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Artigiani digitali Tutto si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma con gli strumenti più opportuni

DI MARCO MASSIGNANI

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è chi la chiama crisi e va in crisi solo a pensarci; c'è chi è convinto che quello che stiamo vivendo sia un cambio di paradigma del modo di fare impresa, si rimbocca le maniche e si iscrive in uno dei numerosi FabLab sparsi in tutto il mondo, Italia compresa. Chiamati anche makerspace, sono dei "laboratori di fabbricazione" testimoni di un fenomeno in grande espasione nato, manco a dirlo, negli USA nei primi anni Duemila ed ora alla conquista di tutto il mondo.

Si tratta di vere e proprie officine a di-

sposizione di “artigiani 2.0” che, attraverso la stampa 3D, altri software sofisticati, tanta passione e voglia di sperimentare, realizzano le proprie idee e costruiscono (letteralmente) il proprio futuro. L’ultimo censimento dei Laboratori di Fabbricazione digitale pubblicato dalla Fondazione Make in Italy Cdb, parla di una community di più di 3000 utenti registrati o associati tra più di 70 FabLab distribuiti su tutto il territorio nazionale. In ognuno di questi si costruisce, si impara e si realizzano i propri sogni: ecco i 5 più importanti distribuiti su tutto lo Stivale.

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ph. wemake

diffondere la digital fabrication attraverso un laboratorio ospitato all’interno di Talent Garden Calabiana (una rete di coworking che conta 12 sede sparse in altrettante città italiane e 4 in Europa).

In questo spazio designer e startup hanno la possibilità di sviluppare il loro prodotto e, se necessario, di essere assistiti in ogni fase del processo produttivo: dall’idea fino al lancio sul mercato. Un laboratorio al servizio anche di freelance, appassionati e artigiani, affiancato da una scuola di innovazione dove si organizzano master per studenti che vogliono accedere al mondo del lavoro e professionisti che desiderano migliorare le proprie competenze.

Info: thefablab.it

Nato nel 2014 dopo un paio di anni di attività formative sul territorio, è specializzato soprattutto nel design, moda che si incontrano con l'elettronica. Questo makerspace non è solo una community con macchine e strumenti ma anche un'impresa e un'associazione. È iscritto alla rete internazionale dei FabLab offre servizi di co-progettazione, team building e formazione per singoli, istituzioni e imprese. Mette a disposizione stampanti 3D, laser cut, frese a controllo numerico, ma anche macchine da cucire professionali e quelle per maglieria hackerate con Arduino. Info: wemake.cc

FABLAB TORINO - Torino Sono tra i pionieri dei FabLab italiani e nascono per raggiungere un duplice obiettivo: diffondere la Digital Fabrication e la cultura Open Source in un luogo fisico, dove macchine, idee e persone si mescolano liberamente dando vita a cose nuove. Si rivolge ai singoli utenti ma anche ad università e scuole, con workshop pratici, supporti allo sviluppo prototipi, e alle aziende, che qui possono trovare professionisti specializzati in diversi campi.

Info: fablabtorino.org

ph. romamakers

WEMAKE - Milano

ph. fablab torino

S E I M A G A Z I N E

THE FABALAB - Milano TheFabLab è un laboratorio condiviso dove tecnologie tradizionali e innovative stimolano la creatività e generano opportunità di occupazione e sviluppo. Il loro claim è tutto un programma: "make it real", una frase che rissume la voglia di

ph. witlab

ph. thefablab

ROMA FABLAB MAKER - Roma La prima officina digitale della Capitale.

Hanno uno statuto, un manifesto e un movimento culturale contemporaneo, quello dei makers, che trae le sue radici dalla cultura hobbistica del fai da te.

Tra gli obiettivi principali, diffondere i principi dell’innovazione nel tessuto imprenditoriale della Regione e stimolare la cultura della fabbricazione 2.0. Organizzano corsi, workshop, laboratori e servizi di fabbricazione digitali.

Il FabLab comprende un laboratorio 3D, un laboratorio di taglio laser e fresatura, di elettronica e robotica, interaction design e MiniMakers per bambini.

Info: officine.romamakers.org

WITLAB - Rovereto È uno dei più grandi FabLab d’Europa, a disposizione degli utenti attrezzature ed utensili elettronici, oltre a strumenti più tradizionali per l'assemblaggio e rifinitura degli oggetti. Organizzano corsi di disegno e stampa 3D, Cnc, disegno parametrico, taglio laser e molto altro.

Info: witlab.io

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Crazy Beach Party Tappe di un'estate di feste e divertimento

DI MARCO MASSIGNANI

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© www.destination360.com

state = mare + divertimento. Una semplice equazione che mette d'accordo migliaia di giovani che, ogni anno si radunano sulle spiaggie più pazze del mondo a suon di musica e trasgressione.

Dalla Spagna al Brasile, dalla Thailandia alla Grecia agli USA, se non avete ancora programmi per le vacanze ecco alcune mete turistiche che lasceranno un segno indelebile sulla vostra estate; basta comprare il biglietto aereo, prenotare una stanza d'albergo e il resto vien da sé.

SOUTH BEACH - MIAMI La località di South Beach è famosa per la vivace architettura Art Déco le torrette "alla Baywatch", gli hotel glamour e, ovviamente, i party sulla spiaggia. Ogni sera, con il sole che ancora riscalda la schiena, alla fine di Ocean Drive, tra le palme e la sabbia, divanetti bianchi, cocktail ghiacciati, tanta gente e l'oceano a due passi da voi, potete godervi una delle location più glamour della città. La movida è assicurata durante tutta l'estate, ma è nel weekend che troverete le migliori serate...e sicuramente vi capiterà di incrociare anche qualche VIP. MIGLIAIA DI PERSONE SULLA SPIAGGIA A RITMO DI MUSICA A S O U T H M I A M I D I V E RT I M E N TO E T R A S G R E S S I O N E S O N O A S S I C U R AT I D U R A N T E T U T TO I L P E R I O D O E S T I VO

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La Full Moon Party si svolge a Koh Phangan ed è considerata la festa in spiaggia più epica che mai, tutti dovrebbero andarci almeno una volta nella vita. Nata da un gruppo di hippie negli anni 80, la festa si svolge ogni mese durante la notte di luna piena e si tiene sulla spiaggia di Haad Rin, nella punta meridionale dell'isola. Oggi si è ingrandita a dismisura e raccoglie fino a 20.000 persone provenienti da ogni angolo del pianeta, il doppio nel periodo di Capodanno. Avvertenze: l'organizzazione per la partecipazione all'evento non è tra le più semplici, vi consigliamo di informarvi su quelli che sono i rischi veri e le leggende, e di dove si può risparmiare qualcosa o essere truffati. Per scoprire quando sarà la prossima edizione potete consultare il sito www. fullmoonparty-thailand.com.

© www.knocksense.com

PARADISE BEACH - MYKONOS Prima di alzarci in volo e spostarci verso Oriente ecco un'altra tappa fondamentale: Paradise Beach, la spiaggia più famosa di Mykonos. Tutto è iniziato nei primi anni 60 quando i primi nudisti provenienti da tutto il mondo iniziarono a riversarsi sulle spiagge partecipando a feste stravaganti.

Oggi (quasi) niente è cambiato: durante il giorno potete praticare uno dei tanti sport acquatici in un mare cristallino mentre al vostro fianco le feste non conoscono fine e una variegata moltitudine di giovani on-

BURNING MAN

FULL MOON PARTY - THAILANDIA

© superparadise.com.gr

La località regina del Vecchio Continente è senz'altro Ibiza, l'isola che non dorme mai e che conta feste ad ogni angolo per tutta l’estate. Il Bora Bora, a Playa d’en Bossa, è la mecca mondiale delle feste in spiaggia a ritmo di musica elettronica. La stagione apre a fine maggio ma per tutta l'estate, ogni giorno, a partire dalle 16 fino all'alba, il club si trasforma in una discoteca a cielo aperto.

Non aspettatevi di bere un drink in tutta tranquillità, qui si balla sulla sabbia e sui tavoli salutando gli aerei che volano a bassa quota. L'ingresso è gratuito sia di giorno che di sera, non si può dire la stessa cosa delle bevande.

tastico paesaggio in notturna, dal tramonto all'alba, infuocati da djset per tutta la notte potrete trovarvi anche a festeggiare su una barca per una serata veramente indimenticabile. Il periodo perfetto è tra ottobre e febbraio, quando non ci sono piogge torrenziali e monsoni, siete in tempo per organizzarvi.

© www.fest300.com

BORA BORA - IBIZA

© tripandleisure.com

© www.ibizadespedidas.es

deggia al ritmo della musica che impazzagiorno e notte, 7 giorni su 7...ci vuole un fisico bestiale!

BEACH PARTY - GOA Restiamo in oriente, ma ci spostiamo sulle spiagge di Anjuna, Morjim e Palolem in India. Tra luci, fuochi d'artificio e il fan-

L A C I T TÀ C H E N A S C E E S PA R I S C E

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nche se non si svolge su una spiaggia ma nel deserto del Nevada, il Burning Man Festival non può non essere citato. Nato nel 1990 da tre amici, ogni anno raduna migliaia di persone di ogni tipo che si radunano per costruire Black Rock City, una città pianificata urbanisticamente in maniera molto attenta dove non esiste il denaro, vale solo il baratto, funziona con regole anarchiche e rigide insieme, nasce e scompare con il festival. C’è la musica, ci sono corsi di bricolage, di yoga e molte altre attività, ma soprattutto ci sono le installazioni artistiche e, ovviamente, il Burning Man stesso: un’enorme statua di legno costruita in mezzo alla città del festival che viene bruciata l'ultimo giorno, un modo simbolico e pratico per pulire completamente l’area su cui è sorta e sparire senza lasciare tracce.

Per partecipare alla prossima edizione americana in programma dal 28 agosto a 5 settembre potete visitare il sito www.burningman.org e per quella europea in programma dal 29 al 31 luglio a Veluwe in Olanda meglio affrettarsi e fare le valige al più presto!

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LO C I C RI L I O ND A QU TRA N O INC

FOODIE

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ITA V I AT E R C LA

tti fatti Collane e bracciale rtoni di biciclette con catene e cope

All’ombra del Colle Cidneo fiorisce l’arte dell’upcycling, una tecnica sostenibile che incita al “riutilizzo creativo” di materiali smantellati.

Si parte dai bicicli ma, lungo la strada, si incontra di tutto di Alessandra TONIZZO

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I dati non mentono: nel 2012 sono state ben 3.156 le imprese che hanno recuperato rifiuti come attività non principale, marcando un aumento del 10% dal 2008 (statistiche Ecocerved). Scarti di produzione e sviluppo sostenibile viaggiano in sincrono, e le imprese italiane ricorrono sempre più al modello waste end (zero rifiuti) nell’ottica di quell’economia circolare che blocca gli sprechi e non getta via nulla.

Ma mentre oggi le abitudini del consumatore medio sono dure a morire, s p e s so prediligendo ancora prodotti

“a perdere” piuttosto che articoli riutilizzabili (interessante l’indagine di Brook Lyndhurst 2011 sul tempo di vita dei beni atteso dai fruitori: meno di due anni per un cappotto, o lo spazzolino elettrico), c’è chi innesca un’inversione di tendenza. CàBà è uno showroom che, a Brescia, realizza mobili e suppellettili partendo da materiali destinati allo smaltimento, in primis le biciclette. «Ci piacciono le cose belle, originali, fatte con cura» raccontano Barbara Casella e Carla Manfredini (nella foto qui sotto), ideatrici ed “artigiane” di CàBà, «adoriamo scoprire nuove forme, usare materiali insoliti, creare oggetti unici con attenzione al design e alla funzionalità.

Non ci piace Voce del verbo “to upcycle”: l’arte di riconvertire materiali inutilizzati e dargli nuova vita, creando articoli estrosi. Il primo esempio di questa tecnica green risale al 1963, con l’ideazione, da parte della Heineken, delle Wobo: bottiglie di birra che, una volta usate, potessero servire come mattoni edili. Dieci anni dopo, gli architetti Charles Jencks and Nathan Silver decisero di dedicarsi ad un tipo di progettazione avanguardistica che esplorasse materie ed oggetti usuali con un occhio nuovo, vestendoli di ruoli e significati diversi. Da qui in poi fu tutta discesa, ed oggi, nei settori più disparati, il “riutilizzo creativo” è pratica assodata. Lo confermano una nutrita bibliografia specialistica e i tanti siti web dedicati, fra i quali spicca “Crafster.org”

UPCYCLING UN PO' DI STORIA

buttare via le cose, sprecare risorse, consumare inutilmente energia. Così utilizziamo bottiglie, vecchie lampadine, tappi, pc, ma il nostro punto forte sono le biciclette». Camere d’aria, raggi, catene, freni, mozzo, cavi: le ragazze con il pollice “eco” impiegano proprio tutto delle bici, riscattate nei loro pezzi cardinali dalle botteghe di riparazione, risparmiando all’ambiente uno smaltimento dall’impatto costoso e nocivo. Ne nascono g ioielli esclusivi, di una bellezza selvaggia, tribale. «Non ricicliamo, ma riutilizziamo: facciamo upcycling», spiegano Barbara e Carla, «e la politica green di CàBà è veicolata dall’estetica accattivante degli articoli esposti, dalla volontà di essere uno spazio aperto, contenitore per esperienze diverse, purché affini al filone del recupero».

Perciò, dal 2014, queste creative fanno stiva di quel che scartano i più, con una prospettiva che, se anni fa pareva nostalgica, oggi è totalmente futurista.

Barbara Casella e Carla Manfredini

di CàBà www.caba-upcycl ing.com

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NADIA TOFFA

La giornalista bresciana, punta di diamante del programma di Italia1, si racconta tra inchieste di denuncia e ambizioni, guerra e alimentazione, truffe e ludopatie di Ilaria REBECCHI

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e inizialmente incamerando un sacco di “no”. Più che spaventata ero entusiasta, presa da una grande caparbietà e da un pizzico di incoscienza».

Oggi in Italia fare il giornalista, soprattutto d’inchiesta, non è facile tra denunce e ritorsioni: «nelle piccole emittenti dedicarsi a vere inchieste non era semplice. Le eventuali querele che possono scaturire da un reportage di grossa portata spaventano, e nonostante il servizio sia accurato e con prove alla mano bisogna sapersi tutelare ed essere tutt’uno col proprio editore. Il rischio è che i giornalisti locali si trovino nelle condizioni di autocensurarsi per paura di incorrere in denunce sporte da colossi economici e dunque costretti ad affrontare ingenti spese legali. Per questo sono felice che sia stata introdotta la querela temeraria, che punisce chi si lancia in denunce senza alcun fondamento solo per intimidire». Ma le soddisfazioni sono arrivate e recentemente ha ricevuto il Premio internazionale Ischia di Giornalismo per la sezione tv: «è un riconoscimento davvero importante e mi inorgoglisce molto.

Sono una giovane giornalista che lavora con passione e serietà: il fatto che questo sia stato recepito dai grandi del settore è uno sprone a continuare su questa strada e fare sempre meglio, è come se mi avessero dato una grande pacca di incoraggiamento sulla spalla, cosa di cui ogni tanto nella vita si ha bisogno».

resciana doc, una Laurea in Lettere e Filosofia e poi l’approdo in tv: Nadia Toffa, classe 1979, è una delle giornaliste tv più eclettiche del panorama italiano, Iena dal 2009 e apprezzata da pubblico e critica per le sue inchieste pungenti e per quell’aria sbarazzina e da ragazza della porta accanto tra sorrisi, ironia e denuncia.

E in un paese dove il ruolo del giornalista si mescola con quelli di blogger, influencer e opinion leader, Nadia non cede e prosegue per la sua strada, tortuosa ma più brillante e costellata di successi.

Il tutto forse è iniziato con un video galeotto girato per gli esami di terza media in cui imitava la Lilli Gruber alla conduzione del Tg2: «Non c'è un momento esatto in cui mi sono detta di voler lavorare in tv come giornalista. Certo è che ho dovuto fare molta gavetta, e che mi ha fatto bene».

E infatti Nadia ha iniziato lavorando per Telesanterno e Retebrescia: «le tv locali sono come un buon allenamento in palestra, e se non ti applichi poi in partita ti fanno fuori in pochi minuti. Nelle due emittenti televisive in cui ho lavorato facevo di tutto: uscivo con la mia telecamerina, montavo i servizi, li scrivevo e me li auto lanciavo conducendo il tg. Il passaggio alla tv nazionale me lo sono fortemente cercato, piantonando l'ufficio del gran capo de Le Iene Davide Parenti 27

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LA MIA VITA DA IENA giornalismo e della tv che vi hanno partecipato.

Nadia racconta: «sono iena 24 ore al giorno. Quando non lo sono cerco di dormire, guardare un film, leggere un po’, incontrare gli amici e mia mamma, che è stufa di vedermi solo in tv in giacca e cravatta».

Servizi senza filtri e appassionati: «la genesi di ogni inchiesta è sempre diversa ed entusiasmante. Pochi minuti fa ero alla ricerca di un'idea, di un nuovo reportage per la prossima stagione. Un amico mi ha chiamata semplicemente per commentare una notizia sulla quale avevo già ragionato in passato. Si, insomma, ho tagliato corto con lui e mi sono messa al computer. Spesso le inchieste nascono da una curiosità, da un commento che senti al bar, da una notizia che leggi sul giornale o da un interesse personale».

Sono aumentati i programmi tv nazionali che hanno un simile obiettivo, ma nessuno riesce ad avvicinarsi al successo de Le Iene: «è per la serietà e varietà degli argomenti proposti e secondo me anche per il coinvolgimento emotivo che mettiamo nei nostri servizi e che arriva a chi ci segue. Io sono così: non conosco un altro modo per trattare i casi che seguo. Mi butto a capofitto nelle situazioni e amo il contatto con la gente. Quando mi sono occupata della “terra dei fuochi” ho conosciuto persone semplici e speciali, che si battono per un futuro migliore, come don Maurizio Patriciello che da anni lotta contro gli sversi dei rifiuti tossici. Ci sentiamo costantemente, e questo accade spesso. Restare in contatto con i protagonisti dei casi che hai trattato è un bene, ma richiede un impegno emotivo molto forte».

Il programma televisivo nato nel 1997 e da allora sempre su Italia1, è caratterizzato dallo stile irriverente nel trattare tematiche diverse, dalla cronaca internazionale al gossip, Sono iena attraverso inchieste e reportage tra satira 24 ore al giorno. e approfondimenti di denuncia. Gli abiti Quando non lo sono degli inviati, rigorosamente in giacca cerco di dormire, e cravatta nera, e la scritta riprendono guardare un film, leggere, l’omonimo film di Tarantino, e negli anni incontrare gli amici e sono tanti i volti illustri del mia mamma, che è stufa

di vedermi solo in tv in giacca e cravatta

LA TER

RA DEI

UN RISCHIO COLLETTIV

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Sono tanti i temi scottanti trattati in 6 anni da iena e legati all’alimentazione e all’acqua e ad alcune parti d’Italia rovinate da un sistema marcio e pericoloso, soprattutto «queste tematiche mi appassionano perché sono per la salute: « quelle che hanno l'impatto più forte sulla nostra vita. Il caso della Terra dei Fuochi in primis: si parla di milioni di tonnellate di rifiuti tossici versati in quella che tutti chiamavano Campania felix. È notizia recente del ritrovamento dell’ennesima discarica abusiva, forse tra le più grandi d'Europa. Se non ne continuiamo a parlare il rischio è che si volti pagina e che finisca nel dimenticatoio. Tenere i riflettori accessi sulle tematiche di inquinamento è un dovere: dopo la denuncia e la presa di coscienza adesso bisogna passare ai fatti, punire i colpevoli, bonificare i terreni e indicare quelli davvero inquinati per permettere a tutti i produttori onesti, che sono la stragrande maggioranza, di poter vendere le eccellenze campane nel mondo ».

Ed è l’anno dell’Expo incentrata proprio sui temi dell’alimentazione: occasione sprecata o possibilità? «Forse occasione sprecata: del

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progetto iniziale ce ne siamo proprio dimenticati e poco è stato realizzato. Detto questo capiremo quanto Expo avrà fatto bene a Milano e al brand Italia solo nel futuro».

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NON SOLO INCHIESTE

Non conosco un altro modo per trattare i casi se non quello di buttarmi dentro anima e corpo.

Sono fatta così: mi lancio a capofitto nelle situazioni e amo il contatto con la gente, ricevendo oneri ed onori di questo mio modo di vivere

Guaritori truffatori, farmacie che beffano il Servizio Sanitario Nazionale, tumori e camorra, acque velenose, donne dell’Isis: «mi porto dentro ogni servizio. Le più recenti e di impatto sono state quelle sulle schiave dell'Isis e su una famigerata Dottoressa iscritta all’albo dei Medici convinta che gli epilettici siano solo perone che vogliono stare al centro dell’attenzione: un medico che crede di poter far alzare i tetraplegici dalla loro carrozzina usando il pendolo. Non conosco un altro modo per trattare i casi se non quello di buttarmi dentro anima e corpo. Sono fatta così: mi lancio a capofitto nelle situazioni e amo il contatto con la gente, ricevendo oneri ed onori di questo mio modo di vivere. L’inchiesta che vorrei fare in realtà la sto già realizzando adesso, ma bisognerà aspettare il 20 settembre con la nuova stagione de Le Iene per scoprire di che si tratta».

Tv e scrittura: quale prospettive per il futuro?

«Un mondo non esclude l'altro, ma sicuramente la tv è il mio primo amore, e non è geloso, per cui continuerò anche a scrivere».

ISIS

L'ORRORE DELLA

GUERRA

Qualche mese fa Nadia si è recata in Iraq per incontrare le vittime delle dell’Isis: «un'esperienza che non dimenticoncherò mai. Ascoltare un bambino soldato mi ha fatto con gelare il sangue: lui e le centinaia di giovanissimi nelle mani dell'Isis saranno segnati a vita, e non solo. Ci sono popoli che anche in questo momento sono in prima linea contro l’esercito del terrore. Quel bambino rapito scappato dalle mani dell’Isis parla a 8 anni di vendetta e di non riuscire a vedere il proprio futuro, se non prima di aver vendicato il suo popolo, quello Curdo: un popolo troppo poco conosciuto qui da noi, ma che paga in termini di vite umane questa guerra come forse nessun altro, perciò considero le donne e gli uomini curdi in prima linea contro l’Isis dei veri e propri eroi. È stato difficile raccogliere la denuncia delle violenze di povere donne ridotte in schiavitù, tecnicamente vendute al miglior offerente da mercanti di esseri umani. Come è stato fondamentale il loro racconto: per la prima volta dalla loro fuga hanno parlato dell’inferno vissuto, delle loro famiglie sterminate e di cosa vuol dire essere trattati come animali».

Un tema attuale e discusso, legato anche al tragico arrivo di migliaia di migranti disperati nel nostro paese: «gli gli esseri umani che scappano dalla guerra hanno tutto il diritto di farlo, come hanno il diritto di salvare la propria vita e noi faremmo la stessa identica scelta. Dovremmo immedesimarci un po' di più in quella gente e semplicemente fare del nostro meglio per aiutarli. Quello che manca è il supporto dell'Europa, e certo l’Italia non può sobbarcarsi tutto il peso di questa crisi, né rifiutarsi di soccorrere chi ha davvero bisogno».

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se ne parla troppo poco, e quando qualcuno si trova a dover affrontare questa patologia non sa cosa fare. Il fenomeno purtroppo è vastissimo ed è in continuo aumento. In Italia si contano ben 2 milioni di giocatori a rischio e 800 mila malati, a cui ovviamente dobbiamo aggiungere i famigliari che subiscono i danni economici di questa patologia: debiti, usura e bassa qualità della vita per tutta la famiglia».

Si può tracciare un identikit del giocatore malato?

«Diciamo che è molto cambiato negli ultimi anni: le donne hanno raggiunto gli uomini e dimentichiamoci lo stereotipo dello scommettitore poco acculturato. L'azzardopatia può infettare chiunque: professionisti, laureati, giovani imprenditori che si sono giocati la loro azienda. Nel libro ho voluto stilare due decaloghi: le 10 cose da fare sempre e le 10 cose da non fare mai, per fornire consigli pratici e immediati sul primo approccio nei confronti di un malato di gioco».

dito da Rizzoli ed uscito nel 2014, il libro della Toffa racconta la storia di Marco, giocatore compulsivo dai 14 anni che in pochi minuti si brucia lo stipendio alle slot machine e racimola soldi illegalmente, di Riccardo, trentenne rovinato dal bingo e dalle scommesse, braccato dagli usurai, e che ha già tentato più volte il suicidio, e di Sara che non riesce a staccarsi dai giochi di ruolo online e vive immersa nel virtuale, ripiegata nella finzione.

Storie tristemente comuni a tanti che oggi soffrono di ludopatie in Italia, persone di tutte le età, di varia cultura ed estrazione sociale. Nadia abbina il racconto delle loro vite distrutte ad una serrata inchiesta sul sistema ai limiti della legalità che, per interessi economici, incentiva il gioco d'azzardo in Italia.

E in conclusione offre consigli per riconoscere e curare i ludopatici: «ho conosciuto moltissime famiglie colpite da questa malattia, che negli Usa è curata da più di 30 anni. Sentivo l'esigenza di approfondire l'argomento in un libro-inchiesta, perché

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FOODIE

Sta y Hungry Sta y Vegan� I migliori ristoranti vegani-vegetariani di Verona, Brescia e Vicenza di Paola PECCI

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iente carne, niente pesce, niente uova, niente formaggio…confesso che, per un’onnivora golosa come me, avvicinarsi alla filosofia vegana per scriverne un articolo è stato all’inizio non poco d’impatto. Ma insomma, cosa mangiano?! era la domanda che mi assillava. Intenzionata ad andare a fondo alla questione, ho deciso di rivolgermi a chi, vegano, non solo lo è, ma in più offre agli altri piatti frutto della propria esperienza culinaria. Girando per Verona, Brescia e Vicenza, alla ricerca dei migliori ristoranti vegani-vegetariani, ho capito l’erroneità del mio punto di vista iniziale. La domanda da porsi non è “cosa”, ma perché.

L’essere vegano non equivale ad una rinuncia, ma ad una scelta etica e consapevole, che implica rispetto per l’ambiente e attenzione alla salute. E tutto questo – ve ne convincerete con le mie recensioni – senza minimamente rinunciare al gusto.

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rna" e t n a L a L " Ristorante VERONA

«Mangiare bene, senza rinunciare ai piaceri della tavola, evitando di causare sofferenza e morte ad altri esseri viventi senzienti: è questa la nostra filosofia», riferiscono Fabio Ventura e Fabio Lanfredini, proprietari del ristorante vegano La lanterna, situato in uno dei quartieri più suggestivi di Verona. Simpatici e accoglienti come l’ambiente del loro locale, Fabio e Fabio si dilungano volentieri nel raccontare la loro storia. «Abbiamo fondato La lanterna nel novembre 2013, dopo essere stati in precedenza gestori di un altro ristorante in provincia di Verona». L’idea di un locale con cucina vegana è stata la logica conseguenza

Un anno verde Feste e sagre a Verona e provincia dedicate a frutta e verd

ura

di una scelta di vita: «Diventati noi per primi vegani, abbiamo deciso di abbracciare a pieno questa filosofia anche nel nostro stesso lavoro». I piatti de La Lanterna sono stagionali e biologici. «Il 90% della nostra cucina è artigianale», tengono a specificare i gestori. «Scegliamo ingredienti biologici e di stagione e, logicamente, di nessuna derivazione animale». I loro menù, fantasiosi ed innovativi, cambiano ogni tre mesi: finché siete in tempo, andate a provare i tortelloni con fagiolini, fave e semi di canapa o il tempeh su macedonia di verdura padellata.

orante La Lanterna, In alto l'interno del rist (qui sopra) io Fab io& Fab gestito da

L’estate è ormai inoltra ta e – se non piutto sto sui mesi a venire vi siete rifatti occhi , perché le metodo e palato alla sono migliore della Sagra an cora molti gli appunta Mostra provinciale dei men- Marroni di San delle ciliegie ti di Mauro di Saline? E paese a cui poter pre veronesi (Cazzano di sen zia re. infine in gennaio, pri Tramigna – Si com incia in agosto con la ma di poter maggio/giugno) né rin Sagra gustare nuov frescati alla dell’A amente gli asparagi ng uri a di Bure. Immancabil Festa del melone di e di Pigozzo e i “bi Erbè (giugno) in set si” di Colognola tembre La festa dell’u – non temete! potre va e del (aprile-mag te recuperare vino gio), vietato manca di Bardolino. Per com il prossimo anno. re battere alla Festa Concentratevi la ma del Broccoletto di Cu linconia autunnale, po sto i, qua- za (Sommaca mpagna).

Ristorante "

La Fata Zuc

VERONA

Qui sopra lo Staff de oro, La Fata Zucchina al lav a destra uno dei freschissimi piatti offerti dal locale

Semplicità, etica, tradizione: sono le tre parole d’ordine alla Fata zucchina, ristorante biovegetariano di Verona, diventato luogo di riferimento anche per i celiaci grazie alla certificazione AIC. Il fatto che gli amici a quattro zampe siano ospiti più che graditi all’interno del locale, e che chi non riesca a terminare il proprio piatto possa portarsi a casa gli avanzi, senza sprechi e senza eccessivi formalismi, la dice lunga sullo spirito che anima il ristorante.

Nato come emanazione dell’associazio dell’associazione no-profit Suca baruca, a partire dal

china

2012 dietro i fornelli della Fata si è allacciata il grembiule Anna Lupi, ex-ballerina nonché concorrente della prima edizione di Masterchef Italia. Oggi, nei piatti che offre, Anna mette dentro tutta la sapienza del coronamento di un sogno.

Alla naturalità dei prodotti si unisce sempre l’eco della tradizione veneta: polenta rossa con crema di taleggio, recanata di patate e carciofi con radicchio di Verona, quice di ricotta e spinaci. Indispensabile lasciare un posticino per i dolci, sempre spolverati dai sorrisi della chef e dall’estrema cordialità dell’intero staff.

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no" e l a b o c r A " ano te "Vegetari

Ristoran

BRESCIA

La salute, innanzitutto: è questa la filosofia che ispira Cristina Abbadati, proprietaria del Ristorante Arcobaleno, punto di riferimento ormai non solo per i vegetariani di Brescia, ma per chiunque abbia a cuore un’alimentazione sana senza rinunciare al gusto. Nato negli anni Ottanta come sede di un’associazione atta a promuovere sul territorio la cultura vegetariana, oggi come allora l’Arcobaleno mantiene alta l’attenzione per tutto ciò che è green: non solo cucina vegetariana e vegana, ma anche un menù biologico che fa del “km 0” e della stagionalità dei prodotti la sua ragione di

esistenza. Genuini come l’ambiente in cui vengono serviti, i piatti dell’Arcobaleno non rinunciano alla creatività, andando a mescolare alla tradizione italiana note orientali: da provare l’insalata di quinoa (rigorosamente senza glutine) con verdure e zenzero e l’orzotto zafferano-pecorino.

Ottimo tra i secondi lo stufato di verdure all’indiana, il tutto innaffiato da birra artigianale o vino biologico. E da oggi anche i più pigri possono permettersi il verde: l’Arcobaleno offre infatti un servizio di asporto con piatti vegetariani take away. , dolci e salate, Alcune delle leccornie o no len ale oba cob l'Arc offerte dall'Ar

Universo Vegano Quando il verde dive

Che il cruelty free vad a di moda, lo dimostra il sem pre maggiore successo di Universo Vegano, franchising interamente dedito alla fi o ofia egan ato da n idea di Lucio Palumbo, oggi Universo Vegano conta venti ne gozi in varie itt d ta ia, in e erona ia i ippini , i en a ontr eo ado e re ia re ia

nta catena

La Locanda

o a e ia an a tin o rima catena italiana di fast food ad o rire prodotti en a deri ati animali, Universo Vegano non si rivolge solo a vegani e veg etariani, ma a chiunque ami il natur ale. Meritano un assaggio i simpa tici “veghiotti ri otti egani e e eg i e pi e egane a e erd re o, per i pi go o i, on e a e patatine

del Gusto

VICENZA

Qui sopra Laura e il suo staff con un piatto a. di gnocchi fatti in cas A destra un piatto ne di spaghetti di zucchi e ion uls em con di pomodorini

«Chi di verde si veste, di sua beltà troppo si fida», dice il proverbio. Ebbene, i piatti de Locanda del gusto si vestono di verde con superbia, e non sono solo belli, ma anche decisamente gustosi.

Gestito dalla proprietaria, Laura Armiletti, con sapienza e cortesia, questo localino collocato nel cuore di Vicenza, in quella che fu la casa natale di Antonio Fogazzaro, merita una tappa.

Che scegliate di sedervi all’interno, o nei tavolini che danno sul corso, vi sentirete immediatamente a casa.

Laura gira volentieri tra i tavoli a chiacchierare con i clienti, e negli occhi le si leggono le precise scelte che caratterizzano la sua persona e il suo locale: rispetto per l’ambiente e amore per gli animali, senza trascurare sapori e creatività. La cucina de La Locanda propone pietanze vegane e vegetariane abbinate alla tradizione vicentina: sformato di quinoa e bruscandoli, fagottini di pasta fillo ripieni di piselli, cous cous con crema di broccoli. Seitan e tofu da leccarsi i baffi.

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FOODIE

VERONA VS NAPOLI Quando la pizza diventa un piatto d'autore di Paola PECCI

C

San Martino Buon Albergo e Simone Padoan, gestore de I Tigli di

una pizza? Risposta: nessuno. Ma quanti pizzaioli

San Bonifacio. Entrambi premiati con il massimo riconoscimento

conoscete che, dietro la pizza che vi offrono

del Gambero Rosso – i Tre Spicchi nella categoria Pizza Gourmet

nel piatto, hanno costruito una vera e propria

– ci raccontano i segreti della loro arte: materie prime selezionate,

filosofia della panificazione? Beh, io almeno due.

sperimentazione continua, e un atteggiamento quasi di venerazione

Renato Bosco, il Pizzaricercatore di Saporè a

nei confronti della Pasta Madre.

a regola d

Foto di Aromicreativi

te 'ar

Pizz

a

hi non ama l’idea di uscire la sera a mangiare

SIMONE PADOAN I Tigli stretta, preferisce definirsi un pizzaiolo atipico. E va bene; ma in quell’”atipico” metteteci tutta la sua voglia di sperimentare, dei menù che sfiorano la cucina d’autore e la gestione di quello che oserei definire “l’impero della lievitazione naturale”.

Pizzaiolo proveniente da famiglia di pizzaioli, Simone fonda I Tigli nel 1994. Dalle pizze tradizionali di allora alle pizze gourmand di oggi – quella con spalla di agnello, melanzane, burrata, pistacchio e arancio, tanto per citarne una – di cose ne sono cambiate. A subire un totale restyling non è stato solo il locale, ma lo stesso modo di Quando contatto Simone Padoan per intervistarlo è sua moglie

concepire la pizza e ogni fase della sua preparazione: la selezione

a rispondermi, Eva, che oltre a gestire i rapporti del marito con la

delle materie prime, la panificazione da lievito madre, la cottura.

stampa dirige la sala de I Tigli con sapienza e cortesia. «Oggi

«Una volta selezionata la materia prima, continuo a ricercare» dice

Simone ha dei problemi di lavoro» si scusa «impasti da seguire che

Simone. Il successo della ricerca effettuata finora è palpabile: I Tigli

necessitano di cotture appena sono pronti e che cadono proprio

non sono più solo pizza, ma anche colazioni, panettoni e pan

nel pomeriggio». Ne parla come se fossero creature vive: mi sento

brioche. E se non riuscite a rinunciare all’idea della pizza home

quasi in colpa per aver provato a mettere piede nel laboratorio dello

made, Simone vi permette di portarvi a casa impasto e ingredienti

chef. In realtà Simone è un modesto: l’etichetta di “maestro” gli va

e di sentirvi “pizzaioli atipici” per una sera.

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a regola d Foto di Gabrio Tomelleri

te 'ar

Pizz

a

FOODIE

RENATO BOSCO Saporè (oggi Saporè 53 Asporto) – con la quale già erano cominciate le prime sperimentazioni – Renato Bosco riunisce sotto un unico nome più locali in cui ad essere oggetto di degustazione non è solo la pizza, ma le forme stesse della pizza. Chi si lamenta perché a Verona non è possibile trovare la pizza in teglia alla romana, qui troverà pane per i propri denti. Per gli amanti della tradizione non mancano le pizze classiche, e ancora, pizze in pala, crunch e doppio crunch. Ma il nome di Renato non è legato solo a Saporè, bensì anche a quello del consorzio Figli di Pasta Madre (viva). «L’idea è nata come nascono

tutte le intuizioni più stimolanti» dice Renato «In mezzo agli amici.

Mentre passeggiavamo per gli stand di Taste, all’improvviso ho Renato Bosco mette subito le cose in chiaro: «Un prodotto lievitato

avvertito distintamente una necessità: il bisogno etico e professionale

rappresenta la massima espressione di ciò che posso realizzare». Ed

di fare chiarezza sul mondo della Pasta Madre viva». Nasce così

è per questo forse che, da Saporè, non si limita a far degustare la

l’associazione Figli di Pasta Madre: «un gruppo di professionisti che

pizza, ma agli appassionati insegna anche a farla. La sua officina,

ci mette la faccia e soprattutto le mani per garantire un uso reale e

infatti, offre una serie di corsi rivolti ad ogni tipo di pubblico: come

corretto della pasta madre viva nei loro prodotti». Perché la pasta

preparare la pizza tonda, la focaccia, il pane, il panettone. Ovunque,

madre è come un bambino, conclude Renato, «Chi è genitore lo sa:

naturalmente, impera il lievito madre. Dopo l’esperienza di Pizzadarè

un figlio ha la priorità su tutto e se ha bisogno di te, tu ci sei. Sempre».

I

l lievito madre, o pasta madre, è un composto

il composto infatti – prima che sia effettivamente

che si ottiene a seguito della fermentazione

utilizzabile al posto del tradizionale lievito di

spontanea di un impasto formato da farina,

birra – è indispensabile lasciarlo riposare per

acqua e zucchero, utile quest’ultimo a rendere più rapidi i tempi di fermentazione. Chi voglia fare

Lievito madre

per almeno due settimane settimane. Il lievito sarà attivo e

in casa il lievito madre, può utilizzare come starter dello yogurt magro, o una mela, o ancora del miele:: la sua

pronto all’uso quando, lasciato a temperatura ambiente,

preparazione però richiede cura e pazienza. Una volta preparato

H-FARM

H-ACK FOOD

due giorni giorni, e poi sottoporlo ad una serie di rinfreschi di acqua e farina una volta al giorno

triplicherà il suo volume.

Dal 18 al 19 ottobre in H-FARM

di soluzioni e progetti digitali innovativi per il mondo del food.

(Roncade, Treviso) è andato in

La prima edizione ha visto la partecipazione delle aziende Nescafé,

scena il primo H-ACK FOOD, una maratona

Danone, Rigoni di Asiago e Kenwood, e ovviamente varie startup del

di 24 ore ispirata direttamente agli hackathon (maratone dedicate

settore e ospiti internazionali. Per partecipare era possibile iscriversi in

agli hackers che coinvolge sviluppatori informatici, designer, grafici,

team o costruirne uno durante l'evento per rispondere alle sfide lanciate

interaction designer e specialisti del marketing) focalizzata sullo sviluppo

dalle aziende presenti. >> www.h-farmventures.com

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22/10/14 20:35

FOODIE

FRANCIACORTA MON AMOUR Un giorno nella terra delle bollicine

Q

ualche week-end fa chiamo il mio amico

il loro non millesimato, e le note di agrumi del

sommelier e gli faccio: «Portami per cantine.

Casa delle colonne ZERO Franciacorta Ris.

E basta Valpolicella». Lui non se lo fa ripete-

2006. Per pranzo ci spostiamo ad Adro, alla

re due volte: «Tu guidi e io ti sorprendo». Di

Dispensa Pani e Vini. L’idea era assaggiare

chilometri me ne fa macinare più del previsto,

al banco uno dei rinomati Panini d’Autore di

ma quando la meta è la Franciacorta ne vale

Vittorio Fusari e poi via, di nuovo in cantina.

senz’altro la pena. A tutti il nome di questa regione evoca l’immagine

Ma adocchiare i piatti degli altri commensali

dello spumante: in meno però conoscono i colori e i profumi che

ci ha convinti a fare una pausa pranzo come

è capace di fornire in autunno. Certo, se poi il vino è pure buono...

si deve: comincio con l’insalata di patate, ter-

Nella scelta delle cantine, non facciamo torto a nessuno – lui ama i

rina di tinca e salsa ai lamponi. Proseguo con

piccoli produttori, io sono più mainstream e non disprezzo neanche

i ravioli ripieni alla carbonara di menta, men-

le grandi aziende. Cominciamo dal-

tre il mio amico opta per l’anatra con le verze.

le origini: l’azienda dei Fratelli Ber-

Per dessert torta di carote e gelato alle spezie.

lucchi, fondata nel 1927, con le sue

Sulla via di casa ci fermiamo a Cellatica, dove

Vittorio Fusari (Dispensa Pani e Vini)

Pia Donati Berlucchi e la figlia Tilli Rizzo

400.000 bottiglie è diventata quasi

in Località Campiani si trova l’azienda Cà del Vént. Antonio Tornin-

un simbolo per gli amanti del Fran-

casa e l’enologo Flavio Faliva sono un po’ la voce fuori dal coro del-

ciacorta. I sorrisi di Pia Donata e di

la Franciacorta: i loro vini biodinamici sono vibranti, stupiscono per

sua figlia Tilli – che oggi conduco-

come continuano ad evolversi nel bicchiere. Mi innamoro del loro

no l’azienda – si accordano perfetta-

Brut Pas Operé Blanc de Blanc del 2009 e me ne riempio la pancia e

mente con la fragranza del Brut 25,

la macchina. Tanto, ho deciso, al ritorno non guido più io.

Spumante, champagne o prosecco?

Metodo classico VS metodo Charmat

presa di spuma – che finisce per rendere il vino effervescente. Si procede quindi all’eliminazione dei lieviti (sboccatura): si ghiaccia il collo della bottiglia tenuta a testa in giù e si fa saltare il tappo.

Quel che rimane a questo punto è lo spumante che conosciamo, limpido e profumato di pasta lievitata. Il metodo Charmat, usato invece per i prosecchi e l’Asti spumante, si distingue dal classico perché la presa di spuma avviene in autoclave di acciaio e i lieviti esausti sono eliminati per semplice filtrazione.

Il Franciacorta è una D.O.C.G. (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) dedicata agli spumanti metodo classico. Si tratta di un sistema di produzione – nato, pare, in Francia con lo Champagne – che prevede la rifermentazione in bottiglia. In sostanza, ad essere imbottigliato è un vino fermo, unito ad una soluzione di lieviti e zuccheri: questi ultimi danno luogo ad una seconda fermentazione – o

IL VINO IN RETE: Angelo Peretti e Internet Gourmet Dei tanti siti dedicati all’enogastronomia presenti nel web, uno in particolare merita di essere menzionato: e non solo perché il suo creatore, come me, è veronese, ma perché Internet Gourmet è uno dei periodici online più qualificati in materia di delizie per il naso e il palato. All’interno delle varie sezioni del sito – in cui quelle dedicate al vino decisamente prevalgono – Angelo Peretti e il suo staff recensiscono bottiglie, suggeriscono ricette, dispensano consigli sulle cantine e i ristoranti in cui è imprescindibile fare tappa in Italia. Imperdibile per gli appassionati la sezione “Gin” che unisce segnalazioni e curiosità sul più famoso dei distillati bianchi.

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FOODIE

GOCCE D'ORO L’olio di Verona: tra lago e colline alla scoperta delle eccellenze di Paola PECCI «Liquido d’oro»: così Omero, nei suoi poemi, definiva il prodotto

Sapevo delle difficoltà cui gli olivicoltori hanno dovuto far fronte

per cui l’area del Mediterraneo è tutt’oggi una delle più rinomate,

nel 2014 a causa della mosca olearia. Tuttavia c’è chi è riuscito

l’olio. E chi conosce Verona sa che anch’essa ha il suo piccolo

a raggiungere ugualmente l’eccellenza, in barba al tanto odiato

Mediterraneo, il Garda, che col suo tepore consente agli olivi di

insetto. E non solo lungo le sponde del lago: la val d’Illasi e la

prosperare, argentei e rigogliosi. Curiosa di scoprire le migliori

valle di Mezzane competono ad armi pari col nostro “piccolo

Pojana

spremute di olive della mia provincia, mi sono messa in viaggio.

Tenuta

CAZZANO DI TRAMIGNA (VR)

Mediterraneo”.

Q

uando parliamo dell’extravergine di Tenuta Pojana, parliamo di uno dei venti oli migliori del mondo. E non per modo di dire: quest’anno Un’opera (Veneto DOP – Valpolicella – da Agricoltura Biologica) è stato premiato come miglior extravergine Fruttato Leggero nella Flos olei 2015 di Marco Oreggia. Ascoltando le parole della famiglia, che trasudano amore per la terra, un simile riconoscimento non stupisce. «Produciamo olio esclusivamente con le olive dei nostri alberi, monitorando con costanza la vita e lo sviluppo di ogni pianta» raccontano. «Per ogni prodotto siamo in grado di indicare quale appezzamento e quali alberi hanno concorso alla sua composizione». E considerando che stiamo parlando di 1500 olivi, è evidente che a Tenuta Pojana, di ore sul campo, se ne trascorrono un bel po’. «Viviamo e lavoriamo seguendo i ritmi della natura» confessano infatti. «Diamo così sfogo alla nostra passione per un territorio ed una coltura, quella dell’olivo, che da sempre è considerata simbolo di rinascita e spiritualità».

A sinistra Guido Sganzerla con i figli Anna e Lino. Qui sotto la stupenda vista che si può apprezzare dagli ulivi della loro Tenuta Pojana a Cazzano di Tramigna (VR)

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San Cassiano

ph. Veronelli 2015

MEZZANE DI SOTTO (VR)

Non solo vini, ma anche oli di qualità per Mirko Sella, proprietario dell’azienda San Cassiano. «Un borgo in salita, immerso negli ulivi verdi e nelle viti baciate da sole, lungo la strada dei ciclisti temerari,

tra le sparute case di coloro che, la natura, la vivono in tutto e per tutto», così Mirko descrive la propria tenuta. Quattordici gli ettari piantati a vigne, dieci invece quelli di oliveto, i cui frutti – lavorati in quattro ore dalla raccolta con il frantoio aziendale – si trasformano in prodotti d’eccellenza: il Monocultivar Grignano San Cassiano, selezionato dallo Slow Food nella Guida agli extravergini 2014, e il Denocciolato Monte Guala, che nello stesso anno ha ricevuto le tre foglie del Gambero Rosso.

E più importante ancora dei riconoscimenti è la filosofia di forte attaccamento al territorio che questi prodotti riflettono: «I nostri vini e i nostri oli sono una fotografia delle nostre origini e passioni. Siamo legati all’ambiente che ci circonda in una relazione di reciproca condivisione: per questo lo rispettiamo il più Sopra Mirko Sella, proprietario dell'Azienda Agricola San Cassiano (foto a sinistra) possibile».

ph. Azienda Agricola Paolo Bonomelli

Azienda Agricola

Paolo Bonomelli TORRI DEL BENACO (VR) Gli oliveti del Lago di Garda che Wolfgang Goethe descrive ammirato nel suo Viaggio in Italia – tanto da ritardare il suo arrivo a Verona pur di inebriarsi del loro profumo – fanno venire in mente quelli della Boutique Olive Farm di Paolo Bonomelli: dieci ettari di terreno, sulla sponda orientale del lago, coltivati esclusivamente a olivi. Drizzàr, Trep e Fort sono le varietà locali che hanno fatto raggiungere l’eccellenza agli extravergini di Bonomelli, alla cui famiglia l’azienda appartiene dagli anni Cinquanta. Drizzàr, meglio nota come Casaliva, è la varietà gardesana più conosciuta. Parimenti autoctone sono Trep e Fort, due cultivar generalmente abbandonate a causa della bassa resa, al cui recupero e rivalutazione si è dedicato Paolo negli ultimi anni.

DEL GRAPPA

ph. Veronelli 2015

Azienda Agricola

FOODIE

Tra gli ulivi dell'Azienda Agricola Paolo Bonomelli si può scorgere il Lago di Garda

Sforzi che – uniti al rigoroso controllo di ogni fase di produzione “dal campo alla bottiglia” – hanno dato i loro frutti: nella Flos Olei 2015 Ca’ Rainene figura come Azienda di Frontiera dell’anno, dopo che già l’anno scorso il Monovarietale Drizzàr (Garda DOP – Orientale) aveva ricevuto il premio di miglior extravergine nella categoria Fruttato Medio.

L'OLIO

Gli oli DOP in Veneto comprendono due diversi marchi di tutela: il Garda DOP – e in particolare la menzione geografica “Orientale” – dal sentore più o meno fruttato – e il Veneto DOP, in cui al fruttato si uniscono note amare. Quest’ultimo bollino comprende a sua volta tre sottodenominazioni: “Valpolicella” per il territorio di Verona, “Euganei e Berici”, per Padova e Vicenza, e “Grappa”, per gli oli

prodotti tra Bassano e Conegliano. Anche in quest’ultima zona – dove è proprio il monte Grappa a consentire l’olivocoltura, fungendo da scudo contro le correnti d’aria fredda provenienti da nord – si è raggiunta l’eccellenza: si segnala in particolare la Società Cooperativa Pedemontana Grappa, che oggi conta più di 400 soci, ai quali offre la del Grappa propria struttura per la molitura delle olive, e di cui seleziona e commercializza l’olio.

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FOODIE

LE VIN EN ROSE Donne che fanno grande il vino veronese di Paola PECCI

“U

na donna e un bicchiere di vino soddisfano

taccuino. Destinazioni: Villa Bellini a Castelrotto e Corte Sant’Alda

ogni bisogno" scrive il poeta. Figurarsi poi la

a Mezzane di Sotto. Ho conosciuto le rispettive proprietarie, Cecilia

soddisfazione quando il vino è proprio la donna

Trucchi e Marinella Camerani. Due donne dal carattere opposto –

a farlo. Ma le donne, di vino, si occupano per

lirica e dall’ospitalità squisita la prima, pragmatica ed esplosiva l’altra

davvero? Di viticoltrici si parla poco: lo stesso termine, declinato al

– ma unite nel loro attaccamento al territorio e in un atteggiamento

femminile, sembra uno di quei fastidiosi neologismi coniati in nome

quasi reverenziale nei confronti della natura.

della par condicio.

Ho ascoltato le loro storie, assaggiato i loro vini, e sono tornata con

Decisa a saperne di più, mi sono messa in macchina armata di

una consapevolezza in più: le donne ci sanno fare, anche in vigna.

CECILIA TRUCCHI Villa Bellini Passeggiando compagnia Trucchi

nego che siano stati tempi

in di

per

i

difficili, ma abbiamo tenuto

Cecilia vigneti

di

Foto di Mauro Fermariello

Villa Bellini, attraverso quelle

Anche le oche sembrano apprezzare le vigne di Cecilia

terrazze che a lei piace definire «i

duro».

Oggi che la parola biologico è sulla bocca di tutti, Cecilia è

miei giardini», emerge fortissimo il

troppo onesta per parlare di rivincita.

suo amore per queste terre. Mentre

Preferisce raccontarmi il suo punto di

scendiamo per il viale di cipressi

vista sulle donne tra le vigne: «Donne

secolari, mi indica compiaciuta un

che si occupano di vino esistono da

nuovo impianto. Proprio in mezzo alle

sempre, solo che, come spesso accade,

barbatelle addita un pero che lei stessa

non sono mai emerse. Rimangono

ha piantato; più in basso, un caco. «C’è

magari dietro le spalle di un marito

chi nelle vigne diserba e distrugge»

produttore...eppure è evidente che

dice, saggia come quella Natura

abbiamo una marcia in più! Noi

che ama tanto, «Io, invece, pianto

donne nel vino ci mettiamo cuore e

e accudisco». Proprietaria di Villa

cervello».

Bellini dall’87, Cecilia è stata, insieme

La marcia in più di Cecilia sta nel

al marito Marco, una pioniera della

voler bene a quella terra di cui il suo

coltivazione con mezzi biologici.

vino è espressione, nella conoscenza

«La nostra, negli anni Novanta, fu

diretta delle sue viti, una per una.

una scelta culturale, un’evoluzione di

Ricordatevene quando berrete un

coscienza in un’epoca in cui nessuno

bicchiere del suo Taso (Valpolicella

seguiva questo tipo di strada. Non

Classico Superiore).

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FOODIE

Una suggestiva vista panoramica dei vigneti di Corte Sant’Alda

Marinella Camerani al lavoro al Vigneto Alto di Castagnè

MARINELLA CAMERANI Corte Sant'Alda

Q

uando a Marinella Camerani chiedo se lei, da donna,

«Sì, perché piaceva a mio papà, che era il nostro unico cliente».

abbia mai incontrato difficoltà nella direzione della

Oggi Corte Sant’Alda produce 120.000 bottiglie, tutti vini DOC:

sua azienda agricola, mi guarda tra lo scandalizzato

Soave, Valpolicella, Amarone e Recioto. E si vede che Marinella –

e il divertito. «In ogni azienda c’è una donna che

anche se fa la modesta– è fiera delle sue fatiche. Le sue uve godono

regge le fila del lavoro e della famiglia, e dove c’è si sente. Solo

della certificazione biodinamica e, quando entriamo nell’argomento,

che normalmente non è il capo riconosciuto». Lei, invece, il capo

Marinella si fa seria: «Parlare di biologico oggi equivale a parlare di

riconosciuto lo è, qui a Corte Sant’Alda, e ho la sensazione che

territorio. Potrei dirti che la campagna segue i suoi ritmi, regolati dal

le piaccia. È simpatica, Marinella, subito mi tratta come una della

tempo atmosferico, dalla luce, dalle stagioni, senza usare l’etichetta

famiglia. Si preoccupa del mio futuro: «Ma tu, un lavoro serio, ce

di “biodinamica” e tu mi daresti ragione lo stesso». Conclude con un

l’hai?» e mi racconta di come, ai suoi tempi, ci si poteva permettere

paragone che non lascia spazio a repliche: «La differenza tra vino

il lusso di essere più incoscienti. «Qui abbiamo cominciato a fare

biologico e non biologico è come quella tra una donna rifatta

vino nell’83: siamo partiti da una sola stanza, senza sapere come

e una no: c’è a chi il ricostruito piace, ma a mio parere l’unica

sarebbe finita. All’inizio imbottigliavamo solo spumante». Spumante?

perfezione è quella data dalla natura».

Vista autunnale dei vigneti di Corte Sant’Alda

Particolare del Vigneto Alto di Castagnè 87

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FOODIE

I NUOVI LUOGHI DEL FOOD A VERONA

Finger Food

S

ono le sette di sera, esco dall’ufficio e mi assale un’improvvisa voglia di “aperitivo lungo”. Passo attraverso Piazza Erbe, luminosa e viva perché è fine giugno e il tramonto è ben lontano, e im-

bocco Via Pellicciai. Mi guardo intorno, crucciata dall’eterno dilemma: spritz Aperol o Campari?

D’altra parte, dopo una giornata di lavoro, il goto da solo non mi basta. Lo voglio accompagnato da bocconcini e intingoli variopinti: quel famigerato finger food che si afferra con due dita, si mastica in tre morsi, soddisfa il palato tanto quanto la vista, perché colori e guarnizione fanno parte integrante del piatto. Dove andare?

Alla fine di Galleria Pellicciai, come una rivelazione mi appare Tapasotto. Il nome del locale,

dal sapore iberico, mi attrae subito, così come l’atmosfera giovanile che regna al suo interno. Entro, guardo il menu e l’indecisione si impadronisce nuovamente di me: frittatina o tartare di asino? Soufflè di riso o panzanella di gamberi? L’intenzione del locale sembra quella di trasformare l’aperitivo in una cena in miniatura, traendo ispirazione dalla tradizione spagnola delle tapas, ma senza trascurare le bontà della cucina scaligera.

Per non sbagliare ordino tutto, alla prova costume penserò domani.

Esco soddisfatta, ma decisa a concedermi un ultimo sfizio prima di dichiararmi piena. Tra i locali veronesi di recente apertura, due sono quelli che ritengo più adatti a placare in maniera rapida e originale appetiti robusti come il mio: l’ONLY Bagel di Via XX Settembre e la nuova Amburgheria di Via Garibaldi. Quale dei due scegliere ora? Penso al profumo di bagels appena sfornati che riempie le narici quando si varca la soglia del primo; quasi convinta, mi sovviene il ricordo dell’hamburger con salsiccia e pecorino sardo offerto dal secondo.

Credo che visiterò entrambi. Tanto, la dieta, non si comincia sempre di lunedì mattina?

TAPASOTTO

STAFF

Foto di “Tapasotto”: Aromicreativi

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FOODIE

LAS TAPAS

V

arie sono le leggende relative all’origine del nome tapas, i celebri stuzzichini

che in Spagna si servono insieme all’aperitivo. La più divertente ha per protagonista il re Alfonso XIII, il quale, nel corso di un viaggio a Cadice, si sarebbe fermato a rifocillarsi presso un’osteria sul mare. Quando un’improvvisa folata di vento minacciò di riempire di sabbia il bicchiere di vino del re, l’oste si precipitò a “tapparlo” con una fetta di prosciutto.

Non solo riuscì ad evitare il peggio, ma quel coperchio improvvisato piacque tanto ad Alfonso che si affrettò ad ordinare un’ulteriore razione di vino e un’altra…tapa!

la Tortitlatas de pRaicetta

adatta on certo Spagna. N in to lu so e. eparazion ffuse in as pas più di lla facile pr cipolle, da na delle ta u e è pte o , s ta ta do pa di fred de pata sa frittata antipasto La tortilla una gusto ire come nino ea, essa è retti e serv lin ad la qu di al a e ra un pa re a chi tien che taglia e imbottitu an m ò co pu rla si , la tilizza atto unico panici – u Ottimo pi “cugini” is mpio dei se l’e do guen pure – se lode. e i da diec le e pepe frittura - sa re - olio da ersone: te p in 4 va er o p ti -5u Ingredien o bionda) lla (bianca te - 1 cipo ta pa di 1 kg spicchi tagliata a alla cipolla e em si in llente ne: ell’olio bo Preparazio friggerle n e cchetti e to a te ta rlo, peparlo pa posto, sala Tagliare le ova. m u co le il re re te cola sbat uova, mes frattempo unirle alle spessi. Nel o pronte n n ra sa ti. brunire i al patate piatto, e im e dai bord Quando le si con un do piatto n do fo n l ta da u ai lla a una pade e la tortill versarlo in capovolger dei gusti. uti, quindi ne, , a seconda in ta m i di pi ec di tie r preparazio in pe o a re ld ce ca o durante la Cu ire attugiato ittata. Serv gr fr o lla n ia de ig rm o lato iunta di pa anche l’altr sere l’agg possono es ti an ri va Ottime hine. che di zucc oppure an

L'ORIGINE DEI BAGELS

C

hi come me è appassionato di letteratura americana

Seppur

ormai

diffusi

non può non essersi già imbattuto in qualche perso-

negli Stati Uniti, l’origi-

naggio mangiatore di bagels. Si tratta di ciambelle

ne dei bagels sembra

salate, con forma e dimensioni non dissimili dai più

essere europea: secondo alcune

celebri donuts: a differenza di questi ultimi tuttavia i bagels non

versioni sarebbe stato un ebreo di Cracovia a inventarne la

vengono fritti, bensì scottati in acqua bollente e poi passati in

ricetta nel XVII secolo. Secondo altre, la tradizione dei bagels è

forno. In superficie possono essere cosparsi di semi di sesamo

sì polacca, ma più antica: essi venivano regalati alle donne come

o di finocchio, oppure tagliati a metà e farciti nei modi più

dono dopo il parto. Fatto sta che nell’Ottocento, insieme agli

diversi: formaggio spalmabile, salmone affumicato, verdure sono

ebrei polacchi, in America emigrò anche la ricetta dei panini ad

tra i ripieni più tipici.

anello: qui i bagels si diffusero divenendo celebri.

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MOTORI

AUTO DI CARTA Le auto degli eroi dei fumetti, dalla Jaguar di Diabolik al Maggiolino di Dylan Dog, passando per le fantastiche vetture da corsa del mondo di Michel Vaillant.

Una panoramica sullo stile automobilistico dei “comics” di Francesco PANAROTTO

“L’

agile figura si calò dal balcone dondolandosi con una

Clerville: la sua vettura, la Jaguar

corda e poi scomparve fra gli alberi del giardino. Un

E Type del 1961, ormai talmente

attimo dopo il rombo di un motore ruppe il silenzio

legata al personaggio

della notte e due fari illuminarono il vialetto davanti

in calzamaglia nera da

alla villa. Questione di pochi attimi e la Jaguar E nera si allontanò

essere identificata come “l’auto di

velocemente dal teatro dell’ennesima impresa criminale di colui che

Diabolik” prima ancora che come

tutti chiamavano, con un misto di paura e riverenza, il re del terrore!”

Jaguar E.

JAGUAR E Diabolik

I lettori avranno ormai capito a questo punto che si parla di Diabolik, il fumetto nero creato nel 1962 dalle sorelle milanesi Angela e Luciana Giussani e che ha recentemente tagliato il traguardo del mezzo secolo di pubblicazione, più cattivo e spietato che mai, in una parola... diaboliko! Ma fra le varie caratteristiche e peculiarità una più delle altre ha aiutato a caratterizzare negli anni l’imprendibile criminale che

spadroneggia

sulla città di

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MOTORI

CITROËN DS Ginko

E se Diabolik e la

il terzo posto

sua

e

fra

compagna di vita

più

complice

Eva Kant possono

i

fumetti vendu-

ti. L’eroe della

coupé

Sergio Bonelli

inglese il suo storico

Editore e il suo

nemico, il coraggioso

simpatico

e leale ispettore di

sistente Grou-

polizia

cho,

contare

invece

sulla

Ginko, una

usa

Citroën

as-

perfetto

sosia dell’atto-

DS 19 prima serie, la

re

leggendaria

americano

“Dea”

degli anni ’30

francese prodotta dal

Groucho Marx,

1955 al 1962 e seguita

spesso e vo-

da altre versioni rimaste

lentieri danno

in listino fino a metà

la caccia a fan-

degli anni ’70. Certo gli

tasmi, licantro-

inseguimenti fra la Jaguar di Diabolik, motore a 6 cilindri in linea di 3,8

pi, vampiri, zombie e ad ogni altra sorta di mostro a bordo del Mag-

litri e 265 cavalli di potenza, e la Citroën di Ginko, motore a 4 cilindri

giolino, quasi sempre con la

di 1.911 cc e soli 75 cavalli di potenza, nella realtà risulterebbero un

capote chiusa a causa del ri-

po’ troppo a favore della prima, ma si sa che nel mondo della fantasia

gido clima londinese.

tutto è possibile, anche che una Citroën DS riesca a stare dietro ad una Jaguar E. Una curiosità che non tutti sanno è invece che la Jaguar E fa la sua apparizione nel secondo numero della serie “L’inafferrabile criminale” datato

MERCEDES & FIAT 500 Lupin III

febbraio 1963 e la Citroën DS addirittura nel quarto “Atroce vendetta”” dall’aprile 1963. Nello storico primo Una rara Mercedes-Benz SSK

numero “Il re del terrore” del novembre 1962 sia Diabolik sia Ginko guidano delle vetture scoperte

del 1928 1928, forse appartenuta

di linea americaneggiante, mentre nel rifacimento

ad Adolf Hitler, è la vettura

della stessa storia datato 1964 ed affidato ad un altro

che caratterizza il manga

disegnatore compaiono già la Jaguar e la Citroën.

giapponese creato

nel

Lupin

III,

1967

da

Kazuhiko Katō, un mangaka

VW MAGGIOLINO Dylan Dog

che diviene famoso col nome d’arte di Monkey Punch. Ma il noto ladro gentiluomo, affiancato nelle sue imprese dai complici tura

za fortemente il corrispondente eroe di carta è

Jigen, Goemon e Fujiko e vanamente inseguito in ogni

Un’altra vet-

angolo del mondo dall’ispettore Koichi Zenigata,

che

caratteriz-

in alcune avventure appare anche al volante di

la Volkswa-

una piccola ma scattante Fiat 500 F

gen Maggiolino cabrio, bianca con capote nera, targa DYD666 e

gialla del 1965, ideale per sfuggire

guida rigorosamente a destra, dato che l’eroe in questione vive a Lon-

agli

inseguimenti

dra e più precisamente al numero 7 di Craven Road. Dylan Dog, l’in-

hanno per teatro le

dagatore dell’incubo, creato nel 1986 da Tiziano Sclavi e realizzato

vie cittadine

graficamente da Angelo Stano ispirandosi all’attore inglese Rupert

d e l l a

Everett, è stato per alcuni decenni un vero e proprio fenomeno di

metropoli

costume, rimanendo tutt’ora fra i più amati dal pubblico italiano con

di

che

spesso

anguste

turno.

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MOTORI

PORSCHE Ric Roland

investigatore

con il padre Henri, la madre Elisabeth, il fratello maggiore Jean-

privato francese Ric Roland, Ric

Pierre, la moglie Françoise Latour, il compagno di scuderia Steve

Hochet nella versione originale, è

Warson e una lunga serie di amici e nemici che animano le gare

un personaggio creato nel 1955

automobilistiche. Ma il piatto forte delle avventure disegnate da

dallo sceneggiatore André-Paul

Graton sono le automobili da corsa e in particolare le moltissime

Duchâteau e dal disegnatore

Vaillante che nel corso degli anni Michel porta alla vittoria. Non

Tibet che tutt’ora ne portano

vere ma verosimili, le vetture blu con il marchio “V” diventano il

avanti le storie. Ric Roland è

trade-union con cui si sviluppano le vicende del pilota, che alle storie

un affezionato guidatore di

prettamente automobilistico-sportive ne affianca altre di impronta

Porsche e nel corso degli anni ha

più giallo-avventurosa.

Il

giornalista

e

modo di sedersi al volante di vari modelli della casa di Stoccarda,

"313" Paperino

dalla 356 Speedster alla 911

Molto meno realistica ma molto legata al

Targa, dalla 912 alla Carrera

personaggio è la “313”, così chiamata dal

2.7, dalla 924 fino alla potente 930 Turbo, tutte rigorosamente di

numero di targa, del papero più famoso

colore giallo. Spesso la Porsche gialla di Ric Roland è protagonista

del mondo, ovvero Donald Duck, creato da Walt

di inseguimenti dove alcune volte insegue ed altre è inseguita, nella

Disney nel 1934, che nell’edizione italiana diventa

miglior tradizione della suspence del fumetto giallo di scuola franco-

Paperino. La “313” è una vettura di marca, inventata, Belchfire

belga.

Runabout, costruita nel 1934 assemblando fra loro parti provenienti

Paolino

da diverse macchine, precisamente “...un motore bicilindrico Mixwell

FORMULA 1, RALLY, LE MANS Michel Vaillant

del 1920 a trazione anteriore, un cambio a 4 marce, una carrozzeria E

sempre

alla

decappottabile Dudge del 1922, dei semiassi Paclac e ruote di

scuola

falciatrice.” In realtà i disegnatori di Walt Disney si ispirarono

franco-belga

alla American Bantan del 1938, una piccola vettura che però non

cosiddetta si

rifà

Vaillant,

Michel

incontrò i favori del pubblico americano, abituato a macchine più

il pilota

grandi e lussuose. La storia narra che Paperino l’abbia acquistata in

automobilistico

Messico nel 1937 finché si trovava in quel paese per girare un film

creato nel 1957 da Jean

(Don Donald, Don Paperino nell’edizione italiana), pagandola 1.000

le cui avventure sono oggi

dollari ottenuti vendendo un asino, ma subito l’acquisto si rivelò

proseguite dal figlio Philippe. Michel Vaillant vive nell’ambiente

come una fregatura dato che l’auto era poco meglio di un rottame.

delle corse automobilistiche spaziando dalla Formula 1 ai rally,

Il numero di targa “313” secondo alcuni conterrebbe la citazione

dalle gare Nascar americane alla Parigi-Dakar. Tutto il mondo in

della data di nascita di Paperino che è il 13 marzo 1934, e secondo

cui Michel vive è oltremodo reale e popolato anche di personaggi

altri invece starebbe a conferma della sua sfortuna dato che negli

veramente esistenti. L’unica concessione alla fantasia è proprio

Stati Uniti il numero 13 è considerato sfortunato. Fatto sta che sia il

la famiglia Vaillant e la loro fabbrica di automobili denominata

proprietario sia la sua scassatissima automobile, proprio grazie alla

Vaillante. Michel, valente campione di Formula 1, si deve confrontare

simpatia che riuscivano a suscitare con le loro avventure al limite del

Graton

e

paradossale, entrarono ben presto nel cuore dei lettori diventando in breve i più amati dell’universo creato da Walt Disney e superando anche Mickey Mouse (Topolino).

E ottant’anni dopo Paperino sfreccia ancora per le vie di Paperopoli al volante della sua “313”, scarrozzando sul sedile posteriore di fortuna i tre nipotini Qui, Quo e Qua oppure accompagnando a cena la sua amata ed

eterna

fidanzata

Paperina.

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Gianfranco Lo Cascio, guru della Grill Academy

Gianfranco Lo Cascio mostra le potenzialità della cottura alla griglia, adatta sorprendentemente a tutte le portate di Marco MASSIGNANI

“S

e lo puoi cuocere lo puoi grigliare”, e se lo dice un

re all'aria aperta e alla propensione per la convivialità, ma anche

Grill Master, c'è da crederci! Fondatore di BBQ4All

perchè rispecchia "una cucina sana che predilige sapori genuini e

gustosi, con quel retrogusto di affumicato che ogni estate spinge circa 6 milioni di persone a preferire la griglia al fornello di casa".

Lo Cascio è a capo della Grill Academy all'Università del Gusto di Si perchè, ammettiamolo, il barbecue è un vero e proprio rito, alCreazzo che si dedica interamente alla cucina alla brace e a tutti i meno uno all'anno bisogna farlo. E se dopo aver partecipato a tutti suoi segreti: dall'acquisto dei cibi più adatti alla preparazione del quelli organizzati dai vostri amici quest'anno tocca proprio a voi, braciere, dalle tecniche di cottura ai perchè non stupire gli invitati con gustosi contorni di verdure - rigororicette sorprendenti? Durante la fast samente passate al grill. Nata come cooking session di inaugurazione iniziativa sponsorizzata dalla nota presso l'Università del Gusto di Cremarca americana di barbecue Weber azzo (VI) lo scorso giugno, lo Chef per offrire ad appassionati e neofiti si è sbizzarrito con un menu molto del settore le competenze per reavario, dall'antipasto con mousse di lizzare ricette facili, sfiziose e veloci, melanzane ai crostacei, dalla carne la Grill Academy sta riscuotendo un al dolce. La versatilità della cucina grande successo, a testimonianza alla griglia e la sua capacità di intedi un fenomeno, quello della cotgrarsi facilmente alla gastronomia tura sulle braci, sempre più diffuso. italiana è sorprendente: bistecche, Secondo Lo Cascio la popolarità è pollo, pesce, verdure, spiedini e desCottura delle cozze ripiene durante la Fast Cooking Session dovuta non solo al piacere di mangiasert, il barbecue è per tutti e per tutto!

(Barbeque For All), la più grande community di appassionati di barbecue (50.000 utenti), Gianfranco

CHEF RUBIO LOVES BARBECUE LA TERZA SERIE TV - CONTINUA

della carne alla brace e costruito sul

LA SAGA DEL POPOLARE CHEF

modello di BBQ Pitmasters, in onda

ERRANTE

dal 2009 negli Stati Uniti. La giuria, composta da tre esperti, uno dei

Chef Rubio in autunno condurrà un

quali sarà l’allevatore toscano Paolo

nuovo programma DMAX chiamato

Parisi, che della carne è tuttologo,

I re della griglia, un talent show

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EVENTI

Ragazza in verde (1930-1931) Olio su compensato, 61,5x45,5 cm Parigi, Centre Pompidou Musee national d’art moderne - Acquisto, 1932 © Tamara Art Heritage. Licensed by MMI NYC/ ADAGP Paris/ SIAE Roma 2015

Ritratto di Madame Perrot (1931-1932) Olio su tavola, 99x65 cm - Collezione privata © Tamara Art Heritage. Licensed by MMI NYC/ ADAGP Paris/ SIAE Roma 2015

La sciarpa blu (1930) Olio su tavola, 56,5x48 cm - Collezione privata © Tamara Art Heritage. Licensed by MMI NYC/ ADAGP Paris/ SIAE Roma 2015

TAMARA DE LEMPICKA Un'affascinante e controversa artista polacca amica di Marinetti e D'Annunzio che ha attraversato il ‘900 vivendo fuori dagli schemi di Camilla PISANI

H

a attraversato il ‘900 nell’unico modo in cui sapeva affrontare la vita: indipendente, anticonformista, fuori degli schemi. È grazie anche a una personalità così spiccata, innegabilmente riflessa sulle sue tele, che Tamara De Lempicka ha impresso nel panorama culturale della propria epoca un’impronta indelebile, diventando un fenomeno artistico globale. Verona celebra una tra le artiste più attuali e originali del periodo contemporaneo con Tamara de Lempicka - Seduzione tra Arte e Musica, una retrospettiva monotematica a Palazzo Forti, sede del Museo Amo. L’esposizione resterà aperta fino

al 31 gennaio 2016. Duecento i reperti scelti dalla curatrice Gioia Mori, per ricostruire l’esistenza e l’opera straordinarie di De Lempicka: cinquanta olii su tela, tra cui capolavori ormai iconici come Ritratto di Madame Perrot, La sciarpa blu e La bella Rafaëla, più una cospicua collezione di studi, fotografie e acquerelli. A ricomporre il mondo glamour e cosmopolita di Tamara, anche due testimonianze video e una ricca selezione di abiti e accessori degli anni ’20 e ’30, prestiti eccezionali provenienti dal Museo Salvatore Ferragamo di Firenze, dalla Fondazione Biagiotti Cigna e dal Museo della Moda e del Costume di Villa Mazzocchelli. Il

percorso della mostra si apre con I mondi Tamara de Lempicka: un’esplorazione attraverso tutti i luoghi in cui ha vissuto tra il 1916 e il 1980. Donna dalla natura ambivalente: dall'attenzione alla pittura religiosa (Sacre visioni) allo spazio dedicato a Le “visioni amorose” (La sottoveste rosa, La bella Rafaëla, Scandalosa Tamara) fino alla sua passione per la moda (Dandy déco, La sciarpa blu e Ragazza in verde). Infine, nella mostra veronese l’opera di Tamara si arricchisce della musica: in ogni sala riecheggiano i brani dei tempi e dei luoghi dell’artista, che accompagnano il visitatore sulle note di Puccini, Chopin, Satie e Stravinskij.

Tamara de Lempicka con cappello le Monnier Fotografia (1934) Collezione privata © Madame d’Ora

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Il Premio "Fonti 2016" Lo scorso 24 giugno, presso la sede della Borsa Italiana di Milano, Luca Zocca (al centro nella foto in basso) si è aggiudicato il Premio “Le Fonti 2016" in qualità di Marketing Manager dell’anno nella categoria settore alimentare. La giuria ha premiato il Direttore Marketing Pedon per aver guidato con lungimiranza la strategia di comunicazione e marketing di un'eccellenza italiana leader, che punta sull'innovazione dell'offerta e per aver promosso iniziative etiche rilevanti come il progetto Save The Waste da cui nasce un imballo ecosostenibile e 100% riciclabile che promuove un modello economico virtuoso e circolare.

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Tutti in Basilica la terrazza della città Vicenza on the stage Architettura, arte, cultura e social life.

Vicenza punta sui suoi luoghi simbolo per un'estate da vivere insieme

C

on l'estate, il solleone invita ad apprezzare ancor di più le serliane palladiane della Basilica, a godere della suggestiva penombra del salone appena riaperto (nella foto qui accanto) e a raggiungere l’esclusiva terrazza dove scattarsi un selfie e poter sorseggiare una bevanda fresca nel bar allestito da Angolo Palladio (consumazione facoltativa). Un vero e proprio lounge bar all’aperto, in funzione dalle 18 all'una di notte, e un belvedere mozzafiato disponibile anche per eventi privati.

Al piano nobile, il suggestivo salone abbaglia il visitatore con la sua luce e le trasparenze, con i suoi 1144 metri quadrati di superficie e un'altezza di 24 metri. Un volume dalle potenzialità straordinarie, sia come spazio monumentale, da ammirare, ma anche per ospitare eventi.

Ingresso: vicentini di città e provincia 2 €; turisti 4 €. Abbonamento personale a 5 €, valido per l’intera stagione Per info: www.basilicapalladiana.vi.it

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I capolavori a Palazzo Chiericati Arte a Palazzo In autunno riapre al pubblico la nuova ala novecentesca della pinacoteca civica.

Da Veneziano a Tintoretto, dal Duecento al Cinquecento in mostra

DA NON PERDERE

Vivere la Grande Guerra

P

alazzo Chiericati si amplia ancora.

Dopo il riallestimento e recupero dell’ala cinquecentesca, con l’inizio del prossimo autunno torneranno ad essere visibili le opere più importanti della pinacoteca civica, definita da Arslan “la più importante quadreria di terraferma del Veneto”. Accade grazie all’apertura degli spazi della rinnovata ala novecentesca dove si racconterà la grande arte dal Duecento al pieno Cinquecento, dai capolavori di Paolo Veneziano e Hans Memling alle tele di Tintoretto, Veronese e Bassano, in cui la scuola vicentina emerge per la sua qualità altissima con la scoperta del paesaggio e il nuovo linguaggio di Bartolomeo Montagna. Il nuovo allestimento, ideato e realizzato da Emilio Alberti e Mauro Zocchetta, restituirà finalmente la suggestione della chiesa di S. Bartolomeo, a fine Quattrocento vera e propria Cappella Sistina di Vicenza, riunendo in un unico spazio le superbe pale d’altare, realizzate da maestri come Cima da

Conegliano, Giovanni Buonconsiglio, Marcello Fogolino, Bartolomeo Montagna. In particolare, il riordino espositivo consentirà di allestire a piano terra una sala dedicata alla città di Vicenza, dove troveranno collocazione i sette grandissimi lunettoni, provenienti dal palazzo del Podestà, raffiguranti i “rettori” di Vicenza. Questa operazione restituirà al ciclo pittorico la sua unitarietà e la straordinaria valenza figurativa e storica, quale testimonianza delle vicende della società vicentina cinquecentesca, con momenti emblematici come il quadro di Francesco Maffei raffigurante S. Vincenzo, recante nelle mani il modello della città. Il tema della pittura a Vicenza tornerà al secondo piano, con il dopo-Bartolomeo Montagna. Seguirà poi la sala incentrata sulla splendida “Madonna con il Bambino” in terracotta di Jacopo Sansovino e, tra le sale che colpiranno di più il visitatore, quella dedicata ai grandi maestri della pittura veneta: Jacopo Bassano, Tintoretto, Giovanni Antonio Fasolo e Veronese.

PINACOTECA DI PALAZZO CHIERICATI

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VICENZA

PIAZZA MATTEOTTI 37/39

In autunno il Chiericati Underground ospita una mostra sulla Grande Guerra (il 1916 è l’anno “vicentino” del conflitto), curata dal conservatore Mauro Passarin e da Mauro Zocchetta, per rileggere l’“evento guerra” da una prospettiva emozionale, in termini non più solo di storia politica, sociale o militare, ma di immaginario, emozioni, memoria. Le libere reintrepretazioni e ri-proposizioni dell’artista Giuliano Francesconi, secondo la tecnica dello “Still life”, danno vita e corpo a oggetti e reperti provenienti dai teatri di guerra delle montagne vicentine (resti di scarponi, reticolati di fucili, maschere antigas, elmetti, schegge di granate), restituiti al pubblico con straordinaria sensibilità.

Piccole tracce di memorie perdute che conservano, pur nella loro triste essenza di materiali “poveri”, denotati da assenza cromatica, straordinari e sorprendenti inviti alla riflessione sugli errori-orrori del conflitto bellico.

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Conversazioni 2016: Spettacoli Classici in città Teatro Comunale di Vicenza Teatro Olimpico, Basilica Palladiana, Teatro Astra.

Vicenza diventa città d'arte e di teatro

C

on la nuova direzione di Franco Laera il 69° Ciclo di Spettacoli Classici si rinnova e si trasforma in un vero e proprio festival delle arti performative. Laera impegnerà il Teatro Olimpico solo per spettacoli che possano entrare in dialogo con la struttura architettonica palladiana, rispettandone il ruolo di “coprotagonista” nell’evento teatrale.

Si apre così l’opportunità di coinvolgere anche la Basilica Palladiana quale secondo polo per le iniziative del festival.

Nessuna struttura fissa di ingombro, ma esperimenti scenici di teatro e danza nel rispetto dello spazio e dell’imponente volumetria; anche in questo caso da puro contenitore lo spazio diventa elemento di

ispirazione per quanti avranno il privilegio di “incontrarlo” nel loro lavoro. Il Vicesindaco Bulgarini D’Elci ha definito questo progetto una valida opportunità per sviluppare a pieno le potenzialità di Vicenza. Artisti di levatura mondiale si confronteranno con la straordinaria classicità della città, in un costante dialogo creativo con i luoghi, il pubblico, le arti, le istituzioni, a partire dall’Accademia Olimpica che rientra quest’anno attivamente nella progettualità del Ciclo. Una soddisfazione condivisa anche dal Presidente della Fondazione Teatro, Roberto Ditri, che ha sottolineato l'orgoglio della Fondazione stessa di poter organizzare con il Comune di Vicenza questo nuovo Ciclo di Spettacoli Classici, confermando ancora una volta la

sinergia con gli altri attori del territorio nel promuovere progetti di prestigio e di valenza internazionale.

LA RASSEGNA E I PROTAGONISTI Sarà il regista americano Robert Wilson ad aprire il Ciclo, con la proiezione del suo storico spettacolo Hamlet: a monologue. A Conversazioni 2016 arriverà anche la Compagnia Balletto Civile, vincitrice del Premio Hystrio 2016, che guidata da Michela Lucenti presenterà due lavori ispirati ad altrettanti celebri testi shakespeariani: Killing Desdemona e Before Break. Per quanti ancora non le avessero contate, sono 75 le morti nel teatro di Shakespeare. Ne daranno conto, in un esilarante spettacolo intitola-

NUMERO 21 / TEATRO COMUNALE DI VICENZA

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21 S E I M A G A Z I N E

IL PROGRAMMA

Conversazioni 2016 13/09, h. 20:00 - Basilica Palladiana Robert Wilson, Hamlet: a monologue 16/09, h. 20:00 - Teatro Olimpico Compagnia Balletto Civile Before break 16/09, h. 22:00 e 17/09, h. 18:00 Basilica Palladiana The Spymonkey | Tim Crouch The complete deaths 17/09, h. 20:00 - Teatro Olimpico Compagnia Balletto Civile Killing Desdemona to The complete deaths, Tim Crouch e la compagnia inglese The Spymonkey. Ancora Tim Crouch sarà il protagonista di I, Malvolio, originale e divertente interpretazione di un episodio della Dodicesima notte. Uno dei momenti più attesi del Ciclo sarà senza dubbio l’esordio teatrale del grande regista cinematografico russo Aleksandr Sokurov, che ha scelto il Teatro Olimpico per presentare Variazioni Brodskij, suo esordio alla regia teatrale. Sokurov si confronterà con l’unico testo teatrale del Premio Nobel Iosif Brodskij, Marmi, e con altri suoi testi poetici. Molto attesi anche Moni Ovadia e Studio Azzurro che cureranno una nuova versione site specific del loro celebre spettacolo dei primi anni ’90, Delfi cantata, tratto dal poema di Yiannis Ritsos, con le musiche di Piero Milesi.

Conversazioni 2016 darà ampio spazio ad alcune compagnie e interpreti che, oltre a essere espressione dell’attività teatrale e artistica del territorio, hanno conquistato le scene

sia a livello nazionale che internazionale. È il caso di Anagoor che presenterà Socrate il sopravvissuto; del Teatro del Lemming con W.S. Tempest; di Patricia Zanco e Fatebenesorelle Teatro che metteranno in scena il loro nuovo lavoro MacBeth?, scritto da Vitaliano Trevisan e della compagnia vicentina Naturalis Labor con Lovers, coreografia itinerante dedicata all’universo amoroso shakespeariano. Di grande suggestione visiva e musicale Galileo: l’ordine dell’occhio nel cielo, spettacolo che fonderà le antiche musiche di Vincenzo e Michelangelo Galilei, eseguite con strumenti d’epoca dall’Accademia d’Arcadia, con le immagini digitali del videomaker Francesco Sortino. Da non perdere infine la Compagnia giapponese di teatro Noh Sakurama-kai con la quale rivivremo un evento immortalato in un monocromo sulle pareti del Teatro Olimpico, ovvero la visita degli ambasciatori del Sol Levante a Vicenza, avvenuta nel lontano 1585.

QUI A SINISTRA ALEKSANDR SOKUROV, R E G I S TA C I N E M ATO G R A F I C O R U S S O P L U R I P R E M I ATO P E R I S U O I L AV O R I SUL GRANDE SCHERMO, Q U E S T 'A N N O S I C I M E N T E R À C O N L A S UA P R I M A E S P E R I E N Z A T E AT R A L E I N A LT O L A C O M PA G N I A I N G L E S E THE SPYMONKEY CHE PORTERÀ IN BASILICA LA "PHYSYCAL COMEDY " T H E C O M P L E T E D E AT H S

TEATRO COMUNALE DI VICENZA

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VIALE MAZZINI 39

T. 0444 327393

17/09, h. 21:00 e 18/09, h. 17:00 Teatro Astra Anagoor, Socrate il sopravvissuto 17/09, h. 22:00 - Basilica Palladiana Tim Crouch, I, Malvolio 20/09, h. 21:00 - Teatro Olimpico Noh Sakurama-kai L’Ambasceria dell’Era Tensho Spettacolo di Teatro Noh 2/09, h. 21:00, 30/09 e 1-2/10, h 21:00 Teatro Olimpico Aleksandr Sokurov, Variazioni Brodskij 30/09, h. 19:00 e 1-2/10, h. 19 :00 Basilica Palladiana Naturalis Labor, Lovers 1/10, h. 22:00 - Basilica Palladiana Accademia d’Arcadia/Gianmaria Sortino Galileo: l’ordine dell’occhio al cielo 7/10, h. 21:30 e h. 23:00 8-9/10, h. 20:00 e h.23:00 Basilica Palladiana Teatro del Lemming W. S. Tempest 7 e 8/10, h. 21:30 - Basilica Palladiana Patricia Zanco / Vitaliano Trevisan MacBeth?

8 e 9/10, h. 21:00 - Teatro Olimpico Moni Ovadia / Studio Azzurro Delfi cantata

www.classici.tcvi.it

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GDO

Rossetto: quando il successo è una questione di Famiglia Il primo semestre 2015 ha un bilancio positivo anche grazie al successo delle iniziative ideate per i 50 anni di Rossetto Group. L'AD Lorenzo Rossetto spiega l'importanza e la forza di una Famiglia che ha saputo creare dal nulla un importante gruppo alimentare

S

ono passati 6 mesi dall'ultima volta che abbiamo incontrato Lorenzo Rossetto, Amministratore Delegato di Rossetto Group, occasione durante la quale abbiamo parlato dei festeggiamenti del cinquantesimo anniversario

del gruppo e delle numerose iniziative ad esso collegate. Oggi è di nuovo con noi, per fare il punto della situazione, per parlarci delle nuove generazioni, della famiglia e di come tutto è iniziato da un piccolo negozio in Corso Milano.

> LE INIZIATIVE FATTE PER L'ANNIVERSARIO Per l'importante traguardo dei 50 anni, sono state organizzate promozioni di grande impatto. Lorenzo Rossetto ci aveva parlato di 365 giorni di festa, risparmio e solidarietà, con 3 attività principali rivolte alle famiglie e, come sempre, le promesse sono state mantenute. «Con le nostre tre iniziative – ci spiega con il suo inconfon-

Imprenditore, nato 55 anni fa a Roverchiara (VR), Lorenzo Rossetto è ultimo di cinque fratelli. Ha iniziato a lavorare giovanissimo come magazziniere nel 1974 nel primo supermercato aperto in via Fratelli Rosselli a Verona. Oggi è Amministratore Delegato del gruppo e segue tutta la parte commerciale, oltre a fare da "tutor" e da traghettatore per la nuova generazione della Famiglia Rossetto.

dibile entusiasmo – ci rivolgiamo a 3 fasce d'età: ai bambini nati

quest'anno, a chi nel 2015 si sposa e a chi invece compie 50 anni di età. Ai primi riserviamo uno sconto del 10% su tutti i prodotti dell'infanzia per 3 mesi, ai secondi uno sconto del 5% su tutta la spesa per 3 mesi, ai terzi, con una spesa superiore ai 50 euro, regaliamo una bottiglia magnum di spumante Cuvée di Pinot

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LA FAMIGLIA

>UN PAPÀ CORAGGIOSO

AL CENTRO DI TUTTO

«La nostra attività si è avviata solo per-

ché papà ha fatto una scommessa: ha venduto la campagna e comprato un negozio. Tutto il resto è dipeso da quell'intuizione, ma anche dalla coesione della famiglia, l'unione ha fatto davvero la forza e ci ha fatto crescere fino ad oggi, l'anno in cui festeggiamo il cinquantesimo anniversario».

Come ogni azienda c'è un momento in cui si è verificata la svolta, e quello

I cinque fratelli, Lorenzo, Roberto, Giuseppe, Germano e Luciano (nella foto scattata durante la cerimonia attorno a mamma Maria), si sono messi tutti al lavoro seguendo il grande esempio dei loro i genitori. Oggi sono alla terza generazione, con figli e nipoti che hanno ciascuno un ruolo ben preciso.

del gruppo Rossetto è stato sicuramente il passaggio dai supermercati tradizionali all'impermercato. «Era il 1996 quando

decidemmo di investire sul centro commerciale La Grande Mela. Oggi l'azienda conta su 23 supermercati in 8 province di 3 regioni.

Siamo passati da un minimo di 2500 metri quadrati ai 6300 dell'ultimo inaugurato a Rezzato, in provincia di Brescia».Di genitore in figlio, che in questo caso sono in 5, tutti maschi, ognuno dei quali ha coperto le aree principali: carni, scatolame, frutta e verdura, formaggi e salumi, mentre il primogenito amministrazione e sviluppo.

per festeggiare l'importante traguardo. Infine, come da tradizione,

«Oggi abbiamo l'opportunità di affidare ai giovani settori impor-

abbiamo riservato una parte di budget ad iniziative di solidarietà

tanti per la crescita – continua Lorenzo Rossetto - sia pure affian-

sostenendo associazioni benefiche. Abbiamo quindi concordato un

candoli mentre fanno esperienza. Oggi siamo alla terza generazio-

contributo diretto al Banco Alimentare del Veneto, della Lombar-

ne, con nove nipoti all'opera nel gruppo, ognuno dei quali ha un

dia e dell'Emilia Romagna dell'1% del ricavato del 2015 su ogni

ruolo ben preciso. Hanno scelto loro stessi di lavorare in azienda e

primo sabato del mese, iniziativa che ci sta dando molte soddisfa-

abbiamo pensato per ognuno un ruolo che potesse essere conge-

zioni sia a noi che a tutti i nostri numerosi clienti. Entro la fine del

niale alle proprie caratteristiche e passioni. Grazie ad un'azienda di

2015 contiamo di raggiungere le 280 tonnellate di alimenti dona-

consulenza specializzata, abbiamo studiato un percorso di inse-

ti». Evidentemente fa bene fare del bene, e la risposta della clientela

rimento strutturato e personalizzato per definire con chiarezza le

è sicuramente la soddisfazione più grande.

funzioni e le strategie del gruppo».

50 ANNI DI STORIA Il gruppo alimentare Rossetto è nato nel 1965. Oggi è conosciuto con le insegne lper Rossetto, Super Rossetto, L'Affare è. Il numero di punti vendita ha raggiunto quota 23 diffusi in 8 province di 3 regioni: Veneto, Emilia Romagna e Lombardia. Quest'anno è prevista una nuova apertura, il Super Rossetto da 2500 metri quadri in Borgo Venezia a Verona. Qui a sinistra il Super Rossetto di Zevio (VR), a destra L'affare è di Vicenza.

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GDO

Nella foto i nuovi uffici direzionali di Rossetto Group a Lugagnano vicino a La Grande Mela

>CRESCERE IN TEMPO DI CRISI La famiglia al centro del progetto imprenditoriale, il cuore pulsante

tissimi dipendenti che a noi piace chiamare e considerare collabora-

di tutta l'attività, la linfa vitale che, in un difficile momento di crisi

tori». Anche salvaguardare la qualità dei prodotti è un impegno che

come quello che stiamo attraversando negli

il gruppo Rossetto affronta da sempre con la

ultimi anni, ha permesso al gruppo di cresce-

massima serietà. Oggi il gruppo può contare

re perchè, spiega molto chiaramente Lorenzo,

su 20 mila referenze sempre puntualmente

«viene colpito chi ha una visione ristretta,

assortite e con una grande scelta sui prodotti

non chi fa scelte coraggiose e investe quan-

del fresco e di propria produzione. «Dobbia-

do molti si mettono al riparo. Abbiamo adot-

mo saper anticipare le esigenze della nostra

tato una strategia commerciale equilibrata,

clientela - conclude Lorenzo Rossetto - rag-

che ha ripagato con la fedeltà dei clienti che

giungerla con i moderni mezzi di comunica-

da noi trovano qualità al giusto prezzo ma

zione, come ad esempio Facebook, artraverso

anche continuità e trasparenza.

messaggi chiari e inequivocabili». La strategia

Con le radici ben salde nel proprio passato

della comunicazione è sempre stata nel DNA

Rossetto Group è pronta per essere l'artefice

dell'azienda, che con costanza ha insistito su

del proprio futuro, con una crescita controlla-

una formula tanto semplice quanto efficace:

ta e continua che prevede un paio di aperture

qualità, prezzo e servizio. Ma non bisogna

l'anno come da tradizione. «Meglio un punto

incorrere nell'errore di adeguarsi troppo ai

vendita in meno ma curato bene e che segua

trend e alle mode del momento, «quando

il cliente, un'azienda organizzata, puntuale,

tutti fanno la stessa cosa diventiamo poco

con prodotti e servizi di qualità a prezzi giusti.

interessanti. Siamo attivi sui social network

Il numero non deve andare a scapito del-

ma anche sui mezzi tradizionali in particolare

la sostenibilità. Ad esempio ci fa piacere essere considerati come

sui più importanti quotidiani delle città dove operiamo. Questo ci da

un'azienda sana, seria, che rispetta le persone e i contratti. La nostra

la possibilità di comunicare con tutti allargando le nostre informazio-

visione di economia etica non è altro che il risultato di una gestione

ni ad ogni tipo di cliente: sia alla famiglia tradizionale che a tutte le

corretta sia nei confronti dei nostri clienti che dei nostri importan-

nuove generazioni».

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E R U T CUL PARADE Guida rapida per cercatori di cose belle di Ilaria VAJNGERL

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Corcos

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Rivista Inutile

3

Premio off

4

6 Slurp!

Dall'1 al 14 novembre presso la Fiera di Vicenza gli amanti della buona tavola possono visitare il Cosmofood, fiera dedicata alle eccellenze del settore food, beverage & technology. SLURP!

Fino al 14 dicembre Palazzo Zabarella a Padova si lascia incantare dalla mostra Corcos, i sogni della Belle Epoque. Per una gita all'insegna dell'eleganza.

7 Arte e Storia

Marco Goldin cura una mostra a dir poco superlativa: Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento.

Da visitare a Vicenza presso la Basilica Palladiana dal 24 dicembre al 2 giugno 2015.

Una delle migliori riviste letterarie italiane ha origini venete e spirito internazionale. Da leggere sul sito www.rivista.inutile.eu

8 El coq

Come si gioca a un video game sul mondo del lavoro? In This is the only level, spettacolo teatrale del bravissimo Lorenzo Maragoni, si affronta una tematica particolarmente attuale con ironia ed estrema lucidità. Da vedere a Castegnato (BS) il 31 ottobre.

Per una serata speciale lasciatevi stuzzicare dalla cucina sensoriale del vicentino Lorenzo Cogo a Marano Vicentino, lo chef stellato più giovane d'Italia. Talentuoso. Per info e prenotazioni www.elcoq.com

9 Mosaici

Subsonica

La collezione permanente della Fondazione Bisazza a Montecchio Maggiore (VI) è uno spazio di desueta bellezza e originalità. Per amanti del design. www.fondazionebisazza.it/

I migliori Subsonica fanno ballare Verona il 15 novembre al Palasport, con il Una foresta tour. Imperdibile

5 Noviolet Bulawayo

10 Acrobazie!

La magia del Cirque du Soleil arriva a Bologna con lo spettacolo Quidam.

Per un'esperienza indimenticabile che trasforma il circo in vera arte.

Dal 30 ottobre al 2 novembre a Casalecchio di Reno (BO)

C'è bisogno di nuovi nomi è un libro insolito, scritto da Noviolet Bulawayo una giovane autrice di orgine africana. Un capolavoro dei nostri giorni che racconta una terra difficile con parole scarne e precise. Bellissimo.

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