Restauro Urbano sostenibile: nuove strategie per i Centri Storici - Micro-orografia

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RESTAURO URBANO SOSTENIBILE: NUOVE STRATEGIE PER I CENTRI STORICI Marco Marino


UniversitĂ IUAV di Venezia Corso di Laurea Magistrale Architettura e Culture del Progetto A.A. 2015 / 2016 prof. Benno Albrecht 2

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indice

01.

introduzione

02.

s t r at e g i a

03.

townscape

04.

micro-orografia

05.

conclusioni

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01. INTRODUZIONE

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micro quote

Il titolo di questa Tesi è Micro-orografia. Micro-orografia perchè le micro quote, i minimi salti di quota, al di sotto dei nostri piedi, cambiano radicalmente il nostro modo di percepire lo spazio pubblico. Al di sotto dei nostri occhi, esiste un microcosmo dalla complessità e dalla varietà uniche ,che rappresenta il massimo della civiltà umana. Nel corso dei secoli le città italiane hanno saputo sviluppare le più alte forme di disegno dello spazio pubblico, trasformando lo strato di terra battuta, sul quale si è sviluppata e concretizzata la città medioevale, in un coevo lapideo dall’espressività straordinaria. Il tentativo di questa riflessione, è proprio quello di richiamare l’attenzione verso questi pochi centimetri sotto i nostri occhi e di capire in che modo possano trasformare le nostre città.

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L’Italia offre, nella sua straordinaria complessità, una generosa offerta di superfici lapidee, il cui disegno e materia variano seguendo e adattandosi alle condizioni generali del luogo. Comunemente chiamati “pavè”, questi lastricati vengono definiti in molti modi, seguendo fondamentalmente le caratteristiche fisico-chimiche dei materiali. Basoli, selciati, bolognini, sono solo alcuni modi con i quali vengono definiti. Tuttavia il nome con cui comunemente vengono definiti è Sanpietrini. La denominazione dell’attuale sanpietrino nasce nel 1725, quando monsignor Ludovico Sergardi, prefetto ed economo della Fabbrica di San Pietro, dopo aver valutato le pessime condizioni in cui versava piazza San Pietro, percorrendo la quale, poco tempo prima, la carrozza che trasportava il papa si era quasi ribaltata, decise di lastricare la piazza con i caratteristici blocchetti di leucitite, una roccia eruttiva tipica delle zone vulcaniche laziali. La tradizione di “selciare” con un sistema programmatico è ben più antica. Leon Battista Alberti è il primo progettista moderno ad occuparsi di questo tema e infatti nel De Re Aedificatoria scrive: “ [...] Si deve rassodare il terreno e cospargerlo di ghiaia fino all’altezza di un cubito, poi, sotto uno strato di pura sabbia fluviale o marina, si lastricherà la superficie di pietra [...] “. E’ bene ricordare che in questo caso l’Alberti, non si riferisce ad una pratica di uso estensivo, ma alla tradizione antica d’epoca romana. Non passerà molto tempo, che già nel 1565, sotto il papato di Papa Pio IV, la sistemazione delle vie di Roma, diventerà pratica comune. La bolla Papale del 22 Settembre dello stesso anno afferma: “Roma è molto soggetta all’umidità ed in certe parti con la selciatura,le strade divengono ancor più umide. Perciò proibiamo a chiunque di fare selciati anche davanti alle proprie case, sotto la pena dell’esilio ai muratori, di 200 ducati ai padroni ed altre pene pecuniarie e corporali ad arbitrio.” Il titolo di questa Tesi è Micro-orografia. Mi-

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cro-orografia perchè le micro quote, i minimi salti di quota, al di sotto dei nostri piedi, cambiano radicalmente il nostro modo di percepire lo spazio pubblico. Questo è a tutti gli effetti il primo atto di regolamentazione di un sistema che da quel momento in poi diventerà prassi non solo esclusivamente per Roma e i suoi territori, ma a macchia d’olio diventerà il programma di sistemazione più comune dello spazio pubblico. I sistemi a pavimentazione, tuttavia, non nascono strettamente ad uso e godimento comune dello spazio, ma per motivazioni strettamente funzionali legate ai movimenti dei cavalli e dei carri. Tuttavia la ripercussione che questi metodi hanno avuto nelle città rappresenta forse il più alto e significativo grado di civiltà nell’intera storia delle pratiche urbane italiane. Nell’ottica dell’uso funzionale dello spazio pubblico, con l’avvento della supremazia dell’uso dell’automobile, le strade italiane sono state letteralmente inondate da uno spesso strato di materia nera. Utile senza dubbio alla fruzione dei veicoli, ma nemica dell’uomo. La nascita di termini come pedone, automobilista, marciapiede, strisce pedonali, carreggiata, posti blu, posti andicappati, semaforo, segnaletica orizzontale, è la nascita di un nuovo codice e di un nuovo ordine stabilito e scandito dall’uso della macchina. Gli ultimi anni rappresentano una vera e propria svolta nell’uso dello spazio pubblico per gli spostamenti ordinari. Dagli anni ‘80 infatti in Italia, partendo dalla sistemazione, ancora una volta a Roma, della zona del Colosseo, si ha un effettivo ritorno alla vita pedonale e al ristabilirsi di percorsi pedonali. Le isole pedonali in Italia sempre più in crescita, sono il punto di svolta essenziale nella vita dei centri storici. Essi

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vengono realizzati sempre meno di frequente, e con sempre più dispendio di denaro, legato alla reperibilità dei materiali e all’artigianalità esclusiva di un settore oggi in crisi. Lavorare in questo micromondo oggi vuol dire poter controllare spazi significativi dei luoghi in cui viviamo, significa guardare alla città storica con gli occhi di chi ha potuto godere di questi, e di saper ritrovare in essi le grandi ed indispensabili regole di civiltà, che sono state così tipiche nel nostro paese.

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02. STRATEGIA

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minimo sforzo massimo risultato

Il Principio di Pareto, con il quale è stato deciso di iniziare questo capitolo, è in realtà il modo attreverso il quale tutte quante le operazioni progettuali sono state decise. Tuttavia è bene fare, innanzitutto, una rassegna di interventi e studi che sono stati condotti nel corso degli anni, e che riguardano fondamentalmente il tema della ricostruzione. Gli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale, rappresentano per l’Inghilterra un istante cruciale nel tema della ricostruzione post-bellica. Una Londra profondamente lacerata dai bombardamenti da parte della Luftwaffe, deve rialzarsi, tentando di ricostruire quel mondo perduto della città storica, senza nostalgia o rimpianto, reagendo in modo positivo e costruttivo alla tragedia. Il principale punto di riferimento di questa visione è L’Architectural Review. Intorno a questa rivista dagli anni ‘50 si ritrovano personaggi del calibro di Nikolaus Pevsner, Ivor De Wolfe e Gordon Cullen i cui interventi su AR diventeranno poi i testi di riferimento per una nuova concezione di restauro urbano.

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“One building is Architecture, two buildings is Townscape”. La frase lapidaria di Gordon Cullen, è la sintesi delle teorie proposte da questi pensatori. Townscape e The Italian Townscape, il primo pubblicato da Gordon Cullen nel 1961 e il secondo pubblicato da Ivor de Wolfe nel 1963, sono i due testi contemporanei nei quali sono sviluppati questi concetti. Nei due testi difficilmente si possono ritrovare aspetti per così dire “scientifici”, rispetto al tema del restauro urbano. L’intento è proprio quello di riportare questo tema ad una sorta di analisi artistica, fatta di atmosfere, ombre e luci, colori e materiali che, nella loro giustapposizione vedono la forma di un cosmo articolato e complesso. Le Serial Visions, il Floorscape, Civilia, sono solo alcuni dei nomi che Cullen e De Wolfe utilizzano più frequentemente nei testi. Essi non possono essere tradotti nella nostra lingua , che snaturerebbe quello che è in realtà il loro significato originario. Per questo è stato deciso di lasciarli nella lingua originale. Questo studio, in particolare, prevede di analizzare quello che per Gordon Cullen e Ivor de Wolfe è il principe dei temi del Townscape: il Floorscape o Streetscape. Il suolo rappresenta il luogo dove la vita della città si svolge e il suo disegno all’interno del discorso urbano ha un ruolo più importante che mai. Se consideriamo, come fanno sia De Wolfe che Cullen, che la città storica in realtà sia composta da almeno tre elementi, il Cielo, le facciate degli edifici, e il Suolo, si capisce come lavorare intorno a quest’ultimo, rappresenti anche lavorare su un dato spaziale fondamentale. La superficie sulla quale camminiamo quotidianamente non ha solo la funzione di consumarsi sotto i nostri piedi, ma completa e ridà identità allo spazio pubblico.

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“We tend to accept tarmac as the only practical means of covering heavily used pieces of the world.” Siamo davvero abituati ad accettare il catrame come unico modo di pavimentare il suolo “usato”, e quello che proveremo a mostrare è invece un mondo e soprattutto uno spazio completo, fatto di pietra e luce. Tuttavia, e questa dovrebbe essere la domanda che ogni progettista che meriti questo titolo dovrebbe porsi, è sostenibile al giorno d’oggi un atteggiamento malinconico o peggio, insostenibile dal punto di vista ambientale? Abbiamo cercato di portare avanti in questo studio, una serie di idee, che non solo mirino all’eliminazione del mondo meccanicizzato e al conseguente ritorno allo spazio di pietra e luce, ma che siano materialmente una forte spinta a trasformare lo spazio, obbedendo ai nuovi canoni di rispetto delle leggi della natura e del vivere civile. Questo è il nostro contributo alla ricerca portata avanti da Gordon Cullen e dagli accoliti del Townscape: tentare di capire come miscelare una soluzione architettonica ad un’altra ,legata al rispetto dell’ambiente.

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milano e la sistemazione di corso vittorio amnauele ii Nell’ ottica di guardare allo spazio pubblico con occhi diversi e soprattutto con l’obiettivo del resturo urbano sostenibile, il caso della sistemazione dell’area intorno al Duomo di Milano e in particolare della Vecchia Corsia dei Servi, oggi Corso Vittorio Emnauele II, ci sembrava semplicemente doveroso. La fotografia qui accanto raffigura una Milano sparita. Ancora a fine ottocento, una pavimentazione in terra stabilizzata domina lo streetscape della città Meneghina, ancora non invasa dalla meccanicizzazione, dovuta alle tramvie, nè dall’automobile. Solo alcune e poche differenze di materiali determinano l’uso del Suolo: raffinatissimo. Negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale e la conseguente ricostruzione, questo mondo cambia radicalmente. I negozi della vecchia Milano lasciano il posto ai portici “metafisici”, firmati dai più grandi progettisti del ventesimo secolo italiano e la strada viene via via occupata dai veicoli. E’ del 1980 la sistemazione dell’area del Colosseo a Roma, mentre Milano dovrà attendere almeno altri dieci anni, per vedere la totale pedonalizzazione dell’area del Duomo.

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Corso Vittorio Emanuele II, MIlano, 1945-1989

La fotografia che riprende il corso negli anni settanta dominato dal traffico. I portici sono il recinto dentro il quale sono confinati i pedoni. La regolazione dei traffici viene scandita e regolata dai profondi scarti di quota.

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Corso Vittorio Emanuele II, MIlano, 1989-oggi

nel 1989 sotto Paolo Pilitteri, avviene la sistemazione di Corso Vittorio Emanuele su disegno di Luigi Caccia Dominioni. Pietra rosata ai lati e sampietrini in mezzeria che formano cerchi in corrispondenza degli incroci con le altre vie perpendicolari.

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03. TOWNSCAPE

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townscape e floorscape

Gordon Cullen, Progetto per l’area pavimentata di Westminster, 1964

Questo studio presenta costantemente una serie di termini legati al mondo del Townscape e alla Rivista Architectural Review, quindi in lingua anglosassone, perchè, sarebbe stato pressochè impossibile tradurli in altro modo senza sciuparne il reale contenuto. Streetscape, o in alternativa Floorscape, è la parola con cui è stato deciso di iniziare questa sezione di testo, in cui attraverso una teoria di scatti, rubati da fotografi già citati e da altri, si tenta di restituire un immagine di spazio altrimenti incomprensibile attraverso altre forme di rappresentazione. Si vuole recuperare un modo di operare tipico dei progettisti e teorici di AR, cercando di penetrare il profondo significato dello spazio della città storica, accogliendo suggestioni e riferimenti costanti. Ma cos’è lo streetscape? In realtà è qualcosa che normalmente ignoriamo, trasforma lo spazio, regola il nostro passo, rende agevoli i rapporti tra le persone e migliora la vita. Tant’è che sia Cullen che De Wolfe rivendicano la supremazia del microcosmo lapideo, sotto i nostri piedi, proponendo addirittura un codice standardizzato per le nuove pavimentazioni, capace di regolare il nostro modo di vivere.

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Gordon Cullen, Progetto per l’area pavimentata di Westminster, 1964

Già Leon Battista Alberti prescriveva nel De Re Aedificatoria: “Principalmente si consiglia di occupare l’intero pavimento con linee e figure musicali e geometriche, per modo che la mente dei presenti sia in ogni maniera attratta verso la cultura”, comprendendo quanto il disegno del suolo non solo fosse fondamentale nella lettura dello spazio, ma anche per la pace della mente. Un mondo ormai perduto e raro da rintracciare nelle nostre città.

Floorscape è un termine che contiene in sè un ventaglio di significati e concetti, che si è cercato di rappresentare in queste pagine attraverso la ricerca fotografica. Perchè esse sono la base essenziale per comprendere e capire quel mondo che ora il catrame, un indistinta superficie nera amorfa, ha inevitabilmente appiattito. Non volevamo che questo studio fosse fine a se stesso, o un’espressione di una certa vivacità e gusto artistico, ma che fosse un vero e proprio richiamo per tentare di avvicinarsi ad un mondo nascosto sotto ai nostri occhi. Per recuperare valori che sono parte del nostro imprinting culturale come progettisti, ma soprattutto come italiani.

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la lunghezza e larghezza delle pietre utilizzate nelle superfici lapidee è legata alla qualità della pietra locale

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1-I. De Wolfe, Bari 2-I. De Wolfe, Rieti 3-I. De Wolfe, Firenze 3-I. De Wolfe, Tarquinia


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1-E. Cibin, Roma 2-I. De Wolfe, Orvieto 3-G. Blanco, Genova

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1-I. De Wolfe, Spoleto

“ [...] Small Changes of level lend themselves to large effects and can be exaggereted [...] �

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la decorazione delle superfici lapidee può essere apparentemente un vezzo artistico ma spesso nasconde precisi significati simbolici. altre volte precisi intenti strutturali

1-I. De Wolfe, Loreto 2-I. De Wolfe, Firenze 3-G. Blanco, Norcia 3-G. Blanco, Anacapri

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1-R. Kauffman, Perugia

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1-G. Blanco, Sulmona 2-I. De Wolfe, Sabbioneta 3-L. Cibin, Roma

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1-M. Fazio, Spoleto

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a Carrara le lastre di marmo bianco segnano le vie del borgo, mentre a siena il cotto diventa il disegno di piazza del Campo.

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1-G. Blanco, Massa Carrara 2-R. Kauffmann, Siena 3-M. Fazio, Perugia

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la raffinatezza di alcune soluzioni trovate nel corso dei secoli è davvero sorprendente. le vie di Perugia ricordano di piÚ gioielli per dame che elementi urbana.


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1-I. De Wolfe, Roma 2-I. De Wolfe, Loreto 3-I. De Wolfe, Imola

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al fine di evitare fessurazioni di dilatazione dovute agli sbalzi termici e all’umidità si usa sezionare le pavimentazioni in più superfici delimitate da lastre più grandi

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1-I. De Wolfe, Perugia

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1-I. De Wolfe, Pienza 2-Roma cittĂ dei fotografi, Ripetta

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1-R. Kauffmann, Todi

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1-G. Blanco, Norcia 2-I. De Wolfe, Loreto 3-G. Blanco, Norcia

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1-Pepi Merisio, Camogli

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1-G. Blanco, Venezia 2-I. De Wolfe, Tarquinia 3-I. De Wolfe, Roma

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il ‘700 rappresenta il culmine della raffinatezza progettuale in quanto a superfici lapidee in ambito pubblico. Roma e Venezia sono forse i casi piĂš importanti

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1-Bernard Rudofsjy, Gubbio

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Le Hill-Towns italiane nascondono in piccolo le caratteristiche che si possono incontrare in tutto il resto d’Italia. piccoli accorgimenti trasformano intere aree di spazio pubblico.

1-I. De Wolfe, Todi 2-I. De Wolfe, Todi 3-I. De Wolfe, Spoleto 4-I. De Wolfe, Todi

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1-Pepi Merisio, Venezia

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1-G. Blanco, L’Aquila 2-I. De Wolfe, Marta 3-Pepi Merisio, Scanno 4- I. De Wolfe, Urbino

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in queste due facciate due esempi e due lavorazioni completamente diverse tra di loro. Perugia e Cleto nonostante le radicalii differenze, sono comunque due espressioni straordinarie dell’amore per lo spazio pubblico.

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1-D. Tarzia, Cleto 2-D. Tarzia, Cleto 3-G. Blanco, Genova


1-I. De Wolfe, Modena

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la raffinatezza di alcune soluzioni trovate nel corso dei secoli è davvero sorprendente. le vie di Perugia ricordano di piÚ gioielli per dame che elementi urbana.

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1-G. Blanco, Santa Ninfa 2- B. Rudowsky, Pitigliano 3- P. Merisio, ferrara

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1-I. De Wolfe, Bergamo 2-I. De Wolfe, Capodimonte 3-G. Blanco, Sulmona

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04. MICRO-OROGRAFIA

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micro-orografia urbana

Nelle seguenti pagine, cerceremo di spiegare cosa abbia significato avvicinarsi al tema del restauro urbano e in particolar modo al tema del suolo. Nelle pagine precedenti abbiamo provato a raccontare storie di metodi o strategie già verificate e funzionanti, nel loro contesto urbano e nel loro modo di svilupparsi formalmente. Il caso di Milano, non solo rappresenta un tentativo di questo tipo, riuscitissimo, ma la sua storia progettuale ci racconta di come essa sia una soluzione efficace ed attuabile anche in altri casi. Questo è stato il nostro punto di partenza per una matura e consapevole riflessione su questioni che vanno al di là delle strategie urbane, ma che riguardano la consistenza materiale di queste sistemazioni. Il materiale è alla base del progetto di Suolo da noi proposto, perchè è nostra ferma convinzione che se la riflessione urbana debba coincidere con il pensiero della sostenibilità, non può altro che essere la materia il punto di partenza. L’italia presenta in ogni sua zona, dalle Alpi fino alle estremità della Sicilia, una varietà inesauribile di materia grezza. Pietra e terra e legname sono state alla base dello sviluppo della civiltà italiana da tempo

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immemore. E ognuno di essi varia nella consistenza e nel colore da parte a parte, facendo quindi dell’Italia il paese dell varietà. La varietà delle immagini raccolte e studiate nel corso dei mesi, non solo sono state una base concettuale, ma un vero e proprio campionario di esempi di luce e pietra. Il modo con cui il sole scalda la pietra, le deformazioni date dall’usura e dai movimenti della terra, il modo con cui le ombre degli uomini si stagliano sul selciato, sono le immagini che ci hanno rincorso in questo periodo. Così abbiamo pensato ad una superficie sempre in movimento, capace di catturare la luce del sole e di cambiare nelle fasi del giorno. E in ogni città, volevamo che risplendesse di colori diversi, come un gioiello prezioso delle nostre terre.

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TERRA E PIETRA

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Qui a fianco, esempio di come poco materiale cavato, possa in realtà essere sufficiente a coprire ampie superfici. Il rapporto è di circa 1:5

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Le pavimentazioni sono in grado di ridurre di oltre il 50 % l’inquinamento dell’aria nelle zone urbanizzate, e l’utilizzo di materie chiare come il cemento TX-Active e pietra calcarea chiara con valori di albedo rispettivamente di 0,48 e 0,68, consentono di abbassare l’effetto isola di calore. A fronte di un asfalto i cui valori valori d’albedo sono di 0,1. Inoltre i micro-avvallamenti che compongono la superficie aiutano alla pulizia delle acque piovane di prima pioggia attraverso l’attivazione dei principi attivi del biossido di titanio presente nella miscela cementizia

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micro-orografia e sostenibilità

Consapevoli dell’inarrestabile esaurirsi delle risorse del nostro pianeta e della crisi economica che ha travolto e sta travolgendo il nostro paese, il nostro progetto cerca di tenere in considerazione questi fattori. Terra e Pietra, sono gli elementi fondamentali del nostro progetto in proporzioni diverse. Se tutto il mondo che abbiamo mostrato è un mondo pietrificato, fatto da ampie porzioni in massa lapidea, immaginiamo l’italia del futuro ad elementi sbilanciati. Ampie campiture in cemento ad alta efficienza energetica, fotocatalitici, capaci di abbassare anche le temperature delle isole di calore durante i mesi estivi, sono in contrasto a porzioni di dimensioni inferiori di pietra o marmo dal disegno raffinato. Il nostro obiettivo è stato quello di trasformare le pavimentazioni in un elemento tecnologicamente raffinato, capace di cambiare il modo in cui viviamo le città. Quindi non solo attraverso un atteggiamento percettivo, ma anche attraverso vere e proprie mosse tese al risparmio economico e di materiale. Il mondo della lavorazione lapidea sta subendo un colpo fortissimo, un po’ per la tutela che viene sempre più garantita alle cave, un po’ per mancanza di richiesta da

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parte di progettisti e imprese, sempre più indirizzate verso materiali più tecnologici e chimici. Vogliamo essere in grado di proporre sistemi efficaci ed intelligenti di miscela di questi due aspetti. Il primo altamente tecnologico, ma rispettoso dell’ambiente, l’altro più legato alla tradizione e alla lavorazione, che in campo artigiano, sta avendo sviluppi incredibili. L’impiego del Laserjet nella lavorazione della pietra ha risultati incredibili, con la diminuzione in ore di lavoro di un decimo e con risultati più efficaci, per non parlare della riduzione radicale di agenti inquinanti grazie all’impiego di sola acqua ad altissima pressione e l’impiego delle polveri in altri settori. Mentre nell campo della produzione cementizia si realizzano le più interessanti materie. In articolar modo, il cosiddetto cemento “Mangiasmog”, che grazie al biossido di titanio presente tra i suoi componenti, a contatto con l’aria trasforma gli agenti inquinanti in nitrato di sodio e calcio, tramite un processo di fotocatalisi. Inoltre abbiamo tenuto in considerazione altri due aspetti essenziali della cura dell’ambiente urbano e della sostenibilità energetica. Il primo è legato alla nettatura delle acque di prima pioggia, che abbiamo legato indissolubilmente al nostro disegno di suolo. Infatti la micro-orografia, rallenta e allo stesso tempo raccoglie in sistemi più diffusi l’acqua piovana, consentendo al legante Intelligente di pulire le acque. Il secondo è legato all’utilizzo di materie cementizie e materia lapidee molto chiare, capaci di riflettere in maniera decisiva i raggi solari, aumentando i valori di albedo e consentendo di ridurre drasticamente le Isole di calore in città.

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CASI STUDIO

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Interventi

Si è scelto di concludere quest’ultima parte di studio, con un appendice applicativa. Ancora memori della lezione meneghina, in questa sezione tentiamo di offrire un panorama di quelli che sono i casi emblematici dove il nostro progetto possa trovare forza. Nei casi seguenti vedremo esempi in cui ampie vie porticate, oggi dedite al traffico veicolare in pieno centro storico, possano tornare ad avere una funzione ancor più pubblica, offrendo una generosità di spazi insperati. Brescia, Via X Giornate

Intervento in marmo Botticino e cemento Fotocatalitico.

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Interventi

Mantova, Corso della LibertĂ

Intervento in marmo di Prun Veronese e cemento Fotocatalitico.

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Interventi

Genova, Via XX Settembre

Intervento in marmo verde di Polcevera e cemento Fotocatalitico.

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05. CONCLUSIONI

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micro-trasformazioni

In quest’ultima sezione eviteremo facili clichè, e cercheremo di riassumere ciò che crediamo essere restauro urbano sostenibile. L’impegno come esseri senzienti a questo mondo è un lavoro che non ha orari e non ha prezzo. Dovrebbe essere insito in ognuno di noi. Il Progettista architetto, riteniamo dover essere colui che ha il compito e il dovere morale di occuparsi della bellezza del mondo intero. L’attenzione a questo fatto può trasformarci in progettisti migliori. Mentre essere consapevoli della sua complessità e fragilità, può farci essere cittadini migliori. Per questo motivo ci siamo confrontati con un tema così all’apparenza insignificante come quello delle pavimentazioni. Perchè riteniamo sia proprio dalle piccole cose, dai micro-cambiamenti, che le grandi trasformazioni possano avvenire. E’ questo forse il più bell’esempio dell’atteggiamento che si dovrebbe comunemente avere nella vita quotidiana: essere capaci ed esperti giardinieri del proprio orto, consapevoli dell’immenso bosco al di fuori di esso.

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bibliografia

Cullen, Gordon, The Concise Townscape, Architectural Press, Londra 1961 De Wolfe, Ivor; De Wolfe, Ivy, The Italian Townscape, Architectural Press, Londra 1963 Cibin, Ludovica, Selciato romano. Il sampietrino, Gangemi, Roma 2003 Blanco, Giorgio, Pavimentazioni in pietra, NIS, Roma 1994 Pevsner, Nikolaus, Visual Planning and the Pictoresque, Getty, New York 2010 Field, Carol; Kauffman, Richard, The Hill Towns of Italy, Dutton Books, Penguin, Boston 1984 Rudofsky, Bernard, Architecture without Architects, MoMA, Museum of Modern Art, New York 1964 Fazio, Mario, I centri storici italiani, Silvana Editoriale d’Arte, Milano 1976 Merisio, Pepi; Amato, Giuliano, Civiltà dei Borghi, Ecra, Roma 2012

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