Andrea Niutta, Matteo Niutta
>> MATERIALI E METODI In dodici anni presso l’UOC di Oculistica dell’Ospedale G.B. Grassi di Ostia sono stati eseguiti oltre 17.000 interventi chirurgici di cataratta, tutti in regime ambulatoriale, essendo tale struttura priva di posti letto di ricovero ordinario dal 1 Gennaio 2002 ed in tale periodo il numero di custom pack monouso utilizzati per la chirurgia della sola cataratta è stato di oltre 2000 (Figure 3, 4, 5, 6, 7). Ogni custom pack ,come definito dalla norma UNI CEI EN ISO 15223-1:2012, è fornito dalla ditta produttrice in doppia busta sterile e certificato da una doppia etichettatura in cui è presente il simbolo “2 barrato”, che identifica i prodotti monouso (Figura 8). Al suo interno trovano posto due taglienti, un meringotomo 20° ed un tagliente per facoemulsificazione angolato di diametro variabile in base alle nostre richieste, solitamente da 2,75 mm, una ciotola in plastica sterile una coppetta ed una benda per medicazione, una spugnetta collegata ad un manico di legno per poter pulire con il betadine la cute palpebrale, una telo copri paziente con sacca raccolta liquidi e telo adesivo, una forbice ad anelli, un blefarostato, una pinza corneale, una pinza da capsuloressi, un uncino manipolatore del nucleo, due cannule da idrodissezione, una siringa da insulina, una siringa da 2,5 cc ed una siringa da 10 cc.
>> DISCUSSIONE E CONCLUSIONI Alla luce della nostra esperienza e dalla revisione della nostra casistica, possiamo affermare che a nostro avviso la maggior parte degli strumenti monouso per la chirurgia della cataratta
Figura 8 Kit monouso
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viscochirurgia
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risultano uguali, nell’utilizzo, ai ferri risterilizzabili, a cui solitamente siamo abituati. Gli strumenti monouso oggi in commercio, completamente o parzialmente prodotti in acciaio, tutti marcati CE, presentano geometria e costruzioni tali da essere assolutamente comparabili ai ferri chirurgici risterilizzabili che tutti abbiamo sempre usato e cui siamo familiari. Non bisogna infatti dimenticare, che la progettazione di tali strumenti e la loro realizzazione avviene in conformità alle disposizioni previste dalla Direttiva Europea 93/42/CEE, quindi rispettando i criteri di qualità che il produttore definisce, conformandosi ai requisiti previsti dalle normative ISO 13485 ed ISO 9001. In base a quanto valutato gli strumenti riutilizzabili presentano, a nostro avviso, i seguenti punti di “debolezza”: – costo d’acquisto iniziale; – costo per addestramento del personale che deve possedere idonea competenza nella gestione, manutenzione, pulizia e sterilizzazione dei ferri riutilizzabili; – utilizzo di protezioni e materiali idonei, detergenti e attrezzature per la pulizia dei ferri; – spese per manutenzione e riadattamento dei ferri; – alcuni strumenti dotati di blocchi, cerniere ed estremità curve sono soggetti a ritenere residui di tessuto che a volte, nonostante l’accurata pulizia, non vengono rimossi; – anche se riutilizzabili gli strumenti vanno incontro ad usura e molto spesso si deteriorano e/o si rompono; – costi per la sterilizzazione (impianto, costi d’esercizio, spese di materiale di consumo); – tempo impiegato dal personale per la gestione ed il riordino dei cesti a fine seduta; – spese relative al rilevamento periodico per mezzo di test specifici delle procedure di sterilizzazione; – possibili disservizi qualora il materiale da sterilizzare esca al di fuori della struttura erogante le prestazioni, cosa che oggi capita sempre di più nei nostri Ospedali, con ritardi nella riconsegna; – possibili controversie legali dovute ad infezioni contratte nella struttura sanitaria (Hospital Acquired Infections).