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21. Ortocheratologia contattologica
sa, consente il salto del gradino dal punto dell’estrema periferia della zona ottica all’inizio dell’anello di appoggio (figura 6). Oltre questa zona di maggiore incurvamento è costruita una zona anulare di appoggio o “zona di allineamento”. Questo anello di appoggio non solo deve essere corneo-conforme alla periferia della cornea ma deve avere un’ampiezza tale da evitare fenomeni di decubito da contatto. Una lente classica corneo-conforme ha in genere un’area di appoggio di 38,45 mm2 con 7 mm di diametro, una LAC di OC non dovrebbe avere un appoggio apicale. Sono infatti calcolati 10 µ di clearance ma basta un lieve edema epiteliale od una pressione lievemente aumentata della palpebra superiore di giorno o la pressione del cavo congiuntivale superiore durante il sonno (l’occhio va il elevazione durante il sonno) perché questi 10 µ scompaiano. Ma l’anello di appoggio funziona da freno per cui la pressione apicale non aumenta più di tanto. L’area dell’anello di appoggio è all’incirca calcolabile in oltre 30 mm2 supponendo che il bordo interno di questo anello abbia un diametro di 7,4 ed il bordo esterno di 9,8. L’area di appoggio quindi è simile a quella largamente sperimentata delle LAC corneo-conformi. Oltre questa zona di appoggio od allineamento è costruita una zona di “disimpegno”, molto svasata per favorire il ricambio di lacrime sotto la lente. Quindi in sintesi le attuali LAC per OC hanno una geometria posteriore costituita da 4 zone: – una zona ottica centrale sferica o debolmente asferica di un diametro variabile da 6 a 8 mm, – un anello di curva “inversa” di avvicinamento di raggio diverso a seconda del laboratorio con un’ampiezza da 0,4 a 0,6 mm, – una zona anulare di appoggio con eccentricità il
Figura 4. Un appoggio di una lente prevalentemente apicale causa una deformazione della cornea detta “warpage”. La figura mostra una marcata deformazione che tende a ridursi nei mesi successivi eliminando lʼagente deformante. Questo sta a significare che esiste una memoria del tessuto che riporta la curvatura alle origini.
Ma questa differenza è solo costruttiva perché nei problemi di contatto nelle LAC a geometria inversa questo zona non va a contatto con la cornea se non nella sua parte distale. Al limite questa zona anulare potrebbe essere anche un tronco di cono. Noi ideammo nel 1968 una curvatura simile per applicazione di lenti dopo trapianto di cornea per cheratocono[20] ed ottenemmo la geometria inversa mediante una anello di curva periferica con centro extrassiale opposto. All’epoca, con torni a basso numero di giri, la difficoltà fu la lucidatura di questo anello ma i risultati furono buoni riguardo alla stabilità e correzione del difetto refrattivo. Non vi era allora nessuna finalità ortocheratologica anche perché l’unico materiale disponibile era il PMMA. Oggi si tende a costruire questo anello di raccordo con un raggio minore del raggio base e con centro assiale. Questo anello di raccordo tra la zona ottica e l’anello di appoggio che contiene la curvatura inver-
a
b
Figura 5. Nel disegno lʼarco di curva in rosso raffigura la superficie posteriore di una lente troppo piatta. Se è necessario portare questa curva dal punto a al punto aʼ. Si può inserire un piccolo arco di un cerchio con raggio minore ed il suo centro nellʼasse centrale oppure, come nel disegno successivo, un arco di cerchio con il centro oltre lʼasse. Questa composizione di curve è detta “a geometria inversa”.