionale, per le famiglie più bisognose è possibile avere più sconti in bolletta grazie al bonus gas e luce. Col decreto Ucraina bis (Decreto-legge n. 21/2022), il governo ha innalzato la soglia massima Isee in base alla quale è possibile accedere al cosiddetto bonus bollette, portandola da 8.265 euro a 12.000 euro e allargando così la platea dei potenziali beneficiari. Fino a fine anno, dunque, il bonus bollette andrà a interessare 5,2 milioni di famiglie a basso reddito, con un Isee fino a 12mila euro, senza limitazioni sul tipo di contratto energetico stipulato, che può essere sia in regime tutelato che libero. Bonus bollette, come viene erogato Il bonus viene erogato in maniera automatica, come sconto diretto in bolletta, ai cittadini o ai nuclei familiari che ne hanno diritto, senza dover compilare alcuna domanda. Basta aver presentato la dichiarazione sostitutiva unica che attesti il proprio Isee. Bonus bollette, a quanto ammonta lo sconto Lo sconto sulla bolletta elettrica è pari a: • circa 165 euro a trimestre per una famiglia di 1-2 componenti; • circa 200 euro a trimestre per una famiglia di 3-4 componenti; • circa 235 euro a trimestre per famiglie con oltre 4 componenti. Riguardo al bonus gas, lo sconto dipende sia dai componenti della famiglia sia dalle zone climatiche. Quindi, le famiglie fino a 4 componenti in Giudicarie avranno uno sconto di 77 euro per l’acqua calda sanitaria/uso cottura appartenendo alla zona climatica F, la più alta tenendo conto del clima rigido. Per le famiglie formate da più di 4 componenti, la cifra sarà di 123 euro a trimestre. Bonus bollette, i requisiti Per poter usufruire dello sconto, i beneficiari del bonus dovranno essere in possesso dei seguenti requisiti: • il beneficiario deve essere l’intestatario del contratto di fornitura di luce e/o gas; • il beneficiario deve trovarsi in una situazione di disagio economico; • il nucleo familiare deve presentare un Isee non superiore a 12.000 euro; • il nucleo familiare deve presentare un Isee non superiore a 20.000 euro nel caso in cui siano presenti più di tre figli (quindi almeno 4 figli a carico); • il nucleo familiare deve essere titolare di Reddito o Pensione di cittadinanza.

A livello nazionale bonus gas e luce. Per oltre 17 mila famiglie trentine anche il bonus “Aiuto caro bollette”. Le domande entro il 30 giugno. Il decreto Aiuti ha prorogato il bonus sociale bollette per luce e gas, misura già adottata per il secondo trimestre 2022 che ora viene esteso al terzo trimestre 2022 quindi fino al 30 settembre, e sarà attuato dall’ARERA (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente). Con una novità molto interessante: la misura diventa retroattiva al primo trimestre 2022 per chi non ha fatto in tempo a presentare l’Isee. Bonus Provinciale Il bonus «Aiuto caro bollette», introdotto negli scorsi giorni per contrastare i rincari energetici, sarà garantito in automatico ad oltre 17 mila famiglie trentine, che già hanno presentato domanda di Assegno unico provinciale e che rientrano nelle fasce di Icef relative. «Si tratta di una misura straordinaria - ha puntualizzato l’assessore provinciale allo sviluppo economico Achille Spinelli - rivolta alle famiglie trentine la cui condizione economica si è aggravata a seguito dell’eccezionale aumento dei costi energetici. Il bonus “Aiuto caro bollette” è quindi una ulteriore misura integrativa che allarga in Trentino e in maniera importante, il numero dei beneficiari.». Migliaia di famiglie trentine riceveranno gli auti già alla fine del mese di maggio e si sommeranno all’Assegno unico familiare. L’Agenzia per l’assistenza e la previdenza integrativa della Provincia di Trento ha annunciato di aver già dato avvio in questi giorni alle procedure per poter erogare alle famiglie aventi diritto il ristoro, con una precisazione: non spetta a chi ha i requisiti per il bonus nazionale sopra descritto. Pertanto chi gode della quota A) dell’Assegno unico provinciale, per ricevere la quota del bonus bollette provinciale che ammonta da 300 a 400 euro, deve dimostrare di non aver diritto al bonus nazionale. Chi gode della quota B dell’assegno unico provinciale il bonus viene erogato automaticamente senza inoltrare alcuna domanda. Chi non ha fatto domanda per l’assegno unico provinciale ma ha i requisiti ICEF per ottenere il bonus bollette (ICEF inferiore all’indice 0,40) può far domanda entro il 30 giugno 2022 per ottenerlo per un importo che può variare da 200 a 250 euro in base al reddito. Per facilitare l’accesso al bonus, questi nuclei familiari potranno rivolgersi, sempre entro fine mese di giugno, agli sportelli periferici della Provincia, dove il personale garantirà l’assistenza alla compilazione del modulo online. L’accesso al portale online, allestito da Trentino Digitale in collaborazione con l’Agenzia provinciale per l’assistenza e la previdenza integrativa, è possibile attraverso i seguenti link: www. provincia.tn.it e www2.stanzadelcittadino. it/provincia-autonoma-di-trento/it/servizi/ ristoro-costi-energetici. Ma non ci sono solo i ristori per le bollette, ma anche ulteriori provvidenze integrative

dell’assegno unico provinciale, ad esempio il bonus Dad (Didattica a distanza). Quest’ultimo è un ristoro riservato a circa 8 mila famiglie che lo scorso anno hanno dovuto tenere i figli a casa dalla scuola a seguito della pandemia. L’aiuto è di 120 euro per le famiglie con figli fino a 14 anni e un indicatore Icef fino a 016, e di 300 euro alle famiglie con figli invalidi fino al 21° anno di età e verrà erogarto automaticamente sempre con l’Assegno unico provinciale. Per ulteriori informazioni sui bonus ci si può rivolgere ai CAFF o agli uffici provinciali competenti. Oltre al bonus bollette già da alcuni mesi sono stati attivati due altre aiuti nei confronti delle famiglie in difficoltà. Si tratta del bonus alimentare e bonus affitti ed utenze approvato dalla Comunità delle Giudicarie. Possono fare domanda i nuclei familiari RESIDENTI in uno dei Comuni della Comunità delle Giudicarie. E’ ammessa una sola domanda al mese per ogni nucleo familiare, che sarà unica per entrambe le tipologie di intervento (Bonus alimentare e Bonus affitti/utenze); il richiedente può, inoltre, presentare domanda per una sola delle due misure o per entrambe. REQUISITI: 1)le entrate mensili complessive riferite al mese antecedente alla domanda (es. al mese di giugno 2022 per le domande presentate nel mese di luglio 2022), non devono essere superiori ai seguenti valorisoglia in base al numero dei componenti: Nr. componenti

Importo complessivo entrate mensili 1 componente Euro 693,00 2 componenti Euro 955,00 3 componenti Euro 1.213,00 4 componenti Euro 1.316,00 5 componenti Euro 1.461,00 6 componenti Euro 1.578,00 7 componenti Euro 1.697,00 8 componenti e più Euro 1.813,00 NB: A questi importi va aggiunto l’eventuale canone di affitto relativo alla casa di abitazione del nucleo (escluse le spese condominiali) o la rata del mutuo prima casa (quota capitale + interessi) dovuti dal nucleo nella mensilità di riferimento delle entrate. Non andrà invece aggiunto all’importo della sopra riportata tabella il contributo integrativo al canone d’affitto – che verrà invece eventualmente considerato come

entrata (se effettivamente percepito nel mese precedente).Non verranno considerati entrate gli importi percepiti in relazione alle domande di Bonus alimentare (BOA) e di Bonus affitti ed utenze (BOAAU). 2) le disponibilità finanziarie liquide* complessive all’ultimo giorno pubblicità provinciadel mese precedente a quello di presentazione della domanda (es. al 30/06/2022 per le domande presentate nel mese di luglio 2022) del nucleo familiare non dovranno superare i seguenti parametri: 1 2 3 4 5

componente componenti componenti componenti componenti e più

Euro Euro Euro Euro Euro

3.000,00 4.000,00 5.000,00 6.000,00 7.000,00

*si intendono le somme dei saldi attivi dei conti correnti o postali o di carte prepagate intestati agli stessi, oltre che da ogni altra forma di risparmio o investimento di cui sia consentita la pronta smobilizzazione (le somme di denaro depositate su conti correnti o altri strumenti finanziari intestati a figli minori dovranno essere dichiarate ma non saranno considerate al fine della quantificazione del saldo complessivo). La domanda potrà essere presentata previo colloquio con l’assistente sociale, richiedendo un appuntamento presso l’ufficio del Servizio Sociale della propria zona: Polo Sociale 1 - Valle del Chiese Tel: 0465 - 621 844 Polo Sociale 2 - Giudicarie Esteriori Tel: 0465 - 702 544 Polo Sociale 3 - Val Rendena Tel: 0465 - 801 990 Sede di Tione Tel: 0465 - 339 526 IMPORTO MASSIMO EROGABILE PER IL BONUS ALIMENTARE (BOA): L’importo del bonus alimentare è il seguente: Numero componenti 1 componente 2 componenti 3 componenti 4 o più componenti

Importo erogato Euro 150,00 Euro 250,00 Euro 350,00 Euro 500,00

IMPORTO MASSIMO EROGABILE PER IL BONUS AFFITTI ED UTENZE (BOAAU): L’importo massimo erogabile mensilmente con riferimento al Bonus affitti/utenze è di € 1.000,00. Ulteriori informazioni sul sito istituzionale della Comunità delle Giudicarie. (e.b.)


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Malghe, il problema degli affidi rimane attuale di Denise Rocca

Cosa Mettiamo?


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Sport

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Si chiama Tre Giorni Giudicarie Dolomiti l’evento previsto a fine giugno nella nostra Valle e destinato a diventare l’appuntamento più atteso del ciclismo femminile nazionale, almeno per quanto riguarda le categorie giovanili. Sull’onda lunga del successo riscosso dalla Tre Giorni Comano Dolomiti, manifestazione premiata nel 2019 con la prestigiosa “Rotonda di Badoere” come miglior evento ciclistico del Triveneto, il Comitato organizzatore costituito dalla Società Ciclistica Storo e da altre realtà della zona ha deciso di dedicarsi interamente alle due ruote “in rosa”. Non solo Esordienti (13-14 anni) e Allieve (15-16 anni), quindi, ma anche Juniores (17-18 anni). Si partirà venerdì 24 giugno con la Notturna Castel Romano, gara serale “tipo pista” ospitata dal comune di Pieve di Bono-Prezzo. Sul circuito di Creto, già teatro negli ultimi anni di un’apprezzata gara giovanissimi, andranno quindi in scena delle emozionanti corse dallo svolgimento rapido destinate ad appassionare il pubblico oltre che ad assegnare le prime maglie di leader della Tre Giorni Giudicarie Dolomiti. Sabato 25 sarà poi la volta della Crono Idroland, ovvero una prova contro il tempo con partenza e arrivo nell’omonima località sulla sponda trentina del Lago

Torna la Tre Giorni Giudicarie Dolomiti

Il ciclismo femminile protagonista dal 24 giugno per la manifestazione premiata come miglior evento ciclistico del Triveneto nel 2019. d’Idro, nel comune di Bondone. Le gare a cronometro interesseranno ciclabili e strade di campagna sulle due rive del Chiese tra Baitoni, Lodrone, Darzo e Storo, con lo spettacolare arrivo in riva al Lago. In occasione della Crono Idroland saranno inoltre assegnate le maglie di campionesse trentine Donne

Esordienti e Allieve. Domenica 26 il gran finale sarà rappresentato dalle corse in linea valide per la Coppa Giudicarie Centrali che disegneranno le classifiche finali della Tre Giorni Giudicarie Dolomiti. In mattinata le juniores si confronteranno su un percorso che promette

spettacolo, un anello di 10,6 chilometri disegnato nei comuni di Tre Ville, Borgo Lares e Tione di Trento, con il paese di Preore sede di partenza e arrivo e la salita di circa un chilometro da Pez a Coltura a fare selezione: nove le tornate previste, per un totale di 94,4 chilometri

piuttosto impegnativi che saranno anche l’ultima gara prima dell’atteso Campionato Italiano di Cherasco. Nel pomeriggio sarà poi la volta di esordienti e allieve: le prime affronteranno quattro giri da 6,5 chilometri sul circuito della Sarca tra Preore, Saone e Ragoli, le allieve dopo sei

giri del medesimo circuito si giocheranno tutto nei due giri “lunghi” con la variante di Pez e Coltura. Il Comitato organizzatore si aspetta al via circa 300 atlete, quasi tutte destinate a soggiornare in alberghi delle Giudicarie. Nella categoria Allieve, tra l’altro, sarà in lizza la Germania under 16, all’unica trasferta italiana del 2022. Non mancheranno nemmeno le giovani atlete giudicariesi: tra le Allieve ci saranno occhi puntati su Giorgia Malcotti (Eletta Academy) e Paola Tarolli (Team Femminile Trentino), giovani chiesane che a maggio hanno fatto parte della Rappresentativa del Triveneto in una gara a tappe svoltasi in Germania, e su Anna Amistadi (Team Femminile Trentino), tra le Esordienti sarà invece al via Arianna Galante (Eletta Academy). Tra le Juniores, la più attesa sarà la marchigiana Eleonora Ciabocco, vicecampionessa europea e campionessa italiana in carica.

Dolomitica Mondiale, il grande evento sta arrivando

Dal 24 al 26 giugno, a Pinzolo, la mountain bike è regina Ancora aperte le iscrizioni. Hanno già aderito oltre 20 nazioni Si scaldano i motori in casa “Dolomitica Sport Trentino”, perché l’evento Mondiale Mtb Masters dell’anno si avvicina a grandi pedalate. L’appuntamento è dal 24 al 26 giugno a Pinzolo, in Val Rendena, quando in occasione dell’8ᵃ edizione della Dolomitica Brenta Bike, si assegneranno le maglie iridate delle categorie Masters. Gli organizzatori promettono spettacolo. Tre giorni di sport, intrattenimento, enogastronomia, natura, relax ed iniziative alla scoperta del territorio. Non dimentichiamo ovviamente l’evento agonistico di altissimo livello incardinato su tre gare: Dolomitica UCI Marathon Masters World Championships (67 km - dislivello 2400 mt), Dolomitica Brenta Bike Marathon (stesso percorso del Mondiale) e Dolomitica Brenta Bike Classic (41 km - dislivello 1400 mt). Più di 20 nazioni hanno già assicurato la presenza dei rispettivi atleti. Per

quanto riguarda il percorso di gara, le squadre di operatori sono quotidianamente sul territorio per curare i sentieri, fiore all’occhiello di questa manifestazione. La febbre da mondiale sta salendo e alcuni campioni si sono già presentati sui sentieri tra Pinzolo e Madonna di Campiglio per una prima prova del tracciato. Il percorso delle Marathon, sia Mondiale che “tradizionale”, presenta delle novità che impressionano soprattutto perché

vanno ad impreziosire un piccolo capolavoro, apportando alcune modifiche, tecnicamente eccellenti, emozionalmente sublimi, per raccontare ancora di più il territorio ed omaggiare la storia delle Dolomiti di Brenta e del territorio. Per quanto riguarda il programma, saranno tre giorni di eventi tra sport e spettacolo: sono attesi tanti campioni da tutto il mondo ma anche personalità dello sport in generale che si ritroveranno a

chiacchierare con il pubblico al “Salotto Dolomitica” nei momenti a corollario della manifestazione agonistica. Non mancheranno eventi dedicati all’enogastronomia di alta qualità: come la EDolomitica, randonnée sulle Dolomiti di Brenta, dedicata agli amanti della pedalata assistita, accompagnati da guide ebike professioniste e con degustazione di eccellenze enogastronomiche trentine. Il gadget di questa edizione è importante, una maglia da ciclismo Alé Cycling con i colori della Dolomitica Mondiale, disponibile per i primi 900 pettorali. Iscrizioni ancora aperte sul sito www. dolomiticasport.com.


Attualità Lo scorso 29 aprile il consigliere di opposizione Alex Marini ha presentato un’interrogazione sul tema dell’affido delle malghe, al centro da molti anni di polemiche, speculazioni e proteste. “Gli affidamenti delle malghe trentine - spiega Marini nel testo dell’interrogazione che richiede risposta scritta al consiglio provinciale - hanno visto negli ultimi sette anni il graduale abbandono da parte delle proprietà collettive (Comuni, Asuc e Regole) della procedura di trattativa diretta con gli allevatori locali a favore della procedura di asta pubblica aperta a chiunque, nonostante la presenza di usi civici a valere sulle aree”. Questa è la premessa e un’evidenza sotto gli occhi di tutti. Altrettanto nota è anche la conseguenza che ne è derivata: i canoni di assegnazione delle malghe sono lievitati: una buona notizia per le casse dei comuni, ma una pessima notizia dal punto di vista delle piccole aziende zootecniche locali che hanno perduto la possibilità di competere con la facoltosa concorrenza di aziende grandi “a caccia di pascoli per l’ancoraggio speculativo dei titoli Pac” specifica Marini. Ne abbiamo già parlato nelle pagine del Giornale delle Giudicarie, ma il discorso non è né finito né risolto. Da qui la nuova interrogazione a firma del consigliere Marini. “Se da una parte la perdita delle malghe per gli allevatori locali costituisce ulteriore criticità ai fini della sostenibilità economica

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Malghe, il problema degli affidi rimane attuale di Denise Rocca

Un’interrogazione di Alex Marini al consiglio provinciale ripropone il tema dell’affido dei pascoli di montagna ad aziende locali. aziendale - spiega il consigliere - dall’altra l’alpeggio di animali provenienti da realtà molto lontane e diverse da quelle locali comporta, a detta degli allevatori, un rischio sanitario importante che si concretizza in ulteriori cali di reddito dovuti alla diffusione di nuove forme influenzali che già stanno flagellando gli allevamenti trentini”. Nonostante la legge provinciale del 19 luglio 1990, ovvero quella che “Disciplina dell’attività contrattuale e dell’amministrazione dei beni della Provincia Autonoma di Trento” (art. 39 comma 3) e la numero 6 del 14 giugno 2005 sugli Usi Civici favoriscano decisamente la trattativa diretta e il diritto di uso civico, molti enti proprietari di malghe preferiscono non

applicare questo tipo di procedura. Marini ricorda un altro fatto interessante: “In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti del 4 marzo 2022, il procuratore regionale Gianluca Albo nella sua relazione (Sezione giurisdizionale per il Trentino-Alto Adige/Südtirol, sede di Trento) ha citato il caso di danno alla concorrenza avvenuto nei confronti dell’Amministrazione separata beni uso civico di Pozza di Fassa, per un danno contestato di 49.500,00 euro. Il giudizio si riferisce ad una ipotesi di danno contestata nei confronti dell’organo di governo e del segretario funzionale di una amministrazione separata usi civici (ASUC) preposti alla gestione e valorizzazione di

beni soggetti di varia natura (dai boschi, ai terreni, passando per strutture ricettive e malghe) soggetti a uso civico e pertanto vincolati alla fruizione della popolazione di un determinato territorio. La fattispecie di responsabilità amministrativa azionata ha avuto ad oggetto l’affidamento in violazione del principio di economici-

tà della concessione di una malga, con trattativa diretta e un canone annuale a base d’asta di 20.000 euro che non avuto alcun incremento per l’offerta di un unico offerente. La fattispecie risulta peculiare perché l’affidamento è avvenuto a base d’asta nonostante un operatore non invitato alla trattativa si fosse offerto di acquisi-

re in concessione la struttura ad un canone pari a 29.900 euro garantendo un maggior introito per l’ASUC pari a complessivi 59.400 euro tenuto conto della concessione sessennale. Il giudizio è stato definito con pronuncia assolutoria (3/2022/R), non essendo stato ravvisato il vincolo per l’ASUC di massimizzare il profitto da canone di locazione”. Ricordando che l’affido delle malghe non dovrebbe tenere in considerazione solo l’aspetto finanziario ma anche il valore dei beni collettivi, quali le malghe e il territorio sono, il consigliere Marini ha interrogato la provincia per conoscere quali indicazioni il servizio autonomie locali dà agli enti possessori di malghe e se in considerazione del vincolo di fruizione della popolazione di un determinato territorio evidenziato dalla Corte dei Conti sia stato aperto un confronto con Asuc e comuni per definire delle linee di indirizzo generali per facilitare e guidare gli enti locali e le amministrazioni separate beni uso civico nelle procedure di affidamento delle malghe. È attesa risposta scritta.

Sport, la Comano Bike torna in sella La Comano Bike è tornata in sella, per crescere nuovi giovani biker, portandoli alla scoperta del territorio e a prendere confidenza con le basi tecniche dell’utilizzo della mountain bike, oltre che con la sicurezza stradale. Forte dei numeri degli ultimi anni e di uno staff affiatato e qualificato, la società presieduta da Stefano Gosetti propone anche nel 2022 l’apprezzato corso riservato ai ragazzi, iniziato a metà maggio e destinato ad accompagnare i giovani fino a metà settembre. Gli allenamenti settimanali sono due, di un’ora e mezza il martedì e di due ore il sabato, con due località interessate, la Pineta di Fiavé e il Passo Durone. Nel 2021 furono una quarantina i giovani che presero parte all’attività, in costante crescita rispetto alle annate precedenti. «I nostri obiettivi primari sono quelli di insegnare le basi per l’utilizzo tecnico del mezzo e la sicurezza

Anche quest’anno il corso per ragazzi alla pineta di Fiavè e al Passo Durone. personale e stradale, cercando di trasmettere passione – spiega il presidente della Comano Bike Stefano Gosetti – La mountain bike, inoltre, è uno straordinario mezzo per portare i ragazzi alla conoscenza del territorio». Il progetto nacque nel 2017, proprio su iniziativa di Gosetti e di Franco Zoanetti, altra anima della società. «Decidemmo di iscriverci ad un corso per allenatori di primo livello, organizzato dalla Federazione Ciclistica Italiana – racconta Gosetti - Una volta diventati allenatori, nel 2018 facemmo partire il progetto giovanile, grazie al sostegno del Comune di Fiavè, che mise a disposizione il campo

sportivo in località Pineta. Il corso, concentrato nei weekend del mese, riscosse un discreto successo, contando circa venti partecipanti, tutti giovani tra i 6 e i 16 anni». L’iniziativa, da allora, raccolse sempre maggiori adesioni. Nel 2019 lo staff tecnico si arricchì dell’esperienza di Giorgio Berasi, allenatore di secondo livello e attivo nell’ambiente del ciclismo su strada da diversi anni, mentre nel 2020 - visto il grande apprezza-

mento da parte dei partecipanti - venne incrementato il numero degli istruttori, grazie all’iscrizioni di altri due membri della società (Attilio Occulto e Matteo Morelli) a un nuovo corso promosso dalla Federciclismo. Nonostante la pandemia, il corso venne proposto anche nel 2020, con inizio a luglio, alla presenza di cinque istruttori e di 36 giovani partecipanti. Nello stesso anno, la società riuscì a far svolgere il tirocinio a tre ra-

gazzi dell’istituto sportivo di Civezzano, diventati a loro volta istruttori nell’ottobre dell’anno 2020. La Comano Bike, a quel punto, si è mossa per ampliare la proposta tecnica del corso. «Grazie al supporto del Comune di Fiavé e delll’Asuc, abbiamo creato un percorso in località Pineta, nella zona est del campo sportivo, utile a dare delle basi tecniche ai ragazzi – precisa Gosetti - Inoltre al Passo Durone, nella zona del Doss di Sant’Albert, è stato tracciato un circuito stabile di mountain bike, grazie alla collaborazione del Comune di Bleggio Superiore». Il corso 2021 è partito a maggio ed è finito a fine settembre, con due incontri settimanali e una quarantina di partecipanti, provenienti da tutte le Giudicarie Esteriori e anche dalla Busa di Tione, seguiti da sette istruttori (Giorgio Berasi, Franco Zoanetti, Daniele Zoanetti, Matteo Morelli, Attilio Occulto, Marika Morelli e Se-

rena Cherubini) e da altrettanti accompagnatori (Loris Zamboni, Stefano Gosetti, Ivan Serafini, Davide Buratti e Marco Cortella). «Possiamo contare sul supporto dei Comuni di Fiavè, Bleggio Superiore, Comano Terme, Stenico e Borgo Lares, di enti come la Cassa Rurale Alto Garda, la Copag Le Montagnine e il Ceis e di venti sponsor privati – conclude Gosetti, a capo del direttivo che può contare anche sul vice presidente Loris Zamboni, sul segretario Matteo Morelli e sui consiglieri Attilio Occulto, Marco Cattoni, Ivan Serafini e Davide Buratti – È anche grazie a loro che riusciamo a programmare l’attività e a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. In ottica futura, vogliamo portare avanti l’esperienza del corso per i giovani, cercando di creare delle piccole strutture che ci permettano di ampliare e migliorare l’insegnamento delle tecniche di guida». (L.F.)


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L’estate del parco naturale Adamello Brenta sarà come sempre ricca di eventi. Accanto a questi, anche i servizi offerti ai visitatori, che costituiscono un impegno molto importante per l’Ente. Dopo la sistemazione dei sentieri, dei ponti e quant’altro, svolta dalle squadre del PNAB in primavera, in collaborazione con gli enti locali, durante l’estate il Parco gestisce i servizi di mobilità sostenibile, per raggiungere le località più frequentate senza dover adoperare la propria automobile, Dai Martedì del Parco, un viaggio alla ma utilizzando i bus-navetta. scoperta dell’Adamello Brenta assieme Quest’anno, due le principali novità: la gratuità dei bus al Museo storico, al Parc on Air fra navetta per gli spostamenti nelle aree interne alle valli e tavole rotonde e dirette radiofoniche l’avvio di un servizio di bikesharing. Fitto come sempre anche il programma delle escursioni, assieme alle guide del Parco, alla scoperta degli aspetti naturalistici e scientifici più interessanti: dai ghiacciai alle malghe, dai boschi ai siti carsici che qualificano l’Adamello Brenta come Geopark. Tornano inoltre le escursioni di Superpark, organizzate assieme ad Impact Hub Trento, con ospiti d’eccezione del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo. La Il Presidente del Parco Walter Ferrazza sera, nei paesi o sul limitare dei boschi, il cinema “a im- noi come stronzi rimanemmo tedì del Parco”, il tradizionale patto zero”, sempre con tito- a guardare”. appuntamento del Pnab, che li che riguardano l’ambiente Nell’estate 2022 sono anche solitamente ha luogo il primo e la natura. Fra gli ospiti di state messe a punto nuove ini- (o secondo) martedì di ogni quest’anno anche un volto ziative, di cui riferiamo in det- mese. notissimo, quello di Pif, che taglio. In primo luogo “Parc Tante anche le nuove iniziail 25 luglio all’Antica Vetreria on Air”, assieme di nuovo tive sulla ricerca scientifica Carisolo presenterà il film “E a Radio Dolomiti, e “I Mar- che, accanto ad un rinvigorito

Natura, escursioni, eventi: un’estate “a tutto Parco”

I Martedì del Parco, un viaggio alla scoperta dell’Adamello Brenta assieme al Museo storico Sono tornati “I Martedì del Parco”, di nuovo pienamente in presenza dopo la lunga stagione della pandemia. Il tradizionale appuntamento del Parco Naturale Adamello Brenta, che solitamente ha luogo il primo o secondo martedì di ogni mese, e che tocca di volta in volta un argomento diverso fra i tanti che caratterizzano la vita dell’ente, quest’anno ha un unico filo conduttore: il format televisivo “Nel Parco: un viaggio fra le storie dell’Adamello Brenta”, realizzato in collaborazione con la Fondazione Museo storico del Trentino e Aringa studio per History Lab (canale 602 del digitale terrestre). La trasmissione ha raccolto in 7 puntate - ed oltre una ventina di interviste – storia, evoluzione e prospettive dell’area protetta. Nelle serate la proiezione di una delle puntate della trasmissione costituirà il punto di partenza: a seguire una tavola rotonda moderata da Alessandro de Bertolini, che ha curato la realizzazione della serie, assieme a ospiti interni ed esterni al Parco, con cui mettere a fuoco ogni volta un tema diverso. Questo il calendario dei prossimi appuntamenti che seguono a quelli di tione e Pinzolo (sempre alle 20.30): 5 luglio, Dimaro Principali tematiche: la Val Meledrio come antica via di transito; il significato storico del comparto “proto-industriale” di Dimaro-Carciato della lavorazione del ferro e del legno; l’alpinismo: la scoperta delle Dolomiti di Brenta sia da parte dei primi alpinisti (che giungono alla fine

dell’800), sia da parte delle prime guide alpine; l’apicoltura. 2 agosto, Ville d’Anaunia Principali tematiche: l’alpicoltura, la cura dei prati e dei pascoli, il ruolo delle malghe, la filiera dei prodotti lattiero-caseari, il tema dell’abbandono; le Asuc e gli usi civici, il rapporto fra questi soggetti e il Parco, il tema delle proprietà collettive; la fauna del Parco; i rifugi alpini. 20 settembre, Molveno Principali tematiche: lo sviluppo urbanistico dei comuni di montagna; i rifugi alpini (ieri e oggi) e la costruzione dei sentieri di montagna (il caso delle Bocchette); come stanno cambiando i rifugi (il caso del rifugio Pedrotti); il ruolo delle biblioteche nei comuni del Parco. 4 ottobre, Stenico Principali tematiche: la cura e lo sfruttamento del bosco; l’orso (dalla caccia di un tempo alla situazione di oggi); il tema dei “ritornanti” (giovani che tornano a vivere in montagna ed aprono, per esempio, aziende agricole); arte e natura (il caso del Bosco Arte Stenico); la Biosfera Unesco. 8 novembre, Valdaone Principali tematiche: come si viveva un tempo, come si vive oggi: un secolo di cambiamenti; l’industria idroelettrica (in particolare la Valle di Daone, interessata dalla costruzione di opere idrauliche imponenti, che trasformano il territorio e cambiano le economie delle comunità).

progetto “Biomiti”, sull’impatto dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi alpini, vedrà il Parco impegnato in un progetto sullo Stambecco nel Brenta, in alcuni importanti monitoraggi faunistici e nello studio del rapporto preda-predatore, investigando l’impatto dei grandi predatori sul resto della fauna e sulle attività umane. Tenete d’occhio il sito del Parco www.pnab.it e continuate a seguirci!

Parc on Air Quattro incontri nel corso dell’estate per parlare di montagna, ambiente e aree protette, cambiamenti climatici, sviluppo sostenibile, foreste e quant’altro. Quattro tavole rotonde aperte al pubblico, in altrettante località del Parco Naturale Adamello Brenta – val di Tovel, Cavedago, val Daone e val Brenta – a cui seguiranno altrettante dirette radiofoniche con la postazione mobile di Radio Dolomiti. Questa, in sintesi, è “Parc on Air”, una delle iniziative del Parco Naturale Adamello Brenta e di Radio Dolomiti che animerà l’estate 2022. La partenza è avvenuta sabato 21 maggio in val di Tovel, con una tavola rotonda all’interno del Palaorso, la grande struttura mobile del Parco pensata per ospitare questo genere di eventi, dedicata ai cambiamenti climatici e al progetto di ricerca del Parco “Biomiti”, che studia proprio l’impatto dellì’innalzamento delle temperature sulla flora e la fauna di montagna. A seguire una diretta radiofonica dalla postazione mobile di Radio Dolomiti, con la conduzione di Francesca Bertoletti, per rilanciare i temi discussi durante la mattinata. All’iniziativa è abbinato anche il concorso “Raccontare la natura”, per racconti, foto e brevi video amatoriali. Questo in sintesi il calendario dei prossimi eventi. SABATO 11 GIUGNO 2022 Tematica: ANIMALI SELVATICI. Uno sguardo d’insieme al tema della fauna alpina, una grande ricchezza del Parco. Dove: Cavedago (nei pressi della stazione forestale di Cavedago e del ristorante Picchio Rosso, prima dell’ingresso ad Andalo) PROGRAMMA: Ore 10.00 – 12.00: Tavola rotonda - Corrado Viola, sindaco di Cadevago; - Maurizio Fugatti, presidente Provincia autonoma di Trento - Sergio Tonolli, Servizio faunistico PAT - Andrea Mustoni, responsabile dell’Unità di Ricerca scientifica PNAB - Ettore Zanon, Fondazione Mach; - Roberto Guadagnini, veterinario; Modera: Walter Ferrazza, presidente del Parco Naturale Adamello Brenta. Ore 12.00-14.00 Diretta radiofonica con Radio Dolomiti Ore 14.00 -16.00 Escursione guidata

SABATO 2 LUGLIO 2022 Tematica: L’ESTATE DEL PARCO: mobilità, escursioni, Superpark: le proposte per l’estate 2022. L’impatto del turismo estivo sulla montagna e il turismo sostenibile. Dove: Daone (c/o Casa del Parco di Pracul) PROGRAMMA: Ore 10.00 – 12.00: Tavola rotonda - Ketty Pellizzari, sindaca Valdaone; - Roberto Failoni, assessore al turismo PAT; - Cristiano Trotter, direttore PNAB; - Angiola Turella, dirigente Servizio sviluppo sostenibile e aree protette PAT; - Alberto Bosetti, presidente consorzio Borgo Vivo - Mariangela Franch, Università di Trento. Modera: Walter Ferrazza, presidente del Parco Naturale Adamello Brenta Ore 12.00-14.00 Diretta radiofonica con Radio Dolomiti Ore 14.00 -16.00 Escursione guidata GIOVEDI’ 8 SETTEMBRE Tematica: FORESTE – un evento in collaborazione con Federparchi per parlare del patrimonio boschivo, della sua gestione, delle problematiche che lo interessano. Dove: Val Brenta (c/o Pra de la Casa) PROGRAMMA: Ore 10.00 – 12.00: Tavola rotonda - Matteo Leonardi, sindaco di Sindaco Tre Ville; - Walter Ferrazza, presidente PNAB; - Luca Cerana, presidente Regole Spinale Manez; - Giulia Zanotelli, assessore agricoltura e foreste PAT; - Giampiero Sammuri, presidente Federparchi; - Giovanni Giovannini, dirigente Servizio Foreste e Fauna PAT; - Renzo Motta, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA), Università degli Studi di Torino. Modera: Alberto Faustini, direttore quotidiani “L’Adige” e “Alto Adige” A seguire la premiazione del concorso “Raccontare la natura”. Ore 12.00-14.00 Diretta radiofonica con Radio Dolomiti Ore 14.00 -16.00 Escursione guidata Seguono sempre nel pomeriggio escursioni guidate nella natura assieme al personale del Parco.


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La fauna in Giudicarie, i cervi in forte espansione di Martina Sebastiani

tazione molto ricercata è già in competizione con il cervo. Le buone consistenze del cervo, d’altra parte, ugualmente predabile dal lupo, andranno ad attenuare eventuali attacchi domestici come quelli sul bestiame.

Si stimano sul territorio sui 6.700 caprioli, 9.000 camosci e 2.200 cervi. Anche lo stambecco è in crescita, sono circa 400 gli esemplari individuati

E’ arrivato anche quest’anno l’appuntamento dell’Associazione Cacciatori trentini con la “conta e valutazione” dei trofei. Segue, come ormai consuetudine, la loro esposizione al pubblico: la mostra di quelli del Distretto Giudicarie – Rendena – Chiese – Ledro è stata allestita al Convento di Campo, una location che consolida il legame tra tradizione e territorio. La Caccia oggi? Ce ne parla Michele Rocca, Guardiacaccia e Tecnico faunistico dell’Associazione in riferimento al Distretto giudicariese e ledrense. Iniziamo dai dati di prelievo 2021: cosa ci rivela? Nell’ultima stagione venatoria, escludendo l’area delle Regole di Spinale Manez, sono stati abbattuti 2.463 capi, pressappoco come l’anno precedente: 714 caprioli, 504 cervi, 919 camosci, 79 mufloni e 247 cinghiali. Animali in salute secondo l’analisi dei trofei. I numeri di abbattimento del cervo sono oggi necessariamente alti data la sua espansione, cinque volte maggiori di soli 15 anni fa, 91 nel 2007: è considerevole data la sua estinzione per tutto l’Ottocento, il ritorno spontaneo in modo consistente solo nella seconda metà del Novecento. Quelli di cui parli sono aumenti importanti! Dicci di più sui numeri oggi Si parla di consistenze. Si stimano sul territorio sui 6.700 caprioli, 9.000 camosci e appunto 2.200 cervi. Anche lo stambecco è in crescita, sono circa 400. Continua invece costante il monitoraggio dei cinghiali, concentrati nella zona del Chiese, presenti anche in quella di Ledro. Due abbattimenti nel 2021 sono stati registrati in Rendena. L’Associazione opera per contenerlo in numero ed espansione. Di recente si è parlato di alcuni casi di peste suina, e dei proble-

mi economici nel caso in cui la malattia venisse trasmessa ai suini, ma sono stati circoscritti in Liguria e Piemonte. Torniamo alla crescita del cervo: comporta dei problemi? L’aumento eccessivo del cervo può causare problematiche a tre livelli: agricolo, forestale e stradale. In ogni caso il cervo, come le atre specie, è regolamentato secondo il Piano Faunistico Provinciale, è una ricchezza naturalistica sociale ed economica. Si distinguono aree ad alta densità della specie, come Alta Rendena, Spinale, Val Algone, le campagne di Bleggio e Lomaso, il Brenta meridionale nel Banale, la zona di Daone. Dove c’è più contatto con la popolazione, la problematica è più sentita. Parliamo tanto delle coltivazioni nelle Esteriori che delle più note zone di attraversamento, come Mavignola, Saone, Cimego Condino, Ampola. A tal proposito, la tua idea sugli attraversamenti ecologici? Penso che siano soluzioni indubbiamente costose, che potrebbero diventare vane nel tempo se gli animali dovessero cambiare le loro abitudini. I tratti sono facilmente individuabili, ma estesi. Abbiamo collaborato con l’Università di Trento per sviluppare una soluzione differente, un sistema di sensori installato a bordo strada che attivi la segnaletica per una presenza effettiva, non solo probabile, dell’animale. Il tutto è ancora in divenire. Numeri, numeri, numeri: vogliamo parlare dei grandi carnivori? I grandi predatori competono alla Provincia, anche se l’Associazione Cacciatori contribuisce nel monitoraggio. Il territorio potrebbe sostenere numeri anche maggiori se parlo di orso. Era già presente in passato, ma è la percezio-

ne quella che conta: alcuni casi problematici non aiutano e la popolazione non è più abituata a conviverci. Di fatto la sua presenza è indice di salute dell’ecosistema, così come il ritorno del lupo, della lince – B132 ora nel basso Chiese. Nella torbiera di Fiavé si sono riprodotti per la prima volta in Trentino esemplari di sciacallo dorato! Sono riapparsi anche avvoltoio e gipeto: nell’arco alpino si registra una tendenza dell’ecosistema non solo ad adattarsi ai cambiamenti in atto, ma ad evolvere verso uno stato di maggior completezza, un ritorno ad un naturale equilibrio. Che conseguenze ha l’avvento del lupo? L’equilibrio dell’ecosistema vedrà il muflone in difficoltà, essendo una specie introdotta in loco non

abituata a sopravvivergli. Anche lo sciacallo dorato, specie particolarmente protetta ed antagonista del lupo, potrebbe essere so-

praffatto: si è espanso dai Balcani nel secolo scorso proprio in sua assenza. Difficoltà anche per il capriolo, che con un’alimen-

Quindi la Caccia oggi? La Caccia non è solo abbattimento. A volte le posizioni tra cacciatori ed animalisti risultano inconciliabili. Il punto sta nella passione del cacciatore, se ha cura per la stessa fauna. Non a caso, per esempio, aumentare il senso di responsabilità dei cacciatori sul territorio con deleghe, ha diminuito ad oggi il bracconaggio.


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Porto Franco

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Si fa presto a dire autonomia di Ettore Zampiccoli

A cinquant’anni dal secondo Statuto ci si interroga su identità e significato Si fa presto a dire Autonomia. Quest’anno ricorrono i cinquant’anni dal varo del secondo Statuto di Autonomia, quello che consolidò le garanzie istituzionali ed economiche del Trentino e del Sudtirolo. Pensavamo che questa ricorrenza potesse essere occasione per riflessioni politiche ampie e intelligenti. Invece finora abbiamo visto poco, anche se Giorgio Postal e Giuseppe Ferrandi, rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Museo storico, hanno organizzato nelle settimane scorse – e bisogna dar loro atto – alcuni interessanti incontri con storici e studiosi che hanno fornito preziose informazioni sulle vicende storiche di questa Autonomia speciale. E allora che cos’è questa Autonomia? E’ un fatto – un privilegio – amministrativo? E’ uno status puramente economico (più soldi dallo Stato?). E’ un problema di identità e di valori diversi dalle altre regioni italiane definite ordinarie? E’ un modo di essere e di praticare il civismo, l’etica politica e altro? Le risposte sarebbero complesse e noi non abbiamo certo l’ardire di rispondere. Ma intanto mettiamo qui, di seguito, qualche banale osservazione. Innanzitutto ci piacerebbe sapere cosa intendono i giovani per Autonomia speciale. Sanno che cos’è, da dove arriva e quali vantaggi ed oneri comporta? Ci vorrebbe una ricerca per capirlo, ma noi siamo abbastanza pessimisti. Più che lo studio e l’approfondimento oggi valgono i social. Magari sapranno chi è Vasco Rossi ma temiamo che poco sappiano delle ragioni dell’Autonomia e quali differenze corrono – si fa per dire – tra Giunta provinciale e Consiglio provinciale ecc. ecc. Un’altra osservazione si riferisce all’Alto Adige, ovvero al Sudtirolo, che con noi condivide questa corsia speciale. Se abbiamo l’autonomia speciale la dobbiamo ad Alcide De

Gasperi e anche all’Alto Adige, che divenne la ragione storica per giustificare quella cornice regionale ed etnica (vedi accordo De Gasperi-Gruber) che permise al Trentino di avere lo stesso trattamento del Sudtirolo.

Quindi Trentino e Alto Adige sullo stesso piano? Piano, piano….chi ha tempo e voglia faccia un raffronto. Nel corso degli anni tutti gli indicatori sociali ed economici sono nettamente a favore dell’Alto Adige: il prodotto interno lordo, l’indice di povertà, la capacità di esportazione ecc. L’Alto Adige ci fa mangiare la polvere. Eppure le competenze e i bilanci, grosso modo, sono simili. Il Trentino paga deficit strutturali ma forse anche logiche imprenditoriali e politiche, che non possono essere giustificabili – come dice qualcuno – solo dalla conoscenza (in Alto Adige) della lingua tedesca, che favorirebbe i rapporti con le grande aree economiche tedesche. Se fosse così allora aveva ragione l’Asar, l’Associazione di studi regionali del dopoguerra, che chiedeva l’applicazione del bilinguismo anche in Trentino. Pensiamoci, perché siamo ancora in tempo. L’obbligo di parlare tedesco e del patentino per l’accesso ad una serie di aree pubbliche potrebbe esser sì fastidioso per i trentini, ma potrebbe contribuire a rafforzarne un po’ l’identità. Perché è proprio questo,

ovvero l’identità, che in Trentino manca quando si parla di Autonomia. Diteci voi che cosa distingue ormai un trentino da un veneto. Anzi forse i veneti sono più svelti di noi e su tanti piani, quello amministrativo, quello imprenditoriale, culturale ecc. e ci danno i numeri. Se mettiamo il naso fuori dai nostri confini vediamo che le regioni ordinarie – quelle vicine almeno – hanno capacità e prontezza che noi abbiamo perso. Noi parliamo, parliamo, parliamo mentre le altre regioni scodellano fatti concreti, a cominciare dalla sanità. Perché forse il nodo centrale della nostra Autonomia è proprio questo: la mancanza di identità. Banalizziamo: se parlate con i rivani in buona parte vi dicono che si sentono veneziani o lombardi, secondo gli interessi del momento, e – magari scherzando – aggiungono poi che loro (i rivani) non sono figli del Principe Vescovo; i fassani sentono il richiamo dei vicini altoatesini/tedeschi per non parlare dei ladini, i primierotti fanno più riferimento a Feltre che non a Trento, i nonesi adesso poi hanno scoperto di discendere dai ladini e c’è qualche politi-

co che pure li alliscia. Poi ci sono i trentini, quelli che vivono a Trento, che – anche se non lo dicono – si tengono un po’ lontani dai valligiani. E’ la Trentomania. In questi anni, non parlo dell’era fugattiana ma anche delle precedenti, non si è fatto molto per creare consapevolezza e orgoglio trentino. L’Autonomia spesso più che come opportunità di crescita è stata interpretata come occasione per dare l’assalto alla diligenza dei soldi, senza un disegno strategico di crescita e di intelligenza politica. Forse l’unico che ha capito che Trento e il Trentino si salvavano solo se si salva-

vano le valli è stato Bruno Kessler, più volte presidente della Provincia, le cui intuizioni e realizzazioni sono giustamente riconosciute e ricordate. Dopo Kessler non ci sono stati progetti memorabili. Così le valli sono rimaste periferia e alcune di loro tuttora in affanno, salvo i benefici portati dal turismo in qualche area. Eppure l’Alto Adige è a due passi e basterebbe almeno copiare. Tanto per fare un esempio: l’Alto Adige ha salvato la montagna valorizzando i “masi”, simbolo di presenza umana ed imprenditoriale sulla montagna e al tempo stesso un richiamo importante per l’identità sudtirolese. Il Trentino, più che valorizzare le case da mont e favorire le aziende agricole di montagna, ha preferito colate di cemento con seconde case a raffica, che ora costituiscono un problema serio per il turismo trentino. E allora torniamo al problema principale: l’identità, che poi è un fatto culturale e di valori condivisi e praticati in nome di una visione della società e della comunità, che si ha in testa e che si vuole far crescere. Abbiamo l’impressione che l’identità

trentina sia tutta da ricostruire. Identità vuol dire cultura, vuol dire valori etnici e civili, vuol dire avere un modello di società ed una visione chiara della comunità che si vuole costruire. E’ un lavoro paziente e lento, che dovrebbe passare soprattutto attraverso le nuove generazioni ovvero nella scuola. Ma è un lavoro che dovrebbe essere anche oggetto di riflessione della politica e dei partiti. Anzi dovrebbe essere la politica a condurre i processi e indicare le strade da percorrere. Purtroppo su questo livello non vediamo grandi orizzonti, né leader in grado di segnare strade e vie. Chi pensava che l’alternanza politica potesse essere una buona occasione per cambiare e dare segni nuovi deve purtroppo ravvedersi. Andrà a finire che l’Autonomia ancora una volta si ridurrà solo a quella banalmente amministrativa: i soliti confronti tra Provincia, Comunità di valle e Comuni lo dimostrano. Se sarà così, l’Autonomia durerà fin che dureranno i soldi in barba all’identità ed alle sedicenti specificità del Trentino.


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Parlare di Ipertensione è quanto mai opportuno visto il numero di persone che ne soffrono. E il modo migliore di affrontare l’argomento è quello di rivolgersi ad un esperto. È quello che ho fatto. Ho incontrato il mio amico e collega Michele Dallago, Cardiologo del Santa Chiara di Trento e l’ho intervistato. Ringrazio Michele per la competenza e la cortesia e sono sicuro che il suo messaggio sarà apprezzato e prezioso. Cos’è la pressione del sangue? La pressione arteriosa è la forza che il sangue esercita sulle pareti delle arterie quando viene pompato dal cuore. Le arterie si dilatano al passaggio del sangue e pulsano. La pressione arteriosa è uno dei parametri vitali. Si misura in mm di mercurio e si rappresenta con due numeri. Il primo indica la pressione sistolica (la Massima , quando il cuore si contrae), il secondo la diastolica (la Minima, quando il cuore si dilata e si riempie di sangue). Cos’è l’ipertensione arteriosa? È un’alterazione della pressione sanguigna caratterizzata da un valore a riposo più alto dei valori normali. Secondo le linee guida della Società Europea di Cardiologia (ESC) e della Società Europea per l’Ipertensione (ESH) si considera normale la Massima inferiore a 130 mm di mercurio (mm/Hg) e la Minima inferiore a 85 mm/Hg. Al di sopra di 130 mm/Hg di Massima e di 85mm/Hg di Minima si è Ipertesi. Se è solo elevata la Massima si parla di Ipertensione isolata. In Italia ne

Rubrica Salute

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L’Ipertensione in dieci domande di Gianni Ambrosini

Intervista a Michele Dallago, Cardiologo del Santa Chiara di Trento soffrono circa 16 milioni di persone (il 50% dei cittadini oltre i 74 anni). La stima è in difetto perché molti non sanno di essere ipertesi. Nel 90-95% dei casi non c’è una causa evidente, nel 10-5% c’è una condizione patologica. Quali sono i sintomi più frequenti? Nella maggior parte dei casi la pressione arteriosa elevata non da sintomi. Viene definita un killer silenzioso. Un soggetto iperteso può continuare a svolgere la sua attività senza il minimo disturbo. Viene scoperta in genere per un controllo medico o in modo occasionale. Valori elevati (180/110 mmHg) possono provocare mal di testa, cefalea, rossore del volto, stanchezza, alterazione della vista, vertigini, ronzii alle orecchie, nausea, vomito, epistassi. Quali esami consiglia per la diagnosi di Ipertensione? E’ importante la diagnosi precoce. E’ opportuno misurare la pressione almeno due volte all’anno a incominciare dai 20 anni, in caso di familiarità. Con l’avanzare dell’età nella

popolazione normale i controlli devono essere più frequenti. Nel sospetto di uno stato ipertensivo è consigliabile l’automisurazione pressoria per evitare l’ipertensione da “camice bianco”(i valori si elevano per uno stato emotivo). Si associa in genere l’Holter pressorio, che misura la pressione delle 24 ore, come pure la ricerca di altri fattori di rischio come il diabete, il colesterolo alto o di altre cause di ipertensione secondaria. In caso di ipertensione è sempre bene valutare gli eventuali danni ad altri organi con degli esami specifici. Come si misura la pressione arteriosa? L’apparecchio con cui si misura la pressione è lo sfingomanometro. Fu un italiano ad inventarlo nel 1897, il dr. Scipione Riva Rocci. E’ consigliabile la misurazione al mattino, al risveglio. O in qualsiasi momento nel caso si avvertano dei sintomi riferibili ad un’alterazione pressoria. Può essere rilevata sia al braccio destro che al sinistro, se vi sono variazione di misura fa testo il valore più alto.

Deve essere eseguita da seduti, con il braccio appoggiato all’altezza del cuore. Il manicotto dello sfingomanometro va posizionato sopra la piega del gomito con il braccio libero da indumenti, ben aderente ma non stretto. Coll’apparecchio elettronico la misurazione avviene in modo automatico. Con quello manuale necessita anche il fonendoscopio; il primo tono udibile è la Massima l’ultimo tono è la Minima. E’ opportuno eseguire due, tre misurazioni a distanza di qualche minuto considerando reale il valore medio. La misurazione domiciliare si ritiene che sia la più precisa e affidabile per il controllo dell’efficacia della terapia e per la diagnosi precoce. Come si cura? Lo scopo della terapia dell’ipertensione arteriosa è triplice: normalizzare, proteggere, correggere. Normalizzare i valori pressori, proteggere gli organi nel tempo dai danni che potrebbero derivare dai valori pressori elevati, correggere i danni di organo già presenti. La probabilità di diventare iperteso dipende da molti fattori. Alcuni modificabili, altri assolutamente non modificabili. Non sono fattori modificabili l’età (si invecchia) e la predisposizione genetica (si eredita). Sono modificabili l’abitudine al fumo, il consumo

eccessivo di alcol, la dieta ricca di sale, l’alimentazione ipercalorica, l’obesità, la sedentarietà. La terapia deve assolutamente comprendere la correzione dei fattori di rischio modificabili : in una parola adottare un corretto stile di vita. E’ dimostrato che le norme comportamentali e dietetiche messe in atto già dalla giovane età sono dei fattori di protezione decisivi. Solo quando le norme comportamentali non portano al raggiungimento dei valori pressori normali deve essere valutata la necessità della terapia farmacologica. Che sarà continuativa e necessaria per tutta la vita. Molto spesso si cade nella convinzione che con la terapia farmacologica si possa continuare a perseverare e mantenere gli stessi stili di vita. Quali farmaci e quanti farmaci ? Il medico adotta e prescrive la terapia più idonea per ciascun paziente. Anche sulla base dei fattori di rischio e dei danni di organo più o meno presenti. Le classi di farmaci sono molteplici perché diversi sono i meccanismi che possono essere influenzati per raggiungere il risultato di cura. I nomi ne indicano le funzioni : diuretici, betabloccanti, calcio-antagonisti, ace-inibitori, sartani, inibitori della renina etc. Molti pazienti ipertesi non sono purtroppo in

terapia e solo 1 su 4 segue una corretta terapia. Cosa si rischia se l’ipertensione non è ben curata? La pressione alta non curata è la causa principale di numerose complicanze a livello di cuore, rene e cervello. Cervello: danni vascolari (ictus, emorragia), demenza, deterioramento cognitivo. Cuore: infarto, angina, scompenso. Rene: funzione alterata. Come si previene? La prevenzione è mirata ad evitare l’insorgenza dell’ipertensione ma anche ad impedire il danno d’organo. La consapevolezza del rischio può essere un ottimo deterrente. Ridurre la pressione di solo 5 mmHg consente di abbattere il rischio di ictus del 34% e di infarto del 21%. Il paziente in trattamento dovrebbe avere l’abitudine di misurare la propria pressione almeno due volte a settimana per poter segnalare al proprio curante eventuali problemi. Abbiamo detto tutto? Sicuramente no. Per due motivi: primo, noi medici a volte difettiamo nella comunicazione per tecnicismi di linguaggio; secondo, dopo una chiacchierata fra amici non è facile rendere appieno il messaggio che si vuol far passare soprattutto se uno fa il cardiologo e l’altro l’oncologo.


Territorio

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Cunaccia, 65 anni di ingegno e innovazione

Una famiglia che ha fatto la storia dell’imprenditoria della Val Rendena. Il fondatore, Bruno, ha costruito la sua fortuna precorrendo i tempi. Un ragazzino all’indomani della Seconda Guerra Mondiale che da piazza Ruina, a Pinzolo, in Val Rendena, sale in montagna a condurre le capre. Inizia così la storia lavorativa di Bruno Cunaccia, figlio di un mondo contadino e rurale ormai scomparso del quale si porta dentro quell’onestà e generosità verso il prossimo che facevano di un uomo un galantuomo. Da capraio a innovativo imprenditore nel mondo edile, da allora Bruno ha fatto tanta

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strada e oggi può festeggiare i 65 anni di un’azienda nata da quel matrimonio felice che l’operosità e l’intuito imprenditoriale sanno costruire. Il mondo dei Cunaccia negli anni Cinquanta è racchiuso nei boschi della Val Rendena: a 14 anni Bruno fa il boscaiolo col padre, erede di una famiglia di artigiani

del legno arrivati a Pinzolo a fine Ottocento dalla Val Sesia. Un lavoro di fatica, per lo più fatto a mano e con pochi attrezzi, ma quello del legname era un settore fiorente per la vallata. E Bruno, con i fratelli, ancora minorenne allora che la maggiore età erano i ventun’anni, ci si buttò con un innato acume per gli affari e quel corag-

gio di fare scelte innovative che lo caratterizzerà anche nel resto della sua lunga avventura imprenditoriale. Nel 1957 nasce così l’azienda dei fratelli Cunaccia, inizialmente con un solo camion acquistato di seconda mano: trasportano legname alle numerose segherie della zona, ma presto si concentrano anche su scavi, movimento ter-

ra, sgombero neve. Gli anni Sessanta portano la famiglia fuori dai boschi e verso l’edilizia nel pieno di un boom economico che spingeva il settore facendone uno dei più interessanti dove lavorare e prosperare. A metà anni Settanta l’acquisto della cava Fiora di Strembo apre un nuovo settore per l’azienda Cunaccia: inizia l’attività di produzione e lavorazione di inerti e di calcestruzzo preconfezionato. L’Italia vive un periodo d’oro, sono gli anni del boom economico e quel ragazzino che raccoglieva i “vincèi” per le bestie nei boschi della Val Rendena è un uomo a capo di un’azienda che dello sviluppo edile vuole essere protagonista: la prima gru idraulica arrivata in valle l’hanno portata i Cunaccia quando ancora si occupavano di trasporto del legname, ed è da loro che per decenni si continua ad andare per i macchinari più potenti e le più recenti innovazioni del mercato. Fra i primi grandi lavori, nel ‘62-’63 c’è la costruzione della strada che da Fisto conduce a Montagne

all’interno di un progetto di gestione forestale più ampio e poi la realizzazione della galleria di bypass sotto la cava Maffei. C’è una visione protesa al futuro nella mentalità e nelle scelte di Bruno Cunaccia: l’azienda negli anni si è sempre impegnata a fare scelte che riducessero l’impatto dell’attività sul paesaggio e l’ambiente, anche acquisendo le certificazioni di qualità del settore. Dopo 65 anni di attività molte cose sono diverse. La tecnologia ha portato un’efficienza e una velocità inimmaginabili agli inizi, sono cambiati i rapporti con dipendenti e clienti, alla Cunaccia le redini sono passate dal capostipite ai suoi figli e ai nipoti. Ma l’impresa ha tenuto saldo il timone nella direzione indicata da Bruno: innovazione, onestà e operosità rimangono i valori di un’azienda nella quale si ricordano bene i tempi nei quali ragazzini dai desideri profondi conducevano le capre al pascolo con la testa piena di sogni e il futuro tutto da costruire.

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Cooperando

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Festival dell’Economia, uno sguardo sul futuro della Cooperazione Dal 2 al 5 giugno Trento è diventata capitale dell’economia: erano attesi 9 Premi Nobel e 10 ministri. Tra i top partner Confcooperative e Itas Mutua per la 17° edizione del Festival dell’Economia di Trento. Una formula profondamente rinnovata che ha visto per la prima volta il Gruppo 24 Ore insieme a Trentino Marketing nel ruolo di organizzatori dell’evento per conto della Provincia Autonoma di Trento e con il contributo del Comune di Trento e dell’Università di Trento. Per la prima volta era rappresentato anche il mondo cooperativo, attraverso la partecipazione, tra i principali sponsor, di Confcooperative. Una quattro giorni a cui hanno preso parte oltre 75 relatori provenienti dal mondo accademico, 20 tra i più importanti economisti internazionali e nazionali, 26 rappresentanti delle principali istituzioni europee e nazionali, 36 relatori internazionali, oltre 30 tra manager e imprenditori di alcune delle maggiori imprese italiane e multinazionali, 10 Ministri. Questi i numeri del programma ufficiale del Festival di Trento coordinato dal Comitato Scientifico della manifestazione che è presieduto dal direttore del Sole 24 Ore, di Radio 24 e dell’agenzia di stampa Radiocor Fabio Tamburini e composto da Gabriella Berloffa, docente di Economia politica all’Università di Trento, da Luigi Bonatti, ordinario di Politica economica all’Università di Trento, dalla storica dell’economia Adriana Castagnoli, già docente di Storia contem-

poranea all’Università di Torino. Partendo dal tema scelto per l’edizione 2022 “Tra ordine e disordine” le menti più brillanti del mondo scientifico hanno stimolato il dibattito per analizzare com’è cambiato il mondo dopo la pandemia e la guerra in Ucraina. Accanto al programma ufficiale, la nuova formula del Festival dell’Economia di Trento ha previsto molte altre iniziative tese ad ampliare diverse e ulteriori forme di approfondimento. Per esempio, l’hackaton “Made in Italy Challenge”, organizzato in collaborazione con Financial Times e Il Sole 24 Ore, rivolto a giovani innovatori under 35 che hanno dovuto sviluppare nuove idee di business per il rilancio del Made in Italy. O l’iniziativa “Visioni di futuro” rivolta agli studenti universitari e dottorandi, che ha invitato i giovani a misurarsi su due temi tra quelli maggiormente in primo piano nel dibattito attuale: la parità di genere e la transizione energetica. Un’altra occasione stimolante è arrivata da “L’Osservatorio Pnrr”, con la presentazione al Festival dei risultati dell’Osservatorio lanciato dal Sole 24 Ore nel dicembre 2021 per monitorare lo stato di avanzamento delle sei missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E poi “Economie dei Territori”, una serie di appuntamenti curati dalle realtà locali di riferimento del territorio Trentino, tra le quali c’è stata anche la Cooperazione Trentina, e gli “Incontri con gli Autori” con le presentazioni di libri in diverse location

di Alberto Carli

Di cooperazione si è discusso anche nella kermesse di Trento, quest’anno organizzata con il Gruppo 24 Ore

della città. Un calendario dinamico e innovativo che, insieme alle altre iniziative, ha composto il quadro di un palinsesto complessivo con più di 200 eventi in quattro giorni che hanno dato vita ad una manifestazione del tutto nuova, con l’obiettivo di creare una accoglienza più inclusiva e partecipata per tutti i target interessati a comprendere gli importanti cambiamenti in atto e quali sono le sfide per il futuro e per tut-

ti coloro che hanno voluto godere delle diverse e numerose attrazioni artistico culturali che offre la città di Trento. La cooperazione ha trovato spazio in questa edizione del Festival. In particolare giovedì 2 giugno, nel giorno della Festa della Repubblica Italiana, alla sala inCooperazione della federazione Trentina della Cooperazione, il giornalista del Corriere della Sera Dario di Vico ha moderato l’incontro tra Maurizio Gardini (presidente di Confcooperative), Daria De Pretis (vicepresidente della Corte Costituzionale) e Franco Ianeselli (sindaco di Trento) sul rapporto tra costituzione e cooperative. Un’occasione per parlare anche del ruolo della cooperazione oggi, in un mondo in continua trasformazione. All’inizio dell’evento, inserito all’interno del Festival del-

l’Economia, ha portato il suo saluto Roberto Simoni, presidente della Federazione Trentina della Cooperazione. Sabato 4 Giugno, nella sala di rappresentanza di Palazzo Geremia, si è parlato di economia sociale con Laura Castelli, Vice Ministro Ministero Economia e Finanza (Mef), Maurizio Gardini (presidente di Confcooperative), Giuseppe Consoli (presidente Itas Mutua), Daria de Pretis (Vicepresidente Corte Costituzionale), Antonella Noya, Responsabile Unità Economia Sociale e Innovazione dell’OCSE (OECD Trento), Gianluca Salvatori, Segretario Generale Euricse e Fondazione Italia Sociale. Sempre durante la giornata di sabato 4 giugno, alle 10, nello spazio ‘Terzo Tempo’, l’Associazione Donne in Cooperazione ha presentato l’evento ‘Il disordine

nella rappresentanza di genere della governance”, con la presentazione libro ‘Donne ai Vertici’, pubblicato insieme alla Fondazione don Lorenzo Guetti, edito da Scripta Edizioni. Si tratta di una ricerca etnografica, condotta da Veronica Ronchi, che coinvolge ventidue cooperatrici (non solo trentine). Obiettivo della pubblicazione è che le storie in essa contenute possano costituire un esempio, un’ispirazione e uno stimolo per le donne che vogliono lanciarsi, ma sono trattenute a terra da motivi di diversa natura: dalle disparità di riconoscimento che limitano le possibilità di progressione nella carriera e nella remunerazione, a tutti quei blocchi legati ai condizionamenti sociali che influenzano anche le donne stesse.


Arte

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Organi di Giudicarie, un compendio di bellezza non solo musicale “Ai miei occhi ed alle mie orecchie l’organo è il re di tutti gli strumenti” scriveva Mozart da Augusta nell’ottobre del 1777, quando ancora questo strumento (òrganon in greco) musicale era protagonista indiscusso all’interno dell’azione liturgica della Chiesa, nei suoi rimandi ad armonie ultraterrene, celesti, di cui ne faceva trapelare un pallido riflesso; immagine dell’ “harmonia mundi”, della musica delle sfere, il canto cosmico in lode di Dio. Lo stesso Bach intestava le sue partiture “soli Deo gloria”, così come era di frequente apposto in cima alla cassa lignea degli organi. In questo senso la funzione quasi sacramentale di tale strumento, riaffermata pure neanche tanto tempo fa dalla Costituzione liturgica del Concilio Vaticano II: “Nella chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere mirabile splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alla cose celesti” (ancora oggi è previsto all’interno del Rituale Romano un Benedizionale apposito per il nuovo organo o per l’organo restaurato). Soprattutto in età rinascimentale e barocca l’organo si arricchisce dell’apporto delle altre arti, pittorica, lignea ed architettonica, diventando un articolato complesso dal grande impatto visivo oltre che fonico, una sorta di tempio, esprimendo compiutamente l’importanza della sua funzione liturgico-spirituale, chiamando a raccolta quanto di meglio della creatività umana. Anche le chiese più periferiche si dotano, con non pochi sacrifici, di splendidi organi racchiusi dentro casse e cantorie elaborate artisticamente, autentici gioielli di un artigianato di alta qualità, motivo di orgoglio civico oltre che cristiano. È il caso del patrimonio organario delle Giudicarie, che contempla una serie di pregevoli strumenti distribuiti nei vari ambiti della valle, testimoni di un tempo lontano ma ancora dall’intatta potenzialità espressiva sia musicale che decorativa. Molto probabilmente il decano degli organi giudicariesi è quello della Pieve di Santa Croce del Bleggio, dalla cassa armonica riferita al Seicento, con le paraste scanalate reggenti il timpano spezzato, recentemente restaurato nella parte fonica ed ornamentale, restituito alla comunità locale

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di Giacomo Bonazza

“Ai miei occhi ed alle mie orecchie l’organo è il re di tutti gli strumenti” scriveva Mozart 2

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nella parte scultorea dopo il furto degli angeli della cimasa ed altri motivi ornamentali (1987), sostituiti dagli angeli e dalle cariatidi recuperate dall’altare maggiore di fine seicento della chiesa di Sant’Antonio Abate sempre di Pelugo: un riassetto accettabile vista la sintonia stilistica orientata al barocco. 1665 data l’organo di San Floriano di Storo, proveniente anch’esso da una chiesa non meglio identificata, inserito dentro un raffinato quanto imponente contenitore ligneo dai richiami lombardi, tra classiche simmetrie ed esuberanze manieristiche.

Un posto a sé merita l’organo collocato nella chiesa di Santo Stefano di Roncone, con la sua meravigliosa cassa ed il parapetto della cantoria che delimita un complesso di assoluto valore artistico, attribuito per affinità stilistica con quello della parrocchiale dei Santi Faustino e Giovita di Sarezzo (Brescia), all’intagliatore bresciano Pietro Dossena, operativo verso la fine del Seicento: un compendio di scultura lignea barocca tra i più emozionanti del nostro territorio che si dispiega secondo un rigoroso programma iconografico a celebrare l’arte musicale,

2 - Organo della Chiesa di San Floriano di Storo 3 - Organo della Chiesa di San Stefano di Roncone 4 - Organo della Chiesa di San Bartolomeo di Daone

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in tutto il suo splendore lo scorso settembre 2021. Dello stesso periodo l’organo della chiesa di San Rocco a Condino, qui trasferito dalla Pieve di Santa Maria Assunta nel 1871, racchiuso in un apparato ligneo di sofisticata lavorazione, con due colonne istoriate a viticci portanti il timpano spezzato dal quale si calano due eleganti festoni intagliati. Intorno a metà Seicento si può datare l’organo che troneggia nell’abside della parrocchiale di Pelugo, proveniente dalla chiesa di Calavino, acquistato dalla comunità rendenera nel 1867, ahimè rimaneggiato

1 - Organo della Pieve di Santa Croce del Bleggio

impersonificata plasticamente dalla poderosa figura biblica del re Davide e la sua cetra. Di non minore effetto scenografico, rispetto al manufatto ronconese, si possono considerare l’organo e la cantoria settecenteschi di San Barolomeo a Daone, di autore sconosciuto, ascrivibili alla stagione rococò, un unicum nel panorama artistico giudicariese, dal raffinato design, dagli ornamenti delicati e dalla splendente doratura, acquistati dal Comune di Daone tra il 1830 ed il 1840 in seguito alla soppressione

di un monastero femminile di Brescia. L’organo danneggiato a causa della guerra nella sua struttura fonica, viene sostituito nel 1929 dalla ditta Fratelli Aletti di Monza. Nel giugno di quello stesso anno, con grande festa di popolo, viene inaugurato pure il nuovo organo nella chiesa di San Michele Arcangelo di Lardaro, anch’esso a sostituire quello vecchio (1850) distrutto dai bombardamenti del primo conflitto mondiale, fortissimamente voluto dal parroco pro tempore don Decimosecondo Ricca, appassionato di musica e solerte direttore del coro parrocchiale. Il bellissimo strumento approntato dalla prestigiosa ditta varesotta Vincenzo Mascioni di Cuvio, ha dei costi notevoli a cui il zelante sacerdote non riesce a far fronte, venuti a mancare all’ultimo i promessi sostegni dalle istituzioni e troppo esigui i fondi raccolti con una sottoscrizione pubblica. Minacciando i Mascioni di asportare l’organo dalla chiesa per il mancato assolvimento, don Ricca “si decide di andare nell’Argentina per il periodo di tre anni per rimediare a tutto il debito che rimane impagato ancora, fatti per il decoro della Chiesa... Il sottoscritto sacrifica la vita per raggiungere il suo nobile scopo...I debiti che restano da pagare non sono miei personali ma fatti per il decoro della Chiesa e colla sicura speranza di poterli pagare con colletta...E ciò mi pare che basti per dimostrare almeno la buona volontà in caso di non riuscita. Amen.” (tratto dall’articolo di Remo Bella pubblicato su “Pieve di Bono-Notizie”, autunno 1989). Don Decimosecondo parte per il Paese sudamericano nel giugno del 1931, riuscendo nell’obiettivo prefissatosi, ma per cause di forza maggiore non tornerà più in Italia, morendo in terra argentina il 25 aprile 1945 al servizio dei più poveri. Come la musica del suo amato organo anche la sua vita “soli Deo gloria”.


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PAG. Le voci dei nostri studenti

esto numero il “Giornale delle Giudicarie” riserva ogni mese una sua intera pagina al uto degli studenti dell’Istituto “Lorenzo Guetti”, dando loro spazio e voce. La ne e tutta la redazione del Giornale attribuiscono molta importanza all’apporto di azioni, conoscenze, riflessioni e proposte che essi potranno offrire. Vi è nell’Istituto ezionale ricchezza di giovani menti che, contando su uno straordinario corpo i, può esprimere, con conoscenza e creatività, importanti riflessioni e idee utili per comunità giudicariese, e oltre. studenti – che lasceremo riposare nel periodo estivo – potrà essere un utile io per sentirsi maggiormente partecipi e protagonisti della vita culturale e conomica della loro terra, sulla quale sapranno pure far riflettere i raggi di quegli ti europei e internazionali più ampi verso i quali desiderano proiettare il proprio L’iniziativa potrà pure contribuire a realizzare un ulteriore raccordo fra la stessa

Per questo articolo mi è stato chiesto di parlare degli aspetti più belli di quest’anno scolastico, quelli che mi rimarranno nel cuore quando ripenserò alla quarta superiore. È difficile, perché penso che la quarta superiore sarà considerata da me un anno di ritorno alla

L’anno del ritorno alla normalità

normalità, dopo due anni passati tra DAD e presenza, finalmente siamo riusciti a vivere un anno intero a scuola, almeno per quanto riguarda la mia classe. È stato bellissimo tornare a vedere persone girare per la scuola, professori che chiacchierano, torna-

re a fare le gite, le assemblee e tutto quello che la distanza ci aveva tolto. Io ho potuto vivere ancora più da vicino questo ritorno alla normalità, perché proprio quest’anno sono stata eletta rappresentante d’istituto degli studenti, un ruolo che mi ha permesso di prendere

Si cominciano a vedere molti più sorrisi A ripensare alla tempesta perfetta che si è abbattuta su di noi in questi ultimi anni, non so nemmeno io da che parte cominciare per fare un bilancio di quest’anno che si conclude; molte cose sono successe e altrettante non sarebbero dovute succedere. Tante persone sarebbero dovute essere ancora qui con me e altre no, però come dicono tutti “è dai momenti di difficoltà che vedi veramente chi resta con te”, no? La quarta é l’anno dei diciotto, la vera età in cui, si dice, diventiamo tutti maturi e consapevoli delle nostre scelte. Cambiamo le lenti ai nostri occhi da “piccoli” e mettiamo quelle che ci fanno vedere il mondo come davvero é e cosa ci riserva. La scuola vista con queste lenti risulta molto più stressante, soprattutto con la pandemia è diventato un posto in cui poter sfogare i propri pensieri, poter gridare al mondo cosa pensavamo… però sempre a un metro di distanza, grazie! La cosa più bella successa alla mia classe è stata senza dubbio la gita fatta a Padova, dove abbiamo potuto finalmente vivere le sensazioni di uscire tutti insieme, perderci in una città a noi poco cono-

sciuta, cantare a squarciagola le canzoni più belle in autobus e ultimo, ma (non) meno importante, visitare le chiese, statue e piazze. Piano piano stiamo cominciando a riacquisire i flashback del vero Guetti ai tempi in cui la parola “pandemia” ci faceva venire in mente solo la peste su cui dovevamo essere interrogati, ma le regole sono ancora rigide e lasciano poca libertà. Ma si cominciano a vedere molti più sorrisi. Arrivederci a settembre!

decisioni importanti e vivere da vicino la gestione di alcune dinamiche per la vita scolastica di tutti i giorni dei miei compagni. Mi rimarrà di sicuro impressa questa esperienza, grazie anche ai miei colleghi con cui ho avuto il piacere di lavorare e con cui mi sono trovata benis-

simo. È stato un anno impegnativo, ma un anno pieno di sorrisi, gioia, divertimento, risate, amicizia, studio (per fortuna non troppo) e compagnia. Purtroppo non ricorderò tutto nei minimi dettagli, ma spero mi rimarranno impresse le risate coi miei compa-

Scuola

gni, i miei professori, le assemblee viste dal palco, la gita a Venezia (con l’acqua sia sopra che sotto, vista la pioggia), e i sorrisi non sempre nascosti dalle mascherine... Buona estate a tutti e arrivederci a settembre. Alba Pellizzari

Il miglior momento dell’anno? La gita, finalmente!

A causa della pandemia che stiamo ancora vivendo in tutto il mondo ognuno di noi ha dovuto necessariamente rinunciare a qualcosa della sua vita. Per quanto riguarda noi studenti abbiamo dovuto rinunciare alla cosa più importante, ovvero il contatto umano e la socialità, che hanno un ruolo fondamentale nel percorso scolastico di tutti. Il miglior modo che si è sempre sfruttato per promuovere al meglio questi aspetti del percorso scolastico sono le gite scolastiche, che negli scorsi anni sono state cancellate.

Per nostra fortuna quest’anno, frequentato completamente in presenza, ha portato al reinserimento dei viaggi di istruzione; Infatti il miglior momento che ho passato quest’anno è stato il giorno 7 maggio 2022, quando con la mia classe siamo andati a visitare Venezia. Dato il mio indirizzo di studi, il liceo delle scienze umane, l’obiettivo principale della gita era visitare il museo del manicomio di San Servolo. Quello che ho preferito nell’esperienza all’interno del manicomio è stato capire, tramite la spiegazione di una guida, aiutata dalla visione di foto e stanze della struttura, come sono cambiati da quegli anni ad oggi i trattamenti e le terapie somministrate ai pazienti. Dopo un veloce pranzo al sacco, ci siamo diretti verso la basilica di San Marco, che sarebbe stata la nostra successiva meta. Non appena entrata nella chiesa, alzando lo sguardo, sono rimasta estasiata dal meraviglioso mosaico, ricoperto d’oro che occupava l’intero soffitto. Decisamente la parte più bella della basilica. Nonostante quel giorno ci sia stato brutto tempo, questo non ci ha impedito di svolgere al meglio le attività programmate, infatti aldilà di ciò che dovevamo vedere, siamo riusciti anche a visitare il resto della città e questo mi permette di consigliarla a tutti voi lettori. Auguro a tutti una serena estate e arriverderci a settembre. Susanna Vaia

“A suon di parole”, progetto memorabile Quest’anno scolastico è stato diverso dagli altri. Siamo fortunatamente tornati alla normalità con un intero anno in presenza dopo molto tempo trascorso in DAD. Ci sono stati diversi progetti, siamo addirittura riusciti ad andare in gita dopo tre lunghi anni! Tuttavia per me a rendere quest’anno memorabile, è stato ed è tutt’ora il dovermi impegnare insieme alla mia classe per prendere parte al progetto “A suon di parole”. In un numero precedente avevamo già trattato questo tema, ma per chi

non avesse avuto modo di leggerlo, eccone una breve descrizione: si tratta di un torneo in cui le diverse classi si sfidano appunto “a suon di parole”, cercando di difendere la propria tesi riguardo un dato argomento. L’unica cosa che posso dire è che non avrei mai immaginato che potesse essere così bello: la primissima volta in cui vi avevamo partecipato eravamo rimaste abbastanza demoralizzate, non tanto per la sconfitta, ma dalla modalità di svolgimento del dibattito, che per ovvie ragioni si era dovuto te-

nere non nell’aula magna o nell’auditorium, come sarebbe accaduto normalmente, bensì attraverso uno schermo. Partiamo dal presupposto che il tema delle classi quarte di quest’anno fosse incentrato sull’ economia. Fino ad ora lavorare insieme è stato cruciale per scovare in anticipo le possibili argomentazioni dei nostri avversari, per non parlare dell’imparare a gestire l’adrenalina che ci pervade durante il dibattito in presenza (tutti i riferimenti sono puramente casuali). Trovarsi a dover sostenere le tesi da-

vanti a tutti è tutta un’altra storia rispetto a quando si assiste prendendo appunti per costruire le controargomentazioni, e vorrei tanto poter descrivere un minimo la sensazione che si prova in quei momenti, ma purtroppo

mi è impossibile. Adesso siamo in finale. Giovedì ci sarà l’ultimo scontro in auditorium con tutte le classi che hanno partecipato ad assistere. Ovviamente non è possibile prevedere come andrà a finire (e onesta-

mente così non sarebbe neanche divertente), spero solo che qualunque sia il risultato, il dibattito sia bello tanto quanto tutti quelli che ci hanno permesso di arrivare fino a questo punto. Sofia Surci


Scuola Il 9 maggio è una data importante per l’Europa; nel 1950 infatti, in tale giorno, l’allora ministro degli esteri francese Robert Schuman tenne un discorso in cui promosse l’unione degli stati europei sulla base della collaborazione, della solidarietà e della visione unitaria dal punto di vista economico, fondando così la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), il primo passo per la futura Unione Europea. Il 9 maggio 2022, nel settantaduesimo anniversario di tale giornata, siamo andati a Rovereto e abbiamo partecipato, oltre che ai festeggiamenti del giorno dell’Europa, anche alla cerimonia di accettazione dell’Unione Europea nel memorandum della Campana dei caduti. Ci siamo incontrati con altre scuole trentine e con due classi provenienti da Sarajevo e da Dublino. Dopo l’introduzione delle autorità, ogni scuola ha presentato il proprio progetto dedicato all’Europa al quale ha lavorato durante quest’anno scolastico. La presentazione delle studentesse di Dublino per Sarajevo è stata molto toccante; abbiamo visto passare immagini strazianti della guerra che si è combattuta nella ex Jugoslavia negli anni ‘90 del Novecento e abbiamo tragica-

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L’Europa dei giovani mente notato quanto quelle immagini siano ancora così attuali, segno che la follia umana non ha purtroppo mai fine. La giornata è stata scandita anche da momenti solenni, quali i discorsi presso la campana, i suoi cento rintocchi che hanno accompagnato l’esecuzione dell’Inno europeo, cantato da tutti i giovani presenti, come segno di speranza nel futuro. Nel pomeriggio, guidati dagli esperti della fondazione Antonio Megalizzi, abbiamo simulato una seduta del Parlamento europeo, in tutte i passaggi cruciali che servono per giungere all’approvazione di una legge. Solo toccando con mano l’importanza di queste istituzioni, potremo essere davvero e sentirci cittadini europei. Di seguito alcune testimonianze della nostra classe che, durante quest’anno scolastico, ha lavorato per scegliere e studiare le pa-

role che fanno Europa. Lorenzo Quella del 9 maggio è stata una giornata veramente interessante; la mattina, sebbene la conferenza si sia tenuta in inglese, sono riuscito a seguire abbastanza bene il discorso, che ho trovato molto interessante, poiché hanno parlato del nostro futuro come presenza fondamentale in Europa. Nel pomeriggio mi sono divertito molto nel mettermi in gioco nella simulazione del parlamento europeo, anche se non avevo una solida conoscenza dei partiti politici e delle loro idee. Gaia Questa giornata è stata molto interessante e anche istruttiva, è stato bello confrontarci con i progetti delle altre classi. Il pomeriggio è stato divertente ed è passato velocemente, inizialmente ero

L’anno del ritorno al 100% in presenza Anche quest’anno siamo giunti alla conclusione di un altro anno scolastico. In questo articolo, oltre ai saluti finali, vi racconterò cosa mi è piaciuto maggiormente di questi mesi. Senza ombra di dubbio l’aspetto più bello da vivere è stato il ritorno a scuola al 100%, senza più la DAD, il ritorno a scuola,infatti, mi ha fatto ricordare quanto sia bello stare a contatto con le mie compagne e con le persone in generale, il non dover più vedersi attraverso uno schermo, il poter parlare e scherzare insieme, rendendo le ore scolastiche più belle e spensierate. E’ stato meraviglioso poter tornare alla normalità, vedere tutti gli studenti in corriera, mentre entrano a scuola, i professori che ci insegnano non attraverso un computer, le risate, la consapevolezza che stare insieme è sempre la cosa migliore. Ricorderò la quarta superiore come un ritorno alla normalità, come l’anno che mi ha fatto rivivere più o meno normalmente la vita scolastica. Quest’anno, inoltre, dopo ben due anni abbiamo nuovamente organizzato una gita scolastica, con meta a Venezia, e senza ombra di dubbio questa gita sarà la cosa che ricorderò con più felicità e nostalgia. Finalmente, dopo quasi due anni di DAD, siamo tornati a respirare la normalità, a renderci conto che le cose più belle sono anche le più semplici, come ad esempio sentire il rumore della campanella e il vociare degli studenti e dei professori che chiacchierano tra loro.

Una cosa che però mi piacerà sempre e che anche quest’anno mi ha dato tanto è poter scrivere gli articoli per il Giornale delle Giudicarie e condividere con le mie compagne nuove esperienze riguardo questo aspetto. Il prossimo anno sarà l’ultimo, ma lo vivrò al meglio e so che mi porterò sempre nel cuore questo progetto. Detto questo vi auguro una buona estate, ci rivediamo a settembre! Anna Floriani

un po’ preoccupata,perché non conoscevo a fondo le idee dei vari partiti politici però poi è stato divertente e mi ha dato l’idea di essere responsabile di un percorso importante. Tommaso S. Sono contento di aver preso parte ad una manifestazione così importante, il confronto con classi da altre parti del trentino e d’Europa mi ha fatto capire quanto sia importante l’unità e la coesione, la quale deve partire dai cittadini che devono abbattere qualsiasi tipo di barriera discriminatoria. Francesco È stata una giornata molto intensa poiché abbiamo conosciuto le persone provenienti da Sarajevo, una città che, trent’anni fa ha vissuto una situazione di guerra come quella attuale in Ucraina. La giornata è stata molto interessante anche perché abbiamo avuto la possibi-

lità di simulare una seduta parlamentare, interpretando il ruolo dei parlamentari. Questa simulazione è stata propedeutica per capire meglio il funzionamento del parlamento. Federico La giornata é stata lunga, ma non pesante, abbiamo preso consapevolezza dell’ importanza di far parte dell’Europa e dei ruoli che ci sono nel parlamento europeo, facendo una simulazione di una seduta per la discussione e l’approvazione di un disegno di legge. Tommaso F. È stata una giornata bellissima soprattutto per l’interazione che c’è stata con gli altri ragazzi; credo che questo progetto sia servito per darci consapevolezza di cosa sia l’Europa e di ciò che possiamo fare noi per contribuire alla sua forza.

Leonardo Penso che l’attività più utile e creativa che abbiamo svolto sia stata quella del pomeriggio, perché con un gioco gli esperti della fondazione Antonio Megalizzi sono riusciti a farci capire e sperimentare alcune modalità di gestione del parlamento europeo, dei suoi compiti e di quello che viene svolto all’interno, come la discussione di una nuova legge, decise tra i vari partiti e discusse con i vari presidenti delle categorie(home, social, regio) e i vari relatori. Gianluca Mi è piaciuta molto l’attività del pomeriggio, perché mi ha fatto capire meglio come funziona il parlamento europeo e ha reso più attiva la giornata. Inoltre mi è piaciuto il fatto che ci fossero molte altre persone della nostra età anche di paesi diversi, con cui abbiamo potuto confrontarci.

La passione dello scrivere nata fra i banchi di scuola

Anche quest’anno scolastico è terminato; un anno importante per me, perché si tratta dell’ultimo qui al Guetti, il che implica un grande cambiamento nella mia vita. Sono stati anni difficili, specialmente gli ultimi a causa della pandemia, ma non riuscirei ad immaginare un percorso scolastico differente da quello che ho vissuto. Grazie a questa scuola ho stretto amicizie e ho superato alcune paure che

la “me” del passato non avrebbe mai pensato di poter superare, dal cantare davanti a delle persone, grazie al Guetti’s Got Talent al dire le mie opinioni e i miei pensieri, grazie ai miei professori e alle mie compagne. Nonostante il liceo linguistico non sia stata la strada giusta per me, sono cresciuta molto in questi anni e sono più consapevole di me stessa. Ho scoperto la mia passione per la scrittura grazie alla possibilità di scrivere per il Giornale delle Giudicarie, progetto di cui faccio parte e coordinato dalla professoressa Moratelli, alla quale sono molto grata; questa abilità che ho approfondito in questi anni mi ha resa certamente più sicura del percorso che vorrò intraprendere nei prossimi anni. L’istituto Guetti mi ha fatto crescere e lo ricorderò sempre con un po’ di malinconia. Ci tengo a ringraziare tutte le mie compagne e le mie amiche che mi sono sempre state vicine in questi cinque anni, i miei professori e soprattutto le mie colleghe del gruppo “Giornale delle Giudicarie”, progetto che spero porteranno avanti anche nei prossimi anni. Un caro saluto anche a chi in questi anni ha letto i miei pensieri e le mie parole da queste pagine da cui scrivo per l’ultima volta. Sara Nicolini


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Un riflessione sui musei

Un convegno organizzato dal centro Studi Judicaria a palazzo Lodron Bertelli ha affrontato anche il tema della valorizzazione delle piccole realtà locali In un pomeriggio estivo (fin troppo estivo) di maggio, sabato 21, il prestigioso Palazzo Lodron Bertelli di Caderzone Terme ha ospitato il convegno organizzato dal Centro Studi Judicaria dal titolo “Il Museo: luogo della memoria o casa della comunità?”. Anzitutto: perché il convegno? Perché sui musei il Centro Studi ha deciso di puntare l’obiettivo nel programma delle attività 2022. Lo fa attraverso l’organizzazione di convegni (quello di Caderzone non è l’unico) e attraverso la realizzazione di filmati da trasmettere in rete per valorizzare alcuni musei popolari del territorio. Basti pensare che nel bacino della Judicaria ne sono stati censiti una sessantina per capire l’entità del fenomeno. Per ultimo, nel 2022

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ha subito un’accelerazione la creazione della Casa Museo dell’emigrazione di Pinzolo, cui il Centro Studi dà il proprio contributo nelle vesti di promotore e coordinatore della prima fase, accanto al comune di Pinzolo e ad altre istituzioni interessate. Venendo al convegno, nella sua introduzione Giuliano Beltrami (che ha moderato l’incontro) ha sottolineato che “sono sorti come i funghi negli ultimi lustri i musei”. In effetti, i relatori hanno fornito numeri rilevanti: 5.000 musei in Italia. Certo, ci sono i grandi poli (si può accennare agli Uffizi di Firenze o al museo egizio di Torino, al Mart e al

Due giorni da vivere ad alto livello. Per recuperare il tempo perduto, per l’associazione, la comunità borgochiesana, tutta la valle. Questo l’obiettivo della Pro Loco di Condino nel proporre dopo la pausa causa pandemia la nuova edizione della Kermesse “Borgo Vino” che si terrà presso il giardino del locale Convento di San Gregorio nel weekend dell’11 e 12 giugno. “C’era una forte volontà di ripartire con un evento che potesse essere all’altezza delle aspettative. Così assieme all’amministrazione comunale abbiamo collaborato per avere in disponibilità come location il convento dei frati cappuccini, cosa di fatto successa.” - spiega il presidente della Pro Loco di Condino Daniele Butterini- “A partire dal mese di marzo si è quindi lavorato per creare per gli stand di Borgo Vino un ambiente di qualità che riflettesse la nobiltà della residenza in cui si veniva ospitati. Ai referenti Frate Nicola Marchiori e Padre Andrea Schnöller va tutta la nostra riconoscenza”. Un grazie va anche, dice Butterini, ai membri della sua associazione e a tanti altri ragazzi che per diversi fine settimana hanno aiutato per portare a termine i lavori necessari per organizzare l’evento. Quest’anno, racconta ancora, oltre ad una ventina di cantine vitivinicole trentine “Borgo Vino” accoglierà anche un gruppo di produttori agricoli e alimentari locali. “Attraverso l’assaggio del vino in realtà l’obbiettivo di Borgo Vino è quello di far conoscere le piccole realtà enogastronomiche locali”, ribadisce il Presidente della Pro Loco condinese. Oltre a una ventina di aziende vitivinicole trentine e alla locale “Associazione Culturnova Clisium” saranno presenti infatti anche le aziende agricole Maccarinelli Daniela, Salizzoni e “La Cugna” dei fratelli Radoani, le macellerie Corrà e Bazzoli Carni, il Consorzio Spressa Giudicarie Dop, la Troticultura Armanini, La bottega del Pane Pellizzari e l’azienda di commercializzazione di prodotti trentini Trentiner. Altra grande novità, a sottolineare lo spirito di grande apertura

Muse del Trentino, per stare vicini a noi), ma poi ci sono i piccoli musei, quelli censiti nel volume dell’Araba fenice: 131. Le tante specializzazioni che essi offrono sottolineano la caratteristica dell’essere necessariamente limitati e la trasformano in un valore, raccontando molte storie, diverse tra loro e lontane dalle certezze del mondo accademico. C’è anche una distinzione: da una parte i musei di pubblica fruizione, dall’altra le collezioni private, gelosamente custodite. “Tutti, comunque, hanno un valore: conservare la memoria”, come ha commentato Beltrami. “In ogni caso in

un museo viene ospitato materiale che altrimenti finirebbe in discarica. E già questo è un pregio. Ma un conto è semplicemente conservare la memoria attraverso la custodia di documenti, attrezzi e immagini, un conto è farlo in maniera attiva, organizzando eventi, insomma, dando spazio alla comunità”. Ma quanto si interessano ai musei le pubbliche istituzioni? Annalisa Bonomi (Associazione nazionale piccoli musei) ha raccontato fra l’altro di un bando del Ministero della cultura, ma ha raccontato pure delle difficoltà di piccole strutture rette dal volontariato. “Che funzionano e non funzionano, nel senso che non sempre garantiscono orari di apertura certi”, le ha fatto eco Donato Riccadonna. Il quale ha aggiunto un elemento più importante: la necessità che le comunità (per mano delle Amministrazioni locali) si facciano carico del funzionamento dei piccoli musei sul territorio accanto ai volontari. Infatti il problema che li lega con un filo invisibile è la scarsa autonomia finanziaria, che però richiede e mette in risalto la collaborazione delle persone che, dimostrando impegno

e motivazione, offrono una partecipazione comunitaria. Da ciò deriva la necessità di incentivare una cultura dell’accoglienza diffusa su tutto il territorio. Anche la definizione di Umberto Eco, che vedeva provocatoriamente i musei come realtà nate dalla rapina o da atti di conquista, può essere rovesciata dal momento che le piccole collezioni raccolgono oggetti che spesso finirebbero in discarica o recuperano arnesi consumati dall’uso, consentendo loro una nuova vita e dando l’idea, con la loro stessa esistenza, della povertà e dell’ingegno necessari un tempo a sopravvivere. Ma citiamo i relatori: Annalisa Bonomi (dell’Associazione nazionale piccoli musei, che ha circa 400 aderenti); Donato Riccadonna (museo delle palafitte di Molina di Ledro, curatore del volume che raccoglie i 131 musei trentini), chiamato all’ultimo minuto a causa della defezione del soprintendente provinciale ai Beni culturali Franco Marzatico; Alberto Mosca (presidente dell’Associazione culturale Museo della malga di Caderzone Terme); Francesco Bologni (fra i fondatori e anima-

tore del Museo della Grande Guerra in valle del Chiese). Se i primi due hanno dato un inquadramento generale della questione, agli altri due è spettato il compito di scendere nel concreto della gestione di piccole strutture mandate avanti dal volontariato. Entrambe, peraltro, hanno potuto contare sull’aiuto delle Amministrazioni locali: Comune di Caderzone (come ha rivendicato con orgoglio il sindaco Marcello Mosca), Comune di Valdaone e Bim del Chiese, come ha spiegato Bologni. Venendo al territorio judicariense: una sessantina di musei, si diceva. C’è di tutto: da quelli etnografici ai musei della guerra. Di questi ultimi nelle Giudicarie ce ne sono altri due: uno è la classica collezione privata, a Roncone, a casa Scozzafava, l’altro è a Spiazzo. Conclusione generale. Punti di forza dei piccoli musei: la passione di chi li gestisce, la capacità di emozionare, la promozione della conoscenza. Punti di debolezza: l’incapacità di fare rete, una sovraesposizione dell’identità, che scivola nel campanilismo o coltivazione del proprio orticello.

Borgo Vino presenta l’enogastronomia trentina Mariachiara Rizzonelli

La manifestazione torna l’11 e 12 giugno al Convento di San Gregorio a Ccondino. culturale di quest’anno, sarà il convegno che si terrà nel pomeriggio di sabato. Coordinato dal giornalista esperto in agricoltura Walter Nicoletti avrà per titolo “Viti e Sapori in Valle del Chiese: una proposta di sviluppo rurale”. Al dibattito, oltre al Direttore della Cantina Toblino Marco de Biasi e al presidente di Agri 90 Vigilio Giovanelli, parteciperanno tutta una serie di tecnici ed esperti viticoltori trentini. In entrambi i giorni della manifestazione la Pro Loco di Condino ha organizzato inoltre una serie di visite guidate alla chiesa del convento a cura della storica dell’arte Serena Bugna. L’edificio sacro, dedicato a San Gregorio Taumaturgo, fu ricostruito dalla popolazione di Condino e dei paesi limitrofi dopo la distruzione per la caduta di un aereo americano nel febbraio del 1945. Compiuti i lavori di muratura i frati cappuccini affidarono la realizzazione di sei vetrate multicolori a mosaico e del rosone centrale raffigurante S. Francesco al primo maestro vetraio veronese Scipione Ballardini che le realizzò su disegno

di Pino Casarini, pittore, scultore, vetratista e scenografo dell’arena di Verona. Gli affreschi interni ed esterni furono invece assegnati all’affreschista postcubista lombardo-veneto Carlo Bonacina. Oltre ad essere un piccolo gioiello d’arte il convento di Condino è stato di fatto un’istituzione cui la gente ha guardato con simpatia e riconoscenza per secoli. I Cappuccini sono stati infatti presenti a Condino fin dal lontano ‘700 con grande impatto sulle comunità della valle sia a livello sociale (un pasto caldo o aiuto materiale ai poveri; la gente ricorda ancora quando andava da loro anche a prendere le sementi da piantare nel

proprio orto) che spirituale. Nella mattinata di domenica a partire dalle 10.30 nella chiesa del convento si terrà così una messa nel segno dell’amicizia tra i frati e la valle. Tornando al protagonista della due giorni a Borgo Chiese, il vino, chiediamo a Butterini qual è quindi messaggio che si vuole trasmettere con questa manifestazione? “C’è una cultura enorme dietro al vino tutta da conoscere; è davvero importante imparare a bere non tanto ma bene; bere vino di qualità, sapendo riconoscere storia e caratteristiche di quello che è un buon prodotto” conclude convinto Butterini.


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GIUGNO 2022 Una logistica di Comunitá a trazione cooperativa nelle Giudicarie

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È stata una settimana intensa quella vissuta dalla Riserva Mab Unesco Judicaria e Alpi Ledrensi. Intensa ed eccitante, considerato che non si è giocata solo fra giudicariesi, ledrensi e gardesani, ma ha potuto contare sull’intervento di molte persone da fuori del territorio, a testimoniare la voglia di internazionalizzazione del progetto. Primi fra tutti un gruppo di studenti con i loro docenti della Rete della Biosfera Champlain-Adirondack, dello Stato di New York, che hanno trascorso un soggiorno nelle Giudicarie con due obiettivi: ascoltare le testimonianze locali e trasferire ai “padroni di casa” l’esperienza di anni di presenza della Riserva. Si parla di una Riserva costituita nel 1989, con una “dotazione” tutta americana di quattro milioni di ettari, cosa imparagonabile con le nostre superfici, che si misurano tutt’al più con decine di migliaia di ettari. Con loro altre Reti di Riserva: dell’Appennino tosco-emiliano, per esempio. Settimana intensa, si diceva, passata attraverso incontri in presenza, webinar in inglese ed escursioni. Per mettere sul tavolo il nostro territorio e le sue potenzialità. L’outdoor, per esempio, ossia un nuovo modo di fare turismo: lento, a misura d’uomo. Perché noi abbia-

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Riflessioni su un turismo lento con la Riserva Mab Unesco Ospite anche un gruppo di studenti con i loro docenti della Rete della Biosfera Champlain-Adirondack, dello Stato di New York. mo l’invidiabile possesso di territori e di paesaggi... incomparabili, direbbe un dépliant pubblicitario. In realtà non sempre li sappiamo valorizzare. Quanto più bello sarebbe il paesaggio se non fosse deturpato da “ecomostri”? Usiamo questo termine orribile, tuttavia di fatto questo è. E allora il direttore dell’Apt Garda Dolomiti, Oscar Schwatzer ha invitato in un pubblico incontro a misurarsi con un “turismo lento”, con un turismo di qualità. Peccato (se ci è concessa una rapidissima riflessione) che alla serata di Comano Terme mancassero proprio gli attori principali: sindaci (due soli presenti) ed operatori turistici. Comunque l’occasione è stata ghiotta per

La Falesia Dimenticata è una parete di roccia dedicata all’arrampicata a poche centinaia di metri da San Lorenzo in Banale. Si affaccia sull’anfiteatro delle Giudicarie Esteriori vegliando dall’alto il selvaggio canyon del Limarò, ai piedi un prato curato ed una sorgente d’acqua, la quiete. Un sentiero che scende dal centro sportivo di Promeghin, e così pure la passeggiata pianeggiante dalla frazione di Dorsino, cercano di facilitarne l’accesso, perchè le emozioni che può offrire la falesia siano fruibili da tutta la comunità comprese le persone con disabilità. “Accessibilità ed inclusività: l’esperienza della natura per tutti” questo il focus della giornata dell’11 maggio all’interno della ProudToShare Week. Si tratta – traduzione del nome – di una “settimana in cui essere orgogliosi di condividere”, promossa dalla Rete di Biosfera Unesco Alpi Ledrensi e Judicaria in collaborazione con l’Azienda per il Turismo Garda Dolomiti, tra gli sponsor anche Montura. Si è svolta dal 9 al 14 dello scorso mese, creando momenti di confronto tra popolazione, soggetti sia locali che nazionali ed internazionali. Per parlare di cosa? Di territorio e ambiente, in particolare in relazione a sostenibilità e carico turistico, impatto dei cambiamenti climatici, discipline outdoor, e appunto accessibilità ed inclusività. Logico quindi aver chiamato in causa la realtà della Falesia. In breve, l’appezzamento della parete era privato ma frequentato da appassionati di arrampicata sportiva che si accampavano in zona. Viene chiusa dal proprietario negli anni ‘90 anche per motivi di responsabilità e sicurezza. E’ così che dal 2017 intervengono l’associazione sportiva dilettantistica Dolomiti Open e la fondazione per lo sport inclusivo Sportfund Onlus che con il contributo di popolazione, svariati enti, associazioni ed istituzioni, comprano e sistemano il terreno per renderlo un bene pubblico. Alla prima “raccolta fondi” hanno partecipato in più di 400 e sono stati raggiunti 20mila euro, proprio oggi è in atto una nuova

incontri con persone che valorizzano il nostro territorio: prendi i volontari della “falesia dimenticata” di San Lorenzo in Banale, di cui si parla in altre pagine di questo giornale. Importante anche l’incontro al cospetto di un altro gioiello del Territorio giudicariese: “Archeo Natura” di Fiavé, che viene riconosciuto ovunque come un’esperienza riuscita di ricerca scientifica nel campo dell’archeologia. Al termine della settimana si è avuto un incontro qualificante a Tione, nella sede del Bim del Sarca, per la firma di un protocollo d’intesa firmato non per sfizio, ma perché questi giovani delle terre di montagna credono alla collaborazione, pur partendo da meridiani e paralleli

lontani. “Ci impegniamo a migliorare la comprensione e la protezione degli ecosistemi montani di importanza critica e dei mezzi di sussistenza distinti e preziosi delle comunità montane”, recita fra l’altro il protocollo. “Riconosciamo il ruolo essenziale che le Riserve della Biosfera di montagna svolgono nel pilotare e implementare strategie di sviluppo sostenibile per migliorare il legame dell’uomo con la natura e salvaguardare così il nostro patrimonio biofisico

e culturale, imperativo per la sopravvivenza e la salute del pianeta”. E’ bello sentire che sono i giovani ad incaricarsi di adottare precetti simili: i giovani che spesso, troppo spesso, vengono bistrattati perché rei (a detta degli adulti) di non impegnarsi e di pensare solo al divertimento. Naturalmente a lanciare queste accuse (se ci è concesso) sono gli adulti (diciamo coloro che hanno superato gli anta), i quali non si sognano nemmeno di pensare che una parte della responsabilità del “pensie-

ro debole” dei giovani sia proprio colpa di chi non è riuscito (o ha trovato più comodo) a far germogliare i semi dell’impegno e del “bene collettivo”. Ecco altre parole d’ordine pronunciate dai giovani e scritte nel protocollo: “Pianificazione e gestione bioregionale, educazione ambientale, protezione e miglioramento della qualità e dell’abbondanza dell’acqua, conservazione del patrimonio culturale, cambiamento climatico ed ecoturismo”. Sono tutti obiettivi raggiungibili? I giovani dimostrano di avere le idee chiare, quando affermano che si può fare attraverso alcuni comportamenti: “L’educazione e il coinvolgimento della comunità sono le pietre miliari di questo sforzo di leadership ambientale trasformativa”. Ecco: educazione, coinvolgimento della comunità, nel senso di sensibilizzare la gente nei confronti della natura, dell’ambiente e del territorio. Il resto sono, come diceva una scrittrice, “parole fra noi leggere”. (G.B.)

La falesia dimenticata vuole raddoppiare Martina Sebastiani

A San Lorenzo in Banale la parete di arrampicata acquistata con una raccolta fondi punta ad aprire una trentina di nuove vie sempre con l’aiuto del crowdfunding operazione di crowdfunding per ampliare ed attrezzare ulteriormente la parete. “Il valore della Falesia Dimenticata è quello di essere un bene comune condiviso, frutto di un percorso partecipativo – è quanto commenta il presidente di Dolomiti Open e Guida Alpina Simone Elmi - Vogliamo che sia una falesia di tutti, quindi inclusiva e sostenibile”. Inclusione, sostenibilità, accessibilità. Parole che sono tirate in ballo di frequente, si sente bene che abbiano un certo valore, ma la comprensione del loro significato, quello concreto, quello che comportano nel pratico, resta spesso lontano a chi non ci ha a che fare quotidianamente. Ed ecco la mattinata ambientata alla falesia, dove sperimentare l’arrampicata e il supporto delle guide, o semplicemente riuscire a godere di natura e buona compagnia. A portare la loro testimonianza anche le campionesse della nazionale di Paraclimbing, Nadia Bredice e Lucia Capovilla, presenti anche tra il pubblico

all’approfondimento della Tavola rotonda del pomeriggio. “E’ importante che quando vengono formulate le normative - introduce Roberto Pallanch responsabile UMSe disabilità ed integrazione in Provincia - si tenga conto che la vita reale è fatta di esperienze ed emozioni”. “La montagna da un punto di vista normativo è inaccessibile - così spiega Simone Salvagnin, atleta ipovedente della Nazionale Italiana Paraclimbing e responsabile del settore Paralimpico F.A.S.I., nonché dipendente Montura presso l’Ufficio Comunicazione - ma la possiamo rendere fruibile. Non è questione di asfaltare il sentiero, ma

usare escamotages, giusta formazione, tecnicità e competenze, per rendere possibili esperienze piene ed appaganti. La persona deve rimanere al centro e poter scegliere coscientemente, per questo serve che si lavori per una coerente divulgazione delle informazioni”. “Dobbiamo lavorare per un linguaggio comune - spiega Mara Nemela dalla Fondazione Dolomiti Unesco – le nostre montagne sono riconosciute patrimonio dell’umanità Unesco dal 2009, ma sono tali solo se fruibili da tutti.” Il turismo accessibile, di fatto, è anche una realtà in crescita che occupa una fetta consistente dell’economia. L’accessibilità è a 360° non rivolta solo a chi ha una disabilità conclamata, ma si rivolge tanto a chi ha un deficit di anzianità, esigenze alimentari specifiche o invalidità temporanee. “L’accessibilità non è solo una questione di oltrepassare le barriere archichettoniche, quello è già previsto per legge, ma barriere culturali” spiega Alberto Benchimol per Sportfund Onlus. Tradotto: la rampa di scale non deve essere costruita solo per essere in regola, ma perché il servizio sia accessibile a tutti, anche alla stessa mamma col passeggino. Inclusione significa che la comunità è composta da persone, ognuna con le proprie specificità, ma mescolate, non identificate come un gruppo a sé stante. E’ questione di mantenere ognuno le proprie individualità e unicità e trarne insieme beneficio reciproco.


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PAGINA A CURA DEL CENTRO PAG. GIUGNO 2022 STUDI JUDICARIA

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Care lettrici e cari lettori, arriviamo alla terza pagina dedicata al tempo andato. Non una pagina di storia, ma di storie. Nel senso che dietro ad ogni fotografia c’è sempre una storia, o addirittura ci sono tante storie. Il fascino della foto sta proprio qui: guardando un’immagine si può ricordare, ma si può anche fantasticare. Perciò ognuno ha la sua storia da raccontare, da commentare, da immaginare, appunto. Ma una foto può anche assumersi la responsabilità di arricchire la conoscenza. Ecco lo scopo di questa pagina: far vedere cose che non si vedono più. E quindi di volta in volta si pensa a scorci di paese, a memorie della guerra, a scene di vita contadina, a paesaggi... E oggi? A com’erano allegri i paesi nei quali si trovava il tempo di giocare!

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Montagne, gioco delle bocce

di Virginio Amistadi Fondo Circolo Pensionati di Montagne

Creto, Anni ‘50, gioco delle bocce

19Condino, Piazza S. Rocco, 1937, bambini che giocano Foto Mazzola

1912 Stenico, partita a carte presso l’osteria Albergo al Castello cortesia di Ennio Lappi

Roncone, tiro alla fune, Fondo Biblioteca Roncone

Agrone, 1939, giocatori di tamburello

Stenico, gara di bici,

COME CI DIVERTIVAMO!

Cortesia di Pierino Bosetti

Niente retorica e niente sociologia. Però non c’è dubbio che sia cambiato radicalmente il passatempo, sia degli adulti che dei bambini. Con una differenza fra passato e presente: meno socializzazione in favore del ritiro nella sfera individuale. Pensando ai bambini ed ai ragazzi, non si gioca più a guardie e ladri, riempiendo le piazze e le stradine dei nostri paesi di strilli, ma ci si inchioda davanti alla play station o allo smartphone. Da soli, s’intende. E gli adulti? Un tempo ogni paese aveva almeno un campo da bocce, quasi sempre vicino all’osteria, perciò alla sera, ma soprattutto la domenica pomeriggio, si facevano delle partite memorabili. Oggi sono sorti alcuni bocciodromi, ma è tutta un’altra cosa. Memorabili erano anche le partite a tamburello, nella piazza del paese, sempre con lo scopo di riempire il pomeriggio della domenica, tutti insieme, giocatori da una parte e spettatori dall’altra. Passatempi andati. E con loro lo spirito di paese, di comunità. Cos’era la sagra? La Santa Messa (e sennò che sagra è?) e i divertimenti innocenti: il tiro alla fune, la corsa coi sacchi, l’albero della cuccagna... A proposito, si potrà fare ancora, o si rischia di vedere l’arrivo delle forze dell’ordine incaricate di far rispettare le misure di sicurezza? D’accordo, è una battuta, però è un fatto che siano cambiati i modi di divertirsi. Prendi il gioco della morra, con interminabili partite, che a volte scivolavano nel rissoso. Finito. Quasi finito anche il gioco delle carte all’osteria. Diciamo quasi, perché qualche tavolo di anziani si trova ancora per una briscola o un tressette. Ma ahinoi, è merce rara. Un elemento simpatico da notare. Siccome i giochi collettivi si facevano la domenica, e siccome la domenica ci si metteva il “vestito delle feste”, si giocava con la giacca, la cravatta ed il cappello. Guardare la foto dei ciclisti con le bici di legno per credere. Nostalgia? No, non siamo passatisti, per carità! Però, un pochino...


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di Virginio Amistadi

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Il Censimento permanente della popolazione in Trentino

Pubblicati i dati ufficiali. L’età media, sostanzialmente stabile rispetto alla precedente rilevazione del 2019, è di 44,5 anni contro 45,4 della media nazionale.

Il 12 maggio sono stati pubblicati ufficialmente sul sito ISTAT il report definitivo e i dati completi relativi alla terza edizione del Censimento permanente della popolazione in Trentino. La pagina di riferimento con il report integrale corredato di tavole e cartogrammi completi è disponibile online all’indirizzo https://www. istat.it/it/archivio/270440 Parte delle informazioni contenute sono già state trattate nella nostra rubrica nei numeri scorsi approfittando della buona abitudine di ISTAT di pubblicare i dati al termine di ogni fase di elaborazione senza dover attendere il report formale completo. In riferimento ai principali indicatori strutturali della popolazione, in Trentino l’età media, sostanzialmente stabile rispetto alla precedente rilevazione del 2019, è di 44,5 anni contro 45,4 della media nazionale. Aumenta l’indice di vecchiaia (rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione di età 0-14), che passa da 159,1 del 2019 a 161,8 del 2020 mentre resta invariato (35,3) l’indice di dipendenza degli anziani (rapporto percentuale tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione in età 15-64). Si riduce il rapporto tra la componente più anziana e quella più giovane della popolazione in età lavorativa (indice di struttura della popolazione attiva): nel 2020 ci sono 134,9 residenti nella classe di età 40-64 ogni 100 di 15-39 anni (135,6 nel 2019).

INDICATORI DI STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE. TRENTINO E ITALIA. Censimento 2020 Denominazione Età media Indice di vecchiaia Indice di Indice di dipendenza Comune dipendenza anziani Trentino 44,5 161,8 57,1 35,3 Italia 45,4 182,6 57,3 37,0 Fonte: il Censimento permanente della popolazione in Trentino - anno 2020 | Testo integrale

Indice di struttura della popolazione attiva 134,9 141,9

Mantenendo lo sguardo sul territorio giudicariese proponiamo di seguito i principali indicatori relativi alla struttura della popolazione per classi di età per singolo comune. INDICATORI DI STRUTTURA DELLA POPOLAZIONE PER COMUNE. Censimento 2020 Denominazione Età media Indice di vecchiaia Indice di dipendenza Indice di dipendenza Comune anziani Bleggio Superiore 45,4 180,9 60,8 39,1 Bocenago 45,9 202,3 48,9 32,7 Bondone 47,2 220,3 65,5 45,1 Borgo Chiese 45,8 185,5 61,6 40,0 Borgo Lares 45,7 203,3 64,0 42,9 Caderzone Terme 44,9 180,0 53,7 34,5 Carisolo 44,4 162,7 58,9 36,5 Castel Condino 49,1 312,5 82,5 62,5 Comano Terme 43,0 136,4 59,3 34,2 Fiavè 45,3 170,7 60,6 38,2 Giustino 44,4 168,3 56,7 35,6 Massimeno 44,7 158,8 44,0 27,0 Pelugo 42,8 137,0 48,9 28,2 Pieve di Bono-Prezzo 46,6 204,8 66,3 44,5 Pinzolo 45,8 203,7 58,3 39,1 Porte di Rendena 43,2 138,8 57,6 33,5 San Lorenzo Dorsino 45,7 199,5 62,7 41,8 Sella Giudicarie 44,1 154,7 60,9 37,0 Spiazzo 45,6 182,3 59,3 38,3 Stenico 44,2 165,4 57,5 35,8 Storo 44,2 147,8 62,1 37,0 Strembo 44,4 154,4 60,3 36,6 Tione di Trento 44,0 156,6 63,9 39,0 Tre Ville 44,8 160,1 57,9 35,7 Valdaone 48,7 295,1 74,2 55,4 Fonte: il Censimento permanente della popolazione in Trentino - anno 2020 | Tavole | tavola a.4

Indice di struttura della popolazione attiva 130,6 137,5 164,4 135,9 115,5 146,1 140,2 144,9 119,4 138,0 114,3 127,3 133,9 142,9 140,6 139,7 126,8 132,7 133,1 129,4 143,0 139,0 122,3 146,3 141,7


Territorio

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La Cassa Rurale: 5,4 milioni di utile, di cui 1 a fondo beneficenza per le iniziative di mutualità Si è tenuta mercoledì 5 maggio, alla presenza del Consiglio di Amministrazione, della Direzione e del Rappresentante Designato Notaio Raffaele Del Greco, l’Assemblea Ordinaria dei Soci de La Cassa Rurale Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella. Sono stati 1384 i soci che hanno partecipato consegnando la loro delega e le loro istruzioni di voto al Rappresentante Designato, approvando con oltre il 96% dei voti favorevoli il bilancio 2021 con un utile di 5,4 milioni di Euro e la destinazione di 1 milione di Euro al Fondo di Mutualità e Beneficenza. Approvati anche tutti gli altri punti all’ordine del giorno: l’appostazione in bilancio di un vincolo fiscale su una quota della Riserva Legale, la modifica del RegolaL’iniziativa è riservata ai soci che hanno partecipato all’Assemblea Ordinaria 2022 consegnando “la delega e le istruzioni di voto” allo sportello o inviando la documentazione a mezzo PEC e offre l’opportunità di partecipare gratuitamente ad una delle 5 proposte

mento Sociale ed Elettorale, la stipula della polizza RC e infortuni professionali per Amministratori e Sindaci, le politiche di remunerazione e incentivazione e la determinazione del sovrapprezzo che i nuovi soci devono versare per entrare a far parte del-

la compagine sociale in aggiunta al valore della quota di Euro 2,58. L’Assemblea ha infatti confermato la proposta del Consiglio di Amministrazione di riservare ai nuovi soci con età inferiore ai 25 anni un sovrapprezzo agevolato pari a 67,42 Euro,

mantenendo invariato a 137,42 Euro l’importo ordinario. “Il bilancio approvato dall’Assemblea dei Soci mostra una Cassa Rurale solida e forte dal punto di vista bancario – afferma la Presidente Monia Bonenti – e l’ottimo ri-

Incentivi per lo studio di una lingua straniera L’iniziativa prevede l’assegnazione di borse di studio ai giovani soci e ai figli di soci fino ai 27 anni che abbiano frequentato un corso di lingua straniera della durata di almeno 5 giorni in Italia, all’estero oppure online nel periodo compreso tra il 01/10/2021 e il 30/09/2022. Il regolamento preve-

de l’erogazione di incentivi anche a coloro che hanno partecipato al programma Erasmus o frequentato un anno di scuola superiore all’estero o progetti simili. L’importo dell’incentivo viene determinato in base alla sede, alla durata e alla tipologia del corso e in base all’ammontare delle spese so-

stenute per l’iscrizione al corso e per l’eventuale viaggio aereo. È possibile presentare domanda entro il 30/09/2022 compilando l’apposito form disponibile sul sito www. prendiilvolo.it, allegando copia dell’attestato di frequenza del corso e la documentazione attestante le spese sostenute.

sultato di esercizio ci consente di continuare a perseguire il nostro scopo principale, quello mutualistico, che riveste un’importanza primaria per una banca di credito cooperativo come la nostra. Le risorse saranno infatti reinvestite sul territorio e utilizza-

te per lo sviluppo e la crescita delle comunità locali, creando opportunità per i soci, per i giovani, per le imprese e per le associazioni.” Si riportano alcune delle iniziative di mutualità attualmente promosse da La Cassa Rurale.

Adamello Giudicarie Valsabbia Paganella

In centivi per lo studio delle lingue straniere Borse di studio per soci e figli di soci fino ai 27 anni che hanno frequentato in autonomia un corso di lingua straniera in Italia, all’estero oppure online Termine per la presentazione 30 settembre 2022 Regolamento e modulistica su www.prendiilvolo.it Per informazioni: relazioni@lacassarurale.it Tel. 0465 89 65 10 - 89 65 11

Le buone azioni per la crescita del nostro territorio www.lacassarurale.it

www.prendiilvolo.it

Passaggiando di seguito disponibili. Ogni escursione prevede la partenza al mattino e il rientro nel tardo pomeriggio e comprende il trasporto ed il pranzo a base

di prodotti tipici locali. Ogni socio può portare con sé un accompagnatore maggiorenne (socio che non ha partecipato all’assemblea o non socio)

a fronte del pagamento di una quota di partecipazione pari a Euro 35,00. Per partecipare è necessario iscriversi compilando entro e non oltre il 15

giugno il form disponibile sul sito www.lacassarurale.it nella sezione Soci>Iniziative. Per ogni percorso è previsto un numero

massimo di 100 partecipanti: in caso di iscrizioni superiori ai posti disponibili, verranno accolte le richieste in base all’ordine cronologico di arrivo.


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Alimentazione

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Utilità e carenza della vitamina B12 Le carenze vitaminiche e di minerali sono molto frequenti nelle persone anziane, in particolare nei pazienti ospedalizzati e fragili, e si manifestano con anemia, difficoltà di rimarginazione delle ferite, maggior facilità alle infezioni e disturbi cognitivi. Durante il primo anno di deficit calorico e di proteine troviamo già carenti la vitamina C e quelle del gruppo B (eccetto la vitamina B12). Per tutte le altre disponiamo di depositi più abbondanti, pertanto per manifestare i sintomi della carenza sono necessari alcuni anni di malnutrizione. Esistono poi alcune condizioni che, indipendentemente dall’apporto alimentare, interferiscono con la funzione stessa delle vitamine. Le più comuni sono l’assunzione cronica di alcolici, che comporta deficit di acido folico, vitamina B1 e B12; l’utilizzo inappropriato e continuativo di farmaci antiacidi, che causano carenza di B12, oltre che di calcio e ferro; i farmaci antiepilettici, che riducono i livelli di vitamina D e acido folico; l’eccesso di fibre nella dieta che comporta facilmente una mancanza di calcio,

ferro e zinco; lo stesso vale con i farmaci per il Parkinson come la levodopa che riduce la vitamina B6; è noto infine che il fumo e l’assunzione cronica di ferro riducano drasticamente i livelli di vitamina C. In tutti questi casi può essere utile una supplementazione dei singoli composti. La vitamina B12, chiamata cobalamina, è un composto naturale contenente cobalto fondamentale nel processo di degradazione degli acidi grassi polinsaturi introdotti con gli alimenti. Necessariamente la dobbiamo assumere con il cibo. Le migliori fonti sono gli alimenti di origine animale (cane, pesce, latte, uova). Anche se la flora batterica intestinale è in grado di produrre grandi quantità di questa vitamina, purtroppo però l’intestino non è in grado di assorbirla e la deve eliminare con le feci. Per assorbire quella che introduciamo con gli alimenti è necessario infatti il legame con una proteina prodotta dallo stomaco chiamata fattore intrinseco. Uno stomaco sano è garanzia di un assorbimento ottimale di vitamina B12. Si stima che il

di Dario Beltramolli

Necessariamente va assunta con il cibo. Le migliori fonti sono gli alimenti di origine animale (carne, pesce, latte, uova). tempo di riserva, in caso di assenza assoluta di rifornimento alimentare, sia di 400 giorni. Il magazzino naturale di questa vitamina è il fegato. Una carenza prolungata di B12 causa notoriamente anemia che si accompagna a debolezza, diarrea, bruciore della lingua e arrossamento di tutta la bocca. Meno note e ben più gravi possono essere le conseguente sul sistema nervoso - che possono addirittura precedere l’anemia - caratterizzate dalla degenerazione del midollo spinale, con perdita di equilibrio e marcia instabile in particolare al buio, perdita della sensibilità, intorpidimento e formicolio alle mani e ai piedi. Nello stadio più grave abbiamo confusione mentale e disorientamento, uno stato di agitazione generale, labilità emotiva fino a vere

e proprie allucinazioni. Non è raro che il deficit di vitamina B12 possa essere inizialmente confuso con la demenza tipica dell’Alzheimer. Ma come si giunge alla carenza di vitamina B12? In un’alimentazione varia la carenza di B12 è assai rara. Alcune mode alimentari possono favorirla, anche se va precisato che in molti prodotti viene aggiunta proprio per prevenirne la carenza (prodotti fortificati). Negli anziani la cause più frequenti riguardano le malattie dello stomaco. In particolare 2 anziani su 10 hanno la gastrite atrofica, un’infiammazione cronica della mucosa causata non solo dall’uso cronico di antiacidi (omeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo, esomeprazolo) che riducono la produzione di acido cloridrico (già

in calo con la senescenza), ma anche dalle infezioni croniche da Helicobacter pylori, un batterio che si annida nelle pareti dello stomaco e tende a ritornarvi nonostante vari tentativi di eradicalo. In entrambe queste condizioni la produzione del fattore intrinseco è limitata o compromessa e la vitamina B12 non viene più assorbita nella parte più distale dell’intestino tenue. Lo stesso accade a chi si sottopone a rimozione chirurgica dello stomaco ad esempio per un tumore. Nelle persone defedate richie-

dere il dosaggio nel sangue di questa vitamina è molto importante. Accorgersi precocemente della carenza può prevenire conseguenze irreversibili, che persino la massiccia supplementazione non è più in grado di risolvere. Per carenze lievi basta integrare con 1000 – 2000 microgrammi al giorno per bocca, preferibilmente in forma liquida. Le iniezioni tuttavia sono più incisive: ne bastano poche, anche 1-2 al mese per alcuni mesi, per risolvere rapidamente la carenza.


Comunità Giudicarie La testimonianza di Paola, una volontaria del Progetto Desideriamo che il PROGETTO ACCOGLIENZA possa abbracciare sempre piu’ persone!! In questi due ultimi anni nell’ era COVID si è sentito molto parlare di abbracci come testimonianza di presenza , affetto, amicizia e consolazione ma l’ abbraccio e’ soprattutto simbolo di accoglienza interpersonale. Da poco abitante in Val Rendena sono entrata nel Progetto Accoglienza, gruppo eterogeneo formato da 15 famiglie e 4 o 5 individui , tutti disponibili e generosi nel dedicare un po’ di tempo ad altre persone . Mi chiamo Paola e da novembre ho conosciuto questo gruppo creato nel 2016 dal servizio sociale della Comunità delle Giudicarie e dalle due realtà di privato-sociale presenti sul territorio giudicariese, Comunità Murialdo e Cooperativa Incontra che hanno attivato un progetto volto alla promozione di esperienze di accoglienza familiare, a favore soprattutto di famiglie con bambini e ragazzi ma anche, in generale, a favore di persone o nuclei familiari che si trovino in situazione di difficoltà dal punto di vista sociale o relazionale. Letto così sembra complicato e credo possano sorgere dubbi e piccole forme d’ ansia sia da

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Progetto Accoglienza in Giudicarie parte di chi accoglie ma anche in chi è accolto; credo tuttavia che come da un sorriso possa nascere una bella amicizia fra coetanei, anche nel bisogno ,una gesto di gentilezza pensato a fin di bene possa fare la differenza. Il progetto coordinato dalle assistenti sociali della Comunità delle Giudicarie e dalle operatrici della Comunità Murialdo TAA e della Cooperativa Incontra attualmente getta un ponte d’ aiuto a bambini che hanno bisogno di sostegno scolastico , per essere accompagnati alle varie attività del dopo scuola, ricreative o sportive. Capita che il genitore del bambino abbia difficoltà nel gestire il proprio figlio per l’ intera settimana e in questo caso entriamo in gioco noi, o meglio , le assistenti sociali, assegnano ad una famiglia, vuoi per vicinanza geografica o per affinità familiare, il bambino da seguire nei compiti, nei divertimenti di gioco o solo per una merenda in compagnia.Nel nostro gruppo ci sono dei fratelli seguiti dallo stesso nucleo familiare oppure può succedere che un fratello sia seguito da una famiglia e l’altro bimbo possa essere accolto da una singola persona. Il Progetto accoglienza abbraccia un territorio vasto, dalla Val Rendena a quella del Chiese e vorrebbe crescere ed

avere al proprio interno non solo Roberta, Federica, Alessandra, Nadia, Giuseppe ed altri che hanno già avuto ed hanno in corso “un’accoglienza” di bambini dai 4/5 anni all’ adolescenza, ma anche avrebbe bisogno di persone multilingue che possano interagire con i genitori spesso in difficoltà con l’ italiano nel rapportarsi con insegnanti. Nelle riunioni in Meet e’emerso che quando si attende che i bambini escano dalla scuola non c’e’ omogeneità fra mamme di diversa lingua e cultura e quindi a qualcuno di noi è venuto in mente che possano aderire al Progetto Accoglienza anche persone straniere che agevolino la comunicazione fra famiglie e bambini di diverse etnie, oppure che possano essere di sopporto anche alle persone in fuga dalla guerra oppure nella gestione della quotidianità. Dopo due anni di COVID, martedi’ c’è stata finalmente la prima riunione in presenza …Se avete voglia di conoscere meglio il progetto Accoglienza potete fare come ho fatto io, bussando alla porta dell’ Assistente sociale e ho dato la disponibilità ad essere d’aiuto …..dall’accoglienza all’ amicizia e viceversa ma con generosità condivisa…. Un saluto Paola Irsonti


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Parlando giudicariese

102 anni in Giudicarie fra il permanente e il nuovo di Mario Antolini Musón

“Per un secolo mi sono sentito Giudicariese, anche quando vivevo lontano” In questo mese di giugno 2022 mi è provvidenzialmente concesso di compiere i miei 102 anni e sto provando e vivendo le stesse sensazioni che avevo da bambino, ossia emotivamente percepisco di continuare a trovarmi nello stesso luogo di sempre e con la stessa gente come se nulla fosse cambiato. Effettivamente il paesaggio e l’ambiente sono rimasti identici, i paesi sono rimasti gli stessi dove erano sparsi un po’ ovunque da sempre, ed anche la gente, fra la quale sono vissuto e vivo, si è alternata goccia a goccia, cosicché mi sento coinvolto sempre tra la “mia gente” anche se la maggior parte delle persone che ho conosciuto di persona in gran parte siano scomparse. Tutto si è andato evolvendo lentamente, minuto per minuto in 37.256 giorni; tuttavia il sottofondo essenziale di vita giudicariese si è mantenuto intatto senza dissolversi e senza scomparire, mantenendo sostanzialmente la stessa identità realizzata attraverso i secoli. Per un secolo mi sono sentito soltanto un Giudicariese, anche quando per qualche anno ho vissuto lontano. Certamente, materialmente parlando, non mi trovo più attorno ciò che ho veduto da bambino e tutto ciò che via via, decennio per decennio, subiva qualche trasformazione, ma anche tutto ciò che si ammodernava e si attuava, non incideva su quanto era e rimaneva marchiato come “giudicariese” a tutti gli effetti. I sentieri sui quali si camminava a piedi sono diventate strade ma il territorio è rimasto quello che era; la ghiaia della pavimentazione stradale è diventata asfalto per lasciar correre i mezzi di trasporto letteralmente cambiati dalla bicicletta di allora alle automobili di oggi ma i tragitti sono rimasti gli stessi; le modestissime scuole disseminate anche nei paesi

più piccoli si sono riunite nei centri scolastici e perfino nelle scuole superiori ma l’andare e il venire da scuola ha continuato ad essere uguale; i centri abitati non hanno cambiato sede anche se ne hanno rinnovato radicalmente l’edilizia. Di realmente nuovo durante i miei cent’anni, ossia di ciò che prima non c’era, ho visto ergersi l’Ospedale entrato in funzione nel 1931, nonché il realizzarsi ed il riorganizzarsi di ben sei Case di Riposo per anziani diventate esemplari; durante il secolo si è evidenziato il progressivo svilupparsi ed affermarsi degli ultimi due centri abitati giudicariesi di Ponte delle Arche e di Madonna di Campiglio. I 91 Comuni catastali sono rimasti intatti, mentre i Comuni amministrativi hanno subito diversificate fusioni e qualche denominazione, ma senza che l’ordinaria amministrazione pubblica cambiasse radicalmente; infatti, l’assetto amministrativo è rimasto sempre lo stesso e le Giudicarie, giuridicamente parlando, hanno continuato a rimanere le stesse come erano nell’ambito dell’impero austroungarico, e così dal 1918 in poi col Regno d’Italia, con la Repubblica italiana, con la Regione Trentino-Alto Adige, con la Provincia Autonoma di Trento: Giudicarie erano state definite durante il Principato Vescovile di Trento (1027-1803) e Giudicarie sono rimaste. Durante il mio secolo di vita ho visto il succedersi degli amministratori pubblici dai Capocomune ai Podestà e in seguito ai Sindaci: quanti sono stati dal 1920 al 2022? Certamente oltre qualche centinaia, dei quali numerosi da me conosciuti anche di persona, ma la gran maggioranza è ormai scomparsa. È, per me, strano che non vengano mai ricordati; mi spiace che in nessun municipio se ne conservi esposto l’elen-

co; eppure la loro presenza, in qualsiasi tipologia di Comune amministrativo, ha avuto indubbiamente la sua importanza e del loro ben operare ne è rimasta l’impronta. Ne suggerirei uno studio in proposito che potrebbe avere la sua ripercussione nell’indicare e spiegare il cammino che le popolazioni hanno fatto conseguentemente all’apporto degli amministratori pubblici che temporaneamente hanno gestito la cosa pubblica, ossia “il bene comune”. La stessa cosa mi viene da prendere nella debita considerazione riguardo all’organizzazione ecclesiastica. La parrocchie sono rimaste sempre le stesse (salvo qualche rara variazione); tuttavia, mentre ai miei tempi in ogni centro abitato vi era il prete che faceva sentire direttamente ed insistemente la sua influenza nella comunità sia ecclesiastica che sociale, oggi (2022) i sacerdoti sono diventati quasi una rarità e la loro influenza sulla popolazione e sulle comunità non è più quella di un tempo; tuttavia rimangono una parte integrante della vita famigliare e sociale dei cittadini. Infatti, i Parroci ed i Sindaci mantengono la loro importanza di “pilastri” dell’assetto delle popolazioni sia dal punto di vista giuridico che morale. Penso che anche dei sacerdoti sarebbe opportuno un elenco ben in vista in tutte le chiese, poiché hanno lasciato delle impronte inde-

lebili. Nella mia vita personale, sia i Sindaci che i Sacerdoti sono risultati importanti compagni di viaggio, specie nell’incontrarci come persone impegnate a perseguire il “bene comune” il meglio possibile. Così come ho avuto modo di vivere rapporti interpersonali con autorità, associazioni di volontariato e popolazione, un po’ ovunque, che mi hanno offerto l’opportunità di diventare partecipe di quanto si cercava di “fare insieme” per il bene delle istituzioni e delle stesse popolazioni. Ovunque mi sono recato in Giudicarie mi sono trovato sempre a casa; non ho mai trovato ostacoli o difficoltà: ovunque ho percepito e goduto lo stesso spirito della gente, ovunque gli stessi usi e costumi, ovunque la stessa mentalità, ovunque la stessa voglia di sentirsi bene insieme e di fare le

cose al meglio possibile. Posso dire di aver avuto la fortuna di poter vivere i miei oltre cent’anni al meglio e proprio in Giudicarie e grazie ai Giudicariesi. Quindi è più che naturale che io mi senta orgoglioso ed onorato di essere nato e vissuto in Giudicarie da “giudicariese convinto”, poiché la geografia e la storia di questo territorio ne confermano l’eccezionalità sotto molteplici aspetti. Tuttavia, un’eccezionalità che non si restringe alla “Perla delle Giudicarie” dovuta alla creazione, ma che si riflette e si sostanzia nel riconoscere che si tratta di una popolazione vissuta nei secoli fuori dal mondo a causa dell’orografia geografica, ma sempre in pace, senza lotte acerrime, senza deleterie divisioni, senza evidenti contrasti e lotte che abbiano negativamente inciso sulla vita dei cittadini che sono rimasti

costantemente dediti al lavoro ed alla fatica anche se, spesso, in onorata indigenza. Non si sono mai visti individui randagi abbandonati a se stessi e senza assistenza, né gente per strada arsa dalla sete ed affamata o individui senza un tetto sotto il quale ripararsi. I poveri o gli indigenti certamente si sono avuti, ma dei quali la gente del posto si è sempre presa cura. Anche negli “Statuti / Regole” medievali “il forestiero” era previsto e ne era coinvolto trovando il suo giusto e previsto posto nella “communitas”. Mi auguro che, costantemente impegnandosi nella ricerca del “sempre meglio”, come Giudicariesi si possa essere coscienti di essere dei componenti attivi che hanno l’eccezionale fortuna di vivere in una incomparabile e benefica “oasi” nel deserto di un contesto sociale che, altrove, è nell’evidente pericolo di perdere ciò che, invece, le Giudicarie ancora posseggono e che devono impegnarsi a conservare. Assai presto io dovrò andare a trovarmi coi Giudicariesi che noi ricordiamo, ma sono sereno e lieto e convinto di lasciare le “mie Giudicarie” come le ho trovate e tuttora in cammino lungo la direttrice di sempre e… … e con un “Giornale delle Giudicarie” che funge da immancabile strumento di identità, di unione e di un procedere “tutti quanti insieme”, del quale continuerò a sentirmi riconoscente per l’ospitalità e gli spazi che ha sempre concesso al mio sentirmi Giudicariese fra i Giudicariesi.


Azienda sanitaria

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La Giunta provinciale ha approvato la riorganizzazione di Apss Potenziamento del Dipartimento di prevenzione, ripristino e potenziamento dei distretti sanitari anche a garanzia di una migliore integrazione sociosanitaria, istituzione di un’unica rete ospedaliera articolata su sette strutture aziendali secondo un modello di “ospedale policentrico”, fortemente integrato con il territorio, per garantire la continuità della cura e della presa in carico, e in raccordo con la Scuola di medicina e chirurgia di Trento. Sono questi i punti cardine del nuovo modello organizzativo dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari definito lo scorso anno dalla Giunta e approvato lo scorso 14 maggio. Di fatto, si tratta del coronamento di lungo percorso di ascolto, sia interno sia esterno. Moltissime le riunioni dei gruppi di lavoro e gli incontri con i dipendenti, per capire dove e come

migliorare i processi lavorativi e la qualità dei servizi che Apss offre ogni giorno ai cittadini trentini. Parallelamente sono stati coinvolti tutti gli attori del sistema sanitario e non solo, dai comuni alle comunità di valle, dagli ordini professionali alla consulta della salute e l’università. Tanti incontri per raccogliere stimoli (e anche critiche) per costruire un nuovo modello organizzativo della sanità trentina. Il frutto di questo lavoro è una «riforma» che avvicina i servizi territoriali e ospedalieri al cittadino, garantisce equità di accesso alle cure e assicura una presa in carico integrata del paziente. La novità più rilevante riguarda l’istituzione dei tre “nuovi” distretti, a cui è affidata la governance dell’accesso e della continuità delle cure con un ruolo di coordinamento e di integrazione, in stretta

Medicina di gruppo integrata: attivate le prime otto associazioni in Alto Garda, Ledro e Giudicarie Sono 33 le nuove associazioni di medicina di gruppo integrata attivate nei vari ambiti del territorio Trentino, otto in Alto Garda, Ledro e Giudicarie. L’attivazione delle prime associazioni rappresenta un importante passo avanti verso una vera e propria riforma dell’assistenza primaria, che rilancia la funzione dei medici di medicina generale, riconoscendone il ruolo centrale nel Sistema sanitario provinciale. Le Mgi sono di fatto libere associazioni tra medici che assicurano continuità di assistenza ai pazienti, grazie ad orari integrati di ambulatorio e alla presa in carico da parte di tutti i medici associati. Le medicine di gruppo integrate sono previste da un accordo provinciale sottoscritto a novembre 2021 tra Azienda provinciale per i servizi sanitari, Assessorato alla salute e le organizzazioni sindacali di categoria e rientrano in una più ampia riorganizzazione della medicina di famiglia. La medicina di gruppo integrata assicura la continuità dell’attività di assistenza, perché l’attività dei singoli medici nei rispettivi ambulatori si affianca ad un’attività nella sede dell’associazione, dove possono essere presenti collaboratori di studio per la gestione della parte amministrativa e personale infermieristico. Le associazioni attivate in questi primi mesi del 2022 nei vari ambiti territoriali sono 33, per un totale di 142 medici che hanno scelto di associarsi: otto a Trento e Valle dei Laghi, dieci in Vallagarina e altipiani Cimbri, otto in Alto Garda, Ledro e Giudicarie, due in Valsugana, Tesino e Primiero, cinque in Valle di Non e Sole, Rotaliana e Paganella.

connessione con l’ospedale policentrico (centri specializzati per patologia distribuiti sul territorio che garantiscono la prossimità delle cure, la complementarietà e sussidiarietà delle strutture ospedaliere). Ogni ospedale di valle sarà caratterizzato come ospedale di riferimento provinciale per alcuni percorsi. I distretti sono tre, con sei ambiti territoriali: distretto Nord (Trento e Valle dei Laghi; Val di Non e Sole, Rotaliana, Paganella), distretto Sud (Vallagarina e Altipiani Cimbri; Alto Garda e Giudicarie), distretto Est (Cembra, Fiemme e Fassa; Valsugana, Tesino e Primiero). I distretti non sono compartimenti stagni, ma una soluzione organizzativa che permette di decentrare al meglio i servizi. La nuova riorganizzazione prevede poi i dipartimenti territoriali, ospedalieri e transmurali (con la creazione di

tre nuovi dipartimenti transmurali: pediatrico, ostetrico-ginecologico e “anziani e longevità”). Centrale il rapporto tra il nuovo assetto e il percorso di riforma della medicina di famiglia e territoriale. Una delle novità fondamentali della riorganizzazione è infatti la Rete professionale locale che punta a ad un’integrazione generale dei professionisti sanitari e socio sanitari sul territorio per portare la salute a casa del paziente, offrendo tutte quelle prestazioni domiciliari che costituiscono la quasi totalità del fabbisogno in termini di risposta sociosanitaria dei cittadini. Questa è la chiave di volta per migliorare in modo importante la sanità del presente e futuro, considerando l’invecchiamento e l’aumento delle malattie cronico-degenerative. Fondamentale poi il ruolo della Scuola di

Covid-19: il numero verde 800 867 388 ha sospeso l’attività Non è più attivo da fine maggio il numero verde coronavirus, per oltre due anni punto di riferimento per tutti i cittadini trentini (e non solo) alla ricerca di informazioni e chiarimenti sulla campagna vaccinale, il Green pass, i tamponi, gli isolamenti, le quarantene e in generale sui provvedimenti nazionali e locali che hanno scandito l’emergenza Covid. In questi due anni gli operatori hanno risposto ad oltre 200mila chiamate lavorando, nella fase più acuta dell’emergenza, anche sette giorni su sette. Visto il calo delle telefonate di queste ultime settimane e il rientro ad una fase ordinaria si è deciso di sospendere l’attività. Il numero verde 800 867 388 è stato gestito dalla Provincia autonoma di Trento attraverso la Centrale unica di emergenza con la collaborazione dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Con la fine dell’attività del numero verde i cittadini possono fare riferimento all’Urp di Apss (0461 904172 | 800 806 806 (da fisso) | urp@apss.tn.it) e al sito di Apss, dove ci sono un’ampia sezione FAQ sempre aggiornata (https://www.apss.tn.it/Novita/Notizie/ Covid-19-le-FAQ) e Covibot, il chatbot che risponde in automatico alle domande su tamponi, isolamenti e vaccinazioni. Ricordiamo che in caso di positività la Centrale Covid non chiama il positivo per la presa in carico: tutte le informazioni necessarie alla gestione dell’isolamento e alla prenotazione dei tamponi di guarigione sono presenti in allegato al referto del tampone positivo su TreC+ (https://trec.trentinosalute.net/). Per vedere l’esito del tampone e il certificato di isolamento su TreC+ non è necessario lo SPID, bastano il codice consegnato al momento dell’effettuazione del tampone, la tessera sanitaria e il codice fiscale. Possono accedere a TreC+ anche i non residenti in Trentino; in caso di perdita del codice basta richiederlo al centro (farmacia, privato etc.) dove è stato fatto il tampone.

Centro vaccinale Tione: le aperture del mese di giugno Per accedere al centro vaccinale di Via Roma (Teatro comunale) è consigliata la prenotazione al CUP online per evitare attese, agevolare il lavoro del centro e anche per avere l’opportunità di scegliere la tipologia di vaccino. Sarà comunque possibile presentarsi senza appuntamento (solo nel caso della vaccinazione Covid-19). Gli orari di apertura possono subire variazioni in base alle prenotazioni. Vaccinazioni adulti

Vaccinazioni pediatriche

Giovedì 9 giugno

8.30-12 14-15.30

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Giovedì 16 giugno

8.30-12 13-15.30

Giovedì 23 giugno

8.30-12 13-15.30

Giovedì 30 giugno

8.30-12 14-15.30

medicina per valorizzare la rete ospedaliera provinciale e fornire un centro di eccellenza da spendere anche per arricchire le competenze dei presidi nelle valli. La

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nuova organizzazione – che dovrà andare a regime entro il 1° gennaio 2023 – comporta un maggiore costo complessivo su base annua di circa 2 milioni di euro.

La Rsao di Tione di nuovo operativa Le attività della Rsao ospedaliera di Tione sono riprese con regolarità a fine marzo, mantenendo la funzione territoriale extraospedaliera Covid con 14 posti letto. La situazione epidemiologica, seppur in miglioramento, non consente ancora il ripristino della funzione originaria della Rsao. Fino al 30 giugno la struttura potrà quindi essere utilizzata come «struttura territoriale Covid» per i pazienti positivi di mediobassa complessità non bisognosi di ricovero in ospedale ma impossibilitati a rimanere a casa. Nel corso del mese di marzo la Rsao ha subito una breve chiusura legata principalmente alla drastica riduzione delle necessità di ricovero dei pazienti Covid, a cui si è associata un’inattesa carenza di organico. La cooperativa Spes che gestisce la struttura è riuscita in breve tempo a reperire il personale infermieristico adeguato a ripristinare gli organici e quindi a garantire i necessari livelli di qualità assistenziale con il supporto del personale medico messo a disposizione da Apss, assicurando la riapertura della struttura nei tempi previsti, dopo le necessarie operazioni di sanificazione degli spazi. Continua così ad essere garantita una funzione strategica per la comunità giudicariese, oggi per quanto riguarda le esigenze connesse ai contagi Covid e in futuro nella prospettiva di realizzare una struttura di transizione necessaria sia all’ospedale di Tione che al territorio circostante per i pazienti di medio-bassa complessità non bisognosi di ricovero ospedaliero ma impossibilitati a essere assistiti al proprio domicilio.


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Tutti giù per terra

GIUGNO 2022

Spero che ritorni presto l’era del cinghiale bianco Mentre gli scienziati mostrano al mondo le prove dell’esistenza di un buco nero al centro della Via Lattea, mentre nello spazio AstroSamantha combatte il tedio della vita in navicella postando video su TikTok, mentre in Europa Finlandia e Svezia bussano alle porte della Nato, in Italia l’argomento in tendenza ha le tozze fattezze di un mammifero brutto, nero e (dicono) parecchio irascibile. Dopo quasi mezzo secolo dall’uscita dell’album ‘L’Era del Cinghiale Bianco’, opera che consacrò Franco Battiato come stella nascente del pop tricolore, ritorna all’attenzione mediatica nazionale il vorace onnivoro. Ma per fatti che stavolta poco attengono al mondo dell’arte. Da Milano a Roma, passando per la Val del Chiese, l’ungulato sta generando non pochi scazzi tra agricoltori e comuni cittadini. Il Web racconta di un crescente tasso di impopolarità dell’ingordo animale, e rilancia video virali che riprendono interi branchi durante serafiche scampagnate ai Navigli milanesi o per le strade dei Parioli. Il tutto “Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre”. Queste le suggestive parole poste all’inizio del Salmo 137, dove si descrive il lamento del popolo di Israele esiliato a Babilonia dopo la caduta di Gerusalemme nel 587 a.C. Quanto dolore, quanti sentimenti di angoscia, quanti intimi interrogativi si nascondono dietro queste affermazioni: come avere forza dentro di sé a seguito del drammatico esodo cui si è dovuti andare incontro? Come sentirsi sereni in una situazione di lontananza da ciò che si ha di più caro e capaci, in questo personale limbo esistenziale, come avere la forza di pregare Dio? Quante volte abbiamo letto questo salmo provando una certa emozione pensando tuttavia che fin dei conti si trattasse di “cose dell’antichità” che nel nostro sviluppatissimo mondo non potevano più succedere. Eppure oggi, più di duemilacinquecento dopo, queste affermazioni risuonano purtroppo ancora come estremamente attuali. La guerra, in realtà le guerre, sono di fatto ancora una realtà presente in molte parti della terra. Se-

sotto gli occhi di passanti attoniti e rassegnati. Nelle Giudicarie, campi e orti sono diventati piatti gourmet per i picnic di questi animali, che hanno una e una sola colpa, che poi tanto ‘colpa’ non è: quella di dover soddisfare il loro bisogno di cibo. Le loro scorribande fanno tabula rasa dei prati di mezza montagna, compresi quelli adiacenti alle case da mont scatenando ire e fucili dei danneggiati. A Roma si registrano da anni frequenti incursioni del mammifero a banchettare nella spazzatura e nei parchi pubblici. La causa è l’emergenza rifiuti, questa sì vera e propria colpa tutta ‘umana’. E sciagura tra le sciagure, tra covid, guerra e crisi energetiche, ci mancava solo lo spauracchio della peste suina. ‘Non è trasmissibile agli umani’ hanno rassicurato gli esperti. Sarà vero? In arrivo nuove orde di negazionisti e complottisti, pronti a razziare i creduloni del Web. E che Dio ci scampi dalla riesumazione di vecchi virologi tenuti in naftalina e pronti di nuovo a impazzare in Tv come stalloni sulle prate-

rie della prima serata. La strategia umana contro l’invadenza animale è (quasi) sempre la stessa: quella dell’abbattimento. Fatto sta che tra pipistrelli causa di pandemie mondiali, schianti tra auto e cervi, orsi particolarmente espansivi e cin-

ghiali parecchio affamati, la convivenza tra Sapiens e fauna selvatica si fa sempre più complicata. E pensare che il cinghiale è considerato da alcune culture animale nobile e fierissimo. Nella mitologia celtica ad esempio, era visto come simbolo

Tutti giù per terra di Massimo Ceccherini Podio

di forza e di vitalità, animale sacro emblema di spiritualità contrapposto all’orso, simbolo della dimensione temporale. Secondo la tradizione indù il cinghiale è uno dei dieci avatar di Vishnu. La sua Era, quella del Cinghiale Bianco appunto,

è un ciclo cosmico in cui l’Uomo acquisisce finalmente assoluta consapevolezza spirituale di sé e di tutte le cose. L’Onniscienza come strumento di salvezza dell’anima. Attraverso il ricordo di alberghi pieni a Tunisi e di studenti di Damasco, Battiato già nel 1979 cantava la speranza in un ritorno a un periodo storico in cui l’Umanità potesse risvegliarsi da un lungo sonno, abbandonare le false illusioni del materialismo e riabbracciare una nuova e consapevole spiritualità. Monito ancora attualissimo. Oggi più di ieri. Il Cinghiale dunque come auspicio di affrancamento dal torpore tossico della cruda materia. Come metafora per spiegare l’esigenza di una conversione alla dimensione mistica e religiosa. Come urgenza di una scossa al rincoglionimento dilagante, indotto da decenni di tivvù spazzatura, di inflazioni egoistiche e corse all’oro, di bolle narcisistiche e deliri autoconsumistici, di derive (a)social e default valoriali. Che tutti questi cinghiali, visti i tempi che viviamo, ci stiano dicendo questo?

Il grande esodo della guerra Mariachiara Rizzonelli

“A salici di quella terra appendemmo le nostre cetre”. Come la guerra causa ancora dolore e fuga, una riflessione sul conflitto in Ucraina. condo i dati riportati dalla Ong, Armed conflict location & event data project (Acled), specializzata nella raccolta, nell’analisi e nella mappatura dei conflitti infatti al 21 marzo 2022 se ne potevano contare ben cinquantanove, con punti estremamente caldi in Afghanistan (dove i talebani hanno preso il potere ad agosto 2021), in Birmania-Myanmar (dove dilaga una guerra

contro gruppi ribelli), nelle Filippine e in Pakistan (dove si combattono ii militanti islamici), in Thailandia (dopo il colpo di Stato dell’esercito del maggio 2014) e da ultimo nella vicinissima Ucraina. Guerre che ancora causano migliaia di morti e feriti tra i militari ma soprattutto tra tantissimi civili inermi, la cui unica colpa è quella di essere nati nella parte sbagliata del mondo, danni enormi alle infrastrutture del territorio, povertà diffusa e la fuga all’estero di milioni di persone, soprattutto mamme, giovani e bambini, anziani. Si tratta di situazioni alle quali ormai, grazie ad internet, ai canali social e alla TV, possiamo assistere ogni giorno in presa diretta con grande impatto emotivo. Il fatto poi che nel caso dell’Ucraina la guerra stia insanguinando uno stato giusto al di là dei confini del continente europeo sta veramente scuotendo l’opinione

pubblica locale. Colpita tra il resto di rimando in maniera concreta anche dalle sanzioni economiche scelte dall’Unione Europea in risposta all’invasione unilaterale del paese da parte della Federazione Russa (vedi i rincari di tutte le fonti energetiche). Mai come ora il mostro della guerra sembra essere così veramente vicino. Di fronte a tutto questo cosa fare? Lasciarsi andare allo scoramento? O magari alla tentazione di non farsi coinvolgere con la giustificazione che in realtà non possiamo avere voce nelle decisioni dei grandi della terra? Si tratta di fatto di opzioni che non mettono pace nel nostro cuore e non aiutano a cambiare di molto la situazione attuale. Con-dividere può essere invece la soluzione, dividere con gli altri il poco che abbiamo e sappiamo fare (Papa Francesco dice sempre “Noi siamo granellini di sabbia. Ma tutti assieme facciamo una

grande spiaggia”). Possiamo così offrire la nostra preghiera (per la pace, il popolo ucraino, i capi di stato coinvolti, le locali chiese cattolica e ortodossa), le nostre energie (mettendoci a servizio di qualche associazione umanitaria), e anche un po’ di quanto abbiamo (aderendo alle raccolte organizzate per aiutare chi vive sotto le bombe e chi scappa). Anche i nostri nonni hanno vissuto situazioni simili. A Condino e a Brione infatti nella Prima Guerra Mondiale si poneva il fronte della battaglia tra le truppe italiane e quelle austriache. Di civili morti allora non ce ne sono stati molti solo perché mentre gli uomini erano stati arruolati nell’esercito austriaco e mandati a combattere in Galizia (i moderni Oblast di Leopoli, Ternopil e Ivano- Franksivs’k!), le donne, i bambini, gli ammalati e gli anziani del posto, dopo l’invasione di campo italiana, sono stati obbligati dai Sa-

voia a sfollare in Piemonte per quattro lunghi anni. Sono tante le testimonianze dell’epoca che riportano la nostalgia per la lontananza degli affetti e delle cose più care e l’iniziale senso di smarrimento e la vergogna per dover dipendere in tutto che provarono i nostri allora. I piemontesi tra il resto si aspettavano di veder arrivare una serie di persone poco più che civilizzate. Scoprirono poi che rispetto a loro tutti sapevano leggere e scrivere ed erano ottimi lavoratori. E li apprezzarono. A pace conclusa tuttavia pochissimi vollero rimanere in quella terra tanto lontana anche se erano ormai riusciti a farsi stimare. Casa è casa. Come molti degli ucraini arrivati in questi mesi in Trentino dicono con i loro occhi tristi. Facciamo quindi quello che possiamo per loro pensando che anche noi un tempo fummo aiutati a nostra volta.


Opinioni a confronto BOTTA E RISPOSTA

vilgiat@yahoo.it

Caro Amistadi, dato che ormai ti consideriamo un po’ tutti esperto di politica, vorrei che mi spiegassi il comportamento di quella “strana coppia” che sembra essersi formata ultimamente in Parlamento. Fino all’altro ieri si disprezzavano, oggi sembra che la pensino allo stesso modo. Parlo di Matteo Salvini in coppia con Giuseppe Conte che stanno creando non pochi problemi al Governo Draghi, che vogliano liberarsene di Draghi? Sarebbe un suicidio per la politica e per tutti noi...cosa succede? Mario Hai ragione, amico mio, Salvini e Conte non hanno mai dato in passato dimostrazione di avere, fra di loro, particolare affetto, o condivisioni politiche decenti, anzi, si guardavano in cagnesco ad ogni occasione. Poi, d’improvviso, è scoppiato l’”amore”. Di punto in bianco. Mai, in passato, avevano dato prova di comunanza d’interessi. Sono in molti a chiedersi cosa sia successo. Il punto d’incontro fra i due sembra essere l’amicizia di entrambi con Vladimir Pu-

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La strana coppia Conte-Salvini tin. Oddio, nessuno dei due esprime solidarietà al despota russo, sono piuttosto cauti nelle loro dichiarazioni. Ne va della loro credibilità. Ma sia Salvini che Conte ultimamente hanno preso le distanze dal Governo, rifugiandosi dietro ad un pacifismo neutralista poco chiaro nella sua definizione. Ambedue, quasi fossero d’accordo, chiedono chiarezza sugli obbiettivi che Draghi si pone nella gestione della solidarietà con l’Ucraina, e soprattutto sono contrari all’invio di aiuti e armi a Kiev. A ben pensarci, questa comunanza di idee fra i due non è neanche troppo difficile da capire. Conte è pervaso soprattutto dalla sua avversione nei confronti del Presidente Draghi considerandolo un usurpatore per averlo sostituito nella guida del Governo su nomina del presidente Mattarella. Così coglie ogni occasione per mettere i bastoni fra le ruote al governo Draghi per ostacolarne l’operato, perché, secondo lui, il Governo spettava a lui e di certo non c’era bisogno di scomodare Draghi. Salvini ha invece tutt’altri intendimenti. E’ alla ricerca di allea-

ti che gli permettano, in caso di vittoria del centrodestra alle prossime elezioni, di ottenere la guida del Governo, scavalcando le ambizioni di Giorgia Meloni, molto meglio posizionata, con la quale persiste una forte rivalità. Stando ai sondaggi la Meloni è in netto vantaggio sulla Lega, ma Salvini non ci sta ed è al lavoro per portare dalla sua parte un maggior numero di alleati (vedi anche l’assiduo corteggiamento di Berlusconi) così da poter rendere più facile ottenere la guida del Governo a scapito della Meloni. Come si può capire, Conte e Salvini sono impegnati nella tutela di interessi personali, che niente hanno a che fare con la politica e che certo ben poco hanno a che fare con i reali interessi degli Italiani che , in questa fase, con la guerra in Ucraina, e la questione dei fondi europei legati a tutta una serie di riforme istituzionali, non hanno bisogno di “beghe” farlocche, né tantomeno, di rotture con la linea del resto d’Europa alla quale il governo Draghi si attiene con scrupolo e responsabilità. Adelino Amistadi

“Che tristezza questo Parlamento!” Da qualche tempo il “mantra” della politica sembra essere la necessità di ritornare alla centralità del Parlamento. Non c’è giorno che non ci sia una forza politica che rivendichi la centralità del Parlamento. Purtroppo non abbiamo il miglior Parlamento che si possa augurare ad un Paese. Abbiamo un Parlamento assenteista, impreparato, inconcludente ad ogni livello. E’ lo stesso Parlamento che un anno fa ci ha costretti a rivolgerci ad un tecnico qualificato per salvare la barca che stava naufragando. Mattarella ha chiamato Draghi e sembra che che la barca sia tornata a navigare. Purtroppo il nostro attuale non è un Parlamento all’altezza dei sessanta milioni di Italiani che aspettano di essere governati nel migliore dei modi. Poche idee, in gran parte confuse, e parlamentari più dediti alla protezione della propria poltrona che impegnati nell’interesse del nostro Paese. Peccato, auguri Italia sei proprio messa male…. Marcella Condivido in gran parte il tuo pensiero. Però non è che sia tutta colpa dei parlamentari che non sanno fare

il loro mestiere. E’ colpa soprattutto di chi li ha votati, del popolo italiano e dei pessimi partiti guidati da leader improvvisati e poco adeguati al lavoro che sono chiamati a fare. Probabilmente si è votato quelli che c’erano non essendocene altri di migliori. Insomma, se l’Italia è messa male, e il parlamento non è all’altezza, la colpa, alla fine, è di chi propone certi candidati e di chi li sceglie. Sarebbe urgente una riforma del sistema elettorale e della Costituzione che potrebbe migliorare molto le cose, ma non illudiamoci, la riforma, proprio perchè potrebbe cambiare molte cose, non verrà mai votata. Ne sono certo. (a.a.)

Alpini, si sta offendendo Meloni, davvero in grado un corpo glorioso di governare un Paese? Sono incazzato nero, sono un Alpino, e sono profondamente offeso da quello che leggo sui giornali e sui social... non si può screditare un glorioso Corpo come quello degli Alpini. Ed ancor più mi sorprende che ci sia chi sta raccogliendo firme per abrogare le prossime adunate. Ho partecipato a più di trenta adunate nazionali, mai successo niente. Ho l’impressione che chi oggi se la prende con gli Alpini non abbia la più pallida idea della storia degli Alpini e cosa siano ancora oggi gli Alpini. Tutto questo casino è semplicemente inaccettabile. Enzo La proposta di abolire l’adunata organizzata ogni anno dall’Associazione nazionale Alpini è del tutto insensata e senza giustificazioni. Innanzi tutto perché nessuno ha ancora dimostrato responsabilità dirette o indirette da parte dell’ANA o di suoi esponenti rispetto alle denunce di molestie e violenze sessuali che si sarebbero verificate a Rimini durante l’adunata. E prima di prendere una decisione punitiva bisognerà che le accuse siano provate. Questo vale per tutti, in

questo come in ogni altro caso. É garantismo che deve essere applicato sempre non solo quando conviene o fa comodo. Detto questo ci sono altre considerazioni da fare. Nella storia anche recente del nostro Paese ci sono stati raduni d’ogni tipo un po’ in ogni parte d’Italia dove purtroppo son successi fatti gravi con reati di vario tipo, tali eventi sono stati aboliti o vietati? Direi proprio di no. Di certo saranno state imposte regole di sicurezza più severe ed azioni di controllo più incisive, atte ad una attività di prevenzione e di blocco di eventuali comportamenti sbagliati, incivili ed illegali. Cosa che farà anche l’ANA in vista delle prossime adunate, ma la sospensione per qualche anno del tradizionale raduno delle Penne Nere sarebbe una decisione ingiusta e senza precedenti. Proprio nei giorni in cui il Parlamento italiano ha deciso di dedicare una giornata alla memoria e al sacrificio. E’ singolare che un mese dopo il riconoscimento da parte del Parlamento del ruolo eroico di ieri e di oggi del Corpo degli Alpini siano stati investiti dalla bufera di Rimini. Ragionateci su...(a.a.)

Giorgia Meloni sembra essere ormai ad un passo dal vincere le elezioni del prossimo anno e candidarsi cosi alla presidenza del Consiglio. Sono in molti ad esserne preoccupati, sarà in grado di guidare un Paese con sessanta milioni di abitanti, saprà reggere le traversie che di solito abbondano nella politica italiana. Tu che ne dici? Alessandro Il tema della candidatura della Meloni a premier è interessante e da giorni sempre più sul tavolo. I sondaggi la danno vincente alle prossime elezioni e sono in molti a chiedersi se sarà in grado di governare. Proprio sulla base dei crescenti consensi che i sondaggi attribuiscono al suo partito , ha ovviamente tutto il diritto di aspira-

re alla guida del paese. E coloro che cercano di fregarla tirando in ballo il suo passato, con la solita e stantia polemica anti-fascista, dimostrano, tutto sommato la loro debolezza. Il problema eventualmente è un altro. Perchè la candidatura a premier della Meloni possa essere davvero efficace dovrà essere segnata da un paio di condizioni. Che sia accompagnata da una classe dirigente di

governo di prim’ordine, adeguata e riconosciuta ad ogni livello, in particolare a livello europeo, chiudendo ogni finestra col passato. E che FdI alle prossime elezioni risulti senza se e senza ma il partito più votato, ma anche la forza politica di coalizione di centrodestra unita e vincente. A quel punto, con buona pace di molti, Giorgia Meloni avrà l’incarico di governare l’Italia. (a.a.)


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