La barchetta e il gigante

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Martina Macor

La barchetta e il gigante



Martina Macor

La barchetta e il gigante


Era un caldo pomeriggio d’estate quando Jacopo stava camminando per Venezia in direzione dell’officina di suo papà che costruiva barche. Ma non quelle lattine galleggianti e nemmeno le preziose sculture di legno che si muovono a remi. Le sue erano barchette di carta.



“Papà! Vorrei giocare con una barchetta. Potresti costruirne una per me?”, chiese Jacopo con molto entusiasmo, una volta arrivato all’officina. “Certo, ma prometti di fare attenzione”, rispose il papà, già all’opera.



Jacopo iniziò a vagare per la città, facendo sfrecciare la sua barchetta in aria, tra un vicolo e l’altro, su e giù per i ponti. Gli piacevano tantissimo le barche che costruiva il suo papà, dai colori della carta, al fatto che fossero leggere e forti allo stesso tempo. Ma soprattutto, adorava il loro segreto.



Quelle di suo papà, erano barche magiche che, a contatto con l’acqua, si trasformavano, diventando grandi abbastanza da poterci salire sopra. Addirittura si potevano ingrandire fino a trasportare più persone e oggetti contemporaneamente.





Con un veliero di carta, anche Jacopo poteva immaginare di essere un esploratore dei mari che, in compagnia di una ciurma coraggiosa, andava in cerca di paradisi terrestri sconosciuti.



Jacopo iniziò a navigare tra i canali della città fino a uscire in laguna verso una delle bocche di porto. Ad un certo punto vide in lontananza una grande sagoma scura. Spinto dalla curiosità, decise di avvicinarsi.



Proprio lì, all’entrata della bocca di porto, si trovava un enorme gigante di metallo. “Fermati! Sei troppo grande per proseguire!”, urlò Jacopo al gigante. “Ma perché? Io non voglio far niente di male. Vorrei solo visitare la città più bella del mondo”, affermò il gigante emettendo un forte rimbombo.



“Sai, vorrei vedere quei paesaggi magnifici che gli artisti hanno dipinto nel corso della storia e tutti i posti che si trovano sulle cartoline”, continuò. “Lo capisco. La città, con il suo fascino e la sua unicità, attira l’attenzione di molte persone”, disse Jacopo. “Però Venezia è molto di più: Venezia è laguna. E in laguna ci sono tanti piccoli paradisi naturali, isole abitate da persone un pò strane, ma interessanti.”



“Purtroppo sei troppo grande. Venezia e la laguna sono tanto belle quanto fragili, proprio come la mia barchetta di carta. Continuando verso la città, rovineresti i fondali e, ad ogni passo, tanta acqua si sposterebbe, mettendo in pericolo la città stessa, la laguna e le persone che ci vivono”, aggiunse.



“Se solo fossi più piccolo, potrei accompagnarti io alla scoperta dei tesori nascosti della laguna”, propose Jacopo.



“Non lo sapevo! Io volevo solo visitare la città. Penso che sia veramente stupenda e desideravo da tanto fare questo viaggio per poterla ammirare”, rispose il gigante. “Aspetta! Proverò a diventare più piccolo!”



Improvvisamente l’acqua intorno ai piedi del gigante iniziò ad agitarsi e lui a tremare. Si stava rimpicciolendo! “Ma è fantastico!”, rise Jacopo nella barchetta smossa dalla trasformazione. “Sarà la magia che circonda Venezia ad averlo reso possibile”, replicò il gigante salendo sulla barchetta, pronto a partire.



I due nuovi amici iniziarono a navigare. Jacopo accompagnò il gigante a visitare la città. Poi, però, decise di portarlo lontano dal rumore delle valigie e delle voci che risuonavano tra le calli di Venezia. Si diressero verso quella che per Jacopo era il vero tesoro veneziano: la laguna. Si fermarono su un paio di isole, dove incontrarono alcuni abitanti che raccontarono loro leggende e avventure della vita lagunare.



Trascorsero in barca tutto il resto della giornata, fino al tramonto, quando si avviarono verso la bocca di porto. Arrivati a destinazione, Jacopo fece rimpicciolire la barca e la raccolse. “Tieni, questa è per te, così ti ricorderai di me. E, se mai dovessi ritornare a Venezia, potremmo usarla di nuovo per navigare insieme.” “Grazie, Jacopo! Per la barchetta e per questa bellissima esperienza.”



Aspettarono ancora un pò, parlando di quello che avevano visto quel pomeriggio. Prima che diventasse troppo buio, rimisero la barchetta in acqua. Il piccolo gigante partì in barca verso una nuova avventura e Jacopo si riavviò verso casa, entrambi tristi e felici allo stesso tempo.



I due si salutarono lì, all’inizio del mare, uno contento di aver visitato la sua città preferita e l’altro felice di aver incontrato un nuovo amico.





La barchetta e il gigante Testi e disegni Martina Macor Progetto realizzato all’interno del corso di comunicazione visiva “Lagunar” (Facoltà di Design e Arte, Libera Università di Bolzano) In collaborazione con VITAL We Are Here Venice Giugno 2022




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