I numeri della manovra: le aspettative

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Lamberto Aliberti

I numeretti della manovra

Le aspettative Mai più. Nessuno dimenticherà la forma con cui la Manovra 2019-2021 è andata al voto e dunque si è offerta a tutti, compresi gli analisti. 270 pagine così: rimandi e correzioni. Qualcosa di più di una sfida alla democrazia, nel rendere impossibile la discussione in aula, del resto neanche proposta, un ginepraio che sfida il parlamento, oltre tutti noi. E sembra che neanche il governo ci si raccapezzi tanto, basta richiamare un provvedimento che ha fatto scalpore per la sua universale acutissima impopolarità, da confrontare con un rendimento tutto sommato non eccelso: il raddoppio (dal 12% al 24%) dell’aliquota fiscale Ires (l’imposta sul reddito delle società) per gli enti non commerciali, cioè anche per coloro che operano nel campo no profit. Si sono pentiti. La cambieranno. Dunque c’è roba provvisoria, anche dopo l’approvazione. Del resto 2 provvedimenti cardine: reddito di cittadinanza e pensioni sono


Lamberto Aliberti

dichiaratamente da finalizzare, anzi da varare, visto che si conosce il solo budget e forse non è sicuro neppure quello. Parecchio, allora, per sottrarsi ad un’analisi e una valutazione, se non proprio scientifica, razionale. Tentazione respinta. Faremo il nostro lavoro: applicare i numeretti al bailamme del documento programmatico. Solo che, proprio perché tale, dovremo farlo almeno in 2 tempi. Da come l’avete messa giù, caro Salvini, un bilancio, in termini di entrate e uscite, e anche l’effetto sul PIL, ci siete riusciti a farlo solo voi – ma l’avete fatto? E le diverse fonti spesso divergono, qualche volta di molto. Ci atterremo a quanto convenuto con l’Unione Europea. E cominciamo dalla fine: i numeretti sotto forma di totali, nell’orizzonte temporale del medio periodo: il 2017 è ormai consegnato alla storia, la cui fonte è Eurostat, il 2018 è una proiezione del primo semestre disponibile, grazie all’Istat, il futuro è la Manovra.

Sintesi. milioni e %

2017

2018

2019

2020

2021

entrate

799703

800903

840830

889178

913630

spesa netta

778114

758407

764539

805207

820337

interessi

62649

88830

113045

116256

119556

avanzo primario

18723

22787

27994

26264

30012

indebitamento

41060

46334

36754

32285

26262

debito

2263479 2309814 2346568 2378853 2405115

PIL correnti

1724955 1761179 1801686 1853935 1902137

debito/PIL

131,22

131,15

130,24

128,31

126,44

deficit/PIL

-2,38

-2,63

-2,04

-1,74

-1,38

diagrammazione, la nostra arma principale. Cominciamo netta e interessi.

Ecco un quadro sintetico delle principali grandezze in gioco.La tabella da sola aiuta poco a farci un’idea delle aspettative del nostro Governo nel triennio in corso, ma ci può consentire un approfondimento e una migliore analisi, se accostata alla da entrate, spesa Non siamo spendaccioni. La spesa pubblica è costantemente inferiore ai ricavi, frutto di tassazione in misura largamente prioritaria. Quanto disturba sono, senza alcun dubbio, gli interessi, che paghiamo sul debito.


Lamberto Aliberti

Oltretutto Nel 2018 compiono un balzo notevole, circa un 43% in più. E non era solo la crescita del debito. Ricordiamo tutti un termine nuovo: spread, divario del nostro tasso d’interesse rispetto ai tedeschi. Ce lo siamo tirati addosso a partire dai primi mesi dell'estate scorsa, in virtù di qualche chiacchiera governativa di troppo: fare quel che ci pare, lasciare l’UE e così via. La manovra non ne parla. È però leggibile fra le righe che non ci si aspetta troppo su questo fronte, al massimo l’erosione di qualche decina di punto, a fronte del raddoppiamento attuale. A questa aspettativa ci siamo attenuti. Dobbiamo però sottolineare che nell’orizzonte futuro è destinato a diventare l'accusato principale. È chiaro che nella spesa netta sono inseriti i principali provvedimenti caratterizzanti la manovra, in particolare Reddito di cittadinanza e Anticipo nelle pensioni. Reggerà la stima che viene fatta? Ricordiamoci che stiamo richiamando le aspettative del Governo, nella misura in cui sono state convenute con l’Unione Europea. Sono meno che previsioni. In larga parte binari su cui tentare di scorrere, se lo scenario economico e sociale lo consente. In qualche caso, lo scopriremo, sono speranze. Ora 2 indici importanti:

 l'Avanzo primario, risultato della differenza di Ricavi meno Spesa netta l'Indebitamento, che alla grandezza precedente somma gli Interessi passivi. I propositi sono chiarssimi:  sostanziale stabilizzazione dell'avanzo primario  discesa dell'indebitamento, a partire dall’anno in corso. La mano dell’UE non sembra per niente estranea.


Lamberto Aliberti

Le 2 variabili centrali dell’economia e della politica. Entrambe in crescita. Anche il debito? Sì perché seppure l’indebitamento scende, sempre indebitamento è.

debito/PIL 132,00 131,00 130,00 129,00 128,00 127,00 126,00 125,00 124,00

debito/PIL

2017

2018

2019

2020

2021

È piuttosto la crescita del PIL (espresso a prezzi correnti, per omogeneità con le altre variabili) a dover essere vista con sospetto. I segnali sono già ben visibili nel terzo e soprattutto quarto trimestre dell’anno scorso. Ma l’arcigna

Commissione Europea l’ha accettato e tant’è.

deficit/PIL 0,00 -0,50

2017

2018

2019

2020

2021

-1,00 -1,50 -2,00 -2,50 -3,00

deficit/PIL

Dinamica indubbiamente positiva del primo indice fondamentale di rischio economico: il Rapporto Debito/PIL (%): dai massimi del 2017-2018 all’erosione di quasi 5 punti % del 2021. È indubbiamente la

volontà europea. Che si realizzi è da vedere. Lo stesso è da dire circa il rapporto Deficit/PIL. Non possiamo dimenticare la battaglia dicembrina col Governo abbarbicato al 2,4%, che è finita con quello strano 2,054 attuale. Stessa matrice per i 2 anni successivi, orientati a un abbozzo di “uscita dal debito”, di cui non si parla mai e neanche si pubblica. Insomma, nessuno sembra crederci. Il percorso su queste grandezze centrali un po’ di disagio lo lascia. Gli echi della politica andavano caratterizzandosi, come già detto, su Reddito di Cittadinanza e Anticipo Pensioni, mentre ci troviamo la lotta al fantasma del debito. Un segnale chiarissimo che la nostra analisi non può fermarsi qui. Dunque ecco il programma principale.


Lamberto Aliberti

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Lamberto Aliberti 16/1/2019

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