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SOCIAL SWARM. Filosofia dell’Homo Digitalis/ Philosophy of Homo Digitalis

2017

Come appare la vita dell’uomo moderno? Cos’è importante? A quale attività dedica il suo tempo? Il suo primo pensiero è rivolto alla famiglia? agli amici? alle relazioni con loro? Dopo un’analisi approfondita, è possibile purtroppo concludere che ciò che attira maggiormente la sua attenzione, soprattutto negli ultimi anni, sono i social media, che hanno cambiato i comportamenti quotidiani e hanno inondato di pregiudizi le opinioni. Ci sono sempre più persone di tutte le età che li usano, e molti di noi, non solo hanno un account sui social network, ma hanno anche bisogno di accedervi ogni giorno o anche più volte al giorno. Inoltre, possiamo vedere che durante molte attività mondane appare indispensabile avere con se lo smartphone dotato di fotocamera e accesso a Internet, in quanto la rete costantemente incoraggia a condividere istantanee e pensieri della vita privata, fornendo agli individui la sensazione di esistere, ma sollevando nel frattempo delicate questioni dei limiti della privacy. Ci sono luoghi o situazioni in cui non viene messo in rete un reportage fotografico? Ci sono momenti in cui non essere connessi all’uso dei dispositivi mobili appare normale? “Social Toilet” infatti rappresenta in modo ironico uno dei cambiamenti più importanti e radicali avvenuti nel mondo moderno. L’installazione pone lo spettatore in un ambiente stretto e travolgente che dà l’impressione di una stanza della paura. Ci sono condizioni apparentemente favorevoli per il destinatario ma, la presenza di una serie di loghi già pervasivi simboleggia le centinaia di migliaia di profili visitati quotidianamente sui social network. L’unico oggetto che appare di solito come luogo simbolico di privacy e riservatezza induce a porsi domande molto importanti: è possibile credere davvero che la vita privata sia al sicuro? Oppure i social media possono dare un senso di sicurezza maggiore all’interno delle abitazioni? “Social Toilet” induce l’osservatore ad immaginare un mondo migliore in cui le persone, in modo consapevole (e anche divertente) utilizzino le innovazioni tecnologiche. What does the life of modern man look like? What is important? To which activity does he devote his time? Does his first thought go to his family? to friends? to relations with them? After an in-depth analysis, unfortuently it is possible to conclude that what attracts his attention the most, especially in recent years, is social media, which has changed daily behaviors and flooded opinions with prejudices. More and more people of all ages are using them, and many of us not only have an account on social networks, but also need to log in every day or even several times a day. Furthermore, we can see that during many down-to-earth activities it appears essential to have a smartphone with a camera and Internet access always with you, as the network constantly encourages sharing snapshots and thoughts of private life, providing individuals with the feeling of existing, but lifting in the meanwhile delicate issues of the limits of privacy. Are there places or situations where a photographic reportage is not put online? Are there any moments when not being connected to the use of mobile devices seems normal? In fact, “Social Toilet” ironically represents one of the most important and radical changes that have taken place in the modern world. The installation places the viewer in a narrow and overwhelming environment that gives the impression of a room of fear. There are apparently favorable conditions for the recipient, but the presence of a series of already pervasive logos symbolizes the hundreds of thousands of profiles visited daily on social networks. The only object that usually appears as a symbolic place of privacy and confidentiality prompts us to ask very important questions: is it possible to really believe that private life is safe? Or can social media give a greater sense of security inside homes? “Social Toilet” induces the observer to imagine a better world in which people use technological innovations in a conscious (and fun) way. Installazione/Installation (100x100x200cm)

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2018

Quotidianamente ci investe un bombardamento incessante di messaggi, di milioni di post e tweet sui social network, incursioni dirette nella nostra coscienza che lievitano rapidamente sul palmo di ogni mano. Tali assalti sono tanto persistenti da aver alterato profondamente il nostro stile cognitivo e i nostri metodi di apprendimento, nonché – com’è evidente – i nostri sistemi di comprensione ed elaborazione delle informazioni. Questa prigionia, che deriva da una situazione globale caratterizzata dall’invasiva esperienza di un mondo filtrato dagli smartphone, impone un ritmo sempre più veloce. Le sue dinamiche, grazie alla diffusione massiccia della rete, sembrano per certi versi in balia di flussi contraddittori di informazioni. Notizie vere smentite da fasulle e viceversa, avvisi attendibili che seguono e si immischiano ad altri totalmente privi di ogni fondamento, comunicazioni sicure e annunci ingannevoli. Crei una pagina web, metti un titolo “forte”, usi sapientemente gli aggettivi, inserisci poi una foto “potente” e il bersaglio è (quasi sempre) centrato. Quanti hanno gli strumenti critici per decodificare e difendersi dalle manipolazioni deliberate e sistematiche, dalle campagne denigratorie o promozionali, dai messaggi ambigui e ostinatamente continui? Quanti vivono imprigionati nella solitudine e nell’individualismo? Cos’è e da dove viene questa chiusura in sé stessi, se non da una forza possente e diametralmente opposta alla solidarietà, da una energia negativa, che blocca gli effetti benefici ed essenziali del farsi forza a vicenda per la vita in società? Every day we are constantly bombarded with messages, millions of posts and tweets in social networks, direct intrusions into our conscience, which quickly begin to rise in the palm of each hand. Such assaults are so persistent as to have profoundly altered our cognitive style, learning methods, and systems for understanding and processing information. This imprisonment, which derives from a global situation characterized by the invasive experience of a world filtered by smartphones, imposes an ever faster pace. Thanks to the massive diffusion of the network, its dynamics seem to some extent at the mercy of contradictory flows of information. Real news is denied by phony, reliable notices that follow and get mixed up with others without any foundation, secure communications and misleading announcements. You create a website, place a “sensitive” title, use adjectives wisely, and then insert a “powerful” photo, and the target is (almost always) centered. How many of us have the critical tools to decode and defend against deliberate and systematic manipulations, disparaging or promotional campaigns, ambiguous and stubbornly continuous messages? How many of us live imprisoned in solitude and individualism? What is it and where does this closure in oneself come from, if not from a powerful and diametrically opposed force to solidarity, from a negative energy that blocks the beneficial effects of making each other strong and essential for life in society? Video frame (04’:55”)

Scultura/Sculpture (20x75x20cm)