la Storia della Città
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Rossano, patria dei Santi Nilo e Bartolomeo, sta su un acrocoro di rocce a picco, ricche di minio (timpe rosse), che la fasciano come muraglia, a 270 m. di altitudine, tra colline e costoni verdi di olivi, guardando a sud ai contrafforti silani e a nord alto Jonio tarantino, che lambisce la dolce piana nobile di colture e di storia. Anche se non sono da ignorare frequentazioni magno-greche più antiche - basti pensare allo specchio greco ed al corredo funerario del V-IV sec. a.C. rinvenuti in località S.Stefano - le origini di Rossano vengono assegnate ad epoca romana e collegate storicamente alla famiglia Roscius, che l’ebbe come propria “villa” (da qui “Roscianum”). Baluardo naturale, fu privilegiata dai Romani, che vi costruirono una fortezza, il “Froùrion Rùskias” di Procopio; dovette, comunque, rivestire già da allora un ruolo importante, attesa la sua presenza nell’itinerario di Antonino, (inizi del II sec. d.C.), e l’esistenza, attestata da Procopio ed Eliano, di un porto-arsenale, che Adriano (76-138 d.C.) fortificò, cosi vasto da accogliere 300 navi e funzionante ancora nel sec. X, come si ricava dal “Bios” di S. Nilo. Nel 412 potè respingere Alarico, resistere a Totila nel 548 ed uscire indenne dalle scorrerie saracene. Coi bizantini (953 a.C.-1059), che ne determinarono lo sviluppo, visse la sua grande vicenda di caposaldo militare e amministrativo, sede, nella seconda metà del sec. X, dello stratego, centro di vita culturale e religiosa, della quale notevole componente fu la penetrazione monastica. Segni gloriosi sono rimasti nell’arte registrando il periodo più splendido della sua storia culminata con la sua ere-
In alto due antiche monete magno-greche (sec. V a.C.) conservate nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Rossano: una moneta di Thurio ed un tetradramma di Reggio Calabria. A destra, panorama del centro storico di Rossano e, sullo sfondo, il Mar Ionio.
zione a Vescovado (sec.VIII-IX) e a sede dello Stratego (sec.X), che ne fecero un importante centro di cultura e di arte: ancora oggi le Chiese di San Marco e della Panaghia, oltre al Codex Purpureus, ne sono la testimonianza più significativa. Con l’avvento dei Normanni e poi degli Svevi (secc. XI-XIII) la Città conservò il suo ruolo egemone di “libera Università”, autonomamente governata dal Sedile. Con gli Angioini (1266-1442), invece, andò perdendo il suo prestigio fino ad essere ridotta a “Principato”, concesso alla famiglia Ruffo. Le cose non migliorano durante la dominazione aragonese e borbonica, anche se bisogna registrare una ripresa culturale, stimolata dal sorgere di Accademie letterarie che ne tennero alto il nome. Tra OttoNovecento non mancò di dare il suo apporto ai fermenti di libertà del Risorgimento italiano e delle ricostruzioni post-belliche. Oggi, coerente con il suo passato, Rossano continua ad essere per i suoi frequentatori una Città ricca di civiltà e di cultura.
un intenso percorso religioso e culturale
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La penetrazione monastica al seguito delle truppe imperiali, intensificata nel secolo VII dall’invasione musulmana della Palestina, dell’Egitto, della Libia e nell’VIII dalla persecuzione iconoclasta in Grecia e a Costantinopoli, divenuta massiccia nel IX dalla Sicilia per effetto della conquista araba dell’isola, popolò i dintorni rossanesi di eremi e laure. Questi monaci hanno dato molto alla Città perchè, creando quel vasto movimento monastico detto “basiliano” hanno fatto di Rossano una delle principali zone ascetiche del mezzoggiorno; in secondo luogo perchè hanno lasciato un segno tangibile del loro passaggio nel fenomeno rupestre degli eremi e delle lauree, alcune delle quali, ancora oggi visibili, risultano ben conservate. Alcune di queste strutture si sono ben conservate, altre sono state inglobate in civili costruzioni, di altre si sono cancellate le tracce. Architettonicamente più interessanti quelle di contrada Calamo e di Santa Maria delle Grazie. Recenti teorie vogliono inserire il fenomeno rupestre in un più vasto e antico fenomeno socio-economico di utilizzazione laica. Ma il più importante segno che questi religiosi hanno lasciato della loro permanenza è rappresentato dal “Codex
In alto lo Specchio greco bronzeo (sec.VI-V a.C.) ed un antico codice musicale, entrambi conservati nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Rossano. A destra, le grotte ben conservate dell’ampio complesso rupestre di Contrada Calamo.
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Purpureus”, uno dei più antichi e preziosi codici miniati della paleografia medioevale. Per la sua ampiezza è un “unicum” rispetto ai frammenti conservati a Parigi, Londra e Vienna. Rossano, nel corso dell’età medioevale è una delle Città più importanti di irradiazione dell’Ellenismo religioso e culturale, infatti sono numerose e di alta qualità le sue Istituzioni educative e le scuole monastiche cittadine, dalle quali escono tre dei cinque Papi dati dalla Calabria alla Chiesa e uomini asceti e coltissimi come S.Nilo. Sorgono in questo periodo i gioielli bizantini di Rossano, quegli Oratori monastici così singolari per la loro sobria ed armoniosa bellezza, tra i quali i meglio conservati sono il S.Marco, la Panaghia e il Pilerio.
San Nilo tra eremo e cenobio Al secolo Nicola Malena (910-1004), patrizio di Rossano, corse per tutta la vita, folgorato come Paolo, incontro al suo Dio. Monaco tra i monaci, fondatore di cenobi, l’eremo fu la sua libertà e il suo regno, in divina contraddizione con la sua dimensione sociale e umana. Dominò la storia di un secolo tutto sfacelo e rovine; conciliò le due grandi anime della civiltà: l’Occidente con l’Oriente, S.Benedetto con S.Basilio, il laIn alto un’antica tela, conservata nel Museo Diocesano di Arte Sacra, di Papa Urbano VII che nel 1533 fu nominato arcivescovo di Rossano e fu Papa per soli 13 giorni con il pontificato più breve. A destra una tela di San Nilo, conpatrono della Città e della Calabria.
voro e l’opera sociale con l’ascesi; lasciò un messaggio ecumenico alle porte di Roma (krypta ferrata). Poeta, melode e calligrafo, inaugurò una tradizione di musica e di poesia e una scuola di copisti destinata a durare e, attraverso la quale, contribuì a conservare, con le opere antiche, la lingua greca: il qual merito, insieme all’affermazione dei valori della persona, ne fa un precursore dell’umanesimo cristiano.
una Città tra arte e cultura 14
I Normanni (1059-1196) rispettarono il suo rango di libera università, assicurandole un notevole progresso. Con gli Svevi (1196-1266) e con gli Angioini (1266-1442), che la dotarono di privilegi, si costituì la base di quell’aristocrazia che, frequentemente rissosa e ribelle, ma anche operosa, l’avrebbe guidata per secoli. Coincide con gli ultimi anni del governo angioino la sua feudalizzazione, quando Giovanna II, duchessa di Calabria, la concesse come principato a Polissena Ruffo (1417). Da allora passò per mani diverse, ultimi i principi Borghese (1637), che la detennero fino alla devoluzione della feudalità (1806). Dagli angioini in poi, esclusa la parentesi aragonese, (1442-1504) che fu di progresso, le condizioni della città si deteriorarono progressivamente, fra torbidi e ribellioni frequenti e repressioni feroci. E tuttavia numerosi cittadini l’illustrarono anche nei momenti calamitosi, con l’intelligenza, l’iniziativa, la cultura, talora l’eroismo e la santità; due accademie, dei Naviganti e degli Spensierati, sorte nel sec. XVI e unificatesi nel nome della seconda, ne continuarono il ruolo culturale. Il progresso delle idee esplose nel momento illuministico, rappre-
Il periodo storico più importante per Rossano è quello bizantino. Dal 553 al 1059, essa consolida il suo ruolo di fortezza dell’ lmpero di Bisanzio. E’ una delle Città più sicure del Sud-Italia, ambìta da molti invasori (Visigoti, Longobardi, Saraceni), ma mai espugnata.
Il Castello di Sant’Angelo fu ideato nel 1543-54 dai Sovrani aragonesi di Napoli e fu costruito dagli Spagnoli utilizzando una preesistente Torre o i resti di un porto-arsenale. Il Castello faceva parte di un sistema difensivo che contava almeno 33 torri costiere nel Nord Est della Calabria.
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sentata dal giurista Giuseppe Toscano Mandatoriccio, da un rilevante movimento giacobino, da una loggia massonica, dalla partecipazione alla rivoluzione partenopea del 1779. La coscienza risorgimentale si espresse nella presenza alle fasi più salienti della lotta e nella votazione compatta per il plebiscito. Fatti dolorosi funestarono il secolo: il terremoto rovinoso del 1836, l’epidemia di colera del 1867, la gravità del fenomeno migratorio, la recrudescenza del brigantaggio, eppure costante fu il progresso civile, evidente nel numero e nella qualità degli istituti e delle opere pubbliche e nel fervore del dibattito politico e culturale. Il ‘900 annota il grosso tributo di sangue pagato alla grande guerra (1915-18), la sensibilizzazione politica delle masse, un fascismo senza acri punte e non avaro di opere, ma non privo di episodi di repressione e neppure di esemplari aspetti di resistenza, un gioco democratico assai vivace, ma complessivamente urbano, che ha favorito la graduale ripresa della città.
A sinistra uno scorcio panoramico del centro storico ripreso dal punto più alto della Cattedrale in Piazza Duomo. A destra, l’attuale sede del Liceo Classico S.Nilo che prima ospitava l’antico Monastero di S.Chiara.
la monumentalità religiosa bizantina la Cattedrale
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La Cattedrale antica, ubicata, secondo la tradizione, nel rione di S. Nicola al Vallone, dovette essere coeva all’elevazione della città a diocesi (sec.VIII). Il primitivo nucleo dell’attuale sorse intorno ad un centro di pietà popolare, rappresentato dall’icona Achiropita. La nuova Cattedrale, che nella struttura originaria doveva essere di impostazione gotica, come elementi residui attestano, risulta funzionante alla metà del sec. XII (Omelie di Teofane Cerameo). Ma recentissimi lavori di scavo hanno messo in evidenza, alla profondità di due metri dall’attuale pavimento del presbiterio, lembi di mosaico databili alla metà circa del sec. XI e, al di sotto di essi, resti di una precedente fase edilizia. Il primo intervento storicamente attendibile sulle strutture risale al 1330, quando Roberto d’Angiò provvide all’allargamento verso il coro e alla costru-
La Cattedrale conserva al suo interno preziose evidenze artistiche come ad esempio l’altare dell’Achiropita in marmi policromi, gli affreschi dell’abside centrale, il tetto ligneo con il rilievo dell’Assunta, il fonte battesimale, l’organo a canne, le vetrate istoriate.
zione dell’arco trionfale. Poi fu l’amorevole cura dei vescovi a farla crescere nei secoli fino all’attuale veste di fastoso monumento. Nacque nel sec.XVII la navata delle cinque cappelle; invece, la cosiddetta “porta piccola” di splendido gotico, che si dice aperta nel 1455, va verosimilmente riportata alle origini. La facciata, distrutta dal terremoto del 1836, fu ricostruita tra il 1833 e il 1888, insieme al campanile. All’interno, gli elementi che più colpiscono l’occhio sono: l’altare dell’Achiropita in marmi policromi,
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col rivestimento dell’icona in pietra di Cipro, gli affreschi dell’abside principale con la devota leggenda dell’Achiropita (fine ‘800), il pulpito marmoreo (1753), il rivestimento marmoreo delle colonne (primi ‘900), il tetto di legno dorato della navata centrale con il rilievo dell’Assunta (fine ‘500) e delle navate laterali (fine ‘600), il grandioso organo a canne (1622), il coro ligneo (seconda metà ‘800), il fonte battesimale (primi ‘600). Pregevoli tele ornano gli altari della navata sinistra e le cappelle laterali, che impongono la decoratissima magnificenza dei tetti a botte e preziose memorie come il mausoleo in onore di Mons. Adeodati (1713). Le vetrate istoriate sono opera recentissima. In questi ultimi decenni sono stati, purtroppo, operati alcuni restauri di evidente banalità e pregevoli opere rimosse e smembrate. La cattedrale ospitò il rito greco fino al 1460, quando l’arcivescovo Matteo Saraceno decretò il rito latino; nel 1949 è stata elevata a Santuario.
l’Achiropita L’Achiropita (non dipinta da mano) rientra in una categoria di pittura mutuata dell’Oriente; la custodia dell’affresco, per secoli, in una nicchia di marmo e dietro uno schermo di vetro ne ha consolidato la leggenda e protetto il fascinoso mistero. Di primitiva ma chiara stilizzazione bizantina, viene riportata ad uno schema pittorico di un periodo tra il VII e VIII sec. L’altare al centro della Cattedrale è dedicato alla Madonna dell’Achiropita di chiara stilizzazione bizantina. Attorno ad essa, nel corso dei secoli, si è riunita la fede e la devozione dei cittadini che la commemorano il giorno 15 Agosto di ogni anno.
La sua presenza nella Cattedrale è attestata dal citato Omilario e da un diploma del Re Tancredi (1293), che donò 10 once d’oro per l’alimentazione di una lampada perpetua davanti all’immagine della Vergine. Nel 1768 per volere del popolo venne coniato a Napoli un simulacro argenteo raffigurante la Madonna dell’Achiropita, che il 15 agosto viene portato in processione per le vie della città.
l’Oratorio del San Marco 22
Troppo piccola per essere l’antica Cattedrale, ha la forma architettonica delle piccole chiese bizantine, che in Oriente cominciano ad apparire nel sec. IX e che in Calabria arrivano quasi mezzo secolo dopo. Modello simile al S.Marco di Rossano si riscontra ancora oggi in Calabria nella coeva “Cattolica” di Stilo. Nell’attuale edificio, quasi certamente un oratorio per gli anacoreti della zona, sono evidenti il nucleo originario quadrato a croce greca, di misure contenute (mt. 8x8 all’esterno e mt. 6x6 all’interno), ed il vestibolo aggiunto successivamente, forse dopo il
L’Oratorio del San Marco è certamente una delle evidenze artistiche religiose più conosciute e ammirate nel centro storico di Rossano. Caratteristiche sono le cinque cupolette cilindriche a calotta che poggiano su grossi pilastri di muratura mista.
passaggio della città al rito latino (metà sec. XV), che ha sostituito probabilmente il vecchio nartece. Caratteristiche sono le cinque cupolette cilindriche a calotta, che poggiano su grossi pilastri di muratura mista. All’esterno, sul lato orientale, l’edificio termina con tre absidi, abbellite ciascuna da una bifora. Degna di nota quella centrale, il cui architrave poggia su una piccola colonna scanalata, un grazioso “trapezophoros” proveniente dall’antica Thurio. Nella chiesa sono da vedere l’affresco dell’Odigitria, il piccolo altare quadrato e tracce dell’antica decorazione. Non vi sono segni delle iconostasi. All’ingresso si conservano inoltre un’acquasantiera bizantina ed una campana del 1562. 24
l’Abbazia del Patire Il Patire, metonimia che si riconduce al fondatore, il padre (patìr) Bartolomeo di Simeri, è voce tramandata nei secoli e si alterna, nei documenti, a quella più completa di Abbazia di S.Maria del Patìr o di S.Maria Odigitria, anche se gli studiosi sono usi alla recente voce Patìrion (Orsi, 1922). L’abbazia nacque e si sviluppò agli inizi del sec.XII col favore dei Normanni ed ebbe, per espresso decreto pontificio (Pasquale II, 1105) riconoscimento di “abatia nullius”, cioè di esclusiva dipendenza dalla Santa Sede. Il conte Ruggero II la locupletò per primo (carta rossanese); successive donazioni le costituirono un patrimonio immenso, che
L’Abbazia del Patire si trova nelle rigogliose montagne tra Rossano e Corigliano. La sua storia è legata sopratutto al suo “scriptorium” donde uscirono i più bei codici miniati dell’arte italo-greca. I monaci abbandonarono il complesso definitivamente nel 1836.
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tuttavia, a tre secoli appena dalla fondazione, cominciò ad assottigliarsi, alla pari del patrimonio librario, in una storia di progressiva decadenza, anche dei costumi, che si concluse con l’abbandono definitivo dell’Abbazia da parte dei monaci nel 1836 e con la sua vendita, nel 1915, allo Stato. La storia del Patire fu di penetrazione religiosa e sociale e per molti versi storia di cultura, legata soprattutto al suo “scriptorium”, donde uscirono i più bei codici miniati dell’arte italo-greca. Dell’antica Abbazia restano alcuni ruderi e un’ala del porticato, sovrastruttura rinascimentale. Resiste al tempo la chiesa, complesso di composta bellezza. La solenne austerità della pianta basilicale in tre navate col soffitto di incavallature lignee, l’armoniosa solidità delle colonne, fatte di conci di arenaria e snellite dagli archi a sesto acuto, i portali di composita fattura, i residui mosaici che spirano, nella loro area orientale, echi di antica classicità, i fregi di varia ispirazione e materia, i marmi di veneranda antichità, ricavati probabilmente dalle rovine di Thurio, le archeggiature policrome delle absidi esterne, nelle quali il materiale semplice è nobilitato e moltiplicato nei suoi effetti da una raffinata sapienza artigiana, mentre configurano una classica forma di arte normanna, aprono ampi scenari di cultura e di storia.
l‘Oratorio della Panaghia Coeva della chiesetta di S. Marco (sec X) e con analogo carattere di oratorio ermetico, è a forma rettangolare con una sola navata e con travatura lignea a capriate. Lungo la parete di sinistra, in epoca tardiva, è stata aperta una cappellina con una
L’Oratorio della Panaghia si trova nel pieno centro storico di Rossano, in Via S.Giovanni di Dio, di fronte il palazzo Mangone. All’esterno molto caratteristica è la decorazione in cotto dell’abside ottenuta con i mattoni disposti in alto a spina di pesce.
All’interno dell’Oratorio da ammirare due frammenti di affreschi parietali rappresentanti il volto di S.Basilio di Cesarea e la figura di San Giovanni Crisostomo con la scritta in greco arcaico “bocca d’oro”, appellativo che si richiama al fatto che egli fosse un buon oratore.
absidiola, mentre la navata centrale è coronata da un’abside semicircolare con catino e bifora. Sul lato meridionale vi era una porta, oggi murata e riconoscibile all’interno per la presenza di un arco; nella parete superiore tre finestre arcate in mattone costituiscono quasi l’unica fonte di luce. A destra della parte inferiore dell’abside si conserva l’affresco di S. Giovanni Crisostomo, mentre sul lato opposto è visibile il volto di S. Basilio. All’esterno è da rilevare la decorazione in cotto dell’abside ottenuta con una duplice fascia di mattoni diversamente disposti in alto a spina di pesce, in basso un triplice fregio è ottenuto con i mattoni posti di taglio a creare un motivo ornamentale a triangoli isosceli. 28
l‘Oratorio della Madonna del Pilerio Questa piccola chiesetta, di modeste dimensioni e di stile tardo bizantino è collocata fuori le mura della città, vicino la chiesa di San Marco, a strapiombo nella valle del Celadi o valle dei mulini. E’ posta frontalmente all’antica porta Rupa dalla quale deriva la sua denominazione, ossia Madonna del Pilerio, Madonna protettrice della porta. La struttura odierna, ad aula unica con l’ingresso su uno dei lati maggiori e con una piccola abside cilindrica, è riferibile al 1600, quando fu ricostruita sull’antica chiesa di San Angelo in Tropea, sorta alla fine del IX sec. per l’esigenza dei monaci lauriti di avere un comune luogo di riunione e di preghiera. L’ingresso, a cui si accede da una piccola scaletta è abbellito da due nicchie laterali, in una delle quali è maggiormente visibile l’immagine di una Madonna con il Bambino tra le braccia. Posta accanto all’antica porta Rupa donde trae il suo nome, a poca distanza dell’Oratorio del San Marco, questa graziosa Chiesa, con una piccola abside cilindrica, è riferibile al 1600 quando fu costruita sull’antica Chiesa di S. Angelo in Tropea.
il Codex Purpureus Rossanensis
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E’ un evangelario miniato in pergamena color porpora, composto, allo stato attuale, di 188 fogli, che contengono il testo greco dei Vangeli di Matteo e di Marco, mutilo il secondo dei vv.14-20 dell’ultimo capitolo, in due colonne di venti righi ciascuna, 15 tavole miniate, ornate di testi accessori, e una parte dell’ Epistola di Eusebio a Carpiano. Contraddizioni interne alla struttura, come alcune tavole che riproducono scene di Luca e Giovanni fuori testo, altra che ritrae il solo evangelista Marco, altra che contiene i ritratti dei 4 evangelisti incastonati assialmente in una cornice tonda legittimano la congettura che il codice dovesse inizialmente contenere, in un unico o doppio volume, i 4 Vangeli e l’intera epistola di Eusebio, con le tavole corrispondenti.
provenienza e datazione Le caratteristiche paleografiche ne consentono una collocazione lata tra il principio del V e la metà del VI secolo. La polemica sul luogo d’origine, che inizialmente oppose i romanisti, cioè i sostenitori dell’origine occidentale, agli orientalisti, si è concentrata
In alto la tavola IX denominata “il Canone degli Evangelisti”, a destra la tavola VI “la Comunione degli Apostoli” in cui è da ammirare il movimento delle figure ben modellate e l’azione, unica in tutto il Codice, che si svolge da destra a sinistra.
sulle tesi Costantinopoli-Antiochia di Siria, con graduale prevalenza della seconda (Cavallo) in ragione dell’arte impetuosa ed espressionistica. Una più recente tesi (de’ Maffei), puntando sulle miniature, che rifletterebbero un’esegesi di tipo allegorico, quale quella della scuola di Origene, indica Cesarea di Palestina. La più semplice congettura lo fa arrivare a Rossano con uno degli iconoclasti fuggitivi, ma altri tramiti sono legittimamente congetturabili: un funzionario bizantino, un aristocratico di rango, un occidentale visitatore dell’Oriente, come vari i motivi all’origine: commissione, vendita, dono.
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il valore del Rossanensis Quanto al ruolo, si pensa alla pompa liturgica, all’ostentazione pubblica, anche se non si riesce ad indicare i modi precisi dell’uso. Il Codice dovette avere stanza “ab immemorabili” nella Cattedrale, noto al clero, ma forse non compreso nelle sue va-
In alto da sinistra la tavola XV “San Marco e Sofia”, tavola XIV “Processo dinanzi a Pilato, condanna di Gesù e liberazione di Barabba”, tav. XII “la parabola del buon Samaritano”. A destra la tavola I “la Resurrezione di Lazzaro”.
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lenze. Nel 1846, dopo essere rimasto nascosto per secoli nel tesoro della Cattedrale, è tornato alla luce della cronaca ad opera del canonico Scipione Camporota e segnalato pubblicamente da Cesare Malpichi, giornalista napoletano, ma si deve soprattutto agli studiosi tedeschi Harnack e Gebhardt la sua notorietà internazionale a partire dalla fine del sec. XIX. Da allora passione, fantasia, ricerca hanno chiamato intorno ad esso un’incontenibile varietà di interessi e specializzazioni, tante sono le sue sfaccettature e le chiavi di lettura a cui si presta. E sono certamente importanti i numerosi suggerimenti che esso fornisce sul piano della dottrina e della storia, ma più viene come opera di bellezza, per quello, cioè, che l’artista riesce a realizzare in colori, volumi, movimenti. Ridotto a semplice suggerimento l’elemento ambientale, il discorso si concentra sui personaggi, sull’uomo, che è strumento della parola eterna. A tal fine l’artista usa primieramente il colore, alla cui varietà affida precise funzioni, definendo in armonico equilibrio personalità, sentimenti, significati; l’altro strumento è il corpo, i tratti che ne rileva, gli atteggiamenti che gli conferisce, le movenze che ne esalta, con una carica di introspezione che rileva non solo un notevole corredo di esperienza tecnica, ma anche una consumata conoscenza degli uomini conferendo una straordinaria drammaticità.
In alto il Codex così come si presenta ai visitatori. A destra la tavola XI “La guarigione del cieco nato” in cui ci sono 2 momenti: Cristo tocca l'occhio del cieco, che si lava togliendo il fango che Cristo vi ha poggiato e riacquista la vista dinanzi a spettatori meravigliati.
le altre Chiese post - bizantine
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L’intensità della vita religiosa spiega il numero e la qualità delle Chiese di Rossano. Degne di interesse, tra le altre, S.Luigi, dell’ex convento dei Minimi, ora Seminario (1480), S.Nicola all’Olivo (XVI), S.Giovanni Battista (XVI) S.Giovanni di Dio (XVI), S.Biagio (XVI-XVII), S.Maria della Rocca (XVII), Madonna del Carmine (XVII), S.Michele (XVIII), l’Addolorata, ubicata in Piazza Duomo. Un tempo ospitava la congregazione dei nobili sotto il titolo di SS. Annunziata, assumendo dopo la denominazione dell’omonima confraternita dell’Addolorata sorta nel XVIII secolo che oggi cura la suggestiva processione del Venerdì Santo.
la Chiesa di San Bernardino (1428-1462) Dedicata a S. Bernardino da Siena dall’arcivescovo Matteo Saraceno (1460-81), la chiesa appartenne all’omonimo ex convento dei minori Osservanti, iniziato nel 1428 e portato a termine nel 1462. Nel 1482 il convento passò ai Riformati, che lo conservarono fino alla soppressione francese del 1809. Al ritorno dei Borboni nel 1816 la chiesa venne restituita al culto e fatta sede di parrocchia. Vi si accede all’esterno per un elegante Porticato, che ne snellisce l’architettura della facciata. Non meno bello è il neogotico Portale d’ingresso in pietra tufacea, opera di maestranze locali
A desta la corte interna del complesso di San Bernardino oggi denominato “Casa delle Culture”. La Chiesa attigua fu il primo edificio di rito latino edificato a Rossano, dove è possibile ammirare l’elegante portale d’ingresso in pietra tufacea del sec. XV.
del sec. XV. Nel piastrino di sinistra si nota l’incisione di una croce ed altri segni, dovuti, pare, ai preti greci come segno di ritorsione contro l’arcivescovo Saraceno, che li aveva espulsi dalla Cattedrale quando decretò il passaggio della diocesi al rito latino. Chi entra è attratto dalla maestosità dell’altare maggiore in marmi policromi del sec. XVIII e dal suo seicentesco Crocifisso ligneo, che contribuiscono a dare ulteriore imponenza al sacro edificio.
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la Chiesa di San Domenico (1671-1704) La monumentale chiesa di San Domenico, databile al XVII secolo e restaurata nel 1967 è ubicata lungo Corso Garibaldi nei pressi della piazzetta De Rosis. Venne chiamata così perché faceva parte dell’ex convento dei domenicani. Il bel portale in
Da sinistra, all’interno della Chiesa di San Domenico, l’altare del Rosario, l’altare del Crocifisso, l’organo a canne (secc. XVII-XVIII). A destra il portale d’ingresso in pietra della Chiesa di San Domenico realizzato nel 1704 a cui si accede da una doppia scalinata.
pietra, realizzato nel 1704, che spicca sulla facciata principale a cui si accede da una doppia scalinata, è inquadrato da lesene scanalate, abbellite da capitelli in stile composito e risulta sormontato da un timpano triangolare in parte crollato. Nell’interno, si possono ammirare pregevoli lavori di ebanisteria dei primi del XVIII sec. quali: l’altare del Crocefisso; l’altare della Madonna del Rosario ornato da quindici pannelli ad olio raffiguranti i quindici misteri; l’organo a canne ed il tetto a cassettoni.
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la Chiesa di San Nilo (1620-1704) Costruita nel 1620 a cura della Principessa Olimpia Aldobrandini, della quale mostra lo stemma, possiede un maestoso altare barocco in marmo con tela del sec. XVII; la facciata tarda-gotica, rifacimento dell‘800, è ornata di rosone con stella di David.
la Chiesa di S.M. delle Grazie (1537-1546) Dal 1974 accoglie una comunità di laici che si ispirano alla radicalità evangelica e la loro missione è di rivolgersi ai “popoli del Sud del mondo”. Il convento, che rientra nella tipologia delle chiese extra moenia, cioè al di fuori delle mura della città, venne costruito come prima sede dei Padri Cappuccini nel 1549, ma presenta chiari rifacimenti nei successivi secoli XVII e XVIII. All’interno pregevole è il pavimento piastrellato del XVI sec. e l’altare barocco della cappella dedicata alla Madonna di Schiavonea.
A destra la facciata esterna della Chiesa dedicata a S.Nilo, conpatrono della Città di Rossano e della Calabria. Fu costruita nel 1620 grazie alla principessa Olimpia Aldobrandini e si trova lungo la centrale via S.Nilo del centro storico.
la Monumentalità laica rossanese le piazze e il centro storico
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Piazza Steri, ora Cavour; con l’insistente Torre dell’Orologio, il palazzo De RosisMurgia, il Circolo della Cultura, il Casino dell’Unione e l’annessa terrazza-podio, vuol significativamente suggellare questa guida. Sorta nel 1813 dall’ampliamento e dalla ristrutturazione della piazzetta antica, che conteneva, fra l’altro, il palazzo del Governo e la chiesa bizantina della Trinità, conserva, anche se recentemente compromessa nel suo lato più suggestivo, un aspetto di decoro e di grazia gentile. Tra le numerose piazze, tutte vincolate nei nomi a precisi significati storici o a precise funzioni economiche (Piazza SS. Anargiri all’attigua chiesa dei SS.Cosma e Damiano, che esercitavano la medicina senza danaro, piazza del Commercio al ruolo di centro commerciale, attestato ancora dalla mezza canna cementata in muro, Piazza del Popolo alla folta convergenza di gente, anche forestiera, per la compravendita di derrate alimentari e all’annessa presenza di alberghi e stalle, Piazza S. Nico alla casa ritenuta di San Nilo, al secolo Nicola; ecc.), essa si distingue per nobiltà e tempo, venendo, per così dire, a coincidere con la città. Ha registrato nei secoli i rapporti sociali, gli affari civili, gli incontri amicali, le pause di riposo e di svago, gli eventi straordinari, le civili contese; la vita pubblica e privata è stata scandita dal rintocco dell’ora. Insidiata dal decentramento, la piazza si ridesta nella festa agostana dell’Achiropita o in altri momenti di aggregazione, in cui emerge dal tempo, accanto alla nuova, l’anima antica di Rossano. Da non dimenticare l’affascinante struttura urA destra Piazza Steri con l’insistente Torre dell’Orologio e il Palazzo De Rosis. E’ quasi certamente la Piazza più conosciuta e visitata del centro storico rossanese. Da qui è possibile proseguire a piedi verso i principali monumenti della Città.
banistica del centro storico fatta non solo di piazze ma anche da vicoli, viuzze - le c.d. “vinedde”, misteriosi cunicoli sotterranei ancora tutti da scoprire, edicole votive, abitazioni private con “catòi”, “gafi”, “camàre”, “ceramìli”. Molti di questi siti ospitavano le antiche botteghe degli artigiani di una volta quali del ferro battuto, degli ebanisti, degli scalpellini, dei muratori, dello stagnino, del calzolaio ecc...
i palazzi nobiliari
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Accanto alle Chiese ed agli altri monumenti, tasselli importanti dell’assetto urbanistico della città, si collocano i numerosi palazzi signorili del centro storico e i diversi casini di montagna disseminati qua e là nell’area gravitante attorno a Rossano. Secondo un’indagine condotta nel 1986 su commissione dell’amministrazione comunale, i palazzi che rivestono un’importanza o rilevanza storico-artistica ammontano a 130 unità. Essi sono i segni visibili e tangibili di una società aristocratica, che per alcuni secoli ha monopolizzato il potere sul territorio, manifestando la sua superiorità sociale nel costruire le proprie residenze private nella parte più alta della città, dove appunto si registra la maggiore concentrazione di edifici nobiliari. Una parte consistente di queste emergenze architettoniche è stata edificata nel XVIII e XIX sec. e soprattutto dopo il terribile terremoto che colpì la città di Rossano ed i territori limitrofi nel 1836.
Da sinistra il Palazzo Zagarese e il Palazzo Amarelli. A destra lo stemma dei Martucci. La costruzione del palazzo venne iniziata nel 1838 negli orti dell’adiacente monastero di S.Bernardino per volere di Fabio Martucci dopo il terremoto funesto del 1836.
Tra i più belli si segnalano i Palazzi Amarelli, Martucci, De Rosis, Pisani, MalenaSorrentino, Cherubini, Falco, De Mundo, Greco, Amantea, De Paula, Rizzuti, Toscano-Mandatoriccio, Interzati, Labonia, De Falco, De Leonardis, De Lauro, Mangone, Monticelli, Palopoli, Rapani, Longo, De Gennaro, Falco-De Mundo, Pirro Malena, Francalanza, De Russis, Perrone, Fontanella, Casciaro, ecc.
i casini di campagna le masserie 46
Le ville rurali che si concentrano soprattutto lungo la fascia costiera e nell’immediato entroterra, si differenziano dai casini di montagna, che nonostante fossero come le prime di proprietà delle famiglie benestanti della città, assolvevano semplicemente
Da sinistra la masseria della famiglia Mascaro. A destra il bellissimo portale d’ingresso del Palazzo Zagarese, antichissima villa, circondata da distese di uliveti e giardini di clementine, sapientemente restaurata e portata agli antichi splendori di un tempo.
alla funzione abitativa, in quanto luoghi destinati alla villeggiatura estiva. La stessa tipologia strutturale si ripete in quasi tutte le ville ed infatti, accanto all’eleganza e ai pregi architettonici del palazzo riservato alla famiglia del proprietario nobile, sorgono vari edifici di dimensioni piÚ contenute e dalle funzioni diversificate quali: la casa del massaro, l’ala delle raccoglitrici stagionali, le stalle, talvolta il frantoio e quasi sempre una piccola chiesetta per le funzioni domenicali.
il Manganico Per tanti anni fu il Mattatoio comunale della Città e oggi sede dell’Assessorato all’Urbanistica di Rossano. Era un antico fortino militare a difesa della città; secondo alcune tesi fu anche la Fonderia della Città per la produzione di armi.
la Torre S.Angelo 48
Posta sul litorale, appartiene al sistema difensivo imposto dal Re di Napoli per difendere le coste dalle continue e pericolose incursioni turche. Venne costruita intorno al 1543 utilizzando, pare, avanzi dell’arsenale dell’antica Thurio. Affidata ad un Castellano, vi stazionavano i “cavalieri”, che avevano il compito di controllare la costa da una torre all’altra successiva viaggiando a cavallo. L’accesso, collocato sul lato
A sinistra il “Manganico” ripreso dalla Valle dei Mulini del Celadi. Il sito probabilmente è stato la sede della fonderia cittadina per la produzione delle armi. A destra il “Castello di S.Angelo” costruito intorno al 1543, posto a ridosso del lido rossanese.
opposto al mare verso la città, era assicurato da una ripida rampa di scale che finiva su un piccolo ballatoio. Nel cortile interno vi era scavato un pozzo che garantiva l’approvvigionamento idrico. Intorno alla torre, si svilupperà l’agglomerato di caseggiati rurali di S. Angelo dove si cominciò a tenere anche una rinomata fiera fin dal sec. XVI. In anni piuttosto recenti la Torre venne utilizzata come caserma delle Guardie di Finanze, anche per l’attigua banchina che consentiva l’approdo di piccole navi.
le 7 porte di accesso alla Città Rossano era accessibile mediante 7 porte: Porta Cappuccini, Porta Giudecca, Porta Nardi o Leonardi, impropriamente detta Pente, Porta Rupa poi Pilerio, il Portello, Porta Melissa o Porta Bona, Porta dell’acqua o Portì o Tirone. Quest’ultima, sita lungo Corso Garibaldi, insieme all’altra della Giudecca sono le due uniche superstiti di quel circuito fortificato di Rossano si circondò a partire dal periodo medioevale.
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i Mulini ad acqua La valle di Mulini, ecco come viene definita la Valle naturale ai piedi della Città. Anticamente era la sede naturale di decine di mulini ad acqua essenziali per la vita contadina e, indirettamente, per l’economia del tempo. Oggi ne restano pochi ruderi ad eccezione di un solo sito ben conservato.
Da sinistra la Valle dei Mulini in contrada Celadi, un antichissimo e superstite mulino e, a destra, la “Porta dell’Acqua” sita nel centro storico in Corso Garibaldi; attualmente ben conservata, era una delle 7 porte di accesso della Città.
le risorse ambientali naturalistiche mare & montagna
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Rossano offre paesaggi ancora incontaminati, con diversi microclimi e caratterizzati da specifiche quote, temperature e piovosità, determinando varietà di flora e fauna. La flora si presenta varia: tamarice, leccio, corbezzolo, castagno, cerro, farnia, càrpino, douglas, agrifoglio, ontano, pino laricio, abete rosso e abete bianco. La fauna è caratterizzata da: lupo della Sila, cinghiale, donnola, scoiattolo, capriolo, volpe. Esiste poi anche una varietà di uccelli: nibbio reale, gufo, falco, civetta, corvo imperiale. Inoltre, venendo a Rossano, in direzione della strada che conduce al Patire, è obbligata una sosta all’oasi WWF dei “Giganti di Cozzo del Pesco”: in un tipico bosco italiano, dove il tempo, vi sembrerà essersi fermato, ammirerete castagneti secolari con diametro fino ai nove metri insieme ad aceri e querce.
A sinistra uno degli alberi secolari di castagno posti nell’Oasi WWF di Cozzo del Pesco e i “Giganti della Sila” pini secolari della Fossiata. A destra il limpido Mar Jonio che lambisce la costa rossanese e ne fa uno dei più pregiati centri di balneazione della Calabria.
il parco degli Ulivi Greci “Dolce di Rossano”
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Gli antichi ulivi, le cui radici affondano nel buio dei secoli passati, con la loro presenza sul territorio rappresentano la testimonianza di epoche favolose e di eventi storici irripetibili. I tronchi di questi alberi, resistendo alla corrosione del tempo, si sono conformati e plasmati in sculture viventi e, spesso, in foggia tormentata e contorta, esprimono figure surreali dall’incredibile fascino. Dalla lussureggiante pianura adagiata sul Mar Jonio e solcata dalle fiumare, risalendo verso le colline ricche di memorie bizantine e spingendosi sulle prime pendici montane della Presila Greca, questi alberi contornano la città di Rossano incorniciandola nel mirabile verde dei suoi possenti uliveti. Questà varietà di uliveti danno origine ad un eccellente olio extravergine dalle assolute qualità organolettiche denominato “Dolce di Rossano” o “Rossanese” che viene prodotto da molte aziende olearie disseminate su tutto il territorio. Quest’ulivo, da sempre simbolo di pace e prosperità, di forza e di saggezza la cui sacralità è stata sancita e tramandata fin dalle scritture dell’Antico Testamento, dai poemi
Rossano si caratterizza per la presenza di numerosi uliveti centenari sparsi su tutto il territorio da dove si estrae uno dei migliori extra vergini di oliva italiani, il “Dolce di Rossano” varietà autoctona dalle preziosissime qualità organolettiche.
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Omerici ed attraverso la letteratura latina di Virgilio, Catullo, Plutarco e tanti altri antichi scrittori, è la testimonianza di una naturale ed antica simbiosi tra la natura e l’uomo, solido e longevo connubio al di sopra della precarietà di molti eventi. Si parla di “olea calabrica” cioè di quella pianta che cresceva in Calabria. Retaggio di quella Magna Grecia a cui Rossano apparteneva, la coltivazione dell’ulivo fu ulteriormente incentivata dai bizantini. Rossano, sede di governatorato dell’Impero, in quell’epoca sviluppò l’estensione dei suoi uliveti. Successivamente, nel corso del Medioevo e sino al 400, gli ordini monastici spronarono anch’essi la redditizia coltivazione dell’ulivo, riscattando dalla povertà un’agricoltura tendente ad abbandonare la coltivazione delle terre. L’attuale assetto territoriale ulivicolo dell’antica Rossano è quasi sicuramente coevo di quello sviluppatosi dal periodo cinque-seicentesco. Gli insediamenti rurali di ville, casali e fattorie di ogni dimensione con annessi “trappeti” per la spremitura delle ulive, sono la prova inconfutabile di un’economia basata sull’olivo. Oltre che ad abbellire ed a determinare il paesaggio, l’ulivo ha quindi rappresentato sia per il passato e sia per il presente una delle maggiori fonti di reddito e di occupazione del comprensorio, e nello stesso tempo tramanda un insostituibile e fondamentale patrimonio storico, culturale e sociale della città di Rossano.
i giganti rossanesi del verde Nella fertile pianura di Rossano, compresa tra i fiumi Cino e Trionto, posta accanto il litorale del Mar Jonio e contornata dai rilievi della pre-Sila Greca, si estendono le coltivazioni degli antichi uliveti e dei moderni agrumeti a guisa di una sempreverde A destra un ulivo centenario a Rossano. “U Tatarann” è il gigante verde probabilmente di almeno 600 anni di età, sito in Contrada Frasso Amarelli. E’ stato dedicato alla memoria dell’Ing. Mimmo Vitale, un illustre cittadino rossanese.
e lussureggiante scenografia in cui attraverso i secoli è stata tracciata la storia di questo territorio e delle sue genti. In questa area di verde mediterraneo esistono, sparsi sul territorio, diversi esemplari di magnifici alberi di quercia e di ulivi. La loro imperitura presenza sovrasta le generazioni dell’uomo con un respiro vivo e secolare e che pur con i segni ineluttabili del tempo, sono testimoni viventi di un orgoglioso ed antico passato. L’ulivo più grande esistente nel territorio di Rossano è denominto “U Tatarann” cioè il padre, il saggio. Si tratta di una pianta di almeno 400 anni di età alta 4 piani di un palazzo il cui tronco potrebbe racchiudere al suo interno almeno 12 persone. Ma Rossano è la patria di un altro big della natura, ubicato in contrada Leuca, dove si giunge percorrendo la strada comunale Leuca-Torrepinta e che si imbocca sul Viale S. Angelo nelle adiacenze del campo sportivo: la quercia di Leuca. Alcuni esperti la classificano come “Quercus Virgiliana”, altri come “Quercus Petraea”. La quercia di contrada Leuca, ha senza ombra di dubbio vissuto la storia, è sopravvissuta all’uomo, continua a vivere. Così viene descritta la sua figura patriarcale nell’opera “Gli Alberi monumentali d’Italia”:…”non esiste in Italia un’altra quercia che come questa esprima allo stesso tempo forza e veneranda vecchiezza”. Questo maestoso albero, che ha un’età di circa 600 anni, insieme ad altri esemplari vive nei pressi di un antico edificio rurale della famiglia De Rosis che in passato presumibilmente fu adibito a posto di dogana per la riscossione delle gabelle. Ragguardevole non solo per l’età, lo è anche per le sue dimensioni con una circonferenza del tronco di mt. 7,40 e con un’altezza di circa mt.30 a chima espansa. Dal punto di vista botanico questa quercia non è agevolmente classificabile nella sua specie; infatti il genere “quercus”- famiglia Fagaceae - comprende circa 300 specie, che secondo alcuni botanici assommerebbero a circa 800 considerando le variazioni intraspecifiche a causa di ibridazioni naturali. La “Quercia di Leuca” è un altro grande simbolo naturale di Rossano che ha vissuto la Storia rossanese. “Non esiste in Italia un’altra quercia che come questa esprima allo stesso tempo forza e veneranda vecchiezza”.
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le Eccellenze enogastronomiche
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Luogo d’incontro di genti marine e primitivi pastori, Rossano sa come conciliare il pesce azzurro o il bianco merluzzo con il capretto boschivo o la ricotta salata, cibi che sembrano di tradizione diversa, anzi opposta. Come è possibile? Lo comprendi se percorri i boschi di questi monti dove accanto all’acre odore della menta selvatica e dell’origano puoi riconoscere ancora l’alito salino dello Ionio; e comprendi che solo un posto come questo, adagiato a guardare il suo mare dall’alto di un monte, può farti scoprire l’antico rapporto col cibo. Se durante un trekking tra giganteschi castagni la tua guida ti conduce a uno stazzo di pastori, non perdere l’occasione, accetta l’ospitalità che la famiglia ti offre! Ti può capitare di gustare le alici “scattiate” o la trota del Colagnati
In alto e a destra tipici piatti della tradizione marinara rossanese: la sardella salata prelibata da spalmare sul pane o sui crostini, le alici con pepe rosso, le “pitte” con all’interno la sardella e l’Olio extra vergine di oliva autoctono, il pregevole “Dolce di Rossano”.
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al pomodoro fresco e peperoncino che neppure nei sogni hai mai immaginato; ti può capitare di stupire il tuo palato con le salsicce di porco selvaggio o con la delicata ricotta. E se ti muovi presto al mattino all’aria fresca del bosco, potrai essere protagonista di un evento gastronomico unico e primordiale: “la impanata”! Perché vedrai il pastore che, secondo il rito antico, lavora il latte caprino, appena munto, dentro la pignata fumante alimentata dalla legna del bosco. Cosa altro puoi degustare? Tra i “primi” puoi scegliere il grandioso “grano grattato” (grano tritato tra due pietre di fiume, lavorato al paiolo con salsicce e spuntature di maiale) oppure “lasagne e ceci” (cottura alla brace in pignata) o la sontuosa “pasta ripiena” (lasagne in sfoglia con caciocavallo, polpettine, salsiccia piccante, uova sode, pomodoro e formaggio). Puoi divertirti con gli straordinari piatti di verdure: “le melanzane alla schipecia” (in padella con alloro, pomodoro, aglio e peperoncino), “melanzane ripiene” (con uovo,
In alto e a destra una composizione di tipicità calabresi: la “regale” soppressata, la gustosissima salsiccia, il capocollo, la pancetta, il pane rossanese di “Forello”, i tarallini di Longobucco, la ricotta “tosta” di Rossano, il peperoncino e il caciocavallo di “Croce Magara”.
formaggio, pepe, olive nere o sardella). Ma non puoi dimenticare di gustare i salumi tipici quali “la soppressata”, la salsiccia al finocchio, il capoccollo, la sardella piccante”, per non parlare di altre gustose ghiottonerie come il “sanguinaccio” (sangue di maiale lavorato con pinoli, mandorle, uva passa, mosto cotto e caffè) e i dolci della festa, gli “scorateddi” (frittelle zuccherate).
le clementine 64
La clementina fu scoperta da un certo padre Clemente nei pressi della città di Orano, in Algeria, intorno al 1940. Le clementine rossanesi sono frutti facili da consumare da parte dei bambini. Facilmente sbucciabili (e sviluppano quindi l’autonomia nella gestione della propria alimentazione), le dimensioni degli spicchi non eccessive sono proporzionate alla bocca dei piccoli e il sapore è sempre decisamente dolce (i bambini talvolta non amano il gusto più aspro dell’arancio e ancor meno quello acidoamaro del pompelmo). D’altra parte, anche questi agrumi più «facili» hanno le stesse qualità nutrizionali di quelli più titolati: sono ricchi di vitamina C, fibre, minerali (potassio, calcio, ferro) e numerosi acidi organici. Aiutano a rafforzare il sistema immunitario, consentono un accrescimento scheletrico armonioso e robusto, neutralizzano gli effetti dei radicali liberi.
Venendo a Rossano si rimane inebriati ed estasiati dai profumi e dai sapori di uno degli agrumi tipici del territorio: la clementina. Un frutto gustoso, senza semi al suo interno, di porzioni piccole e con alte qualità organolettiche ormai da tempo indiscusse.
la liquirizia Amarelli
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La pianta della liquirizia, il cui nome scientifico è “Glycyrrhiza glabra” è conosciuta e usata in molti paesi da circa 35 secoli, ma è in Italia e soprattutto in Calabria che si trova la migliore qualità del mondo dove le piante nascono spontaneamente lungo il litorale, favorite dalle caratteristiche naturali del suolo e dalla salubrità del clima. Elisir di lunga vita per la medicina cinese e per la tradizione ippocratea, dalle sue radici si estrae un succo dal gusto tipico dolce e amaro, celebrato per le sue virtù terapeutiche, infatti favorisce la digestione e protegge l’apparato respiratorio. A Rossano i Baroni Amarelli arrivati dal nord intorno all’anno mille, fondano un vasto patrimonio agricolo e fin dal 1500 alternano la cura del proprio latifondo all’attività artigianale dell’estrazione della liquirizia. Nel 1731 venne fondato l’attuale “concio”, prima organizzazione a carattere preindustriale ed ormai unica ed ultima testimonianza in Calabria. Amarelli ha ancora oggi la propria sede in un’antichissima dimora di famiglia il cui nucleo originario risale al 1400 con ulteriori aggiunte nei secoli successivi. In questo stesso edificio sono alloggiati la Direzione, gli Uffici Amministrativi, un punto vendita e il Museo dell’Azienda nonché della storia della liquirizia. Di fronte a questo complesso rurale e dall’altro lato della SS.106 svetta la ciminiera della caldaia (1907) alimentata ancora con la sansa, residuo della lavorazione delle olive dopo avene estratti l’olio, mentre accanto ad essa si trovano i capannoni dove si lavora la liquirizia. Qui, le radici sminuzzate in un apposito macchinario, passano attraverso una serie di fasi modernissime e computerizzate, mentre nei cuocitori finali si ritorna allo stato artigianale. Accanto alla “conca” dove
Amarelli è oggi il sinonimo della liquirizia ed è una delle aziende storiche più selezionate al mondo. La produzione segue le antiche ricette di famiglia per realizzare un prodotto di eccellenza che è proposto in attraenti e personalizzati packaging.
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bolle la nera pasta c’è ancora, secondo una tradizione che si tramanda di padre in figlio, il “mastro liquirizaio” che ha il compito di controllare l’esatto punto di solidificazione del prodotto. La pasta densa, nera, lucida e profumata viene portata alle forme desiderate attraverso una serie di macchinari prototipo, mentre lo stadio della lucidatura avviene ancora esclusivamente con l’impiego di forti getti di vapore acqueo senza aggiunta di alcuna sostanza chimica. Ecco che la liquirizia è pronta per essere confezionate in eleganti scatolette metalliche che riproducono antiche immagini tratte dagli archivi della famiglia. Amarelli è presente in tutti i mercati nazionali ed internazionali, quali: Europa, America del Nord e del Sud e persino in Australia, inoltre ha ricevuto fin dal secolo scorso una serie di premi e riconoscimenti. Nel 1996 è stata cooptata nell’associazione internazionale “Les Hénokiens” con sede a Parigi che raccoglie soltanto 28 imprese in tutto il mondo, che hanno almeno 200 anni di vita, un bilancio in attivo e sono sempre state gestite a livello familiare. Nell’assemblea tenutasi a Tokio nell’Ottobre del 1997 la Dr.ssa Pina Amarelli, che è a capo dell’azienda, è stata eletta Vice-Presidente mondiale mentre nel 1998 è stata onorata della carica di Presidente per la sezione italiana. L’azienda Amarelli fa parte dell’Associazione internazionale “Les Henokiens” che riunisce solo 28 imprese in tutto il mondo con almeno 200 anni di vita, una gestione famigliare ed un solido bilancio commerciale.
le ricette tipiche
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PRIMI PIATTI Tagliatelle e ceci “Taghiarin e cicir” Pulisci i ceci e lasciali a mollo in acqua tiepida salata per una notte. L’indomani strofinali, lavali e mettili in una casseruola (ci vorrebbe la “pignata”) con abbondante acqua fredda, l’olio, la cipolla sottilmente affettata, i pomodori sminuzzati, la foglia di alloro. Incoperchia e lascia cuocere a fuoco lento. Unisci il sale a metà cottura e controlla che i ceci siano sempre coperti di acqua sino alla
loro cottura. In ultimo aggiungi il basilico e la pasta già lessata al dente, mescolali bene e lascia sul fuoco per un altro paio di minuti. Servi ben caldo. - 80 gr. di ceci a persona - tre pomodori pelati - mezza cipolla - una foglia di alloro - un gambo di sedano - un rametto di basilico - mezzo bicchiere di olio - 50 gr. di pasta a persona - sale q.b. SECONDI PIATTI Salciccia e rape Sosizz e rape Si possono cuocere separatamente i due ingredienti ed unirli in ultimo nella stessa padella. In questo caso si soffrigono i broccoli con olio e aglio, poi vi si mettono a metà cottura i pezzi di salciccia, che in un altro tegame sono stati fatti cuocere con un goccetto di acqua e pun-
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zecchiati con la punta di una forchetta, per facilitarne la fuoriuscita del grasso. Si insaporiscono insieme per cinque minuti circa e si servono ben caldi. C’è chi, invece, unisce di crudo la salciccia a pezzi e i broccoli, che, grazie alla solita punzecchiatura con la forchetta, cuociono nel grasso che fuoriesce dalla stessa salciccia. E, infine, c’è chi lessa in acqua bollente i broccoli e li aggiunge alla salciccia, giunta a metà cottura col procedimento già descritto. - Salciccia fresca di maiale con pepe
rosso e semi di finocchio - un fascio di broccoli di rapa. Melanzane ripiene Luminciane chin Metti a bollire in una capiente casseruola acqua salata. Togli il gambo alle melanzane e dividile in due metà per il lungo. Con la punta di un coltello scavane la polpa e spezzettala. Fai cuocere per pochi minuti nell’acqua bollente prima la parte esterna delle melanzane, che estrarrai dalla casseruola con la schiumarola e metterai in un colapasta; poi, nella stessa acqua, lascerai cuocere più a lungo la polpa tagliuzzata. Quando sarà ben cotta, la metterai nel colapasta, dal quale avrai già tolto le altre melanzane. Aiutandoti con la stessa schiumarola, schiaccia la polpa, per farne uscire più liquido possibile, quindi versala in una larga scodella, nella quale la amalgamerai con la mollica sbriciolata del pane, con il pecorino, le tre uova, il sale, il pepe nero e con le foglie sminuzzate del basilico fresco. Lavora bene l’impasto e lascialo un po’ riposare. Sistema, intanto, in ogni metà incavata delle me-
lanzane una fettina di uovo sodo e una fettina di caciocavallo. Riempine ognuna col morbido impasto preparato e sistemala in una tortiera unta di sugo di pomodoro. Ne devi fare un solo strato, evitando di sovrapporle. Su ogni melanzana farai cadere un cucchiaio di salsa di pomodoro.Lascia cuocere le melanzane un po’ sul fuoco, poi infornale a 200°, evitando di tenercele troppo: do-
vranno essere morbide Si servono sia calde che fredde. - 10 melanzane lunghe - mollica di pane casereccio raffermo - 6 uova (3 fresche e 2 sode) - 2 spicchi d’aglio e foglie di basilico, - 6 o 7 cucchiai di salsa di pomodoro - un etto di caciocavallo fresco - 4 cucchiai di pecorino grattugiato - sale e pepe nero q.b. 73
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Sardella (neonata) con pepe rosso Sardedda aru pip russ Metti a cuocere in padella la sardella (neonata) pulitissima con olio, aglio e alloro. Dopo pochi minuti cospargila di pepe rosso, metti del sale, mescola bene e cuoci per altri pochi minuti soltanto. - 500 gr. di sardella - uno spicchio di aglio - pepe rosso in polvere - olio extra vergine di oliva - una foglia di alloro e sale q.b. Peperoni e patate Pip e patat Taglia a fette rotonde e non molto spesse le patate e a striscioline i peperoni. Condiscili col sale e cuocili ben incoperchiati a fuoco lento. Mescolali ogni tanto. Li toglierai dal fuoco, solo quando saranno un po’ arrotolati. - 500 gr. di patate - 500 gr. di peperoni - olio di oliva e sale q.b. DOLCI Fritti natalizi, i “Crustuli” Fai bollire un mestolo d’acqua con la
buccia di un’arancia, tagliata sottilmente. Sulla spianatoia fai la fontana con la farina e amalgamala con il lievito, l’acqua bollente, l’olio e il vino bianco. Se l’impasto riuscisse troppo morbido, aggiungi altra farina, finchè otterrai una pasta un po’ soda ed omogenea. Ricavane lunghi bastoncini del diametro di due cm. circa e ritagliali in pezzi lunghi 3-4 cm. Uno alla volta falli rotolare sui bordi di una cesta di vimini, premendoli, perché sulla pasta si incida il disegno dei vimini e nello stesso tempo incavali un po’, senza aprirli troppo. Friggi i “crustoli” ottenuti in abbondante olio di oliva e preferibilmente nella padella di ferro; adagiali poi sulla carta assorbente e lasciali raffreddare. Sciogli intanto in una piccola casseruola qualche cucchiaiata di miele di api, immergici un po’ alla volta i crustoli, mescolandoli per farli impregnare bene. Toglili con il mestolo forato, curando di far ricadere nella casseruola tutto il miele in eccesso. Ben sgrondati riponili in una zuppiera con zucchero a velo misto a cannella. - 1 Kg. di farina - 2 mestoli di olio
- 1 mestolo di acqua - un mestolo di vermouth - buccia grattugiata di mezza arancia e di mezzo limone e una buccia d’arancia intera, - 1 bustina lievito in polvere per dolci - miele d’api - zucchero a velo misto a cannella.
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Pasta a confetti Pasta a cumpett Prepara un impasto elastico ed omogeneo, lavorando energicamente tutti gli ingredienti. Dopo un’ora ricavane dei lunghi cordoncini, grossi come un grissino, che ritaglierai in minutissimi pezzi. Li friggerai in abbondante olio un poco per volta, perché aumenteranno di volume e diventeranno grossi come ceci. Fai ben dorare le palline, poi deponile sulla carta assorbente e quando le avrai fritte tutte, riscalda il miele in una casseruola, versaci le palline e mescola, perché tutte se ne impregnino. Rovescia il contenuto della casseruola sulla spianatoia leggermente oleata e appiattisci la pasta, livellandola bene e dandole lo spessore di un dito. Sulla pasta distesa
spargi lo zucchero a velo pestato con la cannella e i confettini colorati. Dividi infine la pasta in rombi o quadretti e, ben fredda, sistemala su un vassoio, evitando di sovrapporre tutti i pezzi uno sull’altro. - 300 gr. di farina - 4 uova - 1/2 bustina di lievito per dolci - un pizzico di sale. - Per rifinire: 400 gr. di miele d’api - zucchero a velo misto a cannella - confettini colorati.
Le Associazioni a Rossano INTENSA VITA SOCIALE E CULTURALE
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Rossano, che diede i natali a S.Nilo e a personaggi che furono i protagonisti indiscussi della storia del risorgimento italiano, contraddistintisi per aver dato lustro e dignità alla Città e alla Patria nella difesa delle idee di libertà e uguaglianza, vide da sempre la presenza attiva di numerose Accademie ed Associazioni, quali ad esempio quella dei Naviganti e degli Spensierati. Oggi, questa linfa di idee e pensieri, è viva e contribuisce a tenere alti i valori di libertà e solidarietà, tramite numerose Associazioni presenti sul territo-
rio che hanno in comune progetti umanitari e storico-culturali, assistenza alle comunità, rispetto dei principi etici, diffusione della pace, aiuto dei più deboli etc. Tra queste il Rotary, Lions, Inner Wheel, Fidapa, Croce Rossa Italiana, Avo, Caritas, Avis, Roscianum, Proloco, Università Popolare di Rossano, Iraceb, Associazione Vincenzino Filippelli, Il Baluardo, Legambiente, Michele Cara, Familiari e Vittime della Strada, Loco...Motiva, Club Trekking, Gocce nel Deserto, Ala Internazionale, Magna Grecia Offroad, Maschera e Volto, Poseidon.
Musei e biblioteche a Rossano MUSEO DIOCESANO DI ARTE SACRA
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E’ un Museo di Arte Sacra dove è esposto il Codex Rossanensis oltre ad altre importanti opere sacre. E’ sito in Via Arcivescovado, 5 tel 0983.525263. Orari dal martedì al sabato dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00. I festivi aperto dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.30 alle 18.30. Chiuso lunedì. Per prenotazioni e info rivolgersi alla Cooperativa “Neilos” Piazza Duomo, 25 - tel 0983.525263
In alto una collezione di antichissime monete e lo “Specchio Greco”custoditi all’interno del Museo Diocesano di Arte Sacra. A destra uno scorcio del Museo della Liquirizia “Giorgio Amarelli” sosta obbligata a Rossano scalo dove, inoltre, è possibile acquistare la liquirizia.
MUSEO DELLA LIQUIRIZIA GIORGIO AMARELLI Storia e percorsi guidati sulla liquirizia Ingresso gratuito - Aperto tutti i giorni C.da Amarelli - s.s. 106 Rossano Prenotarsi al numero +39 0983.511219. Fax. 0983.510.512 www.museodellaliquirizia.it info@museodellaliquirizia.it Biblioteca "Lux Veritatis" Monotematica con testi di spiritualità cattolica e di storia medioevale cavalleresca Via Ripoli. Aperta merc. dalle 17.00 alle 19.00 e sabato dalle 16.00 alle 18.00. Biblioteca regionale “Minnicelli” Biblioteca storico - giuridica con archivio video. Via Luigi Minnicelli, 3. tel.0983.522600 - cell.329.7109412 Biblioteca “Don Ciro Santoro” Situata accanto alla biblioteca civica nel Palazzo delle Culture di S. Bernardino. Tel 0983.529500 Biblioteca Diocesana Via Arcivescovado Tel 0983.520542
Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli aziende d’eccellenza
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IL LUOGO Una storia di lavoro, di cultura, di impresa, di tradizioni che affonda le sue radici nella terra di Calabria, a Rossano, in Contrada Amarelli. Una storia da toccare con mano, da leggere, da ascoltare, da assaporare al Museo della Liquirizia “Giorgio Amarelli”. Sede del Museo la storica residenza di impianto quattrocentesco, da sempre dimora e centro degli interessi della famiglia Amarelli. L’edificio ingentilito da decori seicenteschi, è affiancato da un delizioso giardino di agrumi e da una piccola Chiesa, parti integranti del complesso.
LA VISITA La nostra visita inizia dall’atrio, in cui si apre un ambiente con alcune vestigia di una nobilità di altri tempi: ruote di carrozze, vecchie biciclette, lanterne, uniformi di cocchieri e palafrenieri corredate da bottoni con gli stemmi di famiglia. Lungo le scale, in un piccolo vano, le eleganti gualdrappe dei cavalli con i monogrammi intrecciati. LA FAMIGLIA E L’IMPRESA Appena entrati l’attenzione va alla storia famigliare, proposta attraverso incisioni, documenti, libri e foto d’epoca che ci
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mostra una sorprendente holding “ante litteram”: agricoltura, impresa, cultura, politica e valore militare, l’appartenenza all’elites del Regno di Napoli. E infine, la storia della liquirizia, elemento basilare dell’impianto narrativo. Al centro della galleria il sistema di produzione tradizionale, dalle balle di radice agli attrezzi manuali, dalle forme di porcellana agli stampi in bronzo fino ai primi macchinari sperimentali. LE POSTE ITALIANE per il MUSEO AMARELLI Nel 2004 le Poste Italiane hanno emesso un francobollo dedicato al Museo della Liquirizia Giorgio Amarelli, francobollo appertenente alla serie tematica “Il Patrocinio Artistico e Culturale Italiano”. IL WEB Infine il punto informatico, strumento didattico a supporto del percorso di visita, dal quale si può accedere ai dati sul mondo della liquirizia e navigare negli oltre mille siti che parlano di questo delizioso prodotto della costa calabrese.
LA VENDITA Agli estremi della galleria, da un lato la ricostruzione di un punto vendita ottocentesco con oggetti d’uso d’epoca e confezioni allora in produzione. Dall’altro una grande vetrata fa intravedere la lavorazione attuale e fa da sfondo al lungo bancone e agli scaffali con la “musealizzazione” di tutto ciò che produce Amarelli. IL RECAPITO, GLI ORARI E LA PRENOTAZIONE Storia e percorsi guidati sulla liquirizia Ingresso gratuito - Aperto tutti i giorni C.da Amarelli - s.s. 106 Rossano Prenotarsi al +39 0983.511219. www.museodellaliquirizia.it info@museodellaliquirizia.it Visite guidate tutti i giorni dalle ore 10:00 -11:00 -12:00 e dalle 17:00 18:00 -19:00. Orari validi dal 1° Luglio al 15 Settembre; il pomeriggio, il sabato e la domenica e in alcuni giorni di agosto la visita alla produzione è sostituita dalla visione di un filmato LICORICE SHOP – MUSEUM CAFE’ Climatizzazione-Parcheggio-Servizi
Hotel Murano
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UN MIX DI CORDIALITA’ ED EFFICENZA L’Hotel Murano sorge direttamente sul mare ubicato su un’estensione di 7.000 mq. interamente ricoperta da una vegetazione mediterranea. Le 37 camere con vista mare sono tutte dotate di ogni comfort, telefono diretto, tv color, frigobar, aria condizionata e cassaforte. Il ristorante, con menù della tipica gastronomia del posto, è gestito direttamente dai proprietari che portano in tavola il meglio della enogastronomia calabrese. L’Hotel è dotato di mini club con annesso parco giochi. Tra i servizi offerti, pizzeria, piano-bar, giornali e tabacchi. La struttura, dotata di spiaggia privata a pochi metri, ga-
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rantisce infine animazione serale con spettacoli vari mentre l’animazione sportiva si occupa di tennis, vela e windsurf. L’Hotel è aperto tutto l’anno. Nelle vicinanze è possibile visitare il Castello S.Angelo, tipico esempio di struttura militare rivierasca del 1543-54 costruita dagli Spagnoli utilizzando una preesistente Torre, mentre a 3 km. sorge il centro storico rossanese dove è possibile ammirare i monumenti dell’epoca bizantina.
Rossano - Viale Mediterraneo, 2 tel. 0983.511788-89 fax. 0983.530008 www.hotelmurano.it info@hotelmurano.it
Hotel Europa Lido Palace
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COMFORT E RELAX TUTTO L’ANNO L’Hotel, recentemente ristrutturato, vi attende per trascorrere il vostro soggiorno di lavoro o relax in un ambiente accogliente e confortevole. L’Europa Lido, in una piacevole posizione, si propone come base di relax per itinerari paesaggistici e storico-archeologici. A poca distanza dal mare, qualsiasi sia la vostra idea di vacanza, Rossano e la pianura della Sibaritide, offrono un vasto panorama di scelta: arte, cultura, gastronomia, naturalmente mare e divertimento. L’Hotel è inoltre convenzionato con un lido balneare, mentre il divertimento è assicurato al vicino Acquapark Odissea 2000. Infine non
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manca la possibilità di praticare tennis, calcetto, pesca subacquea e passeggiate a cavallo nella macchia mediterranea. L’albergo è dotato di comodissime e funzionali camere dotate di ogni comfort, aria condizionata, frigo bar, televisore, telefono diretto, asciuga capelli ecc. Infine, un’ampia e accogliente hall, ristorante con specialità locali e nazionali, sala riunioni ed aria condizionata in tutta la struttura.
Rossano Contrada Frasso Tel.0983.512095 - 512096 Fax. 0983.530336 www.hoteleuropalidopalace.it. mail@hoteleuropalidopalace.it.
Hotel Qui si alberga, S.Lorenzo
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UN AMBIENTE RIGENERANTE Ad oltre 1100 metri di altitudine, ai limiti di un ampio altipiano a bosco, l’albergo San Lorenzo è il rifugio ideale per chi cerca un rapporto rigenerante con l’ambiente naturale della Sila. Un albergo ricavato da un edificio recentemente restaurato, pensato per trascorrere la perfetta vacanza in ogni stagione: la giusta quiete in un’atmosfera di equilibrio tra gli elementi naturali che circondano la nostra struttura. Nelle vicinanze del lago Cecita e del Parco nazionale della Sila, San Lorenzo è un vero tuffo nella natura: boschi e animali come caprioli, daini, lupi, scoiattoli e rapaci di varie specie.
Le 22 camere di San Lorenzo sono silenziose, pulite, accoglienti e arredate con un gusto moderno e leggero. Affacciate sui boschi, esprimono il rispetto per i comfort e la privacy dei nostri ospiti. Siamo dotati anche di una camera pensata per i portatori di disabilità e siamo felici di offrire tutti i nostri sforzi, a tutti i nostri ospiti, per trasformare anche una breve vacanza in un’esperienza davvero memorabile.
Camigliatello Silano (CS) Campo San Lorenzo, 14 Tel.0984.570809 Fax. 0984.570761 www.sanlorenzosialberga.it sanlorenzo.sila@gmail.com
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Hotel Roscianum
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ELEGANZA E SERVIZI D’ECCELLENZA Di recentissima costruzione, il complesso è dotato di un bellissimo parco naturale di 20.000 mq. con piante mediterranee ed esotiche ed annessa piscina di 2.000 mq. dove trascorrere momenti di relax. La struttura è stata realizzata ponendo attenzione all’eleganza dell’arredo. E’ presente un secondo corpo con confortevoli residence bilocali e trilocali dotati di ogni servizio. L’Hotel è composto da 140 stanze tutte dotate di aria climatizzata regolabile dall’interno, chiave d’accesso elettronica, servizi privati in camera, linea telefonica diretta in stanza, frigo-bar, televisione a colori. Le 12 suites sono in-
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vece veri appartamneti dove è possibile trascorrere momenti da sogno: sono dotate di vasca idromassaggio e, su richiesta, di tutti i servizi di assistenza in camera. L’Hotel dispone inoltre di una elegantissima hall con annesso piano bar, sala biliardo, maxi schermo, e di una sala da 300 posti per riunioni. La sala ristorante e ricevimenti è per 500 persone, con cucina tipicamente mediterranea. Il complesso dispone di parcheggio recintato.
Rossano S.s. 106 c.da Momena Tel.0983.530335 - 514811 Fax.0983/511657 www.hotelroscianum.it info@hotelroscianum.it
Hotel Scigliano
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COMODITA’ E RELAX TUTTO L’ANNO L’Hotel Scigliano gode di una privilegiata posizione all’ingresso del centro cittadino di Rossano scalo. Tra i servizi offerti: telefono con linea diretta, servizio in camera, frigo-bar, aria condizionata, spiaggia privata con lido balneare atterzzato. Sono accettate tutte le principali carte di credito. Rete Wireless WiFi in tutto l'hotel!: infatti, per tutti i clienti dell'albergo che necessitano di connettersi ad internet, l'hotel Scigliano mette a disposizione gratuitamente la propria rete wireless che copre tutti gli ambienti. La struttura è dotata di sala meeting e di un solarium interno composto da un lettino abbron-
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zante. Nel ristorante è possibile gustare tutte le specialità tipiche della cucina calabrese e rossanese. Se desiderate pranzare o cenare, il ristorante interno all'hotel è pronto per esaudire ogni vostra richiesta enogastronomica con una grande scelta di piatti tipici: pasta e fagioli alla rossanese, tagliolini ceci e baccalà, costolette di maiale alla rossanese, coniglio alla cacciatora. Infine, ampia è la lista dei vini calabresi che danno un grande lustro alla nostra Regione.
Rossano - Viale Margherita, 257 Tel.Fax:+39 0983.511846 4 linee r.a. www.hotelscigliano.it hscigliano@hotelscigliano.it
Agriturismo Armania LA TRADIZIONE A TAVOLA
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Una struttura agrituristica situata in una posizione panoramica, immerso tra uliveti ed agrumeti con una meravigliosa vista sul mare. Professionalità e cortesia si fondono con una gustosa cucina tradizionale esaltandone i sapori di un tempo. Non sbaglia certamente la propria scelta chi vuole ritrovare i sapori di un tempo ed essere il benvenuto in un ambiente accogliente. Può capitare di assaporare piatti come “pepi e patate” o un buon primo fatto in casa con sugo di castrato. Ottimi e
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vari gli antipasti provenienti dalla tipica cucina locale. Ampia è la scelta dei vini. All’esterno ampi spazi per feste o semplicemente per il relax di adulti e bambini. Da ricordare che durante il soggiorno, l’Agriturismo Armania mette inoltre a disposizione dei suoi clienti musica dal vivo per allietare i commensali e trascorrere ore liete tra amici e parenti. L’agriturismo è adatto per qualsiasi tipo di ricevimento. Rossano - Contrada Armania tel. e fax. 0983.569343 cell.340.2386064
Ristorante il Graticcio
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LA RISCOPERTA DELLE TRADIZIONI Il ristorante nasce nel 1989 e, da allora, è rimasto costantemente un punto di riferimento nel panorama della ristorazione di eccellenza dello ionio calabrese. Il titolare Antonello Rugna, con passione e competenza ha saputo proporre nella sua cucina, piatti dai sapori, colori e odori mediterranei basati sulla qualità della materia prima. Il Graticcio reinterpreta egregiamente le tradizioni enogastronomiche calabresi con l’escusività e l’eleganza della cucina moderna. Di grande effetto è la presentazione delle pietanze da sempre un eccellente punto di forza di questo locale storico dove il servizio è
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sempre impeccabile. Tra gli antipasti vengono serviti delizie fresche del pescato giornaliero locale, mentre tra i primi è possibile una lunga scelta di pietanze; tra queste da gustare il piatto di “scialatelli al Graticcio” divenuto un vero cult per la freschezza e il sapore. Inoltre i secondi sono l’estasi dei palati più fini come ad esempio la cernia al forno con contorno di verdure fresche o “l’aragosta in bellavista”. Infine, ampia è la scelta di etichette di vini regionali e nazionali.
Rossano, Piazza Dante Tel.e fax.0983.510605 www.ilgraticcio.it info@ilgraticcio.it
Ristorante il Pascia’ GAUDERE SEMPER... Ristrutturato di recente rispettando l’antico casale Arca Enel, il ristorante gode di una pregevole posizione, completamente immerso in una lussureggiante macchia mediterranea ed in un’autentica oasi di verde naturale fra gli ulivi secolari, cipressi, pini marini e calde macchie di colore, a poche centinaia di metri dal mare. Gli ambienti felicemente distribuiti, con sale dotate di aria climatizzata, offrono il massimo comfort garantendo inoltre una perfetta privacy. Chef di lunga data e provata esperienza, con grande fantasia, creano vere e proprie opere d’arte, dove sapori e colori si fondono con il
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giusto equilibrio. I sapori mediterranei della cucina puntano sulla freschezza e la grande qualità della materia prima per portare in tavola piatti che incantano il palato più esigente soddisfacendo inoltre il modo di presentazione delle portate. Il servizio è sempre impeccabile ed è garantita inoltre una lunga lista di etichette di vini nazionali ed esteri. Il Pascià ristorante dispone inoltre, di uno staff di esperti per la organizzazione di meeting e di magnifici ricevimenti.
Rossano, C.da Cultura s.s.106 Enel www.pasciaristorante.it info@pasciaristorante.it tel.0983.565493
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Ristorante la Tavernetta
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UN ITINERARIO GASTRONOMICO “La Tavernetta” è il ristorante condotto da Denise e Pietro Lecce, ormai conosciuti in ambito nazionale e internazionale. Il bel locale accogliente, arredato con la semplicità propria dell’assoluto buon gusto, fa da contesto a una cucina che, pur rifacendosi alla tradizione, viene magistralmente curata, reinterpretata e portata con sapienza all’oggi. Essa gode ormai di consolidata reputazione per la sua capacità di spaziare con leggerezza, senso della misura, ricerca della qualità e vena creativa nell’ambito di un repertorio che rende sovente problematiche le scelte. Funghi silani cucinati in mille
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modi e... mille sapori di verdure inconsuete; e poi minestre, paste, salumi, agnelli, capretti, carni alla brace; per giungere ai dolci curati dalla pasticceria interna. Difficile tradurre le virtù de “la Tavernetta”, ma coloro che apprezzano i vini potranno farsene idea visitando la cantina - fisicamente collocata nel cuore del ristorante - per scegliere tra circa mille etichette italiane e straniere accuratamente selezionate. Un itinerario gastronomico di eccellenza.
Camigliatello Silano Campo San Lorenzo, 14 tel. 0984.579026-fax: 0984.570761 www.latavernetta.info info@latavernetta.info
Il Pastificio Pirro LA QUALITA’ E LA TRADIZIONE
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Il Pastificio Pirro nasce nel 1985 e si sviluppa con la volontà di fornire al consumatore prodotti naturali che consentano un'alimentazione sana ed equilibrata. La sua produzione di pasta é caratterizzata dall'esclusivo impiego di materie prime di assoluta qualità e genuinità con principi di lavorazione ispirati ai metodi prettamente artigianali. Tutta la produzione, nei vari formati tradizionali e speciali, sia essa pasta di semola di grano duro o all'uovo, ha sempre un requisito considerato
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dall'Azienda Pirro essenziale: la materia prima rigorosamente eccellente, scelta e controllata con la massima attenzione. L'uso esclusivo di trafile in bronzo ed una lenta essiccazione a temperatura ambiente sono da sempre le ricette delle tante varietà delle grandi paste PIRRO; una lavorazione artigianale come la pasta fatta in casa dalle nonne. Corigliano Calabro tel +39.0983.851293 fax +39 0983.851284 www.pastapirro.it info@pastapirro.it
Olio extra vergine Donato Parisi LA QUALITA’ FRUTTO DELL’ESPERIENZA
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L’azienda produce olio di qualità da tre generazioni, lavorando con la stessa passione di un tempo, a Rossano dove viene prodotto uno dei migliori extravergini d’Italia, denominato “Dolce di Rossano”. L’olio, “frutto della tradizione” lo potete assaggiare direttamente in Azienda circondati da ulivi secolari e da pregiate clementine. Inoltre è possibile effettuare una degustazione guidata da assaggiatori qualificati per apprezzare “i Profumi e i Sapori” dei diversi oli extravergini
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proposti da Donato Parisi. Siamo a 200 mt. dalla s.s.106 e, pertanto, la visita diventa una tappa rilassante anche per acquistare prodotti tipici “Aziendali” per sè e per gli amici. I camper possono effettuare anche una breve sosta per rifornirsi di acqua potabile, ricevere informazioni sul territorio e consultare internet. L’azienda effettua inoltre un comodissimo servizio di vendita a domicilio a Rossano e in tutta Italia. Rossano Calabro - Contrada Scinetto tel +39.0983.64956 - 64088 www.olioparisi.it - ufficio@olioparisi.it